Wikiquote itwikiquote https://it.wikiquote.org/wiki/Pagina_principale MediaWiki 1.39.0-wmf.25 first-letter Media Speciale Discussione Utente Discussioni utente Wikiquote Discussioni Wikiquote File Discussioni file MediaWiki Discussioni MediaWiki Template Discussioni template Aiuto Discussioni aiuto Categoria Discussioni categoria Portale Discussioni portale TimedText TimedText talk Modulo Discussioni modulo Accessorio Discussioni accessorio Definizione accessorio Discussioni definizione accessorio Winston Churchill 0 85 1223374 1223289 2022-08-19T18:31:03Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Winston Churchill */ +1 wikitext text/x-wiki {{W|motivo=Mancano i testi originali delle citazioni nella sezione La seconda guerra mondiale, una citazione è senza fonte, altre sono tratte da discorsi.}} [[Immagine:Churchill portrait NYP 45063.jpg|thumb|right|Winston Churchill]] {{Premio|Nobel|la letteratura '''(1953)'''}} Sir '''Winston Leonard Spencer Churchill''' (1874 – 1965), politico, storico e giornalista britannico. ==Citazioni di Winston Churchill== *A volte l'[[uomo]] inciampa nella [[Verità|verità]], ma nella maggior parte dei casi si rialzerà e continuerà per la sua strada. :''Occasionally he stumbled over the truth, but hastily picked himself up and hurried on as if nothing had happened''.<ref>Su [[Stanley Baldwin]], citato in ''Churchill by Himself'', 2008, Ed. Langworth, PublicAffairs, p. 322. ISBN 1586486381. Citato anche da Kay Halle in ''[http://books.google.com/books?id=b0MTAQAAIAAJ&q=%22Occasionally+he+stumbled+over+the+truth+but+hastily+picked+himself+up+and+hurried+on+as+if+nothing+had+happened%22&pg=PA133#v=onepage Irrepressible Churchill: A Treasury of Winston Churchill's Wit]'', 1966.</ref> *Alcuni vedono l'[[impresa]] privata come una tigre feroce, da abbattere subito. Altri la vedono come una mucca da cui mungere. Non abbastanza persone la vedono come un robusto cavallo che traina un solido carro. :''Some people regard private enterprise as a predatory tiger to be shot. Others see it as a cow they can milk. Not enough people see it as a healthy horse, pulling a sturdy wagon.''<ref>{{en}} Citato in ''United States of America Congressional Record: Proceedings and Debates of the 105th Congress Second Session'', Government Printing Office, Vol. 144, Parte 4, [https://books.google.co.uk/books?id=nEI6WcjH8ykC&pg=PA5738 p. 5738].</ref> *Colui che non riesce a [[Pianificazione|pianificare]] sta progettando di fallire.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro del business'', traduzione di Martina Dominici e Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 210. ISBN 9788858016589</ref> *Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico una [[cortina di ferro]] è discesa attraverso il continente.<ref>Da un discorso tenuto all'università di Fulton, Missouri, il 5 marzo 1946, riferendosi all'instaurarsi del blocco sovietico e all'inizio della [[guerra fredda]].</ref> *Diciamolo: le [[parola|parole]] brevi sono le migliori. E le parole vecchie, quando brevi, sono le migliori in assoluto.<ref name=linkiesta/> *È impossibile ottenere una condanna per sodomia da una giuria inglese. Metà dei giudici non crede che possa essere fisicamente compiuta, e l'altra metà la sta facendo.<ref>Citato in Julian L'Estrangel, ''The Big Book of Sex Quotes'', Cassel, Londra.</ref> *Essere [[accondiscendenza|accondiscendenti]] per debolezza e per paura è... fatale. Esserlo da una posizione di forza è magnanimo.<ref>Da una lettera indirizzata a [[Dwight D. Eisenhower]] nel dicembre 1950. Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 80.</ref> *È stato detto che la [[democrazia]] è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora.<ref>Dal ''discorso alla Camera dei Comuni'' del novembre 1947.</ref> *{{NDR|Su [[Guglielmo II di Germania]]}} Gli bastava muoversi impettito e mettersi in posa facendo tintinnare la sciabola nel fodero. Desiderava solo sentirsi come Napoleone senza combattere battaglie. [...] Ma sotto tutte quelle pose e orpelli vi era un uomo molto comune, vanesio ma nel complesso benevolo, che coltivava la speranza di passare per un secondo Federico il Grande.<ref>Citato in Henry Kissinger, ''L'arte della diplomazia''.</ref> *Gli [[Italia|italiani]] perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre.<ref>Citato in Mario Sechi, ''[http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/08/11/rio-2016-quanto-ci-piace-la-guerra-finta___1-v-145856-rubriche_c292.htm Ma quanto ci piace la guerra finta]'', ''IlFoglio.it'', 11 agosto 2016.</ref><ref name=linkiesta/> *Gli U-boot in mare devono essere cacciati, gli U-boot in cantiere o in porto devono essere bombardati.<ref>1941. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 216. ISBN 9788858041406</ref>*Hitler sta attaccando con tutte le forze al suo comando. È una scommessa disperata e la posta in gioco non è niente di meno che la dominazione sull'intera razza umana.<ref>1940. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 13. ISBN 9788858041406</ref> *I [[dittatura|dittatori]] cavalcano avanti e indietro su [[tigre|tigri]] dalle quali non osano scendere. E le tigri diventano sempre più affamate.<ref>Da ''While England Slept''.</ref> *I panni dei servizi segreti si possono, anzi si devono lavare più spesso degli altri; ma, a differenza degli altri, non si possono mettere ad asciugare alla finestra.<ref>Riportata da [[Indro Montanelli]] su ''Il Giornale'' del 28 novembre 1975.</ref> *I problemi della vittoria sono più piacevoli di quelli della disfatta, ma non sono meno ardui.<ref>Dal ''discorso alla Camera dei Comuni'' dell'11 novembre 1942.</ref> *I [[socialismo|socialisti]] sono come [[Cristoforo Colombo]]: partono senza sapere dove vanno. Quando arrivano non sanno dove sono. Tutto questo con i soldi degli altri.<ref name="multi">Citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano'', Arnoldo Mondadori Editore, 1997.</ref> *I [[risparmio|risparmi]] sono una cosa molto buona soprattutto se i tuoi genitori li hanno fatti per te.<ref name="multi" /> *{{NDR|Dopo la fucilazione di [[Gian Galeazzo Ciano]]}} I veri furfanti sono di un'altra stoffa.<ref name=Pav>Citato in Paolo Pavolini, 1943, la caduta del fascismo – 1, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1973.</ref> *Il fattore centrale della politica sovietica era la paura [...] Mosca temeva la nostra amicizia più della nostra inimicizia [...] La forza crescente dell'Occidente avrebbe rovesciato questo stato di cose, inducendoli a temere la nostra inimicizia più della nostra amicizia, e quindi a cercare la nostra amicizia.<ref>1950; citato in [[John Lukacs]], ''Democrazia e populismo'', traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Longanesi, 2006, p. 186.</ref> *Il vizio insito nel capitalismo è la ineguale distribuzione della ricchezza. La virtù insita nel socialismo è la uguale distribuzione della miseria.<ref>Citato in ''Focus'', n. 104 p. 188.</ref><ref name=linkiesta/> *In tutta la guerra, l'unica cosa che mi abbia realmente terrorizzato è stato il pericolo degli U-boot.<ref>Dalle sue memorie, 1949. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 112. ISBN 9788858041406</ref> *{{NDR|[[Ultime parole famose]]}} Io sono finito. :''I'm finished''.<ref>Frase pronunciata nel 1915 a Lord Ridell, editore di ''News of the world'', dopo essere stato rimosso dalla carica di Primo Lord dell'Ammiragliato, a seguito del fallimento della spedizione nei Dardanelli, durante la [[prima guerra mondiale]]. {{en}} Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 310. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Io non ammetto che sia stato fatto nulla di male ai pellerossa d'America, e neppure ai neri d'Australia, quando una [[Razzismo|razza]] più forte, una razza di qualità migliore è arrivata e ne ha preso il posto.<ref name="razza">Citato in [[Eduardo Galeano]], ''[https://books.google.it/books?id=oCaLz_DWXggC&pg=PA24&lpg=PA24&dq=churchill+%22pellerossa%22+australia I figli dei giorni]'', 2012, Sperling & kupfer, ISBN 8873396607.</ref> *Io sono sempre pronto ad imparare, sebbene non sempre gradisca che altri mi insegnino. :''Personally, I am always ready to learn, although I do not always like being taught''.<ref>Dibattito alla House of Commons, 4 novembre 1952.</ref> *L'epoca della procrastinazione, delle mezze misure, del mitigare, degli espedienti inutili, del differire sta giungendo alla fine. Ora stiamo entrando nell'epoca dove ogni azione causa conseguenze.<ref>Dal discorso alla House of commons del 12 novembre 1936; citato anche in [[Al Gore]], ''Una scomoda verità''.</ref> *L'oratore incarna le passioni della moltitudine. Per poter ispirare qualsiasi emozione, deve esserne lui stesso attraversato. Per suscitare indignazione, il suo cuore deve essere colmo di rabbia. Per muovere alle lacrime deve far fluire le proprie. Per convincere, deve credere. Le sue opinioni possono mutare man mano che le loro impressioni sbiadiscono, ma ogni oratore intende ciò che dice nell'istante in cui lo dice. Spesso potrà essere incoerente. Ma non sarà mai consapevolmente falso.<ref>Dal saggio ''Le strutture della retorica''.</ref><ref name=aldograsso>Citato in Aldo Grasso, ''[http://www.corriere.it/cultura/leparole/commenti/churchill_9f7cbfb6-b39f-11e1-a52e-4174479f1ca9.shtml The sinews of peace]'', ''Corriere.it'', 11 giugno 2012.</ref><ref name=linkiesta>Citato in ''[http://www.linkiesta.it/it/article/2014/11/30/churchill-prontuario-di-citazioni-per-far-bella-figura/23650/ Churchill, prontuario di citazioni per far bella figura]'', ''Linkiesta'', 30 novembre 2014.</ref> *L'ottava armata avanza su [[Tripoli]], valanga di ferro, di fuoco e di speranza.<ref>Da Radio Londra.</ref><ref name=Pav /> *L'[[Ottimismo e pessimismo|ottimista]] vede [[opportunità]] in ogni [[pericolo]], il [[ottimismo e pessimismo|pessimista]] vede pericolo in ogni opportunità.<ref>Citato in Mario Grasso, ''Punti di vista: raccolta di pensieri profondi, gemme di saggezza, paradossi fulminanti e affermazioni apodittiche che possono aiutarci a riflettere sulla vita'', FrancoAngeli, Milano, 2001, [http://books.google.it/books?id=08Td-bVxbTwC&pg=PA15 p. 15].</ref> *La [[democrazia]] è più vendicativa dei Gabinetti. Le guerre tra i popoli saranno più orribili di quelle tra i re.<ref>Da un discorso del 1901 al Parlamento inglese). Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 13.</ref> *La [[guerra]] è un gioco che si gioca con un sorriso. Se non riuscite a sorridere mostrate i denti. Se non ci riuscite tenetevi in disparte finché non ce la fate.<ref name=biografia /> *La massima del popolo inglese è: ''Business as usual'' {{NDR|Affari come sempre}}<ref>Dal ''discorso alla Guildhall'' del 9 novembre 1914.</ref> *La [[responsabilità]] è il prezzo della grandezza. :''The price of greatness is responsibility''.<ref>Da un [https://www.winstonchurchill.org/resources/speeches/1941-1945-war-leader/the-price-of-greatness-is-responsibility discorso] all'università di Harvard, 6 settembre 1943.</ref> *La [[Russia]] è stata ibernata in un inverno indefinito di subumana dottrina e di sovrumana tirannide.<ref>Da ''Dopoguerra'', a proposito dell'affermarsi della [[rivoluzione d'ottobre|rivoluzione bolscevica]]. Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 120.</ref> *{{NDR|Al presidente americano [[Franklin Delano Roosevelt]]}} La sostituzione di [[Pietro Badoglio|Badoglio]] con questo gruppo di vecchi e famelici politicanti è, credo, un grande disastro; dal momento in cui, sfidando il nemico, Badoglio ci ha consegnata sana e salva la flotta, egli è stato per noi un utile strumento. Era inteso, credo, che egli sarebbe dovuto rimanere al suo posto...<ref>Citato in ''Corriere della sera'', 9 febbraio 2010.</ref> *La [[storia]] sarà gentile con me, poiché intendo scriverla.<ref>La traduzione è in parte errata, in quanto nell'originale è: {{en}} ''For my part, I consider that it will be found much better by all Parties to leave the past to history, especially as I propose to write that history myself'', dal discorso alla House of Commons del 23 gennaio 1948, citata in Fred R. Shapiro, ''The Yale Book of Quotations'', Yale University Press, 2006 p. 154. ISBN 0300107986</ref> *Lo statista che si lascia prendere dalla guerra non è più un abile politico ma preda di inevitabili ed incontrollabili eventi. :''The statesman who yields to war fever must realise that once the signal is given, he is no longer the master of policy but the slave of unforeseeable and uncontrollable events''.<ref name=forward>Da ''My Early Life: A Roving Commission'', 1930, cap. 18 "With Buller To The Cape", p. 246. Citato in Leonard Fein, ''[http://www.forward.com/articles/7759/ This Time It's Our War]'', "The Forward", 25 luglio 2003.</ref> *Mai credere in una guerra corta e felice o che chiunque si imbarchi in uno strano viaggio possa prevedere le insidie e gli uragani che incontrerà. :''Never, never, never believe any war will be smooth and easy, or that anyone who embarks on the strange voyage can measure the tides and hurricanes he will encounter''.<ref name=forward/> *Meglio fare le [[notizia|notizie]] che riceverle; meglio essere un attore che un critico.<ref>Da ''The Story of the Malakand Field Force'', 1898.</ref> *Nessuna ora della vita è sprecata, se viene passata in sella.<ref name=linkiesta/> *Noi dobbiamo costruire una specie di Stati Uniti d'Europa.<ref>Discorso a Zurigo, 19 settembre 1946.</ref><ref name=sordi>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Non c'è, per nessuna comunità, investimento migliore del mettere [[latte]] dentro i bambini.<ref>Dal discorso alla radio del 21 marzo 1943. Citato in ''[http://www.lastampa.it/2013/07/02/societa/mamme/bambini/0-1-anno/chi-allattato-al-seno-fa-pi-carriera-SzmVjTXg0HHYTuNUfYQ3ZM/pagina.html Chi è allattato al seno fa più carriera]'', ''LaStampa.it'', 2 luglio 2013.</ref><ref name=linkiesta/> *Non è la fine. Non è neanche il principio della fine. Ma è, forse, la fine del principio.<ref>Dal ''discorso alla Mansion House'' del 10 novembre 1942, a proposito della vittoria alleata in [[Egitto]].</ref> *Non ho altro da offrire che sangue, fatica, lacrime e sudore.<ref>Dal ''discorso alla Camera dei Comuni'' del 13 maggio 1940, replicato alla BBC circa un mese dopo. Winston Churchill, ''op. cit.'', Volume 3° ''The Fall of France'', 1° capitolo ''The National Coalition'', p. 22.</ref> *Non riesco a capire tutte queste remore sull'uso del gas. Io sono estremamente a favore dell'uso del gas velenoso contro le tribù incivili. Ciò avrebbe un bell'effetto morale e diffonderebbe un terrore durevole.<ref name="razza"/> *Non siamo un popolo giovane con un passato innocente e una piccola eredità. Ci siamo accaparrati [...] una quota assolutamente sproporzionata dei beni e dei traffici mondiali. Abbiamo tutti i territori che vogliamo, e la nostra pretesa di essere lasciati in pace a godere di possedimenti vasti e splendidi, acquisiti principalmente con la violenza, mantenuti in gran parte con la forza, in molti casi sembra agli altri più irragionevole che a noi.<ref>Da un discorso al parlamento, prima della [[prima guerra mondiale]]; citato in Chomsky 2004, p. 33.</ref> *{{NDR|Parlando della possibilità di deportare milioni di tedeschi alla fine della [[Seconda guerra mondiale]]}} Non sono allarmato dalla prospettiva della separazione tra le popolazioni così come non sono allarmato dai trasferimenti su larga scala, che nelle moderne condizioni sono molto più agevoli di quanto siano mai stati nel passato.<ref>Citato in Winston Churchill, ''His complete speeches 1897-1963'', New York-Londra, 1974, p. 7069.</ref> *Penso che dovremo prendere in mano i [[Cina|cinesi]] e regolamentarli. Credo che via via che le nazioni civili diventeranno più potenti diventeranno più spietate e verrà il tempo in cui il mondo sopporterà con impazienza l'esistenza di grandi nazioni barbare che possono in qualsiasi momento armarsi e minacciare le nazioni civili. Credo nella definitiva divisione della Cina - intendo dire definitiva. Spero che non dovremo farlo ai nostri giorni. La [[Razzismo|razza]] ariana è destinata a trionfare. :''I think we shall have to take the Chinese in hand and regulate them. I believe that as civilized nations become more powerful they will get more ruthless, and the time will come when the world will impatiently bear the existence of great barbaric nations who may at any time arm themselves and menace civilized nations. I believe in the ultimate partition of China — I mean ultimate. I hope we shall not have to do it in our day. The Aryan stock is bound to triumph.''<ref>Dall'intervista di Gustavus A. Ohlinger, ''[https://winstonchurchill.org/publications/finest-hour/finest-hour-159/wsc-a-midnight-interview-1902/ WSC: A Midnight Interview, 1902]'', ''winstonchurchill.org''.</ref> *Per quanto visto circa i nostri amici sovietici sono convinto che non vi sia nulla che essi ammirino e rispettino tanto come la forza e non vi è nulla verso cui abbiano minor rispetto che la debolezza militare.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, p. 651. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *{{NDR|Riferendosi agli accordi di Monaco di Baviera del 29-30 settembre 1938}} Potevano scegliere fra il [[disonore]] e la [[guerra]]. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra.<ref>Citato in G. Sabbatucci e V. Vidotto, ''Il mondo contemporaneo'', Laterza, 2006, p. 373.</ref> *Prima siamo noi a dare forma agli edifici, poi sono questi a dare forma a noi. :''We shape our buildings, and afterwards our buildings shape us''.<ref>Discorso alla House of Commons, 28 ottobre 1943, sui piani per ricostruire la Camera distrutta da una bomba, in ''Never Give In!: The best of Winston Churchill’s Speeches'', Hyperion, 2003, p. 358. ISBN 1401300561</ref> *Questa è la risposta che darò al presidente [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]]: fidatevi di noi. Dateci la vostra benedizione, e con l'aiuto della Provvidenza alla fine andrà bene. Non intendiamo fallire o tentennare; non intendiamo indebolirci o stancarci. Né l'improvviso urto della battaglia, né le lunghe prove della vigilanza e del comando ci fiaccheranno. Dateci gli strumenti, e noi finiremo il lavoro.<ref>In un intervento alla BBC nel 1941 per richiedere aiuto dagli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale.</ref><ref name=aldograsso/> *Saluto il maresciallo [[Stalin]], il grande campione, e sono fermamente convinto che il nostro trattato di 20 anni con la Russia si dimostrerà uno dei fattori più duraturi e stabili nel preservare la pace, il buon ordine e il progresso dell'Europa. :''I salute Marshal Stalin, the great champion, and I firmly believe that our 20 years' treaty with Russia will prove to be one of the most lasting and durable factors in preserving the peace and the good order and the progress of Europe.''<ref>Citato in Winston S. Churchill, [https://books.google.it/books?id=kWMqAAAAQBAJ ''The Dawn of Liberation, 1945''], Rosetta Books, 2013, ISBN 9780795329494</ref> *Senza tradizione, l’arte è un gregge di pecore senza pastore. Senza innovazione, è un cadavere.<ref name=linkiesta/> *Sfuggiremo all'assurdità di far crescere un pollo intero, solo per mangiarne il petto o l'ala, facendo crescere queste parti separatamente in un ambiente adatto.<ref>Da ''Fifty Years Hence'', ''The Strand Magazine'', dicembre 1931.</ref> *Si pone la questione: che cosa succederà quando anche loro {{NDR|L'Unione Sovietica}} avranno la [[bomba atomica]] e ne avranno accumulate un bel po'? Potete giudicarlo da voi considerando ciò che sta avvenendo oggi. Se sono capaci di tanto in periodi di magra, che cosa faranno in momenti di abbondanza? Se, mese dopo mese, sono capaci di continuare nella loro opera di disturbo e di vessazione nei confronti del mondo, fiduciosi che noi, inibiti dalle nostre convinzioni cristiane ed altruistiche, non useremo questo strano nuovo potere contro di loro, ditemi voi, che cosa faranno nel momento in cui saranno anch'essi in possesso di una grande quantità di bombe atomiche?<ref>Da un discorso dell'ottobre 1948 citato da [[Henry Kissinger]] in ''Gli anni della Casa Bianca'', p. 63.</ref> *Si ritiene che il coraggio sia la prima delle virtù umane. È giusto, perché è la qualità che garantisce tutte le altre.<ref name=linkiesta/> *Si tratta di un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma.<ref>Da un discorso radiotrasmesso il 1 ottobre 1939, a proposito delle intenzioni dell'Unione Sovietica, dopo la spartizione militare della Polonia insieme alla Germania hitleriana; il 17 settembre 1939, mentre le armate tedesche completavano la conquista della parte maggiore della Polonia, l'esercito sovietico entrava a sua volta da Nord ed occupava la parte nord-orientale della Polonia, congiungendosi a Brest-Litovsk con le armate tedesche, in ottemperanza agli accordi Molotov-Ribbentrop, che prevedevano la spartizione del paese fra Germania ed Unione Sovietica. Citato in Winston Churchill, ''op. cit.'', Volume I ''The Twilight War'', 3° capitolo ''The Ruin of Poland'', p. 42.</ref> *Solo [[Lenin]] poteva condurre la Russia nella palude stregata; solo lui poteva trovare la via del ritorno.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 233. ISBN 9788858019429</ref> *Sono fortemente a favore dell'uso di gas velenosi contro tribù non civilizzate. :''I am strongly in favour of using poisoned gas against uncivilised tribes''.<ref>Discorso come Presidente dell'Air Council, War Office Departmental Minute, 12 maggio 1919; Churchill Papers 16/16, Churchill Archives Centre, Cambridge.</ref> *Stiamo aspettando l'invasione da tanto tempo promessa. Aspettano anche i pesci.<ref>Da una trasmissione radiofonica al popolo francese, 21 ottobre 1940.</ref><ref name=sordi/> *Un'indifferenza alla logica, laddove possa condurre facilmente a gravi affanni, è una delle più spiccate peculiarità [[Inghilterra|inglesi]].<ref>Da ''Marlborough'', vol. I. Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 113.</ref> *Una pecora in abito da pecora. {{NDR|Riferendosi a [[Ramsay MacDonald]]}}<ref>Citato in Nigel Rees, ''Sayings of the Century'', p. 106, citando William Safire, ''Safire's Political Dictionary'', 1980. Citazione spesso erroneamente ritenuta riferita a [[Clement Attlee]].</ref> *Uomini e re devono essere giudicati nei momenti della vita in cui sono messi alla prova. Il coraggio è giustamente considerato la più importante delle qualità umane perché […] è la qualità che garantisce le altre.<ref>Da ''Great Contemporaries''.</ref><ref name=biografia>Citato in Andrew Roberts, ''Churchill. La biografia''.</ref> ===Su Mussolini ed il fascismo=== *L'Italia [...] è retta da un governo che, sotto la sicura guida del signor Mussolini, non arretra di fronte alle logiche conseguenze della realtà economica e ha il coraggio di imporsi i correttivi finanziari indispensabili per stabilizzare la ripresa del paese.<ref>Dal comunicato emesso dopo l'accordo conclusivo di Londra del 28 gennaio 1926, con il quale la Gran Bretagna riduceva in modo massiccio i debiti che l'Italia aveva contratto con lei nel corso della prima guerra mondiale. Allora Churchill era Cancelliere dello Scacchiere, carica equivalente al nostro Ministro delle finanze. Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', p. 125.</ref> *{{NDR|A [[Benito Mussolini|Mussolini]]}} Se fossi stato un italiano, sono sicuro che avrei dato la mia entusiastica adesione alla Vostra vittoriosa lotta contro gli appetiti e le passione bestiali del [[leninismo]]... L'Italia ci ha offerto l'antidoto necessario al [[veleno]] russo. D'ora in poi nessuna grande nazione sarà priva dei mezzi decisivi per proteggersi contro la crescita del cancro bolscevico. (1927: citato in George Orwell, ''Chi sono i criminali di guerra?'', in ''Tra sdegno e passione'', p. 369) *Se io fossi italiano sarei stato con voi {{NDR|[[Benito Mussolini|Mussolini]]}} fin dal principio [...] il vostro movimento ha reso un servigio al mondo intero. (nel 1927, ai giornalisti nel corso di una sua visita a [[Roma]]<ref>Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', p. 108</ref>) *Il signor Mussolini è il più grande legislatore fra i viventi. (1933<ref>Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', p. 108, con ampio dettaglio di riferimenti documentali.</ref>) *Gettare un esercito di un quarto di milione di uomini, comprendente il fior fiore della popolazione maschile italiana, su uno sterile lido distante duemila miglia dalla patria, contro l'opinione del mondo intero e senza controllo dei mari e quindi, in questa situazione, imbarcarsi in quella che può essere una serie di campagne contro un popolo ed in regioni che nessun conquistatore in quattromila anni ha ritenuto che valesse la pena di sottomettere, è un rendersi ostaggio del destino, che non ha un parallelo in tutta la storia. (da un discorso tenuto al ''City Carlton Club'' di Londra nel settembre del 1935 a proposito dei preparativi di [[Benito Mussolini]] per [[Guerra d'Etiopia|invadere l'Abissinia]]<ref>Da ''The second world war'', Volume I ''The gathering storm'', 10° capitolo ''Sanctions aginst Italy, 1935'', Cassel & Company LTD, Londra, 1964.</ref>) *Che {{NDR|[[Benito Mussolini]]}} sia un grand'uomo io non lo nego... ma è anche un criminale.<ref>Citato in Guido Gerosa, ''Churchill'', Mondadori, 1972, p. 98.</ref> *Ma non si poteva tornare più indietro. I "cento giorni" controvoglia di Mussolini erano cominciati. Verso la fine di settembre egli stabilì il suo quartier generale sulle sponde del lago di Garda. Questa pietosa ombra di governo era nota come "Repubblica di Salò". Quivi ebbe luogo la squallida tragedia. Colui che era stato il dittatore e il legislatore dell'Italia per più di vent'anni dimorò qui con la sua amante, nelle mani dei suoi padroni tedeschi, in balia della loro volontà e tagliato fuori dal mondo a opera di guardiani e medici tedeschi accuratamente scelti.<ref>Wiston Churchill, ''La seconda guerra mondiale'', volume nono ''La campagna d'Italia'', cap.XI, pag.202-203, Arnoldo Mondadori Editore, I edizione Gli Oscar, ottobre 1970</ref> ===Attribuite=== *C'è qualcosa nell'esteriorità di un cavallo che si attaglia all'interiorità di un [[uomo]]. :''There is nothing better for the inside of a man than the outside of a horse''. ::{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}}Secondo ''The quote verifier: who said what, where, and when'', Keyes, Macmillan, 2006, p. 91 ISBN 0312340044, ha citato questa frase riferita a Churchill, ma risale al diciannovesimo secolo, ed è stata di volta in volta attribuita tra gli altri ad [[Henry Ward Beecher]], [[Oliver Wendell Holmes]], [[Theodore Roosevelt]], [[Thomas Jefferson]], [[Will Rogers]] e Lord Palmerston. Risulta un uso documentato in George William Erskine Russell, ''Social Silhouettes'', 1906, p. 218, in cui la frase è attribuita a Lord Palmerston. *Il [[cane e gatto|cane]] ti guarda dal basso in alto, il [[cane e gatto|gatto]] dall'alto in basso, ma il [[maiale]] da pari a pari.<ref name="mass">Citato in [[Jeffrey Moussaieff Masson]], ''Il maiale che cantava alla luna: la vita emotiva degli animali da fattoria'', traduzione di Giuditta Ghio, il Saggiatore, Milano, 2009, p. 27. ISBN 978-885650133-9</ref> :Masson lo definisce «un vecchio adagio inglese [...] che è stato attribuito a vari personaggi, compreso Winston Churchill, ma che nessuno sa per certo da chi sia stato coniato».<ref name=mass/> *Il [[golf]] è il modo migliore per rovinarsi una bella passeggiata.<ref>Citato in ''[[Lock & Stock - Pazzi scatenati]]'' (1998).</ref> :''Golf is a good walk spoiled.'' ::{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Questa citazione viene attribuita in genere a [[Mark Twain]], ma nessuna fonte diretta sembra confermare questa attribuzione. L'aforisma è apparso per la prima volta nel 1913 su un giornale statunitense, ma in forma anonima. La citazione è stata attribuita anche a [[George Bernard Shaw]], [[W. C. Fields]] e a Winston Churchill. Non è ancora chiaro chi sia il vero autore della citazione.<ref>{{en}} Citato in Ralph Keyes, ''The Quote Verifier: Who Said What, Where, and When'', Macmillan, 2007, [http://books.google.it/books?id=d6JZryGvfxYC&pg=PA82 p. 82]. ISBN 1429906170</ref> *Il [[successo]] è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere il tuo entusiasmo. :''Success consists of going from failure to failure without loss of enthusiasm.'' ::{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} In Richard M. Langworth (a cura di), ''Churchill by Himself: {{small|The Definitive Collection of Quotations}}'' si sostiene che la citazione non appartenga a Churchill. Sembrerebbe che l'aforisma sia comparso per la prima volta in David Guy Powers, ''How to Say a Few Words'' (1953).<ref>{{en}} [http://quoteinvestigator.com/2014/06/28/success/ Quote Investigator]</ref> *Il [[successo]] non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti. :''Success is not final, failure is not fatal: it is the courage to continue that counts''. ::{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Attribuita a Winston Churchill da Ken Abraham and Daniel Hart in ''The Prodigal Project. Book I: Genesis'', 2003, p. 224, e altrove sebbene non sia indicata alcuna fonte. In realtà la frase nasce da una campagna pubblicitaria per la Budweiser alla fine degli anni '30.<ref>[http://quoteinvestigator.com/2013/09/03/success-final/ http://quoteinvestigator.com/2013/09/03/success-final/]</ref> *La [[democrazia]] funziona quando a decidere siamo in due, e l'altro è malato.<ref>Citato in [[Enzo Biagi]], ''Quante storie'', Rizzoli, Milano, 1989, p. 37. ISBN 88-17-85322-4.</ref> *Mostratemi un giovane conservatore e io vi mostrerò qualcuno senza cuore. Mostratemi un vecchio liberale<ref>In inglese ''liberal'', che in realtà significa "progressista".</ref> e vi mostrerò qualcuno senza cervello. :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} La frase, al contrario di quanti molti riferiscono, non appartiene a Churchill.<ref>{{Cfr}} ''[http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_19/citazioni_bufale_610a343e-146f-11de-9dd5-00144f02aabc.shtml Le dieci regine delle citazioni bufala]'', ''Corriere.it'', 19 marzo 2009.</ref> *Non c'è bisogno di inasprire le pene per [[bigamia]], un bigamo ha due suocere e come punizione mi pare che basti.<ref>Citato in ''[[La banda dei Babbi Natale]]'' (2010).</ref> :{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}} La citazione viene spesso attribuita a Churchill ma fu in realtà [[Charles Russell (barone Russell di Killowen)|Charles Russell]] a rispondere per primo «Due suocere» alla domanda «Qual è la massima pena per la bigamia?». *Per quanto possa esser bella la strategia, occasionalmente si dovrebbe poter guardare ai risultati. :''However beautiful the strategy, you should occasionally look at the results''. ::{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}} Secondo [https://richardlangworth.com/quotatioins Richard M. Langworth], Churchill non ha mai pronunciato questa frase. *Un taxi vuoto si è fermato davanti al n. 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee. :{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}} Questa battuta sui giri di [[Clement Attlee]] dopo la Seconda Guerra Mondiale venne erroneamente attribuita a Churchill, che smentì riferendo a John Colville che «Attlee è un gentiluomo onorevole e prode, e un fedele collega che ha servito bene il suo Paese nel momento del massimo bisogno. Le sarei obbligato se chiarisse, alla prima occasione, che non avrei mai fatto una simile osservazione su di lui, e disapprovo fortemente chiunque lo faccia».<ref>Citato in Nigel Rees, ''Sayings of the Century'', p. 106.</ref> ==''La seconda guerra mondiale''== ===[[Incipit]]=== Dopo la fine della Guerra Mondiale del 1914 ci furono una profonda convinzione ed una quasi universale speranza che la pace avrebbe regnato nel mondo. Questo desiderio del cuore di tutti i popoli avrebbe potuto essere realizzato con risolutezza nel giusto convincimento e con ragionevole buon senso e prudenza. La frase ''la guerra per finire le guerre'' era sulla bocca di tutti, ed erano state prese misure per farla diventare realtà. Il presidente [[Woodrow Wilson|Wilson]], esercitando, come si pensava, l'autorità degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], aveva reso dominante in tutte le menti il concetto di una Lega delle Nazioni. La Delegazione Britannica a Versailles plasmò e formò la sua idea in uno strumento che avrebbe costituito una pietra miliare nella dura marcia dell'umanità. Gli alleati vittoriosi erano a quel tempo onnipotenti, per quel che riguardava i loro nemici esterni. Essi dovevano affrontare gravi difficoltà interne e molte domande alle quali non erano in grado di dare una risposta, ma le Potenze Teutoniche nella gran massa dell'Europa Centrale che avevano creato lo scompiglio erano prostrate di fronte ad essi, e la [[Russia]], già danneggiata dal flagello tedesco, era sconvolta dalla guerra civile e stava cadendo sotto il dominio bolscevico o del Partito Comunista. {{NDR|Winston Churchill, ''The second world war'', Cassel & Company Ltd, 1964 – traduzione propria}} ===Citazioni=== *Anche se ampi territori d'Europa e molti antichi e famosi stati sono caduti o stanno per cadere nelle grinfie della Gestapo e sotto le odiose norme dell'apparato nazista, noi non demorderemo né verremo meno. Noi procederemo fino alla fine. Noi combatteremo in Francia, noi combatteremo sui mari e sugli oceani, noi combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell'aria. Noi difenderemo la nostra Isola, a qualunque costo. Noi combatteremo sulle spiagge, noi combatteremo nei luoghi di sbarco, noi combatteremo sui campi e sulle strade, noi combatteremo sulle colline; noi non ci arrenderemo mai; e anche se, cosa che io al momento non credo {{NDR|si avveri}}, quest'Isola o una gran parte di essa venisse sottomessa ed affamata, allora il nostro Impero d'oltremare, armato e difeso dalla Flotta Britannica, continuerà la battaglia finché, quando Dio vorrà, il Nuovo Mondo, con tutta la sua potenza e la sua forza, verrà a soccorrere ed a liberare il Vecchio.<ref>Dal ''Discorso tenuto il 4 giugno 1940 al Parlamento britannico'', dopo il rimpatrio della BEF dal porto e dalle spiagge di Dunkerque.</ref><ref name=Dunk>Citato in ''The second World War'', 3° volume: ''The Fall of France'', cap. 5°, ''The Deliverance of Dunkirk'', Ed. Cassel, London</ref> *Dobbiamo stare attenti a non attribuire a questo trasferimento gli attributi di una vittoria. Le guerre non si vincono con le evacuazioni.<ref>Dal ''Discorso tenuto il 4 giugno 1940 al Parlamento britannico'' dopo il rimpatrio della BEF dal porto e dalle spiagge di Dunkerque.</ref><ref name=Dunk/> *Era ben noto che nessun popolo fosse più meticoloso dei [[Germania|tedeschi]] nel predisporre e nel pianificare. Ma allo stesso modo nessun popolo poteva risultare maggiormente sconvolto quando i suoi piani abortivano. Essi non sapevano improvvisare.<ref>Ed. Cassel & Co, Volume 2° ''The Twilight War'', 11° capitolo ''Before the storm'', p. 158</ref> *I governi ed i popoli non sempre prendono decisioni razionali. Talvolta essi prendono decisioni pazzesche, oppure alcuni popoli impongono a tutti gli altri di seguirli nella loro follia.<ref>Detto a proposito dell'[[attacco di Pearl Harbor|attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbor]] il 7 dicembre 1941. Vedi ''op. cit'', Ed. Cassel & Co, Volume 6°, ''War Comes to America'', p. 206.</ref> *Il governo del mondo deve essere affidato a nazioni soddisfatte, che per se stesse non vogliano più di quanto già hanno. Se il governo del mondo si trovasse nelle mani di nazioni affamate, saremmo sempre in pericolo. Ma nessuno di noi ha alcun motivo per cercare qualcosa di più. La pace sarà mantenuta da popoli che vivranno a modo loro senza alcuna ambizione. La nostra potenza ci ha posti al di sopra degli altri. Siamo come ricchi che vivono in pace nelle loro case.<ref>Ed. Houghton Mifflin, London, 1951, vol. V, p. 382; citato in Noam Chomsky, ''Pirati e imperatori. Reagan, Bush I, Bush II: la guerra infinita al terrorismo'' (2002), traduzione di Pino Modola, Marco Tropea Editore, 2004, p. 33. ISBN 9788843804276</ref> *Il [[vizio]] inerente al capitalismo è la divisione ineguale dei beni; la [[virtù]] inerente al [[socialismo]] è l'eguale condivisione della miseria. :''The inherent vice of capitalism is the unequal sharing of blessings. The inherent virtue of Socialism is the equal sharing of miseries''.<ref>Discorso alla House of Commons, 22 ottobre 1945, "[http://hansard.millbanksystems.com/commons/1945/oct/22/demobilisation#column_1703 Demobilisation]".</ref> *In guerra risoluzione, nella sconfitta sfida, nella vittoria magnanimità, in pace buona volontà.<ref name=Storm>Citato in ''The second World War'', 1° volume: ''The Gathering Storm'', (1948), ''Moral of the Work'', Ed. Cassel – London.</ref> *In tempi di guerra la [[verità e bugia|verità]] è così preziosa che deve sempre essere protetta da una cortina di [[verità e bugia|bugie]].<ref name=linkiesta/> :''In war time truth is so precious that she should always be attended by a bodyguard of lies.''<ref>{{en}} Da ''The second world war'', Volume X ''Assault from the Air'', capitolo IV, Cassel & Company LTD, Londra, 1964, p. 51.</ref> *La Repubblica di Weimar, con i suoi simboli ed incoraggiamenti progressisti, era vista come un'imposizione del nemico. Essa non poteva ottenere la lealtà e catturare l'immaginazione del popolo tedesco. Per un momento {{NDR|il popolo tedesco, N.di R.}} cercò di si aggrapparsi come per disperazione al vecchio Maresciallo Hindenburg. Dopo di che potenti forze andarono alla deriva, si aprì un vuoto e dopo breve tempo in questo vuoto avanzò a grandi passi un maniaco dalla genialità feroce, il deposito e l'espressione del più virulento odio che abbia mai corroso il petto umano — il [[Adolf Hitler|caporale Hitler]]<ref>Ed. Cassel & Co, Volume I ''The gathering storm'', 1° capitolo ''The Folies of the Victors, 1919 &ndash; 1929''.</ref> *Mai nell'ambito dei conflitti umani, così tanto fu dovuto da tanti a tanto pochi. {{NDR|a proposito della battaglia d'Inghilterra dell'estate 1940}} (da un discorso alla Camera dei Comuni)<ref>Winston Churchill, ''The Second World War'', Volume 4 ''The Commonwelth alone'', 1° capitolo ''The battle of Britain'', ed. Cassel & Co.</ref> *Nessuno può garantire il successo in [[guerra]], può solo meritarlo. *Non esisterà mai una [[guerra]] né piacevole, né veloce.<ref>''The Second World War'', Houghton Mifflin, London, 1951.</ref> *Quando penso ancora a tutte queste [[preoccupazione|preoccupazioni]], ricordo la storia di un uomo che, sul suo letto di morte, disse che tutta la sua vita era stata piena di preoccupazioni, la maggior parte delle quali per cose che mai accaddero. :''When I look back on all these worries I remember the story of the old man who said on his deathbed that he had had a lot of trouble in his life, most of which had never happened.''<ref>{{en}} Da ''The Second World War'', A&C Black, 2013, capitolo ''Desert Victory, December 1940-January 1941'',[https://books.google.it/books?hl=it&id=j9RBAgAAQBAJ&pg=PA380 p. 380]. ISBN 1472520890</ref> *Quando si deve uccidere un [[uomo]] essere gentili non costa nulla. :''When you have to kill a man it costs nothing to be polite''.<ref>Volume III: ''The Grand Alliance'', 1950, cap. 32, "Pearl Harbor".</ref> *Questo genio diabolico {{NDR|Hitler}} emerso dagli abissi della miseria, infiammato dalla sconfitta, divorato da odio e spirito di vendetta ed ossessionato dal suo disegno di fare di quella tedesca la razza dominante dell'Europa e forse del mondo intero.<ref>Ed. Cassel & Co, Vol I ''The gathering Storm'', Cap. 14° ''Mr. Eden at Foreign Office. His resignation''.</ref> *Se [[Adolf Hitler|Hitler]] invadesse l'inferno io farei quanto meno un rapporto favorevole al diavolo alla Camera dei Comuni.<ref>Frase detta al proprio segretario privato, John Colville, poco prima del discorso alla BBC delle ore 21 del 21 giugno 1941. Ed. Cassel & Company LTD, Volume V, ''Germany Drives East'', 20° capitolo ''The Soviet Nemesis'', p. 337.</ref> *Si può quasi dire: prima di Alamein non avevamo mai vinto, dopo Alamein non perdemmo più.<ref>Ed. Cassel & Co, Volume 8 ''Victory in Africa'', 10° capitolo ''The battle of Alamein''.</ref> ==[[Incipit]] de ''Gli anni della mia giovinezza''== A quando risalgono i nostri primi ricordi? Quando comincia una mente infantile a essere rischiarata dagli incerti lumi della coscienza? I miei primi ricordi sono irlandesi.<br /> {{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}} ==Citazioni su Winston Churchill== *Avendo al suo attivo mezzo secolo di crimini al servizio dell'Impero britannico, Churchill è senza dubbio il solo politico di questo secolo paragonabile ad [[Adolf Hitler|Hitler]]. ([[Ludo Martens]]) *Churchill preferiva fare la storia piuttosto che scriverla. (Maurice Ashley, ''Churchill as historian''<ref>Citato da John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 116</ref>) *Durante la II Guerra Mondiale, qualcuno annunciò a Winston Churchill che il gerarca nazista [[Rudolf Heß|Rudolf Hess]] si era gettato col paracadute in Scozia ed era stato catturato. «Le spiace se ne parliamo più tardi?» chiese Churchill. «Adesso stiamo assistendo a un film dei [[fratelli Marx]]». ([[Earl Wilson]]) *Il fascino di Churchill consiste nella sua tolleranza e nel suo rispetto per le opinioni altrui. Si direbbe che non nutra né rancore né collera per coloro che non la pensano come lui. ([[Charlie Chaplin]]) *Il nostro Führer è superiore al vostro Churchill che è soltanto un lacchè del giudaismo internazionale. ([[Bruce Marshall]]) *L'episodio «nuovo» che preferisco riguarda Winston Churchill, uomo preparatissimo anche in fatto di storia. Nel 1944 convocò il comandante supremo, generale Dwight Eisenhower, e i suoi ufficiali, per decidere la data dello storico sbarco. Dopo il pranzo nella residenza di campagna del primo ministro, ai Chequers nel Buckinghamshire, Churchill stava sorseggiando un brandy. Chinandosi in avanti, chiese: «Signori, quando si comincia?». ([[Cornelius Ryan]]) *La camera da letto di Churchill era in parte una biblioteca con un numero enorme di libri accatastati contro il muro, dappertutto. [...] C'erano anche molti volumi su [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]. «Sì» ammise «sono un suo grande ammiratore.» ([[Charlie Chaplin]]) *Quando Churchill morì lo scorso gennaio, la spontanea dimostrazione di affetto e ammirazione che giunse da ogni parte del mondo fu un tributo a un uomo grande e nobile. Ma fu anche qualcosa di più: fu un fulgido omaggio alle doti di comando. Il mondo ha sempre attribuito grande valore all'arte del comando e nella persona di Sir Winston Churchill tutti riscontravano un superbo complesso di quelle caratteristiche che elevano e ispirano l'animo umano. ([[Dwight David Eisenhower]]) *Se fosse stato un uomo di umore costante ed equilibrato non avrebbe mai potuto ispirare la nazione. Nel 1940, quando tutti i pronostici erano contro l'Inghilterra, un leader di giudizio ponderato avrebbe molto probabilmente concluso che eravamo finiti. ([[Anthony Storr]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Winston Churchill, ''The Second World War'', Houghton Mifflin, London, 1951. *Winston Churchill, ''The second world war'' (12 Volumi), Cassel & Company LTD, Londra, 1964. *Andrew Roberts, ''Churchill. La biografia'', traduzione di Luisa Agnese Dalla Fontana, UTET, Torino, 2020. *Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', Casa Editrice Corbaccio, Milano, 1997, ISBN 88-7972-286-7 *Noam Chomsky, ''Pirati e imperatori. Reagan, Bush I, Bush II: la guerra infinita al terrorismo'' (2002), traduzione di Pino Modola, Marco Tropea Editore, 2004. ISBN 9788843804276 *Henry Kissinger, ''Gli anni della Casa Bianca'', Edizioni Euroclub Italia, Bergamo, 1980 *John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', (trad. Massimo Bocchiola), Ed. Corbaccio, Milano, 2004, ISBN 88-7972-597-1 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Churchill, Winston}} [[Categoria:Giornalisti britannici]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici britannici]] [[Categoria:Storici britannici]] jvp31qx0am787o8wfauwwjyrd1wf96l 1223390 1223374 2022-08-19T20:53:52Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Winston Churchill */ +1 wikitext text/x-wiki {{W|motivo=Mancano i testi originali delle citazioni nella sezione La seconda guerra mondiale, una citazione è senza fonte, altre sono tratte da discorsi.}} [[Immagine:Churchill portrait NYP 45063.jpg|thumb|right|Winston Churchill]] {{Premio|Nobel|la letteratura '''(1953)'''}} Sir '''Winston Leonard Spencer Churchill''' (1874 – 1965), politico, storico e giornalista britannico. ==Citazioni di Winston Churchill== *A meno che non ci muoviamo, sbarchiamo, combattiamo Hitler e battiamo le sue forze sulla terra, non vinceremo mai questa guerra.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 258. ISBN 9788858041406</ref> *A volte l'[[uomo]] inciampa nella [[Verità|verità]], ma nella maggior parte dei casi si rialzerà e continuerà per la sua strada. :''Occasionally he stumbled over the truth, but hastily picked himself up and hurried on as if nothing had happened''.<ref>Su [[Stanley Baldwin]], citato in ''Churchill by Himself'', 2008, Ed. Langworth, PublicAffairs, p. 322. ISBN 1586486381. Citato anche da Kay Halle in ''[http://books.google.com/books?id=b0MTAQAAIAAJ&q=%22Occasionally+he+stumbled+over+the+truth+but+hastily+picked+himself+up+and+hurried+on+as+if+nothing+had+happened%22&pg=PA133#v=onepage Irrepressible Churchill: A Treasury of Winston Churchill's Wit]'', 1966.</ref> *Alcuni vedono l'[[impresa]] privata come una tigre feroce, da abbattere subito. Altri la vedono come una mucca da cui mungere. Non abbastanza persone la vedono come un robusto cavallo che traina un solido carro. :''Some people regard private enterprise as a predatory tiger to be shot. Others see it as a cow they can milk. Not enough people see it as a healthy horse, pulling a sturdy wagon.''<ref>{{en}} Citato in ''United States of America Congressional Record: Proceedings and Debates of the 105th Congress Second Session'', Government Printing Office, Vol. 144, Parte 4, [https://books.google.co.uk/books?id=nEI6WcjH8ykC&pg=PA5738 p. 5738].</ref> *Colui che non riesce a [[Pianificazione|pianificare]] sta progettando di fallire.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro del business'', traduzione di Martina Dominici e Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 210. ISBN 9788858016589</ref> *Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico una [[cortina di ferro]] è discesa attraverso il continente.<ref>Da un discorso tenuto all'università di Fulton, Missouri, il 5 marzo 1946, riferendosi all'instaurarsi del blocco sovietico e all'inizio della [[guerra fredda]].</ref> *Diciamolo: le [[parola|parole]] brevi sono le migliori. E le parole vecchie, quando brevi, sono le migliori in assoluto.<ref name=linkiesta/> *È impossibile ottenere una condanna per sodomia da una giuria inglese. Metà dei giudici non crede che possa essere fisicamente compiuta, e l'altra metà la sta facendo.<ref>Citato in Julian L'Estrangel, ''The Big Book of Sex Quotes'', Cassel, Londra.</ref> *Essere [[accondiscendenza|accondiscendenti]] per debolezza e per paura è... fatale. Esserlo da una posizione di forza è magnanimo.<ref>Da una lettera indirizzata a [[Dwight D. Eisenhower]] nel dicembre 1950. Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 80.</ref> *È stato detto che la [[democrazia]] è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora.<ref>Dal ''discorso alla Camera dei Comuni'' del novembre 1947.</ref> *{{NDR|Su [[Guglielmo II di Germania]]}} Gli bastava muoversi impettito e mettersi in posa facendo tintinnare la sciabola nel fodero. Desiderava solo sentirsi come Napoleone senza combattere battaglie. [...] Ma sotto tutte quelle pose e orpelli vi era un uomo molto comune, vanesio ma nel complesso benevolo, che coltivava la speranza di passare per un secondo Federico il Grande.<ref>Citato in Henry Kissinger, ''L'arte della diplomazia''.</ref> *Gli [[Italia|italiani]] perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre.<ref>Citato in Mario Sechi, ''[http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/08/11/rio-2016-quanto-ci-piace-la-guerra-finta___1-v-145856-rubriche_c292.htm Ma quanto ci piace la guerra finta]'', ''IlFoglio.it'', 11 agosto 2016.</ref><ref name=linkiesta/> *Gli U-boot in mare devono essere cacciati, gli U-boot in cantiere o in porto devono essere bombardati.<ref>1941. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 216. ISBN 9788858041406</ref> *Hitler sta attaccando con tutte le forze al suo comando. È una scommessa disperata e la posta in gioco non è niente di meno che la dominazione sull'intera razza umana.<ref>1940. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 13. ISBN 9788858041406</ref> *I [[dittatura|dittatori]] cavalcano avanti e indietro su [[tigre|tigri]] dalle quali non osano scendere. E le tigri diventano sempre più affamate.<ref>Da ''While England Slept''.</ref> *I panni dei servizi segreti si possono, anzi si devono lavare più spesso degli altri; ma, a differenza degli altri, non si possono mettere ad asciugare alla finestra.<ref>Riportata da [[Indro Montanelli]] su ''Il Giornale'' del 28 novembre 1975.</ref> *I problemi della vittoria sono più piacevoli di quelli della disfatta, ma non sono meno ardui.<ref>Dal ''discorso alla Camera dei Comuni'' dell'11 novembre 1942.</ref> *I [[socialismo|socialisti]] sono come [[Cristoforo Colombo]]: partono senza sapere dove vanno. Quando arrivano non sanno dove sono. Tutto questo con i soldi degli altri.<ref name="multi">Citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano'', Arnoldo Mondadori Editore, 1997.</ref> *I [[risparmio|risparmi]] sono una cosa molto buona soprattutto se i tuoi genitori li hanno fatti per te.<ref name="multi" /> *{{NDR|Dopo la fucilazione di [[Gian Galeazzo Ciano]]}} I veri furfanti sono di un'altra stoffa.<ref name=Pav>Citato in Paolo Pavolini, 1943, la caduta del fascismo – 1, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1973.</ref> *Il fattore centrale della politica sovietica era la paura [...] Mosca temeva la nostra amicizia più della nostra inimicizia [...] La forza crescente dell'Occidente avrebbe rovesciato questo stato di cose, inducendoli a temere la nostra inimicizia più della nostra amicizia, e quindi a cercare la nostra amicizia.<ref>1950; citato in [[John Lukacs]], ''Democrazia e populismo'', traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Longanesi, 2006, p. 186.</ref> *Il vizio insito nel capitalismo è la ineguale distribuzione della ricchezza. La virtù insita nel socialismo è la uguale distribuzione della miseria.<ref>Citato in ''Focus'', n. 104 p. 188.</ref><ref name=linkiesta/> *In tutta la guerra, l'unica cosa che mi abbia realmente terrorizzato è stato il pericolo degli U-boot.<ref>Dalle sue memorie, 1949. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 112. ISBN 9788858041406</ref> *{{NDR|[[Ultime parole famose]]}} Io sono finito. :''I'm finished''.<ref>Frase pronunciata nel 1915 a Lord Ridell, editore di ''News of the world'', dopo essere stato rimosso dalla carica di Primo Lord dell'Ammiragliato, a seguito del fallimento della spedizione nei Dardanelli, durante la [[prima guerra mondiale]]. {{en}} Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 310. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Io non ammetto che sia stato fatto nulla di male ai pellerossa d'America, e neppure ai neri d'Australia, quando una [[Razzismo|razza]] più forte, una razza di qualità migliore è arrivata e ne ha preso il posto.<ref name="razza">Citato in [[Eduardo Galeano]], ''[https://books.google.it/books?id=oCaLz_DWXggC&pg=PA24&lpg=PA24&dq=churchill+%22pellerossa%22+australia I figli dei giorni]'', 2012, Sperling & kupfer, ISBN 8873396607.</ref> *Io sono sempre pronto ad imparare, sebbene non sempre gradisca che altri mi insegnino. :''Personally, I am always ready to learn, although I do not always like being taught''.<ref>Dibattito alla House of Commons, 4 novembre 1952.</ref> *L'epoca della procrastinazione, delle mezze misure, del mitigare, degli espedienti inutili, del differire sta giungendo alla fine. Ora stiamo entrando nell'epoca dove ogni azione causa conseguenze.<ref>Dal discorso alla House of commons del 12 novembre 1936; citato anche in [[Al Gore]], ''Una scomoda verità''.</ref> *L'oratore incarna le passioni della moltitudine. Per poter ispirare qualsiasi emozione, deve esserne lui stesso attraversato. Per suscitare indignazione, il suo cuore deve essere colmo di rabbia. Per muovere alle lacrime deve far fluire le proprie. Per convincere, deve credere. Le sue opinioni possono mutare man mano che le loro impressioni sbiadiscono, ma ogni oratore intende ciò che dice nell'istante in cui lo dice. Spesso potrà essere incoerente. Ma non sarà mai consapevolmente falso.<ref>Dal saggio ''Le strutture della retorica''.</ref><ref name=aldograsso>Citato in Aldo Grasso, ''[http://www.corriere.it/cultura/leparole/commenti/churchill_9f7cbfb6-b39f-11e1-a52e-4174479f1ca9.shtml The sinews of peace]'', ''Corriere.it'', 11 giugno 2012.</ref><ref name=linkiesta>Citato in ''[http://www.linkiesta.it/it/article/2014/11/30/churchill-prontuario-di-citazioni-per-far-bella-figura/23650/ Churchill, prontuario di citazioni per far bella figura]'', ''Linkiesta'', 30 novembre 2014.</ref> *L'ottava armata avanza su [[Tripoli]], valanga di ferro, di fuoco e di speranza.<ref>Da Radio Londra.</ref><ref name=Pav /> *L'[[Ottimismo e pessimismo|ottimista]] vede [[opportunità]] in ogni [[pericolo]], il [[ottimismo e pessimismo|pessimista]] vede pericolo in ogni opportunità.<ref>Citato in Mario Grasso, ''Punti di vista: raccolta di pensieri profondi, gemme di saggezza, paradossi fulminanti e affermazioni apodittiche che possono aiutarci a riflettere sulla vita'', FrancoAngeli, Milano, 2001, [http://books.google.it/books?id=08Td-bVxbTwC&pg=PA15 p. 15].</ref> *La [[democrazia]] è più vendicativa dei Gabinetti. Le guerre tra i popoli saranno più orribili di quelle tra i re.<ref>Da un discorso del 1901 al Parlamento inglese). Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 13.</ref> *La [[guerra]] è un gioco che si gioca con un sorriso. Se non riuscite a sorridere mostrate i denti. Se non ci riuscite tenetevi in disparte finché non ce la fate.<ref name=biografia /> *La massima del popolo inglese è: ''Business as usual'' {{NDR|Affari come sempre}}<ref>Dal ''discorso alla Guildhall'' del 9 novembre 1914.</ref> *La [[responsabilità]] è il prezzo della grandezza. :''The price of greatness is responsibility''.<ref>Da un [https://www.winstonchurchill.org/resources/speeches/1941-1945-war-leader/the-price-of-greatness-is-responsibility discorso] all'università di Harvard, 6 settembre 1943.</ref> *La [[Russia]] è stata ibernata in un inverno indefinito di subumana dottrina e di sovrumana tirannide.<ref>Da ''Dopoguerra'', a proposito dell'affermarsi della [[rivoluzione d'ottobre|rivoluzione bolscevica]]. Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 120.</ref> *{{NDR|Al presidente americano [[Franklin Delano Roosevelt]]}} La sostituzione di [[Pietro Badoglio|Badoglio]] con questo gruppo di vecchi e famelici politicanti è, credo, un grande disastro; dal momento in cui, sfidando il nemico, Badoglio ci ha consegnata sana e salva la flotta, egli è stato per noi un utile strumento. Era inteso, credo, che egli sarebbe dovuto rimanere al suo posto...<ref>Citato in ''Corriere della sera'', 9 febbraio 2010.</ref> *La [[storia]] sarà gentile con me, poiché intendo scriverla.<ref>La traduzione è in parte errata, in quanto nell'originale è: {{en}} ''For my part, I consider that it will be found much better by all Parties to leave the past to history, especially as I propose to write that history myself'', dal discorso alla House of Commons del 23 gennaio 1948, citata in Fred R. Shapiro, ''The Yale Book of Quotations'', Yale University Press, 2006 p. 154. ISBN 0300107986</ref> *Lo statista che si lascia prendere dalla guerra non è più un abile politico ma preda di inevitabili ed incontrollabili eventi. :''The statesman who yields to war fever must realise that once the signal is given, he is no longer the master of policy but the slave of unforeseeable and uncontrollable events''.<ref name=forward>Da ''My Early Life: A Roving Commission'', 1930, cap. 18 "With Buller To The Cape", p. 246. Citato in Leonard Fein, ''[http://www.forward.com/articles/7759/ This Time It's Our War]'', "The Forward", 25 luglio 2003.</ref> *Mai credere in una guerra corta e felice o che chiunque si imbarchi in uno strano viaggio possa prevedere le insidie e gli uragani che incontrerà. :''Never, never, never believe any war will be smooth and easy, or that anyone who embarks on the strange voyage can measure the tides and hurricanes he will encounter''.<ref name=forward/> *Meglio fare le [[notizia|notizie]] che riceverle; meglio essere un attore che un critico.<ref>Da ''The Story of the Malakand Field Force'', 1898.</ref> *Nessuna ora della vita è sprecata, se viene passata in sella.<ref name=linkiesta/> *Noi dobbiamo costruire una specie di Stati Uniti d'Europa.<ref>Discorso a Zurigo, 19 settembre 1946.</ref><ref name=sordi>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Non c'è, per nessuna comunità, investimento migliore del mettere [[latte]] dentro i bambini.<ref>Dal discorso alla radio del 21 marzo 1943. Citato in ''[http://www.lastampa.it/2013/07/02/societa/mamme/bambini/0-1-anno/chi-allattato-al-seno-fa-pi-carriera-SzmVjTXg0HHYTuNUfYQ3ZM/pagina.html Chi è allattato al seno fa più carriera]'', ''LaStampa.it'', 2 luglio 2013.</ref><ref name=linkiesta/> *Non è la fine. Non è neanche il principio della fine. Ma è, forse, la fine del principio.<ref>Dal ''discorso alla Mansion House'' del 10 novembre 1942, a proposito della vittoria alleata in [[Egitto]].</ref> *Non ho altro da offrire che sangue, fatica, lacrime e sudore.<ref>Dal ''discorso alla Camera dei Comuni'' del 13 maggio 1940, replicato alla BBC circa un mese dopo. Winston Churchill, ''op. cit.'', Volume 3° ''The Fall of France'', 1° capitolo ''The National Coalition'', p. 22.</ref> *Non riesco a capire tutte queste remore sull'uso del gas. Io sono estremamente a favore dell'uso del gas velenoso contro le tribù incivili. Ciò avrebbe un bell'effetto morale e diffonderebbe un terrore durevole.<ref name="razza"/> *Non siamo un popolo giovane con un passato innocente e una piccola eredità. Ci siamo accaparrati [...] una quota assolutamente sproporzionata dei beni e dei traffici mondiali. Abbiamo tutti i territori che vogliamo, e la nostra pretesa di essere lasciati in pace a godere di possedimenti vasti e splendidi, acquisiti principalmente con la violenza, mantenuti in gran parte con la forza, in molti casi sembra agli altri più irragionevole che a noi.<ref>Da un discorso al parlamento, prima della [[prima guerra mondiale]]; citato in Chomsky 2004, p. 33.</ref> *{{NDR|Parlando della possibilità di deportare milioni di tedeschi alla fine della [[Seconda guerra mondiale]]}} Non sono allarmato dalla prospettiva della separazione tra le popolazioni così come non sono allarmato dai trasferimenti su larga scala, che nelle moderne condizioni sono molto più agevoli di quanto siano mai stati nel passato.<ref>Citato in Winston Churchill, ''His complete speeches 1897-1963'', New York-Londra, 1974, p. 7069.</ref> *Penso che dovremo prendere in mano i [[Cina|cinesi]] e regolamentarli. Credo che via via che le nazioni civili diventeranno più potenti diventeranno più spietate e verrà il tempo in cui il mondo sopporterà con impazienza l'esistenza di grandi nazioni barbare che possono in qualsiasi momento armarsi e minacciare le nazioni civili. Credo nella definitiva divisione della Cina - intendo dire definitiva. Spero che non dovremo farlo ai nostri giorni. La [[Razzismo|razza]] ariana è destinata a trionfare. :''I think we shall have to take the Chinese in hand and regulate them. I believe that as civilized nations become more powerful they will get more ruthless, and the time will come when the world will impatiently bear the existence of great barbaric nations who may at any time arm themselves and menace civilized nations. I believe in the ultimate partition of China — I mean ultimate. I hope we shall not have to do it in our day. The Aryan stock is bound to triumph.''<ref>Dall'intervista di Gustavus A. Ohlinger, ''[https://winstonchurchill.org/publications/finest-hour/finest-hour-159/wsc-a-midnight-interview-1902/ WSC: A Midnight Interview, 1902]'', ''winstonchurchill.org''.</ref> *Per quanto visto circa i nostri amici sovietici sono convinto che non vi sia nulla che essi ammirino e rispettino tanto come la forza e non vi è nulla verso cui abbiano minor rispetto che la debolezza militare.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, p. 651. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *{{NDR|Riferendosi agli accordi di Monaco di Baviera del 29-30 settembre 1938}} Potevano scegliere fra il [[disonore]] e la [[guerra]]. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra.<ref>Citato in G. Sabbatucci e V. Vidotto, ''Il mondo contemporaneo'', Laterza, 2006, p. 373.</ref> *Prima siamo noi a dare forma agli edifici, poi sono questi a dare forma a noi. :''We shape our buildings, and afterwards our buildings shape us''.<ref>Discorso alla House of Commons, 28 ottobre 1943, sui piani per ricostruire la Camera distrutta da una bomba, in ''Never Give In!: The best of Winston Churchill’s Speeches'', Hyperion, 2003, p. 358. ISBN 1401300561</ref> *Questa è la risposta che darò al presidente [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]]: fidatevi di noi. Dateci la vostra benedizione, e con l'aiuto della Provvidenza alla fine andrà bene. Non intendiamo fallire o tentennare; non intendiamo indebolirci o stancarci. Né l'improvviso urto della battaglia, né le lunghe prove della vigilanza e del comando ci fiaccheranno. Dateci gli strumenti, e noi finiremo il lavoro.<ref>In un intervento alla BBC nel 1941 per richiedere aiuto dagli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale.</ref><ref name=aldograsso/> *Saluto il maresciallo [[Stalin]], il grande campione, e sono fermamente convinto che il nostro trattato di 20 anni con la Russia si dimostrerà uno dei fattori più duraturi e stabili nel preservare la pace, il buon ordine e il progresso dell'Europa. :''I salute Marshal Stalin, the great champion, and I firmly believe that our 20 years' treaty with Russia will prove to be one of the most lasting and durable factors in preserving the peace and the good order and the progress of Europe.''<ref>Citato in Winston S. Churchill, [https://books.google.it/books?id=kWMqAAAAQBAJ ''The Dawn of Liberation, 1945''], Rosetta Books, 2013, ISBN 9780795329494</ref> *Senza tradizione, l’arte è un gregge di pecore senza pastore. Senza innovazione, è un cadavere.<ref name=linkiesta/> *Sfuggiremo all'assurdità di far crescere un pollo intero, solo per mangiarne il petto o l'ala, facendo crescere queste parti separatamente in un ambiente adatto.<ref>Da ''Fifty Years Hence'', ''The Strand Magazine'', dicembre 1931.</ref> *Si pone la questione: che cosa succederà quando anche loro {{NDR|L'Unione Sovietica}} avranno la [[bomba atomica]] e ne avranno accumulate un bel po'? Potete giudicarlo da voi considerando ciò che sta avvenendo oggi. Se sono capaci di tanto in periodi di magra, che cosa faranno in momenti di abbondanza? Se, mese dopo mese, sono capaci di continuare nella loro opera di disturbo e di vessazione nei confronti del mondo, fiduciosi che noi, inibiti dalle nostre convinzioni cristiane ed altruistiche, non useremo questo strano nuovo potere contro di loro, ditemi voi, che cosa faranno nel momento in cui saranno anch'essi in possesso di una grande quantità di bombe atomiche?<ref>Da un discorso dell'ottobre 1948 citato da [[Henry Kissinger]] in ''Gli anni della Casa Bianca'', p. 63.</ref> *Si ritiene che il coraggio sia la prima delle virtù umane. È giusto, perché è la qualità che garantisce tutte le altre.<ref name=linkiesta/> *Si tratta di un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma.<ref>Da un discorso radiotrasmesso il 1 ottobre 1939, a proposito delle intenzioni dell'Unione Sovietica, dopo la spartizione militare della Polonia insieme alla Germania hitleriana; il 17 settembre 1939, mentre le armate tedesche completavano la conquista della parte maggiore della Polonia, l'esercito sovietico entrava a sua volta da Nord ed occupava la parte nord-orientale della Polonia, congiungendosi a Brest-Litovsk con le armate tedesche, in ottemperanza agli accordi Molotov-Ribbentrop, che prevedevano la spartizione del paese fra Germania ed Unione Sovietica. Citato in Winston Churchill, ''op. cit.'', Volume I ''The Twilight War'', 3° capitolo ''The Ruin of Poland'', p. 42.</ref> *Solo [[Lenin]] poteva condurre la Russia nella palude stregata; solo lui poteva trovare la via del ritorno.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 233. ISBN 9788858019429</ref> *Sono fortemente a favore dell'uso di gas velenosi contro tribù non civilizzate. :''I am strongly in favour of using poisoned gas against uncivilised tribes''.<ref>Discorso come Presidente dell'Air Council, War Office Departmental Minute, 12 maggio 1919; Churchill Papers 16/16, Churchill Archives Centre, Cambridge.</ref> *Stiamo aspettando l'invasione da tanto tempo promessa. Aspettano anche i pesci.<ref>Da una trasmissione radiofonica al popolo francese, 21 ottobre 1940.</ref><ref name=sordi/> *Un'indifferenza alla logica, laddove possa condurre facilmente a gravi affanni, è una delle più spiccate peculiarità [[Inghilterra|inglesi]].<ref>Da ''Marlborough'', vol. I. Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 113.</ref> *Una pecora in abito da pecora. {{NDR|Riferendosi a [[Ramsay MacDonald]]}}<ref>Citato in Nigel Rees, ''Sayings of the Century'', p. 106, citando William Safire, ''Safire's Political Dictionary'', 1980. Citazione spesso erroneamente ritenuta riferita a [[Clement Attlee]].</ref> *Uomini e re devono essere giudicati nei momenti della vita in cui sono messi alla prova. Il coraggio è giustamente considerato la più importante delle qualità umane perché […] è la qualità che garantisce le altre.<ref>Da ''Great Contemporaries''.</ref><ref name=biografia>Citato in Andrew Roberts, ''Churchill. La biografia''.</ref> ===Su Mussolini ed il fascismo=== *L'Italia [...] è retta da un governo che, sotto la sicura guida del signor Mussolini, non arretra di fronte alle logiche conseguenze della realtà economica e ha il coraggio di imporsi i correttivi finanziari indispensabili per stabilizzare la ripresa del paese.<ref>Dal comunicato emesso dopo l'accordo conclusivo di Londra del 28 gennaio 1926, con il quale la Gran Bretagna riduceva in modo massiccio i debiti che l'Italia aveva contratto con lei nel corso della prima guerra mondiale. Allora Churchill era Cancelliere dello Scacchiere, carica equivalente al nostro Ministro delle finanze. Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', p. 125.</ref> *{{NDR|A [[Benito Mussolini|Mussolini]]}} Se fossi stato un italiano, sono sicuro che avrei dato la mia entusiastica adesione alla Vostra vittoriosa lotta contro gli appetiti e le passione bestiali del [[leninismo]]... L'Italia ci ha offerto l'antidoto necessario al [[veleno]] russo. D'ora in poi nessuna grande nazione sarà priva dei mezzi decisivi per proteggersi contro la crescita del cancro bolscevico. (1927: citato in George Orwell, ''Chi sono i criminali di guerra?'', in ''Tra sdegno e passione'', p. 369) *Se io fossi italiano sarei stato con voi {{NDR|[[Benito Mussolini|Mussolini]]}} fin dal principio [...] il vostro movimento ha reso un servigio al mondo intero. (nel 1927, ai giornalisti nel corso di una sua visita a [[Roma]]<ref>Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', p. 108</ref>) *Il signor Mussolini è il più grande legislatore fra i viventi. (1933<ref>Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', p. 108, con ampio dettaglio di riferimenti documentali.</ref>) *Gettare un esercito di un quarto di milione di uomini, comprendente il fior fiore della popolazione maschile italiana, su uno sterile lido distante duemila miglia dalla patria, contro l'opinione del mondo intero e senza controllo dei mari e quindi, in questa situazione, imbarcarsi in quella che può essere una serie di campagne contro un popolo ed in regioni che nessun conquistatore in quattromila anni ha ritenuto che valesse la pena di sottomettere, è un rendersi ostaggio del destino, che non ha un parallelo in tutta la storia. (da un discorso tenuto al ''City Carlton Club'' di Londra nel settembre del 1935 a proposito dei preparativi di [[Benito Mussolini]] per [[Guerra d'Etiopia|invadere l'Abissinia]]<ref>Da ''The second world war'', Volume I ''The gathering storm'', 10° capitolo ''Sanctions aginst Italy, 1935'', Cassel & Company LTD, Londra, 1964.</ref>) *Che {{NDR|[[Benito Mussolini]]}} sia un grand'uomo io non lo nego... ma è anche un criminale.<ref>Citato in Guido Gerosa, ''Churchill'', Mondadori, 1972, p. 98.</ref> *Ma non si poteva tornare più indietro. I "cento giorni" controvoglia di Mussolini erano cominciati. Verso la fine di settembre egli stabilì il suo quartier generale sulle sponde del lago di Garda. Questa pietosa ombra di governo era nota come "Repubblica di Salò". Quivi ebbe luogo la squallida tragedia. Colui che era stato il dittatore e il legislatore dell'Italia per più di vent'anni dimorò qui con la sua amante, nelle mani dei suoi padroni tedeschi, in balia della loro volontà e tagliato fuori dal mondo a opera di guardiani e medici tedeschi accuratamente scelti.<ref>Wiston Churchill, ''La seconda guerra mondiale'', volume nono ''La campagna d'Italia'', cap.XI, pag.202-203, Arnoldo Mondadori Editore, I edizione Gli Oscar, ottobre 1970</ref> ===Attribuite=== *C'è qualcosa nell'esteriorità di un cavallo che si attaglia all'interiorità di un [[uomo]]. :''There is nothing better for the inside of a man than the outside of a horse''. ::{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}}Secondo ''The quote verifier: who said what, where, and when'', Keyes, Macmillan, 2006, p. 91 ISBN 0312340044, ha citato questa frase riferita a Churchill, ma risale al diciannovesimo secolo, ed è stata di volta in volta attribuita tra gli altri ad [[Henry Ward Beecher]], [[Oliver Wendell Holmes]], [[Theodore Roosevelt]], [[Thomas Jefferson]], [[Will Rogers]] e Lord Palmerston. Risulta un uso documentato in George William Erskine Russell, ''Social Silhouettes'', 1906, p. 218, in cui la frase è attribuita a Lord Palmerston. *Il [[cane e gatto|cane]] ti guarda dal basso in alto, il [[cane e gatto|gatto]] dall'alto in basso, ma il [[maiale]] da pari a pari.<ref name="mass">Citato in [[Jeffrey Moussaieff Masson]], ''Il maiale che cantava alla luna: la vita emotiva degli animali da fattoria'', traduzione di Giuditta Ghio, il Saggiatore, Milano, 2009, p. 27. ISBN 978-885650133-9</ref> :Masson lo definisce «un vecchio adagio inglese [...] che è stato attribuito a vari personaggi, compreso Winston Churchill, ma che nessuno sa per certo da chi sia stato coniato».<ref name=mass/> *Il [[golf]] è il modo migliore per rovinarsi una bella passeggiata.<ref>Citato in ''[[Lock & Stock - Pazzi scatenati]]'' (1998).</ref> :''Golf is a good walk spoiled.'' ::{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Questa citazione viene attribuita in genere a [[Mark Twain]], ma nessuna fonte diretta sembra confermare questa attribuzione. L'aforisma è apparso per la prima volta nel 1913 su un giornale statunitense, ma in forma anonima. La citazione è stata attribuita anche a [[George Bernard Shaw]], [[W. C. Fields]] e a Winston Churchill. Non è ancora chiaro chi sia il vero autore della citazione.<ref>{{en}} Citato in Ralph Keyes, ''The Quote Verifier: Who Said What, Where, and When'', Macmillan, 2007, [http://books.google.it/books?id=d6JZryGvfxYC&pg=PA82 p. 82]. ISBN 1429906170</ref> *Il [[successo]] è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere il tuo entusiasmo. :''Success consists of going from failure to failure without loss of enthusiasm.'' ::{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} In Richard M. Langworth (a cura di), ''Churchill by Himself: {{small|The Definitive Collection of Quotations}}'' si sostiene che la citazione non appartenga a Churchill. Sembrerebbe che l'aforisma sia comparso per la prima volta in David Guy Powers, ''How to Say a Few Words'' (1953).<ref>{{en}} [http://quoteinvestigator.com/2014/06/28/success/ Quote Investigator]</ref> *Il [[successo]] non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti. :''Success is not final, failure is not fatal: it is the courage to continue that counts''. ::{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Attribuita a Winston Churchill da Ken Abraham and Daniel Hart in ''The Prodigal Project. Book I: Genesis'', 2003, p. 224, e altrove sebbene non sia indicata alcuna fonte. In realtà la frase nasce da una campagna pubblicitaria per la Budweiser alla fine degli anni '30.<ref>[http://quoteinvestigator.com/2013/09/03/success-final/ http://quoteinvestigator.com/2013/09/03/success-final/]</ref> *La [[democrazia]] funziona quando a decidere siamo in due, e l'altro è malato.<ref>Citato in [[Enzo Biagi]], ''Quante storie'', Rizzoli, Milano, 1989, p. 37. ISBN 88-17-85322-4.</ref> *Mostratemi un giovane conservatore e io vi mostrerò qualcuno senza cuore. Mostratemi un vecchio liberale<ref>In inglese ''liberal'', che in realtà significa "progressista".</ref> e vi mostrerò qualcuno senza cervello. :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} La frase, al contrario di quanti molti riferiscono, non appartiene a Churchill.<ref>{{Cfr}} ''[http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_19/citazioni_bufale_610a343e-146f-11de-9dd5-00144f02aabc.shtml Le dieci regine delle citazioni bufala]'', ''Corriere.it'', 19 marzo 2009.</ref> *Non c'è bisogno di inasprire le pene per [[bigamia]], un bigamo ha due suocere e come punizione mi pare che basti.<ref>Citato in ''[[La banda dei Babbi Natale]]'' (2010).</ref> :{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}} La citazione viene spesso attribuita a Churchill ma fu in realtà [[Charles Russell (barone Russell di Killowen)|Charles Russell]] a rispondere per primo «Due suocere» alla domanda «Qual è la massima pena per la bigamia?». *Per quanto possa esser bella la strategia, occasionalmente si dovrebbe poter guardare ai risultati. :''However beautiful the strategy, you should occasionally look at the results''. ::{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}} Secondo [https://richardlangworth.com/quotatioins Richard M. Langworth], Churchill non ha mai pronunciato questa frase. *Un taxi vuoto si è fermato davanti al n. 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee. :{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}} Questa battuta sui giri di [[Clement Attlee]] dopo la Seconda Guerra Mondiale venne erroneamente attribuita a Churchill, che smentì riferendo a John Colville che «Attlee è un gentiluomo onorevole e prode, e un fedele collega che ha servito bene il suo Paese nel momento del massimo bisogno. Le sarei obbligato se chiarisse, alla prima occasione, che non avrei mai fatto una simile osservazione su di lui, e disapprovo fortemente chiunque lo faccia».<ref>Citato in Nigel Rees, ''Sayings of the Century'', p. 106.</ref> ==''La seconda guerra mondiale''== ===[[Incipit]]=== Dopo la fine della Guerra Mondiale del 1914 ci furono una profonda convinzione ed una quasi universale speranza che la pace avrebbe regnato nel mondo. Questo desiderio del cuore di tutti i popoli avrebbe potuto essere realizzato con risolutezza nel giusto convincimento e con ragionevole buon senso e prudenza. La frase ''la guerra per finire le guerre'' era sulla bocca di tutti, ed erano state prese misure per farla diventare realtà. Il presidente [[Woodrow Wilson|Wilson]], esercitando, come si pensava, l'autorità degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], aveva reso dominante in tutte le menti il concetto di una Lega delle Nazioni. La Delegazione Britannica a Versailles plasmò e formò la sua idea in uno strumento che avrebbe costituito una pietra miliare nella dura marcia dell'umanità. Gli alleati vittoriosi erano a quel tempo onnipotenti, per quel che riguardava i loro nemici esterni. Essi dovevano affrontare gravi difficoltà interne e molte domande alle quali non erano in grado di dare una risposta, ma le Potenze Teutoniche nella gran massa dell'Europa Centrale che avevano creato lo scompiglio erano prostrate di fronte ad essi, e la [[Russia]], già danneggiata dal flagello tedesco, era sconvolta dalla guerra civile e stava cadendo sotto il dominio bolscevico o del Partito Comunista. {{NDR|Winston Churchill, ''The second world war'', Cassel & Company Ltd, 1964 – traduzione propria}} ===Citazioni=== *Anche se ampi territori d'Europa e molti antichi e famosi stati sono caduti o stanno per cadere nelle grinfie della Gestapo e sotto le odiose norme dell'apparato nazista, noi non demorderemo né verremo meno. Noi procederemo fino alla fine. Noi combatteremo in Francia, noi combatteremo sui mari e sugli oceani, noi combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell'aria. Noi difenderemo la nostra Isola, a qualunque costo. Noi combatteremo sulle spiagge, noi combatteremo nei luoghi di sbarco, noi combatteremo sui campi e sulle strade, noi combatteremo sulle colline; noi non ci arrenderemo mai; e anche se, cosa che io al momento non credo {{NDR|si avveri}}, quest'Isola o una gran parte di essa venisse sottomessa ed affamata, allora il nostro Impero d'oltremare, armato e difeso dalla Flotta Britannica, continuerà la battaglia finché, quando Dio vorrà, il Nuovo Mondo, con tutta la sua potenza e la sua forza, verrà a soccorrere ed a liberare il Vecchio.<ref>Dal ''Discorso tenuto il 4 giugno 1940 al Parlamento britannico'', dopo il rimpatrio della BEF dal porto e dalle spiagge di Dunkerque.</ref><ref name=Dunk>Citato in ''The second World War'', 3° volume: ''The Fall of France'', cap. 5°, ''The Deliverance of Dunkirk'', Ed. Cassel, London</ref> *Dobbiamo stare attenti a non attribuire a questo trasferimento gli attributi di una vittoria. Le guerre non si vincono con le evacuazioni.<ref>Dal ''Discorso tenuto il 4 giugno 1940 al Parlamento britannico'' dopo il rimpatrio della BEF dal porto e dalle spiagge di Dunkerque.</ref><ref name=Dunk/> *Era ben noto che nessun popolo fosse più meticoloso dei [[Germania|tedeschi]] nel predisporre e nel pianificare. Ma allo stesso modo nessun popolo poteva risultare maggiormente sconvolto quando i suoi piani abortivano. Essi non sapevano improvvisare.<ref>Ed. Cassel & Co, Volume 2° ''The Twilight War'', 11° capitolo ''Before the storm'', p. 158</ref> *I governi ed i popoli non sempre prendono decisioni razionali. Talvolta essi prendono decisioni pazzesche, oppure alcuni popoli impongono a tutti gli altri di seguirli nella loro follia.<ref>Detto a proposito dell'[[attacco di Pearl Harbor|attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbor]] il 7 dicembre 1941. Vedi ''op. cit'', Ed. Cassel & Co, Volume 6°, ''War Comes to America'', p. 206.</ref> *Il governo del mondo deve essere affidato a nazioni soddisfatte, che per se stesse non vogliano più di quanto già hanno. Se il governo del mondo si trovasse nelle mani di nazioni affamate, saremmo sempre in pericolo. Ma nessuno di noi ha alcun motivo per cercare qualcosa di più. La pace sarà mantenuta da popoli che vivranno a modo loro senza alcuna ambizione. La nostra potenza ci ha posti al di sopra degli altri. Siamo come ricchi che vivono in pace nelle loro case.<ref>Ed. Houghton Mifflin, London, 1951, vol. V, p. 382; citato in Noam Chomsky, ''Pirati e imperatori. Reagan, Bush I, Bush II: la guerra infinita al terrorismo'' (2002), traduzione di Pino Modola, Marco Tropea Editore, 2004, p. 33. ISBN 9788843804276</ref> *Il [[vizio]] inerente al capitalismo è la divisione ineguale dei beni; la [[virtù]] inerente al [[socialismo]] è l'eguale condivisione della miseria. :''The inherent vice of capitalism is the unequal sharing of blessings. The inherent virtue of Socialism is the equal sharing of miseries''.<ref>Discorso alla House of Commons, 22 ottobre 1945, "[http://hansard.millbanksystems.com/commons/1945/oct/22/demobilisation#column_1703 Demobilisation]".</ref> *In guerra risoluzione, nella sconfitta sfida, nella vittoria magnanimità, in pace buona volontà.<ref name=Storm>Citato in ''The second World War'', 1° volume: ''The Gathering Storm'', (1948), ''Moral of the Work'', Ed. Cassel – London.</ref> *In tempi di guerra la [[verità e bugia|verità]] è così preziosa che deve sempre essere protetta da una cortina di [[verità e bugia|bugie]].<ref name=linkiesta/> :''In war time truth is so precious that she should always be attended by a bodyguard of lies.''<ref>{{en}} Da ''The second world war'', Volume X ''Assault from the Air'', capitolo IV, Cassel & Company LTD, Londra, 1964, p. 51.</ref> *La Repubblica di Weimar, con i suoi simboli ed incoraggiamenti progressisti, era vista come un'imposizione del nemico. Essa non poteva ottenere la lealtà e catturare l'immaginazione del popolo tedesco. Per un momento {{NDR|il popolo tedesco, N.di R.}} cercò di si aggrapparsi come per disperazione al vecchio Maresciallo Hindenburg. Dopo di che potenti forze andarono alla deriva, si aprì un vuoto e dopo breve tempo in questo vuoto avanzò a grandi passi un maniaco dalla genialità feroce, il deposito e l'espressione del più virulento odio che abbia mai corroso il petto umano — il [[Adolf Hitler|caporale Hitler]]<ref>Ed. Cassel & Co, Volume I ''The gathering storm'', 1° capitolo ''The Folies of the Victors, 1919 &ndash; 1929''.</ref> *Mai nell'ambito dei conflitti umani, così tanto fu dovuto da tanti a tanto pochi. {{NDR|a proposito della battaglia d'Inghilterra dell'estate 1940}} (da un discorso alla Camera dei Comuni)<ref>Winston Churchill, ''The Second World War'', Volume 4 ''The Commonwelth alone'', 1° capitolo ''The battle of Britain'', ed. Cassel & Co.</ref> *Nessuno può garantire il successo in [[guerra]], può solo meritarlo. *Non esisterà mai una [[guerra]] né piacevole, né veloce.<ref>''The Second World War'', Houghton Mifflin, London, 1951.</ref> *Quando penso ancora a tutte queste [[preoccupazione|preoccupazioni]], ricordo la storia di un uomo che, sul suo letto di morte, disse che tutta la sua vita era stata piena di preoccupazioni, la maggior parte delle quali per cose che mai accaddero. :''When I look back on all these worries I remember the story of the old man who said on his deathbed that he had had a lot of trouble in his life, most of which had never happened.''<ref>{{en}} Da ''The Second World War'', A&C Black, 2013, capitolo ''Desert Victory, December 1940-January 1941'',[https://books.google.it/books?hl=it&id=j9RBAgAAQBAJ&pg=PA380 p. 380]. ISBN 1472520890</ref> *Quando si deve uccidere un [[uomo]] essere gentili non costa nulla. :''When you have to kill a man it costs nothing to be polite''.<ref>Volume III: ''The Grand Alliance'', 1950, cap. 32, "Pearl Harbor".</ref> *Questo genio diabolico {{NDR|Hitler}} emerso dagli abissi della miseria, infiammato dalla sconfitta, divorato da odio e spirito di vendetta ed ossessionato dal suo disegno di fare di quella tedesca la razza dominante dell'Europa e forse del mondo intero.<ref>Ed. Cassel & Co, Vol I ''The gathering Storm'', Cap. 14° ''Mr. Eden at Foreign Office. His resignation''.</ref> *Se [[Adolf Hitler|Hitler]] invadesse l'inferno io farei quanto meno un rapporto favorevole al diavolo alla Camera dei Comuni.<ref>Frase detta al proprio segretario privato, John Colville, poco prima del discorso alla BBC delle ore 21 del 21 giugno 1941. Ed. Cassel & Company LTD, Volume V, ''Germany Drives East'', 20° capitolo ''The Soviet Nemesis'', p. 337.</ref> *Si può quasi dire: prima di Alamein non avevamo mai vinto, dopo Alamein non perdemmo più.<ref>Ed. Cassel & Co, Volume 8 ''Victory in Africa'', 10° capitolo ''The battle of Alamein''.</ref> ==[[Incipit]] de ''Gli anni della mia giovinezza''== A quando risalgono i nostri primi ricordi? Quando comincia una mente infantile a essere rischiarata dagli incerti lumi della coscienza? I miei primi ricordi sono irlandesi.<br /> {{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}} ==Citazioni su Winston Churchill== *Avendo al suo attivo mezzo secolo di crimini al servizio dell'Impero britannico, Churchill è senza dubbio il solo politico di questo secolo paragonabile ad [[Adolf Hitler|Hitler]]. ([[Ludo Martens]]) *Churchill preferiva fare la storia piuttosto che scriverla. (Maurice Ashley, ''Churchill as historian''<ref>Citato da John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 116</ref>) *Durante la II Guerra Mondiale, qualcuno annunciò a Winston Churchill che il gerarca nazista [[Rudolf Heß|Rudolf Hess]] si era gettato col paracadute in Scozia ed era stato catturato. «Le spiace se ne parliamo più tardi?» chiese Churchill. «Adesso stiamo assistendo a un film dei [[fratelli Marx]]». ([[Earl Wilson]]) *Il fascino di Churchill consiste nella sua tolleranza e nel suo rispetto per le opinioni altrui. Si direbbe che non nutra né rancore né collera per coloro che non la pensano come lui. ([[Charlie Chaplin]]) *Il nostro Führer è superiore al vostro Churchill che è soltanto un lacchè del giudaismo internazionale. ([[Bruce Marshall]]) *L'episodio «nuovo» che preferisco riguarda Winston Churchill, uomo preparatissimo anche in fatto di storia. Nel 1944 convocò il comandante supremo, generale Dwight Eisenhower, e i suoi ufficiali, per decidere la data dello storico sbarco. Dopo il pranzo nella residenza di campagna del primo ministro, ai Chequers nel Buckinghamshire, Churchill stava sorseggiando un brandy. Chinandosi in avanti, chiese: «Signori, quando si comincia?». ([[Cornelius Ryan]]) *La camera da letto di Churchill era in parte una biblioteca con un numero enorme di libri accatastati contro il muro, dappertutto. [...] C'erano anche molti volumi su [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]. «Sì» ammise «sono un suo grande ammiratore.» ([[Charlie Chaplin]]) *Quando Churchill morì lo scorso gennaio, la spontanea dimostrazione di affetto e ammirazione che giunse da ogni parte del mondo fu un tributo a un uomo grande e nobile. Ma fu anche qualcosa di più: fu un fulgido omaggio alle doti di comando. Il mondo ha sempre attribuito grande valore all'arte del comando e nella persona di Sir Winston Churchill tutti riscontravano un superbo complesso di quelle caratteristiche che elevano e ispirano l'animo umano. ([[Dwight David Eisenhower]]) *Se fosse stato un uomo di umore costante ed equilibrato non avrebbe mai potuto ispirare la nazione. Nel 1940, quando tutti i pronostici erano contro l'Inghilterra, un leader di giudizio ponderato avrebbe molto probabilmente concluso che eravamo finiti. ([[Anthony Storr]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Winston Churchill, ''The Second World War'', Houghton Mifflin, London, 1951. *Winston Churchill, ''The second world war'' (12 Volumi), Cassel & Company LTD, Londra, 1964. *Andrew Roberts, ''Churchill. La biografia'', traduzione di Luisa Agnese Dalla Fontana, UTET, Torino, 2020. *Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', Casa Editrice Corbaccio, Milano, 1997, ISBN 88-7972-286-7 *Noam Chomsky, ''Pirati e imperatori. Reagan, Bush I, Bush II: la guerra infinita al terrorismo'' (2002), traduzione di Pino Modola, Marco Tropea Editore, 2004. ISBN 9788843804276 *Henry Kissinger, ''Gli anni della Casa Bianca'', Edizioni Euroclub Italia, Bergamo, 1980 *John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', (trad. Massimo Bocchiola), Ed. Corbaccio, Milano, 2004, ISBN 88-7972-597-1 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Churchill, Winston}} [[Categoria:Giornalisti britannici]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici britannici]] [[Categoria:Storici britannici]] iudhsyfymmiev8qxwkyo7vxzmztu06h 1223397 1223390 2022-08-19T21:10:32Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Winston Churchill */ +1 wikitext text/x-wiki {{W|motivo=Mancano i testi originali delle citazioni nella sezione La seconda guerra mondiale, una citazione è senza fonte, altre sono tratte da discorsi.}} [[Immagine:Churchill portrait NYP 45063.jpg|thumb|right|Winston Churchill]] {{Premio|Nobel|la letteratura '''(1953)'''}} Sir '''Winston Leonard Spencer Churchill''' (1874 – 1965), politico, storico e giornalista britannico. ==Citazioni di Winston Churchill== *A meno che non ci muoviamo, sbarchiamo, combattiamo Hitler e battiamo le sue forze sulla terra, non vinceremo mai questa guerra.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 258. ISBN 9788858041406</ref> *A volte l'[[uomo]] inciampa nella [[Verità|verità]], ma nella maggior parte dei casi si rialzerà e continuerà per la sua strada. :''Occasionally he stumbled over the truth, but hastily picked himself up and hurried on as if nothing had happened''.<ref>Su [[Stanley Baldwin]], citato in ''Churchill by Himself'', 2008, Ed. Langworth, PublicAffairs, p. 322. ISBN 1586486381. Citato anche da Kay Halle in ''[http://books.google.com/books?id=b0MTAQAAIAAJ&q=%22Occasionally+he+stumbled+over+the+truth+but+hastily+picked+himself+up+and+hurried+on+as+if+nothing+had+happened%22&pg=PA133#v=onepage Irrepressible Churchill: A Treasury of Winston Churchill's Wit]'', 1966.</ref> *Alcuni vedono l'[[impresa]] privata come una tigre feroce, da abbattere subito. Altri la vedono come una mucca da cui mungere. Non abbastanza persone la vedono come un robusto cavallo che traina un solido carro. :''Some people regard private enterprise as a predatory tiger to be shot. Others see it as a cow they can milk. Not enough people see it as a healthy horse, pulling a sturdy wagon.''<ref>{{en}} Citato in ''United States of America Congressional Record: Proceedings and Debates of the 105th Congress Second Session'', Government Printing Office, Vol. 144, Parte 4, [https://books.google.co.uk/books?id=nEI6WcjH8ykC&pg=PA5738 p. 5738].</ref> *Colui che non riesce a [[Pianificazione|pianificare]] sta progettando di fallire.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro del business'', traduzione di Martina Dominici e Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 210. ISBN 9788858016589</ref> *Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico una [[cortina di ferro]] è discesa attraverso il continente.<ref>Da un discorso tenuto all'università di Fulton, Missouri, il 5 marzo 1946, riferendosi all'instaurarsi del blocco sovietico e all'inizio della [[guerra fredda]].</ref> *Diciamolo: le [[parola|parole]] brevi sono le migliori. E le parole vecchie, quando brevi, sono le migliori in assoluto.<ref name=linkiesta/> *È impossibile ottenere una condanna per sodomia da una giuria inglese. Metà dei giudici non crede che possa essere fisicamente compiuta, e l'altra metà la sta facendo.<ref>Citato in Julian L'Estrangel, ''The Big Book of Sex Quotes'', Cassel, Londra.</ref> *È per questo che siamo entrati in guerra contro la Germania, perché la Polonia fosse libera e sovrana.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 302. ISBN 9788858041406</ref> *Essere [[accondiscendenza|accondiscendenti]] per debolezza e per paura è... fatale. Esserlo da una posizione di forza è magnanimo.<ref>Da una lettera indirizzata a [[Dwight D. Eisenhower]] nel dicembre 1950. Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 80.</ref> *È stato detto che la [[democrazia]] è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora.<ref>Dal ''discorso alla Camera dei Comuni'' del novembre 1947.</ref> *{{NDR|Su [[Guglielmo II di Germania]]}} Gli bastava muoversi impettito e mettersi in posa facendo tintinnare la sciabola nel fodero. Desiderava solo sentirsi come Napoleone senza combattere battaglie. [...] Ma sotto tutte quelle pose e orpelli vi era un uomo molto comune, vanesio ma nel complesso benevolo, che coltivava la speranza di passare per un secondo Federico il Grande.<ref>Citato in Henry Kissinger, ''L'arte della diplomazia''.</ref> *Gli [[Italia|italiani]] perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre.<ref>Citato in Mario Sechi, ''[http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/08/11/rio-2016-quanto-ci-piace-la-guerra-finta___1-v-145856-rubriche_c292.htm Ma quanto ci piace la guerra finta]'', ''IlFoglio.it'', 11 agosto 2016.</ref><ref name=linkiesta/> *Gli U-boot in mare devono essere cacciati, gli U-boot in cantiere o in porto devono essere bombardati.<ref>1941. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 216. ISBN 9788858041406</ref> *Hitler sta attaccando con tutte le forze al suo comando. È una scommessa disperata e la posta in gioco non è niente di meno che la dominazione sull'intera razza umana.<ref>1940. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 13. ISBN 9788858041406</ref> *I [[dittatura|dittatori]] cavalcano avanti e indietro su [[tigre|tigri]] dalle quali non osano scendere. E le tigri diventano sempre più affamate.<ref>Da ''While England Slept''.</ref> *I panni dei servizi segreti si possono, anzi si devono lavare più spesso degli altri; ma, a differenza degli altri, non si possono mettere ad asciugare alla finestra.<ref>Riportata da [[Indro Montanelli]] su ''Il Giornale'' del 28 novembre 1975.</ref> *I problemi della vittoria sono più piacevoli di quelli della disfatta, ma non sono meno ardui.<ref>Dal ''discorso alla Camera dei Comuni'' dell'11 novembre 1942.</ref> *I [[socialismo|socialisti]] sono come [[Cristoforo Colombo]]: partono senza sapere dove vanno. Quando arrivano non sanno dove sono. Tutto questo con i soldi degli altri.<ref name="multi">Citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano'', Arnoldo Mondadori Editore, 1997.</ref> *I [[risparmio|risparmi]] sono una cosa molto buona soprattutto se i tuoi genitori li hanno fatti per te.<ref name="multi" /> *{{NDR|Dopo la fucilazione di [[Gian Galeazzo Ciano]]}} I veri furfanti sono di un'altra stoffa.<ref name=Pav>Citato in Paolo Pavolini, 1943, la caduta del fascismo – 1, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1973.</ref> *Il fattore centrale della politica sovietica era la paura [...] Mosca temeva la nostra amicizia più della nostra inimicizia [...] La forza crescente dell'Occidente avrebbe rovesciato questo stato di cose, inducendoli a temere la nostra inimicizia più della nostra amicizia, e quindi a cercare la nostra amicizia.<ref>1950; citato in [[John Lukacs]], ''Democrazia e populismo'', traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Longanesi, 2006, p. 186.</ref> *Il vizio insito nel capitalismo è la ineguale distribuzione della ricchezza. La virtù insita nel socialismo è la uguale distribuzione della miseria.<ref>Citato in ''Focus'', n. 104 p. 188.</ref><ref name=linkiesta/> *In tutta la guerra, l'unica cosa che mi abbia realmente terrorizzato è stato il pericolo degli U-boot.<ref>Dalle sue memorie, 1949. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 112. ISBN 9788858041406</ref> *{{NDR|[[Ultime parole famose]]}} Io sono finito. :''I'm finished''.<ref>Frase pronunciata nel 1915 a Lord Ridell, editore di ''News of the world'', dopo essere stato rimosso dalla carica di Primo Lord dell'Ammiragliato, a seguito del fallimento della spedizione nei Dardanelli, durante la [[prima guerra mondiale]]. {{en}} Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 310. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Io non ammetto che sia stato fatto nulla di male ai pellerossa d'America, e neppure ai neri d'Australia, quando una [[Razzismo|razza]] più forte, una razza di qualità migliore è arrivata e ne ha preso il posto.<ref name="razza">Citato in [[Eduardo Galeano]], ''[https://books.google.it/books?id=oCaLz_DWXggC&pg=PA24&lpg=PA24&dq=churchill+%22pellerossa%22+australia I figli dei giorni]'', 2012, Sperling & kupfer, ISBN 8873396607.</ref> *Io sono sempre pronto ad imparare, sebbene non sempre gradisca che altri mi insegnino. :''Personally, I am always ready to learn, although I do not always like being taught''.<ref>Dibattito alla House of Commons, 4 novembre 1952.</ref> *L'epoca della procrastinazione, delle mezze misure, del mitigare, degli espedienti inutili, del differire sta giungendo alla fine. Ora stiamo entrando nell'epoca dove ogni azione causa conseguenze.<ref>Dal discorso alla House of commons del 12 novembre 1936; citato anche in [[Al Gore]], ''Una scomoda verità''.</ref> *L'oratore incarna le passioni della moltitudine. Per poter ispirare qualsiasi emozione, deve esserne lui stesso attraversato. Per suscitare indignazione, il suo cuore deve essere colmo di rabbia. Per muovere alle lacrime deve far fluire le proprie. Per convincere, deve credere. Le sue opinioni possono mutare man mano che le loro impressioni sbiadiscono, ma ogni oratore intende ciò che dice nell'istante in cui lo dice. Spesso potrà essere incoerente. Ma non sarà mai consapevolmente falso.<ref>Dal saggio ''Le strutture della retorica''.</ref><ref name=aldograsso>Citato in Aldo Grasso, ''[http://www.corriere.it/cultura/leparole/commenti/churchill_9f7cbfb6-b39f-11e1-a52e-4174479f1ca9.shtml The sinews of peace]'', ''Corriere.it'', 11 giugno 2012.</ref><ref name=linkiesta>Citato in ''[http://www.linkiesta.it/it/article/2014/11/30/churchill-prontuario-di-citazioni-per-far-bella-figura/23650/ Churchill, prontuario di citazioni per far bella figura]'', ''Linkiesta'', 30 novembre 2014.</ref> *L'ottava armata avanza su [[Tripoli]], valanga di ferro, di fuoco e di speranza.<ref>Da Radio Londra.</ref><ref name=Pav /> *L'[[Ottimismo e pessimismo|ottimista]] vede [[opportunità]] in ogni [[pericolo]], il [[ottimismo e pessimismo|pessimista]] vede pericolo in ogni opportunità.<ref>Citato in Mario Grasso, ''Punti di vista: raccolta di pensieri profondi, gemme di saggezza, paradossi fulminanti e affermazioni apodittiche che possono aiutarci a riflettere sulla vita'', FrancoAngeli, Milano, 2001, [http://books.google.it/books?id=08Td-bVxbTwC&pg=PA15 p. 15].</ref> *La [[democrazia]] è più vendicativa dei Gabinetti. Le guerre tra i popoli saranno più orribili di quelle tra i re.<ref>Da un discorso del 1901 al Parlamento inglese). Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 13.</ref> *La [[guerra]] è un gioco che si gioca con un sorriso. Se non riuscite a sorridere mostrate i denti. Se non ci riuscite tenetevi in disparte finché non ce la fate.<ref name=biografia /> *La massima del popolo inglese è: ''Business as usual'' {{NDR|Affari come sempre}}<ref>Dal ''discorso alla Guildhall'' del 9 novembre 1914.</ref> *La [[responsabilità]] è il prezzo della grandezza. :''The price of greatness is responsibility''.<ref>Da un [https://www.winstonchurchill.org/resources/speeches/1941-1945-war-leader/the-price-of-greatness-is-responsibility discorso] all'università di Harvard, 6 settembre 1943.</ref> *La [[Russia]] è stata ibernata in un inverno indefinito di subumana dottrina e di sovrumana tirannide.<ref>Da ''Dopoguerra'', a proposito dell'affermarsi della [[rivoluzione d'ottobre|rivoluzione bolscevica]]. Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 120.</ref> *{{NDR|Al presidente americano [[Franklin Delano Roosevelt]]}} La sostituzione di [[Pietro Badoglio|Badoglio]] con questo gruppo di vecchi e famelici politicanti è, credo, un grande disastro; dal momento in cui, sfidando il nemico, Badoglio ci ha consegnata sana e salva la flotta, egli è stato per noi un utile strumento. Era inteso, credo, che egli sarebbe dovuto rimanere al suo posto...<ref>Citato in ''Corriere della sera'', 9 febbraio 2010.</ref> *La [[storia]] sarà gentile con me, poiché intendo scriverla.<ref>La traduzione è in parte errata, in quanto nell'originale è: {{en}} ''For my part, I consider that it will be found much better by all Parties to leave the past to history, especially as I propose to write that history myself'', dal discorso alla House of Commons del 23 gennaio 1948, citata in Fred R. Shapiro, ''The Yale Book of Quotations'', Yale University Press, 2006 p. 154. ISBN 0300107986</ref> *Lo statista che si lascia prendere dalla guerra non è più un abile politico ma preda di inevitabili ed incontrollabili eventi. :''The statesman who yields to war fever must realise that once the signal is given, he is no longer the master of policy but the slave of unforeseeable and uncontrollable events''.<ref name=forward>Da ''My Early Life: A Roving Commission'', 1930, cap. 18 "With Buller To The Cape", p. 246. Citato in Leonard Fein, ''[http://www.forward.com/articles/7759/ This Time It's Our War]'', "The Forward", 25 luglio 2003.</ref> *Mai credere in una guerra corta e felice o che chiunque si imbarchi in uno strano viaggio possa prevedere le insidie e gli uragani che incontrerà. :''Never, never, never believe any war will be smooth and easy, or that anyone who embarks on the strange voyage can measure the tides and hurricanes he will encounter''.<ref name=forward/> *Meglio fare le [[notizia|notizie]] che riceverle; meglio essere un attore che un critico.<ref>Da ''The Story of the Malakand Field Force'', 1898.</ref> *Nessuna ora della vita è sprecata, se viene passata in sella.<ref name=linkiesta/> *Noi dobbiamo costruire una specie di Stati Uniti d'Europa.<ref>Discorso a Zurigo, 19 settembre 1946.</ref><ref name=sordi>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Non c'è, per nessuna comunità, investimento migliore del mettere [[latte]] dentro i bambini.<ref>Dal discorso alla radio del 21 marzo 1943. Citato in ''[http://www.lastampa.it/2013/07/02/societa/mamme/bambini/0-1-anno/chi-allattato-al-seno-fa-pi-carriera-SzmVjTXg0HHYTuNUfYQ3ZM/pagina.html Chi è allattato al seno fa più carriera]'', ''LaStampa.it'', 2 luglio 2013.</ref><ref name=linkiesta/> *Non è la fine. Non è neanche il principio della fine. Ma è, forse, la fine del principio.<ref>Dal ''discorso alla Mansion House'' del 10 novembre 1942, a proposito della vittoria alleata in [[Egitto]].</ref> *Non ho altro da offrire che sangue, fatica, lacrime e sudore.<ref>Dal ''discorso alla Camera dei Comuni'' del 13 maggio 1940, replicato alla BBC circa un mese dopo. Winston Churchill, ''op. cit.'', Volume 3° ''The Fall of France'', 1° capitolo ''The National Coalition'', p. 22.</ref> *Non riesco a capire tutte queste remore sull'uso del gas. Io sono estremamente a favore dell'uso del gas velenoso contro le tribù incivili. Ciò avrebbe un bell'effetto morale e diffonderebbe un terrore durevole.<ref name="razza"/> *Non siamo un popolo giovane con un passato innocente e una piccola eredità. Ci siamo accaparrati [...] una quota assolutamente sproporzionata dei beni e dei traffici mondiali. Abbiamo tutti i territori che vogliamo, e la nostra pretesa di essere lasciati in pace a godere di possedimenti vasti e splendidi, acquisiti principalmente con la violenza, mantenuti in gran parte con la forza, in molti casi sembra agli altri più irragionevole che a noi.<ref>Da un discorso al parlamento, prima della [[prima guerra mondiale]]; citato in Chomsky 2004, p. 33.</ref> *{{NDR|Parlando della possibilità di deportare milioni di tedeschi alla fine della [[Seconda guerra mondiale]]}} Non sono allarmato dalla prospettiva della separazione tra le popolazioni così come non sono allarmato dai trasferimenti su larga scala, che nelle moderne condizioni sono molto più agevoli di quanto siano mai stati nel passato.<ref>Citato in Winston Churchill, ''His complete speeches 1897-1963'', New York-Londra, 1974, p. 7069.</ref> *Penso che dovremo prendere in mano i [[Cina|cinesi]] e regolamentarli. Credo che via via che le nazioni civili diventeranno più potenti diventeranno più spietate e verrà il tempo in cui il mondo sopporterà con impazienza l'esistenza di grandi nazioni barbare che possono in qualsiasi momento armarsi e minacciare le nazioni civili. Credo nella definitiva divisione della Cina - intendo dire definitiva. Spero che non dovremo farlo ai nostri giorni. La [[Razzismo|razza]] ariana è destinata a trionfare. :''I think we shall have to take the Chinese in hand and regulate them. I believe that as civilized nations become more powerful they will get more ruthless, and the time will come when the world will impatiently bear the existence of great barbaric nations who may at any time arm themselves and menace civilized nations. I believe in the ultimate partition of China — I mean ultimate. I hope we shall not have to do it in our day. The Aryan stock is bound to triumph.''<ref>Dall'intervista di Gustavus A. Ohlinger, ''[https://winstonchurchill.org/publications/finest-hour/finest-hour-159/wsc-a-midnight-interview-1902/ WSC: A Midnight Interview, 1902]'', ''winstonchurchill.org''.</ref> *Per quanto visto circa i nostri amici sovietici sono convinto che non vi sia nulla che essi ammirino e rispettino tanto come la forza e non vi è nulla verso cui abbiano minor rispetto che la debolezza militare.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, p. 651. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *{{NDR|Riferendosi agli accordi di Monaco di Baviera del 29-30 settembre 1938}} Potevano scegliere fra il [[disonore]] e la [[guerra]]. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra.<ref>Citato in G. Sabbatucci e V. Vidotto, ''Il mondo contemporaneo'', Laterza, 2006, p. 373.</ref> *Prima siamo noi a dare forma agli edifici, poi sono questi a dare forma a noi. :''We shape our buildings, and afterwards our buildings shape us''.<ref>Discorso alla House of Commons, 28 ottobre 1943, sui piani per ricostruire la Camera distrutta da una bomba, in ''Never Give In!: The best of Winston Churchill’s Speeches'', Hyperion, 2003, p. 358. ISBN 1401300561</ref> *Questa è la risposta che darò al presidente [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]]: fidatevi di noi. Dateci la vostra benedizione, e con l'aiuto della Provvidenza alla fine andrà bene. Non intendiamo fallire o tentennare; non intendiamo indebolirci o stancarci. Né l'improvviso urto della battaglia, né le lunghe prove della vigilanza e del comando ci fiaccheranno. Dateci gli strumenti, e noi finiremo il lavoro.<ref>In un intervento alla BBC nel 1941 per richiedere aiuto dagli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale.</ref><ref name=aldograsso/> *Saluto il maresciallo [[Stalin]], il grande campione, e sono fermamente convinto che il nostro trattato di 20 anni con la Russia si dimostrerà uno dei fattori più duraturi e stabili nel preservare la pace, il buon ordine e il progresso dell'Europa. :''I salute Marshal Stalin, the great champion, and I firmly believe that our 20 years' treaty with Russia will prove to be one of the most lasting and durable factors in preserving the peace and the good order and the progress of Europe.''<ref>Citato in Winston S. Churchill, [https://books.google.it/books?id=kWMqAAAAQBAJ ''The Dawn of Liberation, 1945''], Rosetta Books, 2013, ISBN 9780795329494</ref> *Senza tradizione, l’arte è un gregge di pecore senza pastore. Senza innovazione, è un cadavere.<ref name=linkiesta/> *Sfuggiremo all'assurdità di far crescere un pollo intero, solo per mangiarne il petto o l'ala, facendo crescere queste parti separatamente in un ambiente adatto.<ref>Da ''Fifty Years Hence'', ''The Strand Magazine'', dicembre 1931.</ref> *Si pone la questione: che cosa succederà quando anche loro {{NDR|L'Unione Sovietica}} avranno la [[bomba atomica]] e ne avranno accumulate un bel po'? Potete giudicarlo da voi considerando ciò che sta avvenendo oggi. Se sono capaci di tanto in periodi di magra, che cosa faranno in momenti di abbondanza? Se, mese dopo mese, sono capaci di continuare nella loro opera di disturbo e di vessazione nei confronti del mondo, fiduciosi che noi, inibiti dalle nostre convinzioni cristiane ed altruistiche, non useremo questo strano nuovo potere contro di loro, ditemi voi, che cosa faranno nel momento in cui saranno anch'essi in possesso di una grande quantità di bombe atomiche?<ref>Da un discorso dell'ottobre 1948 citato da [[Henry Kissinger]] in ''Gli anni della Casa Bianca'', p. 63.</ref> *Si ritiene che il coraggio sia la prima delle virtù umane. È giusto, perché è la qualità che garantisce tutte le altre.<ref name=linkiesta/> *Si tratta di un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma.<ref>Da un discorso radiotrasmesso il 1 ottobre 1939, a proposito delle intenzioni dell'Unione Sovietica, dopo la spartizione militare della Polonia insieme alla Germania hitleriana; il 17 settembre 1939, mentre le armate tedesche completavano la conquista della parte maggiore della Polonia, l'esercito sovietico entrava a sua volta da Nord ed occupava la parte nord-orientale della Polonia, congiungendosi a Brest-Litovsk con le armate tedesche, in ottemperanza agli accordi Molotov-Ribbentrop, che prevedevano la spartizione del paese fra Germania ed Unione Sovietica. Citato in Winston Churchill, ''op. cit.'', Volume I ''The Twilight War'', 3° capitolo ''The Ruin of Poland'', p. 42.</ref> *Solo [[Lenin]] poteva condurre la Russia nella palude stregata; solo lui poteva trovare la via del ritorno.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 233. ISBN 9788858019429</ref> *Sono fortemente a favore dell'uso di gas velenosi contro tribù non civilizzate. :''I am strongly in favour of using poisoned gas against uncivilised tribes''.<ref>Discorso come Presidente dell'Air Council, War Office Departmental Minute, 12 maggio 1919; Churchill Papers 16/16, Churchill Archives Centre, Cambridge.</ref> *Stiamo aspettando l'invasione da tanto tempo promessa. Aspettano anche i pesci.<ref>Da una trasmissione radiofonica al popolo francese, 21 ottobre 1940.</ref><ref name=sordi/> *Un'indifferenza alla logica, laddove possa condurre facilmente a gravi affanni, è una delle più spiccate peculiarità [[Inghilterra|inglesi]].<ref>Da ''Marlborough'', vol. I. Citato in John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 113.</ref> *Una pecora in abito da pecora. {{NDR|Riferendosi a [[Ramsay MacDonald]]}}<ref>Citato in Nigel Rees, ''Sayings of the Century'', p. 106, citando William Safire, ''Safire's Political Dictionary'', 1980. Citazione spesso erroneamente ritenuta riferita a [[Clement Attlee]].</ref> *Uomini e re devono essere giudicati nei momenti della vita in cui sono messi alla prova. Il coraggio è giustamente considerato la più importante delle qualità umane perché […] è la qualità che garantisce le altre.<ref>Da ''Great Contemporaries''.</ref><ref name=biografia>Citato in Andrew Roberts, ''Churchill. La biografia''.</ref> ===Su Mussolini ed il fascismo=== *L'Italia [...] è retta da un governo che, sotto la sicura guida del signor Mussolini, non arretra di fronte alle logiche conseguenze della realtà economica e ha il coraggio di imporsi i correttivi finanziari indispensabili per stabilizzare la ripresa del paese.<ref>Dal comunicato emesso dopo l'accordo conclusivo di Londra del 28 gennaio 1926, con il quale la Gran Bretagna riduceva in modo massiccio i debiti che l'Italia aveva contratto con lei nel corso della prima guerra mondiale. Allora Churchill era Cancelliere dello Scacchiere, carica equivalente al nostro Ministro delle finanze. Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', p. 125.</ref> *{{NDR|A [[Benito Mussolini|Mussolini]]}} Se fossi stato un italiano, sono sicuro che avrei dato la mia entusiastica adesione alla Vostra vittoriosa lotta contro gli appetiti e le passione bestiali del [[leninismo]]... L'Italia ci ha offerto l'antidoto necessario al [[veleno]] russo. D'ora in poi nessuna grande nazione sarà priva dei mezzi decisivi per proteggersi contro la crescita del cancro bolscevico. (1927: citato in George Orwell, ''Chi sono i criminali di guerra?'', in ''Tra sdegno e passione'', p. 369) *Se io fossi italiano sarei stato con voi {{NDR|[[Benito Mussolini|Mussolini]]}} fin dal principio [...] il vostro movimento ha reso un servigio al mondo intero. (nel 1927, ai giornalisti nel corso di una sua visita a [[Roma]]<ref>Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', p. 108</ref>) *Il signor Mussolini è il più grande legislatore fra i viventi. (1933<ref>Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', p. 108, con ampio dettaglio di riferimenti documentali.</ref>) *Gettare un esercito di un quarto di milione di uomini, comprendente il fior fiore della popolazione maschile italiana, su uno sterile lido distante duemila miglia dalla patria, contro l'opinione del mondo intero e senza controllo dei mari e quindi, in questa situazione, imbarcarsi in quella che può essere una serie di campagne contro un popolo ed in regioni che nessun conquistatore in quattromila anni ha ritenuto che valesse la pena di sottomettere, è un rendersi ostaggio del destino, che non ha un parallelo in tutta la storia. (da un discorso tenuto al ''City Carlton Club'' di Londra nel settembre del 1935 a proposito dei preparativi di [[Benito Mussolini]] per [[Guerra d'Etiopia|invadere l'Abissinia]]<ref>Da ''The second world war'', Volume I ''The gathering storm'', 10° capitolo ''Sanctions aginst Italy, 1935'', Cassel & Company LTD, Londra, 1964.</ref>) *Che {{NDR|[[Benito Mussolini]]}} sia un grand'uomo io non lo nego... ma è anche un criminale.<ref>Citato in Guido Gerosa, ''Churchill'', Mondadori, 1972, p. 98.</ref> *Ma non si poteva tornare più indietro. I "cento giorni" controvoglia di Mussolini erano cominciati. Verso la fine di settembre egli stabilì il suo quartier generale sulle sponde del lago di Garda. Questa pietosa ombra di governo era nota come "Repubblica di Salò". Quivi ebbe luogo la squallida tragedia. Colui che era stato il dittatore e il legislatore dell'Italia per più di vent'anni dimorò qui con la sua amante, nelle mani dei suoi padroni tedeschi, in balia della loro volontà e tagliato fuori dal mondo a opera di guardiani e medici tedeschi accuratamente scelti.<ref>Wiston Churchill, ''La seconda guerra mondiale'', volume nono ''La campagna d'Italia'', cap.XI, pag.202-203, Arnoldo Mondadori Editore, I edizione Gli Oscar, ottobre 1970</ref> ===Attribuite=== *C'è qualcosa nell'esteriorità di un cavallo che si attaglia all'interiorità di un [[uomo]]. :''There is nothing better for the inside of a man than the outside of a horse''. ::{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}}Secondo ''The quote verifier: who said what, where, and when'', Keyes, Macmillan, 2006, p. 91 ISBN 0312340044, ha citato questa frase riferita a Churchill, ma risale al diciannovesimo secolo, ed è stata di volta in volta attribuita tra gli altri ad [[Henry Ward Beecher]], [[Oliver Wendell Holmes]], [[Theodore Roosevelt]], [[Thomas Jefferson]], [[Will Rogers]] e Lord Palmerston. Risulta un uso documentato in George William Erskine Russell, ''Social Silhouettes'', 1906, p. 218, in cui la frase è attribuita a Lord Palmerston. *Il [[cane e gatto|cane]] ti guarda dal basso in alto, il [[cane e gatto|gatto]] dall'alto in basso, ma il [[maiale]] da pari a pari.<ref name="mass">Citato in [[Jeffrey Moussaieff Masson]], ''Il maiale che cantava alla luna: la vita emotiva degli animali da fattoria'', traduzione di Giuditta Ghio, il Saggiatore, Milano, 2009, p. 27. ISBN 978-885650133-9</ref> :Masson lo definisce «un vecchio adagio inglese [...] che è stato attribuito a vari personaggi, compreso Winston Churchill, ma che nessuno sa per certo da chi sia stato coniato».<ref name=mass/> *Il [[golf]] è il modo migliore per rovinarsi una bella passeggiata.<ref>Citato in ''[[Lock & Stock - Pazzi scatenati]]'' (1998).</ref> :''Golf is a good walk spoiled.'' ::{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Questa citazione viene attribuita in genere a [[Mark Twain]], ma nessuna fonte diretta sembra confermare questa attribuzione. L'aforisma è apparso per la prima volta nel 1913 su un giornale statunitense, ma in forma anonima. La citazione è stata attribuita anche a [[George Bernard Shaw]], [[W. C. Fields]] e a Winston Churchill. Non è ancora chiaro chi sia il vero autore della citazione.<ref>{{en}} Citato in Ralph Keyes, ''The Quote Verifier: Who Said What, Where, and When'', Macmillan, 2007, [http://books.google.it/books?id=d6JZryGvfxYC&pg=PA82 p. 82]. ISBN 1429906170</ref> *Il [[successo]] è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere il tuo entusiasmo. :''Success consists of going from failure to failure without loss of enthusiasm.'' ::{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} In Richard M. Langworth (a cura di), ''Churchill by Himself: {{small|The Definitive Collection of Quotations}}'' si sostiene che la citazione non appartenga a Churchill. Sembrerebbe che l'aforisma sia comparso per la prima volta in David Guy Powers, ''How to Say a Few Words'' (1953).<ref>{{en}} [http://quoteinvestigator.com/2014/06/28/success/ Quote Investigator]</ref> *Il [[successo]] non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti. :''Success is not final, failure is not fatal: it is the courage to continue that counts''. ::{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Attribuita a Winston Churchill da Ken Abraham and Daniel Hart in ''The Prodigal Project. Book I: Genesis'', 2003, p. 224, e altrove sebbene non sia indicata alcuna fonte. In realtà la frase nasce da una campagna pubblicitaria per la Budweiser alla fine degli anni '30.<ref>[http://quoteinvestigator.com/2013/09/03/success-final/ http://quoteinvestigator.com/2013/09/03/success-final/]</ref> *La [[democrazia]] funziona quando a decidere siamo in due, e l'altro è malato.<ref>Citato in [[Enzo Biagi]], ''Quante storie'', Rizzoli, Milano, 1989, p. 37. ISBN 88-17-85322-4.</ref> *Mostratemi un giovane conservatore e io vi mostrerò qualcuno senza cuore. Mostratemi un vecchio liberale<ref>In inglese ''liberal'', che in realtà significa "progressista".</ref> e vi mostrerò qualcuno senza cervello. :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} La frase, al contrario di quanti molti riferiscono, non appartiene a Churchill.<ref>{{Cfr}} ''[http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_19/citazioni_bufale_610a343e-146f-11de-9dd5-00144f02aabc.shtml Le dieci regine delle citazioni bufala]'', ''Corriere.it'', 19 marzo 2009.</ref> *Non c'è bisogno di inasprire le pene per [[bigamia]], un bigamo ha due suocere e come punizione mi pare che basti.<ref>Citato in ''[[La banda dei Babbi Natale]]'' (2010).</ref> :{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}} La citazione viene spesso attribuita a Churchill ma fu in realtà [[Charles Russell (barone Russell di Killowen)|Charles Russell]] a rispondere per primo «Due suocere» alla domanda «Qual è la massima pena per la bigamia?». *Per quanto possa esser bella la strategia, occasionalmente si dovrebbe poter guardare ai risultati. :''However beautiful the strategy, you should occasionally look at the results''. ::{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}} Secondo [https://richardlangworth.com/quotatioins Richard M. Langworth], Churchill non ha mai pronunciato questa frase. *Un taxi vuoto si è fermato davanti al n. 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee. :{{NDR|[[citazioni errate|Citazione errata]]}} Questa battuta sui giri di [[Clement Attlee]] dopo la Seconda Guerra Mondiale venne erroneamente attribuita a Churchill, che smentì riferendo a John Colville che «Attlee è un gentiluomo onorevole e prode, e un fedele collega che ha servito bene il suo Paese nel momento del massimo bisogno. Le sarei obbligato se chiarisse, alla prima occasione, che non avrei mai fatto una simile osservazione su di lui, e disapprovo fortemente chiunque lo faccia».<ref>Citato in Nigel Rees, ''Sayings of the Century'', p. 106.</ref> ==''La seconda guerra mondiale''== ===[[Incipit]]=== Dopo la fine della Guerra Mondiale del 1914 ci furono una profonda convinzione ed una quasi universale speranza che la pace avrebbe regnato nel mondo. Questo desiderio del cuore di tutti i popoli avrebbe potuto essere realizzato con risolutezza nel giusto convincimento e con ragionevole buon senso e prudenza. La frase ''la guerra per finire le guerre'' era sulla bocca di tutti, ed erano state prese misure per farla diventare realtà. Il presidente [[Woodrow Wilson|Wilson]], esercitando, come si pensava, l'autorità degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], aveva reso dominante in tutte le menti il concetto di una Lega delle Nazioni. La Delegazione Britannica a Versailles plasmò e formò la sua idea in uno strumento che avrebbe costituito una pietra miliare nella dura marcia dell'umanità. Gli alleati vittoriosi erano a quel tempo onnipotenti, per quel che riguardava i loro nemici esterni. Essi dovevano affrontare gravi difficoltà interne e molte domande alle quali non erano in grado di dare una risposta, ma le Potenze Teutoniche nella gran massa dell'Europa Centrale che avevano creato lo scompiglio erano prostrate di fronte ad essi, e la [[Russia]], già danneggiata dal flagello tedesco, era sconvolta dalla guerra civile e stava cadendo sotto il dominio bolscevico o del Partito Comunista. {{NDR|Winston Churchill, ''The second world war'', Cassel & Company Ltd, 1964 – traduzione propria}} ===Citazioni=== *Anche se ampi territori d'Europa e molti antichi e famosi stati sono caduti o stanno per cadere nelle grinfie della Gestapo e sotto le odiose norme dell'apparato nazista, noi non demorderemo né verremo meno. Noi procederemo fino alla fine. Noi combatteremo in Francia, noi combatteremo sui mari e sugli oceani, noi combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell'aria. Noi difenderemo la nostra Isola, a qualunque costo. Noi combatteremo sulle spiagge, noi combatteremo nei luoghi di sbarco, noi combatteremo sui campi e sulle strade, noi combatteremo sulle colline; noi non ci arrenderemo mai; e anche se, cosa che io al momento non credo {{NDR|si avveri}}, quest'Isola o una gran parte di essa venisse sottomessa ed affamata, allora il nostro Impero d'oltremare, armato e difeso dalla Flotta Britannica, continuerà la battaglia finché, quando Dio vorrà, il Nuovo Mondo, con tutta la sua potenza e la sua forza, verrà a soccorrere ed a liberare il Vecchio.<ref>Dal ''Discorso tenuto il 4 giugno 1940 al Parlamento britannico'', dopo il rimpatrio della BEF dal porto e dalle spiagge di Dunkerque.</ref><ref name=Dunk>Citato in ''The second World War'', 3° volume: ''The Fall of France'', cap. 5°, ''The Deliverance of Dunkirk'', Ed. Cassel, London</ref> *Dobbiamo stare attenti a non attribuire a questo trasferimento gli attributi di una vittoria. Le guerre non si vincono con le evacuazioni.<ref>Dal ''Discorso tenuto il 4 giugno 1940 al Parlamento britannico'' dopo il rimpatrio della BEF dal porto e dalle spiagge di Dunkerque.</ref><ref name=Dunk/> *Era ben noto che nessun popolo fosse più meticoloso dei [[Germania|tedeschi]] nel predisporre e nel pianificare. Ma allo stesso modo nessun popolo poteva risultare maggiormente sconvolto quando i suoi piani abortivano. Essi non sapevano improvvisare.<ref>Ed. Cassel & Co, Volume 2° ''The Twilight War'', 11° capitolo ''Before the storm'', p. 158</ref> *I governi ed i popoli non sempre prendono decisioni razionali. Talvolta essi prendono decisioni pazzesche, oppure alcuni popoli impongono a tutti gli altri di seguirli nella loro follia.<ref>Detto a proposito dell'[[attacco di Pearl Harbor|attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbor]] il 7 dicembre 1941. Vedi ''op. cit'', Ed. Cassel & Co, Volume 6°, ''War Comes to America'', p. 206.</ref> *Il governo del mondo deve essere affidato a nazioni soddisfatte, che per se stesse non vogliano più di quanto già hanno. Se il governo del mondo si trovasse nelle mani di nazioni affamate, saremmo sempre in pericolo. Ma nessuno di noi ha alcun motivo per cercare qualcosa di più. La pace sarà mantenuta da popoli che vivranno a modo loro senza alcuna ambizione. La nostra potenza ci ha posti al di sopra degli altri. Siamo come ricchi che vivono in pace nelle loro case.<ref>Ed. Houghton Mifflin, London, 1951, vol. V, p. 382; citato in Noam Chomsky, ''Pirati e imperatori. Reagan, Bush I, Bush II: la guerra infinita al terrorismo'' (2002), traduzione di Pino Modola, Marco Tropea Editore, 2004, p. 33. ISBN 9788843804276</ref> *Il [[vizio]] inerente al capitalismo è la divisione ineguale dei beni; la [[virtù]] inerente al [[socialismo]] è l'eguale condivisione della miseria. :''The inherent vice of capitalism is the unequal sharing of blessings. The inherent virtue of Socialism is the equal sharing of miseries''.<ref>Discorso alla House of Commons, 22 ottobre 1945, "[http://hansard.millbanksystems.com/commons/1945/oct/22/demobilisation#column_1703 Demobilisation]".</ref> *In guerra risoluzione, nella sconfitta sfida, nella vittoria magnanimità, in pace buona volontà.<ref name=Storm>Citato in ''The second World War'', 1° volume: ''The Gathering Storm'', (1948), ''Moral of the Work'', Ed. Cassel – London.</ref> *In tempi di guerra la [[verità e bugia|verità]] è così preziosa che deve sempre essere protetta da una cortina di [[verità e bugia|bugie]].<ref name=linkiesta/> :''In war time truth is so precious that she should always be attended by a bodyguard of lies.''<ref>{{en}} Da ''The second world war'', Volume X ''Assault from the Air'', capitolo IV, Cassel & Company LTD, Londra, 1964, p. 51.</ref> *La Repubblica di Weimar, con i suoi simboli ed incoraggiamenti progressisti, era vista come un'imposizione del nemico. Essa non poteva ottenere la lealtà e catturare l'immaginazione del popolo tedesco. Per un momento {{NDR|il popolo tedesco, N.di R.}} cercò di si aggrapparsi come per disperazione al vecchio Maresciallo Hindenburg. Dopo di che potenti forze andarono alla deriva, si aprì un vuoto e dopo breve tempo in questo vuoto avanzò a grandi passi un maniaco dalla genialità feroce, il deposito e l'espressione del più virulento odio che abbia mai corroso il petto umano — il [[Adolf Hitler|caporale Hitler]]<ref>Ed. Cassel & Co, Volume I ''The gathering storm'', 1° capitolo ''The Folies of the Victors, 1919 &ndash; 1929''.</ref> *Mai nell'ambito dei conflitti umani, così tanto fu dovuto da tanti a tanto pochi. {{NDR|a proposito della battaglia d'Inghilterra dell'estate 1940}} (da un discorso alla Camera dei Comuni)<ref>Winston Churchill, ''The Second World War'', Volume 4 ''The Commonwelth alone'', 1° capitolo ''The battle of Britain'', ed. Cassel & Co.</ref> *Nessuno può garantire il successo in [[guerra]], può solo meritarlo. *Non esisterà mai una [[guerra]] né piacevole, né veloce.<ref>''The Second World War'', Houghton Mifflin, London, 1951.</ref> *Quando penso ancora a tutte queste [[preoccupazione|preoccupazioni]], ricordo la storia di un uomo che, sul suo letto di morte, disse che tutta la sua vita era stata piena di preoccupazioni, la maggior parte delle quali per cose che mai accaddero. :''When I look back on all these worries I remember the story of the old man who said on his deathbed that he had had a lot of trouble in his life, most of which had never happened.''<ref>{{en}} Da ''The Second World War'', A&C Black, 2013, capitolo ''Desert Victory, December 1940-January 1941'',[https://books.google.it/books?hl=it&id=j9RBAgAAQBAJ&pg=PA380 p. 380]. ISBN 1472520890</ref> *Quando si deve uccidere un [[uomo]] essere gentili non costa nulla. :''When you have to kill a man it costs nothing to be polite''.<ref>Volume III: ''The Grand Alliance'', 1950, cap. 32, "Pearl Harbor".</ref> *Questo genio diabolico {{NDR|Hitler}} emerso dagli abissi della miseria, infiammato dalla sconfitta, divorato da odio e spirito di vendetta ed ossessionato dal suo disegno di fare di quella tedesca la razza dominante dell'Europa e forse del mondo intero.<ref>Ed. Cassel & Co, Vol I ''The gathering Storm'', Cap. 14° ''Mr. Eden at Foreign Office. His resignation''.</ref> *Se [[Adolf Hitler|Hitler]] invadesse l'inferno io farei quanto meno un rapporto favorevole al diavolo alla Camera dei Comuni.<ref>Frase detta al proprio segretario privato, John Colville, poco prima del discorso alla BBC delle ore 21 del 21 giugno 1941. Ed. Cassel & Company LTD, Volume V, ''Germany Drives East'', 20° capitolo ''The Soviet Nemesis'', p. 337.</ref> *Si può quasi dire: prima di Alamein non avevamo mai vinto, dopo Alamein non perdemmo più.<ref>Ed. Cassel & Co, Volume 8 ''Victory in Africa'', 10° capitolo ''The battle of Alamein''.</ref> ==[[Incipit]] de ''Gli anni della mia giovinezza''== A quando risalgono i nostri primi ricordi? Quando comincia una mente infantile a essere rischiarata dagli incerti lumi della coscienza? I miei primi ricordi sono irlandesi.<br /> {{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}} ==Citazioni su Winston Churchill== *Avendo al suo attivo mezzo secolo di crimini al servizio dell'Impero britannico, Churchill è senza dubbio il solo politico di questo secolo paragonabile ad [[Adolf Hitler|Hitler]]. ([[Ludo Martens]]) *Churchill preferiva fare la storia piuttosto che scriverla. (Maurice Ashley, ''Churchill as historian''<ref>Citato da John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', p. 116</ref>) *Durante la II Guerra Mondiale, qualcuno annunciò a Winston Churchill che il gerarca nazista [[Rudolf Heß|Rudolf Hess]] si era gettato col paracadute in Scozia ed era stato catturato. «Le spiace se ne parliamo più tardi?» chiese Churchill. «Adesso stiamo assistendo a un film dei [[fratelli Marx]]». ([[Earl Wilson]]) *Il fascino di Churchill consiste nella sua tolleranza e nel suo rispetto per le opinioni altrui. Si direbbe che non nutra né rancore né collera per coloro che non la pensano come lui. ([[Charlie Chaplin]]) *Il nostro Führer è superiore al vostro Churchill che è soltanto un lacchè del giudaismo internazionale. ([[Bruce Marshall]]) *L'episodio «nuovo» che preferisco riguarda Winston Churchill, uomo preparatissimo anche in fatto di storia. Nel 1944 convocò il comandante supremo, generale Dwight Eisenhower, e i suoi ufficiali, per decidere la data dello storico sbarco. Dopo il pranzo nella residenza di campagna del primo ministro, ai Chequers nel Buckinghamshire, Churchill stava sorseggiando un brandy. Chinandosi in avanti, chiese: «Signori, quando si comincia?». ([[Cornelius Ryan]]) *La camera da letto di Churchill era in parte una biblioteca con un numero enorme di libri accatastati contro il muro, dappertutto. [...] C'erano anche molti volumi su [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]. «Sì» ammise «sono un suo grande ammiratore.» ([[Charlie Chaplin]]) *Quando Churchill morì lo scorso gennaio, la spontanea dimostrazione di affetto e ammirazione che giunse da ogni parte del mondo fu un tributo a un uomo grande e nobile. Ma fu anche qualcosa di più: fu un fulgido omaggio alle doti di comando. Il mondo ha sempre attribuito grande valore all'arte del comando e nella persona di Sir Winston Churchill tutti riscontravano un superbo complesso di quelle caratteristiche che elevano e ispirano l'animo umano. ([[Dwight David Eisenhower]]) *Se fosse stato un uomo di umore costante ed equilibrato non avrebbe mai potuto ispirare la nazione. Nel 1940, quando tutti i pronostici erano contro l'Inghilterra, un leader di giudizio ponderato avrebbe molto probabilmente concluso che eravamo finiti. ([[Anthony Storr]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Winston Churchill, ''The Second World War'', Houghton Mifflin, London, 1951. *Winston Churchill, ''The second world war'' (12 Volumi), Cassel & Company LTD, Londra, 1964. *Andrew Roberts, ''Churchill. La biografia'', traduzione di Luisa Agnese Dalla Fontana, UTET, Torino, 2020. *Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', Casa Editrice Corbaccio, Milano, 1997, ISBN 88-7972-286-7 *Noam Chomsky, ''Pirati e imperatori. Reagan, Bush I, Bush II: la guerra infinita al terrorismo'' (2002), traduzione di Pino Modola, Marco Tropea Editore, 2004. ISBN 9788843804276 *Henry Kissinger, ''Gli anni della Casa Bianca'', Edizioni Euroclub Italia, Bergamo, 1980 *John Lukacs, ''Churchill – Visionario Statista Storico'', (trad. Massimo Bocchiola), Ed. Corbaccio, Milano, 2004, ISBN 88-7972-597-1 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Churchill, Winston}} [[Categoria:Giornalisti britannici]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici britannici]] [[Categoria:Storici britannici]] iokvcyu5qbdu1m2xc5mdi99wikp8r83 Ghostbusters - Acchiappafantasmi 0 278 1223452 1223299 2022-08-20T06:20:14Z Homer 215 Non è wikiNDR, né il copione di un film, l'NDR deve essere un'eccezione non la regola, se servono troppi NDR per far capire una citazione allora significa che non deve nemmeno stare qui wikitext text/x-wiki {{Film |titoloitaliano=Ghostbusters – Acchiappafantasmi |immagine= Ecto-1 at Exxxotica AC 2013.jpg |didascalia= |titolooriginale=Ghostbusters |paese=USA |anno=1984 |genere=commedia, fantascienza, fantasy |regista=[[Ivan Reitman]] |sceneggiatore=[[Dan Aykroyd]], [[Harold Ramis]] |attori= *[[Bill Murray]]: Dott. Peter Venkman *[[Dan Aykroyd]]: Dott. Raymond "Ray" Stantz *[[Sigourney Weaver]]: Dana Barrett *[[Harold Ramis]]: Dott. Egon Spengler *[[Ernie Hudson]]: Winston Zeddmore *[[Rick Moranis]]: Louis Tully *[[Annie Potts]]: Janine Melnitz *[[William Atherton]]: Walter Peck *[[David Margulies]]: Sindaco Lenny *[[Slavitza Jovan]]: Gozer *[[Michael Ensign]]: direttore dell'hotel |doppiatoriitaliani= *[[Oreste Rizzini]]: Dott. Peter Venkman *[[Sergio Di Giulio]]: Dott. Raymond "Ray" Stantz *[[Livia Giampalmo]]: Dana Barrett *[[Mario Cordova]]: Dott. Egon Spengler *[[Oreste Lionello]]: Louis Tully *[[Cristiana Lionello]]: Janine Melnitz *[[Renato Cortesi]]: Walter Peck *[[Massimo Foschi]]: Winston Zeddemore *[[Gianni Bonagura]]: Sindaco Lenny *[[Rodolfo Traversa]]: direttore dell'hotel |note= * Fotografia: [[László Kovács]] * Musiche: [[Elmer Bernstein]] }} '''''Ghostbusters – Acchiappafantasmi''''', film statunitense del 1984 con [[Dan Aykroyd]] e [[Bill Murray]], regia di [[Ivan Reitman]]. ==Frasi== {{cronologico}} *''Se c'è qualcosa di strano | nel tuo quartiere | chi chiamerai? | I Ghostbusters!'' ('''Estratto del tema musicale''') :''If there's something strange | in you neighborhood | who you gonna call? | Ghostbusters!'' *Peter, alle 13.41 nella sede della Biblioteca pubblica di New York, nella 5th Avenue a dieci persone è apparso in fluttuazione libera un torso di consistenza vaporosa, faceva volare i libri soffiandoci a distanza terrorizzando una povera bibliotecaria! ('''Ray''') *Le valenze di energia psicocinetica sono oltre i valori massimi! L'ago è impazzito! Questa volta ci siamo vicini! Lo sento! ('''Ray''') *"Pigliala!" Era lì tutto il tuo piano? "Pigliala!" Molto scientifico! ('''Peter''') *Non definirei l'esperienza del tutto vana. Secondo questi nuovi dati, forse abbiamo l'eccellente occasione di catturare un fantasma e di conservarlo indefinitamente. ('''Egon''') *Non hai provato a starne fuori tu non sai che vuol dire: io ho lavorato nel settore privato, pretendono risultati! ('''Ray''') *Per una qualsiasi ragione, Ray... chiamala "fato", chiamala "fortuna"... chiamala "karma"... ho la convinzione che tutto accade per un motivo e io penso che eravamo destinati ad essere cacciati da questa fogna. ('''Peter''') *Ma era la casa dei miei genitori... È dove sono nato... ('''Ray''') {{NDR|commento dopo aver firmato il contratto di acquisto della sede degli Acchiappafantasmi mettendo un'ipoteca sulla casa dei suoi}} *Stavo facendo [[ginnastica]]. Registro mezz'ora di ginnastica in tv poi metto l'ascolto veloce così dura dieci minuti e faccio il corso accelerato. ('''Louis Tully''') *Sì, abbiamo un problema in comune: lei. ('''Dana''') *Disgustoso bioccolo. ('''Ray''') *Mi sento di un fetido... ('''Peter''') {{NDR|dopo che Slimer lo ha trapassato}} *Venimmo, vedemmo e lo inculammo!<ref>Il riferimento è alla celebre citazione di [[Gaio Giulio Cesare]], "Veni, vidi, vici".</ref> ('''Peter''') {{NDR|al direttore dell'albergo}} *Signore, ciò che avevate è ciò che da noi viene definito "fantasma iterativo non terminale" o "vapore a erranza di quinta classe". È uno di quelli cattivi! ('''Ray''') *Ventiquattr'ore al giorno, festivi non esclusi; il [[lavoro]] non ci spaventa, il conto non vi spaventa! ('''Peter''') *Come si dice in tv, sono certo che c'è un grosso interrogativo che si pongono tutti. Lei è l'uomo che può darci la risposta. Come sta [[Elvis Presley]]? L'ha visto ultimamente? ('''Presentatore tv''') *Deduco tutto il party come spesa di rappresentanza perciò ho invitato clienti invece di amici. ('''Louis Tully''') *Vacci piano! Ne ho fatto una [[regole dai film|regola]] di non possedere mai le possedute. Veramente è più un indirizzo che una regola! ('''Peter''') *L'architetto era un superuomo, un genio, o un autentico pazzo! ('''Ray''') *Non è la mia ragazza. La trovo interessante perché è una cliente, e perché dorme sopra le coperte; a un metro e venti sopra le coperte. E abbaia, sbava, artiglia... ('''Peter''') {{NDR|parlando di Dana}} *Lenny, ufficialmente la Chiesa non prenderà alcuna posizione sulle implicazioni religiose di questi fenomeni. Personalmente, Lenny, io penso che sia un segno del Signore. Ma qui lo dico, e qui lo nego. ('''Arcivescovo''') *Il Dottor Ray Stantz, che è il [[cuore]] di noi Acchiappafantasmi. ('''Peter''') *Ok. E allora? È un cane! ('''Peter''') *Ci vediamo dall'altra parte! ('''Peter''') *Mi sento come il tappetino di un [[taxi]]. ('''Egon''') *Io ti amo, New York! ('''Winston''') ==Dialoghi== {{cronologico}} *'''Peter''' : Voglio che tu ti concentri. Voglio che tu mi dica che cosa pensi che sia.<br>'''Cavia''': Un quadrato! {{NDR|è una stella}}<br>'''Peter''': Ben arguito, ma errato! *'''Ray''': Tu dimentichi, Peter, che ho assistito in immersione ad un'inspiegabile migrazione di massa di spugne!<br>'''Peter''': Ray, le spugne migrarono di circa quaranta centimetri... *'''Egon''': C'è decisamente qualcosa. <br> '''Peter''': Egon, mi fai tornare a mente la volta che cercasti di trapanarti il cranio, te lo ricordi? <br>'''Egon''': Poteva funzionare, se non mi fermavate. *'''Peter''': Lei o qualche membro della sua famiglia ha mai avuto diagnosi di schizofrenia, o di infermità mentale?<br>'''Alice, la bibliotecaria''': Mio zio credeva d'essere San Giuseppe.<br>'''Peter''': Io ci metterei un bel "sì". Ehm, abitualmente usa droghe, stimolanti, alcool...?<br>'''Alice, la bibliotecaria''': No!<br>'''Peter''': No, No... era per chiedere... E lei Alice, è mestruata al momento?<br> '''Responsabile biblioteca''': Scusi, ma questo che c'entra?!<br>'''Peter''' {{NDR|flemmatico}}: Non rompiamo. Si inchini alla scienza. *'''Egon''': Questa è forte, Ray!<br>'''Ray''': Ammucchiamento simmetrico. Come nella turbolenza massiva di Philadelphia nel 1947.<br>'''Peter''' : È vero. Nessun umano ammucchierebbe libri così... *<br>'''Peter''': Allora, che si fa?<br>'''Ray''': Non lo so, tu che dici? <br>'''Peter''' : Piantala!!<br>'''Ray''': Stabiliamo un contatto: uno di noi dovrebbe cercare di parlarci.<br>'''Egon''': Buona idea. <br>'''Peter''': Salve! Io sono Peter. Lei di dov'è? Cioè, di dov'era? Va bene, ok, la routine non funziona.<br>'''Ray''': Ok, io ho un [[Piani dai film|piano]], so esattamente cosa fare! State vicini. State vicini. So io! Voi fate quello che dico! Siete pronti? Pronti? Pigliala!!! *'''Peter''': Spengler, dici sul serio, catturare fantasmi?<br>'''Egon''': Io non scherzo mai.<br>'''Peter''': Ritiro <i>alcune</i> delle cose cattive che ho detto di te in passato! *'''Peter''': Io fido che ci trasferirà in alloggi migliori nella facoltà...<br>'''Rettore''': No, siete trasferiti fuori della facoltà. Il consiglio dei reggenti ha deciso di sospendervi la sovvenzione. Dovete lasciare questo edificio immediatamente.<br>'''Peter''': Ma questo è assurdo... io... esigo una spiegazione...<br>'''Rettore''': Bene. Questa università non intende più concedere alcun fondo di nessun genere per le vostre attività di gruppo.<br>'''Peter''': Ma i ragazzi ci adorano.<br>'''Rettore''': Dottor Venkman... Noi riteniamo che scopo della scienza sia servire l'umanità. Lei sembra considerare la scienza una sorta di inganno, di zimbello. Le sue teorie sono lo strame delle credenze popolari, i suoi metodi sono rozzi, le sue conclusioni altamente discutibili, lei è un mediocre scienziato, dottor Venkman.<br>'''Peter''': Capisco...<br>'''Rettore''': E non c'è posto per lei in questa facoltà... né in questa università. *'''Peter''': È che mi sembra un po' caruccia come "occasione unica, ripristinabile a basso costo". Tu che ne pensi, Egon?<br>'''Egon''': Che questo edificio dovrebbe essere evacuato. C'è un grave logoramento di tutte le strutture portanti, impianti idrico ed elettrico del tutto inadeguati alle nostre esigenze. E il circondario sembra una zona smilitarizzata.<br>'''Ray''': Ehi, questa pertica funziona! Wow! Questa casa è fantastica! Quando possiamo entrarci? Provate questa pertica! Vado a prendere la roba! *{{NDR|[[Pubblicità dai film|Spot pubblicitario]]}}<br>'''Ray''': Siete disturbati da strani rumori nel pieno della notte?<br>'''Egon''': Provate un senso di terrore in cantina o in soffitta?<br>'''Peter''': Voi o i vostri familiari avete mai visto spiriti, spiritelli o fantasmi? <br/> '''Ray''': Se la risposta è sì, non esitate, prendete il telefono e chiamate i professionisti! <br/>'''Peter, Ray ed Egon''' : Gli Acchiappafantasmi!<br>'''Ray''': 24 ore su 24 per soddisfare le vostre esigenze di eliminazione del sovrannaturale!<br>'''Peter, Ray ed Egon''': Siamo pronti a credere in voi! *'''Ray''': Ecco tolto il pensiero, ho trovato la macchina. Basta sistemare le sospensioni... la frizione... l'impianto elettrico... la trasmissione... e... la scatola dello sterzo. <br>'''Peter''': Quanto? <br>'''Ray''': Solo 4800 dollari, rifacendo le fasce elastiche, la marmitta e altre sciocchezze. *'''Peter''': Janine, telefonate?<br>'''Janine''': No.<br>'''Peter''': Nessun messaggio?<br>'''Janine''': No.<br>'''Peter''': Nessun cliente?<br>'''Janine''': No, dottor Venkman.<br>'''Peter''': Posto d'oro, eh? Batta qualcosa, la macchina è a nolo, si paga! Non mi fissi così con quello sguardo da cernia! Janine? Scusi per lo sguardo da cernia, starò nel mio ufficio. *'''Janine''': Ha le mani d'oro, io lo vedo. E scommetto che le piace anche leggere!<br>'''Egon''': La stampa è morta.<br>'''Janine''': Ah, davvero? Ma che cosa affascinante. Sapesse io quanto leggo. Qualcuno pensa che sono troppo intellettuale, ma io credo che sia un modo favoloso di passare il tempo libero. Io vado anche a scuola di tango. Lei non ha qualche hobby?<br>'''Egon''': Colleziono spore, muffe e funghi. *'''Dana''': Lei non si comporta come uno scienziato.<br>'''Peter''': Di solito sono impettiti?<br>'''Dana''': È più come un presentatore di telequiz. *'''Peter''' : Oh mio dio... Ma questa è la fiera del precotto!<br>'''Dana''': Oh, accidenti! Senta, non c'era!<br>'''Peter''': Davvero lei mangia questa roba?<br>'''Dana''': Senta, prima non c'era! Non c'era niente qui, c'era un grande spazio e c'era una specie di fabbricato in fiamme e c'erano creature che si contorcevano, che grugnivano, ringhiavano! E dalle fiamme è uscita una voce che diceva "Zuul"! Ed era proprio qui. *'''Peter''' {{NDR|[[brindisi dai film|brindando]] con la Coca Cola}}: Alla nostra prima cliente!<br>'''Ray''': Alla nostra prima e sola cliente!<br>'''Peter''': Ritirerò qualcosa dal fondo cassa. Dovrò offrirle una cena, non possiamo perderla.<br>'''Ray''': Ehm... questo lauto banchetto è stato pagato vendendo la cassa... del fondo cassa.<br>'''Peter''': Mastica piano... fallo durare. *'''Signore all'ascensore''' : Voi chi dovreste essere? Una specie di cosmonauti?<br>'''Peter''': Eh! No, disinfestatori, hanno visto uno [[scarafaggio]] al 12°.<br>'''Signore all'ascensore''': Deve essere grosso questo scarafaggio.<br>'''Peter''': Enorme, stacca le teste a morsi!<br>'''Ray''': Sale?<br>'''Signore all'ascensore''': Grazie, aspetto il prossimo... *'''Ray''': Ah, io sto pensando che questo equipaggiamento un vero e proprio collaudo non l'ha mai avuto.<br>'''Egon''': Me lo sto rimproverando.<br>'''Peter''': Anch'io.<br>'''Ray''': Non ha senso preoccuparsi ora.<br>'''Peter''': Perché preoccuparsi? Ognuno di noi porta sulla schiena un acceleratore nucleare non autorizzato. *'''Ray''': Forse è meglio separarci.<br>'''Egon''': Buona idea.<br>'''Peter''': Sì, così possiamo fare più danno. *'''Ray''': Spengler, sono con Venkman. L'ha smerdato! <br>'''Egon''': Splendido, Ray! Serbamene un campione! *'''Egon''': Una cosa importante ho scordato di dirti: mai incrociare i flussi!<br>'''Peter''': Perché?<br>'''Egon''': Sarebbe male.<br>'''Peter''': Faccio sempre confusione tra [[bene e male|il bene e il male]]. Che intendi per male?<br>'''Egon''': Immagina che la vita come tu la conosci si fermi istantaneamente e ogni molecola del tuo corpo esploda alla velocità della luce.<br>'''Ray''': Inversione protonica totale!<br>'''Peter''': E quello è male... Ok, è un importante ragguaglio. Grazie, Egon! *'''Ray''': Ora apro la trappola, attenti, non la guardate direttamente!<br>'''Egon''': Io l'ho guardata, Ray! *'''Peter''': E ora... parliamo di cose serie! Per l’intrappolamento, dovremmo chiederle }: 4 pezzi grossi, 4000 dollari ma è periodo di sconti speciali per il refil protonico e lo stoccaggio della bestia e quello vi costerà : solo 1000 dollari per fortuna vostra.<br>'''Cliente''': 5000 dollari?! Mi sembrano una esagerazione non ve li do!<br>'''Peter''': Va bene possiamo sempre rimetterlo dov’era, grazie Ray…<br>'''Ray''': Certamente Dr. Venkman<br>'''Cliente''': No, NONNONO!!! E va bene, li avrete!<br>'''Peter''': Grazie infinite, ci vediamo eh?<br>'''Ray''': Sempre a disposizione…Largo che qui c’è un vapore a erranza di quinta classe! *'''Janine''': Dica lei crede agli UFO, alle proiezioni astrali, alla telepatia, crede alla ESP, alla chiaroveggenza, alla fotografia spiritica, alla telecinesi, ai medium scriventi e non scriventi, al mostro di Loch Ness, e alla teoria sull'Atlantide?<br>'''Winston''': Ehm, be', se c'è lo stipendio fisso, io credo in tutto quello che dice. *'''Peter''': È stata una prova meravigliosa.<br>'''Dana''': L'ha sentita?<br>'''Peter''': Sì, lei è la migliore della sua fila.<br>'''Dana''': Oh, grazie. Che orecchio! Riuscire a sentire me sola con tutto il pieno d'orchestra!<br>'''Peter''': Ah, io non accetto questo sfottò da lei! C'è già gente che fa la coda per sfottermi! *'''Peter''': "Il nome Zuul apparteneva a un semidio adorato verso il 6000 a. C. dagli..." dove va l'accento?<br>'''Dana''': Ittiti.<br>'''Peter''': ..."Ittiti, dai Mesopotami e dai Sumeri."<br>'''Dana''': "Zuul era un succube di Gozer." E chi è Gozer?<br>'''Peter''': Gozer era molto forte in [[Sumeri|Sumerìa]]. Pezzo grosso. *'''Peck''': E dove li mette questi fantasmi una volta che li ha presi?<br>'''Peter''': Nel nostro dispositivo di stoccaggio.<br>'''Peck''': E questo dispositivo di stoccaggio è situato in questo edificio?<br>'''Peter''': Sì.<br>'''Peck''': E posso vederlo questo dispositivo?<br>'''Peter''': No.<br>'''Peck''': E perché no, signor Venkman?<br>'''Peter''': Perché lei non ha usato la paroletta magica.<br>'''Peck''': Qual è la paroletta magica, signor Venkman?<br>'''Peter''': "Per favore".<br>'''Peck''' : Per favore, vorrei vedere il dispositivo di stoccaggio.<br>'''Peter''': E perché vuol vedere il dispositivo di stoccaggio?<br>'''Peck''': Perché sono curioso, credo. Voglio saperne di più di ciò che fate qui. Ne abbiamo sentite di tutti i colori dai mass media e vogliamo valutare tutti i possibili danni all'ambiente dalla vostra attività. Per esempio la presenza di eventuali scorie sicuramente nocive nella vostra cantina. *'''Egon''': Sono preoccupato, è pieno zeppo lì, e tutti i dati più recenti mi danno qualcosa di grosso all'orizzonte.<br>'''Winston''': Come sarebbe "grosso"?<br>'''Egon''': Be', diciamo che questo plumcake rappresenti la quantità normale di energia psicocinetica nell'area di New York. Secondo il rilevamento di stamani questo dovrebbe essere lungo dodici metri e del peso approssimativo di trecento chili.<br>'''Winstone''': Un bel plumcake!<br>'''Ray''': Saremo sull'orlo di una quadriconvergenza, un'onda di energia psicocinetica di allarmanti proporzioni.<br>'''Peter''' : Abbiamo avuto la visita dell'Agenzia della Protezione dell'Ambiente. Come regge la griglia?<br>'''Egon''': Non bene.<br>'''Winston''': Digli del plum cake...<br>'''Peter''': Che centra il plumcake? *'''Ospite''': Senti non avresti un Excedrin o un Tylenol extraforte?<br>'''Louis Tully''': Oddio, credo di avere solo questo: acido acetosalicilico sfuso. Vedi, riesco ad avere 300 compresse allo stesso prezzo di 600 di quelle di marca. C'è un guadagno netto di 300 emicranie. *'''Dana''' }: Sei tu il mastro di chiavi?<br>'''Peter''': No, che io sappia. <br>'''Dana''' : Sei tu il mastro di chiavi?<br>'''Peter''': Sì! Sono un suo amico! Mi ha detto di aspettarlo qui. *'''Dana''' : Vuoi tu questo corpo?<br>'''Peter''': È una domanda trucco? Mi sa che le rose hanno funzionato, eh?<br>'''Dana''' : Godimi ora, subcreatura! *'''Louis''' : Io sono Vince! Vince Clortho, mastro di chiavi di Gozer, Vulguus Zildrohar Signore del Sebouilaa. Sei il guardia di porta?<br>'''Cocchiere''': Ehi, lui tira la carrozza, chi tratta sono io! Vuol salire?<br>'''Louis''' : Attendi il segnale, e ogni prigioniero sarà scarcerato! Perirai nella fiamma!!<br>'''Cocchiere''': Ma che stronzo! *'''Janine''': Come è buono ad occuparsi di quel poverino, lo sa che lei è un vero umanitario.<br>'''Egon''': Non credo che sia un umano. *'''Egon''': Vince, prima ha detto che stava aspettando un segnale, che segnale sta aspettando?<br>'''Louis''' : Gozer il viaggiatore. Egli giungerà in una delle sue forme prescelte. Durante la rettificazione dei Vuldronaii egli giunse come un vasto e semovente Torb. Poi durante la riconciliazione degli ultimi supplicanti Meketrex scelsero una nuova forma per lui, quella di enorme Sloar! Molti Shub e Zuul perirono arrostiti nelle profondità dello Sloar quel giorno, giuro a Dio! *'''Winston''': Ehi, Ray, tu ci credi in Dio?<br>'''Ray''': Non ci hanno presentati...<br>'''Winston''': Io ci credo. E adoro la classe di Gesù, sai? *'''Winston''': Ehi, Ray, ti ricordi qualcosa della [[Bibbia]], riguardo agli ultimi giorni quando i defunti escono dalle fosse?<br>'''Ray''': Io ricordo l'Apocalisse 7:12 "e io vidi quando si aprì il sesto sigillo, e io vidi che si fece un gran terremoto, e il sole si fece nero come un cilicio di crine, e la luna si fece come sangue..."<ref>Il passo citato, in realtà, è ''Apocalisse'' 6, 12. Tale errore è stato commesso sia in lingua originale che nel doppiaggio italiano. Nella traduzione CEI, il versetto è: "Quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue."</ref><br>'''Winston''': "...e gli oceani bollirono e le stelle caddero."<br>'''Ray''': "Il Giorno del Giudizio"<br>'''Winston''': Eh, il Giorno del Giudizio...<br>'''Ray''': Ogni antica religione ha il suo mito riguardo alla fine del mondo.<br>'''Winston''': Mito? Ah! Ray, a te non ha mai sfiorato l'idea che forse il motivo per cui noi siamo presi è perché i defunti sono già usciti dalle loro fosse? *'''Peter''': La disattivi ora e noi non ci riterremo responsabili di quello che accadrà.<br>'''Peck''': Al contrario, voi sarete responsabili.<br>'''Peter''': No, noi non saremmo responsabili!<br>'''Beck''': Stacchi tutto!<br>'''Peter''': Non la disattivi! Io l'ho avvertita.<br>'''Tecnico''': Io non avevo mai visto un impianto del genere, io non so se...<br>'''Peck''': Non mi interessa affatto la sua opinione; isoli questo impianto.<br>'''Peter''' : Amico mio, non sia sciocco.<br>'''Agente''': Stia indietro!<br>'''Peck''': Se lo fa un'altra volta può sparargli.<br>'''Agente''': Fa' il tuo lavoro, colletto bianco, e non insegnarmi a fare il mio!!<br>'''Peter''': Mille grazie, agente.<br>'''Peck''': Staccare!!! *'''Egon''': Qualcosa di terribile sta per entrare nel nostro mondo, e questo fabbricato ne è ovviamente la porta. L'architetto si chiamava Ivo Shandor, l'ho trovato sul ''Tobin'', guida spiritica. Era anche un medico, praticava la chirurgia come atto voluttuario e nel 1920 fondò la setta segreta.<br>'''Peter''': Aspetta, indovino: "Gli adoratori di Gozer".<br>'''Egon''': Bene.<br>'''Peter''': Senza studiare.<br>'''Egon''': Dopo la prima guerra mondiale Shandor decise che la società era troppo marcia per sopravvivere. E non era il solo, aveva circa un migliaio di seguaci quando morì. Celebravano riti sulla grande terrazza. Riti bizzarri che erano volti a determinare la fine del mondo. E ora si ha l'impressione che questo possa veramente capitare! *'''Winston''': Ma davvero andiamo da un giudice e gli diciamo che un ammuffito re babilonese capiterà in Central Park West e comincerà a demolire la città?<br>'''Egon''': Sumero, non babilonese!<br>'''Peter''': È tutta un'altra cosa.<br>'''Winston''': Senza offesa ma io voglio un mio avvocato. *'''Peck''': Costoro sono consumati venditori di fumo. Usano gas sensori e nervini per provocare allucinazioni. La gente crede di vedere fantasmi e chiama questi impostori che artatamente si presentano per affrontare il problema con uno show di false luci elettroniche.<br>'''Ray''': Tutto andava bene negli impianti fino a che una griglia non è stata disattivata da questo cappone.<br>'''Peck''': Hanno causato un'esplosione!<br>'''Sindaco''': E questo è vero?<br>'''Peter''': Sì, è vero, sì: quest'uomo non ha le palle.<br>'''Peck''': Ma io ti...! *'''Peter''': Be', lei può credere al Signor Beck...<br>'''Peck''': Il mio nome è Peck!<br>'''Peter''': ...o può accettare il fatto che questa città sta andando verso un disastro di proporzioni bibliche!<br>'''Sindaco''': Cosa intende per "bibliche"?<br>'''Ray''': Intende cose da Vecchio Testamento, signor sindaco, proprio roba del tipo collera divina, fuoco e zolfo che piovono dai cieli, fiumi e oceani che bollono!<br>'''Egon''': Quarant'anni di tenebre, eruzioni, terremoti!<br>'''Winston''': Morti che escono dalle fosse!<br>'''Peter''': Sacrifici umani, cani e gatti che vivono insieme! Masse isteriche!<br>'''Sindaco''': Basta!!! Ho il panorama!! Ma se sbagliate?<br>'''Peter''': Eh, beh, se sbaglio tanto meglio, ce ne andiamo in galera, pacifici, in silenzio, sarà una gioia. Ma se ho ragione, e riusciremo a fermare questa cosa, Lenny, tu avrai salvato le vite di milioni di potenziali elettori. *'''Peter''': A che piano siamo, eh?<br>'''Ray''': Sento che siamo intorno alla dozzina...<br>'''Peter''': Avvertimi quando senti che siamo alla ventina che io ti tiro la volata! *'''Ray''': Ehi, dove va questa scala? <br>'''Peter''': Va di sopra! *'''Ray''' : È una donna!<br>'''Egon''': È Gozer!<br>'''Winston''': Io credevo credevo che fosse un uomo.<br>'''Egon''': Gozer diventa quello che vuole.<br>'''Peter''' : Chiunque sia dovrà passare sopra i nostri corpi!<br>'''Ray''': Giusto!<br>'''Peter''': Va a prenderla, Ray!<br>'''Ray''': Gozer il Gozeriano? Buonasera! Io, come rappresentate legalmente designato dalla città , contea e stato di New York, ti ordino di cessare qualsiasi attività soprannaturale e di tornare subito al tuo luogo d'origine o alla più vicina delle dimensioni parallele!<br>'''Peter''' : Basta così, grazie infinite, Ray...<br>'''Gozer''': Sei tu un dio?<br>'''Ray''' {}: No...<br>'''Gozer''': Allora... muori!!! <br>'''Winston''': Ray, quando qualcuno ti chiede se sei un dio, tu gli devi dire sì!!<br>'''Peter''': Va bene, la signora è da tostare!! Premuto pronto?<br>'''Egon, Ray e Winston''' : In mano!<br>'''Peter''': Protoni?<br>'''Egon, Ray e Winston''': Fumanti!<br>'''Peter''': Ugello fuori!<br>'''Egon, Ray e Winston''' }: Fuori!<br>'''Peter''': Mostrate alla troia preistorica come si lavora all'assessorato! *'''Winston''': Anche stavolta, venimmo, vedemmo...<br>'''Peter''': ...e senza indugio la fottemmo!<br>'''Egon''': Ray, qui è di una gravità estrema!<br>'''Ray''': Oh no! [[File:Ghostbusters publicity statue, Waterloo Station.jpg|thumb|«Cercavo di pensare a cose innocue. A qualcosa che ho amato nell'infanzia, a qualcosa che non avrebbe mai portato distruzione... al pupazzo di boli di lichene!» (Ray)]] *'''Gozer''': Subcreature. Gozer il Gozeriano, Gozer il distruggitore, Vulguus Zildrohar, il viaggiatore è giunto, scegliete e perite!<br>'''Ray''': Che significa scegliete? Per noi non è chiaro.<br>'''Gozer''': Scegliete! Scegliete la forma del distruggitore!<br>'''Peter''': Ho capito, ho capito, molto carino. A qualunque cosa pensiamo. Se pensiamo ad Adolfo Hitler, Hitler appare e ci distrugge, chiaro? Fate vuoto in testa, non pensate a niente è la sola via di salvezza. <br>'''Gozer''': La scelta è fatta!<br>'''Peter''': No! Oh, oh, oh, oh, oh!<br>'''Gozer''': Il viaggiatore è giunto!<br>'''Peter''': Qua non ha scelto nessuno un accidente! {{NDR|rivolto a Egon}} Tu hai scelto qualcosa?<br>'''Egon''': No.<br>'''Peter''' : E tu?<br>'''Winston''': La mia mente era in bianco.<br>'''Peter''': E neanche io ho scelto niente! {{NDR|tutti si girano e guardano Ray}}<br>'''Ray''': Non è colpa mia. Ci è entrato così, da se.<br>'''Peter''': Cosa? Cosa ci è entrato così da se?<br>'''Ray''': Io... io ho cercato di pensare...<br>'''Egon''': Guardate!!<br>'''Ray''': Non può essere! Non può essere!<br>'''Peter''': A cos'hai pensato, Ray?<br>'''Ray''': Oh, merda! All'Uomo della Pubblicità dei Marshmallow.<br>'''Peter''': Ma non è una cosa che vedi tutti i giorni.<br>'''Ray''': Cercavo di pensare a cose innocue. A qualcosa che ho amato nell'infanzia, a qualcosa che non avrebbe mai portato distruzione... al pupazzo dei boli di lichene!<br>'''Peter''': Gran bella pensata, Ray.<br>'''Ray''': Non c'è niente di più soffice e dolce di quei candidi [[Marshmallow|gnocchi di lichene]]!<br>'''Peter''': Ray è completamente partito, Egon. Di te che ne è restato?<br>'''Egon''': Mi dispiace, Venkman, il terrore travalica la mia capacità di razionalizzare. *'''Ray''' : Che fine ingloriosa! Uccisi da uno spacciatore di gnocchi di lichene!<br>'''Peter''': Forse abbiamo sbagliato tutto. Lo avete visto come è vestito? È un marinaio, è qui a New York. Lo portiamo a scopare e non avremo più noie! *'''Egon''': Ho un'idea radicale: il processo reversibile, noi possiamo invertire il flusso di particelle.<br>'''Ray''': Come?<br>'''Egon''': Incrociando i flussi.<br>'''Peter''': Scusami Egon, non dicesti che incrociare i flussi era male?<br>'''Ray''': Non c'è che incrociare i flussi...<br>'''Peter''': Metti a rischio le nostre vite e quella della nostra cliente: cara signora che ci ha pagato in anticipo prima di diventare cane?<br>'''Egon''': Non necessariamente. Decisamente c'è una lievissima probabilità di sopravvivere.<br>'''Peter''': Come mi piace questo piano! E mi eccita farne parte! Facciamolo!<br>'''Winston''': {{NDR|Sarcastico}} Oh, magnifico! Chiederò una riduzione di stipendio! *'''Louis''' : Oh, l'amministratore! Chissà che incazzatura!<br>'''Ray''': Sta bene, sì?<br>'''Louis''': Voi chi siete?<br>'''Ray''': Gli Acchiappafantasmi.<br>'''Louis''': Chi vi fa le tasse?<br>'''Ray''': Ah, signor Tully, lei è un uomo fortunatissimo.<br>'''Louis''': Lo so...<br>'''Ray''': Ha partecipato al più grande evento paranormale interdimensionale dopo l'esplosione di Tunguska del 1909<ref>{{Cfr}} [[:w:Evento di Tunguska|Evento di Tunguska]]</ref>!<br>'''Louis''': È stato grandioso...<br>'''Egon''': Ci darebbe un campione di tessuto cerebrale?<br>'''Louis''': Ok! ==Citazioni su ''Ghostbusters – Acchiappafantasmi''== ===Frasi promozionali=== *Siamo pronti a credere in voi. :''We're ready to believe you''<ref>Dalla locandina in inglese. {{Cfr}} {{en}} [http://www.imdb.com/media/rm199990784/tt0087332?ref_=ttmd_md_pv ''Pictures & Photos from Ghost Busters (1984)''], ''IMDb.com''</ref> *Sono arrivati per salvare il mondo.<ref name=filmtv>Dalla locandina in italiano. {{Cfr}} [http://www.filmtv.it/film/3033/ghostbusters-acchiappafantasmi/foto/28247/ ''Foto Locandina Ghostbusters''], ''filmTV.it''</ref> *Un colossal soprannaturale.<ref name=filmtv/> ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto|etichetta=''Ghostbusters - Acchiappafantasmi''}} {{Ghostbusters}} [[Categoria:Film commedia fantascientifica]] [[Categoria:Film fantasy]] ewy4pp6buip533wmbans0x7gqy8hhvd Mahatma Gandhi 0 341 1223419 1216916 2022-08-19T21:50:57Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni del Mahatma Gandhi */ +1 wikitext text/x-wiki {{nota disambigua|altri significati|[[Gandhi (disambigua)]]}} [[Immagine:Gandhi.jpg|thumb|Gandhi negli anni venti]] '''Mohandas Karamchand Gandhi''', detto il '''Mahatma''' (1869 – 1948), pensatore e attivista non violento, padre fondatore indiano. ==Citazioni del Mahatma Gandhi== *A una popolazione affamata l'unica forma in cui Dio può apparire è lavoro e promessa di cibo.<ref name="Capitini2">Citato in [[Aldo Capitini]], ''Aggiunta religiosa all'opposizione'', in ''Le ragioni della nonviolenza: Antologia degli scritti'', p. 130.</ref> *Che nessuno dica di essere seguace di Gandhi. È sufficiente che io sia seguace di me stesso. (1940)<ref>Citato in Woodcock, p. 115.</ref> *Che vantaggio può trarre l'India dalla guerra dei britannici?<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 158. ISBN 9788858041406</ref> *Dal momento che la confessione di un errore è come una scopa che spazza via lo sporco e lascia la superficie più pulita di prima, io mi sento più forte per la mia confessione. [...] Mai un uomo ha raggiunto la sua destinazione, ostinandosi nel deviare dal retto cammino. :''For, confession of error is like a broom that sweeps away dirt and leaves the surface cleaner than before, I feel stronger for my confession. [...] Never has man reached his destination by persistence in deviation from the straight path.''<ref>Da ''Crime of Chauri Chaura'', in ''Selected Political Writings'', Edited, with Introdution, by Dennis Dalton, Hackett Publishing Company, Indianapolis/Cambridge, 1996, [https://books.google.it/books?id=Er59fRsspgoC&lpg=PA33&dq=&pg=PA33#v=onepage&q&f=false p. 33]. ISBN 0-87220-330-1</ref> *È bene confessare i propri errori. Ci si ritrova più forti.<ref>Citato in Dinanath Gopal Tendulkar, ''Mahatma, Life of Mohandas Karamchand Gandhi''</ref><ref name=spagnol>Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *I doveri verso se stessi, la famiglia, la nazione, il mondo non sono indipendenti l'uno dall'altro. Non si può servire la nazione facendo torto a se stessi e alla famiglia. Similmente non si può servire la nazione facendo torto al mondo.<ref>Citato in Luciano Corradini, ''Vivere senza guerra. {{small|La pace nella ricerca universitaria}}'' Guerini e associati, Milano, 1989, [https://books.google.it/books?hl=it&id=AC5FAQAAIAAJ&dq=Non+si+pu%C3%B2+servire+la+nazione+facendo+torto+a+se+stessi+e+alla+famiglia.+Similmente+non+si+pu%C3%B2+servire+la+nazione+facendo+torto+al+mondo.&focus=searchwithinvolume&q=torto p. 46]. ISBN 9788878020931</ref> *Il genere umano può liberarsi della [[violenza]] soltanto ricorrendo alla [[non-violenza]]. L'[[odio]] può essere sconfitto soltanto con l'[[amore]]. Rispondendo all'odio con l'odio non si fa altro che accrescere la grandezza e la profondità dell'odio stesso. (da ''Harijan'', 7 luglio 1947)<ref>Citato in Balducci, p. 183.</ref> *{{NDR|Ribattendo alla critica mossa da [[Charlie Chaplin]] riguardo le ragioni dell'avversione dimostrata dal politico nei confronti delle macchine}} In passato le macchine ci hanno fatto dipendere dall'Inghilterra, e l'unico modo che abbiamo per liberarci da questa dipendenza è di boicottare tutte le merci prodotte da queste macchine. Ecco perché abbiamo reso patriottico dovere di ogni indiano filarsi il proprio cotone e tessersi la propria tela. Questa è la nostra forma di attacco a una nazione potente come l'Inghilterra: e, naturalmente, vi sono altre ragioni. L'India ha un clima diverso da quello inglese, diversi sono i suoi bisogni e le sue usanze. In Inghilterra il rigore delle stagioni rende necessaria un'industria sviluppata e una complessa economia. A voi occorrono utensili per mangiare, noi usiamo le dita. E ciò si traduce in molteplici differenze.<ref>Citato in [[Charlie Chaplin]], ''La mia autobiografia'', traduzione di Vincenzo Mantovani, Mondadori, 1964, p. 407.</ref> *{{NDR|Nel maggio 1940}} Io non considero [[Adolf Hitler|Hitler]] così cattivo come viene descritto. Egli mostra una capacità sorprendente e pare che stia ottenendo le sue vittorie senza un gran spargimento di sangue. :''I do not consider Hitler to be as bad as he is depitched. He is showing an ability that is amazing and he seems to be gaining his victories without much bloodshed.''<ref>{{en}} Citato in Pierre Stephen Robert Payne, ''The Life and Death of Mahatma Gandhi'', New York, E. P. Dutton, 1969, pp. 485-486.</ref> *Io non voglio che l'Inghilterra venga sconfitta, ma non voglio neppure che conquisti la vittoria con l'uso della forza bruta, sia questa espressa con i muscoli o con il cervello [...].<br />Vi invito a combattere il nazismo senza armi, o, per attenermi alla terminologia militare, con armi non-violente. Abbandonate le armi che impugnate; convincetevi che non possono servire a salvare voi stessi e l'umanità. Invitate Hitler e Mussolini a prendere ciò che vogliono della vostra bella isola, con tutto ciò che di grande e di bello contiene. Darete ai dittatori tutto ciò, ma non darete mai loro i vostri cuori e le vostre menti. Se essi vorranno occupare le vostre case, voi le abbandonerete. Se non vi lasceranno uscire, voi insieme alle vostre donne e ai vostri figli vi lascerete uccidere piuttosto che sottomettervi. (da un appello del 1940 ai britannici)<ref name=Sofri_p.101>Citato in Sofri 1988, p. 101.</ref> *Io stesso sono un [[anarchia|anarchico]], ma di un tipo diverso. (da un discorso del 1916 a Benares)<ref>Citato in Woodcock, p. 62.</ref> *L'[[amore]] chiama amore da tutti.<ref name="Capitini">Citato nei cartelli del ''Centro per la nonviolenza'' durante la prima ''Marcia per la pace Perugia-Assisi'', come riportato in [[Aldo Capitini]], ''In cammino per la pace'', 1962, in ''Le ragioni della nonviolenza: Antologia degli scritti'', p. 168.</ref> *L'induismo è ricerca senza fine della Verità. "La verità è Dio", e se oggi [la Verità] è diventata moribonda, inattiva, refrattaria alla crescita, è perché noi siamo stanchi; ma non appena la fatica sarà finita, l'Induismo scoppierà nel mondo con uno splendore forse prima mai conosciuto. :''Hinduism is a relentless pursuit of Truth. "Truth is God" and if today it has become moribund, inactive, irresponsive to growth, it is because we are fatigued; and as soon as the fatigue is over, Hinduism will burst upon the world with a brilliance perhaps unknown before.'' (da ''Young India'', 24 novembre 1924, pp. 390-396; citato in ''[http://www.hinduwisdom.info/quotes1_20.htm A Tribute to Hinduism]'') *L'uomo è l'immagine dei suoi pensieri.<ref name=vita>Da ''Pensieri sulla vita''.</ref> *{{NDR|Su [[Romain Rolland]]}} L'uomo più sincero e onesto in Europa dopo [[Lev Tolstoj|Tolstoj]]. (1931)<ref>Citato in Sofri 1988, p. 67.</ref> *{{NDR|La [[preghiera]] è}} la chiave del mattino e il catenaccio della sera.<ref>Citato in [[Gianfranco Ravasi]], ''L'incontro: ritrovarsi nella preghiera'', Oscar Mondadori, Milano, 2014, p. 45. ISBN 978-88-04-63591-8</ref> *La non violenza assoluta è assenza assoluta dal recar danno ad ogni essere vivente. La non violenza, nella sua forma attiva, è buona disposizione per tutto ciò che vive. Essa è perfetto amore.<ref name=lettere>Da ''Lettere all'Ashram''.</ref><ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *La nonviolenza fa bene a chi la fa e a chi la riceve.<ref name="Capitini" /> *La non-violenza non prende il [[potere]], non lo desidera neanche. È il potere che va verso di lei.<ref>Citato in Woodcock, p. 113.</ref> *La nostra non è una brama di potere, ma semplicemente una lotta non violenta per l'indipendenza dell'India. :''Ours is not a drive for power, but purely a non-violent fight for India’s independence''.<ref>Dalla risoluzione ''Quit India'', 8 agosto 1942.</ref> *Le opinioni che mi sono formato e le conclusioni a cui sono giunto non sono definitive. Potrei modificarle in qualsiasi momento; non ho niente di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non-violenza sono antiche come le colline. Ho solo tentato di metterle in pratica su scala più vasta possibile. A volte ho sbagliato, ma ho imparato dai miei errori. La vita e i suoi problemi sono divenuti così per me il terreno su cui sperimentare nella pratica la verità e la non-violenza. (da ''Teoria e pratica della non-violenza'') *Le pagine della storia del mondo sono tutte lordate dai sanguinosi racconti delle guerre di [[religione]]. Solo con la [[purezza]] e le buone azioni dei seguaci si può difendere la religione, mai con la contrapposizione a chi professa altre fedi.<ref>Citato in Corrado Augias e Vito Mancuso, ''[[Disputa su Dio e dintorni]]'', Mondadori, Milano, 2009, p. 238.</ref> *Lo [[Stato]] rappresenta la violenza in forma concentrata e organizzata. L'individuo ha un'anima ma lo Stato, essendo una macchina senz'anima, non potrà mai rinunciare alla violenza alla quale deve la propria esistenza.<ref>Citato in ''[http://www.panarchy.org/gandhi/scritti.html Mohandas K. Gandhi Scritti, 1921-1947]'', ''panarchy.org''.</ref> *Meglio un milione di volte sembrare [[fedeltà|infedeli]] agli occhi del mondo che esserlo verso noi stessi.<ref>Citato in Balducci, p. 78.</ref> *Mi rifiuto di insultare il [[Povertà|povero]] offrendogli dei cenci di cui non ha bisogno invece che del [[lavoro]] di cui ha un bisogno estremo.<ref name="Capitini2" /> *{{NDR|Dopo aver visitato l'Italia}} [[Benito Mussolini|Mussolini]] è un enigma per me. Molte delle riforme che ha fatto mi attirano. Sembra aver fatto molto per i contadini. In verità, il guanto di ferro c'è. Ma poiché la forza (la violenza) è la base della società occidentale, le riforme di Mussolini sono degne di uno studio imparziale. La sua attenzione per i poveri, la sua opposizione alla superurbanizzazione, il suo sforzo per attuare una coordinazione tra il capitale e il lavoro, mi sembrano richiedere un'attenzione speciale. [...] Il mio dubbio fondamentale riguarda il fatto che queste riforme sono attuate mediante la costrizione. Ma accade anche nelle istituzioni democratiche. Ciò che mi colpisce è che, dietro l'implacabilità di Mussolini, c'è il disegno di servire il proprio popolo. Anche dietro i suoi discorsi enfatici c'è un nocciolo di sincerità e di amore appassionato per il suo popolo. Mi sembra anche che la massa degli italiani ami il governo di ferro di Mussolini. (da una lettera a [[Romain Rolland|Rolland]] del dicembre 1931)<ref>Citato in Sofri 1988, pp. 90-91.</ref> *Nell'ultimo paragrafo {{NDR|della ''Lettera a un indù''}} voi sembrate voler dissuadere il lettore dal credere nella [[reincarnazione]]. Io non so (se non è irrispettoso da parte mia dire questo) se voi abbiate studiato in particolare tale questione. La reincarnazione o trasmigrazione è una credenza che è molto cara a milioni di persone in India, e anche in Cina. Per molti, si potrebbe quasi dire, è materia di esperienza e non più soltanto di adesione accademica. La reincarnazione dà una spiegazione ragionevole ai molti misteri della vita. Per alcuni resistenti passivi che sono passati per le prigioni del Transvaal, è stata la maggiore consolazione. Il mio scopo nello scrivervi questo non è di convincervi della verità di questa dottrina, ma di chiedervi per favore di togliere la parola «reincarnazione» dalle cose da cui volete dissuadere il vostro lettore. (dalla lettera a [[Lev Tolstoj|Tolstoj]] del 1° ottobre 1909)<ref>Citato in Pier Cesare Bori e Gianni Sofri, ''Gandhi e Tolstoj: un carteggio e dintorni'', Il mulino, Bologna, 1985, p. 201. ISBN 88-15-00793-8.</ref> *Noi {{NDR|indiani}} resistiamo all'imperialismo britannico così come al nazismo. Se c'è una differenza, è una differenza di grado. Un quinto della razza umana è stato assoggettato alla [[Gran Bretagna]] attraverso mezzi che non potrebbero mai trovare una giustificazione. La nostra resistenza a questa oppressione non significa che noi vogliamo male al popolo britannico. Noi cerchiamo di convertirlo, non di batterlo sul campo di battaglia. La nostra rivolta contro il dominio britannico è disarmata. Ma che noi convertiamo o no i britannici, siamo decisi a rendere la loro dominazione impossibile per mezzo della non cooperazione non violenta. È un metodo invincibile per sua stessa natura. È basato sul fatto che nessun usurpatore può raggiungere i suoi scopi senza un minimo di cooperazione, volontaria o forzata, da parte della vittima. I nostri padroni possono avere le nostre terre e i nostri corpi, ma non le nostre anime. (dalla lettera a [[Adolf Hitler|Hitler]] del dicembre 1940)<ref name=Sofri_p.101/> *Ogni [[nazione]] è il complemento dell'altra.<ref name="Capitini" /> *Ora la mia disposizione è questa: benché io ammiri molto il Cristianesimo, nondimeno non riesco a formare nel mio animo la persuasione del Cristianesimo ortodosso. Devo dirvi con tutta umiltà che l'induismo, come lo conosco, soddisfa interamente l'anima mia, riempie tutto il mio essere, ed io trovo nella ''Bhagavad Gita'' e nelle ''Upanishadi'' una consolazione che non riesco a sentire nemmeno nel Sermone del Monte. Non perché io non apprezzi l'ideale e gli insegnamenti di quel Sermone, ma perché, quando io mi sento nel dubbio e nella delusione e non vedo nessun raggio di luce all'orizzonte, io mi volgo alla ''Bhagavad Gita'', e vi trovo un versetto che mi conforta, e subito comincio a sorridere in mezzo all'opprimente tristezza. La mia vita è stata piena di tragedie esteriori, e se esse non hanno lasciato nessun effetto visibile ed indelebile in me, lo devo agli insegnamenti della ''Bhagavad Gita''. (da una conferenza del 28 luglio 1925, pubblicata in ''Young India'', 6 agosto 1925)<ref>Citato in ''La religiosità di Gandhi'', ''[http://www.traditio.it/SANPIETRO/2011/agosto/22/Gandhi%20%20il%20suo%20anticattolicesimo%20e%20indifferentismo%20religioso.%20La%20Civilt_.pdf Civiltà Cattolica, Quaderno n. 1960, anno 1932, vol. I, pp. 335-350]''. Nel [http://www.hinduwisdom.info/quotes1_20.htm testo originale] "induismo" è scritto con l'iniziale maisucola.</ref> *Per una scodella d'acqua, rendi un pasto abbondante; per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo; per un semplice soldo, ripaga con oro; se ti salvano la vita, non risparmiare la tua. Così parole e azione del saggio riverisci; per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore: chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo e rende con gioia bene per male. (da ''L'arte di vivere'') *Quando la misura e la gentilezza si aggiungono alla forza, quest’ultima diventa irresistibile. :''When restraint and courtesy are added to strength, the latter becomes irresistible.''<ref>Da ''Speeches and writings of M. K. Gandhi'', a cura di G. A. Natesan, Madras, 1922, [https://books.google.it/books?hl=it&id=uGsLAAAAIAAJ&dq=Gandhi+when+restraint+and+courtesy+are+added+to+strength+the+latter+becomes++irresistible&focus=searchwithinvolume&q=+restraint+ p. 660].</ref> *Se la vita nazionale diventa così perfetta da governarsi da sé, non occorre più nessuna rappresentanza. Si ha allora una condizione di illuminata [[anarchia]]. In tal caso ciascuno è governante di sé stesso e si governa in modo da non molestare mai il vicino. Perciò, nello Stato ideale non vi è potere politico perché non vi è Stato.<ref>Citato in ''[http://www.panarchy.org/gandhi/scritti.html Mohandas K. Gandhi Scritti, 1921-1947]'', ''panarchy.org''.</ref> *Se tutte le Upanishad con tutte le altre scritture fossero improvvisamente ridotte in cenere, tranne il solo primo verso della [[Īṣa Upaniṣad]] lasciato alla memoria degli hindu, l'Induismo vivrebbe per sempre. :''If all The Upanishads and all the other scriptures happened all of a sudden to be reduced to ashes, and if only the first verse in the Ishopanishad were left in the memory of the Hindus, Hinduism would live for ever.''<ref>Da Eknath Easwaran, ''The Upanishad'', Nilgiri Press. 1987. p. 205. Citato in ''[http://www.hinduwisdom.info/quotes1_20.htm A Tribute to Hinduism]''.</ref> *Sono arrivato alla conclusione che la [[Teosofia]] sia l'[[induismo]] in teoria, e l'induismo sia la Teosofia in pratica.<ref>Da un articolo a sua firma sul numero del 30 gennaio 1948 della sua rivista ''Harijan''. Così {{en}} Louis Fischer, ''The Life of Mahatma Gandhi'', Bharatiya Vidya Bavan, Bombay, 1951, p. 437. (citato in:Roberto Dal Bosco, ''Cristo o l'India'', Verona, Fede & Cultura, 2018, ISBN 978-88-6409-621-6. p. 75)</ref> *Supplicare per un favore è barattare la propria libertà.<ref name=vita /> *Un oggetto, anche se non ottenuto con il furto, è tuttavia come rubato se non se ne ha bisogno.<ref name=lettere /><ref name=spagnol /> *Una religione che non tiene conto delle questioni pratiche e non aiuta a risolverle non è religione.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 224. ISBN 9788858019429</ref> {{Int|Intervista di Louis Fischer, 1946}} *[[Adolf Hitler|Hitler]] ha ucciso cinque milioni di [[ebrei]]. È il più grande crimine dei nostri tempi. Ma gli ebrei avrebbero dovuto offrirsi alla mannaia del boia. Avrebbero dovuto precipitarsi nel mare da sé, dall'alto di una scogliera... Questo avrebbe fatto insorgere il mondo intero e il popolo tedesco... Nei fatti, in un modo o nell'altro, sono morti a milioni.<ref>Citato in Sofri 1988, p. 99.</ref> *Il [[Teosofia|teosofismo]] si riassume nell'insegnamento di [[Helena Blavatsky|Madame Blavatsky]]. È l'induismo al suo apice...<ref name="forza">Citato in ''La forza della verità'', pp. 91-92.</ref> *[[Mohammad Ali Jinnah|Jinnah]] è un genio malvagio, crede di essere un profeta. [...] Le do testimonianza dei miei diciotto giorni di colloquio con lui nel 1944. Egli si considera veramente il salvatore dell'Islam. [...] Sono d'accordo sul fatto che sia un debole, ma non lo considero un impostore. Ha gettato un incantesimo sul musulmano di semplici pensieri. [...] Ho imparato che è un pazzo e come un pazzo manifesta la sua follia a tratti e altre volte diventa ragionevole.<ref name="forza" /> ===Attribuite=== *La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati dal modo in cui vengono trattati i suoi [[Animale|animali]].<ref>Citato in Barbara De Mori, ''Che cos'è la bioetica animale'', Carocci, Roma, 2007, p. 87. ISBN 978-88-430-4079-7</ref> :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Benché Gandhi abbia scritto altre frasi non meno animaliste (ad es. «per me la vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano» ne ''[[#La mia vita per la libertà|La mia vita per la libertà]]''), questa sopra riportata, spesso attribuitagli, non risulta nelle sue opere.<ref>Non verificata per Ralph Keyes, ''The Quote Verifier'', St. Martin's Press, 2006, p. 74. ISBN 9780312340049</ref> Ne ''L'antica e la nuova fede'' (1872) di [[David Friedrich Strauß]] è presente una frase molto simile: «Il modo, in cui vengono trattati gli animali da una nazione, è la misura principale della civiltà di questa». *Occhio per occhio e il mondo diventa cieco.<ref>Citato nel film ''[[Setup (film)|Setup]]'' (2011).</ref> :Occhio per occhio finisce soltanto per rendere tutto il mondo cieco.<ref name="notaocchio">Dal film ''[[Gandhi (film)|Gandhi]]'' (1982).</ref> :''An eye for an eye will make the whole world blind.''<ref name="notaocchio" /> ===''Aforismi e pensieri''=== *La [[forza]] non deriva dalla capacità fisica. Deriva da una volontà indomita. (11 agosto 1920) *La [[Verità]] non danneggia mai una causa giusta. (10 novembre 1946) *Mi oppongo alla [[violenza]] perché, quando sembra produrre il bene, è un bene temporaneo; mentre il male che fa è permanente. (21 maggio 1925) ===''Il potere della non-violenza''=== *L'uomo diventa spesso ciò che crede di essere. (da ''Harijan'', 1 settembre 1940, p. 268) *La [[nonviolenza|non-violenza]] è il primo articolo della mia fede. È anche l'ultimo articolo del mio credo. (da ''Young India'', 23 marzo 1922, p. 166) *Non vale la pena avere la [[libertà]] se essa non comporta anche la libertà di errare e persino di peccare. (da ''Young India'', 12 marzo 1931, p. 31) ===''Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre''=== *Dobbiamo essere il [[cambiamento]] che vogliamo vedere nel mondo. *La terra è sufficiente a soddisfare i bisogni dell'uomo, ma non la sua avidità. *{{NDR|Alla domanda su come giudicasse la civiltà occidentale}} Potrebbe essere una buona idea. *Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. ==''Antiche come le montagne''== ===[[Incipit]]=== Non voglio prevedere il futuro. Mi occupo del presente. Dio non mi ha dato alcuna autorità sul momento seguente. ===Citazioni=== *Acquistiamo il diritto alla [[critica]] più severa solo quando siamo riusciti a convincere il prossimo del nostro affetto per lui e della lealtà nel nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un'amorevole capacità di chiara intuizione e un'assoluta tolleranza. *Chiamare la [[Maschio e femmina|donna]] il sesso debole è una calunnia; è un'ingiustizia dell'[[Maschio e femmina|uomo]] nei confronti della donna. *Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola d'oro della nostra condotta è la [[tolleranza]] reciproca. La [[coscienza]] non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, l'imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un'insopportabile interferenza nella [[libertà]] di coscienza di ognuno. *Il [[Capitale (economia)|capitale]] come tale non è male; è male l'uso errato che se ne fa. Il capitale in una forma o nell'altra sarà sempre necessario. *Il [[mezzo]] può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra il mezzo e il fine vi è appunto la stessa inviolabile relazione che vi è tra il seme e l'albero. *In certi casi può essere necessaria anche l'uccisione di un uomo. Supponiamo che un tale sia preso da follia sanguinaria e vada attorno furioso, brandendo la spada, uccidendo chiunque incontra, e nessuno osi prenderlo vivo. Chiunque mandi all'altro mondo questo pazzo, si guadagnerà la gratitudine della comunità e sarà considerato un benefattore. *La [[Disobbedienza civile (società)|disubbidienza]] per essere civile dev'essere sincera, rispettosa, contenuta, mai provocante, deve basarsi su principi bene assimilati, non dev'essere capricciosa e soprattutto non deve nascondere rancore e odio. *L'unico tiranno che accetto in questo mondo è la «silenziosa piccola voce» dentro di me. *La vera [[moralità]] consiste non già nel seguire il sentiero battuto, ma nel trovare la propria strada e seguirla coraggiosamente. *La [[violenza]] da parte delle masse non eliminerà mai il male. *La [[vita]] è governata da una moltitudine di forze. Le cose andrebbero assai lisce se si potesse determinare il corso delle proprie azioni esclusivamente in base a un unico principio generale, la cui applicazione in un dato momento fosse tanto ovvia da non richiedere neppure un istante di riflessione. Ma non riesco a ricordare una sola azione che si sia potuta determinare con tanta facilità. *Mi sembra chiaro come la luce del giorno che l'[[aborto]] sarebbe un crimine. *Nessuna [[cultura]] può vivere se vuole essere esclusiva. *Non conosco [[Peccato (religione)|peccato]] più grande di quello di opprimere gli [[Innocenza|innocenti]] in nome di [[Dio]]. *Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La [[verità]] e la [[non-violenza]] sono antiche come le montagne. *Non importa quanto insignificante possa essere la cosa che dovete fare, fatela meglio che potete, prestatele tutta l'attenzione che prestereste alla cosa che considerate piú importante. Infatti sarete giudicati da queste piccole cose. *Non sono che un umile cercatore della [[Verità]], risoluto a trovarla. Non considero nessun sacrificio troppo grande per vedere Dio faccia a faccia. *Non volendo pensare a quello che mi porterà il [[domani]], mi sento libero come un uccello. *Ogni qual volta vedo un [[uomo]] che sbaglia, mi dico che io pure ho sbagliato; quando vedo un uomo sensuale, mi dico, lo fui anch'io un tempo; e così mi sento affine a ciascuno nel mondo e sento di non poter essere felice senza che lo sia il più umile tra noi. *Passo per un originale, un maniaco, un pazzo. Evidentemente la reputazione è ben meritata. Perché, dovunque vada, attiro a me gli originali, i maniaci e i pazzi. *[...] quando io sarò diventato incapace di male e nulla di duro o altezzoso occuperà, sia pure momentaneamente, il mondo del mio pensiero, allora e soltanto allora la mia non-violenza muoverà tutti i cuori del mondo. *Quarant'anni fa, mentre attraversavo una grave crisi di scetticismo e dubbio, incappai nel libro di [[Lev Tolstoj|Tolstoj]] ''[[Il regno di Dio è in voi|Il regno di Dio è dentro di noi]]'', e ne fui profondamente colpito. A quel tempo credevo nella violenza. La lettura del libro mi guarì dallo scetticismo e fece di me un fermo credente nell'''ahimsa''. Quello che più mi ha attratto nella vita di Tolstoj è il fatto che egli ha praticato quello che predicava e non ha considerato nessun prezzo troppo alto per la ricerca della verità.<br />Fu l'uomo più veritiero della sua epoca. La sua vita fu una lotta costante, una serie ininterrotta di sforzi per cercare la verità e metterla in pratica quando l'aveva trovata. Non cercò mai di nascondere o attenuare la verità, ma la presentò al mondo nella sua integrità, senza equivoci o compromessi, senza lasciarsi mai scoraggiare dal timore di qualche potenza terrena.<br />Fu il più grande apostolo della non-violenza che l'epoca attuale abbia dato. Nessuno in Occidente, prima o dopo di lui, ha parlato e scritto della non-violenza così ampiamente e insistentemente, e con tanta penetrazione e intuito. Andrei ancora oltre e direi che l'eccezionale sviluppo che egli diede a questa dottrina sconfessa l'attuale interpretazione ristretta e mutilata datane dai seguaci dell'<nowiki></nowiki>''ahimsa'' in questo nostro Paese. [...]<br />La vera ''[[ahimsa]]'' dovrebbe significare libertà assoluta dalla cattiva volontà, dall'ira, dall'odio, e un sovrabbondante amore per tutto. La vita di Tolstoj, con il suo amore grande come l'oceano, dovrebbe servire da faro e da inesauribile fonte di ispirazione, per inculcare in noi questo vero e più alto tipo di ''ahimsa''.<ref>Da ''Antiche come le montagne'', ed. di Comunità, Milano, 1963, pp. 234-235 [''non vidi'']; citato in Gloria Gazzeri, ''Tolstoi saggista e «Il regno di Dio»'', in Leone Tolstoi, ''Il regno di Dio è in voi'', Publiprint – Manca Editrice, Trento – Genova, 1988, p. V.</ref> *Se non avessi il senso dell'[[umorismo]], mi sarei suicidato da un pezzo. *Sono più sicuro della [[Problema dell'esistenza di Dio|Sua esistenza]] che del fatto che voi e io stiamo seduti in questa stanza. E posso anche affermare che potrei vivere senz'aria e senz'acqua, ma non senza di [[Dio|Lui]]. Potete strapparmi gli occhi, eppure non mi ucciderete. Ma distruggete la mia [[fede]] in Dio, e io sono morto. *Un fedele della Verità non dovrebbe fare nulla per rispetto delle convenzioni. Deve essere sempre pronto a correggersi e ogni qualvolta scopre di essere nel torto deve confessarlo, costi quel che costi, ed espiare. *Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. È bene che una volta ogni tanto si brucino le dita. ==''Buddismo, Cristianesimo, Islamismo''== *A Ceylon molti buddisti, quasi per istinto, mi reclamavano come loro, e malgrado il mio protestarmi convintamente induista, insistevano nella loro pretesa, facendomene sentire onorato. Non c'è dubbio che se i buddisti di Ceylon, Birmania e Giappone mi considerassero uno di loro, me ne sentirei senz'altro onorato, perché so che il [[Buddhismo|Buddismo]] è per l'Induismo ciò che il Protestantesimo è per il Cattolicesimo romano, solo con forza molto maggiore, e un grado d'intensità molto più elevato. (28 marzo 1929, p. 23) *[[Gautama Buddha|Budda]] non rinnegò mai l'Induismo, ma ne ampliò la base. (24 novembre 1927, p. 25) *Per ''[[nirvana]]'', indubbiamente, non deve intendersi completa estinzione. A quanto mi è stato dato capire a proposito del tratto fondamentale della vita del Budda, il ''nirvana'' è solo completa estinzione di tutto ciò che c'è di vile, di perverso, di corrotto e corruttibile in noi. Il ''nirvana'' non è come la nera, mortifera pace della tomba, ma pace vivente, felicità pulsante di un'anima che è conscia di sé, e conscia di avere trovato dimora nel cuore dell'Eterno. (24 novembre 1927, p. 27) *Devo molto ai [[Teosofia|teosofi]], fra i quali annovero numerosi amici. Checché i critici possano avere da dire contro Madame Blavatsky o il colonnello Olcott o il dottor Besant, il loro contributo all'umanità continuerà a risplendere alto. Quello che mi ha impedito di aderire alla società [...] è il suo aspetto di segretezza, il suo occultismo, che non mi ha mai attirato. Desidero appartenere alle masse. (9 settembre 1926, p. 44) *Considero [[Gesù]] un grande maestro dell'umanità, ma non il solo figlio generato da Dio. L'epiteto, nella sua interpretazione materiale, è del tutto inaccettabile. Sul piano metaforico, siamo tutti figli di Dio, ma per ognuno di noi possono esserci particolari figli di Dio da considerare in modo speciale. Così, per me, [[Caitanya|Chaitanya]] può essere il solo figlio generato da Dio. [...] Credo nella ''perfettibilità'' della natura umana. Gesù giunse il più vicino possibile alla perfezione. Dire che fosse perfetto è negare la superiorità di Dio sull'uomo. E poi, in questa materia, ho una teoria tutta mia. Essendo necessariamente limitati dai vincoli della carne, non possiamo raggiungere la perfezione che dopo la dissoluzione del corpo. Perciò soltanto Dio è assolutamente perfetto. Quando Egli discende sulla terra, Si limita di Propria volontà. Gesù morì sulla croce per via del limite della carne. Non mi servono né profezie né [[Miracolo|miracoli]] per apprezzare la grandezza di Gesù come maestro. Non c'è nulla di più miracoloso dei tre anni del suo magistero. Non c'è miracolo nella storia della moltitudine nutrita da una manciata di pani, un'illusione alla portata di qualsiasi mago. Ma misero il giorno in cui un mago fosse acclamato come Salvatore dell'umanità. Quanto al fatto che Gesù risvegliasse i morti alla vita, be', mi domando se gli uomini che resuscitò fossero realmente morti. Anch'io ho risvegliato alla vita da presunta morte la figlia di un parente, ma il fatto accadde perché la bambina non era morta e, non fosse stato per la mia presenza, avrebbero potuto cremarla. Ma io mi avvidi che in lei la vita non si era estinta. Le praticai un [[clistere]] e la fanciulla tornò alla vita. Non si trattò minimamente di un miracolo. Non nego che Gesù avesse certe facoltà psichiche e che fosse indubbiamente pieno d'amore per l'umanità. Riportò, però, alla vita non persone realmente morte, ma solo ritenute tali. Le leggi della Natura non mutano, sono immodificabili, e non possono aversi miracoli nel senso dell'infrazione o interruzione delle leggi di Natura. (17 aprile 1937, pp. 49-50) *{{NDR|Alla domanda: «Perché si rifiuta di entrare nella casa di Dio, se Gesù la invita? Perché l'India non prende la Croce?»}} Se per Gesù s'intende Dio, non ho mai rifiutato di entrare nella casa di Dio; non c'è momento in cui non tenti di entrarvi. Se Gesù rappresenta non una persona, ma il principio della non-violenza, l'India ha accettato la sua forza protettiva. (31 dicembre 1931, pp. 50-51) *Quando arrivai al Nuovo Testamento e al [[Discorso della Montagna|Sermone della Montagna]], cominciai a cogliere l'insegnamento cristiano: l'insegnamento del Sermone della Montagna echeggiava qualcosa da me appreso nell'infanzia, qualcosa che sembrava appartenere al mio essere e che mi pareva di veder attuare nella vita d'ogni giorno, attorno a me. [...] Era l'insegnamento della non-ritorsione, o della non-resistenza al male. (31 dicembre 1931, p. 52) *Vidi che il Sermone della Montagna sintetizzava l'intero cristianesimo per chi intendesse vivere una vita cristiana. Fu quel sermone a farmi amare Gesù. (31 dicembre 1931, p. 53) *Posso dire di non essere mai stato interessato a un Gesù storico. Non mi importerebbe nemmeno se qualcuno dimostrasse che l'uomo chiamato Gesù in realtà non visse mai e che quanto si legge nei Vangeli non è che frutto dell'immaginazione dell'autore. Perché il Sermone della Montagna resterebbe pur sempre vero ai miei occhi. (31 dicembre 1931, p. 53) *Tra le fonti delle molte menzogne che vengono diffuse nel mondo, una delle principali è la [[teologia]]. Non dico che non ve ne sia richiesta, così come, al mondo, ce n'è per più d'una cosa discutibile. Ma persino quelli che sono costretti a ricorrere alla teologia per lavoro dovrebbero astrarsene. Ho un paio di buoni amici cristiani che decisero di rinunciare alla teologia per vivere il Vangelo di Cristo. (23 marzo 1940, p. 71) ==''Il mio credo, il mio pensiero''== ===[[Incipit]]=== Vorrei dire ai diligenti lettori dei miei scritti e agli altri che vi fossero interessati che non mi curo affatto di apparire [[coerenza|coerente]]. Nella mia ricerca della Verità, ho abbandonato molte idee e imparato molte cose nuove. Per vecchio che sono, sento di non aver affatto smesso di crescere interiormente né che la mia [[crescita]] si fermerà con la dissoluzione della carne. La mia sola preoccupazione è di obbedire con prontezza al richiamo della Verità, che è il mio Dio, momento per momento, e perciò, se mai qualcuno dovesse trovare dell'incoerenza tra due miei scritti qualsiasi, se avrà ancora fede nella mia lucidità, farà bene a scegliere l'ultimo dei due sullo stesso argomento. ===Citazioni=== *Affermo di essere un seguace della [[verità]] fin dall'infanzia. Fu la cosa più naturale, per me. La mia fervente ricerca mi portò alla massima rivelatrice «La Verità è Dio», invece della solita «Dio è la Verità». Quella massima mi consente di guardare Dio in faccia, per così dire. Me ne sento pervaso in ogni fibra del mio essere. (p. 32) *Odio il [[privilegio]] e il monopolio. Qualunque cosa non possa essere condivisa con le [[massa|masse]] per me è tabù. (p. 33) *Se potessimo cancellare l'«[[Io]]» e il «Mio» dalla religione, dalla politica, dall'economia ecc. saremmo presto liberi e porteremmo il cielo in terra. (p. 33) *Credo nell'assoluta unicità di [[Dio]] e, perciò, anche dell'umanità. Perché, allora, abbiamo tanti corpi? Abbiamo una sola [[anima]]. La rifrazione moltiplica i raggi del sole. Ma la loro provenienza è la stessa. (p. 36) *Per vedere in faccia l'universale e pervasivo spirito della [[Verità]] bisogna esser capaci di amare le creature più vili come se stessi. (p. 70) *Per me Dio è Verità e Amore; Dio è etica e moralità; Dio è assenza di paura. Dio è la fonte della Luce e della Vita e tuttavia Egli è al di sopra e al di là di queste. Dio è coscienza. È lo stesso [[ateismo]] degli atei. Perché, nel Suo infinito amore, Dio permette all'ateo di esistere. Egli è il cercatore di cuori. È colui che trascende il discorso e la ragione. Egli conosce noi e i nostri cuori meglio di noi stessi. Non ci prende in parola, perché sa che, spesso, non parliamo sul serio, alcuni consapevolmente, altri inconsapevolmente.<br>È un Dio personale per quelli che hanno bisogno della Sua personale presenza. È un Dio in carne ed ossa per quelli che hanno bisogno della Sua carezza. È la più pura essenza. Egli semplicemente ''[[Problema dell'esistenza di Dio|è]]'' per quelli che hanno fede. È tutte le cose per tutti gli uomini. È in noi e tuttavia al di sopra e al di là di noi...<br>Non può cessare di essere solo perché in Suo nome vengono commesse orribili immoralità o brutalità inumane. È tollerante. È paziente, ma anche terribile. È l'essere più esigente del mondo e del mondo che verrà. Adotta con noi lo stesso metro che noi usiamo con il nostro prossimo, uomini e bestie.<br>Per lui l'ignoranza non è una scusa. E al tempo stesso Egli ci perdona sempre, perché ci dà sempre la possibilità di pentirci. (pp. 75-76) *Porsi al [[Servire|servizio]] di tutto ciò che esiste – della Verità – è servire Dio. (p. 77) *Mi sto sforzando di vedere Dio attraverso il servizio dell'umanità, perché so che Dio non è né in cielo, né sottoterra, ma in ognuno di noi. (p. 78) *La Verità è la prima cosa da ricercare, dopodiché la Bellezza e la Bontà si aggiungeranno da sole. [[Gesù]] era, secondo me, un artista supremo, perché vide ed espresse la Verità; e tale fu [[Maometto]], essendo il [[Corano]] la più perfetta creazione di tutta la letteratura araba [...]. Entrambi si sforzarono di trovare prima di tutto la Verità. (<!-- 20 novembre 1924, -->p. 81) *La vera [[bellezza]], dopotutto, consiste nella [[purezza]] del cuore. (p. 82) *Per un vero [[arte|artista]] dovrebbe essere bello soltanto quel [[viso]] che, del tutto indipendentemente dall'aspetto esterno, brilli della Verità che è nell'anima. [...] [[Socrate]] era l'uomo più sincero del suo tempo e tuttavia pare che le sue fattezze fossero le più sgraziate della Grecia. Secondo il mio modo di vedere, egli era bello ugualmente, perché tutta la sua vita era protesa alla ricerca della Verità; ricorderete, inoltre, che la sua forma esterna non impedì a Fidia di apprezzare la bellezza della Verità che si celava in lui, anche se, come artista, era abituato a vedere la Bellezza anche nelle forme esteriori. (pp. 82-83) *L'assenza di [[paura]] è il primo requisito della [[spiritualità]]. I codardi non possono mai essere morali. (p. 84) *Dove c'è paura non c'è [[religione]]. (p. 84) *L'assenza di paura è il ''sine qua non'' per lo sviluppo delle altre nobili qualità. Come si può cercare la verità o accarezzare l'Amore senza essere intrepidi? (p. 84) *Ci sono tanta superstizione e ipocrisia in giro che si ha paura anche di agire rettamente. Ma se si dà spazio alla paura, si finisce col dovere reprimere anche la verità. La regola d'oro è di agire senza paura in ciò che si ritiene giusto. (p. 85) *L'assenza di paura non significa arroganza o aggressività. Quest'ultima è in se stessa un segno di paura. L'assenza di paura presuppone la calma e la pace dell'anima. Per essa è necessario avere una viva fede in Dio. (p. 85) *È meglio, quando si [[preghiera|prega]], avere un cuore senza parole piuttosto che delle parole senza un cuore. (p. 110) *Se [[Maometto]] potesse venire in India oggi, disconoscerebbe parecchi dei suoi cosiddetti seguaci mentre riconoscerebbe in me un vero musulmano, come [[Gesù]] potrebbe considerarmi un vero cristiano. (<!-- 17 novembre 1946, -->p. 121) *Non sono un visionario. Mi professo un idealista pratico. La religione della [[non-violenza]] non è riservata solo ai ''Rishis'' e ai santi. Si rivolge anche alla gente comune. (p. 134) *Ho imparato la lezione della non-violenza da mia moglie, quando ho cercato di piegarla alla mia volontà. La sua determinazione nel resistere al mio volere da un canto, e la sua quieta sottomissione alla sofferenza provocata dalla mia stupidità, dall'altro, hanno finito per farmi vergognare di me stesso e convincermi a guarire dalla ottusità di pensare che ero nato per dominarla; in questo modo è diventata lei la mia maestra della non-violenza. (pp. 134-135) *La dottrina che ha guidato la mia vita non è sostenuta dall'inazione, ma dalla più alta [[azione]]. (p. 135) *La non-violenza non è un paravento per la codardia, ma è la suprema virtù del coraggioso. L'esercizio della non-violenza richiede un coraggio di gran lunga superiore a quello dello spadaccino. La viltà è del tutto incompatibile con la non-violenza. Il passaggio dall'abilità con la spada alla non-violenza è possibile e, a volte, addirittura facile. La non-violenza, perciò, presuppone l'abilità di colpire. È una forma di deliberato, consapevole dominio del proprio desiderio di vendetta. Ma la vendetta è sempre superiore alla sottomissione passiva, pavida e inerme. Il perdono è ancora più alto. Anche la vendetta è debolezza. Il desiderio di vendetta nasce dalla paura del pericolo, immaginario o reale. Un cane abbaia e morde quando ha paura. Un uomo che non tema nessuno sulla terra considererebbe troppo fastidioso anche il solo esprimere collera, contro chi cercasse vanamente di ferirlo. Il sole non si vendica contro i bimbetti che gli lanciano la polvere. Nell'atto, essi non danneggiano che se stessi. (pp. 140-141) *La non-violenza nella mia concezione significa combattere contro la [[malvagità]] in modo più attivo e più reale che con la [[rappresaglia]], la cui vera natura è di aumentare la malvagità. (p. 142) *Il più duro metallo si arrende al grado di calore sufficiente. Nello stesso modo il cuore più duro deve fondere all'adeguato grado di calore della [[non-violenza]]. E non c'è limite alla capacità della non-violenza di generare calore. (pp. 143-144) *«Odia il [[peccato (religione)|peccato]] e non il peccatore» è un precetto che, benché abbastanza facile da comprendere, viene messo in pratica raramente, ed è per questo che il veleno dell'[[odio]] si diffonde nel mondo. (p. 145) *L'uomo e i suoi atti sono due cose distinte. Mentre una buona azione dovrebbe suscitare approvazione e un atto malvagio disapprovazione, l'autore dell'atto, che sia [[bene e male|buono o malvagio]], merita sempre rispetto o pietà a seconda dei casi. (p. 145) *Il [[Regno dei Cieli]] è ''[[ahimsa]]''. (p. 146) *Mi oppongo alla [[violenza]] perché, quando sembra produrre il bene, è un bene temporaneo; mentre il male che fa è permanente. (p. 157) *Come saranno le [[prigione|galere]] dell'India libera? Tutti i criminali dovranno essere trattati come pazienti e le prigioni diventare degli ospedali riservati al trattamento e alla cura di questo particolare tipo di ammalati. Nessuno commette crimini per divertimento. È un segno di disturbo mentale. Le cause di una particolare malattia vanno indagate e rimosse. (p. 176) *Devo confessare che è impossibile osservare la legge della continenza senza una viva fede in Dio, che è Verità vivente. (p. 277) *[...] l'uomo stolto, che sembri [[autocontrollo|controllare]] il proprio corpo, ma nutra pensieri malvagi nella mente, fa uno sforzo vano. Può essere pericoloso reprimere il corpo, se si consente nello stesso tempo alla mente di andarsene fuori strada. Dove la mente vaga, presto o tardi il corpo la seguirà...<br />...Una cosa è permettere alla mente di nutrire pensieri impuri; assolutamente un'altra il fatto che essa si smarrisca involontariamente fra di essi, malgrado i nostri sforzi. La vittoria, alla fine, sarà nostra, se sapremo evitare di collaborare con la mente nei suoi impuri vagabondaggi. (p. 278) *Non è il contatto con la donna che corrompe l'uomo, è anzi l'uomo, spesso, troppo impuro per toccarla. (p. 280) *L'amore umano che si concretizza nel [[matrimonio]] deve costituire la pietra di un guado verso l'amore universale. (p. 281) *Dio ha donato all'uomo la benedizione del seme che ha il più alto potere e alla donna quella di un campo più ricco della più ricca terra che si possa trovare in qualsiasi parte del globo. È sicuramente una follia criminale che l'uomo si permetta di mandare sprecato il suo bene più prezioso. [[castità|Deve custodirlo]] con cura maggiore di quella che presta alle più ricche perle in suo possesso. (pp. 289-290) *La [[purezza]] non può venire imposta dall'esterno. Deve procedere da un'evoluzione interiore e, perciò, da uno sforzo individuale. (p. 300) *La [[castità]] [...] deve crescere dal di dentro e per avere un qualche valore deve saper resistere ad ogni tentazione indesiderata. (p. 300) *Quando una [[donna]] è assalita non può perdere tempo a riflettere su ''himsa'' {{NDR|violenza}} o ''ahimsa'' {{NDR|non-violenza}}. Il suo compito primario è l'autodifesa. È libera di impiegare qualsiasi metodo o mezzo che le venga in mente pur di difendere il proprio onore. Dio le ha dato ''unghie e denti''. (p. 303) *Mi professo un [[democrazia|democratico]] se la completa identificazione con i più poveri dell'umanità, un intenso desiderio di vivere non meglio di loro e un corrispondente consapevole sforzo di abbassarmi a quel livello al meglio delle mie capacità, può darmene il diritto. (p. 338) *La [[critica]] salutare, ben informata ed equilibrata è l'ozono della vita pubblica. (p. 343) *Il mio amore per la cura naturale e i sistemi indigeni non mi rende cieco ai progressi compiuti dalla [[medicina]] occidentale, malgrado l'abbia stigmatizzata come magia nera. Ho usato quella dura espressione ― e non la ritiro ― perché essa ha contemplato la [[vivisezione]] e tutto l'orrore connesso, perché non si ferma davanti a nessuna pratica, per quanto maligna possa essere, pur di prolungare la vita del corpo e perché ignora l'anima immortale che risiede nel corpo. (p. 388) *Non c'è nulla nel [[Corano]] che giustifichi l'uso della forza per la conversione. (<!-- 29 settembre 1921, -->p. 394) *La forza dell'[[amore]] è la stessa forza dell'anima o della verità. (p. 408) *Realizzai che la vera funzione di un [[avvocato]] era di unire le parti lacerate a pezzi. La lezione mi si impresse così indelebilmente che dedicai gran parte del mio tempo, durante i vent'anni della mia pratica come avvocato, a portare avanti compromessi privati di centinaia di casi. Non persi nulla, così facendo, nemmeno del denaro, e certamente non la mia anima. (p. 450) *La [[bontà]] diventa energia motrice soltanto quando è praticata in relazione al male. Finché vi limitate a restituire bene per bene, è un mero scambio, ma se restituite [[bene e male|bene per male]], ecco che diventa una forza che redime. Il male cessa davanti a questa forza, che procede aumentando di volume e peso come una palla di neve, finché non diventa irresistibile. (pp. 452-453) *Non considero necessario nutrirsi di carne in nessuno stadio e in nessun clima in cui gli esseri umani si trovino a trascorrere la loro vita ordinaria. Ritengo la dieta a base di carne non idonea alla nostra specie. Facciamo male ad imitare il mondo animale inferiore, se apparteniamo a quello superiore. L'esperienza ci insegna che il cibo animale è inadatto a chi miri al controllo delle proprie passioni. (p. 456) *Sento che il progresso spirituale ci richiede di smettere, a un certo punto, di uccidere le creature nostre compagne per la soddisfazione dei nostri bisogni corporali. (p. 456) *Per restare fedeli al [[vegetarianismo]] si ha bisogno di una fede morale... Perché esso tende all'edificazione dello spirito e non del corpo. L'uomo è più che mera carne. È lo spirito che ci interessa, nell'uomo. Perciò, i vegetariani dovrebbero avere questa convinzione morale: che un uomo non nasce come animale carnivoro, ma per vivere della frutta e delle erbe che la terra gli offre. (p. 458) *Il [[tabagismo|tabacco]] ha provocato solo stragi tra l'umanità. Una volta presi nella sua rete, è raro trovare qualcuno che ne esca... [[Lev Tolstoj|Tolstoj]] l'ha definito il peggiore di tutti i tossici... (p. 463) *Non ho ancora conosciuto un figlio degno ai cui occhi l'età abbia sfigurato l'immagine di sua [[madre]]. Si può pensare di dorare l'oro puro, ma deve ancora nascere il figlio che voglia abbellire il proprio genitore. (p. 464) *Ritengo un dovere dei [[giornalisti]] non porgere altro che i fatti ai loro lettori. (p. 466) *Per me, la [[giustizia]] nei confronti dell'individuo, fosse anche il più umile, è tutto. Il resto viene dopo. (p. 470) *L'[[onestà]] è incompatibile con l'accumulo di una grossa fortuna: «In verità, in verità, è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un uomo [[ricchezza|ricco]] entrare nel regno di Dio»... (p. 474) *Il mio obiettivo è l'[[amicizia]] con il mondo e posso associare il più grande [[amore]] con la più grande opposizione all'[[ingiustizia]].<ref name=vita /> ==''L'Induismo''== *La mancanza di un credo ufficiale è la fortuna o la sfortuna dell'[[Induismo]]. Allo scopo, quindi, di proteggere me stesso da ogni malinteso, ho detto che la verità e la non-violenza sono il mio credo. Se mi chiedessero di definire il credo indù direi semplicemente: la ricerca della verità tramite mezzi non-violenti. Un uomo può non credere in Dio e continuare a considerarsi un Indù. L'Induismo è la ricerca incessante della verità e se oggi è divenuto morente, inoperoso, refrattario alla crescita, è perché siamo affaticati, ma non appena ci saremo ripresi l'Induismo irromperà dilagando in tutto il mondo con un'intensità forse sconosciuta. Perciò, naturalmente, l'Induismo è la più tollerante di tutte le religioni. Il suo credo è onnicomprensivo. (p. 19) *Il valore principale dell'Induismo sta nell'effettiva convinzione che ''tutta'' la vita (non solo gli esseri umani, ma ogni creatura sensibile) sia una sola, ossia che tutta la vita derivi da un'unica sorgente universale, che la si chiami Allah, Dio o Parameshwara. (p. 24) *Questa unità di tutta la vita è una peculiarità dell'Induismo, che non restringe la salvezza ai soli esseri umani, ma afferma che essa è possibile per tutte le creature di Dio. Può darsi che ciò sia possibile solamente mediante la forma umana, tuttavia questo non rende l'uomo il signore della creazione. Lo rende servo della creazione di Dio. Ora quando noi parliamo della fratellanza degli uomini lo facciamo in termini riduttivi e supponiamo che ogni altra forma di vita possa essere sfruttata dall'uomo a suo piacimento. Però l'Induismo esclude qualsiasi forma di sfruttamento. (pp. 24-25) *Niente che non possa essere verificato dalla ragione e sperimentato spiritualmente può essere accettato come la [[parola di Dio]]. (p. 26) *È una buona cosa vederci come ci vedono gli altri. Potremmo fare tutti i tentativi che vogliamo, ma non riusciremo mai a [[Conoscere se stessi|conoscere appieno noi stessi]], specialmente la nostra parte peggiore. Ciò può accadere soltanto se non siamo arrabbiati con i nostri critici, ma accettiamo senza offenderci qualsiasi loro affermazione. (p. 28) *Ho osato dire, nel corso di diversi convegni missionari, a inglesi e americani che, se si fossero astenuti dal «parlare» all'India di Cristo e si fossero accontentati di vivere la vita prescritta dal [[Discorso della Montagna|Sermone della Montagna]], l'India invece di diffidare di loro ne avrebbe apprezzato la loro presenza tra i suoi figli e ne avrebbe tratto giovamento. Poiché resto fedele a questa convinzione non posso «parlare» dell'Induismo «per ricambiare» gli amici americani. Non credo a chi parla agli altri della propria [[fede]], soprattutto con l'intento di convertire. La fede non ammette di essere raccontata. Deve essere vissuta e allora si propaga da sé. (pp. 37-38) *Un idolo non eccita alcun sentimento di venerazione in me. Però penso che l'[[Idolatria|adorazione degli idoli]] faccia parte della natura umana. Noi aneliamo al simbolismo. Perché dovremmo essere più tranquilli in una chiesa che altrove? Le immagini sono un aiuto all'adorazione. Nessun Indù ritiene che un'immagine sia Dio. Non considero l'adorazione degli idoli un peccato. Risulta chiaro da quanto detto che l'Induismo non è una religione esclusiva. In esso c'è spazio per l'adorazione di tutti i profeti del mondo. Non è una religione missionaria nel senso comune del termine. Ha indubbiamente assorbito molte tribù tra le sue fila, ma lo ha fatto in modo evolutivo, impercettibile. L'Induismo dice a ognuno di adorare Dio secondo la propria fede, e in questo modo vive in pace con tutte le religioni. (pp. 43-44) *[[Meditazione|Meditare]] significa attendere Dio. (p. 87) *È il culto dei devoti che rende un [[tempio]] un luogo sacro vivo. La deità nel tempio è solo un riflesso dello spirito dei devoti. (p. 101) *Il dovere di non uccidere [[animale|animali]], e quindi di proteggerli, deve essere accettato come fatto incontestabile. Va perciò ascritto a maggior merito dell'Induismo l'aver prescritto la [[vacca sacra|protezione della vacca]] come dovere. Mentre è un difetto dell'Induismo la mancata estensione della protezione ad altri animali. La vacca non è che un simbolo, e la protezione della vacca è il minimo che ci si possa attendere da un Indù. [...] La filosofia della protezione della vacca perciò, a mio avviso, è sublime. Pone immediatamente gli animali allo stesso livello dell'uomo per quel che riguarda il diritto alla vita. (p. 112) *Quando vedo una [[mucca|vacca]] non vedo un animale da mangiare. Essa per me è un poema di pietà. (p. 114) *{{NDR|Sulla ''[[Bhagavadgītā]]''}} Per migliaia di persone essa è la ''vera'' madre, in quanto produce il ricco latte del sollievo nelle difficoltà. Io l'ho chiamata il mio dizionario spirituale, perché non mi ha mai abbandonato nell'angoscia. Si tratta inoltre di un libro esente da faziosità e dogmi. Il suo appello è universale. Non considero la Gita un libro astruso. Senza dubbio i dotti riescono a vedere delle astrusità in tutto quello che gli capita a tiro. Però, a mio avviso, un uomo di intelligenza normale non dovrebbe trovare difficoltà a recepire il semplice messaggio della Gita. Il suo sanscrito è incredibilmente semplice. (p. 120) *Tutta la vita incarnata è, in realtà, un'[[incarnazione]] di Dio, anche se di solito non consideriamo ogni essere vivente un'incarnazione. (p. 123) *Nutro una profonda riverenza per il [[Guru Granth Sahib|Granth Saheb]]. Alcuni suoi passaggi sono entrati a far parte del nostro linguaggio quotidiano. In base a quello che ho letto, inculca fede, coraggio e un'incrollabile fiducia nel trionfo definitivo del diritto e della giustizia. (p. 184) *Credo che riveliamo la nostra debolezza quando ci risentiamo per l'indifferenza che il prossimo mostra per coloro che riveriamo e idolatriamo. (p. 186) ==''La forza della verità''== *Sì, certo il suo libro {{NDR|''A Plea for Vegetarianism''}} sulla disciplina vegetariana, che fu il primo in cui mi imbattei, mi fu di immenso aiuto per consolidare la mia fede nel vegetarianesimo. (dalla lettera a [[Henry Stephens Salt|Henry Salt]] del 12 ottobre 1929, p. 113) *[[John Ruskin]] è stato un gran scrittore [...]. Suppongo che la maggior parte dei membri dell'ashram sappiano che uno dei suoi libri {{NDR|''Unto This Last''}} ebbe grande influenza su di me e fu questo libro che mi spinse a cambiare in modo significativo la mia vita, praticamente all'istante.<br />[...] ciò che Ruskin ha spiegato con la sua prosa erudita e raffinata ai lettori inglesi, racchiude praticamente le stesse idee che noi discutiamo col nostro linguaggio grossolano e che stiamo cercando di mettere in pratica. Io qui non sto paragonando due linguaggi, ma due scrittori. Non posso nemmeno sperare di eguagliare la padronanza di linguaggio di Ruskin, ma arriverà un giorno in cui l'amore per la nostra lingua diventerà universale e avremo scrittori come Ruskin che dedicheranno se stessi, cuore e anima, a questo scopo e che scriveranno in vigoroso gujarati come l'inglese di Ruskin. (28 marzo 1932, p. 114-115) *Oggi l'Italia e l'Europa intera venerano quest'uomo. In Italia è considerato come uno degli uomini più grandi. Era un uomo devoto e religioso, né egoista né orgoglioso. La povertà era per lui un ornamento. Considerava le sofferenze altrui come le sue. Ci sono davvero pochi esempi nel mondo in cui un uomo, da solo, ha portato tanto sollievo morale al suo paese, grazie alla sua forza di pensiero e alla sua estrema devozione, durante tutta la sua vita. Tale fu [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]], l'unico. (22 luglio 1905, p. 117) *Le apparenti contraddizioni nella vita di [[Lev Tolstoj|Tolstoj]] non sono un'infamia o un segno di fallimento. Esse significano l'errore di chi osserva. [[Ralph Waldo Emerson|Emerson]] ha detto che una sciocca [[coerenza]] è lo spauracchio di una mente limitata.<ref>Cfr. [[Ralph Waldo Emerson]]: «Una stupida coerenza è l'ossessione di piccole menti, adorata da piccoli uomini politici e filosofi e teologi. Con la coerenza una grande anima non ha, semplicemente, nulla a che fare. Tanto varrebbe che si occupasse della sua ombra sul muro. Dite quello che pensate ora con parole dure, e dite domani quello che il domani penserà con parole altrettanto dure, per quanto ciò possa essere in contraddizione con qualunque cosa abbiate detto oggi».</ref> Saremmo completamente perduti se cercassimo di vivere mostrando che non vi è stata nessuna [[contraddizione]] nel corso della nostra vita. Cercando di vivere in quel modo, dovremmo ricordare ciò che abbiamo fatto ieri e armonizzare così le nostre azioni odierne con quelle di ieri; cercando di preservare un'armonia tanto forzata, dovremmo ricorrere alla non verità. Il modo migliore è quello di seguire la verità per come la si vede al momento. Se progrediamo giorno dopo giorno, perché dovremmo preoccuparci se gli altri vedono in noi delle contraddizioni? (16 settembre 1928, p. 127) *Non è che nessuno abbia mai detto ciò che disse Tolstoj, ma il linguaggio di Tolstoj era magico, egli agiva proprio come predicava. Egli, abituato alle comodità del benessere, cominciò a lavorare fisicamente. Lavorava in una fattoria o faceva altri lavori per otto ore al giorno. Purtuttavia non rinunciò all'opera letteraria. Infatti, dopo aver iniziato il lavoro fisico, l'opera letteraria si fece più massiccia. Fu durante il tempo libero, in questo periodo di ''yajna'', che scrisse quello che descriveva come il suo lavoro più importante, ''[[Lev Tolstoj#Che cosa è l'arte?|Cos'è l'Arte?]]'' La fatica fisica non influì sulla sua salute, ed era convinto di affinare il proprio intelletto. Gli studiosi della sua opera testimonieranno che era vero. (16 settembre 1928, p. 128) *Ero alla ricerca di un vero eroe indiano e l'ho trovato in [[Gopal Krishna Gokhale|Gokhale]]. Il suo amore e il suo rispetto per l'India erano veramente genuini. Si astenne completamente da ogni felicità e da ogni interesse personale per servire il suo paese. Anche quando era a letto malato, la sua mente era occupata a pensare al benessere dell'India. (giugno-luglio 1915, p. 135) *Non esiste una civiltà [[Occidente|occidentale]] o europea, ma esiste una civiltà moderna che è puramente materiale. (14 ottobre 1909, p. 274) ==''La mia vita per la libertà''== ===[[Incipit]]=== I Gandhi appartengono alla casta dei Bania ed in origine sembra fossero speziali. Ma per tre generazioni, cominciando con mio nonno, essi furono Primi Ministri in vari Stati del Kathiawad. Utamchand Gandhi, ''alias'' Ota Gandhi, mio nonno, deve essere stato un uomo tutto d'un pezzo: per intrighi di Stato fu costretto a lasciare Porbandar dove era Diwan per rifugiarsi a Junagadh; quando lì egli salutò il Nawab con la mano sinistra, qualcuno, rilevando l'apparente scortesia, gli chiese una spiegazione, che fu la seguente: «La mano destra l'ho già impegnata a Porbandar». ===Citazioni=== *Mi resi conto che è meno facile suicidarsi che meditarci sopra, e da allora, quando sento dire di uno che minaccia di uccidersi, la cosa mi lascia quasi del tutto indifferente. (1995, p. 32) *Quando la mia intelligenza si sarà affinata e quando avrò letto di più, capirò meglio. (1995, p. 40) *Sappiamo che un uomo cade spesso in [[tentazione]], per quanto opponga resistenza, ma sappiamo anche che la Provvidenza interviene spesso e suo malgrado lo salva. Come avviene tutto ciò – fino a che punto l'uomo è libero e fino a che punto decidono le circostanze, quando conta il [[libero arbitrio]] e quando interviene il fato – questi sono misteri e tali rimarranno. (I, 7; 1994, p. 34) *Un concetto mi si radicò dentro profondamente – la convinzione che la [[morale]] è alla base di tutte le cose, e che la morale è fatta di verità, dunque la verità divenne il mio solo scopo. (I, 10; 1994, p. 44) *Lessi il libro di [[Henry Stephens Salt|Salt]] {{NDR|''Difesa del vegetarianismo''}} senza saltarne un rigo e mi fece molta impressione. Da quando ho letto quel libro posso affermare di essere diventato vegetariano per convinzione [...]. (I, 14; 1994, p. 56) *Vidi che gli autori [[vegetarianismo|vegetariani]] avevano esaminato il problema molto attentamente, dettagliandone gli aspetti religiosi, scientifici, pratici e medici, e dal punto di vista etico erano arrivati alla conclusione che la supremazia degli [[uomo|uomini]] sugli [[animale|animali inferiori]] non implicava che i primi dovessero cacciare i secondi, ma che i più progrediti dovessero proteggere gli inferiori, e che ci dovesse essere assistenza reciproca fra loro come c'era fra uomo e uomo. (I, 17; 1994, p. 63) *Ricordo di aver letto [...] ''La chiave alla teosofia'', della signora [[Helena Blavatsky|Blavatsky]], e quel libro mi fece venire voglia di leggerne altri sull'induismo e mi levò dalla testa l'idea diffusa dai missionari, che l'induismo fosse zeppo di superstizioni. (I, 20; 1994, p. 74) *{{NDR|La [[Bibbia]]}} Cominciai a leggerla, ma non riuscii a finire il [[Antico Testamento|Vecchio Testamento]]. [...] Ma il [[Nuovo Testamento]] mi fece tutt'altra impressione, specialmente il [[Discorso della Montagna|Sermone della Montagna]], che mi andò dritto al cuore. (I, 20; 1994, pp. 74-75) *Quando non c'è più speranza, "quando cessano gli aiuti e manca la consolazione", scopro che l'aiuto mi arriva, non so da dove. Le suppliche, l'adorazione, la [[preghiera]] non sono superstizioni; sono azioni più reali che il mangiare, il bere, il sedersi o il camminare. Non è esagerazione affermare che solo esse sono vere e tutto il resto è illusione.<br />L'adorazione o la preghiera non sono semplici slanci di eloquenza; non sono omaggi superficiali, scaturiscono dal cuore, perciò, se il nostro spirito raggiunge quella purezza che lo rende "mondato da tutto salvo che dall'amore", se tutte le corde del nostro arco sono tese a dovere, esse "tremando si trasformano in musica e svaniscono". Alla preghiera non servono le parole; io non dubito minimamente che la preghiera sia un mezzo infallibile per liberare il cuore dalle passioni, ma dev'essere pronunciata con grande umiltà. (I, 21; 1994, p. 78) *Le mie difficoltà erano più gravi: era più forte di me riuscire a credere che [[Gesù]] fosse l'unico figlio di Dio [[Incarnazione|incarnato]] e che solo a chi credeva in lui sarebbe spettata la vita eterna. Se Dio poteva avere figli, noi tutti eravamo suoi figli. Se Gesù era come Dio e era Dio stesso, allora tutti gli uomini erano come Dio e potevano essere Dio incarnato. La mia ragione non era pronta ad accettare letteralmente che Gesù con la sua morte e con il suo sangue aveva lavato i peccati del mondo, anche se metaforicamente vi poteva essere qualche cosa di vero. (1995, p. 129) *La santa vita condotta dai cristiani per me non era in nulla diversa dalla vita degli uomini di altre fedi. (1995, p. 129) *Il pensiero involontario è una debolezza dell'intelletto, perciò dominare i propri pensieri equivale a dominare l'intelletto, più difficile da dominare del vento, ma la presenza di Dio dentro di noi ci permette anche di controllare la mente, e che nessuno creda che sia impossibile, perché è difficile, ma è il fine ultimo, perciò non è da meravigliarsi che richieda uno sforzo supremo. (III, 8; 1994, p. 199) *[...] il [[servire]] è già una ricompensa in sé. (III, 12; 1994, p. 206) *Oggi sono dello stesso parere, per me la vita di un [[agnello]] non è meno preziosa di quella di un essere umano. Sarei restio ad ammazzare un agnello per sostenere il corpo umano. Trovo che più una creatura è indifesa, più ha il diritto ad essere protetta dall'uomo dalla crudeltà degli altri uomini. (III, 18; 1994, p. 219) *Credo che sia un errore volere delle [[certezza|certezze]] in questa vita, dato che tutto, salvo Iddio, che è verità, è fallace; tutto ciò che ci avviene intorno è mobile, passeggero. Ma c'è un Essere Supremo nascosto che è Certezza, e fortunato chi riesce a scorgerlo e a seguirlo. (III, 23; 1994, p. 232) *La mia esperienza mi insegna che se si ha il cuore puro, le [[sventura|sventure]] portano con sé anche il rimedio per debellarle. (IV, 15; 1994, p. 266) *È [[poeta]] chi ha la capacità di portare alla luce quanto di buono è latente nell'animo umano. (IV, 18; 1994, p. 273) *[...] la vita senza il ''brahmacharya'' mi appare insipida ed animalesca. L'individuo di natura brutale non conosce auto-controllo, invece l'uomo è tale perché è capace di auto-controllo e in quanto lo pratica. (IV, 25; 1994, pp. 288-289) *È mio dovere offrire alla gente tutti i rimedi legittimi contro l'ingiustizia; una nazione che aspira a diventare libera deve conoscere le vie e gli strumenti per ottenere la libertà. (1995, p. 331) *Identificarsi con ciò che vive è impossibile senza l'auto-purificazione; senza di essa l'obbedienza alla legge dell'''[[Ahimsa]]'' deve restare un sogno vano; chi non è puro di cuore non troverà mai Iddio, perciò l'auto-purificazione deve significare [[purezza]] in tutte le circostanze della vita. E siccome la purificazione è molto contagiosa, quella propria comporterà fatalmente anche quella di tutto ciò che ci circonda. (V, commiato; 1994, p. 453) ===Citazioni su ''La mia vita per la libertà''=== *Un giorno, mentre mi trovavo nella biblioteca universitaria, presi dagli scaffali un libro intitolato ''An Autobiography: The Story of My Experiments with Truth''. L'autore era qualcuno di cui riconobbi subito il nome e la cui visione del mondo conoscevo almeno parzialmente per via indiretta. In effetti, non avevo mai letto niente di suo. Il suo nome era Mahatma Gandhi.<br />Che scelta carica di conseguenze! Quel libro contribuì a cambiare il corso della mia vita. [...]<br />Benché scritto per tutti, sembrava che quel libro si rivolgesse proprio a me personalmente. Era come se mi chiedesse come io, Tom Regan, potessi oppormi all'inutile violenza, come quella associata alla guerra in Vietnam, quando le vittime erano ''umani'', e appoggiare lo stesso tipo di violenza (cioè, una violenza inutile) quando le vittime erano ''animali''. ([[Tom Regan]]) ==''La voce della verità''== *[...] bisognerebbe dire la [[verità]] con garbo. Sarebbe meglio non dirla, se non si fosse capaci di farlo in modo cortese; intendendo con ciò che non c'è verità in un uomo che non sappia controllare la propria lingua. (17 settembre 1925, p. 12) *Dio ha fatto l'uomo a propria somiglianza. Sfortunatamente per noi, anche l'uomo ha foggiato Dio a propria immagine. Questa ingiusta pretesa ha precipitato l'uomo in un mare di guai. (24 agosto 1947, p. 70) *La mia fede nel saggio [[Proverbi dai libri|detto]] che ciò che si acquista con la spada, con la spada si perde, è indistruttibile. (2 settembre 1939, p. 101) *La [[scuola]] deve essere un'estensione della casa. (1962, p. 322) *L'[[lingua inglese|inglese]], oggi, viene studiato per via del suo valore commerciale e del suo cosiddetto valore politico. I nostri ragazzi pensano, e giustamente, nelle attuali circostanze, che senza l'inglese, non potranno ottenere un posto governativo. [...] Centinaia di giovani credono che senza una conoscenza dell'inglese, la libertà per l'India sia praticamente impossibile. Tale cancro ha roso la società al punto che, in molti casi, il solo significato di educazione è quello di conoscenza dell'inglese. Tutti questi, per me, sono segnali della nostra schiavitù e degradazione. Non sopporto che i dialetti vengano schiacciati e lasciati languire come è accaduto. (1 giugno 1921, pp. 322-323) *Il più [[grandezza|grande]], per rimanere grande, deve scegliere di essere il più [[umiltà|umile]]. (7 settembre 1947, p. 325) ==''Per la pace''== *È meglio essere violenti, se c'è la violenza nel nostro cuore, piuttosto che indossare la [[maschera]] della non violenza per coprire la propria impotenza. La violenza è sempre preferibile all'impotenza. Per un uomo violento c'è sempre la speranza che diventi non violento. Per l'impotente questa speranza non c'è. (I-240) *La non violenza, che è una qualità del cuore, non può venire da un appello alla ragione. (I-276) *Se l'amore o la non violenza non fossero la legge del nostro essere, tutto il mio ragionamento andrebbe in pezzi. (I-121) ==Citazioni sul Mahatma Gandhi== [[File:Gandhi costume.jpg|thumb|Gandhi nel 1906]] *Audace idealista, che ci trova consenzienti fino a un certo punto, ma ci obbliga poi a lasciarlo solo nel suo troppo sperare e volere. ([[Carlo Formichi]]) *Ben pochi hanno lasciato una traccia tanto forte nella storia umana, attraversando con dolcezza un secolo di barbarie, tentando di far ragionare i mostri peggiori, facendo del proprio sacrificio un mezzo per condurre gli altri all'introspezione, rivelando che l'umiliazione è il vero motore della Storia, praticando la sola utopia che permette di sperare nella sopravvivenza della specie umana: quella della tolleranza e della nonviolenza. La sua lezione ha cambiato il XX secolo e l'India. Bisognerà recepirla, se vogliamo che l'umanità sopravviva al XXI. ([[Jacques Attali]]) *C'è una costante nella vita di Gandhi come uomo pubblico: quando sembrano darsi tutte le condizioni perché il suo programma tocchi la sponda del successo, sopravviene immancabilmente un fatto imprevisto che di per sé potrebbe non mutare il corso fausto delle cose se non si innestasse in una predisposizione soggettiva del protagonista, la predisposizione al fallimento. Si sarebbe tentati di dire che Gandhi, appunto per questo, non era un uomo politico, se tra le sue pretese non ci fosse quella di un nuovo modo di far politica, nel quale viene rifiutata ogni forma di calcolo machiavellico. ([[Ernesto Balducci]]) *Come per molti altri, le ''Upanishad'', la ''Gîtâ'' erano, anzi sono diventati, per lui delle letture predilette. Il suo induismo, molto semplice, si riassumeva nel rispetto della vacca, in cui vedeva l'elemento cardinale del ''dharma''. ([[Louis Renou]]) *[[Cristo]] ci ha dato gli obiettivi, Mahatma Gandhi la tattica. ([[Martin Luther King]]) *È un santone, un genio, che, cosa rara, usa la bontà come arma. ([[Benito Mussolini]]) *Eh, sì, era un grand'uomo. Però... tra me e Gandhi non ci fu mai l'intesa che c'era tra me e mio padre. Parlava sempre di religione... Era convinto che ciò fosse giusto... Insomma, noi giovani non andavamo d'accordo con lui su molte cose. ([[Indira Gandhi]]) *Gandhi aveva decisamente ragione su alcune cose. Mangiare animali, mangiare la loro carne, come facevo io, di certo favorisce il loro massacro, la loro morte violenta e assolutamente terribile. ([[Tom Regan]]) *Gandhi, questo asceta fragile, dal sorriso gentile, che va in giro drappeggiato in un lenzuolo, e camminando da villaggio a villaggio, ha conquistato, con la parola e con la suggestione di una limpida vita, milioni di cuori. ([[Enzo Biagi]]) *Gandhi, oggi, è incapace di capire che non è il [[corpo]] che è cattivo, ma le sue malattie e infermità. Lo stesso si può dire della [[mente]]. Le infezioni della mente non sono meno laide di quelle del corpo. Infatti, il mal di denti dà fastidio solo a chi ne soffre, ma la cretineria dà fastidio a tutti i presenti. ([[Ezra Pound]]) *Ho sempre rispettato e ammirato Gandhi per l'acume politico e la volontà di ferro da lui dimostrata in innumerevoli occasioni. Ma secondo me la sua visita a Londra fu un errore. La leggendaria importanza della sua figura diminuì sulla scena londinese, e la sua ostentazione religiosa fece poca impressione sulla gente. Nel clima freddo e umido dell'Inghilterra, con la fascia tradizionale che gli cingeva le reni ricadendogli in disordine attorno alle gambe, egli parve un personaggio assurdo. Fu così che la sua presenza a Londra divenne materia per barzellette e caricature. ([[Charlie Chaplin]]) *{{NDR|Sulla [[Guerra indo-pakistana del 1947]]}} I nostri capi decisero di firmare un documento con cui si impegnavano a entrare in guerra col Pakistan. E il Mahatma Gandhi, apostolo della non-violenza, firmò con loro. Sì, scelse la guerra. Disse che non v'era altro da fare. La guerra è inevitabile quando c'è da difendere o da difendersi. ([[Indira Gandhi]]) *Il mahatma Gandhi è stato forse il primo importante attivista e grande riformatore ad attribuire una dimensione politica al vegetarismo. ([[Lorenzo Guadagnucci]]) *Intorno a lui c'è una semplicità quasi simile a quella di un bambino. I suoi modi sono gentili e cortesi anche quando tratta con gli avversari, ed è di una sincerità incontaminata. È modesto e senza pretese, al punto che qualche volta può sembrare quasi timido, esitante quando asserisce qualcosa, tuttavia sentite il suo spirito indomabile. Non cerca scuse se deve ammettere di aver sbagliato... Letteralmente "patito della moltitudine che lo adora," non ha molta fiducia nelle maggioranze e teme "il governo di massa" e le passioni scatenate della plebaglia. Si sente a suo agio soltanto in una minoranza, ed è felicissimo quando, in solitudine meditativa, può ascolatare la "piccola voce tranquilla" dentro di sé. Questo è l'uomo che ha incitato trecento milioni di persone alla rivolta, che ha fatto tremare le fondamenta dell'impero inglese, e ha introdotto nella politica umana l'afflato religioso più forte degli ultimi duecento anni. ([[Romain Rolland]]) *L'India indipendente ha santificato Gandhi, l'ha dichiarato padre della patria, e poi l'ha subito rimosso. La sua personalità e il suo pensiero sono stati più volte smontati e rimontati, come orologi, da storici e sociologi. Dopo le prime esaltazioni, c'è stato chi ha sostenuto che, in realtà, nonostante il radicalismo contadino, la sua dottrina favoriva le classi privilegiate cittadine. Insomma, secondo questa tesi, Gandhi sarebbe stato un falso rivoluzionario, un abile politico, la cui azione ha condotto all'indipendenza dell'India, salvando i grandi proprietari. Per alcuni studiosi della "scuola di Cambridge" sarebbe stato addirittura un fantoccio nelle mani di gruppi e clientele. E c'è stato, al contrario, chi ha parlato di un comunismo primitivo gandhiano. Paradossalmente, è invece in senso opposto che talvolta si richiamano a lui gli autori della svolta economica liberista in corso a Nuova Delhi dall'inizio degli anni Novanta. Altri ancora si limitano a sottolineare, con saggezza, la preminenza in Gandhi di un'esigenza di elevazione morale e spirituale delle masse e dell'individuo, anche nell'azione politica. È in fondo quest'ultimo aspetto del Mahatma che ci sta a cuore. ([[Bernardo Valli]]) *Per il progresso dell'umanità, non si può sfuggire a Gandhi. Egli visse, pensò ed operò ispirato dalla visione dell'umanità che evolve verso un mondo di pace e di armonia. Ignorandolo, lo facciamo a nostro rischio e pericolo. ([[Martin Luther King]]) *{{NDR|Durante il loro incontro avvenuto a Londra nel 1931}} Ricevetti una lucida lezione di tattica nella lotta dell'India per la libertà, ispirata, paradossalmente, da un visionario realista e virile dotato della volontà di ferro necessaria per condurla in porto. Egli mi disse anche che la suprema indipendenza consiste nel disfarsi degli oggetti inutili, e che la violenza finisce sempre per distruggere se stessa. ([[Charlie Chaplin]]) *Se la gandhiana strategia della [[non violenza|resistenza non violenta]], così potente ed efficace, si fosse scontrata con un diverso avversario – la Russia di [[Stalin]], la Germania di [[Adolf Hitler|Hitler]], oppure il [[Giappone]] di prima della [[seconda guerra mondiale|guerra]], anziché l'[[Inghilterra]] – il risultato non sarebbe stato la decolonizzazione, ma il massacro e la sottomissione. ([[Hannah Arendt]]) *Si leva intorno un urlio possente che sale, a ondate, verso il cielo. "Mahatma! Mahatma!" si sente urlare selvaggiamente con un accento disperato come di belve ferite a morte. Visi trasfigurati si fanno strada tra la calca. Intorno sono bocche rosse spalancate e vibranti, balenio di occhiali e di denti insanguinati dal betel. Mahatma! Non si riesce a capire che cosa voglia tutta questa folla cenciosa, che cosa invochi con tanta selvaggia esaltazione. Non è un uomo che si aspetta ma sembra che questa moltitudine di duecentomila persone sia in attesa di un fenomeno soprannaturale. Che cosa si aspettano dal Mahatma? [...] Ad un tratto la folla oscilla paurosamente. Un urlo spaventoso sale al cielo. Arriva il Mahatma.<br />Prima che possa rendermi conto di quanto accade mi sento sollevato e trascinato. Un'automobile interamente ricoperta di gente mi arriva quasi addosso fendendo la folla. In mezzo sta Gandhi, seduto. ([[Ercole Patti]]) ===[[Albert Einstein]]=== *Credo che Gandhi abbia avuto la visione più illuminata di tutti i politici del nostro tempo. Dovremmo sforzarci di operare nel suo spirito; di non usare la violenza nel combattere per la nostra causa e di rifiutarci di partecipare a qualsiasi iniziativa che noi crediamo sia volta al male. *Gandhi, il più grande genio politico del nostro tempo [...] ha dimostrato di quali sacrifici è capace l'uomo quando abbia trovato la via giusta. *Il fenomeno Gandhi è il risultato di una straordinaria forza intellettuale e morale, unita a grande abilità politica e a circostanze eccezionali. *Una guida per il suo popolo, non sostenuta da autorità esterna: un politico il cui successo non posa sull'artificio né sul possesso di espedienti tecnici, ma semplicemente sulla forza carismatica della sua personalità; un combattente vincitore che ha sempre disdegnato l'uso della forza; un uomo saggio e umile, armato di una determinazione e di una coerenza inflessibili, che ha dedicato tutta la propria forza all'elevazione del suo popolo e al miglioramento della sua sorte; un uomo che ha affrontato la brutalità dell'Europa con la dignità dei semplici, e quindi, assurgendo ogni volta a superiore.<br />Può darsi che le generazioni avvenire stenteranno a credere che un individuo simile abbia mai calpestato in carne e ossa questa terra. ===''[[Gandhi (film)|Gandhi]]''=== *Mahatma Gandhi non era un capo di eserciti, non era sovrano di vasti regni, non poteva vantare nessuna scoperta scientifica o qualche talento artistico, eppure uomini, governi e dignitari di tutto il mondo hanno oggi giunto le mani per rendere omaggio a questo piccolo uomo scuro in perizona che ha portato questo paese alla libertà. *Noi occidentali abbiamo un debole per questi uomini indiani inclini alla spiritualità, ma da vecchio avvocato lascia che lo avverta: il Signor Gandhi è l'individuo più scaltro che incontrerà mai, per quanto staccato dal mondo può sembrare. *Qualcuno di voi si rallegrerà perché il signor Gandhi è stato finalmente messo in prigione. Ma io ora chiedo a voi, riuniti qui in questa casa di Dio, di ammettere che siamo testimoni di qualcosa di così nuovo, di così inaspettato, di così insolito, che non ci sorprende che il governo sia in imbarazzo. Quello che il signor Gandhi ci ha costretto a fare è di cominciare a porre delle domande a noi stessi. Da cristiani, ci è difficile rispondere a certe domande. Come trattare degli uomini che hanno deciso di sfidare una legge ingiusta non combattendo, però non rispettandola? *Tu sei un uomo, solo un essere umano, ed è anche più difficile per quelli noi che non vogliono nemmeno provare di essere buoni come te. ===[[Christopher Hitchens]]=== *Gandhi voleva che l'India tornasse a essere una società «spirituale», primitiva e fondata sui villaggi; rese molto più difficile un compromesso politico con i musulmani; era anche preparato a un ipocrita uso della violenza, qualora lo avesse ritenuto conveniente. *Idealizzò il villaggio indiano tradizionale, dove i millenari ritmi degli animali e delle colture determinavano le condizioni della vita umana. Milioni di persone sarebbero insensatamente morte di fame se avessero seguito le sue raccomandazioni, e avrebbero continuato ad adorare le vacche (che i sacerdoti avevano intelligentemente dichiarato «sacre», così da impedire al povero popolo ignorante di mangiarsi il proprio unico capitale nei tempi di siccità e carestia). Gandhi merita ammirazione per la sua critica a un sistema inumano come quello delle caste, che condannava i più bassi ordini della società a un ostracismo forse più crudele e definitivo di quello della schiavitù. Ma proprio nel momento in cui l'India più di ogni altra cosa aveva bisogno di un leader nazionale laico e moderno, si ritrovò un guru e un fachiro. *In realtà, fu [[Jawaharlal Nehru|Nehru]] e non Gandhi a condurre il proprio paese all'indipendenza, anche al prezzo spaventoso della divisione. Per decenni, una solida alleanza fra le sinistre laiche inglesi e indiane aveva posto le basi, e alla fine vinto la battaglia, per la liberazione dell'India. Non c'era mai stato alcun bisogno che una figura religiosa oscurantista imponesse il suo ego su tale processo, ritardandolo e distorcendolo. *Per quanto riguarda il «Mahatma», ucciso da un membro di una setta fanatica indù perché non ''sufficientemente'' devoto, si dovrebbe rimpiangere invece che non sia vissuto tanto da poter vedere l'entità del danno che aveva provocato (ma si è sollevati all'idea che non sia vissuto abbastanza per realizzare il suo ridicolo programma del filatoio). *{{NDR|Sui musulmani nell'[[Impero anglo-indiano]]}} Sotto il dominio britannico, essi avevano goduto di una certa protezione, in quanto minoranza cospicua, per non dire privilegiata, e non volevano modificare tale stato di cose per divenire un'ampia minoranza in uno stato dominato dagli indù. Così, il fatto stesso che la principale organizzazione che si batteva per l'indipendenza – il Partito del Congresso – fosse guidata da un induista dichiarato rese la conciliazione molto più difficile. Si potrebbe sostenere, e io stesso sarei d'accordo, che l'intransigenza dei musulmani avrebbe giocato in ogni caso un ruolo distruttivo. Ma il compito di convincere le masse islamiche ad abbandonare il Congresso e ad aderire alla separatista «Lega musulmana» fu reso molto più facile dall'insistenza di Gandhi sui temi induisti e dalle lunghe ore che egli ostentatamente dedicò alle pratiche di culto e al suo lavoro al filatoio. ===[[Mohammad Ali Jinnah]]=== [[File:Jinnah Gandhi.jpg|thumb|Gandhi e [[Mohammad Ali Jinnah|Jinnah]] nel 1944]] *Guardate il mare! Se Gandhi decide di venire in [[Pakistan]], che Dio vi aiuti! Ma se lui fosse invitato, allora prendetemi e gettatemi in mare, prima che io debba essere testimone dell'arrivo di Gandhi in questo paese. *Il Signor Gandhi non è preoccupato né della dimensione del paese né con l'analfabetismo delle masse. *L'intera questione è molto semplice. La Gran Bretagna vuole dominare l'India. Il Signor Gandhi e il Congresso vogliono governare l'India e i musulmani. Dichiariamo che non permetteremo né ai britannici ne al Signor Gandhi di dominare i musulmani. Vogliamo essere liberi. *La speranza del Signor Gandhi è di soggiogare e schiavizzare i musulmani sotto un raj indù. Ho resistito a questo con tutta la forza a mia disposizione, e perciò vengo condannato come il peggior musulmano di questo paese! *Non ho esitazioni nel dichiarare che è proprio il Signor Gandhi che sta distruggendo l'ideale su cui il Congresso fu fondato. Egli è l'unico uomo responsabile d'aver trasformato il Congresso in uno strumento per il risveglio dell'Induismo. Il suo progetto è di ridare vita alla religione induista e stabilire un raj indù in questo paese, e sta utilizzando il Congresso per promuovere questo obbiettivo. *Sono costretto a dire che mi auguro che il Signor Gandhi cesserà di esprimere opinioni che cambiano di giorno in giorno e di settimana in settimana, e che perpetuano in modo coerente contraddizioni e di concentrarsi sulla sola ed unica questione, e cioè, come lui, di tutti i leader del Congresso, sia il più adatto a rappresentare gli indù in quanto tali e possa onorare promesse a favore degli indù e conseguire il completo accordo fra le due principali comunità ed il resto verrà da sé. ===[[Jawaharlal Nehru]]=== [[File:Jawaharlal Nehru with Mahatma Gandhi.jpg|thumb|Gandhi e [[Jawaharlal Nehru|Nehru]].]] *Attraverso tutte queste pagine ho parlato del signor Gandhi o Mahatma Gandhi chiamandolo «Gandhiji» poiché egli stesso preferiva questa aggiunta al suo nome anziché «Mahatma». Ma in libri e articoli di scrittori inglesi, ho visto delle stranissime spiegazioni di questo «Ji». Taluni l'immaginano un termine affettuoso - Gandhiji significherebbe «caro piccolo Gandhi!». Questo è assolutamente assurdo e dimostra la loro colossale ignoranza della vita indiana. «Ji» in India è uno dei suffissi più comuni dei nomi, e viene usato sia per uomini che per donne, ragazzi e bambini. Esprime un sentimento di rispetto, qualcosa di simile a Signore, Signora o Signorina. La [[Lingua indostana|lingua hindostana]] è ricca di espressioni gentili, di prefissi e di suffissi di nomi e di titoli onorifici. «Ji» è la più semplice e la meno formale di tutte queste forme di cortesia, quantunque perfettamente esatta. Mio cognato, - Ranjit S. Pandit, mi dice che questo «Ji» ha una storia antica e illustre. Deriva dal sanscrito «Arya» che significa signore o di famiglia nobile (non nel significato nazista di ariano!). Questo «Arya» in pracrito si trasformò in «ajja» e di qui si passò al semplice «ji». *Con tutto il suo acuto intelletto e la sua passione per il miglioramento dei reietti e degli oppressi, perché egli sostiene un sistema che è chiaramente in decadenza e che crea questa miseria e queste disparità? Egli cerca una via d'uscita, è vero, ma non è questa via verso il passato, chiusa e sbarrata? E nel contempo egli benedice tutti i relitti del vecchio ordine, che si ergono, come degli ostacoli, sulla via del progresso, gli Stati feudali, i grandi ''zamindar'' e ''taluqadar'', l'attuale sistema capitalista. *È curioso come Gandhiji renda schiave le menti altrui e poi si stupisca della incapacità della gente. *È desiderabile o possibile per noi arrestare il funzionamento delle macchine su larga scala nel nostro paese? Gandhiji ha detto ripetutamente di non essere contrario alle macchine come tali, sembra solo che egli pensi che esse siano fuori posto nell'India di oggi. Ma possiamo noi sopprimere le industrie-base, come quelle metallurgiche, od anche le industrie più leggere che già esistono?<br>È ovvio che non possiamo farlo. *La gente che non conosce Gandhiji personalmente ed ha soltanto letto i suoi scritti è incline a pensare che egli sia un tipo sacerdotale, estremamente puritano, dalla faccia lunga, un calvinista che perseguiti la gioia, qualcosa simile ai «preti in veste nera che fanno la ronda». Ma i suoi scritti non gli rendono giustizia, egli è molto più grande di ciò che egli scrive, e non è affatto giusto citare ciò che egli ha scritto per criticarlo. Egli è esattamente il contrario del tipo del prete calvinista. Il suo sorriso è delizioso, la sua risata contagiosa, e da lui irradia la sensazione di una straordinaria leggerezza di cuore. In lui c'è qualcosa di infantile che affascina assai quando egli entra in una stanza porta con sé un soffio d'aria fresca, che aerea l'atmosfera.<br>Egli è uno straordinario paradosso. Suppongo che, in una certa misura, tutti gli uomini eccezionali lo siano. Per anni mi sono scervellato in questo problema perché, con tutto il suo amore e la sua sollecitudine per i reietti, egli sia tuttavia favorevole ad un sistema che inevitabilmente provoca l'esistenza degli oppressi e li aumenta, perché, con tutta la sua passione per la non-violenza, egli sia favorevole ad una struttura sociale e politica che si basa completamente sulla violenza e sulla coercizione. *Odio intensamente la violenza eppure io stesso ne sono pieno e, consciamente o inconsciamente, sono spesso tentato di usare la forza contro gli altri. E vi può essere una coercizione maggiore di quella della coercizione psichica di Gandhiji che riduce molti dei suoi intimi seguaci e colleghi allo stato di stracci mentali? ==Note== <references /> ==Bibliografia== *[[Aldo Capitini]], ''Le ragioni della nonviolenza: Antologia degli scritti'', a cura di Mario Martini, Edizioni ETS, Pisa, 2004. ISBN 88-467-0983-7 *[[Ernesto Balducci]], ''Gandhi'', Edizioni Cultura della Pace, Firenze, 1988. *Arun Gandhi, ''Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre'' (''Mahatma Gandhi 150''), traduzione di Elena Cantoni, Giunti, Firenze-Milano, 2019. ISBN 9788809890466 *Mahatma Gandhi, ''Aforismi e pensieri'', a cura di Massimo Baldini, traduzione di Lucio Angelini, Newton Compton, Roma, 1995. *Mahatma Gandhi, ''Antiche come le montagne'', a cura di Sarvepalli Radhakrishnan, traduzione di Lucia Pigni Maccia, Mondadori. *Mahatma Gandhi, ''Buddismo, Cristianesimo, Islamismo: le mie considerazioni''<!--(''Buddhism and Theosophy, Christianity, M.R.A. and Islam'', 1962)-->, traduzione di Lucio Angelini, Tascabili Economici Newton, Roma, 2000. ISBN 88-7983-259-X *Mahatma Gandhi, ''Il mio credo, il mio pensiero: le parole di pace, d'amore e di libertà dell'uomo che è divenuto il simbolo della non violenza'', traduzione di Lucio Angelini, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma, 1995. ISBN 88-7983-869-5 *Mahatma Gandhi, ''Il potere della non-violenza'', traduzioni di Lucio Angelini, Bianca Vittoria Franco e Franco Paris, Newton Compton, 2012. ISBN 978-88-541-4681-5 *Mahatma Gandhi, ''L'Induismo'' <!--(''Hinduism'', 1962)-->, traduzione di Franco Paris, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma, 1995. ISBN 88-7983-944-6 *Mahatma Gandhi, ''La forza della verità, <!--(''The Moral and Political Writings of Mahatma Gandhi'', 1986)--> volume I: Civiltà, politica e religione'', a cura di Raghavan N. Iyer, traduzione di Sara Daina e Sandra Manara, Edizioni Sonda, Torino, 1991. ISBN 88-7106-043-1 *Mahatma Gandhi, ''La mia vita per la libertà'', traduzione di Bianca Vittoria Franco, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma, 1994. ISBN 88-7983-390-1 *Mahatma Gandhi, ''La mia vita per la libertà'', traduzione di Bianca Vittoria Franco, Luigi Reverdito Editore, 1995. *Mahatma Gandhi, ''La voce della verità'', traduzione di Lucio Angelini, Newton Compton, Roma, 1991. ISBN 88-7983-206-9 *Mahatma Gandhi, ''Pensieri sulla vita'', a cura di Sara Poledrelli, Feltrinelli Editore, Milano, 2014. ISBN 9788858818763 *Mahatma Gandhi, ''Per la pace: Aforismi'', a cura di [[Thomas Merton]], traduzione di L. Noulian, Feltrinelli, Milano. ([http://books.google.it/books?id=oH-LQf6c9jYC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Anteprima su Google Libri]) *Mahatma Gandhi, ''Teoria e pratica della non-violenza'', traduzione di Fabio Grillenzoni e Silvia Calamandrei, RCS Quotidiani, 2010. *Gianni Sofri, ''Gandhi in Italia'', Il Mulino, Bologna, 1988. ISBN 88-15-01768-2 *George Woodcock, ''Gandhi''<!--(1972)-->, traduzione di Elisabetta Cornara Filocamo, Oscar Mondadori, Milano, 1990. ISBN 88-04-34077-0 ==Voci correlate== *''[[Gandhi (film)|Gandhi]]'', film (1982) *[[Kasturba Gandhi]] *[[Jawaharlal Nehru]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Gandhi, Mahatma}} [[Categoria:Aforisti indiani]] [[Categoria:Attivisti indiani]] [[Categoria:Filosofi indiani]] [[Categoria:Pacifisti]] [[Categoria:Politici indiani]] [[Categoria:Sostenitori del vegetarianismo]] tdtj0g5h4fgxcos64e5ryracciftovk Erwin Rommel 0 888 1223391 1223291 2022-08-19T20:55:19Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Erwin Rommel */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Bundesarchiv Bild 101I-785-0287-08, Rommel with his aides (crop).jpg|thumb|right|Erwin Rommel nel 1942]] {{indicedx}} '''Erwin Johannes Eugen Rommel''' (1891 – 1944), generale tedesco. ==Citazioni di Erwin Rommel== *Buoni soldati, cattivi ufficiali; ma ricordate che senza di loro non avremmo la civiltà.<ref name=rommel/> {{NDR|riferito agli italiani}} *Il [[coraggio]] che va contro l'opportunità militare è stupidità, oppure, se c'è l'insistenza di un comandante, irresponsabilità. :''Courage which goes against military expediency is stupidity, or, if it is insisted upon by a commander, irresponsibility.''<ref>{{en}} Da una lettera del 9 novembre 1942; citato in ''The Rommel Papers'', a cura di [[Basil Liddell Hart|Basil Henry Liddell Hart]].</ref> *Il pericolo mortale è un efficiente antidoto per le idee rigide. :''Mortal danger is an effective antidote for fixed ideas.''<ref name=rommel>{{en}} Citato in ''The Rommel Papers'', a cura di [[Basil Liddell Hart|Basil Henry Liddell Hart]].</ref> *Il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco.<ref>Citato sulla [[w:File:TargaRommel.jpg|targa dedicata ai Bersaglieri]] che combatterono a Marsa Matruh e Alamein.</ref> {{C|Fonte migliore?}} *In un [[combattimento]] da uomo a uomo, il vincitore è colui che ha un colpo in più nel suo caricatore. :''In a man to man fight, the winner is he who has one more round in his magazine.''<ref>{{en}} Da ''Attacks'', a cura di Lee Allen, 1979. ISBN 0960273603.</ref> *La nostra unica possibilità sarà sulle spiagge, è là che il nemico è sempre più debole.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 260. ISBN 9788858041406</ref> *Per me, i soldati sono tutti uguali. I negri vestono la vostra stessa divisa, hanno combattuto al vostro fianco, e quindi starete rinchiusi nello stesso recinto.<ref>Citato in [[Arrigo Petacco]], ''L'armata nel Deserto. Il segreto di El Alamein''.</ref> {{NDR|risposta ad un ufficiale sudafricano bianco catturato in nord Africa alla sua richiesta di essere inserito in una zona separata dai soldati neri}} *{{NDR|Agli ufficiali britannici catturati durante l'assedio di Tobruk}} Signori, avete combattuto come leoni, ma guidati da asini.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 120. ISBN 9788858041406</ref> ==Citazioni su Erwin Rommel== *{{NDR|Nella battaglia di Caporetto}} Rommel, dopo un'avanzata di 20 chilometri, raggiunse la vetta del monte Mataiur. Combatteva da cinquantadue ore e aveva fatto oltre 9000 prigionieri, perdendo soltanto 6 soldati. *Rommel rifiutò sempre di ripiegare da quel fronte indifendibile {{NDR|[[El Alamein]]}}, riuscendo anche ad infiammare [[Benito Mussolini|Mussolini]] che in quella calda estate del suo estremo fulgore si trasferì nel deserto egiziano con un grosso cavallo bianco, che voleva inforcare nella sua entrata trionfale al [[Il Cairo|Cairo]]: finché il disagio prolungato della temperatura, unito a un doloroso attacco di dissenteria, lo convinsero a tornarsene a [[Roma]] insieme col suo cavallo. ([[Paolo Pavolini]]) *Sì, fino al 1942, aveva creduto in Hitler, e anche nella vittoria. Non per questo gli piaceva la guerra. Anzi, non credeva neppure potesse scoppiare nel settembre del 1939. Diceva sempre che la guerra non si poteva fare, perché la sua generazione l'aveva già provata, e chi c'è stato una volta sa che non è bella, ma stupida e brutale. ([[Lucie Rommel]]) *Tra gli ufficiali dell'«Alpenkorps» tedesco all'attacco {{NDR|nella [[battaglia di Caporetto]]}}, c'era un giovane Oberleutnant dagli occhi azzurri e dallo sguardo intento: si chiamava Erwin Rommel. La futura «volpe del deserto» imparò in quei giorni tre cose fondamentali, che gli dovevano servire prodigiosamente bene ventitré anni dopo. Il cospicuo dividendo pagato dall'audacia e dalla velocità in campo strategico, il valore del soldato italiano fino al Comando di reggimento, e la completa disistima per i Comandi superiori. Era una diagnosi assolutamente esatta: la guerra del 1940 l'avrebbe provata ad usura. ([[Franco Bandini]]) ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Lucie Rommel]] – moglie ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Rommel, Erwin}} [[Categoria:Generali tedeschi]] 3mrfwsiupgrdg1obbdfc97ez4qr9bvo Joseph Goebbels 0 936 1223361 1112728 2022-08-19T17:39:08Z AnjaQantina 1348 +citazione, +ref wikitext text/x-wiki [[Immagine:Bundesarchiv Bild 146-1968-101-20A, Joseph Goebbels.jpg|thumb|right|Joseph Göbbels]] '''Joseph Goebbels''' (1897 – 1945), politico tedesco. ==Citazioni di Joseph Göbbels== *Adolfo Hitler si mangia [[Karl Marx|Carlo Marx]]! :''Adolf Hitler frisst [[Karl Marx]]!''<ref>Citato in [[Alberto Tagliati]], ''Adolfo Hitler si mangia Carlo Marx'', Historia, n. 244, Cino del Duca, 1978.</ref> *Che senso ha il cristianesimo oggi? Il Nazionalsocialismo è una religione. Quello che ci manca è un "genio religioso" capace di sradicare le pratiche religiose antiquate mettendone delle nuove al loro posto. Ci mancano tradizioni e rituali ma un giorno, molto presto, il nazionalsocialismo sarà la religione di tutti i tedeschi. Il mio partito è la mia chiesa, e io credo di servire il Signore al meglio quando metto in pratica la volontà del mio partito, liberando il mio popolo oppresso dalle catene della schiavitù. Questo è il mio Vangelo. :''What does Christianity mean today? National Socialism is a religion. All we lack is a religious genius capable of uprooting outmoded religious practices and putting new ones in their place. We lack traditions and ritual. One day soon National Socialism will be the religion of all Germans. My Party is my church, and I believe I serve the Lord best if I do his will, and liberate my oppressed people from the fetters of slavery. That is my gospel.''<ref>Da ''Diari'', 16 ottobre 1928, cfr. ''[http://www.pbs.org/wgbh/amex/goebbels/filmmore/pt.html Pbs.org]''</ref> *Col rigore e con l'oggettività di noi tedeschi abbiamo sempre sopravvalutato il nemico, con l'eccezione in questo caso dei [[Bolscevismo|bolscevichi]].<ref>Citato in Joseph Goebbels, ''Tagebücher 1924-1945'', a cura di Ralf Georg Reuth, Monaco-Zurigo, 1941, p. 1658.</ref> *{{NDR|Sull'omelia del 3 agosto 1941 pronunciata dal Cardinale [[Clemens August von Galen]]}} [...] l'attacco frontale più forte sferrato contro il nazismo in tutti gli anni della sua esistenza.<ref>Citato in Andrea Tornielli, ''Pio XII. {{small|Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro}}'', Mondadori, Milano, 2007, [https://books.google.it/books?hl=it&id=g-YRAQAAIAAJ&dq=%C3%A8+l%E2%80%99attacco+frontale+pi%C3%B9+forte+sferrato+contro+il+nazismo+nel+corso+della+sua+esistenza%E2%80%9D&focus=searchwithinvolume&q=+sferrato+ p. 395].</ref> *La Chiesa cattolica seguita a portarsi vigliaccamente. Una quantità di pastorali sono così sfasate e insidiose da non potersi tollerare più. Pure per adesso non agiremo: faremo i conti a guerra finita!<ref>Citato in [[Gianni Padoan]], ''La grande crociata di Pio XII'', Historia, n. 145, dicembre 1969, Cino del Duca.</ref> *Noi governiamo con l'[[amore]], non con la baionetta. :''We rule by love and not by the bayonet''<ref>1936; Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 310. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Non basta sottomettere più o meno pacificamente le masse al nostro regime, inducendole ad assumere una posizione di neutralità nei confronti del regime. Vogliamo operare affinché dipendano da noi come da una droga.<ref>Citato in Michael Zezima, ''Salvate il soldato potere'', Il Saggiatore, 2004.</ref> *Per la [[politica]] il carattere conta molto più dell'intelligenza: è il [[coraggio]] che conquista il mondo.<ref>Da ''Diari''.</ref> *Possiamo fare a meno del [[burro]] ma, nonostante tutto il nostro amore per la pace, non possiamo fare a meno di [[arma|armi]]. Non si può sparare con il burro.<ref>Dal Discorso di [[Berlino]] del 17 gennaio 1936.</ref> *Quale sarà la soluzione del problema [[ebrei|ebraico]]? Si creerà un giorno uno stato ebraico in qualche paese del mondo? Lo si saprà a suo tempo. Ma è interessante notare che i paesi la cui opinione pubblica si agita in favore degli ebrei, rifiutano costantemente di accoglierli. Dicono che sono i pionieri della civiltà, che sono i geni della filosofia e della creazione artistica ma quando si chiede loro di accettare questi geni, chiudono le frontiere e dicono che non sanno che farsene. È un caso unico nella storia questo rifiuto di accogliere in casa propria dei geni.<ref>Da un discorso del marzo 1943. Citato da Andrea Tornielli, ''Pio XII'', Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 2001, ISBN 88-384-6403-0, p. 317</ref> *Quando questa guerra sarà finita vogliamo essere i padroni in Europa.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 169. ISBN 9788858041406</ref> *Senza [[Benito Mussolini|Mussolini]], impossibile capire il [[fascismo]], impossibile capire l'Italia contemporanea. Al principio e alla fine dell'evoluzione politica denominata fascismo sta Mussolini. Con Mussolini il fenomeno fascismo è entrato per la prima volta nel mondo fenomenico. A Mussolini il fascismo non deve solamente tutto il proprio nucleo ideale, bensì e inoltre la sua forma, struttura, organizzazione. In ogni espressione vivente dell'Italia contemporanea è impresso così, e profondamente, il sigillo inimitabile di codesta individualità di specie unica.<ref>Da ''[https://archive.org/details/NoiTedeschiEIlFascismoDiMussolini Noi tedeschi e il fascismo di Mussolini]'', introduzione e traduzione di di Alberto Luchini, Beltrami editore, Firenze, 1936, p. 42.</ref> *Si potrebbe definire l'[[ebrei|ebreo]] come un'incarnazione deviata del complesso d'inferiorità. Non lo si può colpire più profondamente che descrivendolo con la sua effettiva essenza. Chiamalo mascalzone, farabutto, mentitore, criminale, assassino e omicida. Tutto ciò lo toccherà appena, internamente. Guardalo calmo e severo per un breve tempo e digli: «tu sei proprio un giudeo!» e tu ti accorgerai con stupore come nello stesso istante egli diverrà insicuro, imbarazzato e consapevole della propria colpa.<ref>Da ''Kampf um Berlin''. Citato da [[Victor Klemperer]], ''LTI – Notizbuch eines Philologen'', Philipp Reclam Jr., Stuttgart, 2007, ISBN 978-3-15-20149-7, pag. 239</ref> {{Int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1127_01_1939_0083_0005_22577820/ Nostra intervista con Göbbels]''|Intervista di Raffaello Romano, ''La Stampa'', 7 aprile 1939.}} *Londra e Parigi trovano facile cianciare delle nazioni "nullatenenti" poiché Inghilterra e Francia vivono da secoli nei loro immensi imperi in grandissima ricchezza. *Gli Stati democratici non possono avere grande comprensione degli Stati "nullatenenti". Si comportano di fronte ad essi, come qualche volta si comporta il capitalista di fronte al proletario. *Con frasi moralizzanti non si aiutano affatto gli Stati poveri di materie prime. *Se oggi una nazione povera, ma dotata di grande energia vitale, richiede il suo diritto elementare di esistenza, ecco insorgere subito in tutti i paesi democratici l'ipocrito grido di "minaccia di guerra". *Gli [[dittatura|Stati autoritari]] hanno dimostrato nella loro struttura, che la pace nazionale può essere assicurata soltanto dopo avere risolto le questioni sociali con largo senso di comprensione. *È vero che gli [[ebrei]] sanno magistralmente allarmare tutto il mondo con le loro grida isteriche; ma sempre quando principiano a gridare ed a piagnucolare, sono essi stessi a provocare maggiormente l'antisemitismo. *La [[Germania]] ha il solo interesse di esportare gli ebrei. *La Germania non vuole in nessun modo togliere il gusto dei propri ebrei agli Stati democratici. *Ogni Stato ha gli ebrei che si merita. ==Citazioni su Joseph Goebbels== *Egli si consacrò anima e corpo al Führer, passando sopra alle ragioni dell'intelletto, del libero arbitrio e della dignità. Poiché tale asservimento era un atto di volontà più che un atto di fede, esso si mantenne intatto fino alla fine attraverso tutte le vicissitudini. «Chi abbandona Adolf Hitler perde ogni ragione di vita», era solito dire. ([[Joachim Fest]]) *Forse vi domanderete come sia possibile che una nazione {{NDR|la [[Germania]]}} di sessantasei milioni di esseri intelligenti si voglia sottomettere ad uno straniero, un tappezziere austriaco {{NDR|[[Adolf Hitler]]}}, e nemmeno molto in gamba a quanto mi dicono, e a pochi suoi simili come Goebbels e [[Hermann Göring| Göring]] che dettano ogni singolo gesto della vita del popolo germanico. ([[George William Mundelein]]) *Göbbels diceva nei suoi diari che le masse sono molto più primitive di quanto possiamo immaginare. (''[[Sbatti il mostro in prima pagina]]'') *Il 30 marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio [...] e mi propose di diventare una sorta di "Fuhrer" del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non faccia l'ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!». Fuggii da Berlino quella notte stessa. ([[Fritz Lang]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Goebbels, Joseph}} [[Categoria:Politici tedeschi]] ocmbidmdqrcm7eyn7v83eakcrn4fj2y 1223384 1223361 2022-08-19T20:36:16Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Joseph Göbbels */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Bundesarchiv Bild 146-1968-101-20A, Joseph Goebbels.jpg|thumb|right|Joseph Göbbels]] '''Joseph Goebbels''' (1897 – 1945), politico tedesco. ==Citazioni di Joseph Göbbels== *Adolfo Hitler si mangia [[Karl Marx|Carlo Marx]]! :''Adolf Hitler frisst [[Karl Marx]]!''<ref>Citato in [[Alberto Tagliati]], ''Adolfo Hitler si mangia Carlo Marx'', Historia, n. 244, Cino del Duca, 1978.</ref> *Che senso ha il cristianesimo oggi? Il Nazionalsocialismo è una religione. Quello che ci manca è un "genio religioso" capace di sradicare le pratiche religiose antiquate mettendone delle nuove al loro posto. Ci mancano tradizioni e rituali ma un giorno, molto presto, il nazionalsocialismo sarà la religione di tutti i tedeschi. Il mio partito è la mia chiesa, e io credo di servire il Signore al meglio quando metto in pratica la volontà del mio partito, liberando il mio popolo oppresso dalle catene della schiavitù. Questo è il mio Vangelo. :''What does Christianity mean today? National Socialism is a religion. All we lack is a religious genius capable of uprooting outmoded religious practices and putting new ones in their place. We lack traditions and ritual. One day soon National Socialism will be the religion of all Germans. My Party is my church, and I believe I serve the Lord best if I do his will, and liberate my oppressed people from the fetters of slavery. That is my gospel.''<ref>Da ''Diari'', 16 ottobre 1928, cfr. ''[http://www.pbs.org/wgbh/amex/goebbels/filmmore/pt.html Pbs.org]''</ref> *Col rigore e con l'oggettività di noi tedeschi abbiamo sempre sopravvalutato il nemico, con l'eccezione in questo caso dei [[Bolscevismo|bolscevichi]].<ref>Citato in Joseph Goebbels, ''Tagebücher 1924-1945'', a cura di Ralf Georg Reuth, Monaco-Zurigo, 1941, p. 1658.</ref> *{{NDR|Sull'omelia del 3 agosto 1941 pronunciata dal Cardinale [[Clemens August von Galen]]}} [...] l'attacco frontale più forte sferrato contro il nazismo in tutti gli anni della sua esistenza.<ref>Citato in Andrea Tornielli, ''Pio XII. {{small|Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro}}'', Mondadori, Milano, 2007, [https://books.google.it/books?hl=it&id=g-YRAQAAIAAJ&dq=%C3%A8+l%E2%80%99attacco+frontale+pi%C3%B9+forte+sferrato+contro+il+nazismo+nel+corso+della+sua+esistenza%E2%80%9D&focus=searchwithinvolume&q=+sferrato+ p. 395].</ref> *L'essenza della propaganda consiste nel convincere le persone di un'idea in modo così sincero, così vitale... che vi si arrendono completamente e non riescono più a venirne fuori.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 238. ISBN 9788858041406</ref> *La Chiesa cattolica seguita a portarsi vigliaccamente. Una quantità di pastorali sono così sfasate e insidiose da non potersi tollerare più. Pure per adesso non agiremo: faremo i conti a guerra finita!<ref>Citato in [[Gianni Padoan]], ''La grande crociata di Pio XII'', Historia, n. 145, dicembre 1969, Cino del Duca.</ref> *Noi governiamo con l'[[amore]], non con la baionetta. :''We rule by love and not by the bayonet''<ref>1936; Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 310. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Non basta sottomettere più o meno pacificamente le masse al nostro regime, inducendole ad assumere una posizione di neutralità nei confronti del regime. Vogliamo operare affinché dipendano da noi come da una droga.<ref>Citato in Michael Zezima, ''Salvate il soldato potere'', Il Saggiatore, 2004.</ref> *Per la [[politica]] il carattere conta molto più dell'intelligenza: è il [[coraggio]] che conquista il mondo.<ref>Da ''Diari''.</ref> *Possiamo fare a meno del [[burro]] ma, nonostante tutto il nostro amore per la pace, non possiamo fare a meno di [[arma|armi]]. Non si può sparare con il burro.<ref>Dal Discorso di [[Berlino]] del 17 gennaio 1936.</ref> *Quale sarà la soluzione del problema [[ebrei|ebraico]]? Si creerà un giorno uno stato ebraico in qualche paese del mondo? Lo si saprà a suo tempo. Ma è interessante notare che i paesi la cui opinione pubblica si agita in favore degli ebrei, rifiutano costantemente di accoglierli. Dicono che sono i pionieri della civiltà, che sono i geni della filosofia e della creazione artistica ma quando si chiede loro di accettare questi geni, chiudono le frontiere e dicono che non sanno che farsene. È un caso unico nella storia questo rifiuto di accogliere in casa propria dei geni.<ref>Da un discorso del marzo 1943. Citato da Andrea Tornielli, ''Pio XII'', Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 2001, ISBN 88-384-6403-0, p. 317</ref> *Quando questa guerra sarà finita vogliamo essere i padroni in Europa.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 169. ISBN 9788858041406</ref> *Senza [[Benito Mussolini|Mussolini]], impossibile capire il [[fascismo]], impossibile capire l'Italia contemporanea. Al principio e alla fine dell'evoluzione politica denominata fascismo sta Mussolini. Con Mussolini il fenomeno fascismo è entrato per la prima volta nel mondo fenomenico. A Mussolini il fascismo non deve solamente tutto il proprio nucleo ideale, bensì e inoltre la sua forma, struttura, organizzazione. In ogni espressione vivente dell'Italia contemporanea è impresso così, e profondamente, il sigillo inimitabile di codesta individualità di specie unica.<ref>Da ''[https://archive.org/details/NoiTedeschiEIlFascismoDiMussolini Noi tedeschi e il fascismo di Mussolini]'', introduzione e traduzione di di Alberto Luchini, Beltrami editore, Firenze, 1936, p. 42.</ref> *Si potrebbe definire l'[[ebrei|ebreo]] come un'incarnazione deviata del complesso d'inferiorità. Non lo si può colpire più profondamente che descrivendolo con la sua effettiva essenza. Chiamalo mascalzone, farabutto, mentitore, criminale, assassino e omicida. Tutto ciò lo toccherà appena, internamente. Guardalo calmo e severo per un breve tempo e digli: «tu sei proprio un giudeo!» e tu ti accorgerai con stupore come nello stesso istante egli diverrà insicuro, imbarazzato e consapevole della propria colpa.<ref>Da ''Kampf um Berlin''. Citato da [[Victor Klemperer]], ''LTI – Notizbuch eines Philologen'', Philipp Reclam Jr., Stuttgart, 2007, ISBN 978-3-15-20149-7, pag. 239</ref> {{Int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1127_01_1939_0083_0005_22577820/ Nostra intervista con Göbbels]''|Intervista di Raffaello Romano, ''La Stampa'', 7 aprile 1939.}} *Londra e Parigi trovano facile cianciare delle nazioni "nullatenenti" poiché Inghilterra e Francia vivono da secoli nei loro immensi imperi in grandissima ricchezza. *Gli Stati democratici non possono avere grande comprensione degli Stati "nullatenenti". Si comportano di fronte ad essi, come qualche volta si comporta il capitalista di fronte al proletario. *Con frasi moralizzanti non si aiutano affatto gli Stati poveri di materie prime. *Se oggi una nazione povera, ma dotata di grande energia vitale, richiede il suo diritto elementare di esistenza, ecco insorgere subito in tutti i paesi democratici l'ipocrito grido di "minaccia di guerra". *Gli [[dittatura|Stati autoritari]] hanno dimostrato nella loro struttura, che la pace nazionale può essere assicurata soltanto dopo avere risolto le questioni sociali con largo senso di comprensione. *È vero che gli [[ebrei]] sanno magistralmente allarmare tutto il mondo con le loro grida isteriche; ma sempre quando principiano a gridare ed a piagnucolare, sono essi stessi a provocare maggiormente l'antisemitismo. *La [[Germania]] ha il solo interesse di esportare gli ebrei. *La Germania non vuole in nessun modo togliere il gusto dei propri ebrei agli Stati democratici. *Ogni Stato ha gli ebrei che si merita. ==Citazioni su Joseph Goebbels== *Egli si consacrò anima e corpo al Führer, passando sopra alle ragioni dell'intelletto, del libero arbitrio e della dignità. Poiché tale asservimento era un atto di volontà più che un atto di fede, esso si mantenne intatto fino alla fine attraverso tutte le vicissitudini. «Chi abbandona Adolf Hitler perde ogni ragione di vita», era solito dire. ([[Joachim Fest]]) *Forse vi domanderete come sia possibile che una nazione {{NDR|la [[Germania]]}} di sessantasei milioni di esseri intelligenti si voglia sottomettere ad uno straniero, un tappezziere austriaco {{NDR|[[Adolf Hitler]]}}, e nemmeno molto in gamba a quanto mi dicono, e a pochi suoi simili come Goebbels e [[Hermann Göring| Göring]] che dettano ogni singolo gesto della vita del popolo germanico. ([[George William Mundelein]]) *Göbbels diceva nei suoi diari che le masse sono molto più primitive di quanto possiamo immaginare. (''[[Sbatti il mostro in prima pagina]]'') *Il 30 marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio [...] e mi propose di diventare una sorta di "Fuhrer" del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non faccia l'ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!». Fuggii da Berlino quella notte stessa. ([[Fritz Lang]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Goebbels, Joseph}} [[Categoria:Politici tedeschi]] nqfz8bc13vq0olgu0fwpthpw3zzlvf3 Konstantin Konstantinovič Rokossovskij 0 1656 1223365 1020117 2022-08-19T17:56:03Z AnjaQantina 1348 +citazione, +note wikitext text/x-wiki [[Immagine:RokossovskyKK.jpg|thumb|Konstantin Konstantinovič Rokossovskij]] '''Konstantin Konstantinovič Rokossovskij''' (1895 – 1968), maresciallo sovietico. *'''Konstantin Rokossovskij''': Non posso entrare in dettagli, ma posso dirti questo: dopo varie settimane di duri combattimenti nella Bielorussia e nella Polonia orientale, avevamo raggiunto i sobborghi di Praga. Allora i tedeschi lanciarono 4 divisioni corazzate e fummo respinti.<br/>'''Alexander Werth''': Respinti di quanto?<br/>'''Konstantin Rokossovskij''': Non posso dirtelo esattamente. Diciamo di circa 100 chilometri.<br/>'''Alexander Werth''': Indietreggiate ancora?<br/>'''Konstantin Rokossovskij''': No, si ricomincia ad avanzare. Ma lentamente.<br/>'''Alexander Werth''': Ritieni che il 1° agosto avreste potuto prendere Varsavia in qualche giorno?<br/>'''Konstantin Rokossovskij''': Se i tedeschi non avessero lanciato nella battaglia quelle unità corazzate, avremmo preso Varsavia, ma non con un attacco frontale. In ogni modo avevamo soltanto 50 probabilità su 100. Non avevamo escluso un contrattacco tedesco a Praga. Tuttavia sappiamo che prima dell'arrivo delle divisioni corazzate, i tedeschi di Varsavia erano in preda al panico: facevano le valigie in fretta e furia.<br/>'''Alexander Werth''': In tali circostanze era giustificata l'inmsurrezione di Varsavia?<br/>'''Konstantin Rokossovskij''': No. È stato un terribile errore. Gli insorti hanno cominciato di loro iniziativa senza averci consultato.<br/>'''Alexander Werth''': Sì, ma c'era stata una notizia da radio Mosca che li incitava alla rivolta.<br/>'''Konstantin Rokossovskij''': Quella era una ''routine''. La radio ''Swit'' li chiamava pure alla rivolta, senza dimenticare i servizi polacchi della BBC, almeno così è stato detto; non ho ascoltato quelle trasmissioni. Siamo seri: una insurrezione armata in un luogo come Varsavia sarebbe potuta riuscire soltanto se fosse stata accuratamente coordinata con l'azione dell'[[Armata Rossa]]. La questione della data aveva una importanza capitale. Gli insorti di Varsavia erano male armati, e la sollevazione avrebbe avuto senso solo se noi fossimo stati sul punto di entrare in Varsavia. Ma non c'era da parlarne in quella fase della battaglia. Riconosco però che certi corrispondenti sovietici si siano mostrati troppo ottimisti il 1° agosto. Venivamo respinti; nel migliore dei casi non avremmo potuto raggiungere Varsavia prima di metà agosto. Ora le circostanze ci sono state sfavorevoli. Sono cose che succedono in guerra: vedi Harkov nel marzo 1943 e Zitomir nell'Inverno scorso.<br/>'''Alexander Werth''': Pensate di poter ritornare a Praga nelle prossime settimane?<br/>'''Konstantin Rokossovskij''': Tutto quello che posso dire è che cercheremo di prendere Praga e Varsavia. Ma non sarà cosa da poco.<br/>'''Alexander Werth''': Avete però delle teste di ponte a sud di Varsavia.<br/>'''Konstantin Rokossovskij''': Certamente, ma i tedeschi fanno di tutto per eliminarle, e noi subiamo perdite enormi. Pensa che combattiamo senza interruzione da 2 mesi.<ref>Da un discorso del 26 agosto 1944; citato in Alexander Werth, ''La Russia in guerra, 1941-1945'', traduzione di Mario Rivoire, Mondadori, Milano, 1966){{da controllare|verificare la fedeltà della trascrizione}}</ref> *Quello che conta è il raggiungimento di determinate posizioni. L'essenziale è che il nemico non abbia respiro. I tedeschi stanno facendo una corsa verso la morte. Già da molto tempo non hanno più benzina. Le truppe hanno perduto ogni contatto con i loro stati maggiori.<ref>26 luglio 1944.{{c|Fonte?}}</ref> *{{NDR|Sulla [[battaglia di Stalingrado]]}} Per noi, furono la vita e la morte a incontrarsi sul Volga. E fu la vita a vincere la battaglia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 182. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|commons=Category:Konstanty Rokossowski}} {{DEFAULTSORT:Rokossovskij, Konstantin Konstantinovič}} [[Categoria:Militari sovietici]] ttn9u2znsg4jnbp3mw28gd6ygioakyd Stephen King 0 1735 1223462 1223175 2022-08-20T07:30:03Z Homer 215 /* L'istituto */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:StephenKingGFDL.PNG|thumb|Stephen King]] {{indicedx}} '''Stephen Edwin King''' (1947 – vivente), scrittore e sceneggiatore statunitense. Ha scritto alcune opere sotto lo pseudonimo di '''[[Richard Bachman]]'''. ==Citazioni di Stephen King== *Uno dei miei compiti in quanto scrittore è quello di assalire le vostre emozioni e forse di aggredirvi – e per far questo uso tutti gli strumenti disponibili. Forse sarà per spaventarvi a morte, ma potrebbe anche essere per prendervi in modo più subdolo, per farvi sentire tristi. Riuscire a farvi sentire tristi è positivo. Riuscire a farvi ridere è positivo. Farvi urlare, ridere, piangere, non mi importa, ma coinvolgervi, farvi fare qualcosa di più che mettere il libro nello scaffale dicendo: "Ne ho finito un altro", senza nessuna reazione. Questa è una cosa che odio. Voglio che sappiate che io c'ero".<ref>Dall'intervista di Keith Blackmore, ''[http://www.repubblica.it/2006/10/sezioni/spettacoli_e_cultura/stephen-king/stephen-king/stephen-king.html?ref=search Stephen King e "La storia di Lisey": "È come una ballata country"]'', ''Repubblica.it'', 28 ottobre 2006.</ref> *I ragazzi (e anche gli adulti) saranno ancora pazzi per [[Harry Potter|Harry]] fra 100 o 200 anni? Il mio pronostico è che reggerà alla prova del tempo e starà sugli scaffali dove vengono tenuti i migliori. Penso che Harry prenderà il suo posto assieme ad Alice, Huck, Frodo e Dorothy e che questa serie non sia qualcosa solo per un decennio ma per intere epoche. :''Will kids (and adults as well) still be wild about Harry 100 years from now, or 200? My best guess is that he will indeed stand time’s test and wind up on a shelf where only the best are kept; I think Harry will take his place with Alice, Huck, Frodo, and Dorothy, and this is one series not just for the decade, but for the ages.''<ref>{{en}} Da ''[https://ew.com/books/2009/08/01/harry-potter-and-order-phoenix-4/ Harry Potter and the Order of the Phoenix: Stephen King Review]'', ''ew.com'', 1º agosto 2009.</ref> *L'essere che, sotto il letto, aspetta di afferrarmi la caviglia non è reale. Lo so. E so anche che se sto bene attento a tenere i piedi sotto le coperte, non riuscirà mai ad afferrarmi la caviglia. (da ''A volte ritornano'') *Niente mi fa più paura di una presidenza [[Donald Trump|Trump]]. Sono terrificato all'idea che diventi presidente. [...] Ho considerato di trasferirmi in Canada a tal punto che i miei amici conservatori mi hanno detto: "Va', vattene, non sei un vero americano in ogni caso".<ref>Citato in ''[http://www.ilpost.it/2016/09/25/stephen-king-donald-trump/ Stephen King contro Donald Trump]'', ''Il Post.it'', 25 settembre 2016.</ref> *Ci sono tante storie. Non riuscirei nemmeno a cominciare a raccontarvele. Quando la nera mietitrice verrà da me, probabilmente le dirò: "Aspetta, aspetta! Devo dirti quella del tizio che...". E così via. Bla bla bla... (da ''La nascita del pistolero'') *E piangere senza sapere perché aveva l'odore sgradevole dell'anticamera di un manicomio... (da ''Uscita per l'inferno'') *Forse è solo lo spirito della [[massa]]. Dare addosso all'individuo. (da ''Ossessione'') *Stiamo volando! aveva gridato Mike, alzando le braccia sopra la testa. Nessun tutore a bloccarlo, non nel giorno della gita o in quel momento sulla spiaggia. Credo che lui fosse parecchio più sveglio del suo religiosissimo nonno. Più sveglio di noi tutti, forse. Qual è il ragazzino bloccato su una sedia a rotelle che non vorrebbe volare, anche solo una volta nella vita? (da ''Joyland'') *Un [[racconto]] è tutt'altra cosa. Un racconto è come un bacio veloce, nel buio, ricevuto da uno sconosciuto. Naturalmente non è la stessa cosa di una relazione o un matrimonio, ma un bacio può essere dolcissimo, e nell'intrinseca brevità del gesto risiede la sua speciale attrazione. (da ''Scheletri'') *Un uomo che mente riguardo alla [[birra]] si fa dei nemici. (da ''Pet Sematary'') *Se i cani volassero, nessuno uscirebbe senza ombrello. :''If dogs could fly, nobody would go out without an umbrella.''<ref>{{en}} Da un [https://twitter.com/StephenKing/status/904878959766245377 tweet] del 24 settembre 2017.</ref> *La cosa che trovo più sconvolgente è il susseguirsi incessante dei cambiamenti. Solo un mese fa la gente entrava nei negozi. Andare oggi al mercato e vedere tutti bardati con guanti e mascherine, sembra irreale.<ref>Dall'intervista di David Marchese, ''[https://www.corriere.it/cronache/20_maggio_01/coronavirus-stephen-kingtutti-bardati-guanti-mascherine-colpo-tosse-ci-assale-paura-6ef20852-8b13-11ea-a2b6-e57bd451de7e.shtml Coronavirus, Stephen King:«Tutti bardati con guanti e mascherine. Un colpo di tosse e ci assale la paura»]'', ''Corriere della Sera'', 1º maggio 2020.</ref> {{Intestazione2|Dalla postfazione di ''Le notti di Salem''|24 febbraio 1999}} *{{NDR|Su ''[[Dracula (romanzo)|Dracula]]''}} Nessuno poteva competere con il romanzo di [[Bram Stoker]] di antichi orrori che si scontrano con la tecnologia e le tecniche investigative moderne. Quello apparteneva a una categoria a sé. *Credo che ''Dracula'' sia stato il primo romanzo per adulti che mi abbia soddisfatto completamente e non mi sorprende il fatto che mi abbia segnato in modo così precoce e così indelebile. *I grandi libri diventano più grandi e proiettano ombre più lunghe. ''Dracula'', sebbene creato da un uomo che in vita sua non scrisse nient'altro di particolarmente interessante (meritano ancora attenzione solo pochi racconti brevi, come «La casa del giudice»), è uno di quelli grandi. {{Intestazione2|Dall'introduzione di ''Creature dell'orrore''|Einaudi, 2009, ISBN 978-88-06-19867-1}} *L'errore fatale di [[Victor Frankenstein]] non è la pazzia; lui è l'antitesi dello stereotipo dello «scienziato pazzo» che tanto spesso porta il suo nome nei film. Piuttosto, l'errore è il semplice orgoglio, insieme a quella sfiducia nella tecnologia che i romantici di tutti i tempi sembrano provare. *Il male personificato dalla [[Mostro di Frankenstein|creatura di Victor Frankenstein]] ha la sua genesi in provetta: una creatura orribile e anonima, nata dalla conoscenza non governata dalla moralità. E quando il mostro uccide e devasta, esclusivamente concentrato sulla persecuzione del proprio creatore, possiamo comprendere appieno il significato di una frase comune come: «Ma che razza di Frankenstein abbiamo creato?» *[[Bram Stoker]] è letteralmente estasiato dalla tecnologia. Il [[John Seward|dottor Seward]] tiene un diario grazie al fonografo (il che comporta però qualche problema, nel momento in cui vorrebbe trovare un'annotazione specifica su uno dei suoi dischi), predecessore del moderno dittafono. Quando [[Mina Murray|Mina Murray Harker]] raccoglie le note del gruppetto che si è costituito per combattere il vampiro, usa una macchina per scrivere: invenzione nuova di zecca, all'epoca. [[Abraham Van Helsing|Van Helsing]], il buon dottore che parla un pidgin tremendamente irritante, fa non una ma quattro trasfusioni di sangue, e con grande aplomb (ottant'anni dopo, noi siamo in grado di apprezzare l'umorismo involontario di questa serie di operazioni; senza la possibilità di conoscere il gruppo sanguigno, una delle trasfusioni avrebbe quasi sicuramente ucciso la sfortunata [[Lucy Westenra]]); in seguito, trapana il cranio a [[Renfield]] impazzito. A suo modo, Van Helsing costituisce un bel contrasto con Victor Frankenstein: entrambi medici, entrambi brillanti, entrambi più avanti del loro tempo. Solo che Mary Shelley considera il suo intelligentissimo medico un uomo pericoloso e guasto, mentre per Stoker è gentile, simpatico e, in fin dei conti, eroico. *''[[Frankenstein o il moderno Prometeo|Frankenstein]]'' è il racconto mistico e morale di ciò che accade quando un uomo osa trasgredire i limiti della conoscenza. Stoker, d'altra parte, sembra asserire che di limiti non ce ne sono. Nel suo romanzo, conoscenza e tecnologia non sono i mali ma i salvatori. Il nemico è un vampiro sinistro, scaltro e antico, simbolo delle superstizioni arcaiche dell'umanità. Il rimedio altro non è che il metodo scientifico, entusiasticamente applicato. {{Intestazione2|Da ''Ho allucinazioni tutti i giorni dalle 7 alle 12''|Intervista di Antonella Barina, ''Il Venerdì di Repubblica'', 2 novembre 2013, Parigi, pp. 19-25.}} *{{NDR|A proposito del film ''[[Brivido (film 1986)|Brivido]]''}} A quei tempi ero ubriaco dalla mattina alla sera e la troupe era italiana: parlavamo senza capirci. Ne è nato il peggior horror della storia del cinema. *{{NDR|A proposito del film ''[[Shining]]''}} Regia fredda, [[Jack Nicholson]] che gigioneggia, [[Shelley Duvall]] che sa solo urlare. *Io per primo sono un [[tossicodipendenza|tossico]]. Non capisco chi beve un bicchiere di vino: io voglio tutto il vino del mondo, E anche se smetti di bere e di farti, la compulsione del tossico rispunta sotto altre forme, Ti butti sul cibo o sulle sigarette. Ieri, mentre aspettavo l'aereo, sono entrato in un negozio. Ho visto un Babbo Natale e ho cercato di frenanrmi dal comprarlo: che me ne faccio a Parigi? Ne ho acquistati cinque. *{{NDR|Alla domanda "Lei ha allucinazioni?"}} Tutti i giorni dalle 7 alle 12, quando scrivo: nei romanzieri si chiamano [[immaginazione]]. Io vedo realmente, davanti a me, gli orrori che racconto, come fossi ipnotizzato. Tant'è che se non scrivo, mi addormento a fatica e faccio brutti sogni: quelle [[allucinazione|allucinazioni]] devono comunque affiorare, nel sonno o nella veglia. Anche la scrittura dà assuefazione come l'alcol. *{{NDR|A proposito del romanzo ''[[#Shining|Shining]]'' e del suo seguito ''[[#Doctor Sleep|Doctor Sleep]]''}} Il primo è uscito come un torrente in piena, senza dover organizzare le mie idee. Sembrava che qualcuno me lo dettasse. La gioia era totale. Ma ho sempre lavorato di mattina, prima di bere. Al massimo con i postumi di una sbornia: quando il cerchio alla testa ti fa captare ciò che di più orrido c'è intorno a te. ''Doctor Sleep'' è un libro più ponderato: ormai la sfida sta nel non cadere nella routine. Un tempo dovevo scrivere per pagare le bollette. Ora non più: ha senso farlo solo se ogni volta cerco di scrivere il miglior romanzo della mia carriera. *{{NDR|Alla domanda "Lei si è mai rivolto a uno psicologo?"}} Per carità. Gli verserei una fortuna, invece di utilizzare la mia mente perversa per scrivere. E quella fortuna guadagnarla. ==''22/11/'63''== ===[[Incipit]]=== Non sono mai stato un uomo facile alle lacrime.<br> Un giorno, mia moglie mi disse che il mio «gradiente emotivo pari a zero» era il motivo principale per cui mi stava lasciando. Come se il tizio che aveva conosciuto alle riunioni degli Alcolisti Anonimi non c'entrasse per niente. Christy disse che avrebbe forse potuto perdonarmi per non aver pianto al funerale di suo padre; lo conoscevo soltanto da sei anni e non potevo capire che uomo fantastico e generoso fosse stato (quando s'era diplomata le aveva regalato una Mustang decappottabile, tanto per fare un esempio); ma quando non avevo pianto a quelli dei ''miei'' genitori (morti a due anni di distanza l'uno dall'altra, papà di cancro allo stomaco e mamma fulminata da un attacco di cuore mentre passeggiava su una spiaggia della Florida), Christy aveva iniziato a capire la faccenda del «gradiente». ===Citazioni=== *[...] penso che un essere umano abbastanza equilibrato possa assorbire molte stranezze prima di vacillare [...]. *Ricordo di aver pensato: Se esiste un paradiso e non è così, allora non voglio andarci. *Le spiegazioni sono poesia di bassa lega. *Spesso, nella vita, le risposte più semplici sono le più facili da ignorare. *La stupidità è una delle due cose che riconosciamo meglio col senno di poi. L'altra sono le occasioni perdute. *Gli avevo risposto che le opinioni sono come le chiappe: ognuno ha le sue. *Pensare al futuro può confondere in molti modi. *Non siamo mai tanto incazzati come quando siamo colti in flagrante, vero? *Ho provato a convincermi che non importava, che l'amore vince su tutto, ma non è così. Sulle bugie non vince. *Grazie per avermi mostrato che la vita può essere bella. Ti prego, non venire a dirmi addio. *Il passato è inflessibile. Non vuole essere cambiato. *Non sappiamo mai su quali vite influiremo, o quando, o perché. Non finché il futuro divora il presente, almeno. Veniamo a saperlo quando è troppo tardi. *Il tappeto del soggiorno era stato portato via e sostituito. Quello nuovo era di un grigio industriale, di sicuro un colore poco eccitante, ma probabilmente era stata una scelta saggia: le cose grigie trattengono pochi ricordi. *È la totalità, pensai. Un'eco tanto vicina alla perfezione da non poter dire quale sia la prima voce e quale il ritorno della voce-fantasma. Per un momento tutto mi fu chiaro, e nei momenti in cui accade, vedi quant'è sottile il mondo. Non lo sappiamo tutti quanti, in cuor nostro? È un meccanismo perfetto e bilanciato di voci ed echi che fanno da rotelle e leve, onirico orologio che rintocca oltre il vetro degli arcani che chiamiamo vita. Oltre? Sotto? Intorno? Caos, tempeste. Uomini con martelli, uomini con coltelli, uomini con pistole. Donne che pervertono ciò che non possono dominare e denigrano ciò che non possono capire. Un universo di orrore e smarrimento circonda un palcoscenico illuminato, sul quale noi mortali danziamo per sfidare le tenebre. *Nei tempi cupi, quando persino i sapienti sono in preda all'incertezza, le dichiarazioni d'amore fanno sempre quell'effetto. *Le scelte al risparmio tornano sempre a morderti le chiappe. *Magari era vero, ma "[[mi dispiace]]" costa poco, no? Dispiacersi costa poco. *Quando la gente inizia a perdere la speranza, allora cominciano le esplosioni. *L'amore ha imperativi crudeli. *''Si può sacrificare il mondo per amore.'' *[...] può la storia futura del mondo essere tanto fragile da non consentire che due insegnanti delle superiori si incontrino e si innamorino? Per sposarsi, ballare canzoni dei Beatles come ''I Want To Hold Your Hand'' e vivere vite normalissime? Non lo so, non lo so. *L'amore è vera magia portatile: non credo sia nelle stelle, ma credo che sangue chiami sangue e mente chiami mente e cuore chiami cuore. *Ed ecco un'altra cosa che so: le molteplici scelte e possibilità della vita quotidiana sono la musica che danziamo. Sono come corde di chitarra. Pizzicale e produrrai un suono piacevole. Una frequenza armonica. Ma aggiungi sempre più corde: dieci, cento, mille, un milione. Perché si moltiplicano! [...] Canta un do di petto con una voce abbastanza potente e limpida, e puoi mandare in pezzi un cristallo. Suona la frequenza giusta sul tuo stereo a un volume abbastanza alto, e puoi mandare in pezzi una finestra. Ne deriva (almeno secondo me) che se aggiungi abbastanza corde allo strumento del tempo, puoi mandare in pezzi la realtà. *Come tutti i dolci sogni, sarà breve... ma la brevità è la chiave della dolcezza, no? Io penso di sì. Perché quando il tempo è passato, non riesci più ad acchiapparlo. Solo che a volte ci riesci. <br /> ==''A volte ritornano''== {{vedi anche|A volte ritornano}} ==''Al crepuscolo''== {{vedi anche|Al crepuscolo (antologia)}} ==''Billy Summers''== ===[[Incipit]]=== Billy Summers è seduto nella hall dell'hotel, in attesa della sua auto. E' venerdì, mezzogiorno. Anche sta leggendo una raccolta di fumetti intitolata ''Archie's Pals 'n' Gals'', pensa a Emile Zola e al suo terzo romanzo, il suo primo vero successo, ''Thérèse Raquin''. Pensa che sia un'opera decisamente giovanile. Pensa che Zola avesse appena iniziato a esplorare quello che se si sarebbe rilevato un giacimento ricco e prezioso. Pensa che Zola fosee - e sia tuttora - una versione da incubo di Charles Dickens. Pensa che una tesi del genere costituirebbe la base ideale per un saggio di critica letteraria. Non che ne abbia mai scritto uno. ===Citazioni=== *È pronto al successo, tuttavia anche alla possibilità di restare deluso. È questo il suo metodo, e finora ha sempre funzionato alla perfezione. Almeno, nel senso che non è mai finito in galera. (p. 32) *Dopo l'omicidio tutti diranno ai giornalisti che sembrava una brava persona. A Billy sta bene così. Anche lui si considera una brava persona, che però fa un lavoro sporco. (p. 49) *Conoscere le persone va bene. Ispirare simpatia e provarne nei loro confronti, anche. Ma mai avvicinarsi troppo: è una pessima idea. Avvicinarsi troppo è pericoloso. Forse, una volta fuori dal giro, le cose cambieranno. (p. 57) *Paga in [[contanti]]. I contanti soffrono di amnesia. (p. 87) *Si può entrare a far parte del panorama, se ci si trova troppo in primo piano? La risposta è semplice: no. (p. 102) *È un sicario professionista e, se non ragiona nei termini imposti dal suo ruolo, difficilmente potrà cavarsela. (p. 194) *Pensa che anche scrivere sia una specie di guerra, che però combatti con te stesso. La tua storia è esattamente ciò che ti porti addosso, e ogni volta che aggiungi qualcosa il fardello diventa sempre più pesante. (p. 225) *Potrebbe prendersela con il destino, però non crede al destino. Potrebbe dire a se stesso che tutto accade per un motivo, ma sono solo stronzate che che vanno bene per chi non è capace di affrontare la nuda verità senza aggiungere qualche orpello. (p. 283) *«Le persone cattive devono pagare per le loro azioni. E pagare caro.» (p. 316) *«Tutto può accadere, a chiunque. Bisogna soltanto giocarsi le proprie carte e sperare per il meglio.» (p. 354) *«Chi è disposto a pagare sei milioni di dollari per assassinare un assassino che ha assassinato un altro assassino?» (p. 365) *«Mai perdere un'occasione per pisciare prima di un combattimento» (p. 421) *Lo slogan sulla sua maglietta, lo slogan che fa tanto [[Las Vegas|Vegas]] e che non è riuscito a mostrare a Nick ma che ha urlato a gran voce alla madre di Frank è: SE VUOI GIOCARE, DEVI PAGARE. (p. 447) *«Forse meritava di soffrire, ma quando fai del male a qualcuno, ti resta una cicatrice. E la cicatrice è nella tua mente. Nel tuo spirito. È giusto che sia così, perché fare del male a qualcuno, uccidere qualcuno, non è una cosa di poco conto. Lasciatelo dire da chi ha una certa esperienza in materia.» (p. 538) ==''Buick 8''== ===[[Incipit]]=== '''Ora''': Sandy<br><br>Il figlio di Curt Wilcox veniva spesso alla stazione l'anno che suo padre morì – e intendo proprio spesso –, ma nessuno gli diceva mai di togliersi dai piedi o gli chiedeva che cosa diavolo volesse. Capivamo il motivo delle sue visite: cercava di aggrapparsi al ricordo di suo padre. I poliziotti la sanno lunga sulla psicologia del dolore; molti di noi ne sanno più di quanto vorrebbero. ===Citazioni=== *Quelli che siedono a [[capotavola]] (che hanno lavorato per arrivarci e che lavorano per restarci) non mandano mai tutto a quel paese andandosene a pescare. No. Noi che siamo seduti a capotavola continuiamo a preparare i letti, a lavare i piatti e a imballare il fieno meglio che possiamo. ''Ah, come faremmo se non ci fossi tu?'' dicono gli altri. La risposta è che la maggior parte di loro andrebbe avanti a fare ciò che vuole, come sempre. Ad andare in malora allo stesso modo di sempre. (p. 116) *Arriva sempre il momento in cui la gente scorge il quadro generale e si rende conto di aver arricciato le labbra non per baciare il destino sorridente sulla bocca, ma perché la vita le ha somministrato una pillola amara (p. 236) *E dimmi di mio padre, perché devo riuscire ad accettare la sua morte. È ovvio che devo farlo, poiché vedo la sua vita nel mio volto e il suo fantasma nei miei occhi ogni volta che mi specchio per radermi. Dimmi ogni cosa... ma non dirmi che non c'è risposta. Non ci provare neanche. Lo rifiuto. Lo nego (p. 403) ==''Carrie''== ===[[Incipit]]=== Notizia di cronaca riportata dal settimanale Enterprise di Westover (Maine) il 19 agosto 1966: '''PIOGGIA DI PIETRE.'''<br> Ci viene riferito che una pioggia di pietre è caduta da un cielo perfettamente sereno su Carlin Street, nella citta di Chamberlain, il 17 agosto. Diverse persone sarebbero state testimoni. Le pietre sono cadute sulla casa della signora Margaret White, rovinando gravemente il tetto e sfondando due grondaie e un tubo di scolo per un danno di circa 25 dollari. La signora White, vedova, abita nella casa di Grin Street con la figlioletta di tre anni, Carrie. Non si hanno commenti diretti, perché non è stato possibile avvicinare la signora White. ===Citazioni=== *Le urlò dietro degli insulti, ma lei lo ignorò. Ci voleva ben altro. Era stata insultata da veri specialisti del genere, lei. (p. 24) *Tutti pensano / che lei non sarà mai felice / finchè non si accorgerà / di essere come tutte le altre (Bob Dylan). (p. 32) *No. Non è molto importante. Il liceo non è un posto molto importante. Mentre ci vai pensi che sia una faccenda grossa, ma quando è finito nessuno pensa che sia stato gran che, a meno che non sia rincoglionito (p. 40) *Si sedette sulla piccola sedia a dondolo vicino alla finestra, chiuse gli occhi, e spazzò via dalla mente loro e tutta la confusione dei suoi pensieri consci. Era come spazzare un pavimento. Sollevi il tappeto del tuo inconscio e ci scopi sotto tutta la polvere. Tanti saluti. (p. 60) *Quasi nessuno scopre mai che le sue azioni feriscono davvero gli altri. La gente non migliora, diventa solo più [[furbizia|furba]]. Quando diventi più furbo, non smetti di strappare le ali alle mosche, cerchi solo di trovare dei motivi migliori per farlo. (p. 64) *In America quando succede qualcosa di importante lo devono ricoprire d'oro. Così poi lo si può dimenticare. Ma dimenticare Carrie White può essere uno sbaglio terribile (p. 74) *Ma il "[[mi dispiace]]" è il pronto soccorso delle emozioni umane. E' quello che dici quando rovesci una tazza di caffè, o mandi fuori pista una boccia quando giochi a bowling. Il vero dolore è raro come il vero amore. (p. 98) *"Carrie, qualsiasi cosa sia successa prima... be', è dimenticata.""Non posso dimenticare" disse Carrie. Alzò gli occhi. Le parole che le venivano alle labbra erano: Non ce l'ho più con nessuno. Ma se le rimangiò. Era una bugia Ce l'aveva con tutti loro e ce l'avrebbe sempre avuta, e la cosa che desiderava di più era essere onesta. (p. 111) *Sarebbe un sollievo poter credere che sia naturale per gli adolescenti andare al salvataggio dell'orgoglio e autostima dell'uccello debole di becco o d'ala con un gesto del genere; ma noi sappiamo bene che non è così. L'uccello più debole non viene sollevato con dolcezza dalla polvere dai suoi simili, ma viene fatto fuori rapidamente e senza pietà." (p. 145) *Il miscuglio di emozioni e di immagini era spaventoso, indicibile. Sangue. Infelicità. Paura. L'ultimo sporco scherzo di una lunga serie di sporchi scherzi... (p. 164) ==''Cell''== ===[[Incipit]]=== La civiltà scivolò nella sua seconda era di tenebre su una prevedibile scia di sangue, ma ad una velocità che nemmeno i futurologi più pessimistici avrebbero potuto pronosticare. Fu quasi come non vedesse l'ora di finirci. Il primo giorno di ottobre, Dio era nel Suo paradiso, l'indice di borsa era a 10, 140 e quasi tutti gli aerei erano puntuali (eccetto quelli che atterravano o decollavano da Chicago, e c'era da aspettarselo). Due settimane dopo il cielo apparteneva di nuovo agli uccelli e il mercato azionario era un ricordo. A [[Halloween]], tutte le metropoli del mondo, da New York a Mosca, puzzavano fino alle stelle e il mondo di prima era un ricordo.<ref>Questa è la dicitura che appare a pagina 1 del libro. In realtà l'inizio del Capitolo 1 è il seguente: "Il fenomeno che in seguito avrebbe preso il nome di Impulso ebbe inizio alle 15. 03 del 1° ottobre, ora di New York. La definizione era naturalmente imprecisa, ma a dieci ore dall'evento quasi tutti gli scienziati in grado di farlo notare erano o morti o impazziti. In tutti i casi il nome contava poco. Quello che contava era l'effetto".</ref> ===Citazioni=== *I telepazzi sono proprietari del giorno; quando spuntano le stelle, tocca a noi. Siamo come vampiri. Come loro siamo stati confinati alla notte. Da vicino ci riconosciamo perché sappiamo ancora parlare; da breve distanza possiamo essere abbastanza tranquilli a giudicare dai bagagli e dalle armi che in numero sempre crescente stiamo trasportando, ma da lontano l'unico indizio certo è il raggio dondolante di una torcia elettrica. Tre giorni fa non solo governavamo la terra, ma soffrivamo di sensi di colpa per tutte le altre specie che avevamo spazzato via nella nostra scalata al Nirvana dei telegiornali a tutte le ore del giorno e dei popcorn nei microonde. Ora siamo gli Uomini Torcia. (p. 177) *Quello che [[Darwin]] per delicatezza non ha voluto dire, amici miei, è che se siamo diventati i padroni del mondo non è stato perché siamo i più intelligenti o nemmeno i più crudeli, ma perché siamo sempre stati i più pazzi e sanguinari figli di puttana della giungla. Preside Ardai (p. 230) *I telepazzi che non erano più propriamente pazzi, oppure erano pazzi in una maniera totalmente nuova, volevano che riprendessero la strada. Più di così non erano in grado di interpretare e forse era un bene. Forse era quanto di meglio. Forse era pietà (p. 290) *Sentiva anche qualcos'altro, un odore nuovo. Chiamarlo follia sarebbe stato troppo facile. (p. 441) ==''Christine''== ===[[Incipit]]=== '''Dennis'''<br>'''Canzoni da teenager'''<br>'''Prima vista'''<br>«Oh mio Dio!» esclamò all'improvviso il mio amico Arnie Cunningham.<br>«Che cosa c'è?» chiesi io. Con gli occhi strabuzzati dietro gli occhiali dalla montatura d'acciaio e una mano premuta sulla bocca, si era voltato per guardare indietro girando il collo, come se fosse montato su cuscinetti a sfera.<ref>Prima dell'inizio del racconto vi è tuttavia un breve prologo, il cui incipit è: "Questa è la storia di un triangolo d'amore. Protagonisti: Arnie Cunningham, Leigh Cabot e, naturalmente, Christine. Vorrei tuttavia che teneste presente il fatto che Christine entrò in scena per prima. È stata il primo amore di Arnie e anche se non lo giurerei, penso tuttavia che sia stata il suo unico e vero amore. Per questo sostengo che ciò che avvenne fu una tragedia".</ref> ===Citazioni=== *Se fare il ragazzo significa imparare a vivere allora fare l'adulto significa imparare a morire. *«L'amore è il pìù antico degli assassini. L'amore non è cieco. L'amore è un cannibale con una vista estremamente acuta. L'amore è un insetto che ha sempre fame.» <br />«Che cosa mangia?» domandai senza pensare.<br />«L'amicizia», mi rispose George Lebay. *C'era qualcosa di terrificante in quell'uomo... come se un freddo vento di novembre potesse avere un cervello per pensare. (p. 13) *Madre Natura quella sera si comportò come una strega pagana, una vecchiaccia a cavallo del vento che nemmeno sapeva cosa volesse dire Natale (p. 452) ==''Cujo''== ===[[Incipit]]=== {{centrato|'''C'era una volta,'''}} ma non molto tempo fa, un mostro che arrivò a Castle Rock, nel Maine. Uccise una cameriera di nome Alma Frechette nel 1970; una donna di nome Pauline Toothaker e una studentessa delle medie superiori di nome Cheryl Moody nel 1971; una graziosa ragazza di nome Carol Dunbarger nel 1974; un'insegnante di nome Etta Ringgold nell'autunno del 1975; e un'alunna delle elementari di nome Mary Kate Hendrasen nell'inverno dello stesso anno. ===Citazioni=== *Se la vita ti dà [[limone|limoni]], fatti una bella [[limonata]].<ref>{{cfr}} [[Elbert Hubbard]]: «Era una confutazione vivente del dogma ''Mens sana in corpore sano''. Era una mente sana in un corpo malato. Ha dimostrato il paradosso eterno delle cose. Ha approfittato delle sue disabilità. Ha raccolto i limoni che il destino gli aveva mandato e ha aperto un chiosco di limonate.» Vedi anche la [[Elbert Hubbard#Attribuite|spiegazione]] dettagliata sull'origine e la diffusione della citazione.</ref> *Quello che non sai non può farti male, vero? Se un uomo attraversa una stanza buia dove c'è una voragine, se ci passa a pochi millimetri, non c'è bisogno che sappia che c'è mancato un pelo a cascarci dentro. Non c'è bisogno di avere paura. Basta che le luci restino spente. *Era tutta una bugia. Il mondo era pieno di mostri e non c'era niente che potesse impedirgli di mordere gli innocenti e gli incauti. ==''Cuori in Atlantide''== {{vedi anche|Cuori in Atlantide}} ==''Danse macabre''== ===[[Incipit]]=== Per me, il terrore – il vero terrore, ben diverso da tutti i demoni e gli orchi che avrebbero potuto vivere nella mia mente – cominciò un pomeriggio di ottobre del 1957. Avevo appena compiuto dieci anni.<br> E, come era giusto che fosse, mi trovavo al cinema: lo ''Stratford Theater'', nel centro di Stratford, Connecticut.<br> Il film che davano quel giorno era ed è uno dei miei preferiti di ogni tempo, e anche il fatto che proprio quel film – invece che un western con Randolph Scott o un film di guerra con John Wayne – fosse in programmazione era certamente appropriato. ===Citazioni=== *Ma non è una caccia. E' una danza. E a volte spengono le luci in questa sala da ballo. Ma danzeremo lo stesso,voi e io. Anche al buio. Specialmente nel buio. Posso invitarvi? (p. 26) *Non vuoi capire, al sorgere della luna mi trasformerò in lupo. Come no... e insieme a te faranno più o meno lo stesso altri cinque miliardi di persone. (p. 87) *Niente terrorizza di più di ciò che è dietro la porta chiusa, disse Nolan. Ti dirigi verso la porta nella vecchia, solitaria cassa, e senti qualcosa che gratta (p. 126) *è così raro essere invitati alla semplicità e persino alla pazzia più sfrenata. Ci dicono che si può dare briglia sciolta alle emozioni... o addirittura non mettergliele nemmeno le briglie (p. 192) ==''Desperation''== ===[[Incipit]]=== «Oh! Oh, Gesù! Ma che schifo!»<br> «Cosa, Mary, cosa?»<br> «Non l'hai visto?»<br> «Visto che cosa?»<br> Mary si girò e nella luce cruda del deserto lui vide che il colorito le si era spento sul viso lasciandole solo le bruciature sulle guance e sulla fronte, dove non riuscivano a difenderla nemmeno le creme a più alto fattore protettivo. Era di carnagione molto chiara e si scottava con facilità.<br> «Su quel cartello. Quello del limite di velocità.»<br> «E allora?» ===Citazioni=== *[...] l'amore è un sentimento abbastanza elastico da poter comprendere una moltitudine di stranezze. Sospettava anzi che comprenderle fosse appunto uno degli scopi che aveva l'amore. *Le bambole senza bambine nelle vicinanze a curarsi di loro mettevano addosso uno scomodo disagio. *«''Che Dio può permettere a un uomo di dimenticare di aver ucciso un bambino?''», aveva urlato la mamma di Brian. «''Un Dio che vuole che quell'uomo si ubriachi un'altra volta e uccida un altro bambino, ecco quale Dio! Un Dio che ama gli ubriachi e odia i bambini!''» *«Dio non è molto indulgente, vero?» «Sì che lo è», aveva risposto il reverendo un po' stupito. «Deve esserlo per forza, proprio perché è così esigente.» «Ma è anche crudele, vero?» Gene Martin non aveva esitato. «Sì», aveva dichiarato. «Dio è crudele.» *''Se vuoi pregare, prega me'', diceva. ''Perché rivolgere preghiere a un Dio che uccide le sorelline? Non riderai più delle sue trovate buffe, non le farai più il solletico fino a farla strillare. Non le tirerai più le trecce. È morta e tu e i tuoi genitori siete in prigione. Quando tornerà, il poliziotto pazzo, probabilmente vi ucciderà tutti e tre E anche gli altri. Questo ha fatto il tuo Dio e del resto che cos'altro puoi aspettarti da un Dio che uccide le sorelline? È più pazzo del poliziotto, a ben guardare. Eppure tu ti inginocchi al suo cospetto. Avanti, Davey, datti una dritta. Fatti furbo. Prega me. Almeno io non sono'' pazzo. *La gente normalmente è dura a morire. Lì stava l'orrore. *[...] gli uomini e le donne nel pieno possesso delle loro facoltà mentali non credono in Dio. *Non puoi dirlo dal pulpito perché i fedeli ti scaccerebbero dalla città, ma è così. La ragione non c'entra niente con Dio. Dio ha a che vedere con fede e credo. Dio dice: «Ecco, tira pur via la rete. E quando non c'è più la rete, tira via anche la fune». *[...] cercava di raddrizzare almeno qualcosa, come se si ''potesse'' modificare in qualche modo una cosa così, come se la morte fosse una parola oscena da poter cancellare dal muro della vita con una sfregata di braccio. Come se il libro chiuso potesse essere riaperto e letto ancora una volta, con un finale diverso. ==''Dolores Claiborne''== ===[[Incipit]]=== Mi hai chiesto cosa, Andy Bissette? Se «capisco i diritti che mi hai spiegato»? Miseria! Com'è che certi uomini sono così ''gnucchi''?<br> No, una bella calmata te la dai ''tu''. Mettiti la lingua in saccoccia e dai retta tu a me per un po'. Ho idea che avrai da ascoltarmi per quasi tutta la notte, perciò ti consiglio di metterti il cuore in pace. ''Sicuro'' che capisco quello che mi hai letto! Credi che mi sono fatta fuori tutto il cervello da quando ti ho visto giù al mercato? È stato lunedì pomeriggio, nel caso che hai perso il conto dei giorni. Ti ho avvertito che tua moglie te ne diceva di cotte e di crude per quel pane vecchio che hai comprato. Sperperare i dollari per risparmiare i centesimi, come si suol dire. Scommetto che ci ho visto giusto, eh? ===Citazioni=== *Non c'è niente in cielo o in terra che può impedire alla gente di pensare il peggio quando è così che vuole. *Vi sembrerà magari impossibile che una vecchia bisbetica come me creda nell'amore, ma la verità è che è praticamente l'unica cosa in cui credo sul serio. *Certe volte la vita è così dannatamente comica che si può solo ridere. *Il fatto è che certe volte siamo ''obbligati'' a essere crudeli per essere buoni. *Si dice che la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni e io so che è vero. Lo so per amara esperienza personale. Quello che non so è ''perché''. Come mai quando si cerca di fare la cosa giusta, così spesso si fa invece del male? *[...] scappare non risolve i tuoi problemi se il male che ti è stato fatto è troppo grande, perché dovunque scappi, ti porti dietro sempre la testa e il cuore. *«Un incidente è talvolta il miglior amico di una donna infelice.» *''Scavai una fossa per i miei nemici e ci cascai dentro io''. *Una volta ho sentito mio padre che diceva che Dio ce ne aveva tirata una sporca il giorno che aveva fatto il mondo e con il passare degli anni sono arrivata a capire che cosa voleva dire. E sapete il peggio? Certe volte è proprio buffa. Certe volte è così buffa che non puoi fare a meno di ridere anche quando il mondo ti casca a pezzi tutt'intorno. *[...] non avete notato anche voi che quando una cosa va storta, si tira regolarmente dietro anche tutto il resto? *In un mondo dove un uomo può passare mesi della sua vita a cercare di portarsi a letto la propria figlia, credo che è possibile qualsiasi cosa. *[...] il tempo è uno stretto, sapete, come quello che c'è tra le isole e la terraferma, ma l'unico traghetto che va da una sponda all'altra è il ricordo, ed è come un vascello fantasma: se vuoi che scompare, dopo un po' non c'è più. *[...] mi chiedo se c'è mai una possibilità di fuga per uno qualunque di noi dal dolore e le sofferenze della nostra vita. ==''Duma Key''== ===[[Incipit]]=== Si comincia con uno spazio [[bianco]]. Non dev'essere necessariamente carta o tela, ma secondo me dev'essere bianco. Noi diciamo bianco perché abbiamo bisogno di una parola, ma la definizione giusta è «niente». Il nero è l'assenza della luce, ma il bianco è l'assenza della memoria, il colore del non ricordo.<br>Come ricordiamo di ricordare? È una domanda che mi sono posto spesso dopo Duma Key, spesso nelle ore piccole della notte, perdendo lo sguardo nell'assenza della luce, ricordando amici assenti. Certe volte in quelle ore piccole penso all'orizzonte. Bisogna stabilire l'orizzonte. Bisogna segnare il bianco. Un atto abbastanza semplice, direte, ma ogni atto che rifà il mondo è eroico. O così sono giunto a concludere. ===Citazioni=== *«Edgar, c'è niente che ti faccia felice?» «Disegnavo» «Quando?» «Da ragazzo» «Rincomincia», mi ha consigliato. «Hai bisogno di siepi» «Siepi», ho ripetuto io perplesso. «Sì, Edgar.» Era sorpreso e un po' deluso, come se non avessi colto un concetto banale. «Siepi contro la notte.» (p. 24) *Ricordate che la verità è nei particolari, comunque vediate il mondo o quale che sia lo stile che esso impone sul vostro lavoro artistico, la verità è nei particolari. Naturalmente lì c'è anche il diavolo, lo dicono tutti, ma forse la verità è il diavolo sono definizioni della stessa cosa. Può essere, sapete. (p.39) *Fame. Ha funzionato per Michelangelo, ha funzionato per Picasso, e funziona per centomila artisti che non lo fanno per amore (anche se può darsi che abbia la sua parte) ma per mettere il pane in tavola. Se vuoi tradurre il mondo, devi usare i tuoi appetiti. Vi stupisce? Non dovrebbe. Non c'è niente di più umano della fame. Non c'è creazione senza talento, ve lo concedo, ma il talento è gramo. Il talento mendica. La fame è la spinta dell'arte. (p. 117) *Inganniamo noi stessi così spesso che potremmo farne la nostra professione quotidiana. (p. 138) *So che la gente viene in Florida quando è vecchia e malata perché qui il clima è quasi sempre mite per tutto l'anno, ma credo che il Golfo del Messico abbia qualche virtù supplementare. Solo spaziare con lo sguardo in quella calma piatta e serena, piena di luce, ha un effetto terapeutico. È una parola grossa, vera? ''Golfo'', intendo. Abbastanza grossa da poterci buttare dentro molte cose e guardarle scomparire. (p. 146) *Wireman sorrise. Diventava attraente. Mi offrì la mano e io gliela strinsi di nuovo. "Sai cosa penso? Che le amicizie che si fondano sulle risa sono sempre fortunate." (p. 151) *«Non rivangare cose che appartengono alla tua altra vita». Tagliò corto Wireman. «Questa è quella nuova, dove le scarpe in cui cammini non si sono ancora modellate ai piedi.» (p.162) *Quando si tratta dei propri figli, ci si ritrova di tanto in tanto a prendere iniziative singolari affidandosi alla speranza che si risolvano per il meglio: iniziative ''e'' figli. Il mestiere di genitore è il paradigma di «accennami un paio di battute che io m'invento qualcosa». (p. 230) *Le mie gambe erano di nuovo gambe, non blocchi di cemento, e ora che sarei stato in grado di scappare, non avevo più voglia o bisogno di farlo. Poteva darsi che a loro non piacessero i miei quadri, ma non mi importava, perché io non avevo niente contro di loro. Che ridessero pure, fischiassero, che si lasciassero pure sfuggire il loro piccolo gemito di ribrezzo (o il loro piccolo sbadiglio), se così desideravano; quando fosse finita, potevo tornarmene a casa e riprendere a dipingere. E se mi avessero apprezzato? Idem come sopra. (p 315) *Dissi a me stesso che c'era tempo. È quello che diciamo sempre,no? Non immaginiamo che il tempo si esaurisca e Dio ci punisce per quello che non immaginiamo. (p. 343) *Quando qualcuno ti offre un assegno in bianco, non lo devi mai e poi mai incassare. Non era un concetto che avevo elaborato. Certe volte una verità scavalca il [[cuore e cervello|cervello]] e giunge direttamente dal [[cuore e cervello|cuore]]. (p. 352) *L'arte è il concreto articolo di fede e aspettativa, la realizzazione di un mondo che altrimenti sarebbe poco più di un velo di inutile consapevolezza teso su un golfo di mistero. (p. 447) *Avrò sempre affetto per lei, ma certe volte le persone si allontanano troppo per poter tornare indietro. Credo... sono più che sicuro che sia il nostro caso. (p. 504) *Quella fu l'ultima volta che ci parlammo e nessuno dei due lo sapeva. Non lo sappiamo mai, vero? Almeno avevamo finito scambiandoci parole d'affetto. Mi resta questo. Non è molto, ma è qualcosa. Ad altri va peggio. È quello che mi dico nelle lunghe notti in cui non riesco a dormire. Ad altri va peggio. (p. 594) *La porta d'ingresso di Big Pink era rivolta a est e il sole del mattino colpiva in pieno il volto di Wireman, illuminando una compassione così profonda da non poterla guardare. (p. 603) *L'incidente mi aveva in fondo insegnato una cosa sola: l'unico modo per andare avanti è andare avanti. Dire ''lo posso fare'' anche quando sai che non puoi. (p. 605) *Fatti il giorno e che il giorno faccia te. *Volevo Duma. Volevo il nero golfo e la sommessa conversazione delle conchiglie sotto di me. *Finiamo sempre per consumare i nostri crucci. ==''Il gioco di Gerald''== ===[[Incipit]]=== Jessie sentiva la porta di servizio che sbatteva piano, a intervalli regolari, nella brezza d'ottobre che soffiava per la casa. In autunno lo stipite si gonfiava puntualmente e occorreva tirare la porta con forza per serrarla. Questa volta se n'erano dimenticati. Pensò di dire a Gerald di andare a chiuderla prima che fossero troppo lanciati, con il rischio che quel rumore le facesse saltare i nervi. Poi rifletté che date le circostanze era ridicolo. Avrebbe guastato l'atmosfera.<br> ''Quale atmosfera?'' ===Citazioni=== *[...] esistono incubi che non scompaiono mai del tutto. *Ci sono ricordi che succhiano la mente delle persone come crudeli sanguisughe e certe parole [...] le resuscitavano all'istante alla loro vita avida e febbrile. *Certe volte gli amici non possono fare a meno di preoccuparsi. *Quella voce insisteva che al buio le cose cambiano. Le cose cambiano ''specialmente'' al buio, affermava, quando una persona è sola. In quella condizione, dalla gabbia che contiene l'immaginazione cadono i lucchetti e allora ''qualunque cosa'' può mettersi a circolare liberamente. *Aveva pensato, e non per la prima volta, che essere adulti sembrava più un castigo che un premio. ==''Il miglio verde''== ===Introduzione=== *Soffro di insonnia ciclica [...] cosicché cerco di avere sempre a disposizione una storia per le notti in cui non riesco a prendere sonno. Allora, sveglio nel buio, la racconto a me stesso, scrivendola nella mente come farei alla macchina per scrivere o al computer [...] Ogni notte ricomincio da capo e, prima di addormentarmi, arrivo un po' più avanti della notte precedente. Dopo cinque o sei notti, di solito ho memorizzato interi brani di prosa. Sembrerà anche un esercizio da svitati, ma l'effetto è sedativo... e come passatempo è mille volte meglio che contare le pecore. (p. VII) *Sono felice che [il romanzo] sia stato apprezzato da un così vasto numero di lettori. E devo ammettere che in fondo è una gran bella storia da leggere prima di dormire. (p. XI) ===[[Incipit]]=== Gli avvenimenti risalgono al 1932, quando il penitenziario di stato si trovava ancora a Cold Mountain. E là c'era anche naturalmente la [[sedia elettrica]].<br />I detenuti scherzavano sulla sedia, come sempre si fa delle cose di cui si ha paura, ma da cui non ci si può sottrarre. La chiamavano Old Sparky, come dire la Scintillante, o Big Juicy, la Scaricona. Circolavano battute sulla bolletta della luce e su come e dove Moores, il direttore del nostro carcere, avrebbe cucinato il suo pranzo del Ringraziamento, quell'autunno, con la moglie Melinda troppo malata per mettersi ai fornelli.<br />Ma in quelli che dovevano veramente sedervisi, la voglia di scherzare si spegneva in un baleno. Nel periodo da me trascorso a Cold Mountain ho presieduto a più di settantotto esecuzioni (questo è un numero sul quale non ho mai fatto confusione; me lo ricorderò sul letto di morte) e credo che, per la maggioranza di quegli uomini, la verità di ciò che stava accadendo li colpiva finalmente come una legnata quando gli bloccavano le caviglie alla solida quercia delle gambe di Old Sparky. In quel momento (vedevi la consapevolezza riempirgli piano piano gli occhi, una specie di freddo sgomento) si rendevano conto che le gambe avevano concluso la loro carriera. Dentro vi scorreva ancora il sangue, i muscoli erano ancora reattivi, ma avevano chiuso lo stesso; non avrebbero percorso nemmeno più un metro di un sentiero fra i boschi, non avrebbero più ballato con una ragazza a qualche festa di campagna. Ai clienti di Old Sparky la coscienza della propria morte saliva dalle caviglie. C'era un sacchetto nero di seta da mettergli sulla testa quando avevano finito di pronunciare le loro ultime parole, perlopiù incoerenti. Il cappuccio era per loro, ma io ho sempre pensato che in realtà fosse per noi, per impedirci di vedere l'orribile marea di sgomento che sale nei loro occhi quando cominciano a capire che moriranno con le ginocchia piegate. ===Citazioni=== *[...] è così che va nella vita. Sei lì a scivolare via sul velluto, con tutto quanto che quadra secondo il manuale, poi commetti un piccolo errore e trac! Ti casca addosso il cielo. *Ci saranno quelli tra voi che lo troveranno fuori luogo e tutti gli altri lo giudicheranno grottesco, ma lasciate che vi dica una cosa, amici miei: sempre meglio un [[amore]] bizzarro che nessun amore. *Non ne posso più del dolore che sento e vedo, capo. Non ne posso più di vivere in strada, solo come un pettirosso sotto la pioggia. Mai un amico da andarci assieme, un amico che mi dice da dove veniamo e dove stiamo andando e perché. Non ne posso più della gente cattiva che si fa del male. Per me è come cocci di vetro piantati nella testa. Non ne posso più di tutte le volte che ho voluto rimediare e non ho potuto. Non ne posso più di stare al buio. Soprattutto è il dolore. Ce n'è troppo. Se potessi smettere di sentirlo, lo farei. Ma non posso. *Puoi condurre un cavallo all'acqua ma non puoi obbligarlo a bere. *E le persone sottoposte a tensione possono spezzarsi. Farsi del male. Fare del male agli altri. Qualche volta mettono nei guai anche gente come noi. *Il fatto semplice è che il mondo gira. Puoi sederti e girare con il mondo o puoi alzarti in piedi per protestare e venire catapultato fuori. *Infinite sono le corse di scarsa importanza, ma mi sono reso conto che non basta questo a impedire a un uomo di arrovellarvisi. *Certe volte a un uomo prende il bisogno di conoscere una cosa e se ne fa un tormento che è peggio di una maledizione, e così fu per me allora. *Quando passi la vita intera a occuparti di gente sporca, non puoi evitare che resti attaccato un po' di fango. *Credo che ci sia del bene nel mondo, il quale tutto è dispensato in un modo o in un altro da un Dio amorevole. Ma credo che esista anche un'altra forza, in tutto e per tutto reale quanto il Dio al quale ho elevato le mie preghiere per tutta la vita, una forza che si adopera scientemente con l'intento di guastare tutte le nostre buone intenzioni. Non alludo a Satana, non a lui (anche se credo nella sua esistenza), ma a un demone della discordia, un essere pervaso di beffarda stupidità che ride di gioia quando un vecchietto si dà fuoco cercando di accendersi la pipa o quando un adorato bambino piccolo si mette in bocca il primo giocattolo ricevuto in regalo a Natale e ne muore soffocato. *La mano di un uomo è come un animale addomesticato solo per metà: fa la brava quasi sempre, ma di tanto in tanto scappa e morde la prima cosa che vede. *Il tempo si prende tutto, che tu lo voglia o no. Il tempo si prende tutto, il tempo lo porta via, e alla fine c'è solo oscurità. Talvolta incontriamo altri in quella oscurità e talvolta li perdiamo di nuovo là dentro. ==''Incubi & deliri''== {{vedi anche|Incubi & deliri}} ==''Insomnia''== ===[[Incipit]]=== Nessuno, e il dottor Litchfield meno ancora, dichiarò fuori dei denti a Ralph Roberts che sua moglie stava per morire, ma venne il momento in cui Ralph lo capì senza bisogno che qualcuno glielo dicesse. Nella sua testa i mesi tra marzo e giugno erano un confuso pandemonio, un periodo di colloqui con medici, corse serali all'ospedale con Carolyn, pellegrinaggi ad altri ospedali in altri stati per analisi speciali (Ralph impiegava la gran parte del tempo dedicato ai trasferimenti a ringraziare Iddio per l'assicurazione medica di Carolyn), indagini personali alla Biblioteca Pubblica di Derry, dapprima alla ricerca di risposte che gli specialisti potessero aver trascurato, in seguito a cercare solo fili di speranza a cui aggrapparsi. Quei quattro mesi li aveva vissuti come trascinato, ubriaco, per un luna park perverso, dove le persone sulle montagne russe urlavano veramente di paura, le persone perse nella casa degli specchi si erano smarrite veramente, e gli inquilini dei baracconi dei fenomeni viventi ti guardavano con un sorriso falso sulle labbra e il terrore negli occhi. ===Citazioni=== *''Si può morire per un brutto sogno?'' si domandò e in risposta udì la voce di Joe Wyzer: ''Certo che si può, Ralph, anche quando sulla riga della causa del decesso il medico legale scrive'' suicidio. ==''It''== ===[[Incipit]]=== Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse anche di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia. La barchetta beccheggiò, s'inclinò, si raddrizzò, affrontò con coraggio i gorghi infidi e proseguì per la sua rotta giù per Witcham Street, verso il semaforo che segnava l'incrocio con la Jackson. Le tre lampade disposte in verticale su tutti i lati del semaforo erano spente, in quel pomeriggio d'autunno del 1957, e spente erano anche le finestre di tutte le case. Pioveva ininterrottamente ormai da una settimana e da due giorni si erano alzati i venti. ===Citazioni=== *Il clown, aveva spiegato Hagarty, era un incrocio fra Ronald McDonald e Bozo, quel vecchio pagliaccio televisivo. Almeno così gli era sembrato sulle prime. Il riferimento gli era stato suggerito da quei ciuffi spettinati di capelli arancione. [...] Il sorriso dipinto sulla sua faccia bianca era rosso, non arancione, e gli occhi brillavano di uno strano color argento. [...] Indossava un ampio costume con enormi bottoni arancione a pompon e sulla mani aveva guanti da cartone animato. *Ragazzi, il romanzesco è la verità dentro la bugia, e la verità di questo romanzo è semplice: la magia esiste. (dalla dedica del romanzo) *Buona fortuna, Big Bill, pensò Ben e preferì non guardare più. Ne soffriva, provava un dolore in un luogo così intimo che nessun vampiro o licantropo sarebbe mai riuscito a raggiungere. Se ha da essere così, così sia. Ma tu non l'amerai mai come l'amo io. Mai. *La tartaruga non ci può aiutare. *Qualcuno mi ha telefonato. Una persona che conoscevo molto tempo fa. In un altro posto. Allora accadde una cosa. Io feci una promessa. Tutti promettemmo che saremmo tornati se quella cosa fosse ricominciata. E mi sa che ci siamo. *Abitavamo a [[Derry]]. C'era stata un'alluvione, ma era quasi finita, e George si annoiava. Io ero a letto con l'influenza. Mi chiese di costruirgli una barca con un foglio di giornale. Io l'avevo imparato l'anno prima, al campeggio estivo. Disse che voleva farla navigare nei rigagnoli di Witcham Street e Jackson Street, perché le strade erano ancora piene di acqua. Così gli fabbricai la barchetta e lui mi ringraziò e uscì e quella fu l'ultima volta che vidi mio fratello George vivo. Se non avessi avuto l'influenza, forse avrei potuto salvarlo. *Tornare a Derry. Perché avevamo promesso, mi ha detto, ed è vero. Abbiamo promesso. Tutto noi. Da ragazzi. Nel ruscello che attraversa i Barren, tenendoci per mano in circolo, dopo che ci eravamo tagliati i palmi con un pezzo di vetro. Sembravamo un gruppo di ragazzini che giocano ai fratelli di sangue, solo che si faceva sul serio. *E promettemmo, ''giurammo'' che se non era finita, se avesse dovuto ricominciare... saremmo tornati. E l'avremmo rifatto. E l'avremmo fatto smettere. Per sempre. *Può ''un'intera città'' essere posseduta? *Potresti giungere alla conclusione di esserti imbattuto nel peggiore dei sergeti di Derry... ma ne resta sempre un altro da scoprire. E un altro. E un altro ancora. *Che cosa si ciba a Derry? Che cosa si ciba ''di'' Derry? *Ci sono realtà qui a Derry che mordono. Lascia stare. ''Lascia stare''. *Un vecchio mi raccontò di come sua moglie avesse udito delle voci che le parlavano dallo scarico del lavello in cucina durante le tre settimane precedenti la morte della loro figliola, agli inizi della stagione invernale del 1957-58. *Io penso che ciò che era qui prima è qui ancora, la cosa che era qui nel 1957 e 1958; la cosa che era qui nel 1929 e nel 1939 quando la Legione della Rispettabilità Bianca diede alle fiamme il Punto Nero; la cosa che era lì nel 1904 e 1905 e alli'inizio del 1906, almeno fino all'esplosione delle Ferriere Kitchener; la cosa che era lì nel 1876 e 1877, la cosa che si è manifestata ogni ventisette anni circa. Qualche volta viene un po' prima, qualche volta un po' più tardi... ma viene sempre. *Buddinger e Ives concordarono anche su un altro aspetto: nell'atmosfera qui a Derry c'è qualcosa di sbagliato. A Derry c'è ''sempre'' stato qualcosa di sbagliato. *Il tasso di omicidi a Derry è sei volte superiore a quello di qualunque altra cittadina di analoghe dimensioni nel New England. *Qui a Derry i più giovani scompaiono nel nulla al ritmo di una cinquantina l'anno. Perlopiù sono adolescenti. Vengono classificati scappati di casa. Immagino che questa ipotesi sia valida per alcuni di loro. *Massacro indiano? Difficile. Né cadaveri, né ossa. Alluvione? Non quell'anno. Malattia? Nessuna traccia nelle comunità più vicine. Scomparvero senza una causa apparente. Tutti. Trecentoquranta persone. Senza lasciare traccia. *Gli piaceva l'odore dei libri, un odore di spezie, che aveva del favoloso. Ogni tanto passava tra gli scaffali per gli adulti, rimirando migliaia di volumi e immaginando un mondo di vite dentro ciascuno di essi, come talvolta camminando per la sua via in un crepuscolo affocato e affumicato di un pomeriggio di tardo ottobre, il sole ridotto a una linea di arancione cupo all'orizzonte, immaginava le vite che si svolgevano dietro tutte quelle finestre: persone che ridevano o litigavano o sistemavano i fiori o davano da mangiare ai bambini o a cani e gatti, oppure desinavano loro stessi guardando la telescatola. *C'era qualcuno in quel groviglio di erba alta e bassi cespugli in lontananza. In una mano inguantata di bianco teneva un grappolo di palloncini, rossi e gialli e blu e verdi. Con l'altra gli aveva indirizzato un cenno. Non ne aveva visto il volto, troppo distante, ma ne aveva visto il costume ampio con i grossi pompom arancione per bottoni e il gran fiocco giallo e cadente. Era un clown. *[[Haiku]] era una sana forma poetica, secondo Ben, perché era poesia ''strutturata''. Non c'erano regole segrete. Diciattessete sillabe, un'immagine che rappresentasse un'emozione ed era fatta. Tombola. Era pulita, era funzionale, era interamente circoscritta e dipendente dalle proprie regole. *Brace d'inverno, <br /> I capelli tuoi, <br /> Dove il mio cuore brucia. *La Derry School covava oscuri pensieri sotto una pelle livida di cielo. Il vento soffiava senza interruzioni. I gancetti sulla corda della bandiera risuonavano malinconicamente contro l'asta d'acciaio. *La persona sconosciuta indossava quel che sembrava un costume da clown color bianco argento. Gli tremava intorno a corpo in quel vento polare. Portava abnormi scarpe arancioni ai piedi. S'intonavano ai bottoni a pompon che aveva sul davanti del costume. In una mano stringeva un mazzo di spaghi che trattenevano un grappolo variopinto di palloncini e quando Ben si era accorto che quei palloncini erano inclinati nella sua direzione, la sensazione di trovarsi in un mondo irreale si era fatta più intensa. *''Volano, Ben! Tutti volano! Provane uno e vedrai!'' *Sebbene l'ultimo barlume di luce del giorno avesse disteso un alone rosato sul ghiaccio del Canale, il clown non proiettava un'ombra. Assolutamente niente. *Ti piacerà qui, te lo prometto, a tutti i ragazzi e le ragazze che incontro piace molto perché qui è come l'isola dei divertimenti di ''Pinocchio'' e il paese del Mai-Mai di ''Peter Pan''; non devono mai diventare grandi ed è quello che tutti i bambini desiderano! Perciò vieni! Vieni a vedere tutte le meraviglie, prendi un pallonicno, dai da mangiare agli elefanti, gioca sullo scivolo! Oh ti paicerà e oh, Ben, vedrai come ''volerai''... *Gli occhi di George nella fotografia si mossero. Si alzarono a incontrare quelli di Bill. L'artificiale sorriso fotografico di George si trasformò in un orrido sogghigno. L'occhio destro ammiccò: ''A presto, Bill. Nel mio armadio. Forse stanotte''. *''Lui sta andando verso'' MAIN, N.H., NEW ENGLAND SETTENTRIONALE - TUTTE LE DIREZIONI. ''Ma anche verso Derry e a Derry c'è qualcosa che dovrebbe essere morto da ventisette anni e invece non lo è. Qualcosa che ha tante facce quante un imitatore. Ma che cos'è in realtà? Non erano riusciti alla fine a vederlo come era realmente dietro alle sue mille maschere?'' *La casa al numero 29 di Neibolt Street era appena fuori dallo scalo di Derry. era vecchia, con le assi chiodate alle finestre, la veranda che piano piano sprofondava nel terreno, un campo di sterpaglie al posto del prato. Un vecchio triciclo, arrugginito e ribaltato era nascosto nell'erba con una ruota che ne affiorava di sghimbescio. *A metà circa della staccionata cresceva un mazzo mostruoso di girasole. Il più alto dei quali arrivava quasi a due metri. Piacque poco a Richie il loro aspetto gonfio e maligno. Frusciarono in un colpo di vento e gli sembrò quasi che annuissero confabulando: ''Ci sono i ragazzi, non è bello? Altri ragazzi. I nostri ragazzi.'' Richie rabbrividì. *Beep-beep. (usato dai bambini per zittirsi scherzosamente) *E quasi per sbaglio Eddie scoprì una delle grandi verità della sua [[infanzia]]: i veri mostri sono gli adulti. *"I [[Biscotto della fortuna|biscotti della fortuna]], quelli non ve li potete dimenticare!".<br />"Ah già", replicò Richie. "Tanto so qual è il mio [[Oroscopi dai libri|oroscopo]]. {{maiuscoletto|Presto sarai divorato da un grosso mostro. Buona giornata}}." *Allora vai senza perdere altro tempo, vai veloce mentre l'ultima luce si spegne, vattene da Derry, allontanati dal ricordo... ma non dal desiderio. Quello resta, tutto ciò che eravamo e tutto ciò che credevamo da bambini, tutto quello che brillava nei nostri occhi quando eravamo sperduti e il vento soffiava nella notte. Parti e cerca di continuare a sorridere. Trovati un po' di rock and roll alla radio e vai verso tutta la vita che c'è con tutto il coraggio che riesci a trovare e tutta la fiducia che riesci ad alimentare. Sii valoroso, sii coraggioso, resisti. Tutto il resto è buio. *Ma chi sa per quanto tempo può durare un [[lutto]]. Non è possibile che dopo trenta o quarant'anni dalla scomparsa di un figlio o di un fratello di una sorella, ci si ritrovi nel dormiveglia a pensare al defunto con lo stesso senso di nostalgia e di vuoto, la sensazione di un'assenza che non potrà mai più essere riempita.. forse nemmeno dopo la morte. *Avrebbe voluto dir loro che quei ragazzi morti scesi dalla scala a chiocciola avevano fatto qualcosa di ben peggio che spaventarlo. Lo avevano profanato. *Stanno stretti sotto ai letti sette spettri a denti stretti. *Forse non esistono nemmeno amici buoni o cattivi, forse ci sono solo amici, persone che prendono le tue parti quando stai male e che ti aiutano a non sentirti solo. Forse per un amico vale sempre la pena avere paura e sperare e vivere. Forse vale anche la pena persino morire per lui, se così ha da essere. Niente amici buoni. Niente amici cattivi. Persone e basta che vuoi avere vicino, persone con le quali hai bisogno di essere; persone che hanno costruito la loro dimora nel tuo cuore. *[...] quel misero gruppuscolo di nati perdenti con il loro piccolo club segreto in quella località nota come i Barrens, i "brulli", buffo nome per una zona così lussureggiante di vegetazione. A credersi esploratori nella giungla, o genieri della Marina americana a disboscare un atollo nel Pacifico per una pista d'atterraggio tenendo testa ai giapponesi; a immaginarsi costruttori di una diga, cowboy, astronauti in un mondo di giungla; a inventarsi di tutto e tutto si poteva inventare, ma sempre senza dimenticarsi di quello che stavano facendo veramente: si nascondevano dai ragazzi più grandi, si nascondevano a Henry Bowers e Victor Criss e Belch Huggins e tutti gli altri. Che branco di miserevoli erano stati: Stan Uris con quel nasone da ebreo; Bill Denbrough che a parte "Hi-yo, ragazzi" non sapeva dire niente senza balbettare così spaventosamente da farti torcere le budella; Beverly Marsh con i suoi lividi e le sigarette nascoste nella manica arrotolata della camicetta; Ben Hanscom, così grosso da sembrare una versione umana di Moby Dick; e Richie Tozier, con quei fondi di bottiglia che aveva per occhiali e i suoi voti da primo della classe e la sua lingua saggia e quella faccia che sembrava supplicare di essere squinternata e ricomposta in forme nuove ed eccitanti. C'era una parola per definirli? Oh sì. C'è sempre una parola. Nel loro caso era impiastri. *Si sveglia da questo sogno incapace di ricordare esattamente che cosa fosse, a parte la nitida sensazione di essersi visto di nuovo bambino. Accarezza la schiena liscia di sua moglie che dorme il suo sonno tiepido e sogna i suoi sogni; pensa che è bello essere bambini, ma è anche bello essere adulti ed essere capaci di riflettere sul mistero dell'infanzia... sulle sue credenze e i suoi desideri. Un giorno ne scriverò, pensa, ma sa che è un proposito della prim'ora, un postumo di sogno. Ma è bello crederlo per un po' nel silenzio pulito del mattino, pensare che l'infanzia ha i propri dolci segreti e conferma la [[mortalità]] e che la mortalità definisce coraggio e amore. Pensare che chi ha guardato in avanti deve anche guardare indietro e che ciascuna vita crea la propria imitazione dell'immortalità: una ruota. O almeno così medita talvolta Bill Denbrough svegliandosi il mattino di buon ora dopo aver sognato, quando quasi ricorda la sua infanzia e gli amici con cui l'ha vissuta. *Era successo qualcosa di nuovo. Per la prima volta da sempre, qualcosa di nuovo.<br/>Prima dell'universo esistevano solo due cose. Una era It e l'altra la Tartaruga. It era arrivato sulla Terra molto tempo dopo che la Tartaruga si era ritirata nel suo guscio, e lì aveva scoperto una facoltà immaginifica del tutto nuova, quasi straordinaria. Le capacità di questa immaginazione rendevano il cibo molto nutriente. I suoi denti straziavano carni paralizzate da esotici terrori e paure voluttuose: esseri che sognavano di mostri notturni e sabbie mobili; contro la loro stessa volontà, si affacciavano su baratri senza fondi.<br/>Grazie a quel cibo nutriente It conduceva la sua esistenza in un semplice ciclo di veglia per mangiare e sonno per sognare. Aveva creato un luogo a sua immagine e lo rimirava con orgoglio dai pozzi neri che aveva per occhi. Derry era il suo mattatoio, la popolazione di Derry erano le sue greggi.<br/>Così era stato.<br/>Poi... quei bambini.<br/>Un fatto nuovo. Per la prima volta da sempre. ==''L'acchiappasogni''== ===[[Incipit]]=== SMAG Era diventato il loro motto, e Jonesy proprio non si ricordava chi di loro avesse cominciato a dirlo per primo. 'Render pan per focaccia è una stronzata' era stata una sua creazione. 'Fanculo, Freddy' e un'altra serie di oscenità ben più colorite erano un parto di Beaver. Henry era stato quello che aveva imposto 'Tutto andrà come vorrà', il genere di cazzata zen che piaceva a lui, fin da quando erano bambini. Ma che dire di Smag? chi aveva avuto quella pensata?<br> Poco importava. Ciò che contava è che avevano creduto alla prima metà della sigla quando erano un quartetto e a tutta quand'erano in cinque, e poi alla seconda metà quando erano ridiventati quattro. Fu allora che i tempi divennero più cupi. Le giornate 'Fanculo, Freddy si fecero più frequenti. Se ne rendevano conto senza sapere il perché. Sapevano che qualcosa non tornava – o perlomeno che c'era c'era qualcosa di diverso– ma non capivano esattamente che cosa. Sapevano di essere intrappolati, ma non in che modo. E tutto questo molto prima delle luci nel cielo. Prima di McCaarthy e Becky Shue.<br> Smag: talvolta è solo un modo di dire. E talvolta non credi in nulla al di fuori dell'oscurità. E allora come procedi? ===Citazioni=== *Non sappiamo quali saranno i giorni che cambieranno la nostra vita. Probabilmente è meglio così. *Non si aspettava una risposta: erano domande pronunciate ad alta voce solo per sentirne il suono consolante in quel luogo di morte, ma una risposta venne comunque (p. 275) *Qui non mi perdo così come non mi perderei nella mia camera da letto. E neppure devo frugare alla ricerca di quel che mi occorre. Questo posto mi appartiene. Benvenuto nella tua testa, ragazzo mio (p. 360) ==''L'istituto''== ===[[Incipit]]=== Mezz'ora dopo l'orario previsto per il decollo del volo Delta che avrebbe portato Tim Jamieson da Tampa alle luci brillanti e ai grattacieli di New York, il velivolo era ancora parcheggiato al gate. Non appena un agente della Delta e una donna bionda con un badge della sicurezza appeso al collo entrarono in cabina, i passeggeri stipati in economy si lasciarono andare a un mormorio carico di fastidio e di premonizioni. ===Citazioni=== *Da piccole cose nascono grandi eventi (p. 8) *L'onestà era comunque la politica migliore, se non altro perché le menzogne (...) finivano quasi sempre per ritorcersi contro chi le aveva raccontate. (p. 13) *Leggeva legal thriller di [[John Grisham]] e la serie intera del '' Trono di Spade''. Era un grandissimo fan di [[Tyrion Lannister]]. Tim sapeva che c'era una serie tv basata sui libri di Martin, ma non sentiva alcun bisogno di guardarla: la sua immaginazione produceva da sola tutti i draghi che aveva bisogno. (p. 28) *La vita che crediamo di vivere non è reale. È solo un teatrino di ombre cinesi, e per quanto mi riguarda sarò ben lieto quando le luci si spegneranno. Al buio, le ombre spariscono. (p. 31) *Tra mezzanotte e le quattro del mattino tutti dovrebbero parlare liberamente. (p. 31) *«Figliolo, come fai a sapere queste cose?» Luke si strinse nelle spalle «[[Wikipedia]], tanto per cominciare. Poi rintraccio le fonti principali citate negli articoli di Wikipedia» (p. 51) *La vita era fondamentalmente un lungo test di ammissione, solo che invece di quattro o cinque alternative possibili, ne avevi decine. Incluso stronzate come '' ogni tanto'' e ''forse sì o forse no''. (p. 56) *Ecco cosa siamo noi: un branco di pellerossa abbastanza ingenui da credere a qualunque cosa sembri buona e che somigli a un... ''lieto fine del cazzo!'' (p. 90) *Luke scopri di ammirarlo ugualmente. Non aveva accettato la situazione. «Ascoltate, gente! Potete farmi il culo quanto volete, e potete portarmi nella Seconda Casa, ma continuerò a lottare a ogni passo! ''Nick Wilholm non si vende per quattro perline e una coperta pulciosa!''» (p. 91) *Pensò all'autore di satire, [[Giovenale]] , il quale sosteneva che bastasse dare alla gente pane e spettacoli circensi perché tutti fossero felici e non causassero guai. Probabilmente lo stesso poteva valere per l'alcol e le sigarette. (p. 93) *Se devi combattere, scegli quando farlo. (p. 100) *C'erano sempre soluzioni per tutto, e l'apprendimento consisteva proprio nello scoprirle. (p. 114) *Meglio - e più sicuro - convincersi che quella donna fosse esattamente come l'aveva immaginata, a meno che e finché non si fosse dimostrata diversamente. Era una brutta situazione, su questo non c'erano dubbi, e ingannare se stesso rischiava di essere il peggiore errore che potesse commettere. (p. 116) *Quando qualcuno diceva «fidati di me», di solito stava mentendo. (p. 120) *Era bello avere uno scopo, nella vita. Ti aiutava a superare i momenti peggiori. (p. 145) *Metti i tuoi desideri su un piatto e la merda sull'altro, e vedrai da che parte pende la bilancia. (p. 222) *L'inferno vi attende. Sarò lì ad aspettarvi. (p. 290) *Pensò all'[[entropia]]. La tendenza a procedere per inerzia quando le cose vanno bene. La tendenza a dare le cose per scontate. (p. 294) *Benché non credesse esattamente in Dio, considerando le prove della sua esistenza meno convincenti del loro contrario, pregò ugualmente. (p. 350) *C'era una spugna imbevuta di dolore nella sua testa, da cui lei cercava di tenersi lontana il più possibile. Nascondersi dal dolore era una reazione sensata, almeno finché funzionava. Il problema era che la spugna avrebbe continuato a gonfiarsi fino a quando non ci fosse più stato un posto dove nascondersi, e l'avrebbe inchiodata contro le pareti del suo stesso cranio, come una mosca contro il muro. A quel punto, lei non ci sarebbe più stata. (p. 377) *«I più grandi segreti del nostro governo sono stati sbandierati in Internet grazie a una specie di sistema illegale che si chiama...»<br>«[[WikiLeaks]]. So di cosa si tratta.» (p. 382) *«''Beep Beep, Beep Beep, il coyote ti è ADDOSSO! Beep Beep, se non scappi ti spolpa fino all'OSSO!''» (p. 389) *Perché quella era una partita a scacchi, e non bastava sapere la mossa successiva, o quella dopo ancora. Bisognava essere tre mosse avanti, era questa la regola. E disporre di tre alternative per ogni mossa, a seconda della reazione dell'avversario. *[..] quello che facevi per te stesso era ciò che ti dava potere (p. 394) *Prima schiudi appena i pugni. Quelli che si trovano in fondo alla tue braccia, ma anche quellli che hai nella testa. Concediti davvero la possibilità di vivere felice e contento. (p. 556) ==''L'ombra dello scorpione''== ===[[Incipit]]=== «Sally.»<br> Un borbottio.<br> «Svegliati, Sally.»<br> Un borbottio più forte: '''sciami in pace''.<br> La scosse più bruscamente.<br> «Svegliati. Devi svegliarti!»<br> Charlie.<br> La voce di Charlie. La stava chiamando. Da quanto tempo?<br> Sally emerse dal sonno. ===Citazioni=== *Nel sottosuolo del deserto californiano, finanziato con il denaro dei contribuenti, qualcuno aveva finalmente inventato una [[catena di sant'Antonio]] che funzionava davvero. Una catena di sant'Antonio decisamente letale. *A volte, pensò, il vero amore è muto oltre che cieco. *Anche la compagnia dei pazzi era meglio della compagnia dei morti. *Al crepuscolo, anche un tronco d'albero, se lo guardi nel modo giusto, ti mette paura. Siamo tutti mortali, grazie a Dio. *Se torni da queste parti, Stu, e rinnovi l'invito a unirmi a te, probabilmente accetto. È questo il destino della razza umana. Socievolezza. Vuoi che ti dica che cosa ci insegna la sociologia a proposito della [[uomo|razza umana]]? Te lo dico in poche parole. Mostrami un uomo o una donna soli e io ti mostrerò un santo o una santa. Dammene due e quelli si innamoreranno. Dammene tre e quelli inventeranno quella cosa affascinante che chiamiamo «società». Quattro ed edificheranno una piramide. Cinque e uno lo metteranno fuori legge. Dammene sei e reinventeranno il pregiudizio. Dammene sette e in sette anni reinventeranno la guerra. L'uomo può essere stato fatto a immagine di Dio, ma la società umana è stata fatta a immagine del Suo opposto. E cerca sempre di ritornare. (Bateman, a Stu) *Non è colpa di nessuno. A meno che non esista Dio, s'intende. Se Dio esiste, allora è colpa Sua. E quando Lo vedrò, ho intenzione di darGli un calcio nelle palle. (Perion a Harold) *Ma nessuno sa quanto durano cinque minuti nel buio; si potrebbe dire che, nel buio, cinque minuti non esistono. *Il bello della mania [[religione|religiosa]] è che ha la capacità di spiegare tutto. Una volta che Dio (o Satana) sia accettato come causa prima di tutto ciò che accade nel mondo dei mortali, nulla viene lasciato al caso... o al mutamento. Una volta che ci si sia impadroniti perbene di formule magiche quali «Ora noi vediamo come in uno specchio scuro» e «Misteriose sono le vie che Egli sceglie per porre in atto le Sue meraviglie,» si può buttare allegramente la logica dalla finestra. La mania religiosa è uno dei pochi metodi infallibili per reagire ai ghiribizzi del mondo, perché elimina totalmente il puro caso. Per il perfetto maniaco religioso, tutto ha un suo scopo. *La madre dei peccati era l'[[orgoglio]]. L'orgoglio era la faccia femminile di Satana nella razza umana, il silenzioso uovo del peccato, sempre fertile. *Non si può rimettere le mani sulle cose fatte e ribaltarle nel verso giusto. Quello è un potere forse degli dei, ma non degli uomini e delle donne, e questo probabilmente era una buona cosa. In caso contrario, la gente sarebbe morta di vecchiaia ancora impegnata a riscrivere la propria adolescenza. *Sapendo che il passato è fuori dalla propria portata, forse è possibile perdonare. *I giochi, certe volte, hanno un loro modo di diventare una faccenda seria. *La gente che cerca con tutte le forze di fare ciò che ritiene giusto sembra sempre pazza. *Ha l'aspetto di uno qualunque che si incontra per strada. Ma quando sogghigna, gli uccelli cadono morti dai fili del telefono. Quando ti guarda in un certo modo, la tua prostata marcisce e la tua urina brucia. L'erba ingiallisce e muore quando lui sputa. È sempre fuori. È venuto fuori dal tempo. Non conosce se stesso. Ha il nome di mille demoni. Una volta Gesù l'ha spinto in un branco di maiali. Il suo nome è Legione. Ha paura di noi. Noi siamo dentro. Lui conosce la magia. Può chiamare le volpi e vivere nei corvi. È il re di nessun luogo. Ma ha paura di noi. Ha paura del... dentro. *Quando si morde la mano che ti nutre, bisogna aspettarsi che quella mano tesa si stringa in un pugno. La vita andava così; non solo: la giustizia andava così. *Dio chiede sempre un sacrificio. Ha le mani tutte insanguinate. *Sembravano tutti in attesa e in guardia. A volte cadeva uno strano silenzio tra loro e i loro occhi sembravano persi nel vuoto, come se stessero facendo tutti lo stesso brutto sogno. Facevano delle cose senza chiedere perché le stavano facendo, per quale scopo. Era come se questa gente si fosse messa addosso delle maschere di contentezza, ma avesse sotto delle facce di mostri. Una volta aveva visto un film pauroso, così. Quella specie di mostri si chiamano lupi mannari. ==''La bambina che amava Tom Gordon''== ===[[Incipit]]=== Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare. Questo Trisha McFarland scoprì a nove anni. Alle dieci di una mattina dei primi di giugno era sul sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua maglietta blu dei Red Sox (quella che ha 36 GORDON sulla schiena) a giocare con Mona, la sua bambola. Alle dieci e mezzo era persa nel bosco. Alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava di non pensare: ''Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria''. Cercava di non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si poteva fare anche molto male. Certe volte si moriva. ===Citazioni=== *Il mondo aveva i denti e con quei denti poteva morsicarti in qualsiasi momento. *Io non credo in nessun Dio veramente pensante che prende nota della caduta di ogni uccello in Australia e ogni insetto in India, un Dio che registra tutti i nostri peccati in un librone d'oro e ci giudica quando moriamo... non voglio credere in un Dio che crei volontariamente persone cattive e poi volontariamente le spedisca ad arrostire nell'inferno che ha creato lui. Questo no. Però credo che ci debba essere qualcosa. *La luna quella notte era così fulgida da aver messo in imbarazzo le stelle più brillanti inducendole all'invisibilità. ==''La metà oscura''== ===[[Incipit]]=== La vita di ciascuno, intendendo quella vera, non la semplice esistenza fisica, comincia in momenti diversi. La vera vita di Thad Beaumont, un ragazzo nato e cresciuto nel quartiere di Ridgeway a Bergenfield, New Jersey, ebbe inizio nel 1960. In quell'anno gli accaddero due fatti. Il primo formò la sua vita e il secondo per poco non vi pose fine. ===Citazioni=== *Certe volte la gente mente soltanto tacendo. == ''La storia di Lisey'' == ===[[Incipit]]=== Agli occhi del pubblico le mogli degli scrittori popolari sono quasi invisibili e nessuno lo sapeva meglio di Lisey Landon. Suo marito aveva vinto il Pulitzer e il National Book Award, ma Lisey aveva rilasciato una sola vera intervista in tutta la sua vita. ===Citazioni=== *Le argomentazioni contro l'insania sfumano con un fruscio lieve d'increspatura; questi sono i suoni di voci morte su dischi morti che fluttuano nel canale guasto della memoria. Quando mi giro a chiederti se ricordi, quando mi giro verso di te nel nostro letto. *E poi altre volte arrivava un giorno, uno di quelli grigi quando aveva di lui una nostalgia così struggente da sentirsi vuota, non più una donna ma un albero morto, pieno di gelido soffio novembrino. Così si sentì in quel momento, ebbe voglia di urlare il suo nome e urlargli di tornare a casa e il suo cuore soffrì al pensiero degli anni che l'attendevano e si domandò che cosa avesse di buono l'amore se il risultato era quello, anche solo dieci secondi di una sensazione così. *"Io mi espongo a te e tu mi vedi tutto intero", dice. "Tu mi ami lungo tutto il giro dell'equatore e non solo per qualche storia che scrivo. Quando la tua porta si chiude e il mondo resta fuori, noi siamo occhi negli occhi." *"Tu sei sempre stata l'acciaio nella sua spina dorsale".<br> Lisey la guardò più che stupefatta. Scioccata. "Che cosa?"<br>"Di Scott. E lo sapeva." *"Aspetta che cambi il vento, ''Babyluv''" *"Babyluv: se ''tu'' hai bisogno di un'ancora per conservare il tuo posto nel mondo, non Boo'ya Moon ma quello dove siamo vissuti insieme,''usa l'africano''.Sai come riportarlo indietro. Baci. Almeno mille, Scott.P.S.Tutto lo stesso. Ti amo." *Più è la fatica che hai fatto per aprire un pacco, meno alla fine ti importa di che cosa ci trovi dentro. *Ci sono cose che non si dimenticano più. Era giunta a convincersi che proprio le cose che il mondo pratico archiviava come effimere – per esempio le canzoni e la luce della luna e i baci – erano in certi casi proprio le cose che duravano più a lungo. Potevano essere sciocchezze, ma sconfiggevano la dimenticanza. Ed era una bene. Era un bene. *Fai il bravo per quelli a cui vuoi bene. Vuoi fare il bravo per quelli a cui vuoi bene, perché sai che il tuo tempo con loro finirà per esser troppo breve, per quanto lungo sia. *Nessuno vuole bene ad un [[pagliaccio|clown]] a mezzanotte. *Quindi, invece di dirle che finché c'è vita c'è speranza, o esortarla ad affrontare le contrarietà con un sorriso, o rammentarle che il buio era sempre più intenso prima dell'alba, o una delle altre mille cose appena cascate fuori dal culo del cane, la tenne semplicemente tra le braccia. Perché in certi momenti abbracciare una persona e basta è quanto di meglio. Era una delle cose che aveva insegnato all'uomo del quale aveva assunto il cognome: che certe volte è meglio stare zitti; certe volte era meglio chiudere l'imperitura boccaccia e resistere, resistere, resistere. Roland: Certe volte proprio non mi capisci, vero? <<Certe volte no>>, ammette il pistolero. <<Allora ti spiego. Ci sono persone che hanno bisogno di sentirsi necessarie ad altre persone, il motivo per cui non capisci è che tu non sei una di quelli. Tu saresti capace di usarmi per poi buttarmi via come un sacchetto di carta, se dovesse essere necessario. Dio ti ha fregato, amico mio. Tu sei abbastanza onesto da soffrirne, se dovessi farlo, e contemporaneamente abbastanza spietato da farlo lo stesso. Non potresti tirarti indietro. Se io fossi qui, abbandonato su questa spiaggia a invocare disperatamente aiuto, tu cammineresti sopra se mi trovasse fra te e la tua maledetta Torre. Sono abbastanza vicino alla verità?>> Roland non risponde, lo guarda soltanto. <<Ma non sono tutti così. Ci sono anche quelli che hanno bisogno di persono che hanno bisogno di loro. Come in quella canzone di Barbara Streisand. Stucchevole, ma sincera. È un modo come un altro per essere dipendenti da qualcosa.>> Eddie lo fissa. <<E da questo punto di vista tu non puoi ritenerti scagionato, vero?>> Roland lo osserva. <<Però c'è la tua Torre.>> Eddie si concede una risatina. <<Tu sei un Torredipendente, Roland.>> <<Che guerra è stata>> mormora Roland. <<Come?>> <<Quella in cui ti sei fatto ammazzare il senso della nobiltà e del dovere?>> Eddie sussulta ritraendosi come se Roland lo avesse schiaffeggiato. <<Vado a prendere dell'acqua>>, taglia corto in tono brusco. ==''La torre nera''== {{vedi anche|La torre nera}} ==''La zona morta''== ===[[Incipit]]=== Al tempo in cui si diplomò al college, John Smith aveva scordato tutto della brutta caduta sul ghiaccio in quel giorno di gennaio del 1953. Effettivamente gli sarebbe stato difficile ricordarsene anche quando terminò le scuole secondarie. Suo padre e sua madre, poi, non ne avevano mai saputo niente. ===Citazioni=== *E ripensava a volte al suo pomeriggio con Sarah; quel lungo, lento pomeriggio. Era un ricordo che non si concedeva troppo spesso per timore che il continuo rivivere luminose esperienze le facesse appassire e scolorire per troppa esposizione alla luce, come le vecchie fotografie... *«Ciao, Johnny», mormorò e il vento corse leggero tra gli alberi di porpora. Una foglia rossa ondeggiò nell'aria azzurra e le si posò tra i capelli. «Sono qui. Sono venuta finalmente.» Parlare ad alta voce le sarebbe sembrato inopportuno. Parlare a un morto era un'azione stupida. Così avrebbe pensato una volta. Ma ora si sentiva presa da un'emozione talmente intensa da farle dolere la gola e stringere i pugni. Forse era giusto parlargli. *DIO... FATO... PROVVIDENZA... DESTINO... chiamalo come vuoi, sembra sia sempre lì in agguato, tempestivo e inflessibile, per rimettere in equilibrio i piatti della bilancia. *"[...] Ma volevo che tu sapessi che ti penso, Sarah. Davvero, per me non c'è mai stata qualcun'altra e quella notte fu la nostra notte più bella [...] e quella notte fu la nostra notte più bella, anche se a volte mi è difficile credere che vi sia mai stato un anno 1970 e le dimostrazioni nei campus e Nixon presidente. Senza calcolatori tascabili, senza videocassette, senza orchestre punk e rock. E altre volte mi sembra che quel tempo sia tutt'ora vicinissimo, da poterlo quasi toccare. Mi sembra che se potessi tenerti tra le braccia, o toccare la tua guancia, o la tua nuca, potrei portarti con me in un futuro diverso senza dolore o tenebre o scelte amare. <br /> Bene, tutti facciamo quello che possiamo e dobbiamo accontentarci... e se non ci basta, dobbiamo rassegnarci. Spero soltanto che tu mi penserai nel modo migliore che ti riesce, Sarah cara. Con tutto il cuore e tutto il mio amore. Johnny." <br /> Le si mozzò il respiro di colpo e restò con la schiena rigida e gli occhi sbarrati. "Johnny...?" <br /> Era andato. <br /> Si alzò, si girò e naturalmente non c'era nulla. Ma poteva vederlo, ritto lì accanto, le mani sprofondate nelle tasche, il caldo sorriso un po' obliquo sul volto più attraente che bello che si appoggiava snello e disinvolto ad una tomba o ad un pilastro dell'ingresso o forse contro un albero rosseggiante d'autunno. Bella roba, Sarah, annusi ancora quella dannata cocaina? <br /> Niente intorno se non Johnny, lì vicino. Forse ovunque. <br /> Tutti noi facciamo quello che possiamo e dobbiamo accontentarci... e se non ci basta, dobbiamo rassegnarci. Niente è perduto per sempre, Sarah. Niente che non possa esser ritrovato. <br /> "Sempre il vecchio Johnny", sussurrò Sarah. Uscì dal cimitero e attraversò la strada. Indugiò un attimo, voltandosi a guardare. Il tiepido vento d'ottobre alitava robusto e grandi cortine di luce e d'ombra sembravano attraversare il mondo. Gli alberi frusciavano misteriosamente. <br /> Sarah salì in macchina e si allontanò. (p. 458-460) ◾Sotto la pelle della belva,un uomo.Ma sotto la pelle dell'uomo,una belva. (p.343) ==''Later''== ===[[Incipit]]=== Non mi piace cominciare con delle scuse — probabilmente esiste anche una regola che lo vieta, come non finire mai una fase con una preposizione —, ma dopo aver letto le trenta pagine abbondanti che ho scritto finora, mi sento in dovere di farlo. Le scuse riguardano una certa parola che mi ostino a utilizzare. Ho imparato diverse parolacce da mia madre e ne faccio uso da quando ero piccolo (come scoprirete), ma questa è di sole quattro lettere. La parola in questione è ''dopo'' nel senso di «tempo dopo» o «l'ho scoperto dopo» o «me ne sono reso conto solo dopo». ===Citazioni=== *C'è sempre un dopo, adesso lo so. Almeno finché non moriamo. A quel punto, immagino che esisterà solamente un ''prima''. (p. 2) *Si dice per favore, si dice grazie non si sventola il pisellino davanti agli altri e non si mangia con la bocca aperta, ma soprattutto non si parla con i morti quando si trovano accanto ai vivi, che hanno appena cominciato a sentirne la mancanza. (p. 8) *I morti sono costretti a dire la verità, il che va bene quando vuoi che rispondano a una tua domanda, ma, come ho già detto, certe volte la verità fa schifo. (p. 12) *«Non dire mai a nessuno che vedi la gente morta, James. ''Mai.''» (p. 21 ) *Lo so, si dice che è impossibile sentire la mancanza di qualcosa che non si è mai avuto, e c'è un fondo di verità in questa teoria, ma io sapevo comunque che mi mancava ''qualcosa''. (p. 82) *Io li vedo, e loro lo sanno. È sempre stato così. (p. 126) *Tutti noi cambiamo e al tempo stesso non cambiamo. Non posso spiegarlo. È un mistero. (p. 209) *Si può sconfiggere il diavolo una volta — grazie alla provvidenza, al coraggio, alla semplice fortuna o a una combinazione delle tre cose —, ma ritentare è un suicidio. Credo che solo i santi siano in grado di vincere due volto contro il diavolo, e forse neanche loro. (p. 278) ==''Le notti di Salem''== ===[[Incipit]]=== Quasi tutti pensavano che l'uomo e il ragazzo fossero padre e figlio.<br /> Attraversavano il paese diretti verso sudovest su una vecchia Citroën, tenendosi sulle strade secondarie, sostando spesso. Si fermarono in tre luoghi prima di giungere a destinazione; la prima volta nel Rhode Island, dove l'uomo alto con i capelli neri lavorò in una fabbrica tessile; quindi a Youngstown, nell'Ohio, dove passò tre mesi alla catena di montaggio d'una fabbrica di trattori; e infine in una piccola città californiana vicino al confine con il Messico, dove fece il benzinaio e si mise a riparare le piccole auto europee con un successo che gli riuscì del tutto imprevisto e gradito. ===Citazioni=== *[[Jerusalem's Lot]] è una piccola cittadina a est di Cumberland, venti miglia a nord di Portland. Non è il primo centro abitato nella storia americana a prosciugarsi e sparire e probabilmente non sarà l'ultimo, ma è uno dei più strani. (p. 6) *Rimasero in silenzio a pensare entrambi a quella dimora. Era una reminescenza priva dei colori pastello della nostalgia. Il clamore e la violenza che avevano bollato quella casa risalivano a prima che loro nascessero, ma i borhi di provincia hanno la memoria lunga e si tramandano cerimoniosamente i propri orrori da generazione a generazione. (p. 43) *Nei giorni di cielo limpido e aria fresca i cavi telefonici emettono uno strano ronzio, come vibrando dei pettegolezzi che trasmettono, ed è un suono che non ha eguali, il suono solitario di voci che volano nello spazio. (p. 135) *Io credo che quella [[Casa Marsten|casa]] possa essere il monumento di Hubert Marsten al male, una specie di cassa di risonanza psichica. Un radiofaro soprannaturale, se vogliamo. Appollaiata lassù per tutti questi anni, forse a conservare l'essenza del male di Hubie nelle sue vecchie ossa che si vanno sgretolando. (p. 148). *Forse la casa ha chiamato a sé un altro uomo cattivo. (p. 149) *Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso e la fortuna di non fare troppe cazzate. (p. 166) *Ecco l'importanza di non piangere: piangere era come pisciar via ogni cosa. (p. 179) *Quando lo sconosciuto gli si avvicinò, Dud comprese ogni cosa e ne fu felice e quando giunse il dolore, fu dolce come argento, verde come l'acqua immobile delle profondità. (p. 189) *Solo. Sì, era quella la parola chiave, la parola più terribile di tutto il vocabolario. Al confronto «omicidio» era una bazzecola e «inferno» ne era solo un blando sinonimo... (p. 255) *Vivere al borgo è un fatto prosaico, sensuale, alcolico. E quando fa buio il borgo è tuo e tu sei del borgo e insieme dormite come i morti, come le pietre dei tuoi campi. Non c'è vita qui, ma il lento morire dei giorni, e così quando il male cala sul borgo, la sua venuta sembra quasi preordinata, dolce e letargica. Sembra quasi che il borgo sappia il male che sta arrivando e quale forma assumerà. (p. 263) *Questi sono i segreti della città e alcuni si sapranno e altri no. La città li conserva tutti dietro una faccia da perfetto giocatore di poker. (p. 266) *La città si disinteressa del lavoro del diavolo come si disinteressa di quello di Dio e di quello del'uomo. Conosce il buio. E il buio è sufficiente. (p. 266) *Non ci sono terapia di gruppo o psichiatria o assistenza sociale in soccorso del bambino che tutte le sere deve vedersela con la cosa sotto il letto o in cantina, la cosa che sogghigna e si sfrega le mani e trasmette minacce restando laggiù, appena oltre il limite a cui giunge il tuo sguardo. (p. 301) *Non c'era altro da dire. Il carattere essenziale e tipico dell'infanzia non è la fusione spontanea di sogno e realtà, ma soltanto l'alienazione. Non ci sono parole per esprimere le ingiustizie a cui va necessariamente incontro un bambino per la sola colpa di essere tale. Se è saggio, le affronta con rassegnazione e fermezza. (p. 308) *Lo spiraglio era troppo sottile perché la luce potesse passare. La lingua di oscurità tra uscio e stipite pareva protendersi vorace verso la cucina in attesa che scendesse la notte quando avrebbe potuto ingoiarsela tutta intera. Quella fettina di buio era una promessa di orrori in tutte le loro più indicibili varianti. (p. 350) *Era una perfetta posizione dominante, in cima al suo poggio affacciato sull'incrocio di Jointner Avenue e Brock Street. Una posizione dominante, con una vista di quasi trecentosessanta gradi. Era enorme, un'archietettura disordinata che, con le imposte tutte chiuse, trasmetteva un'impressione di disagio e oppresione, si ergeva come un gigantesco sarcofago, un'evocazione di morte. (p. 406) *Alle [[tre di notte]] il sangue scorre lento e denso e il sonno è pesante. L'anima dorme nella beata ignoranza dell'ora o si guarda intorno in preda alla totale disperazione. Non c'è via di mezzo. Alle tre di notte quella vecchia puttana che è il mondo è senza trucco e non ha naso e ha un occhio di vetro. La gioia diventa fragile e si svuota di sostanza, come nel castello di Poe assediato dalla Morte Rossa. La noia soffoca l'orrore. L'amore è sogno. (p. 456) *Alzò lo sguardo e vide Casa Marsten, con le imposte sempre chiuse, a sorvegliare la città come un rudere ostile. Era inoffensiva ora, ma dopo il tramonto?... (p. 520) ==''Misery''== ===[[Incipit]]=== umber whunnnn<br> yerrrnnn umber whunnnn<br> fayunnun<br> Questi suoni: nonostante la nebbia. Ogni tanto i suoni si affievolivano, come il dolore, e allora restava solo la nebbia. Prima della nebbia ricordava l'oscurità: oscurità totale. Doveva dedurne che stava facendo progressi? Sia fatta la luce (anche se di tipo nebbioso), e la luce era cosa buona e così via e così via? Erano esistiti quei suoni nell'oscurità? Non era in grado di dare risposta a nessuna di quelle domande. Aveva senso porsele? No, non aveva risposta nemmeno a questa. ===Citazioni=== *Quando guardi nell'abisso, l'abisso guarda in te. Friedrich Nietzsche (p. 2) *Paul recitò a voce alta una delle massime di sua madre, quasi che fosse una formula magica:"Alle fate puoi credere lo stesso, ma Iddio aiuta chi aiuta se stesso." (p. 91) *Perché gli scrittori ricordano tutto, Paul. Specialmente quello che fa male. Denuda uno scrittore, indicagli tutte le sue cicatrici e saprà raccontarti la storia di ciascuna di esse, anche della più piccola. E dalle più grandi avrai romanzi, non amnesie. Un briciolo di talento è un buon sostegno, se si vuol diventare scrittori, ma l'unico autentico requisito è la capacità di ricordare la storia di ciascuna cicatrice (p. 267) *Un uomo [[coraggio e viltà|coraggioso]] riesce a pensare. Un [[coraggio e viltà|vigliacco]] no. *Quando ci lascia una persona speciale, una persona specialmente cara a tutti noi, troviamo difficile accettarlo, così può accadere che immaginiamo che non ci abbia veramente lasciati. *Annie aveva scritto: Bastone sasso e percossa mi romperan le ossa ma le parole non mi faran mai male. (p. 224) *La verità di ogni cosa era orribilmente semplice, era così spaventosamente semplice. Moriva piano piano, ma morire in quel modo non era così terribile come aveva temuto. Però si stava anche dissolvendo, ed era orribile, perché era da imbecilli. (p. 293) *In un libro tutto si sarebbe svolto secondo i piani... ma la vita è sempre così fottutamente caotica! Che dire di un'esistenza in cui alcune delle conversazioni più delicate trovano il modo di svolgersi proprio quando tu hai un pazzesco bisogno di correre al cesso? Un'esistenza dove non ci sono nemmeno i capitoli? (p. 367) ==''Mucchio d'ossa''== ===[[Incipit]]=== In un giorno caldissimo dell'agosto 1994, mia moglie mi disse che scendeva al Rite Aid di Derry a prendere una ricarica per il suo inalatore perché la sua era esaurita; un farmaco prescrittole dal medico, che credo oggigiorno si venda senza ricetta. Io per quella giornata avevo finito di scrivere e mi offrii di assumermi l'incombenza. Lei mi ringraziò, ma voleva comprare del pesce al supermercato lì accanto; due piccioni con una fava e compagnia bella. Mi soffiò un bacio dal palmo della mano e uscì. La rividi in TV. È così che si identificano i morti qui a Derry, non si percorre un corridoio sotterraneo di piastrelle verdi sotto lunghi tubi fluorescenti, non ti tirano fuori un cadavere nudo da una cella frigorifera. Si entra in un ufficio con la scritta PRIVATO, si guarda uno schermo TV e si dice sì o no. La mia fortezza fu lacerata dal dolore. Se non ci fosse stato il letto, sarei caduto sul pavimento. Piangiamo dagli occhi, più di così non sappiamo fare, ma quella sera ebbi la sensazione che stesse piangendo ogni poro del mio corpo, ogni pertugio e ogni fessura. ===Citazioni=== *Di giorno sapevo riconoscere in questi dubbi gli sciocchi balbettii trascendentali che erano, ma di notte mi era molto più difficile. Di notte i pensieri hanno la spiacevole abitudine di sfilarsi il collare e correre liberi. *E forse la nostra benedizione più grande era di non aver mai saputo quanto è breve il tempo. *Era come se in petto le si fosse consumato il cuore e la tristezza che rimaneva fosse anch'essa spettrale, un ricordo dell'amore insinuato nello scheletro dell'odio. *Ero tornato a Sara da tre giorni, ma avevo già postulato la Prima Legge dell'[[Eccentricità]] di Noonan: quando sei da solo, un comportamento strano non è più strano per niente. *Fai fieno finché splende il sole. *Forse siamo sempre indotti a pensare che ciò che è perduto era il meglio... o lo sarebbe stato. Non ne sono sicuro. *Il dolore fu immenso, qualcosa che, se fosse stato un rumore, sarebbe stato un [[tuono]]. *I morti mettono su peso, mi sembra; nelle proprie carni e nella nostra mente, mettono su peso. *Mi sentivo allo stesso tempo solo e sereno. Credo che sia un tipo di felicità molto raro. *«[...] mio padre non mentiva. Era contro la sua religione.» «Battista?» «Nossignore. Yankee.» *Non fargli mai vedere che sudi, era il motto del clan Noonan. Qualcuno avrebbe dovuto incidere '''non ti preoccupare sto bene''' sul sepolcro di famiglia. *Ogni buon matrimonio è territorio segreto, uno spazio necessariamente bianco sulla mappa della società. Ciò che gli altri non sanno della tua relazione coniugale, la rende tua. *Quando una persona fantasiosa finisce in un guaio mentale, la linea di demarcazione tra sembrare ed essere ha la peculiare tendenza a scomparire. *Stupido, forse, ma certe volte le cose funzionano solo perché sei tu a pensare che funzionino. È una definizione di fede che ne vale tante altre. *Sono come un [[claustrofobia|claustrofobico]] su un sottomarino che affonda. Ecco come va, grazie per averlo chiesto. Ma non lo dissi mai. Io non chiedo aiuto. *Tornando a casa pensai al vecchio detto secondo cui una persona non può mai conoscere veramente un'altra. È un postulato facile da scacciare a parole, ma è un trauma, un'esperienza orribile e inaspettata come una zona di forte turbolenza durante una traversata aerea fino a quel momento assolutamente tranquilla, scoprire che è una verità letterale nella propria esistenza. *Un senso di mistero mi invase il cuore e la mente, quella percezione del mondo come una pelle sottile su organi e ossa sconosciuti. *Una persona può tener duro per un bel pezzo se gli capita una giornata buona di tanto in tanto, così la penso io. ==''Notte buia, niente stelle''== ===Postilla=== *Le storie raccolte in questo libro sono molto dure. Forse, in certi momenti, le hai trovate difficili da leggere. Ti assicuro che io stesso, in certi momenti, le ho trovate difficili da scrivere. (p. 415) *Io prendo molto sul serio quel che faccio, ed è sempre stato così, fin da quando a diciott'anni scrissi il mio primo romanzo ''La lunga marcia''.<br/>Ho pochissima pazienza nei confronti degli scrittori che ''non'' prendono sul serio il proprio lavoro, e proprio nessuna pazienza nei confronti di chi sostiene che l'arte di scrivere storia sia ormai logora. Non è logora, e non è un giochino letterario. È uno dei più importanti modi di cercare un senso nelle nostre vite e nel sovente terribile mondo che ci circonda. È il modo in cui rispondiamo alla domanda: «Come possono accadere cose del genere?» Le storie ci portano a pensare che a volte (non sempre, ma a volte) vi sia una ''ragione''. (pp. 415-416) *Fin dal principio [...] ho avuto la sensazione che la migliore narrativa fosse propulsiva e aggressiva. Ti arriva dritta in faccia. A volte ti ''grida'' in faccia. Non ho nulla contro la prosa «alta», che di solito descrive persone straordinarie in circostanze ordinarie, ma sia come lettore sia come scrittore, mi interessano molto di più le persone ordinarie in circostanze straordinarie. Nei miei [[lettore|lettori]] voglio provocare una reazione emotiva, quasi viscerale. Il mio scopo non è farli pensare ''mentre'' leggono. Metto la parola in corsivo per far capire che, se la storia è buona abbastanza e i personaggi sono sufficientemente vividi, il pensiero seguirà all'emozione ''dopo'' la lettura e a libro già riposto (talvolta con sollievo). (p. 416) *La verità è nell'occhio di chi guarda, ma se si parla di narrativa, la sola responsabilità dello scrittore è quella di cercare la verità nel proprio cuore. Non sarà sempre la verità del lettore, e nemmeno quella del critico, ma finché sarà la verità ''dello scrittore'' (e finché quest'ultimo non si umilierà né si toglierà il cappello in ossequio alle mode), tutto andrà bene. Per gli scrittori che mentono di proposito, per quelli che sostituiscono comportamenti non credibili al modo in cui le persone agiscono davvero, io non provo altro che disprezzo. Scrivere male non è solo questione di cattiva sintassi o scarso spirito d'osservazione: si scrive male quando ci si rifiuta di raccontare storie su quel che la gente fa realmente. (p. 417) *In ''Notte buia, niente stelle'' ho fatto del mio meglio per rendere quel che la gente potrebbe fare e come potrebbe comportarsi in certe situazioni estreme. Le persone in questi racconti non sono prive di speranza, ma riconoscono che a volte persino le speranze più fervide (e i migliori auspici per il nostro prossimo e la società in cui viviamo) si rivelano vane. Anzi, succede spesso. Quello che ci dicono, secondo me, è che la nobiltà non sta principalmente nel successo, ma nel cercare di fare la cosa giusta, e che se non riusciamo a farla, o intenzionalmente ci sottraiamo al compito, la conseguenza sarà l'inferno. (p. 417) ==''On Writing''== {{vedi anche|On Writing: Autobiografia di un mestiere}} ==''Pet Sematary''== ===[[Incipit]]=== Louis Creed, che aveva perso il padre a tre anni e non aveva mai conosciuto i nonni, non si aspettava di trovare un padre quand'era ormai alle soglie della mezza età, eppure andò proprio così... sebbene egli chiamasse quell'uomo un amico, com'è logico che faccia un adulto quando l'incontro con l'uomo adatto a fargli da padre arriva relativamente tardi nella vita. Conobbe quell'uomo la sera in cui lui, sua moglie e i loro due bambini si trasferirono nella casa di Ludlow, una grande casa bianca dalle strutture in legno. Winston Churchill traslocò con loro. Church era il gatto della piccola Eileen. ===Citazioni=== *I bambini non dimenticano mai le bugie sentite dai genitori. (p. 49) *Ma davvero c'è chi crede di capire i bambini? si domandò. (p. 113) *Si dice che le donne siano brave nell'avere segreti, e forse qualcuno ce l'hanno, ma qualsiasi donna che abbia un po' d'esperienza della vita ti direbbe di non aver mai guardato realmente nel cuore di un uomo. Il cuore di un uomo è fatto di un terreno più duro, Louis. Come lassù, nell'antico terreno di sepoltura dei micmac. La roccia affiora prima. Un uomo ci coltiva quello che può… e ne ha cura. (p. 145) *Non fare domande, Louis. Accetta quello che è fatto e segui il tuo cuore. (p. 145) *Oh, Cristo, è subito tardi per tutto, sempre. (p. 207) *I giorni che ci sembrano autenticamente buoni - buoni in tutti i sensi - sono abbastanza rari. Secondo Louis, nella migliore delle ipotesi le giornate così assommavano a meno di un mese, nel corso di una vita umana. (p. 229) *E Louis ora si stava domandando (non per la prima volta) se l'infanzia non fosse un periodo in cui, più che imparare, si dimenticava. (p. 230) *Eppure, in quelle persone c'era anche del buono, ed è quello che la gente stenta molto a ricordare. (p. 282) *Ma, in fondo alla sua mente, l'idea restava; come una fiammella guizzante, che non voleva spegnersi. (p. 284) *Stai deformando tutte le prove in favore della conclusione alla quale vuoi arrivare, protestava la sua mente. (p. 297) *Lo disse con una veemenza che era in parte esasperazione. Lo irritava anche il fatto di sentirsi così trasparente. (p. 308) *Un fantoccio imbottito di paglia, Church. Ecco cosa sono io. Devi credermi. (p. 376) *Quello che avevi voluto a tutti i costi ti appartenenva, e prima o poi quel che ti apparteneva tornava da te. (p. 399) *Scoprì che, mettendosi il pollice in bocca, poteva diventare ancora più piccolo e così fece. (p. 407) ==''Quattro dopo mezzanotte''== {{vedi anche|Quattro dopo mezzanotte}} ==''Scheletri''== {{vedi anche|Scheletri (raccolta di racconti)}} ==''Shining''== ===[[Incipit]]=== Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante.<br /> Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente. ===Citazioni=== *Amare te, piccolo mio, è come cadere da un albero.<br />Ma se non posso essere la tua donna, non voglio nemmeno essere il tuo cane. (p. 53) *Le anime di un vero avventuriero politico e di un vero oratore non erano molto dissimili tra di loro; erano entrambe appassionatamente interessate all'occasione buona. (p. 118) *Non smettono mai di fare male le vecchie ferite? (p. 156) *La massa amorfa dell'umanità mi era divenuta insopportabile. *L'operaio imboccò la corsia sulla sinistra, continuando a premere sul clacson, e [[sorpasso|sorpassò]] ruggendo la berlina che procedeva zigzagando come ubriaca. Invitò il guidatore della berlina a prodursi in un atto sessuale illecito con se stesso. A esibirsi in un amplesso orale con varie specie di roditori e uccelli. Espresse la sua personale proposta di rispedire tutti gli individui con sangue nero nelle vene nel loro continente d'origine. Manifestò la sua sincera convinzione circa il posto che avrebbe occupato nell'aldilà l'anima del guidatore della berlina. Concluse con l'asserzione di aver incontrato la madre del guidatore della berlina in una casa di tolleranza di New Orleans. *Il fuoco uccide qualsiasi cosa. (p. 327) *Le [[lacrima|lacrime]] che guariscono sono anche le lacrime che scottano e feriscono. (p. 427) *Ci sono cose che non si dovrebbero dire a un bambino di sei anni, raramente si riesce a far concordare le cose come dovrebbero essere e come realmente sono. Il mondo è duro, Danny. Se ne frega. Non ci odia, no, ma nemmeno ci ama. Cose terribili accadono nel mondo, e si tratta di cose che nessuno sa spiegare. Le persone per bene muoiono in circostanze atroci e lasciano nello strazio chi li ha amati. Il mondo non ti ama, ma la tua mamma ti vuol bene, e io pure. Tu sei un bravo bambino. E quando ti vien voglia di piangere per quello che è accaduto a tuo padre, nasconditi in un armadio o sotto le coperte e piangi finché non ti sei liberato di tutto il peso che grava sul tuo cuore. È questo che deve fare un buon figlio. Ma bada a tenerti in carreggiata. È questo il tuo compito in questo duro mondo: tener vivo il tuo amore e badare a tirare avanti, qualsiasi cosa accada. Fatti coraggio e continua per la tua strada. (p.428) ==''Stagioni diverse''== *Anche se avessi saputo la cosa giusta da dire, probabilmente non avrei potuto dirla. I discorsi distruggono le funzioni dell'amore, credo. [...] La parola è danno. L'amore non è quello che i poeti del cazzo vogliono farvi credere. L'amore ha i denti; i denti mordono; i morsi non guariscono mai. Nessuna parola, nessuna combinazione di parole, può chiudere le ferite d'amore. È tutto il contrario, questo è il bello. Se quelle ferite si asciugano, le parole muoiono con loro. ===''Il corpo''=== ====[[Incipit]]==== Avevamo una casa su un albero, un grande olmo che sovrastava un terreno vuoto a Castel Rock. Oggi in quel lotto c'è una societa' di traslochi e l'olmo è scomparso. Progresso. Era una specie di circolo sociale, anche se non aveva nome. Eravamo cinque, forse sei, i fissi, più qualche altro di passaggio. Li facevamo salire quando c'era una partita a carte e avevamo bisogno di sangue fresco. Il gioco di solito era il blackjack e ci giocavamo solo qualche penny. Ma prendi il doppio, con blackjack e cinque carte sotto ... e il triplo con sei carte sotto, anche se solo Teddy era così pazzo da tentarlo. ====Citazioni==== *Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, poiché le [[Parola|parole]] le immiseriscono – le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero? Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare. *È la storia, non colui che la racconta. *"Voglio andarmene in qualche posto dove nessuno mi conosce e dove non ho nessuna macchia nera addosso prima di cominciare. Ma non so se ce la faccio." "Perché?" "La gente. La gente ti trascina giù." "Chi?" chiesi io, pensando si riferisse agli insegnanti, o a mostri adulti come Miss Simons, che aveva desiderato una gonna nuova, o magari a suo fratello Eyeball che se ne andava in giro con Ace e Billy e Charlie e gli altri, o magari a suo padre e sua madre. Ma lui disse "I tuoi amici, loro ti trascinano giù, Gordie. Non lo sai?" Indicò Vern e Teddy, che si erano fermati e aspettavano che li raggiungessimo. Stavano ridendo di qualcosa; Vern, anzi, era piegato in due dalle risate. "I tuoi amici. Sono come quelli che ti annegano attaccandosi alle gambe. Non puoi salvarli. Puoi solo annegare con loro." *La parola è danno. L'amore non è quello che quei poeti del cazzo come McKuen vogliono farvi credere. L'amore ha i denti; i denti mordono; i morsi non guariscono mai. Nessuna parola, nessuna combinazione di parole, può chiudere quelle ferite d'amore. È tutto il contrario, questo è il bello. Se quelle ferite si asciugano, le parole muoiono con loro. ===''Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank''=== ====[[Incipit]]==== Uno come me, sono sicuro, c'è in ogni prigione d'America, statale o federale: io sono quello che vi procura la roba. Sigarette confezionate o spinelli – se è quello il vostro debole – una bottiglia di brandy per festeggiare il diploma del figlio, o della figlia, praticamente qualsiasi cosa... nei limiti del ragionevole, cioè. E non sempre è stato così. ==''The Dome''== ===[[Incipit]]=== Mentre Claudette Sanders stava prendendo una lezione di volo, osservava la cittadina di Chester's Mill brillare nella luce del mattino come qualcosa di appena fatto e lì posato giusto ora. Le macchine che percorrevano Main Street lanciavano ammiccamenti di sole. Il campanile della chiesa congregazionalista (la Congo) sembrava abbastanza aguzzo da pungere il cielo immacolato. Nel momento in cui il Seneca V lo sorvolava, il sole scorreva sulla superficie del Prestile Stream, acqua e aereo a tagliare la cittadina sulla medesima diagonale. ===Citazioni=== *Alla fine per convivere con la paura c'erano solo due regole (era arrivato alla conclusione che DOMINARE la paura fosse una pia illusione) e le ripeté a se stesso ora che aspettava nella sua cella. <br /> DEVO ACCETTARE LE COSE SU CUI NON HO CONTROLLO. <br /> DEVO TRASFORMARE LE MIE AVVERSITÀ IN VANTAGGI. <br /> La seconda regola si traduceva nell'amministrare con la massima oculatezza tutte le risorse disponibili e fare progetti tenendole bene a mente. *Sua figlia era in preda a un attacco di convulsioni. Il piccolo Dinsmore aveva preso un proiettile di rimbalzo in un occhio e aveva un frammento conficcato nel cervello. Che cosa gli diceva tutto questo?<br />''Non mi dice niente. Che cosa disse lo scozzese in [[Lost]]? "Non confondere una coincidenza con il destino"?<br />''Forse era stato così. Forse. Ma ''Lost'' era di molto tempo prima. Forse lo scozzese aveva detto: ''Non confondere il destino con una coincidenza.''<ref>«Non confondere la coincidenza con il destino.» (''Don't mistake coincidence for fate.'') La frase viene detta da [[:w:John Locke (personaggio)|John Locke]] nell'episodio 3x05 ''[[Lost#Episodio 5, Il prezzo della vita|Il prezzo della vita]]''.</ref> *Mentre dormiva il mondo intero era andato a gambe all'aria ed era precipitata in un episodio di ''[[Ai confini della realtà (serie televisiva 1959)|Ai confini della realtà]]''. Non poteva essere altrimenti, nessun'altra spiegazione aveva uno straccio di senso. Da un momento all'altro avrebbero udito la voce fuori campo di [[Rod Serling]]. *Se non controlli la tua collera, la tua collera controllerà te. *Su una spiaggia in [[Costa Rica]] o in una tenuta in [[Namibia]], Big Jim sarebbe diventato Small Jim. Perché un uomo senza uno scopo, anche se ricco sfondato, è sempre un uomo piccolo. *Era la ragione principale per cui non aveva mai preso in considerazione di lasciare il Mill. Nel mondo più grande avrebbe forse avuto più soldi, ma dell'esistenza, la ricchezza era la birra. Il potere era lo champagne. *Chiudi gli occhi e batti i tacchi tre volte, pensò Julia. Perché non c'è posto come la Cupola.<ref>Riferimento a ''[[Il mago di Oz]]''.</ref> *Quelli che possono, fanno; quelli che non possono criticano le decisioni di quelli che possono. *Una donna disse: ''Portaglielo''.<br />Horace rialzò il muso drizzando le orecchie. Non era né la voce di Julia, né quella dell'altra donna; era una voce morta. Come tutti i cani, Horace sentiva spesso qualche voce morta e qualche volta ne vedeva persino i proprietari. I morti erano dappertutto, ma i vivi non sapevano vederli più di quanto sapessero cogliere la maggior parte dei diecimila effluvi che li circondavano in ogni minuto di ogni giorno. *«Posso dire che fin dal giorno in cui sono venuta qui ad assumere questo ministero – che è stata la mia aspirazione da quand'ero bambina – ho capito che Jim Rennie era un mostro in embrione. Ora, se mi passa il tono melodrammatico dell'espressione, il mostro è nato.» *''Sweet Home Alabama, play that dead band's song.''<ref>Citando ''Play It All Night Long'' di [[Warren Zevon]].</ref> *Prima di quegli ultimi giorni, Carolyn avrebbe dichiarato di non provare alcun desiderio di avere dei figli, avrebbe detto che le stava molto più a cuore la carriera di insegnante e scrittrice. Magari romanziera, anche se le sembrava che scrivere romanzi fosse un mestiere alquanto rischioso; e se dedicavi un mare di tempo a scrivere un racconto di mille pagine e poi faceva schifo? *Se fossimo più progrediti sul piano scientifico – o più progrediti su quello spirituale, forse è questo che ci vuole per andare a zonzo nel grande ignoto che ci circonda – vedremmo che c'è vita dappertutto. [[Extraterrestre|Tanti mondi abitati e tante forme di vita intelligenti]] quanti formicai ci sono in questa città. *Noi sappiamo che le [[formica|formiche]] sono insetti sociali, costruttori di case e di colonie, architetti incredibili. Lavorano sodo come noi. Seppelliscono i loro morti come noi. Hanno persino le loro guerre tra razze diverse, nere contro rosse. Tutto questo noi lo sappiamo, ma non per questo presumiamo che le formiche siano intelligenti. *Dio ascolta. Lui spia dentro le nostre anime come l'[[FBI]] spia nei nostri telefoni. *Provare [[rimorso]] per una cosa sbagliata era meglio che niente, ma nessuno rimorso a posteriori poteva espiare la colpa per aver provato gusto nel far del male, fosse bruciare formiche o ammazzare prigionieri. ===[[Explicit]]=== La pietà non è amore, pensò Barbie... ma se da bambino hai donato un indumento a chi era nudo, non può non essere un passo nella direzione giusta. ==''Tutto è fatidico''== {{vedi anche|Tutto è fatidico}} ==''L'orrore secondo Stephen King''== *{{NDR|Su ''[[Shining]]'' di [[Stanley Kubrick]]}} Ci sono parti che mi sono piaciute e parti invece che non mi sono piaciute affatto. Pari e patta insomma. Kubrick ha dichiarato di aver voluto fare un film dell'orrore ma non credo che sapesse esattamente cos'è un film dell'orrore. Quello che viene fuori alla fine è una semplice tragedia famigliare. (p. 29) *Per quanto riguarda i miei libri, be', si tratta di prendere una decisione di fondo e cioè: vuoi vendere il libro per farne un film oppure no? Alla fine, spesso, non resta che assumere l'atteggiamento tipo "mi aspetto il peggio, tutto quello che viene tanto meglio". Ne ho discusso fra me e me e alla fine ho concluso che anche se ne fanno un pessimo film, alla fine a uscirne distrutto è il film, il libro no, quello ''non possono distruggerlo''. Il libro rimane. Io sono uno che si occupa di libri. E per quanto anche il cinema sia una forma d'arte non la ritengo all'altezza del fare libri. (p. 29) *C'è una cosa che [[Arthur Machen|Machen]] ha detto una volta e che io non ho mai più dimenticato: il vero male è quando una rosa comincia a cantare. Non sono sicuro di capire esattamente cosa intendesse dire, eppure la sensazione di quella frase mi appare così chiara. (p. 31) *Tra le storie di [[Howard Phillips Lovecraft|Lovecraft]] ho le mie preferite e quelle rimarranno sempre ma è il suo stile che prima o poi può diventare un problema. Ti attira sin che sei giovane e riesci ad accettare anche tutto l'armamentario rococò. (p. 31) *Penso che [[Richard Matheson]] sia fantastico. Quando è al meglio, non c'è nessuno che stia al suo livello. Alcune delle sue storie sono diventate dei classici. (p. 31) *Non credo molto al mito "scrittori si nasce", credo piuttosto che lo si diventi. Penso che ci sia un sacco di gente che avrebbe il talento per scrivere ma sottostima l'impegno, il lavoro e la costanza che occorrono per affilare quel talento di partenza e riuscire a diventare uno scrittore di successo. (p. 41) *Di grande in [[Howard Phillips Lovecraft|Lovecraft]] c'è proprio questo aspetto; sembra sempre che ti dica: «Ho questa cosa orribile per le mani ma non posso descrivertela, se te la descrivessi diventeresti pazzo all'istante e quindi non lo farò». E per me è come se dicesse: «È successo qualcosa, ed è stato incredibilmente sexy. Oh, Dio mio se è stato sexy! Se lo sapessi ti metteresti a correre per strada ululando, ma non posso dirtelo perché non voglio che tu cominci a comportarti in quel modo». Provoca senza eccedere, senza fare un passo in più. Cosa che può lasciare il lettore nello stato d'animo di chiedersi: «Be', Lovecraft si comportava così perché stava bluffando e cosa fosse l'orrore davvero non lo sapeva». E allora penso che occorra farlo quel passo in più e sono stato criticato per questo perché quando l'orrore è disvelato ecco che non è più così brutto come lo si dipingeva. Ma questo è quello che succede ed è la ragione per cui alla fine il romanzo dell'orrore manca sempre la mira. Perché è come puntare la luce. (p. 45) *{{NDR|Su [[Stanley Kubrick]]}} Penso che sia un vero genio e non uno di quei registi con buone capacità visive ma intellettualmente zero. Kubrick non è uno stupido, certo, ma penso che il libro {{NDR|''[[Stephen King#Shining|Shining]]''}}, in sé, non gli interessi più di tanto. Credo che sia andata più o meno così: interessante quel libro, ci si può lavorare sopra. (p. 49) *Fa parte del diventare adulti: lo spegnimento progressivo della nostra immaginazione. [...] La gente risponde a questo. Non è che muoia del tutto. Si atrofizza e si addormenta. E se riesco a mostrare le cose da una [[prospettiva]] diversa, ecco è per questo che sono pagato. [...] Sono un niente nelle retrovie della civiltà. Non ho alcuna abilità che possa migliorare la qualità della vita sotto qualsiasi punto di vista. L'unica cosa che so fare è dire: «Guardate qui, guardate come non avete mai fatto sino a ora. È vero, a voi sembra solo una nuvola, ma guardate meglio, non assomiglia a un elefante?!». E per questo la gente paga, perché è qualcosa che loro hanno perso. Si potrebbe dire che sono una persona che fa occhiali per la mente. (pp. 57-59) *{{NDR|su [[Halloween]]}} È il giorno in cui ci si ricorda che viviamo in un piccolo angolo di luce circondati dall'oscurità di ciò che non conosciamo. Un piccolo giro al di fuori della percezione abituata a vedere solo un certo percorso, una piccola occhiata verso quell'oscurità. (p. 60) *{{NDR|Su ''[[Shining]]'' di [[Stanley Kubrick]]}} Io penso che il film sia ottimo ma allo stesso tempo mi sembrava lecito volere di più. Capita che Kubrick tratti il soggetto qua e là in modo piuttosto lezioso. [...] È l'errore di base di ''Shining''; si tratta di un film fatto da una persona che pensa troppo. [...] ''Shining'' è più una storia di fantasmi sul modello edoardiano piuttosto che un film dell'orrore così come lo si pensa ai giorni nostri. [...] ''Shining'' dal mio punto di vista non è un film che faccia paura. (p. 121-122) *Tendo a pensare che il [[bene e male|male]] sia molto potente anche se alla lunga si rivela piuttosto stupido. Tento a vedere il potere del [[bene e male|bene]] in modo più sottile e in definitiva come la forza che ha più possibilità di trasformarsi, manifestarsi e dunque provocare un interesse più vero. L'interesse per il potere del male è più superficiale, ma sotto sotto è sciocco e alla lunga monotono – ed è questo il vero aspetto terrificante della questione. Come diceva Joseph Conrad «l'unico orrore è che non c'è orrore». (p. 134) *Si può uccidere il [[male]] seppellendolo di risate. Il male può esistere solo quando è capace di creare un senso di angoscia e di terrore incontrollabile. (p. 135) *{{NDR|Su ''[[Shining]]'' di [[Stanley Kubrick]]}} Ci sono cose che mi piacciono moltissimo e cose che non mi piacciono per nulla. Penso che i problemi principali riguardino la sceneggiatura e non la recitazione o la regia. Ci sono evidenti lacune nella sceneggiatura, momenti in cui Kubrick e Diane Johnson sembra che non abbiano pensato a sufficienza oppure che abbiano pensato troppo. Ho l'impressione che fosse intenzione cosciente di Kubrick quella di trascendere il genere. (p. 141) *{{NDR|Su ''[[Shining]]'' di [[Stanley Kubrick]]}} Mi sembra di avere definito una volta ''Shining'' come una bellissima automobile senza motore. Un film di classe in piena regola. Magnifico da vedere, potrei guardarmelo tutti i giorni, ma il problema è che Kubrick aveva intenzione di fare un film dell'orrore. E la mia impressione è che abbia cercato di farlo senza avere nessuna conoscenza del genere. (p. 165) *La maggior parte di ciò che è comico si basa su cose negative che capitano ad altri e per le quali noi ridiamo come per dire: «Grazie a Dio non è capitato a me!». Sotto certi punti di vista l'horror è anche più umano, perché quando urliamo mostriamo più simpatia che mancanza di simpatia. Quando si ride invece non si dimostra simpatia, si produce un suono scimmiesco che assomiglia a un grugnito di trionfo. (p. 180) *A mio parere il fatto di avere bambini non ha nulla a che fare con l'idea di perpetuare la razza e di farla sopravvivere. Mi sembra piuttosto un modo per completare la propria infanzia... Se hai dei bambini è come se risperimentassi tutta la tua infanzia solo con una prospettiva più matura. È come una ruota che finisce il suo giro. A quel punto puoi dire che la tua infanzia è finita. (p. 291) *Se hai dei bambini è come se ti fosse data la possibilità di vivere la tua infanzia una seconda volta. E con quella una nuova prospettiva, un nuovo senso di quello che è stato, di quanto ha significato per te. È come se a un certo punto si sentisse dentro che non si può continuare a essere bambini e se hai dei figli il processo giunge a compimento quando loro sono cresciuti e il tuo compito di padre è finito. (p. 340) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''1408''=== Mike Enslin si trovava ancora nella porta girevole quando vide Olin, il direttore dell'''Hotel Dolphin'', seduto in una delle potrone fin troppo imbottite della hall. Sentì un tuffo al cuore. ''Dopotutto, forse era meglio portare di nuovo l'avvocato'', pensò. Be', ormai era troppo tardi. E anche se Olin aveva deciso di frapporre qualche altro ostacolo tra Mike e la camera 1408, non era poi così grave; c'erano anche dei lati positivi. ===''Colorado Kid''=== Concluso che non avrebbe cavato nulla di interessante dai due vecchi che costituivano l'intero organico del ''Weekly Islander'', il giornalista del ''Globe'' di Boston diede un'occhiata all'orologio, commentò che se si sbrigava faceva appena in tempo per il traghetto dell'una e mezzo, li ringraziò del tempo che gli avevano dedicato, lasciò il denaro sulla tovaglia, lo fermò con lo spargisale perché l'intensa brezza che spirava dal mare non se lo portasse via e scese frettoloso i gradini di pietra che dal patio del ''Grey Gull'' portavano in Bay Street e alla cittadina sottostante. Tolto qualche fugace passaggio degli occhi sulle sue tette, non si era praticamente accorto della presenza della giovane donna tra i due uomini anziani. ===''Cose preziose''=== *'''Sei già stato qui'''<br>SÌ CHE ci sei stato. Sicuro. Io non dimentico mai una faccia.<br>Vieni, vieni, qua la mano! Ti dirò, guarda, ti ho riconosciuto da come camminavi prima ancora di vederti in faccia. Non avresti potuto scegliere un giorno migliore per tornare a Castle Rock. Non è un bijou? Manca poco all'apertura della caccia e poi avremo i boschi invasi da quegli scemi che tirano a tutto quello che si muove e mai che mettano la giubba arancione, e poi neve e nevischio, ma a suo tempo, a suo tempo. Adesso è ottobre, e alla Rocca ce lo teniamo buono, l'ottobre, che resti pure quanto vuole. *Ma il vero motivo per cui era andato era quello che hanno in comune tutte le decisioni sbagliate: lì per lì gli era sembrata una buona idea. ===''Gli occhi del drago''=== Oltre i monti e oltre i mari, in un regno che si chiamava Delain, c'era una volta un re con due figli. Delain era un regno antico che aveva avuto centinaia di re, se non addirittura migliaia: quando è davvero molto il tempo trascorso, nemmeno gli storici riescono a ricordare tutto. Roland il Buono non era né il migliore né il peggiore fra i re che avevano governato quel paese. Nell'evitare eccessi di malvagità metteva un grande impegno e in questo riusciva quasi sempre. Uguale buona volontà dedicava alle grandi opere, che purtroppo non gli riuscivano altrettanto bene. Ne risultava un re decisamente mediocre, tanto che lui stesso dubitava che sarebbe stato ricordato a lungo dopo la sua morte. La quale morte sarebbe potuta giungere da un momento all'altro, ormai, perché era diventato vecchio e il suo cuore era affaticato. Gli restava forse un anno, a dir molto gliene restavano tre. Tutti coloro che lo conoscevano e coloro che notavano il grigiore del suo volto e il tremito delle sue mani quando dava udienza, erano d'accordo nel pronosticare che di lì a cinque anni al massimo nella grande piazza dominata dall'Obelisco si sarebbe incoronato un nuovo re... e volendo Iddio mancavano non più di cinque anni a quel momento. Perciò dal più ricco barona e dalla più leziosa cortigiana al più povero servo della gleba e alla più umile contadina, tutti nel regno pensavano e parlavano del re prossimo venturo, Peter, figlio primogenito di Roland.<br /> E uno solo fra tanti pensava e architettava e rimuginava su come fare in modo che venisse incoronato in sua vece Thomas, secondogenito di Roland. Costui era Flagg, il mago di corte. ===''I figli del grano''=== Burt accese la radio. Il volume era troppo alto, ma non lo abbassò perché erano lì lì per litigare di nuovo e lui non voleva che accadesse. Disperatamente desiderava che non accadesse.<br> Vicky disse qualcosa.<br> «Come?» gridò lui.<br> «Abbassala! Hai deciso di rompermi i timpani?»<br> Lui fece uno sforzo per trattenere quello che poteva uscire dalle sue labbra e abbassò il volume. ===''Il compressore''=== L'agente Hunton arrivò alla lavanderia proprio mentre l'ambulanza stava partendo: lentamente senza sirene né lampeggiantori. Brutto segno. Dentro, l'ufficio era pieno zeppo di gente silenziosa, inebetita. Alcuni piangevano. L'impianto era deserto; le grandi lavatrici automatiche, all'altra estremità dello stanzone, non erano state neppure spente. Questo metteva Hunton molto in guardia. Sarebbe stato logico che la folla fosse stata sul luogo dell'incidente, non nell'ufficio. Le cose andavano così, purtroppo: l'animale umano aveva un innato bisogno di contemplare i resti. Qualcosa di molto grave, allora. Hunton avvertì un crampo allo stomaco, come sempre gli capitava quando l'incidente era molto grave. Quattordici anni passati a ripulire dai resti umani le autostrade, le strade e i marciapiedi alla base di edifici molto alti non erano serviti a cancellare quel crampo, come se qualcosa di maligno si fosse installato là per sempre. ===''Insomnia''=== Nessuno, e il dottor Litchfield meno ancora, dichiarò fuori dei denti a Ralph Roberts che sua moglie stava per morire, ma venne il momento in cui Ralph lo capì senza bisogno che qualcuno glielo dicesse. Nella sua testa i mesi tra marzo e giugno erano un confuso pandemonio, un periodo di colloqui con medici, corse serali all'ospedale con Carolyn, pellegrinaggi ad altri ospedali in altri stati per analisi speciali (Ralph impiegava la gran parte del tempo dedicato ai trasferimenti a ringraziare Iddio per l'assicurazione medica di Carolyn), indagini personali alla Biblioteca Pubblica di Derry, dapprima alla ricerca di risposte che gli specialisti potessero aver trascurato, in seguito a cercare solo fili di speranza a cui aggrapparsi.<br> {{NDR|Stephen King, ''Insomnia'', trad. di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1995}} ===''L'incendiaria''=== «Sono molto stanca, papà», si lagnò la bambina in calzoni rossi e maglietta verde. «Non possiamo fermarci solamente per un poco?»<br> «Non ancora tesoro.»<br> L'uomo era alto, aveva spalle larghe e portava una giacca di velluto a coste sopra robusti calzoni di cotone. Teneva per mano la bambina e quasi la trascinava su per la Terza Strada di New York con passo frettoloso, da fuggitivo. Furtivamente guardò indietro e vide che la macchina verde li tallonava ancora, procedendo a passo d'uomo, quasi a filo del marciapiede. ===''La scorciatoia della signora Todd''=== «Ecco là quella Todd», dissi.<br> Homer Buckland osservò la piccola Jaguar che passava, e approvò col capo. La donna alzò la mano e salutò Homer. Homer fece un cenno di risposta con la sua grossa testa irsuta ma senza alzare la mano. La famiglia Todd aveva una grande casa per la villeggiatura sul lago Castle, e Homer era il loro guardiano da tempo immemorabile. Avevo una mezza idea che la seconda moglie di Worth Todd non gli piacesse nemmeno la metà di quanto gli era piaciuta la prima, Phelia Todd. ===''La tempesta del secolo''=== DISSOLVENZA IN APERTURA:<br> 1 ESTERNO: MAIN STREET, LITTLE TALL ISLAND – TARDO POMERIGGIO. La NEVE scorre davanti all'obiettivo della TELECAMERA, dapprima così veloce e intensa che non vediamo niente. IL VENTO SIBILA. LA TELECAMERA comincia ad AVANZARE e vediamo una LUCE ARANCIONE INTERMITTENTE. È il semaforo all'angolo di Main Street con Atlantic Street, l'unico incrocio cittadino di Little Tall. Il semaforo DONDOLA VIOLENTEMENTE nel vento. Le due vie sono deserte e così è giusto che sia: è in corso una feroce tormenta. Vediamo fioche luci nelle case, ma nessun essere umano. La neve già accumulata copre per metà le vetrine. MIKE ANDERSON parla con un ''lieve'' accento del Maine. {{centrato|MIKE ANDERSON (voce fuori campo)}} :Mi chiamo Michael Anderson e non sono quello che si definirebbe un erudito. Non sono forte nemmeno in filosofia, ma so una cosa: in questo mondo ci si passa pagando. Di solito un bel po'. Qualche volta tutto quello che hai. È una lezione che pensavo di aver imparato nove anni fa, durante quella che da queste parti chiamano la tempesta del secolo. ===''Le creature del buio''=== Per un punto Martin perse la cappa. A voler guardare alla sostanza, è così che recita la saggezza popolare. In fondo ''tutto'' può essere ricondotto a qualcosa di simile: così avrebbe pensato molto tempo più tardi Roberta Anderson. Delle due l'una, o puro caso... o puro destino. E la Anderson inciampò letteralmente nel suo destino ad Haven, una cittadina del Maine, il 21 giugno 1988. Il nocciolo della questione è lì: tutto il resto è storia. ===''Lo stretto''=== ''Tu ami?'' Quella domanda aveva preso a tormentarla senza che nemmeno lei sapesse cosa significava.<br> Arrivò l'autunno, e tanto sull'isola quando a Capo Procione, al di là dello Stretto, fu un autunno gelido e avaro di quelle piogge che colorano gli alberi. Il vento fischiava note lunghe e fredde che risuonavano nel cuore di Stella. ===''Ossessione''=== Quello della svolta era un bel giorno, una bella mattina di maggio.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ===''Rose Madder''=== Siede nell'angolo e cerca di estrarre aria da una stanza che fino a pochi minuti fa ne era piena e ora sembra non averne più. Da molto lontano le giunge un suono sottile di risucchio e sa che è aria che le scende nei polmoni e poi risale ed esce in una serie di brevi ansiti febbrili, ma non muta la sensazione che ha di annegare nell'angolo del soggiorno di casa sua, con lo sguardo sulle spoglie stracciate del romanzo in edizione economica che stava leggendo quando è rincasato suo marito. ===''Uomini bassi in soprabito giallo''=== Il padre di Bobby Garfield era stato uno di quelli che cominciano a perdere i capelli sui vent'anni e sono completamente calvi intorno ai quarantacinque. La morte per infarto a trentasei anni aveva risparmiato a Randall Garfield quesito esito estremo. Era agente immobiliare e aveva esalato l'ultimo respiro sul pavimento di una cucina altrui. Quando era spirato il possibile acquirente era in soggiorno a cercare di chiamare un'ambulanza da un telefono scollegato. All'epoca Bobby aveva tre anni. Conservava ricordi vaghi di un uomo che gli faceva il solletico e lo baciava sulle guance e sulla fronte. Era più che sicuro che quell'uomo era suo padre. HA LASCIATO UN VUOTO COLMO DI TRISTEZZA, era scritto sulla lapide di Randall Garfield, ma sua madre non era poi così triste e quanto a Bobby... be', come si può rimpiangere una persona che non si riesce a ricordare? ===''Unico indizio la luna piena''=== Da qualche parte, in alto in alto, la luna risplende, bella piena... ma qui, a Tarker's Mills, infuria una tormenta di neve. Il vento fischia battendo a tutta forza la strada principale deserta; gli spazzaneve municipali hanno rinunciato da un pezzo a liberare le vie.<br> Arnie Westrum, segnalatore della compagnia ferroviaria GS&WM, è stato colto dalla tormenta a quindici chilometri dal paese: ha dovuto fermare il carrello azionato da un motore diesel e rifugiarsi nella baracca degli attrezzi e dei segnali, dove, aspettando che finisca la nevicata, fa, con un vecchio e unto mazzo di carte, il Solitario del Ritardatario. ==Citazioni su Stephen King== *Mi ha influenzato, certo, ma ciò che più conta è che con lui si è modificato il rapporto tra la gente e il mondo dell'orrore. I suoi libri hanno spezzato la barriera che faceva si che chi leggesse un horror lo nascondesse fra le pieghe di un giornale. ([[Clive Barker]]) *Nel mercato italiano c'è bisogno di sfornare libri che abbiano acquirenti e lettori. Giova all'intero settore, anche perché da noi si legge poco. E avere tanti lettori non vuol dire necessariamente abbassare il livello. Non dimentichiamo che il nostro è un piccolo mercato esposto alle incursioni di scrittori popolari come [[Dan Brown]] e Stephen King che guidano sempre le classifiche di vendita ad ogni loro uscita. ([[Andrea Camilleri]]) *''[[Shining]]'' di [[Stanley Kubrick|Kubrick]] è un film eccezionale tratto da un romanzo di Stephen King non altrettanto bello. Dentro il libro però c'era un'idea incredibile, quella di una famiglia impossibilitata a muoversi e di un albergo che trasmette il male. King guardava più al sovrannaturale. Kubrick invece si concentrò soprattutto sugli uomini. ([[Niccolò Ammaniti]]) *''Siamo tornati | ancora più incistati, | eccoci qui, ti eravamo già mancati. | Suono il gong, parte il bip, il palco è il ring, | faccio paura come It di Stephen King...'' ([[Articolo 31]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *''L'orrore secondo Stephen King'', a cura di Tim Underwood e Chuck Miller, traduzione di Luca Guerneri, Arnoldo Mondadori, Editore, 1999. ISBN 8804464224 *Stephen King, ''22/11/'63'', traduzione di [[Wu Ming]] 1, Sperling & Kupfer, 2011. ISBN 9788820051358 *Stephen King, ''Billy Summers'', traduzione di Luca Briasco, Sperling & Kupfer, 2021. ISBN 978-88-200-7208-7 *Stephen King, ''Buick 8'', traduzione di Stefano Bortolussi, Sperling & Kupfer, 2003. *Stephen King, ''Carrie'', traduzione di Brunella Gasperini, Bompiani, 1984. ISBN 8845210006 *Stephen King, ''Cell'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 2006. *Stephen King, ''Christine'' (''Christine''), traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1984. *Stephen King, ''Colorado Kid'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 2005. *Stephen King, ''Cose preziose'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1992. *Stephen King, ''Cujo'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling Paperback, 1992. ISBN 8878242357 *Stephen King, ''Danse Macabre'', traduzione di [[Edoardo Nesi]], Frassinelli, 2000. ISBN 8876845941 *Stephen King, ''Desperation'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1997. ISBN 8820023636 *Stephen King, ''Dolores Claiborne'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling Paperback, 1998. ISBN 8878248657 *Stephen King, ''Duma Key'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 2008. ISBN 9788820045067 *Stephen King, ''Gli occhi del drago'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1988. ISBN 882000819X *Stephen King, ''Il gioco di Gerald'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1998. ISBN 882001498X *Stephen King, ''Il miglio verde'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling Paperback, 1998. ISBN 8878249424 *Stephen King, ''Insomnia'', traduzione di Tullio Dobner, Mondadori, 2004. *Stephen King, ''It'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1986. *Stephen King, ''L'Acchiappasogni'', traduzione di Maria Teresa Marenco, Sperling & Kupfer. *Stephen King, ''L'incendiaria'', traduzione di Prestini M.G., Sperling Paperback, 1994. ISBN 887824418X *Stephen King, ''L'istituto'', traduzione Luca Briasco, Sperling & Kupfer, 2019. ISBN 8820068288 *Stephen King, ''L'ombra dello scorpione'', traduzione di Bruno Amato e Adriana Dell'Orto, Bompiani, 1991. ISBN 8845212173 *Stephen King, ''La bambina che amava Tom Gordon'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1999. ISBN 8820029073 *Stephen King, ''La metà oscura'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1990. *Stephen King, ''La scorciatoia della signora Todd'', traduzione di Gianni Pilo, in "L'orrore del buio", a cura di Karl Edward Wagner, Newton & Compton, 1996. ISBN 8881831988 *Stephen King, ''La storia di Lisey'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 2006. *Stephen King, ''La zona morta'', traduzione di A. Terzi, Sperling & Kupfer, 1979. *Stephen King, ''Later'', traduzione di Luca Briasco, Sperling & Kupfer, 2021. ISBN 9788820071189 *Stephen King, ''Le creature del buio'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling Paperback, 1993. ISBN 8878242624 *Stephen King, ''Le notti di Salem'', traduzione di Carlo Brera, Bompiani, 1975. *Stephen King, ''Lo stretto'', traduzione di Susanna Molinari, in "Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror", a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068 *Stephen King, ''Misery'', traduzione di Tullio Dobner, Mondadori, 1987. *Stephen King, ''Mucchio d'ossa'', Sperling & Kupfer, 1999. ISBN 880450806X *Stephen King, ''Notte buia, niente stelle'', traduzione di Wu Ming 1, Sperling & Kupfer, 2010. ISBN *Stephen King, ''Pet Sematary'', traduzione di Brinis H., Sperling & Kupfer, 1993. ISBN 8820016397 *Stephen King, ''Rose Madder'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1999. ISBN 8820029359 *Stephen King, ''Shining'' (''The Shining'', 1977), traduzione di Adriana Dell'Orto, Bompiani, Milano, 2005. ISBN 8845246558 *Stephen King, ''Stagioni diverse'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1989. ISBN 8882743535 *Stephen King, ''Stagioni diverse'', con il racconto ''L'autunno dell'innocenza'', Sperling & Kupfer, 1987. *Stephen King, ''Stagioni diverse'', con il racconto ''Stand by me: ricordo di un'estate'', Sperling & Kupfer, 1987. *Stephen King, ''The Dome'', traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 2009. ISBN 9788820047665 *Stephen King, ''Unico indizio la luna piena'', traduzione di Carlo Brera, Salani, 1991. ISBN 8877822368 ==Libri== *''[[Sleeping Beauties]]'' (2017) ==Film== {{div col|}} *''[[Shining]]'' (1980) *''[[La zona morta]]'' (1983) *''[[Stand by Me - Ricordo di un'estate]]'' (1986) *''[[Brivido (film 1986)|Brivido]]'' (1986) *''[[Misery non deve morire]]'' (1990) *''[[It (miniserie televisiva)|It]]'' (1990) *''[[Le ali della libertà]]'' (1994) *''[[Il miglio verde]]'' (1999) *''[[L'acchiappasogni (film)|L'acchiappasogni]]'' (2003) *''[[Secret Window]]'' (2004) *''[[1408]]'' (2007) *''[[1922 (film 2017)|1922]]'' (2017) *''[[It (film)|It]]'' (2017) *''[[La torre nera (film)|La torre nera]]'' (2017) *''[[Doctor Sleep (film 2019)|Doctor Sleep]]'' (2019) *''[[It - Capitolo due]]'' (2019) *''[[Nell'erba alta (film)|Nell'erba alta]]'' (2019) *''[[Pet Sematary (film 2019)|Pet Sematary]]'' (2019) {{div col end}} ==Voci correlate== *[[Joe Hill (scrittore)]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Buick 8||}} {{Pedia|Carrie (romanzo)|''Carrie''}} {{Pedia|Cell (romanzo)|''Cell''|}} {{Pedia|Christine - la macchina infernale|''Christine''|}} {{Pedia|Cose preziose (romanzo)|''Cose preziose''|}} {{Pedia|Cujo}} {{Pedia|Danse Macabre}} {{Pedia|Desperation}} {{Pedia|Dolores Claiborne}} {{Pedia|Duma Key||}} {{Pedia|I lupi del Calla||}} {{Pedia|Il gioco di Gerald}} {{Pedia|Insomnia (romanzo)|''Insomnia''}} {{Pedia|L'incendiaria}} {{Pedia|L'ombra dello scorpione||}} {{Pedia|L'ultimo cavaliere (romanzo)|''L'ultimo cavaliere''|}} {{Pedia|La bambina che amava Tom Gordon}} {{Pedia|La canzone di Susannah}} {{Pedia|La chiamata dei Tre}} {{Pedia|La sfera del buio||}} {{Pedia|La zona morta (romanzo)|''La zona morta''|}} {{Pedia|Misery (romanzo)|''Misery''|}} {{Pedia|Notte buia, niente stelle|''Notte buia, niente stelle''|}} {{Pedia|Pet Sematary (romanzo)|''Pet Sematary''}} {{Pedia|Roland di Gilead||}} {{Pedia|Rose Madder}} {{Pedia|Terre desolate}} {{Pedia|The Dome}} {{Pedia|Unico indizio la luna piena}} {{Pedia|22/11/'63||(2011)}} {{DEFAULTSORT:King, Stephen}} [[Categoria:Sceneggiatori statunitensi]] [[Categoria:Scrittori statunitensi]] dwqhfqu37oo448ggnsg4sjij4q9ngb9 Bellezza 0 1869 1223448 1199954 2022-08-20T02:29:26Z Danyele 19198 /* Citazioni */ +2 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[Immagine:Nymph with morning glory flowers.jpg|thumb|Ninfa con i fiori della gloria mattutina]] {{indicedx}} Citazioni sulla '''bellezza'''. ==Citazioni== *Ad amare una ragazza bella tutti sono capaci. ([[Dino Campana]]) *{{Sic|[[Aristotele|Aristotile]]}} solea dire che vale più la bellezza che cento lettere di raccomandazione. (vol. I, p. 143) *''Balen ch'in un sol punto acceso muore, | polve ch'in alto si disperde al vento, | paglia che si dilegua in un momento, | fumo che via sen va sciolto in vapore, ||'' [...] ''o donne (e pur v'insuperbite tanto) | della vostra bellezza è men fugace.'' ([[Alessandro Adimari]]) *Belle sono tutte le cose cui non si mescola il turpe. ([[Simonide]]) *''«Bellezza e [[verità]] sono una cosa». | Questo è quanto sappiamo sulla terra | E questo è tutto che sapere importa.'' ([[John Keats]]) *Bellezza (''s.f.''). Il mezzo con cui una donna conquista l'amante e terrorizza il marito. ([[Ambrose Bierce]]) *Bellezza senza cortesia è come un giardino senza fiori. ([[Aśvaghoṣa]]) *''Beltà crudel, che in due modi m'offende; | Pria col ferir, poi col vietar ch'io mostri | L'alte piaghe, onde il cor mercede attende''. ([[Angelo di Costanzo]]) *''Brev'ora han dato i cieli | alla beltà mortale.'' ([[Giovanni Prati]]) *Che cos'è la bellezza, che scrittori, poeti, musicisti, artisti contemplano e traducono nel loro linguaggio, se non il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne? ([[Benedetto XVI]]) *''Che ggran dono de Ddio ch'è la bbellezza! | Sopra de li quadrini {{NDR|quattrini}} hai da tenella: | Pe vvia che la ricchezza nun dà cquella, | E cco cquella s'acquista la [[ricchezza]]''. ([[Giuseppe Gioacchino Belli]]) *Che la Bellezza, odimi bene, Fedro, la Bellezza soltanto è divina e visibile a un tempo, ed è per questo che essa è la via al sensibile, è, piccolo Fedro, la via che mena l'artista allo [[spirito]]. ([[Thomas Mann]]) *Cos'è la bellezza si domandano filosofi, esteti ed estetisti, pittori e cineasti, creativi e giornalisti. Cosa era e cosa si pensò che fosse, ai tempi di Venere, di Diana, di Elena, di Frine, di Isotta? Forza dissolvente, promesse de bonheur, via verso il bene supremo, manifestazione del divino, simmetria, equilibrio, armonia, entusiasmo, turbamento, eccitazione, ornamento del potere, ecc. Tante discettazioni e tanti dilettosi pensamenti sono stati da sempre scalzati dai [[concorso di bellezza|concorsi di bellezza]]. ([[Giulio Ferroni]]) *Da più cose, dunque, io sono avvinto, più persone, perciò, sento che mi avvincono, perché diversi e distinti sono i gradini della bellezza. ([[Giordano Bruno]]) *Definire il Bello è facile: è ciò che fa disperare. ([[Paul Valéry]]) *''Della mente di [[Dio]] candida figlia, | Prima d'Amor germana, e di Natura Amabile compagna e maraviglia, || Madre de' dolci affetti, e dolce cura | Dell'uom, che varca pellegrino errante | Questa valle d'esilio e di sciagura, || Vuoi tu, diva bellezza, un risonante | Udir inno di lode, e nel mio petto | Un raggio tramandar del tuo seminante? || Senza la luce tua l'egro intellelto | Langue oscurato, e i miei pensier sen vanno | Smarriti in faccia al nobile subbietto''. ([[Vincenzo Monti]]) *''Dirò insomma, ch'in lei dal capo al piede, | quant'esser può beltà, tutta si vede.'' ([[Ludovico Ariosto]]) *È bello qualcosa che, se fosse nostro, ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro. ([[Umberto Eco]]) *E la bestia guardò in faccia la bellezza. E tolse le sue mani dall'uccidere. E da quel giorno, essa fu come un morto. (''[[King Kong (film 1933)|King Kong]]'') *E mi piace vestire sexy, mostrare le gambe. La bellezza è un potere. ([[Brooke Shields]]) *È sempre libera e aderente: libera perché non aderisce a una conoscenza concettuale, aderente perché aderisce a un'interpretazione della natura. ([[Luigi Pareyson]]) *È stata la bella che ha ucciso la bestia. (''[[King Kong (film 1933)|King Kong]]'') *Esiste una bellezza che si manifesta sia negli equilibri precari sia nell'apparenza delle cose. Essa disvela la perennità del tutto. È una bellezza pura, non nichilistica, è l'anima di tutte le cose al di là del loro apparire. ([[Ignazio Fresu]]) *{{NDR|«Che cos'è la bellezza, per te?»}} [[Fiducia]] in me stessa. Insomma, essere naturali, ecco. ([[Barbara Palvin]]) *Fra le tante definizioni del Bello, una è bellissima: «Il Bello è ciò che si capisce più facilmente». ([[Achille Torelli]]) *Il Bello è ciò che sembra abominevole a occhi ineducati. Il Bello è ciò che la vostra amante e la vostra domestica trovano d'istinto orrendo. ([[Edmond e Jules de Goncourt]]) *I media hanno vinto. Il lavaggio del cervello è riuscito. Ormai sono tutti d'accordo. Bellezza uguale [[magrezza]] e addome piatto. ([[Volfango De Biasi]]) *Il bello è lo splendore del vero. ([[Platone]]) *''Il bello | è solo l'inizio del tremendo, che noi sopportiamo, | ancora ammirati perché tranquillo disdegna | di sgretolarci.'' ([[Rainer Maria Rilke]]) *Il bello nell'arte, nel pensiero, nell'azione, non deriva da un'armonia perfetta; l'umana natura noi comporta; ma nasce dalla guerra fra il bene e il male, nella quale il vero qualche volta vinto finisce col trionfare. ([[Giovan Battista Niccolini]]) *Il bello prodotto dalla poesia è inferiore sia alla bellezza ideale sia alla bellezza naturale (a quella del volto e del corpo, ma anche e soprattutto a quella dell'anima). ([[Vincenzo Cicero]]) *Il più delle volte un'aria di dolcezza o fierezza in una donna, non significa che essa sia dolce o fiera: è semplicemente un modo d'esser bella. ([[Alphonse Karr]]) *{{NDR|«Il tuo segreto di bellezza?»}} È la mia felicità. ([[Ellen Hidding]]) *In fondo sono felice di non essere mai stato bello. Almeno non ho sofferto nel perdere la più inafferrabile tra le qualità. Anzi, come epitaffio tombale voglio: «Passò dai brufoli alle rughe senza un solo attimo di bellezza». ([[Tommaso Labranca]]) *In tutto quel che suscita in noi il sentimento puro ed autentico del bello, c'è realmente la presenza di Dio. C'è quasi una specie di [[incarnazione]] di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno. Il bello è la prova sperimentale che l'incarnazione è possibile. ([[Simone Weil]]) *Infelice è colui che non consegue il Bello, il solo Bello. [...] Ciascuno diventi bello e simile al Dio se intende contemplare e Dio e il Bello. ([[Plotino]]) *Io amo la bellezza, ma a volte una cosa gradevole da osservare nasconde dentro di sé qualcosa di malefico e rivoltante. ([[George R. R. Martin]]) *Io desidero che la tua icona, [[Maria|Madre di Dio]], si rifletta continuamente nello specchio dell'[[anima]] e la conservi pura fino alla fine dei secoli. Rialzi coloro che sono curvi verso terra e doni la [[speranza]] a coloro che considerano e imitano l'eterno modello della bellezza. ([[Dionigi l'Areopagita]]) *Io l'associo all'amore, alla gentilezza e a un cuore generoso: queste sono le cose che mi toccano di più e che, se le vedo in una persona, me la fanno apprezzare sotto una luce speciale. ([[Naomie Harris]]) *L'idea del bello potrebbe avere un ruolo se l'uomo ritrovasse un'angolazione precisa, come nei secoli passati, quando, fino al Romanticismo, l'idea di corrispondenza, di simmetria, di ordine, dava un senso di piacere, di benessere, che appunto era detto «il bello». Oggi le cose non stanno così. C'è un grande ordine tecnologico, con un grande disordine di gusti e di mentalità. È un caos, mentre il bello era l'ordine nel caos. ([[Mario Praz]]) *L'intelligenza è una cosa, pensava, la bellezza un'altra. E non importa quanto sia effimera e di breve durata, infida e immeritata. Anzi, proprio perché lo è – qualcosa che appartiene solo alla natura, allo stato primitivo dei sensi e del potere – è capace di un'attrazione che i pensieri e le parole non avranno mai. ([[Silvia Avallone]]) *L'uomo è capace di produrre il bello solo nella misura in cui, lasciandosi trascinare dal puro desiderio d'amore (''éros''), si volge dalla bellezza naturale verso questa Idea e ne diviene partecipe contemplandola. ([[Vincenzo Cicero]]) *La bellezza, anche nell'arte, non si può immaginare senza pudore. ([[Hugo von Hofmannsthal]]) *La bellezza apre l'anima e ci fa vedere il paradiso. Solo lì troveremo tutte le risposte. ([[Renato Scarpa]]) *La bellezza attira, la bruttezza respinge. Che significa questo? Significa che dobbiamo cercare la bellezza e sfuggire la bruttezza? No, significa che dobbiamo cercare quello che dà come conseguenza la bellezza, e fuggire quello che dà come conseguenza la bruttezza: cercare di essere buoni, aiutare, servire le creature e gli uomini, e fuggire quello che fa male alle creature e agli uomini. La conseguenza di questo sarà la bellezza. Quando tutti saranno buoni, tutto sarà bello. ([[Lev Tolstoj]]) *La bellezza? Certo che mi ha aiutata, come potrei dire il contrario, ma non è tutto. ([[Florinda Bolkan]]) *La bellezza? E una questione che ha che fare con il piacersi e l'accettarsi. Io ci ho messo parecchio e ora non mi importa se la gente mi vede meno o più bella. C'è chi mi trova orrenda, ma va bene così. È normale. Ma ho lavorato parecchio su tanta crudeltà, sui giudizi di questo sistema. E sto bene: sono quella che sono. ([[Lea T]]) *La bellezza ci farà fiorire di nuovo. ([[Giancarlo Giannini]]) *La bellezza ci può trafiggere come un [[dolore]]. ([[Thomas Mann]]) *La bellezza della carne, la bellezza spirituale, tutto ciò che concerne la bellezza nasce solo dall'ignoranza e dalle tenebre. Non è consentito sapere e conservare la bellezza. ([[Yukio Mishima]]) *La bellezza deve essere giudicata non per le proporzioni matematiche del corpo e del viso, ma per l'effetto che produce. ([[Alphonse Karr]]) *La bellezza di ciò che è bello non dipende dal gusto del soggetto, ma è inscritta nelle cose, possiede una forza oggettiva. ([[Bruno Forte]]) *La bellezza, dopo tre giorni, è tanto noiosa come la [[virtù]]. ([[George Bernard Shaw]]) *La bellezza è la sola qualità che ci rende uomini fin dalla nascita. Un corpo, un gesto e un colore che ci inebriano sono l’unico incentivo consentito all'uomo per creare l’opera d’arte e congiungersi a Dio. ([[Franco Zeffirelli]]) *La bellezza è un dono gigantesco, immeritato, dato a caso, stupidamente. ([[Khaled Hosseini]]) *La bellezza è ciò che permane come sostrato del divenire, non solo come manifestazione di ciò che è mutato, ma nell'agire stesso del mutare. ([[Ignazio Fresu]]) *La bellezza è fondamentale, ma è qualcosa di ben diverso da un’ estetismo vuoto, formalista e sterile, nel quale invece talvolta si cade. ([[Antonio Cañizares Llovera]]) *La bellezza è l'altra forma della verità. ([[Alejandro Casona]]) *La Bellezza è l'unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana. Le filosofie si disgregano come la sabbia, le credenze si succedono l'una sull'altra, ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni, ed un possesso per tutta l'eternità. ([[Oscar Wilde]]) *La bellezza è mescolare in giuste proporzioni il finito e l'infinito. ([[Platone]]) *La Bellezza è spesso timidezza – forse ancora più spesso – sofferenza. ([[Emily Dickinson]]) *La bellezza è una lettera aperta di raccomandazione che ci guadagna i cuori anticipatamente. ([[Arthur Schopenhauer]]) *La bellezza è una moneta che ha corso solo in un dato [[tempo]] e in un dato luogo. ([[Henrik Ibsen]]) *La bellezza è una visitatrice che viene senza preavviso, muta forma per un'ora, per un giorno, talvolta per più tempo; svapora ad un alito, dilegua da capo. ([[Rosamond Lehmann]]) *La bellezza è uno splendore che deve staccarsi da chi la possiede senza lui l'avverta e senza che ci torni sopra. ([[Jean Guitton]]) *La bellezza femminile è il punto più vicino fra il genere umano e l'eternità. ([[Emir Kusturica]]) *La bellezza, la gioia solo per la gioia, indipendente dal bene, è ripugnante. Io l'ho conosciuta e l'ho gettata via. Il bene senza bellezza dà tormento. Solo l'unione dei due o, piuttosto non l'unione, bensì la bellezza come aureola del bene. Mi sembra che questo sia vicino alla verità. ([[Lev Tolstoj]]) *''La bellezza mi riempie fino a morirne | Bellezza abbi pietà di me | ma se dovessi spirare oggi | lascia che sia guardando te.'' ([[Emily Dickinson]]) *La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori. ([[Alda Merini]]) *La bellezza non è il destino dell'arte. L'arte è perdita non guadagno. ([[Leonardo Sinisgalli]]) *La bellezza non è qualcosa per cui si gareggia: ciascuno ha qualcosa di bello da scoprire; l'attenzione è la chiave della scoperta. ([[Dacia Maraini]]) *La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla ed ogni mente percepisce una diversa bellezza. ([[David Hume]]) *La bellezza non rende felice colui che la possiede, ma colui che la può amare e desiderare. ([[Hermann Hesse]]) *La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza. ([[Albert Camus]]) *La bellezza, si diceva, è sempre altera e impenetrabile. Quando sedevano davanti ai caffè con le gambe accavallate, quel nudo gonfiava la vene dei passanti. ([[Rocco Scotellaro]]) *La bellezza si vede quando c'è qualche cosa dietro l'anima. ([[Riccardo Cocciante]]) *La bellezza tenta i ladri più dell'[[oro]]. ([[William Shakespeare]]) *La bellezza vera non ammette di esser vociferata ai quattro venti: una volta appurata da noi su di noi, se mai è il caso, bisogna che sia un po' occultata, perché la vera scoperta della nostra bellezza o la fa qualcun altro o non la fa nessun altro. ([[Aldo Busi]]) *La bellezza vince su tutte le cose. E ogni cosa perde di fronte alla bellezza. Non è nessuno dei valori di questa terra, nessuna delle forme che conosciamo. Il mistero la inghiotte. Ed è bene che in questo mondo alcuni misteri o segreti non vengano rivelati. Se pretendessimo di spiegare tutto più nulla nascerebbe. ([[Ko Un]]) *''La beltà vostra è così grande, e pura | Che 'nvidia, o biasmo in lei loco non trova; | Ma però nulla ciò rileva, o giova, | Che lo scoglio del cor via più s'indura''. ([[Berardino Rota]]) *La fonte originaria della bellezza è unicamente in Dio ed essa si manifesta nell'animo di coloro che sono entusiasticamente pervasi di lui. ([[Johann Gottlieb Fichte]]) *La forza della bellezza esiste in misura non minore della forza magnetica e di quella di gravità. ([[Pavel Aleksandrovič Florenskij]]) *La [[giovinezza]] senza la bellezza ha pur sempre del fascino; la bellezza senza la giovinezza non ne ha alcuno. ([[Arthur Schopenhauer]]) *La maschera è bellezza e la [[menzogna]] è l'[[amore]]. ([[Mario Mariani]]) *La natura della bellezza non può essere corpo. Perché se ella fusse corpo non converrebbe alle virtù dell'animo che sono incorporali.<br />... concludiamo brevemente che la Bellezza è una grazia, vivace e spirituale, la quale per il raggio divino prima si infonde negli Angeli, poi nelle anime degli uomini, dopo nelle figure e voci corporali... ([[Marsilio Ficino]]) *''La piaga | Sanar si può d'una beltà malvagia, | Ché in cor bennato amor malnato è breve: | Ma beltade è fatal quando è [[Pudore|pudica]]''. ([[Vincenzo Monti]]) *La più nobile specie di bellezza è quella che non trascina a un tratto, che non scatena assalti tempestosi e inebrianti (una tale bellezza suscita facilmente nausea), ma che si insinua lentamente, che quasi inavvertitamente si porta via con sé e che un giorno ci si ritrova davanti in sogno, ma che alla fine, dopo aver a lungo con modestia giaciuto nel nostro cuore, si impossessa completamente di noi e ci riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia. ([[Friedrich Nietzsche]]) *{{NDR|«Lea, che cos'è la bellezza?»}} La verità. ([[Lea T]]) *La vera bellezza, dopotutto, consiste nella purezza del cuore. ([[Mahatma Gandhi]]) *La vera bellezza ha sempre qualcosa di estremo. ([[Mario Soldati]]) *La via della Bellezza si rivela così come la via di Dio Trinità, e perciò come la via della salvezza e della verità: nella bellezza tutto è unificato, tutto giustificato nel suo ultimo senso. ([[Bruno Forte]]) *Lo studio della bellezza è un duello in cui l'artista urla di spavento prima di esser vinto. ([[Charles Baudelaire]]) *Nell'incanto di ciò che si rivela in assoluta impotenza, del [[Bellezza|bello]], che è perfetto e nullo ad un tempo, l'apparenza dell'onnipotenza si rispecchia negativamente come speranza. Il bello è sottratto ad ogni prova di efficienza. La totale assenza di scopi smentisce la totalità di tutto ciò che è conforme agli scopi nel mondo del dominio, ed è solo in virtù di questa negazione, che il sussistente opera sul proprio principio razionale conducendolo alle streme conseguenze, che la società esistente è stata consapevole, fino ad oggi, della possibilità di una società diversa. La beatitudine della contemplazione consiste nell'incanto disincantato. Ciò che scintilla, è la conciliazione del mito. ([[Theodor W. Adorno]]) *Nessuno comprende che molta parte della bellezza è [[bontà]]. ([[Federigo Tozzi]]) *Noi della bellezza crediamo materia la verità morale. ([[Cesare Cantù]]) *Noi dobbiamo lottare per la bellezza perché senza Bellezza non si vive. E questa lotta deve investire ogni particolare: altrimenti come faremo un giorno a riempire piazza San Pietro? ([[Luigi Giussani]]) *Non amiamo tanto la bellezza per sopportare che l'azione fermandoci dia spazio a contemplarla ed abituarvi la mente. La scena moderna precipitandosi senza riposo verso il suo scopo, cangia incessantemente di luogo, d'interesse, di situazione, come la società stessa. Non vi ha cosa che la sospenda: un'ardente sollecitudine la spinge alla catastrofe. ([[Giovan Battista Niccolini]]) *Non dalle ricchezze ma dalle [[virtù]] nasce la bellezza. La ricerca porta alla [[verità]]. Un'ingiustizia non va commessa mai neppure quando la si riceve. Ad una persona buona non può capitare nulla di male: né in vita né in morte, le cose che lo riguardano non vengono trascurate da Dio. Ma ormai è giunta l'ora di andare io a morire e voi invece a vivere. Ma chi di noi vada verso ciò che è meglio è oscuro a tutti tranne che a [[Dio]]. ([[Socrate]]) *Non è bello ciò che è bello, ma che bello che bello che bello. ([[Nino Frassica]]) *Non è la bellezza ciò da cui si dovrebbe necessariamente partire? È un giacinto azzurro che attira col suo profumo Persefone nei regni sotterranei della conoscenza e del destino. Si può senza dubbio chiamare «esorcismo» questo attrarre, per mezzo di figure, lo spirito, che di certe cose ha sempre una grande paura. ([[Cristina Campo]]) *{{NDR|«Come definirebbe la bellezza vera?»}} Non è quella che vedi sui [[giornali]] o su [[Instagram]], dove quasi tutto è falso. La bellezza si trova nei momenti che vivi con la famiglia o che condividi con i tuoi amici. ([[Suki Waterhouse]]) *Non è vero che i belli siano poco intelligenti: sono i brutti, invece che hanno troppo sviluppato il cervello per compensare le deficienze estetiche. ([[Gianni Monduzzi]]) *Non mi piace la gente che parla della bellezza. Cosa è la bellezza? Uno ne potrebbe discutere come problema nella pittura. ([[Pablo Picasso]]) *Non mostri {{NDR|la figlia}} la sua bellezza | a qualsiasi uomo, | non segga a ciarlare | insieme con le altre [[donna|donne]], | perché dagli abiti esce la tignola | e dalla donna malizia di donna. ([[Bibbia|Bibbia, Siracide]]) *Non può essere bello chi ha in sé un male che porterà alla tomba. ([[Liala]]) *Non vi è cosa più divina della bellezza, la quale, non appartenendo al corpo e non avendo principio o esistenza se non nello spirito e nella ragione, può essere svelata e appresa da questa parte più divina di noi, quando essa contempla se stessa, unico oggetto degno di lei. ([[Anthony Ashley Cooper, III conte di Shaftesbury]]) *Oh, essa insegna alle torce come splendere. Sembra pendere sul volto della notte come ricca gemma all'orecchio d'una Etiope. Ma è bellezza di un valore immenso che mai nessuno avrà, troppo preziosa pe la terra. Come colomba bianca in una lunga fila di cornacchie sembra la fanciulla tra le sue compagne. La voglio vedere dopo questo ballo; come sarei felice se la mia mano rude sfiorasse quella sua. Ha mai amato il mio cuore? Negate, occhi: prima di questa notte non ho mai veduto la bellezza. (''[[Romeo e Giulietta]]'') *Oh, mio [[marito]] l'apprezzava, la mia bellezza. E come! Il guaio è che apprezzava anche quella di tutte le altre. ([[Allan Prior]]) *Oltre un certo grado la bellezza, come l'eleganza, non è più una semplice sfida all'imperfezione e alla miseria del mondo, è una provocazione, anzi un ''oltraggio'': ciò spiega l'odio che non poca gente nutre verso di essa. ([[Mario Andrea Rigoni]]) *Passa la bellezza, come profumo all'aria, e il suo ricordo sarà un rimpianto. Dura invece la [[bontà]], come l'incenso nel chiuso tabernacolo, la [[carità]] fatta non invecchia mai, ed è sempre sorella alla carità da farsi. ([[Ambrogio Bazzero]]) *Per la donna disposta ad amare, è una gran fortuna essere bella, ma per quella che vuole solo essere desiderata, è sufficiente che la si trovi bella. ([[Alphonse Karr]]) *Per le donne la bellezza è quello che per gli uomini è il denaro: potenza. ([[Dorothy May]]) *''Perché chi è bello, non è bello che il tempo di guardarlo, | chi è nobile sarà subito anche bello.'' ([[Saffo]]) *Posto che la bellezza sia una particolare distribuzione della luce, quella più congeniale alla retina, la [[lacrima]] è il modo con cui la retina – come la lacrima stessa – ammette la propria incapacità di trattenere la bellezza. ([[Iosif Aleksandrovič Brodskij]]) *Profondo è l'odio che l'animo volgare nutre contro la bellezza. ([[Ernst Jünger]]) *Qualcuno ha detto che la bellezza è una promessa di felicità. Nessuno ha mai detto che la promessa sia stata mantenuta. ([[Paul-Jean Toulet]]) *Quando riusciamo a vedere la bellezza, essa è sempre perduta. ([[Mario Soldati]]) *Quanto dura la bellezza? Lo spazio di un mattino. Poi appassisce, viene la morte vestita da [[Viola (botanica)|violetta]]. (''[[L'amore coniugale]]'') *''Questo nostro caduco e fragil bene | ch'è [[vento]] ed ombra ed à nome beltade''. ([[Francesco Petrarca]]) *{{NDR|«La tua bellezza ti ha aiutata o penalizzata nella vita e nello [[sport]]?»}} Sarei ipocrita a dire che non mi abbia aiutata, perché purtroppo l'aspetto fisico condiziona tanto, se sei bella ti ascoltano più volentieri, e per me è stato un elemento importante soprattutto a livello mediatico. Questa però può diventare un'arma a doppio taglio, bisogna agire con intelligenza. Io di certo non rinuncerò mai a una passata di mascara per essere meno appariscente. Bisogna avere la forza di dimostrare di essere brave anche se si è belle di aspetto. ([[Vicky Piria]]) *Scopo degli sport agonistici non è la bellezza, anche se gli sport ad alto livello sono luogo deputato per l'espressione della bellezza umana. Il rapporto è pressappoco quello che intercorre fra il [[coraggio]] e la [[guerra]]. La bellezza umana in questione è una bellezza di tipo particolare; si potrebbe definire bellezza cinetica. La sua forza e la sua attrattiva sono universali. Sesso o modelli culturali non c'entrano. C'entra, piuttosto, la riconciliazione degli [[Uomo|esseri umani]] e il fatto di avere un [[corpo]]. Negli sport maschili non si parla mai di bellezza, di [[grazia]] o del corpo. ([[David Foster Wallace]]) *Se volete poi sapere qualcosa di più sulla bellezza, che cos'è esattamente, consultate una storia dell'arte e vedrete che ogni epoca ha le sue veneri e che queste veneri (o apolli) messi assieme e confrontati, fuori dalle loro epoche, sono una famiglia di mostri. Non è bello quello che è bello, disse il rospo alla rospa, ma è bello quello che piace. ([[Bruno Munari]]) *Sembra che l'onesto non s'identifichi col bello. ([[Tommaso d'Aquino]]) *Troppo spesso, però, la bellezza che viene propagandata è illusoria e mendace, superficiale e abbagliante fino allo stordimento e, invece di far uscire gli uomini da sé e aprirli ad orizzonti di vera libertà attirandoli verso l'alto, li imprigiona in se stessi e li rende ancor più schiavi, privi di speranza e di gioia. Si tratta di una seducente ma ipocrita bellezza, che ridesta la brama, la volontà di potere, di possesso, di sopraffazione sull'altro e che si trasforma, ben presto, nel suo contrario, assumendo i volti dell’oscenità, della trasgressione o della provocazione fine a se stessa. L'autentica bellezza, invece, schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l'Altro, verso l'Oltre da sé. ([[Benedetto XVI]]) *Una bella donna è cento volte più attraente quando esce dal sonno che dopo una toeletta. ([[Giacomo Casanova]]) *Una sera, feci sedere la Bellezza sulle mie ginocchia. — E la trovai amara. — E l'ingiuriai. ([[Arthur Rimbaud]]) *La bellezza è una promessa di felicità ([[Stendhal]]) ===[[Agostino d'Ippona]]=== *Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell'aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l'ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell'acqua, che camminano sulla terra, che volano nell'aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole chi l'ha creata, se non la Bellezza Immutabile? *Tardi ti amai, bellezza cosí antica e cosí nuova, tardi ti amai. Sí, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lí ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace. ===[[Hans Urs von Balthasar]]=== *Il criterio della verità è la bellezza. *In un mondo senza bellezza [...], in un mondo che non ne è forse privo, ma che non è più in grado di vederla, di fare i conti con essa, anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione, l'evidenza del suo dover-essere-adempiuto; e l'uomo resta perplesso di fronte ad esso e si chiede perché non deve piuttosto preferire il male. *La bellezza è l'ultima parola che l'intelletto pensante può osare di pronunciare, perché essa non fa altro che incoronare quale aureola di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene ed il loro indissolubile rapporto. ===[[Muriel Barbery]]=== *Alla bellezza si perdona tutto, persino la volgarità. *Dove si trova la bellezza? Nelle grandi cose che, come le altre, sono destinate a morire oppure nelle piccole che, senza nessuna pretesa, sanno incastonare nell'attimo una gemma di infinito? *Il bello è ciò che cogliamo mentre sta passando. È l'effimera configurazione delle cose nel momento in cui ne vedi insieme la bellezza e la morte. ===''[[American Beauty]]''=== *A volte c'è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla... Il mio cuore sta per franare. *Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo, di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia, e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, [[vita]]. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi: un giorno l'avrete. ===[[Fëdor Dostoevskij]]=== *"È vero, principe, che lei una volta ha detto che la 'bellezza' salverà il mondo? State a sentire, signori," gridò ad alta voce, rivolgendosi a tutti, "il principe sostiene che la bellezza salverà il mondo! E io sostengo che questi giocondi pensieri gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato [...] Ma quale bellezza salverà il mondo? (''[[L'idiota]]'') *L'umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui. *La bellezza: che tremenda e orribile cosa! [...] Là gli opposti si toccano, là vivono insieme tutte le contraddizioni! (''[[I fratelli Karamazov]]'') *Oh, sì che è notevole; lei è una vera bellezza, Aglàja Ivànovna, una bellezza straordinaria. Lei è così bella che si ha addirittura paura di guardarla. [...] È difficile valutare la bellezza, e io non ci sono preparato. La bellezza è un enigma. (''L'idiota'') ===[[Friedrich Hölderlin]]=== *La prima figlia della bellezza umana, della bellezza divina è l'[[arte]]. In essa l'uomo divino ringiovanisce e si rinnova. Egli vuole sentire se stesso e perciò pone di fronte a sé la bellezza. Così l'uomo si diede i suoi dei, ché nel principio l'uomo e i suoi dei erano una sola cosa, poiché, ignota a se stessa, esisteva la bellezza eterna. *La seconda figlia della bellezza è la [[religione]]. Religione è amore della bellezza. Il saggio ama proprio lei, la infinita, che tutto abbraccia; il popolo ama i suoi figli, gli dei, che gli appaiono in varie fogge. *Vi sarà una sola bellezza, e umanità e natura si fonderanno in una universale divinità. ===[[Virna Lisi]]=== *Essere bella non significa avere lineamenti perfetti, una faccia di bambola come la mia. *La bellezza è quella cosa che fa fermare la gente ad aiutarti quando la tua automobile è in panne: per quanto incredibile possa sembrare, spesso io preferirei restar sola con la mia automobile in panne. *La bellezza non viene da un volto liscio, costruito bene, privo di rughe: viene da un volto interessante, intelligente. *La maggior parte delle donne belle che io conosco sono donne infelici, perseguitate oltretutto dalla fama di stupide. ===[[Marilyn Monroe]]=== *Ho sognato la bellezza per lo più a occhi aperti. Ho sognato di diventare tanto bella da far voltare le persone che mi vedevano passare. *Non sono interessata al denaro. Voglio solo essere meravigliosa. *Quando ero piccola, nessuno mi diceva mai che ero carina; bisognerebbe dirlo a tutte le ragazzine, anche se non lo sono. ===[[Elisa Sednaoui]]=== *Mi infastidisce solo l'[[ossessione]] per la bellezza: va bene, allora celebriamo tutte le età, non solo la [[giovinezza]]. [...] Diventare [[genitore]] ti insegna che esistono emozioni a tutte le età, basta con la morbosità sulla questione del tempo che passa! *{{NDR|«La bellezza è un [[talento]]?»}} Sì, devi imparare a capirla e a coltivarla. Per me è stare bene con me stessa. E anche questa è una cosa che impari crescendo. *{{NDR|«La bellezza è un [[potere]]?»}} Sì, ma può essere anche un [[limite]]. Se mi definiscono: "Non solo bella ma anche [[Intelligenza|intelligente]]", mi offendo: significa che noi donne dobbiamo provare di avere un [[cervello]]. ==[[Proverbi]]== *A bellessa a nö fa boggî a pûgnatta. ([[proverbi liguri|ligure]]) ===[[Proverbi italiani|Italiani]]=== *A donna bianca bellezza non manca. *Altezza mezza bellezza. *Anche l'[[occhio]] vuol la sua parte. *Bella faccia [[cuore]] allaccia. *Bella ragazza, specchietto per i pazzi. *Bellezza è come un fiore, che nasce e presto muore. *Bellezza e follia vanno sovente insieme. *Bellezza è già mezza [[dote]]. *Bellezza senza bontà è casa senza uscio, [[nave]] senza vento, fonte senz'[[acqua]]. *Bellezza senza bontà è come vino svanito. *Chi ha le buche nelle gote si marita senza dote. *Chi nasce bella non muore di [[fame]]. *Due begli occhi fanno una bella donna. *La bellezza dura poco. *La bellezza è il fiore, ma la virtù è il frutto della vita. *La bellezza ha belle foglie, ma il frutto è amaro. *Le belle senza dote trovan più amanti che mariti. *Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. *Occhio nero e capel biondo, la più bella son del mondo. *Onestà e gentilezza sovravvanza ogni bellezza. *Quando si è belli si è sempre quelli. *Se congiunta non è con la saggezza, un dono assai funesto è la bellezza. ===[[Proverbi toscani|Toscani]]=== *Bella donna, cattiva testa. *Bella moglie, dolce veleno. *Bello in fascia, brutto in piazza. *Beltà e follia vanno spesso in compagnia. *Brutto in fascia, bello in piazza. *Chi bella donna vuol parere, la pelle del viso gli convien dolere. *Chi è bello è bello e grazioso, chi è brutto è brutto e dispettoso. *Chi è brutta, e bella vuol parere, pena, patisce per bella parere. *Chi nasce bella, nasce maritata. *Chi nasce bella, non è in tutto povera. *Il bello piace a tutti. *Il bruno il bel non toglie, anzi arricchisce le voglie. *Il fumo va dietro ai belli. *L'occhio vuol la sua parte. *La beltà senza la grazia è un amo senza l'esca. *Le bellezze son le prime spedite. *Le donne per parer belle si fanno brutte. *Non fu mai sì bella scarpa, che non diventasse una ciabatta. *Non fu mai sì vaga rosa, che non diventasse un grattaculo. *Onestà e gentilezza sopravanza ogni bellezza. *Se non si maritassero altro che le belle, cosa farebbero le brutte? ==Bibliografia== *Annarosa Selene, ''Dizionario dei proverbi'', Pan libri, 2004. ISBN 8872171903 ==Voci correlate== *[[Bruttezza]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sulla|wikt|w_preposizione=riguardante la}} [[Categoria:Qualità estetiche]] 70u4dk36vjq3c1ttn3qi8eqvg1t484h Donna 0 2412 1223447 1222353 2022-08-20T02:27:24Z Danyele 19198 /* Citazioni */ +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:The Lady with an Ermine.jpg|thumb|''Dama con l'ermellino'' ([[Leonardo da Vinci]], 1488-1490)]] Citazioni sulla '''donna'''. ==Citazioni== *A che scopo dolerci delle donne? Noi possiamo mostrare loro di conoscerle, di saperle apprezzare nel loro valore, di tenerle anche in ispregio; esse sono tuttavia ben certe che noi le ameremo sempre. ([[Iginio Ugo Tarchetti]]) *A delle menti sciocche sembrerà singolare, e persino impertinente, che una descrizione di voluttà artificiali sia dedicata a una donna, la fonte più comune delle voluttà più naturali. Tuttavia è evidente che, come il mondo naturale penetra in quello spirituale, gli serve da nutrimento e concorre così a creare quell'indefinibile amalgama che chiamiamo la nostra individualità, la donna sia l'essere che proietta l'ombra più grande o la luce più grande nei nostri sogni. La donna è fatalmente suggestiva; lei vive di un'altra vita, oltre alla propria; vive spiritualmente nelle fantasie che lei stessa ossessiona e feconda. ([[Charles Baudelaire]]) *A sessant'anni ci si può sentire e si può vivere proprio come una ragazzina. Oggi, tutte le donne hanno questa opportunità: abbiamo imparato a stare bene con noi stesse, a essere indipendenti, più consapevoli. Abbiamo una vita ben diversa da quella che hanno potuto avere le nostre nonne e le nostre mamme. ([[Tina Turner]]) *A voler ignorare sistematicamente la violenza ed il potere delle donne, a proclamarle sempre oppresse e quindi innocenti, si dipinge una umanità divisa in due che non corrisponde alla verità. ([[Élisabeth Badinter]]) *''Abbiamo troppa fantasia, e se diciamo una bugia | è una mancata verità che prima o poi succederà, | cambia il vento ma noi no | e se ci trasformiamo un po' | è per la voglia di piacere a chi c'è già o potrà arrivare a stare con noi.'' ([[Fiorella Mannoia]]) *''Ahi gentil donna gaia ed amorosa, | in cui fin pregio e valore ripara, | merzede aggiate, sovra l'altre cara, | e 'ncrescavi di mia vita dogliosa.'' ([[Dante da Maiano]]) *Ahimè, dubito che la pietà e l'amore siano così simili come sostengono i poeti, poiché raramente vedo nascere compassione di fronte alla situazione delle donne, a meno che esse non siano belle. ([[Mary Wollstonecraft]]) *All'ingresso di lei la stanza si soffuse di una luce sacrale. Era un aspetto angelico, il suo - quegli occhi grandi e morbidi, quelle guance piene, con le fossette, e quella bocca di dolcezza infantile che esprimeva la rara unione di felicità e amore. Per prima cosa fui sopraffatto dallo stupore ammirato. È mia! Fu la seconda fiera emozione, e la bocca mi si curvò in una smorfia di altero trionfo. ([[Mary Shelley]]) *Alle donne [...] è concesso un universo tutto loro: la [[famiglia]]. Esse sono sfruttate sul lavoro e relegate nella casa; sono queste le due posizioni che compongono la loro oppressione. ([[Juliet Mitchell]]) *Amate, rispettate la donna. Non cercate in essa solamente un conforto, ma una forza, una ispirazione, un raddoppiamento delle vostre facoltà intellettuali e morali. Cancellate dalla vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna. Un lungo pregiudizio ha creato, con una educazione disuguale e una perenne oppressione di leggi, quell'apparente inferiorità intellettuale, dalla quale oggi argomentano per mantenere l'oppressione. ([[Giuseppe Mazzini]]) *Amo le donne perché sono materne anche a cinque anni, sensuali anche a tre, erotiche anche a settanta, civette anche a ottanta. E la loro attività preferita – siano segretarie o ingegneri, casalinghe o impiegate –, la vera grande attività che svolgono perfino quando dormono, è amare. ([[Simona Izzo]]) *Anche le donne non devono restare escluse da ogni esercizio fisico. Ma non si devono esigere da loro la lotta e la corsa; devono esercitarsi a filare e a tessere e inoltre aiutare a cuocere il pane [...] devono andare in dispensa a prendere ciò di cui abbiamo bisogno. ([[Clemente Alessandrino]]) *Appare all'evidenza che la donna è posta a far parte della struttura vivente ed operante del cristianesimo in modo così rilevante che non ne sono forse ancora state enucleate tutte le virtualità. ([[Papa Paolo VI]]) *Ascoltando le donne in confessione i preti sono contenti di non essere sposati. ([[Armand Salacrou]]) *''Ave [[Maria]], adesso che sei donna, | ave alle donne come te, Maria, | femmine un giorno per un nuovo amore | povero o ricco, umile o Messia. | Femmine un giorno e poi madri per sempre | nella stagione che stagioni non sente.'' ([[Fabrizio De André]]) *Avevo una ragazza che diceva sempre che il [[vestito]] fa la donna e io le rispondevo: «No, Baby. È la donna che fa il vestito». (''[[Entrapment]]'') *''Ben ch'esser donna sia in tutte le bande | danno e sciagura, quivi era pur grande.'' ([[Ludovico Ariosto]]) *Bisogna tenersi il più lontano possibile da una donna leggera. Carezzevole e amorosa, ella ispira dapprima fiducia ed è fiduciosa; ma poi improvvisamente tradisce, rompendo la parola data. Per questo non bisogna mai confidare un segreto a una donna. (''[[Il cavaliere dalla pelle di leopardo]]'') *Cerchi la Donna nell'animo proprio l'accordo del senno colla modestia. Allora si temprerà ad energia, e si farà intelligente in virtù; allora sarà forte in giustizia e in prudenza, adorna d'interna bellezza, aliena da ogni fallace splendore, – e fatta dominatrice d'ogni sfrenato desiderio, affezionata al marito, ai figli, alla casa, comporrà sé medesima a divina armonia. ([[anonimi pitagorici|anonima pitagorica]]) *''Cerco una donna che sia la meglio, | che mi sorrida al mio risveglio, | e che sia bella come il sole d'agosto... | intelligente si sa! | Ma in fondo è bella, però è la mia donna e io ci sto.'' ([[Rino Gaetano]]) *Certe donne hanno l'anima di un Saladino. Le Neronesse son molto peggiori dei Neroni, dei Tiberi e dei Caracalla.<br>Ma l'uomo le sposa fanciulle, quando ancora non hanno i baffi e sembrano tutte un delicato profumo; anche i loro pensieri sono come la vetrina di un profumiere e sono tutte angelicate creature. ([[Antonio Beltramelli]]) *Certe specie di lavoro non si addicono alle donne, fatte da natura per i lavori domestici, i quali grandemente proteggono l'onestà del sesso debole, e hanno naturale corrispondenza con l'educazione dei figli e il benessere della casa. ([[Papa Leone XIII]]) *Che cos'altro è la donna se non la nemica dell'amicizia, la pena da cui non si può sfuggire, il male necessario, la tentazione naturale, la calamità desiderabile, il pericolo domestico, il danno dilettevole, il male di natura, dipinti a tinte vivaci? (attribuita a [[Giovanni Crisostomo]]) *Che cosa fa una "donna"? Fa i figli. Questo è qualcosa di notevole, perciò lei ha un titolo: donna... ([[Bo Diddley]]) *Che diavolo gli prende alle donne? Cristo! Schiaffarle sul letto e scoparle fino allo spasimo non significa più niente? (''[[La seconda guerra civile americana]]'') *Che le donne si sottraessero a un'oppressione millenaria è stato giusto. Ma il prezzo ingiusto è stata la perdita della loro identità profonda. Quel talento che [[Giovanni Paolo II]] chiamava genio femminile: il fatto di saper tenere il posto dell'"altro". Che non è un posto di seconda fila, attenzione. Tenere il posto dell'altro vuol dire essere il segnavia di quell'Altro per eccellenza che è Dio. Un compito grandioso. ([[Angelo Scola]]) *Che una bella donna conceda o neghi i suoi favori, le piace sempre che le vengano chiesti. ([[Publio Ovidio Nasone]]) *Chi conosce le donne, non conosce la loro anima, non conosce neppure il loro corpo, non ne conosce che i nervi. ([[Henri Duvernois]]) *Chi della donna si fida si fida dei ladri. ([[Esiodo]]) *Chi ha reso l'uomo il giudice esclusivo, se la donna condivide con lui il dono della ragione? ([[Mary Wollstonecraft]]) *Chi ho trovato sulla Via Crucis? semplicemente uomini sempre in atto di condannare e di percuotere, ma donne sempre pronte a compatire e consolare. È stupefacente, ma è così Infatti le donne sembrano fare da contrappunto all'atteggiamento degli uomini! Basti osservare l'ordine di comparsa. La Madonna, la Veronica, le pie donne, Maria e le donne sotto la Croce, nella deposizione, presso il sepolcro, nella resurrezione. Con la loro presenza sembrano controbilanciare l'opera di distruzione voluta ed eseguita dagli uomini. Perfino la moglie di Pilato agisce con maggior sapienza e prudenza degli uomini! Gli uomini giudicano, condannano, impongono la croce, colpiscono... Nel mio piccolo soffrire ho potuto godere di cure che, senza esagerazione, posso dire materne, da parte di alcune donne, che pure con me non hanno alcun legame di parentela. Allora è proprio una questione di cuore! ([[Maurizio di Gesù Bambino]]) *– Chissà se tra le mie amiche c'è qualcuna papabile...<br />– Io te ne sarei grato ma loro non credo.<br />– Davvero? Perché dici questo?<br />– È un po' la mia maledizione: la invito al cinema, a cena e anche se non mi interessa molto mi ritrovo lo stesso a dirle che è bella. Ed è vero. Tutte le donne lo sono in un modo o nell'altro, ciascuna di voi ha qualcosa di indimenticabile, un sorriso, una curva, un segreto. Voi donne siete delle ammaglianti creature. Vi dedicherei la vita. Ma il giorno dopo mi sveglio accanto a lei, con il dopo sbornia e la consapevolezza di non essere più disponibile come credevo di essere, lei se ne va e io rimpiango un'altra opportunità perduta. (''[[Californication]]'') *Ci dovrebbe essere una legge che impedisce le insinuazioni. Voi donne sapete assassinare la reputazione di una persona con uno sguardo. ([[John H. Secondari]]) *Ci sono donne che preferiscono non far soffrire molti uomini contemporaneamente e che preferiscono concentrarsi su uno solo: sono le donne fedeli. ([[Alfred Capus]]) *Ciò che veramente desidera colui che chiede la mano di una donna, è il resto del corpo. ([[Enrique Jardiel Poncela]]) *Come il sole adorna il cielo, così pia donna la casa. ([[proverbi serbi|proverbio serbo]]) *Come l'operaio si ritrova alienato nel suo stesso prodotto, così, grosso modo, la donna trova la sua alienazione nella commercializzazione del suo corpo. ([[Juliet Mitchell]]) *Come nella maggior parte delle donne suole avenire, lunghi i [[capelli]], et corto il cervello. (''[[Peregrinaggio di tre giovani figliuoli del re di Serendippo]]'') *Come si appanna una donna trascurata. Appassisce come un fiore inaridito. ([[Corrado Alvaro]]) *Come una donna sa accarezzare – come le sue dita delicate s'immergono nei muscoli tesi – e la sua bocca fredda come il ghiaccio – e i suoi occhi ebbri – e la lanugine delle sue guance infiammate sfiorata dai brividi – il piegare morbido del suo corpo – lo sbattere del cuore contro il petto – e l'odore inesprimibile che emana dalle radici dei suoi capelli, e quanto è dolce abbandonarsi alla signoria di tante sensazioni che ti avvolgono da tutte le parti come turbini di vapori caldi, saturi di essenze assopitrici.<br/>Dire tutto questo con parole? ([[Ion Luca Caragiale]]) *Comunque quando una donna parla dà fastidio [...] E se poi parla prima di mettere in mostra il proprio corpo, dà fastidio ancora di più. ([[Lea T]]) *Con donne di qualunque condizione, siano pure parenti o sante, avrò un riguardo speciale, fuggendo dalla loro familiarità, compagnia o conversazione, come dal diavolo. ([[Papa Giovanni XXIII]]) *Confesso di non sapere come si corteggino e si conquistino i cuori delle donne. Per me sono sempre stati un mistero e motivo di ammirazione. Alcuni sembrano avere un solo punto debole, un'unica via d'accesso; mentre altri hanno migliaia di viali e possono esser catturati in mille modi diversi. Aver ragione dei primi è testimonianza di eccezionale abilità, ma prova ancor migliore di grandi capacità belliche è tenere in pugno quelli del secondo tipo, perché l'uomo deve presidiare ogni porta e finestra.<br/>Pertanto, chi conquista migliaia di cuori comuni si è meritato un qualche riconoscimento, ma colui che esercita il suo dominio sul cuore di una donna civettuola è davvero un eroe. ([[Washington Irving]]) *Dai tempi di [[Adamo]], in questo mondo, non è stato commesso un danno senza che alla mia origine non ci fosse una donna. ([[William Makepeace Thackeray]]) *Dai tempi in cui i poeti scrivono e le donne li leggono (cosa per cui sono loro profondamente riconoscenti), esse sono state chiamate tante volte "angeli" che, in semplicità di cuore, hanno creduto a tale complimento, dimenticando che quegli stessi poeti per denaro onoravano [[Nerone]] con l'epiteto di semidio... ([[Michail Jur'evič Lermontov]]) *Delle donne non vince quella che corre dietro, né quella che scappa, vince invece quella che aspetta. ([[Elias Canetti]]) *Devi metterti in testa che qui le donne non sono donne. Sono cas-sa-for-ti! (''[[Sapore di mare 2 - Un anno dopo]]'') *Dio, nella sua divina previdenza, non ha dato la [[barba]] alle donne perché esse non sarebbero state capaci di tacere mentre venivano rasate. ([[Alexandre Dumas (padre)|Alexandre Dumas]]) *Di solito si letica con le donne che si amano o che non si amano più. Con le donne che ci sono indifferenti non si può leticare. ([[Liala]]) *Di tutti gli oggetti d'[[odio]], una donna un tempo amata è il più odioso. ([[Max Beerbohm]]) *Dio assegnò a ciascun sesso le sue funzioni, cosicché la parte più utile e più necessaria toccasse all'uomo, e la minore e inferiore alla femmina; e quegli divenisse degno d'onore per il ruolo suo eminente, questa invece per gli uffici suoi più vili non pensasse ad alzare la cresta contro il coniuge. ([[Giovanni Crisostomo]]) *Dio ha collocato il genio della donna nel cuore, perché le opere di questo genio sono tutte opere d'amore. ([[Alphonse de Lamartine]]) *Dio mio, tutti i guai seri della mia vita sono stati causati dalle donne. O forse no? Comunque sia, è bello che esistano! No, non per ''quello'', ma perché come esseri umani sono diversi dall'uomo: sono l'eterna speranza che l'umanità un bel giorno potrà raggiungere una meta. Se mai Dio vorrà perdonare la razza umana, lo farà grazie a loro – Santa Maria, piena di grazia, prega per noi! ([[Frigyes Karinthy]]) *Donna d'affari, più dura di un uomo. (''[[Trappola di cristallo]]'') *''Donna: mistero senza fine bello!'' ([[Guido Gozzano]]) *''Donna real che d'Imeneo la legge | Soave senti e suo poter sovrano, | Vien meco, e ascolta ciò che non in vano | Dentro i fati mia mente or vede e legge.'' ([[Faustina Maratti]]) *''Donna sei luce, donna sei cenere | donna sei ansia, donna sei danza | e a volte nuvola sei...'' ([[Angelo Branduardi]]) *Donna (''s.f.''). Animale il cui habitat è generalmente in prossimità di quello dell'uomo, suscettibile sia pure in modo rudimentale di addomesticamento. [...] È senz'altro il più diffuso fra gli animali da preda, e infesta tutte le parti abitate o abitabili del globo, dalle profumate foreste della Groenlandia alle disadorne spiagge dell'India. [...] L'animale mangia di tutto e con un po' di buona volontà le si può insegnare a stare zitta. ([[Ambrose Bierce]]) *Donne, animali a sangue freddo che abbisognano del sole e sono capaci di sottoporsi ai suoi raggi coll'espressione beatificata del comunicando e persino con l'estasi del mistico sul punto di abbandonarsi a Dio. ([[Manuel Vázquez Montalbán]]) *''Donne, donne, eterni Dei! | Chi vi arriva a indovinar!'' ([[Cesare Sterbini]]) *Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali! ([[Bruno Misefari]]) *''Donne, la donna mia ha d'un disdegno |sì ferito 'l me' core, |che se voi non l'atate e' se ne more!'' ([[Gianni Alfani]]) *Donne non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell'uomo; è l'insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna. ([[Simone de Beauvoir]]) *Donne pure sono soltanto quelle che non sono state desiderate. ([[Publio Ovidio Nasone]]) *''Doppo ch'Adamo cominciò co Eva | tutte le donne se so' fatte fotte.'' ([[Giuseppe Gioachino Belli]]) *Dopo essersi liberata dalla schiavitù impostale per secoli dall'uomo, la donna deve adesso liberarsi dal mito dell'inferiorità femminile, e rendersi pienamente conto delle proprie possibilità. ([[Ashley Montagu]]) *''Dopo questo, compiango chi si fida di una donna! | Anche la migliore è sempre artefice di malizie; | È un sesso creato per farci dannare. | Chiudo con te per sempre, sesso infido, | E ti mando al diavolo con tutta l'anima.'' ([[Molière]]) *Dov'è una donna, il povero non patisce. ([[Cesare Cantù]]) *Dovrebbe esser una tessitrice di pace per gli uomini, non circondare la vita dell'uomo amato con racconti menzogneri e maligni. (''[[Beowulf]]'') *È il carattere naturale delle donne [...] disdegnare chi le ama e amare chi le aborrisce. ([[Miguel de Cervantes]]) *È incredibile come un bipede di genere femminile possa ridurre un uomo. (''[[Totò e le donne]]'') *È innegabile non essere sempre la bellezza nelle donne che fa nascere nell'uomo quel trasporto di amore che lo rende capace di tutto. Più spesso è la bontà, la dolcezza, la timidità, quel qualcosa d'inesplicabile che fa della donna un essere debole che non si muove di suo proprio istinto ma per attrazione, che non si appartiene più e la cui anima è l'ombra dell'uomo amato, che non lo lascia mai e lo segue ovunque col pensiero vicino o lontano. ([[Leonetto Cipriani]]) *E lui avrebbe avuto una vita felice, a dispetto del Diavolo e delle sue opere, se il suo cammino non avesse incrociato quello di una creatura che per un comune mortale è causa di maggior sgomento di qualunque fantasma, spettro e dell'intera genia delle streghe messi assieme: una donna. ([[Washington Irving]]) *È premessa indispensabile per la realizzazione d'una [[società]] equa ed umana la completa emancipazione della donna. ([[Ester Dinacci]]) *È questo il destino di noi donne, per questo siamo state create: per essere il cuore del focolare, per essere il cuore nella madre Chiesa. ([[Madre Teresa di Calcutta]]) *È scabroso le donne studiar. ([[Ferenc Lehár]]) *È tempo che le donne contrastino la vergognosa incompetenza in cui l'ignoranza, l'orgoglio e l'ingiustizia maschili le ha per così lungo tempo tenute prigioniere. ([[Théroigne de Méricourt]]) *È tutto amore! | Chi a una sola è fedele, | verso l'altre è crudele | io che in me sento | sì esteso sentimento, | vo' bene a tutte quante. | Le donne poiché calcolar non sanno, | il mio buon natural chiamano inganno. (''[[Don Giovanni (opera)|Don Giovanni]]'') *È una donna e perciò vede la vita come non la vediamo noi, e certe volte ci insegna a guardarla; comprende sfumature, percepisce sottigliezze che i nostri sensi non registrano; sa trovare nel vocabolario quell'aggettivo che a contatto con un sostantivo crea imprevedibili effetti. Se è vero che la donna è il complemento spirituale dell'uomo, essa vede l'altra faccia della verità. ([[Dino Segre]]) *È una vita che mi innamor... è una vita che incontro donne come te. Per lo psicologo siete personalità seduttive. Per mio cugino Leo, invece, semplicemente delle stronze. (''[[Notturno bus]]'') *Ed è già una fortuna che le donne non riescano più spesso ad esercitare il loro potere, perché, in caso contrario, noi non saremmo in grado di resistere: basta che esse mostrino il più lieve interessamento, e gli uomini cadono tutti alle loro ginocchia, anche se esse sono vecchie e brutte. Questa è per me una verità positiva: una donna, quando non sia addirittura gobba, se le si presenta l'occasione può sposare ''chi vuole''. Ci affrettiamo ad aggiungere, però, che esse, in genere, sono come i buoi nei campi: non si rendono conto della loro forza, altrimenti saremmo fritti. ([[William Makepeace Thackeray]]) *Essa {{NDR|la Chiesa}} sostiene che non è ammissibile ordinare donne al sacerdozio, per ragioni veramente fondamentali. Queste ragioni comprendono: l'esempio, registrato nelle Sacre Scritture, di Cristo che scelse i suoi Apostoli soltanto fra gli uomini; la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto degli uomini; e il suo vivente magistero che ha coerentemente stabilito che l'esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa. ([[Papa Paolo VI]]) *Esse solo possono fare intendere in una parola tutto un sentimento, e rendre delicatatamente un pensiero delicato. Esse mettono (sono parole del signor [[Jean de La Bruyère|de La Bruyère]]) una concatenazione mirabile, perché il loro discorso si lega in modo affatto naturale, e non si lega che per il senso. ([[Giuseppe Bianchetti]]) *Essere donna è così affascinante. È un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai. ([[Oriana Fallaci]]) *Essere donna è un compito terribilmente difficile, visto che consiste principalmente nell'avere a che fare con uomini. ([[Joseph Conrad]]) *''Essere donna è un gran passo, | fare impazzire è un'eroica impresa. || Pure, io, di fronte al prodigio di mani di donna, | del dorso e delle spalle e del collo, | con la devozione d'un servo | tutta la mia vita benedico.'' ([[Boris Pasternak]]) *Essere donna in America alla fine del ventesimo secolo: che fortuna! O perlomeno, questo è ciò che continuano a dirci. Le barricate sono state smantellate, ci assicurano i politici. Le donne ce l'hanno fatta, inneggia Madison Avenue. La battaglia per la parità è stata vinta in larga misura, annuncia il «Time». Potete iscrivervi a qualsiasi università, farvi assumere in qualsiasi studio legale, chiedere un prestito a qualsiasi banca. Le donne hanno tante opportunità ormai, dicono gli imprenditori, che in realtà non serve più una politica per le pari opportunità. Adesso che le donne hanno conquistato la piena uguaglianza, sostengono i legislatori, non è più necessario un emendamento sulla parità dei diritti. Le donne hanno ottenuto tanto, afferma l'ex presidente Ronald Reagan, che la Casa Bianca può anche permettersi di non affidare loro le cariche più alte. Perfino la pubblicità dell'American Express proclama che sono libere di fare acquisti con la carta di credito. Finalmente, le donne hanno ricevuto i documenti di cittadinanza. Eppure... ([[Susan Faludi]]) *''Essere una donna | non vuol dir riempire solo una minigonna...'' ([[Anna Tatangelo]]) *Essere una ragazza è la cosa più cretina di questo mondo. ([[Beppe Fenoglio]]) *Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanerci secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro. ([[Alessandro Baricco]]) *Felici le donne cui la femminilità è talora dono di preveggenza per la confidenza che l'uomo non osa in esse versare! ([[Carlo Maria Franzero]]) *Femmina piccante, prendila per amante. Femmina cuciniera, prendila per mugliera! (''[[I soliti ignoti]]'') *''Finché l'uom la desia, leggiadro oggetto | Certo è la donna, e cosa alma e divina; | Ma nel possesso il ben cangia d'aspetto; | Muore la rosa e vi riman la spina''. ([[Vincenzo Monti]]) *Finché non cesseranno di percepirsi come le vedono gli uomini, le donne non potranno fondare su sé stesse l'autostima. [...] Per ritrovare fiducia in sé stessa, la donna non può semplicemente «deciderlo» o «imporselo». Deve pian piano imparare a non dipendere dallo sguardo dell'uomo; a non sentirsi bella solo quando un uomo glielo dice; a non sentirsi brava solo quando il capoufficio o il professore la approva. ([[Michela Marzano]]) *{{NDR|[[Medea]], rivolgendosi alla Corifea}}'' Fra quante creature han senso e spirito. | noi donne siam di tutte le piú misere. |Che, con profluvii di ricchezze prima | dobbiam lo sposo comperare, e accoglierlo | — male dell'altro anche peggiore despota | del nostro corpo. E il rischio grande è questo: | se sarà tristo o buon: ché separarsene | non reca onore alle consorti, né | repudïar si può lo sposo. E, giunta | quindi a nuovi costumi, a nuove leggi, | indovina dovrebbe esser: ché appreso | in casa non ha già come piacere | possa allo sposo. E quando, a gran fatica, | vi siamo giunte, se lo sposo vive | di buon grado con noi, se non sopporta | il giogo a forza, invidïata vita | la nostra! Ma se no, meglio è morire. | Quando in casa si cruccia, un uomo può | uscir di casa, e presso un coetaneo, | presso un amico, cercar tregua al tedio: | noi, di necessità, sempre allo stesso | uomo dobbiamo essere intente. Dicono | che passa in casa, e scevra dai pericoli | la nostra vita, e invece essi combattono; | ed hanno torto: ch'io lo scudo in guerra | imbracciare vorrei prima tre volte, | che partorire anche una sola. Ma | ciò ch'io dico per me, male s'addice | a te: la patria hai tu, la casa tua, | agi di vita, consorzio d'amici: | io sola sono, senza patria, e oltraggio | mio marito mi fa, che me rapiva | da una barbara terra; e non ho madre, | non fratello o parente, a cui rivolgere | possa l'approdo in questa mia sciagura. | Ora io vorrei da te questo impetrare: | se qualche via, se qualche astuzia io posso | escogitare, onde allo sposo infligga | del mal ch'esso mi fa la giusta pena, | tu non parlar: ché in tutti gli altri eventi, | piena è la donna di paure, e vile | contro la forza, e quando vede un ferro; | ma quando, invece, offesa è nel suo talamo, | cuore non c'è del suo piú sanguinario''. ([[Euripide]]) *Fra tutte le creature non v'è spettacolo così meraviglioso né miracolo tanto riguardevole della donna, al punto che si dovrebbe essere ciechi per non vedere chiaramente che Dio radunò tutta la bellezza di cui è capace l'intero universo e glie la diede, acciò che ogni creatura abbia buone ragioni per stupirsi di lei e riverirla ed amarla. ([[Agrippa von Nettesheim]]) *Già le donne sono avanti rispetto a noi uomini, se poi ti innamori di una ragazza più grande devi darti una mossa, altrimenti resti indietro. ([[Federico Bernardeschi]]) *Gli uomini fanno le leggi, le donne fanno i costumi. ([[Jacques-Antoine-Hippolyte de Guibert]]) *«Gli uomini sono molto diversi dalle donne.» Si sbatté una mano sul petto. «Qui, sono diversi. Vedi, questa è la differenza. Non sono forti come noi. Gli uomini sono più vulnerabili quando amano. Si danno di più. Le donne no. Le donne tengono sempre in serbo una piccola parte di sé. Le donne sono più complicate, sotto questo aspetto. Gli uomini no. Amano e basta. E sono vulnerabili.» ([[Torey Hayden]]) *Guai quando le donne si appassionano troppo fra di loro. Fin che è un'amicizia moderata, può durare e andar bene, ma quando si riscaldano, guai! Ogni più piccolo torto che si facciano, diventa una montagna, e se non si picchiano potete ringraziare domine Dio. ([[Alberto Cantoni]]) *Ha chiesto molte volte al cuore di essere sincero e il cuore gli ha risposto che le belle donne andrebbero impiccate ed arse. ([[Rocco Scotellaro]]) *Ho passato una vita a difendere le donne, ma che delusione. Purtroppo debbo constatare che non pensano. ([[Ida Magli]]) *I mondi possono cambiare, le galassie disintegrarsi, ma una donna rimane sempre una donna. ([[James Tiberius Kirk]], ''[[Star Trek (serie classica)]]'' ) *Il bene pubblico è interesse dell'uomo: guai se decide la donna. ([[Eschilo]]) *Il bisogno che fa gli uomini cattivi, fa brutte le donne. ([[Emilio de Marchi]]) *Il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti. (''[[Titanic (film 1997)|Titanic]]'') *Il fatto che spesso passi l'idea che una donna debba comunque dipendere economicamente da un uomo, a me non piace assolutamente, al contrario mi piace l'idea che una donna possa essere indipendente sia economicamente e sia mentalmente dall'uomo. ([[Naoko Ogigami]]) *Il fatto è che mentre tutti diffidano delle donne, io me la intendo benissimo con loro! Io non guardo se hanno mentito, se hanno tradito, se hanno peccato – o se nacquero perverse – perché io sento che hanno pianto – hanno sofferto per sentire o per tradire o per amare... io mi metto con loro e per loro e le frugo, frugo non per mania di sofferenza, ma perché il mio compianto femminile è più grande e più dettagliato, è più dolce e più completo che non il compianto che mi accordano gli uomini. ([[Eleonora Duse]]) *Il guaio degli uomini è di non saper valutare le capacità delle donne. (''[[L'albero di Natale]]'') *Il letto diventa una casa segreta dentro la casa in vista, la casa palese, e la donna che lì ci aspetta la si ama semplicemente perché è lì disponibile. È lì e disponibile, a ogni ora della notte, in qualunque momento si torni a casa. di conseguenza la si ama. Si ama ciò che è sicuro. Si ama in ispecie ciò che aspetta, ciò che pazienta. ([[Joseph Roth]]) *Il mistero di una donna è un dolore che non si rimargina e neppure si riesce a imparare. L'uomo non imparerà mai a essere donna, e neppure una donna imparerà mai ad essere donna. Quando una donna nasce lo fa per sempre. Un uomo nasce solo per ferire, morire e ferire di nuovo; offendere, chiedere perdono, amare, amare di nuovo, di nuovo scappare, ferire, amare di nuovo e di nuovo morire. L'uomo vive per lasciare impronte nella neve, nell'illusione di fare traccia di sé. La donna la neve e il paesaggio che si farà primavera. La donna è una sfida che ti sfida. La donna è un ordigno, e l'uomo è un bambino che non riesce a capirci niente e lo distrugge, per piangere subito dopo e dare la colpa alle istruzioni. Ma la donna e il cielo non hanno istruzioni. ([[Filippo Timi]]) *Il nemico più grande della donna è la donna stessa. Non riusciamo a sfilarci da sotto il calcagno dello schiavismo del maschio. Stiamo facendo la caricatura della femmina per cercare di andare insensatamente incontro ai supposti desideri della controparte. Tira qui, molla là, botulini, filler, acidi ialuronici, plastiche additive e delizie di questo tipo. Si vedono in giro donne con la faccia di Fantomas e il seno della Saraghina. Più oggetto di così si muore. Va bene che è nell'uomo che deve avvenire la famosa "alterazione fisica", ma ciò non giustifica il massacro che stiamo operando su di noi. Siamo noi le prime a trattarci come dei pezzi di carne. Magari non sarà vero che le armi a nostra disposizione siano necessariamente e fisiologicamente pari a quelle del maschio, ma pari deve essere la dignità da esigere con potenza e assennatezza prima di tutto da noi stesse. Ma, visto l'andazzo, speranze poche. ([[Mina (cantante)|Mina]]) *Il nemico si comporta come una donna, poiché suo malgrado, è debole e vuole sembrar forte. ([[Ignazio di Loyola]]) *Il problema è che per molto tempo le donne non si sono sentite particolarmente elette a raccontare storie come gli uomini, forse perché da sempre relegate dalla società maschile, in ruoli stereotipati di madri, mogli, educatrici. Spesso alle donne è stata vietata la scrittura in quanto scelta di vita troppo audace. ([[Diana Abu-Jaber]]) *Il racconto di Marta e Maria mostra che il Vangelo eleva la donna a quel vertice spirituale in cui si apre l'accesso alla "sola cosa necessaria". ([[Pavel Nikolaevič Evdokimov]]) *Il tempo è venuto, Mademoiselle, in cui le rigide leggi degli uomini non impediranno più alle donne di dedicarsi alle scienze ed alle discipline; mi sembra che chi ne è capace dovrebbe impiegarsi in quest'onorevole libertà, che il nostro sesso ha desiderato così a lungo, studiando questi argomenti e dimostrando agli uomini quale torto ci hanno fatto nel privarci dei benefici e dell'onore che avremmo potuto ottenere. ([[Louise Labé]]) *«Immagino penserete che una donna a bordo sia pressoché inutile».<br/>«Per dirla senza troppi fronzoli, di solito le donne sulle navi sono un autentico flagello». ([[Edgar Wallace]]) *Impura e distorta: tale è la condizione naturale delle donne in questo mondo; ma l'uomo, ingannato da vesti e ornamenti, per le donne incorre nella passione. ([[Aśvaghoṣa]]) *In massima parte la mente delle femmine è più rozza, né può facilmente capire cose difficili. ([[Cirillo di Alessandria]]) *In ogni trattato filosofi e poeti, predicatori e la lista sarebbe ancora lunga, sembrano tutti parlare con la stessa bocca, tutti d'accordo nella medesima conclusione, che il comportamento delle donne è incline ad ogni tipo di vizio. ([[Christine de Pizan]]) *In Oriente le donne nascondono religiosamente d'avere un viso, in Occidente di avere delle gambe. In ambedue i casi rendono evidente d'avere poco cervello. ([[Henry David Thoreau]]) *In passato l'amicizia tra donne era viziata, sia causa delle restrizioni sociali che subivano, sia a causa di una rivalità che c'era tra loro nella ricerca del "maschio alfa". Oggi non c'è più questo antagonismo: se c'è della rivalità è piuttosto nel campo del lavoro. ([[Margherita Oggero]]) *In tutti i tempi è stata trascurata l'educazione delle donne, non c'è attenzione che per gli uomini, e le donne, come fossero una specie a parte sono state abbandonate a sé stesse prive di aiuto, senza pensare che compongono la metà del mondo. ([[Madame de Lambert]]) *In una donna noto subito gli occhi. Specie se ha le tette grosse. (''[[Rat-Man]]'') *In verità, o Gautama, la donna è fuoco: di quella, l'alvo è il combustibile, i peli sono il fumo, la vulva la fiamma, l'atto che si consuma al suo interno è la cenere, il godimento è le scintille. In questo fuoco gli Dei sacrificano il seme. Da quell'offerta sorge l'essere umano. (''[[Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad]]'') *Infantile, incostante, premurosa, irritabile, con una civetteria che conduce a lungo le assiduità e gli accostamenti amorosi, è la donna abituata a vivere coi vecchi. ([[Corrado Alvaro]]) *Io amo far godere una donna. Pensi che il mio più grande piacere è vedere la donna farsi scopare da altri. Io credo in una complicità non convenzionale. Io cerco una donna che non mi sia fedele. ([[Giuseppe Cruciani]]) *Io cerco di ricordarmi di essere donna. L'uomo può uscire vestito casualmente, la donna deve essere carina ed elegante. ([[Fiona May]]) *Io con le donne ci sto bene, le amo, solo che non mi servono... credo che succeda così quando uno è un vero artista. (''[[Accordi e disaccordi]]'') *Io credo che noi donne sappiamo essere tremende, siamo capaci di crudeltà assolute, possiamo essere delle iene senza precedenti, ma quando ci amiamo e ci troviamo tra noi, possiamo costituire un punto di forza davvero molto importante e unito. ([[Elena Sofia Ricci]]) *Io le [[amore|amo]] tanto, le donne, che riesco perfino a non essere [[gelosia|geloso]]. Tanto a che serve esser geloso. Se una donna ti vuol bene, è felice. Se non ti vuol bene, ne prendi un'altra. ([[Totò]]) *Io non parlo alle donne, bensì agli uomini, perché chi è di mente instabile non è assolutamente in grado di capire le mie parole. ([[Papa Gregorio I]]) *Io non voglio le donne per consigliere né per tenermi allegro, ma per andarci a letto, mentre se son brutte e istruite è lo stesso che andare a letto con Aristotele e Seneca o con un libro. ([[Francisco de Quevedo]]) *Io voglio sempre credere che le femmine siano più intelligenti dei maschi. Idea che si sfalda ogni volta che le vedo sbavare agli strip maschili la sera dell’8 marzo. ([[Tommaso Labranca]]) *L'Angiolo della Famiglia è la Donna. Madre, sposa, sorella, la donna è la carezza della vita, la soavità dell'affetto diffusa sulle sue fatiche, un riflesso sullo individuo della Provvidenza amorevole che veglia sull'umanità: sono in essa tesori di dolcezza consolatrice che bastano ad ammorzare qualunque dolore. Ed essa è inoltre per ciascun di noi l'iniziatrice dell'avvenire. ([[Giuseppe Mazzini]]) *L'avvento della donna sulle scene segna una volta per tutte la scissione tra maschio e femmina, condannati a caratteri sessuali, differenti nel senso diversi l'uno dall'altra, cancellando da una parte l'erotismo... e dall'altra l'osceno..., la perversione che è il teatro nel suo farsi: il fantasma. ([[Carmelo Bene]]) *L'essenza della donna è un abbandono sotto forma di resistenza. ([[Søren Kierkegaard]]) *L'importante è di non fingere di averle capite, le donne. ([[Gino Paoli]]) *L'intelligenza nelle donne è un'anomalia che si incontra eccezionalmente come l'albinismo, il mancinismo, l'ermafroditismo, la polidactilia. ([[Dino Segre]]) *L'uomo che non ha una donna al suo fianco è un uomo morto. (''[[Grand Hotel (film 1932)|Grand Hotel]]'') *L'uomo è come il gallo; chicchirichì! sbatte appena le ali e via – la donna invece è come la povera chioccia; stattene seduta a covare i pulcini. ([[Aleksandr Sergeevič Puškin]]) *L'uomo, poiché è forte e presiede alla donna, rappresenta la parte più elevata della ragione, invece la donna quella inferiore. E ciò a motivo della virilità da un lato, e della debolezza e fragilità dall'altro. ([[Bonaventura da Bagnoregio]]) *La bellezza del corpo è tutta nella pelle. In effetti se gli uomini vedessero ciò che sta sotto la pelle, dotati come le linci della Beozia della penetrazione visiva interna, la sola vista delle donne gli riuscirebbe nauseabonda: questa grazia femminile non è che suburra, sangue, umore, fiele. Considerate quello che si nasconde nelle narici, nella gola, nel ventre: dappertutto, sporcizie [...] E noi che ripugniamo dal toccare anche solo con la punta delle dita il vomito o il letame, come possiamo dunque desiderare di stringere nelle nostre braccia un semplice sacco di escrementi! ([[Oddone di Cluny]]) *La bellezza fa autentici miracoli. Ogni difetto morale di una bella donna, lungi dal generare repulsione, diventa invece al massimo grado attraente; il vizio stesso spira leggiadria; ma scompaia la bellezza, e una donna dovrà essere venti volte più intelligente di un uomo per attirarsi, non dico amore, ma almeno stima. ([[Nikolaj Vasil'evič Gogol']]) *La bellezza fisica della donna è uno dei più generosi spettacoli che la natura concede ai mortali, sempre deliranti fra il dolore e la morte. ([[Mario Rapisardi]]) *La cattedra è donna. Benissimo, perché? Perché le donne continuano, ancora oggi, a pensarsi come coloro che si prendono cura degli altri, e non come professioniste? Perché quella di occuparsi di bambini è, ancora una volta, una "vocazione"? [...] Torna il divario fra l'idea della donna (e prima ancora, della ragazza e della bambina) autonoma, dura, persino pericolosa, e una realtà che dice altro. Ci viene raccontato che abbiamo a che fare con replicanti in miniatura della Sposa di Quentin Tarantino. Scopriamo di avere davanti a noi docili, e già frustrate creature, che si rassegnano quasi subito a un destino irrilevante. ([[Loredana Lipperini]]) *La Chiesa, dunque, rende grazie per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l'amore gratuito di un'altra persona; per le donne che vegliano sull'essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale; per le donne «perfette» e per le donne «deboli» per tutte: così come sono uscite dal cuore di Dio in tutta la bellezza e ricchezza della loro femminilità; così come sono state abbracciate dal suo eterno amore; così come, insieme con l'uomo, sono pellegrine su questa terra [...]; così come assumono, insieme con l'uomo, una comune responsabilità per le sorti dell'umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l'umana famiglia ha in Dio stesso, nel seno dell'ineffabile Trinità. ([[Papa Giovanni Paolo II]]) *La complicità maschile esiste sempre. Per la donna si è tornati alla situazione antica con un rischio che già ognuna di noi intravedeva: la sua mascolinizzazione. ([[Ombretta Colli]]) *La crisi del ruolo della donna nella società è il crocevia di molti altri problemi sociali, umani e religiosi del nostro tempo. ([[Carlo Maria Martini]]) *La deficienza mentale della donna non solo esiste ma è necessaria. Se noi vogliamo una donna la quale sappia adempiere bene al suo compito materno, è necessario ch'essa non abbia un cervello mascolino. ([[Paul Julius Möbius]]) *La donna. Il cui peccato è di essere madre. (''[[Il monello]]'') *La donna ama maggiormente dopo la donazione: agisce allora in lei l'istinto della specie. ([[Carlo Maria Franzero]]) *La donna, andando dal sarto a scegliersi un vestito, non veste sé, veste il proprio tempo. Anzi, tutt'insieme la donna col suo vestito, è ella stessa veste alla nudità del suo tempo. ([[Massimo Bontempelli]]) *La donna africana sperimenta una triplice servitù, attraverso il matrimonio coatto, attraverso la dote e la poligamia che aumenta il tempo libero degli uomini e al tempo stesso il loro prestigio sociale, e, infine proprio attraverso l'ineguale divisione del lavoro. ([[René Dumont]]) *La donna che mente ha parecchi amici, e conduce un'esistenza di grande solitudine. ([[Adrienne Rich]]) *La donna che non possiamo stimare, la dobbiamo venerare. Essa sa darsi tutta, fino all'ultima goccia, senza lotta né dolore. È la purissima. ([[Scipio Slataper]]) *La donna – che sia naturalmente buona o no, che sia casta o corrotta – dovrebbe essere sempre considerata un'immagine della Beatissima Madre Divina. ([[Ramakrishna]]) *La donna deve obbedire. [...] Essa è analitica, non sintetica. Ha forse mai fatto dell'[[architettura]] in tutti questi secoli? Le dica di costruirmi una capanna, non dico un tempio! Non lo può! Essa è estranea all'architettura, che è la sintesi di tutte le arti, e ciò è un simbolo del suo destino. La mia opinione della sua parte nello Stato è in opposizione ad ogni femminismo. Naturalmente essa non dev'essere una schiava, ma se io le concedessi il diritto elettorale, mi si deriderebbe. Nel nostro Stato essa non deve contare. ([[Benito Mussolini]]) *La donna è altruista o meglio alterocentrista nel senso che fa centro del suo piacere, della sua ambizione, non in sé stessa, ma in un'altra persona che essa ama e da cui vuole essere amata, il marito, i figli, il padre, l'amico, ecc. ([[Gina Lombroso]]) *La donna è cambiata molto. Stiamo assistendo ad una grande indipendenza della donna. Oggigiorno il ruolo che una volta storicamente apparteneva all'uomo è spesso ricoperto dalla donna (parlo dal punto di vista del comportamento): probabilmente la società attuale non è ancora preparata a assistere a una tale inversione di ruoli. ([[Camila Raznovich]]) *La donna è come la macchina: alla mattina se non la scaldi, non parte. (''[[Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere)]]'') *La donna è come, non so come dirti, è come una grande vallata con delle bufale, qui, grosse, e poi piano piano discendi lentamente pedo–pede e c'è una foresta che si estende con gli arbusti, e tu devi penetrare piano piano in questa foresta, come se fosse un... un siluro. (''[[Arrapaho (film)]]'') *''La donna è come un computer | appena nuovo ce l'hai | ci passi le serate | e con gli amici non esci mai''. ([[Gem Boy]]) *La donna è come un libro che, buono o cattivo, deve piacere fin dalla copertina. ([[Giacomo Casanova]]) *La donna è la porta dei sogni. Non dimenticando, certo, che sono donne le Parche... ([[Guido Ceronetti]]) *La donna è meno consona alla moralità dell'uomo perché ha in sé più liquidità dell'uomo. Caratteristica del liquido è di ricevere facilmente e di trattenere male. Il liquido è un elemento facilmente mutevole, perciò le donne sono volubili e curiose. Quando una donna ha un rapporto con un uomo è molto probabile che desideri stare allo stesso tempo anche con un altro. La donna non è affatto fedele. Se tu le dai fiducia ne sarai deluso.[...] La donna è un uomo mal riuscito e rispetto all'uomo ha una natura difettosa e imperfetta, perciò è insicura. Quello che non riesce ad ottenere da sola cerca di raggiungerlo con gli inganni demoniaci. Perciò, per farla breve, l'uomo si deve guardare da ogni donna come da un serpente velenoso o da un diavolo cornuto. [...] L'intelligenza tende al bene e la furbizia al male. Pertanto nei comportamenti cattivi è più intelligente la donna perché è più furba dell'uomo. La sua sensibilità spinge la donna verso ogni male, mentre la ragione spinge l'uomo verso ogni bene. ([[Alberto Magno]]) *La donna è mobile, ed io mi sento mobiliere. (''[[Un turco napoletano]]'') *''La donna è mobile | qual piuma al vento, | muta d'accento – e di pensier. | Sempre un amabile, | leggiadro viso | in pianto o in riso, – è menzogner.'' (''[[Rigoletto]]'') *La donna è sempre cosa varia e mutevole. ([[Publio Virgilio Marone]], ''[[Eneide]]'') *La donna è senza dubbio una luce, uno sguardo, un invito alla felicità, e talvolta il suono di una parola; ma soprattutto è un'armonia generale, non solo nel gesto e nell'armonia delle membra, ma anche nelle mussole, nei veli, negli ampi e cangianti nembi di stoffe in cui si avvolge, che sono come gli attributi e il fondamento della sua divinità; nel metallo e nel minerale che le serpeggiano intorno alle braccia e al collo, aggiungendo le loro scintille al fuoco dei suoi sguardi, o tintinnando dolci alle sue orecchie. Quale poeta mai, nel ritrarre il piacere prodotto dall'apparizione di una bellezza, oserebbe disgiungere la donna dal suo abito? E qual è poi l'uomo che per la strada, a teatro, al parco, non abbia goduto, nella forma più disinteressata, di una toeletta sapientemente composta, e non ne abbia attinto un'immagine inseparabile dalla bellezza di colei a cui apparteneva, così facendo delle due entità, della donna e della veste, un tutto indivisibile? ([[Charles Baudelaire]]) *La donna è spesso il punto debole del marito. ([[James Joyce]]) *La donna è un animale debole e malato per natura. ([[Ferdinando Galiani]]) *La donna è un fiume. Se si innamora è un fiume in piena. Se straripa fa danni ingenti. L'impeto della donna è pari a quello dei grandi fiumi. ([[Enrico Baj]]) *La donna [[galanteria|galante]] è quella che dona spesso ciò che non ha mai avuto: il suo cuore. ([[Xavier Forneret]]) *La donna giovane, a qualunque classe appartenga e in qualsivoglia condizione la sia nata, all'eccezione di quelle sventuratissime precipitate nella più lurida prostituzione, ama sempre le belle vesti, gli stivaletti, gli ornamenti e le crinoline. ([[Francesco Mastriani]]) *La donna ha il diritto di vestirsi solo a lutto. Non appena ha raggiunto l'età adulta, dovrà coprire il suo viso che è fonte di tanti pericoli, altrimenti rischia di perdere la beatitudine eterna. ([[Tertulliano]]) *La donna moderna che si «denuda», si mette in mostra, si abbandona, sottoscrive la sua decadenza snaturandosi.<br />Se la donna vuol portare a termine la sua missione, deve essere per l'uomo un «mistero». ([[Michel Quoist]]) *La donna molto bella è per legge d'orgoglio la più fredda, perché tutta compresa di sé, non le resta tempo ad espandersi. ([[Pier Carlo Leoni]]) *La donna non è una "replica" dell'uomo; viene direttamente dal gesto creatore di Dio. L'immagine della "costola" non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza e sono complementari e che hanno anche questa reciprocità. E il fatto che — sempre nella parabola — Dio plasmi la donna mentre l'uomo dorme, sottolinea proprio che lei non è in alcun modo una creatura dell'uomo, ma di Dio. Suggerisce anche un'altra cosa: per trovare la donna — e possiamo dire per trovare l'amore nella donna —, l'uomo prima deve sognarla e poi la trova. ([[Papa Francesco]]) *La donna non ha diritti politici ma deve conoscerli perché, si scrive, in qualche misura li può esercitare lo stesso: «perché un giorno, come sorella, come sposa, e come madre, deve spingere il fratello, il marito e i figli a compiere degnamente i loro doveri di cittadini». ([[Simonetta Ulivieri]]) *La donna non può essere superiore che come donna, ma dal momento in cui vuole emulare l'uomo, non è che una scimmia. ([[Joseph de Maistre]]) *La donna o ama o odia: non conosce via di mezzo. ([[Publilio Sirio]]) *La donna? Per certuni un buco, per altri un abisso. ([[Ardengo Soffici]]) *La donna perché adorna dalla natura di peculiari pregi è ritenuta la parte più gentile dei genere umano.<br>Alla venustà delle forme, alla innata gentilezza dei modi e del linguaggio, alla delicatezza del suo profondo sentire, essa poi a mille doppî aggiungerà valore, se coltivando la mente potrà esplicare con eletta forma, i suoi pensieri, ed arricchire così il patrimonio scientifico e letterario, coi risultati dei suoi studii. ([[Filippo Nani Mocenigo]]) *La donna più addentro nell'anima sente forza d'amore, e l'uomo si fa padrone di tutto il suo essere e si rende vita della sua vita. La donna vive per amare, e di codesto sentimento usa nelle vicende dell'esistenza per lenire l'agrezza delle sciagure, per stemperare in dolce serenità le gioie trabocchevoli. È per cotesto che la donna è la poesia della natura, perché l'amore è l'eterno sorriso del creato, l'armonia che tutti gli esseri lega in un vincolo misterioso. E mentre l'uomo trascende a forti e concitati proponimenti, e passioni violenti e subitanee, la donna modera se stessa, finché lo consente natura; e la preghiera, l'umiltà, il sacrificio le porgono mezzi di giungere là, ove non possono la vendetta, l'odio, il furore dell'uomo. ([[Felice Guzzoni]]) *La donna, portata com'è a osservare più i sentimenti altrui che i propri, non inganna né è ingannata, ma è l'illusione in sé, ottica e acustica. ([[Jean Paul]]) *La donna promette quel che solo Dio può mantenere. Non essere amaro con lei. Non è forse già meraviglioso che una tale promessa esista? Iddio non ha richiamo più irresistibile di quello della donna. ([[Gustave Thibon]]) *La donna quando pensa da sola, mal pensa. ([[Publilio Sirio]]) *La donna sa donare l'anima prima di cedere il suo corpo. ([[Nino Salvaneschi]]) *La donna seduce come un [[gatto]], il gatto seduce come una donna. ([[Stéphanie Hochet]]) *La donna selvaggia è nel contempo amica e madre di coloro che hanno perso la strada, si sono sperdute, di tutte coloro che hanno bisogno di sapere, di tutte coloro che hanno un enigma da risolvere, di tutte coloro che vagano e cercano nella foresta o nel deserto. ([[Clarissa Pinkola Estés]]) *La donna? Solo il diavolo sa cos'è. ([[I fratelli Karamàzov|Fëdor Dostoevskij, ''I fratelli Karamàzov'']]) *La donna venuta dopo, quella dei giorni nostri, in gara col maschio in ogni competizione e in ogni attività, in ogni privilegio, che del maschio reclama i diritti e le prerogative fino nell'abito, è forse più utile ai fini pratici della vita sociale, ma la sua posizione rispetto all'uomo è divenuta quella di un oggetto di uso comune nella vita quotidiana, non di un oggetto prezioso e raro, che si guarda con ammirazione religiosa. Oggi abbiamo la donna sportiva sorta dal cinematografo: quella era la donna sorta alcuni secoli prima dalla poesia. ([[Aldo Palazzeschi]]) *La femmina, amico, è una gran cosa, tutto il mondo ne delira: la fiera, l'uccello, il piccolo maggiolino, tutti sono vivi per questo! E al di fuori di ciò di che si può vivere? ([[Maksim Gor'kij]]) *La femmina, infatti, ha bisogno del maschio non solo per la generazione, come negli altri animali, ma anche come suo signore, perché il maschio è più perfetto quanto a intelligenza ed è più forte quanto a coraggio. ([[Tommaso d'Aquino]]) *La forza principale del [[Giappone]] sta nelle sue donne, uniche al mondo. Sono le donne che, col sacrificio della loro vita, rinunziano a tutto, alleggeriscono l'esistenza e danno la serenità e la forza agli uomini. ([[Ercole Patti]]) *La gioia di vivere è il miglior cosmetico per una donna. ([[Rosalind Russell]]) *La giovane evitava in particolare i faggi e i frassini, che gocciolavano più insidiosamente di tutte le altre piante. Così facendo dimostrava quanto le donne comprendano bene gli umori e le caratteristiche della natura: un uomo che avesse attraversato quei campi non si sarebbe nemmeno accorto che dagli alberi scendeva acqua. ([[Thomas Hardy]]) *La maggior parte delle donne non ha ancora capito che alla base dell'emancipazione dev'esserci l'indipendenza economica e che, per essere libere, bisogna anzitutto essere autonome. ([[Carla Gravina]]) *La lussuria delle donne è fetida e più soffocante che negli uomini, e quindi deve essere domata più energicamente con l'astinenza dal cibo. ([[Giovanni di Dio]]) *La nostra [[fortuna]] con le donne è subordinata al nostro successo di esordienti che ci persuade di essere nati, almeno sotto questo punto di vista, fortunati. E di cui le donne subiscono il richiamo: è come ne portassimo addosso diciamo l'odore. ([[Vasco Pratolini]]) *La più stupida delle donne è più intelligente del più intelligente degli uomini. ([[Luciano Pavarotti]]) *La principessa era lontana dal farsi scrupoli; era anzi malvagia quanto può esserlo una donna, il che non è poco, giacché il gentil sesso tiene a una qualche superiorità in ogni competizione. ([[William Beckford]]) *La schiavitù della donna consiste nel fatto che alcuni vogliono e ritengono conveniente sfruttarla come uno strumento di piacere. ([[Lev Tolstoj]]) *La verità non ha mai interessato le donne, a loro basta avere ragione. ([[Frigyes Karinthy]]) *La vita della donna è irta d'insidia; e la donna se ne guarda con inesauribile astuzia. In tal modo l'arte dell'inganno le è propria, indissolubile dalla sua indole, come l'arte del vestire. ([[Luciano Zuccoli]]) *La vostra astuzia [o donne] è davvero grande! (''[[Corano]]'') *Le anime delle donne sono così piccole, che alcuni credono che non ne abbiano per nulla. ([[Samuel Butler (poeta)|Samuel Butler]]) *Le belle donne non si mettono a studiare medicina a meno che non abbiano qualche grosso problema. (''[[Dr. House - Medical Division (prima stagione)|Dr. House - Medical Division]]'') *Le donne amano soltanto coloro che non conoscono. ([[Michail Jur'evič Lermontov]]) *Le donne andrebbero fatte fuori appena nate! (''[[Lobo (fumetto DC Comics)|Lobo]]'') *Le donne assicurano la solidità e la continuità del reale. ([[René Barjavel]]) *Le donne avranno pur diritto di salire alla tribuna, se hanno quello di salire al patibolo. ([[Olympe de Gouges]]) *Le donne cercano sempre di dimostrare che la cura della casa e della famiglia rappresenta un lavoro che nessun uomo può accingersi a sbrigare, mentre è stato dimostrato che a fatti gli uomini sanno trovare più efficienti sistemi nell'organizzare anche i lavori domestici su basi bene ordinate e risparmiando tempo e fatica, cosa che le donne non sapranno mai fare. ([[Rosamond Du Jardin]]) *Le donne, così abili nell'arte di dissimulare, fingono meglio di noi un sentimento che non provano, ma nascondono peggio degli uomini un affetto sincero e appassionato, perché vi si abbandonano di più. ([[Émile de Girardin]]) *Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza. ([[Rita Levi-Montalcini]]) *Le donne commettono dei particolari reati per la loro fragilità, ma tenendo conto di questa fragilità femminile, i giudici maschi sono di solito tolleranti con loro. E dunque stiano buone. ([[Giuseppe Prezzolini]]) *Le donne corrono dietro agli stolti; fuggono i saggi come animali velenosi. ([[Erasmo da Rotterdam]]) *Le donne generalmente non negano i loro difetti. Solo li designano con nomi di [[virtù]]. ([[Ugo Bernasconi]]) *Le donne danno la vita, perché non possono anche toglierla? (''[[Batman/Lobo: Pericolo mortale]]'') *Le donne hanno lo strano istinto di aggrapparsi al pugnale che le trafigge. ([[Jerome K. Jerome]]) *Le donne hanno per certi atti il senso del [[pudore]] assai meno sviluppato che l'uomo. La loro femminilità è ad un tempo arma e difesa. ([[Carlo Maria Franzero]]) *Le donne imparano con avidità e dimenticano con facilità. ([[Ferdinando Galiani]]) *Le donne in questo mondo sono chiamate a costruire una casa, un futuro, insieme alle loro famiglie: ma io? [...] Gli estremisti non ci lasceranno mai in pace: sono una donna segnata. ([[Asia Bibi]]) *Le donne nel western c'erano, ma non in primo piano. Con qualche regola. Le bionde, considerate fragili e delicate, in genere morivano al primo rullo. Più fortuna avevano le rosse e le more, prostitute da saloon oppure dalla parte dei cattivi. Erano più forti, resistevano, potevano morire anche alla fine del film. ([[Marco Giusti]]) *Le donne nere sono meno attraenti delle altre perché sono molto più grasse. ([[Satoshi Kanazawa]]) *Le donne non hanno più timore né dei loro desideri né dei loro "sogni proibiti" e neppure della pornografia. Sono molto più sicure, evidenziano anche in tanti libri erotici la loro complessa natura. Dalla politica alla vita di tutti i giorni, passando per la cultura, la forte femminilizzazione della società sta modificando molte convinzioni e convenzioni. È per questo che oggi si discute, molto più che in passato, degli amori saffici. ([[Tilda Swinton]]) *Le donne non hanno quel senso delle difficoltà che hanno gli uomini. Le difficoltà delle donne sono fisiche e reali: quelle degli uomini sono intellettuali e formali. " È impossibile " dicono sempre. Le donne non dicono mai così. Prima agiscono e dopo vedono se la cosa è o no possibile. ([[John Galsworthy]]) *Le donne non si vedono mai abbastanza belle e, oggi, la bellezza sembra sempre la loro promessa di felicità. ([[Silvio Orlando]]) *Le donne non sono migliori degli uomini. Ma partoriscono, e quindi sono più stabili, anche sentimentalmente. Sono meno leggere, più affidabili. Agli uomini le responsabilità danno fastidio. ([[Giovanna Mezzogiorno]]) *Le donne non sono nate donne, ma lo diventano: con questo {{NDR|[[Simone de Beauvoir]]}} intendeva dire che le donne tendono ad adeguarsi all'ideale che gli uomini hanno delle donne. Essere ciò che un uomo si aspetta da te è una scelta, ma le donne, essendo libere, possono decidere da sole ciò che vogliono essere. Non esiste un'essenza, un modo naturale di essere donna a cui devono adeguarsi. ([[Nigel Warburton]]) *Le donne più belle del mondo erano le africane. Donne somale avvolte in vesti screziate di viola, vermiglio, rosa. Intorno al collo grani d'ambra che, strofinati l'uno contro l'altro, sprigionavano elettricità e profumo di limoni e miele. Donne del Corno d'Africa che sbirciavano attraverso veli d'oro, ornamenti filiformi simili a lacrime tintinnanti. Velate di nero dalla testa ai piedi, concentravano il loro desiderio negli occhi contornati di kajal. Sulle Montagne della Luna, donne dinka, scure e levigate come il più scuro e più levigato dei legni, alte e statuarie, con corsetti ornati di perline che sarebbero stati aperti solo la notte delle nozze. ([[Martin Cruz Smith]]) *Le donne preferiscono aver ragione piuttosto che essere ragionevoli. ([[Ogden Nash]]) *Le donne, prima di sposarle, bisogna provarle. ([[Benito Mussolini]]) *Le donne sanno delle cose che non sono mai state scritte né insegnate. ([[Remy de Gourmont]]) *Le donne, se le ami veramente, sanno esserti perennemente fedeli, fino alla morte, e anche oltre. Loro sanno cos'è l'amore. (''[[L'inchiesta (miniserie televisiva)|L'inchiesta]]'') *Le donne son fatte così. Ogni giorno che sorge porta loro una nuova interpretazione del passato. Dev'essere una vita poco monotona la loro. ([[Italo Svevo]]) *''Le donne son venute in eccellenza | di ciascun'arte ove hanno posto cura.'' ([[Ludovico Ariosto]]) *Le donne sono innamorate del potere. Gironzano attorno come le mosche sulla merda. (''[[La seconda guerra civile americana]]'') *Le donne sono come i camaleonti, che dove si posano prendono il colore. ([[Alberto Moravia]]) *Le donne sono come le automobili. Ogni tanto debbono fare un piccolo tagliando. A noi che stiamo sempre davanti al pubblico, un po' di lifting ce lo dovrebbe pagare lo Stato. ([[Loredana Bertè]]) *Le donne sono creature instabili: se dai loro qualcosa in mano non sono contente finché non l'hanno distrutto. ([[Efraim Medina Reyes]]) *Le donne sono creature semplici: io non ho mai incontrata una che non capisse il significato di una bella sberla sul grugno o di pallottola calibro 45. (''[[Provaci ancora, Sam]]'') *Le donne sono delle terribili sognatrici. Il peccato è una sorta d'incoscienza, un non-sapere. Così sono le donne. ([[Iris Murdoch]]) *Le donne sono estreme: o migliori o peggiori degli uomini. ([[Jean De La Bruyère]]) *Le donne sono famose per costruir romanzi inverosimili. ([[Dino Buzzati]]) *Le donne sono gli esseri dell'altra riva, per noi uomini intendo: questo significa che tra l'uomo e la donna scorre un fiume, un fiume più ampio e profondo del mare. (''[[Neon Genesis Evangelion]]'') *Le donne sono molto sensibili al riguardo: non le puoi ingannare. Possiedono una maggiore sensibilità al tocco fisico, per cui sanno. ([[Osho Rajneesh]]) *Le donne sono più forti degli uomini, e soprattutto non perdiamo tempo a lamentarci, ma cerchiamo sempre di fare del nostro meglio, al netto delle difficoltà. Ecco perché quando si hanno in una famiglia dei bambini piccoli che piangono, sono spesso le donne a tenerli in braccio. Gli uomini si dimostrano a volte stupidi per alcuni loro modi di fare. ([[Serena Williams]]) *Le donne sono sempre povere di parole precise. ([[Italo Svevo]]) *Le donne sono speciali, ma capirle è come vincere alla lotteria. (''[[NCIS - Unità anticrimine (seconda stagione)|NCIS - Unità anticrimine]]'') *Le donne sono stupide, altrimenti non sarebbero donne. ([[Alba de Céspedes]]) *Le donne sono troppo cretine per essere antipatiche. (''[[Fantasmi a Roma]]'') *Le donne stupide impazziscono di rabbia. Quelle intelligenti si intristiscono, si lasciano prendere dalla curiosità, ma alla fine se ne fanno una ragione. ([[Sándor Márai]]) *Le donne superiori a noi! Sì, fratellini miei; consentite questa strana sentenza in bocca d’un vecchio che ne ha vedute molte. Sono superiori a noi nella costanza dei sacrifizi, nella fede, nella rassegnazione; muoiono meglio di noi: ci son superiori insomma nella cosa più importante, nella scienza pratica della vita, che, come sapete, è un correre alla morte. ([[Ippolito Nievo]]) *Le femmine non sono solo leggiadre e carine come pensi tu! Anche loro fanno la cacca e la pipì! E la tua Shimada è come le altre, che ti credi? Resterai sempre deluso se credi che non siano esseri umani! (''[[Video Girl Len]]'') *Le [[Prostituzione|prostitute]] dicevano che la maggior parte degli uomini avrebbe dovuto conoscere la donna quanto i protettori. La donna dovrebbe essere coccolata in modo da percepire l'affetto dell'uomo, ma trattata con severità... tutte le donne sono per natura fragili e deboli: sono attratte dall'uomo nel quale vedono la forza... La mia esperienza è fin troppo estesa e dimostra che le donne sono creature infide, ingannevoli e menzognere. ([[Malcolm X]]) *Lo svelamento di una donna è cosa delicata. Non avviene mai di notte. Non si sa che cosa si può trovare. ([[Anaïs Nin]]) *Ma che cos'è la donna? Soltanto uno dei gradevoli abbagli della Natura. ([[Hannah Cowley]]) *Mai nella sventura e neppure nell'agognata prosperità mi sia dato di coabitare con la razza delle donne. Perché la donna, se impera, non è che impudenza impraticabile, e se teme è iattura ancor più grande per case e città. ([[Eschilo]]) *Mentre fra noi si pone oggi una cura quasi febbrile nell'istruzione letteraria e scientifica della donna, si trascura molto, e qualche volta affatto la sua educazione religiosa e morale.<br>Eppure a noi, veramente positivi e che vogliamo in tutto riferirci ai fatti, l'esperimento di tutti i giorni dimostra come l'educazione morale e religiosa della donna sia la suprema condizione di ogni prosperità domestica e civile. ([[Augusto Alfani]]) *''Mi colpiscono | di una donna | le stesse parti del pollo: | coscia, petto, collo...'' ([[Marcello Marchesi]]) *''Mi piacciono le donne che si fingono matte, | ma mi scende tutto se si sono rifatte, | perché se il seno l'hai voluto grande, gigante, | chissà cosa ti aspetti dalle mie mutande.'' ([[Dargen D'Amico]]) *Mio nonno era innamorato del profumo delle donne. Ne portava gli aromi come anelli attorno alle dita e sulla punta della lingua come parole – combinazioni inconsuete di odori consueti. ([[Jonathan Safran Foer]]) *Mio padre diceva che la strada che porta al cuore di una donna passa per il suo stomaco. ([[Benjamin Sisko]], ''[[Star Trek: Deep Space Nine]]'') *Natura meravigliosa, se io non ti ammirassi, una donna me l’insegnerebbe, perché lei è il venerabile dell’esistenza. In modo magnifico tu l’hai plasmata, ma ancor più magnifico è che tu non abbia formato una donna come l’altra. ([[Søren Kierkegaard]]) *Nei riguardi dell'amore, la donna è uno strumento completo. Dai piedi alla testa essa è unicamente, meravigliosamente fatta per l'amore. ''Ella sola sa amare. Ella sola sa essere amata. Di conseguenza'': se una coppia amorosa si compone di due donne, è perfetta; se ce n'è una sola, lo è soltanto a metà; se non ce ne sono, è semplicemente idiota. ([[Pierre Louÿs]]) *Nel cuore delle donne non ci vede chiaro che l'esaminatore disinteressato. ([[Edmondo De Amicis]]) *Nel grande disegno le donne sono state dipinte con pennelli diversi. (''[[I segreti di Twin Peaks (prima stagione)|I segreti di Twin Peaks]]'') *Nel secolo scorso e nei primi decenni del Novecento, nelle società più progredite [...] due cromosomi X<ref>Normalmente gli esseri umani di sesso femminile presentano due cromosomi X.</ref> rappresentavano una barriera insormontabile per entrare alle scuole superiori e poter realizzare i propri talenti. ([[Rita Levi-Montalcini]]) *Nessun grande movimento degli oppressi si è compiuto nella storia dell'umanità senza la partecipazione delle donne lavoratrici. Le donne lavoratrici, le più oppresse fra tutti gli oppressi, non sono mai restate e non potevano restare ai margini della grande strada del movimento di liberazione. Il movimento di liberazione degli schiavi ha fatto sorgere, com'è noto, centinaia e migliaia di grandi martiri ed eroine. Nelle file dei combattenti per l'emancipazione dei servi della gleba militavano decine di migliaia di donne lavoratrici. Non c'è da meravigliarsi se il movimento rivoluzionario della classe operaia, il più potente di tutti i movimenti di emancipazione delle masse oppresse, ha raccolto sotto la sua bandiera milioni di donne lavoratrici. ([[Iosif Stalin]]) *Nessuna donna nata in questo mondo è immune ai piaceri della bontà. Si nasce alla bontà: è la nostra primogenitura. Solo molta grinta e un'ostinazione incrollabile ci spingono a esigere il diritto alla cattiveria – perché sappiamo che solo in questo modo possiamo diventare persone – non figli o nipoti, ma individui, e possibili artiste. ([[Erica Jong]]) *Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente se le donne non vi partecipano a fianco degli uomini. Al mondo ci sono due poteri: quello della spada e quello della penna. Ma in realtà ce n'è un terzo, più forte di entrambi, ed è quello delle donne. ([[Mohammad Ali Jinnah]]) *Niente fa tanto onore ad una donna quanto la sua pazienza e niente le fa così poco onore quanto la pazienza di suo marito. ([[Joseph Joubert]]) *Noi donne, a differenza degli uomini, possediamo due volti: un volto di donna e un volto di madre. Guarda, anche nelle piante ci sono foglie e fiori, giusto? La foglia assorbe il nutrimento con tutta sé stessa esponendosi al sole, il fiore invece non pensa ad altro che ad apparire bello. Il fiore è il volto di donna della pianta, ma è nella foglia che trovi il viso di una madre. (''[[Boogiepop Phantom]]'') *Noi donne passiamo oltre l'aspetto fisico se una persona ha qualcosa di importante e bello da offrirci. E se ha un cervello che funziona bene. Mi dispiace per i maschi dai grandi attributi fisici. Non ce l'ho con loro per questo, intendiamoci! ([[Eva Mendes]]) *Noi trascuriamo le donne, perché sono gli esseri umani più complicati e, nello stesso tempo, quelli che offrono di più in cambio agli sceneggiatori e ai registi. La donna può dire sì e no nello stesso tempo. La donna vuole e non vuole nello stesso istante. La donna mente e dissimula infinitamente meglio dell'uomo, perché è stata obbligata a farlo nella nostra società. Ma detesterei che perdesse i suoi meravigliosi attributi. Sono anche attributi naturali. Invidio loro i superiori mezzi per affrontare la vita. Le trovo infinitamente più affascinanti degli uomini [...]. Inoltre, le donne raramente sono rappresentate sullo schermo oggigiorno, tranne che come tette. ([[Joseph L. Mankiewicz]]) *Non c'è donna, per vecchia che sia, che non abbia, in ragione dell'età, altrettanta presunzione. ([[Francisco de Quevedo]]) *Non c'è limite alla malizia delle donne, soprattutto delle più innocenti. ([[José Saramago]]) *Non è indifferente che Dio abbia realizzato il suo progetto per mezzo di una donna: essa possiede uguale dignità a quella dell'uomo. ([[Leonardo Boff]]) *Non è un vanto per una donna l'esser lodata da un superiore che non può sposarla.<br />E pazzia di lasciare che nel cuore si accenda un amore che deve divorare la sua vita, se non è conosciuto e diviso, e, se è tale, simile a un fuoco fatuo, smarrirla in un labirinto di dolori senza uscita. ([[Charlotte Brontë]]) *Non le vedi mai sedersi su una panchina con su scritto ''Vernice fresca''. Si guardano intorno ovunque. ([[James Joyce]]) *Non si chieda alle donne di essere sincere, sinché vengono educate in modo da credere che lo scopo della loro vita sia di piacere. ([[Marie von Ebner-Eschenbach]]) *Non si ride così forte. Avete dimenticato che la voce delle donne non deve mai oltrepassare la porta? [...] La voce della donna è la sua nudità. (''[[La bicicletta verde]]'') *Non vi è che l'ultimo amore di una donna capace di soddisfare il primo di un uomo. ([[Honoré de Balzac]]) *Non voglio con questo dire che alle donne piaccia trovarsi in certe situazioni, nelle quali è molto, molto piacevole essere umiliate, nonostante l'apparente indignazione. Ci vanno a finir tutte in situazioni simili; l'uomo in genere arriva persino ad amare molto d'essere umiliato, l'avete notato? Ma per le donne la cosa è particolare... Si può dire che campino solo per questo! ([[Fëdor Dostoevskij]]) *Nulla è più insopportabile di una donna [[Ricchezza|ricca]]. ([[Decimo Giunio Giovenale]]) *O donne, voi siete le vittime del tempio in cui siete adorate. ([[Madame de Staël]]) *O Profeta, di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro [[Hijab|veli]], così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso. (''[[Corano]]'') *Oggi una donna di volontà riesce a farsi strada. Ma deve dimostrare sempre molte più cose di un uomo. ([[Edwige Fenech]]) *''Ogni donna ama un fascista''. ([[Sylvia Plath]]) *Ogni donna è destinata ad essere madre [...]. A questo fine il Creatore ha ordinato tutto l'essere proprio della donna, il suo organismo, ma anche più il suo spirito e soprattutto la sua squisita sensibilità. Di guisa che la donna veramente tale, non può altrimenti vedere né comprendere a fondo tutti i problemi della vita umana che sotto l'aspetto della famiglia. ([[Papa Pio XII]]) *– Ogni donna ha punti morti e punti vivi. Cerca di individuare i suoi punti vivi.<br>– Dovrei fare degli scavi sul suo corpo ma... griderebbe. (''[[Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere)]]'') *Ogni donna può figurare al meglio se sta bene dentro la propria pelle. Non c'entrano i vestiti ed il trucco, ma come si brilla. ([[Sophia Loren]]) *Oh grandezza umana della donna! Ricordiamoci sempre della potenza affermativa della passione femminile, eredità tra le somme della rivoluzione umana, forza che ritorna dopo le epoche basse di avvilimento, di accademia, di chiesa, di moralismo borghese, di filosofia ufficiale, a scuotere dai cardini la società ripresa dal sonno torpido di una schiavitù. ([[Paolo Orano]]) *Ossequiate, lusingate, insidiate, ti amano per vanità: molte, se sei ricco, sentono il bisogno di entrare nella tua casa; nessuna il desiderio di penetrare nell'anima tua. ([[Anton Giulio Barrili]]) *Per imporre una nuova idea è sufficiente rivolgersi alle donne. Esse se ne impossessano subito perché non vanno troppo per il sottile, la propagano immediatamente e la sostengono a spada tratta essendo ostinate e testarde. ([[Susanne Necker]]) *Per l'uomo l'[[amore]] può essere un episodio. Per la donna spesso è tutto il suo destino. ([[Nino Salvaneschi]]) *''Per lei assai di lieve si comprende | quanto in femmina foco d'amor dura, | se l'occhio o 'l tatto spesso non l'accende.'' ([[Dante Alighieri]], ''[[Divina Commedia]]'') *''Per la mia strada già tante | donne vidi passare | belle come nei sogni | lontane stelle che l'occhio | si paga di mirare. | Quella la via delle mie donne | quando s'oscura il giorno | e vaghe forme intorno | dilettano i miei sensi | or che ogni porta s'è rinchiusa | frusciando di gonne.'' ([[Rocco Scotellaro]]) *Per me, una forma d'arte sono le donne. Cammino per strada e sono all'interno di una galleria di opere viventi, continuamente mutevoli e straordinarie. Mi piace la figura intera, ma ammiro soprattutto i ritratti. Mi chiedo chi le abbia dipinte, chi le abbia modellate. So che è stata la vita e quindi sono un appassionato di vita, come forma d'arte. ([[Leo Ortolani]]) *''Per molti, donna, anzi per mille amanti | creata fusti, e d'angelica forma; | or par che 'n ciel si dorma, | s'un sol s'appropia quel ch'è dato a tanti.'' ([[Michelangelo Buonarroti]]) *Per quanti libri hai letto, per quanto intelligente sei, per quanti percorsi hai fatto nel mondo, per le donne il dato estetico è sempre il punto di rottura di un equilibrio. ([[Silvio Orlando]]) *Per una donna i [[Corteggiamento|corteggiatori]] sono come le collane e i braccialetti: ornamenti di cui, se può, preferisce di non disfarsi. ([[Alberto Moravia]]) *Per una donna esiste il problema della credibilità, bisogna dimostrare che si è brave. Alla donna manca il diritto alla [[mediocrità]], si arriva ad occupare posti importanti solo se si è bravissime. Ma quando ci saranno anche le mediocri, come avviene per gli uomini, vorrà dire che esiste la parità. Occorre quindi dimostrare che a uguali opportunità corrispondono uguali meriti. ([[Marisa Bellisario]]) *''Perché non esiste donna che dica no a una serenata.'' ([[Modena City Ramblers]]) *Perché non esistono musiciste? Perché le donne non compongono [[musica]]? Perché si accontentano di lasciarla risuonare dentro il loro animo, a tormentarle, a corrodere i loro pensieri? Perché non se ne liberano buttandola fuori? Che cosa succederebbe, se il mondo venisse invaso dai suoni che accadono dentro l'animo delle donne? ([[Tiziano Scarpa]]) *Perché Satana sa che ha sedotto il primo uomo per bocca di una donna e ha allontanato tutti gli esseri umani dalla beatitudine del paradiso grazie alla credulità della donna, così lui perseguita anche adesso, con astuzia ancora più attenta, il vostro sesso. ([[Papa Leone I]]) *Perché voi donne fate così? Perché vi fate tutte queste pippe mentali? Prendete ogni cosa che un uomo fa e la trasformate in un'altra cosa. Siete fuori! (''[[La verità è che non gli piaci abbastanza]]'') *Perfin le donne, cui più gioverebbe attendere alle domestiche faccende, aver cura dei bimbi, governar le fantesche, alzano l'esile lor voce per discutere materie {{NDR|politiche}} così superiori alla loro intelligenza. ([[Clemente Solaro della Margarita]]) *Più sovente la donna è ispiratrice di nobili azioni che istigatrice di ree. ([[Niccolò Tommaseo]]) *Più una donna è oggetto più è arbitra del suo destino. Più è oggetto più riesce a sottomettere l'uomo e ad aprirsi qualsiasi strada. ([[Femi Benussi]]) *''Può darsi che io non sappia cosa dico, | scegliendo te – una donna – per amico.'' ([[Lucio Battisti]]) *Può sembrare grave ingiustizia il negare alla donna di scienza, ad altissima capacità femminile ciò che si concede alle più umili capacità maschili. A capacità eguali, se non superiori, può sembrare debbano incontrastabilmente corrispondere eguali diritti. Ed ove a tale parità di diritti si ricusi, non ne verrà che, siccome un'intera metà della nazione non è rappresentata nelle assemblee che fanno le leggi e da cui emana il Governo e siccome queste leggi la riguardano e ad essere ben governata la donna non ha minore interesse dell'uomo, essa potrà dire che le leggi, perchè fatte senza di lei sono contro di lei! E la donna non attribuirà a ciò le vantaggiose ineguaglianze che la legge civile ancora presenta rispetto alla sua condizione giuridica? E se, malgrado tali ineguaglianze, molte donne hanno un'intera capacità civile, perchè non dovranno avere alcuna capacità nell'esercitare il più importante dei diritti politici? E non è di gran lunga meno difficile l'esercizio del diritto elettorale, che non quello delle professioni scientifiche, cui pure ora sono ammesse, e che esercitano spesso con rara perizia? ([[Giuseppe Zanardelli]]) *Purtroppo anche le donne, oggi {{NDR|1987}}, sono entrate nella trappola del consumismo e trascurano i figli pur di portare a casa uno stipendio in più. Per sopravvivere, abbiamo dovuto sposare gli stili maschili. ([[Eleonora Giorgi]]) *Qualche volta mi dico che le donne sono la radice prima di ogni male. ([[Iris Murdoch]]) *Quando le candele son spente tutte le donne son belle. ([[Plutarco]]) *Quando si scrive delle donne, bisogna intingere la penna nell'arcobaleno e asciugare la pagina con la polvere delle ali delle farfalle. ([[Denis Diderot]]) *Quando una donna è assalita non può perdere tempo a riflettere su ''himsa'' {{NDR|violenza}} o ''ahimsa'' {{NDR|non-violenza}}. Il suo compito primario è l'autodifesa. È libera di impiegare qualsiasi metodo o mezzo che le venga in mente pur di difendere il proprio onore. Dio le ha dato ''unghie e denti''. ([[Mahatma Gandhi]]) *Quando una donna dice di tacere per pietà, ha già ingannato. ([[Luigi Pirandello]]) *Quando una giovane donna scopre il suo potere, sia sessuale sia intellettuale, dà libero sfogo alla sua voce, alla sua rettitudine. ([[Susie Bright]]) *Quando vedevo molte donne riunite in qualche posto, a teatro, per esempio, od alla passeggiata, io mi domandavo; «Chi ameresti tu fra queste?» – E con una mano sulla coscienza, mi rispondevo: «Tutte, meno le vecchie, le gobbe e le troppo brutte.» ([[Federico De Roberto]]) *Quando viaggio in Europa tante donne mi dicono di riconoscersi nelle mie frustrazioni di donna dell'oriente. Questo mi stupisce, si crederebbe che per la donna europea alcune cose appartengano al passato, invece non è così per tutte. ([[Joumana Haddad]]) *Quello che mi fa arrabbiare è che alla donna hanno sempre cercato di togliere qualche cosa e ancora oggi questo continua. Sono sempre gli uomini che vanno avanti e la donna sempre un passo indietro e questo non è giusto. Dovremmo avere un po' di parità. ([[Gina Lollobrigida]]) *Quello che suggerisco alle donne è: siate naturali. Naturalmente sexy, sicure di voi stesse, senza spingere troppo. ([[Stella McCartney]]) *''Raggio divino al mio pensiero apparve, | Ddnna, la tua beltà. Simile effetto | fan la bellezza e i musicali accordi.'' ([[Giacomo Leopardi]]) *[[Ira|Rabbia]] + Donne = [[Potere]] ([[Barbara Kruger]]) *Ricorda che una donna è come una [[Rosa (fiore)|rosa]]. Se la tratti bene, sboccia. Altrimenti appassisce. (''[[Fireproof]]'') *Ricordatevi, o giovani, che le donne sono bestie. Non le potete acchiappare perché non hanno la coda, ma se le picchiate in testa sentono. ([[Beppe Fenoglio]]) *Rispetto al modello di madre idealizzata, forse le donne stanno diventando pessime madri. Ma per la prima volta nella storia stanno diventando autentiche e reali, perché prima di essere madri vogliono essere persone. ([[Elena Gianini Belotti]]) *''S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui, | torrei le donne giovani e leggiadre: | le vecchie e laide lasserei altrui.'' ([[Cecco Angiolieri]]) *''Sanno le donne maneggiar le spade, | sanno regger gl' Imperj, e sanno ancora | trovar il cammin dritto in Elicona.'' ([[Leonora della Genga]]) *Sbaglierò... ma io ho sempre preferito una donna brutta e intelligente a una donna bella e sciocca. Purtroppo, le donne intelligenti sono tanto poche!... ([[Ferdinando Fontana]]) *[[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]] ha sentenziato che le donne non sono fatte per le arti belle. – Lasciando dire a posta sua quel filosofo ''pessimista'' (o pessimo filosofo, come lo qualificano i suoi contraddittori) io sto coll'universale a credere che le facoltà estetiche della donna, non sono in nulla e per nulla minori di quelle dell'uomo. ([[Girolamo Alessandro Biaggi]]) *Scoppieranno guerre per gli occhi delle donne. ([[Jack Kerouac]]) *Se l'uomo infatti è il capo, la donna è il cuore; e come l'uno tiene il primato del governo, così l'altra può e deve attribuirsi come suo proprio il primato dell'amore. ([[Papa Pio XI]]) *Se la donna è al suo posto, anche l'uomo troverà il proprio. ([[Maurice Zundel]]) *Se la donna non fosse assurda, irrazionale, volubile, incoerente, folle, traditrice, non esisterebbe materia per la letteratura. ([[Pitigrilli]]) *Se le donne sapranno dire sì alla vita e alla presenza anche di ciò che non è completamente riconducibile alla dimensione della ragione, allora c'è una speranza per l'umanità. In caso contrario, non ce n'è alcuna. ([[Alessandro Meluzzi]]) *Se le donne si occupassero del loro cervello come del loro corpo, il mondo andrebbe meglio. (''[[Lucrezia Borgia (film 1953)|Lucrezia Borgia]]'') *Se solo le donne comprendessero il proprio valore, la propria forza e la usassero per salvare i mariti, i fratelli e i figli. Per la salvezza di tutti gli uomini! ([[Lev Tolstoj]]) *''Se una donna cercasse d'affogare, | io disapprovo sempre quella gente | che dice: "Lascia fare, | le donne sono meno che niente". | Questo dispregio per il debol sesso | dirò, se mi è permesso, | un sentimento cinico mi pare, | ché a queste donne tanto disprezzate | le gioie noi dobbiam più delicate.'' ([[Jean de La Fontaine]]) *Se una donna sa fare tutto, è costretta a farlo da sé. ([[Isaac Bashevis Singer]]) *Secondo il [[Corano]] prima si ammonisce, poi si dorme in letti separati, infine si colpisce. ([[Ahmad al-Tayyib]]) *Si dice che il simbolo delle donne siano le mani, e chi vuole averle belle e le cura bene, se le troverà brutte se tralascerà di curarsele anche per soli due giorni, poiché esse sono ingrate. Di tal genere è il bizzarro umore delle donne alle quali affidi incautamente i tuoi denari: se non gli dai niente per due giorni, ci rimetti le rendite di un anno! ([[Lope de Vega]]) *Si è spesso insistito su di una notevole inferiorità economica della donna, che, cioè, essa non saprebbe mantenere se stessa. I cambiamenti della tecnica smentiscono quest'affermazione. ([[Maffeo Pantaleoni]]) *''Siamo così, dolcemente complicate, | sempre più emozionate, delicate, | ma potrai trovarci ancora qui | nelle sere tempestose | portaci delle rose, | nuove cose | e ti diremo ancora un altro "si".'' ([[Fiorella Mannoia]]) *Siamo la prima generazione che davvero sa quale è la cura per la povertà. Ha un nome: si chiama potere alle donne. Se diamo alle donne controllo sul tasso della loro riproduzione, se gli diamo il diritto di parola, se le tiriamo fuori dal banale ciclo riproduttivo nel quale la natura e alcune dottrine religiose le hanno condannate; se seminiamo bene, non solo la povertà in quel villaggio, ma anche la salute e l'educazione, aumenteranno. Proviamolo in Bangladesh e in Bolivia, funziona sempre. ([[Christopher Hitchens]]) *Siamo profondamente amanti, siamo sapientemente buone, senza scambiare gli uffici, senza rifuggire dal lavoro travaglioso e dalla devozione costante. ([[Guglielmina Ronconi]]) *Sono contenta di essere una donna, ma solo perché ho capito che la donna è un essere forte, persino più dell'uomo. Talmente forte da saper sopravvivere a dolori grandissimi, che nessun uomo potrà mai capire fino in fondo, perché non fanno parte della sua storia e del suo destino. ([[Claudia Cardinale]]) *Sono le donne che fanno il mondo, gli uomini sono sempre lì per distruggerlo. ([[Giovanni Lindo Ferretti]]) *[...] sono le donne che muovono le grandi rivoluzioni! Come si dice: anche la guerra di Troia è stata fatta per colpa di Elena! Reinventarsi e rigenerare sono caratteristiche femminili, la donna è disposta a cambiamenti radicali, non a caso è lei che [[Parto|partorisce]]. Siamo capaci di adattarci, siamo multiformi: [[Madre|madri]], [[Amicizia|amiche]], donne che [[Lavoro|lavorano]], che amano, che [[Fare l'amore|fanno l'amore]]. Donne sognatrici. Niente contro gli uomini, sia chiaro. Io li amo, li adoro, non potrei stare senza di loro. Però siamo molto più [[Coraggio|coraggiose]] di loro. ([[Sabrina Impacciatore]]) *''Sono una donna. | Credono che la mia libertà sia loro proprietà | e io glielo lascio credere | e avvengo.'' ([[Joumana Haddad]]) *Spartire la vita con un uomo, dedicargli il proprio amore, ha un prezzo, significa per le donne decidere di sacrificare qualche cosa di sé stesse. ([[Dacia Maraini]]) *Spesso questo è il destino, e questi sono i tragici sviluppi, della femminilità fisica e mentale, quando una donna incontra, e attraversa, un'esperienza di particolare crudeltà. Se la donna è tutta tenerezza, muore. Se sopravvive, la tenerezza o le viene scostata di dosso oppure – e l'effetto all'esterno è lo stesso – le si incrosta così profondamente dentro il cuore che non si lascerà mai più vedere. ([[Nathaniel Hawthorne]]) *Stasera ci sono stati molti, molti ospiti. Si è cominciato a parlare della questione femminile. [[Lev Tolstoj|L. N.]] ha detto che, prima di parlare della disuguaglianza della donna e del suo stato di inferiorità, bisogna porre la questione della disuguaglianza delle persone in generale. Poi ha aggiunto che, se la donna stessa si pone questa questione, in questo c'è qualcosa di poco modesto, di non femminile e perciò sfrontato. Penso che abbia ragione. Noi donne non abbiamo bisogno di ''libertà'', ma ''d'aiuto''. D'aiuto specialmente nell'educare i figli maschi, nell'influenzarli perché si pongano sul retto cammino per quanto riguarda la vita, la capacità di lavorare, di essere forti, indipendenti e onesti. ([[Sof'ja Tolstaja]]) *State molto attenti a far piangere una donna, che poi Dio Conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell'uomo, non dai suoi piedi perché dovesse essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale [...] un po' più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata. (''[[Talmud di Gerusalemme]]'') *'Sto fatto che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna mi sembra una gran cretinata. È la solita storia che puzza di mancia, di gratifica natalizia, di carità, di "bel gesto" nei confronti di noi donne, esseri inferiori. Io mi sono rotta leggermente le palle. E dietro una grande donna c'è sempre chi o che cosa? Solo se stessa, temo. ([[Mina (cantante)|Mina]]) *Tanta è la tirannia degli uomini! Loro vogliono che noi non facciamo uso della nostra intelligenza né dei nostri sentimenti, hanno solo un grande interesse a richiamarci ai nostri primordiali compiti. Le donne possono dire agli uomini: «Che diritto avete voi di privarci dello studio delle scienze e delle belle arti? Le donne che si sono dedicate a tali studi, non hanno forse raggiunto risultati più che buoni?». ([[Madame de Lambert]]) *''Ti diranno che il [[vento]] è | il respiro di una donna.'' ([[Lucio Battisti]]) *Trovo che amara più della morte è la donna, la quale è tutta lacci: una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge ma il peccatore ne resta preso. (''[[Qoelet]]'') *Tu sei la porta del diavolo, tu sei la profanatrice dell'albero della vita, tu sei stata la prima a violare la legge divina, tu sei colei che persuase Adamo, colui che il diavolo invece non riuscì a tentare. Tu che hai infranto l'immagine di Dio, l'uomo, con tanta facilità. Per causa tua esiste la morte, anche il Figlio di Dio ha dovuto morire. E tu hai in mente di adornarti con altro che non siano le tuniche che coprono la tua pelle? ([[Tertulliano]]) *Un problema che adesso sta vivendo il mondo è che la donna è considerata una cittadina di secondo ordine. ([[Hernán Huarache Mamani]]) *Un uomo sulla luna non sarà mai interessante quanto una donna sotto il sole. ([[Leopold Fechtner]]) *Una donna allora si rende più adorabile nelle sue parti, quando che tratta con maggior cor. ([[Salvator Rosa]]) *Una donna crede a tutto senza credere a niente. (''[[Sinfonia per un massacro]]'') *Una donna deve essere solo due cose, elegante e straordinaria. ([[Coco Chanel]]) *Una donna gentile non soltanto deve comandare senza autorità, ma convincere senza parlare. ([[Philip Sidney]]) *Una donna giudiziosa, laboriosa e religiosa è l'anima di tutta una grande famiglia; essa vi mette l'ordine nei beni temporali e spirituali. ([[Fénelon]]) *Una donna ha bisogno di 4 animali nella sua vita: una Jaguar in garage, una tigre nel letto, un visone sulla pelle e un asino che paghi. ([[Zsa Zsa Gabor]]) *Una donna libera è il contrario di una donna leggera. ([[Simone de Beauvoir]]) *Una donna non è mai pericolosa per quello che ha ormai di donna, ma per quello che ha ancora di bambina. ([[Francisco Umbral]]) *Una donna nutre sempre una specie di sentimento mistico nei confronti del [[denaro]]. Bene e male in un cervello femminile significano semplicemente denaro e mancanza di denaro. ([[George Orwell]]) *''Una donna, per essere realizzata, | deve avere un amico, un marito e un amante. | Con l'amico dice quello che non pensa, | col marito non dice quello che fa | e con l'amante fa quello che non dice''. ([[Gianni Monduzzi]]) *Una donna può ispirare canzoni. Ogni donna è un misterioso universo da esplorare, conoscere, amare o odiare. Ogni donna rappresenta per un uomo un'inesauribile fonte di emozioni, sensazioni, passioni, illusioni, sogni e certezze. Non c'è niente nell'universo di così bello, intrigante e affascinante come la donna. ([[Vasco Rossi]]) *Una donna senza mestiere ha due possibilità: il matrimonio o la prostituzione... che alla fine sono la stessa cosa. (''[[Valérie - Diario di una ninfomane]]'') *Una femmina consuma assai meno d'un uomo, ma l'infimo prezzo con cui si valuta la sua man d'opera è fuori d'ogni proporzione; la sua pazienza però e la sua industria suppliscono a quella porzione di forze, di cui la natura l'ha privata: che le pubbliche officine diano l'esempio d'una congrua mercede ai lavori delle donne. ([[Fortunato Riccardo]]) *Una ragazza non è una vera e propria femmina, una donna, se non ha un vibratore dentro la borsetta. Se non lo hanno nel cassetto o nella borsetta non sono vere donne. Dopo molti anni sono arrivato a questa conclusione. Se non c'è questa dotazione non c'è la femminilità, non c'è l'adrenalina. ([[Giuseppe Cruciani]]) *Una voce di donna sulla soglia del deserto ha un suono straordinariamente fresco. Come una fontana. Mette sete. ([[Giuseppe Antonio Borgese]]) *Uomini e donne, ma soprattutto donne, sembra che trovino un sottile piacere nel raccontarsi davanti a milioni di sconosciuti, nel riferire episodi piccanti della loro vita, comportamenti che hanno taciuto alla mamma e alla migliore amica. ([[Dino Risi]]) *Vi sono alcune ragioni per le quali il sapere è più consono al mondo delle donne che a quello degli uomini. In primo luogo, esse hanno più tempo libero e conducono vita più sedentaria... Un'altra ragione per la quale le donne, specialmente donne di rango, dovrebbero applicarsi alle lettere è che i mariti sono generalmente estranei. ([[Joseph Addison]]) *Vi sono nella vita di un uomo momenti in cui il sorriso di una donna può avere risultati importanti quanto quelli di una esplosione di dinamite. ([[P. G. Wodehouse]]) *Voi donne non capite il territorio, perché siete voi il territorio. (''[[Closer]]'') *Vorrei che noi donne fossimo abbastanza mature per far sentire una voce diversa, per timbro, musica e parole. Diverse ma presenti. ([[Daria Nicolodi]]) *Vorrei morire come donna ma non rinascerei come un uomo. ([[Alda Merini]]) ===[[Mateo Alemán]]=== *È proprio quando la donna mostra di struggersi di più in lacrime che bisogna sentire per lei la stessa compassione che si sentirebbe per un papero che entrasse a zampe nude nell'acqua nel mese di gennaio. *Le donne ben fatte non chiedono di meglio che aver l'occasione di mostrarsi nude. *Non è donna di così alta conditione, che non goda d'esser vagheggiata, benche da huomo di molto basso stato. ===[[Jane Austen]]=== *L'immaginazione di una donna corre sempre: dall'ammirazione passa all'amore, dall'amore al matrimonio, tutto in un istante. *Per quanto questo evento possa essere una disgrazia per Lydia, potremo ricavarne un utile insegnamento: che per una donna la perdita della virtù è irreparabile e un solo passo falso può causare la sua rovina, che la reputazione femminile è tanto fragile quanto preziosa e che non si può mai essere abbastanza caute nei rapporti con l'immeritevole altro sesso. *Se una donna nasconde i suoi sentimenti con la stessa abilità anche all'uomo che li ha ispirati, può perdere l'occasione di conquistarlo, e sarebbe allora ben magra consolazione sapere che anche il resto del mondo è all'oscuro di tutto. In quasi ogni affetto c'è tanta parte di gratitudine, o di vanità, che non c'è da fidarsi a lasciarlo in balia di se stesso. Tutti possono dare il via liberamente a un sentimento e l'inclinazione verso qualcuno è più che naturale, ma sono pochi coloro che hanno abbastanza cuore da innamorarsi veramente senza alcun incoraggiamento. Nove volte su dieci una donna farebbe meglio a mostrare {{Sic|''più''}} simpatia di quella che prova. ===[[Ambrogio Bazzero]]=== *Carne della femmina che sei? Tutto passa, e tu, corpo, imputridisci; dopo la giovinezza, nessun piacere; dopo la morte, nessuna vita! *Che cosa è la donna?... La donna ideale pel giovinetto è un flacon d'odore: purissimo cristallo, essenza inebbriante. Chi lo guarda, lo porge in alto e lo adora sul fondo di cielo sereno. *Fra tutte queste cose vecchie del mio studio, ho delle camelie in un vaso, camelie candidissime, camelie rosee... Perché adorando i fiori, con dolcissima illusione, con irresistibile bisogno, adoro la donna? ===[[Papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]]=== *Chi non avverte, oggi, il bisogno di dare più spazio alle «ragioni del cuore»? In un mondo come l'attuale dominato dalla tecnica, si sente bisogno di questa complementarietà della donna, affinché l'essere umano vi possa vivere senza disumanizzarsi del tutto. *La Chiesa, nella sua struttura giuridica, è fondata su Pietro e gli Undici, ma nella forma concreta della vita ecclesiale sono sempre di nuovo le donne ad aprire la porta al Signore, ad accompagnarlo fin sotto la croce e a poterlo così incontrare anche quale Risorto. *Le donne sono capaci di parlare di Dio e dei misteri della fede con la loro peculiare intelligenza e sensibilità. ===[[Roberto Benigni]]=== *La poesia ci aiuta a compiere un'esperienza irripetibile di libertà, è finzione e ritmo, ma ci aiuta a intraprendere un grande viaggio alla ricerca di uno sguardo. Quello sguardo che solo le donne posseggono e che ci introduce nel punto più segreto del mondo. *Nessuna opera è immortale se non ci sono gli occhi di una donna dietro all'opera. *"Non desiderare la donna d'altri" non vuol dire che si fa peccato a guardare una donna o a pensare qualcosa di fronte a una bella donna, perbacco. Non è una condanna alla bellezza e al fascino, ma vieta di desiderare la moglie del prossimo, di rubarla, di conquistarla e farla propria con un piano premeditato. ===''[[Bibbia]]''=== *Alla donna {{NDR|Dio}} disse: "''Moltiplicherò | i tuoi dolori e le tue gravidanze, | con dolore partorirai figli. | Verso tuo [[marito]] sarà il tuo istinto, | ma egli ti dominerà''". (''[[Genesi]]'') *Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: "''Questa volta essa | è carne dalla mia carne | e osso dalle mie ossa | perché dall'uomo è stata tolta''". Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. (''[[Genesi]]'') *''Un anello d'oro al naso d'un porco, | tale è la donna bella ma priva di senno.'' (''[[Libro dei Proverbi|Proverbi]]'') ====[[Paolo di Tarso]]==== *Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea. (''[[Prima lettera ai Corinzi]]'') *La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia. (''[[Prima lettera a Timoteo]]'') *Le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto. (''[[Prima lettera a Timoteo]]'') ====''[[Siracide]]''==== *''Dalla donna ha avuto inizio il peccato, | per causa sua tutti moriamo.'' *''Distogli l'occhio da una donna bella, | non fissare una bellezza che non ti appartiene. | Per la bellezza di una donna molti sono periti; | per essa l'amore brucia come fuoco.'' *''È un dono del Signore una donna silenziosa, | non c'è compenso per una donna educata.'' *''Meglio la cattiveria di un uomo che la bontà di una donna, | una donna che porta vergogna fino allo scherno.'' *''Non c'è veleno peggiore del veleno di un serpente, | non c'è ira peggiore dell'ira di una donna. | Preferirei abitare con un leone e con un drago | piuttosto che abitare con una donna malvagia. | La malvagità di una donna ne àltera l'aspetto, | rende il suo volto tetro come quello di un orso.'' *''Ogni malizia è nulla, di fronte alla malizia di una donna, | possa piombarle addosso la sorte del peccatore! | Come una salita sabbiosa per i piedi di un vecchio, | tale la donna linguacciuta per un uomo pacifico. | Non soccombere al fascino di una donna, | per una donna non ardere di passione.'' ===[[Libero Bovio]]=== *Il [[pudore]] è l'[[intelligenza]] della donna. *La donna che scrive mi dà, quasi sempre, lo stesso fastidio dell'uomo che cucina. *La [[libertà]], dacché mondo è mondo, non è servita che a creare delle donne libere. *Nella donna tutto è sacrificio, nell'uomo tutto è dovere. ===[[Gesualdo Bufalino]]=== *Con le donne accade due volte di non saper cosa dire: all'inizio e alla fine d'un amore. *Molte donne si vestono bene, ma tutte si spogliano male. *Resta dubbio, dopo tanto discorrere, se le donne preferiscano essere prese, comprese o sorprese. *Senza note a piè di pagina, certe donne non si capiscono. ===[[Charles Bukowski]]=== *Continuavo a ripetere a me stesso che le donne di questo mondo non erano tutte puttane, solo le mie lo erano. *Da dove venivano le donne? Ce n'era una scorta infinita. Ciascuna di esse era diversa, unica. Avevano la passera diversa i seni diversi, la bocca diversa, ma nessun uomo poteva godersele tutte, ce n'erano troppe, con le gambe accavallate, a far impazzire gli uomini. Che pacchia! *È questa la natura della Donna. Alle donne piacciono i lanci di biancheria sporca, gli urli, le tragedie. Poi gli scambi di promesse. Io non ero molto bravo, con le promesse. *Le donne erano destinate a soffrire; non c'era da meravigliarsi che volessero sempre grandi dichiarazioni d'amore. *Mai far capire a una donna quanto è importante, altrimenti non ti dà scampo. *Non sono abituato a pensare. Le donne sono tutte diverse. Fondamentalmente sono una combinazione di quanto c'è di peggio e di quanto c'è di meglio al mondo... magiche e terribili. Sono contento che esistano, comunque. *Poi la porta si spalancò. Ed entrò quella donna. Tutto quello che posso dirvi è che ci sono miliardi di donne, sulla terra, giusto? Certune sono passabili. La maggior parte sono abbastanza belline, ma ogni tanto la natura fa uno scherzo, mette insieme una donna speciale, incredibile. Cioè, guardi e non ci puoi credere. Tutto è un movimento ondulatorio perfetto, come l'argento vivo, come un serpente, vedi una caviglia, un gomito, un seno, un ginocchio, e tutto si fonde in un insieme gigantesco, provocante, con magnifici occhi sorridenti, bocca leggermente piegata in giù, labbra atteggiate in modo che sembrano scoppiare in una risata alla tua sensazione di impotenza. E sanno vestirsi, e i loro lunghi capelli incendiano l'aria. Troppo di tutto, accidenti. *Una donna che vuole vendere parti del proprio corpo non è molto differente da una violinista concertista che se ne sta là in alto a suonare la sua musica – è questione di sopravvivenza che tiri fuori non so da dove, arriverà la morte, ma è meglio confonderla facendola aspettare un po'. ===[[Aldo Busi]]=== *Quando si dice che san Tommaso non ci crede se non ci mette il naso vale per tutto ma non per le donne: mettici pure il naso ma non sentirai mai la donna unica vera irripetibile davanti a te, ma sempre e soltanto l'idea che ti sei fatto dell'intera categoria. *La perfetta Gentildonna, ripeto, può anche fare la sposa e la spesa, la mamma e la mammona, la casalinga e la carlinga per tutta la vita: basta che non scambi un intestino con il destino e la sfiga con una missione. Se è costretta, per le più svariate ragioni, a stare quasi sempre in casa, si affacci più che può almeno al davanzale e, se sente un fischio, non pensi automaticamente alla pentola a pressione. A buona intenditrice poche parole. *La donna cerca nell'uomo di soddisfare il suo scompenso culturale, l'uomo cerca nella donna di soddisfare il suo scompenso naturale. *Le donne saranno perfettamente emancipate quando la forza della mente sarà eguale alla debolezza della figa tanto da, volendolo, prodursi da sé la frittata che vogliono, anche per il solo gusto di girarla. ===[[Wilkie Collins]]=== *Le donne possono resistere all'amore, alla fama, all'aspetto esteriore, e anche al denaro di un uomo, ma non alla sua lingua, se sa parlar bene. *Quando ci dicono qualcosa di terribile, gli uomini non immaginano neppure quanto a lungo ce ne ricorderemo, e quanto male ci fanno. *Una donna sicura del proprio ingegno è un'avversaria imbattibile per un uomo in balia del proprio temperamento. ===[[Charles Dickens]]=== *È stato bene spesso osservato che le donne hanno il curioso potere di indovinare il carattere degli uomini, un potere che sembrerebbe innato ed istintivo, dato che a esso non si attinge mediante un paziente ragionamento, dato che esso non è in grado di render sufficientemente conto di se stesso, e che si esprime e manifesta con la massima sicumera anche contro un cumulo di osservazioni in contrario da parte dell'altro sesso. Ma non è stato altrettanto spesso osservato che tale potere (fallibile, come qualsiasi altro attributo umano) è in linea di massima assolutamente incapace di auto-revisione; e che quando ha espresso un parere avverso che, ai lumi dell'umano intelletto, si sia susseguentemente dimostrato erroneo, esso parere non si distingue più dal pregiudizio, per quanto concerne la sua determinazione a non venir riveduto e corretto. Anzi, la possibilità stessa di una contraddizione o confutazione, per quanto remota, impartisce a codesto femminil giudizio, sin dall'inizio, in nove casi su dieci, quella debolezza ch'è insita nella testimonianza resa da un testimone interessato; sì personalmente e sì fortemente connette, la gentil indovina, se stessa alla propria divinazione. *Il peggio delle donne è che basta un'inezia a risvegliare qualche sentimento sepolto, e il meglio è che non dura mai a lungo. *— Le donne, dopo tutto, signori, — disse con entusiasmo Snodgrass, — sono il grande sostegno e il conforto della nostra vita. *Le donne sanno dire le cose col minor numero di parole possibile. Tranne quando danno di testa, e allora sproloquiano parecchio. *Vide che le donne, le più tenere e le più fragili delle creature di Dio, erano più frequentemente superiori alle disgrazie, alle avversità e alle angustie; e ciò perché portavano in cuore un'inesauribile fonte di affezione e di devozione. *Voi del sesso gentile avete reciprocamente tanta animosità quando non andate d'accordo. ===''[[Dracula (romanzo)|Dracula]]''=== *Agli uomini piace che le donne, soprattutto le loro mogli, siano sincere come sono essi; e le donne, temo, non sempre sono leali come dovrebbero. ([[Lucy Westenra]]) *Credo che nella natura della donna vi sia qualcosa che permette a un uomo di accasciarsi di fronte a lei ed esprimere i suoi sentimenti e le sue emozioni più delicate senza avvertire questo come una menomazione della propria virilità. ([[Mina Murray]]) *Donne buone e brave non fanno altro che dire per tutta la vita, giorno per giorno e ora per ora e minuto per minuto, cose che gli angeli possono leggere; e noi esseri umani che vogliamo sapere abbiamo in noi qualcosa degli occhi degli angeli. ([[Abraham Van Helsing]]) *Noi donne abbiamo qualcosa di materno in noi che ci solleva sopra tante piccole cose quando a questo spirito materno facciamo ricorso; ho sentito la testa di questo grande uomo dolente posarsi su di me, come se fosse quella di un bambino che un giorno potrei tenermi sul petto, e gli ho accarezzato i capelli come se fossero quelli di un mio figlio. In quel momento neppure ho pensato quanto tutto questo fosse strano e inconsueto. ([[Mina Murray]]) ===[[Alexandre Dumas (figlio)|Alexandre Dumas, figlio]]=== *– A sentir voi, dunque non vi sono donne oneste?<br>– Sì... più di quello che si crede: ma non tante quanto si dice. *Sentimenti interamente puri esistono solo nelle donne interamente caste. *Sono semplicemente convinto di questo principio: per la donna che non è stata educata a distinguere dove sia il bene, Dio apre quasi sempre due vie che possono ricondurcela; queste vie sono il dolore e l'amore. ===[[Eve Ensler]]=== *Amare le donne, amare le [[Vagina|vagine]], conoscerle e toccarle ed avere familiarità con noi stesse, cioè sapere chi siamo e di cosa abbiamo bisogno. *Lentamente compresi come nulla fosse più importante del porre fine alla violenza nei confronti delle donne, che in verità la dissacrazione delle donne rivelava il fallimento degli esseri umani nell'onorare e proteggere la vita; e questo fallimento, se non l'avessimo rettificato, avrebbe significato la fine di tutti noi. Non penso di essere estremista. Quando si violentano, picchiano, storpiano, mutilano, bruciano, seppelliscono, terrorizzano le donne, si distrugge l'energia essenziale della vita su questo pianeta. Si forza quanto è nato per essere aperto, fiducioso, caloroso, creativo e vivo a essere piegato, sterile e domato. *Per la sopravvivenza della razza umana, le donne devono essere al sicuro e dotate di potere. È un'idea ovvia ma, come una vagina, ha bisogno di grande attenzione e amore per essere rivelata. ===[[Anatole France]]=== *Chi conosce bene la vita ed il mondo, sa che le donne non si mettono volentieri sul delicato lor petto il cilicio di un vero amore. [...] Pensate quel che una donna deve immolare quando ama. Libertà, tranquillità, attraenti moti di un'anima libera, civetteria, spassi, piaceri: vi perde tutto. *La donna, il più delle volte, non cede all'amore-passione che all'età in cui la solitudine non si teme più. *La [[terra]] [...] è come la donna: non vuole si sia con essa né timidi né brutali. ===[[Roberto Gervaso]]=== *Alle donne non si ubbidisce, si cede. *Ciò che più mi piace in una donna ancora non l'ho capito. *Desideriamo la donna d'altri nell'illusione che gli altri non desiderino la nostra. *Il tipo è una brutta donna che non sa di esserlo. *L'uomo ama la donna; la donna, il [[matrimonio]]. *La differenza fra la donna disonesta e l'onesta è che, di solito, la prima è bella. *La donna che ti dice di sì è molto più pericolosa di quella che ti dice di no. Prima o poi te la farà pagare. *La donna che vuol essere di un solo uomo, vuole in realtà che quest'uomo sia solo suo. *La donna ti perdona tutto. Anche i propri tradimenti. *Una donna innamorata è capace di tutto. Esattamente come una che non lo è. ===[[Mu'ammar Gheddafi]]=== *La donna è tenera. La donna è bella. La donna ha facile il pianto. La donna ha paura e generalmente, in conseguenza della conformazione naturale, la donna è delicata, mentre l’uomo è rude. Ignorare le differenze naturali tra l’uomo e la donna e confondere i loro ruoli è un atteggiamento del tutto incivile, contrario alle leggi naturali, distruttivo per la vita umana e causa reale di infelicità nella vita sociale dell’essere umano. *Se la donna rinuncia al suo ruolo naturale del parto e della maternità essendovi costretta, sono esercitate su di lei tirannia e dispotismo. La donna bisognosa di un lavoro, che la renda incapace di assolvere alla sua missione naturale, non è libera essendovi costretta dal bisogno, perché nel bisogno la libertà scompare. *Tutte le società oggi guardano alla donna né più né meno che come ad una merce. L’Oriente guarda ad essa come oggetto di godimento suscettibile di vendita e di compera. L’Occidente guarda ad essa come se non fosse femmina. Indurre la donna a svolgere il lavoro maschile è un’ingiusta aggressione contro la femminilità di cui è stata naturalmente dotata per uno scopo naturale necessario alla vita. Infatti il lavoro maschile cancella le belle fattezze della donna con cui la natura costitutiva ha voluto che appaia perché svolga un ruolo diverso da quello del lavoro confacente a chi non è femmina. E’ esattamente come i fiori, creati per attirare i grani del polline e per produrre le semenze: se li eliminassimo finirebbe il ciclo delle piante nella vita. E’ proprio l’abbellimento naturale della farfalla, degli uccelli e delle restanti femmine degli animali che serve a questo scopo vitale naturale. Se la donna svolge il lavoro maschile deve allora trasformarsi in uomo, rinunziando al suo ruolo e alla sua bellezza. ===[[Carlo Goldoni]]=== *Dalle donne qualche cosa convien soffrire; quando si sa specialmente che una donna vuol bene, non serve il sofisticare, non convien pesar le parole colla bilancia dell'oro, e guardare i moscherini col microscopio per ingrandirli. *Io vedo, che in Francia, in Inghilterra, in Italia e per tutto il mondo le donne ne sanno una più del diavolo! *Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza, e questa è la debolezza di quasi tutte le donne. ===[[Olympe de Gouges]]=== *L'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le sole cause delle sventure pubbliche e della corruzione dei governi. *La Donna nasce libera e rimane uguale all'uomo nei diritti. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull'utilità comune. *Nessuno deve essere perseguitato per le proprie opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo; allo stesso modo, deve avere anche quello di salire sulla Tribuna, purché le sue manifestazioni non turbino l'ordine pubblico stabilito dalla Legge. *Le donne hanno fatto più male che bene. La schiavitù e la dissimulazione sono state il loro destino. Ciò che la forza aveva loro sottratto, l'astuzia glielo ha restituito; esse hanno fatto ricorso a tutte le risorse del loro fascino, ed anche il più irreprensibile degli uomini non resisteva. Il veleno, la spada, ogni cosa era loro sottomessa; esse comandavano al crimine come alla virtù. Il governo francese, soprattutto, per secoli è dipeso dall'amministrazione notturna delle donne; il governo non aveva segreti per la loro indiscrezione; ambasciate, comandi, ministeri, presidenze, pontificati, cardinalati, insomma tutto quanto caratterizza la stupidità, sacra e profana, degli uomini, tutto è stato sottomesso alla cupidigia e all'ambizione di questo sesso un tempo spregevole e rispettato, e dopo la rivoluzione, rispettabile e disprezzato. ===[[Lillo Gullo e Tano Gullo]]=== *Una donna è capace di ricostruire decenni di vita della propria strada, citando morti, nascite, fidanzamenti, rotture di fidanzamenti, emigrazioni, trasferimenti, malattie, litigi, riconciliazioni, eredità, comparsa di una innovazione, di un certo oggetto. *La strada è il luogo dove la donna attua il maggior numero di interazioni significative. Possiamo dire che non c'è una sola donna che non abbia molteplici rapporti di vario tipo con una qualunque altra donna della stessa strada, e tutti intersecati con i nodi e gli intrecci delle relazioni delle altre donne. La frequenza e l'intensità dei rapporti generalmente decresce con il crescere della distanza tra le abitazioni. *La relazioni tra due donne non sono un fatto privato e sono solo un segmento della vasta e complessa trama di rapporti che avviluppa la strada e la comunità. L'inesistenza di uno spazio casalingo propriamente privato e lo svolgimento della maggior parte delle occupazioni e delle interazioni femminili nella strada (le donne di [[Aliminusa]] potremmo definirle "stradalinghe"), non fa che accrescerne il carattere pubblico. *Come il [[contadino]] conosce fino nei minimi particolari la composizione della campagna comunale (e anche oltre), la proprietà e le caratteristiche di ogni singolo campo, i punti di riferimento (casolari, pozzi, alberi e pietre particolari) e la storia delle varie contrade, così la donna sa tutto del centro abitato e dell'interno delle case. Per quanto concerne le abitazioni della propra strada la conoscenza si fa più approfondita e scende nei più minuti dettagli. Ed è questo il motivo per cui le varie modificazioni delle case o l'acquisto di mobili e oggetti hanno nelle donne un valido veicolo di diffusione. ===[[Victor Hugo]]=== *Ah! Non insultate mai la donna che cade! Chissà sotto quale fardello quella povera anima soccombe! *Dio s'è fatto uomo. Il diavolo s'è fatto donna. *L'ostilità è aperta ovunque vi sia una bella donna. *La donna nuda è una donna armata. *''Se Dio non avesse fatto la donna, | non avrebbe fatto il fiore.'' *Sovente muta la donna e ben pazzo è colui che in lei confida; sovente la donna non è che piuma al vento. *Una delle magnanimità delle donne è cedere. ===[[Alphonse Karr]]=== *La donna che si vede vinta sente un impulso d'odio contro il suo vincitore per quanto possa adorarlo. *La donna, nel paradiso terrestre, ha morso il frutto dell'albero della conoscenza dieci minuti prima dell'uomo: da allora ha sempre conservato quei dieci minuti di vantaggio. *Le donne indovinano tutto, sbagliano solo quando riflettono. *Non è raro vedere una donna arrivare certamente e sicuramente più presto alla verità, con la forza e la spontaneità dell'intuizione e del sentimento improvviso, che un uomo col metodo e il rigore del ragionamento. *Per la donna disposta ad amare, è una gran fortuna essere bella, ma per quella che vuole solo essere desiderata, è sufficiente che la si trovi bella. *Una donna dovete tenervela solo il tempo necessario per ingannare il vostro predecessore: un momento di più e ad essere ingannato tocca a voi. ===[[Rudyard Kipling]]=== *E una donna è soltanto una donna, mentre un sigaro è una bella fumata. *L'intuizione di una donna è molto più vicina alla verità della certezza di un uomo. *La donna più stupida può manovrare un uomo intelligente, ma ci vuole una donna molto intelligente per manovrare uno stupido. ===[[Karl Kraus]]=== *Certo, non conta soltanto l'aspetto esteriore di una donna. Anche i ''dessous'' sono importanti. *Ci sono donne che non sono belle, ma hanno solo l'aria di esserlo. *Divido le donne in colpose e dolose. *La donna vera inganna per il piacere. L'altra cerca il piacere per ingannare. *Le donne vogliono apparire vestite e essere guardate svestite. *Non è vero che non si possa vivere senza una donna. È vero soltanto che senza una donna non si può aver vissuto. *Personalità della donna è l'inconsistenza nobilitata dall'incoscienza. *Talvolta la donna è un utile surrogato dell'onanismo. Con naturalmente un sovrappiù di fantasia. ===[[Alain-René Lesage]]=== *Il piacere di discorrere è una delle più vive passioni delle donne. *Le feci osservare che [...] una donna manierosa e gentile poteva farsi amare senza l'ajuto della bellezza, e che all'opposto una bella persona senza affabilità e cortesia diventava un oggetto di disprezzo. *Una donna scusa anche le cattive azioni commesse per la sua bellezza. ===[[Niccolò Machiavelli]]=== *Le donne si sogliono con le buone parole condurre dove altri vuole. *Le più caritative persone che sieno sono le donne, e le più fastidiose. Chi le scaccia, fugge e fastidii e l'utile; chi le intrattiene, ha l'utile ed e fastidii insieme. Ed è 'l vero che non è el mele sanza le mosche. *Tutte le donne hanno poco cervello; e come ne è una che sappi dire dua parole, e' se ne predica, perché in terra di ciechi chi v'ha un occhio è signore. ===[[Simona Mafai]]=== *Chi sono infatti «le siciliane»? La studentessa ventenne, assessore comunista alla pubblica istruzione al comune di San Giuseppe Jato o la ragazza che uccide il fidanzato perché si è rifiutato di sposarla? La diciassettenne di Montalbano Elicona che rifiuta il matrimonio riparatore dopo il rapimento o la tredicenne di Custonaci, che si uccide col fucile del padre perché è rimasta incinta e non ha avuto il coraggio di dirlo a nessuno? La ragazza ladra arrestata alla guida di una 500 rubata, componente di una banda di ragazzi rapinatori a Catania o la pittrice presidente del consiglio d'istituto del liceo artistico di Palermo? Parlare di donne siciliane vuol dire parlare di una realtà complessa e contraddittoria, come complessi e contraddittori sono la Sicilia stessa e i fenomeni sovrastrutturali e di costume che costituiscono tanta parte della questione femminile. *L'elemento a mio parere dominante di questa linea di tendenza è la posizione decisamente nuova della donna siciliana rispetto al lavoro. Questo, ancora dopo l'ultima guerra, veniva considerato un fatto degradante per la donna e per la famiglia le cui donne lavoravano. Al di sotto dell'insegnante, ogni lavoro veniva ritenuto poco adatto alla donna; ed anche per quel che riguardava l'insegnamento, la famiglia che tratteneva a casa la ragazza diplomata era ritenuta più «affettuosa» di quella che consentiva alla figlia di alzarsi all'alba e affrontare ore di treno o di corriera. Uno slogan anticomunista del 1946 invitava a non votare PCI perché «i comunisti vogliono far lavorare le donne», messaggio che assumeva, per chi lo aveva inventato e lo diffondeva, lo stesso valore minaccioso e traumatizzante delle chiese che i comunisti avrebbero trasformato in sale da ballo e dei bambini che lo Stato avrebbe strappato alle madri. Esso trovava evidentemente un particolare riscontro nella società siciliana di allora, e nella mentalità dei suoi abitanti, uomini e donne. Difficile pensare che un analogo slogan potesse avere successo in Lombardia o in Emilia. *«L'omu porta beni, ma la fimmina lu manteni». La divisione dei ruoli tra uomo e donna, in una concezione di questo tipo, è un elemento indispensabile, mutando il quale crolla la costruzione complessiva. È proprio la donna tra l'altro, notano due [[Lillo Gullo e Tano Gullo|giovani sociologhi]] sui ''Quaderni siciliani''<ref>Lillo e Tano Gullo, in ''Quaderni siciliani'', nn. 9-10, 1974.</ref>che tiene i fili delle relazioni parentali, annota le ricorrenze che servono a consolidare questi vincoli, conteggia i servizi dati e ricevuti. Ma in tal modo la donna non esiste per se stessa, ma solo in quanto fa parte di una famiglia; succube o dominatrice dentro di essa, non importa, o almeno è un elemento secondario. Il fatto decisivo è che la donna siciliana al di fuori della famiglia non può essere concepita. *In tutta la letteratura siciliana, moderna e contemporanea, la donna è rappresentata, e non poteva essere diversamente, anima e cuore della famiglia, nel bene e nel male. Ricordiamo per tutte la serena e dolente [[I Malavoglia|Mena Malavoglia]], sant'Agata, che vive la sua esistenza aderendo a ogni piega delle poche felicità e dei molti dolori della sua famiglia, fino al momento in cui sale «nella soffitta della casa del nespolo, come le casseruole vecchie» e si mette «il cuore in pace, aspettando i figlioli della Nunziata per far la mamma». ===[[Marco Malvaldi]]=== *Anche le donne più intelligenti, a volte, non capiscono gli scherzi: è una convinzione errata dalla quale, spesso, nemmeno i maschi più intelligenti riescono a liberarsi. *In fondo gli scacchi sono un gioco molto femminile. [...] È la natura stessa del gioco. O metti a posto le tue cose come si deve, oppure sono guai. *Ricordati che farti fare quello che non vuoi fare e per di più contento di farlo è una specialità delle donne. Di tutte, non solo della tua fidanzata. *Se non ci fossimo noi {{NDR|donne}} a rompere i coglioni, caro, il genere umano si sarebbe estinto da un pezzo. ===[[Mario Mariani]]=== *È così stupendamente borghese l'amore per la donna massaia e riposante, per la donna che rattoppa le calze e attende tranquilla, a casa, il suo unico amore. *Io non so se sia nata prima la prostituzione o il capitalismo, ma [[Werner Sombart|Sombart]] ha scoperto che la donna e il denaro sono due termini dipendenti l'uno dall'altro. *La donna è [...] il solo essere sopportabile della Creazione. ===[[William Somerset Maugham]]=== *La funzione precisa della donna è di propagare la specie. Se è saggia, sceglierà un uomo forte e robusto come padre dei suoi figli. Mi rifiuto di capire quelle donne che sposano un uomo intelligente. Cosa trovano in un tizio che sa fare degli astrusi calcoli matematici? Una donna ha bisogno di un uomo dalle braccia forti e dallo stomaco di struzzo. *Le donne sono come le galline, se schiamazzano non preoccupatevene. *Una donna può perdonare ad un uomo il male che le fa [...]; ma non potrà mai perdonargli i sacrifici che egli compie per lei. ===[[Henry de Montherlant]]=== *Come spiegare, se non con un complesso d'inferiorità, quel bisogno innato quasi in ogni donna di contraffarsi, di contraffare il proprio carattere (la posa), il proprio viso (il trucco), il proprio corpo (non entriamo in particolari...), il proprio odore naturale (i profumi), la propria scrittura? I forti non mentono o quasi: non ne vale la pena; sono franchi, e cioè cinici, per disprezzo; "Noi che diciamo la verità", dichiaravano i nobili dell'antica Grecia. E tutte le razze servili per natura, o asservite dalle circostanze, mentono. Come spiegare se non con il sentimento di un'insufficienza della personalità quel bisogno di rendersi interessante, d'affettare stati d'animo presi in prestito – sempre "distinti" – che la donna elabora? Come spiegare se non con il sentimento d'una inferiorità fisiologica quella necessità in cui così spesso si trova, il dissimulare il piacere sessuale? Infine non è raro il caso d'una donna ambigua che si faccia trasformare il sesso dal chirurgo. Ma neppure l'allettamento di non andare alla guerra spinge un uomo ambiguo a cambiarsi decisamente in donna. *La storia dell'umanità, da Eva in poi, è la storia degli sforzi fatti dalla donna, perché l'uomo sia sminuito e soffra, e divenga il suo uguale. *Una donna deve essere trattata come un'amante, e ciò non per un capriccio passeggero, ma costantemente. ===[[Salvatore Morelli]]=== *A nome della civiltà, a nome della gratitudine che dobbiamo avere verso quest'essere da cui riceviamo la vita, a nome di quanto vi à di più augusto, si cessi una fiata da queste turpitudini, che violando la più nobile delle creature, sono il segnale d'una cieca ed inqualificabile barbarie!!! *Che cosa è dunque la donna innanzi agli occhi del buon senso risaliente al [[Platone|platonismo]] tradizionale?<br />La è l'ultima parola del genio della natura; l'ultimo atto delle sue creazioni! *La lingua di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] nella parola ''homo'', che valse a significare il maschio e la femina della coppia umana, riverberò la riposta idea di questa originaria egualità di natura, sebbene nelle pratiche della vita si ebbero un divario di destinazione, ed alla donna cui competea un equa reciprocanza, solo perché non isviluppata all'attività del corpo e della mente, si fece soffrire la sorte che la preponderante forza brutale impose sempre alla debolezza infelice. Sicché in tutti i tempi e presso tutt'i popoli la donna fu ''capitis deminuta''. *Quel primato che apparentemente l'uomo esercita sulla donna è un usurpazione della forza sul dritto, è un grossolano controsenso, che ripugna alla logica indagatrice del vero. I due sessi costituiti nella identità d'una medesima natura, si assimilano, si uguagliano in ciò che determina in essi la umana personalità. ===''[[Nadia - Il mistero della pietra azzurra]]''=== *Coraggio, sii sincera, adesso hai paura che lui ti rifiuti, vero? [...] Non puoi farci niente, è un sentimento che grava sulle donne con il peso del karma. [...] È il destino di tutte le donne che si innamorano: devono affrontare gelosia, attaccamento, ansia, questi sentimenti inesprimibili ti inondano la mente e tutte le altre cose sembrano insignificanti, completamente prive di importanza. È inevitabile quando si ama. *Non c'è donna su cui non facciano colpo i fiori. *Possiamo dire che il cuore di noi donne è un po' come l'acqua che vedi scorrere qui: a volte è freddo come il ghiaccio, altre volte è talmente bollente da essere quasi insopportabile. È come un torrente in piena, seguendo le immutabili leggi della natura, scende verso il mare e alla fine, che tu lo voglia o no, ti conduce sempre e comunque verso l'uomo che ami. *Se sei una vera donna, devi innanzitutto salvare la vita dell'uomo che ami, niente viene prima di questo. È così che amiamo noi donne... ===[[Friedrich Nietzsche]]=== *Al guerriero non piacciono frutti troppo dolci. Perciò gli piace la donna; anche la donna più dolce è amara. *Dio creò la donna. E in realtà a questo punto ebbe fine la noia – ma ebbero fine anche altre cose! La donna fu il ''secondo'' errore di Dio. *Dove non concorre al giuoco amore e odio, il giuoco della donna diventa mediocre. *La donna impara a odiare nella misura in cui disimpara ad affascinare. *Quello che nella donna c'ispira rispetto e non di rado anche timore, è la di lei natura, che è molto più naturale di quella dell'uomo, la di lei mobilità, l'agilità da vera bestia selvaggia, l'unghia della tigre che nasconde sotto il guanto profumato; il suo egoismo ingenuo, la sua inettezza ad esser educata, il suo essere intimamente selvaggio, l'inconcepibile, lo sconfinato, il divagante delle sue brame e delle sue virtù... Quello che ci ispira della pietà per codesto bel gatto pericoloso che chiamiamo «donna», si è che essa è più soggetta a soffrire, che è più sensibile, più bisognosa d'affetto, più accessibile alle disillusioni di qualsiasi altro animale. Timore e pietà, ecco i sentimenti che l'uomo sinora provava dinanzi alla donna, sempre con un piede nella tragedia, la quale dilania mentre entusiasma. Ed ora tutto ciò dovrebbe esser finito? – Eh?<br>Ed ora tutto ciò dovrebbe esser finito? E si lavorerebbe al disincantamento della donna? E si sta per formarne a poco a poco il più noioso degli esseri? Oh! Europa! Europa! *Sia questo il vostro onore: amare sempre più di quanto siete amate, non essere mai seconde! *«Vai dalle donne? Non dimenticare la frusta!» ===[[Mohammad Reza Pahlavi]]=== *La donna, come pure l'uomo, ha ricevuto dalla natura caratteristiche inconfondibili che fanno apparire senza senso qualsiasi definizione superficiale di uguaglianza dei sessi. Il danno maggiore che si possa fare alla causa della vera emancipazione femminile è di confondere l'eguaglianza con la parità dei diritti. *La donna è una creatura così paradossale che forse proprio per questo la questione femminile suscita ovunque vivaci discussioni. *Nella vita di un uomo, le donne contano solo se sono belle e graziose e mantengono la loro femminilità e... Questa storia del femminismo, ad esempio. Cosa vogliono queste femministe? Cosa volete? Dice: l'uguaglianza. Oh! Non vorrei apparire sgarbato ma... siete uguali per legge ma, scusatemi, non per capacità. *Non avete mai avuto un Michelangelo o un Bach. Non avete mai avuto nemmeno un gran cuoco. E se mi parlate di opportunità vi rispondo: vogliamo scherzare? V'è forse mancata l'opportunità di dare alla storia un gran cuoco? Non avete dato nulla di grande, nulla! *Tutto ciò che posso dire è che le donne, quando governano, sono molto più dure degli uomini. Molto più crudeli. Molto più assetate di sangue. Mi riferisco a fatti, non a opinioni. Siete senza cuore quando avete il potere. Pensi a Caterina de' Medici, a Caterina di Russia, a Elizabetta d'Inghilterra. Per non citare la vostra Lucrezia Borgia e i suoi veleni, i suoi intrighi. Siete intriganti, siete cattive. Tutte. ===[[Cesare Pavese]]=== *Le uniche donne che vale la pena di sposare, sono quelle che non ci si può fidare a sposare. *Nessuna donna fa un matrimonio d'interesse: tutte hanno l'accortezza, prima di sposare un milionario, d'innamorarsene. *Quei filosofi che credono all'assoluto logico della verità, non hanno mai avuto a che discorrere a ferri corti con una donna. *Una donna che non sia stupida, presto o tardi, incontra un rottame umano e si prova a salvarlo. Qualche volta ci riesce. Ma una donna che non sia una stupida, presto o tardi trova un uomo sano e lo riduce a rottame. Ci riesce sempre. ===[[Marcel Proust]]=== *Ci sono pochissime donne che si vestono bene, ma alcune sono meravigliose. *È più ragionevole sacrificare la propria vita alle donne piuttosto che ai francobolli, alle vecchie tabacchiere, perfino ai quadri e alle sculture. L'esempio delle altre collezioni dovrebbe però ammonirci a cambiare, a non avere una sola donna, ma molte. *Lasciamo le belle donne agli uomini senza immaginazione. ===[[Henri de Régnier]]=== *Le donne sono capaci di tutto, e gli uomini di tutto il resto. *Non esistono donne che siano peggiori delle altre. *Raramente le donne sono amate come vorrebbero: cioè da un Dio onnipotente che dia loro tutto e non domandi nulla. ===[[Jules Renard]]=== *La donna non dovrebbe vivere che una stagione su quattro. Dovrebbe ricomparire tutti gli anni. *Quando ascoltava i discorsi delle donne sembrava che dormicchiasse, ma ogni tanto faceva un piccolo movimento con le sue lunghe orecchie da cacciatore di stupidaggini. *Quando sono accanto a una donna, provo immediatamente quel piacere un po' malinconico che si ha guardando l'acqua scorrere, dall'alto di un ponte. *Se vuoi attirarti la simpatia delle donne di' loro le cose che non vorresti gli uomini dicessero a tua moglie. ===[[François de La Rochefoucauld]]=== *L'onestà delle donne è spesso amore della propria reputazione e della propria tranquillità. *La maggior parte delle donne oneste sono tesori nascosti, che stanno al sicuro soltanto perché nessuno li cerca. *Si possono trovare delle donne che non hanno mai avuto avventure, ma è raro trovarne che ne abbiano avuta una sola. *Sono poche le donne oneste che non siano stanche del loro ruolo. ===[[Joseph Franklin Rutherford]]=== *La donna è stata sempre la creatura più seducente e più pericolosa della terra. La sua bellezza e le sue attrattive seducono l'uomo, rendendolo indifferente ad altre cose più elevate e più nobili e facendogli dimenticare Dio. Fu l'influenza d'Eva che fece cadere Adamo in fallo e lo condusse alla tomba. Una buona e virtuosa donna completamente consacrata a Dio è una benedizione per l'uomo buono, perché essa sa tenere il suo posto, ma l'uomo che subisce l'influenza di una donna ambiziosa ed egoista cammina nel sentiero che conduce alla degradazione ed alla morte. *Le donne rendono gli uomini simili a scimmie o a dei gonzi. Gli uomini sono divenuti effeminati, si lasciano facilmente influenzare ed hanno perduto la loro virilità e la loro fermezza negli affari dello stato come in famiglia. Quando, per esempio, una donna entra in una sala dove degli uomini stanno seduti a tavola, tutti si alzano in piedi per renderle omaggio, e così le danno un posto superiore all'uomo. Gli uomini si levano il cappello entrando in un ascensore se una donna è presente; queste cose sono considerate come atti di rispetto che dinotano buona educazione nell'uomo. Ma è cosa artificiosa, ed il vero significato di tale comportamento è molto diverso da quello confessato. È uno stratagemma di Satana per allontanare gli uomini da Dio e dalla sua regola che prescrive quale dev'essere la posizione dell'uomo e della donna. *Satana vorrebbe capovolgere questa regola e mettere la donna in primo piano. Egli incominciò la sua opera perturbatrice seducendo e ingannando la donna, e quindi fece appello alle cosiddette qualità di "gentiluomo" dell'uomo per farlo cader vittima del suo astuto strattagemma. La pratica mondana di mettere le donne in primo piano negli affari di religione e nei consigli di stato ha molto contribuito a distruggere la santità della famiglia e ad allontanare gli uomini da Dio. ===[[Arthur Schopenhauer]]=== *È forse impossibile trovare una donna veramente sincera, che non finga. Ma per la stessa ragione le donne scoprono facilmente la finzione altrui, e non è consigliabile tentare di ricorrervi nei loro riguardi. *In fondo al cuore le donne pensano che compito dell'uomo è guadagnare soldi, e compito loro spenderli. *Le donne sono ''sexus sequior'', il secondo sesso, che da ''ogni'' punto di vista è inferiore al sesso maschile; perciò bisogna aver riguardi per la debolezza della donna, ma è oltremodo ridicolo attestare venerazione alle donne: essa ci abbassa ai loro stessi occhi. ===''[[Le seduttrici]]''=== *Alcune donne portano la felicità ovunque vanno, altre ogni volta che vanno via. *Le donne brutte si rifugiano nel pianto. Quelle carine vanno a fare shopping! *Le donne non vogliono essere capite, vogliono solo essere amate. ===[[Debora Serracchiani]]=== *La nostra società non è preparata culturalmente e logisticamente ad accogliere un forte impegno fuori casa della donna. *Le donne, in quanto soggetti più deboli e minoranza, diventano capri espiatori nei periodi di maggiore crisi sociale, culturale, etica, come l'attuale. E poi il fatto che oggi ce ne siano di più in politica spaventa. *Non siamo preparati culturalmente ad avere la parità; sarebbe bello che un giorno si scegliesse una donna solo per i meriti e non anche perché donna. ===[[William Shakespeare]]=== *Fragilità, il tuo nome è donna! (''[[Amleto]]'') *Una donna disonesta non è una donna. *Una donna è un piatto per gli dei, se a condirla non è il diavolo. (''[[Antonio e Cleopatra]]'') ===''[[Talmud]]''=== *Chiunque fa molte chiacchiere con le donne porta male a sé stesso. *Se una donna impazzisce, il marito non può ripudiarla. *Un uomo non deve mai camminare dietro una donna per la strada, fosse pure sua moglie. ===[[Susanna Tamaro]]=== *Il modello femminile si è inesorabilmente conformato a quello maschile. Siamo conformi perché l'immagine che i media propongono di noi – a cui una buona parte delle donne consapevoli cercano strenuamente di resistere – è quello di una femmina puro oggetto di piacere e di seduzione. *La condizione della donna oggi non è paragonabile neppure a quella negli anni '50 tanto è stata retrocessa: chiusa in un recinto, in un modello agghiacciante proposto anche alle bambine, mandate in giro come piccole cocotte. *Questa società così fredda, così necrofila, così impaurita, così cinica – e allo stesso tempo così travolta dalle sbornie del sentimentalismo – ha paura dello spirito femminile perché questo spirito, che è concreto, attivo, la spingerebbe in una direzione opposta. Tornare alla nostra vera natura vuol dire rimettere al centro dei nostri giorni una forza armata di dolcezza. ===[[Fabio Volo]]=== *L'età delle donne la si può solamente percepire osservandole nei loro molteplici cambiamenti. Non sono mai la stessa cosa. Le donne non sono la somma di anni ma di attimi. *Mi piace stare in una stanza con una donna. Anche quando prendo il treno, se entro in uno scompartimento e ci trovo una donna sono più contento. E se non c'è continuo a cercare finché la trovo. Non è che poi le rivolgo la parola, o ci parlo, o ci provo per forza, anzi, ma mi piace che sia lì. Mi piace la loro compagnia anche se silenziosa e sconosciuta. Le donne sono belle da respirare. *Quando una donna vuole una cosa, tremano le montagne, si muovono le maree, quando una donna vuole un uomo trema l'universo intero. *Si sa come sono le donne, se le desideri lo sentono subito. ===[[Walt Whitman]]=== *''Il corpo d'una donna all'incanto, | anche lei non è solo lei, ma la bulicante madre di madri, | ed è feconda di quelli che cresceranno e saranno i compagni delle madri.'' *''Io sono il poeta della donna come lo sono dell'uomo, | e dichiaro che è grande esser donna così come è grande esser uomo, | e dichiaro che nulla è più grande della madre degli uomini.'' *''La donna contiene tutte le qualità e le tempre, | essa si trova a suo posto e si muove in perfetto equilibrio, | essa è tutte le cose debitamente velate, al tempo stessa passiva e attiva, | essa è fatta per concepire figlie non meno che figli, e figli non meno che figlie.'' ===[[Oscar Wilde]]=== *Fornite alle donne occasioni adeguate e le donne potranno fare di tutto. *Le donne belle non hanno il tempo di essere gelose dei loro mariti... sono sempre occupate ad essere gelose dei mariti delle altre! *Le donne non hanno niente da dire, ma lo dicono benissimo. *Le donne si difendono attaccando, ed i loro attacchi sono fatti di strane e brusche capitolazioni. *Preferisco le donne con un passato: la loro conversazione è decisamente più divertente. ===[[Virginia Woolf]]=== *Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna? *Fra cento anni [...] le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati. La balia scaricherà il carbone. La fruttivendola guiderà la macchina. Ogni presupposto basato sui fatti osservati quando le donne erano il sesso protetto sarà scomparso; ad esempio [...] l'idea che le donne, i preti e i giardinieri vivano più a lungo. Togliete questa protezione, esponete le donne agli stessi sforzi e alle stesse attività, lasciatele diventare soldati, marinari, camionisti e scaricatori di porto, e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più presto degli uomini; cosicché si dirà: "Oggi ho visto una donna", come si diceva "Oggi ho visto un aereo". Può accadere qualunque cosa quando la femminilità cesserà di essere un'occupazione protetta. *Una donna deve avere soldi e una stanza suoi propri se vuole scrivere romanzi. ===[[Marguerite Yourcenar]]=== *Nella solitudine le donne non possono vivere e immancabilmente la saccheggiano, non fosse che sforzandosi di costruirvi un giardino. *Per le donne niente ha importanza al di fuori di loro stesse, e ogni scelta che non le riguardi non la giudicano se non una follia cronica o un'aberrazione passeggera. *Perché le donne vanno proprio ad invaghirsi degli uomini che non sono loro destinati, costringendoli così a scegliere fra lo snaturarsi e il detestarle? ===[[Zucchero (cantante)|Zucchero]]=== *''Donne du du du, | pianeti dispersi | per tutti gli uomini così diversi.'' *''Negli occhi hanno dei consigli | e tanta voglia di avventure | e se hanno fatto molti sbagli | sono piene di paure, | le vedi camminare insieme | nella pioggia o sotto il sole | dentro pomeriggi opachi | senza gioia né dolore.'' *''Negli occhi hanno gli aeroplani | per volare ad alta quota, | dove si respira l'aria | e la vita non è vuota.'' ==Proverbi== *Ciò che non può il diavolo, l'ottiene la donna. ([[Proverbi latini|Latino]]) *La coscienza è il libro maestro della donna, in cui scrive i suoi debiti e i suoi peccati. ([[Proverbi danesi|Danese]]) *La donna è detta creatura debole, ma un suo pelo tira più di una coppia di elefanti. ([[Proverbi indiani|Indiano]]) *La gallina non è un uccello, la donna non è un essere umano. ([[Proverbi russi|Russo]]) *Sforzatevi di capire i gatti, così capirete le donne. ([[Proverbi cinesi|Cinese]]) *Tra donne maligne non vi regnò mai pace. ([[Proverbi svedesi|Svedese]]) ===[[Proverbi francesi|Francesi]]=== *La donna ride quando può e piange quando vuole. *Le donne sono fatte di sola lingua, come le volpi sono fatte di sola coda. *Prendi il primo consiglio di una donna e non il secondo. *Quello che vogliono le donne, lo vuole Dio. *Un uomo di paglia è degno di una donna d'oro. ===[[Proverbi inglesi|Inglesi]]=== *Il parere di una donna e il vento invernale cambiano spesso. *La donna geniale non porta lettere di presentazione. *La donna nasconde quel che non sa. *La lingua della donna scuote come un racconto di un agnello. ===[[Proverbi italiani|Italiani]]=== *Al buio, le donne sono tutte uguali. *Amor, dispetto, rabbia e gelosia, sul cuore della donna han signoria. *Ara nel mare e nella rena semina, chi crede alle parole della femmina. *Chi di una donna brutta s'innamora, lieto con essa invecchia e l'ama ancora. *Chi dice donna dice guai, chi dice uomo peggio che mai. *Con la pietra si prova l'[[oro]], con l'oro la donna e con la donna l'uomo. *Contro due donne neanche il [[diavolo]] può metterci il becco. *Donna adorna, tardi esce e tardi torna. *Donna bianca, poco gli manca. *Donna rossa coscia grossa. *Donna che canti dolcemente in scena, pei giovani inesperti è una sirena. *Donna che dona, di rado è buona. *Donna che piange, ovver che dolce canti, son due diversi, ambo possenti incanti. *Donna che sa il [[lingua latina|latino]] è rara cosa, ma guardati dal prenderla in isposa. *Donna e [[fuoco]], toccali poco. *Donna e [[vino]] ubriaca il grande e il piccolino. *Donna giovane e uomo anziano possono riempire la casa di figli. *Donna io conosco, ch'è una santa a messa e che in casa è un'orribil diavolessa. *Donna nobil per natura è un tesor che sempre dura. *Donna pregata nega, trascurata prega. *Donna prudente, gioia eccellente. *Donna savia e bella è preziosa anche in gonnella. *Donna si lagna, donna si duole, donna s'ammala quando lo vuole. *Donne e sardine, son buone piccoline. *Donne, danno, fanno gli uomini e li disfanno. *Due noci in un sacco e due donne in casa fanno un bel fracasso. *È più facile trovar dolce l'assenzio, che in mezzo a poche donne il [[silenzio]]. *Femmine e [[gallo|galline]], se giran troppo si perdono. *[[Gru]] e donne fan volentieri il nido in alto. *[[Riguardi|Guardati]] da tre cose: da [[cavallo]] focoso, da uomo infido e da donna svergognata. *Il vino è forte ma il sonno lo vince, ma più forte d'ogni cosa è la donna. *La donna a 15 anni scherza, a 20 brilla, a 25 ama, a 30 brama, a 35 sente, a 40 vuole e a 50 paga. *La donna bisogna praticarla un giorno, un mese e un'estate per sapere che odore sa. *La donna buona vale una corona. *La donna deve avere tre m: matrona in strada, modesta in chiesa, massaia in casa. *La donna e l'[[orto]] vogliono un sol padrone. *La donna ha più capricci che ricci. *La donna oziosa non può essere virtuosa. *La donna per piccola che sia, vince il diavolo in furberia. *La donna più sciocca vale due uomini. *La donna troppo in vista, è di facile conquista. *Le donne hanno quattro malattie all'anno, e tre mesi dura ogni malanno. *Le donne hanno sette anime... e mezza. *Le ragazze sono d'oro, le sposate d'argento, le vedove di rame e le vecchie di latta. *Né donna né tela al lume di candela. *Nel bere e nel camminare si conoscono le donne. *Non vi è donna senza amore. *Ogni bella scarpa diventa ciabatta, ogni bella donna diventa nonna. *Per amore anche una donna onesta, può perdere la testa. *Per una scopa formano un mercato tre donne e assordan tutto il vicinato. *Prendi la bruna per amante e la bionda per moglie. *Quando sono fidanzate hanno sette mani e una lingua, quando sono sposate hanno sette lingue e una mano. *Son padrone del mondo oggi le donne e cedon toghe e spade a cuffie e gonne. *Tira più un capello di donna che cento paia di buoi. *Tutti i peccati mortali sono femmine. *Una fa, due stentano, ma a tre ci vuol la serva. *Una Fenice fra le donne è quella, che altra donna confessa essere bella. ===[[Proverbi napoletani|Napoletani]]=== *'A fatìca d'a fémmena s'a màgna 'o ciùccio. *'A femmena bona, si tentata, resta onesta, nun è stata bona tentata. *'A femmena ciarliera è 'na mala mugliera. *'A femmena comme nasce accussì pasce. *'A femmena è 'a canzona d<nowiki>''</nowiki>a casa. *'A femmena è comm' 'a campana: si nun 'a scutuleie nun sona. *'A femmena è comm' 'o mastrillo aparato. *'A femmena è comme 'o tiempo 'e marzo: mò t'alliscia e mò te lascia. *'A femmena nun se sposa 'o ciuccio pecché le stracce 'e lenzòle. *'A femmena senza pietto è 'nu stipo senza piatte. *'A femmena tène 'e malizie 'nfilate a ciento comme granatelle p' 'ogne capillo d' 'a capa. *Càrte e ddònne fànno chéllo che vvònno. *Chella che l'aiza 'na vota l'aiza sempe. *Doje femmene e 'na papara faceno 'no mercato. *'E femmene tèneno 'e lacreme 'int' 'a burzetta. *'E pparole d' 'e femmene se teneno pe' serenata. *Femmena aggraziata vole essere pregata. *Femmene 'e chiesa, diavule 'e casa. *Femmene e denare hanno 'a passà' pe' una mano. *Femmene e denare so' 'e cose chiù care. *Foemina nulla bona, sed si bona est, pìgliala e vóttala p'a fenesta. *I ffémmene, une pe rregne! *Né femmena, né tela, a lumme de cannela. *Nun c'è sabbato senza sole, nun c'è femmena senz'ammore. *Quatto li cose a 'o munno ca fanno cunzula': 'a femmena, l'argiamma, lo suonno e lo magna'... *Tre bote tre unnece cose fanno bella na femmena: azzoè tre cose longhe e tre corte, tre larghe, tre strette e tre grosse; tre sottile, tre retonne e tre piccole; tre bianche, tre rosse e tre negre: se lo bolite sapere, leìte la fràveca de lo munno... *Una ce ne steva bona, e 'a facettero Maronna. *Zappa 'e femmena e surco 'e vacca, pòvera chella terra ca l'angappa. ====[[Proverbi toscani|Toscani]]==== *Astuzia di donne le vince tutte. *Bella donna, cattiva testa. *Chi disse donna, disse danno. *Chi disse donna, disse guai. *Chi donne pratica, giudizio perde. *Chi piglia l'anguilla per la coda e la donna per la parola, può dire di non tener nulla. *Dal mare [[sale]], e dalla donna male. *Di buone armi è armato, chi da buona donna è amato. *Donna barbuta, co' sassi la saluta. *Donna che ha molti amici, ha molte lingue mordaci. *Donna che regge all'oro, val più d'un gran tesoro. *Donna danno, sposa speso, moglie meglio. *Donna di monte, cavalier di corte. *Donna e [[luna]], oggi serena, domani bruna. *Donna e popone, beato chi se n'appone. *Donna iraconda, mare senza sponda. *Donna oziosa, non può essere viziosa. *Donna si lagna, donna si duole, donna s'ammala, quando la vuole. *Donna specchiante, poco filante. *Donne, asini e noci, voglion le mani atroci. *Donne e buoi, de' paesi tuoi. *Donne e oche, tienne poche. *Dove donna domina, tutto si contamina. *Dove son femmine e oche, non vi son parole poche. *Il cuor delle donne è fatto a spicchi come il popone. *La bella donna è un bel cipresso. *La donna è come la castagna; bella di fuori, e dentro è la magagna. *La donna è come l'appetito, va contentata a tempo. *La donna e l'uovo vuole un sol padrone. *La donna guarda più sott'occhio che non fa l'uomo a diritto filo. *La donna ne sa un punto più del diavolo. *Lagrime di donne, fontana di malizia. *Le buone donne non hanno né occhi né orecchi. *Le donne arrivano i pazzi e i savi. *Le donne dicono sempre il vero; ma non lo dicono tutto intero. *Le donne hanno l'anima attaccata al corpo con la colla cerviona. *Le donne hanno sette spiriti in corpo. *Le donne per parer belle si fanno brutte. *Le donne piglian ben le pulci. *Le donne s'attaccano sempre al peggio. *Le donne son come i gatti, finché non battono il naso, non muoiono. *Le donne son figliuole dell'indugio. *Le donne son sante in chiesa, angele in istrada, diavole in casa, civette alla finestra e gazze alla porta. *Le donne sono il purgatorio della borsa, il paradiso del corpo, e l'inferno dell'anima. *Le femmine calano come la cassa de' mercanti. *Le ragazze piangono con un occhio, le maritate con due, e le monache con quattro. *Non bisogna contentar le donne se non del lino. *Non v'è sabato senza sole, non v'è donna senza amore, né domenica senza sapore. *[[Pera|Pere]] e donne senza romori, sono stimate le migliori. *Più vale una savia donna filando, che cento triste vegliando. *Quel che alla donna ogni segreto fida, ne vien col tempo a far pubbliche gride. *Savie all'impensata e matte alla pensata. *S'è grande è oziosa; s'è piccola è viziosa; s'è bella è vanitosa; s'è brutta è fastidiosa. *Se la donna vuol, tutto la puol. *Se le donne fossero d'oro non varrebbero un quattrino. *Tre donne fanno un mercato e quattro fanno una fiera. ====[[Proverbi veneti|Veneti]]==== *A dona che pianze, caval che sua, e ebreo che zura, no crederghe. *Da una dona a un molin no gh'è gran diferenza. *Do done e un'oca fa un marcà. *Dona, dano, malano tuto el tempo de l'ano. *Dona e legno fa perdere l'inzegno. *Dona se lagna, dona se dol, dona se amala, quando la vol. *El cuor de le done xe fato a melon. *La dona de bon uso tende alla roca e al fuso. *La dona deve aver quatro m: matrona in strada, modesta in ciesa, massera in casa, e matrona in leto. *La dona e la vaca, al pezo le se taca. *La dona ga più caprici che rici. *La dona ga più rici che cervelo. *La dona, per picola che la sia, la vince el diavolo in furbaria. *La dona savia no ga né occi, né reccie. *La dona va sogèta a quatro malatie a l'anno, e ognuna dura tre mesi. *La dona xe come la balanza, che la pende da quela parte che più la riceve. *La dona xe volubile per natura. *La lengua de le done la xe come la forbese, o la tagia o la ponze. *Lagrime di donna, fontana di malizia. *Le done ghe ne sa una carta più del diavolo. *Le done, i cani e 'l bacalà, perché i se boni i ghe vol ben pestà. *Le done no le ga altra arma che la lengua. *Le done se odia tra de ele. *Le done xe lunatiche. *Per done, cani e aqua, i omeni se mazza. *Se la dona la vuol, tuto la puol. ===[[Proverbi portoghesi|Portoghesi]]=== *La donna che perdona facilmente è già uno straccio di cucina. *La donna con due anime te ne regala sempre una. *La giovane vive di speranze, la vecchia di memorie. ===[[Proverbi somali|Somali]]=== *L'uomo sarà anche il capo della casa, ma la donna ne è il cuore. *La bellezza di una donna non è nel suo viso. *Le donne sono le trappole del diavolo. ===[[Proverbi spagnoli|Spagnoli]]=== *Alla donna e alla gazza dici ciò che diresti in piazza. *Guardati dalla donna cattiva e non fidarti di quella buona. *Il consiglio di una donna non è una gran cosa, ma chi non lo segue è pazzo. *La donna, il vento, e la fortuna cambiano presto. ===[[Proverbi tedeschi|Tedeschi]]=== *Ci sono due donne buone nel mondo: una è morta e l'altra non è stata ancora trovata. *Donna virtuosa, non teme calunnia. *Le donne sono mutevoli come il tempo in Aprile. *Ogni donna preferirebbe essere bella piuttosto che buona. ==Note== <references /> ==Voci correlate== {{div col|3}} *[[Condizione femminile in Italia]] *[[Femminismo]] *[[Madre]] *[[Maschio e femmina]] *[[Moglie]] *[[Uomo]] *[[Uomo (maschio)]] {{div col end}} ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt|preposizione=sulla}} {{Portale|donne}} {{vetrina|22|4|2012|argomenti}} [[Categoria:Antropologia culturale]] [[Categoria:Antropologia sociale]] [[Categoria:Sociologia della cultura]] p2sbj312cnz05h5e8t66bh6k67qk0xn Franklin Delano Roosevelt 0 2629 1223354 1221637 2022-08-19T17:17:56Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Franklin Delano Roosevelt */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:FDR in 1933.jpg|thumb|right|Franklin Delano Roosevelt nel 1933]] '''Franklin Delano Roosevelt''' (1882 – 1945), 32° presidente degli Stati Uniti. ==Citazioni di Franklin Delano Roosevelt== *Abbiamo sempre saputo che l'incurante tornaconto personale non è etico; ora sappiamo che nuoce all'economia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro del business'', traduzione di Martina Dominici e Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 223. ISBN 9788858016589</ref> *Avevano cominciato a considerare il governo degli Usa come una mera appendice dei loro affari. Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata.<ref>Al Madison Square Garden, 1936; citato in Marcello De Cecco, Roberta Carlini, ''Alla radice della crisi'', ''il manifesto'', 5 dicembre 2008.</ref> *{{NDR|[[Ultime parole famose]]}} È altamente improbabile che un [[aeroplano]], o una flotta di essi, possa mai affondare una flotta della Marina [Militare] in assetto da battaglia. :''It is highly unlikely that an airplane, or a fleet of them, could ever sink a fleet of Navy vessels under battle conditions.''<ref>New York, 1922;{{en}} Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 267. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Fai quello che puoi con quello che hai nel posto in cui sei.<ref>Citato nel programma televisivo ''Che tempo che fa'', RaiTre, 8 gennaio 2011 e in Luciana Littizzetto, ''I dolori del giovane Walter'', Mondadori, 2010.</ref> *[...] guardiamo a un mondo fondato sulle quattro libertà essenziali.<ref>Dal ''Discorso sullo stato dell'Unione'', 1941. Citato in ''Come funziona la filosofia'', a cura di Marcus Weeks, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2020, p. 16. ISBN 9788858025598</ref> *Il popolo americano, nella sua giusta potenza, vincerà con una vittoria totale.<ref>8 dicembre 1941, dopo l'attacco a Pearl Harbour. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 145. ISBN 9788858041406</ref> *In questo 10 giugno, la mano che teneva il pugnale l'ha affondato nella schiena del suo vicino.<ref>Commentando la dichiarazione di guerra dell'Italia contro Gran Bretagna e Francia, Washington 10 giugno 1940; citato in [http://www.storiaxxisecolo.it/secondaguerra/sgmcampagnafrancia.htm storiaxxisecolo.it]</ref> *L'aspirazione democratica non è una mera fase recente della storia umana. È scritta nella Magna Carta.<ref>Dal terzo discorso inaugurale (20 gennaio 1941). Citato in AA.VV., <i>Il libro della legge</i>, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 71. ISBN 9788858029596</ref> *La Conferenza di Crimea è stata un momento di svolta nella nostra storia e perciò nella storia del mondo. Presto al Senato degli Stati Uniti e al popolo americano sarà presentata una grande decisione che determinerà il destino degli Stati Uniti, e del mondo, per generazioni a venire [...]. Venticinque anni fa i combattenti americani attesero che gli statisti del mondo completassero il lavoro per quella pace per cui essi avevano combattuto sofferto. Fallirono, mancammo entrambi gli obiettivi. Non possiamo sbagliare ancora e sperare che il mondo possa ancora sopravvivere. La Conferenza di Crimea [...] dovrebbe segnare la fine del sistema delle iniziative unilaterali, delle alleanze esclusive, delle sfere di influenza, della ''balance of power'', e di tutti gli altri espedienti che per secoli sono stati provati e sempre hanno fatto fallimento. A tutti questi sistemi ci proponiamo di sostituire un'organizzazione universale alla quale possono aderire tutte le nazioni amanti della pace nel mondo.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, pag. 545. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *La prova del nostro progresso non è quella di accrescere la ricchezza di chi ha tanto, ma di dare abbastanza a chi ha troppo poco. :''The test of our progress is not whether we add more to the abundance of those who have much; it is whether we provide enough for those who have too little.''<ref>{{en}} Dal discorso inaugurale del proprio secondo mandato, 20 gennaio 1937; riportato in ''[http://www.presidency.ucsb.edu/ws/index.php?pid=15349 Presidency.ucsb.edu]''.</ref> *La sconfitta della [[Germania]] significa la sconfitta del [[Giappone]], probabilmente senza sparare un colpo o perdere una vita. :''Defeat of Germany means defeat of Japan, probably without firing a shot or losing a life.''<ref>{{en}} Citato in [[Winston Churchill]], ''The Hinge of Fate'', New York, Bantam Books, 1962, p. 386</ref> *La [[verità]] si scopre quando gli uomini sono liberi di cercarla.<ref>1936; citato in Guerrino Oliva, ''Saggezza antica e moderna'', Ponte nuovo, Bologna, 1983, p. 68.</ref> *Nessuna impresa che dipenda, per il suo successo, dal pagare i suoi lavoratori meno di quanto serva loro per vivere ha diritto di sopravvivere in questo Paese. :''No business which depends for existence on paying less than living wages to its workers has any right to continue in this country''.<ref>Dal discorso sul National Industrial Recovery Act, 16 giugno 1933; citato in ''[http://web.archive.org/web/20030628074512/http://www.fdrlibrary.marist.edu/odnirast.html FdrLibrary.edu]''.</ref> *Non esiste uomo indispensabile.<ref>Da un discorso, 3 novembre 1992; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *Più che una fine della [[guerra]], vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre.<ref>Messaggio radiofonico alla nazione per il Jefferson Day, 13 aprile 1945.</ref> *Posso dire di essermi inteso bene col maresciallo [[Stalin]]. È un uomo che unisce una determinazione impressionante e senza deviazioni a un gagliardo buon umore. Credo sia l'autentico rappresentante del cuore e dell'anima russa e che potremo andare molto d'accordo sia con lui sia con il popolo russo.<ref>Citato in [[Henry Kissinger]], ''L'arte della diplomazia'', Sperling & Kupfer, 2012, [https://books.google.it/books?id=K-_61Z0DNPQC&pg=PA316&lpg=PA316&dq=Posso+dire+di+essermi+inteso+bene+con+il+maresciallo+Stalin&source=bl&ots=fumCBM7kpQ&sig=ACfU3U0hywQWN15Gv6fERee2LTtpO1BEVQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjOn8qrjujpAhUIHHcKHS1_BbMQ6AEwAHoECAsQAQ#v=onepage&q=Posso%20dire%20di%20essermi%20inteso%20bene%20con%20il%20maresciallo%20Stalin&f=false p. 316]. ISBN 8873395309</ref> *Quindi, prima di tutto, lasciatemi esprimere la mia ferma convinzione che l'unica cosa di cui dobbiamo avere [[paura]] è la paura stessa. :''So, first of all, let me assert my firm belief that the only thing we have to fear is fear itself''.<ref>Dal ''[http://historymatters.gmu.edu/d/5057/ First Inaugural Address]'' per il ''New Deal''<!--discorso inaugurale del proprio mandato-->, 4 marzo 1933.</ref> *Quanti sono gli esperti, tante sono le opinioni.<ref>Citato in Mario Grasso, ''Punti di vista'', FrancoAngeli, Milano, 2001, p. 20. ISBN 88-464-3200-2</ref> *Se [[Joseph P. Kennedy|Joe Kennedy]] fosse al potere, ci darebbe una forma di governo [[fascismo|fascista]]. Organizzerebbe un piccolo ma potente comitato presieduto da sé stesso con cui guidare il paese senza far troppo caso al Congresso.<ref>Citato in Edward Klein, ''La maledizione dei Kennedy'', Milano, Mondadori, 2007, p. 132. ISBN 978-88-04-53311-5</ref> *{{NDR|A un giornalista che gli chiedeva quale fosse la sua filosofia politica}} Sono un cristiano e un democratico – ecco tutto.<ref>Citato in Frances Perkins, ''The Roosevelt I Knew'', Harper Colophon Books.</ref> *Un radicale è un uomo con i piedi fermamente piantati in aria.<ref>Dal discorso radiofonico del 26 ottobre 1939.</ref><ref name=e>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Vedo un terzo della nostra nazione male alloggiato, mal vestito e mal nutrito.<ref>Dal Secondo Indirizzo inaugurale, 20 gennaio 1937.</ref><ref name=e /> ==Citazioni su Franklin Delano Roosevelt== *A mio parere, nessuno, dal tempo di Franklin ha mai avuto lo stesso genere di rapporto simbiotico con le folle. Franklin talvolta incominciava una campagna elettorale stanco e apatico. Ma nel corso della campagna traeva forza e vitalità dall'uditorio e finiva meglio di quanto non avesse incominciato. Penso che per il senatore [[John F. Kennedy|Kennedy]] sia lo stesso: la sua intelligenza e il suo coraggio suscitano nelle folle sentimenti che a loro volta lo sostengono e lo rendono più forte. ([[Eleanor Roosevelt]]) *In qualsiasi momento quest'uomo ci avesse lasciato, avremmo provato un senso di perdita irreparabile [...]. Possa egli avere un'influenza duratura sul cuore e sulla mente degli uomini! ([[Albert Einstein]]) *Nella storia non si è mai visto un popolo retto da un paralitico. Si sono avuti Re calvi, Re grossi, Re belli e magari stupidi, ma mai Re che per andare al gabinetto, al bagno o a tavola avessero bisogno d'essere retti da altri uomini. ([[Benito Mussolini]]) *Possedeva il carattere, l'energia e l'abilità dei dittatori, ma era dalla nostra parte. ([[Isaiah Berlin]]) *Quella sinistra figura. ([[Benito Mussolini]]) *Roosevelt {{NDR|Franklin Delano}} dimostrò che la Presidenza {{NDR|degli Stati Uniti d'America}} può essere un mestiere da esercitarsi vita natural durante. [[Harry Truman|Truman]] ha dimostrato che chiunque può fare il Presidente. [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]], che non v'è in realtà bisogno di un Presidente. [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]], che può essere pericoloso avere un Presidente...<ref>Dall'apologo dei magnati americani dell'acciaio durante la controversia con il Presidente John Fitzgerald Kennedy; citato in [[Piero Buscaroli]], ''Una nazione in coma'', Argelato (BO), Minerva Edizioni, 2013, p. 162. ISBN 978-88-7381-494-8</ref> ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Eleanor Roosevelt]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{PresidentiUSA}} {{DEFAULTSORT:Roosevelt, Franklin Delano}} [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici statunitensi]] oblcdse3yqobfkw1qkkeuwvnloeg43z 1223355 1223354 2022-08-19T17:20:03Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Franklin Delano Roosevelt */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:FDR in 1933.jpg|thumb|right|Franklin Delano Roosevelt nel 1933]] '''Franklin Delano Roosevelt''' (1882 – 1945), 32° presidente degli Stati Uniti. ==Citazioni di Franklin Delano Roosevelt== *Abbiamo sempre saputo che l'incurante tornaconto personale non è etico; ora sappiamo che nuoce all'economia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro del business'', traduzione di Martina Dominici e Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 223. ISBN 9788858016589</ref> *Avevano cominciato a considerare il governo degli Usa come una mera appendice dei loro affari. Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata.<ref>Al Madison Square Garden, 1936; citato in Marcello De Cecco, Roberta Carlini, ''Alla radice della crisi'', ''il manifesto'', 5 dicembre 2008.</ref> *{{NDR|[[Ultime parole famose]]}} È altamente improbabile che un [[aeroplano]], o una flotta di essi, possa mai affondare una flotta della Marina [Militare] in assetto da battaglia. :''It is highly unlikely that an airplane, or a fleet of them, could ever sink a fleet of Navy vessels under battle conditions.''<ref>New York, 1922;{{en}} Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 267. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Fai quello che puoi con quello che hai nel posto in cui sei.<ref>Citato nel programma televisivo ''Che tempo che fa'', RaiTre, 8 gennaio 2011 e in Luciana Littizzetto, ''I dolori del giovane Walter'', Mondadori, 2010.</ref> *[...] guardiamo a un mondo fondato sulle quattro libertà essenziali.<ref>Dal ''Discorso sullo stato dell'Unione'', 1941. Citato in ''Come funziona la filosofia'', a cura di Marcus Weeks, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2020, p. 16. ISBN 9788858025598</ref> *Il popolo americano, nella sua giusta potenza, vincerà con una vittoria totale.<ref>8 dicembre 1941, dopo l'attacco a Pearl Harbour. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 145. ISBN 9788858041406</ref> *In questo 10 giugno, la mano che teneva il pugnale l'ha affondato nella schiena del suo vicino.<ref>Commentando la dichiarazione di guerra dell'Italia contro Gran Bretagna e Francia, Washington 10 giugno 1940; citato in [http://www.storiaxxisecolo.it/secondaguerra/sgmcampagnafrancia.htm storiaxxisecolo.it]</ref> *L'aspirazione democratica non è una mera fase recente della storia umana. È scritta nella Magna Carta.<ref>Dal terzo discorso inaugurale (20 gennaio 1941). Citato in AA.VV., <i>Il libro della legge</i>, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 71. ISBN 9788858029596</ref> *La Conferenza di Crimea è stata un momento di svolta nella nostra storia e perciò nella storia del mondo. Presto al Senato degli Stati Uniti e al popolo americano sarà presentata una grande decisione che determinerà il destino degli Stati Uniti, e del mondo, per generazioni a venire [...]. Venticinque anni fa i combattenti americani attesero che gli statisti del mondo completassero il lavoro per quella pace per cui essi avevano combattuto sofferto. Fallirono, mancammo entrambi gli obiettivi. Non possiamo sbagliare ancora e sperare che il mondo possa ancora sopravvivere. La Conferenza di Crimea [...] dovrebbe segnare la fine del sistema delle iniziative unilaterali, delle alleanze esclusive, delle sfere di influenza, della ''balance of power'', e di tutti gli altri espedienti che per secoli sono stati provati e sempre hanno fatto fallimento. A tutti questi sistemi ci proponiamo di sostituire un'organizzazione universale alla quale possono aderire tutte le nazioni amanti della pace nel mondo.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, pag. 545. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *La prova del nostro progresso non è quella di accrescere la ricchezza di chi ha tanto, ma di dare abbastanza a chi ha troppo poco. :''The test of our progress is not whether we add more to the abundance of those who have much; it is whether we provide enough for those who have too little.''<ref>{{en}} Dal discorso inaugurale del proprio secondo mandato, 20 gennaio 1937; riportato in ''[http://www.presidency.ucsb.edu/ws/index.php?pid=15349 Presidency.ucsb.edu]''.</ref> *La sconfitta della [[Germania]] significa la sconfitta del [[Giappone]], probabilmente senza sparare un colpo o perdere una vita. :''Defeat of Germany means defeat of Japan, probably without firing a shot or losing a life.''<ref>{{en}} Citato in [[Winston Churchill]], ''The Hinge of Fate'', New York, Bantam Books, 1962, p. 386</ref> *La [[verità]] si scopre quando gli uomini sono liberi di cercarla.<ref>1936; citato in Guerrino Oliva, ''Saggezza antica e moderna'', Ponte nuovo, Bologna, 1983, p. 68.</ref> *Nessuna impresa che dipenda, per il suo successo, dal pagare i suoi lavoratori meno di quanto serva loro per vivere ha diritto di sopravvivere in questo Paese. :''No business which depends for existence on paying less than living wages to its workers has any right to continue in this country''.<ref>Dal discorso sul National Industrial Recovery Act, 16 giugno 1933; citato in ''[http://web.archive.org/web/20030628074512/http://www.fdrlibrary.marist.edu/odnirast.html FdrLibrary.edu]''.</ref> *Non esiste uomo indispensabile.<ref>Da un discorso, 3 novembre 1992; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *Non solo difenderemo noi stessi con ogni mezzo, ma faremo in modo che sia certo che questa forma di tradimento non possa mai più metterci in pericolo.<ref>Dal discorso alla nazione, 7 dicembre 1941. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 148. ISBN 9788858041406</ref> *Più che una fine della [[guerra]], vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre.<ref>Messaggio radiofonico alla nazione per il Jefferson Day, 13 aprile 1945.</ref> *Posso dire di essermi inteso bene col maresciallo [[Stalin]]. È un uomo che unisce una determinazione impressionante e senza deviazioni a un gagliardo buon umore. Credo sia l'autentico rappresentante del cuore e dell'anima russa e che potremo andare molto d'accordo sia con lui sia con il popolo russo.<ref>Citato in [[Henry Kissinger]], ''L'arte della diplomazia'', Sperling & Kupfer, 2012, [https://books.google.it/books?id=K-_61Z0DNPQC&pg=PA316&lpg=PA316&dq=Posso+dire+di+essermi+inteso+bene+con+il+maresciallo+Stalin&source=bl&ots=fumCBM7kpQ&sig=ACfU3U0hywQWN15Gv6fERee2LTtpO1BEVQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjOn8qrjujpAhUIHHcKHS1_BbMQ6AEwAHoECAsQAQ#v=onepage&q=Posso%20dire%20di%20essermi%20inteso%20bene%20con%20il%20maresciallo%20Stalin&f=false p. 316]. ISBN 8873395309</ref> *Quindi, prima di tutto, lasciatemi esprimere la mia ferma convinzione che l'unica cosa di cui dobbiamo avere [[paura]] è la paura stessa. :''So, first of all, let me assert my firm belief that the only thing we have to fear is fear itself''.<ref>Dal ''[http://historymatters.gmu.edu/d/5057/ First Inaugural Address]'' per il ''New Deal''<!--discorso inaugurale del proprio mandato-->, 4 marzo 1933.</ref> *Quanti sono gli esperti, tante sono le opinioni.<ref>Citato in Mario Grasso, ''Punti di vista'', FrancoAngeli, Milano, 2001, p. 20. ISBN 88-464-3200-2</ref> *Se [[Joseph P. Kennedy|Joe Kennedy]] fosse al potere, ci darebbe una forma di governo [[fascismo|fascista]]. Organizzerebbe un piccolo ma potente comitato presieduto da sé stesso con cui guidare il paese senza far troppo caso al Congresso.<ref>Citato in Edward Klein, ''La maledizione dei Kennedy'', Milano, Mondadori, 2007, p. 132. ISBN 978-88-04-53311-5</ref> *{{NDR|A un giornalista che gli chiedeva quale fosse la sua filosofia politica}} Sono un cristiano e un democratico – ecco tutto.<ref>Citato in Frances Perkins, ''The Roosevelt I Knew'', Harper Colophon Books.</ref> *Un radicale è un uomo con i piedi fermamente piantati in aria.<ref>Dal discorso radiofonico del 26 ottobre 1939.</ref><ref name=e>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Vedo un terzo della nostra nazione male alloggiato, mal vestito e mal nutrito.<ref>Dal Secondo Indirizzo inaugurale, 20 gennaio 1937.</ref><ref name=e /> ==Citazioni su Franklin Delano Roosevelt== *A mio parere, nessuno, dal tempo di Franklin ha mai avuto lo stesso genere di rapporto simbiotico con le folle. Franklin talvolta incominciava una campagna elettorale stanco e apatico. Ma nel corso della campagna traeva forza e vitalità dall'uditorio e finiva meglio di quanto non avesse incominciato. Penso che per il senatore [[John F. Kennedy|Kennedy]] sia lo stesso: la sua intelligenza e il suo coraggio suscitano nelle folle sentimenti che a loro volta lo sostengono e lo rendono più forte. ([[Eleanor Roosevelt]]) *In qualsiasi momento quest'uomo ci avesse lasciato, avremmo provato un senso di perdita irreparabile [...]. Possa egli avere un'influenza duratura sul cuore e sulla mente degli uomini! ([[Albert Einstein]]) *Nella storia non si è mai visto un popolo retto da un paralitico. Si sono avuti Re calvi, Re grossi, Re belli e magari stupidi, ma mai Re che per andare al gabinetto, al bagno o a tavola avessero bisogno d'essere retti da altri uomini. ([[Benito Mussolini]]) *Possedeva il carattere, l'energia e l'abilità dei dittatori, ma era dalla nostra parte. ([[Isaiah Berlin]]) *Quella sinistra figura. ([[Benito Mussolini]]) *Roosevelt {{NDR|Franklin Delano}} dimostrò che la Presidenza {{NDR|degli Stati Uniti d'America}} può essere un mestiere da esercitarsi vita natural durante. [[Harry Truman|Truman]] ha dimostrato che chiunque può fare il Presidente. [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]], che non v'è in realtà bisogno di un Presidente. [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]], che può essere pericoloso avere un Presidente...<ref>Dall'apologo dei magnati americani dell'acciaio durante la controversia con il Presidente John Fitzgerald Kennedy; citato in [[Piero Buscaroli]], ''Una nazione in coma'', Argelato (BO), Minerva Edizioni, 2013, p. 162. ISBN 978-88-7381-494-8</ref> ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Eleanor Roosevelt]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{PresidentiUSA}} {{DEFAULTSORT:Roosevelt, Franklin Delano}} [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici statunitensi]] pammagy4ps0nq0elrf8utqj7d106a5n 1223415 1223355 2022-08-19T21:41:34Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Franklin Delano Roosevelt */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:FDR in 1933.jpg|thumb|right|Franklin Delano Roosevelt nel 1933]] '''Franklin Delano Roosevelt''' (1882 – 1945), 32° presidente degli Stati Uniti. ==Citazioni di Franklin Delano Roosevelt== *Abbiamo sempre saputo che l'incurante tornaconto personale non è etico; ora sappiamo che nuoce all'economia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro del business'', traduzione di Martina Dominici e Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 223. ISBN 9788858016589</ref> *Avevano cominciato a considerare il governo degli Usa come una mera appendice dei loro affari. Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata.<ref>Al Madison Square Garden, 1936; citato in Marcello De Cecco, Roberta Carlini, ''Alla radice della crisi'', ''il manifesto'', 5 dicembre 2008.</ref> *Dobbiamo essere il grande arsenale della democrazia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 108. ISBN 9788858041406</ref> *{{NDR|[[Ultime parole famose]]}} È altamente improbabile che un [[aeroplano]], o una flotta di essi, possa mai affondare una flotta della Marina [Militare] in assetto da battaglia. :''It is highly unlikely that an airplane, or a fleet of them, could ever sink a fleet of Navy vessels under battle conditions.''<ref>New York, 1922;{{en}} Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 267. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Fai quello che puoi con quello che hai nel posto in cui sei.<ref>Citato nel programma televisivo ''Che tempo che fa'', RaiTre, 8 gennaio 2011 e in Luciana Littizzetto, ''I dolori del giovane Walter'', Mondadori, 2010.</ref> *[...] guardiamo a un mondo fondato sulle quattro libertà essenziali.<ref>Dal ''Discorso sullo stato dell'Unione'', 1941. Citato in ''Come funziona la filosofia'', a cura di Marcus Weeks, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2020, p. 16. ISBN 9788858025598</ref> *Il popolo americano, nella sua giusta potenza, vincerà con una vittoria totale.<ref>8 dicembre 1941, dopo l'attacco a Pearl Harbour. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 145. ISBN 9788858041406</ref> *In questo 10 giugno, la mano che teneva il pugnale l'ha affondato nella schiena del suo vicino.<ref>Commentando la dichiarazione di guerra dell'Italia contro Gran Bretagna e Francia, Washington 10 giugno 1940; citato in [http://www.storiaxxisecolo.it/secondaguerra/sgmcampagnafrancia.htm storiaxxisecolo.it]</ref> *L'aspirazione democratica non è una mera fase recente della storia umana. È scritta nella Magna Carta.<ref>Dal terzo discorso inaugurale (20 gennaio 1941). Citato in AA.VV., <i>Il libro della legge</i>, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 71. ISBN 9788858029596</ref> *La Conferenza di Crimea è stata un momento di svolta nella nostra storia e perciò nella storia del mondo. Presto al Senato degli Stati Uniti e al popolo americano sarà presentata una grande decisione che determinerà il destino degli Stati Uniti, e del mondo, per generazioni a venire [...]. Venticinque anni fa i combattenti americani attesero che gli statisti del mondo completassero il lavoro per quella pace per cui essi avevano combattuto sofferto. Fallirono, mancammo entrambi gli obiettivi. Non possiamo sbagliare ancora e sperare che il mondo possa ancora sopravvivere. La Conferenza di Crimea [...] dovrebbe segnare la fine del sistema delle iniziative unilaterali, delle alleanze esclusive, delle sfere di influenza, della ''balance of power'', e di tutti gli altri espedienti che per secoli sono stati provati e sempre hanno fatto fallimento. A tutti questi sistemi ci proponiamo di sostituire un'organizzazione universale alla quale possono aderire tutte le nazioni amanti della pace nel mondo.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, pag. 545. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *La prova del nostro progresso non è quella di accrescere la ricchezza di chi ha tanto, ma di dare abbastanza a chi ha troppo poco. :''The test of our progress is not whether we add more to the abundance of those who have much; it is whether we provide enough for those who have too little.''<ref>{{en}} Dal discorso inaugurale del proprio secondo mandato, 20 gennaio 1937; riportato in ''[http://www.presidency.ucsb.edu/ws/index.php?pid=15349 Presidency.ucsb.edu]''.</ref> *La sconfitta della [[Germania]] significa la sconfitta del [[Giappone]], probabilmente senza sparare un colpo o perdere una vita. :''Defeat of Germany means defeat of Japan, probably without firing a shot or losing a life.''<ref>{{en}} Citato in [[Winston Churchill]], ''The Hinge of Fate'', New York, Bantam Books, 1962, p. 386</ref> *La [[verità]] si scopre quando gli uomini sono liberi di cercarla.<ref>1936; citato in Guerrino Oliva, ''Saggezza antica e moderna'', Ponte nuovo, Bologna, 1983, p. 68.</ref> *Nessuna impresa che dipenda, per il suo successo, dal pagare i suoi lavoratori meno di quanto serva loro per vivere ha diritto di sopravvivere in questo Paese. :''No business which depends for existence on paying less than living wages to its workers has any right to continue in this country''.<ref>Dal discorso sul National Industrial Recovery Act, 16 giugno 1933; citato in ''[http://web.archive.org/web/20030628074512/http://www.fdrlibrary.marist.edu/odnirast.html FdrLibrary.edu]''.</ref> *Non esiste uomo indispensabile.<ref>Da un discorso, 3 novembre 1992; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *Non solo difenderemo noi stessi con ogni mezzo, ma faremo in modo che sia certo che questa forma di tradimento non possa mai più metterci in pericolo.<ref>Dal discorso alla nazione, 7 dicembre 1941. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 148. ISBN 9788858041406</ref> *Più che una fine della [[guerra]], vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre.<ref>Messaggio radiofonico alla nazione per il Jefferson Day, 13 aprile 1945.</ref> *Posso dire di essermi inteso bene col maresciallo [[Stalin]]. È un uomo che unisce una determinazione impressionante e senza deviazioni a un gagliardo buon umore. Credo sia l'autentico rappresentante del cuore e dell'anima russa e che potremo andare molto d'accordo sia con lui sia con il popolo russo.<ref>Citato in [[Henry Kissinger]], ''L'arte della diplomazia'', Sperling & Kupfer, 2012, [https://books.google.it/books?id=K-_61Z0DNPQC&pg=PA316&lpg=PA316&dq=Posso+dire+di+essermi+inteso+bene+con+il+maresciallo+Stalin&source=bl&ots=fumCBM7kpQ&sig=ACfU3U0hywQWN15Gv6fERee2LTtpO1BEVQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjOn8qrjujpAhUIHHcKHS1_BbMQ6AEwAHoECAsQAQ#v=onepage&q=Posso%20dire%20di%20essermi%20inteso%20bene%20con%20il%20maresciallo%20Stalin&f=false p. 316]. ISBN 8873395309</ref> *Quindi, prima di tutto, lasciatemi esprimere la mia ferma convinzione che l'unica cosa di cui dobbiamo avere [[paura]] è la paura stessa. :''So, first of all, let me assert my firm belief that the only thing we have to fear is fear itself''.<ref>Dal ''[http://historymatters.gmu.edu/d/5057/ First Inaugural Address]'' per il ''New Deal''<!--discorso inaugurale del proprio mandato-->, 4 marzo 1933.</ref> *Quanti sono gli esperti, tante sono le opinioni.<ref>Citato in Mario Grasso, ''Punti di vista'', FrancoAngeli, Milano, 2001, p. 20. ISBN 88-464-3200-2</ref> *Se [[Joseph P. Kennedy|Joe Kennedy]] fosse al potere, ci darebbe una forma di governo [[fascismo|fascista]]. Organizzerebbe un piccolo ma potente comitato presieduto da sé stesso con cui guidare il paese senza far troppo caso al Congresso.<ref>Citato in Edward Klein, ''La maledizione dei Kennedy'', Milano, Mondadori, 2007, p. 132. ISBN 978-88-04-53311-5</ref> *{{NDR|A un giornalista che gli chiedeva quale fosse la sua filosofia politica}} Sono un cristiano e un democratico – ecco tutto.<ref>Citato in Frances Perkins, ''The Roosevelt I Knew'', Harper Colophon Books.</ref> *Un radicale è un uomo con i piedi fermamente piantati in aria.<ref>Dal discorso radiofonico del 26 ottobre 1939.</ref><ref name=e>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Vedo un terzo della nostra nazione male alloggiato, mal vestito e mal nutrito.<ref>Dal Secondo Indirizzo inaugurale, 20 gennaio 1937.</ref><ref name=e /> ==Citazioni su Franklin Delano Roosevelt== *A mio parere, nessuno, dal tempo di Franklin ha mai avuto lo stesso genere di rapporto simbiotico con le folle. Franklin talvolta incominciava una campagna elettorale stanco e apatico. Ma nel corso della campagna traeva forza e vitalità dall'uditorio e finiva meglio di quanto non avesse incominciato. Penso che per il senatore [[John F. Kennedy|Kennedy]] sia lo stesso: la sua intelligenza e il suo coraggio suscitano nelle folle sentimenti che a loro volta lo sostengono e lo rendono più forte. ([[Eleanor Roosevelt]]) *In qualsiasi momento quest'uomo ci avesse lasciato, avremmo provato un senso di perdita irreparabile [...]. Possa egli avere un'influenza duratura sul cuore e sulla mente degli uomini! ([[Albert Einstein]]) *Nella storia non si è mai visto un popolo retto da un paralitico. Si sono avuti Re calvi, Re grossi, Re belli e magari stupidi, ma mai Re che per andare al gabinetto, al bagno o a tavola avessero bisogno d'essere retti da altri uomini. ([[Benito Mussolini]]) *Possedeva il carattere, l'energia e l'abilità dei dittatori, ma era dalla nostra parte. ([[Isaiah Berlin]]) *Quella sinistra figura. ([[Benito Mussolini]]) *Roosevelt {{NDR|Franklin Delano}} dimostrò che la Presidenza {{NDR|degli Stati Uniti d'America}} può essere un mestiere da esercitarsi vita natural durante. [[Harry Truman|Truman]] ha dimostrato che chiunque può fare il Presidente. [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]], che non v'è in realtà bisogno di un Presidente. [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]], che può essere pericoloso avere un Presidente...<ref>Dall'apologo dei magnati americani dell'acciaio durante la controversia con il Presidente John Fitzgerald Kennedy; citato in [[Piero Buscaroli]], ''Una nazione in coma'', Argelato (BO), Minerva Edizioni, 2013, p. 162. ISBN 978-88-7381-494-8</ref> ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Eleanor Roosevelt]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{PresidentiUSA}} {{DEFAULTSORT:Roosevelt, Franklin Delano}} [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici statunitensi]] n2pgj53zoe6kt12eiv95uaeocgfg3gj 1223418 1223415 2022-08-19T21:49:35Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Franklin Delano Roosevelt */ +2 wikitext text/x-wiki [[Immagine:FDR in 1933.jpg|thumb|right|Franklin Delano Roosevelt nel 1933]] '''Franklin Delano Roosevelt''' (1882 – 1945), 32° presidente degli Stati Uniti. ==Citazioni di Franklin Delano Roosevelt== *Abbiamo sempre saputo che l'incurante tornaconto personale non è etico; ora sappiamo che nuoce all'economia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro del business'', traduzione di Martina Dominici e Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 223. ISBN 9788858016589</ref> *Avevano cominciato a considerare il governo degli Usa come una mera appendice dei loro affari. Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata.<ref>Al Madison Square Garden, 1936; citato in Marcello De Cecco, Roberta Carlini, ''Alla radice della crisi'', ''il manifesto'', 5 dicembre 2008.</ref> *Dobbiamo essere il grande arsenale della democrazia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 108. ISBN 9788858041406</ref> *{{NDR|[[Ultime parole famose]]}} È altamente improbabile che un [[aeroplano]], o una flotta di essi, possa mai affondare una flotta della Marina [Militare] in assetto da battaglia. :''It is highly unlikely that an airplane, or a fleet of them, could ever sink a fleet of Navy vessels under battle conditions.''<ref>New York, 1922;{{en}} Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 267. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Fai quello che puoi con quello che hai nel posto in cui sei.<ref>Citato nel programma televisivo ''Che tempo che fa'', RaiTre, 8 gennaio 2011 e in Luciana Littizzetto, ''I dolori del giovane Walter'', Mondadori, 2010.</ref> *[...] guardiamo a un mondo fondato sulle quattro libertà essenziali.<ref>Dal ''Discorso sullo stato dell'Unione'', 1941. Citato in ''Come funziona la filosofia'', a cura di Marcus Weeks, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2020, p. 16. ISBN 9788858025598</ref> *Il popolo americano, nella sua giusta potenza, vincerà con una vittoria totale.<ref>8 dicembre 1941, dopo l'attacco a Pearl Harbour. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 145. ISBN 9788858041406</ref> *In questo 10 giugno, la mano che teneva il pugnale l'ha affondato nella schiena del suo vicino.<ref>Commentando la dichiarazione di guerra dell'Italia contro Gran Bretagna e Francia, Washington 10 giugno 1940; citato in [http://www.storiaxxisecolo.it/secondaguerra/sgmcampagnafrancia.htm storiaxxisecolo.it]</ref> *L'aspirazione democratica non è una mera fase recente della storia umana. È scritta nella Magna Carta.<ref>Dal terzo discorso inaugurale (20 gennaio 1941). Citato in AA.VV., <i>Il libro della legge</i>, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 71. ISBN 9788858029596</ref> *La Conferenza di Crimea è stata un momento di svolta nella nostra storia e perciò nella storia del mondo. Presto al Senato degli Stati Uniti e al popolo americano sarà presentata una grande decisione che determinerà il destino degli Stati Uniti, e del mondo, per generazioni a venire [...]. Venticinque anni fa i combattenti americani attesero che gli statisti del mondo completassero il lavoro per quella pace per cui essi avevano combattuto sofferto. Fallirono, mancammo entrambi gli obiettivi. Non possiamo sbagliare ancora e sperare che il mondo possa ancora sopravvivere. La Conferenza di Crimea [...] dovrebbe segnare la fine del sistema delle iniziative unilaterali, delle alleanze esclusive, delle sfere di influenza, della ''balance of power'', e di tutti gli altri espedienti che per secoli sono stati provati e sempre hanno fatto fallimento. A tutti questi sistemi ci proponiamo di sostituire un'organizzazione universale alla quale possono aderire tutte le nazioni amanti della pace nel mondo.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, pag. 545. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *La prova del nostro progresso non è quella di accrescere la ricchezza di chi ha tanto, ma di dare abbastanza a chi ha troppo poco. :''The test of our progress is not whether we add more to the abundance of those who have much; it is whether we provide enough for those who have too little.''<ref>{{en}} Dal discorso inaugurale del proprio secondo mandato, 20 gennaio 1937; riportato in ''[http://www.presidency.ucsb.edu/ws/index.php?pid=15349 Presidency.ucsb.edu]''.</ref> *La sconfitta della [[Germania]] significa la sconfitta del [[Giappone]], probabilmente senza sparare un colpo o perdere una vita. :''Defeat of Germany means defeat of Japan, probably without firing a shot or losing a life.''<ref>{{en}} Citato in [[Winston Churchill]], ''The Hinge of Fate'', New York, Bantam Books, 1962, p. 386</ref> *La [[verità]] si scopre quando gli uomini sono liberi di cercarla.<ref>1936; citato in Guerrino Oliva, ''Saggezza antica e moderna'', Ponte nuovo, Bologna, 1983, p. 68.</ref> *Nessuna impresa che dipenda, per il suo successo, dal pagare i suoi lavoratori meno di quanto serva loro per vivere ha diritto di sopravvivere in questo Paese. :''No business which depends for existence on paying less than living wages to its workers has any right to continue in this country''.<ref>Dal discorso sul National Industrial Recovery Act, 16 giugno 1933; citato in ''[http://web.archive.org/web/20030628074512/http://www.fdrlibrary.marist.edu/odnirast.html FdrLibrary.edu]''.</ref> *Non accetteremo nessun risultato se non la vittoria.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 146. ISBN 9788858041406</ref> *Non esiste uomo indispensabile.<ref>Da un discorso, 3 novembre 1992; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *Non solo difenderemo noi stessi con ogni mezzo, ma faremo in modo che sia certo che questa forma di tradimento non possa mai più metterci in pericolo.<ref>Dal discorso alla nazione, 7 dicembre 1941. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 148. ISBN 9788858041406</ref> *Più che una fine della [[guerra]], vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre.<ref>Messaggio radiofonico alla nazione per il Jefferson Day, 13 aprile 1945.</ref> *Posso dire di essermi inteso bene col maresciallo [[Stalin]]. È un uomo che unisce una determinazione impressionante e senza deviazioni a un gagliardo buon umore. Credo sia l'autentico rappresentante del cuore e dell'anima russa e che potremo andare molto d'accordo sia con lui sia con il popolo russo.<ref>Citato in [[Henry Kissinger]], ''L'arte della diplomazia'', Sperling & Kupfer, 2012, [https://books.google.it/books?id=K-_61Z0DNPQC&pg=PA316&lpg=PA316&dq=Posso+dire+di+essermi+inteso+bene+con+il+maresciallo+Stalin&source=bl&ots=fumCBM7kpQ&sig=ACfU3U0hywQWN15Gv6fERee2LTtpO1BEVQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjOn8qrjujpAhUIHHcKHS1_BbMQ6AEwAHoECAsQAQ#v=onepage&q=Posso%20dire%20di%20essermi%20inteso%20bene%20con%20il%20maresciallo%20Stalin&f=false p. 316]. ISBN 8873395309</ref> *Quindi, prima di tutto, lasciatemi esprimere la mia ferma convinzione che l'unica cosa di cui dobbiamo avere [[paura]] è la paura stessa. :''So, first of all, let me assert my firm belief that the only thing we have to fear is fear itself''.<ref>Dal ''[http://historymatters.gmu.edu/d/5057/ First Inaugural Address]'' per il ''New Deal''<!--discorso inaugurale del proprio mandato-->, 4 marzo 1933.</ref> *Quanti sono gli esperti, tante sono le opinioni.<ref>Citato in Mario Grasso, ''Punti di vista'', FrancoAngeli, Milano, 2001, p. 20. ISBN 88-464-3200-2</ref> *Se [[Joseph P. Kennedy|Joe Kennedy]] fosse al potere, ci darebbe una forma di governo [[fascismo|fascista]]. Organizzerebbe un piccolo ma potente comitato presieduto da sé stesso con cui guidare il paese senza far troppo caso al Congresso.<ref>Citato in Edward Klein, ''La maledizione dei Kennedy'', Milano, Mondadori, 2007, p. 132. ISBN 978-88-04-53311-5</ref> *{{NDR|A un giornalista che gli chiedeva quale fosse la sua filosofia politica}} Sono un cristiano e un democratico – ecco tutto.<ref>Citato in Frances Perkins, ''The Roosevelt I Knew'', Harper Colophon Books.</ref> *{{NDR|Sull'attacco di Pearl Harbour}} Un giorno che vivrà nell'infamia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 138. ISBN 9788858041406</ref> *Un radicale è un uomo con i piedi fermamente piantati in aria.<ref>Dal discorso radiofonico del 26 ottobre 1939.</ref><ref name=e>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Vedo un terzo della nostra nazione male alloggiato, mal vestito e mal nutrito.<ref>Dal Secondo Indirizzo inaugurale, 20 gennaio 1937.</ref><ref name=e /> ==Citazioni su Franklin Delano Roosevelt== *A mio parere, nessuno, dal tempo di Franklin ha mai avuto lo stesso genere di rapporto simbiotico con le folle. Franklin talvolta incominciava una campagna elettorale stanco e apatico. Ma nel corso della campagna traeva forza e vitalità dall'uditorio e finiva meglio di quanto non avesse incominciato. Penso che per il senatore [[John F. Kennedy|Kennedy]] sia lo stesso: la sua intelligenza e il suo coraggio suscitano nelle folle sentimenti che a loro volta lo sostengono e lo rendono più forte. ([[Eleanor Roosevelt]]) *In qualsiasi momento quest'uomo ci avesse lasciato, avremmo provato un senso di perdita irreparabile [...]. Possa egli avere un'influenza duratura sul cuore e sulla mente degli uomini! ([[Albert Einstein]]) *Nella storia non si è mai visto un popolo retto da un paralitico. Si sono avuti Re calvi, Re grossi, Re belli e magari stupidi, ma mai Re che per andare al gabinetto, al bagno o a tavola avessero bisogno d'essere retti da altri uomini. ([[Benito Mussolini]]) *Possedeva il carattere, l'energia e l'abilità dei dittatori, ma era dalla nostra parte. ([[Isaiah Berlin]]) *Quella sinistra figura. ([[Benito Mussolini]]) *Roosevelt {{NDR|Franklin Delano}} dimostrò che la Presidenza {{NDR|degli Stati Uniti d'America}} può essere un mestiere da esercitarsi vita natural durante. [[Harry Truman|Truman]] ha dimostrato che chiunque può fare il Presidente. [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]], che non v'è in realtà bisogno di un Presidente. [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]], che può essere pericoloso avere un Presidente...<ref>Dall'apologo dei magnati americani dell'acciaio durante la controversia con il Presidente John Fitzgerald Kennedy; citato in [[Piero Buscaroli]], ''Una nazione in coma'', Argelato (BO), Minerva Edizioni, 2013, p. 162. ISBN 978-88-7381-494-8</ref> ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Eleanor Roosevelt]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{PresidentiUSA}} {{DEFAULTSORT:Roosevelt, Franklin Delano}} [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici statunitensi]] ply6fy042hrmbvw120d4vawquemb6m0 Charles de Gaulle 0 3219 1223383 1160666 2022-08-19T20:34:17Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Charles de Gaulle */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:De Gaulle-OWI.jpg|thumb|Charles de Gaulle]] {{indicedx}} '''Charles André Joseph Marie de Gaulle''' (1890 – 1970), militare e politico francese. ==Citazioni di Charles de Gaulle== *Caratteristica tipica dei veri ambiziosi: farsi portare dalle onde senza curarsi della schiuma.<ref name=e /> *Chi [[Comandare|comanda]] dev'essere conciso, preciso. E sempre saldo al timone.<ref>Citato in [[Roberto Gervaso]], ''Peste e corna''.</ref> *{{NDR|Su [[Ahmed Sékou Touré]]}} Con quest'uomo non ci potrà mai essere un'intesa.<ref>Citato in Albert Sánchez Piñol, ''Pagliacci e mostri'' (''Pallassos i monstres''), traduzione di Patrizio Rigobon, Scheiwiller, 2009, p. 95.</ref> *{{NDR|Sulla [[Francia]]}} Come si può governare un paese che ha duecentoquarantasei varietà differenti di [[formaggio]]?<ref>Citato sul ''Newsweek'', New York, 1º ottobre 1962.</ref> *Ho lasciato incompiute una quantità di cose. Ma questo è naturale. E, a proposito, vale la pena di ricordare che in francese il [[passato]] si chiama imperfetto.<ref>Citato in [[Frederic Barreyre]], ''Les derniers de gènéral De Gaulle''.</ref> *L'esaltazione permanente del [[militarismo]] è la garanzia necessaria delle grandi speranze umane.<ref name=Historia>Citato in ''Historia'', n. 9, Cino Del Duca Editore, agosto 1958, p. 50.</ref> *L'[[Italia]] non è un Paese povero, è un povero Paese!<ref name=indro>Citato in [[Indro Montanelli]], ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/dicembre/05/Gaulle_ultimo_campione_della_grandeur_co_0_0012056676.shtml De Gaulle, l'ultimo campione della grandeur]'', ''Corriere della Sera'', 5 dicembre 2000, p. 41.</ref> *L'uomo d'[[azione]] non si concepisce senza una forte dose di egoismo, di durezza, di astuzia.<ref name=Historia/> *{{NDR|Durante la Seconda Guerra Mondiale}} La Francia ha perso una battaglia, ma non la guerra!<ref>Citato in Norman Davies, ''Storia d'Europa'', traduzione di M.C. Magnani, Pearson Italia S.p.a., 2006, [https://books.google.it/books?id=E0ONuXE-rI8C&pg=PA1123 p. 1123].</ref> *La [[Francia]] non coincide con la geografia; quel che rappresento è «una certa idea della Francia», che ha radici nella terra ma innanzitutto nella mente di chi decide di entrare in resistenza e sperare in un mutamento.<ref>Citato da Barbara Spinelli nel suo discorso agli Stati generali dell'Antimafia il 25 ottobre 2009. {{c|Fonte ulteriore?}}</ref> *La [[gloria]] si dà soltanto a coloro che l'hanno sempre sognata.<ref>Da ''Memorie di guerra''.</ref><ref name=e>Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *La politica è troppo seria per essere lasciata ai politici. :''La politique est une affaire trop sérieuse pour être laissée aux politiciens''.<ref>In risposta a [[Clement Attlee]] che si considerava un buon soldato ma un pessimo politico. Citato in Susan Ratcliffe, ''[https://books.google.cat/books?id=IYOcAQAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=ca#v=onepage&q&f=false Oxford treasury of sayings and quotations]'', Oxford, New York, Oxford University Press, 2011. ISBN 9780199609123</ref> *{{NDR|Rivolgendosi a [[Hubert Beuve-Méry]]}} Mefistofele, voi siete lo spirito che tutto nega.<ref>Citato in ''Corriere della Sera'', 15 settembre 1996.</ref> *Nel tumulto degli uomini e degli avvenimenti, la [[solitudine]] era la mia tentazione. Adesso è la mia compagna. Di che cos'altro accontentarsi quando si è incontrata la Storia?<ref>Citato in ''Dizionario mondiale di Storia'', Rizzoli Larousse, Milano, 2003, p. 448. ISBN 88-525-0077-4</ref> *Niente rafforza l'autorità quanto il [[silenzio]]. :''Rien ne rehausse l'autorité mieux que le silence, splendeur des forts et refuge des faibles''.<ref>In ''Le Fil de l'épée''.</ref> *Poiché un politico non crede mai in quello che dice, quando viene preso alla lettera rimane sempre molto sorpreso. :''Comme un homme politique ne croit jamais ce qu'il dit, il est tout étonné quand il est cru sur parole''.<ref>Citato in ''Les dossiers du Canard enchaîné'', «Grands hommes et petites blagues», luglio 2014, p. 66.</ref> *Qualsiasi cosa succeda, la fiamma della Resistenza francese non dev'essere spenta e non lo sarà. Domani, come oggi, parlerò a Radio Londra.<ref>Primo discorso a Londra, 18 giugno 1940. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 230. ISBN 9788858041406</ref> *Quando voglio sapere cosa pensa la Francia, lo chiedo a me stesso. <ref>Citato in ''Focus'' N. 105 pag. 168</ref> *Signori, la [[Francia]], per diventare la Francia, ha speso sei secoli di Storia e di sangue, e sessanta Re. E ora dovrebbe contentarsi di ridiventare un pezzo d'Europa, e basta?<ref name=indro/> *[[Silenzio]]: splendore dei forti, rifugio dei deboli.<ref>Da ''Le fil del'epee''.</ref> *{{NDR|Rivolgendosi ad [[Alain Peyrefitte]]}} Non utilizzate l'espressione "capo di governo" per parlare del primo ministro. Il capo del governo sono io. Il primo ministro è il primo dei ministri, primus inter pares, coordina la loro azione, ma lo fa sotto la direzione e la responsabilità del presidente.<ref>Citato in ''Le Monde'', 10 luglio 2007, Le discours du président, J.-C Casanova, traduzione di G.Baldini e M.Lazar, in La Francia di Sarkozy, Il Mulino, 2007.</ref> ===Attribuite=== *I [[cimiteri]] sono pieni di persone che si ritenevano indispensabili.<ref>Citato in Alfio Bardolla, Lorenzo Ait, ‎''Business revolution'', Sperling & Kupfer, 2011, [http://books.google.it/books?id=1IprHnABT68C&pg=PT32 p. 32]. ISBN 9788873395072</ref> ==[[Incipit]] di ''Memorie di guerra''== In tutta la mia vita ho sempre avuto una certa idea della [[Francia]]: un'idea nutrita ugualmente di sentimento e ragione. La parte di me che è sensibilità affettiva immagina naturalmente la Francia come la principessa delle fiabe, la madonna degli affreschi murali, votata a un destino eccelso e straordinario. D'istinto sento che la Provvidenza l'ha creata per successi compiuti o per sventure esemplari.<ref>Per [[Fruttero & Lucentini]] (''Íncipit'', Mondadori, 1993, p. 267), questo ''incipit'' famosissimo in Francia va lasciato nell'originale (''Toute ma vie, je me suis fait une certaine idée de la France'') "perché a tradurlo letteralmente in italiano [...] non sta in piedi. Ma il fatto è che a lume di logica non sta in piedi neppure in francese, tanto che bisogna leggere l'intera prima pagina per accertare che il significato preciso è il seguente: «Fin da bambino mi sono fatto della Francia una certa idea, che ho poi conservato per tutta la vita»."</ref> ==Citazioni su Charles de Gaulle== *{{maiuscoletto|Charles De Gaulle}}. L'impiccione viaggiatore. ([[Marcello Marchesi]]) *De Gaulle è mio padre. ([[Jean-Bedel Bokassa]]) *Ho ammirato De Gaulle, sebbene i nostri rapporti non fossero molto buoni a causa della [[Guerra d'Algeria|guerra anticoloniale in Algeria]], che noi sostenevamo. Come militare ebbe delle qualità, poiché ebbe l'idea di creare le divisioni blindate. Ammiro inoltre la sua ribellione intransigente nei confronti degli Stati Uniti, degli inglesi e del resto del mondo. ([[Fidel Castro]]) *Il Generale Charles De Gaulle, io lo stimo e lo ammiro. La maggiore delle sue molte e splendide virtù è stata la sua indomabile volontà di ridare alla Francia una posizione di gloria e di prestigio. ([[Dwight D. Eisenhower]]) *Per dieci anni, secondo la visione di De Gaulle, la politica interna francese non ha avuto altro scopo che servire i fini supremi della politica estera, intesi come prestigio e potenza formali. Egli credeva ancora che il singolo Stato nazionale potesse avere un'efficace politica estera nell'epoca dei grandi Stati plurinazionali, mentre l'economia non doveva essere che l'intendenza logistica al seguito delle bandiere. ([[Alberto Ronchey]]) *Potevo confidarmi con lui, sicuro che non avrebbe deluso le attese. Aveva in simpatia i bulgari e considerava molto importante la posizione geopolitica del paese. L'ideologia non lo interessava molto e la riteneva un fenomeno passeggero. L'Unione Sovietica secondo De Gaulle avrebbe dovuto battersi per estendere la Bulgaria alla Tracia, alla Macedonia. Lui avrebbe voluto darci maggiori aiuti, ma la Francia doveva fare i conti con gli equilibri balcanici e il ruolo delicato della Iugoslavia. ([[Todor Živkov]]) *Riesce sempre a giudicare con saggezza e serena obbiettività. ([[Alphonse Massamba-Débat]]) ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[André Malraux]] ==Altri progetti== {{interprogetto|s=fr:Auteur:Charles de Gaulle|s_lingua=francese|s_preposizione=di}} {{DEFAULTSORT:Gaulle, Charles de}} [[Categoria:Militari francesi]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici francesi]] npl0fwjmcxpmaa5kxvb01i4u86m3gd4 Roland Barthes 0 3221 1223333 1223223 2022-08-19T14:39:12Z SunOfErat 12245 /* Frammenti di un discorso amoroso */ wikitext text/x-wiki [[File:Roland Barthes.jpg|thumb|Ritratto di Roland Barthes]] '''Roland Barthes''' (1915 – 1980), saggista, critico letterario e semiologo francese. ==Citazioni di Roland Barthes== *Amo gli [[attore|attori]] che recitano tutti i loro ruoli nello stesso modo, se questo modo è al contempo caldo e chiaro. Non amo che un attore si travesta, ed è forse questa l'origine del mio dissidio con il teatro. (da ''Sul teatro'') *Ciò che la [[Pop Art]] vuole è desimbolizzare l'oggetto, dargli l'opacità e l'ottusa caparbietà d'un fatto.<ref>Da ''L'arte, questa vecchia cosa'', in AA. VV., ''PopArt: evoluzione di una generazione'', Electa, Milano, 1980, p. 167.</ref> *Essendo la [[lettura]] una traversata di codici, niente ne può arrestare il viaggio. (da ''S/Z''<ref name=Hea>Citato in [[Stephen Heath]], ''L'analisi Sregolata: Lettura Di Roland Barthes'', traduzione di Patrizia Lombardo, Edizioni Dedalo, Bari, 1977.</ref>) *Ho sempre amato molto il teatro, eppure non ci vado quasi più. È un voltafaccia che insospettisce anche me. Cos'è accaduto? Quando è accaduto? Sono cambiato io o è cambiato il teatro? Non lo amo più o lo amo troppo? (da ''Sul teatro'', a cura di Marco Consolini, Meltemi) *Il mio fantasma: l'[[idiorritmico|idiorritmia]]<br>Un fantasma (o almeno ciò che io definisco tale): un ritorno di desideri, di immagini, che vagano, si cercano in voi, anche per tutta una vita, e spesso si cristallizzano solo attraverso una parola. La parola, significante maggiore, indotto dal fantasma alla sua esplorazione [...] {{sic|[È]}} un fantasma di vita, di regime, di genere di vita, ''diaita'', dieta. Né duale, né plurale (collettivo). Una sorta di solitudine interrotta in un modo definito: il paradosso, la contraddizione, l'aporia di una condivisione delle distanze – l'utopia di un socialismo delle distanze [...].<ref>Citato in Gianfranco Marrone e Marco Consolini, ''Roland Barthes l'immagine, il visibile'', Marcos y Marcos, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=vagano p. 30] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=diaita] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=condivisione]</ref> *Il testo di godimento è assolutamente intransitivo. Pure, la [[perversione]] non basta a definire il godimento; è l'estremo della perversione a definirlo: estremo sempre spostato, estremo vuoto, mobile, imprevedibile. Questo estremo garantisce il godimento: una perversione media si carica ben presto di un gioco di mentalità subalterne: prestigio, ostentazione, rivalità, discorso, parate ecc. (da ''Testi di godimento'') *La [[letteratura]] non permette di camminare ma permette di respirare. (da ''Letteratura e significazione'', in ''Saggi critici'') *La letteratura: un codice che bisogna accettare di decifrare.<ref>Da ''Letteratura e discontinuità'', in ''Saggi critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi.</ref> *La [[sapienza]] è nessun potere, un po' di sapere, un po' di intelligenza e quanto più sapore possibile.<ref name="lectio">Da una ''lectio'' inaugurale all'Institut de France; citato in Ravasi, p. 106.</ref> *Lo [[scrittore]] deve considerare i suoi vecchi testi quali altri testi, che egli riprende, cita o deforma, come farebbe di una moltitudine di altri segni. (da ''Drame, Poème, Roman'', 1968<ref name=Hea></ref> ) *Lo [[specchio]] non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso, (che, lo si sa, è la forma). (da ''L'impero dei segni''<ref name=Hea></ref>) *Non occorre essere né cattolici né cristiani, né credenti, né umanisti per essere interessati agli ''Esercizi Spirituali'' di [[Ignazio di Loyola]].<ref>Da ''Sade, Fourier, Loyola''; citato in Ravasi, p. 7.</ref> *Ogni amante è pazzo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 291. ISBN 9788858014165</ref> *Per sfuggire all'alienazione della società presente non rimane che questa via: ''la fuga in avanti''.<ref>Da ''Il piacere del testo'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1980, p. 40.</ref> *Poiché il [[mito]] ruba al linguaggio, perché non rubare al mito?<ref name=Hea></ref> *[[Marcel Proust|Proust]] è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. (da ''Variazioni sulla scrittura'') *Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono. E uno stesso infinito viaggio nell'altra direzione, dalla parte di chi scrive: dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento. Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".<ref>Da ''Variazioni sulla scrittura'', traduzione di Carlo Ossola, Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1999.</ref> *Quelli che trascurano di [[rilettura|rileggere]] si condannano a leggere sempre la stessa storia. (da ''S/Z''<ref>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref>) *Scrivere significa scuotere il senso del mondo, disporvi un'interrogazione indiretta alla quale lo scrittore, con un'ultima sospensione, si astiene dal rispondere. La risposta è data da chiunque vi rechi la propria libertà; ma poiché questa muta la risposta del mondo allo scrittore è infinita: non si smette mai di rispondere a ciò che è stato scritto fuori da ogni risposta: i significati passano, la domanda resta.<ref>Da ''Scritti critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Torino, Einaudi, 1966, p. 11.</ref> *Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che non si sa: questo si chiama cercare.<ref name="lectio" /> ==''L'ovvio e l'ottuso''== *[...] lo statuto particolare dell'immagine fotografica: ''è un messaggio senza codice.'' (''Il messaggio fotografico'', p. 7) *Che cos'è il [[colore]]? Un godimento [...] come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero. (''Cy Twombly o «Non multa sed multum»'', pp. 165-166) *È cambiato il soggetto umano: l'interiorità, l'intimità, la solitudine hanno perso il loro valore, l'individuo è sempre più diventato gregario, vuole musiche collettive, massicce, spesso parossistiche, espressione del ''noi'', più che dell'''io''. (''Amare Schumann'', p. 281) ==''La camera chiara''== *La vita è fatta di piccole [[solitudine|solitudini]]. (da ''La camera chiara'') *Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. (da ''La camera chiara'') *{{NDR|Il [[colore]] è}} un'intonacatura apposta successivamente sulla verità originaria del Bianco e Nero. Il Colore è per me un belletto, un ''make-up'' (come quello fatto ai cadaveri).<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1998, p. 82; citato in David Batchelor, ''Cromofobia. Storia della paura del colore'', traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 59. ISBN 9788842497684</ref> *Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile. (da ''La camera chiara'') *La società si adopera per far rinsavire la Fotografia, per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda.<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', Torino, Einaudi, p. 117.</ref> ==''Frammenti di un discorso amoroso''== *"Nell'amorosa quiete delle tue braccia"<br>{{maiuscoletto|abbraccio}} Per il soggetto, il gesto dell'[[abbraccio]] amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l'essere amato.<br>1. Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.<br>2. Tuttavia nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l'indistinta sensualità dell'abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l'adulto si sovrappone al bambino e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità. (L'innamorato potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros).<br>3. Momento dell'affermazione, per un po', anche se limitatamente, disordinatamente, qualcosa è andato per il verso giusto: sono stato appagato (tutti i desideri aboliti attraverso la pienezza del loro soddisfacimento): l'appagamento esiste, e io lotterò senza tregua per ottenerlo di nuovo: attraverso tutti i meandri della storia amorosa, mi ostinerò a voler ritrovare, rinnovare, la contraddizione, la contrazione, dei due abbracci. (''Nell'amorosa quiete delle tue braccia'', pp. 13-14) *{{maiuscoletto|[[abito]]}} Ogni fenomeno emotivo suscitato o alimentato dal vestito che il soggetto ha indossato in occasione dell'incontro amoroso o che indossa nell'intento di sedurre l'oggetto amato. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *È come se alla fine di ogni [[toilette]], vi fosse sempre, compreso nell'eccitazione che essa suscita, il corpo ucciso, imbalsamato, laccato, imbellito alla maniera di una vittima. Vestendomi, io faccio bello ciò che sta per essere guastato dal desiderio. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *{{maiuscoletto|[[adorabile]]}} Non riuscendo a precisare la specialità del suo desiderio per l'essere amato, il soggetto amoroso non trova di meglio che questa parola un po' stupida: ''adorabile''! (''«Adorabile!»'', p. 17) *2. Con una logica tutta particolare, il soggetto amoroso sente l’altro come un Tutto (come se si trattasse della Parigi autunnale) e, al tempo stesso, questo Tutto gli sembra comportare un resto, che egli non può esprimere. È soltanto l’altro a produrre in lui una visione estetica: egli lo elogia per il fatto di essere perfetto, si gloria per averlo scelto perfetto; immagina che l’altro voglia essere amato, come vorrebbe esserlo lui stesso, non già per questa o quella sua qualità, ma per ''tutto'', e questo tutto glielo concede sottoforma di una parola vuota, giacché Tutto non potrebbe inventariarsi senza senza sminuirsi: all'infuori del ''tutto'' dell’affetto, in ''Adorabile!'' non è contenuta nessuna qualità. Tuttavia, esprimendo tutto, ''adorabile'' esprime anche ciò che manca al tutto; la parola vuole designare lo spazio dell’altro in cui viene ''specialmente'' a innestarsi il mio desiderio, ma questo spazio non è designabile; io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso, esso cincischierà nel tentativo di esprimerlo, ma io non potrò mai produrre altro che una parola vuota, la quale è come il grado zero di tutti gli spazi in cui si forma il desiderio specialissimo che io ho di quell'altro là (e non di un altro). (''«Adorabile!»'', p. 18) *''Adorabile'' vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: «È questo! È esattamente questo, che io amo!» Tuttavia, più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può produrre altro che un improprio dell'enunciato. (''«Adorabile!»'', p. 19) *{{maiuscoletto|affermazione}} Nonostante tutto, il soggetto amoroso afferma l'amore come ''valore''. (''L'Intrattabile'', p. 20) *Mi si dice: questa specie d'amore non da frutti. Ma co- ime poter ''valutare'' ciò che fruttifica? Perché ciò che dà frutti è un Bene? Perché ''durare'' è meglio che ''bruciare''? (''L'Intrattabile'', p. 21) *2. Stamattina, devo scrivere con urgenza una lettera “importante” – dalla quale dipende il successo d’una certa iniziativa; scrivo invece una lettera d’amore – che non spedisco. Abbandono allegramente tristi incombenze, ragionevoli scrupoli, comportamenti reattivi imposti dal mondo, a beneficio d’un compito inutile, derivato da un Dovere luminoso: il Dovere amoroso. Con discrezione, faccio delle cose pazze; sono l’unico testimone della mia follia. Quello che l'[[amore]] mette a nudo in me è l’''energia''. Tutto ciò che faccio ha un senso (posso perciò ''vivere'' senza lamentarmi), ma questo senso è una finalità inafferrabile: esso non è altro che la coscienza della mia forza. Le inflessioni dolenti, colpevoli, tristi, tutto il reattivo della mia vita d’ogni giorno è sconvolto. (''L'Intrattabile'', p. 21) *{{maiuscoletto|alterazione}} Produzione breve, nel campo amoroso, d'una controimmagine dell'oggetto amato. Sulla base di episodi trascurabili o di minimi connotati, il soggetto vede l'immagine buona alterarsi improvvisamente e rovesciarsi. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *Sul volto perfetto e come imbalsamato dell'altro (a tal punto esso mi affascina), scorgo tutt'a un tratto un punto di corruzione. Questo punto è minuscolo: un gesto, una parola, un oggetto, un vestito, qualcosa d'insolito che emerge (che prende risalto) da una regione di cui non avevo mai sospettato l'esistenza, e che bruscamente unisce l'oggetto amato a un mondo ''piatto''. L'altro, di cui devotamente lodavo l'eleganza e l'originalità, sarebbe dunque volgare? Egli fa un gesto ed ecco che in lui si disvela un'altra razza. Sono ''sbigottito'': avverto un controritmo: qualcosa come una sincope nella bella frase dell'essere amato, il rumore di uno strappo nel liscio involucro dell'Immagine. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *{{maiuscoletto|[[angoscia]]}} A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento – sentimento che egli esprime con la parola ''angoscia''. (''Agony'', p. 27) *Lo [[psicosi|psicotico]] vive nel timore del crollo (di cui le diverse psicosi non sarebbero altro che le difese). Ma «la paura clinica del crollo è la paura d’un crollo che è già stato subito (''primitive agony'') [...] e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto».<ref>{{maiuscoletto|[[Winnicott]]}}: La crainte de l'effrondement, 75</ref> Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l’angoscia d’amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato. Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: «Non essere più angosciato, tu l’hai già perduto(a)». (''Agony'', p. 27) *{{maiuscoletto|[[annullamento]]}} Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l'oggetto amato sotto il volume dell'amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l'[[amore]], non l'oggetto. (''Amare l'amore'', p. 28) *Basta che, in un lampo, io veda l'altro nelle vesti d'un oggetto inerte, come impagliato, perché trasferisca il mio desiderio da questo oggetto annullato al mio stesso desiderio; io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è più che il suo accessorio. Mi esalto al pensiero di una così nobile causa, che non tiene nel minimo conto la persona che ho preso a pretesto (questo è almeno quanto mi dico, felice di potermi innalzare sminuendo l'altro): io sacrifico l'immagine all'Immaginario. E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all'altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell'Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la [[perdita]] dell'amore, non già la perdita di questa o quella persona. (''Amare l'amore'', p. 28) *{{maiuscoletto|[[appagamento]]}} Il soggetto ricerca, con ostinazione, la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere. (''«Tutte le voluttà della terra»'', p. 30) *{{maiuscoletto|[[ascesi]]}} Sia che si senta colpevole nei confronti dell'essere amato, sia che voglia impressionarlo mostrandogli la sua infelicità, il soggetto amoroso abbozza una condotta ascetica di autopunizione (regime di vita, abiti, ecc.). (''Essere ascetici'', p. 32) *1. Dato che sono colpevole di questo e di quello (io ho, io trovo cento ragioni per esserlo), io mi punisco, mortifico il mio corpo: mi faccio tagliare i capelli cortissimi, nascondo il mio sguardo dietro a degli occhiali scuri (come se dovessi entrare in convento), mi consacro allo studio di una scienza seria e astratta. Come un monaco, mi alzerò presto per mettermi al lavoro mentre è ancora notte. Sarò molto paziente, un po' triste, in poche parole, ''degno'', come si addice all'uomo risentito. Mostrerò istericamente il mio [[lutto]] (il lutto che io m'immagino) attraverso il mio vestito, il taglio dei miei capelli, la regolarità delle mie abitudini. Sarà un piacevole romitaggio, un ritiro spirituale necessario al buon funzionamento di un patetico discreto. (''Essere ascetici'', p. 32) *2. L'[[ascesi]] (la velleità d'ascesi) è rivolta all'altro: voltati, guardami, renditi conto di cosa stai facendo di me. È un ricatto morale: io metto di fronte all'altro la figura della mia propria scomparsa, quale essa sicuramente avrà luogo se lui non cede (a che cosa?). (p. 32, ''Essere ascetici'') *{{maiuscoletto|[[assenza]]}} Ogni episodio di linguaggio che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato – quali che siano la causa e la durata – e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono. (''L'assente'', p. 33) *Orbene, l'unica [[assenza]] è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza, sempre sul punto di mettersi in viaggio; egli è, per vocazione, migratore, errante; io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, ''in giacenza'', come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione. L'assenza amorosa è possibile in un solo senso e non può essere espressa che da chi resta - e non da chi parte: ''io'', sempre presente, non si costituisce che di fronte a ''te'', continuamente assente. Esprimere l'assenza equivale a significare di colpo che il posto del soggetto e il posto dell'altro non possono essere permutati; è come dire: «Sono meno amato di quanto io ami». (''L'assente'', p. 33) *2. Storicamente, il discorso dell'assenza viene fatto dalla Donna: la Donna è sedentaria, l'Uomo è vagabondo, viaggiatore; la Donna è fedele (aspetta), l'uomo è cacciatore (cerca l'avventura, fa la corte). È la Donna che dà forma all'assenza, che ne elabora la finzione, poiché ha il tempo per farlo; essa tesse e canta; le Tessitrici, le Canzoni cantate al telaio esprimono al tempo stesso l'immobilità (attraverso il ronzio dell'Arcolaio) e l'assenza (in lontananza, ritmi di viaggio, onde marine, cavalcate). Ne consegue che in ogni uomo che esprime l'assenza dell'altro si manifesta l'elemento ''femminino'': l'uomo che attende e che soffre è miracolosamente femminizzato. Un uomo è femminizzato non perché è invertito, ma perché è innamorato. (Mito e utopia: come l'origine è appartenuta, così anche l'avvenire apparterrà ai soggetti ''in cui vi è del femminino''). (''L'assente'', pp. 33-34) *3. Talvolta mi succede di sopportare bene l'assenza. lo sono allora ''normale'': sono in linea col modo in cui ''tutti'' sopportano la separazione da una ''persona cara''; mi conformo con cognizione all'addestramento attraverso cui sono stato abituato assai per tempo ad essere separato da mia madre – ciò che tuttavia, in principio, non mancò di essere doloroso (per non dire sconvolgente). Agisco da soggetto ben svezzato: ''aspettando'', so nutrirmi di altre cose che non siano solamente il seno materno.<br>Questa assenza ben sopportata non è altro che l'oblio. A intermittenza, io sono infedele. È la condizione per la mia sopravvivenza; poiché se io non dimenticassi, morirei. L'innamorato che non dimentica ''qualche volta'', muore per eccesso, fatica e tensione di memoria (come [[Johann_Wolfgang_von_Goethe#I_dolori_del_giovane_Werther|Werther]]). (''L'assente'', p. 34) *Come! {{sic|il}} desiderio non è forse sempre lo stesso, sia che l'oggetto sia presente o assente? L'oggetto non è forse ''sempre'' assente? - Non si tratta dello stesso struggimento: vi sono due parole: ''Póthos'', per il desiderio dell'essere assente, e ''Hímeros'', più ardente, per il desiderio dell'essere presente. (''L'assente'', p. 35) *5. All'assente, io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l'altro è assente come referente e presente come allocutore. Da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fra due tempi: il tempo della referenza e il tempo dell'allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacché mi rivolgo a te). Io so allora che cos'è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura.<br>[...] Questa messa in scena di linguaggio allontana la morte dell'altro: un brevissimo momento, si dice, separa il tempo in cui il bambino crede sua madre ancora assente da quel lo in cui la crede già morta. Manipolare l'assenza significa far durare questo momento, ritardare il più a lungo possibile l'istante in cui l'altro potrebbe, dall'assenza, piombare bruscamente nella morte. (p. 35, ''L'assente'') *L'[[Assenza]] è la figura della privazione; io desidero e ho bisogno simultaneamente. Il desiderio si spegne sul bisogno: questo è il fatto ossessionante del sentimento amoroso. (''L'assente'', p. 36) *L'assenza dell'altro mi tiene la testa sott'acqua; poco a poco, io soffoco, la mia aria si fa più rarefatta: ed è attraverso quest'asfissia che io ricostituisco la mia ''verità'' e preparo l'Intrattabile dell'amore. (''L'assente'', p. 37) *{{maiuscoletto|atopos}} Il soggetto amoroso riconosce l'essere amato come «atopos» (qualifica attribuita a Socrate dai suoi interlocutori), cioè inclassificabile, dotato di una originalità sempre imprevedibile. (''Atopos'', p. 38) *L'altro che io amo e che mi affascina è ''atopos''. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità dei mio desiderio. È la figura della mia verità; esso non può essere fissato in alcun stereotipo (che è la verità degli altri).<br>Tuttavia, durante la mia vita, io ho amato o amerò più volte. Questo significherebbe dunque che il mio desiderio, per quanto speciale, si fissa su un tipo? Il mio desiderio è dunque classificabile? C'è, mi domando, fra tutti gli esseri che ho amato, un solo tratto comune che, per quanto tenue (un naso, una pelle, un qualcosa), mi permetta di dire: {{sic|ecco}} il mio tipo! «È esattamente il mio tipo», «Non è affatto il mio tipo»: frase da dongiovanni; l'innamorato è dunque soltanto un dongiovanni più difficile che per tutta la vita cerca il "suo tipo"? In quale parte del corpo avverso devo leggere la mia verità? (''Atopos'', p. 38) *Essendo atopico, l'altro fa tremare il linguaggio: non si può parlare ''di'' lui, ''su'' lui; qualsiasi attributo è falso, doloroso, goffo, imbarazzante: l'altro è ''inqualificabile'' (e questo sarebbe il vero significato di ''atopos''). (''Atopos'', p. 39) *3. Di fronte alla brillante originalità dell'altro, io non mi sento mai "atopos", ma semmai classificato (come un dossier fin troppo noto). Talvolta, riesco però a sospendere il gioco delle immagini ineguali («Perché mai non posso essere anch'io originale, forte quanto l'altro?»); indovino che la vera originalità non è né in me né nell'altro, ma nella nostra stessa relazione. Ciò che bisogna conquistare è l'originalità della relazione. La maggior parte delle ferite d'amore me le procura lo stereotipo: io sono costretto, come tutti, a far la parte dell'innamorato: ad essere geloso, trascurato, frustrato come gli altri. Ma quando la [[relazione]] è originale, lo stereotipo viene sconvolto, superato, evacuato, e la gelosia, ad esempio, non ha più luogo d'essere in questo rapporto senza luogo, senza ''topos'', senza ''topo'' - senza discorso. (''Atopos'', p. 39) *{{maiuscoletto|[[attesa]]}} Tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni). (''L'attesa'', p. 40) *1. Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. (''L'attesa'', p. 40) *2. Vi è una scenografia dell'attesa: io la organizzo, la manipolo, ritaglio un pezzo di tempo in cui mimerò la perdita dell'oggetto amato e provocherò tutti gli effetti di un piccolo lutto. Tutto questo avviene dunque come in una recita. (''L'attesa'', p. 40) *Questa è la recita; essa può essere abbreviata dall'arrivo dell'altro; se arriva in primo, l'accoglienza è calma; se arriva in secondo, avviene una «scenata»; se arriva in terzo, vi è la riconoscenza, l'atto di grazia: io respiro nuovamente a pieni polmoni, come Pelléas allorché, uscendo dal sotterraneo, ritrova la vita, il profumo delle rose. (''L'attesa'', p. 41) *4. L'essere che io aspetto non è reale. Come il seno materno per il poppante, «io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui»<ref>{{maiuscoletto|[[Winnicott]]}}, Jeu et Réalité, 34 e 21</ref>: l'altro viene là dove io lo sto aspettando, là dove io l'ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l'attesa è un delirio. (''L'attesa'', p. 41) *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. (''L'attesa'', p. 42) *5. «Sono innamorato? - Sì, poiché sto aspettando». L'altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell'innamorato non è altro che: ''io sono quello che aspetta. (''L'attesa'', p. 42) *6. Un mandarino era innamorato di una cortigiana. «Sarò vostra, - disse lei, - solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra». Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n'andò. (''L'attesa'', p. 42) *{{maiuscoletto|[[capire]]}} Sentendo improvvisamente l'episodio amoroso come un groviglio di motivazioni inspiegabili e di situazioni senza vie d'uscita, il soggetto esclama: «''Voglio capire (che cosa mi sta capitando)!''» (''«Voglio capire»'', p. 43) *1. Che cosa penso dell'[[amore]]? - In fondo, non penso niente. Certo, vorrei sapere ''che cos'è'', ma, vivendolo dal di dentro, lo vedo in quanto esistenza, non in quanto essenza. [...] Naturalmente, la riflessione mi è consentita, ma, siccome questa riflessione viene subito trascinata nel ribollimento delle immagini, essa non muta mai in riflessività: escluso dalla logica (che presuppone dei linguaggi estranei gli uni agli altri), non posso pretendere di poter ''pensare con lucidità''. E così, se anche continuassi a discettare sull'amore per un anno intero, potrei solamente sperare di riuscire ad afferrarne il concetto «per la coda»: flashes, formule, espressioni a effetto sparse nel copioso fluire dell'Immaginario; io mi trovo nel ''posto sbagliato'' dell'amore, che è poi il suo punto più in vista; dice un [[proverbio]] cinese: «Il punto più in ombra, si trova sempre sotto la lampada».<ref>Proverbio citato da Reik, 184.</ref> (''«Voglio capire»'', p. 43) *{{maiuscoletto|[[catastrofe]]}} Crisi violenta durante la quale il soggetto, sentendo la situazione amorosa come un vicolo cieco, una trappola da cui non potrà mai più uscire, si vede destinato a una totale distruzione di sé. (''La catastrofe'', p. 45) *1. Vi sono due tipi di disperazione: la disperazione pacata, la rassegnazione attiva («lo vi amo come bisogna amare: nella disperazione»), e la disperazione violenta: un bel giorno, in seguito a un incidente qualsiasi, mi chiudo nella mia stanza e scoppio in lacrime: sono in balia di una forza che mi soverchia, asfissiato dal dolore; il mio corpo s'irrigidisce e si contrae: come in un lampo, freddo e tagliente, io vedo la distruzione a cui sono condannato. Tutto ciò non ha niente di paragonabile alla prostrazione insidiosa, ma in fondo molto civile, degli amori difficili; non c'è alcun rapporto con l'annichilimento in cui si viene a trovare il soggetto abbandonato: qui, sono come folgorato, ma lucido. La sensazione che provo è quella di una vera e propria catastrofe: «''Ecco, "sono veramente fottuto!''» (''La catastrofe'', p. 45) *{{maiuscoletto|[[circoscrivere]]}} Per ridurre la propria infelicità, il soggetto ripone la sua speranza in un metodo di controllo che gli dovrebbe permettere di circoscrivere i piaceri che la relazione amorosa gli dà: da una parte, continuare a tenersi questi piaceri, approfittarne pienamente, e, dall'altra, mettere in una parentesi d'impensato le larghe zone depressive che separano questi piaceri: ''dimenticare'' l'essere amato al di fuori dei piaceri che esso dà. (''Laetitia'', p. 47) *1. Cicerone, prima, e Leibniz, poi, hanno contrapposto ''gaudium'' e ''laetitia''<ref>[[Leibniz]], "Nuovi saggi sull'intelletto umano", XX e 296.</ref>''Gaudium'' è il «piacere che l'anima prova quando considera sicuro il possesso di un bene presente o futuro, ed un bene è in nostro possesso quando è in nostro potere il poterne godere quando lo vogliamo». ''Laetitia'' è un piacere allegro, «uno stato nel quale il piacere predomina in noi» [...]. ''Gaudium'' è ciò che io vagheggio: godere di un possesso perpetuo. Ma non potendo ottenere ''Gaudium'', da cui troppi ostacoli mi separano, considero l'eventualità di ripiegare su ''Laetitia''. (''Laetitia'', p. 47) *{{maiuscoletto|[[colpe]]}} In un qualsiasi episodio trascurabile della vita d'ogni giorno, il soggetto crede di aver mancato nei confronti dell'essere amato e prova per questo un sentimento di colpevolezza. (''Colpe'', p. 49) *2. Ogni incrinatura nella Devozione è una colpa: questa è la regola della ''Cortezia''. Questa colpa prende corpo quando io abbozzo un semplice gesto d'indipendenza nei confronti dell'oggetto amato; ogni volta che, per spezzare l'asservimento, cerco di «sganciarmi» (è il consiglio unanime dei mondo), io mi sento colpevole. E perciò, paradossalmente, io sono colpevole di alleggerire il peso, di ridurre l'ingombro esagerato della mia devozione, in poche parole di «riuscire» (secondo il mondo); insomma, ciò che mi fa paura è di essere forte e ciò che mi rende colpevole è la padronanza (o il suo semplice gesto). (''Colpe'', p. 50) *{{maiuscoletto|[[compassione]]}} Il soggetto prova un sentimento di compassione nei riguardi dell'oggetto amato ogni volta che lo vede, lo sente o lo sa infelice o minacciato da qualcosa che è estraneo alla relazione amorosa in sé. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *{{NDR|[[compassione]]}} «[...] più giustamente si dovrebbe chiamare unipassione, dolore all'unisono -, noi dovremmo odiarlo se lui, come Pascal, trova se stesso odioso» [...] Ora, per quanto grande sia la forza dell'amore, questo non avviene: sono commosso, angosciato, poiché è terribile veder soffrire le persone a cui si vuol bene, ma, al tempo stesso, rimango asciutto, impenetrabile. La mia, è un'identificazione imperfetta: sono una Madre (l'altro mi dà delle preoccupazioni), ma una Madre carente; [...] Giacché, proprio mentre m'identifico «sinceramente» nell'infelicità dell'altro, ciò che vedo in questa infelicità è che essa si manifesta ''senza di me'' e che, essendo infelice di per sé, l'altro mi abbandona: se egli soffre senza che io ne sia la causa, vuol dire che per lui io non conto: la sua sofferenza mi annulla nella misura in cui lo pone fuori della mia portata. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *2. Di conseguenza, le cose si rovesciano: dato che l'altro soffre senza di me, perché io dovrei soffrire al suo posto? La sua infelicità lo porta lontano da me e io finirei per sfiancarmi cercando di corrergli dietro, senza poter mai sperare di raggiungerlo, di entrare in coincidenza con lui. Dunque, stacchiamoci un po', impariamo a tenerci a una certa distanza. (''«Ho male all'altro»'', pp. 51-52) *{{maiuscoletto|[[comportamento]]}} Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? (''«Che fare?»'', p. 53) *2. Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). (''«Che fare?»'', p. 53) *{{maiuscoletto|[[connivenza]]}} Il soggetto s'immagina di stare parlando dell'essere amato con una persona rivale, e questa immagine, curiosamente fa nascere in lui un piacevole senso di complicità. (''La connivenza'', p. 55) *Finalmente posso parlare dell'altro ''con chi se ne intende''; si verifica una parità di sapere, un piacere d'inclusione; parlandone, l'oggetto non viene né estraniato né lacerato; egli resta interno al discorso duale, che anzi lo preserva. Io coincido con l'Immagine e al contempo con questo secondo specchio che riflette ciò che io sono (sul volto del rivale io leggo la mia paura, la mia gelosia). (p. 55, ''La connivenza'') *3. La [[gelosia]] è un'equazione a tre termini permutabili (indecidibile): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'''odiosamato'' (il «rivale») è ''anche'' amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina (vedi ''L'eterno marito'', di [[Dostoevskij]]). (''La connivenza'', p. 56) *{{maiuscoletto|[[contatti]]}} La figura fa riferimento ad ogni discorso interiore suscitato da un contatto furtivo con il corpo (e più precisamente con la pelle) dell'essere amato. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *1. Il dito di [[I dolori del giovane Werther|Werther]] sfiora inavvertitamente il dito di Carlotta; i loro piedi, sotto il tavolo, si incontrano.<ref>Werther, p. 57.</ref> Werther potrebbe astrarsi dal senso di questi episodi casuali; egli potrebbe concentrarsi corporalmente su quelle minuscole zone di contatto e, come un feticista, provare piacere per questo o quel pezzetto di dito o di piede inerte, ''senza preoccuparsi della risposta'' (come Dio - è la sua etimologia -, il Feticcio non risponde). Ma, per l'appunto, Werther non è pervertito, ma innamorato: egli dà un senso, sempre, ovunque, a proposito di niente, ed è proprio il senso che lo fa fremere: egli si trova nel braciere del senso. Per l'innamorato, ogni contatto pone il problema della risposta: egli chiede alla pelle di rispondere. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *{{maiuscoletto|[[contingenze]]}} Avvenimenti insignificanti, fatti fortuiti, traversie, inezie, meschinerie, quisquilie, episodi della vita amorosa; qualsiasi nucleo fattuale che ostacoli l'aspirazione alla felicità del soggetto amoroso, come se il caso tramasse contro di lui. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *2. L'episodio è trascurabile (esso è sempre trascurabile) ma attirerà tutto il mio linguaggio. Io lo trasformo subito in un avvenimento importante, 'pensato'' da qualcosa che assomiglia al destino. È una cappa che mi cade addosso e che trascina con s‚ tutto. Innumerevoli e vaghe circostanze finiscono così col tessere il velo nero della Maya, la tappezzeria delle illusioni, dei significati, delle parole. Io mi metto a ''classificare'' quello che mi sta capitando. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *(Per me, l'episodio è un segno, non un indizio: l'elemento di un sistema, non l'efflorescenza di una causalità). (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 60) *{{maiuscoletto|[[corpo]]}} Ogni pensiero, ogni emozione, ogni interesse suscitato nel soggetto amoroso dal corpo amato. (p. 61, ''Il corpo dell'altro'') *1. Il suo corpo era diviso: da una parte, il corpo vero e proprio - la sua pelle, i suoi occhi - tenero, caldo, e, dall'altra, la sua voce, breve, trattenuta, soggetta ad accessi di lontananza, la sua voce, che non dava ciò che dava il suo corpo. O anche: da una parte, il suo corpo morbido, tiepido, languido al punto giusto, con una sottile peluria, fintamente goffo, e, dall'altra, la sua voce - la voce, sempre la voce - sonora, nitida, mondana, ecc. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *''[[Scrutare]]'' vuol dire ''frugare'': io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista (sono come quei bambini che smontano una sveglia per sapere che cos'è il tempo). Questa operazione viene condotta in maniera fredda e stupita; sono calmo, attento, come se fossi davanti a uno strano insetto di cui improvvisamente non ho ''più paura''. Certe parti del corpo sono particolarmente adatte a questa ''osservazione'': le ciglia, le unghie, l'attaccatura dei capelli, gli oggetti molto particolari. P- evidente che in quel momento io sto feticizzando un morto. La prova è data dal fatto che, se il corpo che sto scrutando si scuote dalla sua inerzia, se si mette ''a fare qualcosa'', il mio desiderio cambia; se, per esempio, vedo l'altro ''pensare'', il mio desiderio cessa di essere perverso e ridiventa immaginario: io ritorno a un'Immagine, a un Tutto: io amo di nuovo. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *(Io guardavo tutto del suo volto, del suo corpo, con distacco: le sue ciglia, l'unghia del suo alluce, la sottigliezza delle sue sopracciglia, delle sue labbra, il colore di smalto dei suoi occhi, un certo neo, un certo modo di tenere le dita fumando; ero affascinato - dato che, alla fin fine, la fascinazione non altro è che il punto estremo del distacco - da quella specie di statuina colorata, smaltata, vetrificata, nella quale potevo leggere, senza capirci nulla, ''la causa del mio desiderio''). (''Il corpo dell'altro'', p. 62) *{{maiuscoletto|[[cuore]]}} Questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono. (''Il cuore'', p. 63) *3. Il cuore, è ciò che io credo di donare. Ogni volta che questo dono mi viene restituito, allora non basta dire, come Werther, che una volta tolto tutto l'ingegno che mi si attribuisce e di cui non mi curo, il cuore è ciò che resta di me: il cuore è ciò che ''mi'' resta, e questo cuore che mi pesa e il cuore greve: greve per il rigurgito che l'ha riempito (solo gl'innamorati e i bambini hanno il cuore greve). (''Il cuore'', p. 63) *{{maiuscoletto|[[dedica]]}} Episodio di linguaggio che accompagna ogni regalo amoroso, sia esso reale o progettato, e, più in generale, ogni gesto, effettivo o interiore, per mezzo del quale il soggetto dedica qualche cosa all'essere amato. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] d'amore è solenne; trascinato dall'insaziabile metonimia che disciplina la vita immaginaria, io mi traspongo tutt'intero in esso. Attraverso questo oggetto, io ti do il mio Tutto, io ti tocco con il mio fallo; è per questo che io sono follemente eccitato, che corro da un negozio all'altro, che mi ostino a cercare il feticcio che vada bene, il feticcio splendente, riuscito, che si adatterà ''perfettamente'' al tuo desiderio. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] è contatto, sensualità: tu stai per toccare ciò che io ho toccato: una terza pelle ci unisce. (''La dedica'', p. 65) *5. Quantunque sia incapace di enunciarsi, di enunciare, l'amore vuole nondimeno clamarsi, declamarsi, scriversi ovunque: "all'acqua, all'ombra, ai monti, ai fiori, all'erbe, ai fonti, all'eco, all'aria, ai venti..." Basta che il soggetto amoroso crei o costruisca qualcosa, che subito è colto da una pulsione di [[dedica]]. Tutto ciò che fa, subito, e ancora prima che sia finito, egli vuole donarlo alla persona che ama, per la quale ha lavorato o lavorerà. La scritta del nome dirà per chi è il dono.<ref>{{maiuscoletto|le nozze di figaro}}: aria di Cherubino (atto I)</ref> (''La dedica'', p. 67) *In ''[[Teorema (film)|Teorema]]'' l'«altro» non parla, ma iscrive però qualcosa in tutti coloro che lo desiderano - opera ciò che i matematici chiamano una catastrofe (lo sconvolgimento di un sistema per mezzo di un altro sistema): vero è che quel muto è un angelo. (''La dedica'', p. 69) *{{maiuscoletto|demoni}} Il soggetto amoroso ha talvolta l'impressione di essere posseduto da un demone del linguaggio che lo spinge a farsi del male e a espellersi - secondo le parole di Goethe - dal paradiso che, in altri momenti, la relazione amorosa rappresenta per lui. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *1. Una forza precisa trascina il mio linguaggio verso il male che io posso fare a me stesso: il regime del mio linguaggio è la ruota libera: il linguaggio si morula, senza nessuna idea tattica della realtà. Io cerco di farmi del male, mi espello da solo dal mio paradiso, affannandomi di suscitare in me stesso le immagini (di gelosia, di abbandono, di umiliazione) che possono ferirmi; e quando la ferita è aperta, cerco di mantenerla tale, la alimento con altre immagini, fino a che un'altra ferita non venga a distogliermi da quella. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *2. Il demonio è plurale («Il mio nome è Legione», [[Vangelo secondo Luca|Luca]] 8.30). Quando un demone viene respinto, quando finalmente sono riuscito a imporgli il silenzio (per caso o attraverso la lotta), un altro lì vicino solleva la testa e si mette a parlare<ref>{{maiuscoletto|[[Goethe]]}}: «Noi siamo i nostri propri demoni, noi ci espelliamo dal nostro paradiso» ('Werther'', nota 93 dell'ed. Aubier-Montaigne)]</ref>. La vita demoniaca di un innamorato è simile alla superficie d'una solfatara; delle grandi bolle (roventi e fangose) scoppiano una dopo l'altra; quando una si rompe e s'affloscia, essa ritorna nel magma e subito, più lontano, un'altra si forma, si gonfia. Le bolle «Disperazione», «Gelosia», «Esclusione», «Desiderio», «Incertezza di comportamento», «Terrore di perdere la faccia» (il più malvagio dei demoni) fanno ''ploc' una dopo l'altra, in un ordine indeterminato: è il ''disordine'' della Natura. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *3. Come respingere un demone (vecchio problema)? I demoni, specialmente se sono demoni di linguaggio (e sennò di cos'altro sarebbero?), si combattono con il linguaggio. Io posso quindi sperare di esorcizzare la parola demoniaca che mi è suggerita (da me stesso) sostituendola (posto che io possegga il necessario talento linguistico) con un'altra parola più dimessa (procedo per eufemia). Così credevo di essere finalmente uscito dalla crisi, ma ecco che - favorita da un lungo viaggio in automobile - sono colto da una loquela mentre continuo incessantemente ad agitare nella mia testa il desiderio, il rimpianto e l'aggressione dell'altro; e a queste ferite s'aggiunge lo sconforto di dover constatare che io ''sto avendo una ricaduta''; ma il vocabolario è una vera e propria farmacopea (veleno da una parte, rimedio dall'altra): no, non è una ricaduta, è soltanto un ultimo ''sussulto'' del demone anteriore. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 71) *{{maiuscoletto|de-realtà}} Sensazione di assenza, di riduzione di realtà, provata dal soggetto amoroso nei confronti del mondo. (''Il mondo siderato'', p. 72) *(Il mondo è pieno senza di me, come nella ''[[Jean-Paul Sartre#La_nausea|Nausea]]''; esso gioca alla vita dietro un vetro; il mondo è immerso in un acquario; io lo vedo vicinissimo e tuttavia separato, fatto di un'altra sostanza; cado continuamente fuori di me, senza vertigine, senza annebbiamento, nella ''precisione'', come fossi drogato. [...]) (''Il mondo siderato'', p. 72) *{{NDR|L'[[Italia]]}} Questo paese perde in tutto: abolisce la differenza dei gusti, ma non la divisione delle classi, ecc. (p. 73, ''Il mondo siderato'') *Fino a quando sentirò che il mondo mi è ostile, io gli sarò legato: ''io non sono pazzo''. Ma talvolta, quando ho dato fondo al malumore, mi accorgo di non avere più alcun linguaggio: il mondo non è ''irreale'' (se lo fosse potrei esprimerlo: esiste un'arte dell'irreale che è fra le più alte), ma de-reale: il reale lo ha abbandonato, cosicché io non ho più alcun senso (alcun paradigma) a mia disposizione; ''io non riesco'' a definire i miei rapporti con Coluche, col ristorante, col pittore, con piazza del Popolo. Quale tipo di rapporto posso io avere con un potere, se non ne sono lo schiavo, né il complice, né il testimone? (''Il mondo siderato'', p. 74) *6. Talvolta il mondo mi appare ''irreale'' (io lo esprimo in un modo diverso), talaltra mi appare ''dereale'' (io lo esprimo con difficoltà). Non è (si dice) la stessa riduzione di realtà. Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una ''fantasia'': tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto a una funzione, che è poi l'Immaginario; l'innamorato si separa quindi dal mondo, lo irrealizza perché, su un altro versante, fantasmatizza le peripezie o le utopie del suo amore; si abbandona all'Immagine e, di conseguenza, tutto ciò che è «reale» lo infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita. seduto davanti al manifesto di Coluche, io non «sogno» niente (neanche l'altro); anzi, non sono più nemmeno nell'Immaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè ''insostituibile'': l'Immaginario è (temporaneamente) proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. (''Il mondo siderato'', p. 75) *{{maiuscoletto|[[dichiarazione]]}} Propensione del soggetto amoroso a intrattenere a lungo, con un'emozione contenuta, l'essere amato, a proposito del suo amore, di lui, di sé, di loro: la dichiarazione non verte sulla confessione dell'amore, ma sulla forma, commentata all'infinito, della relazione amorosa. (''Il colloquio'', p. 77) *(Parlare amorosamente, significa dissipare senza limite, senza soluzione di continuità; vuol dire praticare un rapporto senza orgasmo. Forse esiste una forma letteraria di questo ''coitus reservatus'': il preziosismo). (''Il colloquio'', p. 77) *Nessuno ha voglia di parlare dell'amore, se non è ''per'' qualcuno. (''Il colloquio'', p. 78) *{{maiuscoletto|[[dipendenza]]}} Figura nella quale l'opinione intravede la condizione stessa del soggetto amoroso, asservito all'oggetto amato. (''Domnei'', p. 79) *1. La meccanica del vassallaggio amoroso esige una futilità senza fondo<ref>{{maiuscoletto|Cortezia}}: l'amore cortese è fondato sul vassallaggio amoroso (''Domnei'' o ''Donnoi'')</ref>. Questo perché, se si vuole che la dipendenza si manifesti nella sua purezza, bisogna che essa si renda palese nelle circostanze più irrilevanti e diventi qua si vergognosa a forza di pusillanimità: aspettare una telefonata è in un certo senso una dipendenza troppo gravosa<ref>{{maiuscoletto|[[Simposio]]}}: 166.</ref>; bisogna che io la affini, senza limiti: quindi, mi farò il sangue cattivo di fronte allo spettegolare delle comari che, dal farmacista, mi tiene lontano dall'apparecchio a cui sono asservito; e siccome questa telefonata, che io non voglio perdere, mi fornirà qualche nuova occasione di asservimento, si potrebbe dire che io agisco energicamente per preservare proprio lo spazio della dipendenza e per permettere inoltre a questa dipendenza di esercitarsi: io mi smarrisco nella dipendenza ma, ciò che è più - altro tranello -, sono umiliato da questo smarrimento. (''Domnei'', p. 79) *(Se io accetto la mia dipendenza, è perché essa costituisce per me un mezzo per "significare" la mia domanda: nel campo amoroso, la futilità non è una "debolezza" né una "meschinità": essa è un segno di forza: più la cosa è futile, più ha significato e più s'impone come forza). (''Domnei'', p. 79) *{{maiuscoletto|[[disagio]]}} Scena a più persone, nella quale l'implicito del rapporto amoroso agisce come una coartazione e suscita un imbarazzo collettivo che non viene esternato. (''«Con aria imbarazzata»'', p. 81) *{{maiuscoletto|[[dispendio]]}} Figura mediante la quale il soggetto amoroso mira e al contempo esita a situare l'amore in un'economia di puro dispendio, di perdita «per niente». (''L'esuberanza'', p. 83) *1. Alberto, personaggio piatto, morale, conformista, decreta (come chissà quanti prima di lui) che il [[suicidio]] è una viltà. Per Werther, al contrario, il suicidio non è una debolezza, dal momento che esso scaturisce da una tensione<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: 59, 133</ref>: «Mio caro, se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti?» L'amore-passione è dunque una forza («questa violenza, questa passione irriducibile»), è qualcosa che ricorda la vecchia nozione di ἰσχύς (''ischus'': energia, tensione, forza di carattere) e, più vicino a noi, quella di Dispendio.<ref>{{maiuscoletto|GRECO}}: nozione stoica (''Les Stoïciens'').</ref> (''L'esuberanza'', p. 83) *(Prima un lord e poi un vescovo inglese, rimproverarono a Goethe l'epidemia di suicidi provocati dal ''Werther''. [[Goethe]] rispose in termini propriamente ''economici'': «Il vostro sistema commerciale ha fatto migliaia di vittime; perché non perdonarne qualcuna anche al ''Werther''?»)<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: ''furor wertherinus'', Introduzione, XIX. Risposta di Goethe: Introduzione, XXXII (ed. Aubier-Montaigne).</ref> (''L'esuberanza'', p. 84) *3. Il discorso amoroso non è proprio privo di calcoli: io ragiono, certe volte calcolo, sia per ottenere una certa soddisfazione, o per evitare un certo dolore, sia per rappresentare interiormente all'altro, in un moto di stizza, i tesori d'ingegnosità che io dilapido ''per niente'' in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire, convincere, ecc.). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale: il Dispendio è aperto, all'infinito, la forza deriva, senza nessuna finalità (l'oggetto amato non è una meta: è un oggetto-cosa, non un oggetto-termine). (''L'esuberanza'', p. 84) *L'esuberanza amorosa è l'esuberanza del fanciullo a cui niente (ancora) viene a contenere l'ostentazione narcisistica, il godimento multiforme. Considerato che il discorso amoroso non è una ''media'' di stati d'animo, questa esuberanza può essere rotta a intervalli da tristezze, avvilimenti, impulsi suicidi; ma un tale squilibrio fa parte di quest'economia nera che mi marchia con la sua aberrazione, e per così dire con il suo lusso sfrenato. (''L'esuberanza'', p. 84) *{{maiuscoletto|[[dramma]]}} Il soggetto amoroso non può scrivere egli stesso il suo romanzo d'amore. Solo una forma molto arcaica potrebbe raccogliere il fatto che lui declama senza però poterlo raccontare. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *Se io tengo un [[diario]], è difficile che questo diario riporti i ''fatti accaduti''. I fatti della vita amorosa sono talmente futili che accedono alla scrittura solo attraverso uno sforzo immenso: ci si scoraggia di scrivere ciò che, ''nello scriversi'', rivela in pieno la propria banalità. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *{{maiuscoletto|[[esilio]]}} Decidendo di rinunziare allo stato amoroso, il soggetto si vede con tristezza esiliato dal proprio Immaginario. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *(La passione [[amore|amorosa]] è un delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è semmai ''la perdita di delirio'': dove porta?) (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *2. Nel [[lutto]] reale, è la «prova di realtà» a mostrarmi che l'oggetto amato ha cessato di esistere. Nel lutto amoroso, l'oggetto non è né morto né lontano. Sono io a decidere che la sua immagine deve morire (e questa morte, io potrò addirittura arrivare a nascondergliela). Per tutto il tempo che durerà questo strano lutto, dovrò portare il peso di due infelicità fra loro contrarie: soffrire per il fatto che l'altro sia presente (e che continui, suo malgrado, a farmi del male) e affliggermi per il fatto che egli sia morto (se non altro, che sia morto quello che io amavo). Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. (Il punto più sensibile di questo lutto è che mi tocca ''perdere un linguaggio'' - il linguaggio amoroso. D'ora innanzi, non ci saranno più i «Ti amo»). (''L'esilio dell'Immaginario'', pp. 87-88) *3. Per quanto io lo rovini, il lutto dell'immagine mi rende angosciato; ma, d'altro lato, per quanto io riesca a dargli buon esito, esso mi rende triste. Se l'esilio dell'Immaginario è la via obbligata per giungere alla «guarigione», allora bisogna convenire che il progresso è triste. Questa tristezza non è una malinconia - o almeno è una malinconia incompleta (niente affatto clinica), giacché non mi rimprovero niente e non sono prostrato. La mia tristezza appartiene a quella frangia della malinconia in cui la perdita dell'essere amato resta astratta.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «In altre circostanze si può invece riscontrare che la perdita è di natura più ideale, Può darsi che l'oggetto non sia morto davvero, ma sia andato perduto come oggetto d'amore...» (''Ibid.'', 104).</ref> Qui, la perdita è doppia: non posso neppure investire la mia infelicità, come quando soffrivo per il fatto di essere innamorato. Allora, io desideravo, sognavo, lottavo; un bene prezioso era dinanzi a me, semplicemente ritardato, il suo possesso era ostacolato da alcuni contrattempi. Adesso non c'è più niente; tutto è calmo, e questo è peggio. Sebbene sia giustificato da un'economia - l'immagine muore affinché io viva -, il lutto amoroso ha sempre uno strascico: una frase viene ripetuta in continuazione: «Che peccato!» (p. 88, ''L'esilio dell'Immaginario'') *Il vero atto del lutto, non è soffrire per la perdita dell'essere amato; è constatare un giorno, sulla pelle della relazione, simile a una minuscola macchia, il sintomo di una morte sicura: per la prima volta, io faccio del male a chi amo, senza volerlo, certo, ma anche ''senza darmi eccessiva pena''. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *5. Io cerco di strapparmi all'Immaginario amoroso: ma, come brace non ancora spenta, sotto l'Immaginario cova la fiamma; esso avvampa di nuovo; ciò che era stato ripudiato risorge; ad un tratto, dalla tomba mal sigillata sale un lungo lamento. (Gelosie, angosce, possessi, discorsi, appetiti, segni: ovunque, il desiderio amoroso ardeva nuovamente. Era come se io avessi voluto stringere per l'ultima volta, allo spasimo, qualcuno che stava per morire - che stavo per far morire: il mio, era un rifiuto di separazione).<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «Questa avversione può essere talmente intensa da sfociare in un estraniamento dalla realtà e in una pertinace adesione all'oggetto, consentita dall'instaurarsi di una psicosi allucinatoria di desiderio» (''ibid.'')</ref><ref>{{maiuscoletto|[[Winnicott]]}}: «Poco prima che la perdita si faccia sentire, si può discernere nel bambino, nella eccessiva utilizzazione dell'oggetto transizionale, il rifiuto del timore che questo oggetto perda il suo significato» (''Jeu et Réalité'', 26 sgg.).</ref> (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio. (da ''Frammenti di un discorso amoroso'', 1977) *Le [[parola|parole]] non sono mai pazze (tutt'al più sono perverse): è la sintassi che è pazza.<ref>Da ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1979.</ref> ==''Miti d'oggi''== *Pretendo di vivere pienamente la contraddizione del mio tempo, che di un [[sarcasmo]] può fare la condizione della verità. (''Premessa'', p. X) *È probabile che se a nostra volta sbarcassimo su [[Marte (astronomia)|Marte]] quale l'abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la [[Terra]] stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia non sapremmo risolvere qual è il nostro. Infatti perché Marte sia giunto al sapere geografico bisogna pure che abbia avuto anche lui il suo [[Strabone]], il suo [[Jules Michelet|Michelet]], il suo Vidal de la Blanche, e, facendoci sempre più vicini, le stesse nazioni, le stesse guerre, gli stessi scienziati e gli stessi uomini che abbiamo avuto noi. (''Marziani'', p. 34) *La [[Greta Garbo|Garbo]] appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. [...] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura [...]. Il suo appellativo di ''Divina'' mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l'essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza. (pp. 63-64) *Il viso della [[Greta Garbo|Garbo]] è Idea, quello della [[Audrey Hepburn|Hepburn]] è Evento. (p. 64) *Credo che oggi l'[[automobile]] sia l'equivalente abbastanza esatto delle grandi cattedrali gotiche: voglio dire una creazione d'epoca, concepita appassionatamente da artisti ignoti, consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico. (p. 147) *''Il [[mito]] è una parola.'' (p. 191) *Mi si obietteranno mille altri sensi del termine ''mito''. Io ho però cercato di definire delle cose, non delle parole. (nota, p. 191) *È la storia umana che fa passare il reale allo stato di parola. (p. 192) *Ciò che disgusta nel [[mito]] è il ricorso a una falsa natura, il ''lusso'' delle forme significative, come in quegli oggetti che ornano la loro utilità con una apparenza naturale. La volontà di appesantire la significazione di tutte le cauzioni della natura provoca una specie di nausea: il mito è troppo ricco, e di troppo ha appunto la sua motivazione. (nota, p. 207) *La provocazione di un immaginario collettivo è sempre impresa inumana, non solo perché il sogno essenzializza la vita come destino, ma anche perché il sogno è povero ed è la cauzione di un'assenza. (nota, p. 221) *{{NDR|Riferendosi ai "miti dell'Ordine (sociale)"}} Statisticamente il [[mito]] è a destra. Qui esso è essenziale; ben nutrito, lucente, espansivo, loquace, s'inventa senza tregua. S'impadronisce di tutto: le giustizie, le morali, le estetiche, le diplomazie, le arti domestiche, la Letteratura, gli spettacoli. [...] L'oppresso non è niente, ha in sé una parola sola, quella della propria [[emancipazione]]; l'oppressore è tutto, la sua parola è ricca, multiforme, duttile, padrona di tutti i gradi possibili della dignità [...]. L'oppresso ''fa'' il mondo, ha solo un linguaggio attivo, transitivo (politico); l'oppressore lo conserva, la sua parola è plenaria, intransitiva, gestuale, teatrale: è il [[Mito]]; il linguaggio del primo tende a trasformare, il linguaggio dell'altro a eternare. (pp. 228-229) *Ogni ripudio del [[linguaggio]] è una morte. (p. 232) ==Citazioni su Roland Barthes== *La posizione di Barthes nel corso dei suoi lavori ricorda quello di Azdak ne ''Il Cerchio di gesso del Caucaso'', opera [[Bertolt Brecht|brechtiana]] che pare Barthes abbia amato molto. Vi è qualcosa di spostato, di irregolare: Azdak, furfante divenuto giudice, non è all'altezza del suo posto e, improvvisamente tutto si mette a girare e devia schivando il riconoscimento, la verità stessa. ([[Stephen Heath]]) *Per Barthes, il [[mito]], o per lo meno quello moderno (quello di cui egli si occupa), "è una parola": quindi "può essere mito tutto ciò che subisce le leggi di un discorso", ma d'altra parte "non è qualsiasi parola". ([[Massimo Corsale]]) *Variare porta a modificare, a trasportare, a cambiare di ritmo; il che costituisce un piccolo manuale della pratica di Barthes. Si pensi ad esempio al cambiamento di ritmo di lettura che interviene in modo così decisivo in ''S/Z'' e che dà l'avvio a tutte le variazioni — la pluralità colta in ogni momento — sul testo di [[Honoré de Balzac|Balzac]]. ([[Stephen Heath]]) *Viaggiare, spostarsi: questo è il percorso dei lavori di Barthes. Questa è l'attività del testo, e dei suoi testi. Il testo viaggia, sposta, va alla deriva. Così i testi di Barthes sono accesso, non accesso, movimento a spirale, asse avvolgentesi senza sosta ad ogni impero dei segni; senso, soggetto in processo, giro di scrittura, vertigine dello spostamento: «la vertigine è ciò che non finisce: stacca il senso, lo rimanda a più tardi» (''Réquichot'', p. 18). ([[Stephen Heath]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Roland Barthes, ''Miti d'oggi'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1974. *Roland Barthes, ''L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III'', traduzione di Carmine Benincasa, Giovanni Bottiroli, Gian Paolo Caprettini, Daniele De Agostini, Lidia Lonzi, Giovanni Mariotti, Einaudi, Torino, 1995. *Roland Barthes, ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1980. *[[Gianfranco Ravasi]], ''L'incontro. Ritrovarsi nella preghiera'', Oscar Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-63591-8 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Barthes, Roland}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Linguisti francesi]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Semiologi francesi]] bni0htzejiuf63mxeoc5paisdu4u6d5 1223334 1223333 2022-08-19T14:42:01Z SunOfErat 12245 /* Bibliografia */ wikitext text/x-wiki [[File:Roland Barthes.jpg|thumb|Ritratto di Roland Barthes]] '''Roland Barthes''' (1915 – 1980), saggista, critico letterario e semiologo francese. ==Citazioni di Roland Barthes== *Amo gli [[attore|attori]] che recitano tutti i loro ruoli nello stesso modo, se questo modo è al contempo caldo e chiaro. Non amo che un attore si travesta, ed è forse questa l'origine del mio dissidio con il teatro. (da ''Sul teatro'') *Ciò che la [[Pop Art]] vuole è desimbolizzare l'oggetto, dargli l'opacità e l'ottusa caparbietà d'un fatto.<ref>Da ''L'arte, questa vecchia cosa'', in AA. VV., ''PopArt: evoluzione di una generazione'', Electa, Milano, 1980, p. 167.</ref> *Essendo la [[lettura]] una traversata di codici, niente ne può arrestare il viaggio. (da ''S/Z''<ref name=Hea>Citato in [[Stephen Heath]], ''L'analisi Sregolata: Lettura Di Roland Barthes'', traduzione di Patrizia Lombardo, Edizioni Dedalo, Bari, 1977.</ref>) *Ho sempre amato molto il teatro, eppure non ci vado quasi più. È un voltafaccia che insospettisce anche me. Cos'è accaduto? Quando è accaduto? Sono cambiato io o è cambiato il teatro? Non lo amo più o lo amo troppo? (da ''Sul teatro'', a cura di Marco Consolini, Meltemi) *Il mio fantasma: l'[[idiorritmico|idiorritmia]]<br>Un fantasma (o almeno ciò che io definisco tale): un ritorno di desideri, di immagini, che vagano, si cercano in voi, anche per tutta una vita, e spesso si cristallizzano solo attraverso una parola. La parola, significante maggiore, indotto dal fantasma alla sua esplorazione [...] {{sic|[È]}} un fantasma di vita, di regime, di genere di vita, ''diaita'', dieta. Né duale, né plurale (collettivo). Una sorta di solitudine interrotta in un modo definito: il paradosso, la contraddizione, l'aporia di una condivisione delle distanze – l'utopia di un socialismo delle distanze [...].<ref>Citato in Gianfranco Marrone e Marco Consolini, ''Roland Barthes l'immagine, il visibile'', Marcos y Marcos, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=vagano p. 30] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=diaita] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=condivisione]</ref> *Il testo di godimento è assolutamente intransitivo. Pure, la [[perversione]] non basta a definire il godimento; è l'estremo della perversione a definirlo: estremo sempre spostato, estremo vuoto, mobile, imprevedibile. Questo estremo garantisce il godimento: una perversione media si carica ben presto di un gioco di mentalità subalterne: prestigio, ostentazione, rivalità, discorso, parate ecc. (da ''Testi di godimento'') *La [[letteratura]] non permette di camminare ma permette di respirare. (da ''Letteratura e significazione'', in ''Saggi critici'') *La letteratura: un codice che bisogna accettare di decifrare.<ref>Da ''Letteratura e discontinuità'', in ''Saggi critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi.</ref> *La [[sapienza]] è nessun potere, un po' di sapere, un po' di intelligenza e quanto più sapore possibile.<ref name="lectio">Da una ''lectio'' inaugurale all'Institut de France; citato in Ravasi, p. 106.</ref> *Lo [[scrittore]] deve considerare i suoi vecchi testi quali altri testi, che egli riprende, cita o deforma, come farebbe di una moltitudine di altri segni. (da ''Drame, Poème, Roman'', 1968<ref name=Hea></ref> ) *Lo [[specchio]] non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso, (che, lo si sa, è la forma). (da ''L'impero dei segni''<ref name=Hea></ref>) *Non occorre essere né cattolici né cristiani, né credenti, né umanisti per essere interessati agli ''Esercizi Spirituali'' di [[Ignazio di Loyola]].<ref>Da ''Sade, Fourier, Loyola''; citato in Ravasi, p. 7.</ref> *Ogni amante è pazzo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 291. ISBN 9788858014165</ref> *Per sfuggire all'alienazione della società presente non rimane che questa via: ''la fuga in avanti''.<ref>Da ''Il piacere del testo'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1980, p. 40.</ref> *Poiché il [[mito]] ruba al linguaggio, perché non rubare al mito?<ref name=Hea></ref> *[[Marcel Proust|Proust]] è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. (da ''Variazioni sulla scrittura'') *Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono. E uno stesso infinito viaggio nell'altra direzione, dalla parte di chi scrive: dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento. Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".<ref>Da ''Variazioni sulla scrittura'', traduzione di Carlo Ossola, Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1999.</ref> *Quelli che trascurano di [[rilettura|rileggere]] si condannano a leggere sempre la stessa storia. (da ''S/Z''<ref>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref>) *Scrivere significa scuotere il senso del mondo, disporvi un'interrogazione indiretta alla quale lo scrittore, con un'ultima sospensione, si astiene dal rispondere. La risposta è data da chiunque vi rechi la propria libertà; ma poiché questa muta la risposta del mondo allo scrittore è infinita: non si smette mai di rispondere a ciò che è stato scritto fuori da ogni risposta: i significati passano, la domanda resta.<ref>Da ''Scritti critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Torino, Einaudi, 1966, p. 11.</ref> *Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che non si sa: questo si chiama cercare.<ref name="lectio" /> ==''L'ovvio e l'ottuso''== *[...] lo statuto particolare dell'immagine fotografica: ''è un messaggio senza codice.'' (''Il messaggio fotografico'', p. 7) *Che cos'è il [[colore]]? Un godimento [...] come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero. (''Cy Twombly o «Non multa sed multum»'', pp. 165-166) *È cambiato il soggetto umano: l'interiorità, l'intimità, la solitudine hanno perso il loro valore, l'individuo è sempre più diventato gregario, vuole musiche collettive, massicce, spesso parossistiche, espressione del ''noi'', più che dell'''io''. (''Amare Schumann'', p. 281) ==''La camera chiara''== *La vita è fatta di piccole [[solitudine|solitudini]]. (da ''La camera chiara'') *Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. (da ''La camera chiara'') *{{NDR|Il [[colore]] è}} un'intonacatura apposta successivamente sulla verità originaria del Bianco e Nero. Il Colore è per me un belletto, un ''make-up'' (come quello fatto ai cadaveri).<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1998, p. 82; citato in David Batchelor, ''Cromofobia. Storia della paura del colore'', traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 59. ISBN 9788842497684</ref> *Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile. (da ''La camera chiara'') *La società si adopera per far rinsavire la Fotografia, per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda.<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', Torino, Einaudi, p. 117.</ref> ==''Frammenti di un discorso amoroso''== *"Nell'amorosa quiete delle tue braccia"<br>{{maiuscoletto|abbraccio}} Per il soggetto, il gesto dell'[[abbraccio]] amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l'essere amato.<br>1. Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.<br>2. Tuttavia nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l'indistinta sensualità dell'abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l'adulto si sovrappone al bambino e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità. (L'innamorato potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros).<br>3. Momento dell'affermazione, per un po', anche se limitatamente, disordinatamente, qualcosa è andato per il verso giusto: sono stato appagato (tutti i desideri aboliti attraverso la pienezza del loro soddisfacimento): l'appagamento esiste, e io lotterò senza tregua per ottenerlo di nuovo: attraverso tutti i meandri della storia amorosa, mi ostinerò a voler ritrovare, rinnovare, la contraddizione, la contrazione, dei due abbracci. (''Nell'amorosa quiete delle tue braccia'', pp. 13-14) *{{maiuscoletto|[[abito]]}} Ogni fenomeno emotivo suscitato o alimentato dal vestito che il soggetto ha indossato in occasione dell'incontro amoroso o che indossa nell'intento di sedurre l'oggetto amato. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *È come se alla fine di ogni [[toilette]], vi fosse sempre, compreso nell'eccitazione che essa suscita, il corpo ucciso, imbalsamato, laccato, imbellito alla maniera di una vittima. Vestendomi, io faccio bello ciò che sta per essere guastato dal desiderio. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *{{maiuscoletto|[[adorabile]]}} Non riuscendo a precisare la specialità del suo desiderio per l'essere amato, il soggetto amoroso non trova di meglio che questa parola un po' stupida: ''adorabile''! (''«Adorabile!»'', p. 17) *2. Con una logica tutta particolare, il soggetto amoroso sente l’altro come un Tutto (come se si trattasse della Parigi autunnale) e, al tempo stesso, questo Tutto gli sembra comportare un resto, che egli non può esprimere. È soltanto l’altro a produrre in lui una visione estetica: egli lo elogia per il fatto di essere perfetto, si gloria per averlo scelto perfetto; immagina che l’altro voglia essere amato, come vorrebbe esserlo lui stesso, non già per questa o quella sua qualità, ma per ''tutto'', e questo tutto glielo concede sottoforma di una parola vuota, giacché Tutto non potrebbe inventariarsi senza senza sminuirsi: all'infuori del ''tutto'' dell’affetto, in ''Adorabile!'' non è contenuta nessuna qualità. Tuttavia, esprimendo tutto, ''adorabile'' esprime anche ciò che manca al tutto; la parola vuole designare lo spazio dell’altro in cui viene ''specialmente'' a innestarsi il mio desiderio, ma questo spazio non è designabile; io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso, esso cincischierà nel tentativo di esprimerlo, ma io non potrò mai produrre altro che una parola vuota, la quale è come il grado zero di tutti gli spazi in cui si forma il desiderio specialissimo che io ho di quell'altro là (e non di un altro). (''«Adorabile!»'', p. 18) *''Adorabile'' vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: «È questo! È esattamente questo, che io amo!» Tuttavia, più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può produrre altro che un improprio dell'enunciato. (''«Adorabile!»'', p. 19) *{{maiuscoletto|affermazione}} Nonostante tutto, il soggetto amoroso afferma l'amore come ''valore''. (''L'Intrattabile'', p. 20) *Mi si dice: questa specie d'amore non da frutti. Ma co- ime poter ''valutare'' ciò che fruttifica? Perché ciò che dà frutti è un Bene? Perché ''durare'' è meglio che ''bruciare''? (''L'Intrattabile'', p. 21) *2. Stamattina, devo scrivere con urgenza una lettera “importante” – dalla quale dipende il successo d’una certa iniziativa; scrivo invece una lettera d’amore – che non spedisco. Abbandono allegramente tristi incombenze, ragionevoli scrupoli, comportamenti reattivi imposti dal mondo, a beneficio d’un compito inutile, derivato da un Dovere luminoso: il Dovere amoroso. Con discrezione, faccio delle cose pazze; sono l’unico testimone della mia follia. Quello che l'[[amore]] mette a nudo in me è l’''energia''. Tutto ciò che faccio ha un senso (posso perciò ''vivere'' senza lamentarmi), ma questo senso è una finalità inafferrabile: esso non è altro che la coscienza della mia forza. Le inflessioni dolenti, colpevoli, tristi, tutto il reattivo della mia vita d’ogni giorno è sconvolto. (''L'Intrattabile'', p. 21) *{{maiuscoletto|alterazione}} Produzione breve, nel campo amoroso, d'una controimmagine dell'oggetto amato. Sulla base di episodi trascurabili o di minimi connotati, il soggetto vede l'immagine buona alterarsi improvvisamente e rovesciarsi. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *Sul volto perfetto e come imbalsamato dell'altro (a tal punto esso mi affascina), scorgo tutt'a un tratto un punto di corruzione. Questo punto è minuscolo: un gesto, una parola, un oggetto, un vestito, qualcosa d'insolito che emerge (che prende risalto) da una regione di cui non avevo mai sospettato l'esistenza, e che bruscamente unisce l'oggetto amato a un mondo ''piatto''. L'altro, di cui devotamente lodavo l'eleganza e l'originalità, sarebbe dunque volgare? Egli fa un gesto ed ecco che in lui si disvela un'altra razza. Sono ''sbigottito'': avverto un controritmo: qualcosa come una sincope nella bella frase dell'essere amato, il rumore di uno strappo nel liscio involucro dell'Immagine. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *{{maiuscoletto|[[angoscia]]}} A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento – sentimento che egli esprime con la parola ''angoscia''. (''Agony'', p. 27) *Lo [[psicosi|psicotico]] vive nel timore del crollo (di cui le diverse psicosi non sarebbero altro che le difese). Ma «la paura clinica del crollo è la paura d’un crollo che è già stato subito (''primitive agony'') [...] e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto».<ref>{{maiuscoletto|[[Winnicott]]}}: La crainte de l'effrondement, 75</ref> Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l’angoscia d’amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato. Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: «Non essere più angosciato, tu l’hai già perduto(a)». (''Agony'', p. 27) *{{maiuscoletto|[[annullamento]]}} Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l'oggetto amato sotto il volume dell'amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l'[[amore]], non l'oggetto. (''Amare l'amore'', p. 28) *Basta che, in un lampo, io veda l'altro nelle vesti d'un oggetto inerte, come impagliato, perché trasferisca il mio desiderio da questo oggetto annullato al mio stesso desiderio; io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è più che il suo accessorio. Mi esalto al pensiero di una così nobile causa, che non tiene nel minimo conto la persona che ho preso a pretesto (questo è almeno quanto mi dico, felice di potermi innalzare sminuendo l'altro): io sacrifico l'immagine all'Immaginario. E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all'altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell'Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la [[perdita]] dell'amore, non già la perdita di questa o quella persona. (''Amare l'amore'', p. 28) *{{maiuscoletto|[[appagamento]]}} Il soggetto ricerca, con ostinazione, la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere. (''«Tutte le voluttà della terra»'', p. 30) *{{maiuscoletto|[[ascesi]]}} Sia che si senta colpevole nei confronti dell'essere amato, sia che voglia impressionarlo mostrandogli la sua infelicità, il soggetto amoroso abbozza una condotta ascetica di autopunizione (regime di vita, abiti, ecc.). (''Essere ascetici'', p. 32) *1. Dato che sono colpevole di questo e di quello (io ho, io trovo cento ragioni per esserlo), io mi punisco, mortifico il mio corpo: mi faccio tagliare i capelli cortissimi, nascondo il mio sguardo dietro a degli occhiali scuri (come se dovessi entrare in convento), mi consacro allo studio di una scienza seria e astratta. Come un monaco, mi alzerò presto per mettermi al lavoro mentre è ancora notte. Sarò molto paziente, un po' triste, in poche parole, ''degno'', come si addice all'uomo risentito. Mostrerò istericamente il mio [[lutto]] (il lutto che io m'immagino) attraverso il mio vestito, il taglio dei miei capelli, la regolarità delle mie abitudini. Sarà un piacevole romitaggio, un ritiro spirituale necessario al buon funzionamento di un patetico discreto. (''Essere ascetici'', p. 32) *2. L'[[ascesi]] (la velleità d'ascesi) è rivolta all'altro: voltati, guardami, renditi conto di cosa stai facendo di me. È un ricatto morale: io metto di fronte all'altro la figura della mia propria scomparsa, quale essa sicuramente avrà luogo se lui non cede (a che cosa?). (p. 32, ''Essere ascetici'') *{{maiuscoletto|[[assenza]]}} Ogni episodio di linguaggio che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato – quali che siano la causa e la durata – e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono. (''L'assente'', p. 33) *Orbene, l'unica [[assenza]] è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza, sempre sul punto di mettersi in viaggio; egli è, per vocazione, migratore, errante; io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, ''in giacenza'', come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione. L'assenza amorosa è possibile in un solo senso e non può essere espressa che da chi resta - e non da chi parte: ''io'', sempre presente, non si costituisce che di fronte a ''te'', continuamente assente. Esprimere l'assenza equivale a significare di colpo che il posto del soggetto e il posto dell'altro non possono essere permutati; è come dire: «Sono meno amato di quanto io ami». (''L'assente'', p. 33) *2. Storicamente, il discorso dell'assenza viene fatto dalla Donna: la Donna è sedentaria, l'Uomo è vagabondo, viaggiatore; la Donna è fedele (aspetta), l'uomo è cacciatore (cerca l'avventura, fa la corte). È la Donna che dà forma all'assenza, che ne elabora la finzione, poiché ha il tempo per farlo; essa tesse e canta; le Tessitrici, le Canzoni cantate al telaio esprimono al tempo stesso l'immobilità (attraverso il ronzio dell'Arcolaio) e l'assenza (in lontananza, ritmi di viaggio, onde marine, cavalcate). Ne consegue che in ogni uomo che esprime l'assenza dell'altro si manifesta l'elemento ''femminino'': l'uomo che attende e che soffre è miracolosamente femminizzato. Un uomo è femminizzato non perché è invertito, ma perché è innamorato. (Mito e utopia: come l'origine è appartenuta, così anche l'avvenire apparterrà ai soggetti ''in cui vi è del femminino''). (''L'assente'', pp. 33-34) *3. Talvolta mi succede di sopportare bene l'assenza. lo sono allora ''normale'': sono in linea col modo in cui ''tutti'' sopportano la separazione da una ''persona cara''; mi conformo con cognizione all'addestramento attraverso cui sono stato abituato assai per tempo ad essere separato da mia madre – ciò che tuttavia, in principio, non mancò di essere doloroso (per non dire sconvolgente). Agisco da soggetto ben svezzato: ''aspettando'', so nutrirmi di altre cose che non siano solamente il seno materno.<br>Questa assenza ben sopportata non è altro che l'oblio. A intermittenza, io sono infedele. È la condizione per la mia sopravvivenza; poiché se io non dimenticassi, morirei. L'innamorato che non dimentica ''qualche volta'', muore per eccesso, fatica e tensione di memoria (come [[Johann_Wolfgang_von_Goethe#I_dolori_del_giovane_Werther|Werther]]). (''L'assente'', p. 34) *Come! {{sic|il}} desiderio non è forse sempre lo stesso, sia che l'oggetto sia presente o assente? L'oggetto non è forse ''sempre'' assente? - Non si tratta dello stesso struggimento: vi sono due parole: ''Póthos'', per il desiderio dell'essere assente, e ''Hímeros'', più ardente, per il desiderio dell'essere presente. (''L'assente'', p. 35) *5. All'assente, io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l'altro è assente come referente e presente come allocutore. Da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fra due tempi: il tempo della referenza e il tempo dell'allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacché mi rivolgo a te). Io so allora che cos'è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura.<br>[...] Questa messa in scena di linguaggio allontana la morte dell'altro: un brevissimo momento, si dice, separa il tempo in cui il bambino crede sua madre ancora assente da quel lo in cui la crede già morta. Manipolare l'assenza significa far durare questo momento, ritardare il più a lungo possibile l'istante in cui l'altro potrebbe, dall'assenza, piombare bruscamente nella morte. (p. 35, ''L'assente'') *L'[[Assenza]] è la figura della privazione; io desidero e ho bisogno simultaneamente. Il desiderio si spegne sul bisogno: questo è il fatto ossessionante del sentimento amoroso. (''L'assente'', p. 36) *L'assenza dell'altro mi tiene la testa sott'acqua; poco a poco, io soffoco, la mia aria si fa più rarefatta: ed è attraverso quest'asfissia che io ricostituisco la mia ''verità'' e preparo l'Intrattabile dell'amore. (''L'assente'', p. 37) *{{maiuscoletto|atopos}} Il soggetto amoroso riconosce l'essere amato come «atopos» (qualifica attribuita a Socrate dai suoi interlocutori), cioè inclassificabile, dotato di una originalità sempre imprevedibile. (''Atopos'', p. 38) *L'altro che io amo e che mi affascina è ''atopos''. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità dei mio desiderio. È la figura della mia verità; esso non può essere fissato in alcun stereotipo (che è la verità degli altri).<br>Tuttavia, durante la mia vita, io ho amato o amerò più volte. Questo significherebbe dunque che il mio desiderio, per quanto speciale, si fissa su un tipo? Il mio desiderio è dunque classificabile? C'è, mi domando, fra tutti gli esseri che ho amato, un solo tratto comune che, per quanto tenue (un naso, una pelle, un qualcosa), mi permetta di dire: {{sic|ecco}} il mio tipo! «È esattamente il mio tipo», «Non è affatto il mio tipo»: frase da dongiovanni; l'innamorato è dunque soltanto un dongiovanni più difficile che per tutta la vita cerca il "suo tipo"? In quale parte del corpo avverso devo leggere la mia verità? (''Atopos'', p. 38) *Essendo atopico, l'altro fa tremare il linguaggio: non si può parlare ''di'' lui, ''su'' lui; qualsiasi attributo è falso, doloroso, goffo, imbarazzante: l'altro è ''inqualificabile'' (e questo sarebbe il vero significato di ''atopos''). (''Atopos'', p. 39) *3. Di fronte alla brillante originalità dell'altro, io non mi sento mai "atopos", ma semmai classificato (come un dossier fin troppo noto). Talvolta, riesco però a sospendere il gioco delle immagini ineguali («Perché mai non posso essere anch'io originale, forte quanto l'altro?»); indovino che la vera originalità non è né in me né nell'altro, ma nella nostra stessa relazione. Ciò che bisogna conquistare è l'originalità della relazione. La maggior parte delle ferite d'amore me le procura lo stereotipo: io sono costretto, come tutti, a far la parte dell'innamorato: ad essere geloso, trascurato, frustrato come gli altri. Ma quando la [[relazione]] è originale, lo stereotipo viene sconvolto, superato, evacuato, e la gelosia, ad esempio, non ha più luogo d'essere in questo rapporto senza luogo, senza ''topos'', senza ''topo'' - senza discorso. (''Atopos'', p. 39) *{{maiuscoletto|[[attesa]]}} Tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni). (''L'attesa'', p. 40) *1. Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. (''L'attesa'', p. 40) *2. Vi è una scenografia dell'attesa: io la organizzo, la manipolo, ritaglio un pezzo di tempo in cui mimerò la perdita dell'oggetto amato e provocherò tutti gli effetti di un piccolo lutto. Tutto questo avviene dunque come in una recita. (''L'attesa'', p. 40) *Questa è la recita; essa può essere abbreviata dall'arrivo dell'altro; se arriva in primo, l'accoglienza è calma; se arriva in secondo, avviene una «scenata»; se arriva in terzo, vi è la riconoscenza, l'atto di grazia: io respiro nuovamente a pieni polmoni, come Pelléas allorché, uscendo dal sotterraneo, ritrova la vita, il profumo delle rose. (''L'attesa'', p. 41) *4. L'essere che io aspetto non è reale. Come il seno materno per il poppante, «io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui»<ref>{{maiuscoletto|[[Winnicott]]}}, Jeu et Réalité, 34 e 21</ref>: l'altro viene là dove io lo sto aspettando, là dove io l'ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l'attesa è un delirio. (''L'attesa'', p. 41) *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. (''L'attesa'', p. 42) *5. «Sono innamorato? - Sì, poiché sto aspettando». L'altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell'innamorato non è altro che: ''io sono quello che aspetta. (''L'attesa'', p. 42) *6. Un mandarino era innamorato di una cortigiana. «Sarò vostra, - disse lei, - solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra». Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n'andò. (''L'attesa'', p. 42) *{{maiuscoletto|[[capire]]}} Sentendo improvvisamente l'episodio amoroso come un groviglio di motivazioni inspiegabili e di situazioni senza vie d'uscita, il soggetto esclama: «''Voglio capire (che cosa mi sta capitando)!''» (''«Voglio capire»'', p. 43) *1. Che cosa penso dell'[[amore]]? - In fondo, non penso niente. Certo, vorrei sapere ''che cos'è'', ma, vivendolo dal di dentro, lo vedo in quanto esistenza, non in quanto essenza. [...] Naturalmente, la riflessione mi è consentita, ma, siccome questa riflessione viene subito trascinata nel ribollimento delle immagini, essa non muta mai in riflessività: escluso dalla logica (che presuppone dei linguaggi estranei gli uni agli altri), non posso pretendere di poter ''pensare con lucidità''. E così, se anche continuassi a discettare sull'amore per un anno intero, potrei solamente sperare di riuscire ad afferrarne il concetto «per la coda»: flashes, formule, espressioni a effetto sparse nel copioso fluire dell'Immaginario; io mi trovo nel ''posto sbagliato'' dell'amore, che è poi il suo punto più in vista; dice un [[proverbio]] cinese: «Il punto più in ombra, si trova sempre sotto la lampada».<ref>Proverbio citato da Reik, 184.</ref> (''«Voglio capire»'', p. 43) *{{maiuscoletto|[[catastrofe]]}} Crisi violenta durante la quale il soggetto, sentendo la situazione amorosa come un vicolo cieco, una trappola da cui non potrà mai più uscire, si vede destinato a una totale distruzione di sé. (''La catastrofe'', p. 45) *1. Vi sono due tipi di disperazione: la disperazione pacata, la rassegnazione attiva («lo vi amo come bisogna amare: nella disperazione»), e la disperazione violenta: un bel giorno, in seguito a un incidente qualsiasi, mi chiudo nella mia stanza e scoppio in lacrime: sono in balia di una forza che mi soverchia, asfissiato dal dolore; il mio corpo s'irrigidisce e si contrae: come in un lampo, freddo e tagliente, io vedo la distruzione a cui sono condannato. Tutto ciò non ha niente di paragonabile alla prostrazione insidiosa, ma in fondo molto civile, degli amori difficili; non c'è alcun rapporto con l'annichilimento in cui si viene a trovare il soggetto abbandonato: qui, sono come folgorato, ma lucido. La sensazione che provo è quella di una vera e propria catastrofe: «''Ecco, "sono veramente fottuto!''» (''La catastrofe'', p. 45) *{{maiuscoletto|[[circoscrivere]]}} Per ridurre la propria infelicità, il soggetto ripone la sua speranza in un metodo di controllo che gli dovrebbe permettere di circoscrivere i piaceri che la relazione amorosa gli dà: da una parte, continuare a tenersi questi piaceri, approfittarne pienamente, e, dall'altra, mettere in una parentesi d'impensato le larghe zone depressive che separano questi piaceri: ''dimenticare'' l'essere amato al di fuori dei piaceri che esso dà. (''Laetitia'', p. 47) *1. Cicerone, prima, e Leibniz, poi, hanno contrapposto ''gaudium'' e ''laetitia''<ref>[[Leibniz]], "Nuovi saggi sull'intelletto umano", XX e 296.</ref>''Gaudium'' è il «piacere che l'anima prova quando considera sicuro il possesso di un bene presente o futuro, ed un bene è in nostro possesso quando è in nostro potere il poterne godere quando lo vogliamo». ''Laetitia'' è un piacere allegro, «uno stato nel quale il piacere predomina in noi» [...]. ''Gaudium'' è ciò che io vagheggio: godere di un possesso perpetuo. Ma non potendo ottenere ''Gaudium'', da cui troppi ostacoli mi separano, considero l'eventualità di ripiegare su ''Laetitia''. (''Laetitia'', p. 47) *{{maiuscoletto|[[colpe]]}} In un qualsiasi episodio trascurabile della vita d'ogni giorno, il soggetto crede di aver mancato nei confronti dell'essere amato e prova per questo un sentimento di colpevolezza. (''Colpe'', p. 49) *2. Ogni incrinatura nella Devozione è una colpa: questa è la regola della ''Cortezia''. Questa colpa prende corpo quando io abbozzo un semplice gesto d'indipendenza nei confronti dell'oggetto amato; ogni volta che, per spezzare l'asservimento, cerco di «sganciarmi» (è il consiglio unanime dei mondo), io mi sento colpevole. E perciò, paradossalmente, io sono colpevole di alleggerire il peso, di ridurre l'ingombro esagerato della mia devozione, in poche parole di «riuscire» (secondo il mondo); insomma, ciò che mi fa paura è di essere forte e ciò che mi rende colpevole è la padronanza (o il suo semplice gesto). (''Colpe'', p. 50) *{{maiuscoletto|[[compassione]]}} Il soggetto prova un sentimento di compassione nei riguardi dell'oggetto amato ogni volta che lo vede, lo sente o lo sa infelice o minacciato da qualcosa che è estraneo alla relazione amorosa in sé. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *{{NDR|[[compassione]]}} «[...] più giustamente si dovrebbe chiamare unipassione, dolore all'unisono -, noi dovremmo odiarlo se lui, come Pascal, trova se stesso odioso» [...] Ora, per quanto grande sia la forza dell'amore, questo non avviene: sono commosso, angosciato, poiché è terribile veder soffrire le persone a cui si vuol bene, ma, al tempo stesso, rimango asciutto, impenetrabile. La mia, è un'identificazione imperfetta: sono una Madre (l'altro mi dà delle preoccupazioni), ma una Madre carente; [...] Giacché, proprio mentre m'identifico «sinceramente» nell'infelicità dell'altro, ciò che vedo in questa infelicità è che essa si manifesta ''senza di me'' e che, essendo infelice di per sé, l'altro mi abbandona: se egli soffre senza che io ne sia la causa, vuol dire che per lui io non conto: la sua sofferenza mi annulla nella misura in cui lo pone fuori della mia portata. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *2. Di conseguenza, le cose si rovesciano: dato che l'altro soffre senza di me, perché io dovrei soffrire al suo posto? La sua infelicità lo porta lontano da me e io finirei per sfiancarmi cercando di corrergli dietro, senza poter mai sperare di raggiungerlo, di entrare in coincidenza con lui. Dunque, stacchiamoci un po', impariamo a tenerci a una certa distanza. (''«Ho male all'altro»'', pp. 51-52) *{{maiuscoletto|[[comportamento]]}} Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? (''«Che fare?»'', p. 53) *2. Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). (''«Che fare?»'', p. 53) *{{maiuscoletto|[[connivenza]]}} Il soggetto s'immagina di stare parlando dell'essere amato con una persona rivale, e questa immagine, curiosamente fa nascere in lui un piacevole senso di complicità. (''La connivenza'', p. 55) *Finalmente posso parlare dell'altro ''con chi se ne intende''; si verifica una parità di sapere, un piacere d'inclusione; parlandone, l'oggetto non viene né estraniato né lacerato; egli resta interno al discorso duale, che anzi lo preserva. Io coincido con l'Immagine e al contempo con questo secondo specchio che riflette ciò che io sono (sul volto del rivale io leggo la mia paura, la mia gelosia). (p. 55, ''La connivenza'') *3. La [[gelosia]] è un'equazione a tre termini permutabili (indecidibile): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'''odiosamato'' (il «rivale») è ''anche'' amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina (vedi ''L'eterno marito'', di [[Dostoevskij]]). (''La connivenza'', p. 56) *{{maiuscoletto|[[contatti]]}} La figura fa riferimento ad ogni discorso interiore suscitato da un contatto furtivo con il corpo (e più precisamente con la pelle) dell'essere amato. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *1. Il dito di [[I dolori del giovane Werther|Werther]] sfiora inavvertitamente il dito di Carlotta; i loro piedi, sotto il tavolo, si incontrano.<ref>Werther, p. 57.</ref> Werther potrebbe astrarsi dal senso di questi episodi casuali; egli potrebbe concentrarsi corporalmente su quelle minuscole zone di contatto e, come un feticista, provare piacere per questo o quel pezzetto di dito o di piede inerte, ''senza preoccuparsi della risposta'' (come Dio - è la sua etimologia -, il Feticcio non risponde). Ma, per l'appunto, Werther non è pervertito, ma innamorato: egli dà un senso, sempre, ovunque, a proposito di niente, ed è proprio il senso che lo fa fremere: egli si trova nel braciere del senso. Per l'innamorato, ogni contatto pone il problema della risposta: egli chiede alla pelle di rispondere. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *{{maiuscoletto|[[contingenze]]}} Avvenimenti insignificanti, fatti fortuiti, traversie, inezie, meschinerie, quisquilie, episodi della vita amorosa; qualsiasi nucleo fattuale che ostacoli l'aspirazione alla felicità del soggetto amoroso, come se il caso tramasse contro di lui. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *2. L'episodio è trascurabile (esso è sempre trascurabile) ma attirerà tutto il mio linguaggio. Io lo trasformo subito in un avvenimento importante, 'pensato'' da qualcosa che assomiglia al destino. È una cappa che mi cade addosso e che trascina con s‚ tutto. Innumerevoli e vaghe circostanze finiscono così col tessere il velo nero della Maya, la tappezzeria delle illusioni, dei significati, delle parole. Io mi metto a ''classificare'' quello che mi sta capitando. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *(Per me, l'episodio è un segno, non un indizio: l'elemento di un sistema, non l'efflorescenza di una causalità). (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 60) *{{maiuscoletto|[[corpo]]}} Ogni pensiero, ogni emozione, ogni interesse suscitato nel soggetto amoroso dal corpo amato. (p. 61, ''Il corpo dell'altro'') *1. Il suo corpo era diviso: da una parte, il corpo vero e proprio - la sua pelle, i suoi occhi - tenero, caldo, e, dall'altra, la sua voce, breve, trattenuta, soggetta ad accessi di lontananza, la sua voce, che non dava ciò che dava il suo corpo. O anche: da una parte, il suo corpo morbido, tiepido, languido al punto giusto, con una sottile peluria, fintamente goffo, e, dall'altra, la sua voce - la voce, sempre la voce - sonora, nitida, mondana, ecc. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *''[[Scrutare]]'' vuol dire ''frugare'': io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista (sono come quei bambini che smontano una sveglia per sapere che cos'è il tempo). Questa operazione viene condotta in maniera fredda e stupita; sono calmo, attento, come se fossi davanti a uno strano insetto di cui improvvisamente non ho ''più paura''. Certe parti del corpo sono particolarmente adatte a questa ''osservazione'': le ciglia, le unghie, l'attaccatura dei capelli, gli oggetti molto particolari. P- evidente che in quel momento io sto feticizzando un morto. La prova è data dal fatto che, se il corpo che sto scrutando si scuote dalla sua inerzia, se si mette ''a fare qualcosa'', il mio desiderio cambia; se, per esempio, vedo l'altro ''pensare'', il mio desiderio cessa di essere perverso e ridiventa immaginario: io ritorno a un'Immagine, a un Tutto: io amo di nuovo. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *(Io guardavo tutto del suo volto, del suo corpo, con distacco: le sue ciglia, l'unghia del suo alluce, la sottigliezza delle sue sopracciglia, delle sue labbra, il colore di smalto dei suoi occhi, un certo neo, un certo modo di tenere le dita fumando; ero affascinato - dato che, alla fin fine, la fascinazione non altro è che il punto estremo del distacco - da quella specie di statuina colorata, smaltata, vetrificata, nella quale potevo leggere, senza capirci nulla, ''la causa del mio desiderio''). (''Il corpo dell'altro'', p. 62) *{{maiuscoletto|[[cuore]]}} Questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono. (''Il cuore'', p. 63) *3. Il cuore, è ciò che io credo di donare. Ogni volta che questo dono mi viene restituito, allora non basta dire, come Werther, che una volta tolto tutto l'ingegno che mi si attribuisce e di cui non mi curo, il cuore è ciò che resta di me: il cuore è ciò che ''mi'' resta, e questo cuore che mi pesa e il cuore greve: greve per il rigurgito che l'ha riempito (solo gl'innamorati e i bambini hanno il cuore greve). (''Il cuore'', p. 63) *{{maiuscoletto|[[dedica]]}} Episodio di linguaggio che accompagna ogni regalo amoroso, sia esso reale o progettato, e, più in generale, ogni gesto, effettivo o interiore, per mezzo del quale il soggetto dedica qualche cosa all'essere amato. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] d'amore è solenne; trascinato dall'insaziabile metonimia che disciplina la vita immaginaria, io mi traspongo tutt'intero in esso. Attraverso questo oggetto, io ti do il mio Tutto, io ti tocco con il mio fallo; è per questo che io sono follemente eccitato, che corro da un negozio all'altro, che mi ostino a cercare il feticcio che vada bene, il feticcio splendente, riuscito, che si adatterà ''perfettamente'' al tuo desiderio. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] è contatto, sensualità: tu stai per toccare ciò che io ho toccato: una terza pelle ci unisce. (''La dedica'', p. 65) *5. Quantunque sia incapace di enunciarsi, di enunciare, l'amore vuole nondimeno clamarsi, declamarsi, scriversi ovunque: "all'acqua, all'ombra, ai monti, ai fiori, all'erbe, ai fonti, all'eco, all'aria, ai venti..." Basta che il soggetto amoroso crei o costruisca qualcosa, che subito è colto da una pulsione di [[dedica]]. Tutto ciò che fa, subito, e ancora prima che sia finito, egli vuole donarlo alla persona che ama, per la quale ha lavorato o lavorerà. La scritta del nome dirà per chi è il dono.<ref>{{maiuscoletto|le nozze di figaro}}: aria di Cherubino (atto I)</ref> (''La dedica'', p. 67) *In ''[[Teorema (film)|Teorema]]'' l'«altro» non parla, ma iscrive però qualcosa in tutti coloro che lo desiderano - opera ciò che i matematici chiamano una catastrofe (lo sconvolgimento di un sistema per mezzo di un altro sistema): vero è che quel muto è un angelo. (''La dedica'', p. 69) *{{maiuscoletto|demoni}} Il soggetto amoroso ha talvolta l'impressione di essere posseduto da un demone del linguaggio che lo spinge a farsi del male e a espellersi - secondo le parole di Goethe - dal paradiso che, in altri momenti, la relazione amorosa rappresenta per lui. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *1. Una forza precisa trascina il mio linguaggio verso il male che io posso fare a me stesso: il regime del mio linguaggio è la ruota libera: il linguaggio si morula, senza nessuna idea tattica della realtà. Io cerco di farmi del male, mi espello da solo dal mio paradiso, affannandomi di suscitare in me stesso le immagini (di gelosia, di abbandono, di umiliazione) che possono ferirmi; e quando la ferita è aperta, cerco di mantenerla tale, la alimento con altre immagini, fino a che un'altra ferita non venga a distogliermi da quella. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *2. Il demonio è plurale («Il mio nome è Legione», [[Vangelo secondo Luca|Luca]] 8.30). Quando un demone viene respinto, quando finalmente sono riuscito a imporgli il silenzio (per caso o attraverso la lotta), un altro lì vicino solleva la testa e si mette a parlare<ref>{{maiuscoletto|[[Goethe]]}}: «Noi siamo i nostri propri demoni, noi ci espelliamo dal nostro paradiso» ('Werther'', nota 93 dell'ed. Aubier-Montaigne)]</ref>. La vita demoniaca di un innamorato è simile alla superficie d'una solfatara; delle grandi bolle (roventi e fangose) scoppiano una dopo l'altra; quando una si rompe e s'affloscia, essa ritorna nel magma e subito, più lontano, un'altra si forma, si gonfia. Le bolle «Disperazione», «Gelosia», «Esclusione», «Desiderio», «Incertezza di comportamento», «Terrore di perdere la faccia» (il più malvagio dei demoni) fanno ''ploc' una dopo l'altra, in un ordine indeterminato: è il ''disordine'' della Natura. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *3. Come respingere un demone (vecchio problema)? I demoni, specialmente se sono demoni di linguaggio (e sennò di cos'altro sarebbero?), si combattono con il linguaggio. Io posso quindi sperare di esorcizzare la parola demoniaca che mi è suggerita (da me stesso) sostituendola (posto che io possegga il necessario talento linguistico) con un'altra parola più dimessa (procedo per eufemia). Così credevo di essere finalmente uscito dalla crisi, ma ecco che - favorita da un lungo viaggio in automobile - sono colto da una loquela mentre continuo incessantemente ad agitare nella mia testa il desiderio, il rimpianto e l'aggressione dell'altro; e a queste ferite s'aggiunge lo sconforto di dover constatare che io ''sto avendo una ricaduta''; ma il vocabolario è una vera e propria farmacopea (veleno da una parte, rimedio dall'altra): no, non è una ricaduta, è soltanto un ultimo ''sussulto'' del demone anteriore. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 71) *{{maiuscoletto|de-realtà}} Sensazione di assenza, di riduzione di realtà, provata dal soggetto amoroso nei confronti del mondo. (''Il mondo siderato'', p. 72) *(Il mondo è pieno senza di me, come nella ''[[Jean-Paul Sartre#La_nausea|Nausea]]''; esso gioca alla vita dietro un vetro; il mondo è immerso in un acquario; io lo vedo vicinissimo e tuttavia separato, fatto di un'altra sostanza; cado continuamente fuori di me, senza vertigine, senza annebbiamento, nella ''precisione'', come fossi drogato. [...]) (''Il mondo siderato'', p. 72) *{{NDR|L'[[Italia]]}} Questo paese perde in tutto: abolisce la differenza dei gusti, ma non la divisione delle classi, ecc. (p. 73, ''Il mondo siderato'') *Fino a quando sentirò che il mondo mi è ostile, io gli sarò legato: ''io non sono pazzo''. Ma talvolta, quando ho dato fondo al malumore, mi accorgo di non avere più alcun linguaggio: il mondo non è ''irreale'' (se lo fosse potrei esprimerlo: esiste un'arte dell'irreale che è fra le più alte), ma de-reale: il reale lo ha abbandonato, cosicché io non ho più alcun senso (alcun paradigma) a mia disposizione; ''io non riesco'' a definire i miei rapporti con Coluche, col ristorante, col pittore, con piazza del Popolo. Quale tipo di rapporto posso io avere con un potere, se non ne sono lo schiavo, né il complice, né il testimone? (''Il mondo siderato'', p. 74) *6. Talvolta il mondo mi appare ''irreale'' (io lo esprimo in un modo diverso), talaltra mi appare ''dereale'' (io lo esprimo con difficoltà). Non è (si dice) la stessa riduzione di realtà. Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una ''fantasia'': tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto a una funzione, che è poi l'Immaginario; l'innamorato si separa quindi dal mondo, lo irrealizza perché, su un altro versante, fantasmatizza le peripezie o le utopie del suo amore; si abbandona all'Immagine e, di conseguenza, tutto ciò che è «reale» lo infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita. seduto davanti al manifesto di Coluche, io non «sogno» niente (neanche l'altro); anzi, non sono più nemmeno nell'Immaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè ''insostituibile'': l'Immaginario è (temporaneamente) proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. (''Il mondo siderato'', p. 75) *{{maiuscoletto|[[dichiarazione]]}} Propensione del soggetto amoroso a intrattenere a lungo, con un'emozione contenuta, l'essere amato, a proposito del suo amore, di lui, di sé, di loro: la dichiarazione non verte sulla confessione dell'amore, ma sulla forma, commentata all'infinito, della relazione amorosa. (''Il colloquio'', p. 77) *(Parlare amorosamente, significa dissipare senza limite, senza soluzione di continuità; vuol dire praticare un rapporto senza orgasmo. Forse esiste una forma letteraria di questo ''coitus reservatus'': il preziosismo). (''Il colloquio'', p. 77) *Nessuno ha voglia di parlare dell'amore, se non è ''per'' qualcuno. (''Il colloquio'', p. 78) *{{maiuscoletto|[[dipendenza]]}} Figura nella quale l'opinione intravede la condizione stessa del soggetto amoroso, asservito all'oggetto amato. (''Domnei'', p. 79) *1. La meccanica del vassallaggio amoroso esige una futilità senza fondo<ref>{{maiuscoletto|Cortezia}}: l'amore cortese è fondato sul vassallaggio amoroso (''Domnei'' o ''Donnoi'')</ref>. Questo perché, se si vuole che la dipendenza si manifesti nella sua purezza, bisogna che essa si renda palese nelle circostanze più irrilevanti e diventi qua si vergognosa a forza di pusillanimità: aspettare una telefonata è in un certo senso una dipendenza troppo gravosa<ref>{{maiuscoletto|[[Simposio]]}}: 166.</ref>; bisogna che io la affini, senza limiti: quindi, mi farò il sangue cattivo di fronte allo spettegolare delle comari che, dal farmacista, mi tiene lontano dall'apparecchio a cui sono asservito; e siccome questa telefonata, che io non voglio perdere, mi fornirà qualche nuova occasione di asservimento, si potrebbe dire che io agisco energicamente per preservare proprio lo spazio della dipendenza e per permettere inoltre a questa dipendenza di esercitarsi: io mi smarrisco nella dipendenza ma, ciò che è più - altro tranello -, sono umiliato da questo smarrimento. (''Domnei'', p. 79) *(Se io accetto la mia dipendenza, è perché essa costituisce per me un mezzo per "significare" la mia domanda: nel campo amoroso, la futilità non è una "debolezza" né una "meschinità": essa è un segno di forza: più la cosa è futile, più ha significato e più s'impone come forza). (''Domnei'', p. 79) *{{maiuscoletto|[[disagio]]}} Scena a più persone, nella quale l'implicito del rapporto amoroso agisce come una coartazione e suscita un imbarazzo collettivo che non viene esternato. (''«Con aria imbarazzata»'', p. 81) *{{maiuscoletto|[[dispendio]]}} Figura mediante la quale il soggetto amoroso mira e al contempo esita a situare l'amore in un'economia di puro dispendio, di perdita «per niente». (''L'esuberanza'', p. 83) *1. Alberto, personaggio piatto, morale, conformista, decreta (come chissà quanti prima di lui) che il [[suicidio]] è una viltà. Per Werther, al contrario, il suicidio non è una debolezza, dal momento che esso scaturisce da una tensione<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: 59, 133</ref>: «Mio caro, se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti?» L'amore-passione è dunque una forza («questa violenza, questa passione irriducibile»), è qualcosa che ricorda la vecchia nozione di ἰσχύς (''ischus'': energia, tensione, forza di carattere) e, più vicino a noi, quella di Dispendio.<ref>{{maiuscoletto|GRECO}}: nozione stoica (''Les Stoïciens'').</ref> (''L'esuberanza'', p. 83) *(Prima un lord e poi un vescovo inglese, rimproverarono a Goethe l'epidemia di suicidi provocati dal ''Werther''. [[Goethe]] rispose in termini propriamente ''economici'': «Il vostro sistema commerciale ha fatto migliaia di vittime; perché non perdonarne qualcuna anche al ''Werther''?»)<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: ''furor wertherinus'', Introduzione, XIX. Risposta di Goethe: Introduzione, XXXII (ed. Aubier-Montaigne).</ref> (''L'esuberanza'', p. 84) *3. Il discorso amoroso non è proprio privo di calcoli: io ragiono, certe volte calcolo, sia per ottenere una certa soddisfazione, o per evitare un certo dolore, sia per rappresentare interiormente all'altro, in un moto di stizza, i tesori d'ingegnosità che io dilapido ''per niente'' in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire, convincere, ecc.). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale: il Dispendio è aperto, all'infinito, la forza deriva, senza nessuna finalità (l'oggetto amato non è una meta: è un oggetto-cosa, non un oggetto-termine). (''L'esuberanza'', p. 84) *L'esuberanza amorosa è l'esuberanza del fanciullo a cui niente (ancora) viene a contenere l'ostentazione narcisistica, il godimento multiforme. Considerato che il discorso amoroso non è una ''media'' di stati d'animo, questa esuberanza può essere rotta a intervalli da tristezze, avvilimenti, impulsi suicidi; ma un tale squilibrio fa parte di quest'economia nera che mi marchia con la sua aberrazione, e per così dire con il suo lusso sfrenato. (''L'esuberanza'', p. 84) *{{maiuscoletto|[[dramma]]}} Il soggetto amoroso non può scrivere egli stesso il suo romanzo d'amore. Solo una forma molto arcaica potrebbe raccogliere il fatto che lui declama senza però poterlo raccontare. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *Se io tengo un [[diario]], è difficile che questo diario riporti i ''fatti accaduti''. I fatti della vita amorosa sono talmente futili che accedono alla scrittura solo attraverso uno sforzo immenso: ci si scoraggia di scrivere ciò che, ''nello scriversi'', rivela in pieno la propria banalità. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *{{maiuscoletto|[[esilio]]}} Decidendo di rinunziare allo stato amoroso, il soggetto si vede con tristezza esiliato dal proprio Immaginario. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *(La passione [[amore|amorosa]] è un delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è semmai ''la perdita di delirio'': dove porta?) (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *2. Nel [[lutto]] reale, è la «prova di realtà» a mostrarmi che l'oggetto amato ha cessato di esistere. Nel lutto amoroso, l'oggetto non è né morto né lontano. Sono io a decidere che la sua immagine deve morire (e questa morte, io potrò addirittura arrivare a nascondergliela). Per tutto il tempo che durerà questo strano lutto, dovrò portare il peso di due infelicità fra loro contrarie: soffrire per il fatto che l'altro sia presente (e che continui, suo malgrado, a farmi del male) e affliggermi per il fatto che egli sia morto (se non altro, che sia morto quello che io amavo). Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. (Il punto più sensibile di questo lutto è che mi tocca ''perdere un linguaggio'' - il linguaggio amoroso. D'ora innanzi, non ci saranno più i «Ti amo»). (''L'esilio dell'Immaginario'', pp. 87-88) *3. Per quanto io lo rovini, il lutto dell'immagine mi rende angosciato; ma, d'altro lato, per quanto io riesca a dargli buon esito, esso mi rende triste. Se l'esilio dell'Immaginario è la via obbligata per giungere alla «guarigione», allora bisogna convenire che il progresso è triste. Questa tristezza non è una malinconia - o almeno è una malinconia incompleta (niente affatto clinica), giacché non mi rimprovero niente e non sono prostrato. La mia tristezza appartiene a quella frangia della malinconia in cui la perdita dell'essere amato resta astratta.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «In altre circostanze si può invece riscontrare che la perdita è di natura più ideale, Può darsi che l'oggetto non sia morto davvero, ma sia andato perduto come oggetto d'amore...» (''Ibid.'', 104).</ref> Qui, la perdita è doppia: non posso neppure investire la mia infelicità, come quando soffrivo per il fatto di essere innamorato. Allora, io desideravo, sognavo, lottavo; un bene prezioso era dinanzi a me, semplicemente ritardato, il suo possesso era ostacolato da alcuni contrattempi. Adesso non c'è più niente; tutto è calmo, e questo è peggio. Sebbene sia giustificato da un'economia - l'immagine muore affinché io viva -, il lutto amoroso ha sempre uno strascico: una frase viene ripetuta in continuazione: «Che peccato!» (p. 88, ''L'esilio dell'Immaginario'') *Il vero atto del lutto, non è soffrire per la perdita dell'essere amato; è constatare un giorno, sulla pelle della relazione, simile a una minuscola macchia, il sintomo di una morte sicura: per la prima volta, io faccio del male a chi amo, senza volerlo, certo, ma anche ''senza darmi eccessiva pena''. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *5. Io cerco di strapparmi all'Immaginario amoroso: ma, come brace non ancora spenta, sotto l'Immaginario cova la fiamma; esso avvampa di nuovo; ciò che era stato ripudiato risorge; ad un tratto, dalla tomba mal sigillata sale un lungo lamento. (Gelosie, angosce, possessi, discorsi, appetiti, segni: ovunque, il desiderio amoroso ardeva nuovamente. Era come se io avessi voluto stringere per l'ultima volta, allo spasimo, qualcuno che stava per morire - che stavo per far morire: il mio, era un rifiuto di separazione).<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «Questa avversione può essere talmente intensa da sfociare in un estraniamento dalla realtà e in una pertinace adesione all'oggetto, consentita dall'instaurarsi di una psicosi allucinatoria di desiderio» (''ibid.'')</ref><ref>{{maiuscoletto|[[Winnicott]]}}: «Poco prima che la perdita si faccia sentire, si può discernere nel bambino, nella eccessiva utilizzazione dell'oggetto transizionale, il rifiuto del timore che questo oggetto perda il suo significato» (''Jeu et Réalité'', 26 sgg.).</ref> (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio. (da ''Frammenti di un discorso amoroso'', 1977) *Le [[parola|parole]] non sono mai pazze (tutt'al più sono perverse): è la sintassi che è pazza.<ref>Da ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1979.</ref> ==''Miti d'oggi''== *Pretendo di vivere pienamente la contraddizione del mio tempo, che di un [[sarcasmo]] può fare la condizione della verità. (''Premessa'', p. X) *È probabile che se a nostra volta sbarcassimo su [[Marte (astronomia)|Marte]] quale l'abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la [[Terra]] stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia non sapremmo risolvere qual è il nostro. Infatti perché Marte sia giunto al sapere geografico bisogna pure che abbia avuto anche lui il suo [[Strabone]], il suo [[Jules Michelet|Michelet]], il suo Vidal de la Blanche, e, facendoci sempre più vicini, le stesse nazioni, le stesse guerre, gli stessi scienziati e gli stessi uomini che abbiamo avuto noi. (''Marziani'', p. 34) *La [[Greta Garbo|Garbo]] appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. [...] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura [...]. Il suo appellativo di ''Divina'' mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l'essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza. (pp. 63-64) *Il viso della [[Greta Garbo|Garbo]] è Idea, quello della [[Audrey Hepburn|Hepburn]] è Evento. (p. 64) *Credo che oggi l'[[automobile]] sia l'equivalente abbastanza esatto delle grandi cattedrali gotiche: voglio dire una creazione d'epoca, concepita appassionatamente da artisti ignoti, consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico. (p. 147) *''Il [[mito]] è una parola.'' (p. 191) *Mi si obietteranno mille altri sensi del termine ''mito''. Io ho però cercato di definire delle cose, non delle parole. (nota, p. 191) *È la storia umana che fa passare il reale allo stato di parola. (p. 192) *Ciò che disgusta nel [[mito]] è il ricorso a una falsa natura, il ''lusso'' delle forme significative, come in quegli oggetti che ornano la loro utilità con una apparenza naturale. La volontà di appesantire la significazione di tutte le cauzioni della natura provoca una specie di nausea: il mito è troppo ricco, e di troppo ha appunto la sua motivazione. (nota, p. 207) *La provocazione di un immaginario collettivo è sempre impresa inumana, non solo perché il sogno essenzializza la vita come destino, ma anche perché il sogno è povero ed è la cauzione di un'assenza. (nota, p. 221) *{{NDR|Riferendosi ai "miti dell'Ordine (sociale)"}} Statisticamente il [[mito]] è a destra. Qui esso è essenziale; ben nutrito, lucente, espansivo, loquace, s'inventa senza tregua. S'impadronisce di tutto: le giustizie, le morali, le estetiche, le diplomazie, le arti domestiche, la Letteratura, gli spettacoli. [...] L'oppresso non è niente, ha in sé una parola sola, quella della propria [[emancipazione]]; l'oppressore è tutto, la sua parola è ricca, multiforme, duttile, padrona di tutti i gradi possibili della dignità [...]. L'oppresso ''fa'' il mondo, ha solo un linguaggio attivo, transitivo (politico); l'oppressore lo conserva, la sua parola è plenaria, intransitiva, gestuale, teatrale: è il [[Mito]]; il linguaggio del primo tende a trasformare, il linguaggio dell'altro a eternare. (pp. 228-229) *Ogni ripudio del [[linguaggio]] è una morte. (p. 232) ==Citazioni su Roland Barthes== *La posizione di Barthes nel corso dei suoi lavori ricorda quello di Azdak ne ''Il Cerchio di gesso del Caucaso'', opera [[Bertolt Brecht|brechtiana]] che pare Barthes abbia amato molto. Vi è qualcosa di spostato, di irregolare: Azdak, furfante divenuto giudice, non è all'altezza del suo posto e, improvvisamente tutto si mette a girare e devia schivando il riconoscimento, la verità stessa. ([[Stephen Heath]]) *Per Barthes, il [[mito]], o per lo meno quello moderno (quello di cui egli si occupa), "è una parola": quindi "può essere mito tutto ciò che subisce le leggi di un discorso", ma d'altra parte "non è qualsiasi parola". ([[Massimo Corsale]]) *Variare porta a modificare, a trasportare, a cambiare di ritmo; il che costituisce un piccolo manuale della pratica di Barthes. Si pensi ad esempio al cambiamento di ritmo di lettura che interviene in modo così decisivo in ''S/Z'' e che dà l'avvio a tutte le variazioni — la pluralità colta in ogni momento — sul testo di [[Honoré de Balzac|Balzac]]. ([[Stephen Heath]]) *Viaggiare, spostarsi: questo è il percorso dei lavori di Barthes. Questa è l'attività del testo, e dei suoi testi. Il testo viaggia, sposta, va alla deriva. Così i testi di Barthes sono accesso, non accesso, movimento a spirale, asse avvolgentesi senza sosta ad ogni impero dei segni; senso, soggetto in processo, giro di scrittura, vertigine dello spostamento: «la vertigine è ciò che non finisce: stacca il senso, lo rimanda a più tardi» (''Réquichot'', p. 18). ([[Stephen Heath]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Roland Barthes, ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1979. *Roland Barthes, ''Miti d'oggi'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1974. *Roland Barthes, ''L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III'', traduzione di Carmine Benincasa, Giovanni Bottiroli, Gian Paolo Caprettini, Daniele De Agostini, Lidia Lonzi, Giovanni Mariotti, Einaudi, Torino, 1995. *Roland Barthes, ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1980. *[[Gianfranco Ravasi]], ''L'incontro. Ritrovarsi nella preghiera'', Oscar Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-63591-8 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Barthes, Roland}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Linguisti francesi]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Semiologi francesi]] fgntf9as8kcf26x13rgx7uhlhhp6sku 1223335 1223334 2022-08-19T14:43:55Z SunOfErat 12245 wikitext text/x-wiki [[File:Roland Barthes.jpg|thumb|Ritratto di Roland Barthes]] '''Roland Barthes''' (1915 – 1980), saggista, critico letterario e semiologo francese. ==Citazioni di Roland Barthes== *Amo gli [[attore|attori]] che recitano tutti i loro ruoli nello stesso modo, se questo modo è al contempo caldo e chiaro. Non amo che un attore si travesta, ed è forse questa l'origine del mio dissidio con il teatro. (da ''Sul teatro'') *Ciò che la [[Pop Art]] vuole è desimbolizzare l'oggetto, dargli l'opacità e l'ottusa caparbietà d'un fatto.<ref>Da ''L'arte, questa vecchia cosa'', in AA. VV., ''PopArt: evoluzione di una generazione'', Electa, Milano, 1980, p. 167.</ref> *Essendo la [[lettura]] una traversata di codici, niente ne può arrestare il viaggio. (da ''S/Z''<ref name=Hea>Citato in [[Stephen Heath]], ''L'analisi Sregolata: Lettura Di Roland Barthes'', traduzione di Patrizia Lombardo, Edizioni Dedalo, Bari, 1977.</ref>) *Ho sempre amato molto il teatro, eppure non ci vado quasi più. È un voltafaccia che insospettisce anche me. Cos'è accaduto? Quando è accaduto? Sono cambiato io o è cambiato il teatro? Non lo amo più o lo amo troppo? (da ''Sul teatro'', a cura di Marco Consolini, Meltemi) *Il mio fantasma: l'[[idiorritmico|idiorritmia]]<br>Un fantasma (o almeno ciò che io definisco tale): un ritorno di desideri, di immagini, che vagano, si cercano in voi, anche per tutta una vita, e spesso si cristallizzano solo attraverso una parola. La parola, significante maggiore, indotto dal fantasma alla sua esplorazione [...] {{sic|[È]}} un fantasma di vita, di regime, di genere di vita, ''diaita'', dieta. Né duale, né plurale (collettivo). Una sorta di solitudine interrotta in un modo definito: il paradosso, la contraddizione, l'aporia di una condivisione delle distanze – l'utopia di un socialismo delle distanze [...].<ref>Citato in Gianfranco Marrone e Marco Consolini, ''Roland Barthes l'immagine, il visibile'', Marcos y Marcos, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=vagano p. 30] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=diaita] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=condivisione]</ref> *Il testo di godimento è assolutamente intransitivo. Pure, la [[perversione]] non basta a definire il godimento; è l'estremo della perversione a definirlo: estremo sempre spostato, estremo vuoto, mobile, imprevedibile. Questo estremo garantisce il godimento: una perversione media si carica ben presto di un gioco di mentalità subalterne: prestigio, ostentazione, rivalità, discorso, parate ecc. (da ''Testi di godimento'') *La [[letteratura]] non permette di camminare ma permette di respirare. (da ''Letteratura e significazione'', in ''Saggi critici'') *La letteratura: un codice che bisogna accettare di decifrare.<ref>Da ''Letteratura e discontinuità'', in ''Saggi critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi.</ref> *La [[sapienza]] è nessun potere, un po' di sapere, un po' di intelligenza e quanto più sapore possibile.<ref name="lectio">Da una ''lectio'' inaugurale all'Institut de France; citato in Ravasi, p. 106.</ref> *Lo [[scrittore]] deve considerare i suoi vecchi testi quali altri testi, che egli riprende, cita o deforma, come farebbe di una moltitudine di altri segni. (da ''Drame, Poème, Roman'', 1968<ref name=Hea></ref> ) *Lo [[specchio]] non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso, (che, lo si sa, è la forma). (da ''L'impero dei segni''<ref name=Hea></ref>) *Non occorre essere né cattolici né cristiani, né credenti, né umanisti per essere interessati agli ''Esercizi Spirituali'' di [[Ignazio di Loyola]].<ref>Da ''Sade, Fourier, Loyola''; citato in Ravasi, p. 7.</ref> *Ogni amante è pazzo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 291. ISBN 9788858014165</ref> *Per sfuggire all'alienazione della società presente non rimane che questa via: ''la fuga in avanti''.<ref>Da ''Il piacere del testo'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1980, p. 40.</ref> *Poiché il [[mito]] ruba al linguaggio, perché non rubare al mito?<ref name=Hea></ref> *[[Marcel Proust|Proust]] è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. (da ''Variazioni sulla scrittura'') *Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono. E uno stesso infinito viaggio nell'altra direzione, dalla parte di chi scrive: dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento. Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".<ref>Da ''Variazioni sulla scrittura'', traduzione di Carlo Ossola, Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1999.</ref> *Quelli che trascurano di [[rilettura|rileggere]] si condannano a leggere sempre la stessa storia. (da ''S/Z''<ref>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref>) *Scrivere significa scuotere il senso del mondo, disporvi un'interrogazione indiretta alla quale lo scrittore, con un'ultima sospensione, si astiene dal rispondere. La risposta è data da chiunque vi rechi la propria libertà; ma poiché questa muta la risposta del mondo allo scrittore è infinita: non si smette mai di rispondere a ciò che è stato scritto fuori da ogni risposta: i significati passano, la domanda resta.<ref>Da ''Scritti critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Torino, Einaudi, 1966, p. 11.</ref> *Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che non si sa: questo si chiama cercare.<ref name="lectio" /> ==''L'ovvio e l'ottuso''== *[...] lo statuto particolare dell'immagine fotografica: ''è un messaggio senza codice.'' (''Il messaggio fotografico'', p. 7) *Che cos'è il [[colore]]? Un godimento [...] come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero. (''Cy Twombly o «Non multa sed multum»'', pp. 165-166) *È cambiato il soggetto umano: l'interiorità, l'intimità, la solitudine hanno perso il loro valore, l'individuo è sempre più diventato gregario, vuole musiche collettive, massicce, spesso parossistiche, espressione del ''noi'', più che dell'''io''. (''Amare Schumann'', p. 281) ==''La camera chiara''== *La vita è fatta di piccole [[solitudine|solitudini]]. (da ''La camera chiara'') *Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. (da ''La camera chiara'') *{{NDR|Il [[colore]] è}} un'intonacatura apposta successivamente sulla verità originaria del Bianco e Nero. Il Colore è per me un belletto, un ''make-up'' (come quello fatto ai cadaveri).<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1998, p. 82; citato in David Batchelor, ''Cromofobia. Storia della paura del colore'', traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 59. ISBN 9788842497684</ref> *Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile. (da ''La camera chiara'') *La società si adopera per far rinsavire la Fotografia, per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda.<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', Torino, Einaudi, p. 117.</ref> ==''Frammenti di un discorso amoroso''== *"Nell'amorosa quiete delle tue braccia"<br>{{maiuscoletto|abbraccio}} Per il soggetto, il gesto dell'[[abbraccio]] amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l'essere amato.<br>1. Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.<br>2. Tuttavia nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l'indistinta sensualità dell'abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l'adulto si sovrappone al bambino e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità. (L'innamorato potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros).<br>3. Momento dell'affermazione, per un po', anche se limitatamente, disordinatamente, qualcosa è andato per il verso giusto: sono stato appagato (tutti i desideri aboliti attraverso la pienezza del loro soddisfacimento): l'appagamento esiste, e io lotterò senza tregua per ottenerlo di nuovo: attraverso tutti i meandri della storia amorosa, mi ostinerò a voler ritrovare, rinnovare, la contraddizione, la contrazione, dei due abbracci. (''Nell'amorosa quiete delle tue braccia'', pp. 13-14) *{{maiuscoletto|[[abito]]}} Ogni fenomeno emotivo suscitato o alimentato dal vestito che il soggetto ha indossato in occasione dell'incontro amoroso o che indossa nell'intento di sedurre l'oggetto amato. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *È come se alla fine di ogni [[toilette]], vi fosse sempre, compreso nell'eccitazione che essa suscita, il corpo ucciso, imbalsamato, laccato, imbellito alla maniera di una vittima. Vestendomi, io faccio bello ciò che sta per essere guastato dal desiderio. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *{{maiuscoletto|[[adorabile]]}} Non riuscendo a precisare la specialità del suo desiderio per l'essere amato, il soggetto amoroso non trova di meglio che questa parola un po' stupida: ''adorabile''! (''«Adorabile!»'', p. 17) *2. Con una logica tutta particolare, il soggetto amoroso sente l’altro come un Tutto (come se si trattasse della Parigi autunnale) e, al tempo stesso, questo Tutto gli sembra comportare un resto, che egli non può esprimere. È soltanto l’altro a produrre in lui una visione estetica: egli lo elogia per il fatto di essere perfetto, si gloria per averlo scelto perfetto; immagina che l’altro voglia essere amato, come vorrebbe esserlo lui stesso, non già per questa o quella sua qualità, ma per ''tutto'', e questo tutto glielo concede sottoforma di una parola vuota, giacché Tutto non potrebbe inventariarsi senza senza sminuirsi: all'infuori del ''tutto'' dell’affetto, in ''Adorabile!'' non è contenuta nessuna qualità. Tuttavia, esprimendo tutto, ''adorabile'' esprime anche ciò che manca al tutto; la parola vuole designare lo spazio dell’altro in cui viene ''specialmente'' a innestarsi il mio desiderio, ma questo spazio non è designabile; io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso, esso cincischierà nel tentativo di esprimerlo, ma io non potrò mai produrre altro che una parola vuota, la quale è come il grado zero di tutti gli spazi in cui si forma il desiderio specialissimo che io ho di quell'altro là (e non di un altro). (''«Adorabile!»'', p. 18) *''Adorabile'' vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: «È questo! È esattamente questo, che io amo!» Tuttavia, più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può produrre altro che un improprio dell'enunciato. (''«Adorabile!»'', p. 19) *{{maiuscoletto|affermazione}} Nonostante tutto, il soggetto amoroso afferma l'amore come ''valore''. (''L'Intrattabile'', p. 20) *Mi si dice: questa specie d'amore non da frutti. Ma co- ime poter ''valutare'' ciò che fruttifica? Perché ciò che dà frutti è un Bene? Perché ''durare'' è meglio che ''bruciare''? (''L'Intrattabile'', p. 21) *2. Stamattina, devo scrivere con urgenza una lettera “importante” – dalla quale dipende il successo d’una certa iniziativa; scrivo invece una lettera d’amore – che non spedisco. Abbandono allegramente tristi incombenze, ragionevoli scrupoli, comportamenti reattivi imposti dal mondo, a beneficio d’un compito inutile, derivato da un Dovere luminoso: il Dovere amoroso. Con discrezione, faccio delle cose pazze; sono l’unico testimone della mia follia. Quello che l'[[amore]] mette a nudo in me è l’''energia''. Tutto ciò che faccio ha un senso (posso perciò ''vivere'' senza lamentarmi), ma questo senso è una finalità inafferrabile: esso non è altro che la coscienza della mia forza. Le inflessioni dolenti, colpevoli, tristi, tutto il reattivo della mia vita d’ogni giorno è sconvolto. (''L'Intrattabile'', p. 21) *{{maiuscoletto|alterazione}} Produzione breve, nel campo amoroso, d'una controimmagine dell'oggetto amato. Sulla base di episodi trascurabili o di minimi connotati, il soggetto vede l'immagine buona alterarsi improvvisamente e rovesciarsi. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *Sul volto perfetto e come imbalsamato dell'altro (a tal punto esso mi affascina), scorgo tutt'a un tratto un punto di corruzione. Questo punto è minuscolo: un gesto, una parola, un oggetto, un vestito, qualcosa d'insolito che emerge (che prende risalto) da una regione di cui non avevo mai sospettato l'esistenza, e che bruscamente unisce l'oggetto amato a un mondo ''piatto''. L'altro, di cui devotamente lodavo l'eleganza e l'originalità, sarebbe dunque volgare? Egli fa un gesto ed ecco che in lui si disvela un'altra razza. Sono ''sbigottito'': avverto un controritmo: qualcosa come una sincope nella bella frase dell'essere amato, il rumore di uno strappo nel liscio involucro dell'Immagine. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *{{maiuscoletto|[[angoscia]]}} A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento – sentimento che egli esprime con la parola ''angoscia''. (''Agony'', p. 27) *Lo [[psicosi|psicotico]] vive nel timore del crollo (di cui le diverse psicosi non sarebbero altro che le difese). Ma «la paura clinica del crollo è la paura d’un crollo che è già stato subito (''primitive agony'') [...] e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto».<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: La crainte de l'effrondement, 75</ref> Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l’angoscia d’amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato. Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: «Non essere più angosciato, tu l’hai già perduto(a)». (''Agony'', p. 27) *{{maiuscoletto|[[annullamento]]}} Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l'oggetto amato sotto il volume dell'amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l'[[amore]], non l'oggetto. (''Amare l'amore'', p. 28) *Basta che, in un lampo, io veda l'altro nelle vesti d'un oggetto inerte, come impagliato, perché trasferisca il mio desiderio da questo oggetto annullato al mio stesso desiderio; io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è più che il suo accessorio. Mi esalto al pensiero di una così nobile causa, che non tiene nel minimo conto la persona che ho preso a pretesto (questo è almeno quanto mi dico, felice di potermi innalzare sminuendo l'altro): io sacrifico l'immagine all'Immaginario. E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all'altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell'Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la [[perdita]] dell'amore, non già la perdita di questa o quella persona. (''Amare l'amore'', p. 28) *{{maiuscoletto|[[appagamento]]}} Il soggetto ricerca, con ostinazione, la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere. (''«Tutte le voluttà della terra»'', p. 30) *{{maiuscoletto|[[ascesi]]}} Sia che si senta colpevole nei confronti dell'essere amato, sia che voglia impressionarlo mostrandogli la sua infelicità, il soggetto amoroso abbozza una condotta ascetica di autopunizione (regime di vita, abiti, ecc.). (''Essere ascetici'', p. 32) *1. Dato che sono colpevole di questo e di quello (io ho, io trovo cento ragioni per esserlo), io mi punisco, mortifico il mio corpo: mi faccio tagliare i capelli cortissimi, nascondo il mio sguardo dietro a degli occhiali scuri (come se dovessi entrare in convento), mi consacro allo studio di una scienza seria e astratta. Come un monaco, mi alzerò presto per mettermi al lavoro mentre è ancora notte. Sarò molto paziente, un po' triste, in poche parole, ''degno'', come si addice all'uomo risentito. Mostrerò istericamente il mio [[lutto]] (il lutto che io m'immagino) attraverso il mio vestito, il taglio dei miei capelli, la regolarità delle mie abitudini. Sarà un piacevole romitaggio, un ritiro spirituale necessario al buon funzionamento di un patetico discreto. (''Essere ascetici'', p. 32) *2. L'[[ascesi]] (la velleità d'ascesi) è rivolta all'altro: voltati, guardami, renditi conto di cosa stai facendo di me. È un ricatto morale: io metto di fronte all'altro la figura della mia propria scomparsa, quale essa sicuramente avrà luogo se lui non cede (a che cosa?). (p. 32, ''Essere ascetici'') *{{maiuscoletto|[[assenza]]}} Ogni episodio di linguaggio che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato – quali che siano la causa e la durata – e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono. (''L'assente'', p. 33) *Orbene, l'unica [[assenza]] è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza, sempre sul punto di mettersi in viaggio; egli è, per vocazione, migratore, errante; io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, ''in giacenza'', come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione. L'assenza amorosa è possibile in un solo senso e non può essere espressa che da chi resta - e non da chi parte: ''io'', sempre presente, non si costituisce che di fronte a ''te'', continuamente assente. Esprimere l'assenza equivale a significare di colpo che il posto del soggetto e il posto dell'altro non possono essere permutati; è come dire: «Sono meno amato di quanto io ami». (''L'assente'', p. 33) *2. Storicamente, il discorso dell'assenza viene fatto dalla Donna: la Donna è sedentaria, l'Uomo è vagabondo, viaggiatore; la Donna è fedele (aspetta), l'uomo è cacciatore (cerca l'avventura, fa la corte). È la Donna che dà forma all'assenza, che ne elabora la finzione, poiché ha il tempo per farlo; essa tesse e canta; le Tessitrici, le Canzoni cantate al telaio esprimono al tempo stesso l'immobilità (attraverso il ronzio dell'Arcolaio) e l'assenza (in lontananza, ritmi di viaggio, onde marine, cavalcate). Ne consegue che in ogni uomo che esprime l'assenza dell'altro si manifesta l'elemento ''femminino'': l'uomo che attende e che soffre è miracolosamente femminizzato. Un uomo è femminizzato non perché è invertito, ma perché è innamorato. (Mito e utopia: come l'origine è appartenuta, così anche l'avvenire apparterrà ai soggetti ''in cui vi è del femminino''). (''L'assente'', pp. 33-34) *3. Talvolta mi succede di sopportare bene l'assenza. lo sono allora ''normale'': sono in linea col modo in cui ''tutti'' sopportano la separazione da una ''persona cara''; mi conformo con cognizione all'addestramento attraverso cui sono stato abituato assai per tempo ad essere separato da mia madre – ciò che tuttavia, in principio, non mancò di essere doloroso (per non dire sconvolgente). Agisco da soggetto ben svezzato: ''aspettando'', so nutrirmi di altre cose che non siano solamente il seno materno.<br>Questa assenza ben sopportata non è altro che l'oblio. A intermittenza, io sono infedele. È la condizione per la mia sopravvivenza; poiché se io non dimenticassi, morirei. L'innamorato che non dimentica ''qualche volta'', muore per eccesso, fatica e tensione di memoria (come [[Johann_Wolfgang_von_Goethe#I_dolori_del_giovane_Werther|Werther]]). (''L'assente'', p. 34) *Come! {{sic|il}} desiderio non è forse sempre lo stesso, sia che l'oggetto sia presente o assente? L'oggetto non è forse ''sempre'' assente? - Non si tratta dello stesso struggimento: vi sono due parole: ''Póthos'', per il desiderio dell'essere assente, e ''Hímeros'', più ardente, per il desiderio dell'essere presente. (''L'assente'', p. 35) *5. All'assente, io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l'altro è assente come referente e presente come allocutore. Da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fra due tempi: il tempo della referenza e il tempo dell'allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacché mi rivolgo a te). Io so allora che cos'è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura.<br>[...] Questa messa in scena di linguaggio allontana la morte dell'altro: un brevissimo momento, si dice, separa il tempo in cui il bambino crede sua madre ancora assente da quel lo in cui la crede già morta. Manipolare l'assenza significa far durare questo momento, ritardare il più a lungo possibile l'istante in cui l'altro potrebbe, dall'assenza, piombare bruscamente nella morte. (p. 35, ''L'assente'') *L'[[Assenza]] è la figura della privazione; io desidero e ho bisogno simultaneamente. Il desiderio si spegne sul bisogno: questo è il fatto ossessionante del sentimento amoroso. (''L'assente'', p. 36) *L'assenza dell'altro mi tiene la testa sott'acqua; poco a poco, io soffoco, la mia aria si fa più rarefatta: ed è attraverso quest'asfissia che io ricostituisco la mia ''verità'' e preparo l'Intrattabile dell'amore. (''L'assente'', p. 37) *{{maiuscoletto|atopos}} Il soggetto amoroso riconosce l'essere amato come «atopos» (qualifica attribuita a Socrate dai suoi interlocutori), cioè inclassificabile, dotato di una originalità sempre imprevedibile. (''Atopos'', p. 38) *L'altro che io amo e che mi affascina è ''atopos''. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità dei mio desiderio. È la figura della mia verità; esso non può essere fissato in alcun stereotipo (che è la verità degli altri).<br>Tuttavia, durante la mia vita, io ho amato o amerò più volte. Questo significherebbe dunque che il mio desiderio, per quanto speciale, si fissa su un tipo? Il mio desiderio è dunque classificabile? C'è, mi domando, fra tutti gli esseri che ho amato, un solo tratto comune che, per quanto tenue (un naso, una pelle, un qualcosa), mi permetta di dire: {{sic|ecco}} il mio tipo! «È esattamente il mio tipo», «Non è affatto il mio tipo»: frase da dongiovanni; l'innamorato è dunque soltanto un dongiovanni più difficile che per tutta la vita cerca il "suo tipo"? In quale parte del corpo avverso devo leggere la mia verità? (''Atopos'', p. 38) *Essendo atopico, l'altro fa tremare il linguaggio: non si può parlare ''di'' lui, ''su'' lui; qualsiasi attributo è falso, doloroso, goffo, imbarazzante: l'altro è ''inqualificabile'' (e questo sarebbe il vero significato di ''atopos''). (''Atopos'', p. 39) *3. Di fronte alla brillante originalità dell'altro, io non mi sento mai "atopos", ma semmai classificato (come un dossier fin troppo noto). Talvolta, riesco però a sospendere il gioco delle immagini ineguali («Perché mai non posso essere anch'io originale, forte quanto l'altro?»); indovino che la vera originalità non è né in me né nell'altro, ma nella nostra stessa relazione. Ciò che bisogna conquistare è l'originalità della relazione. La maggior parte delle ferite d'amore me le procura lo stereotipo: io sono costretto, come tutti, a far la parte dell'innamorato: ad essere geloso, trascurato, frustrato come gli altri. Ma quando la [[relazione]] è originale, lo stereotipo viene sconvolto, superato, evacuato, e la gelosia, ad esempio, non ha più luogo d'essere in questo rapporto senza luogo, senza ''topos'', senza ''topo'' - senza discorso. (''Atopos'', p. 39) *{{maiuscoletto|[[attesa]]}} Tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni). (''L'attesa'', p. 40) *1. Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. (''L'attesa'', p. 40) *2. Vi è una scenografia dell'attesa: io la organizzo, la manipolo, ritaglio un pezzo di tempo in cui mimerò la perdita dell'oggetto amato e provocherò tutti gli effetti di un piccolo lutto. Tutto questo avviene dunque come in una recita. (''L'attesa'', p. 40) *Questa è la recita; essa può essere abbreviata dall'arrivo dell'altro; se arriva in primo, l'accoglienza è calma; se arriva in secondo, avviene una «scenata»; se arriva in terzo, vi è la riconoscenza, l'atto di grazia: io respiro nuovamente a pieni polmoni, come Pelléas allorché, uscendo dal sotterraneo, ritrova la vita, il profumo delle rose. (''L'attesa'', p. 41) *4. L'essere che io aspetto non è reale. Come il seno materno per il poppante, «io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui»<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}, Jeu et Réalité, 34 e 21</ref>: l'altro viene là dove io lo sto aspettando, là dove io l'ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l'attesa è un delirio. (''L'attesa'', p. 41) *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. (''L'attesa'', p. 42) *5. «Sono innamorato? - Sì, poiché sto aspettando». L'altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell'innamorato non è altro che: ''io sono quello che aspetta. (''L'attesa'', p. 42) *6. Un mandarino era innamorato di una cortigiana. «Sarò vostra, - disse lei, - solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra». Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n'andò. (''L'attesa'', p. 42) *{{maiuscoletto|[[capire]]}} Sentendo improvvisamente l'episodio amoroso come un groviglio di motivazioni inspiegabili e di situazioni senza vie d'uscita, il soggetto esclama: «''Voglio capire (che cosa mi sta capitando)!''» (''«Voglio capire»'', p. 43) *1. Che cosa penso dell'[[amore]]? - In fondo, non penso niente. Certo, vorrei sapere ''che cos'è'', ma, vivendolo dal di dentro, lo vedo in quanto esistenza, non in quanto essenza. [...] Naturalmente, la riflessione mi è consentita, ma, siccome questa riflessione viene subito trascinata nel ribollimento delle immagini, essa non muta mai in riflessività: escluso dalla logica (che presuppone dei linguaggi estranei gli uni agli altri), non posso pretendere di poter ''pensare con lucidità''. E così, se anche continuassi a discettare sull'amore per un anno intero, potrei solamente sperare di riuscire ad afferrarne il concetto «per la coda»: flashes, formule, espressioni a effetto sparse nel copioso fluire dell'Immaginario; io mi trovo nel ''posto sbagliato'' dell'amore, che è poi il suo punto più in vista; dice un [[proverbio]] cinese: «Il punto più in ombra, si trova sempre sotto la lampada».<ref>Proverbio citato da Reik, 184.</ref> (''«Voglio capire»'', p. 43) *{{maiuscoletto|[[catastrofe]]}} Crisi violenta durante la quale il soggetto, sentendo la situazione amorosa come un vicolo cieco, una trappola da cui non potrà mai più uscire, si vede destinato a una totale distruzione di sé. (''La catastrofe'', p. 45) *1. Vi sono due tipi di disperazione: la disperazione pacata, la rassegnazione attiva («lo vi amo come bisogna amare: nella disperazione»), e la disperazione violenta: un bel giorno, in seguito a un incidente qualsiasi, mi chiudo nella mia stanza e scoppio in lacrime: sono in balia di una forza che mi soverchia, asfissiato dal dolore; il mio corpo s'irrigidisce e si contrae: come in un lampo, freddo e tagliente, io vedo la distruzione a cui sono condannato. Tutto ciò non ha niente di paragonabile alla prostrazione insidiosa, ma in fondo molto civile, degli amori difficili; non c'è alcun rapporto con l'annichilimento in cui si viene a trovare il soggetto abbandonato: qui, sono come folgorato, ma lucido. La sensazione che provo è quella di una vera e propria catastrofe: «''Ecco, "sono veramente fottuto!''» (''La catastrofe'', p. 45) *{{maiuscoletto|[[circoscrivere]]}} Per ridurre la propria infelicità, il soggetto ripone la sua speranza in un metodo di controllo che gli dovrebbe permettere di circoscrivere i piaceri che la relazione amorosa gli dà: da una parte, continuare a tenersi questi piaceri, approfittarne pienamente, e, dall'altra, mettere in una parentesi d'impensato le larghe zone depressive che separano questi piaceri: ''dimenticare'' l'essere amato al di fuori dei piaceri che esso dà. (''Laetitia'', p. 47) *1. Cicerone, prima, e Leibniz, poi, hanno contrapposto ''gaudium'' e ''laetitia''<ref>[[Leibniz]], "Nuovi saggi sull'intelletto umano", XX e 296.</ref>''Gaudium'' è il «piacere che l'anima prova quando considera sicuro il possesso di un bene presente o futuro, ed un bene è in nostro possesso quando è in nostro potere il poterne godere quando lo vogliamo». ''Laetitia'' è un piacere allegro, «uno stato nel quale il piacere predomina in noi» [...]. ''Gaudium'' è ciò che io vagheggio: godere di un possesso perpetuo. Ma non potendo ottenere ''Gaudium'', da cui troppi ostacoli mi separano, considero l'eventualità di ripiegare su ''Laetitia''. (''Laetitia'', p. 47) *{{maiuscoletto|[[colpe]]}} In un qualsiasi episodio trascurabile della vita d'ogni giorno, il soggetto crede di aver mancato nei confronti dell'essere amato e prova per questo un sentimento di colpevolezza. (''Colpe'', p. 49) *2. Ogni incrinatura nella Devozione è una colpa: questa è la regola della ''Cortezia''. Questa colpa prende corpo quando io abbozzo un semplice gesto d'indipendenza nei confronti dell'oggetto amato; ogni volta che, per spezzare l'asservimento, cerco di «sganciarmi» (è il consiglio unanime dei mondo), io mi sento colpevole. E perciò, paradossalmente, io sono colpevole di alleggerire il peso, di ridurre l'ingombro esagerato della mia devozione, in poche parole di «riuscire» (secondo il mondo); insomma, ciò che mi fa paura è di essere forte e ciò che mi rende colpevole è la padronanza (o il suo semplice gesto). (''Colpe'', p. 50) *{{maiuscoletto|[[compassione]]}} Il soggetto prova un sentimento di compassione nei riguardi dell'oggetto amato ogni volta che lo vede, lo sente o lo sa infelice o minacciato da qualcosa che è estraneo alla relazione amorosa in sé. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *{{NDR|[[compassione]]}} «[...] più giustamente si dovrebbe chiamare unipassione, dolore all'unisono -, noi dovremmo odiarlo se lui, come Pascal, trova se stesso odioso» [...] Ora, per quanto grande sia la forza dell'amore, questo non avviene: sono commosso, angosciato, poiché è terribile veder soffrire le persone a cui si vuol bene, ma, al tempo stesso, rimango asciutto, impenetrabile. La mia, è un'identificazione imperfetta: sono una Madre (l'altro mi dà delle preoccupazioni), ma una Madre carente; [...] Giacché, proprio mentre m'identifico «sinceramente» nell'infelicità dell'altro, ciò che vedo in questa infelicità è che essa si manifesta ''senza di me'' e che, essendo infelice di per sé, l'altro mi abbandona: se egli soffre senza che io ne sia la causa, vuol dire che per lui io non conto: la sua sofferenza mi annulla nella misura in cui lo pone fuori della mia portata. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *2. Di conseguenza, le cose si rovesciano: dato che l'altro soffre senza di me, perché io dovrei soffrire al suo posto? La sua infelicità lo porta lontano da me e io finirei per sfiancarmi cercando di corrergli dietro, senza poter mai sperare di raggiungerlo, di entrare in coincidenza con lui. Dunque, stacchiamoci un po', impariamo a tenerci a una certa distanza. (''«Ho male all'altro»'', pp. 51-52) *{{maiuscoletto|[[comportamento]]}} Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? (''«Che fare?»'', p. 53) *2. Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). (''«Che fare?»'', p. 53) *{{maiuscoletto|[[connivenza]]}} Il soggetto s'immagina di stare parlando dell'essere amato con una persona rivale, e questa immagine, curiosamente fa nascere in lui un piacevole senso di complicità. (''La connivenza'', p. 55) *Finalmente posso parlare dell'altro ''con chi se ne intende''; si verifica una parità di sapere, un piacere d'inclusione; parlandone, l'oggetto non viene né estraniato né lacerato; egli resta interno al discorso duale, che anzi lo preserva. Io coincido con l'Immagine e al contempo con questo secondo specchio che riflette ciò che io sono (sul volto del rivale io leggo la mia paura, la mia gelosia). (p. 55, ''La connivenza'') *3. La [[gelosia]] è un'equazione a tre termini permutabili (indecidibile): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'''odiosamato'' (il «rivale») è ''anche'' amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina (vedi ''L'eterno marito'', di [[Dostoevskij]]). (''La connivenza'', p. 56) *{{maiuscoletto|[[contatti]]}} La figura fa riferimento ad ogni discorso interiore suscitato da un contatto furtivo con il corpo (e più precisamente con la pelle) dell'essere amato. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *1. Il dito di [[I dolori del giovane Werther|Werther]] sfiora inavvertitamente il dito di Carlotta; i loro piedi, sotto il tavolo, si incontrano.<ref>Werther, p. 57.</ref> Werther potrebbe astrarsi dal senso di questi episodi casuali; egli potrebbe concentrarsi corporalmente su quelle minuscole zone di contatto e, come un feticista, provare piacere per questo o quel pezzetto di dito o di piede inerte, ''senza preoccuparsi della risposta'' (come Dio - è la sua etimologia -, il Feticcio non risponde). Ma, per l'appunto, Werther non è pervertito, ma innamorato: egli dà un senso, sempre, ovunque, a proposito di niente, ed è proprio il senso che lo fa fremere: egli si trova nel braciere del senso. Per l'innamorato, ogni contatto pone il problema della risposta: egli chiede alla pelle di rispondere. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *{{maiuscoletto|[[contingenze]]}} Avvenimenti insignificanti, fatti fortuiti, traversie, inezie, meschinerie, quisquilie, episodi della vita amorosa; qualsiasi nucleo fattuale che ostacoli l'aspirazione alla felicità del soggetto amoroso, come se il caso tramasse contro di lui. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *2. L'episodio è trascurabile (esso è sempre trascurabile) ma attirerà tutto il mio linguaggio. Io lo trasformo subito in un avvenimento importante, 'pensato'' da qualcosa che assomiglia al destino. È una cappa che mi cade addosso e che trascina con s‚ tutto. Innumerevoli e vaghe circostanze finiscono così col tessere il velo nero della Maya, la tappezzeria delle illusioni, dei significati, delle parole. Io mi metto a ''classificare'' quello che mi sta capitando. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *(Per me, l'episodio è un segno, non un indizio: l'elemento di un sistema, non l'efflorescenza di una causalità). (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 60) *{{maiuscoletto|[[corpo]]}} Ogni pensiero, ogni emozione, ogni interesse suscitato nel soggetto amoroso dal corpo amato. (p. 61, ''Il corpo dell'altro'') *1. Il suo corpo era diviso: da una parte, il corpo vero e proprio - la sua pelle, i suoi occhi - tenero, caldo, e, dall'altra, la sua voce, breve, trattenuta, soggetta ad accessi di lontananza, la sua voce, che non dava ciò che dava il suo corpo. O anche: da una parte, il suo corpo morbido, tiepido, languido al punto giusto, con una sottile peluria, fintamente goffo, e, dall'altra, la sua voce - la voce, sempre la voce - sonora, nitida, mondana, ecc. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *''[[Scrutare]]'' vuol dire ''frugare'': io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista (sono come quei bambini che smontano una sveglia per sapere che cos'è il tempo). Questa operazione viene condotta in maniera fredda e stupita; sono calmo, attento, come se fossi davanti a uno strano insetto di cui improvvisamente non ho ''più paura''. Certe parti del corpo sono particolarmente adatte a questa ''osservazione'': le ciglia, le unghie, l'attaccatura dei capelli, gli oggetti molto particolari. P- evidente che in quel momento io sto feticizzando un morto. La prova è data dal fatto che, se il corpo che sto scrutando si scuote dalla sua inerzia, se si mette ''a fare qualcosa'', il mio desiderio cambia; se, per esempio, vedo l'altro ''pensare'', il mio desiderio cessa di essere perverso e ridiventa immaginario: io ritorno a un'Immagine, a un Tutto: io amo di nuovo. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *(Io guardavo tutto del suo volto, del suo corpo, con distacco: le sue ciglia, l'unghia del suo alluce, la sottigliezza delle sue sopracciglia, delle sue labbra, il colore di smalto dei suoi occhi, un certo neo, un certo modo di tenere le dita fumando; ero affascinato - dato che, alla fin fine, la fascinazione non altro è che il punto estremo del distacco - da quella specie di statuina colorata, smaltata, vetrificata, nella quale potevo leggere, senza capirci nulla, ''la causa del mio desiderio''). (''Il corpo dell'altro'', p. 62) *{{maiuscoletto|[[cuore]]}} Questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono. (''Il cuore'', p. 63) *3. Il cuore, è ciò che io credo di donare. Ogni volta che questo dono mi viene restituito, allora non basta dire, come Werther, che una volta tolto tutto l'ingegno che mi si attribuisce e di cui non mi curo, il cuore è ciò che resta di me: il cuore è ciò che ''mi'' resta, e questo cuore che mi pesa e il cuore greve: greve per il rigurgito che l'ha riempito (solo gl'innamorati e i bambini hanno il cuore greve). (''Il cuore'', p. 63) *{{maiuscoletto|[[dedica]]}} Episodio di linguaggio che accompagna ogni regalo amoroso, sia esso reale o progettato, e, più in generale, ogni gesto, effettivo o interiore, per mezzo del quale il soggetto dedica qualche cosa all'essere amato. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] d'amore è solenne; trascinato dall'insaziabile metonimia che disciplina la vita immaginaria, io mi traspongo tutt'intero in esso. Attraverso questo oggetto, io ti do il mio Tutto, io ti tocco con il mio fallo; è per questo che io sono follemente eccitato, che corro da un negozio all'altro, che mi ostino a cercare il feticcio che vada bene, il feticcio splendente, riuscito, che si adatterà ''perfettamente'' al tuo desiderio. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] è contatto, sensualità: tu stai per toccare ciò che io ho toccato: una terza pelle ci unisce. (''La dedica'', p. 65) *5. Quantunque sia incapace di enunciarsi, di enunciare, l'amore vuole nondimeno clamarsi, declamarsi, scriversi ovunque: "all'acqua, all'ombra, ai monti, ai fiori, all'erbe, ai fonti, all'eco, all'aria, ai venti..." Basta che il soggetto amoroso crei o costruisca qualcosa, che subito è colto da una pulsione di [[dedica]]. Tutto ciò che fa, subito, e ancora prima che sia finito, egli vuole donarlo alla persona che ama, per la quale ha lavorato o lavorerà. La scritta del nome dirà per chi è il dono.<ref>{{maiuscoletto|le nozze di figaro}}: aria di Cherubino (atto I)</ref> (''La dedica'', p. 67) *In ''[[Teorema (film)|Teorema]]'' l'«altro» non parla, ma iscrive però qualcosa in tutti coloro che lo desiderano - opera ciò che i matematici chiamano una catastrofe (lo sconvolgimento di un sistema per mezzo di un altro sistema): vero è che quel muto è un angelo. (''La dedica'', p. 69) *{{maiuscoletto|demoni}} Il soggetto amoroso ha talvolta l'impressione di essere posseduto da un demone del linguaggio che lo spinge a farsi del male e a espellersi - secondo le parole di Goethe - dal paradiso che, in altri momenti, la relazione amorosa rappresenta per lui. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *1. Una forza precisa trascina il mio linguaggio verso il male che io posso fare a me stesso: il regime del mio linguaggio è la ruota libera: il linguaggio si morula, senza nessuna idea tattica della realtà. Io cerco di farmi del male, mi espello da solo dal mio paradiso, affannandomi di suscitare in me stesso le immagini (di gelosia, di abbandono, di umiliazione) che possono ferirmi; e quando la ferita è aperta, cerco di mantenerla tale, la alimento con altre immagini, fino a che un'altra ferita non venga a distogliermi da quella. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *2. Il demonio è plurale («Il mio nome è Legione», [[Vangelo secondo Luca|Luca]] 8.30). Quando un demone viene respinto, quando finalmente sono riuscito a imporgli il silenzio (per caso o attraverso la lotta), un altro lì vicino solleva la testa e si mette a parlare<ref>{{maiuscoletto|[[Goethe]]}}: «Noi siamo i nostri propri demoni, noi ci espelliamo dal nostro paradiso» ('Werther'', nota 93 dell'ed. Aubier-Montaigne)]</ref>. La vita demoniaca di un innamorato è simile alla superficie d'una solfatara; delle grandi bolle (roventi e fangose) scoppiano una dopo l'altra; quando una si rompe e s'affloscia, essa ritorna nel magma e subito, più lontano, un'altra si forma, si gonfia. Le bolle «Disperazione», «Gelosia», «Esclusione», «Desiderio», «Incertezza di comportamento», «Terrore di perdere la faccia» (il più malvagio dei demoni) fanno ''ploc' una dopo l'altra, in un ordine indeterminato: è il ''disordine'' della Natura. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *3. Come respingere un demone (vecchio problema)? I demoni, specialmente se sono demoni di linguaggio (e sennò di cos'altro sarebbero?), si combattono con il linguaggio. Io posso quindi sperare di esorcizzare la parola demoniaca che mi è suggerita (da me stesso) sostituendola (posto che io possegga il necessario talento linguistico) con un'altra parola più dimessa (procedo per eufemia). Così credevo di essere finalmente uscito dalla crisi, ma ecco che - favorita da un lungo viaggio in automobile - sono colto da una loquela mentre continuo incessantemente ad agitare nella mia testa il desiderio, il rimpianto e l'aggressione dell'altro; e a queste ferite s'aggiunge lo sconforto di dover constatare che io ''sto avendo una ricaduta''; ma il vocabolario è una vera e propria farmacopea (veleno da una parte, rimedio dall'altra): no, non è una ricaduta, è soltanto un ultimo ''sussulto'' del demone anteriore. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 71) *{{maiuscoletto|de-realtà}} Sensazione di assenza, di riduzione di realtà, provata dal soggetto amoroso nei confronti del mondo. (''Il mondo siderato'', p. 72) *(Il mondo è pieno senza di me, come nella ''[[Jean-Paul Sartre#La_nausea|Nausea]]''; esso gioca alla vita dietro un vetro; il mondo è immerso in un acquario; io lo vedo vicinissimo e tuttavia separato, fatto di un'altra sostanza; cado continuamente fuori di me, senza vertigine, senza annebbiamento, nella ''precisione'', come fossi drogato. [...]) (''Il mondo siderato'', p. 72) *{{NDR|L'[[Italia]]}} Questo paese perde in tutto: abolisce la differenza dei gusti, ma non la divisione delle classi, ecc. (p. 73, ''Il mondo siderato'') *Fino a quando sentirò che il mondo mi è ostile, io gli sarò legato: ''io non sono pazzo''. Ma talvolta, quando ho dato fondo al malumore, mi accorgo di non avere più alcun linguaggio: il mondo non è ''irreale'' (se lo fosse potrei esprimerlo: esiste un'arte dell'irreale che è fra le più alte), ma de-reale: il reale lo ha abbandonato, cosicché io non ho più alcun senso (alcun paradigma) a mia disposizione; ''io non riesco'' a definire i miei rapporti con Coluche, col ristorante, col pittore, con piazza del Popolo. Quale tipo di rapporto posso io avere con un potere, se non ne sono lo schiavo, né il complice, né il testimone? (''Il mondo siderato'', p. 74) *6. Talvolta il mondo mi appare ''irreale'' (io lo esprimo in un modo diverso), talaltra mi appare ''dereale'' (io lo esprimo con difficoltà). Non è (si dice) la stessa riduzione di realtà. Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una ''fantasia'': tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto a una funzione, che è poi l'Immaginario; l'innamorato si separa quindi dal mondo, lo irrealizza perché, su un altro versante, fantasmatizza le peripezie o le utopie del suo amore; si abbandona all'Immagine e, di conseguenza, tutto ciò che è «reale» lo infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita. seduto davanti al manifesto di Coluche, io non «sogno» niente (neanche l'altro); anzi, non sono più nemmeno nell'Immaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè ''insostituibile'': l'Immaginario è (temporaneamente) proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. (''Il mondo siderato'', p. 75) *{{maiuscoletto|[[dichiarazione]]}} Propensione del soggetto amoroso a intrattenere a lungo, con un'emozione contenuta, l'essere amato, a proposito del suo amore, di lui, di sé, di loro: la dichiarazione non verte sulla confessione dell'amore, ma sulla forma, commentata all'infinito, della relazione amorosa. (''Il colloquio'', p. 77) *(Parlare amorosamente, significa dissipare senza limite, senza soluzione di continuità; vuol dire praticare un rapporto senza orgasmo. Forse esiste una forma letteraria di questo ''coitus reservatus'': il preziosismo). (''Il colloquio'', p. 77) *Nessuno ha voglia di parlare dell'amore, se non è ''per'' qualcuno. (''Il colloquio'', p. 78) *{{maiuscoletto|[[dipendenza]]}} Figura nella quale l'opinione intravede la condizione stessa del soggetto amoroso, asservito all'oggetto amato. (''Domnei'', p. 79) *1. La meccanica del vassallaggio amoroso esige una futilità senza fondo<ref>{{maiuscoletto|Cortezia}}: l'amore cortese è fondato sul vassallaggio amoroso (''Domnei'' o ''Donnoi'')</ref>. Questo perché, se si vuole che la dipendenza si manifesti nella sua purezza, bisogna che essa si renda palese nelle circostanze più irrilevanti e diventi qua si vergognosa a forza di pusillanimità: aspettare una telefonata è in un certo senso una dipendenza troppo gravosa<ref>{{maiuscoletto|[[Simposio]]}}: 166.</ref>; bisogna che io la affini, senza limiti: quindi, mi farò il sangue cattivo di fronte allo spettegolare delle comari che, dal farmacista, mi tiene lontano dall'apparecchio a cui sono asservito; e siccome questa telefonata, che io non voglio perdere, mi fornirà qualche nuova occasione di asservimento, si potrebbe dire che io agisco energicamente per preservare proprio lo spazio della dipendenza e per permettere inoltre a questa dipendenza di esercitarsi: io mi smarrisco nella dipendenza ma, ciò che è più - altro tranello -, sono umiliato da questo smarrimento. (''Domnei'', p. 79) *(Se io accetto la mia dipendenza, è perché essa costituisce per me un mezzo per "significare" la mia domanda: nel campo amoroso, la futilità non è una "debolezza" né una "meschinità": essa è un segno di forza: più la cosa è futile, più ha significato e più s'impone come forza). (''Domnei'', p. 79) *{{maiuscoletto|[[disagio]]}} Scena a più persone, nella quale l'implicito del rapporto amoroso agisce come una coartazione e suscita un imbarazzo collettivo che non viene esternato. (''«Con aria imbarazzata»'', p. 81) *{{maiuscoletto|[[dispendio]]}} Figura mediante la quale il soggetto amoroso mira e al contempo esita a situare l'amore in un'economia di puro dispendio, di perdita «per niente». (''L'esuberanza'', p. 83) *1. Alberto, personaggio piatto, morale, conformista, decreta (come chissà quanti prima di lui) che il [[suicidio]] è una viltà. Per Werther, al contrario, il suicidio non è una debolezza, dal momento che esso scaturisce da una tensione<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: 59, 133</ref>: «Mio caro, se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti?» L'amore-passione è dunque una forza («questa violenza, questa passione irriducibile»), è qualcosa che ricorda la vecchia nozione di ἰσχύς (''ischus'': energia, tensione, forza di carattere) e, più vicino a noi, quella di Dispendio.<ref>{{maiuscoletto|GRECO}}: nozione stoica (''Les Stoïciens'').</ref> (''L'esuberanza'', p. 83) *(Prima un lord e poi un vescovo inglese, rimproverarono a Goethe l'epidemia di suicidi provocati dal ''Werther''. [[Goethe]] rispose in termini propriamente ''economici'': «Il vostro sistema commerciale ha fatto migliaia di vittime; perché non perdonarne qualcuna anche al ''Werther''?»)<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: ''furor wertherinus'', Introduzione, XIX. Risposta di Goethe: Introduzione, XXXII (ed. Aubier-Montaigne).</ref> (''L'esuberanza'', p. 84) *3. Il discorso amoroso non è proprio privo di calcoli: io ragiono, certe volte calcolo, sia per ottenere una certa soddisfazione, o per evitare un certo dolore, sia per rappresentare interiormente all'altro, in un moto di stizza, i tesori d'ingegnosità che io dilapido ''per niente'' in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire, convincere, ecc.). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale: il Dispendio è aperto, all'infinito, la forza deriva, senza nessuna finalità (l'oggetto amato non è una meta: è un oggetto-cosa, non un oggetto-termine). (''L'esuberanza'', p. 84) *L'esuberanza amorosa è l'esuberanza del fanciullo a cui niente (ancora) viene a contenere l'ostentazione narcisistica, il godimento multiforme. Considerato che il discorso amoroso non è una ''media'' di stati d'animo, questa esuberanza può essere rotta a intervalli da tristezze, avvilimenti, impulsi suicidi; ma un tale squilibrio fa parte di quest'economia nera che mi marchia con la sua aberrazione, e per così dire con il suo lusso sfrenato. (''L'esuberanza'', p. 84) *{{maiuscoletto|[[dramma]]}} Il soggetto amoroso non può scrivere egli stesso il suo romanzo d'amore. Solo una forma molto arcaica potrebbe raccogliere il fatto che lui declama senza però poterlo raccontare. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *Se io tengo un [[diario]], è difficile che questo diario riporti i ''fatti accaduti''. I fatti della vita amorosa sono talmente futili che accedono alla scrittura solo attraverso uno sforzo immenso: ci si scoraggia di scrivere ciò che, ''nello scriversi'', rivela in pieno la propria banalità. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *{{maiuscoletto|[[esilio]]}} Decidendo di rinunziare allo stato amoroso, il soggetto si vede con tristezza esiliato dal proprio Immaginario. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *(La passione [[amore|amorosa]] è un delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è semmai ''la perdita di delirio'': dove porta?) (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *2. Nel [[lutto]] reale, è la «prova di realtà» a mostrarmi che l'oggetto amato ha cessato di esistere. Nel lutto amoroso, l'oggetto non è né morto né lontano. Sono io a decidere che la sua immagine deve morire (e questa morte, io potrò addirittura arrivare a nascondergliela). Per tutto il tempo che durerà questo strano lutto, dovrò portare il peso di due infelicità fra loro contrarie: soffrire per il fatto che l'altro sia presente (e che continui, suo malgrado, a farmi del male) e affliggermi per il fatto che egli sia morto (se non altro, che sia morto quello che io amavo). Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. (Il punto più sensibile di questo lutto è che mi tocca ''perdere un linguaggio'' - il linguaggio amoroso. D'ora innanzi, non ci saranno più i «Ti amo»). (''L'esilio dell'Immaginario'', pp. 87-88) *3. Per quanto io lo rovini, il lutto dell'immagine mi rende angosciato; ma, d'altro lato, per quanto io riesca a dargli buon esito, esso mi rende triste. Se l'esilio dell'Immaginario è la via obbligata per giungere alla «guarigione», allora bisogna convenire che il progresso è triste. Questa tristezza non è una malinconia - o almeno è una malinconia incompleta (niente affatto clinica), giacché non mi rimprovero niente e non sono prostrato. La mia tristezza appartiene a quella frangia della malinconia in cui la perdita dell'essere amato resta astratta.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «In altre circostanze si può invece riscontrare che la perdita è di natura più ideale, Può darsi che l'oggetto non sia morto davvero, ma sia andato perduto come oggetto d'amore...» (''Ibid.'', 104).</ref> Qui, la perdita è doppia: non posso neppure investire la mia infelicità, come quando soffrivo per il fatto di essere innamorato. Allora, io desideravo, sognavo, lottavo; un bene prezioso era dinanzi a me, semplicemente ritardato, il suo possesso era ostacolato da alcuni contrattempi. Adesso non c'è più niente; tutto è calmo, e questo è peggio. Sebbene sia giustificato da un'economia - l'immagine muore affinché io viva -, il lutto amoroso ha sempre uno strascico: una frase viene ripetuta in continuazione: «Che peccato!» (p. 88, ''L'esilio dell'Immaginario'') *Il vero atto del lutto, non è soffrire per la perdita dell'essere amato; è constatare un giorno, sulla pelle della relazione, simile a una minuscola macchia, il sintomo di una morte sicura: per la prima volta, io faccio del male a chi amo, senza volerlo, certo, ma anche ''senza darmi eccessiva pena''. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *5. Io cerco di strapparmi all'Immaginario amoroso: ma, come brace non ancora spenta, sotto l'Immaginario cova la fiamma; esso avvampa di nuovo; ciò che era stato ripudiato risorge; ad un tratto, dalla tomba mal sigillata sale un lungo lamento. (Gelosie, angosce, possessi, discorsi, appetiti, segni: ovunque, il desiderio amoroso ardeva nuovamente. Era come se io avessi voluto stringere per l'ultima volta, allo spasimo, qualcuno che stava per morire - che stavo per far morire: il mio, era un rifiuto di separazione).<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «Questa avversione può essere talmente intensa da sfociare in un estraniamento dalla realtà e in una pertinace adesione all'oggetto, consentita dall'instaurarsi di una psicosi allucinatoria di desiderio» (''ibid.'')</ref><ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: «Poco prima che la perdita si faccia sentire, si può discernere nel bambino, nella eccessiva utilizzazione dell'oggetto transizionale, il rifiuto del timore che questo oggetto perda il suo significato» (''Jeu et Réalité'', 26 sgg.).</ref> (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio. (da ''Frammenti di un discorso amoroso'', 1977) *Le [[parola|parole]] non sono mai pazze (tutt'al più sono perverse): è la sintassi che è pazza.<ref>Da ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1979.</ref> ==''Miti d'oggi''== *Pretendo di vivere pienamente la contraddizione del mio tempo, che di un [[sarcasmo]] può fare la condizione della verità. (''Premessa'', p. X) *È probabile che se a nostra volta sbarcassimo su [[Marte (astronomia)|Marte]] quale l'abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la [[Terra]] stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia non sapremmo risolvere qual è il nostro. Infatti perché Marte sia giunto al sapere geografico bisogna pure che abbia avuto anche lui il suo [[Strabone]], il suo [[Jules Michelet|Michelet]], il suo Vidal de la Blanche, e, facendoci sempre più vicini, le stesse nazioni, le stesse guerre, gli stessi scienziati e gli stessi uomini che abbiamo avuto noi. (''Marziani'', p. 34) *La [[Greta Garbo|Garbo]] appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. [...] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura [...]. Il suo appellativo di ''Divina'' mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l'essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza. (pp. 63-64) *Il viso della [[Greta Garbo|Garbo]] è Idea, quello della [[Audrey Hepburn|Hepburn]] è Evento. (p. 64) *Credo che oggi l'[[automobile]] sia l'equivalente abbastanza esatto delle grandi cattedrali gotiche: voglio dire una creazione d'epoca, concepita appassionatamente da artisti ignoti, consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico. (p. 147) *''Il [[mito]] è una parola.'' (p. 191) *Mi si obietteranno mille altri sensi del termine ''mito''. Io ho però cercato di definire delle cose, non delle parole. (nota, p. 191) *È la storia umana che fa passare il reale allo stato di parola. (p. 192) *Ciò che disgusta nel [[mito]] è il ricorso a una falsa natura, il ''lusso'' delle forme significative, come in quegli oggetti che ornano la loro utilità con una apparenza naturale. La volontà di appesantire la significazione di tutte le cauzioni della natura provoca una specie di nausea: il mito è troppo ricco, e di troppo ha appunto la sua motivazione. (nota, p. 207) *La provocazione di un immaginario collettivo è sempre impresa inumana, non solo perché il sogno essenzializza la vita come destino, ma anche perché il sogno è povero ed è la cauzione di un'assenza. (nota, p. 221) *{{NDR|Riferendosi ai "miti dell'Ordine (sociale)"}} Statisticamente il [[mito]] è a destra. Qui esso è essenziale; ben nutrito, lucente, espansivo, loquace, s'inventa senza tregua. S'impadronisce di tutto: le giustizie, le morali, le estetiche, le diplomazie, le arti domestiche, la Letteratura, gli spettacoli. [...] L'oppresso non è niente, ha in sé una parola sola, quella della propria [[emancipazione]]; l'oppressore è tutto, la sua parola è ricca, multiforme, duttile, padrona di tutti i gradi possibili della dignità [...]. L'oppresso ''fa'' il mondo, ha solo un linguaggio attivo, transitivo (politico); l'oppressore lo conserva, la sua parola è plenaria, intransitiva, gestuale, teatrale: è il [[Mito]]; il linguaggio del primo tende a trasformare, il linguaggio dell'altro a eternare. (pp. 228-229) *Ogni ripudio del [[linguaggio]] è una morte. (p. 232) ==Citazioni su Roland Barthes== *La posizione di Barthes nel corso dei suoi lavori ricorda quello di Azdak ne ''Il Cerchio di gesso del Caucaso'', opera [[Bertolt Brecht|brechtiana]] che pare Barthes abbia amato molto. Vi è qualcosa di spostato, di irregolare: Azdak, furfante divenuto giudice, non è all'altezza del suo posto e, improvvisamente tutto si mette a girare e devia schivando il riconoscimento, la verità stessa. ([[Stephen Heath]]) *Per Barthes, il [[mito]], o per lo meno quello moderno (quello di cui egli si occupa), "è una parola": quindi "può essere mito tutto ciò che subisce le leggi di un discorso", ma d'altra parte "non è qualsiasi parola". ([[Massimo Corsale]]) *Variare porta a modificare, a trasportare, a cambiare di ritmo; il che costituisce un piccolo manuale della pratica di Barthes. Si pensi ad esempio al cambiamento di ritmo di lettura che interviene in modo così decisivo in ''S/Z'' e che dà l'avvio a tutte le variazioni — la pluralità colta in ogni momento — sul testo di [[Honoré de Balzac|Balzac]]. ([[Stephen Heath]]) *Viaggiare, spostarsi: questo è il percorso dei lavori di Barthes. Questa è l'attività del testo, e dei suoi testi. Il testo viaggia, sposta, va alla deriva. Così i testi di Barthes sono accesso, non accesso, movimento a spirale, asse avvolgentesi senza sosta ad ogni impero dei segni; senso, soggetto in processo, giro di scrittura, vertigine dello spostamento: «la vertigine è ciò che non finisce: stacca il senso, lo rimanda a più tardi» (''Réquichot'', p. 18). ([[Stephen Heath]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Roland Barthes, ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1979. *Roland Barthes, ''Miti d'oggi'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1974. *Roland Barthes, ''L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III'', traduzione di Carmine Benincasa, Giovanni Bottiroli, Gian Paolo Caprettini, Daniele De Agostini, Lidia Lonzi, Giovanni Mariotti, Einaudi, Torino, 1995. *Roland Barthes, ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1980. *[[Gianfranco Ravasi]], ''L'incontro. Ritrovarsi nella preghiera'', Oscar Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-63591-8 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Barthes, Roland}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Linguisti francesi]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Semiologi francesi]] bwqhjc5llktzawvu5luaijw5dafndi6 1223337 1223335 2022-08-19T14:52:29Z SunOfErat 12245 wikitext text/x-wiki [[File:Roland Barthes.jpg|thumb|Ritratto di Roland Barthes]] '''Roland Barthes''' (1915 – 1980), saggista, critico letterario e semiologo francese. ==Citazioni di Roland Barthes== *Amo gli [[attore|attori]] che recitano tutti i loro ruoli nello stesso modo, se questo modo è al contempo caldo e chiaro. Non amo che un attore si travesta, ed è forse questa l'origine del mio dissidio con il teatro. (da ''Sul teatro'') *Ciò che la [[Pop Art]] vuole è desimbolizzare l'oggetto, dargli l'opacità e l'ottusa caparbietà d'un fatto.<ref>Da ''L'arte, questa vecchia cosa'', in AA. VV., ''PopArt: evoluzione di una generazione'', Electa, Milano, 1980, p. 167.</ref> *Essendo la [[lettura]] una traversata di codici, niente ne può arrestare il viaggio. (da ''S/Z''<ref name=Hea>Citato in [[Stephen Heath]], ''L'analisi Sregolata: Lettura Di Roland Barthes'', traduzione di Patrizia Lombardo, Edizioni Dedalo, Bari, 1977.</ref>) *Ho sempre amato molto il teatro, eppure non ci vado quasi più. È un voltafaccia che insospettisce anche me. Cos'è accaduto? Quando è accaduto? Sono cambiato io o è cambiato il teatro? Non lo amo più o lo amo troppo? (da ''Sul teatro'', a cura di Marco Consolini, Meltemi) *Il mio fantasma: l'[[idiorritmico|idiorritmia]]<br>Un fantasma (o almeno ciò che io definisco tale): un ritorno di desideri, di immagini, che vagano, si cercano in voi, anche per tutta una vita, e spesso si cristallizzano solo attraverso una parola. La parola, significante maggiore, indotto dal fantasma alla sua esplorazione [...] {{sic|[È]}} un fantasma di vita, di regime, di genere di vita, ''diaita'', dieta. Né duale, né plurale (collettivo). Una sorta di solitudine interrotta in un modo definito: il paradosso, la contraddizione, l'aporia di una condivisione delle distanze – l'utopia di un socialismo delle distanze [...].<ref>Citato in Gianfranco Marrone e Marco Consolini, ''Roland Barthes l'immagine, il visibile'', Marcos y Marcos, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=vagano p. 30] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=diaita] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=condivisione]</ref> *Il testo di godimento è assolutamente intransitivo. Pure, la [[perversione]] non basta a definire il godimento; è l'estremo della perversione a definirlo: estremo sempre spostato, estremo vuoto, mobile, imprevedibile. Questo estremo garantisce il godimento: una perversione media si carica ben presto di un gioco di mentalità subalterne: prestigio, ostentazione, rivalità, discorso, parate ecc. (da ''Testi di godimento'') *La [[letteratura]] non permette di camminare ma permette di respirare. (da ''Letteratura e significazione'', in ''Saggi critici'') *La letteratura: un codice che bisogna accettare di decifrare.<ref>Da ''Letteratura e discontinuità'', in ''Saggi critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi.</ref> *La [[sapienza]] è nessun potere, un po' di sapere, un po' di intelligenza e quanto più sapore possibile.<ref name="lectio">Da una ''lectio'' inaugurale all'Institut de France; citato in Ravasi, p. 106.</ref> *Lo [[scrittore]] deve considerare i suoi vecchi testi quali altri testi, che egli riprende, cita o deforma, come farebbe di una moltitudine di altri segni. (da ''Drame, Poème, Roman'', 1968<ref name=Hea></ref> ) *Lo [[specchio]] non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso, (che, lo si sa, è la forma). (da ''L'impero dei segni''<ref name=Hea></ref>) *Non occorre essere né cattolici né cristiani, né credenti, né umanisti per essere interessati agli ''Esercizi Spirituali'' di [[Ignazio di Loyola]].<ref>Da ''Sade, Fourier, Loyola''; citato in Ravasi, p. 7.</ref> *Ogni amante è pazzo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 291. ISBN 9788858014165</ref> *Per sfuggire all'alienazione della società presente non rimane che questa via: ''la fuga in avanti''.<ref>Da ''Il piacere del testo'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1980, p. 40.</ref> *Poiché il [[mito]] ruba al linguaggio, perché non rubare al mito?<ref name=Hea></ref> *[[Marcel Proust|Proust]] è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. (da ''Variazioni sulla scrittura'') *Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono. E uno stesso infinito viaggio nell'altra direzione, dalla parte di chi scrive: dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento. Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".<ref>Da ''Variazioni sulla scrittura'', traduzione di Carlo Ossola, Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1999.</ref> *Quelli che trascurano di [[rilettura|rileggere]] si condannano a leggere sempre la stessa storia. (da ''S/Z''<ref>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref>) *Scrivere significa scuotere il senso del mondo, disporvi un'interrogazione indiretta alla quale lo scrittore, con un'ultima sospensione, si astiene dal rispondere. La risposta è data da chiunque vi rechi la propria libertà; ma poiché questa muta la risposta del mondo allo scrittore è infinita: non si smette mai di rispondere a ciò che è stato scritto fuori da ogni risposta: i significati passano, la domanda resta.<ref>Da ''Scritti critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Torino, Einaudi, 1966, p. 11.</ref> *Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che non si sa: questo si chiama cercare.<ref name="lectio" /> ==''L'ovvio e l'ottuso''== *[...] lo statuto particolare dell'immagine fotografica: ''è un messaggio senza codice.'' (''Il messaggio fotografico'', p. 7) *Che cos'è il [[colore]]? Un godimento [...] come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero. (''Cy Twombly o «Non multa sed multum»'', pp. 165-166) *È cambiato il soggetto umano: l'interiorità, l'intimità, la solitudine hanno perso il loro valore, l'individuo è sempre più diventato gregario, vuole musiche collettive, massicce, spesso parossistiche, espressione del ''noi'', più che dell'''io''. (''Amare Schumann'', p. 281) ==''La camera chiara''== *La vita è fatta di piccole [[solitudine|solitudini]]. (da ''La camera chiara'') *Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. (da ''La camera chiara'') *{{NDR|Il [[colore]] è}} un'intonacatura apposta successivamente sulla verità originaria del Bianco e Nero. Il Colore è per me un belletto, un ''make-up'' (come quello fatto ai cadaveri).<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1998, p. 82; citato in David Batchelor, ''Cromofobia. Storia della paura del colore'', traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 59. ISBN 9788842497684</ref> *Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile. (da ''La camera chiara'') *La società si adopera per far rinsavire la Fotografia, per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda.<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', Torino, Einaudi, p. 117.</ref> ==''Frammenti di un discorso amoroso''== *"Nell'amorosa quiete delle tue braccia"<br>{{maiuscoletto|abbraccio}} Per il soggetto, il gesto dell'[[abbraccio]] amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l'essere amato.<br>1. Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.<br>2. Tuttavia nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l'indistinta sensualità dell'abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l'adulto si sovrappone al bambino e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità. (L'innamorato potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros).<br>3. Momento dell'affermazione, per un po', anche se limitatamente, disordinatamente, qualcosa è andato per il verso giusto: sono stato appagato (tutti i desideri aboliti attraverso la pienezza del loro soddisfacimento): l'appagamento esiste, e io lotterò senza tregua per ottenerlo di nuovo: attraverso tutti i meandri della storia amorosa, mi ostinerò a voler ritrovare, rinnovare, la contraddizione, la contrazione, dei due abbracci. (''Nell'amorosa quiete delle tue braccia'', pp. 13-14) *{{maiuscoletto|[[abito]]}} Ogni fenomeno emotivo suscitato o alimentato dal vestito che il soggetto ha indossato in occasione dell'incontro amoroso o che indossa nell'intento di sedurre l'oggetto amato. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *È come se alla fine di ogni [[toilette]], vi fosse sempre, compreso nell'eccitazione che essa suscita, il corpo ucciso, imbalsamato, laccato, imbellito alla maniera di una vittima. Vestendomi, io faccio bello ciò che sta per essere guastato dal desiderio. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *{{maiuscoletto|[[adorabile]]}} Non riuscendo a precisare la specialità del suo desiderio per l'essere amato, il soggetto amoroso non trova di meglio che questa parola un po' stupida: ''adorabile''! (''«Adorabile!»'', p. 17) *2. Con una logica tutta particolare, il soggetto amoroso sente l’altro come un Tutto (come se si trattasse della Parigi autunnale) e, al tempo stesso, questo Tutto gli sembra comportare un resto, che egli non può esprimere. È soltanto l’altro a produrre in lui una visione estetica: egli lo elogia per il fatto di essere perfetto, si gloria per averlo scelto perfetto; immagina che l’altro voglia essere amato, come vorrebbe esserlo lui stesso, non già per questa o quella sua qualità, ma per ''tutto'', e questo tutto glielo concede sottoforma di una parola vuota, giacché Tutto non potrebbe inventariarsi senza senza sminuirsi: all'infuori del ''tutto'' dell’affetto, in ''Adorabile!'' non è contenuta nessuna qualità. Tuttavia, esprimendo tutto, ''adorabile'' esprime anche ciò che manca al tutto; la parola vuole designare lo spazio dell’altro in cui viene ''specialmente'' a innestarsi il mio desiderio, ma questo spazio non è designabile; io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso, esso cincischierà nel tentativo di esprimerlo, ma io non potrò mai produrre altro che una parola vuota, la quale è come il grado zero di tutti gli spazi in cui si forma il desiderio specialissimo che io ho di quell'altro là (e non di un altro). (''«Adorabile!»'', p. 18) *''Adorabile'' vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: «È questo! È esattamente questo, che io amo!» Tuttavia, più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può produrre altro che un improprio dell'enunciato. (''«Adorabile!»'', p. 19) *{{maiuscoletto|affermazione}} Nonostante tutto, il soggetto amoroso afferma l'amore come ''valore''. (''L'Intrattabile'', p. 20) *Mi si dice: questa specie d'amore non da frutti. Ma co- ime poter ''valutare'' ciò che fruttifica? Perché ciò che dà frutti è un Bene? Perché ''durare'' è meglio che ''bruciare''? (''L'Intrattabile'', p. 21) *2. Stamattina, devo scrivere con urgenza una lettera “importante” – dalla quale dipende il successo d’una certa iniziativa; scrivo invece una lettera d’amore – che non spedisco. Abbandono allegramente tristi incombenze, ragionevoli scrupoli, comportamenti reattivi imposti dal mondo, a beneficio d’un compito inutile, derivato da un Dovere luminoso: il Dovere amoroso. Con discrezione, faccio delle cose pazze; sono l’unico testimone della mia follia. Quello che l'[[amore]] mette a nudo in me è l’''energia''. Tutto ciò che faccio ha un senso (posso perciò ''vivere'' senza lamentarmi), ma questo senso è una finalità inafferrabile: esso non è altro che la coscienza della mia forza. Le inflessioni dolenti, colpevoli, tristi, tutto il reattivo della mia vita d’ogni giorno è sconvolto. (''L'Intrattabile'', p. 21) *{{maiuscoletto|alterazione}} Produzione breve, nel campo amoroso, d'una controimmagine dell'oggetto amato. Sulla base di episodi trascurabili o di minimi connotati, il soggetto vede l'immagine buona alterarsi improvvisamente e rovesciarsi. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *Sul volto perfetto e come imbalsamato dell'altro (a tal punto esso mi affascina), scorgo tutt'a un tratto un punto di corruzione. Questo punto è minuscolo: un gesto, una parola, un oggetto, un vestito, qualcosa d'insolito che emerge (che prende risalto) da una regione di cui non avevo mai sospettato l'esistenza, e che bruscamente unisce l'oggetto amato a un mondo ''piatto''. L'altro, di cui devotamente lodavo l'eleganza e l'originalità, sarebbe dunque volgare? Egli fa un gesto ed ecco che in lui si disvela un'altra razza. Sono ''sbigottito'': avverto un controritmo: qualcosa come una sincope nella bella frase dell'essere amato, il rumore di uno strappo nel liscio involucro dell'Immagine. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *{{maiuscoletto|[[angoscia]]}} A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento – sentimento che egli esprime con la parola ''angoscia''. (''Agony'', p. 27) *Lo [[psicosi|psicotico]] vive nel timore del crollo (di cui le diverse psicosi non sarebbero altro che le difese). Ma «la paura clinica del crollo è la paura d’un crollo che è già stato subito (''primitive agony'') [...] e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto».<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''La crainte de l'effrondement'', p. 75.</ref> Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l’angoscia d’amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato. Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: «Non essere più angosciato, tu l’hai già perduto(a)». (''Agony'', p. 27) *{{maiuscoletto|[[annullamento]]}} Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l'oggetto amato sotto il volume dell'amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l'[[amore]], non l'oggetto. (''Amare l'amore'', p. 28) *Basta che, in un lampo, io veda l'altro nelle vesti d'un oggetto inerte, come impagliato, perché trasferisca il mio desiderio da questo oggetto annullato al mio stesso desiderio; io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è più che il suo accessorio. Mi esalto al pensiero di una così nobile causa, che non tiene nel minimo conto la persona che ho preso a pretesto (questo è almeno quanto mi dico, felice di potermi innalzare sminuendo l'altro): io sacrifico l'immagine all'Immaginario. E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all'altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell'Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la [[perdita]] dell'amore, non già la perdita di questa o quella persona. (''Amare l'amore'', p. 28) *{{maiuscoletto|[[appagamento]]}} Il soggetto ricerca, con ostinazione, la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere. (''«Tutte le voluttà della terra»'', p. 30) *{{maiuscoletto|[[ascesi]]}} Sia che si senta colpevole nei confronti dell'essere amato, sia che voglia impressionarlo mostrandogli la sua infelicità, il soggetto amoroso abbozza una condotta ascetica di autopunizione (regime di vita, abiti, ecc.). (''Essere ascetici'', p. 32) *1. Dato che sono colpevole di questo e di quello (io ho, io trovo cento ragioni per esserlo), io mi punisco, mortifico il mio corpo: mi faccio tagliare i capelli cortissimi, nascondo il mio sguardo dietro a degli occhiali scuri (come se dovessi entrare in convento), mi consacro allo studio di una scienza seria e astratta. Come un monaco, mi alzerò presto per mettermi al lavoro mentre è ancora notte. Sarò molto paziente, un po' triste, in poche parole, ''degno'', come si addice all'uomo risentito. Mostrerò istericamente il mio [[lutto]] (il lutto che io m'immagino) attraverso il mio vestito, il taglio dei miei capelli, la regolarità delle mie abitudini. Sarà un piacevole romitaggio, un ritiro spirituale necessario al buon funzionamento di un patetico discreto. (''Essere ascetici'', p. 32) *2. L'[[ascesi]] (la velleità d'ascesi) è rivolta all'altro: voltati, guardami, renditi conto di cosa stai facendo di me. È un ricatto morale: io metto di fronte all'altro la figura della mia propria scomparsa, quale essa sicuramente avrà luogo se lui non cede (a che cosa?). (p. 32, ''Essere ascetici'') *{{maiuscoletto|[[assenza]]}} Ogni episodio di linguaggio che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato – quali che siano la causa e la durata – e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono. (''L'assente'', p. 33) *Orbene, l'unica [[assenza]] è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza, sempre sul punto di mettersi in viaggio; egli è, per vocazione, migratore, errante; io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, ''in giacenza'', come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione. L'assenza amorosa è possibile in un solo senso e non può essere espressa che da chi resta - e non da chi parte: ''io'', sempre presente, non si costituisce che di fronte a ''te'', continuamente assente. Esprimere l'assenza equivale a significare di colpo che il posto del soggetto e il posto dell'altro non possono essere permutati; è come dire: «Sono meno amato di quanto io ami». (''L'assente'', p. 33) *2. Storicamente, il discorso dell'assenza viene fatto dalla Donna: la Donna è sedentaria, l'Uomo è vagabondo, viaggiatore; la Donna è fedele (aspetta), l'uomo è cacciatore (cerca l'avventura, fa la corte). È la Donna che dà forma all'assenza, che ne elabora la finzione, poiché ha il tempo per farlo; essa tesse e canta; le Tessitrici, le Canzoni cantate al telaio esprimono al tempo stesso l'immobilità (attraverso il ronzio dell'Arcolaio) e l'assenza (in lontananza, ritmi di viaggio, onde marine, cavalcate). Ne consegue che in ogni uomo che esprime l'assenza dell'altro si manifesta l'elemento ''femminino'': l'uomo che attende e che soffre è miracolosamente femminizzato. Un uomo è femminizzato non perché è invertito, ma perché è innamorato. (Mito e utopia: come l'origine è appartenuta, così anche l'avvenire apparterrà ai soggetti ''in cui vi è del femminino''). (''L'assente'', pp. 33-34) *3. Talvolta mi succede di sopportare bene l'assenza. lo sono allora ''normale'': sono in linea col modo in cui ''tutti'' sopportano la separazione da una ''persona cara''; mi conformo con cognizione all'addestramento attraverso cui sono stato abituato assai per tempo ad essere separato da mia madre – ciò che tuttavia, in principio, non mancò di essere doloroso (per non dire sconvolgente). Agisco da soggetto ben svezzato: ''aspettando'', so nutrirmi di altre cose che non siano solamente il seno materno.<br>Questa assenza ben sopportata non è altro che l'oblio. A intermittenza, io sono infedele. È la condizione per la mia sopravvivenza; poiché se io non dimenticassi, morirei. L'innamorato che non dimentica ''qualche volta'', muore per eccesso, fatica e tensione di memoria (come [[Johann_Wolfgang_von_Goethe#I_dolori_del_giovane_Werther|Werther]]). (''L'assente'', p. 34) *Come! {{sic|il}} desiderio non è forse sempre lo stesso, sia che l'oggetto sia presente o assente? L'oggetto non è forse ''sempre'' assente? - Non si tratta dello stesso struggimento: vi sono due parole: ''Póthos'', per il desiderio dell'essere assente, e ''Hímeros'', più ardente, per il desiderio dell'essere presente. (''L'assente'', p. 35) *5. All'assente, io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l'altro è assente come referente e presente come allocutore. Da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fra due tempi: il tempo della referenza e il tempo dell'allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacché mi rivolgo a te). Io so allora che cos'è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura.<br>[...] Questa messa in scena di linguaggio allontana la morte dell'altro: un brevissimo momento, si dice, separa il tempo in cui il bambino crede sua madre ancora assente da quel lo in cui la crede già morta. Manipolare l'assenza significa far durare questo momento, ritardare il più a lungo possibile l'istante in cui l'altro potrebbe, dall'assenza, piombare bruscamente nella morte. (p. 35, ''L'assente'') *L'[[Assenza]] è la figura della privazione; io desidero e ho bisogno simultaneamente. Il desiderio si spegne sul bisogno: questo è il fatto ossessionante del sentimento amoroso. (''L'assente'', p. 36) *L'assenza dell'altro mi tiene la testa sott'acqua; poco a poco, io soffoco, la mia aria si fa più rarefatta: ed è attraverso quest'asfissia che io ricostituisco la mia ''verità'' e preparo l'Intrattabile dell'amore. (''L'assente'', p. 37) *{{maiuscoletto|atopos}} Il soggetto amoroso riconosce l'essere amato come «atopos» (qualifica attribuita a Socrate dai suoi interlocutori), cioè inclassificabile, dotato di una originalità sempre imprevedibile. (''Atopos'', p. 38) *L'altro che io amo e che mi affascina è ''atopos''. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità dei mio desiderio. È la figura della mia verità; esso non può essere fissato in alcun stereotipo (che è la verità degli altri).<br>Tuttavia, durante la mia vita, io ho amato o amerò più volte. Questo significherebbe dunque che il mio desiderio, per quanto speciale, si fissa su un tipo? Il mio desiderio è dunque classificabile? C'è, mi domando, fra tutti gli esseri che ho amato, un solo tratto comune che, per quanto tenue (un naso, una pelle, un qualcosa), mi permetta di dire: {{sic|ecco}} il mio tipo! «È esattamente il mio tipo», «Non è affatto il mio tipo»: frase da dongiovanni; l'innamorato è dunque soltanto un dongiovanni più difficile che per tutta la vita cerca il "suo tipo"? In quale parte del corpo avverso devo leggere la mia verità? (''Atopos'', p. 38) *Essendo atopico, l'altro fa tremare il linguaggio: non si può parlare ''di'' lui, ''su'' lui; qualsiasi attributo è falso, doloroso, goffo, imbarazzante: l'altro è ''inqualificabile'' (e questo sarebbe il vero significato di ''atopos''). (''Atopos'', p. 39) *3. Di fronte alla brillante originalità dell'altro, io non mi sento mai "atopos", ma semmai classificato (come un dossier fin troppo noto). Talvolta, riesco però a sospendere il gioco delle immagini ineguali («Perché mai non posso essere anch'io originale, forte quanto l'altro?»); indovino che la vera originalità non è né in me né nell'altro, ma nella nostra stessa relazione. Ciò che bisogna conquistare è l'originalità della relazione. La maggior parte delle ferite d'amore me le procura lo stereotipo: io sono costretto, come tutti, a far la parte dell'innamorato: ad essere geloso, trascurato, frustrato come gli altri. Ma quando la [[relazione]] è originale, lo stereotipo viene sconvolto, superato, evacuato, e la gelosia, ad esempio, non ha più luogo d'essere in questo rapporto senza luogo, senza ''topos'', senza ''topo'' - senza discorso. (''Atopos'', p. 39) *{{maiuscoletto|[[attesa]]}} Tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni). (''L'attesa'', p. 40) *1. Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. (''L'attesa'', p. 40) *2. Vi è una scenografia dell'attesa: io la organizzo, la manipolo, ritaglio un pezzo di tempo in cui mimerò la perdita dell'oggetto amato e provocherò tutti gli effetti di un piccolo lutto. Tutto questo avviene dunque come in una recita. (''L'attesa'', p. 40) *Questa è la recita; essa può essere abbreviata dall'arrivo dell'altro; se arriva in primo, l'accoglienza è calma; se arriva in secondo, avviene una «scenata»; se arriva in terzo, vi è la riconoscenza, l'atto di grazia: io respiro nuovamente a pieni polmoni, come Pelléas allorché, uscendo dal sotterraneo, ritrova la vita, il profumo delle rose. (''L'attesa'', p. 41) *4. L'essere che io aspetto non è reale. Come il seno materno per il poppante, «io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui»<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''Jeu et Réalité'', 34 e 21.</ref>: l'altro viene là dove io lo sto aspettando, là dove io l'ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l'attesa è un delirio. (''L'attesa'', p. 41) *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. (''L'attesa'', p. 42) *5. «Sono innamorato? - Sì, poiché sto aspettando». L'altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell'innamorato non è altro che: ''io sono quello che aspetta. (''L'attesa'', p. 42) *6. Un mandarino era innamorato di una cortigiana. «Sarò vostra, - disse lei, - solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra». Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n'andò. (''L'attesa'', p. 42) *{{maiuscoletto|[[capire]]}} Sentendo improvvisamente l'episodio amoroso come un groviglio di motivazioni inspiegabili e di situazioni senza vie d'uscita, il soggetto esclama: «''Voglio capire (che cosa mi sta capitando)!''» (''«Voglio capire»'', p. 43) *1. Che cosa penso dell'[[amore]]? - In fondo, non penso niente. Certo, vorrei sapere ''che cos'è'', ma, vivendolo dal di dentro, lo vedo in quanto esistenza, non in quanto essenza. [...] Naturalmente, la riflessione mi è consentita, ma, siccome questa riflessione viene subito trascinata nel ribollimento delle immagini, essa non muta mai in riflessività: escluso dalla logica (che presuppone dei linguaggi estranei gli uni agli altri), non posso pretendere di poter ''pensare con lucidità''. E così, se anche continuassi a discettare sull'amore per un anno intero, potrei solamente sperare di riuscire ad afferrarne il concetto «per la coda»: flashes, formule, espressioni a effetto sparse nel copioso fluire dell'Immaginario; io mi trovo nel ''posto sbagliato'' dell'amore, che è poi il suo punto più in vista; dice un [[proverbio]] cinese: «Il punto più in ombra, si trova sempre sotto la lampada».<ref>{{maiuscoletto|[[Theodor Reik|Reik]]}}: Proverbio citato da Reik, 184.</ref> (''«Voglio capire»'', p. 43) *{{maiuscoletto|[[catastrofe]]}} Crisi violenta durante la quale il soggetto, sentendo la situazione amorosa come un vicolo cieco, una trappola da cui non potrà mai più uscire, si vede destinato a una totale distruzione di sé. (''La catastrofe'', p. 45) *1. Vi sono due tipi di disperazione: la disperazione pacata, la rassegnazione attiva («lo vi amo come bisogna amare: nella disperazione»), e la disperazione violenta: un bel giorno, in seguito a un incidente qualsiasi, mi chiudo nella mia stanza e scoppio in lacrime: sono in balia di una forza che mi soverchia, asfissiato dal dolore; il mio corpo s'irrigidisce e si contrae: come in un lampo, freddo e tagliente, io vedo la distruzione a cui sono condannato. Tutto ciò non ha niente di paragonabile alla prostrazione insidiosa, ma in fondo molto civile, degli amori difficili; non c'è alcun rapporto con l'annichilimento in cui si viene a trovare il soggetto abbandonato: qui, sono come folgorato, ma lucido. La sensazione che provo è quella di una vera e propria catastrofe: «''Ecco, "sono veramente fottuto!''» (''La catastrofe'', p. 45) *{{maiuscoletto|[[circoscrivere]]}} Per ridurre la propria infelicità, il soggetto ripone la sua speranza in un metodo di controllo che gli dovrebbe permettere di circoscrivere i piaceri che la relazione amorosa gli dà: da una parte, continuare a tenersi questi piaceri, approfittarne pienamente, e, dall'altra, mettere in una parentesi d'impensato le larghe zone depressive che separano questi piaceri: ''dimenticare'' l'essere amato al di fuori dei piaceri che esso dà. (''Laetitia'', p. 47) *1. Cicerone, prima, e Leibniz, poi, hanno contrapposto ''gaudium'' e ''laetitia''<ref>{{maiuscoletto|[[Leibniz]]}}: ''Nuovi saggi sull'intelletto umano'', XX e 296.</ref>''Gaudium'' è il «piacere che l'anima prova quando considera sicuro il possesso di un bene presente o futuro, ed un bene è in nostro possesso quando è in nostro potere il poterne godere quando lo vogliamo». ''Laetitia'' è un piacere allegro, «uno stato nel quale il piacere predomina in noi» [...]. ''Gaudium'' è ciò che io vagheggio: godere di un possesso perpetuo. Ma non potendo ottenere ''Gaudium'', da cui troppi ostacoli mi separano, considero l'eventualità di ripiegare su ''Laetitia''. (''Laetitia'', p. 47) *{{maiuscoletto|[[colpe]]}} In un qualsiasi episodio trascurabile della vita d'ogni giorno, il soggetto crede di aver mancato nei confronti dell'essere amato e prova per questo un sentimento di colpevolezza. (''Colpe'', p. 49) *2. Ogni incrinatura nella Devozione è una colpa: questa è la regola della ''Cortezia''. Questa colpa prende corpo quando io abbozzo un semplice gesto d'indipendenza nei confronti dell'oggetto amato; ogni volta che, per spezzare l'asservimento, cerco di «sganciarmi» (è il consiglio unanime dei mondo), io mi sento colpevole. E perciò, paradossalmente, io sono colpevole di alleggerire il peso, di ridurre l'ingombro esagerato della mia devozione, in poche parole di «riuscire» (secondo il mondo); insomma, ciò che mi fa paura è di essere forte e ciò che mi rende colpevole è la padronanza (o il suo semplice gesto). (''Colpe'', p. 50) *{{maiuscoletto|[[compassione]]}} Il soggetto prova un sentimento di compassione nei riguardi dell'oggetto amato ogni volta che lo vede, lo sente o lo sa infelice o minacciato da qualcosa che è estraneo alla relazione amorosa in sé. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *{{NDR|[[compassione]]}} «[...] più giustamente si dovrebbe chiamare unipassione, dolore all'unisono -, noi dovremmo odiarlo se lui, come Pascal, trova se stesso odioso» [...] Ora, per quanto grande sia la forza dell'amore, questo non avviene: sono commosso, angosciato, poiché è terribile veder soffrire le persone a cui si vuol bene, ma, al tempo stesso, rimango asciutto, impenetrabile. La mia, è un'identificazione imperfetta: sono una Madre (l'altro mi dà delle preoccupazioni), ma una Madre carente; [...] Giacché, proprio mentre m'identifico «sinceramente» nell'infelicità dell'altro, ciò che vedo in questa infelicità è che essa si manifesta ''senza di me'' e che, essendo infelice di per sé, l'altro mi abbandona: se egli soffre senza che io ne sia la causa, vuol dire che per lui io non conto: la sua sofferenza mi annulla nella misura in cui lo pone fuori della mia portata. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *2. Di conseguenza, le cose si rovesciano: dato che l'altro soffre senza di me, perché io dovrei soffrire al suo posto? La sua infelicità lo porta lontano da me e io finirei per sfiancarmi cercando di corrergli dietro, senza poter mai sperare di raggiungerlo, di entrare in coincidenza con lui. Dunque, stacchiamoci un po', impariamo a tenerci a una certa distanza. (''«Ho male all'altro»'', pp. 51-52) *{{maiuscoletto|[[comportamento]]}} Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? (''«Che fare?»'', p. 53) *2. Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). (''«Che fare?»'', p. 53) *{{maiuscoletto|[[connivenza]]}} Il soggetto s'immagina di stare parlando dell'essere amato con una persona rivale, e questa immagine, curiosamente fa nascere in lui un piacevole senso di complicità. (''La connivenza'', p. 55) *Finalmente posso parlare dell'altro ''con chi se ne intende''; si verifica una parità di sapere, un piacere d'inclusione; parlandone, l'oggetto non viene né estraniato né lacerato; egli resta interno al discorso duale, che anzi lo preserva. Io coincido con l'Immagine e al contempo con questo secondo specchio che riflette ciò che io sono (sul volto del rivale io leggo la mia paura, la mia gelosia). (p. 55, ''La connivenza'') *3. La [[gelosia]] è un'equazione a tre termini permutabili (indecidibile): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'''odiosamato'' (il «rivale») è ''anche'' amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina (vedi ''L'eterno marito'', di [[Dostoevskij]]). (''La connivenza'', p. 56) *{{maiuscoletto|[[contatti]]}} La figura fa riferimento ad ogni discorso interiore suscitato da un contatto furtivo con il corpo (e più precisamente con la pelle) dell'essere amato. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *1. Il dito di [[I dolori del giovane Werther|Werther]] sfiora inavvertitamente il dito di Carlotta; i loro piedi, sotto il tavolo, si incontrano.<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: p. 57.</ref> Werther potrebbe astrarsi dal senso di questi episodi casuali; egli potrebbe concentrarsi corporalmente su quelle minuscole zone di contatto e, come un feticista, provare piacere per questo o quel pezzetto di dito o di piede inerte, ''senza preoccuparsi della risposta'' (come Dio - è la sua etimologia -, il Feticcio non risponde). Ma, per l'appunto, Werther non è pervertito, ma innamorato: egli dà un senso, sempre, ovunque, a proposito di niente, ed è proprio il senso che lo fa fremere: egli si trova nel braciere del senso. Per l'innamorato, ogni contatto pone il problema della risposta: egli chiede alla pelle di rispondere. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *{{maiuscoletto|[[contingenze]]}} Avvenimenti insignificanti, fatti fortuiti, traversie, inezie, meschinerie, quisquilie, episodi della vita amorosa; qualsiasi nucleo fattuale che ostacoli l'aspirazione alla felicità del soggetto amoroso, come se il caso tramasse contro di lui. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *2. L'episodio è trascurabile (esso è sempre trascurabile) ma attirerà tutto il mio linguaggio. Io lo trasformo subito in un avvenimento importante, 'pensato'' da qualcosa che assomiglia al destino. È una cappa che mi cade addosso e che trascina con s‚ tutto. Innumerevoli e vaghe circostanze finiscono così col tessere il velo nero della Maya, la tappezzeria delle illusioni, dei significati, delle parole. Io mi metto a ''classificare'' quello che mi sta capitando. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *(Per me, l'episodio è un segno, non un indizio: l'elemento di un sistema, non l'efflorescenza di una causalità). (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 60) *{{maiuscoletto|[[corpo]]}} Ogni pensiero, ogni emozione, ogni interesse suscitato nel soggetto amoroso dal corpo amato. (p. 61, ''Il corpo dell'altro'') *1. Il suo corpo era diviso: da una parte, il corpo vero e proprio - la sua pelle, i suoi occhi - tenero, caldo, e, dall'altra, la sua voce, breve, trattenuta, soggetta ad accessi di lontananza, la sua voce, che non dava ciò che dava il suo corpo. O anche: da una parte, il suo corpo morbido, tiepido, languido al punto giusto, con una sottile peluria, fintamente goffo, e, dall'altra, la sua voce - la voce, sempre la voce - sonora, nitida, mondana, ecc. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *''[[Scrutare]]'' vuol dire ''frugare'': io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista (sono come quei bambini che smontano una sveglia per sapere che cos'è il tempo). Questa operazione viene condotta in maniera fredda e stupita; sono calmo, attento, come se fossi davanti a uno strano insetto di cui improvvisamente non ho ''più paura''. Certe parti del corpo sono particolarmente adatte a questa ''osservazione'': le ciglia, le unghie, l'attaccatura dei capelli, gli oggetti molto particolari. P- evidente che in quel momento io sto feticizzando un morto. La prova è data dal fatto che, se il corpo che sto scrutando si scuote dalla sua inerzia, se si mette ''a fare qualcosa'', il mio desiderio cambia; se, per esempio, vedo l'altro ''pensare'', il mio desiderio cessa di essere perverso e ridiventa immaginario: io ritorno a un'Immagine, a un Tutto: io amo di nuovo. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *(Io guardavo tutto del suo volto, del suo corpo, con distacco: le sue ciglia, l'unghia del suo alluce, la sottigliezza delle sue sopracciglia, delle sue labbra, il colore di smalto dei suoi occhi, un certo neo, un certo modo di tenere le dita fumando; ero affascinato - dato che, alla fin fine, la fascinazione non altro è che il punto estremo del distacco - da quella specie di statuina colorata, smaltata, vetrificata, nella quale potevo leggere, senza capirci nulla, ''la causa del mio desiderio''). (''Il corpo dell'altro'', p. 62) *{{maiuscoletto|[[cuore]]}} Questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono. (''Il cuore'', p. 63) *3. Il cuore, è ciò che io credo di donare. Ogni volta che questo dono mi viene restituito, allora non basta dire, come Werther, che una volta tolto tutto l'ingegno che mi si attribuisce e di cui non mi curo, il cuore è ciò che resta di me: il cuore è ciò che ''mi'' resta, e questo cuore che mi pesa e il cuore greve: greve per il rigurgito che l'ha riempito (solo gl'innamorati e i bambini hanno il cuore greve). (''Il cuore'', p. 63) *{{maiuscoletto|[[dedica]]}} Episodio di linguaggio che accompagna ogni regalo amoroso, sia esso reale o progettato, e, più in generale, ogni gesto, effettivo o interiore, per mezzo del quale il soggetto dedica qualche cosa all'essere amato. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] d'amore è solenne; trascinato dall'insaziabile metonimia che disciplina la vita immaginaria, io mi traspongo tutt'intero in esso. Attraverso questo oggetto, io ti do il mio Tutto, io ti tocco con il mio fallo; è per questo che io sono follemente eccitato, che corro da un negozio all'altro, che mi ostino a cercare il feticcio che vada bene, il feticcio splendente, riuscito, che si adatterà ''perfettamente'' al tuo desiderio. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] è contatto, sensualità: tu stai per toccare ciò che io ho toccato: una terza pelle ci unisce. (''La dedica'', p. 65) *5. Quantunque sia incapace di enunciarsi, di enunciare, l'amore vuole nondimeno clamarsi, declamarsi, scriversi ovunque: "all'acqua, all'ombra, ai monti, ai fiori, all'erbe, ai fonti, all'eco, all'aria, ai venti..." Basta che il soggetto amoroso crei o costruisca qualcosa, che subito è colto da una pulsione di [[dedica]]. Tutto ciò che fa, subito, e ancora prima che sia finito, egli vuole donarlo alla persona che ama, per la quale ha lavorato o lavorerà. La scritta del nome dirà per chi è il dono.<ref>{{maiuscoletto|[[Le nozze di Figaro]]}}: aria di Cherubino (atto I)</ref> (''La dedica'', p. 67) *In ''[[Teorema (film)|Teorema]]'' l'«altro» non parla, ma iscrive però qualcosa in tutti coloro che lo desiderano - opera ciò che i matematici chiamano una catastrofe (lo sconvolgimento di un sistema per mezzo di un altro sistema): vero è che quel muto è un angelo. (''La dedica'', p. 69) *{{maiuscoletto|demoni}} Il soggetto amoroso ha talvolta l'impressione di essere posseduto da un demone del linguaggio che lo spinge a farsi del male e a espellersi - secondo le parole di Goethe - dal paradiso che, in altri momenti, la relazione amorosa rappresenta per lui. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *1. Una forza precisa trascina il mio linguaggio verso il male che io posso fare a me stesso: il regime del mio linguaggio è la ruota libera: il linguaggio si morula, senza nessuna idea tattica della realtà. Io cerco di farmi del male, mi espello da solo dal mio paradiso, affannandomi di suscitare in me stesso le immagini (di gelosia, di abbandono, di umiliazione) che possono ferirmi; e quando la ferita è aperta, cerco di mantenerla tale, la alimento con altre immagini, fino a che un'altra ferita non venga a distogliermi da quella. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *2. Il demonio è plurale («Il mio nome è Legione», [[Vangelo secondo Luca|Luca]] 8.30). Quando un demone viene respinto, quando finalmente sono riuscito a imporgli il silenzio (per caso o attraverso la lotta), un altro lì vicino solleva la testa e si mette a parlare<ref>{{maiuscoletto|[[Goethe]]}}: «Noi siamo i nostri propri demoni, noi ci espelliamo dal nostro paradiso» ('Werther'', nota 93 dell'ed. Aubier-Montaigne)]</ref>. La vita demoniaca di un innamorato è simile alla superficie d'una solfatara; delle grandi bolle (roventi e fangose) scoppiano una dopo l'altra; quando una si rompe e s'affloscia, essa ritorna nel magma e subito, più lontano, un'altra si forma, si gonfia. Le bolle «Disperazione», «Gelosia», «Esclusione», «Desiderio», «Incertezza di comportamento», «Terrore di perdere la faccia» (il più malvagio dei demoni) fanno ''ploc' una dopo l'altra, in un ordine indeterminato: è il ''disordine'' della Natura. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *3. Come respingere un demone (vecchio problema)? I demoni, specialmente se sono demoni di linguaggio (e sennò di cos'altro sarebbero?), si combattono con il linguaggio. Io posso quindi sperare di esorcizzare la parola demoniaca che mi è suggerita (da me stesso) sostituendola (posto che io possegga il necessario talento linguistico) con un'altra parola più dimessa (procedo per eufemia). Così credevo di essere finalmente uscito dalla crisi, ma ecco che - favorita da un lungo viaggio in automobile - sono colto da una loquela mentre continuo incessantemente ad agitare nella mia testa il desiderio, il rimpianto e l'aggressione dell'altro; e a queste ferite s'aggiunge lo sconforto di dover constatare che io ''sto avendo una ricaduta''; ma il vocabolario è una vera e propria farmacopea (veleno da una parte, rimedio dall'altra): no, non è una ricaduta, è soltanto un ultimo ''sussulto'' del demone anteriore. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 71) *{{maiuscoletto|de-realtà}} Sensazione di assenza, di riduzione di realtà, provata dal soggetto amoroso nei confronti del mondo. (''Il mondo siderato'', p. 72) *(Il mondo è pieno senza di me, come nella ''[[Jean-Paul Sartre#La_nausea|Nausea]]''; esso gioca alla vita dietro un vetro; il mondo è immerso in un acquario; io lo vedo vicinissimo e tuttavia separato, fatto di un'altra sostanza; cado continuamente fuori di me, senza vertigine, senza annebbiamento, nella ''precisione'', come fossi drogato. [...]) (''Il mondo siderato'', p. 72) *{{NDR|L'[[Italia]]}} Questo paese perde in tutto: abolisce la differenza dei gusti, ma non la divisione delle classi, ecc. (p. 73, ''Il mondo siderato'') *Fino a quando sentirò che il mondo mi è ostile, io gli sarò legato: ''io non sono pazzo''. Ma talvolta, quando ho dato fondo al malumore, mi accorgo di non avere più alcun linguaggio: il mondo non è ''irreale'' (se lo fosse potrei esprimerlo: esiste un'arte dell'irreale che è fra le più alte), ma de-reale: il reale lo ha abbandonato, cosicché io non ho più alcun senso (alcun paradigma) a mia disposizione; ''io non riesco'' a definire i miei rapporti con Coluche, col ristorante, col pittore, con piazza del Popolo. Quale tipo di rapporto posso io avere con un potere, se non ne sono lo schiavo, né il complice, né il testimone? (''Il mondo siderato'', p. 74) *6. Talvolta il mondo mi appare ''irreale'' (io lo esprimo in un modo diverso), talaltra mi appare ''dereale'' (io lo esprimo con difficoltà). Non è (si dice) la stessa riduzione di realtà. Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una ''fantasia'': tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto a una funzione, che è poi l'Immaginario; l'innamorato si separa quindi dal mondo, lo irrealizza perché, su un altro versante, fantasmatizza le peripezie o le utopie del suo amore; si abbandona all'Immagine e, di conseguenza, tutto ciò che è «reale» lo infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita. seduto davanti al manifesto di Coluche, io non «sogno» niente (neanche l'altro); anzi, non sono più nemmeno nell'Immaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè ''insostituibile'': l'Immaginario è (temporaneamente) proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. (''Il mondo siderato'', p. 75) *{{maiuscoletto|[[dichiarazione]]}} Propensione del soggetto amoroso a intrattenere a lungo, con un'emozione contenuta, l'essere amato, a proposito del suo amore, di lui, di sé, di loro: la dichiarazione non verte sulla confessione dell'amore, ma sulla forma, commentata all'infinito, della relazione amorosa. (''Il colloquio'', p. 77) *(Parlare amorosamente, significa dissipare senza limite, senza soluzione di continuità; vuol dire praticare un rapporto senza orgasmo. Forse esiste una forma letteraria di questo ''coitus reservatus'': il preziosismo). (''Il colloquio'', p. 77) *Nessuno ha voglia di parlare dell'amore, se non è ''per'' qualcuno. (''Il colloquio'', p. 78) *{{maiuscoletto|[[dipendenza]]}} Figura nella quale l'opinione intravede la condizione stessa del soggetto amoroso, asservito all'oggetto amato. (''Domnei'', p. 79) *1. La meccanica del vassallaggio amoroso esige una futilità senza fondo<ref>{{maiuscoletto|Cortezia}}: l'amore cortese è fondato sul vassallaggio amoroso (''Domnei'' o ''Donnoi'')</ref>. Questo perché, se si vuole che la dipendenza si manifesti nella sua purezza, bisogna che essa si renda palese nelle circostanze più irrilevanti e diventi qua si vergognosa a forza di pusillanimità: aspettare una telefonata è in un certo senso una dipendenza troppo gravosa<ref>{{maiuscoletto|[[Simposio]]}}: 166.</ref>; bisogna che io la affini, senza limiti: quindi, mi farò il sangue cattivo di fronte allo spettegolare delle comari che, dal farmacista, mi tiene lontano dall'apparecchio a cui sono asservito; e siccome questa telefonata, che io non voglio perdere, mi fornirà qualche nuova occasione di asservimento, si potrebbe dire che io agisco energicamente per preservare proprio lo spazio della dipendenza e per permettere inoltre a questa dipendenza di esercitarsi: io mi smarrisco nella dipendenza ma, ciò che è più - altro tranello -, sono umiliato da questo smarrimento. (''Domnei'', p. 79) *(Se io accetto la mia dipendenza, è perché essa costituisce per me un mezzo per "significare" la mia domanda: nel campo amoroso, la futilità non è una "debolezza" né una "meschinità": essa è un segno di forza: più la cosa è futile, più ha significato e più s'impone come forza). (''Domnei'', p. 79) *{{maiuscoletto|[[disagio]]}} Scena a più persone, nella quale l'implicito del rapporto amoroso agisce come una coartazione e suscita un imbarazzo collettivo che non viene esternato. (''«Con aria imbarazzata»'', p. 81) *{{maiuscoletto|[[dispendio]]}} Figura mediante la quale il soggetto amoroso mira e al contempo esita a situare l'amore in un'economia di puro dispendio, di perdita «per niente». (''L'esuberanza'', p. 83) *1. Alberto, personaggio piatto, morale, conformista, decreta (come chissà quanti prima di lui) che il [[suicidio]] è una viltà. Per Werther, al contrario, il suicidio non è una debolezza, dal momento che esso scaturisce da una tensione<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: 59, 133.</ref>: «Mio caro, se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti?» L'amore-passione è dunque una forza («questa violenza, questa passione irriducibile»), è qualcosa che ricorda la vecchia nozione di ἰσχύς (''ischus'': energia, tensione, forza di carattere) e, più vicino a noi, quella di Dispendio.<ref>{{maiuscoletto|GRECO}}: nozione stoica (''Les Stoïciens'').</ref> (''L'esuberanza'', p. 83) *(Prima un lord e poi un vescovo inglese, rimproverarono a Goethe l'epidemia di suicidi provocati dal ''Werther''. [[Goethe]] rispose in termini propriamente ''economici'': «Il vostro sistema commerciale ha fatto migliaia di vittime; perché non perdonarne qualcuna anche al ''Werther''?»)<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: ''furor wertherinus'', Introduzione, XIX. Risposta di Goethe: Introduzione, XXXII (ed. Aubier-Montaigne).</ref> (''L'esuberanza'', p. 84) *3. Il discorso amoroso non è proprio privo di calcoli: io ragiono, certe volte calcolo, sia per ottenere una certa soddisfazione, o per evitare un certo dolore, sia per rappresentare interiormente all'altro, in un moto di stizza, i tesori d'ingegnosità che io dilapido ''per niente'' in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire, convincere, ecc.). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale: il Dispendio è aperto, all'infinito, la forza deriva, senza nessuna finalità (l'oggetto amato non è una meta: è un oggetto-cosa, non un oggetto-termine). (''L'esuberanza'', p. 84) *L'esuberanza amorosa è l'esuberanza del fanciullo a cui niente (ancora) viene a contenere l'ostentazione narcisistica, il godimento multiforme. Considerato che il discorso amoroso non è una ''media'' di stati d'animo, questa esuberanza può essere rotta a intervalli da tristezze, avvilimenti, impulsi suicidi; ma un tale squilibrio fa parte di quest'economia nera che mi marchia con la sua aberrazione, e per così dire con il suo lusso sfrenato. (''L'esuberanza'', p. 84) *{{maiuscoletto|[[dramma]]}} Il soggetto amoroso non può scrivere egli stesso il suo romanzo d'amore. Solo una forma molto arcaica potrebbe raccogliere il fatto che lui declama senza però poterlo raccontare. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *Se io tengo un [[diario]], è difficile che questo diario riporti i ''fatti accaduti''. I fatti della vita amorosa sono talmente futili che accedono alla scrittura solo attraverso uno sforzo immenso: ci si scoraggia di scrivere ciò che, ''nello scriversi'', rivela in pieno la propria banalità. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *{{maiuscoletto|[[esilio]]}} Decidendo di rinunziare allo stato amoroso, il soggetto si vede con tristezza esiliato dal proprio Immaginario. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *(La passione [[amore|amorosa]] è un delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è semmai ''la perdita di delirio'': dove porta?) (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *2. Nel [[lutto]] reale, è la «prova di realtà» a mostrarmi che l'oggetto amato ha cessato di esistere. Nel lutto amoroso, l'oggetto non è né morto né lontano. Sono io a decidere che la sua immagine deve morire (e questa morte, io potrò addirittura arrivare a nascondergliela). Per tutto il tempo che durerà questo strano lutto, dovrò portare il peso di due infelicità fra loro contrarie: soffrire per il fatto che l'altro sia presente (e che continui, suo malgrado, a farmi del male) e affliggermi per il fatto che egli sia morto (se non altro, che sia morto quello che io amavo). Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. (Il punto più sensibile di questo lutto è che mi tocca ''perdere un linguaggio'' - il linguaggio amoroso. D'ora innanzi, non ci saranno più i «Ti amo»). (''L'esilio dell'Immaginario'', pp. 87-88) *3. Per quanto io lo rovini, il lutto dell'immagine mi rende angosciato; ma, d'altro lato, per quanto io riesca a dargli buon esito, esso mi rende triste. Se l'esilio dell'Immaginario è la via obbligata per giungere alla «guarigione», allora bisogna convenire che il progresso è triste. Questa tristezza non è una malinconia - o almeno è una malinconia incompleta (niente affatto clinica), giacché non mi rimprovero niente e non sono prostrato. La mia tristezza appartiene a quella frangia della malinconia in cui la perdita dell'essere amato resta astratta.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «In altre circostanze si può invece riscontrare che la perdita è di natura più ideale, Può darsi che l'oggetto non sia morto davvero, ma sia andato perduto come oggetto d'amore...» (''Ibid.'', 104).</ref> Qui, la perdita è doppia: non posso neppure investire la mia infelicità, come quando soffrivo per il fatto di essere innamorato. Allora, io desideravo, sognavo, lottavo; un bene prezioso era dinanzi a me, semplicemente ritardato, il suo possesso era ostacolato da alcuni contrattempi. Adesso non c'è più niente; tutto è calmo, e questo è peggio. Sebbene sia giustificato da un'economia - l'immagine muore affinché io viva -, il lutto amoroso ha sempre uno strascico: una frase viene ripetuta in continuazione: «Che peccato!» (p. 88, ''L'esilio dell'Immaginario'') *Il vero atto del lutto, non è soffrire per la perdita dell'essere amato; è constatare un giorno, sulla pelle della relazione, simile a una minuscola macchia, il sintomo di una morte sicura: per la prima volta, io faccio del male a chi amo, senza volerlo, certo, ma anche ''senza darmi eccessiva pena''. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *5. Io cerco di strapparmi all'Immaginario amoroso: ma, come brace non ancora spenta, sotto l'Immaginario cova la fiamma; esso avvampa di nuovo; ciò che era stato ripudiato risorge; ad un tratto, dalla tomba mal sigillata sale un lungo lamento. (Gelosie, angosce, possessi, discorsi, appetiti, segni: ovunque, il desiderio amoroso ardeva nuovamente. Era come se io avessi voluto stringere per l'ultima volta, allo spasimo, qualcuno che stava per morire - che stavo per far morire: il mio, era un rifiuto di separazione).<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «Questa avversione può essere talmente intensa da sfociare in un estraniamento dalla realtà e in una pertinace adesione all'oggetto, consentita dall'instaurarsi di una psicosi allucinatoria di desiderio» (''ibid.'')</ref><ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: «Poco prima che la perdita si faccia sentire, si può discernere nel bambino, nella eccessiva utilizzazione dell'oggetto transizionale, il rifiuto del timore che questo oggetto perda il suo significato» (''Jeu et Réalité'', 26 sgg.).</ref> (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio. (da ''Frammenti di un discorso amoroso'', 1977) *Le [[parola|parole]] non sono mai pazze (tutt'al più sono perverse): è la sintassi che è pazza.<ref>Da ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1979.</ref> ==''Miti d'oggi''== *Pretendo di vivere pienamente la contraddizione del mio tempo, che di un [[sarcasmo]] può fare la condizione della verità. (''Premessa'', p. X) *È probabile che se a nostra volta sbarcassimo su [[Marte (astronomia)|Marte]] quale l'abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la [[Terra]] stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia non sapremmo risolvere qual è il nostro. Infatti perché Marte sia giunto al sapere geografico bisogna pure che abbia avuto anche lui il suo [[Strabone]], il suo [[Jules Michelet|Michelet]], il suo Vidal de la Blanche, e, facendoci sempre più vicini, le stesse nazioni, le stesse guerre, gli stessi scienziati e gli stessi uomini che abbiamo avuto noi. (''Marziani'', p. 34) *La [[Greta Garbo|Garbo]] appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. [...] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura [...]. Il suo appellativo di ''Divina'' mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l'essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza. (pp. 63-64) *Il viso della [[Greta Garbo|Garbo]] è Idea, quello della [[Audrey Hepburn|Hepburn]] è Evento. (p. 64) *Credo che oggi l'[[automobile]] sia l'equivalente abbastanza esatto delle grandi cattedrali gotiche: voglio dire una creazione d'epoca, concepita appassionatamente da artisti ignoti, consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico. (p. 147) *''Il [[mito]] è una parola.'' (p. 191) *Mi si obietteranno mille altri sensi del termine ''mito''. Io ho però cercato di definire delle cose, non delle parole. (nota, p. 191) *È la storia umana che fa passare il reale allo stato di parola. (p. 192) *Ciò che disgusta nel [[mito]] è il ricorso a una falsa natura, il ''lusso'' delle forme significative, come in quegli oggetti che ornano la loro utilità con una apparenza naturale. La volontà di appesantire la significazione di tutte le cauzioni della natura provoca una specie di nausea: il mito è troppo ricco, e di troppo ha appunto la sua motivazione. (nota, p. 207) *La provocazione di un immaginario collettivo è sempre impresa inumana, non solo perché il sogno essenzializza la vita come destino, ma anche perché il sogno è povero ed è la cauzione di un'assenza. (nota, p. 221) *{{NDR|Riferendosi ai "miti dell'Ordine (sociale)"}} Statisticamente il [[mito]] è a destra. Qui esso è essenziale; ben nutrito, lucente, espansivo, loquace, s'inventa senza tregua. S'impadronisce di tutto: le giustizie, le morali, le estetiche, le diplomazie, le arti domestiche, la Letteratura, gli spettacoli. [...] L'oppresso non è niente, ha in sé una parola sola, quella della propria [[emancipazione]]; l'oppressore è tutto, la sua parola è ricca, multiforme, duttile, padrona di tutti i gradi possibili della dignità [...]. L'oppresso ''fa'' il mondo, ha solo un linguaggio attivo, transitivo (politico); l'oppressore lo conserva, la sua parola è plenaria, intransitiva, gestuale, teatrale: è il [[Mito]]; il linguaggio del primo tende a trasformare, il linguaggio dell'altro a eternare. (pp. 228-229) *Ogni ripudio del [[linguaggio]] è una morte. (p. 232) ==Citazioni su Roland Barthes== *La posizione di Barthes nel corso dei suoi lavori ricorda quello di Azdak ne ''Il Cerchio di gesso del Caucaso'', opera [[Bertolt Brecht|brechtiana]] che pare Barthes abbia amato molto. Vi è qualcosa di spostato, di irregolare: Azdak, furfante divenuto giudice, non è all'altezza del suo posto e, improvvisamente tutto si mette a girare e devia schivando il riconoscimento, la verità stessa. ([[Stephen Heath]]) *Per Barthes, il [[mito]], o per lo meno quello moderno (quello di cui egli si occupa), "è una parola": quindi "può essere mito tutto ciò che subisce le leggi di un discorso", ma d'altra parte "non è qualsiasi parola". ([[Massimo Corsale]]) *Variare porta a modificare, a trasportare, a cambiare di ritmo; il che costituisce un piccolo manuale della pratica di Barthes. Si pensi ad esempio al cambiamento di ritmo di lettura che interviene in modo così decisivo in ''S/Z'' e che dà l'avvio a tutte le variazioni — la pluralità colta in ogni momento — sul testo di [[Honoré de Balzac|Balzac]]. ([[Stephen Heath]]) *Viaggiare, spostarsi: questo è il percorso dei lavori di Barthes. Questa è l'attività del testo, e dei suoi testi. Il testo viaggia, sposta, va alla deriva. Così i testi di Barthes sono accesso, non accesso, movimento a spirale, asse avvolgentesi senza sosta ad ogni impero dei segni; senso, soggetto in processo, giro di scrittura, vertigine dello spostamento: «la vertigine è ciò che non finisce: stacca il senso, lo rimanda a più tardi» (''Réquichot'', p. 18). ([[Stephen Heath]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Roland Barthes, ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1979. *Roland Barthes, ''Miti d'oggi'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1974. *Roland Barthes, ''L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III'', traduzione di Carmine Benincasa, Giovanni Bottiroli, Gian Paolo Caprettini, Daniele De Agostini, Lidia Lonzi, Giovanni Mariotti, Einaudi, Torino, 1995. *Roland Barthes, ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1980. *[[Gianfranco Ravasi]], ''L'incontro. Ritrovarsi nella preghiera'', Oscar Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-63591-8 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Barthes, Roland}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Linguisti francesi]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Semiologi francesi]] s7z4tl6rqv8ylypq54inqkzftfajkjf 1223338 1223337 2022-08-19T15:21:44Z SunOfErat 12245 /* Frammenti di un discorso amoroso */ wikitext text/x-wiki [[File:Roland Barthes.jpg|thumb|Ritratto di Roland Barthes]] '''Roland Barthes''' (1915 – 1980), saggista, critico letterario e semiologo francese. ==Citazioni di Roland Barthes== *Amo gli [[attore|attori]] che recitano tutti i loro ruoli nello stesso modo, se questo modo è al contempo caldo e chiaro. Non amo che un attore si travesta, ed è forse questa l'origine del mio dissidio con il teatro. (da ''Sul teatro'') *Ciò che la [[Pop Art]] vuole è desimbolizzare l'oggetto, dargli l'opacità e l'ottusa caparbietà d'un fatto.<ref>Da ''L'arte, questa vecchia cosa'', in AA. VV., ''PopArt: evoluzione di una generazione'', Electa, Milano, 1980, p. 167.</ref> *Essendo la [[lettura]] una traversata di codici, niente ne può arrestare il viaggio. (da ''S/Z''<ref name=Hea>Citato in [[Stephen Heath]], ''L'analisi Sregolata: Lettura Di Roland Barthes'', traduzione di Patrizia Lombardo, Edizioni Dedalo, Bari, 1977.</ref>) *Ho sempre amato molto il teatro, eppure non ci vado quasi più. È un voltafaccia che insospettisce anche me. Cos'è accaduto? Quando è accaduto? Sono cambiato io o è cambiato il teatro? Non lo amo più o lo amo troppo? (da ''Sul teatro'', a cura di Marco Consolini, Meltemi) *Il mio fantasma: l'[[idiorritmico|idiorritmia]]<br>Un fantasma (o almeno ciò che io definisco tale): un ritorno di desideri, di immagini, che vagano, si cercano in voi, anche per tutta una vita, e spesso si cristallizzano solo attraverso una parola. La parola, significante maggiore, indotto dal fantasma alla sua esplorazione [...] {{sic|[È]}} un fantasma di vita, di regime, di genere di vita, ''diaita'', dieta. Né duale, né plurale (collettivo). Una sorta di solitudine interrotta in un modo definito: il paradosso, la contraddizione, l'aporia di una condivisione delle distanze – l'utopia di un socialismo delle distanze [...].<ref>Citato in Gianfranco Marrone e Marco Consolini, ''Roland Barthes l'immagine, il visibile'', Marcos y Marcos, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=vagano p. 30] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=diaita] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=condivisione]</ref> *Il testo di godimento è assolutamente intransitivo. Pure, la [[perversione]] non basta a definire il godimento; è l'estremo della perversione a definirlo: estremo sempre spostato, estremo vuoto, mobile, imprevedibile. Questo estremo garantisce il godimento: una perversione media si carica ben presto di un gioco di mentalità subalterne: prestigio, ostentazione, rivalità, discorso, parate ecc. (da ''Testi di godimento'') *La [[letteratura]] non permette di camminare ma permette di respirare. (da ''Letteratura e significazione'', in ''Saggi critici'') *La letteratura: un codice che bisogna accettare di decifrare.<ref>Da ''Letteratura e discontinuità'', in ''Saggi critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi.</ref> *La [[sapienza]] è nessun potere, un po' di sapere, un po' di intelligenza e quanto più sapore possibile.<ref name="lectio">Da una ''lectio'' inaugurale all'Institut de France; citato in Ravasi, p. 106.</ref> *Lo [[scrittore]] deve considerare i suoi vecchi testi quali altri testi, che egli riprende, cita o deforma, come farebbe di una moltitudine di altri segni. (da ''Drame, Poème, Roman'', 1968<ref name=Hea></ref> ) *Lo [[specchio]] non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso, (che, lo si sa, è la forma). (da ''L'impero dei segni''<ref name=Hea></ref>) *Non occorre essere né cattolici né cristiani, né credenti, né umanisti per essere interessati agli ''Esercizi Spirituali'' di [[Ignazio di Loyola]].<ref>Da ''Sade, Fourier, Loyola''; citato in Ravasi, p. 7.</ref> *Ogni amante è pazzo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 291. ISBN 9788858014165</ref> *Per sfuggire all'alienazione della società presente non rimane che questa via: ''la fuga in avanti''.<ref>Da ''Il piacere del testo'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1980, p. 40.</ref> *Poiché il [[mito]] ruba al linguaggio, perché non rubare al mito?<ref name=Hea></ref> *[[Marcel Proust|Proust]] è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. (da ''Variazioni sulla scrittura'') *Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono. E uno stesso infinito viaggio nell'altra direzione, dalla parte di chi scrive: dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento. Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".<ref>Da ''Variazioni sulla scrittura'', traduzione di Carlo Ossola, Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1999.</ref> *Quelli che trascurano di [[rilettura|rileggere]] si condannano a leggere sempre la stessa storia. (da ''S/Z''<ref>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref>) *Scrivere significa scuotere il senso del mondo, disporvi un'interrogazione indiretta alla quale lo scrittore, con un'ultima sospensione, si astiene dal rispondere. La risposta è data da chiunque vi rechi la propria libertà; ma poiché questa muta la risposta del mondo allo scrittore è infinita: non si smette mai di rispondere a ciò che è stato scritto fuori da ogni risposta: i significati passano, la domanda resta.<ref>Da ''Scritti critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Torino, Einaudi, 1966, p. 11.</ref> *Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che non si sa: questo si chiama cercare.<ref name="lectio" /> ==''L'ovvio e l'ottuso''== *[...] lo statuto particolare dell'immagine fotografica: ''è un messaggio senza codice.'' (''Il messaggio fotografico'', p. 7) *Che cos'è il [[colore]]? Un godimento [...] come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero. (''Cy Twombly o «Non multa sed multum»'', pp. 165-166) *È cambiato il soggetto umano: l'interiorità, l'intimità, la solitudine hanno perso il loro valore, l'individuo è sempre più diventato gregario, vuole musiche collettive, massicce, spesso parossistiche, espressione del ''noi'', più che dell'''io''. (''Amare Schumann'', p. 281) ==''La camera chiara''== *La vita è fatta di piccole [[solitudine|solitudini]]. (da ''La camera chiara'') *Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. (da ''La camera chiara'') *{{NDR|Il [[colore]] è}} un'intonacatura apposta successivamente sulla verità originaria del Bianco e Nero. Il Colore è per me un belletto, un ''make-up'' (come quello fatto ai cadaveri).<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1998, p. 82; citato in David Batchelor, ''Cromofobia. Storia della paura del colore'', traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 59. ISBN 9788842497684</ref> *Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile. (da ''La camera chiara'') *La società si adopera per far rinsavire la Fotografia, per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda.<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', Torino, Einaudi, p. 117.</ref> ==''Frammenti di un discorso amoroso''== *"Nell'amorosa quiete delle tue braccia"<br>{{maiuscoletto|abbraccio}} Per il soggetto, il gesto dell'[[abbraccio]] amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l'essere amato.<br>1. Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.<br>2. Tuttavia nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l'indistinta sensualità dell'abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l'adulto si sovrappone al bambino e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità. (L'innamorato potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros).<br>3. Momento dell'affermazione, per un po', anche se limitatamente, disordinatamente, qualcosa è andato per il verso giusto: sono stato appagato (tutti i desideri aboliti attraverso la pienezza del loro soddisfacimento): l'appagamento esiste, e io lotterò senza tregua per ottenerlo di nuovo: attraverso tutti i meandri della storia amorosa, mi ostinerò a voler ritrovare, rinnovare, la contraddizione, la contrazione, dei due abbracci. (''Nell'amorosa quiete delle tue braccia'', pp. 13-14) *{{maiuscoletto|[[abito]]}} Ogni fenomeno emotivo suscitato o alimentato dal vestito che il soggetto ha indossato in occasione dell'incontro amoroso o che indossa nell'intento di sedurre l'oggetto amato. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *È come se alla fine di ogni [[toilette]], vi fosse sempre, compreso nell'eccitazione che essa suscita, il corpo ucciso, imbalsamato, laccato, imbellito alla maniera di una vittima. Vestendomi, io faccio bello ciò che sta per essere guastato dal desiderio. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *{{maiuscoletto|[[adorabile]]}} Non riuscendo a precisare la specialità del suo desiderio per l'essere amato, il soggetto amoroso non trova di meglio che questa parola un po' stupida: ''adorabile''! (''«Adorabile!»'', p. 17) *2. Con una logica tutta particolare, il soggetto amoroso sente l’altro come un Tutto (come se si trattasse della Parigi autunnale) e, al tempo stesso, questo Tutto gli sembra comportare un resto, che egli non può esprimere. È soltanto l’altro a produrre in lui una visione estetica: egli lo elogia per il fatto di essere perfetto, si gloria per averlo scelto perfetto; immagina che l’altro voglia essere amato, come vorrebbe esserlo lui stesso, non già per questa o quella sua qualità, ma per ''tutto'', e questo tutto glielo concede sottoforma di una parola vuota, giacché Tutto non potrebbe inventariarsi senza senza sminuirsi: all'infuori del ''tutto'' dell’affetto, in ''Adorabile!'' non è contenuta nessuna qualità. Tuttavia, esprimendo tutto, ''adorabile'' esprime anche ciò che manca al tutto; la parola vuole designare lo spazio dell’altro in cui viene ''specialmente'' a innestarsi il mio desiderio, ma questo spazio non è designabile; io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso, esso cincischierà nel tentativo di esprimerlo, ma io non potrò mai produrre altro che una parola vuota, la quale è come il grado zero di tutti gli spazi in cui si forma il desiderio specialissimo che io ho di quell'altro là (e non di un altro). (''«Adorabile!»'', p. 18) *''Adorabile'' vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: «È questo! È esattamente questo, che io amo!» Tuttavia, più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può produrre altro che un improprio dell'enunciato. (''«Adorabile!»'', p. 19) *{{maiuscoletto|affermazione}} Nonostante tutto, il soggetto amoroso afferma l'amore come ''valore''. (''L'Intrattabile'', p. 20) *Mi si dice: questa specie d'amore non da frutti. Ma co- ime poter ''valutare'' ciò che fruttifica? Perché ciò che dà frutti è un Bene? Perché ''durare'' è meglio che ''bruciare''? (''L'Intrattabile'', p. 21) *2. Stamattina, devo scrivere con urgenza una lettera “importante” – dalla quale dipende il successo d’una certa iniziativa; scrivo invece una lettera d’amore – che non spedisco. Abbandono allegramente tristi incombenze, ragionevoli scrupoli, comportamenti reattivi imposti dal mondo, a beneficio d’un compito inutile, derivato da un Dovere luminoso: il Dovere amoroso. Con discrezione, faccio delle cose pazze; sono l’unico testimone della mia follia. Quello che l'[[amore]] mette a nudo in me è l’''energia''. Tutto ciò che faccio ha un senso (posso perciò ''vivere'' senza lamentarmi), ma questo senso è una finalità inafferrabile: esso non è altro che la coscienza della mia forza. Le inflessioni dolenti, colpevoli, tristi, tutto il reattivo della mia vita d’ogni giorno è sconvolto. (''L'Intrattabile'', p. 21) *{{maiuscoletto|alterazione}} Produzione breve, nel campo amoroso, d'una controimmagine dell'oggetto amato. Sulla base di episodi trascurabili o di minimi connotati, il soggetto vede l'immagine buona alterarsi improvvisamente e rovesciarsi. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *Sul volto perfetto e come imbalsamato dell'altro (a tal punto esso mi affascina), scorgo tutt'a un tratto un punto di corruzione. Questo punto è minuscolo: un gesto, una parola, un oggetto, un vestito, qualcosa d'insolito che emerge (che prende risalto) da una regione di cui non avevo mai sospettato l'esistenza, e che bruscamente unisce l'oggetto amato a un mondo ''piatto''. L'altro, di cui devotamente lodavo l'eleganza e l'originalità, sarebbe dunque volgare? Egli fa un gesto ed ecco che in lui si disvela un'altra razza. Sono ''sbigottito'': avverto un controritmo: qualcosa come una sincope nella bella frase dell'essere amato, il rumore di uno strappo nel liscio involucro dell'Immagine. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *{{maiuscoletto|[[angoscia]]}} A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento – sentimento che egli esprime con la parola ''angoscia''. (''Agony'', p. 27) *Lo [[psicosi|psicotico]] vive nel timore del crollo (di cui le diverse psicosi non sarebbero altro che le difese). Ma «la paura clinica del crollo è la paura d’un crollo che è già stato subito (''primitive agony'') [...] e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto».<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''La crainte de l'effrondement'', p. 75.</ref> Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l’angoscia d’amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato. Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: «Non essere più angosciato, tu l’hai già perduto(a)». (''Agony'', p. 27) *{{maiuscoletto|[[annullamento]]}} Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l'oggetto amato sotto il volume dell'amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l'[[amore]], non l'oggetto. (''Amare l'amore'', p. 28) *Basta che, in un lampo, io veda l'altro nelle vesti d'un oggetto inerte, come impagliato, perché trasferisca il mio desiderio da questo oggetto annullato al mio stesso desiderio; io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è più che il suo accessorio. Mi esalto al pensiero di una così nobile causa, che non tiene nel minimo conto la persona che ho preso a pretesto (questo è almeno quanto mi dico, felice di potermi innalzare sminuendo l'altro): io sacrifico l'immagine all'Immaginario. E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all'altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell'Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la [[perdita]] dell'amore, non già la perdita di questa o quella persona. (''Amare l'amore'', p. 28) *{{maiuscoletto|[[appagamento]]}} Il soggetto ricerca, con ostinazione, la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere. (''«Tutte le voluttà della terra»'', p. 30) *{{maiuscoletto|[[ascesi]]}} Sia che si senta colpevole nei confronti dell'essere amato, sia che voglia impressionarlo mostrandogli la sua infelicità, il soggetto amoroso abbozza una condotta ascetica di autopunizione (regime di vita, abiti, ecc.). (''Essere ascetici'', p. 32) *1. Dato che sono colpevole di questo e di quello (io ho, io trovo cento ragioni per esserlo), io mi punisco, mortifico il mio corpo: mi faccio tagliare i capelli cortissimi, nascondo il mio sguardo dietro a degli occhiali scuri (come se dovessi entrare in convento), mi consacro allo studio di una scienza seria e astratta. Come un monaco, mi alzerò presto per mettermi al lavoro mentre è ancora notte. Sarò molto paziente, un po' triste, in poche parole, ''degno'', come si addice all'uomo risentito. Mostrerò istericamente il mio [[lutto]] (il lutto che io m'immagino) attraverso il mio vestito, il taglio dei miei capelli, la regolarità delle mie abitudini. Sarà un piacevole romitaggio, un ritiro spirituale necessario al buon funzionamento di un patetico discreto. (''Essere ascetici'', p. 32) *2. L'[[ascesi]] (la velleità d'ascesi) è rivolta all'altro: voltati, guardami, renditi conto di cosa stai facendo di me. È un ricatto morale: io metto di fronte all'altro la figura della mia propria scomparsa, quale essa sicuramente avrà luogo se lui non cede (a che cosa?). (p. 32, ''Essere ascetici'') *{{maiuscoletto|[[assenza]]}} Ogni episodio di linguaggio che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato – quali che siano la causa e la durata – e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono. (''L'assente'', p. 33) *Orbene, l'unica [[assenza]] è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza, sempre sul punto di mettersi in viaggio; egli è, per vocazione, migratore, errante; io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, ''in giacenza'', come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione. L'assenza amorosa è possibile in un solo senso e non può essere espressa che da chi resta - e non da chi parte: ''io'', sempre presente, non si costituisce che di fronte a ''te'', continuamente assente. Esprimere l'assenza equivale a significare di colpo che il posto del soggetto e il posto dell'altro non possono essere permutati; è come dire: «Sono meno amato di quanto io ami». (''L'assente'', p. 33) *2. Storicamente, il discorso dell'assenza viene fatto dalla Donna: la Donna è sedentaria, l'Uomo è vagabondo, viaggiatore; la Donna è fedele (aspetta), l'uomo è cacciatore (cerca l'avventura, fa la corte). È la Donna che dà forma all'assenza, che ne elabora la finzione, poiché ha il tempo per farlo; essa tesse e canta; le Tessitrici, le Canzoni cantate al telaio esprimono al tempo stesso l'immobilità (attraverso il ronzio dell'Arcolaio) e l'assenza (in lontananza, ritmi di viaggio, onde marine, cavalcate). Ne consegue che in ogni uomo che esprime l'assenza dell'altro si manifesta l'elemento ''femminino'': l'uomo che attende e che soffre è miracolosamente femminizzato. Un uomo è femminizzato non perché è invertito, ma perché è innamorato. (Mito e utopia: come l'origine è appartenuta, così anche l'avvenire apparterrà ai soggetti ''in cui vi è del femminino''). (''L'assente'', pp. 33-34) *3. Talvolta mi succede di sopportare bene l'assenza. lo sono allora ''normale'': sono in linea col modo in cui ''tutti'' sopportano la separazione da una ''persona cara''; mi conformo con cognizione all'addestramento attraverso cui sono stato abituato assai per tempo ad essere separato da mia madre – ciò che tuttavia, in principio, non mancò di essere doloroso (per non dire sconvolgente). Agisco da soggetto ben svezzato: ''aspettando'', so nutrirmi di altre cose che non siano solamente il seno materno.<br>Questa assenza ben sopportata non è altro che l'oblio. A intermittenza, io sono infedele. È la condizione per la mia sopravvivenza; poiché se io non dimenticassi, morirei. L'innamorato che non dimentica ''qualche volta'', muore per eccesso, fatica e tensione di memoria (come [[Johann_Wolfgang_von_Goethe#I_dolori_del_giovane_Werther|Werther]]). (''L'assente'', p. 34) *Come! {{sic|il}} desiderio non è forse sempre lo stesso, sia che l'oggetto sia presente o assente? L'oggetto non è forse ''sempre'' assente? - Non si tratta dello stesso struggimento: vi sono due parole: ''Póthos'', per il desiderio dell'essere assente, e ''Hímeros'', più ardente, per il desiderio dell'essere presente. (''L'assente'', p. 35) *5. All'assente, io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l'altro è assente come referente e presente come allocutore. Da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fra due tempi: il tempo della referenza e il tempo dell'allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacché mi rivolgo a te). Io so allora che cos'è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura.<br>[...] Questa messa in scena di linguaggio allontana la morte dell'altro: un brevissimo momento, si dice, separa il tempo in cui il bambino crede sua madre ancora assente da quel lo in cui la crede già morta. Manipolare l'assenza significa far durare questo momento, ritardare il più a lungo possibile l'istante in cui l'altro potrebbe, dall'assenza, piombare bruscamente nella morte. (p. 35, ''L'assente'') *L'[[Assenza]] è la figura della privazione; io desidero e ho bisogno simultaneamente. Il desiderio si spegne sul bisogno: questo è il fatto ossessionante del sentimento amoroso. (''L'assente'', p. 36) *L'assenza dell'altro mi tiene la testa sott'acqua; poco a poco, io soffoco, la mia aria si fa più rarefatta: ed è attraverso quest'asfissia che io ricostituisco la mia ''verità'' e preparo l'Intrattabile dell'amore. (''L'assente'', p. 37) *{{maiuscoletto|atopos}} Il soggetto amoroso riconosce l'essere amato come «atopos» (qualifica attribuita a Socrate dai suoi interlocutori), cioè inclassificabile, dotato di una originalità sempre imprevedibile. (''Atopos'', p. 38) *L'altro che io amo e che mi affascina è ''atopos''. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità dei mio desiderio. È la figura della mia verità; esso non può essere fissato in alcun stereotipo (che è la verità degli altri).<br>Tuttavia, durante la mia vita, io ho amato o amerò più volte. Questo significherebbe dunque che il mio desiderio, per quanto speciale, si fissa su un tipo? Il mio desiderio è dunque classificabile? C'è, mi domando, fra tutti gli esseri che ho amato, un solo tratto comune che, per quanto tenue (un naso, una pelle, un qualcosa), mi permetta di dire: {{sic|ecco}} il mio tipo! «È esattamente il mio tipo», «Non è affatto il mio tipo»: frase da dongiovanni; l'innamorato è dunque soltanto un dongiovanni più difficile che per tutta la vita cerca il "suo tipo"? In quale parte del corpo avverso devo leggere la mia verità? (''Atopos'', p. 38) *Essendo atopico, l'altro fa tremare il linguaggio: non si può parlare ''di'' lui, ''su'' lui; qualsiasi attributo è falso, doloroso, goffo, imbarazzante: l'altro è ''inqualificabile'' (e questo sarebbe il vero significato di ''atopos''). (''Atopos'', p. 39) *3. Di fronte alla brillante originalità dell'altro, io non mi sento mai "atopos", ma semmai classificato (come un dossier fin troppo noto). Talvolta, riesco però a sospendere il gioco delle immagini ineguali («Perché mai non posso essere anch'io originale, forte quanto l'altro?»); indovino che la vera originalità non è né in me né nell'altro, ma nella nostra stessa relazione. Ciò che bisogna conquistare è l'originalità della relazione. La maggior parte delle ferite d'amore me le procura lo stereotipo: io sono costretto, come tutti, a far la parte dell'innamorato: ad essere geloso, trascurato, frustrato come gli altri. Ma quando la [[relazione]] è originale, lo stereotipo viene sconvolto, superato, evacuato, e la gelosia, ad esempio, non ha più luogo d'essere in questo rapporto senza luogo, senza ''topos'', senza ''topo'' - senza discorso. (''Atopos'', p. 39) *{{maiuscoletto|[[attesa]]}} Tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni). (''L'attesa'', p. 40) *1. Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. (''L'attesa'', p. 40) *2. Vi è una scenografia dell'attesa: io la organizzo, la manipolo, ritaglio un pezzo di tempo in cui mimerò la perdita dell'oggetto amato e provocherò tutti gli effetti di un piccolo lutto. Tutto questo avviene dunque come in una recita. (''L'attesa'', p. 40) *Questa è la recita; essa può essere abbreviata dall'arrivo dell'altro; se arriva in primo, l'accoglienza è calma; se arriva in secondo, avviene una «scenata»; se arriva in terzo, vi è la riconoscenza, l'atto di grazia: io respiro nuovamente a pieni polmoni, come Pelléas allorché, uscendo dal sotterraneo, ritrova la vita, il profumo delle rose. (''L'attesa'', p. 41) *4. L'essere che io aspetto non è reale. Come il seno materno per il poppante, «io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui»<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''Jeu et Réalité'', 34 e 21.</ref>: l'altro viene là dove io lo sto aspettando, là dove io l'ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l'attesa è un delirio. (''L'attesa'', p. 41) *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. (''L'attesa'', p. 42) *5. «Sono innamorato? - Sì, poiché sto aspettando». L'altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell'innamorato non è altro che: ''io sono quello che aspetta. (''L'attesa'', p. 42) *6. Un mandarino era innamorato di una cortigiana. «Sarò vostra, - disse lei, - solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra». Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n'andò. (''L'attesa'', p. 42) *{{maiuscoletto|[[capire]]}} Sentendo improvvisamente l'episodio amoroso come un groviglio di motivazioni inspiegabili e di situazioni senza vie d'uscita, il soggetto esclama: «''Voglio capire (che cosa mi sta capitando)!''» (''«Voglio capire»'', p. 43) *1. Che cosa penso dell'[[amore]]? - In fondo, non penso niente. Certo, vorrei sapere ''che cos'è'', ma, vivendolo dal di dentro, lo vedo in quanto esistenza, non in quanto essenza. [...] Naturalmente, la riflessione mi è consentita, ma, siccome questa riflessione viene subito trascinata nel ribollimento delle immagini, essa non muta mai in riflessività: escluso dalla logica (che presuppone dei linguaggi estranei gli uni agli altri), non posso pretendere di poter ''pensare con lucidità''. E così, se anche continuassi a discettare sull'amore per un anno intero, potrei solamente sperare di riuscire ad afferrarne il concetto «per la coda»: flashes, formule, espressioni a effetto sparse nel copioso fluire dell'Immaginario; io mi trovo nel ''posto sbagliato'' dell'amore, che è poi il suo punto più in vista; dice un [[proverbio]] cinese: «Il punto più in ombra, si trova sempre sotto la lampada».<ref>{{maiuscoletto|[[Theodor Reik|Reik]]}}: Proverbio citato da Reik, 184.</ref> (''«Voglio capire»'', p. 43) *{{maiuscoletto|[[catastrofe]]}} Crisi violenta durante la quale il soggetto, sentendo la situazione amorosa come un vicolo cieco, una trappola da cui non potrà mai più uscire, si vede destinato a una totale distruzione di sé. (''La catastrofe'', p. 45) *1. Vi sono due tipi di disperazione: la disperazione pacata, la rassegnazione attiva («lo vi amo come bisogna amare: nella disperazione»), e la disperazione violenta: un bel giorno, in seguito a un incidente qualsiasi, mi chiudo nella mia stanza e scoppio in lacrime: sono in balia di una forza che mi soverchia, asfissiato dal dolore; il mio corpo s'irrigidisce e si contrae: come in un lampo, freddo e tagliente, io vedo la distruzione a cui sono condannato. Tutto ciò non ha niente di paragonabile alla prostrazione insidiosa, ma in fondo molto civile, degli amori difficili; non c'è alcun rapporto con l'annichilimento in cui si viene a trovare il soggetto abbandonato: qui, sono come folgorato, ma lucido. La sensazione che provo è quella di una vera e propria catastrofe: «''Ecco, "sono veramente fottuto!''» (''La catastrofe'', p. 45) *{{maiuscoletto|[[circoscrivere]]}} Per ridurre la propria infelicità, il soggetto ripone la sua speranza in un metodo di controllo che gli dovrebbe permettere di circoscrivere i piaceri che la relazione amorosa gli dà: da una parte, continuare a tenersi questi piaceri, approfittarne pienamente, e, dall'altra, mettere in una parentesi d'impensato le larghe zone depressive che separano questi piaceri: ''dimenticare'' l'essere amato al di fuori dei piaceri che esso dà. (''Laetitia'', p. 47) *1. Cicerone, prima, e Leibniz, poi, hanno contrapposto ''gaudium'' e ''laetitia''<ref>{{maiuscoletto|[[Leibniz]]}}: ''Nuovi saggi sull'intelletto umano'', XX e 296.</ref>''Gaudium'' è il «piacere che l'anima prova quando considera sicuro il possesso di un bene presente o futuro, ed un bene è in nostro possesso quando è in nostro potere il poterne godere quando lo vogliamo». ''Laetitia'' è un piacere allegro, «uno stato nel quale il piacere predomina in noi» [...]. ''Gaudium'' è ciò che io vagheggio: godere di un possesso perpetuo. Ma non potendo ottenere ''Gaudium'', da cui troppi ostacoli mi separano, considero l'eventualità di ripiegare su ''Laetitia''. (''Laetitia'', p. 47) *{{maiuscoletto|[[colpe]]}} In un qualsiasi episodio trascurabile della vita d'ogni giorno, il soggetto crede di aver mancato nei confronti dell'essere amato e prova per questo un sentimento di colpevolezza. (''Colpe'', p. 49) *2. Ogni incrinatura nella Devozione è una colpa: questa è la regola della ''Cortezia''. Questa colpa prende corpo quando io abbozzo un semplice gesto d'indipendenza nei confronti dell'oggetto amato; ogni volta che, per spezzare l'asservimento, cerco di «sganciarmi» (è il consiglio unanime dei mondo), io mi sento colpevole. E perciò, paradossalmente, io sono colpevole di alleggerire il peso, di ridurre l'ingombro esagerato della mia devozione, in poche parole di «riuscire» (secondo il mondo); insomma, ciò che mi fa paura è di essere forte e ciò che mi rende colpevole è la padronanza (o il suo semplice gesto). (''Colpe'', p. 50) *{{maiuscoletto|[[compassione]]}} Il soggetto prova un sentimento di compassione nei riguardi dell'oggetto amato ogni volta che lo vede, lo sente o lo sa infelice o minacciato da qualcosa che è estraneo alla relazione amorosa in sé. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *{{NDR|[[compassione]]}} «[...] più giustamente si dovrebbe chiamare unipassione, dolore all'unisono -, noi dovremmo odiarlo se lui, come Pascal, trova se stesso odioso» [...] Ora, per quanto grande sia la forza dell'amore, questo non avviene: sono commosso, angosciato, poiché è terribile veder soffrire le persone a cui si vuol bene, ma, al tempo stesso, rimango asciutto, impenetrabile. La mia, è un'identificazione imperfetta: sono una Madre (l'altro mi dà delle preoccupazioni), ma una Madre carente; [...] Giacché, proprio mentre m'identifico «sinceramente» nell'infelicità dell'altro, ciò che vedo in questa infelicità è che essa si manifesta ''senza di me'' e che, essendo infelice di per sé, l'altro mi abbandona: se egli soffre senza che io ne sia la causa, vuol dire che per lui io non conto: la sua sofferenza mi annulla nella misura in cui lo pone fuori della mia portata. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *2. Di conseguenza, le cose si rovesciano: dato che l'altro soffre senza di me, perché io dovrei soffrire al suo posto? La sua infelicità lo porta lontano da me e io finirei per sfiancarmi cercando di corrergli dietro, senza poter mai sperare di raggiungerlo, di entrare in coincidenza con lui. Dunque, stacchiamoci un po', impariamo a tenerci a una certa distanza. (''«Ho male all'altro»'', pp. 51-52) *{{maiuscoletto|[[comportamento]]}} Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? (''«Che fare?»'', p. 53) *2. Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). (''«Che fare?»'', p. 53) *{{maiuscoletto|[[connivenza]]}} Il soggetto s'immagina di stare parlando dell'essere amato con una persona rivale, e questa immagine, curiosamente fa nascere in lui un piacevole senso di complicità. (''La connivenza'', p. 55) *Finalmente posso parlare dell'altro ''con chi se ne intende''; si verifica una parità di sapere, un piacere d'inclusione; parlandone, l'oggetto non viene né estraniato né lacerato; egli resta interno al discorso duale, che anzi lo preserva. Io coincido con l'Immagine e al contempo con questo secondo specchio che riflette ciò che io sono (sul volto del rivale io leggo la mia paura, la mia gelosia). (p. 55, ''La connivenza'') *3. La [[gelosia]] è un'equazione a tre termini permutabili (indecidibile): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'''odiosamato'' (il «rivale») è ''anche'' amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina (vedi ''L'eterno marito'', di [[Dostoevskij]]). (''La connivenza'', p. 56) *{{maiuscoletto|[[contatti]]}} La figura fa riferimento ad ogni discorso interiore suscitato da un contatto furtivo con il corpo (e più precisamente con la pelle) dell'essere amato. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *1. Il dito di [[I dolori del giovane Werther|Werther]] sfiora inavvertitamente il dito di Carlotta; i loro piedi, sotto il tavolo, si incontrano.<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: p. 57.</ref> Werther potrebbe astrarsi dal senso di questi episodi casuali; egli potrebbe concentrarsi corporalmente su quelle minuscole zone di contatto e, come un feticista, provare piacere per questo o quel pezzetto di dito o di piede inerte, ''senza preoccuparsi della risposta'' (come Dio - è la sua etimologia -, il Feticcio non risponde). Ma, per l'appunto, Werther non è pervertito, ma innamorato: egli dà un senso, sempre, ovunque, a proposito di niente, ed è proprio il senso che lo fa fremere: egli si trova nel braciere del senso. Per l'innamorato, ogni contatto pone il problema della risposta: egli chiede alla pelle di rispondere. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *{{maiuscoletto|[[contingenze]]}} Avvenimenti insignificanti, fatti fortuiti, traversie, inezie, meschinerie, quisquilie, episodi della vita amorosa; qualsiasi nucleo fattuale che ostacoli l'aspirazione alla felicità del soggetto amoroso, come se il caso tramasse contro di lui. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *2. L'episodio è trascurabile (esso è sempre trascurabile) ma attirerà tutto il mio linguaggio. Io lo trasformo subito in un avvenimento importante, 'pensato'' da qualcosa che assomiglia al destino. È una cappa che mi cade addosso e che trascina con s‚ tutto. Innumerevoli e vaghe circostanze finiscono così col tessere il velo nero della Maya, la tappezzeria delle illusioni, dei significati, delle parole. Io mi metto a ''classificare'' quello che mi sta capitando. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *(Per me, l'episodio è un segno, non un indizio: l'elemento di un sistema, non l'efflorescenza di una causalità). (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 60) *{{maiuscoletto|[[corpo]]}} Ogni pensiero, ogni emozione, ogni interesse suscitato nel soggetto amoroso dal corpo amato. (p. 61, ''Il corpo dell'altro'') *1. Il suo corpo era diviso: da una parte, il corpo vero e proprio - la sua pelle, i suoi occhi - tenero, caldo, e, dall'altra, la sua voce, breve, trattenuta, soggetta ad accessi di lontananza, la sua voce, che non dava ciò che dava il suo corpo. O anche: da una parte, il suo corpo morbido, tiepido, languido al punto giusto, con una sottile peluria, fintamente goffo, e, dall'altra, la sua voce - la voce, sempre la voce - sonora, nitida, mondana, ecc. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *''[[Scrutare]]'' vuol dire ''frugare'': io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista (sono come quei bambini che smontano una sveglia per sapere che cos'è il tempo). Questa operazione viene condotta in maniera fredda e stupita; sono calmo, attento, come se fossi davanti a uno strano insetto di cui improvvisamente non ho ''più paura''. Certe parti del corpo sono particolarmente adatte a questa ''osservazione'': le ciglia, le unghie, l'attaccatura dei capelli, gli oggetti molto particolari. P- evidente che in quel momento io sto feticizzando un morto. La prova è data dal fatto che, se il corpo che sto scrutando si scuote dalla sua inerzia, se si mette ''a fare qualcosa'', il mio desiderio cambia; se, per esempio, vedo l'altro ''pensare'', il mio desiderio cessa di essere perverso e ridiventa immaginario: io ritorno a un'Immagine, a un Tutto: io amo di nuovo. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *(Io guardavo tutto del suo volto, del suo corpo, con distacco: le sue ciglia, l'unghia del suo alluce, la sottigliezza delle sue sopracciglia, delle sue labbra, il colore di smalto dei suoi occhi, un certo neo, un certo modo di tenere le dita fumando; ero affascinato - dato che, alla fin fine, la fascinazione non altro è che il punto estremo del distacco - da quella specie di statuina colorata, smaltata, vetrificata, nella quale potevo leggere, senza capirci nulla, ''la causa del mio desiderio''). (''Il corpo dell'altro'', p. 62) *{{maiuscoletto|[[cuore]]}} Questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono. (''Il cuore'', p. 63) *3. Il cuore, è ciò che io credo di donare. Ogni volta che questo dono mi viene restituito, allora non basta dire, come Werther, che una volta tolto tutto l'ingegno che mi si attribuisce e di cui non mi curo, il cuore è ciò che resta di me: il cuore è ciò che ''mi'' resta, e questo cuore che mi pesa e il cuore greve: greve per il rigurgito che l'ha riempito (solo gl'innamorati e i bambini hanno il cuore greve). (''Il cuore'', p. 63) *{{maiuscoletto|[[dedica]]}} Episodio di linguaggio che accompagna ogni regalo amoroso, sia esso reale o progettato, e, più in generale, ogni gesto, effettivo o interiore, per mezzo del quale il soggetto dedica qualche cosa all'essere amato. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] d'amore è solenne; trascinato dall'insaziabile metonimia che disciplina la vita immaginaria, io mi traspongo tutt'intero in esso. Attraverso questo oggetto, io ti do il mio Tutto, io ti tocco con il mio fallo; è per questo che io sono follemente eccitato, che corro da un negozio all'altro, che mi ostino a cercare il feticcio che vada bene, il feticcio splendente, riuscito, che si adatterà ''perfettamente'' al tuo desiderio. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] è contatto, sensualità: tu stai per toccare ciò che io ho toccato: una terza pelle ci unisce. (''La dedica'', p. 65) *5. Quantunque sia incapace di enunciarsi, di enunciare, l'amore vuole nondimeno clamarsi, declamarsi, scriversi ovunque: "all'acqua, all'ombra, ai monti, ai fiori, all'erbe, ai fonti, all'eco, all'aria, ai venti..." Basta che il soggetto amoroso crei o costruisca qualcosa, che subito è colto da una pulsione di [[dedica]]. Tutto ciò che fa, subito, e ancora prima che sia finito, egli vuole donarlo alla persona che ama, per la quale ha lavorato o lavorerà. La scritta del nome dirà per chi è il dono.<ref>{{maiuscoletto|[[Le nozze di Figaro]]}}: aria di Cherubino (atto I)</ref> (''La dedica'', p. 67) *In ''[[Teorema (film)|Teorema]]'' l'«altro» non parla, ma iscrive però qualcosa in tutti coloro che lo desiderano - opera ciò che i matematici chiamano una catastrofe (lo sconvolgimento di un sistema per mezzo di un altro sistema): vero è che quel muto è un angelo. (''La dedica'', p. 69) *{{maiuscoletto|demoni}} Il soggetto amoroso ha talvolta l'impressione di essere posseduto da un demone del linguaggio che lo spinge a farsi del male e a espellersi - secondo le parole di Goethe - dal paradiso che, in altri momenti, la relazione amorosa rappresenta per lui. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *1. Una forza precisa trascina il mio linguaggio verso il male che io posso fare a me stesso: il regime del mio linguaggio è la ruota libera: il linguaggio si morula, senza nessuna idea tattica della realtà. Io cerco di farmi del male, mi espello da solo dal mio paradiso, affannandomi di suscitare in me stesso le immagini (di gelosia, di abbandono, di umiliazione) che possono ferirmi; e quando la ferita è aperta, cerco di mantenerla tale, la alimento con altre immagini, fino a che un'altra ferita non venga a distogliermi da quella. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *2. Il demonio è plurale («Il mio nome è Legione», [[Vangelo secondo Luca|Luca]] 8.30). Quando un demone viene respinto, quando finalmente sono riuscito a imporgli il silenzio (per caso o attraverso la lotta), un altro lì vicino solleva la testa e si mette a parlare<ref>{{maiuscoletto|[[Goethe]]}}: «Noi siamo i nostri propri demoni, noi ci espelliamo dal nostro paradiso» ('Werther'', nota 93 dell'ed. Aubier-Montaigne)]</ref>. La vita demoniaca di un innamorato è simile alla superficie d'una solfatara; delle grandi bolle (roventi e fangose) scoppiano una dopo l'altra; quando una si rompe e s'affloscia, essa ritorna nel magma e subito, più lontano, un'altra si forma, si gonfia. Le bolle «Disperazione», «Gelosia», «Esclusione», «Desiderio», «Incertezza di comportamento», «Terrore di perdere la faccia» (il più malvagio dei demoni) fanno ''ploc' una dopo l'altra, in un ordine indeterminato: è il ''disordine'' della Natura. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *3. Come respingere un demone (vecchio problema)? I demoni, specialmente se sono demoni di linguaggio (e sennò di cos'altro sarebbero?), si combattono con il linguaggio. Io posso quindi sperare di esorcizzare la parola demoniaca che mi è suggerita (da me stesso) sostituendola (posto che io possegga il necessario talento linguistico) con un'altra parola più dimessa (procedo per eufemia). Così credevo di essere finalmente uscito dalla crisi, ma ecco che - favorita da un lungo viaggio in automobile - sono colto da una loquela mentre continuo incessantemente ad agitare nella mia testa il desiderio, il rimpianto e l'aggressione dell'altro; e a queste ferite s'aggiunge lo sconforto di dover constatare che io ''sto avendo una ricaduta''; ma il vocabolario è una vera e propria farmacopea (veleno da una parte, rimedio dall'altra): no, non è una ricaduta, è soltanto un ultimo ''sussulto'' del demone anteriore. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 71) *{{maiuscoletto|de-realtà}} Sensazione di assenza, di riduzione di realtà, provata dal soggetto amoroso nei confronti del mondo. (''Il mondo siderato'', p. 72) *(Il mondo è pieno senza di me, come nella ''[[Jean-Paul Sartre#La_nausea|Nausea]]''; esso gioca alla vita dietro un vetro; il mondo è immerso in un acquario; io lo vedo vicinissimo e tuttavia separato, fatto di un'altra sostanza; cado continuamente fuori di me, senza vertigine, senza annebbiamento, nella ''precisione'', come fossi drogato. [...]) (''Il mondo siderato'', p. 72) *{{NDR|L'[[Italia]]}} Questo paese perde in tutto: abolisce la differenza dei gusti, ma non la divisione delle classi, ecc. (p. 73, ''Il mondo siderato'') *Fino a quando sentirò che il mondo mi è ostile, io gli sarò legato: ''io non sono pazzo''. Ma talvolta, quando ho dato fondo al malumore, mi accorgo di non avere più alcun linguaggio: il mondo non è ''irreale'' (se lo fosse potrei esprimerlo: esiste un'arte dell'irreale che è fra le più alte), ma de-reale: il reale lo ha abbandonato, cosicché io non ho più alcun senso (alcun paradigma) a mia disposizione; ''io non riesco'' a definire i miei rapporti con Coluche, col ristorante, col pittore, con piazza del Popolo. Quale tipo di rapporto posso io avere con un potere, se non ne sono lo schiavo, né il complice, né il testimone? (''Il mondo siderato'', p. 74) *6. Talvolta il mondo mi appare ''irreale'' (io lo esprimo in un modo diverso), talaltra mi appare ''dereale'' (io lo esprimo con difficoltà). Non è (si dice) la stessa riduzione di realtà. Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una ''fantasia'': tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto a una funzione, che è poi l'Immaginario; l'innamorato si separa quindi dal mondo, lo irrealizza perché, su un altro versante, fantasmatizza le peripezie o le utopie del suo amore; si abbandona all'Immagine e, di conseguenza, tutto ciò che è «reale» lo infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita. seduto davanti al manifesto di Coluche, io non «sogno» niente (neanche l'altro); anzi, non sono più nemmeno nell'Immaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè ''insostituibile'': l'Immaginario è (temporaneamente) proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. (''Il mondo siderato'', p. 75) *{{maiuscoletto|[[dichiarazione]]}} Propensione del soggetto amoroso a intrattenere a lungo, con un'emozione contenuta, l'essere amato, a proposito del suo amore, di lui, di sé, di loro: la dichiarazione non verte sulla confessione dell'amore, ma sulla forma, commentata all'infinito, della relazione amorosa. (''Il colloquio'', p. 77) *(Parlare amorosamente, significa dissipare senza limite, senza soluzione di continuità; vuol dire praticare un rapporto senza orgasmo. Forse esiste una forma letteraria di questo ''coitus reservatus'': il preziosismo). (''Il colloquio'', p. 77) *Nessuno ha voglia di parlare dell'amore, se non è ''per'' qualcuno. (''Il colloquio'', p. 78) *{{maiuscoletto|[[dipendenza]]}} Figura nella quale l'opinione intravede la condizione stessa del soggetto amoroso, asservito all'oggetto amato. (''Domnei'', p. 79) *1. La meccanica del vassallaggio amoroso esige una futilità senza fondo<ref>{{maiuscoletto|Cortezia}}: l'amore cortese è fondato sul vassallaggio amoroso (''Domnei'' o ''Donnoi'')</ref>. Questo perché, se si vuole che la dipendenza si manifesti nella sua purezza, bisogna che essa si renda palese nelle circostanze più irrilevanti e diventi qua si vergognosa a forza di pusillanimità: aspettare una telefonata è in un certo senso una dipendenza troppo gravosa<ref>{{maiuscoletto|[[Simposio]]}}: 166.</ref>; bisogna che io la affini, senza limiti: quindi, mi farò il sangue cattivo di fronte allo spettegolare delle comari che, dal farmacista, mi tiene lontano dall'apparecchio a cui sono asservito; e siccome questa telefonata, che io non voglio perdere, mi fornirà qualche nuova occasione di asservimento, si potrebbe dire che io agisco energicamente per preservare proprio lo spazio della dipendenza e per permettere inoltre a questa dipendenza di esercitarsi: io mi smarrisco nella dipendenza ma, ciò che è più - altro tranello -, sono umiliato da questo smarrimento. (''Domnei'', p. 79) *(Se io accetto la mia dipendenza, è perché essa costituisce per me un mezzo per "significare" la mia domanda: nel campo amoroso, la futilità non è una "debolezza" né una "meschinità": essa è un segno di forza: più la cosa è futile, più ha significato e più s'impone come forza). (''Domnei'', p. 79) *{{maiuscoletto|[[disagio]]}} Scena a più persone, nella quale l'implicito del rapporto amoroso agisce come una coartazione e suscita un imbarazzo collettivo che non viene esternato. (''«Con aria imbarazzata»'', p. 81) *{{maiuscoletto|[[dispendio]]}} Figura mediante la quale il soggetto amoroso mira e al contempo esita a situare l'amore in un'economia di puro dispendio, di perdita «per niente». (''L'esuberanza'', p. 83) *1. Alberto, personaggio piatto, morale, conformista, decreta (come chissà quanti prima di lui) che il [[suicidio]] è una viltà. Per Werther, al contrario, il suicidio non è una debolezza, dal momento che esso scaturisce da una tensione<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: 59, 133.</ref>: «Mio caro, se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti?» L'amore-passione è dunque una forza («questa violenza, questa passione irriducibile»), è qualcosa che ricorda la vecchia nozione di ἰσχύς (''ischus'': energia, tensione, forza di carattere) e, più vicino a noi, quella di Dispendio.<ref>{{maiuscoletto|GRECO}}: nozione stoica (''Les Stoïciens'').</ref> (''L'esuberanza'', p. 83) *(Prima un lord e poi un vescovo inglese, rimproverarono a Goethe l'epidemia di suicidi provocati dal ''Werther''. [[Goethe]] rispose in termini propriamente ''economici'': «Il vostro sistema commerciale ha fatto migliaia di vittime; perché non perdonarne qualcuna anche al ''Werther''?»)<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: ''furor wertherinus'', Introduzione, XIX. Risposta di Goethe: Introduzione, XXXII (ed. Aubier-Montaigne).</ref> (''L'esuberanza'', p. 84) *3. Il discorso amoroso non è proprio privo di calcoli: io ragiono, certe volte calcolo, sia per ottenere una certa soddisfazione, o per evitare un certo dolore, sia per rappresentare interiormente all'altro, in un moto di stizza, i tesori d'ingegnosità che io dilapido ''per niente'' in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire, convincere, ecc.). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale: il Dispendio è aperto, all'infinito, la forza deriva, senza nessuna finalità (l'oggetto amato non è una meta: è un oggetto-cosa, non un oggetto-termine). (''L'esuberanza'', p. 84) *L'esuberanza amorosa è l'esuberanza del fanciullo a cui niente (ancora) viene a contenere l'ostentazione narcisistica, il godimento multiforme. Considerato che il discorso amoroso non è una ''media'' di stati d'animo, questa esuberanza può essere rotta a intervalli da tristezze, avvilimenti, impulsi suicidi; ma un tale squilibrio fa parte di quest'economia nera che mi marchia con la sua aberrazione, e per così dire con il suo lusso sfrenato. (''L'esuberanza'', p. 84) *{{maiuscoletto|[[dramma]]}} Il soggetto amoroso non può scrivere egli stesso il suo romanzo d'amore. Solo una forma molto arcaica potrebbe raccogliere il fatto che lui declama senza però poterlo raccontare. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *Se io tengo un [[diario]], è difficile che questo diario riporti i ''fatti accaduti''. I fatti della vita amorosa sono talmente futili che accedono alla scrittura solo attraverso uno sforzo immenso: ci si scoraggia di scrivere ciò che, ''nello scriversi'', rivela in pieno la propria banalità. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *{{maiuscoletto|[[esilio]]}} Decidendo di rinunziare allo stato amoroso, il soggetto si vede con tristezza esiliato dal proprio Immaginario. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *(La passione [[amore|amorosa]] è un delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è semmai ''la perdita di delirio'': dove porta?) (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *2. Nel [[lutto]] reale, è la «prova di realtà» a mostrarmi che l'oggetto amato ha cessato di esistere. Nel lutto amoroso, l'oggetto non è né morto né lontano. Sono io a decidere che la sua immagine deve morire (e questa morte, io potrò addirittura arrivare a nascondergliela). Per tutto il tempo che durerà questo strano lutto, dovrò portare il peso di due infelicità fra loro contrarie: soffrire per il fatto che l'altro sia presente (e che continui, suo malgrado, a farmi del male) e affliggermi per il fatto che egli sia morto (se non altro, che sia morto quello che io amavo). Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. (Il punto più sensibile di questo lutto è che mi tocca ''perdere un linguaggio'' - il linguaggio amoroso. D'ora innanzi, non ci saranno più i «Ti amo»). (''L'esilio dell'Immaginario'', pp. 87-88) *3. Per quanto io lo rovini, il lutto dell'immagine mi rende angosciato; ma, d'altro lato, per quanto io riesca a dargli buon esito, esso mi rende triste. Se l'esilio dell'Immaginario è la via obbligata per giungere alla «guarigione», allora bisogna convenire che il progresso è triste. Questa tristezza non è una malinconia - o almeno è una malinconia incompleta (niente affatto clinica), giacché non mi rimprovero niente e non sono prostrato. La mia tristezza appartiene a quella frangia della malinconia in cui la perdita dell'essere amato resta astratta.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «In altre circostanze si può invece riscontrare che la perdita è di natura più ideale, Può darsi che l'oggetto non sia morto davvero, ma sia andato perduto come oggetto d'amore...» (''Ibid.'', 104).</ref> Qui, la perdita è doppia: non posso neppure investire la mia infelicità, come quando soffrivo per il fatto di essere innamorato. Allora, io desideravo, sognavo, lottavo; un bene prezioso era dinanzi a me, semplicemente ritardato, il suo possesso era ostacolato da alcuni contrattempi. Adesso non c'è più niente; tutto è calmo, e questo è peggio. Sebbene sia giustificato da un'economia - l'immagine muore affinché io viva -, il lutto amoroso ha sempre uno strascico: una frase viene ripetuta in continuazione: «Che peccato!» (p. 88, ''L'esilio dell'Immaginario'') *Il vero atto del lutto, non è soffrire per la perdita dell'essere amato; è constatare un giorno, sulla pelle della relazione, simile a una minuscola macchia, il sintomo di una morte sicura: per la prima volta, io faccio del male a chi amo, senza volerlo, certo, ma anche ''senza darmi eccessiva pena''. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *5. Io cerco di strapparmi all'Immaginario amoroso: ma, come brace non ancora spenta, sotto l'Immaginario cova la fiamma; esso avvampa di nuovo; ciò che era stato ripudiato risorge; ad un tratto, dalla tomba mal sigillata sale un lungo lamento. (Gelosie, angosce, possessi, discorsi, appetiti, segni: ovunque, il desiderio amoroso ardeva nuovamente. Era come se io avessi voluto stringere per l'ultima volta, allo spasimo, qualcuno che stava per morire - che stavo per far morire: il mio, era un rifiuto di separazione).<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «Questa avversione può essere talmente intensa da sfociare in un estraniamento dalla realtà e in una pertinace adesione all'oggetto, consentita dall'instaurarsi di una psicosi allucinatoria di desiderio» (''ibid.'')</ref><ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: «Poco prima che la perdita si faccia sentire, si può discernere nel bambino, nella eccessiva utilizzazione dell'oggetto transizionale, il rifiuto del timore che questo oggetto perda il suo significato» (''Jeu et Réalité'', 26 sgg.).</ref> (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *{{maiuscoletto|fading}} Prova dolorosa con la quale l'essere amato sembra sottrarsi a qualsiasi contatto, senza neppure rivolgere questa indifferenza enigmatica contro il soggetto amoroso o pronunziarla a beneficio di chiunque altro, sia questo il mondo o un rivale. (''Fading'', p. 90) *Il fading dell'altro, quando si manifesta, mi angoscia perché mi sembra senza causa e senza fine. Come un triste miraggio, l'altro s'allontana, insegue l'infinito e io mi logoro nell'attesa del suo ritorno. (''Fading'', p. 90) *Il fading dell'oggetto amato è il terrificante ritorno della Madre Cattiva, l'inspiegabile ritiro d'amore, la sensazione di sentirsi abbandonati ben nota ai Mistici: Dio esiste, la Madre c'è, ma essi ''non amano più''. Non sono distrutto, ma ''lasciato là'', come un rifiuto. (''Fading'', pp. 90-91) *3. La gelosia fa soffrire meno perché l'altro continua ad essere vivo. Nel fading, l'altro sembra perdere ogni desiderio: egli è preda della Notte. L'altro mi abbandona, ma a questo abbandono fa seguito l'abbandono che a sua volta coglie l'altro<ref>{{maiuscoletto|[[Juan De La Cruz]]}}: «Diciamo ''Notte'' la privazione del gusto nell'appetito di tutte le cose» (citato da Baruzi, 408).</ref>; la sua immagine viene in questo modo lavata, disciolta; niente più mi sostiene, neanche il desiderio che l'altro rivolgerebbe altrove; sono in lutto per un oggetto che è già in lutto (da questo si può capire fino a che punto abbiamo bisogno del desiderio dell'altro, anche se questo desiderio non è rivolto a noi). (''Fading'', p. 91) 7. Sembra che [[Freud]] detestasse il [[telefono]]: proprio lui che invece amava ''ascoltare''<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: [[Martin Freud]], ''Freud, mon père'', 45.</ref> Forse intuiva, presentiva, che la telefonata è sempre una "cacofonia" e che quello che il telefono lascia filtrare è la ''voce falsa'', la comunicazione fasulla. (''Fading'', p. 92) *[...] il telefono non è un valido oggetto transizionale, non è una funicella inerte; il suo significato non è quello del collegamento, ma bensì quello della distanza; la voce amata, stanca, ascoltata per telefono: è il fading in tutta la sua angoscia. Tanto per cominciare, quando questa voce giunge a me, quando essa è là, quando (con molta fatica) continua ad esserci, io non la riconosco mai completamente; si direbbe che essa provenga da dietro una maschera (si dice che le maschere della tragedia greca avessero una funzione magica: dare alla voce un'origine ctonia, deformarla, straniarla, farla arrivare dall'al di là sotterraneo). E, inoltre, l'altro sembra sempre che stia per partire; egli se ne va due volte: attraverso la sua voce e attraverso il suo silenzio: a chi tocca parlare? Cessiamo insieme di parlare: ingombro di due vuoti. ''Sto per lasciarti'', dice ad ogni istante la voce al telefono. (''Fading'', pp. 92-93) *[...] angosciarsi per il telefono: è il segno inequivocabile dell'amore. (''Fading'', p. 93) *{{maiuscoletto|[[fastidio]]}} Sentimento di moderata gelosia che coglie il soggetto amoroso quando vede che l'interesse dell'essere amato è catturato e distolto da persone, oggetti o azioni che ai suoi occhi agiscono come altrettanti rivali secondari. (''L'arancia'', p. 94) *È fastidioso tutto ciò che cancella fugacemente la relazione duale, tutto ciò che altera la complicità e allenta il legame di appartenenza: ''Tu appartieni anche a me'', dice il mondo. (''L'arancia'', p. 94) *{{maiuscoletto|[[festa]]}} Il soggetto amoroso vive ogni incontro con l'essere amato come una festa. (''«Giorni beati»'', p. 96) *{{maiuscoletto|[[gelosia]]}} «Sentimento che nasce nell'amore e che è cagionato dal timore che la persona amata preferisca qualcun altro» ([[Littré]]). *1. Il geloso del romanzo non è [[I dolori del giovane Werther|Werther]]; è il signor Schmidt, il fidanzato di Federica, l'uomo che è sempre di malumore. La gelosia di Werther nasce dalle immagini (vedere Alberto circondare col braccio la vita di Carlotta), non dal pensiero. Ciò si deve al fatto (ed è questa una delle bellezze del libro) che si tratta di una disposizione tragica, e non psicologica. Werther non odia Alberto; è solo che Alberto occupa un posto che lui desidera: Alberto è un avversario (un concorrente, nel senso proprio del termine), non un nemico: egli non è «odioso». Nelle lettere che scrive a Guglielmo, Werther non si dimostra molto geloso. È solo quando dal tono confidenziale della prima parte si passa al racconto finale che la rivalità fra i due diventa acuta, aspra, come se la gelosia prendesse corpo in seguito al semplice passaggio dall'''io'' al ''lui'' [...] (''La gelosia'', p. 97) *[...] se non accetto la spartizione dell'essere amato, io nego la sua perfezione, giacché è proprio della perfezione il fatto di essere [[condivisione|condivisa]]. [...] E così io soffro due volte: prima, per il fatto stesso della spartizione, e poi per la mia incapacità di sopportarne la nobiltà. (''La gelosia'', p. 98) *3. «Quando amo, sono molto esclusivo», dice [[Freud]] (che prenderemo qui come modello della normalità). Essere gelosi è essere conformi alle regole. Rifiutare la gelosia («essere perfetto»), significa quindi trasgredire una legge.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: ''Lettere 1873-1939''.</ref> (''La gelosia'', p. 98) *(Conformismo in senso inverso: è vietato essere gelosi, l'esclusivismo va condannato, si deve vivere in gruppo, ecc. - Attenzione! -, vediamo come stanno realmente le cose: e se mi obbligassi a non essere più geloso per la vergogna d'esserlo? La gelosia è brutta, è borghese: è un fervore indecoroso, uno ''zelo'' - ed è appunto questo zelo che noi rifiutiamo).<ref>{{maiuscoletto|etimologia}}: Ζῆλος (''zễlos''), ''zelosus'', ''geloso''.</ref> (''La gelosia'', p. 98) *4. Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero d'esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri. (''La gelosia'', p. 98) *Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio. (da ''Frammenti di un discorso amoroso'', 1977) *Le [[parola|parole]] non sono mai pazze (tutt'al più sono perverse): è la sintassi che è pazza.<ref>Da ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1979.</ref> ==''Miti d'oggi''== *Pretendo di vivere pienamente la contraddizione del mio tempo, che di un [[sarcasmo]] può fare la condizione della verità. (''Premessa'', p. X) *È probabile che se a nostra volta sbarcassimo su [[Marte (astronomia)|Marte]] quale l'abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la [[Terra]] stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia non sapremmo risolvere qual è il nostro. Infatti perché Marte sia giunto al sapere geografico bisogna pure che abbia avuto anche lui il suo [[Strabone]], il suo [[Jules Michelet|Michelet]], il suo Vidal de la Blanche, e, facendoci sempre più vicini, le stesse nazioni, le stesse guerre, gli stessi scienziati e gli stessi uomini che abbiamo avuto noi. (''Marziani'', p. 34) *La [[Greta Garbo|Garbo]] appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. [...] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura [...]. Il suo appellativo di ''Divina'' mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l'essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza. (pp. 63-64) *Il viso della [[Greta Garbo|Garbo]] è Idea, quello della [[Audrey Hepburn|Hepburn]] è Evento. (p. 64) *Credo che oggi l'[[automobile]] sia l'equivalente abbastanza esatto delle grandi cattedrali gotiche: voglio dire una creazione d'epoca, concepita appassionatamente da artisti ignoti, consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico. (p. 147) *''Il [[mito]] è una parola.'' (p. 191) *Mi si obietteranno mille altri sensi del termine ''mito''. Io ho però cercato di definire delle cose, non delle parole. (nota, p. 191) *È la storia umana che fa passare il reale allo stato di parola. (p. 192) *Ciò che disgusta nel [[mito]] è il ricorso a una falsa natura, il ''lusso'' delle forme significative, come in quegli oggetti che ornano la loro utilità con una apparenza naturale. La volontà di appesantire la significazione di tutte le cauzioni della natura provoca una specie di nausea: il mito è troppo ricco, e di troppo ha appunto la sua motivazione. (nota, p. 207) *La provocazione di un immaginario collettivo è sempre impresa inumana, non solo perché il sogno essenzializza la vita come destino, ma anche perché il sogno è povero ed è la cauzione di un'assenza. (nota, p. 221) *{{NDR|Riferendosi ai "miti dell'Ordine (sociale)"}} Statisticamente il [[mito]] è a destra. Qui esso è essenziale; ben nutrito, lucente, espansivo, loquace, s'inventa senza tregua. S'impadronisce di tutto: le giustizie, le morali, le estetiche, le diplomazie, le arti domestiche, la Letteratura, gli spettacoli. [...] L'oppresso non è niente, ha in sé una parola sola, quella della propria [[emancipazione]]; l'oppressore è tutto, la sua parola è ricca, multiforme, duttile, padrona di tutti i gradi possibili della dignità [...]. L'oppresso ''fa'' il mondo, ha solo un linguaggio attivo, transitivo (politico); l'oppressore lo conserva, la sua parola è plenaria, intransitiva, gestuale, teatrale: è il [[Mito]]; il linguaggio del primo tende a trasformare, il linguaggio dell'altro a eternare. (pp. 228-229) *Ogni ripudio del [[linguaggio]] è una morte. (p. 232) ==Citazioni su Roland Barthes== *La posizione di Barthes nel corso dei suoi lavori ricorda quello di Azdak ne ''Il Cerchio di gesso del Caucaso'', opera [[Bertolt Brecht|brechtiana]] che pare Barthes abbia amato molto. Vi è qualcosa di spostato, di irregolare: Azdak, furfante divenuto giudice, non è all'altezza del suo posto e, improvvisamente tutto si mette a girare e devia schivando il riconoscimento, la verità stessa. ([[Stephen Heath]]) *Per Barthes, il [[mito]], o per lo meno quello moderno (quello di cui egli si occupa), "è una parola": quindi "può essere mito tutto ciò che subisce le leggi di un discorso", ma d'altra parte "non è qualsiasi parola". ([[Massimo Corsale]]) *Variare porta a modificare, a trasportare, a cambiare di ritmo; il che costituisce un piccolo manuale della pratica di Barthes. Si pensi ad esempio al cambiamento di ritmo di lettura che interviene in modo così decisivo in ''S/Z'' e che dà l'avvio a tutte le variazioni — la pluralità colta in ogni momento — sul testo di [[Honoré de Balzac|Balzac]]. ([[Stephen Heath]]) *Viaggiare, spostarsi: questo è il percorso dei lavori di Barthes. Questa è l'attività del testo, e dei suoi testi. Il testo viaggia, sposta, va alla deriva. Così i testi di Barthes sono accesso, non accesso, movimento a spirale, asse avvolgentesi senza sosta ad ogni impero dei segni; senso, soggetto in processo, giro di scrittura, vertigine dello spostamento: «la vertigine è ciò che non finisce: stacca il senso, lo rimanda a più tardi» (''Réquichot'', p. 18). ([[Stephen Heath]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Roland Barthes, ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1979. *Roland Barthes, ''Miti d'oggi'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1974. *Roland Barthes, ''L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III'', traduzione di Carmine Benincasa, Giovanni Bottiroli, Gian Paolo Caprettini, Daniele De Agostini, Lidia Lonzi, Giovanni Mariotti, Einaudi, Torino, 1995. *Roland Barthes, ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1980. *[[Gianfranco Ravasi]], ''L'incontro. Ritrovarsi nella preghiera'', Oscar Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-63591-8 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Barthes, Roland}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Linguisti francesi]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Semiologi francesi]] 7rmxv2ve299pdj69agikehwxy6953si 1223340 1223338 2022-08-19T15:33:36Z SunOfErat 12245 wikitext text/x-wiki [[File:Roland Barthes.jpg|thumb|Ritratto di Roland Barthes]] '''Roland Barthes''' (1915 – 1980), saggista, critico letterario e semiologo francese. ==Citazioni di Roland Barthes== *Amo gli [[attore|attori]] che recitano tutti i loro ruoli nello stesso modo, se questo modo è al contempo caldo e chiaro. Non amo che un attore si travesta, ed è forse questa l'origine del mio dissidio con il teatro. (da ''Sul teatro'') *Ciò che la [[Pop Art]] vuole è desimbolizzare l'oggetto, dargli l'opacità e l'ottusa caparbietà d'un fatto.<ref>Da ''L'arte, questa vecchia cosa'', in AA. VV., ''PopArt: evoluzione di una generazione'', Electa, Milano, 1980, p. 167.</ref> *Essendo la [[lettura]] una traversata di codici, niente ne può arrestare il viaggio. (da ''S/Z''<ref name=Hea>Citato in [[Stephen Heath]], ''L'analisi Sregolata: Lettura Di Roland Barthes'', traduzione di Patrizia Lombardo, Edizioni Dedalo, Bari, 1977.</ref>) *Ho sempre amato molto il teatro, eppure non ci vado quasi più. È un voltafaccia che insospettisce anche me. Cos'è accaduto? Quando è accaduto? Sono cambiato io o è cambiato il teatro? Non lo amo più o lo amo troppo? (da ''Sul teatro'', a cura di Marco Consolini, Meltemi) *Il mio fantasma: l'[[idiorritmico|idiorritmia]]<br>Un fantasma (o almeno ciò che io definisco tale): un ritorno di desideri, di immagini, che vagano, si cercano in voi, anche per tutta una vita, e spesso si cristallizzano solo attraverso una parola. La parola, significante maggiore, indotto dal fantasma alla sua esplorazione [...] {{sic|[È]}} un fantasma di vita, di regime, di genere di vita, ''diaita'', dieta. Né duale, né plurale (collettivo). Una sorta di solitudine interrotta in un modo definito: il paradosso, la contraddizione, l'aporia di una condivisione delle distanze – l'utopia di un socialismo delle distanze [...].<ref>Citato in Gianfranco Marrone e Marco Consolini, ''Roland Barthes l'immagine, il visibile'', Marcos y Marcos, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=vagano p. 30] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=diaita] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=condivisione]</ref> *Il testo di godimento è assolutamente intransitivo. Pure, la [[perversione]] non basta a definire il godimento; è l'estremo della perversione a definirlo: estremo sempre spostato, estremo vuoto, mobile, imprevedibile. Questo estremo garantisce il godimento: una perversione media si carica ben presto di un gioco di mentalità subalterne: prestigio, ostentazione, rivalità, discorso, parate ecc. (da ''Testi di godimento'') *La [[letteratura]] non permette di camminare ma permette di respirare. (da ''Letteratura e significazione'', in ''Saggi critici'') *La letteratura: un codice che bisogna accettare di decifrare.<ref>Da ''Letteratura e discontinuità'', in ''Saggi critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi.</ref> *La [[sapienza]] è nessun potere, un po' di sapere, un po' di intelligenza e quanto più sapore possibile.<ref name="lectio">Da una ''lectio'' inaugurale all'Institut de France; citato in Ravasi, p. 106.</ref> *Lo [[scrittore]] deve considerare i suoi vecchi testi quali altri testi, che egli riprende, cita o deforma, come farebbe di una moltitudine di altri segni. (da ''Drame, Poème, Roman'', 1968<ref name=Hea></ref> ) *Lo [[specchio]] non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso, (che, lo si sa, è la forma). (da ''L'impero dei segni''<ref name=Hea></ref>) *Non occorre essere né cattolici né cristiani, né credenti, né umanisti per essere interessati agli ''Esercizi Spirituali'' di [[Ignazio di Loyola]].<ref>Da ''Sade, Fourier, Loyola''; citato in Ravasi, p. 7.</ref> *Ogni amante è pazzo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 291. ISBN 9788858014165</ref> *Per sfuggire all'alienazione della società presente non rimane che questa via: ''la fuga in avanti''.<ref>Da ''Il piacere del testo'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1980, p. 40.</ref> *Poiché il [[mito]] ruba al linguaggio, perché non rubare al mito?<ref name=Hea></ref> *[[Marcel Proust|Proust]] è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. (da ''Variazioni sulla scrittura'') *Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono. E uno stesso infinito viaggio nell'altra direzione, dalla parte di chi scrive: dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento. Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".<ref>Da ''Variazioni sulla scrittura'', traduzione di Carlo Ossola, Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1999.</ref> *Quelli che trascurano di [[rilettura|rileggere]] si condannano a leggere sempre la stessa storia. (da ''S/Z''<ref>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref>) *Scrivere significa scuotere il senso del mondo, disporvi un'interrogazione indiretta alla quale lo scrittore, con un'ultima sospensione, si astiene dal rispondere. La risposta è data da chiunque vi rechi la propria libertà; ma poiché questa muta la risposta del mondo allo scrittore è infinita: non si smette mai di rispondere a ciò che è stato scritto fuori da ogni risposta: i significati passano, la domanda resta.<ref>Da ''Scritti critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Torino, Einaudi, 1966, p. 11.</ref> *Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che non si sa: questo si chiama cercare.<ref name="lectio" /> ==''L'ovvio e l'ottuso''== *[...] lo statuto particolare dell'immagine fotografica: ''è un messaggio senza codice.'' (''Il messaggio fotografico'', p. 7) *Che cos'è il [[colore]]? Un godimento [...] come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero. (''Cy Twombly o «Non multa sed multum»'', pp. 165-166) *È cambiato il soggetto umano: l'interiorità, l'intimità, la solitudine hanno perso il loro valore, l'individuo è sempre più diventato gregario, vuole musiche collettive, massicce, spesso parossistiche, espressione del ''noi'', più che dell'''io''. (''Amare Schumann'', p. 281) ==''La camera chiara''== *La vita è fatta di piccole [[solitudine|solitudini]]. (da ''La camera chiara'') *Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. (da ''La camera chiara'') *{{NDR|Il [[colore]] è}} un'intonacatura apposta successivamente sulla verità originaria del Bianco e Nero. Il Colore è per me un belletto, un ''make-up'' (come quello fatto ai cadaveri).<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1998, p. 82; citato in David Batchelor, ''Cromofobia. Storia della paura del colore'', traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 59. ISBN 9788842497684</ref> *Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile. (da ''La camera chiara'') *La società si adopera per far rinsavire la Fotografia, per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda.<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', Torino, Einaudi, p. 117.</ref> ==''Frammenti di un discorso amoroso''== *"Nell'amorosa quiete delle tue braccia"<br>{{maiuscoletto|abbraccio}} Per il soggetto, il gesto dell'[[abbraccio]] amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l'essere amato.<br>1. Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.<br>2. Tuttavia nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l'indistinta sensualità dell'abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l'adulto si sovrappone al bambino e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità. (L'innamorato potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros).<br>3. Momento dell'affermazione, per un po', anche se limitatamente, disordinatamente, qualcosa è andato per il verso giusto: sono stato appagato (tutti i desideri aboliti attraverso la pienezza del loro soddisfacimento): l'appagamento esiste, e io lotterò senza tregua per ottenerlo di nuovo: attraverso tutti i meandri della storia amorosa, mi ostinerò a voler ritrovare, rinnovare, la contraddizione, la contrazione, dei due abbracci. (''Nell'amorosa quiete delle tue braccia'', pp. 13-14) *{{maiuscoletto|[[abito]]}} Ogni fenomeno emotivo suscitato o alimentato dal vestito che il soggetto ha indossato in occasione dell'incontro amoroso o che indossa nell'intento di sedurre l'oggetto amato. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *È come se alla fine di ogni [[toilette]], vi fosse sempre, compreso nell'eccitazione che essa suscita, il corpo ucciso, imbalsamato, laccato, imbellito alla maniera di una vittima. Vestendomi, io faccio bello ciò che sta per essere guastato dal desiderio. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *{{maiuscoletto|[[adorabile]]}} Non riuscendo a precisare la specialità del suo desiderio per l'essere amato, il soggetto amoroso non trova di meglio che questa parola un po' stupida: ''adorabile''! (''«Adorabile!»'', p. 17) *2. Con una logica tutta particolare, il soggetto amoroso sente l’altro come un Tutto (come se si trattasse della Parigi autunnale) e, al tempo stesso, questo Tutto gli sembra comportare un resto, che egli non può esprimere. È soltanto l’altro a produrre in lui una visione estetica: egli lo elogia per il fatto di essere perfetto, si gloria per averlo scelto perfetto; immagina che l’altro voglia essere amato, come vorrebbe esserlo lui stesso, non già per questa o quella sua qualità, ma per ''tutto'', e questo tutto glielo concede sottoforma di una parola vuota, giacché Tutto non potrebbe inventariarsi senza senza sminuirsi: all'infuori del ''tutto'' dell’affetto, in ''Adorabile!'' non è contenuta nessuna qualità. Tuttavia, esprimendo tutto, ''adorabile'' esprime anche ciò che manca al tutto; la parola vuole designare lo spazio dell’altro in cui viene ''specialmente'' a innestarsi il mio desiderio, ma questo spazio non è designabile; io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso, esso cincischierà nel tentativo di esprimerlo, ma io non potrò mai produrre altro che una parola vuota, la quale è come il grado zero di tutti gli spazi in cui si forma il desiderio specialissimo che io ho di quell'altro là (e non di un altro). (''«Adorabile!»'', p. 18) *''Adorabile'' vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: «È questo! È esattamente questo, che io amo!» Tuttavia, più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può produrre altro che un improprio dell'enunciato. (''«Adorabile!»'', p. 19) *{{maiuscoletto|affermazione}} Nonostante tutto, il soggetto amoroso afferma l'amore come ''valore''. (''L'Intrattabile'', p. 20) *Mi si dice: questa specie d'amore non da frutti. Ma co- ime poter ''valutare'' ciò che fruttifica? Perché ciò che dà frutti è un Bene? Perché ''durare'' è meglio che ''bruciare''? (''L'Intrattabile'', p. 21) *2. Stamattina, devo scrivere con urgenza una lettera “importante” – dalla quale dipende il successo d’una certa iniziativa; scrivo invece una lettera d’amore – che non spedisco. Abbandono allegramente tristi incombenze, ragionevoli scrupoli, comportamenti reattivi imposti dal mondo, a beneficio d’un compito inutile, derivato da un Dovere luminoso: il Dovere amoroso. Con discrezione, faccio delle cose pazze; sono l’unico testimone della mia follia. Quello che l'[[amore]] mette a nudo in me è l’''energia''. Tutto ciò che faccio ha un senso (posso perciò ''vivere'' senza lamentarmi), ma questo senso è una finalità inafferrabile: esso non è altro che la coscienza della mia forza. Le inflessioni dolenti, colpevoli, tristi, tutto il reattivo della mia vita d’ogni giorno è sconvolto. (''L'Intrattabile'', p. 21) *{{maiuscoletto|alterazione}} Produzione breve, nel campo amoroso, d'una controimmagine dell'oggetto amato. Sulla base di episodi trascurabili o di minimi connotati, il soggetto vede l'immagine buona alterarsi improvvisamente e rovesciarsi. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *Sul volto perfetto e come imbalsamato dell'altro (a tal punto esso mi affascina), scorgo tutt'a un tratto un punto di corruzione. Questo punto è minuscolo: un gesto, una parola, un oggetto, un vestito, qualcosa d'insolito che emerge (che prende risalto) da una regione di cui non avevo mai sospettato l'esistenza, e che bruscamente unisce l'oggetto amato a un mondo ''piatto''. L'altro, di cui devotamente lodavo l'eleganza e l'originalità, sarebbe dunque volgare? Egli fa un gesto ed ecco che in lui si disvela un'altra razza. Sono ''sbigottito'': avverto un controritmo: qualcosa come una sincope nella bella frase dell'essere amato, il rumore di uno strappo nel liscio involucro dell'Immagine. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *{{maiuscoletto|[[angoscia]]}} A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento – sentimento che egli esprime con la parola ''angoscia''. (''Agony'', p. 27) *Lo [[psicosi|psicotico]] vive nel timore del crollo (di cui le diverse psicosi non sarebbero altro che le difese). Ma «la paura clinica del crollo è la paura d’un crollo che è già stato subito (''primitive agony'') [...] e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto».<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''La crainte de l'effrondement'', p. 75.</ref> Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l’angoscia d’amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato. Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: «Non essere più angosciato, tu l’hai già perduto(a)». (''Agony'', p. 27) *{{maiuscoletto|[[annullamento]]}} Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l'oggetto amato sotto il volume dell'amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l'[[amore]], non l'oggetto. (''Amare l'amore'', p. 28) *Basta che, in un lampo, io veda l'altro nelle vesti d'un oggetto inerte, come impagliato, perché trasferisca il mio desiderio da questo oggetto annullato al mio stesso desiderio; io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è più che il suo accessorio. Mi esalto al pensiero di una così nobile causa, che non tiene nel minimo conto la persona che ho preso a pretesto (questo è almeno quanto mi dico, felice di potermi innalzare sminuendo l'altro): io sacrifico l'immagine all'Immaginario. E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all'altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell'Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la [[perdita]] dell'amore, non già la perdita di questa o quella persona. (''Amare l'amore'', p. 28) *{{maiuscoletto|[[appagamento]]}} Il soggetto ricerca, con ostinazione, la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere. (''«Tutte le voluttà della terra»'', p. 30) *{{maiuscoletto|[[ascesi]]}} Sia che si senta colpevole nei confronti dell'essere amato, sia che voglia impressionarlo mostrandogli la sua infelicità, il soggetto amoroso abbozza una condotta ascetica di autopunizione (regime di vita, abiti, ecc.). (''Essere ascetici'', p. 32) *1. Dato che sono colpevole di questo e di quello (io ho, io trovo cento ragioni per esserlo), io mi punisco, mortifico il mio corpo: mi faccio tagliare i capelli cortissimi, nascondo il mio sguardo dietro a degli occhiali scuri (come se dovessi entrare in convento), mi consacro allo studio di una scienza seria e astratta. Come un monaco, mi alzerò presto per mettermi al lavoro mentre è ancora notte. Sarò molto paziente, un po' triste, in poche parole, ''degno'', come si addice all'uomo risentito. Mostrerò istericamente il mio [[lutto]] (il lutto che io m'immagino) attraverso il mio vestito, il taglio dei miei capelli, la regolarità delle mie abitudini. Sarà un piacevole romitaggio, un ritiro spirituale necessario al buon funzionamento di un patetico discreto. (''Essere ascetici'', p. 32) *2. L'[[ascesi]] (la velleità d'ascesi) è rivolta all'altro: voltati, guardami, renditi conto di cosa stai facendo di me. È un ricatto morale: io metto di fronte all'altro la figura della mia propria scomparsa, quale essa sicuramente avrà luogo se lui non cede (a che cosa?). (p. 32, ''Essere ascetici'') *{{maiuscoletto|[[assenza]]}} Ogni episodio di linguaggio che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato – quali che siano la causa e la durata – e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono. (''L'assente'', p. 33) *Orbene, l'unica [[assenza]] è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza, sempre sul punto di mettersi in viaggio; egli è, per vocazione, migratore, errante; io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, ''in giacenza'', come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione. L'assenza amorosa è possibile in un solo senso e non può essere espressa che da chi resta - e non da chi parte: ''io'', sempre presente, non si costituisce che di fronte a ''te'', continuamente assente. Esprimere l'assenza equivale a significare di colpo che il posto del soggetto e il posto dell'altro non possono essere permutati; è come dire: «Sono meno amato di quanto io ami». (''L'assente'', p. 33) *2. Storicamente, il discorso dell'assenza viene fatto dalla Donna: la Donna è sedentaria, l'Uomo è vagabondo, viaggiatore; la Donna è fedele (aspetta), l'uomo è cacciatore (cerca l'avventura, fa la corte). È la Donna che dà forma all'assenza, che ne elabora la finzione, poiché ha il tempo per farlo; essa tesse e canta; le Tessitrici, le Canzoni cantate al telaio esprimono al tempo stesso l'immobilità (attraverso il ronzio dell'Arcolaio) e l'assenza (in lontananza, ritmi di viaggio, onde marine, cavalcate). Ne consegue che in ogni uomo che esprime l'assenza dell'altro si manifesta l'elemento ''femminino'': l'uomo che attende e che soffre è miracolosamente femminizzato. Un uomo è femminizzato non perché è invertito, ma perché è innamorato. (Mito e utopia: come l'origine è appartenuta, così anche l'avvenire apparterrà ai soggetti ''in cui vi è del femminino''). (''L'assente'', pp. 33-34) *3. Talvolta mi succede di sopportare bene l'assenza. lo sono allora ''normale'': sono in linea col modo in cui ''tutti'' sopportano la separazione da una ''persona cara''; mi conformo con cognizione all'addestramento attraverso cui sono stato abituato assai per tempo ad essere separato da mia madre – ciò che tuttavia, in principio, non mancò di essere doloroso (per non dire sconvolgente). Agisco da soggetto ben svezzato: ''aspettando'', so nutrirmi di altre cose che non siano solamente il seno materno.<br>Questa assenza ben sopportata non è altro che l'oblio. A intermittenza, io sono infedele. È la condizione per la mia sopravvivenza; poiché se io non dimenticassi, morirei. L'innamorato che non dimentica ''qualche volta'', muore per eccesso, fatica e tensione di memoria (come [[Johann_Wolfgang_von_Goethe#I_dolori_del_giovane_Werther|Werther]]). (''L'assente'', p. 34) *Come! {{sic|il}} desiderio non è forse sempre lo stesso, sia che l'oggetto sia presente o assente? L'oggetto non è forse ''sempre'' assente? - Non si tratta dello stesso struggimento: vi sono due parole: ''Póthos'', per il desiderio dell'essere assente, e ''Hímeros'', più ardente, per il desiderio dell'essere presente. (''L'assente'', p. 35) *5. All'assente, io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l'altro è assente come referente e presente come allocutore. Da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fra due tempi: il tempo della referenza e il tempo dell'allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacché mi rivolgo a te). Io so allora che cos'è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura.<br>[...] Questa messa in scena di linguaggio allontana la morte dell'altro: un brevissimo momento, si dice, separa il tempo in cui il bambino crede sua madre ancora assente da quel lo in cui la crede già morta. Manipolare l'assenza significa far durare questo momento, ritardare il più a lungo possibile l'istante in cui l'altro potrebbe, dall'assenza, piombare bruscamente nella morte. (p. 35, ''L'assente'') *L'[[Assenza]] è la figura della privazione; io desidero e ho bisogno simultaneamente. Il desiderio si spegne sul bisogno: questo è il fatto ossessionante del sentimento amoroso. (''L'assente'', p. 36) *L'assenza dell'altro mi tiene la testa sott'acqua; poco a poco, io soffoco, la mia aria si fa più rarefatta: ed è attraverso quest'asfissia che io ricostituisco la mia ''verità'' e preparo l'Intrattabile dell'amore. (''L'assente'', p. 37) *{{maiuscoletto|atopos}} Il soggetto amoroso riconosce l'essere amato come «atopos» (qualifica attribuita a Socrate dai suoi interlocutori), cioè inclassificabile, dotato di una originalità sempre imprevedibile. (''Atopos'', p. 38) *L'altro che io amo e che mi affascina è ''atopos''. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità dei mio desiderio. È la figura della mia verità; esso non può essere fissato in alcun stereotipo (che è la verità degli altri).<br>Tuttavia, durante la mia vita, io ho amato o amerò più volte. Questo significherebbe dunque che il mio desiderio, per quanto speciale, si fissa su un tipo? Il mio desiderio è dunque classificabile? C'è, mi domando, fra tutti gli esseri che ho amato, un solo tratto comune che, per quanto tenue (un naso, una pelle, un qualcosa), mi permetta di dire: {{sic|ecco}} il mio tipo! «È esattamente il mio tipo», «Non è affatto il mio tipo»: frase da dongiovanni; l'innamorato è dunque soltanto un dongiovanni più difficile che per tutta la vita cerca il "suo tipo"? In quale parte del corpo avverso devo leggere la mia verità? (''Atopos'', p. 38) *Essendo atopico, l'altro fa tremare il linguaggio: non si può parlare ''di'' lui, ''su'' lui; qualsiasi attributo è falso, doloroso, goffo, imbarazzante: l'altro è ''inqualificabile'' (e questo sarebbe il vero significato di ''atopos''). (''Atopos'', p. 39) *3. Di fronte alla brillante originalità dell'altro, io non mi sento mai "atopos", ma semmai classificato (come un dossier fin troppo noto). Talvolta, riesco però a sospendere il gioco delle immagini ineguali («Perché mai non posso essere anch'io originale, forte quanto l'altro?»); indovino che la vera originalità non è né in me né nell'altro, ma nella nostra stessa relazione. Ciò che bisogna conquistare è l'originalità della relazione. La maggior parte delle ferite d'amore me le procura lo stereotipo: io sono costretto, come tutti, a far la parte dell'innamorato: ad essere geloso, trascurato, frustrato come gli altri. Ma quando la [[relazione]] è originale, lo stereotipo viene sconvolto, superato, evacuato, e la gelosia, ad esempio, non ha più luogo d'essere in questo rapporto senza luogo, senza ''topos'', senza ''topo'' - senza discorso. (''Atopos'', p. 39) *{{maiuscoletto|[[attesa]]}} Tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni). (''L'attesa'', p. 40) *1. Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. (''L'attesa'', p. 40) *2. Vi è una scenografia dell'attesa: io la organizzo, la manipolo, ritaglio un pezzo di tempo in cui mimerò la perdita dell'oggetto amato e provocherò tutti gli effetti di un piccolo lutto. Tutto questo avviene dunque come in una recita. (''L'attesa'', p. 40) *Questa è la recita; essa può essere abbreviata dall'arrivo dell'altro; se arriva in primo, l'accoglienza è calma; se arriva in secondo, avviene una «scenata»; se arriva in terzo, vi è la riconoscenza, l'atto di grazia: io respiro nuovamente a pieni polmoni, come Pelléas allorché, uscendo dal sotterraneo, ritrova la vita, il profumo delle rose. (''L'attesa'', p. 41) *4. L'essere che io aspetto non è reale. Come il seno materno per il poppante, «io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui»<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''Jeu et Réalité'', 34 e 21.</ref>: l'altro viene là dove io lo sto aspettando, là dove io l'ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l'attesa è un delirio. (''L'attesa'', p. 41) *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. (''L'attesa'', p. 42) *5. «Sono innamorato? - Sì, poiché sto aspettando». L'altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell'innamorato non è altro che: ''io sono quello che aspetta. (''L'attesa'', p. 42) *6. Un mandarino era innamorato di una cortigiana. «Sarò vostra, - disse lei, - solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra». Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n'andò. (''L'attesa'', p. 42) *{{maiuscoletto|[[capire]]}} Sentendo improvvisamente l'episodio amoroso come un groviglio di motivazioni inspiegabili e di situazioni senza vie d'uscita, il soggetto esclama: «''Voglio capire (che cosa mi sta capitando)!''» (''«Voglio capire»'', p. 43) *1. Che cosa penso dell'[[amore]]? - In fondo, non penso niente. Certo, vorrei sapere ''che cos'è'', ma, vivendolo dal di dentro, lo vedo in quanto esistenza, non in quanto essenza. [...] Naturalmente, la riflessione mi è consentita, ma, siccome questa riflessione viene subito trascinata nel ribollimento delle immagini, essa non muta mai in riflessività: escluso dalla logica (che presuppone dei linguaggi estranei gli uni agli altri), non posso pretendere di poter ''pensare con lucidità''. E così, se anche continuassi a discettare sull'amore per un anno intero, potrei solamente sperare di riuscire ad afferrarne il concetto «per la coda»: flashes, formule, espressioni a effetto sparse nel copioso fluire dell'Immaginario; io mi trovo nel ''posto sbagliato'' dell'amore, che è poi il suo punto più in vista; dice un [[proverbio]] cinese: «Il punto più in ombra, si trova sempre sotto la lampada».<ref>{{maiuscoletto|[[Theodor Reik|Reik]]}}: Proverbio citato da Reik, 184.</ref> (''«Voglio capire»'', p. 43) *{{maiuscoletto|[[catastrofe]]}} Crisi violenta durante la quale il soggetto, sentendo la situazione amorosa come un vicolo cieco, una trappola da cui non potrà mai più uscire, si vede destinato a una totale distruzione di sé. (''La catastrofe'', p. 45) *1. Vi sono due tipi di disperazione: la disperazione pacata, la rassegnazione attiva («lo vi amo come bisogna amare: nella disperazione»), e la disperazione violenta: un bel giorno, in seguito a un incidente qualsiasi, mi chiudo nella mia stanza e scoppio in lacrime: sono in balia di una forza che mi soverchia, asfissiato dal dolore; il mio corpo s'irrigidisce e si contrae: come in un lampo, freddo e tagliente, io vedo la distruzione a cui sono condannato. Tutto ciò non ha niente di paragonabile alla prostrazione insidiosa, ma in fondo molto civile, degli amori difficili; non c'è alcun rapporto con l'annichilimento in cui si viene a trovare il soggetto abbandonato: qui, sono come folgorato, ma lucido. La sensazione che provo è quella di una vera e propria catastrofe: «''Ecco, "sono veramente fottuto!''» (''La catastrofe'', p. 45) *{{maiuscoletto|[[circoscrivere]]}} Per ridurre la propria infelicità, il soggetto ripone la sua speranza in un metodo di controllo che gli dovrebbe permettere di circoscrivere i piaceri che la relazione amorosa gli dà: da una parte, continuare a tenersi questi piaceri, approfittarne pienamente, e, dall'altra, mettere in una parentesi d'impensato le larghe zone depressive che separano questi piaceri: ''dimenticare'' l'essere amato al di fuori dei piaceri che esso dà. (''Laetitia'', p. 47) *1. Cicerone, prima, e Leibniz, poi, hanno contrapposto ''gaudium'' e ''laetitia''<ref>{{maiuscoletto|[[Leibniz]]}}: ''Nuovi saggi sull'intelletto umano'', XX e 296.</ref>''Gaudium'' è il «piacere che l'anima prova quando considera sicuro il possesso di un bene presente o futuro, ed un bene è in nostro possesso quando è in nostro potere il poterne godere quando lo vogliamo». ''Laetitia'' è un piacere allegro, «uno stato nel quale il piacere predomina in noi» [...]. ''Gaudium'' è ciò che io vagheggio: godere di un possesso perpetuo. Ma non potendo ottenere ''Gaudium'', da cui troppi ostacoli mi separano, considero l'eventualità di ripiegare su ''Laetitia''. (''Laetitia'', p. 47) *{{maiuscoletto|[[colpe]]}} In un qualsiasi episodio trascurabile della vita d'ogni giorno, il soggetto crede di aver mancato nei confronti dell'essere amato e prova per questo un sentimento di colpevolezza. (''Colpe'', p. 49) *2. Ogni incrinatura nella Devozione è una colpa: questa è la regola della ''Cortezia''. Questa colpa prende corpo quando io abbozzo un semplice gesto d'indipendenza nei confronti dell'oggetto amato; ogni volta che, per spezzare l'asservimento, cerco di «sganciarmi» (è il consiglio unanime dei mondo), io mi sento colpevole. E perciò, paradossalmente, io sono colpevole di alleggerire il peso, di ridurre l'ingombro esagerato della mia devozione, in poche parole di «riuscire» (secondo il mondo); insomma, ciò che mi fa paura è di essere forte e ciò che mi rende colpevole è la padronanza (o il suo semplice gesto). (''Colpe'', p. 50) *{{maiuscoletto|[[compassione]]}} Il soggetto prova un sentimento di compassione nei riguardi dell'oggetto amato ogni volta che lo vede, lo sente o lo sa infelice o minacciato da qualcosa che è estraneo alla relazione amorosa in sé. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *{{NDR|[[compassione]]}} «[...] più giustamente si dovrebbe chiamare unipassione, dolore all'unisono -, noi dovremmo odiarlo se lui, come Pascal, trova se stesso odioso» [...] Ora, per quanto grande sia la forza dell'amore, questo non avviene: sono commosso, angosciato, poiché è terribile veder soffrire le persone a cui si vuol bene, ma, al tempo stesso, rimango asciutto, impenetrabile. La mia, è un'identificazione imperfetta: sono una Madre (l'altro mi dà delle preoccupazioni), ma una Madre carente; [...] Giacché, proprio mentre m'identifico «sinceramente» nell'infelicità dell'altro, ciò che vedo in questa infelicità è che essa si manifesta ''senza di me'' e che, essendo infelice di per sé, l'altro mi abbandona: se egli soffre senza che io ne sia la causa, vuol dire che per lui io non conto: la sua sofferenza mi annulla nella misura in cui lo pone fuori della mia portata. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *2. Di conseguenza, le cose si rovesciano: dato che l'altro soffre senza di me, perché io dovrei soffrire al suo posto? La sua infelicità lo porta lontano da me e io finirei per sfiancarmi cercando di corrergli dietro, senza poter mai sperare di raggiungerlo, di entrare in coincidenza con lui. Dunque, stacchiamoci un po', impariamo a tenerci a una certa distanza. (''«Ho male all'altro»'', pp. 51-52) *{{maiuscoletto|[[comportamento]]}} Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? (''«Che fare?»'', p. 53) *2. Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). (''«Che fare?»'', p. 53) *{{maiuscoletto|[[connivenza]]}} Il soggetto s'immagina di stare parlando dell'essere amato con una persona rivale, e questa immagine, curiosamente fa nascere in lui un piacevole senso di complicità. (''La connivenza'', p. 55) *Finalmente posso parlare dell'altro ''con chi se ne intende''; si verifica una parità di sapere, un piacere d'inclusione; parlandone, l'oggetto non viene né estraniato né lacerato; egli resta interno al discorso duale, che anzi lo preserva. Io coincido con l'Immagine e al contempo con questo secondo specchio che riflette ciò che io sono (sul volto del rivale io leggo la mia paura, la mia gelosia). (p. 55, ''La connivenza'') *3. La [[gelosia]] è un'equazione a tre termini permutabili (indecidibile): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'''odiosamato'' (il «rivale») è ''anche'' amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina (vedi ''L'eterno marito'', di [[Dostoevskij]]). (''La connivenza'', p. 56) *{{maiuscoletto|[[contatti]]}} La figura fa riferimento ad ogni discorso interiore suscitato da un contatto furtivo con il corpo (e più precisamente con la pelle) dell'essere amato. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *1. Il dito di [[I dolori del giovane Werther|Werther]] sfiora inavvertitamente il dito di Carlotta; i loro piedi, sotto il tavolo, si incontrano.<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: p. 57.</ref> Werther potrebbe astrarsi dal senso di questi episodi casuali; egli potrebbe concentrarsi corporalmente su quelle minuscole zone di contatto e, come un feticista, provare piacere per questo o quel pezzetto di dito o di piede inerte, ''senza preoccuparsi della risposta'' (come Dio - è la sua etimologia -, il Feticcio non risponde). Ma, per l'appunto, Werther non è pervertito, ma innamorato: egli dà un senso, sempre, ovunque, a proposito di niente, ed è proprio il senso che lo fa fremere: egli si trova nel braciere del senso. Per l'innamorato, ogni contatto pone il problema della risposta: egli chiede alla pelle di rispondere. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *{{maiuscoletto|[[contingenze]]}} Avvenimenti insignificanti, fatti fortuiti, traversie, inezie, meschinerie, quisquilie, episodi della vita amorosa; qualsiasi nucleo fattuale che ostacoli l'aspirazione alla felicità del soggetto amoroso, come se il caso tramasse contro di lui. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *2. L'episodio è trascurabile (esso è sempre trascurabile) ma attirerà tutto il mio linguaggio. Io lo trasformo subito in un avvenimento importante, 'pensato'' da qualcosa che assomiglia al destino. È una cappa che mi cade addosso e che trascina con s‚ tutto. Innumerevoli e vaghe circostanze finiscono così col tessere il velo nero della Maya, la tappezzeria delle illusioni, dei significati, delle parole. Io mi metto a ''classificare'' quello che mi sta capitando. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *(Per me, l'episodio è un segno, non un indizio: l'elemento di un sistema, non l'efflorescenza di una causalità). (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 60) *{{maiuscoletto|[[corpo]]}} Ogni pensiero, ogni emozione, ogni interesse suscitato nel soggetto amoroso dal corpo amato. (p. 61, ''Il corpo dell'altro'') *1. Il suo corpo era diviso: da una parte, il corpo vero e proprio - la sua pelle, i suoi occhi - tenero, caldo, e, dall'altra, la sua voce, breve, trattenuta, soggetta ad accessi di lontananza, la sua voce, che non dava ciò che dava il suo corpo. O anche: da una parte, il suo corpo morbido, tiepido, languido al punto giusto, con una sottile peluria, fintamente goffo, e, dall'altra, la sua voce - la voce, sempre la voce - sonora, nitida, mondana, ecc. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *''[[Scrutare]]'' vuol dire ''frugare'': io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista (sono come quei bambini che smontano una sveglia per sapere che cos'è il tempo). Questa operazione viene condotta in maniera fredda e stupita; sono calmo, attento, come se fossi davanti a uno strano insetto di cui improvvisamente non ho ''più paura''. Certe parti del corpo sono particolarmente adatte a questa ''osservazione'': le ciglia, le unghie, l'attaccatura dei capelli, gli oggetti molto particolari. P- evidente che in quel momento io sto feticizzando un morto. La prova è data dal fatto che, se il corpo che sto scrutando si scuote dalla sua inerzia, se si mette ''a fare qualcosa'', il mio desiderio cambia; se, per esempio, vedo l'altro ''pensare'', il mio desiderio cessa di essere perverso e ridiventa immaginario: io ritorno a un'Immagine, a un Tutto: io amo di nuovo. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *(Io guardavo tutto del suo volto, del suo corpo, con distacco: le sue ciglia, l'unghia del suo alluce, la sottigliezza delle sue sopracciglia, delle sue labbra, il colore di smalto dei suoi occhi, un certo neo, un certo modo di tenere le dita fumando; ero affascinato - dato che, alla fin fine, la fascinazione non altro è che il punto estremo del distacco - da quella specie di statuina colorata, smaltata, vetrificata, nella quale potevo leggere, senza capirci nulla, ''la causa del mio desiderio''). (''Il corpo dell'altro'', p. 62) *{{maiuscoletto|[[cuore]]}} Questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono. (''Il cuore'', p. 63) *3. Il cuore, è ciò che io credo di donare. Ogni volta che questo dono mi viene restituito, allora non basta dire, come Werther, che una volta tolto tutto l'ingegno che mi si attribuisce e di cui non mi curo, il cuore è ciò che resta di me: il cuore è ciò che ''mi'' resta, e questo cuore che mi pesa e il cuore greve: greve per il rigurgito che l'ha riempito (solo gl'innamorati e i bambini hanno il cuore greve). (''Il cuore'', p. 63) *{{maiuscoletto|[[dedica]]}} Episodio di linguaggio che accompagna ogni regalo amoroso, sia esso reale o progettato, e, più in generale, ogni gesto, effettivo o interiore, per mezzo del quale il soggetto dedica qualche cosa all'essere amato. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] d'amore è solenne; trascinato dall'insaziabile metonimia che disciplina la vita immaginaria, io mi traspongo tutt'intero in esso. Attraverso questo oggetto, io ti do il mio Tutto, io ti tocco con il mio fallo; è per questo che io sono follemente eccitato, che corro da un negozio all'altro, che mi ostino a cercare il feticcio che vada bene, il feticcio splendente, riuscito, che si adatterà ''perfettamente'' al tuo desiderio. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] è contatto, sensualità: tu stai per toccare ciò che io ho toccato: una terza pelle ci unisce. (''La dedica'', p. 65) *5. Quantunque sia incapace di enunciarsi, di enunciare, l'amore vuole nondimeno clamarsi, declamarsi, scriversi ovunque: "all'acqua, all'ombra, ai monti, ai fiori, all'erbe, ai fonti, all'eco, all'aria, ai venti..." Basta che il soggetto amoroso crei o costruisca qualcosa, che subito è colto da una pulsione di [[dedica]]. Tutto ciò che fa, subito, e ancora prima che sia finito, egli vuole donarlo alla persona che ama, per la quale ha lavorato o lavorerà. La scritta del nome dirà per chi è il dono.<ref>{{maiuscoletto|[[Le nozze di Figaro]]}}: aria di Cherubino (atto I)</ref> (''La dedica'', p. 67) *In ''[[Teorema (film)|Teorema]]'' l'«altro» non parla, ma iscrive però qualcosa in tutti coloro che lo desiderano - opera ciò che i matematici chiamano una catastrofe (lo sconvolgimento di un sistema per mezzo di un altro sistema): vero è che quel muto è un angelo. (''La dedica'', p. 69) *{{maiuscoletto|demoni}} Il soggetto amoroso ha talvolta l'impressione di essere posseduto da un demone del linguaggio che lo spinge a farsi del male e a espellersi - secondo le parole di Goethe - dal paradiso che, in altri momenti, la relazione amorosa rappresenta per lui. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *1. Una forza precisa trascina il mio linguaggio verso il male che io posso fare a me stesso: il regime del mio linguaggio è la ruota libera: il linguaggio si morula, senza nessuna idea tattica della realtà. Io cerco di farmi del male, mi espello da solo dal mio paradiso, affannandomi di suscitare in me stesso le immagini (di gelosia, di abbandono, di umiliazione) che possono ferirmi; e quando la ferita è aperta, cerco di mantenerla tale, la alimento con altre immagini, fino a che un'altra ferita non venga a distogliermi da quella. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *2. Il demonio è plurale («Il mio nome è Legione», [[Vangelo secondo Luca|Luca]] 8.30). Quando un demone viene respinto, quando finalmente sono riuscito a imporgli il silenzio (per caso o attraverso la lotta), un altro lì vicino solleva la testa e si mette a parlare<ref>{{maiuscoletto|[[Goethe]]}}: «Noi siamo i nostri propri demoni, noi ci espelliamo dal nostro paradiso» ('Werther'', nota 93 dell'ed. Aubier-Montaigne)]</ref>. La vita demoniaca di un innamorato è simile alla superficie d'una solfatara; delle grandi bolle (roventi e fangose) scoppiano una dopo l'altra; quando una si rompe e s'affloscia, essa ritorna nel magma e subito, più lontano, un'altra si forma, si gonfia. Le bolle «Disperazione», «Gelosia», «Esclusione», «Desiderio», «Incertezza di comportamento», «Terrore di perdere la faccia» (il più malvagio dei demoni) fanno ''ploc' una dopo l'altra, in un ordine indeterminato: è il ''disordine'' della Natura. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *3. Come respingere un demone (vecchio problema)? I demoni, specialmente se sono demoni di linguaggio (e sennò di cos'altro sarebbero?), si combattono con il linguaggio. Io posso quindi sperare di esorcizzare la parola demoniaca che mi è suggerita (da me stesso) sostituendola (posto che io possegga il necessario talento linguistico) con un'altra parola più dimessa (procedo per eufemia). Così credevo di essere finalmente uscito dalla crisi, ma ecco che - favorita da un lungo viaggio in automobile - sono colto da una loquela mentre continuo incessantemente ad agitare nella mia testa il desiderio, il rimpianto e l'aggressione dell'altro; e a queste ferite s'aggiunge lo sconforto di dover constatare che io ''sto avendo una ricaduta''; ma il vocabolario è una vera e propria farmacopea (veleno da una parte, rimedio dall'altra): no, non è una ricaduta, è soltanto un ultimo ''sussulto'' del demone anteriore. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 71) *{{maiuscoletto|de-realtà}} Sensazione di assenza, di riduzione di realtà, provata dal soggetto amoroso nei confronti del mondo. (''Il mondo siderato'', p. 72) *(Il mondo è pieno senza di me, come nella ''[[Jean-Paul Sartre#La_nausea|Nausea]]''; esso gioca alla vita dietro un vetro; il mondo è immerso in un acquario; io lo vedo vicinissimo e tuttavia separato, fatto di un'altra sostanza; cado continuamente fuori di me, senza vertigine, senza annebbiamento, nella ''precisione'', come fossi drogato. [...]) (''Il mondo siderato'', p. 72) *{{NDR|L'[[Italia]]}} Questo paese perde in tutto: abolisce la differenza dei gusti, ma non la divisione delle classi, ecc. (p. 73, ''Il mondo siderato'') *Fino a quando sentirò che il mondo mi è ostile, io gli sarò legato: ''io non sono pazzo''. Ma talvolta, quando ho dato fondo al malumore, mi accorgo di non avere più alcun linguaggio: il mondo non è ''irreale'' (se lo fosse potrei esprimerlo: esiste un'arte dell'irreale che è fra le più alte), ma de-reale: il reale lo ha abbandonato, cosicché io non ho più alcun senso (alcun paradigma) a mia disposizione; ''io non riesco'' a definire i miei rapporti con Coluche, col ristorante, col pittore, con piazza del Popolo. Quale tipo di rapporto posso io avere con un potere, se non ne sono lo schiavo, né il complice, né il testimone? (''Il mondo siderato'', p. 74) *6. Talvolta il mondo mi appare ''irreale'' (io lo esprimo in un modo diverso), talaltra mi appare ''dereale'' (io lo esprimo con difficoltà). Non è (si dice) la stessa riduzione di realtà. Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una ''fantasia'': tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto a una funzione, che è poi l'Immaginario; l'innamorato si separa quindi dal mondo, lo irrealizza perché, su un altro versante, fantasmatizza le peripezie o le utopie del suo amore; si abbandona all'Immagine e, di conseguenza, tutto ciò che è «reale» lo infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita. seduto davanti al manifesto di Coluche, io non «sogno» niente (neanche l'altro); anzi, non sono più nemmeno nell'Immaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè ''insostituibile'': l'Immaginario è (temporaneamente) proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. (''Il mondo siderato'', p. 75) *{{maiuscoletto|[[dichiarazione]]}} Propensione del soggetto amoroso a intrattenere a lungo, con un'emozione contenuta, l'essere amato, a proposito del suo amore, di lui, di sé, di loro: la dichiarazione non verte sulla confessione dell'amore, ma sulla forma, commentata all'infinito, della relazione amorosa. (''Il colloquio'', p. 77) *(Parlare amorosamente, significa dissipare senza limite, senza soluzione di continuità; vuol dire praticare un rapporto senza orgasmo. Forse esiste una forma letteraria di questo ''coitus reservatus'': il preziosismo). (''Il colloquio'', p. 77) *Nessuno ha voglia di parlare dell'amore, se non è ''per'' qualcuno. (''Il colloquio'', p. 78) *{{maiuscoletto|[[dipendenza]]}} Figura nella quale l'opinione intravede la condizione stessa del soggetto amoroso, asservito all'oggetto amato. (''Domnei'', p. 79) *1. La meccanica del vassallaggio amoroso esige una futilità senza fondo<ref>{{maiuscoletto|Cortezia}}: l'amore cortese è fondato sul vassallaggio amoroso (''Domnei'' o ''Donnoi'')</ref>. Questo perché, se si vuole che la dipendenza si manifesti nella sua purezza, bisogna che essa si renda palese nelle circostanze più irrilevanti e diventi qua si vergognosa a forza di pusillanimità: aspettare una telefonata è in un certo senso una dipendenza troppo gravosa<ref>{{maiuscoletto|[[Simposio]]}}: 166.</ref>; bisogna che io la affini, senza limiti: quindi, mi farò il sangue cattivo di fronte allo spettegolare delle comari che, dal farmacista, mi tiene lontano dall'apparecchio a cui sono asservito; e siccome questa telefonata, che io non voglio perdere, mi fornirà qualche nuova occasione di asservimento, si potrebbe dire che io agisco energicamente per preservare proprio lo spazio della dipendenza e per permettere inoltre a questa dipendenza di esercitarsi: io mi smarrisco nella dipendenza ma, ciò che è più - altro tranello -, sono umiliato da questo smarrimento. (''Domnei'', p. 79) *(Se io accetto la mia dipendenza, è perché essa costituisce per me un mezzo per "significare" la mia domanda: nel campo amoroso, la futilità non è una "debolezza" né una "meschinità": essa è un segno di forza: più la cosa è futile, più ha significato e più s'impone come forza). (''Domnei'', p. 79) *{{maiuscoletto|[[disagio]]}} Scena a più persone, nella quale l'implicito del rapporto amoroso agisce come una coartazione e suscita un imbarazzo collettivo che non viene esternato. (''«Con aria imbarazzata»'', p. 81) *{{maiuscoletto|[[dispendio]]}} Figura mediante la quale il soggetto amoroso mira e al contempo esita a situare l'amore in un'economia di puro dispendio, di perdita «per niente». (''L'esuberanza'', p. 83) *1. Alberto, personaggio piatto, morale, conformista, decreta (come chissà quanti prima di lui) che il [[suicidio]] è una viltà. Per Werther, al contrario, il suicidio non è una debolezza, dal momento che esso scaturisce da una tensione<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: 59, 133.</ref>: «Mio caro, se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti?» L'amore-passione è dunque una forza («questa violenza, questa passione irriducibile»), è qualcosa che ricorda la vecchia nozione di ἰσχύς (''ischus'': energia, tensione, forza di carattere) e, più vicino a noi, quella di Dispendio.<ref>{{maiuscoletto|GRECO}}: nozione stoica (''Les Stoïciens'').</ref> (''L'esuberanza'', p. 83) *(Prima un lord e poi un vescovo inglese, rimproverarono a Goethe l'epidemia di suicidi provocati dal ''Werther''. [[Goethe]] rispose in termini propriamente ''economici'': «Il vostro sistema commerciale ha fatto migliaia di vittime; perché non perdonarne qualcuna anche al ''Werther''?»)<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: ''furor wertherinus'', Introduzione, XIX. Risposta di Goethe: Introduzione, XXXII (ed. Aubier-Montaigne).</ref> (''L'esuberanza'', p. 84) *3. Il discorso amoroso non è proprio privo di calcoli: io ragiono, certe volte calcolo, sia per ottenere una certa soddisfazione, o per evitare un certo dolore, sia per rappresentare interiormente all'altro, in un moto di stizza, i tesori d'ingegnosità che io dilapido ''per niente'' in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire, convincere, ecc.). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale: il Dispendio è aperto, all'infinito, la forza deriva, senza nessuna finalità (l'oggetto amato non è una meta: è un oggetto-cosa, non un oggetto-termine). (''L'esuberanza'', p. 84) *L'esuberanza amorosa è l'esuberanza del fanciullo a cui niente (ancora) viene a contenere l'ostentazione narcisistica, il godimento multiforme. Considerato che il discorso amoroso non è una ''media'' di stati d'animo, questa esuberanza può essere rotta a intervalli da tristezze, avvilimenti, impulsi suicidi; ma un tale squilibrio fa parte di quest'economia nera che mi marchia con la sua aberrazione, e per così dire con il suo lusso sfrenato. (''L'esuberanza'', p. 84) *{{maiuscoletto|[[dramma]]}} Il soggetto amoroso non può scrivere egli stesso il suo romanzo d'amore. Solo una forma molto arcaica potrebbe raccogliere il fatto che lui declama senza però poterlo raccontare. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *Se io tengo un [[diario]], è difficile che questo diario riporti i ''fatti accaduti''. I fatti della vita amorosa sono talmente futili che accedono alla scrittura solo attraverso uno sforzo immenso: ci si scoraggia di scrivere ciò che, ''nello scriversi'', rivela in pieno la propria banalità. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *{{maiuscoletto|[[esilio]]}} Decidendo di rinunziare allo stato amoroso, il soggetto si vede con tristezza esiliato dal proprio Immaginario. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *(La passione [[amore|amorosa]] è un delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è semmai ''la perdita di delirio'': dove porta?) (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *2. Nel [[lutto]] reale, è la «prova di realtà» a mostrarmi che l'oggetto amato ha cessato di esistere. Nel lutto amoroso, l'oggetto non è né morto né lontano. Sono io a decidere che la sua immagine deve morire (e questa morte, io potrò addirittura arrivare a nascondergliela). Per tutto il tempo che durerà questo strano lutto, dovrò portare il peso di due infelicità fra loro contrarie: soffrire per il fatto che l'altro sia presente (e che continui, suo malgrado, a farmi del male) e affliggermi per il fatto che egli sia morto (se non altro, che sia morto quello che io amavo). Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. (Il punto più sensibile di questo lutto è che mi tocca ''perdere un linguaggio'' - il linguaggio amoroso. D'ora innanzi, non ci saranno più i «Ti amo»). (''L'esilio dell'Immaginario'', pp. 87-88) *3. Per quanto io lo rovini, il lutto dell'immagine mi rende angosciato; ma, d'altro lato, per quanto io riesca a dargli buon esito, esso mi rende triste. Se l'esilio dell'Immaginario è la via obbligata per giungere alla «guarigione», allora bisogna convenire che il progresso è triste. Questa tristezza non è una malinconia - o almeno è una malinconia incompleta (niente affatto clinica), giacché non mi rimprovero niente e non sono prostrato. La mia tristezza appartiene a quella frangia della malinconia in cui la perdita dell'essere amato resta astratta.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «In altre circostanze si può invece riscontrare che la perdita è di natura più ideale, Può darsi che l'oggetto non sia morto davvero, ma sia andato perduto come oggetto d'amore...» (''Ibid.'', 104).</ref> Qui, la perdita è doppia: non posso neppure investire la mia infelicità, come quando soffrivo per il fatto di essere innamorato. Allora, io desideravo, sognavo, lottavo; un bene prezioso era dinanzi a me, semplicemente ritardato, il suo possesso era ostacolato da alcuni contrattempi. Adesso non c'è più niente; tutto è calmo, e questo è peggio. Sebbene sia giustificato da un'economia - l'immagine muore affinché io viva -, il lutto amoroso ha sempre uno strascico: una frase viene ripetuta in continuazione: «Che peccato!» (p. 88, ''L'esilio dell'Immaginario'') *Il vero atto del lutto, non è soffrire per la perdita dell'essere amato; è constatare un giorno, sulla pelle della relazione, simile a una minuscola macchia, il sintomo di una morte sicura: per la prima volta, io faccio del male a chi amo, senza volerlo, certo, ma anche ''senza darmi eccessiva pena''. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *5. Io cerco di strapparmi all'Immaginario amoroso: ma, come brace non ancora spenta, sotto l'Immaginario cova la fiamma; esso avvampa di nuovo; ciò che era stato ripudiato risorge; ad un tratto, dalla tomba mal sigillata sale un lungo lamento. (Gelosie, angosce, possessi, discorsi, appetiti, segni: ovunque, il desiderio amoroso ardeva nuovamente. Era come se io avessi voluto stringere per l'ultima volta, allo spasimo, qualcuno che stava per morire - che stavo per far morire: il mio, era un rifiuto di separazione).<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «Questa avversione può essere talmente intensa da sfociare in un estraniamento dalla realtà e in una pertinace adesione all'oggetto, consentita dall'instaurarsi di una psicosi allucinatoria di desiderio» (''ibid.'')</ref><ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: «Poco prima che la perdita si faccia sentire, si può discernere nel bambino, nella eccessiva utilizzazione dell'oggetto transizionale, il rifiuto del timore che questo oggetto perda il suo significato» (''Jeu et Réalité'', 26 sgg.).</ref> (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *{{maiuscoletto|fading}} Prova dolorosa con la quale l'essere amato sembra sottrarsi a qualsiasi contatto, senza neppure rivolgere questa indifferenza enigmatica contro il soggetto amoroso o pronunziarla a beneficio di chiunque altro, sia questo il mondo o un rivale. (''Fading'', p. 90) *Il fading dell'altro, quando si manifesta, mi angoscia perché mi sembra senza causa e senza fine. Come un triste miraggio, l'altro s'allontana, insegue l'infinito e io mi logoro nell'attesa del suo ritorno. (''Fading'', p. 90) *Il fading dell'oggetto amato è il terrificante ritorno della Madre Cattiva, l'inspiegabile ritiro d'amore, la sensazione di sentirsi abbandonati ben nota ai Mistici: Dio esiste, la Madre c'è, ma essi ''non amano più''. Non sono distrutto, ma ''lasciato là'', come un rifiuto. (''Fading'', pp. 90-91) *3. La gelosia fa soffrire meno perché l'altro continua ad essere vivo. Nel fading, l'altro sembra perdere ogni desiderio: egli è preda della Notte. L'altro mi abbandona, ma a questo abbandono fa seguito l'abbandono che a sua volta coglie l'altro<ref>{{maiuscoletto|[[Juan De La Cruz]]}}: «Diciamo ''Notte'' la privazione del gusto nell'appetito di tutte le cose» (citato da Baruzi, 408).</ref>; la sua immagine viene in questo modo lavata, disciolta; niente più mi sostiene, neanche il desiderio che l'altro rivolgerebbe altrove; sono in lutto per un oggetto che è già in lutto (da questo si può capire fino a che punto abbiamo bisogno del desiderio dell'altro, anche se questo desiderio non è rivolto a noi). (''Fading'', p. 91) 7. Sembra che [[Freud]] detestasse il [[telefono]]: proprio lui che invece amava ''ascoltare''<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: [[Martin Freud]], ''Freud, mon père'', 45.</ref> Forse intuiva, presentiva, che la telefonata è sempre una "cacofonia" e che quello che il telefono lascia filtrare è la ''voce falsa'', la comunicazione fasulla. (''Fading'', p. 92) *[...] il telefono non è un valido oggetto transizionale, non è una funicella inerte; il suo significato non è quello del collegamento, ma bensì quello della distanza; la voce amata, stanca, ascoltata per telefono: è il fading in tutta la sua angoscia. Tanto per cominciare, quando questa voce giunge a me, quando essa è là, quando (con molta fatica) continua ad esserci, io non la riconosco mai completamente; si direbbe che essa provenga da dietro una maschera (si dice che le maschere della tragedia greca avessero una funzione magica: dare alla voce un'origine ctonia, deformarla, straniarla, farla arrivare dall'al di là sotterraneo). E, inoltre, l'altro sembra sempre che stia per partire; egli se ne va due volte: attraverso la sua voce e attraverso il suo silenzio: a chi tocca parlare? Cessiamo insieme di parlare: ingombro di due vuoti. ''Sto per lasciarti'', dice ad ogni istante la voce al telefono. (''Fading'', pp. 92-93) *[...] angosciarsi per il telefono: è il segno inequivocabile dell'amore. (''Fading'', p. 93) *{{maiuscoletto|[[fastidio]]}} Sentimento di moderata gelosia che coglie il soggetto amoroso quando vede che l'interesse dell'essere amato è catturato e distolto da persone, oggetti o azioni che ai suoi occhi agiscono come altrettanti rivali secondari. (''L'arancia'', p. 94) *È fastidioso tutto ciò che cancella fugacemente la relazione duale, tutto ciò che altera la complicità e allenta il legame di appartenenza: ''Tu appartieni anche a me'', dice il mondo. (''L'arancia'', p. 94) *{{maiuscoletto|[[festa]]}} Il soggetto amoroso vive ogni incontro con l'essere amato come una festa. (''«Giorni beati»'', p. 96) *{{maiuscoletto|[[gelosia]]}} «Sentimento che nasce nell'amore e che è cagionato dal timore che la persona amata preferisca qualcun altro» ([[Émile Littré|Littré]]). *1. Il geloso del romanzo non è [[I dolori del giovane Werther|Werther]]; è il signor Schmidt, il fidanzato di Federica, l'uomo che è sempre di malumore. La gelosia di Werther nasce dalle immagini (vedere Alberto circondare col braccio la vita di Carlotta), non dal pensiero. Ciò si deve al fatto (ed è questa una delle bellezze del libro) che si tratta di una disposizione tragica, e non psicologica. Werther non odia Alberto; è solo che Alberto occupa un posto che lui desidera: Alberto è un avversario (un concorrente, nel senso proprio del termine), non un nemico: egli non è «odioso». Nelle lettere che scrive a Guglielmo, Werther non si dimostra molto geloso. È solo quando dal tono confidenziale della prima parte si passa al racconto finale che la rivalità fra i due diventa acuta, aspra, come se la gelosia prendesse corpo in seguito al semplice passaggio dall'''io'' al ''lui'' [...] (''La gelosia'', p. 97) *[...] se non accetto la spartizione dell'essere amato, io nego la sua perfezione, giacché è proprio della perfezione il fatto di essere [[condivisione|condivisa]]. [...] E così io soffro due volte: prima, per il fatto stesso della spartizione, e poi per la mia incapacità di sopportarne la nobiltà. (''La gelosia'', p. 98) *3. «Quando amo, sono molto esclusivo», dice [[Freud]] (che prenderemo qui come modello della normalità). Essere gelosi è essere conformi alle regole. Rifiutare la gelosia («essere perfetto»), significa quindi trasgredire una legge.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: ''Lettere 1873-1939''.</ref> (''La gelosia'', p. 98) *(Conformismo in senso inverso: è vietato essere gelosi, l'esclusivismo va condannato, si deve vivere in gruppo, ecc. - Attenzione! -, vediamo come stanno realmente le cose: e se mi obbligassi a non essere più geloso per la vergogna d'esserlo? La gelosia è brutta, è borghese: è un fervore indecoroso, uno ''zelo'' - ed è appunto questo zelo che noi rifiutiamo).<ref>{{maiuscoletto|etimologia}}: Ζῆλος (''zễlos''), ''zelosus'', ''geloso''.</ref> (''La gelosia'', p. 98) *4. Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero d'esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri. (''La gelosia'', p. 98) *Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio. (da ''Frammenti di un discorso amoroso'', 1977) *Le [[parola|parole]] non sono mai pazze (tutt'al più sono perverse): è la sintassi che è pazza.<ref>Da ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1979.</ref> ==''Miti d'oggi''== *Pretendo di vivere pienamente la contraddizione del mio tempo, che di un [[sarcasmo]] può fare la condizione della verità. (''Premessa'', p. X) *È probabile che se a nostra volta sbarcassimo su [[Marte (astronomia)|Marte]] quale l'abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la [[Terra]] stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia non sapremmo risolvere qual è il nostro. Infatti perché Marte sia giunto al sapere geografico bisogna pure che abbia avuto anche lui il suo [[Strabone]], il suo [[Jules Michelet|Michelet]], il suo Vidal de la Blanche, e, facendoci sempre più vicini, le stesse nazioni, le stesse guerre, gli stessi scienziati e gli stessi uomini che abbiamo avuto noi. (''Marziani'', p. 34) *La [[Greta Garbo|Garbo]] appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. [...] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura [...]. Il suo appellativo di ''Divina'' mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l'essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza. (pp. 63-64) *Il viso della [[Greta Garbo|Garbo]] è Idea, quello della [[Audrey Hepburn|Hepburn]] è Evento. (p. 64) *Credo che oggi l'[[automobile]] sia l'equivalente abbastanza esatto delle grandi cattedrali gotiche: voglio dire una creazione d'epoca, concepita appassionatamente da artisti ignoti, consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico. (p. 147) *''Il [[mito]] è una parola.'' (p. 191) *Mi si obietteranno mille altri sensi del termine ''mito''. Io ho però cercato di definire delle cose, non delle parole. (nota, p. 191) *È la storia umana che fa passare il reale allo stato di parola. (p. 192) *Ciò che disgusta nel [[mito]] è il ricorso a una falsa natura, il ''lusso'' delle forme significative, come in quegli oggetti che ornano la loro utilità con una apparenza naturale. La volontà di appesantire la significazione di tutte le cauzioni della natura provoca una specie di nausea: il mito è troppo ricco, e di troppo ha appunto la sua motivazione. (nota, p. 207) *La provocazione di un immaginario collettivo è sempre impresa inumana, non solo perché il sogno essenzializza la vita come destino, ma anche perché il sogno è povero ed è la cauzione di un'assenza. (nota, p. 221) *{{NDR|Riferendosi ai "miti dell'Ordine (sociale)"}} Statisticamente il [[mito]] è a destra. Qui esso è essenziale; ben nutrito, lucente, espansivo, loquace, s'inventa senza tregua. S'impadronisce di tutto: le giustizie, le morali, le estetiche, le diplomazie, le arti domestiche, la Letteratura, gli spettacoli. [...] L'oppresso non è niente, ha in sé una parola sola, quella della propria [[emancipazione]]; l'oppressore è tutto, la sua parola è ricca, multiforme, duttile, padrona di tutti i gradi possibili della dignità [...]. L'oppresso ''fa'' il mondo, ha solo un linguaggio attivo, transitivo (politico); l'oppressore lo conserva, la sua parola è plenaria, intransitiva, gestuale, teatrale: è il [[Mito]]; il linguaggio del primo tende a trasformare, il linguaggio dell'altro a eternare. (pp. 228-229) *Ogni ripudio del [[linguaggio]] è una morte. (p. 232) ==Citazioni su Roland Barthes== *La posizione di Barthes nel corso dei suoi lavori ricorda quello di Azdak ne ''Il Cerchio di gesso del Caucaso'', opera [[Bertolt Brecht|brechtiana]] che pare Barthes abbia amato molto. Vi è qualcosa di spostato, di irregolare: Azdak, furfante divenuto giudice, non è all'altezza del suo posto e, improvvisamente tutto si mette a girare e devia schivando il riconoscimento, la verità stessa. ([[Stephen Heath]]) *Per Barthes, il [[mito]], o per lo meno quello moderno (quello di cui egli si occupa), "è una parola": quindi "può essere mito tutto ciò che subisce le leggi di un discorso", ma d'altra parte "non è qualsiasi parola". ([[Massimo Corsale]]) *Variare porta a modificare, a trasportare, a cambiare di ritmo; il che costituisce un piccolo manuale della pratica di Barthes. Si pensi ad esempio al cambiamento di ritmo di lettura che interviene in modo così decisivo in ''S/Z'' e che dà l'avvio a tutte le variazioni — la pluralità colta in ogni momento — sul testo di [[Honoré de Balzac|Balzac]]. ([[Stephen Heath]]) *Viaggiare, spostarsi: questo è il percorso dei lavori di Barthes. Questa è l'attività del testo, e dei suoi testi. Il testo viaggia, sposta, va alla deriva. Così i testi di Barthes sono accesso, non accesso, movimento a spirale, asse avvolgentesi senza sosta ad ogni impero dei segni; senso, soggetto in processo, giro di scrittura, vertigine dello spostamento: «la vertigine è ciò che non finisce: stacca il senso, lo rimanda a più tardi» (''Réquichot'', p. 18). ([[Stephen Heath]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Roland Barthes, ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1979. *Roland Barthes, ''Miti d'oggi'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1974. *Roland Barthes, ''L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III'', traduzione di Carmine Benincasa, Giovanni Bottiroli, Gian Paolo Caprettini, Daniele De Agostini, Lidia Lonzi, Giovanni Mariotti, Einaudi, Torino, 1995. *Roland Barthes, ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1980. *[[Gianfranco Ravasi]], ''L'incontro. Ritrovarsi nella preghiera'', Oscar Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-63591-8 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Barthes, Roland}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Linguisti francesi]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Semiologi francesi]] iiqvvfrpdnmvrdrz2yvngfk39ff0wyy 1223341 1223340 2022-08-19T15:38:14Z SunOfErat 12245 wikitext text/x-wiki [[File:Roland Barthes.jpg|thumb|Ritratto di Roland Barthes]] '''Roland Barthes''' (1915 – 1980), saggista, critico letterario e semiologo francese. ==Citazioni di Roland Barthes== *Amo gli [[attore|attori]] che recitano tutti i loro ruoli nello stesso modo, se questo modo è al contempo caldo e chiaro. Non amo che un attore si travesta, ed è forse questa l'origine del mio dissidio con il teatro. (da ''Sul teatro'') *Ciò che la [[Pop Art]] vuole è desimbolizzare l'oggetto, dargli l'opacità e l'ottusa caparbietà d'un fatto.<ref>Da ''L'arte, questa vecchia cosa'', in AA. VV., ''PopArt: evoluzione di una generazione'', Electa, Milano, 1980, p. 167.</ref> *Essendo la [[lettura]] una traversata di codici, niente ne può arrestare il viaggio. (da ''S/Z''<ref name=Hea>Citato in [[Stephen Heath]], ''L'analisi Sregolata: Lettura Di Roland Barthes'', traduzione di Patrizia Lombardo, Edizioni Dedalo, Bari, 1977.</ref>) *Ho sempre amato molto il teatro, eppure non ci vado quasi più. È un voltafaccia che insospettisce anche me. Cos'è accaduto? Quando è accaduto? Sono cambiato io o è cambiato il teatro? Non lo amo più o lo amo troppo? (da ''Sul teatro'', a cura di Marco Consolini, Meltemi) *Il mio fantasma: l'[[idiorritmico|idiorritmia]]<br>Un fantasma (o almeno ciò che io definisco tale): un ritorno di desideri, di immagini, che vagano, si cercano in voi, anche per tutta una vita, e spesso si cristallizzano solo attraverso una parola. La parola, significante maggiore, indotto dal fantasma alla sua esplorazione [...] {{sic|[È]}} un fantasma di vita, di regime, di genere di vita, ''diaita'', dieta. Né duale, né plurale (collettivo). Una sorta di solitudine interrotta in un modo definito: il paradosso, la contraddizione, l'aporia di una condivisione delle distanze – l'utopia di un socialismo delle distanze [...].<ref>Citato in Gianfranco Marrone e Marco Consolini, ''Roland Barthes l'immagine, il visibile'', Marcos y Marcos, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=vagano p. 30] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=diaita] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=condivisione]</ref> *Il testo di godimento è assolutamente intransitivo. Pure, la [[perversione]] non basta a definire il godimento; è l'estremo della perversione a definirlo: estremo sempre spostato, estremo vuoto, mobile, imprevedibile. Questo estremo garantisce il godimento: una perversione media si carica ben presto di un gioco di mentalità subalterne: prestigio, ostentazione, rivalità, discorso, parate ecc. (da ''Testi di godimento'') *La [[letteratura]] non permette di camminare ma permette di respirare. (da ''Letteratura e significazione'', in ''Saggi critici'') *La letteratura: un codice che bisogna accettare di decifrare.<ref>Da ''Letteratura e discontinuità'', in ''Saggi critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi.</ref> *La [[sapienza]] è nessun potere, un po' di sapere, un po' di intelligenza e quanto più sapore possibile.<ref name="lectio">Da una ''lectio'' inaugurale all'Institut de France; citato in Ravasi, p. 106.</ref> *Lo [[scrittore]] deve considerare i suoi vecchi testi quali altri testi, che egli riprende, cita o deforma, come farebbe di una moltitudine di altri segni. (da ''Drame, Poème, Roman'', 1968<ref name=Hea></ref> ) *Lo [[specchio]] non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso, (che, lo si sa, è la forma). (da ''L'impero dei segni''<ref name=Hea></ref>) *Non occorre essere né cattolici né cristiani, né credenti, né umanisti per essere interessati agli ''Esercizi Spirituali'' di [[Ignazio di Loyola]].<ref>Da ''Sade, Fourier, Loyola''; citato in Ravasi, p. 7.</ref> *Ogni amante è pazzo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 291. ISBN 9788858014165</ref> *Per sfuggire all'alienazione della società presente non rimane che questa via: ''la fuga in avanti''.<ref>Da ''Il piacere del testo'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1980, p. 40.</ref> *Poiché il [[mito]] ruba al linguaggio, perché non rubare al mito?<ref name=Hea></ref> *[[Marcel Proust|Proust]] è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. (da ''Variazioni sulla scrittura'') *Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono. E uno stesso infinito viaggio nell'altra direzione, dalla parte di chi scrive: dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento. Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".<ref>Da ''Variazioni sulla scrittura'', traduzione di Carlo Ossola, Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1999.</ref> *Quelli che trascurano di [[rilettura|rileggere]] si condannano a leggere sempre la stessa storia. (da ''S/Z''<ref>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref>) *Scrivere significa scuotere il senso del mondo, disporvi un'interrogazione indiretta alla quale lo scrittore, con un'ultima sospensione, si astiene dal rispondere. La risposta è data da chiunque vi rechi la propria libertà; ma poiché questa muta la risposta del mondo allo scrittore è infinita: non si smette mai di rispondere a ciò che è stato scritto fuori da ogni risposta: i significati passano, la domanda resta.<ref>Da ''Scritti critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Torino, Einaudi, 1966, p. 11.</ref> *Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che non si sa: questo si chiama cercare.<ref name="lectio" /> ==''L'ovvio e l'ottuso''== *[...] lo statuto particolare dell'immagine fotografica: ''è un messaggio senza codice.'' (''Il messaggio fotografico'', p. 7) *Che cos'è il [[colore]]? Un godimento [...] come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero. (''Cy Twombly o «Non multa sed multum»'', pp. 165-166) *È cambiato il soggetto umano: l'interiorità, l'intimità, la solitudine hanno perso il loro valore, l'individuo è sempre più diventato gregario, vuole musiche collettive, massicce, spesso parossistiche, espressione del ''noi'', più che dell'''io''. (''Amare Schumann'', p. 281) ==''La camera chiara''== *La vita è fatta di piccole [[solitudine|solitudini]]. (da ''La camera chiara'') *Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. (da ''La camera chiara'') *{{NDR|Il [[colore]] è}} un'intonacatura apposta successivamente sulla verità originaria del Bianco e Nero. Il Colore è per me un belletto, un ''make-up'' (come quello fatto ai cadaveri).<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1998, p. 82; citato in David Batchelor, ''Cromofobia. Storia della paura del colore'', traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 59. ISBN 9788842497684</ref> *Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile. (da ''La camera chiara'') *La società si adopera per far rinsavire la Fotografia, per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda.<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', Torino, Einaudi, p. 117.</ref> ==''Frammenti di un discorso amoroso''== *"Nell'amorosa quiete delle tue braccia"<br>{{maiuscoletto|abbraccio}} Per il soggetto, il gesto dell'[[abbraccio]] amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l'essere amato.<br>1. Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.<br>2. Tuttavia nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l'indistinta sensualità dell'abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l'adulto si sovrappone al bambino e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità. (L'innamorato potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros).<br>3. Momento dell'affermazione, per un po', anche se limitatamente, disordinatamente, qualcosa è andato per il verso giusto: sono stato appagato (tutti i desideri aboliti attraverso la pienezza del loro soddisfacimento): l'appagamento esiste, e io lotterò senza tregua per ottenerlo di nuovo: attraverso tutti i meandri della storia amorosa, mi ostinerò a voler ritrovare, rinnovare, la contraddizione, la contrazione, dei due abbracci. (''Nell'amorosa quiete delle tue braccia'', pp. 13-14) *{{maiuscoletto|[[abito]]}} Ogni fenomeno emotivo suscitato o alimentato dal vestito che il soggetto ha indossato in occasione dell'incontro amoroso o che indossa nell'intento di sedurre l'oggetto amato. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *È come se alla fine di ogni [[toilette]], vi fosse sempre, compreso nell'eccitazione che essa suscita, il corpo ucciso, imbalsamato, laccato, imbellito alla maniera di una vittima. Vestendomi, io faccio bello ciò che sta per essere guastato dal desiderio. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *{{maiuscoletto|[[adorabile]]}} Non riuscendo a precisare la specialità del suo desiderio per l'essere amato, il soggetto amoroso non trova di meglio che questa parola un po' stupida: ''adorabile''! (''«Adorabile!»'', p. 17) *2. Con una logica tutta particolare, il soggetto amoroso sente l’altro come un Tutto (come se si trattasse della Parigi autunnale) e, al tempo stesso, questo Tutto gli sembra comportare un resto, che egli non può esprimere. È soltanto l’altro a produrre in lui una visione estetica: egli lo elogia per il fatto di essere perfetto, si gloria per averlo scelto perfetto; immagina che l’altro voglia essere amato, come vorrebbe esserlo lui stesso, non già per questa o quella sua qualità, ma per ''tutto'', e questo tutto glielo concede sottoforma di una parola vuota, giacché Tutto non potrebbe inventariarsi senza senza sminuirsi: all'infuori del ''tutto'' dell’affetto, in ''Adorabile!'' non è contenuta nessuna qualità. Tuttavia, esprimendo tutto, ''adorabile'' esprime anche ciò che manca al tutto; la parola vuole designare lo spazio dell’altro in cui viene ''specialmente'' a innestarsi il mio desiderio, ma questo spazio non è designabile; io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso, esso cincischierà nel tentativo di esprimerlo, ma io non potrò mai produrre altro che una parola vuota, la quale è come il grado zero di tutti gli spazi in cui si forma il desiderio specialissimo che io ho di quell'altro là (e non di un altro). (''«Adorabile!»'', p. 18) *''Adorabile'' vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: «È questo! È esattamente questo, che io amo!» Tuttavia, più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può produrre altro che un improprio dell'enunciato. (''«Adorabile!»'', p. 19) *{{maiuscoletto|affermazione}} Nonostante tutto, il soggetto amoroso afferma l'amore come ''valore''. (''L'Intrattabile'', p. 20) *Mi si dice: questa specie d'amore non da frutti. Ma co- ime poter ''valutare'' ciò che fruttifica? Perché ciò che dà frutti è un Bene? Perché ''durare'' è meglio che ''bruciare''? (''L'Intrattabile'', p. 21) *2. Stamattina, devo scrivere con urgenza una lettera “importante” – dalla quale dipende il successo d’una certa iniziativa; scrivo invece una lettera d’amore – che non spedisco. Abbandono allegramente tristi incombenze, ragionevoli scrupoli, comportamenti reattivi imposti dal mondo, a beneficio d’un compito inutile, derivato da un Dovere luminoso: il Dovere amoroso. Con discrezione, faccio delle cose pazze; sono l’unico testimone della mia follia. Quello che l'[[amore]] mette a nudo in me è l’''energia''. Tutto ciò che faccio ha un senso (posso perciò ''vivere'' senza lamentarmi), ma questo senso è una finalità inafferrabile: esso non è altro che la coscienza della mia forza. Le inflessioni dolenti, colpevoli, tristi, tutto il reattivo della mia vita d’ogni giorno è sconvolto. (''L'Intrattabile'', p. 21) *{{maiuscoletto|alterazione}} Produzione breve, nel campo amoroso, d'una controimmagine dell'oggetto amato. Sulla base di episodi trascurabili o di minimi connotati, il soggetto vede l'immagine buona alterarsi improvvisamente e rovesciarsi. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *Sul volto perfetto e come imbalsamato dell'altro (a tal punto esso mi affascina), scorgo tutt'a un tratto un punto di corruzione. Questo punto è minuscolo: un gesto, una parola, un oggetto, un vestito, qualcosa d'insolito che emerge (che prende risalto) da una regione di cui non avevo mai sospettato l'esistenza, e che bruscamente unisce l'oggetto amato a un mondo ''piatto''. L'altro, di cui devotamente lodavo l'eleganza e l'originalità, sarebbe dunque volgare? Egli fa un gesto ed ecco che in lui si disvela un'altra razza. Sono ''sbigottito'': avverto un controritmo: qualcosa come una sincope nella bella frase dell'essere amato, il rumore di uno strappo nel liscio involucro dell'Immagine. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *{{maiuscoletto|[[angoscia]]}} A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento – sentimento che egli esprime con la parola ''angoscia''. (''Agony'', p. 27) *Lo [[psicosi|psicotico]] vive nel timore del crollo (di cui le diverse psicosi non sarebbero altro che le difese). Ma «la paura clinica del crollo è la paura d’un crollo che è già stato subito (''primitive agony'') [...] e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto».<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''La crainte de l'effrondement'', p. 75.</ref> Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l’angoscia d’amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato. Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: «Non essere più angosciato, tu l’hai già perduto(a)». (''Agony'', p. 27) *{{maiuscoletto|[[annullamento]]}} Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l'oggetto amato sotto il volume dell'amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l'[[amore]], non l'oggetto. (''Amare l'amore'', p. 28) *Basta che, in un lampo, io veda l'altro nelle vesti d'un oggetto inerte, come impagliato, perché trasferisca il mio desiderio da questo oggetto annullato al mio stesso desiderio; io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è più che il suo accessorio. Mi esalto al pensiero di una così nobile causa, che non tiene nel minimo conto la persona che ho preso a pretesto (questo è almeno quanto mi dico, felice di potermi innalzare sminuendo l'altro): io sacrifico l'immagine all'Immaginario. E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all'altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell'Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la [[perdita]] dell'amore, non già la perdita di questa o quella persona. (''Amare l'amore'', p. 28) *{{maiuscoletto|[[appagamento]]}} Il soggetto ricerca, con ostinazione, la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere. (''«Tutte le voluttà della terra»'', p. 30) *{{maiuscoletto|[[ascesi]]}} Sia che si senta colpevole nei confronti dell'essere amato, sia che voglia impressionarlo mostrandogli la sua infelicità, il soggetto amoroso abbozza una condotta ascetica di autopunizione (regime di vita, abiti, ecc.). (''Essere ascetici'', p. 32) *1. Dato che sono colpevole di questo e di quello (io ho, io trovo cento ragioni per esserlo), io mi punisco, mortifico il mio corpo: mi faccio tagliare i capelli cortissimi, nascondo il mio sguardo dietro a degli occhiali scuri (come se dovessi entrare in convento), mi consacro allo studio di una scienza seria e astratta. Come un monaco, mi alzerò presto per mettermi al lavoro mentre è ancora notte. Sarò molto paziente, un po' triste, in poche parole, ''degno'', come si addice all'uomo risentito. Mostrerò istericamente il mio [[lutto]] (il lutto che io m'immagino) attraverso il mio vestito, il taglio dei miei capelli, la regolarità delle mie abitudini. Sarà un piacevole romitaggio, un ritiro spirituale necessario al buon funzionamento di un patetico discreto. (''Essere ascetici'', p. 32) *2. L'[[ascesi]] (la velleità d'ascesi) è rivolta all'altro: voltati, guardami, renditi conto di cosa stai facendo di me. È un ricatto morale: io metto di fronte all'altro la figura della mia propria scomparsa, quale essa sicuramente avrà luogo se lui non cede (a che cosa?). (p. 32, ''Essere ascetici'') *{{maiuscoletto|[[assenza]]}} Ogni episodio di linguaggio che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato – quali che siano la causa e la durata – e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono. (''L'assente'', p. 33) *Orbene, l'unica [[assenza]] è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza, sempre sul punto di mettersi in viaggio; egli è, per vocazione, migratore, errante; io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, ''in giacenza'', come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione. L'assenza amorosa è possibile in un solo senso e non può essere espressa che da chi resta - e non da chi parte: ''io'', sempre presente, non si costituisce che di fronte a ''te'', continuamente assente. Esprimere l'assenza equivale a significare di colpo che il posto del soggetto e il posto dell'altro non possono essere permutati; è come dire: «Sono meno amato di quanto io ami». (''L'assente'', p. 33) *2. Storicamente, il discorso dell'assenza viene fatto dalla Donna: la Donna è sedentaria, l'Uomo è vagabondo, viaggiatore; la Donna è fedele (aspetta), l'uomo è cacciatore (cerca l'avventura, fa la corte). È la Donna che dà forma all'assenza, che ne elabora la finzione, poiché ha il tempo per farlo; essa tesse e canta; le Tessitrici, le Canzoni cantate al telaio esprimono al tempo stesso l'immobilità (attraverso il ronzio dell'Arcolaio) e l'assenza (in lontananza, ritmi di viaggio, onde marine, cavalcate). Ne consegue che in ogni uomo che esprime l'assenza dell'altro si manifesta l'elemento ''femminino'': l'uomo che attende e che soffre è miracolosamente femminizzato. Un uomo è femminizzato non perché è invertito, ma perché è innamorato. (Mito e utopia: come l'origine è appartenuta, così anche l'avvenire apparterrà ai soggetti ''in cui vi è del femminino''). (''L'assente'', pp. 33-34) *3. Talvolta mi succede di sopportare bene l'assenza. lo sono allora ''normale'': sono in linea col modo in cui ''tutti'' sopportano la separazione da una ''persona cara''; mi conformo con cognizione all'addestramento attraverso cui sono stato abituato assai per tempo ad essere separato da mia madre – ciò che tuttavia, in principio, non mancò di essere doloroso (per non dire sconvolgente). Agisco da soggetto ben svezzato: ''aspettando'', so nutrirmi di altre cose che non siano solamente il seno materno.<br>Questa assenza ben sopportata non è altro che l'oblio. A intermittenza, io sono infedele. È la condizione per la mia sopravvivenza; poiché se io non dimenticassi, morirei. L'innamorato che non dimentica ''qualche volta'', muore per eccesso, fatica e tensione di memoria (come [[Johann_Wolfgang_von_Goethe#I_dolori_del_giovane_Werther|Werther]]). (''L'assente'', p. 34) *Come! {{sic|il}} desiderio non è forse sempre lo stesso, sia che l'oggetto sia presente o assente? L'oggetto non è forse ''sempre'' assente? - Non si tratta dello stesso struggimento: vi sono due parole: ''Póthos'', per il desiderio dell'essere assente, e ''Hímeros'', più ardente, per il desiderio dell'essere presente. (''L'assente'', p. 35) *5. All'assente, io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l'altro è assente come referente e presente come allocutore. Da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fra due tempi: il tempo della referenza e il tempo dell'allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacché mi rivolgo a te). Io so allora che cos'è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura.<br>[...] Questa messa in scena di linguaggio allontana la morte dell'altro: un brevissimo momento, si dice, separa il tempo in cui il bambino crede sua madre ancora assente da quel lo in cui la crede già morta. Manipolare l'assenza significa far durare questo momento, ritardare il più a lungo possibile l'istante in cui l'altro potrebbe, dall'assenza, piombare bruscamente nella morte. (p. 35, ''L'assente'') *L'[[Assenza]] è la figura della privazione; io desidero e ho bisogno simultaneamente. Il desiderio si spegne sul bisogno: questo è il fatto ossessionante del sentimento amoroso. (''L'assente'', p. 36) *L'assenza dell'altro mi tiene la testa sott'acqua; poco a poco, io soffoco, la mia aria si fa più rarefatta: ed è attraverso quest'asfissia che io ricostituisco la mia ''verità'' e preparo l'Intrattabile dell'amore. (''L'assente'', p. 37) *{{maiuscoletto|atopos}} Il soggetto amoroso riconosce l'essere amato come «atopos» (qualifica attribuita a Socrate dai suoi interlocutori), cioè inclassificabile, dotato di una originalità sempre imprevedibile. (''Atopos'', p. 38) *L'altro che io amo e che mi affascina è ''atopos''. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità dei mio desiderio. È la figura della mia verità; esso non può essere fissato in alcun stereotipo (che è la verità degli altri).<br>Tuttavia, durante la mia vita, io ho amato o amerò più volte. Questo significherebbe dunque che il mio desiderio, per quanto speciale, si fissa su un tipo? Il mio desiderio è dunque classificabile? C'è, mi domando, fra tutti gli esseri che ho amato, un solo tratto comune che, per quanto tenue (un naso, una pelle, un qualcosa), mi permetta di dire: {{sic|ecco}} il mio tipo! «È esattamente il mio tipo», «Non è affatto il mio tipo»: frase da dongiovanni; l'innamorato è dunque soltanto un dongiovanni più difficile che per tutta la vita cerca il "suo tipo"? In quale parte del corpo avverso devo leggere la mia verità? (''Atopos'', p. 38) *Essendo atopico, l'altro fa tremare il linguaggio: non si può parlare ''di'' lui, ''su'' lui; qualsiasi attributo è falso, doloroso, goffo, imbarazzante: l'altro è ''inqualificabile'' (e questo sarebbe il vero significato di ''atopos''). (''Atopos'', p. 39) *3. Di fronte alla brillante originalità dell'altro, io non mi sento mai "atopos", ma semmai classificato (come un dossier fin troppo noto). Talvolta, riesco però a sospendere il gioco delle immagini ineguali («Perché mai non posso essere anch'io originale, forte quanto l'altro?»); indovino che la vera originalità non è né in me né nell'altro, ma nella nostra stessa relazione. Ciò che bisogna conquistare è l'originalità della relazione. La maggior parte delle ferite d'amore me le procura lo stereotipo: io sono costretto, come tutti, a far la parte dell'innamorato: ad essere geloso, trascurato, frustrato come gli altri. Ma quando la [[relazione]] è originale, lo stereotipo viene sconvolto, superato, evacuato, e la gelosia, ad esempio, non ha più luogo d'essere in questo rapporto senza luogo, senza ''topos'', senza ''topo'' - senza discorso. (''Atopos'', p. 39) *{{maiuscoletto|[[attesa]]}} Tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni). (''L'attesa'', p. 40) *1. Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. (''L'attesa'', p. 40) *2. Vi è una scenografia dell'attesa: io la organizzo, la manipolo, ritaglio un pezzo di tempo in cui mimerò la perdita dell'oggetto amato e provocherò tutti gli effetti di un piccolo lutto. Tutto questo avviene dunque come in una recita. (''L'attesa'', p. 40) *Questa è la recita; essa può essere abbreviata dall'arrivo dell'altro; se arriva in primo, l'accoglienza è calma; se arriva in secondo, avviene una «scenata»; se arriva in terzo, vi è la riconoscenza, l'atto di grazia: io respiro nuovamente a pieni polmoni, come Pelléas allorché, uscendo dal sotterraneo, ritrova la vita, il profumo delle rose. (''L'attesa'', p. 41) *4. L'essere che io aspetto non è reale. Come il seno materno per il poppante, «io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui»<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''Jeu et Réalité'', 34 e 21.</ref>: l'altro viene là dove io lo sto aspettando, là dove io l'ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l'attesa è un delirio. (''L'attesa'', p. 41) *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. (''L'attesa'', p. 42) *5. «Sono innamorato? - Sì, poiché sto aspettando». L'altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell'innamorato non è altro che: ''io sono quello che aspetta. (''L'attesa'', p. 42) *6. Un mandarino era innamorato di una cortigiana. «Sarò vostra, - disse lei, - solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra». Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n'andò. (''L'attesa'', p. 42) *{{maiuscoletto|[[capire]]}} Sentendo improvvisamente l'episodio amoroso come un groviglio di motivazioni inspiegabili e di situazioni senza vie d'uscita, il soggetto esclama: «''Voglio capire (che cosa mi sta capitando)!''» (''«Voglio capire»'', p. 43) *1. Che cosa penso dell'[[amore]]? - In fondo, non penso niente. Certo, vorrei sapere ''che cos'è'', ma, vivendolo dal di dentro, lo vedo in quanto esistenza, non in quanto essenza. [...] Naturalmente, la riflessione mi è consentita, ma, siccome questa riflessione viene subito trascinata nel ribollimento delle immagini, essa non muta mai in riflessività: escluso dalla logica (che presuppone dei linguaggi estranei gli uni agli altri), non posso pretendere di poter ''pensare con lucidità''. E così, se anche continuassi a discettare sull'amore per un anno intero, potrei solamente sperare di riuscire ad afferrarne il concetto «per la coda»: flashes, formule, espressioni a effetto sparse nel copioso fluire dell'Immaginario; io mi trovo nel ''posto sbagliato'' dell'amore, che è poi il suo punto più in vista; dice un [[proverbio]] cinese: «Il punto più in ombra, si trova sempre sotto la lampada».<ref>{{maiuscoletto|[[Theodor Reik|Reik]]}}: Proverbio citato da Reik, 184.</ref> (''«Voglio capire»'', p. 43) *{{maiuscoletto|[[catastrofe]]}} Crisi violenta durante la quale il soggetto, sentendo la situazione amorosa come un vicolo cieco, una trappola da cui non potrà mai più uscire, si vede destinato a una totale distruzione di sé. (''La catastrofe'', p. 45) *1. Vi sono due tipi di disperazione: la disperazione pacata, la rassegnazione attiva («lo vi amo come bisogna amare: nella disperazione»), e la disperazione violenta: un bel giorno, in seguito a un incidente qualsiasi, mi chiudo nella mia stanza e scoppio in lacrime: sono in balia di una forza che mi soverchia, asfissiato dal dolore; il mio corpo s'irrigidisce e si contrae: come in un lampo, freddo e tagliente, io vedo la distruzione a cui sono condannato. Tutto ciò non ha niente di paragonabile alla prostrazione insidiosa, ma in fondo molto civile, degli amori difficili; non c'è alcun rapporto con l'annichilimento in cui si viene a trovare il soggetto abbandonato: qui, sono come folgorato, ma lucido. La sensazione che provo è quella di una vera e propria catastrofe: «''Ecco, "sono veramente fottuto!''» (''La catastrofe'', p. 45) *{{maiuscoletto|[[circoscrivere]]}} Per ridurre la propria infelicità, il soggetto ripone la sua speranza in un metodo di controllo che gli dovrebbe permettere di circoscrivere i piaceri che la relazione amorosa gli dà: da una parte, continuare a tenersi questi piaceri, approfittarne pienamente, e, dall'altra, mettere in una parentesi d'impensato le larghe zone depressive che separano questi piaceri: ''dimenticare'' l'essere amato al di fuori dei piaceri che esso dà. (''Laetitia'', p. 47) *1. Cicerone, prima, e Leibniz, poi, hanno contrapposto ''gaudium'' e ''laetitia''<ref>{{maiuscoletto|[[Leibniz]]}}: ''Nuovi saggi sull'intelletto umano'', XX e 296.</ref>''Gaudium'' è il «piacere che l'anima prova quando considera sicuro il possesso di un bene presente o futuro, ed un bene è in nostro possesso quando è in nostro potere il poterne godere quando lo vogliamo». ''Laetitia'' è un piacere allegro, «uno stato nel quale il piacere predomina in noi» [...]. ''Gaudium'' è ciò che io vagheggio: godere di un possesso perpetuo. Ma non potendo ottenere ''Gaudium'', da cui troppi ostacoli mi separano, considero l'eventualità di ripiegare su ''Laetitia''. (''Laetitia'', p. 47) *{{maiuscoletto|[[colpe]]}} In un qualsiasi episodio trascurabile della vita d'ogni giorno, il soggetto crede di aver mancato nei confronti dell'essere amato e prova per questo un sentimento di colpevolezza. (''Colpe'', p. 49) *2. Ogni incrinatura nella Devozione è una colpa: questa è la regola della ''Cortezia''. Questa colpa prende corpo quando io abbozzo un semplice gesto d'indipendenza nei confronti dell'oggetto amato; ogni volta che, per spezzare l'asservimento, cerco di «sganciarmi» (è il consiglio unanime dei mondo), io mi sento colpevole. E perciò, paradossalmente, io sono colpevole di alleggerire il peso, di ridurre l'ingombro esagerato della mia devozione, in poche parole di «riuscire» (secondo il mondo); insomma, ciò che mi fa paura è di essere forte e ciò che mi rende colpevole è la padronanza (o il suo semplice gesto). (''Colpe'', p. 50) *{{maiuscoletto|[[compassione]]}} Il soggetto prova un sentimento di compassione nei riguardi dell'oggetto amato ogni volta che lo vede, lo sente o lo sa infelice o minacciato da qualcosa che è estraneo alla relazione amorosa in sé. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *{{NDR|[[compassione]]}} «[...] più giustamente si dovrebbe chiamare unipassione, dolore all'unisono -, noi dovremmo odiarlo se lui, come Pascal, trova se stesso odioso» [...] Ora, per quanto grande sia la forza dell'amore, questo non avviene: sono commosso, angosciato, poiché è terribile veder soffrire le persone a cui si vuol bene, ma, al tempo stesso, rimango asciutto, impenetrabile. La mia, è un'identificazione imperfetta: sono una Madre (l'altro mi dà delle preoccupazioni), ma una Madre carente; [...] Giacché, proprio mentre m'identifico «sinceramente» nell'infelicità dell'altro, ciò che vedo in questa infelicità è che essa si manifesta ''senza di me'' e che, essendo infelice di per sé, l'altro mi abbandona: se egli soffre senza che io ne sia la causa, vuol dire che per lui io non conto: la sua sofferenza mi annulla nella misura in cui lo pone fuori della mia portata. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *2. Di conseguenza, le cose si rovesciano: dato che l'altro soffre senza di me, perché io dovrei soffrire al suo posto? La sua infelicità lo porta lontano da me e io finirei per sfiancarmi cercando di corrergli dietro, senza poter mai sperare di raggiungerlo, di entrare in coincidenza con lui. Dunque, stacchiamoci un po', impariamo a tenerci a una certa distanza. (''«Ho male all'altro»'', pp. 51-52) *{{maiuscoletto|[[comportamento]]}} Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? (''«Che fare?»'', p. 53) *2. Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). (''«Che fare?»'', p. 53) *{{maiuscoletto|[[connivenza]]}} Il soggetto s'immagina di stare parlando dell'essere amato con una persona rivale, e questa immagine, curiosamente fa nascere in lui un piacevole senso di complicità. (''La connivenza'', p. 55) *Finalmente posso parlare dell'altro ''con chi se ne intende''; si verifica una parità di sapere, un piacere d'inclusione; parlandone, l'oggetto non viene né estraniato né lacerato; egli resta interno al discorso duale, che anzi lo preserva. Io coincido con l'Immagine e al contempo con questo secondo specchio che riflette ciò che io sono (sul volto del rivale io leggo la mia paura, la mia gelosia). (p. 55, ''La connivenza'') *3. La [[gelosia]] è un'equazione a tre termini permutabili (indecidibile): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'''odiosamato'' (il «rivale») è ''anche'' amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina (vedi ''L'eterno marito'', di [[Dostoevskij]]). (''La connivenza'', p. 56) *{{maiuscoletto|[[contatti]]}} La figura fa riferimento ad ogni discorso interiore suscitato da un contatto furtivo con il corpo (e più precisamente con la pelle) dell'essere amato. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *1. Il dito di [[I dolori del giovane Werther|Werther]] sfiora inavvertitamente il dito di Carlotta; i loro piedi, sotto il tavolo, si incontrano.<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: p. 57.</ref> Werther potrebbe astrarsi dal senso di questi episodi casuali; egli potrebbe concentrarsi corporalmente su quelle minuscole zone di contatto e, come un feticista, provare piacere per questo o quel pezzetto di dito o di piede inerte, ''senza preoccuparsi della risposta'' (come Dio - è la sua etimologia -, il Feticcio non risponde). Ma, per l'appunto, Werther non è pervertito, ma innamorato: egli dà un senso, sempre, ovunque, a proposito di niente, ed è proprio il senso che lo fa fremere: egli si trova nel braciere del senso. Per l'innamorato, ogni contatto pone il problema della risposta: egli chiede alla pelle di rispondere. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *{{maiuscoletto|[[contingenze]]}} Avvenimenti insignificanti, fatti fortuiti, traversie, inezie, meschinerie, quisquilie, episodi della vita amorosa; qualsiasi nucleo fattuale che ostacoli l'aspirazione alla felicità del soggetto amoroso, come se il caso tramasse contro di lui. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *2. L'episodio è trascurabile (esso è sempre trascurabile) ma attirerà tutto il mio linguaggio. Io lo trasformo subito in un avvenimento importante, 'pensato'' da qualcosa che assomiglia al destino. È una cappa che mi cade addosso e che trascina con s‚ tutto. Innumerevoli e vaghe circostanze finiscono così col tessere il velo nero della Maya, la tappezzeria delle illusioni, dei significati, delle parole. Io mi metto a ''classificare'' quello che mi sta capitando. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *(Per me, l'episodio è un segno, non un indizio: l'elemento di un sistema, non l'efflorescenza di una causalità). (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 60) *{{maiuscoletto|[[corpo]]}} Ogni pensiero, ogni emozione, ogni interesse suscitato nel soggetto amoroso dal corpo amato. (p. 61, ''Il corpo dell'altro'') *1. Il suo corpo era diviso: da una parte, il corpo vero e proprio - la sua pelle, i suoi occhi - tenero, caldo, e, dall'altra, la sua voce, breve, trattenuta, soggetta ad accessi di lontananza, la sua voce, che non dava ciò che dava il suo corpo. O anche: da una parte, il suo corpo morbido, tiepido, languido al punto giusto, con una sottile peluria, fintamente goffo, e, dall'altra, la sua voce - la voce, sempre la voce - sonora, nitida, mondana, ecc. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *''[[Scrutare]]'' vuol dire ''frugare'': io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista (sono come quei bambini che smontano una sveglia per sapere che cos'è il tempo). Questa operazione viene condotta in maniera fredda e stupita; sono calmo, attento, come se fossi davanti a uno strano insetto di cui improvvisamente non ho ''più paura''. Certe parti del corpo sono particolarmente adatte a questa ''osservazione'': le ciglia, le unghie, l'attaccatura dei capelli, gli oggetti molto particolari. P- evidente che in quel momento io sto feticizzando un morto. La prova è data dal fatto che, se il corpo che sto scrutando si scuote dalla sua inerzia, se si mette ''a fare qualcosa'', il mio desiderio cambia; se, per esempio, vedo l'altro ''pensare'', il mio desiderio cessa di essere perverso e ridiventa immaginario: io ritorno a un'Immagine, a un Tutto: io amo di nuovo. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *(Io guardavo tutto del suo volto, del suo corpo, con distacco: le sue ciglia, l'unghia del suo alluce, la sottigliezza delle sue sopracciglia, delle sue labbra, il colore di smalto dei suoi occhi, un certo neo, un certo modo di tenere le dita fumando; ero affascinato - dato che, alla fin fine, la fascinazione non altro è che il punto estremo del distacco - da quella specie di statuina colorata, smaltata, vetrificata, nella quale potevo leggere, senza capirci nulla, ''la causa del mio desiderio''). (''Il corpo dell'altro'', p. 62) *{{maiuscoletto|[[cuore]]}} Questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono. (''Il cuore'', p. 63) *3. Il cuore, è ciò che io credo di donare. Ogni volta che questo dono mi viene restituito, allora non basta dire, come Werther, che una volta tolto tutto l'ingegno che mi si attribuisce e di cui non mi curo, il cuore è ciò che resta di me: il cuore è ciò che ''mi'' resta, e questo cuore che mi pesa e il cuore greve: greve per il rigurgito che l'ha riempito (solo gl'innamorati e i bambini hanno il cuore greve). (''Il cuore'', p. 63) *{{maiuscoletto|[[dedica]]}} Episodio di linguaggio che accompagna ogni regalo amoroso, sia esso reale o progettato, e, più in generale, ogni gesto, effettivo o interiore, per mezzo del quale il soggetto dedica qualche cosa all'essere amato. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] d'amore è solenne; trascinato dall'insaziabile metonimia che disciplina la vita immaginaria, io mi traspongo tutt'intero in esso. Attraverso questo oggetto, io ti do il mio Tutto, io ti tocco con il mio fallo; è per questo che io sono follemente eccitato, che corro da un negozio all'altro, che mi ostino a cercare il feticcio che vada bene, il feticcio splendente, riuscito, che si adatterà ''perfettamente'' al tuo desiderio. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] è contatto, sensualità: tu stai per toccare ciò che io ho toccato: una terza pelle ci unisce. (''La dedica'', p. 65) *5. Quantunque sia incapace di enunciarsi, di enunciare, l'amore vuole nondimeno clamarsi, declamarsi, scriversi ovunque: "all'acqua, all'ombra, ai monti, ai fiori, all'erbe, ai fonti, all'eco, all'aria, ai venti..." Basta che il soggetto amoroso crei o costruisca qualcosa, che subito è colto da una pulsione di [[dedica]]. Tutto ciò che fa, subito, e ancora prima che sia finito, egli vuole donarlo alla persona che ama, per la quale ha lavorato o lavorerà. La scritta del nome dirà per chi è il dono.<ref>{{maiuscoletto|[[Le nozze di Figaro]]}}: aria di Cherubino (atto I)</ref> (''La dedica'', p. 67) *In ''[[Teorema (film)|Teorema]]'' l'«altro» non parla, ma iscrive però qualcosa in tutti coloro che lo desiderano - opera ciò che i matematici chiamano una catastrofe (lo sconvolgimento di un sistema per mezzo di un altro sistema): vero è che quel muto è un angelo. (''La dedica'', p. 69) *{{maiuscoletto|demoni}} Il soggetto amoroso ha talvolta l'impressione di essere posseduto da un demone del linguaggio che lo spinge a farsi del male e a espellersi - secondo le parole di Goethe - dal paradiso che, in altri momenti, la relazione amorosa rappresenta per lui. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *1. Una forza precisa trascina il mio linguaggio verso il male che io posso fare a me stesso: il regime del mio linguaggio è la ruota libera: il linguaggio si morula, senza nessuna idea tattica della realtà. Io cerco di farmi del male, mi espello da solo dal mio paradiso, affannandomi di suscitare in me stesso le immagini (di gelosia, di abbandono, di umiliazione) che possono ferirmi; e quando la ferita è aperta, cerco di mantenerla tale, la alimento con altre immagini, fino a che un'altra ferita non venga a distogliermi da quella. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *2. Il demonio è plurale («Il mio nome è Legione», [[Vangelo secondo Luca|Luca]] 8.30). Quando un demone viene respinto, quando finalmente sono riuscito a imporgli il silenzio (per caso o attraverso la lotta), un altro lì vicino solleva la testa e si mette a parlare<ref>{{maiuscoletto|[[Goethe]]}}: «Noi siamo i nostri propri demoni, noi ci espelliamo dal nostro paradiso» ('Werther'', nota 93 dell'ed. Aubier-Montaigne)]</ref>. La vita demoniaca di un innamorato è simile alla superficie d'una solfatara; delle grandi bolle (roventi e fangose) scoppiano una dopo l'altra; quando una si rompe e s'affloscia, essa ritorna nel magma e subito, più lontano, un'altra si forma, si gonfia. Le bolle «Disperazione», «Gelosia», «Esclusione», «Desiderio», «Incertezza di comportamento», «Terrore di perdere la faccia» (il più malvagio dei demoni) fanno ''ploc' una dopo l'altra, in un ordine indeterminato: è il ''disordine'' della Natura. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *3. Come respingere un demone (vecchio problema)? I demoni, specialmente se sono demoni di linguaggio (e sennò di cos'altro sarebbero?), si combattono con il linguaggio. Io posso quindi sperare di esorcizzare la parola demoniaca che mi è suggerita (da me stesso) sostituendola (posto che io possegga il necessario talento linguistico) con un'altra parola più dimessa (procedo per eufemia). Così credevo di essere finalmente uscito dalla crisi, ma ecco che - favorita da un lungo viaggio in automobile - sono colto da una loquela mentre continuo incessantemente ad agitare nella mia testa il desiderio, il rimpianto e l'aggressione dell'altro; e a queste ferite s'aggiunge lo sconforto di dover constatare che io ''sto avendo una ricaduta''; ma il vocabolario è una vera e propria farmacopea (veleno da una parte, rimedio dall'altra): no, non è una ricaduta, è soltanto un ultimo ''sussulto'' del demone anteriore. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 71) *{{maiuscoletto|de-realtà}} Sensazione di assenza, di riduzione di realtà, provata dal soggetto amoroso nei confronti del mondo. (''Il mondo siderato'', p. 72) *(Il mondo è pieno senza di me, come nella ''[[Jean-Paul Sartre#La_nausea|Nausea]]''; esso gioca alla vita dietro un vetro; il mondo è immerso in un acquario; io lo vedo vicinissimo e tuttavia separato, fatto di un'altra sostanza; cado continuamente fuori di me, senza vertigine, senza annebbiamento, nella ''precisione'', come fossi drogato. [...]) (''Il mondo siderato'', p. 72) *{{NDR|L'[[Italia]]}} Questo paese perde in tutto: abolisce la differenza dei gusti, ma non la divisione delle classi, ecc. (p. 73, ''Il mondo siderato'') *Fino a quando sentirò che il mondo mi è ostile, io gli sarò legato: ''io non sono pazzo''. Ma talvolta, quando ho dato fondo al malumore, mi accorgo di non avere più alcun linguaggio: il mondo non è ''irreale'' (se lo fosse potrei esprimerlo: esiste un'arte dell'irreale che è fra le più alte), ma de-reale: il reale lo ha abbandonato, cosicché io non ho più alcun senso (alcun paradigma) a mia disposizione; ''io non riesco'' a definire i miei rapporti con Coluche, col ristorante, col pittore, con piazza del Popolo. Quale tipo di rapporto posso io avere con un potere, se non ne sono lo schiavo, né il complice, né il testimone? (''Il mondo siderato'', p. 74) *6. Talvolta il mondo mi appare ''irreale'' (io lo esprimo in un modo diverso), talaltra mi appare ''dereale'' (io lo esprimo con difficoltà). Non è (si dice) la stessa riduzione di realtà. Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una ''fantasia'': tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto a una funzione, che è poi l'Immaginario; l'innamorato si separa quindi dal mondo, lo irrealizza perché, su un altro versante, fantasmatizza le peripezie o le utopie del suo amore; si abbandona all'Immagine e, di conseguenza, tutto ciò che è «reale» lo infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita. seduto davanti al manifesto di Coluche, io non «sogno» niente (neanche l'altro); anzi, non sono più nemmeno nell'Immaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè ''insostituibile'': l'Immaginario è (temporaneamente) proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. (''Il mondo siderato'', p. 75) *{{maiuscoletto|[[dichiarazione]]}} Propensione del soggetto amoroso a intrattenere a lungo, con un'emozione contenuta, l'essere amato, a proposito del suo amore, di lui, di sé, di loro: la dichiarazione non verte sulla confessione dell'amore, ma sulla forma, commentata all'infinito, della relazione amorosa. (''Il colloquio'', p. 77) *(Parlare amorosamente, significa dissipare senza limite, senza soluzione di continuità; vuol dire praticare un rapporto senza orgasmo. Forse esiste una forma letteraria di questo ''coitus reservatus'': il preziosismo). (''Il colloquio'', p. 77) *Nessuno ha voglia di parlare dell'amore, se non è ''per'' qualcuno. (''Il colloquio'', p. 78) *{{maiuscoletto|[[dipendenza]]}} Figura nella quale l'opinione intravede la condizione stessa del soggetto amoroso, asservito all'oggetto amato. (''Domnei'', p. 79) *1. La meccanica del vassallaggio amoroso esige una futilità senza fondo<ref>{{maiuscoletto|Cortezia}}: l'amore cortese è fondato sul vassallaggio amoroso (''Domnei'' o ''Donnoi'')</ref>. Questo perché, se si vuole che la dipendenza si manifesti nella sua purezza, bisogna che essa si renda palese nelle circostanze più irrilevanti e diventi qua si vergognosa a forza di pusillanimità: aspettare una telefonata è in un certo senso una dipendenza troppo gravosa<ref>{{maiuscoletto|[[Simposio]]}}: 166.</ref>; bisogna che io la affini, senza limiti: quindi, mi farò il sangue cattivo di fronte allo spettegolare delle comari che, dal farmacista, mi tiene lontano dall'apparecchio a cui sono asservito; e siccome questa telefonata, che io non voglio perdere, mi fornirà qualche nuova occasione di asservimento, si potrebbe dire che io agisco energicamente per preservare proprio lo spazio della dipendenza e per permettere inoltre a questa dipendenza di esercitarsi: io mi smarrisco nella dipendenza ma, ciò che è più - altro tranello -, sono umiliato da questo smarrimento. (''Domnei'', p. 79) *(Se io accetto la mia dipendenza, è perché essa costituisce per me un mezzo per "significare" la mia domanda: nel campo amoroso, la futilità non è una "debolezza" né una "meschinità": essa è un segno di forza: più la cosa è futile, più ha significato e più s'impone come forza). (''Domnei'', p. 79) *{{maiuscoletto|[[disagio]]}} Scena a più persone, nella quale l'implicito del rapporto amoroso agisce come una coartazione e suscita un imbarazzo collettivo che non viene esternato. (''«Con aria imbarazzata»'', p. 81) *{{maiuscoletto|[[dispendio]]}} Figura mediante la quale il soggetto amoroso mira e al contempo esita a situare l'amore in un'economia di puro dispendio, di perdita «per niente». (''L'esuberanza'', p. 83) *1. Alberto, personaggio piatto, morale, conformista, decreta (come chissà quanti prima di lui) che il [[suicidio]] è una viltà. Per Werther, al contrario, il suicidio non è una debolezza, dal momento che esso scaturisce da una tensione<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: 59, 133.</ref>: «Mio caro, se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti?» L'amore-passione è dunque una forza («questa violenza, questa passione irriducibile»), è qualcosa che ricorda la vecchia nozione di ἰσχύς (''ischus'': energia, tensione, forza di carattere) e, più vicino a noi, quella di Dispendio.<ref>{{maiuscoletto|GRECO}}: nozione stoica (''Les Stoïciens'').</ref> (''L'esuberanza'', p. 83) *(Prima un lord e poi un vescovo inglese, rimproverarono a Goethe l'epidemia di suicidi provocati dal ''Werther''. [[Goethe]] rispose in termini propriamente ''economici'': «Il vostro sistema commerciale ha fatto migliaia di vittime; perché non perdonarne qualcuna anche al ''Werther''?»)<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: ''furor wertherinus'', Introduzione, XIX. Risposta di Goethe: Introduzione, XXXII (ed. Aubier-Montaigne).</ref> (''L'esuberanza'', p. 84) *3. Il discorso amoroso non è proprio privo di calcoli: io ragiono, certe volte calcolo, sia per ottenere una certa soddisfazione, o per evitare un certo dolore, sia per rappresentare interiormente all'altro, in un moto di stizza, i tesori d'ingegnosità che io dilapido ''per niente'' in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire, convincere, ecc.). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale: il Dispendio è aperto, all'infinito, la forza deriva, senza nessuna finalità (l'oggetto amato non è una meta: è un oggetto-cosa, non un oggetto-termine). (''L'esuberanza'', p. 84) *L'esuberanza amorosa è l'esuberanza del fanciullo a cui niente (ancora) viene a contenere l'ostentazione narcisistica, il godimento multiforme. Considerato che il discorso amoroso non è una ''media'' di stati d'animo, questa esuberanza può essere rotta a intervalli da tristezze, avvilimenti, impulsi suicidi; ma un tale squilibrio fa parte di quest'economia nera che mi marchia con la sua aberrazione, e per così dire con il suo lusso sfrenato. (''L'esuberanza'', p. 84) *{{maiuscoletto|[[dramma]]}} Il soggetto amoroso non può scrivere egli stesso il suo romanzo d'amore. Solo una forma molto arcaica potrebbe raccogliere il fatto che lui declama senza però poterlo raccontare. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *Se io tengo un [[diario]], è difficile che questo diario riporti i ''fatti accaduti''. I fatti della vita amorosa sono talmente futili che accedono alla scrittura solo attraverso uno sforzo immenso: ci si scoraggia di scrivere ciò che, ''nello scriversi'', rivela in pieno la propria banalità. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *{{maiuscoletto|[[esilio]]}} Decidendo di rinunziare allo stato amoroso, il soggetto si vede con tristezza esiliato dal proprio Immaginario. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *(La passione [[amore|amorosa]] è un delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è semmai ''la perdita di delirio'': dove porta?) (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *2. Nel [[lutto]] reale, è la «prova di realtà» a mostrarmi che l'oggetto amato ha cessato di esistere. Nel lutto amoroso, l'oggetto non è né morto né lontano. Sono io a decidere che la sua immagine deve morire (e questa morte, io potrò addirittura arrivare a nascondergliela). Per tutto il tempo che durerà questo strano lutto, dovrò portare il peso di due infelicità fra loro contrarie: soffrire per il fatto che l'altro sia presente (e che continui, suo malgrado, a farmi del male) e affliggermi per il fatto che egli sia morto (se non altro, che sia morto quello che io amavo). Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. (Il punto più sensibile di questo lutto è che mi tocca ''perdere un linguaggio'' - il linguaggio amoroso. D'ora innanzi, non ci saranno più i «Ti amo»). (''L'esilio dell'Immaginario'', pp. 87-88) *3. Per quanto io lo rovini, il lutto dell'immagine mi rende angosciato; ma, d'altro lato, per quanto io riesca a dargli buon esito, esso mi rende triste. Se l'esilio dell'Immaginario è la via obbligata per giungere alla «guarigione», allora bisogna convenire che il progresso è triste. Questa tristezza non è una malinconia - o almeno è una malinconia incompleta (niente affatto clinica), giacché non mi rimprovero niente e non sono prostrato. La mia tristezza appartiene a quella frangia della malinconia in cui la perdita dell'essere amato resta astratta.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «In altre circostanze si può invece riscontrare che la perdita è di natura più ideale, Può darsi che l'oggetto non sia morto davvero, ma sia andato perduto come oggetto d'amore...» (''Ibid.'', 104).</ref> Qui, la perdita è doppia: non posso neppure investire la mia infelicità, come quando soffrivo per il fatto di essere innamorato. Allora, io desideravo, sognavo, lottavo; un bene prezioso era dinanzi a me, semplicemente ritardato, il suo possesso era ostacolato da alcuni contrattempi. Adesso non c'è più niente; tutto è calmo, e questo è peggio. Sebbene sia giustificato da un'economia - l'immagine muore affinché io viva -, il lutto amoroso ha sempre uno strascico: una frase viene ripetuta in continuazione: «Che peccato!» (p. 88, ''L'esilio dell'Immaginario'') *Il vero atto del lutto, non è soffrire per la perdita dell'essere amato; è constatare un giorno, sulla pelle della relazione, simile a una minuscola macchia, il sintomo di una morte sicura: per la prima volta, io faccio del male a chi amo, senza volerlo, certo, ma anche ''senza darmi eccessiva pena''. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *5. Io cerco di strapparmi all'Immaginario amoroso: ma, come brace non ancora spenta, sotto l'Immaginario cova la fiamma; esso avvampa di nuovo; ciò che era stato ripudiato risorge; ad un tratto, dalla tomba mal sigillata sale un lungo lamento. (Gelosie, angosce, possessi, discorsi, appetiti, segni: ovunque, il desiderio amoroso ardeva nuovamente. Era come se io avessi voluto stringere per l'ultima volta, allo spasimo, qualcuno che stava per morire - che stavo per far morire: il mio, era un rifiuto di separazione).<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «Questa avversione può essere talmente intensa da sfociare in un estraniamento dalla realtà e in una pertinace adesione all'oggetto, consentita dall'instaurarsi di una psicosi allucinatoria di desiderio» (''ibid.'')</ref><ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: «Poco prima che la perdita si faccia sentire, si può discernere nel bambino, nella eccessiva utilizzazione dell'oggetto transizionale, il rifiuto del timore che questo oggetto perda il suo significato» (''Jeu et Réalité'', 26 sgg.).</ref> (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *{{maiuscoletto|fading}} Prova dolorosa con la quale l'essere amato sembra sottrarsi a qualsiasi contatto, senza neppure rivolgere questa indifferenza enigmatica contro il soggetto amoroso o pronunziarla a beneficio di chiunque altro, sia questo il mondo o un rivale. (''Fading'', p. 90) *Il fading dell'altro, quando si manifesta, mi angoscia perché mi sembra senza causa e senza fine. Come un triste miraggio, l'altro s'allontana, insegue l'infinito e io mi logoro nell'attesa del suo ritorno. (''Fading'', p. 90) *Il fading dell'oggetto amato è il terrificante ritorno della Madre Cattiva, l'inspiegabile ritiro d'amore, la sensazione di sentirsi abbandonati ben nota ai Mistici: Dio esiste, la Madre c'è, ma essi ''non amano più''. Non sono distrutto, ma ''lasciato là'', come un rifiuto. (''Fading'', pp. 90-91) *3. La gelosia fa soffrire meno perché l'altro continua ad essere vivo. Nel fading, l'altro sembra perdere ogni desiderio: egli è preda della Notte. L'altro mi abbandona, ma a questo abbandono fa seguito l'abbandono che a sua volta coglie l'altro<ref>{{maiuscoletto|[[Juan De La Cruz]]}}: «Diciamo ''Notte'' la privazione del gusto nell'appetito di tutte le cose» (citato da Baruzi, 408).</ref>; la sua immagine viene in questo modo lavata, disciolta; niente più mi sostiene, neanche il desiderio che l'altro rivolgerebbe altrove; sono in lutto per un oggetto che è già in lutto (da questo si può capire fino a che punto abbiamo bisogno del desiderio dell'altro, anche se questo desiderio non è rivolto a noi). (''Fading'', p. 91) *7. Sembra che [[Freud]] detestasse il [[telefono]]: proprio lui che invece amava ''ascoltare''<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: [[Martin Freud]], ''Freud, mon père'', 45.</ref> Forse intuiva, presentiva, che la telefonata è sempre una "cacofonia" e che quello che il telefono lascia filtrare è la ''voce falsa'', la comunicazione fasulla. (''Fading'', p. 92) *[...] il telefono non è un valido oggetto transizionale, non è una funicella inerte; il suo significato non è quello del collegamento, ma bensì quello della distanza; la voce amata, stanca, ascoltata per telefono: è il fading in tutta la sua angoscia. Tanto per cominciare, quando questa voce giunge a me, quando essa è là, quando (con molta fatica) continua ad esserci, io non la riconosco mai completamente; si direbbe che essa provenga da dietro una maschera (si dice che le maschere della tragedia greca avessero una funzione magica: dare alla voce un'origine ctonia, deformarla, straniarla, farla arrivare dall'al di là sotterraneo). E, inoltre, l'altro sembra sempre che stia per partire; egli se ne va due volte: attraverso la sua voce e attraverso il suo silenzio: a chi tocca parlare? Cessiamo insieme di parlare: ingombro di due vuoti. ''Sto per lasciarti'', dice ad ogni istante la voce al telefono. (''Fading'', pp. 92-93) *[...] angosciarsi per il telefono: è il segno inequivocabile dell'amore. (''Fading'', p. 93) *{{maiuscoletto|[[fastidio]]}} Sentimento di moderata gelosia che coglie il soggetto amoroso quando vede che l'interesse dell'essere amato è catturato e distolto da persone, oggetti o azioni che ai suoi occhi agiscono come altrettanti rivali secondari. (''L'arancia'', p. 94) *È fastidioso tutto ciò che cancella fugacemente la relazione duale, tutto ciò che altera la complicità e allenta il legame di appartenenza: ''Tu appartieni anche a me'', dice il mondo. (''L'arancia'', p. 94) *{{maiuscoletto|[[festa]]}} Il soggetto amoroso vive ogni incontro con l'essere amato come una festa. (''«Giorni beati»'', p. 96) *{{maiuscoletto|[[gelosia]]}} «Sentimento che nasce nell'amore e che è cagionato dal timore che la persona amata preferisca qualcun altro» ([[Émile Littré|Littré]]). *1. Il geloso del romanzo non è [[I dolori del giovane Werther|Werther]]; è il signor Schmidt, il fidanzato di Federica, l'uomo che è sempre di malumore. La gelosia di Werther nasce dalle immagini (vedere Alberto circondare col braccio la vita di Carlotta), non dal pensiero. Ciò si deve al fatto (ed è questa una delle bellezze del libro) che si tratta di una disposizione tragica, e non psicologica. Werther non odia Alberto; è solo che Alberto occupa un posto che lui desidera: Alberto è un avversario (un concorrente, nel senso proprio del termine), non un nemico: egli non è «odioso». Nelle lettere che scrive a Guglielmo, Werther non si dimostra molto geloso. È solo quando dal tono confidenziale della prima parte si passa al racconto finale che la rivalità fra i due diventa acuta, aspra, come se la gelosia prendesse corpo in seguito al semplice passaggio dall'''io'' al ''lui'' [...] (''La gelosia'', p. 97) *[...] se non accetto la spartizione dell'essere amato, io nego la sua perfezione, giacché è proprio della perfezione il fatto di essere [[condivisione|condivisa]]. [...] E così io soffro due volte: prima, per il fatto stesso della spartizione, e poi per la mia incapacità di sopportarne la nobiltà. (''La gelosia'', p. 98) *3. «Quando amo, sono molto esclusivo», dice [[Freud]] (che prenderemo qui come modello della normalità). Essere gelosi è essere conformi alle regole. Rifiutare la gelosia («essere perfetto»), significa quindi trasgredire una legge.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: ''Lettere 1873-1939''.</ref> (''La gelosia'', p. 98) *(Conformismo in senso inverso: è vietato essere gelosi, l'esclusivismo va condannato, si deve vivere in gruppo, ecc. - Attenzione! -, vediamo come stanno realmente le cose: e se mi obbligassi a non essere più geloso per la vergogna d'esserlo? La gelosia è brutta, è borghese: è un fervore indecoroso, uno ''zelo'' - ed è appunto questo zelo che noi rifiutiamo).<ref>{{maiuscoletto|etimologia}}: Ζῆλος (''zễlos''), ''zelosus'', ''geloso''.</ref> (''La gelosia'', p. 98) *4. Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero d'esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri. (''La gelosia'', p. 98) *Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio. (da ''Frammenti di un discorso amoroso'', 1977) *Le [[parola|parole]] non sono mai pazze (tutt'al più sono perverse): è la sintassi che è pazza.<ref>Da ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1979.</ref> ==''Miti d'oggi''== *Pretendo di vivere pienamente la contraddizione del mio tempo, che di un [[sarcasmo]] può fare la condizione della verità. (''Premessa'', p. X) *È probabile che se a nostra volta sbarcassimo su [[Marte (astronomia)|Marte]] quale l'abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la [[Terra]] stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia non sapremmo risolvere qual è il nostro. Infatti perché Marte sia giunto al sapere geografico bisogna pure che abbia avuto anche lui il suo [[Strabone]], il suo [[Jules Michelet|Michelet]], il suo Vidal de la Blanche, e, facendoci sempre più vicini, le stesse nazioni, le stesse guerre, gli stessi scienziati e gli stessi uomini che abbiamo avuto noi. (''Marziani'', p. 34) *La [[Greta Garbo|Garbo]] appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. [...] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura [...]. Il suo appellativo di ''Divina'' mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l'essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza. (pp. 63-64) *Il viso della [[Greta Garbo|Garbo]] è Idea, quello della [[Audrey Hepburn|Hepburn]] è Evento. (p. 64) *Credo che oggi l'[[automobile]] sia l'equivalente abbastanza esatto delle grandi cattedrali gotiche: voglio dire una creazione d'epoca, concepita appassionatamente da artisti ignoti, consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico. (p. 147) *''Il [[mito]] è una parola.'' (p. 191) *Mi si obietteranno mille altri sensi del termine ''mito''. Io ho però cercato di definire delle cose, non delle parole. (nota, p. 191) *È la storia umana che fa passare il reale allo stato di parola. (p. 192) *Ciò che disgusta nel [[mito]] è il ricorso a una falsa natura, il ''lusso'' delle forme significative, come in quegli oggetti che ornano la loro utilità con una apparenza naturale. La volontà di appesantire la significazione di tutte le cauzioni della natura provoca una specie di nausea: il mito è troppo ricco, e di troppo ha appunto la sua motivazione. (nota, p. 207) *La provocazione di un immaginario collettivo è sempre impresa inumana, non solo perché il sogno essenzializza la vita come destino, ma anche perché il sogno è povero ed è la cauzione di un'assenza. (nota, p. 221) *{{NDR|Riferendosi ai "miti dell'Ordine (sociale)"}} Statisticamente il [[mito]] è a destra. Qui esso è essenziale; ben nutrito, lucente, espansivo, loquace, s'inventa senza tregua. S'impadronisce di tutto: le giustizie, le morali, le estetiche, le diplomazie, le arti domestiche, la Letteratura, gli spettacoli. [...] L'oppresso non è niente, ha in sé una parola sola, quella della propria [[emancipazione]]; l'oppressore è tutto, la sua parola è ricca, multiforme, duttile, padrona di tutti i gradi possibili della dignità [...]. L'oppresso ''fa'' il mondo, ha solo un linguaggio attivo, transitivo (politico); l'oppressore lo conserva, la sua parola è plenaria, intransitiva, gestuale, teatrale: è il [[Mito]]; il linguaggio del primo tende a trasformare, il linguaggio dell'altro a eternare. (pp. 228-229) *Ogni ripudio del [[linguaggio]] è una morte. (p. 232) ==Citazioni su Roland Barthes== *La posizione di Barthes nel corso dei suoi lavori ricorda quello di Azdak ne ''Il Cerchio di gesso del Caucaso'', opera [[Bertolt Brecht|brechtiana]] che pare Barthes abbia amato molto. Vi è qualcosa di spostato, di irregolare: Azdak, furfante divenuto giudice, non è all'altezza del suo posto e, improvvisamente tutto si mette a girare e devia schivando il riconoscimento, la verità stessa. ([[Stephen Heath]]) *Per Barthes, il [[mito]], o per lo meno quello moderno (quello di cui egli si occupa), "è una parola": quindi "può essere mito tutto ciò che subisce le leggi di un discorso", ma d'altra parte "non è qualsiasi parola". ([[Massimo Corsale]]) *Variare porta a modificare, a trasportare, a cambiare di ritmo; il che costituisce un piccolo manuale della pratica di Barthes. Si pensi ad esempio al cambiamento di ritmo di lettura che interviene in modo così decisivo in ''S/Z'' e che dà l'avvio a tutte le variazioni — la pluralità colta in ogni momento — sul testo di [[Honoré de Balzac|Balzac]]. ([[Stephen Heath]]) *Viaggiare, spostarsi: questo è il percorso dei lavori di Barthes. Questa è l'attività del testo, e dei suoi testi. Il testo viaggia, sposta, va alla deriva. Così i testi di Barthes sono accesso, non accesso, movimento a spirale, asse avvolgentesi senza sosta ad ogni impero dei segni; senso, soggetto in processo, giro di scrittura, vertigine dello spostamento: «la vertigine è ciò che non finisce: stacca il senso, lo rimanda a più tardi» (''Réquichot'', p. 18). ([[Stephen Heath]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Roland Barthes, ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1979. *Roland Barthes, ''Miti d'oggi'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1974. *Roland Barthes, ''L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III'', traduzione di Carmine Benincasa, Giovanni Bottiroli, Gian Paolo Caprettini, Daniele De Agostini, Lidia Lonzi, Giovanni Mariotti, Einaudi, Torino, 1995. *Roland Barthes, ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1980. *[[Gianfranco Ravasi]], ''L'incontro. Ritrovarsi nella preghiera'', Oscar Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-63591-8 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Barthes, Roland}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Linguisti francesi]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Semiologi francesi]] nrg69b5j9r6r2jiz5gsih4miw8ht7l8 1223344 1223341 2022-08-19T15:43:31Z SunOfErat 12245 /* Frammenti di un discorso amoroso */ wikitext text/x-wiki [[File:Roland Barthes.jpg|thumb|Ritratto di Roland Barthes]] '''Roland Barthes''' (1915 – 1980), saggista, critico letterario e semiologo francese. ==Citazioni di Roland Barthes== *Amo gli [[attore|attori]] che recitano tutti i loro ruoli nello stesso modo, se questo modo è al contempo caldo e chiaro. Non amo che un attore si travesta, ed è forse questa l'origine del mio dissidio con il teatro. (da ''Sul teatro'') *Ciò che la [[Pop Art]] vuole è desimbolizzare l'oggetto, dargli l'opacità e l'ottusa caparbietà d'un fatto.<ref>Da ''L'arte, questa vecchia cosa'', in AA. VV., ''PopArt: evoluzione di una generazione'', Electa, Milano, 1980, p. 167.</ref> *Essendo la [[lettura]] una traversata di codici, niente ne può arrestare il viaggio. (da ''S/Z''<ref name=Hea>Citato in [[Stephen Heath]], ''L'analisi Sregolata: Lettura Di Roland Barthes'', traduzione di Patrizia Lombardo, Edizioni Dedalo, Bari, 1977.</ref>) *Ho sempre amato molto il teatro, eppure non ci vado quasi più. È un voltafaccia che insospettisce anche me. Cos'è accaduto? Quando è accaduto? Sono cambiato io o è cambiato il teatro? Non lo amo più o lo amo troppo? (da ''Sul teatro'', a cura di Marco Consolini, Meltemi) *Il mio fantasma: l'[[idiorritmico|idiorritmia]]<br>Un fantasma (o almeno ciò che io definisco tale): un ritorno di desideri, di immagini, che vagano, si cercano in voi, anche per tutta una vita, e spesso si cristallizzano solo attraverso una parola. La parola, significante maggiore, indotto dal fantasma alla sua esplorazione [...] {{sic|[È]}} un fantasma di vita, di regime, di genere di vita, ''diaita'', dieta. Né duale, né plurale (collettivo). Una sorta di solitudine interrotta in un modo definito: il paradosso, la contraddizione, l'aporia di una condivisione delle distanze – l'utopia di un socialismo delle distanze [...].<ref>Citato in Gianfranco Marrone e Marco Consolini, ''Roland Barthes l'immagine, il visibile'', Marcos y Marcos, Milano, 2010, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=vagano p. 30] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=diaita] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=SDNSAQAAIAAJ&dq=Roland+Barthes+l%27immagine%2C+il+visibile&focus=searchwithinvolume&q=condivisione]</ref> *Il testo di godimento è assolutamente intransitivo. Pure, la [[perversione]] non basta a definire il godimento; è l'estremo della perversione a definirlo: estremo sempre spostato, estremo vuoto, mobile, imprevedibile. Questo estremo garantisce il godimento: una perversione media si carica ben presto di un gioco di mentalità subalterne: prestigio, ostentazione, rivalità, discorso, parate ecc. (da ''Testi di godimento'') *La [[letteratura]] non permette di camminare ma permette di respirare. (da ''Letteratura e significazione'', in ''Saggi critici'') *La letteratura: un codice che bisogna accettare di decifrare.<ref>Da ''Letteratura e discontinuità'', in ''Saggi critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi.</ref> *La [[sapienza]] è nessun potere, un po' di sapere, un po' di intelligenza e quanto più sapore possibile.<ref name="lectio">Da una ''lectio'' inaugurale all'Institut de France; citato in Ravasi, p. 106.</ref> *Lo [[scrittore]] deve considerare i suoi vecchi testi quali altri testi, che egli riprende, cita o deforma, come farebbe di una moltitudine di altri segni. (da ''Drame, Poème, Roman'', 1968<ref name=Hea></ref> ) *Lo [[specchio]] non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso, (che, lo si sa, è la forma). (da ''L'impero dei segni''<ref name=Hea></ref>) *Non occorre essere né cattolici né cristiani, né credenti, né umanisti per essere interessati agli ''Esercizi Spirituali'' di [[Ignazio di Loyola]].<ref>Da ''Sade, Fourier, Loyola''; citato in Ravasi, p. 7.</ref> *Ogni amante è pazzo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 291. ISBN 9788858014165</ref> *Per sfuggire all'alienazione della società presente non rimane che questa via: ''la fuga in avanti''.<ref>Da ''Il piacere del testo'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1980, p. 40.</ref> *Poiché il [[mito]] ruba al linguaggio, perché non rubare al mito?<ref name=Hea></ref> *[[Marcel Proust|Proust]] è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. (da ''Variazioni sulla scrittura'') *Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono. E uno stesso infinito viaggio nell'altra direzione, dalla parte di chi scrive: dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento. Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".<ref>Da ''Variazioni sulla scrittura'', traduzione di Carlo Ossola, Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1999.</ref> *Quelli che trascurano di [[rilettura|rileggere]] si condannano a leggere sempre la stessa storia. (da ''S/Z''<ref>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref>) *Scrivere significa scuotere il senso del mondo, disporvi un'interrogazione indiretta alla quale lo scrittore, con un'ultima sospensione, si astiene dal rispondere. La risposta è data da chiunque vi rechi la propria libertà; ma poiché questa muta la risposta del mondo allo scrittore è infinita: non si smette mai di rispondere a ciò che è stato scritto fuori da ogni risposta: i significati passano, la domanda resta.<ref>Da ''Scritti critici'', traduzione di Lidia Lonzi, Torino, Einaudi, 1966, p. 11.</ref> *Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che non si sa: questo si chiama cercare.<ref name="lectio" /> ==''L'ovvio e l'ottuso''== *[...] lo statuto particolare dell'immagine fotografica: ''è un messaggio senza codice.'' (''Il messaggio fotografico'', p. 7) *Che cos'è il [[colore]]? Un godimento [...] come una palpebra che si chiude, uno svanire leggero. (''Cy Twombly o «Non multa sed multum»'', pp. 165-166) *È cambiato il soggetto umano: l'interiorità, l'intimità, la solitudine hanno perso il loro valore, l'individuo è sempre più diventato gregario, vuole musiche collettive, massicce, spesso parossistiche, espressione del ''noi'', più che dell'''io''. (''Amare Schumann'', p. 281) ==''La camera chiara''== *La vita è fatta di piccole [[solitudine|solitudini]]. (da ''La camera chiara'') *Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. (da ''La camera chiara'') *{{NDR|Il [[colore]] è}} un'intonacatura apposta successivamente sulla verità originaria del Bianco e Nero. Il Colore è per me un belletto, un ''make-up'' (come quello fatto ai cadaveri).<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1998, p. 82; citato in David Batchelor, ''Cromofobia. Storia della paura del colore'', traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 59. ISBN 9788842497684</ref> *Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile. (da ''La camera chiara'') *La società si adopera per far rinsavire la Fotografia, per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda.<ref>Da ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', Torino, Einaudi, p. 117.</ref> ==''Frammenti di un discorso amoroso''== *"Nell'amorosa quiete delle tue braccia"<br>{{maiuscoletto|abbraccio}} Per il soggetto, il gesto dell'[[abbraccio]] amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l'essere amato.<br>1. Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.<br>2. Tuttavia nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l'indistinta sensualità dell'abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l'adulto si sovrappone al bambino e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità. (L'innamorato potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros).<br>3. Momento dell'affermazione, per un po', anche se limitatamente, disordinatamente, qualcosa è andato per il verso giusto: sono stato appagato (tutti i desideri aboliti attraverso la pienezza del loro soddisfacimento): l'appagamento esiste, e io lotterò senza tregua per ottenerlo di nuovo: attraverso tutti i meandri della storia amorosa, mi ostinerò a voler ritrovare, rinnovare, la contraddizione, la contrazione, dei due abbracci. (''Nell'amorosa quiete delle tue braccia'', pp. 13-14) *{{maiuscoletto|[[abito]]}} Ogni fenomeno emotivo suscitato o alimentato dal vestito che il soggetto ha indossato in occasione dell'incontro amoroso o che indossa nell'intento di sedurre l'oggetto amato. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *È come se alla fine di ogni [[toilette]], vi fosse sempre, compreso nell'eccitazione che essa suscita, il corpo ucciso, imbalsamato, laccato, imbellito alla maniera di una vittima. Vestendomi, io faccio bello ciò che sta per essere guastato dal desiderio. (''Frac turchino e gilet giallo'', p. 15) *{{maiuscoletto|[[adorabile]]}} Non riuscendo a precisare la specialità del suo desiderio per l'essere amato, il soggetto amoroso non trova di meglio che questa parola un po' stupida: ''adorabile''! (''«Adorabile!»'', p. 17) *2. Con una logica tutta particolare, il soggetto amoroso sente l’altro come un Tutto (come se si trattasse della Parigi autunnale) e, al tempo stesso, questo Tutto gli sembra comportare un resto, che egli non può esprimere. È soltanto l’altro a produrre in lui una visione estetica: egli lo elogia per il fatto di essere perfetto, si gloria per averlo scelto perfetto; immagina che l’altro voglia essere amato, come vorrebbe esserlo lui stesso, non già per questa o quella sua qualità, ma per ''tutto'', e questo tutto glielo concede sottoforma di una parola vuota, giacché Tutto non potrebbe inventariarsi senza senza sminuirsi: all'infuori del ''tutto'' dell’affetto, in ''Adorabile!'' non è contenuta nessuna qualità. Tuttavia, esprimendo tutto, ''adorabile'' esprime anche ciò che manca al tutto; la parola vuole designare lo spazio dell’altro in cui viene ''specialmente'' a innestarsi il mio desiderio, ma questo spazio non è designabile; io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso, esso cincischierà nel tentativo di esprimerlo, ma io non potrò mai produrre altro che una parola vuota, la quale è come il grado zero di tutti gli spazi in cui si forma il desiderio specialissimo che io ho di quell'altro là (e non di un altro). (''«Adorabile!»'', p. 18) *''Adorabile'' vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: «È questo! È esattamente questo, che io amo!» Tuttavia, più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può produrre altro che un improprio dell'enunciato. (''«Adorabile!»'', p. 19) *{{maiuscoletto|affermazione}} Nonostante tutto, il soggetto amoroso afferma l'amore come ''valore''. (''L'Intrattabile'', p. 20) *Mi si dice: questa specie d'amore non da frutti. Ma co- ime poter ''valutare'' ciò che fruttifica? Perché ciò che dà frutti è un Bene? Perché ''durare'' è meglio che ''bruciare''? (''L'Intrattabile'', p. 21) *2. Stamattina, devo scrivere con urgenza una lettera “importante” – dalla quale dipende il successo d’una certa iniziativa; scrivo invece una lettera d’amore – che non spedisco. Abbandono allegramente tristi incombenze, ragionevoli scrupoli, comportamenti reattivi imposti dal mondo, a beneficio d’un compito inutile, derivato da un Dovere luminoso: il Dovere amoroso. Con discrezione, faccio delle cose pazze; sono l’unico testimone della mia follia. Quello che l'[[amore]] mette a nudo in me è l’''energia''. Tutto ciò che faccio ha un senso (posso perciò ''vivere'' senza lamentarmi), ma questo senso è una finalità inafferrabile: esso non è altro che la coscienza della mia forza. Le inflessioni dolenti, colpevoli, tristi, tutto il reattivo della mia vita d’ogni giorno è sconvolto. (''L'Intrattabile'', p. 21) *{{maiuscoletto|alterazione}} Produzione breve, nel campo amoroso, d'una controimmagine dell'oggetto amato. Sulla base di episodi trascurabili o di minimi connotati, il soggetto vede l'immagine buona alterarsi improvvisamente e rovesciarsi. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *Sul volto perfetto e come imbalsamato dell'altro (a tal punto esso mi affascina), scorgo tutt'a un tratto un punto di corruzione. Questo punto è minuscolo: un gesto, una parola, un oggetto, un vestito, qualcosa d'insolito che emerge (che prende risalto) da una regione di cui non avevo mai sospettato l'esistenza, e che bruscamente unisce l'oggetto amato a un mondo ''piatto''. L'altro, di cui devotamente lodavo l'eleganza e l'originalità, sarebbe dunque volgare? Egli fa un gesto ed ecco che in lui si disvela un'altra razza. Sono ''sbigottito'': avverto un controritmo: qualcosa come una sincope nella bella frase dell'essere amato, il rumore di uno strappo nel liscio involucro dell'Immagine. (''Un piccolo punto del naso'', p. 23) *{{maiuscoletto|[[angoscia]]}} A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento – sentimento che egli esprime con la parola ''angoscia''. (''Agony'', p. 27) *Lo [[psicosi|psicotico]] vive nel timore del crollo (di cui le diverse psicosi non sarebbero altro che le difese). Ma «la paura clinica del crollo è la paura d’un crollo che è già stato subito (''primitive agony'') [...] e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto».<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''La crainte de l'effrondement'', p. 75.</ref> Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l’angoscia d’amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato. Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: «Non essere più angosciato, tu l’hai già perduto(a)». (''Agony'', p. 27) *{{maiuscoletto|[[annullamento]]}} Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l'oggetto amato sotto il volume dell'amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l'[[amore]], non l'oggetto. (''Amare l'amore'', p. 28) *Basta che, in un lampo, io veda l'altro nelle vesti d'un oggetto inerte, come impagliato, perché trasferisca il mio desiderio da questo oggetto annullato al mio stesso desiderio; io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è più che il suo accessorio. Mi esalto al pensiero di una così nobile causa, che non tiene nel minimo conto la persona che ho preso a pretesto (questo è almeno quanto mi dico, felice di potermi innalzare sminuendo l'altro): io sacrifico l'immagine all'Immaginario. E se un giorno dovessi decidermi di rinunciare all'altro, il violento lutto che mi colpirebbe sarebbe il lutto dell'Immaginario: era una struttura cara, e io piangerei la [[perdita]] dell'amore, non già la perdita di questa o quella persona. (''Amare l'amore'', p. 28) *{{maiuscoletto|[[appagamento]]}} Il soggetto ricerca, con ostinazione, la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere. (''«Tutte le voluttà della terra»'', p. 30) *{{maiuscoletto|[[ascesi]]}} Sia che si senta colpevole nei confronti dell'essere amato, sia che voglia impressionarlo mostrandogli la sua infelicità, il soggetto amoroso abbozza una condotta ascetica di autopunizione (regime di vita, abiti, ecc.). (''Essere ascetici'', p. 32) *1. Dato che sono colpevole di questo e di quello (io ho, io trovo cento ragioni per esserlo), io mi punisco, mortifico il mio corpo: mi faccio tagliare i capelli cortissimi, nascondo il mio sguardo dietro a degli occhiali scuri (come se dovessi entrare in convento), mi consacro allo studio di una scienza seria e astratta. Come un monaco, mi alzerò presto per mettermi al lavoro mentre è ancora notte. Sarò molto paziente, un po' triste, in poche parole, ''degno'', come si addice all'uomo risentito. Mostrerò istericamente il mio [[lutto]] (il lutto che io m'immagino) attraverso il mio vestito, il taglio dei miei capelli, la regolarità delle mie abitudini. Sarà un piacevole romitaggio, un ritiro spirituale necessario al buon funzionamento di un patetico discreto. (''Essere ascetici'', p. 32) *2. L'[[ascesi]] (la velleità d'ascesi) è rivolta all'altro: voltati, guardami, renditi conto di cosa stai facendo di me. È un ricatto morale: io metto di fronte all'altro la figura della mia propria scomparsa, quale essa sicuramente avrà luogo se lui non cede (a che cosa?). (p. 32, ''Essere ascetici'') *{{maiuscoletto|[[assenza]]}} Ogni episodio di linguaggio che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato – quali che siano la causa e la durata – e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono. (''L'assente'', p. 33) *Orbene, l'unica [[assenza]] è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza, sempre sul punto di mettersi in viaggio; egli è, per vocazione, migratore, errante; io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, ''in giacenza'', come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione. L'assenza amorosa è possibile in un solo senso e non può essere espressa che da chi resta - e non da chi parte: ''io'', sempre presente, non si costituisce che di fronte a ''te'', continuamente assente. Esprimere l'assenza equivale a significare di colpo che il posto del soggetto e il posto dell'altro non possono essere permutati; è come dire: «Sono meno amato di quanto io ami». (''L'assente'', p. 33) *2. Storicamente, il discorso dell'assenza viene fatto dalla Donna: la Donna è sedentaria, l'Uomo è vagabondo, viaggiatore; la Donna è fedele (aspetta), l'uomo è cacciatore (cerca l'avventura, fa la corte). È la Donna che dà forma all'assenza, che ne elabora la finzione, poiché ha il tempo per farlo; essa tesse e canta; le Tessitrici, le Canzoni cantate al telaio esprimono al tempo stesso l'immobilità (attraverso il ronzio dell'Arcolaio) e l'assenza (in lontananza, ritmi di viaggio, onde marine, cavalcate). Ne consegue che in ogni uomo che esprime l'assenza dell'altro si manifesta l'elemento ''femminino'': l'uomo che attende e che soffre è miracolosamente femminizzato. Un uomo è femminizzato non perché è invertito, ma perché è innamorato. (Mito e utopia: come l'origine è appartenuta, così anche l'avvenire apparterrà ai soggetti ''in cui vi è del femminino''). (''L'assente'', pp. 33-34) *3. Talvolta mi succede di sopportare bene l'assenza. lo sono allora ''normale'': sono in linea col modo in cui ''tutti'' sopportano la separazione da una ''persona cara''; mi conformo con cognizione all'addestramento attraverso cui sono stato abituato assai per tempo ad essere separato da mia madre – ciò che tuttavia, in principio, non mancò di essere doloroso (per non dire sconvolgente). Agisco da soggetto ben svezzato: ''aspettando'', so nutrirmi di altre cose che non siano solamente il seno materno.<br>Questa assenza ben sopportata non è altro che l'oblio. A intermittenza, io sono infedele. È la condizione per la mia sopravvivenza; poiché se io non dimenticassi, morirei. L'innamorato che non dimentica ''qualche volta'', muore per eccesso, fatica e tensione di memoria (come [[Johann_Wolfgang_von_Goethe#I_dolori_del_giovane_Werther|Werther]]). (''L'assente'', p. 34) *Come! {{sic|il}} desiderio non è forse sempre lo stesso, sia che l'oggetto sia presente o assente? L'oggetto non è forse ''sempre'' assente? - Non si tratta dello stesso struggimento: vi sono due parole: ''Póthos'', per il desiderio dell'essere assente, e ''Hímeros'', più ardente, per il desiderio dell'essere presente. (''L'assente'', p. 35) *5. All'assente, io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l'altro è assente come referente e presente come allocutore. Da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fra due tempi: il tempo della referenza e il tempo dell'allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacché mi rivolgo a te). Io so allora che cos'è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura.<br>[...] Questa messa in scena di linguaggio allontana la morte dell'altro: un brevissimo momento, si dice, separa il tempo in cui il bambino crede sua madre ancora assente da quel lo in cui la crede già morta. Manipolare l'assenza significa far durare questo momento, ritardare il più a lungo possibile l'istante in cui l'altro potrebbe, dall'assenza, piombare bruscamente nella morte. (p. 35, ''L'assente'') *L'[[Assenza]] è la figura della privazione; io desidero e ho bisogno simultaneamente. Il desiderio si spegne sul bisogno: questo è il fatto ossessionante del sentimento amoroso. (''L'assente'', p. 36) *L'assenza dell'altro mi tiene la testa sott'acqua; poco a poco, io soffoco, la mia aria si fa più rarefatta: ed è attraverso quest'asfissia che io ricostituisco la mia ''verità'' e preparo l'Intrattabile dell'amore. (''L'assente'', p. 37) *{{maiuscoletto|atopos}} Il soggetto amoroso riconosce l'essere amato come «atopos» (qualifica attribuita a Socrate dai suoi interlocutori), cioè inclassificabile, dotato di una originalità sempre imprevedibile. (''Atopos'', p. 38) *L'altro che io amo e che mi affascina è ''atopos''. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l'Unico, l'Immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità dei mio desiderio. È la figura della mia verità; esso non può essere fissato in alcun stereotipo (che è la verità degli altri).<br>Tuttavia, durante la mia vita, io ho amato o amerò più volte. Questo significherebbe dunque che il mio desiderio, per quanto speciale, si fissa su un tipo? Il mio desiderio è dunque classificabile? C'è, mi domando, fra tutti gli esseri che ho amato, un solo tratto comune che, per quanto tenue (un naso, una pelle, un qualcosa), mi permetta di dire: {{sic|ecco}} il mio tipo! «È esattamente il mio tipo», «Non è affatto il mio tipo»: frase da dongiovanni; l'innamorato è dunque soltanto un dongiovanni più difficile che per tutta la vita cerca il "suo tipo"? In quale parte del corpo avverso devo leggere la mia verità? (''Atopos'', p. 38) *Essendo atopico, l'altro fa tremare il linguaggio: non si può parlare ''di'' lui, ''su'' lui; qualsiasi attributo è falso, doloroso, goffo, imbarazzante: l'altro è ''inqualificabile'' (e questo sarebbe il vero significato di ''atopos''). (''Atopos'', p. 39) *3. Di fronte alla brillante originalità dell'altro, io non mi sento mai "atopos", ma semmai classificato (come un dossier fin troppo noto). Talvolta, riesco però a sospendere il gioco delle immagini ineguali («Perché mai non posso essere anch'io originale, forte quanto l'altro?»); indovino che la vera originalità non è né in me né nell'altro, ma nella nostra stessa relazione. Ciò che bisogna conquistare è l'originalità della relazione. La maggior parte delle ferite d'amore me le procura lo stereotipo: io sono costretto, come tutti, a far la parte dell'innamorato: ad essere geloso, trascurato, frustrato come gli altri. Ma quando la [[relazione]] è originale, lo stereotipo viene sconvolto, superato, evacuato, e la gelosia, ad esempio, non ha più luogo d'essere in questo rapporto senza luogo, senza ''topos'', senza ''topo'' - senza discorso. (''Atopos'', p. 39) *{{maiuscoletto|[[attesa]]}} Tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni). (''L'attesa'', p. 40) *1. Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. (''L'attesa'', p. 40) *2. Vi è una scenografia dell'attesa: io la organizzo, la manipolo, ritaglio un pezzo di tempo in cui mimerò la perdita dell'oggetto amato e provocherò tutti gli effetti di un piccolo lutto. Tutto questo avviene dunque come in una recita. (''L'attesa'', p. 40) *Questa è la recita; essa può essere abbreviata dall'arrivo dell'altro; se arriva in primo, l'accoglienza è calma; se arriva in secondo, avviene una «scenata»; se arriva in terzo, vi è la riconoscenza, l'atto di grazia: io respiro nuovamente a pieni polmoni, come Pelléas allorché, uscendo dal sotterraneo, ritrova la vita, il profumo delle rose. (''L'attesa'', p. 41) *4. L'essere che io aspetto non è reale. Come il seno materno per il poppante, «io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui»<ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: ''Jeu et Réalité'', 34 e 21.</ref>: l'altro viene là dove io lo sto aspettando, là dove io l'ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l'attesa è un delirio. (''L'attesa'', p. 41) *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. (''L'attesa'', p. 42) *5. «Sono innamorato? - Sì, poiché sto aspettando». L'altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell'innamorato non è altro che: ''io sono quello che aspetta. (''L'attesa'', p. 42) *6. Un mandarino era innamorato di una cortigiana. «Sarò vostra, - disse lei, - solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra». Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n'andò. (''L'attesa'', p. 42) *{{maiuscoletto|[[capire]]}} Sentendo improvvisamente l'episodio amoroso come un groviglio di motivazioni inspiegabili e di situazioni senza vie d'uscita, il soggetto esclama: «''Voglio capire (che cosa mi sta capitando)!''» (''«Voglio capire»'', p. 43) *1. Che cosa penso dell'[[amore]]? - In fondo, non penso niente. Certo, vorrei sapere ''che cos'è'', ma, vivendolo dal di dentro, lo vedo in quanto esistenza, non in quanto essenza. [...] Naturalmente, la riflessione mi è consentita, ma, siccome questa riflessione viene subito trascinata nel ribollimento delle immagini, essa non muta mai in riflessività: escluso dalla logica (che presuppone dei linguaggi estranei gli uni agli altri), non posso pretendere di poter ''pensare con lucidità''. E così, se anche continuassi a discettare sull'amore per un anno intero, potrei solamente sperare di riuscire ad afferrarne il concetto «per la coda»: flashes, formule, espressioni a effetto sparse nel copioso fluire dell'Immaginario; io mi trovo nel ''posto sbagliato'' dell'amore, che è poi il suo punto più in vista; dice un [[proverbio]] cinese: «Il punto più in ombra, si trova sempre sotto la lampada».<ref>{{maiuscoletto|[[Theodor Reik|Reik]]}}: Proverbio citato da Reik, 184.</ref> (''«Voglio capire»'', p. 43) *{{maiuscoletto|[[catastrofe]]}} Crisi violenta durante la quale il soggetto, sentendo la situazione amorosa come un vicolo cieco, una trappola da cui non potrà mai più uscire, si vede destinato a una totale distruzione di sé. (''La catastrofe'', p. 45) *1. Vi sono due tipi di disperazione: la disperazione pacata, la rassegnazione attiva («lo vi amo come bisogna amare: nella disperazione»), e la disperazione violenta: un bel giorno, in seguito a un incidente qualsiasi, mi chiudo nella mia stanza e scoppio in lacrime: sono in balia di una forza che mi soverchia, asfissiato dal dolore; il mio corpo s'irrigidisce e si contrae: come in un lampo, freddo e tagliente, io vedo la distruzione a cui sono condannato. Tutto ciò non ha niente di paragonabile alla prostrazione insidiosa, ma in fondo molto civile, degli amori difficili; non c'è alcun rapporto con l'annichilimento in cui si viene a trovare il soggetto abbandonato: qui, sono come folgorato, ma lucido. La sensazione che provo è quella di una vera e propria catastrofe: «''Ecco, "sono veramente fottuto!''» (''La catastrofe'', p. 45) *{{maiuscoletto|[[circoscrivere]]}} Per ridurre la propria infelicità, il soggetto ripone la sua speranza in un metodo di controllo che gli dovrebbe permettere di circoscrivere i piaceri che la relazione amorosa gli dà: da una parte, continuare a tenersi questi piaceri, approfittarne pienamente, e, dall'altra, mettere in una parentesi d'impensato le larghe zone depressive che separano questi piaceri: ''dimenticare'' l'essere amato al di fuori dei piaceri che esso dà. (''Laetitia'', p. 47) *1. Cicerone, prima, e Leibniz, poi, hanno contrapposto ''gaudium'' e ''laetitia''<ref>{{maiuscoletto|[[Leibniz]]}}: ''Nuovi saggi sull'intelletto umano'', XX e 296.</ref>''Gaudium'' è il «piacere che l'anima prova quando considera sicuro il possesso di un bene presente o futuro, ed un bene è in nostro possesso quando è in nostro potere il poterne godere quando lo vogliamo». ''Laetitia'' è un piacere allegro, «uno stato nel quale il piacere predomina in noi» [...]. ''Gaudium'' è ciò che io vagheggio: godere di un possesso perpetuo. Ma non potendo ottenere ''Gaudium'', da cui troppi ostacoli mi separano, considero l'eventualità di ripiegare su ''Laetitia''. (''Laetitia'', p. 47) *{{maiuscoletto|[[colpe]]}} In un qualsiasi episodio trascurabile della vita d'ogni giorno, il soggetto crede di aver mancato nei confronti dell'essere amato e prova per questo un sentimento di colpevolezza. (''Colpe'', p. 49) *2. Ogni incrinatura nella Devozione è una colpa: questa è la regola della ''Cortezia''. Questa colpa prende corpo quando io abbozzo un semplice gesto d'indipendenza nei confronti dell'oggetto amato; ogni volta che, per spezzare l'asservimento, cerco di «sganciarmi» (è il consiglio unanime dei mondo), io mi sento colpevole. E perciò, paradossalmente, io sono colpevole di alleggerire il peso, di ridurre l'ingombro esagerato della mia devozione, in poche parole di «riuscire» (secondo il mondo); insomma, ciò che mi fa paura è di essere forte e ciò che mi rende colpevole è la padronanza (o il suo semplice gesto). (''Colpe'', p. 50) *{{maiuscoletto|[[compassione]]}} Il soggetto prova un sentimento di compassione nei riguardi dell'oggetto amato ogni volta che lo vede, lo sente o lo sa infelice o minacciato da qualcosa che è estraneo alla relazione amorosa in sé. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *{{NDR|[[compassione]]}} «[...] più giustamente si dovrebbe chiamare unipassione, dolore all'unisono -, noi dovremmo odiarlo se lui, come Pascal, trova se stesso odioso» [...] Ora, per quanto grande sia la forza dell'amore, questo non avviene: sono commosso, angosciato, poiché è terribile veder soffrire le persone a cui si vuol bene, ma, al tempo stesso, rimango asciutto, impenetrabile. La mia, è un'identificazione imperfetta: sono una Madre (l'altro mi dà delle preoccupazioni), ma una Madre carente; [...] Giacché, proprio mentre m'identifico «sinceramente» nell'infelicità dell'altro, ciò che vedo in questa infelicità è che essa si manifesta ''senza di me'' e che, essendo infelice di per sé, l'altro mi abbandona: se egli soffre senza che io ne sia la causa, vuol dire che per lui io non conto: la sua sofferenza mi annulla nella misura in cui lo pone fuori della mia portata. (''«Ho male all'altro»'', p. 51) *2. Di conseguenza, le cose si rovesciano: dato che l'altro soffre senza di me, perché io dovrei soffrire al suo posto? La sua infelicità lo porta lontano da me e io finirei per sfiancarmi cercando di corrergli dietro, senza poter mai sperare di raggiungerlo, di entrare in coincidenza con lui. Dunque, stacchiamoci un po', impariamo a tenerci a una certa distanza. (''«Ho male all'altro»'', pp. 51-52) *{{maiuscoletto|[[comportamento]]}} Figura deliberativa: il soggetto amoroso si pone con angoscia dei problemi di comportamento che il più delle volte sono futili: che fare davanti a tale alternativa? Come agire? (''«Che fare?»'', p. 53) *2. Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). (''«Che fare?»'', p. 53) *{{maiuscoletto|[[connivenza]]}} Il soggetto s'immagina di stare parlando dell'essere amato con una persona rivale, e questa immagine, curiosamente fa nascere in lui un piacevole senso di complicità. (''La connivenza'', p. 55) *Finalmente posso parlare dell'altro ''con chi se ne intende''; si verifica una parità di sapere, un piacere d'inclusione; parlandone, l'oggetto non viene né estraniato né lacerato; egli resta interno al discorso duale, che anzi lo preserva. Io coincido con l'Immagine e al contempo con questo secondo specchio che riflette ciò che io sono (sul volto del rivale io leggo la mia paura, la mia gelosia). (p. 55, ''La connivenza'') *3. La [[gelosia]] è un'equazione a tre termini permutabili (indecidibile): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'''odiosamato'' (il «rivale») è ''anche'' amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina (vedi ''L'eterno marito'', di [[Dostoevskij]]). (''La connivenza'', p. 56) *{{maiuscoletto|[[contatti]]}} La figura fa riferimento ad ogni discorso interiore suscitato da un contatto furtivo con il corpo (e più precisamente con la pelle) dell'essere amato. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *1. Il dito di [[I dolori del giovane Werther|Werther]] sfiora inavvertitamente il dito di Carlotta; i loro piedi, sotto il tavolo, si incontrano.<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: p. 57.</ref> Werther potrebbe astrarsi dal senso di questi episodi casuali; egli potrebbe concentrarsi corporalmente su quelle minuscole zone di contatto e, come un feticista, provare piacere per questo o quel pezzetto di dito o di piede inerte, ''senza preoccuparsi della risposta'' (come Dio - è la sua etimologia -, il Feticcio non risponde). Ma, per l'appunto, Werther non è pervertito, ma innamorato: egli dà un senso, sempre, ovunque, a proposito di niente, ed è proprio il senso che lo fa fremere: egli si trova nel braciere del senso. Per l'innamorato, ogni contatto pone il problema della risposta: egli chiede alla pelle di rispondere. (''«Quando innavertitamente il mio dito»'', p. 57) *{{maiuscoletto|[[contingenze]]}} Avvenimenti insignificanti, fatti fortuiti, traversie, inezie, meschinerie, quisquilie, episodi della vita amorosa; qualsiasi nucleo fattuale che ostacoli l'aspirazione alla felicità del soggetto amoroso, come se il caso tramasse contro di lui. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *2. L'episodio è trascurabile (esso è sempre trascurabile) ma attirerà tutto il mio linguaggio. Io lo trasformo subito in un avvenimento importante, 'pensato'' da qualcosa che assomiglia al destino. È una cappa che mi cade addosso e che trascina con s‚ tutto. Innumerevoli e vaghe circostanze finiscono così col tessere il velo nero della Maya, la tappezzeria delle illusioni, dei significati, delle parole. Io mi metto a ''classificare'' quello che mi sta capitando. (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 59) *(Per me, l'episodio è un segno, non un indizio: l'elemento di un sistema, non l'efflorescenza di una causalità). (''Avvenimenti, traversie, contrarietà'', p. 60) *{{maiuscoletto|[[corpo]]}} Ogni pensiero, ogni emozione, ogni interesse suscitato nel soggetto amoroso dal corpo amato. (p. 61, ''Il corpo dell'altro'') *1. Il suo corpo era diviso: da una parte, il corpo vero e proprio - la sua pelle, i suoi occhi - tenero, caldo, e, dall'altra, la sua voce, breve, trattenuta, soggetta ad accessi di lontananza, la sua voce, che non dava ciò che dava il suo corpo. O anche: da una parte, il suo corpo morbido, tiepido, languido al punto giusto, con una sottile peluria, fintamente goffo, e, dall'altra, la sua voce - la voce, sempre la voce - sonora, nitida, mondana, ecc. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *''[[Scrutare]]'' vuol dire ''frugare'': io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista (sono come quei bambini che smontano una sveglia per sapere che cos'è il tempo). Questa operazione viene condotta in maniera fredda e stupita; sono calmo, attento, come se fossi davanti a uno strano insetto di cui improvvisamente non ho ''più paura''. Certe parti del corpo sono particolarmente adatte a questa ''osservazione'': le ciglia, le unghie, l'attaccatura dei capelli, gli oggetti molto particolari. P- evidente che in quel momento io sto feticizzando un morto. La prova è data dal fatto che, se il corpo che sto scrutando si scuote dalla sua inerzia, se si mette ''a fare qualcosa'', il mio desiderio cambia; se, per esempio, vedo l'altro ''pensare'', il mio desiderio cessa di essere perverso e ridiventa immaginario: io ritorno a un'Immagine, a un Tutto: io amo di nuovo. (''Il corpo dell'altro'', p. 61) *(Io guardavo tutto del suo volto, del suo corpo, con distacco: le sue ciglia, l'unghia del suo alluce, la sottigliezza delle sue sopracciglia, delle sue labbra, il colore di smalto dei suoi occhi, un certo neo, un certo modo di tenere le dita fumando; ero affascinato - dato che, alla fin fine, la fascinazione non altro è che il punto estremo del distacco - da quella specie di statuina colorata, smaltata, vetrificata, nella quale potevo leggere, senza capirci nulla, ''la causa del mio desiderio''). (''Il corpo dell'altro'', p. 62) *{{maiuscoletto|[[cuore]]}} Questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono. (''Il cuore'', p. 63) *3. Il cuore, è ciò che io credo di donare. Ogni volta che questo dono mi viene restituito, allora non basta dire, come Werther, che una volta tolto tutto l'ingegno che mi si attribuisce e di cui non mi curo, il cuore è ciò che resta di me: il cuore è ciò che ''mi'' resta, e questo cuore che mi pesa e il cuore greve: greve per il rigurgito che l'ha riempito (solo gl'innamorati e i bambini hanno il cuore greve). (''Il cuore'', p. 63) *{{maiuscoletto|[[dedica]]}} Episodio di linguaggio che accompagna ogni regalo amoroso, sia esso reale o progettato, e, più in generale, ogni gesto, effettivo o interiore, per mezzo del quale il soggetto dedica qualche cosa all'essere amato. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] d'amore è solenne; trascinato dall'insaziabile metonimia che disciplina la vita immaginaria, io mi traspongo tutt'intero in esso. Attraverso questo oggetto, io ti do il mio Tutto, io ti tocco con il mio fallo; è per questo che io sono follemente eccitato, che corro da un negozio all'altro, che mi ostino a cercare il feticcio che vada bene, il feticcio splendente, riuscito, che si adatterà ''perfettamente'' al tuo desiderio. (''La dedica'', p. 65) *Il [[regalo]] è contatto, sensualità: tu stai per toccare ciò che io ho toccato: una terza pelle ci unisce. (''La dedica'', p. 65) *5. Quantunque sia incapace di enunciarsi, di enunciare, l'amore vuole nondimeno clamarsi, declamarsi, scriversi ovunque: "all'acqua, all'ombra, ai monti, ai fiori, all'erbe, ai fonti, all'eco, all'aria, ai venti..." Basta che il soggetto amoroso crei o costruisca qualcosa, che subito è colto da una pulsione di [[dedica]]. Tutto ciò che fa, subito, e ancora prima che sia finito, egli vuole donarlo alla persona che ama, per la quale ha lavorato o lavorerà. La scritta del nome dirà per chi è il dono.<ref>{{maiuscoletto|[[Le nozze di Figaro]]}}: aria di Cherubino (atto I)</ref> (''La dedica'', p. 67) *In ''[[Teorema (film)|Teorema]]'' l'«altro» non parla, ma iscrive però qualcosa in tutti coloro che lo desiderano - opera ciò che i matematici chiamano una catastrofe (lo sconvolgimento di un sistema per mezzo di un altro sistema): vero è che quel muto è un angelo. (''La dedica'', p. 69) *{{maiuscoletto|demoni}} Il soggetto amoroso ha talvolta l'impressione di essere posseduto da un demone del linguaggio che lo spinge a farsi del male e a espellersi - secondo le parole di Goethe - dal paradiso che, in altri momenti, la relazione amorosa rappresenta per lui. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *1. Una forza precisa trascina il mio linguaggio verso il male che io posso fare a me stesso: il regime del mio linguaggio è la ruota libera: il linguaggio si morula, senza nessuna idea tattica della realtà. Io cerco di farmi del male, mi espello da solo dal mio paradiso, affannandomi di suscitare in me stesso le immagini (di gelosia, di abbandono, di umiliazione) che possono ferirmi; e quando la ferita è aperta, cerco di mantenerla tale, la alimento con altre immagini, fino a che un'altra ferita non venga a distogliermi da quella. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *2. Il demonio è plurale («Il mio nome è Legione», [[Vangelo secondo Luca|Luca]] 8.30). Quando un demone viene respinto, quando finalmente sono riuscito a imporgli il silenzio (per caso o attraverso la lotta), un altro lì vicino solleva la testa e si mette a parlare<ref>{{maiuscoletto|[[Goethe]]}}: «Noi siamo i nostri propri demoni, noi ci espelliamo dal nostro paradiso» ('Werther'', nota 93 dell'ed. Aubier-Montaigne)]</ref>. La vita demoniaca di un innamorato è simile alla superficie d'una solfatara; delle grandi bolle (roventi e fangose) scoppiano una dopo l'altra; quando una si rompe e s'affloscia, essa ritorna nel magma e subito, più lontano, un'altra si forma, si gonfia. Le bolle «Disperazione», «Gelosia», «Esclusione», «Desiderio», «Incertezza di comportamento», «Terrore di perdere la faccia» (il più malvagio dei demoni) fanno ''ploc' una dopo l'altra, in un ordine indeterminato: è il ''disordine'' della Natura. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 70) *3. Come respingere un demone (vecchio problema)? I demoni, specialmente se sono demoni di linguaggio (e sennò di cos'altro sarebbero?), si combattono con il linguaggio. Io posso quindi sperare di esorcizzare la parola demoniaca che mi è suggerita (da me stesso) sostituendola (posto che io possegga il necessario talento linguistico) con un'altra parola più dimessa (procedo per eufemia). Così credevo di essere finalmente uscito dalla crisi, ma ecco che - favorita da un lungo viaggio in automobile - sono colto da una loquela mentre continuo incessantemente ad agitare nella mia testa il desiderio, il rimpianto e l'aggressione dell'altro; e a queste ferite s'aggiunge lo sconforto di dover constatare che io ''sto avendo una ricaduta''; ma il vocabolario è una vera e propria farmacopea (veleno da una parte, rimedio dall'altra): no, non è una ricaduta, è soltanto un ultimo ''sussulto'' del demone anteriore. (''«Noi siamo i nostri propri demoni»'', p. 71) *{{maiuscoletto|de-realtà}} Sensazione di assenza, di riduzione di realtà, provata dal soggetto amoroso nei confronti del mondo. (''Il mondo siderato'', p. 72) *(Il mondo è pieno senza di me, come nella ''[[Jean-Paul Sartre#La_nausea|Nausea]]''; esso gioca alla vita dietro un vetro; il mondo è immerso in un acquario; io lo vedo vicinissimo e tuttavia separato, fatto di un'altra sostanza; cado continuamente fuori di me, senza vertigine, senza annebbiamento, nella ''precisione'', come fossi drogato. [...]) (''Il mondo siderato'', p. 72) *{{NDR|L'[[Italia]]}} Questo paese perde in tutto: abolisce la differenza dei gusti, ma non la divisione delle classi, ecc. (p. 73, ''Il mondo siderato'') *Fino a quando sentirò che il mondo mi è ostile, io gli sarò legato: ''io non sono pazzo''. Ma talvolta, quando ho dato fondo al malumore, mi accorgo di non avere più alcun linguaggio: il mondo non è ''irreale'' (se lo fosse potrei esprimerlo: esiste un'arte dell'irreale che è fra le più alte), ma de-reale: il reale lo ha abbandonato, cosicché io non ho più alcun senso (alcun paradigma) a mia disposizione; ''io non riesco'' a definire i miei rapporti con Coluche, col ristorante, col pittore, con piazza del Popolo. Quale tipo di rapporto posso io avere con un potere, se non ne sono lo schiavo, né il complice, né il testimone? (''Il mondo siderato'', p. 74) *6. Talvolta il mondo mi appare ''irreale'' (io lo esprimo in un modo diverso), talaltra mi appare ''dereale'' (io lo esprimo con difficoltà). Non è (si dice) la stessa riduzione di realtà. Nel primo caso, il rifiuto che io oppongo alla realtà si estrinseca attraverso una ''fantasia'': tutto ciò che mi circonda muta di valore rispetto a una funzione, che è poi l'Immaginario; l'innamorato si separa quindi dal mondo, lo irrealizza perché, su un altro versante, fantasmatizza le peripezie o le utopie del suo amore; si abbandona all'Immagine e, di conseguenza, tutto ciò che è «reale» lo infastidisce. Anche nel secondo caso vi è una perdita di contatto col reale, ma qui nessuna sostituzione immaginaria viene a compensare la perdita. seduto davanti al manifesto di Coluche, io non «sogno» niente (neanche l'altro); anzi, non sono più nemmeno nell'Immaginario. Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè ''insostituibile'': l'Immaginario è (temporaneamente) proscritto. Nel primo caso, sono nevrotizzato, io irrealizzo; nel secondo caso, sono pazzo, io de-realizzo. (''Il mondo siderato'', p. 75) *{{maiuscoletto|[[dichiarazione]]}} Propensione del soggetto amoroso a intrattenere a lungo, con un'emozione contenuta, l'essere amato, a proposito del suo amore, di lui, di sé, di loro: la dichiarazione non verte sulla confessione dell'amore, ma sulla forma, commentata all'infinito, della relazione amorosa. (''Il colloquio'', p. 77) *(Parlare amorosamente, significa dissipare senza limite, senza soluzione di continuità; vuol dire praticare un rapporto senza orgasmo. Forse esiste una forma letteraria di questo ''coitus reservatus'': il preziosismo). (''Il colloquio'', p. 77) *Nessuno ha voglia di parlare dell'amore, se non è ''per'' qualcuno. (''Il colloquio'', p. 78) *{{maiuscoletto|[[dipendenza]]}} Figura nella quale l'opinione intravede la condizione stessa del soggetto amoroso, asservito all'oggetto amato. (''Domnei'', p. 79) *1. La meccanica del vassallaggio amoroso esige una futilità senza fondo<ref>{{maiuscoletto|Cortezia}}: l'amore cortese è fondato sul vassallaggio amoroso (''Domnei'' o ''Donnoi'')</ref>. Questo perché, se si vuole che la dipendenza si manifesti nella sua purezza, bisogna che essa si renda palese nelle circostanze più irrilevanti e diventi qua si vergognosa a forza di pusillanimità: aspettare una telefonata è in un certo senso una dipendenza troppo gravosa<ref>{{maiuscoletto|[[Simposio]]}}: 166.</ref>; bisogna che io la affini, senza limiti: quindi, mi farò il sangue cattivo di fronte allo spettegolare delle comari che, dal farmacista, mi tiene lontano dall'apparecchio a cui sono asservito; e siccome questa telefonata, che io non voglio perdere, mi fornirà qualche nuova occasione di asservimento, si potrebbe dire che io agisco energicamente per preservare proprio lo spazio della dipendenza e per permettere inoltre a questa dipendenza di esercitarsi: io mi smarrisco nella dipendenza ma, ciò che è più - altro tranello -, sono umiliato da questo smarrimento. (''Domnei'', p. 79) *(Se io accetto la mia dipendenza, è perché essa costituisce per me un mezzo per "significare" la mia domanda: nel campo amoroso, la futilità non è una "debolezza" né una "meschinità": essa è un segno di forza: più la cosa è futile, più ha significato e più s'impone come forza). (''Domnei'', p. 79) *{{maiuscoletto|[[disagio]]}} Scena a più persone, nella quale l'implicito del rapporto amoroso agisce come una coartazione e suscita un imbarazzo collettivo che non viene esternato. (''«Con aria imbarazzata»'', p. 81) *{{maiuscoletto|[[dispendio]]}} Figura mediante la quale il soggetto amoroso mira e al contempo esita a situare l'amore in un'economia di puro dispendio, di perdita «per niente». (''L'esuberanza'', p. 83) *1. Alberto, personaggio piatto, morale, conformista, decreta (come chissà quanti prima di lui) che il [[suicidio]] è una viltà. Per Werther, al contrario, il suicidio non è una debolezza, dal momento che esso scaturisce da una tensione<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: 59, 133.</ref>: «Mio caro, se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti?» L'amore-passione è dunque una forza («questa violenza, questa passione irriducibile»), è qualcosa che ricorda la vecchia nozione di ἰσχύς (''ischus'': energia, tensione, forza di carattere) e, più vicino a noi, quella di Dispendio.<ref>{{maiuscoletto|GRECO}}: nozione stoica (''Les Stoïciens'').</ref> (''L'esuberanza'', p. 83) *(Prima un lord e poi un vescovo inglese, rimproverarono a Goethe l'epidemia di suicidi provocati dal ''Werther''. [[Goethe]] rispose in termini propriamente ''economici'': «Il vostro sistema commerciale ha fatto migliaia di vittime; perché non perdonarne qualcuna anche al ''Werther''?»)<ref>{{maiuscoletto|[[I dolori del giovane Werther|Werther]]}}: ''furor wertherinus'', Introduzione, XIX. Risposta di Goethe: Introduzione, XXXII (ed. Aubier-Montaigne).</ref> (''L'esuberanza'', p. 84) *3. Il discorso amoroso non è proprio privo di calcoli: io ragiono, certe volte calcolo, sia per ottenere una certa soddisfazione, o per evitare un certo dolore, sia per rappresentare interiormente all'altro, in un moto di stizza, i tesori d'ingegnosità che io dilapido ''per niente'' in suo favore (cedere, dissimulare, non ferire, divertire, convincere, ecc.). Ma questi calcoli sono soltanto delle impazienze: in essi non vi è alcuna idea di guadagno finale: il Dispendio è aperto, all'infinito, la forza deriva, senza nessuna finalità (l'oggetto amato non è una meta: è un oggetto-cosa, non un oggetto-termine). (''L'esuberanza'', p. 84) *L'esuberanza amorosa è l'esuberanza del fanciullo a cui niente (ancora) viene a contenere l'ostentazione narcisistica, il godimento multiforme. Considerato che il discorso amoroso non è una ''media'' di stati d'animo, questa esuberanza può essere rotta a intervalli da tristezze, avvilimenti, impulsi suicidi; ma un tale squilibrio fa parte di quest'economia nera che mi marchia con la sua aberrazione, e per così dire con il suo lusso sfrenato. (''L'esuberanza'', p. 84) *{{maiuscoletto|[[dramma]]}} Il soggetto amoroso non può scrivere egli stesso il suo romanzo d'amore. Solo una forma molto arcaica potrebbe raccogliere il fatto che lui declama senza però poterlo raccontare. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *Se io tengo un [[diario]], è difficile che questo diario riporti i ''fatti accaduti''. I fatti della vita amorosa sono talmente futili che accedono alla scrittura solo attraverso uno sforzo immenso: ci si scoraggia di scrivere ciò che, ''nello scriversi'', rivela in pieno la propria banalità. (''Romanzo/dramma'', p. 85) *{{maiuscoletto|[[esilio]]}} Decidendo di rinunziare allo stato amoroso, il soggetto si vede con tristezza esiliato dal proprio Immaginario. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *(La passione [[amore|amorosa]] è un delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è semmai ''la perdita di delirio'': dove porta?) (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 87) *2. Nel [[lutto]] reale, è la «prova di realtà» a mostrarmi che l'oggetto amato ha cessato di esistere. Nel lutto amoroso, l'oggetto non è né morto né lontano. Sono io a decidere che la sua immagine deve morire (e questa morte, io potrò addirittura arrivare a nascondergliela). Per tutto il tempo che durerà questo strano lutto, dovrò portare il peso di due infelicità fra loro contrarie: soffrire per il fatto che l'altro sia presente (e che continui, suo malgrado, a farmi del male) e affliggermi per il fatto che egli sia morto (se non altro, che sia morto quello che io amavo). Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. (Il punto più sensibile di questo lutto è che mi tocca ''perdere un linguaggio'' - il linguaggio amoroso. D'ora innanzi, non ci saranno più i «Ti amo»). (''L'esilio dell'Immaginario'', pp. 87-88) *3. Per quanto io lo rovini, il lutto dell'immagine mi rende angosciato; ma, d'altro lato, per quanto io riesca a dargli buon esito, esso mi rende triste. Se l'esilio dell'Immaginario è la via obbligata per giungere alla «guarigione», allora bisogna convenire che il progresso è triste. Questa tristezza non è una malinconia - o almeno è una malinconia incompleta (niente affatto clinica), giacché non mi rimprovero niente e non sono prostrato. La mia tristezza appartiene a quella frangia della malinconia in cui la perdita dell'essere amato resta astratta.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «In altre circostanze si può invece riscontrare che la perdita è di natura più ideale, Può darsi che l'oggetto non sia morto davvero, ma sia andato perduto come oggetto d'amore...» (''Ibid.'', 104).</ref> Qui, la perdita è doppia: non posso neppure investire la mia infelicità, come quando soffrivo per il fatto di essere innamorato. Allora, io desideravo, sognavo, lottavo; un bene prezioso era dinanzi a me, semplicemente ritardato, il suo possesso era ostacolato da alcuni contrattempi. Adesso non c'è più niente; tutto è calmo, e questo è peggio. Sebbene sia giustificato da un'economia - l'immagine muore affinché io viva -, il lutto amoroso ha sempre uno strascico: una frase viene ripetuta in continuazione: «Che peccato!» (p. 88, ''L'esilio dell'Immaginario'') *Il vero atto del lutto, non è soffrire per la perdita dell'essere amato; è constatare un giorno, sulla pelle della relazione, simile a una minuscola macchia, il sintomo di una morte sicura: per la prima volta, io faccio del male a chi amo, senza volerlo, certo, ma anche ''senza darmi eccessiva pena''. (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *5. Io cerco di strapparmi all'Immaginario amoroso: ma, come brace non ancora spenta, sotto l'Immaginario cova la fiamma; esso avvampa di nuovo; ciò che era stato ripudiato risorge; ad un tratto, dalla tomba mal sigillata sale un lungo lamento. (Gelosie, angosce, possessi, discorsi, appetiti, segni: ovunque, il desiderio amoroso ardeva nuovamente. Era come se io avessi voluto stringere per l'ultima volta, allo spasimo, qualcuno che stava per morire - che stavo per far morire: il mio, era un rifiuto di separazione).<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: «Questa avversione può essere talmente intensa da sfociare in un estraniamento dalla realtà e in una pertinace adesione all'oggetto, consentita dall'instaurarsi di una psicosi allucinatoria di desiderio» (''ibid.'')</ref><ref>{{maiuscoletto|[[Donald Winnicott|Winnicott]]}}: «Poco prima che la perdita si faccia sentire, si può discernere nel bambino, nella eccessiva utilizzazione dell'oggetto transizionale, il rifiuto del timore che questo oggetto perda il suo significato» (''Jeu et Réalité'', 26 sgg.).</ref> (''L'esilio dell'Immaginario'', p. 89) *{{maiuscoletto|fading}} Prova dolorosa con la quale l'essere amato sembra sottrarsi a qualsiasi contatto, senza neppure rivolgere questa indifferenza enigmatica contro il soggetto amoroso o pronunziarla a beneficio di chiunque altro, sia questo il mondo o un rivale. (''Fading'', p. 90) *Il fading dell'altro, quando si manifesta, mi angoscia perché mi sembra senza causa e senza fine. Come un triste miraggio, l'altro s'allontana, insegue l'infinito e io mi logoro nell'attesa del suo ritorno. (''Fading'', p. 90) *Il fading dell'oggetto amato è il terrificante ritorno della Madre Cattiva, l'inspiegabile ritiro d'amore, la sensazione di sentirsi abbandonati ben nota ai Mistici: Dio esiste, la Madre c'è, ma essi ''non amano più''. Non sono distrutto, ma ''lasciato là'', come un rifiuto. (''Fading'', pp. 90-91) *3. La gelosia fa soffrire meno perché l'altro continua ad essere vivo. Nel fading, l'altro sembra perdere ogni desiderio: egli è preda della Notte. L'altro mi abbandona, ma a questo abbandono fa seguito l'abbandono che a sua volta coglie l'altro<ref>{{maiuscoletto|[[Juan De La Cruz]]}}: «Diciamo ''Notte'' la privazione del gusto nell'appetito di tutte le cose» (citato da Baruzi, 408).</ref>; la sua immagine viene in questo modo lavata, disciolta; niente più mi sostiene, neanche il desiderio che l'altro rivolgerebbe altrove; sono in lutto per un oggetto che è già in lutto (da questo si può capire fino a che punto abbiamo bisogno del desiderio dell'altro, anche se questo desiderio non è rivolto a noi). (''Fading'', p. 91) *7. Sembra che [[Freud]] detestasse il [[telefono]]: proprio lui che invece amava ''ascoltare''<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: [[Martin Freud]], ''Freud, mon père'', 45.</ref> Forse intuiva, presentiva, che la telefonata è sempre una ''cacofonia'' e che quello che il telefono lascia filtrare è la ''voce falsa'', la comunicazione fasulla. (''Fading'', p. 92) *[...] il telefono non è un valido oggetto transizionale, non è una funicella inerte; il suo significato non è quello del collegamento, ma bensì quello della distanza; la voce amata, stanca, ascoltata per telefono: è il fading in tutta la sua angoscia. Tanto per cominciare, quando questa voce giunge a me, quando essa è là, quando (con molta fatica) continua ad esserci, io non la riconosco mai completamente; si direbbe che essa provenga da dietro una maschera (si dice che le maschere della tragedia greca avessero una funzione magica: dare alla voce un'origine ctonia, deformarla, straniarla, farla arrivare dall'al di là sotterraneo). E, inoltre, l'altro sembra sempre che stia per partire; egli se ne va due volte: attraverso la sua voce e attraverso il suo silenzio: a chi tocca parlare? Cessiamo insieme di parlare: ingombro di due vuoti. ''Sto per lasciarti'', dice ad ogni istante la voce al telefono. (''Fading'', pp. 92-93) *[...] angosciarsi per il telefono: è il segno inequivocabile dell'amore. (''Fading'', p. 93) *{{maiuscoletto|[[fastidio]]}} Sentimento di moderata gelosia che coglie il soggetto amoroso quando vede che l'interesse dell'essere amato è catturato e distolto da persone, oggetti o azioni che ai suoi occhi agiscono come altrettanti rivali secondari. (''L'arancia'', p. 94) *È fastidioso tutto ciò che cancella fugacemente la relazione duale, tutto ciò che altera la complicità e allenta il legame di appartenenza: ''Tu appartieni anche a me'', dice il mondo. (''L'arancia'', p. 94) *{{maiuscoletto|[[festa]]}} Il soggetto amoroso vive ogni incontro con l'essere amato come una festa. (''«Giorni beati»'', p. 96) *{{maiuscoletto|[[gelosia]]}} «Sentimento che nasce nell'amore e che è cagionato dal timore che la persona amata preferisca qualcun altro» ([[Émile Littré|Littré]]). *1. Il geloso del romanzo non è [[I dolori del giovane Werther|Werther]]; è il signor Schmidt, il fidanzato di Federica, l'uomo che è sempre di malumore. La gelosia di Werther nasce dalle immagini (vedere Alberto circondare col braccio la vita di Carlotta), non dal pensiero. Ciò si deve al fatto (ed è questa una delle bellezze del libro) che si tratta di una disposizione tragica, e non psicologica. Werther non odia Alberto; è solo che Alberto occupa un posto che lui desidera: Alberto è un avversario (un concorrente, nel senso proprio del termine), non un nemico: egli non è «odioso». Nelle lettere che scrive a Guglielmo, Werther non si dimostra molto geloso. È solo quando dal tono confidenziale della prima parte si passa al racconto finale che la rivalità fra i due diventa acuta, aspra, come se la gelosia prendesse corpo in seguito al semplice passaggio dall'''io'' al ''lui'' [...] (''La gelosia'', p. 97) *[...] se non accetto la spartizione dell'essere amato, io nego la sua perfezione, giacché è proprio della perfezione il fatto di essere [[condivisione|condivisa]]. [...] E così io soffro due volte: prima, per il fatto stesso della spartizione, e poi per la mia incapacità di sopportarne la nobiltà. (''La gelosia'', p. 98) *3. «Quando amo, sono molto esclusivo», dice [[Freud]] (che prenderemo qui come modello della normalità). Essere gelosi è essere conformi alle regole. Rifiutare la gelosia («essere perfetto»), significa quindi trasgredire una legge.<ref>{{maiuscoletto|[[Freud]]}}: ''Lettere 1873-1939''.</ref> (''La gelosia'', p. 98) *(Conformismo in senso inverso: è vietato essere gelosi, l'esclusivismo va condannato, si deve vivere in gruppo, ecc. - Attenzione! -, vediamo come stanno realmente le cose: e se mi obbligassi a non essere più geloso per la vergogna d'esserlo? La gelosia è brutta, è borghese: è un fervore indecoroso, uno ''zelo'' - ed è appunto questo zelo che noi rifiutiamo).<ref>{{maiuscoletto|etimologia}}: Ζῆλος (''zễlos''), ''zelosus'', ''geloso''.</ref> (''La gelosia'', p. 98) *4. Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero d'esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri. (''La gelosia'', p. 98) *Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio. (da ''Frammenti di un discorso amoroso'', 1977) *Le [[parola|parole]] non sono mai pazze (tutt'al più sono perverse): è la sintassi che è pazza.<ref>Da ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di R. Guidieri, Einaudi, Torino, 1979.</ref> ==''Miti d'oggi''== *Pretendo di vivere pienamente la contraddizione del mio tempo, che di un [[sarcasmo]] può fare la condizione della verità. (''Premessa'', p. X) *È probabile che se a nostra volta sbarcassimo su [[Marte (astronomia)|Marte]] quale l'abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la [[Terra]] stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia non sapremmo risolvere qual è il nostro. Infatti perché Marte sia giunto al sapere geografico bisogna pure che abbia avuto anche lui il suo [[Strabone]], il suo [[Jules Michelet|Michelet]], il suo Vidal de la Blanche, e, facendoci sempre più vicini, le stesse nazioni, le stesse guerre, gli stessi scienziati e gli stessi uomini che abbiamo avuto noi. (''Marziani'', p. 34) *La [[Greta Garbo|Garbo]] appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. [...] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura [...]. Il suo appellativo di ''Divina'' mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l'essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza. (pp. 63-64) *Il viso della [[Greta Garbo|Garbo]] è Idea, quello della [[Audrey Hepburn|Hepburn]] è Evento. (p. 64) *Credo che oggi l'[[automobile]] sia l'equivalente abbastanza esatto delle grandi cattedrali gotiche: voglio dire una creazione d'epoca, concepita appassionatamente da artisti ignoti, consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico. (p. 147) *''Il [[mito]] è una parola.'' (p. 191) *Mi si obietteranno mille altri sensi del termine ''mito''. Io ho però cercato di definire delle cose, non delle parole. (nota, p. 191) *È la storia umana che fa passare il reale allo stato di parola. (p. 192) *Ciò che disgusta nel [[mito]] è il ricorso a una falsa natura, il ''lusso'' delle forme significative, come in quegli oggetti che ornano la loro utilità con una apparenza naturale. La volontà di appesantire la significazione di tutte le cauzioni della natura provoca una specie di nausea: il mito è troppo ricco, e di troppo ha appunto la sua motivazione. (nota, p. 207) *La provocazione di un immaginario collettivo è sempre impresa inumana, non solo perché il sogno essenzializza la vita come destino, ma anche perché il sogno è povero ed è la cauzione di un'assenza. (nota, p. 221) *{{NDR|Riferendosi ai "miti dell'Ordine (sociale)"}} Statisticamente il [[mito]] è a destra. Qui esso è essenziale; ben nutrito, lucente, espansivo, loquace, s'inventa senza tregua. S'impadronisce di tutto: le giustizie, le morali, le estetiche, le diplomazie, le arti domestiche, la Letteratura, gli spettacoli. [...] L'oppresso non è niente, ha in sé una parola sola, quella della propria [[emancipazione]]; l'oppressore è tutto, la sua parola è ricca, multiforme, duttile, padrona di tutti i gradi possibili della dignità [...]. L'oppresso ''fa'' il mondo, ha solo un linguaggio attivo, transitivo (politico); l'oppressore lo conserva, la sua parola è plenaria, intransitiva, gestuale, teatrale: è il [[Mito]]; il linguaggio del primo tende a trasformare, il linguaggio dell'altro a eternare. (pp. 228-229) *Ogni ripudio del [[linguaggio]] è una morte. (p. 232) ==Citazioni su Roland Barthes== *La posizione di Barthes nel corso dei suoi lavori ricorda quello di Azdak ne ''Il Cerchio di gesso del Caucaso'', opera [[Bertolt Brecht|brechtiana]] che pare Barthes abbia amato molto. Vi è qualcosa di spostato, di irregolare: Azdak, furfante divenuto giudice, non è all'altezza del suo posto e, improvvisamente tutto si mette a girare e devia schivando il riconoscimento, la verità stessa. ([[Stephen Heath]]) *Per Barthes, il [[mito]], o per lo meno quello moderno (quello di cui egli si occupa), "è una parola": quindi "può essere mito tutto ciò che subisce le leggi di un discorso", ma d'altra parte "non è qualsiasi parola". ([[Massimo Corsale]]) *Variare porta a modificare, a trasportare, a cambiare di ritmo; il che costituisce un piccolo manuale della pratica di Barthes. Si pensi ad esempio al cambiamento di ritmo di lettura che interviene in modo così decisivo in ''S/Z'' e che dà l'avvio a tutte le variazioni — la pluralità colta in ogni momento — sul testo di [[Honoré de Balzac|Balzac]]. ([[Stephen Heath]]) *Viaggiare, spostarsi: questo è il percorso dei lavori di Barthes. Questa è l'attività del testo, e dei suoi testi. Il testo viaggia, sposta, va alla deriva. Così i testi di Barthes sono accesso, non accesso, movimento a spirale, asse avvolgentesi senza sosta ad ogni impero dei segni; senso, soggetto in processo, giro di scrittura, vertigine dello spostamento: «la vertigine è ciò che non finisce: stacca il senso, lo rimanda a più tardi» (''Réquichot'', p. 18). ([[Stephen Heath]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Roland Barthes, ''Frammenti di un discorso amoroso'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1979. *Roland Barthes, ''Miti d'oggi'', traduzione di Lidia Lonzi, Einaudi, Torino, 1974. *Roland Barthes, ''L'ovvio e l'ottuso. Saggi critici III'', traduzione di Carmine Benincasa, Giovanni Bottiroli, Gian Paolo Caprettini, Daniele De Agostini, Lidia Lonzi, Giovanni Mariotti, Einaudi, Torino, 1995. *Roland Barthes, ''La camera chiara. Nota sulla fotografia'', traduzione di Renzo Guidieri, Einaudi, Torino, 1980. *[[Gianfranco Ravasi]], ''L'incontro. Ritrovarsi nella preghiera'', Oscar Mondadori, Milano, 2014. ISBN 978-88-04-63591-8 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Barthes, Roland}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Linguisti francesi]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Semiologi francesi]] iacywvqfx64o3xi44hmyllokk765p9s Dwight D. Eisenhower 0 3463 1223398 1216358 2022-08-19T21:11:51Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Dwight D. Eisenhower */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Eisenhower_official.jpg|thumb|Dwight David Eisenhower]] '''Dwight David Eisenhower''' (1890 – 1969), militare e uomo politico statunitense, trentaquattresimo Presidente degli Stati Uniti d'America. ==Citazioni di Dwight D. Eisenhower== *{{NDR|Sull'atomica}} ... i giapponesi erano pronti ad arrendersi e non era necessario colpirli con quella cosa orribile.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 309. ISBN 9788858041406</ref> *L'[[agricoltura]] sembra molto semplice quando il tuo aratro è una matita e sei a un migliaio di miglia dal campo di grano.<ref>Citato in [[Dario Bressanini]] e [[Beatrice Mautino]], ''Contro natura'', Milano, Rizzoli, 2015, p. 158. ISBN 978 88 17 08092 7</ref> *{{NDR|[[Ultime parole famose]] nel 1948}} La mia decisione di togliermi del tutto dalla scena politica è definitiva e positiva. :''My decision to remove myself completely from the political scene is definite and positive.''<ref>Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 311. ISBN 0-679-77806-3</ref> *Le cose sono più simili a come sono ora che a come sono mai state in precedenza.<ref>Citato in John D. Barrow, ''I numeri dell'universo'', Mondadori 2004.</ref> *{{NDR|Su [[Albert Einstein]]}} Nel ventesimo secolo, nessuno ha contribuito come lui all'espansione delle nostre conoscenze.<ref>Dalla dichiarazione alla morte di Einstein, citato nel ''New York Times'', 19 aprile 1955; citato in Albert Einstein, ''Pensieri di un uomo curioso'' (''The Quotable Einstein''), a cura di Alice Calaprice, prefazione di [[Freeman Dyson]], traduzione di Sylvie Coyaud, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, p. 175. ISBN 88-04-47479-3</ref> *Per essere [[ateismo|atei]] non è necessario possedere un cervello. :''It takes no brains to be an atheist.''<ref>Citato in Ray Comfort , ''The Bible evidence'', Bridge-Logos Publishers, 2002, p. 1. ISBN 978-0-88270-897-3</ref> *{{NDR|Riferito all'[[Italia]]}} Stiamo per invadere un Paese ricco di storia, di cultura e d'arte come pochissimi altri. Ma se la distruzione di un bellissimo monumento può significare la salvezza di un solo G.I.<ref>G.I. è (originariamente) l'acronimo di ''Galvanized Iron'', che indicava gli oggetti forniti ai componenti dell'Esercito e dell'Aeronautica militare statunitense (ad esempio gavette) che erano di ferro "galvanizzato", cioè trattato per impedire che si arrugginisse. Di qui il soprannome popolare che veniva attribuito ai soldati di quelle Forze Armate. Per approfondire vedi [[w:G.I. (militare)|qui]].</ref>, ebbene, si distrugga quel bellissimo monumento.<ref>Citato in Giorgio Bonacina, ''Obiettivo: Italia – I bombardamenti aerei delle città italiane dal 1940 al 1945'', Mursia, Milano 1970, p. 209. ISBN 88-425-3517-6</ref> *Un [[ateismo|ateo]] è una persona che guarda la finale del campionato di [[Football americano|football]] e non si preoccupa di sapere chi vincerà.<ref>Citato in [[Marco Pastonesi]] e Giorgio Terruzzi, ''Palla lunga e pedalare'', ''Dalai Editore'', 1992, p. 67. ISBN 88-8598-826-2</ref> ==''Che cos'è il comando?''== ===[[Incipit]]=== Quando [[Winston Churchill|Churchill]] morì lo scorso gennaio, la spontanea dimostrazione di affetto e ammirazione che giunse da ogni parte del mondo fu un tributo a un uomo grande e nobile. Ma fu anche qualcosa di più: fu un fulgido omaggio alle doti di comando. Il mondo ha sempre attribuito grande valore all'arte del comando e nella persona di Sir Winston Churchill tutti riscontravano un superbo complesso di quelle caratteristiche che elevano e ispirano l'animo umano.<ref name=read>Citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', agosto 1965.</ref> ===Citazioni=== *[...] è impossibile sezionare la mente e l'animo umano, per individuarne le singole parti.<ref name=read/> *Un mio vecchio e stimato comandante soleva dire: «Prendete sempre sul serio il vostro compito e mai voi stesso.»<ref name=read/> *[[Konrad Adenauer]] [...] è stato una delle poche figure politiche del suo Paese che ebbe il coraggio di opporsi a [[Adolf Hitler]]. Anche dopo che il nazismo ebbe conquistato il potere, egli continuò a propugnare fermamente e apertamente i principi della democrazia, il che lo portò a passare un periodo di tempo in carcere.<ref name=read/> *Il Generale [[Charles de Gaulle|Charles De Gaulle]], io lo stimo e lo ammiro. La maggiore delle sue molte e splendide virtù è stata la sua indomabile volontà di ridare alla [[Francia]] una posizione di gloria e di prestigio.<ref name=read/> *Strettamente legato alla dedizione è un altro fattore fondamentale dell'arte del comando: la forza d'animo, la capacità di resistere alle avversità, di risollevarsi dalla sconfitta e di dare ancora battaglia, d'imparare dai propri errori e di muovere risolutamente verso la meta finale. Il classico esempio americano di questa virtù è [[George Washington|Giorgio Washington]]. A parte uno o due piccoli successi, Washington non ebbe la soddisfazione di nessuna importante vittoria militare fino alla resa finale del generale inglese [[Charles Cornwallis|Cornwallis]], a [[Yorktown]].<ref name=read/> *Sono convinto che un capo debba avere l'umiltà di accettare pubblicamente la responsabilità degli errori dei subordinati che ha scelto e che, del pari, debba riconoscere pubblicamente il merito dei loro successi.<ref name=read/> *Chiunque compia bene il suo lavoro, chiunque abbia una giustificata fiducia in se stesso e non si lasci turbare senza motivo dallo scherno dei cinici e degli scansafatiche, chiunque rimanga fedele al suo onesto proposito e tenga gli altri nella giusta considerazione è essenzialmente un capo.<ref name=read/> ==Citazioni su Dwight D. Eisenhower== *Dwight D. Eisenhower era un acuto stratega. Ricordo che durante la sua presidenza, quando attorno al tavolo del Consiglio nazionale di sicurezza i discorsi dei consiglieri diventavano pessimistici nell'esaminare il mondo, Eisenhower voleva ricordarci che uno dei primi requisiti di un comandante militare in grado di vincere è la capacità di stimare realisticamente i punti forti e i lati deboli del proprio esercito. Ma altrettanto importante, aggiungeva, è sapere individuare non soltanto la forza, ma anche la debolezza e la vulnerabilità degli eserciti nemici. ([[Richard Nixon]]) *Eisenhower aveva un potere rasserenante. [...] E poi faceva degli ultimatum strepitosi. (''[[La seconda guerra civile americana]]'') *Era un brav'uomo, ma non molto energico. C'era qualcosa di molle nel suo carattere. Come mi accorsi a Ginevra, si affidava troppo ai suoi consiglieri. Ebbi sempre la chiara impressione che fare il presidente degli Stati Uniti fosse per lui un gran peso. ([[Nikita Sergeevič Chruščёv]]) *Grazie, io non so perché mi abbiano richiesto per questo congresso... perché non sono essenzialmente un comico politico, per niente. Di natura politica ho avuto solo una relazione con una donna durante l'amministrazione di Eisenhower ed in breve è stata un'ironia per me, perché... perché io cercavo di... di fare a lei quello che Eisenhower sta facendo al Paese da otto anni. (''[[Io e Annie]]'') *Il feldmaresciallo [[Bernard Law Montgomery|Montgomery]] non fu mai disposto ad accettare il punto di vista del generale Eisenhower nella sua qualità di coordinatore dei gruppi d'armate, preferendo invece, anche se un po' ingenuamente, un comando centrale, militare e avulso dalla politica nazionalistica. Poiché Eisenhower giunse tardi al comando supremo e in fretta, la sua autorità su Montgomery e sul generale Bradley<ref>Omar Bradley (1893 – 1981), generale statunitense.</ref> si fece sentire con lentezza: il comando a volte sembrava ispirato più da un comitato di persone che da una sola personalità. ([[Kenneth Macksey]]) *Probabilmente gli storici del futuro faranno del generale Eisenhower soprattutto un uomo di guerra. Per parte mia, ricorderò soprattutto le sue doti di cuore. Era una persona fondamentalmente buona, che seppe farsi amare da tutti gli americani: ''I like Ike''. ([[Mohammad Reza Pahlavi]]) *[[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]] {{NDR|Franklin Delano}} dimostrò che la Presidenza {{NDR|degli Stati Uniti d'America}} può essere un mestiere da esercitarsi vita natural durante. [[Harry S. Truman|Truman]] ha dimostrato che chiunque può fare il Presidente. Eisenhower, che non v'è in realtà bisogno di un Presidente. [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]], che può essere pericoloso avere un Presidente...<ref>Dall'apologo dei magnati americani dell'acciaio durante la controversia con il Presidente John Fitzgerald Kennedy; citato in [[Piero Buscaroli]], ''Una nazione in coma'', Argelato (BO), Minerva Edizioni, 2013, p. 162. ISBN 978-88-7381-494-8</ref> *La conclusione dell'armistizio (3 settembre 1943) e la sua proclamazione alla radio il giorno 8, da parte del comandante delle truppe alleate nel Mediterraneo, generale Eisenhower, coglie di sorpresa il governo italiano. Bisogna riconoscere che gli Alleati non avevano alcuna fiducia nei propositi del governo di Roma.. [...] I militari italiani avrebbero voluto che lo sbarco delle truppe alleate si effettuasse a nord di Roma; essi credevano che gli Alleati si sarebbero impegnati a fondo in Italia. Per l'alto comando alleato, invece, l'Italia è solo un teatro di guerra secondario. Il piano di sbarco nella Manica è ormai predisposto e la campagna è già decisa. La campagna d'Italia deve servire soltanto a tenere impegnate un certo numero di forze tedesche. [...] È una campagna di diversione, niente di più. (da [[Federico Chabod]], ''L'Italia contemporanea (1918-1948)'') ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{PresidentiUSA}} {{DEFAULTSORT:Eisenhower, Dwight David}} [[Categoria:Militari statunitensi]] [[Categoria:Personalità della guerra d'Indocina]] [[Categoria:Personalità della guerra fredda]] [[Categoria:Presidenti degli Stati Uniti d'America]] pq332doihr5at025eki8g2t0yrw1kaq Gelosia 0 3482 1223339 1151510 2022-08-19T15:33:05Z SunOfErat 12245 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Jealousy.png|thumb|Gelosia]] {{indicedx}} Citazioni sulla '''gelosia'''. *Dunque il geloso (che pure vuole o vorrebbe l'amata casta e fedele) non vuole né può pensarla se non come degna di gelosia, e dunque colpevole di tradimento, rinfocolando così nella sofferenza presente il piacere dell'amore assente. [...] Il contatto amoroso, che il geloso immagina, è l'unico modo in cui possa raffigurarsi con verisimiglianza un connubio altrui che, se non indubitabile, è per lo meno possibile, mentre il proprio è impossibile. ([[Umberto Eco]]) *È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. ([[William Shakespeare]]) *Ella aveva avuto ragione accusandomi di non esser geloso; la gelosia è una prova d'amore. Io ero stato geloso in silenzio, dentro di me, per timore di increscerle; avevo sbagliato. Le donne, alle volte, vogliono essere dominate. ([[Federico De Roberto]]) *Fu adunque già in [[Arezzo]] un ricco uomo, il qual fu Tofano nominato. A costui fu data per moglie una bellissima donna, il cui nome fu monna Ghita, della quale egli senza saper perché prestamente divenne geloso, di che la donna avvedendosi prese sdegno; e più volte avendolo della cagione della sua gelosia addomandato né egli alcuna avendone saputa assegnare se non cotali generali e cattive, cadde nell'animo della donna di farlo morire del male del quale senza cagione aveva paura. ([[Giovanni Boccaccio]]) *Il dilemma se la gelosia è la paura di condividere o la paura di perdere, mi interessava pochissimo, ma era un dato di fatto: questo sentimento indegno che ero riuscita a sopprimere così a lungo era sempre più forte. (''[[Nymphomaniac]]'') *Io le [[amore|amo]] tanto, le [[donna|donne]], che riesco perfino a non essere geloso. Tanto a che serve esser geloso. Se una donna ti vuol bene, è felice. Se non ti vuol bene, ne prendi un'altra. ([[Totò]]) *La gelosia è un abbaiare di cani che attira i ladri. ([[Karl Kraus]]) *La gelosia è il più grande di tutti i mali e quello che fa meno pietà a chi la causa. ([[François de La Rochefoucauld]]) *La gelosia è un misto d'amore, d'odio, d'avarizia e d'orgoglio. ([[Alphonse Karr]]) *La gelosia è una specie di odio pazzo e sospettoso che fomenta ed affligge nelle sue smanie e ne' suoi furori che offende l'altrui merito e l'altrui virtù, e che alimenta la diffidenza contra all'amore e alla buona opinione degli altri. ([[Baldassarre Poli]]) *La gelosia non è altro che una forma di allergia, dove il «polline» è costituito dal rivale in amore. ([[Gianni Monduzzi]]) *La gelosia non perdona, però non mi dispiace esserne l'oggetto: perché si è gelosi di qualcuno solo quando se ne invidia il fascino. (''[[Le situazioni di Lui & Lei]]'') *''La gelosia | più la scacci e più l'avrai.'' ([[Adriano Celentano]]) *La gelosia si presenta come scoperta che la persona che amiamo è attratta, affascinata da qualcosa che io non ho ed invece qualcun altro ha. ([[Francesco Alberoni]]) *La gelosia uccide l'amore, ma lascia intatto il desiderio. ([[Carlos Fuentes]]) *La [[vanità]] sovente, come la gelosia, coincide con l'[[orgoglio]]. ([[Carlo Maria Franzero]]) *Nella gelosia c'è più amor proprio che amore. ([[François de La Rochefoucauld]]) *Nella ricerca del tormento, nell'accanimento alla sofferenza, solo il geloso può competere con il martire. Eppure, si canonizza l'uno e si ridicolizza l'altro. ([[Emil Cioran]]) *Per la gelosia, niente è più tremendo della risata. ([[Françoise Sagan]]) *Sì, è molto difficile vivere sotto il despotismo in genere, ma sotto il despotismo di un geloso è orribile! ([[Sof'ja Tolstaja]]) *Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso. (''[[Libro dell'Esodo]]'') *Un pizzico di gelosia può fare miracoli, due combinare un disastro. ([[Paolo Crepet]]) *V'è una gelosia villana che è un diffidare della persona amata; v'è una gelosia delicata che consiste nel diffidare di sé. ([[Filippo Pananti]]) ===[[Roland Barthes]]=== *Conformismo in senso inverso: è vietato essere gelosi, l'esclusivismo va condannato, si deve vivere in gruppo, ecc. [...] e se mi obbligassi a non essere più geloso per la vergogna d'esserlo? [...] Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero d'esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri. *{{maiuscoletto|fastidio}} Sentimento di moderata gelosia che coglie il soggetto amoroso quando vede che l'interesse dell'essere amato è catturato e distolto da persone, oggetti o azioni che ai suoi occhi agiscono come altrettanti rivali secondari. *Finalmente posso parlare dell'altro ''con chi se ne intende''; si verifica una parità di sapere, un piacere d'inclusione; parlandone, l'oggetto non viene né estraniato né lacerato; egli resta interno al discorso duale, che anzi lo preserva. Io coincido con l'Immagine e al contempo con questo secondo specchio che riflette ciò che io sono (sul volto del rivale io leggo la mia paura, la mia gelosia). *{{maiuscoletto|gelosia}} «Sentimento che nasce nell'amore e che è cagionato dal timore che la persona amata preferisca qualcun altro» ([[Émile Littré|Littré]]). *La gelosia è un'equazione a tre termini permutabili (indecidibile): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'''odiosamato'' (il «rivale») è ''anche'' amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina [...]. *La gelosia fa soffrire meno perché l'altro continua ad essere vivo. Nel fading, l'altro sembra perdere ogni desiderio: egli è preda della Notte. *«Quando amo, sono molto esclusivo», dice [[Freud]] (che prenderemo qui come modello della normalità). Essere gelosi è essere conformi alle regole. Rifiutare la gelosia («essere perfetto»), significa quindi trasgredire una legge. ==[[Proverbio|Proverbi]]== *La gelosia è sorella dell'amore, come il diavolo è fratello degli angeli. ([[proverbi greci|greco]]) ===[[Proverbi italiani]]=== *Chi è geloso, è cornuto. *Chi ha bella donna e castello in frontiera, non ha mai pace nella lettiera. *Donna gelosa, donna pericolosa. *La gelosia è una passione che cerca avidamente quel che tormenta. *La gelosia scopre l'amore. *La gelosia viene per impotenza, per opinione e per esperienza. *Meglio il marito senz'amore, che con gelosia. *Nella gelosia c'è più amor proprio che amore. *Uomo geloso, uomo pericoloso. ===[[Proverbi toscani]]=== *Amor dà per mercede, gelosia e rotta fede. *Amore e gelosia nacquero insieme. *È lieve astuzia ingannar gelosia, che tutto crede quando è in fenesia. *Frenesia, gelosia, eresia, mai son sanate per alcuna via. *Gelosia vien per impotenza, per opinione e per esperienza. *Se vuoi condurre un uomo a imbarbogire, fallo ingelosire. ==Bibliografia== *Annarosa Selene, ''Dizionario dei proverbi'', Pan libri, 2004. ISBN 8872171903 ==Voci correlate== *[[Amore]] ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt|w_preposizione=riguardante la|commons_preposizione=sulla}} [[Categoria:Relazioni]] [[Categoria:Sentimenti]] khib0pzkvtfjeqow16lwmfn0y1mh9w2 Iosif Stalin 0 3568 1223381 1214460 2022-08-19T20:28:20Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Iosif Stalin */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:JStalin Secretary general CCCP 1942.jpg|thumb|Stalin nel 1942]] {{indicedx}} '''Stalin''', pseudonimo di '''Iosif Vissarionovič Džugašvili''' (1878 – 1953), politico sovietico. ==Citazioni di Iosif Stalin== *Alcune persone credono che il [[marxismo]] e l'[[anarchia|anarchismo]] siano basati sugli stessi principi e che i disaccordi tra loro riguardino solo la tattica, così che, a parere di queste persone, è praticamente impossibile trovare elementi contrastanti tra queste due teorie. Questo è un grande errore.<ref>Citato in ''[https://www.marxists.org/reference/archive/stalin/works/1906/12/x01.htm Anarchism Or Socialism?]'', ''marxists.org'', dicembre 1906.</ref> *Chi sono i [[Bolscevismo|bolscevichi]]? Sono i combattenti che per primi vanno in battaglia e per ultimi si ritirano.<ref>Citato in Boris Sokolov, ''Иосиф Сталин – беспощадный созидатель.'' ISBN 5457661393</ref> *{{NDR|Parlando del [[Patto Molotov-Ribbentrop]]}} Ci si può domandare: come è potuto avvenire che il Governo sovietico acconsentisse alla conclusione di un patto di non aggressione con uomini così perfidi, con dei mostri come [[Adolf Hitler|Hitler]] e [[Joachim von Ribbentrop|Ribbentrop]]? Il Governo sovietico non ha commesso in questo caso un errore? Certamente no! Un patto di non aggressione è un patto di pace tra due Stati. È precisamente un patto del genere che la Germania ci propose nel 1939. Poteva il Governo sovietico respingere una tale proposta? Penso che nessuno stato pacifico possa respingere un accordo di pace con una potenza vicina, anche se a capo di questa potenza vi siano dei mostri e dei cannibali come Hitler e Ribbentrop.<ref>Dal primo discorso al popolo sovietico dopo l'aggressione nazista, pronunciato alla radio il 3 luglio 1941. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 124.</ref> *Ci stanno ingannando. Non c'è nessun [[Dio]] [...] e tutto questo parlare di Dio è pura assurdità. :{{en}} ''They are fooling us. There is no God [...] and all this talk about God is sheer nonsense.''<ref>Citato in ''[https://www.marxists.org/archive/murphy-jt/1945/stalin/01.htm Joseph Stalin Arrives]'', ''marxists.org''.</ref> *{{NDR|Parlando del [[Patto Molotov-Ribbentrop]]}} Cos'abbiamo guadagnato noi concludendo con la Germania un patto di non aggressione? Abbiamo assicurato al nostro paese la pace durante un anno e mezzo e la possibilità di preparare le nostre forze a far fronte alla Germania fascista qualora essa si fosse rischiata, malgrado il patto, ad aggredire il nostro paese. Ciò costituisce un netto guadagno per noi e una perdita per la Germania fascista.<ref>Dal primo discorso al popolo sovietico dopo l'aggressione nazista, pronunciato alla radio il 3 luglio 1941. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 125.</ref> *Cos'è l'[[economia pianificata]], quali sono i suoi elementi essenziali? L'economia pianificata cerca di abolire la disoccupazione. Supponiamo che sia possibile, salvaguardando il sistema capitalistico, ridurre la disoccupazione al minimo. Ma sicuramente nessun capitalista accetterebbe mai la completa scomparsa della disoccupazione, la scomparsa dell'esercito di riserva dei disoccupati che serve a tenere sotto pressione il mercato del lavoro, ad assicurare un rifornimento di mano d'opera a basso costo.<ref name=intervista>Citato in ''[https://www.resistenze.org/sito/ma/di/cs/mdcsan21-008019.htm Marxismo liberalismo e non-violenza]'', ''resistenze.org'', 21 dicembre 2010.</ref> *[[Dio]] non è ingiusto, in realtà non esiste. Siamo stati ingannati. Se Dio fosse esistito, avrebbe fatto il mondo più giusto. :{{en}} ''God’s not unjust, he doesn’t actually exist. We’ve been deceived. If God existed, he’d have made the world more just.''<ref>Citato in ''[https://creation.com/stalin Stalin: from choir boy to communist butcher]'', ''Creation.com''.</ref> *Gli invasori tedeschi vogliono una guerra di sterminio contro i popoli dell'[[Unione Sovietica]]. Ebbene, se i tedeschi vogliono una guerra di sterminio, l'avranno. D'ora in avanti il nostro compito, il compito dei popoli dell'Unione Sovietica, il compito dei combattenti, comandanti e dirigenti politici del nostro esercito e della nostra marina consisterà nello sterminare fino all'ultimo tutti i tedeschi penetrati sul territorio della nostra Patria come invasori. Nessuna grazia agli invasori tedeschi! Morte agli invasori tedeschi!<ref>Dal discorso pronunciato il 6 novembre 1941 presso la stazione Majakovskaja della metropolitana di Mosca. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 141.</ref> *Gli scioperi, il boicottaggio, il parlamentarismo, la manifestazione, la dimostrazione: tutte queste forme di lotta sono buone come mezzi che preparano e organizzano il proletariato. Ma nessuno di questi mezzi è atto a distruggere l'ineguaglianza esistente. È necessario concentrare tutti questi mezzi in un mezzo principale e decisivo, è necessario che il proletariato insorga e conduca un attacco decisivo contro la borghesia, per distruggere dalle fondamenta il capitalismo. Questo mezzo principale e decisivo è precisamente la rivoluzione socialista.<ref>Da ''Anarchia o socialismo?'', in ''Opere complete'', vol. I, Edizioni Rinascita, 1955, pp. 387-388.</ref> *I capi vanno e vengono, ma il [[popolo]] rimane. Solo il popolo è immortale.<ref>Citato in [[Anna Louise Strong]], ''L'era di Stalin'', Napoli, La Città del Sole, 2004, p. 193.</ref> *I conquistatori tedeschi, ossia gli [[Adolf Hitler|hitleriani]], noi li chiamiamo di solito [[Fascismo|fascisti]]. Risulta che gli hitleriani ritengono ciò inesatto e continuano tenacemente a chiamarsi «[[Nazionalsocialismo|nazional-socialisti]]». Quindi i tedeschi vogliono farci credere che il partito degli hitleriani, il partito dei conquistatori tedeschi, che saccheggia l'Europa e che ha organizzato la delittuosa aggressione contro il nostro Stato socialista, è un partito socialista. È possibile ciò? Cosa ci può essere di comune fra il [[socialismo]] e i conquistatori hitleriani imbestialiti, che saccheggiano e opprimono i popoli d'Europa? […] In realtà gli hitleriani sono dei nemici giurati del socialismo, ultrareazionari e centoneri, che hanno privato la classe operaia e i popoli dell'Europa delle elementari libertà democratiche.<ref>Dal discorso pronunciato il 6 novembre 1941 presso la stazione Majakovskaja della metropolitana di Mosca. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, pp. 138-139.</ref> *Io credo in una cosa sola, la potenza della volontà umana.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della storia'', traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 281. ISBN 9788858016572</ref> *I [[Soviet]] sono l'organizzazione di massa di tutti i lavoratori della città e della campagna. Non sono un'organizzazione di partito. I Soviet sono l'espressione diretta della [[dittatura del proletariato]]. Attraverso i Soviet passano tutte le misure di ogni genere che sono destinate al consolidamento della dittatura e all'edificazione del [[socialismo]]. Attraverso i Soviet si realizza la direzione statale dei contadini da parte del [[proletariato]]. I Soviet uniscono le masse di milioni di lavoratori all'avanguardia del proletariato.<ref>Da ''Questioni del leninismo''. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 63.</ref> *Il [[fascismo]] è una forza reazionaria che sta cercando di preservare il vecchio mondo con la violenza. Cosa possiamo fare con i fascisti? Vogliamo metterci a discutere con loro? Vogliamo cercare di convincerli? Ma questo non avrebbe nessun effetto su di loro. I [[Comunismo|comunisti]] non idealizzano affatto il metodo della violenza. Ma loro, i comunisti, non vogliono essere presi di sorpresa, non possono sperare che il vecchio mondo esca volontariamente di scena, vedono che il vecchio sistema si sta difendendo con la violenza ed è per questo che dicono alla classe operaia: rispondete alla violenza con la violenza, fate tutto il possibile per impedire che il vecchio ordine morente vi schiacci, non consentite che vi incateni le mani, quelle mani con cui rovescerete il vecchio sistema. Come vede i comunisti considerano la sostituzione di un sistema sociale con un altro non come un processo spontaneo e pacifico ma come un processo complesso, lungo e violento. I comunisti non possono ignorare i fatti.<ref name=intervista/> *Il [[leninismo]] è il [[marxismo]] dell'epoca dell'[[imperialismo]] e della rivoluzione proletaria. Più esattamente: il leninismo è la teoria e la tattica della rivoluzione proletaria in generale, la teoria e la tattica della [[dittatura del proletariato]] in particolare.<ref>Da ''Principi del leninismo''. Citato in ''[https://www.resistenze.org/sito/ma/di/cl/madcpl.htm Principi del leninismo]'', ''Resistenze.org''.</ref> *Il papa? Quante divisioni ha?<ref>Questo ironico quesito fu posto da Stalin al primo ministro francese Pierre Laval, in visita a Mosca nel maggio del 1935, allorché questi gli chiese di intervenire a favore dei cattolici russi, sostenendo che un tale provvedimento avrebbe accreditato al politico francese molto merito preso il papa (allora [[Papa Pio XI|Pio XI]]). Citato in [[Winston Churchill]], ''The second world war'' (''La seconda guerra mondiale''), vol. I ''The gathering storm'' (''Il temporale incipiente''), cap. 8 ''Challenge and response'' (''Sfida e risposta''), Cassel & Company, Londra, ed. 1964.</ref><ref>{{Cfr}} [[Federico II di Prussia]] su «un suddito tendenzialmente critico»: «Ha centomila uomini? Se no, cosa volete che me ne preoccupi!».</ref> *Il Partito non è un circolo di discussioni.<ref>Citato in [[Anna Louise Strong]], ''L'era di Stalin'', Napoli, La Città del Sole, 2004, p. 50.</ref> *Il [[socialismo]] non significa miseria e privazioni, ma distruzione della miseria e delle privazioni, organizzazione di una vita agiata e civile per tutti i membri della società.<ref>Da ''Eguaglianza e Marxismo'', 1944; citato in ''[http://www.stampaclandestina.it/wp-content/uploads/numeri/GioventuProletaria_A01-N03.pdf Gioventù Proletaria]'', ''stampaclandestina.it''.</ref> *Il [[Trotskismo|trockijsmo]] già da tempo ha cessato di essere una frazione del [[comunismo]]. In realtà il trockijsmo è il reparto d'avanguardia della borghesia controrivoluzionaria, che conduce la lotta contro il comunismo, contro il Potere sovietico, contro l'edificazione del socialismo nell'[[Unione Sovietica|URSS]].<ref>Da ''A proposito di alcuni problemi della storia del bolscevismo''. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 120.</ref> *Il Vaticano [...] è un centro reazionario, uno strumento al servizio del capitale e della reazione mondiale; sono essi che sostengono quest'organizzazione internazionale di sovversione e di spionaggio. Il fatto è che molti preti cattolici e missionari del Vaticano sono delle spie matricolate di livello mondiale. Per mezzo loro l'imperialismo ha tentato e tenta di raggiungere i suoi scopi.<ref>Citato in [[Enver Hoxha]], ''Con Stalin. Ricordi'', traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma 1984, p. 160.</ref> *Indicatemi un paese dove il governo non appoggi i capitalisti, i grandi proprietari fondiari, i kulak e gli altri ricchi, ma i contadini lavoratori. Un governo simile non c'è e non c'è mai stato al mondo. Solo da noi, nel paese dei Soviet, esiste un governo che difende a spada tratta gli operai e i contadini colcosiani, che difende tutti i lavoratori della città e della campagna contro tutti i ricchi e gli sfruttatori.<ref>Dal ''Discorso al primo Congresso dei colcosiani-udarniki dell'U.R.S.S.'', 19-2-1933, in ''Questioni del leninismo'', Edizioni in lingue estere, Mosca, 1946, pp. 452-453.</ref> *L'[[antisemitismo]] avvantaggia gli sfruttatori in quanto, come un parafulmine, devia i colpi rivolti dai lavoratori al [[capitalismo]]. L'antisemitismo è pericoloso per i lavoratori, perché è una falsa pista che li allontana dalla strada giusta e li conduce nella giungla. Quindi, i comunisti, in quanto internazionalisti coerenti, non possono non essere nemici inconciliabili e aspri dell'antisemitismo. Nell'[[URSS|Unione Sovietica]], l'antisemitismo è severamente perseguito come un fenomeno ostile al sistema sovietico. Secondo le leggi dell'URSS, gli antisemiti attivi sono [[Pena di morte|puniti con la morte]].<ref>Citato in ''[https://www.marxists.org/reference/archive/stalin/works/1931/01/12.htm Reply to an Inquiry of the Jewish News Agency in the United States]'', ''marxists.org'', 12 gennaio 1931.</ref> *L'[[istruzione]] è un'arma, ma il suo effetto dipende dalle mani che la brandiscono, da chi deve essere colpito.<ref name=intervista/> *L'umanità è divisa in ricchi e poveri, in proprietari e sfruttati, ed astrarre noi stessi da questa divisione fondamentale; e dall'antagonismo tra poveri e ricchi significa astrarsi da fatti fondamentali. :{{en}} ''But first of all mankind is divided into. rich and poor, into property owners and exploited; and to abstract oneself from this fundamental division and from the antagonism between poor and rich means abstracting oneself from the fundamental fact.''<ref>Da una intervista con [[H. G. Wells]] del settembre 1937; citato in {{en}} ''[http://www.rationalrevolution.net/special/library/cc835_44.htm rationalrevolution.net]''.</ref> *La bandiera della indipendenza nazionale e della sovranità nazionale è stata gettata a mare: non vi è dubbio che questa bandiera toccherà a voi di risollevarla e portarla in avanti, a voi rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, se volete essere i patrioti del vostro paese, se volete essere la forza dirigente della nazione. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto.<ref>Da ''Problemi della pace'', discorso al XIX Congresso del PCUS pronunciato il 14 ottobre 1952, ed. Cultura Sociale, 1953, p. 151.</ref> *La [[dittatura del proletariato]] non è una semplice gerarchia di governo, «abilmente selezionata» dalla mano sollecita di un «esperto stratega» e che «s'appoggia giudiziosamente» su questi o quegli strati della popolazione. La dittatura del proletariato è l'alleanza di classe del [[proletariato]] con le masse lavoratrici contadine per l'abbattimento del capitale, per la vittoria definitiva del socialismo, a condizione che la forza dirigente di questa alleanza sia il proletariato.<ref>Da ''La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi''. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 15.</ref> *La forza del [[patriottismo]] sovietico risiede nel fatto che esso non si basa su pregiudizi razziali o nazionalisti, ma sul profondo amore del popolo per la patria sovietica e sulla fedeltà ad essa, che è la comunità fraterna dei lavoratori di tutte le nazioni del nostro paese. Nel patriottismo sovietico, le tradizioni nazionali di tutti i popoli si accoppiano armonicamente con i comuni interessi di tutti i lavoratori sovietici. Il patriottismo sovietico non disgrega, ma unifica tutte le nazioni e popolazioni del paese in un'unica grande famiglia fraterna. In questa situazione si manifestano le basi della indistruttibile e sempre più forte amicizia dei popoli sovietici. Nello stesso tempo, i popoli dell'Unione Sovietica rispettano i diritti e l'indipendenza degli altri popoli ed hanno sempre dimostrato di essere pronti a vivere in pace ed amicizia con gli altri Stati vicini.<ref>Citato in ''Storia del Comunismo, {{small|Le lotte di classe nell'era del socialismo (1917-2017)}}'', a cura di Alessandro Pascale, vol. I, ''{{small|Dalla Rivoluzione d'ottobre alla fine dell'URSS}}'', tomo B, p. 103, ''[https://intellettualecollettivo.it/wp-content/uploads/2019/10/Storia-del-Comunismo-Vol.-1-tomo-B.pdf intellettualecollettivo.it]''.</ref> *La forza dell'[[Armata Rossa]] risiede nel fatto che essa non nutre e non può nutrire alcun odio razziale contro altri popoli [...]; essa è educata nello spirito del rispetto dei diritti degli altri popoli.<ref>Citato in Roter Morgen, ''Werke'', Amburgo, 1971-1973, p. 266-267.</ref> *La lotta contro il [[sionismo]] non ha nulla in comune con l'[[antisemitismo]]. Il sionismo è nemico dei lavoratori di tutto il mondo, tanto di chi è ebreo quanto di chi non lo è.<ref>Citato in ''[http://ilpartitocomunista.it/2014/08/02/contro-imperialismo-e-sionismo-liberi-dalle-teorie-razziali/ Contro imperialismo e sionismo liberi dalle teorie razziali]'', ''ilpartitocomunista.it''.</ref> *La [[modestia]] è l'ornamento del [[bolscevismo|bolscevico]].<ref>Citato in [[Enzo Biagi]], ''La geografia di Enzo Biagi-Russia'', Rizzoli.</ref> *La potenza tedesca è tale che se anche la [[Russia]] riuscisse a difendersi da sola, sarebbe molto difficile per l'[[Inghilterra]] e per la Russia unite demolire la macchina bellica germanica. L'unica cosa che potrebbe sconfiggere [[Hitler]], e forse senza bisogno di sparare un sol colpo, sarebbe l'annuncio dell'entrata in guerra degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]].<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, p. 418. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *[...] la questione delle credenze religiose va considerata con molta cautela, bisogna agire con grande circospezione, poiché non si possono offendere i sentimenti religiosi di un popolo. Questi sentimenti sono stati coltivati da secoli negli uomini; bisogna quindi agire con grande cautela, tanto più che l'atteggiamento adottato in materia influisce sulla compattezza e l'unità del popolo.<ref>Citato in [[Enver Hoxha]], ''Con Stalin. Ricordi'', traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma 1984, p. 127.</ref> *La «rivoluzione permanente» di [[Lev Trockij|Trockij]] è una varietà del [[menscevismo]].<ref>Da ''La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi''. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 19.</ref> *La stampa straniera si esercita periodicamente nell'affermare che l'obiettivo dell'[[Armata Rossa]] è quello di sterminare il popolo tedesco e di distruggere lo Stato germanico. Si tratta di una stupida bugia [...]. L'Armata Rossa non ha né può avere obiettivi così idioti. L'obiettivo dell'Armata Rossa è di cacciare gli invasori tedeschi dal nostro territorio e di liberare il suolo tedesco dagli invasori fascisti. È assai verosimile che la guerra di liberazione del suolo tedesco porti all'abbattimento e alla distruzione della cricca hitleriana. Auspichiamo questo risultato. Ma sarebbe ridicolo identificare la cricca di Hitler con il popolo tedesco. La storia dimostra che gli Hitler vanno e vengono, ma che il popolo tedesco e lo Stato tedesco rimangono.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, p. 461. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *La vittoria del [[socialismo in un solo paese]], anche se questo paese è capitalisticamente meno sviluppato e il [[capitalismo]] continua a sussistere in altri paesi, sia pure capitalisticamente più sviluppati, è perfettamente possibile e probabile.<ref>Da ''La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi''. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 21.</ref> *La vittoria del [[socialismo in un solo paese]] non è fine a se stessa. La rivoluzione vittoriosa in un paese deve considerarsi non come un'entità a sé stante, ma come un contributo, come mezzo per affrettare la vittoria del [[proletariato]] in tutti i paesi. Poiché la vittoria della rivoluzione in un solo paese, in Russia nel nostro caso, non è soltanto il risultato dello sviluppo ineguale e della disgregazione progressiva dell'[[imperialismo]]. Essa è in pari tempo l'inizio e la premessa della rivoluzione mondiale.<ref>Da ''La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi''. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 41.</ref> *{{NDR|Sugli albanesi}} La vostra [[lingua albanese|lingua]] è molto antica, è stata tramandata da una generazione all'altra attraverso la tradizione orale. Questo è un altro fatto che conferma la resistenza del vostro popolo, la sua grande forza che gli ha permesso di non essere assimilato nonostante le bufere a cui ha dovuto far fronte.<ref>Citato in [[Enver Hoxha]], ''Con Stalin. Ricordi'', traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma, 1984, pp. 125-126.</ref> *Lo [[sciovinismo]] nazionale e razziale è un residuato dei costumi misantropici del periodo del cannibalismo.<ref>Da ''Werke'', vol. 13, 26<!--traduzione nostra dal tedesco-->.</ref> *Lo [[scrittore]] è un ingegnere dell'anima umana.<ref>Da una dichiarazione durante un meeting dei cinque maggiori scrittori sovietici a casa di Maksim Gor'kij il 26 ottobre 1932, da ''Stalin: The Court of the Red Tsar'', di Simon Sebag Montefiore, p. 85, in ''Stalin'', di Edvard Radzinsky, pp. 259-263, ed in ''Stalin and the Literary Intelligentsia'' (1991) di А. Kemp-Welch, Basingstoke and London, pp. 12-31.</ref> *Nel regime socialista, che, per il momento, esiste solo in URSS, la proprietà sociale dei mezzi di produzione costituisce la base dei rapporti di produzione. Qui non esistono più né sfruttatori né sfruttati. I prodotti vengono ripartiti secondo il [[lavoro]] compiuto e secondo il principio: "Chi non lavora non mangia".<ref>Da ''Materialismo dialettico e materialismo storico''; in ''Questioni del leninismo''.</ref> *Noi abbiamo costruito questa società non per ledere la [[libertà]] personale, ma perché la persona umana si senta realmente libera. L'abbiamo costruita nell'interesse di una effettiva libertà personale, di una libertà senza virgolette. Per me è difficile immaginare quale può essere la "libertà personale" di un [[Disoccupazione|disoccupato]] che ha fame e non trova lavoro. La libertà effettiva si ha soltanto là dove è abolito lo sfruttamento, dove non c'è [[oppressione]] di una persona da parte di un'altra, dove non c'è disoccupazione e accattonaggio, dove l'uomo non trema al pensiero che domani potrà perdere il lavoro, l'abitazione, il pane. Soltanto in tale società è possibile una libertà personale, e qualsiasi altra libertà, effettiva e non fittizia.<ref>Citato in ''[http://www.senzatregua.it/lequiparazione-fra-i-totalitarismi-e-la-criminalizzazione-del-socialismo/ L’equiparazione fra i “totalitarismi” e la criminalizzazione del socialismo]'', ''senzatregua.it''.</ref> *Non c'è e non può esservi, in regime capitalistico, un'effettiva partecipazione delle masse sfruttate all'amministrazione del paese, perché nei paesi più democratici i governi sono installati non dal popolo, ma dai Rotschild e dagli Stinnes, dai Rockefeller e dai Morgan. In regime capitalistico, la democrazia è una democrazia capitalistica; è la democrazia della minoranza sfruttatrice, basata sulla limitazione dei diritti della maggioranza sfruttata e diretta contro questa maggioranza.<ref>Citato in ''[https://www.academia.edu/40570771/STORIA_DEL_COMUNISMO_vol._1-B_ STORIA DEL COMUNISMO (vol. 1-B)]'', ''academia.edu''.</ref> *Non è il censo, né l'origine nazionale, né il sesso, né la carica o il grado, ma sono le capacità personali di ogni cittadino che determinano la sua posizione nella società.<ref>Da ''Sul progetto di Costituzione dell'U.R.S.S.'', 25-11-1936; in ''Opere scelte''.</ref> *Non si può fare una [[rivoluzione]] portando i guanti di seta.<ref>Citato in [[John Gunther]], ''Soviet Russia Today''.</ref> *Non vi sono fortezze che i [[Bolscevismo|bolscevichi]] non possano espugnare.<ref>Da ''Opere complete'', vol. 13, p. 38</ref> *Ogni classe ha le sue feste preferite. I nobili istituirono le loro feste, in cui proclamavano il loro "diritto" di spogliare i contadini. I borghesi hanno le loro, in cui "giustificano" il "diritto" di sfruttare gli operai. Anche i preti hanno le loro feste, ed esaltano in esse gli ordinamenti esistenti, per cui i lavoratori muoiono nella miseria e i fannulloni sguazzano nel lusso. Anche gli operai devono avere la loro festa e in essa devono proclamare: lavoro per tutti, libertà per tutti, eguaglianza per tutti gli uomini. Questa è la festa del [[Festa dei lavoratori|Primo Maggio]].<ref>Da ''Evviva il Primo Maggio'', Opere complete, vol. II, pag. 238</ref>. *[...] ogni leninista sa, se è un vero leninista, che il livellamento nel campo dei bisogni e della vita personale è una stupidità reazionaria piccolo-borghese, degna d'una qualsiasi setta primitiva di asceti, ma non d'una società socialista organizzata marxisticamente, perché non si può esigere che tutti gli uomini abbiano bisogni e gusti eguali, che tutti gli uomini vivano la loro vita personale secondo un solo ed unico modello.<ref>Dal ''Rapporto al XVII Congresso del Partito'', 26-1-1934, in ''Questioni del leninismo'', Edizioni in lingue estere, Mosca, 1946, p. 511.</ref> *Penso, compagni, che l'[[autocritica]] ci è necessaria come l'aria, come l'acqua. (dal rapporto all'Assemblea dell'attivo dell'organizzazione di Mosca del 13 aprile 1928.</ref> *Per eliminare i [[kulaki]] come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki [...] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo.<ref>Da ''Questioni di leninismo'', Roma, 1945.</ref>. *Per distruggere l'inevitabilità delle [[Guerra|guerre]] è necessario distruggere l'[[imperialismo]].<ref>Da ''Problemi economici del socialismo dell'URSS'', pp. 322-323.</ref> *{{NDR|Riguardo agli albanesi}} Quali sono le origini e la lingua del vostro popolo? Ha esso qualche legame con i Baschi? Non credo che il popolo albanese sia venuto dalla lontana Asia, non è nemmeno di origine turca, poiché gli albanesi sono più antichi dei Turchi. Forse il vostro popolo ha delle origini comuni con gli Etruschi rimasti sulle vostre montagne, poiché una parte di essi si insediarono in Italia dove furono assimilati dai Romani ed altri andarono nella penisola iberica.<ref>Citato in [[Enver Hoxha]], ''Con Stalin. Ricordi'', traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma 1984, p. 83.</ref> *Questa guerra non è come nel passato; chi occupa un territorio impone anche il proprio sistema sociale. Ognuno impone il proprio sistema nella misura in cui il suo esercito ha il potere di farlo. Non può essere altrimenti. Se ora non c'è un governo comunista a Parigi, questo è solamente dovuto al fatto che la Russia non ha un esercito in grado di raggiungere Parigi nel 1945.<ref>Detto a Tito nell'aprile del 1945; citato in M. Gilas, ''Conversazioni con Stalin'', Feltrinelli, Milano, 1962.</ref> *Se hai paura dei [[Lupo|lupi]], sta' lontano dai [[Bosco|boschi]]. :''Волков бояться, в лес не ходить.''<ref>Citato in ''[https://www.marxists.org/russkij/stalin/t14/t14_40.htm О проекте Конституции Союза ССР: Доклад на Чрезвычайном VIII Всесоюзном съезде Советов 25 ноября 1936 года]'', ''marxists.org''.</ref> *Se noi non... sfruttiamo il momento attuale per promuovere i nostri interessi comuni, può succedere che i tedeschi, avendo ottenuto una tregua per respirare e raccogliere le forze, riescano a recuperare.<ref>Da una lettera a [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]], febbraio 1943. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 225. ISBN 9788858041406</ref> *So che dopo la mia [[morte]] sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della storia la disperderà senza pietà.<ref>A [[Vjačeslav Michajlovič Molotov]] nel 1943 e citato in Felix Cuev, ''140 Conversations with Molotov'', Mosca, 1991, p. 37.</ref> *So quanto la nazione tedesca ami il proprio Führer, {{NDR|[[Adolf Hitler]]}} pertanto è mio dovere brindare alla salute di questo grande uomo.<ref>Brindisi levato da Stalin in onore di [[Adolf Hitler]] nel corso del banchetto offerto dalle massime autorità sovietiche alla delegazione diplomatica tedesca, guidata da Joachim von Ribbentrop, subito dopo la conclusione del Patto di non aggressione fra Germania ed Unione Sovietica, firmato a Mosca il 23 agosto 1939. {{cfr}} John Lukacs, ''L'attacco alla Russia'', Edizioni Corbaccio S.r.L., Luino, 2008 ISBN 978-88-7972-873-7.</ref> *{{NDR|Alla domanda se sia peggio la [[destra]] o la [[sinistra]]}} Sono entrambi peggio!<ref>Citato in ''[http://www.manifestosardo.org/cara-gran-bretagna-slavoj-zizek-sulla-brexit/ Cara Gran Bretagna. Slavoj Zizek sulla Brexit]'', ''manifestosardo.org''.</ref> *[...] spetta al popolo stesso della Kosova di decidere e sarà esso che deciderà del suo futuro. Tito [...], oltre che seguire una politica antimarxista verso la Kosova, ha cercato di annettersi anche l'Albania. Ciò apparve chiaro quando Tito tentò di dislocare le sue divisioni in Albania. Noi ci opponemmo a quest'azione.<ref>Citato in [[Enver Hoxha]], ''Con Stalin. Ricordi'', traduzione conforme alla pubblicazione in albanese della Casa Editrice «8 Nëntori», seconda edizione Tirana 1982, Roma 1984, p. 146.</ref> *Una delle particolarità della [[Rivoluzione d'Ottobre]] consiste nel fatto che questa rivoluzione è un'applicazione classica della teoria leninista della [[dittatura del proletariato]].<ref>Da ''La Rivoluzione d'Ottobre e la tattica dei comunisti russi''. Citato in ''Il libro rosso di Stalin'', Roma, Red Star Press, 2014, p. 16.</ref> *Vi furono un tempo dei «marxisti», nel nostro Paese, i quali asserivano che le ferrovie rimasteci dopo la Rivoluzione d'Ottobre erano ferrovie borghesi, che sarebbe stato sconveniente per noi marxisti utilizzarle, che avrebbero dovuto essere divelte e che occorreva costruire delle ferrovie nuove, «proletarie». Per questo essi furono soprannominati «trogloditi».<ref>Da ''Il marxismo e la linguistica'', Ed. Rinascita, 1952, p. 26.</ref> *Vogliamo comandare [i prezzi], ma non ci siamo ancora riusciti [...]. Le leggi dell'[[economia politica]] non sono create dallo Stato, esse sono oggettive.<ref>Da ''Problemi economici del socialismo'', in "Rinascita", Roma, 1953; citato in Andrea Graziosi, ''L'Unione Sovietica in 209 citazioni'', Bologna, Il Mulino, p. 128. ISBN 88-15-11282-0</ref> ===Attribuite=== *La morte risolve tutti i problemi: niente uomini, niente problemi. :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Questa citazione in realtà deriva dal romanzo ''[[w: en: Children of the Arbat|I bambini di Arbat]]'' (1987) di [[Anatoly Rybakov]]. L'autore stesso ha poi ammesso di essersela inventata nel suo successivo romanzo: «Роман-воспоминания» (inglese: ''The Novel of Memories''; italiano: ''Romanzo-ricordo'') pubblicato nel 1997. *Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica. :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Questa citazione viene classicamente attribuita a Stalin. Nel 1958 in un articolo del ''New York Times'' la massima «''A single death is a tragedy, a million deaths is a statistic.''» viene attribuita a Stalin. Nel 1965 [[John le Carré]] cita nel romanzo ''The Spy Who Came in from the Cold'' la frase «''Half a million liquidated is a statistic, but one man killed in a traffic accident is a national tragedy.''», attribuendola a Stalin. Tuttavia in questi ed altri casi simili, non viene mai indicata una fonte. Inoltre la citazione non è presente in alcuna biografia credibile di Stalin, né tanto meno nelle sue lettere. Per questo si può concludere con ragionevole sicurezza che tali parole siano state messe in bocca a Stalin.<ref>{{en}} Citato in Ralph Keyes, ''The Quote Verifier: Who Said What, Where, and When'', Macmillan, 2007, [http://books.google.it/books?id=d6JZryGvfxYC&pg=PA41 p. 41]. ISBN 1429906170</ref> ==''A proposito del marxismo nella linguistica''== *Che cosa è mutato nella [[lingua russa]] in questo periodo? In una certa misura, è mutato il lessico della lingua russa, nel senso che è stato arricchito da un cospicuo numero di nuove parole ed espressioni, scaturite in relazione con il sorgere della nuova produzione socialista, con l'apparire del nuovo Stato, della nuova cultura socialista, di un nuovo costume, di una nuova morale e, infine, in relazione con lo sviluppo della tecnica e della scienza; è mutato il significato di molte parole ed espressioni, che hanno preso un nuovo significato; è scomparso dal vocabolario un certo numero di parole antiquate. Ma per quanto riguarda il patrimonio lessicale fondamentale e la struttura grammaticale della lingua russa, che costituiscono il fondamento del linguaggio, essi, dopo la liquidazione della base capitalistica, lungi dall'essere stati liquidati e soppiantati da un nuovo patrimonio lessicale fondamentale e da una nuova struttura grammaticale del linguaggio, sono stati conservati nella loro integrità e non hanno subìto alcun serio mutamento: sono stati conservati precisamente come fondamento della moderna lingua russa. *Sono passati più di cento anni dalla morte di [[Aleksandr Sergeevič Puškin|Pusckin]]. In questo periodo sono stati liquidati in Russia il sistema feudale e il sistema capitalistico e un terzo sistema, quello socialista, è sorto. Pertanto, sono state liquidate due basi con le loro sovrastrutture e una base nuova socialista è sorta, con la sua nuova sovrastruttura. Eppure, se prendiamo come esempio la lingua russa, essa non ha, in questo lungo periodo di tempo, subìto alcuna rottura, e la lingua russa moderna differisce assai poco nella sua struttura dalla lingua di Pusckin.<br>Cos'è cambiato nella lingua russa in questo periodo? In questo periodo il lessico russo si è considerevolmente arricchito; moltissime parole antiquate sono state eliminate dal patrimonio lessicale; il significato di molte parole è mutato; la struttura grammaticale è migliorata. Ma per quanto riguarda la struttura della lingua di Pusckin, con il suo sistema grammaticale e con il suo patrimonio lessicale fondamentale, essa è stata conservata in tutta la sua essenza come base del russo moderno. *Anche gli aristocratici russi un tempo si trastullavano con la [[lingua francese]] alla corte dello zar e nei salotti. Essi si inorgoglivano del fatto che, parlando russo, inciampavano nel francese, che sapevano parlare russo solo con accento francese. *La cultura può essere borghese o socialista, mentre la [[lingua]], come mezzo di comunicazione, è sempre una comune lingua nazionale e può servire sia la cultura borghese che quella socialista. Non è un fatto che le lingue russa, ucraina, uzbeka, oggi servono la cultura socialista di queste nazioni, proprio come servivano le loro culture borghesi prima della Rivoluzione d'Ottobre? Questo vuol dire che si sbagliano profondamente questi compagni, affermando che l'esistenza di due differenti culture porti alla formazione di due lingue diverse e alla negazione della necessità di una lingua unica. *Essa nasce e si sviluppa con il nascere e lo svilupparsi della società. Essa muore col morire della società. Senza società non c'è lingua. Perciò la lingua e le sue leggi di sviluppo possono essere comprese solo se vengono studiate in inscindibile connessione con la storia della società, con la storia del popolo a cui appartiene la lingua studiata e che è creatore e depositario di questa lingua. *Come è noto, tutte le parole di una lingua messe assieme ne formano il cosiddetto patrimonio lessicale. La cosa principale nel patrimonio lessicale di una lingua è la sua parte fondamentale, che comprende anche, come suo nocciolo, tutti i vocabili radicali. Esso è molto meno esteso del patrimonio lessicale della lingua, ma vive molto a lungo nel corso del secoli, e dà alla lingua una base per la formazione di nuove parole. Il patrimonio lessicale riflette lo stato della lingua: quanto più ricco e vario è il patrimonio lessicale tanto più ricca e sviluppata è la lingua. *La struttura [[grammatica|grammaticale]] di una lingua cambia ancora più lentamente del suo patrimonio lessicale fondamentale. Elaborata nel corso delle epoche e divenuta carne e sangue della lingua, la struttura grammaticale muta ancor più lentamente del patrimonio lessicale fondamentale. Essa naturalmente subisce dei cambiamenti con l'andar del tempo, si perfeziona, migliora, precisa le sue regole e si arricchisce di regole nuove; ma le fondamenta della struttura grammaticale durano per lunghissimo tempo poiché, come insegna la storia, possono utilmente servire alla società per la durata delle varie epoche. *Per quanto riguarda l'originalità nazionale della lingua russa, essa non ne ha avuto il benché minimo danno, poiché la lingua russa, conservando la sua struttura grammaticale e il suo patrimonio lessicale fondamentale, ha continuato a progredire e a perfezionarsi secondo le leggi interne del suo sviluppo. *La lingua parlata è stata, nella storia dell'umanità, una delle forze che hanno aiutato gli esseri umani a emergere dal mondo animale, a unirsi in società, a sviluppare il loro pensiero, a organizzare la produzione sociale, a condurre con successo la lotta contro le forze della natura e a conseguire il progresso che abbiamo attualmente. *Il [[marxismo]] è la scienza delle leggi di sviluppo della natura e della società, la scienza della rivoluzione delle masse oppresse e sfruttate, la scienza della vittoria del socialismo in tutti i Paesi, la scienza dell'edificazione della società comunista. ==''Materialismo dialettico e materialismo storico''== ===[[Incipit]]=== *Il [[materialismo dialettico]] è la concezione del mondo del partito marxista-leninista. Si chiama materialismo dialettico perché il suo modo di conside­rare i fenomeni della natura, il suo metodo per investigare e per conoscere i fenomeni della natura è dialettico, mentre la sua interpretazione, la sua con­cezione di questi fenomeni, la sua teoria, è materialistica. Il materialismo storico estende i princìpi del materialismo dialettico allo studio della vita sociale, li applica ai fenomeni della vita sociale, allo studio della società, allo studio della storia della società.<br />Definendo il loro metodo dialettico Marx ed Engels si riferiscono di soli­to a Hegel, come al filosofo che ha fissato i tratti fondamentali della dia­lettica. Questo però non vuol dire che la dialettica di Marx e di Engels sia identica a quella di Hegel. In realtà Marx ed Engels hanno preso dalla dialettica di Hegel solo il suo "nucleo razionale", gettando via la cortec­cia idealistica hegeliana e sviluppando la dialettica, per imprimerle un carattere scientifico moderno. ===Citazioni=== *Definendo il loro materialismo Marx ed Engels si riferiscono di solito a Feuerbach, come al filosofo che ha ristabilito nei suoi diritti il materiali­smo. Questo però non vuol dire che il materialismo di Marx e di Engels sia identico a quello di Feuerbach. Marx ed Engels, in realtà, hanno preso dal materialismo di Feuerbach solo il "nucleo essenziale", sviluppandolo in una teoria filosofica scientifica del materialismo e respingendone le sovrapposizioni idealistiche ed etico-religiose. *Nella sua essenza, la [[dialettica]] è diametralmente l'opposto della metafisica. *Contrariamente alla metafisica, la dialettica considera la natura non come uno stato di riposo e di immobilità, di stagnazione e di immutabilità, ma come uno stato di movimento e di cambiamento perpetui, di rinnova­mento e sviluppo incessanti, dove sempre qualche cosa nasce e si sviluppa, qualche cosa si disgrega e scompare. *Contrariamente all'[[Idealismo (filosofia)|idealismo]], che contesta la possibilità di conoscere il mondo e le sue leggi, non crede alla validità delle nostre conoscenze, non riconosce la verità oggettiva e considera il mondo pieno di "cose in sé" le quali non potranno mai essere conosciute dalla scienza, il materialismo filosofico marxista parte dal principio che il mondo e le sue leggi sono per­fettamente conoscibili, che la nostra conoscenza delle leggi della natura, verificata dall'esperienza, dalla pratica, è una conoscenza valida, che ha il valore di una verità oggettiva; che al mondo non esistono cose inconoscibili ma solo cose ancora ignote, che saranno scoperte e conosciute grazie alla scienza e alla pratica. *Se è vero che non vi sono al mondo fenomeni isolati, se tutti i fenomeni sono collegati tra loro e si condizionano a vicenda, è chiaro che ogni regi­me sociale e ogni movimento sociale, nella storia, devono essere giudicati non dal punto di vista della "giustizia eterna" o di qualsiasi altra idea pre­concetta, come fanno non di rado gli storici, ma dal punto di vista delle condizioni che hanno generato quel regime e quel movimento sociale, e con le quali essi sono legati. *Nel regime socialista, che, per il momento, esiste solo nell'URSS, la pro­prietà sociale dei mezzi di produzione costituisce la base dei rapporti di produzione. Qui non esistono più né sfruttatori né sfruttati. I prodotti ven­gono ripartiti secondo il lavoro compiuto e secondo il principio: "Chi non lavora non mangia". I rapporti tra gli uomini nel processo della produzio­ne sono rapporti di collaborazione fraterna e di mutuo aiuto socialista tra lavoratori liberi dallo sfruttamento. Qui i rapporti di produzione corri­spondono perfettamente allo stato delle forze produttive, perché il caratte­re sociale del processo della produzione è rafforzato dalla proprietà socia­le sui mezzi di produzione. ==''Opere complete''== ===Volume 1=== *Il pensiero umano ha dovuto subire molte prove, molti travagli e mutamenti prima di giungere al socialismo scientificamente elaborato e posto su fondamenti scientifici. I socialisti dell'Europa occidentale hanno dovuto brancolare a lungo nel buio, nel deserto del socialismo utopistico (irrealizzabile, impossibile), prima di aprirsi la strada, di ricercare e dimostrare le leggi della vita sociale, e quindi la necessità del socialismo per il genere umano. (''Il Partito socialdemocratico della Russia e i suoi compiti immediati'', 1901; p. 29) *Gli operai non avevano dirigenti, organizzatori, e quindi il loro movimento sboccava in rivolte disordinate. Principalmente per questa causa la lotta eroica dei socialisti per il socialismo restava infruttuosa e il loro eroismo leggendario si spezzava contro la granitica muraglia dell'autocrazia. I socialisti russi si avvicinarono alla massa operaia soltanto dopo il 1890. Essi si accorsero che soltanto nella classe operaia era la salvezza e che soltanto questa classe avrebbe realizzato il socialismo. (''Il Partito socialdemocratico della Russia e i suoi compiti immediati'', 1901; p. 31) *La classe operaia non è la sola a gemere sotto il giogo del [[Impero russo|regime zarista]]. Anche altre classi sociali sono soffocate dal pesante tallone dell'autocrazia. Gemono i contadini russi, spossati dalla fame permanente, immiseriti dall'insopportabile pressione fiscale, lasciati in preda ai mercanti borghesi e ai «nobili» proprietari fondiari. Gemono il popolo minuto delle città, i piccoli impiegati dello stato e delle società private, i piccoli funzionari e, in generale, la numerosa popolazione minuta delle città, la cui esistenza, come quella della classe operaia, non è assicurata, e che ha motivo di essere malcontenta della sua condizione sociale. Geme una parte della piccola e anche della media borghesia, che non può adattarsi alla frusta e alla sferza dello zar, particolarmente la parte colta della borghesia, i cosiddetti rappresentanti delle professioni liberali (insegnanti, medici, avvocati, studenti, e in generale gli intellettuali). Gemono le nazionalità e le confessioni religiose oppresse in Russia, compresi i polacchi ed i finni, perseguitati nella propria patria, offesi nei loro sentimenti più sacri, e che vedono calpestati insolentemente dall'autocrazia diritti e libertà ereditati dalla storia. Gemono gli ebrei, continuamente perseguitati ed offesi, privati perfino di quei miseri diritti di cui godono gli altri sudditi russi: il diritto di libero domicilio, il diritto di frequentare le scuole, il diritto di occupare degli impieghi, ecc. Gemono i georgiani, gli armeni e le altre nazionalità, private del diritto di avere scuole proprie, di poter lavorare nelle istituzioni di stato, costrette a sottostare a quell'infame e oppressiva politica di ''[[russificazione]]'', attuata con tanto ardore dall'[[autocrazia]]. Gemono molti milioni di russi appartenenti a sette religiose, che vogliono credere e celebrare i riti secondo la propria coscienza e non secondo i voleri dei preti ortodossi. Gemono... ma è impossibile enumerare tutti coloro che sono oppressi, perseguitati dall'autocrazia della Russia. (''Il Partito socialdemocratico della Russia e i suoi compiti immediati'', 1901; pp. 40-41) *La criminale [[autocrazia]] zarista ha condotto il nostro paese sull'orlo dell'abisso. La rovina di una massa di cento milioni di contadini nella Russia, la condizione di oppressione e di miseria della classe operaia, gli enormi debiti statali e le gravi imposte, l'intiera popolazione priva di diritti, gli infiniti arbitri e la violenza che regnano in tutte le sfere della vita, infine l'assoluta precarietà della vita e dei beni dei cittadini: ecco il terribile quadro che offre oggi la Russia. Non è possibile continuare a lungo così! L'autocrazia che ha creato tutti questi orrori tenebrosi, dev'esser distrutta! È sarà distrutta! (''Cittadini!'', ottobre 1905; pp. 219-22) *Gli [[Anarchia|anarchici]] sono in preda a una malattia: amano molto «criticare» i partiti dei loro avversari, ma non si prendono la pena di conoscere almeno un poco questi partiti. (''Anarchia o socialismo?'', 1907; p. 399) *È chiaro che gli anarchici non hanno capito il metodo dialettico di Marx e di Engels; essi hanno escogitato una dialettica loro propria e appunto contro questa combattono così implacabilmente.<br />Non ci resta altro che ridere, perché come non ridere quando si vede un uomo che lotta contro le proprie fantasie, annienta le sue invenzioni e nello stesso tempo afferma con foga che sconfigge l'avversario? (''Anarchia o socialismo?'', 1907; p. 428) ===Volume 2=== *Chi deve prendere nelle mani il potere durante la rivoluzione? Quali classi devono stare al timone della vita politica e sociale? - Il popolo, il proletariato e i contadini! - rispondevano e rispondono ancor oggi i bolscevichi. Essi ritengono che la vittoria della rivoluzione è la dittatura (sovranità) del proletariato e dei contadini, che ha per scopo la conquista della giornata lavorativa di otto ore, la confisca di tutte le terre dei latifondisti e l'instaurazione di ordinamenti democratici. I menscevichi respingono la sovranità del popolo e sinora non hanno dato una risposta diretta alla domanda: chi dunque deve prendere nelle mani il potere? Oggi, poi, dopo aver compiuto apertamente una svolta verso i cadetti, i menscevichi dichiarano con maggior ardire che il potere devono prenderlo i cadetti, e non il proletariato e i contadini. (''Sovranità dei cadetti o sovranità del popolo?'', 1907; p. 33) *I nostri menscevichi non sono fedeli nemmeno a se stessi. (''I nostri pagliacci caucasiani'', 1907; p. 52) *È evidente che la tattica dei bolscevichi è la tattica dei proletari della grande industria, la tattica delle zone dove le contraddizioni di classe sono particolarmente chiare e la lotta di classe particolarmente aspra. Il bolscevismo è la tattica dei veri proletari.<br>D'altra parte non è meno evidente che la tattica dei menscevichi è prevalentemente la tattica degli operai artigiani e dei contadini semiproletari, la tattica delle zone dove le contraddizioni di classe non sono del tutto chiare e la lotta di classe è mascherata. La tattica del menscevismo è la tattica degli elementi semiborghesi del proletariato. (''Il Congresso di Londra del Partito operaio socialdemocratico della Russia'', 1907; pp. 62-63) ===Volume 3=== *Smascherare gli imperialisti, svelare alle masse la vera essenza di questa guerra, significa appunto dichiarare veramente guerra alla guerra, rendere impossibile la guerra attuale. (''La guerra'', 1917; p. 19) *La guerra, come tutto nella vita, ha oltre ai lati negativi, anche un lato positivo, e cioè quello di aver dato all'esercito, attraverso la mobilitazione di quasi tutta la popolazione adulta della Russia, uno spirito popolare, facilitando perciò l'unione dei soldati con gli operai insorti. Così appunto si spiega la relativa facilità con la quale da noi la rivoluzione è scoppiata e ha vinto. (''Le condizioni della vittoria'', 1917; p. 24) *Una delle piaghe che hanno coperto di vergogna la [[Impero russo|vecchia Russia]] è quella dell'oppressione nazionale.<br>Le persecuzioni religiose e nazionali, la russificazione forzata degli «allogeni», le vessazioni nei confronti delle istituzioni culturali nazionali, la privazione dei diritti elettorali e della libertà di trasferirsi da un luogo all'altro, l'incitamento all'odio reciproco fra le nazionalità, i pogrom e i massacri: è l'oppressione nazionale di trista memoria. (''L'abolizione delle limitazioni dei diritti delle nazionalità'', 1917; p. 27) ===Volume 4=== *Completa libertà di organizzare la propria vita per il popolo finlandese, come per gli altri popoli della Russia! Volontaria e sincera unione del popolo finlandese con il popolo russo! Nessuna tutela, nessun controllo sul popolo finlandese! Questi sono i principi ai quali si ispira la politica del Consiglio dei Commissari del popolo. (''Discorso tenuto al Congresso del Partito operaio socialdemocratico finlandese a Helsinki'', 14 novembre 1917; p. 14) *La Rada si fonda sul principio della spartizione del potere tra la borghesia da una parte e il proletariato e i contadini dall'altra. I soviet invece sono contrari ad una simile spartizione e conferiscono tutto il potere al popolo, escludendone la borghesia. (; ''La rada ucraina'', 14 dicembre 1917; p. 27) *La stampa borghese asserisce che noi abbiamo condotto il paese alla completa rovina, che abbiamo perduto tutta una serie di paesi, tra i quali la Finlandia. Ebbene, compagni, noi non potevamo perderla, perché di fatto essa non è mai stata nostra. Se avessimo trattenuto la Finlandia con la violenza, ciò non avrebbe affatto voluto dire che sarebbe stata nostra. (''L'indipendenza della Finlandia'', 22 dicembre 1917; p. 35) ===Volume 5=== *Nella storia dello sviluppo del comunismo russo la lotta contro la deviazione nazionalistica non ha mai avuto una serie importanza. I russi in generale, e i comunisti russi in particolare, essendo stati in passato una nazione dominante, non hanno sofferto l'oppressione nazionale, non hanno avuto a che fare, in linea di massima, con lo sviluppo di tendenze nazionalistiche nel loro seno, a parte certe propensioni per lo «sciovinismo di grande potenza», e perciò non hanno dovuto, o quasi, superare queste tendenze nazionalistiche.<br>Invece i comunisti turchi, figli di popoli oppressi, che sono passati attraverso lo stadio dell'oppressione nazionale, hanno avuto e hanno permanentemente a che fare con la deviazione nazionalistica, con le sopravvivenze nazionalistiche nel loro seno, e il superamento di questa deviazione e di queste sopravvivenze costituisce il loro compito immediato. Questa circostanza intralcia indubbiamente il processo di consolidamento del comunismo nelle regioni orientali del nostro paese. (''Discorso di apertura alla Conferenza dei comunisti delle popolazioni turche della RSFSR'', 1 gennaio 1921; p. 10) *Per dirigere questo paese è necessario che il potere sovietico abbia dalla sua parte la incrollabile fiducia della classe operaia, giacché soltanto per mezzo della classe operaia e con le forze della classe operaia è possibile dirigere questo paese. (''I nostri dissensi'', 5 gennaio 1921; p. 23) *Se la proprietà privata e il capitale dividono inevitabilmente gli uomini, fomentano le discordie nazionali e rafforzano l'oppressione nazionale, altrettanto inevitabilmente la proprietà collettiva e il lavoro avvicinano gli uomini, eliminano le discordie nazionali e distruggono la oppressione nazionale. L'esistenza del capitalismo è inconcepibile senza l'oppressione nazionale, come è inconcepibile l'esistenza del socialismo senza la liberazione delle nazioni oppresse, senza la libertà nazionale. (''I compiti immediati del partito nella questione nazionale'', 10 febbraio 1921; p. 30) ===Volume 6=== [[File:19220900-lenin-and-stalin-at-gorki-2.jpg|thumb|Stalin e [[Lenin]] nel 1922]] *L'errore di Trotski consiste appunto nell'aver contrapposto se stesso al CC, nell'essersi creduto un superuomo, al di sopra del CC, delle sue leggi, delle sue decisioni, dando con ciò stesso, ad una certa parte del partito, il pretesto per svolgere un'attività tendente a minare la fiducia verso questo CC. (''Rapporto sui compiti immediati dell'edificazione del partito'', 17 gennaio 1924; p. 28) *Per venticinque anni [[Lenin]] ha educato il nostro [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|partito]] e ne ha fatto il partito operaio più forte e più temprato del mondo. I colpi dello zarismo e dei suoi sbirri, la rabbia della borghesia e dei proprietari fondiari, gli attacchi armati di Kolciak e di Denikin, gli interventi armati dell'Inghilterra e della Francia, le menzogne e le calunnie della stampa borghese dalle cento bocchie: tutti questi scorpioni si sono costantemente scagliati sul nostro partito nel corso di un quarto di secolo. Ma il nostro partito ha resistito, saldo come una roccia, ha respinto gli innumerevoli colpi dei nemici e ha condotto avanti la classe operaia, verso la vittoria. (''Lenin è morto'', 26 gennaio 1924; p. 66) *La grandezza di Lenin sta innanzitutto nel fatto che egli, creando la Repubblica dei Soviet, ha mostrato con ciò praticamente alle masse oppresse del mondo intero che la speranza della liberazione non è perduta, che il dominio dei capitalisti e dei proprietari fondiari non durerà più a lungo, che il regno del lavoro ''può'' essere creato con le forze degli stessi lavoratori, che il regno del lavoro si deve creare sulla ''terra'' e non in cielo. (''Lenin è morto'', 26 gennaio 1924; p. 67) *La [[dittatura del proletariato]] è stata creata nel nostro paese sulla base dell'alleanza degli operai e dei contadini. Questa è la base prima ed essenziale della Repubblica dei Soviet. Senza questa alleanza, gli operai e i contadini non avrebbero potuto vincere i capitalisti e i proprietari fondiari. (''Lenin è morto'', 26 gennaio 1924; p. 68) *La seconda base della Repubblica dei Soviet è l'unione dei lavoratori delle varie nazionalità del nostro paese. I russi e gli ucraini, i basckiri e i bielorussi, i georgiani e gli azerbaigiani, gli armeni e i daghestani, i tartari e i kirghizi, gli usbechi e i turkmeni, tutti sono ugualmente interessati al rafforzamento della [[dittatura del proletariato]]. (''Lenin è morto'', 26 gennaio 1924; p. 69) *Il nostro paese è come una roccia gigantesca, circondata dall'oceano degli stati borghesi. Le onde si infrangono l'una dopo l'altra contro di essa, minacciando di sommergerla e di sgretolarla. Ma la roccia è incrollabile. In che cosa consiste la sua forza? Non solo nel fatto che il nostro paese poggia sull'alleanza degli operai e dei contadini, che esso incarna l'unione delle libere nazionalità, che esso è difeso dalla mano potente dell'[[Armata rossa|Esercito rosso]] e della Flotta rossa. (''Lenin è morto'', 26 gennaio 1924; p. 70) *Lenin non considerò mai la Repubblica dei Soviet come fine a se stessa. Egli la considerò sempre come un anello necessario per lo sviluppo del movimento rivoluzionario nei paesi dell'Occidente e dell'Oriente, come un anello necessario per agevolare la vittoria dei lavoratori del mondo intero sul capitale. Lenin sapeva che solo questa concezione è giusta, non solo dal punto di vista internazionale, ma anche dal punto di vista della salvaguardia della stessa Repubblica dei Soviet. Lenin sapeva che solo in questo modo è possibile infiammare i cuori dei lavoratori di tutto il mondo per le lotte decisive per la liberazione. Ecco perché Lenin, il capo più geniale fra i capi geniali del proletariato, il giorno dopo l'instaurazione della [[dittatura del proletariato]] gettò le fondamenta dell'Internazionale degli operai. Ecco perché egli non si stancava mai di estendere, di rafforzare l'Unione dei lavoratori di tutto il mondo, l'Internazionale Comunista. (''Lenin è morto'', 26 gennaio 1924; p. 71) *[...] non è vero che il fascismo sia soltanto l'organizzazione di combattimento della borghesia. Il fascismo non è soltanto una categoria tecnico-militare. La [[socialdemocrazia]] è, obiettivamente, l'ala moderata del fascismo. (''La situazione internazionale'', 20 settembre 1924; p. 339) ===Volume 7=== *Che cos'è il [[trotskismo]]? Il trotskismo è la mancanza di fiducia nelle forze della nostra rivoluzione, la mancanza di fiducia nella causa dell'alleanza degli operai e dei contadini, della loro collaborazione. (''La questione del proletariato e dei contadini'', 27 gennaio 1925; p. 42) *Nessun grande movimento degli oppressi si è compiuto nella storia dell'umanità senza la partecipazione delle [[Donna|donne]] lavoratrici. Le donne lavoratrici, le più oppresse fra tutti gli oppressi, non sono mai restate e non potevano restare ai margini della grande strada del movimento di liberazione. Il movimento di liberazione degli schiavi ha fatto sorgere, com'è noto, centinaia e migliaia di grandi martiri ed eroine. Nelle file dei combattenti per l'emancipazione dei servi della gleba militavano decine di migliaia di donne lavoratrici. Non c'è da meravigliarsi se il movimento rivoluzionario della classe operaia, il più potente di tutti i movimenti di emancipazione delle masse oppresse, ha raccolto sotto la sua bandiera milioni di donne lavoratrici. (''La giornata internazionale della donna'', 8 marzo 1925; p. 60) *È incontestabile che la guerra contro l'Unione Sovietica significherebbe la guerra dell'imperialismo contro i propri operai e le proprie colonie. Non mi occorre dimostrare che, se il nostro paese sarà attaccato, noi non resteremo con le mani in mano, prenderemo tutte le misure per scatenare il leone rivoluzionario in tutti i paesi del mondo. I governanti dei paesi capitalistici non possono non sapere che noi abbiamo in questo campo una certa esperienza. (''Bilancio dei lavori della XIV Conferenza del PCR (b)'', 9 maggio 1925; p. 118) ===Volume 8=== *La rivoluzione borghese si limita a sostituire al potere un gruppo di sfruttatori con un altro gruppo di sfruttatori, e perciò non ha bisogno di demolire la vecchia macchina statale; mentre invece la rivoluzione proletaria caccia dal potere tutti, senza eccezione, i gruppi di sfruttatori, e porta al potere il capo di tutti i lavoratori e di tutti gli sfruttati, la classe dei proletari: perciò non può fare a meno di demolire la vecchia macchina statale e di sostituirla con una nuova. (''Questioni del leninismo'', 25 gennaio 1926; p. 37) *Tutti sanno che l'India è una colonia. Esiste in India un'industria? Incontestabilmente esiste. Si sviluppa questa industria? Sì, si sviluppa. Ma in quel paese si sviluppa un tipo di industria che non produce strumenti e mezzi di produzione. I mezzi di produzione vengono importati dall'Inghilterra. Perciò (sebbene, naturalmente, non sia solo questo il motivo) l'industria di quel paese è interamente subordinata all'industria inglese. È il metodo tipico dell'imperialismo: sviluppare nelle colonie l'industria in modo da porla al rimorchio della metropoli, dell'imperialismo. (''La situazione economica dell'Unione Sovietica e la politica del partito'', 13 aprile 1926; p. 156) *In Cina, chi fronteggia le truppe del vecchio regime, non è il popolo disarmato ma il popolo armato, rappresentato dal suo esercito rivoluzionario. In Cina la rivoluzione armata lotta contro la controrivoluzione armata. Questa è una delle peculiarità e uno dei vantaggi della rivoluzione cinese. In questo risiede la particolare importanza dell'esercito rivoluzionario in Cina. (''Le prospettive della rivoluzione in Cina'', 30 novembre 1926; p. 438) ===Volume 9=== *Che cosa avverrebbe se il capitale riuscisse ad annientare la [[Unione Sovietica|Repubblica dei Soviet]]? Subentrerebbe l'epoca della più nera reazione in tutti i paesi capitalistici e coloniali, verrebbero soffocati la classe operaia e i popoli oppressi, sarebbero perdute le posizioni del comunismo internazionale. (''La settima sessione plenaria allargata del Comitato esecutivo dell'Internazionale Comunista'', 22 novembre - 16 dicembre 1926; pp. 41-42) *Non approvo che voi vi diciate "discepolo di [[Lenin]] e Stalin". Io non ho discepoli. Chiamatevi discepoli di Lenin, ne avete il diritto. [...] Ma voi non avete motivo di definirvi discepoli di un discepolo di Lenin. Questo è sbagliato. Questo è troppo. (''Lettera a Xenofontov'', 30 dicembre 1926; p. 176) *La storia della rivoluzione dice che la preparazione della [[dittatura del proletariato]] e il passaggio alla rivoluzione socialista possono essere compiuti soltanto sotto la direzione di ''un solo'' partito, del partito comunista, se naturalmente si tratta di una rivoluzione veramente proletaria. (''Conversazione con gli studenti dell'Università Sun Yat-sen'', 13 maggio 1927; p. 280) *Una rivoluzione kemalista è possibile solo in paesi come la Turchia, la Persia, l'Afghanistan, dove non vi è o quasi non vi è un proletariato industriale, e dove non vi è una possente rivoluzione agraria contadina. La rivoluzione kemalista è una rivoluzione dello strato superiore, una rivoluzione della borghesia commerciale nazionale, sorta nella lotta contro gli imperialisti stranieri e diretta, in sostanza, nel suo ulteriore sviluppo contro i contadini e gli operai, contro le possibilità stesse di una rivoluzione agraria. (''Conversazione con gli studenti dell'Università Sun Yat-sen'', 13 maggio 1927; p. 287) *Nei riguardi della Turchia l'imperialismo ha già soddisfatto parecchie delle sue rivendicazioni fondamentali, avendo tolto alla Turchia la Siria, la Palestina, la Mesopotamia e altri punti importanti per gli imperialisti. La Turchia è ora ridotta alle dimensioni di un piccolo stato con una popolazione di 10-12 milioni di abitanti. Essa non rappresenta né un mercato importante, né un campo d'investimenti decisivi per l'imperialismo. Ciò è accaduto, tra l'altro, perché la vecchia Turchia era un agglomerato di nazionalità, e una popolazione turca compatta esisteva soltanto nell'Anatolia. (''Conversazione con gli studenti dell'Università Sun Yat-sen'', 13 maggio 1927; pp. 287-288) ===Volume 10=== *La parola «[[trotskismo]]» non è stata coniata da me; è stata usata per la prima volta dal compagno Lenin per indicare qualcosa che è l'opposto del [[leninismo]]. (''Discorso del 5 agosto'', 5 agosto 1927; p. 84) *Diversi governi capitalistici, nonostante l'esistenza di parlamenti «democratici», sono controllati dalle grandi banche. I parlamenti dichiarano che sono loro a controllare i governi. In realtà, invece, avviene che la composizione dei governi è fissata in precedenza dai maggiori consorzi finanziari, i quali controllano anche l'operato dei governi. Chi non sa che in nessuna potenza capitalistica può essere formato un gabinetto contro la volontà dei maggiori magnati della finanza? È sufficiente una piccolissima pressione finanziaria perché i ministri volino via dai loro posti come dei fuscelli. Questo è un vero e proprio controllo delle banche sui governi, nonostante l'apparente sovranità dei parlamenti. (''Intervista con la prima delegazione operaia americana'', 9 settembre 1927; p. 113) *Il capitalista non può destinare i suoi redditi a migliorare le condizioni della classe operaia. Egli vive per il profitto. Altrimenti non sarebbe un capitalista. (''Intervista con la prima delegazione operaia americana'', 9 settembre 1927; p. 133) *I comunisti sono gli uomini più audaci e più coraggiosi, ed essi lottano contro una massa di nemici. Il merito dei comunisti, tra l'altro, sta anche nel fatto che essi sanno difendere le proprie convinzioni. (''Intervista con la prima delegazione operaia americana'', 9 settembre 1927; p. 141) ==Citazioni su Iosif Stalin== *A El Paso ho avuto l'opportunità di passare attraverso i possedimenti della United Fruit, convincendomi ancora una volta di quanto siano terribili queste piovre capitaliste. Ho giurato davanti a un ritratto del vecchio e compianto compagno Stalin che non mi fermerò finché non vedrò annientate queste piovre capitaliste. ([[Che Guevara]]) *{{NDR|Ultime parole pronunciate sul patibolo}} Addio, compagni! Combattete, non abbiate paura! Stalin è con noi! Stalin arriverà! ([[Zoja Kosmodem'janskaja]]) *[[Winston Churchill|Churchill]] diceva che «i panni dei servizi segreti si possono, anzi si devono lavare più spesso degli altri; ma, a differenza degli altri, non si possono mettere ad asciugare alla finestra». Dello stesso parere era Stalin che regolarmente, ogni tre o quattro anni, il lavaggio lo praticava facendo accoppare al buio i capi della sua polizia, nel presupposto – probabilmente fondato – che a far quel mestiere non potevano essere che arnesi da forca, e quindi era giusto che ci finissero. ([[Indro Montanelli]]) *Come dissi scherzando a [[Nilde Iotti]] quando venne a trovarmi al Giornale, tenevo una vecchia icona di Stalin perché è il comunista che ammiro di più: quello che ha fatto fuori più comunisti. ([[Indro Montanelli]]) *Con i georgiani è difficile parlare di Stalin. La maggior parte di loro lo ritiene un grande. Del gruppo fanno parte anche persone che non credono nei crimini staliniani, ritenendoli invenzioni di Chruščёv, nonché quelle che, pur vedendo il male, sono convinte che a Stalin si debba perdonare qualsiasi cosa. ([[Wojciech Górecki]]) *Confesso che approcciai Stalin con una certa dose di sospetto e pregiudizio. Nella mia mente era stata costruita una raffigurazione di un fanatico molto riservato ed egocentrico, un despota senza vizi, un geloso monopolizzatore del potere. [...] Mi aspettavo anche di trovare un uomo spietato, duro - possibilmente dottrinario - e autosufficiente a Mosca; un montanaro georgiano il cui spirito non era mai completamente emerso dalla sua vallata nativa. Tuttavia dovetti riconoscere che sotto lui la Russia non era semplicemente tiranneggiata e schiacciata; era governata e progrediva. [...] Tutta questa oscura risacca, tutto il sospetto di tensioni emotive nascoste, cessò per sempre dopo che ebbi parlato con lui per pochi minuti. [...] Non ho mai incontrato un uomo più candido, giusto e onesto, ed è a queste qualità, e a niente di occulto e sinistro, che deve la sua tremenda ascesa indiscussa in Russia. ([[H. G. Wells]]) *Di certo si vede la mano di Stalin in un decreto del 7 aprile 1935, con cui tutte le pene, compresa la sentenza capitale, venivano estese ai bambini di dodici anni. Esso fece una pessima pubblicità all'URSS in Occidente: i comunisti francesi furono costretti ad affermare che sotto il socialismo si maturava talmente in fretta da poter essere considerati cittadini responsabili già a dodici anni. ([[Robert Conquest]]) *Dovremmo ricordarci che senza Stalin ora saremmo tutti nazisti. ([[Mario Monicelli]]) *È il padre di cui i comunisti non si sono mai liberati. ([[Giorgio Forattini]]) *Giuseppe Stalin è stato un grande uomo; pochi altri uomini del ventesimo secolo si avvicinano alla sua levatura. Era semplice, calmo e coraggioso. Raramente perdeva il suo equilibrio; ponderava lentamente i suoi problemi, prendeva le sue decisioni in modo chiaro e deciso; non cedeva mai all'ostentazione né si tratteneva timidamente dal mantenere con dignità il suo legittimo posto. Era il figlio di un servo ma rimaneva calmo di fronte al signore senza esitazione o nervi. Ma anche - e questa era la prova più alta della sua grandezza - conosceva l'uomo comune, sentiva i suoi problemi, seguiva il suo destino. ([[William Edward Burghardt Du Bois]]) *Gli eventi di quel tempo a noi tanto vicino {{NDR|la [[Battaglia di Stalingrado]]}} permisero a ogni uomo di buonafede di correggere l'errore di credere che Stalin fosse un dittatore sostenuto da un sistema di forza, là dove la sua forza vera è stata, fino all'ultimo momento, il consenso di milioni e milioni di uomini, che in piena coscienza a lui avevano delegato i maggiori poteri. Tuttavia Stalin non ebbe in nessun momento la stolta mania di credere che egli potesse bastare a tutto. Il vuoto che egli lascia è quello della sua eccezionale personalità, ma lascia anche strutture statali, di partito, sindacali, economiche capaci di resistere ad ogni evento e di superare qualsiasi prova. Soprattutto lascia popoli i quali hanno fatto passi giganteschi sulla via del progresso tecnico, sociale e umano e che saranno in ogni momento capaci di esprimere un gruppo dirigente all'altezza della situazione. ([[Pietro Nenni]]) *Ha trovato la Russia che lavorava la terra con aratri di legno e la lascia padrona della pila atomica... Un risultato simile non si sarebbe potuto ottenere senza vasta rivoluzione culturale nel corso della quale si è mandato a scuola un paese intero per impartirgli una istruzione estensiva. ([[Isaac Deutscher]]) *I russi sono fortunati: hanno il [[socialismo]] e [[Stalin]]. Persone felici con un leader saggio. ([[Nikola Tesla]]) *Il compagno Stalin ci mostrò come costruire il socialismo in un paese arretrato: all'inizio è doloroso, ma poi tutto finisce bene. ([[Hafizullah Amin]]) *Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L'ultima sua parola è stata di pace. [...] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto. ([[Sandro Pertini]]) *Il fatto che Stalin [...] ha abbandonato il punto di vista di Marx e si è lasciato sedurre dal sistema capitalista nella sua forma più perfetta, dimostra che l'URSS è ancora ben lungi dal possedere una cultura operaia. ([[Simone Weil]]) *Il mio rispetto per Stalin è sempre stato profondo, viscerale direi, quanto la mia antipatia per Krusciov. ([[Zulfiqar Ali Bhutto]]) *Io sono [[Marxismo|marxista]], leninista e non mi è nemmeno antipatico Stalin, che ci ha salvato da [[Adolf Hitler|Hitler]], più degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]. ([[Gianni Vattimo]]) *L'atomizzazione della società sovietica venne ottenuta con l'abile uso di ripetute epurazioni, che invariabilmente precedevano l'effettiva liquidazione di un gruppo. Per distruggere tutti i legami sociali e familiari, le epurazioni venivano condotte in modo da minacciare della stessa sorte l'accusato e tutta la sua cerchia, dai semplici conoscenti agli amici e ai parenti più stretti. La conseguenza dell'ingegnoso criterio della "colpa per associazione" era che, appena un uomo veniva accusato, i suoi vecchi amici si trasformavano di colpo nei suoi nemici più accaniti... In ultima analisi, fu con l'impiego radicale di questi metodi polizieschi che il regime staliniano riuscì a instaurare una società atomizzata quale non si era mai vista prima, e a creare intorno a ciascun individuo un'imponente solitudine quale neppure una catastrofe da sola avrebbe potuto causare. ([[Hannah Arendt]]) *L'immensa maggioranza dell'umanità vive oggi nella sofferenza, e non può liberarsene se non seguendo la via indicata da Stalin. ([[Mao Zedong]]) *La nostra impressione è stata di un uomo dotato di un carattere forte di tipo orientale, con un'incrollabile sicurezza e controllo di sè. La sua cortesia non ci ha impedito di vedere la sua natura spietata e implacabile. ([[Anthony Eden]]) *La realtà dell'attività di Stalin spesso non veniva creduta proprio perché appariva incredibile. Il suo stile si fondava sul fare ciò che in precedenza era stato considerato moralmente o fisicamente inconcepibile. ([[Robert Conquest]]) *La rivitalizzazione del mito di Stalin ha varie basi, non solo quella comunista. Si tratta soprattutto di una sindrome da post-impero. Il grande impero è crollato: molte regioni che la Russia considerava sue si sono separate. Secondo la versione della propaganda, la grande Russia è stata umiliata. Da qui l'immagine del condottiero sotto la cui guida l'impero trionfava. "Stalin, il grande imperatore", questo è il fondamento su cui si basa la riabilitazione del mito, è un archetipo importante nella coscienza collettiva dei miei compatrioti. Noi dobbiamo mostrare la vera faccia di quest'impero e il prezzo pagato dalla nostra gente per la sua "grandezza". ([[Oleg Orlov]]) *''Le sue tozze dita come vermi sono grasse | e sono esatte le sue parole come i pesi d'un ginnasta. | Se la ridono i suoi occhiacci da blatta | e i suoi gambali scoccano neri lampi.'' ([[Osip Ėmil'evič Mandel'štam]]) *Lo considero una delle persone più grandi nella storia dell'umanità. Nella storia della Russia, secondo me, è stato anche più grande di [[Lenin]]. Prima della morte di Stalin, ero un antistalinista, ma l'ho sempre considerato una personalità brillante. ([[Aleksandr Zinov'ev]]) *[[Max Weber]] distingueva tre tipi di capo carismatico. Il profeta religioso, il grande demagogo e il capo militare. [[Benito Mussolini|Mussolini]] è stato soprattutto un gran demagogo. Stalin è stato soprattutto il capo militare, o almeno amava presentarsi come tale. Appariva sempre in divisa, e faceva bella mostra delle sue medaglie. Quanto al profeta religioso, lo era, in parte, [[Mao]]. ([[Norberto Bobbio]]) *Nei cosiddetti errori di Stalin sta la differenza tra un atteggiamento rivoluzionario e un atteggiamento revisionista. Si deve vedere Stalin nel contesto storico nel quale si è sviluppato, non si deve vedere come una specie di bruto, ma dovrebbe essere apprezzato in quel particolare contesto storico... Sono giunto al comunismo grazie a papà Stalin e nessuno può dirmi di non leggere le sue opere. Le ho lette anche quando era considerato disdicevole leggerlo, ma questo era un altro periodo. Siccome sono una persona non troppo brillante e per di più testarda continuerò a leggerlo. ([[Che Guevara]]) *Non contento di aver preso in mano le funzioni di Segretario generale, il compagno Stalin si è attribuito un potere immenso e non sono affatto sicuro che egli sia in ogni occasione capace di farne uso con la necessaria prudenza. ([[Lenin]]) *Non soltanto Stalin non commise i crimini e i misfatti che [[Nikita Sergeevič Chruščëv|Krusciov]] gli imputa; Stalin neppure costruì il "culto" intorno a sé. Di fatto, l'evidenza dimostra il contrario: Stalin si oppose al disgustoso "culto" della sua persona. ([[Grover Furr]]) *Oggi viene dipinto come un reciproco di [[Hitler]], il suo nome serve a combattere il [[comunismo]]. Il solo suo ricordo fa però tremare i padroni. Ha edificato il primo paese socialista e senza di lui il nazismo avrebbe vinto. Il suo nome russo si traduce in “acciaio”. Stalin, terrore dei fascisti e dei falsi comunisti. Onore e gloria a te! ([[Marco Rizzo]]) *Per costruire un paese, Stalin fu costretto a usare la forza e uccidere. ([[Zulfiqar Ali Bhutto]]) *Pochi avvenimenti contribuirono a determinare la situazione dell'Armata rossa nel 1941 in misura maggiore della distruzione sistematica dell'alto comando sovietico condotta a termine da Stalin nel periodo 1937-39. La principale ragione che spinse Stalin ad epurare l'esercito fu il desiderio di rafforzare la sua posizione di capo assoluto dell'Unione Sovietica; e poiché l'esercito aveva armi e, per di più, capi che non dovevano posizione, autorità o prestigio a Stalin, quei capi dovevano essere eliminati, proprio come avevano dovuto essere eliminati i suoi colleghi di partito nel 1936-37. ([[Malcolm Mackintosh]]) *Posso dire di essermi inteso bene col maresciallo Stalin. È un uomo che unisce una determinazione impressionante e senza deviazioni a un gagliardo buon umore. Credo sia l'autentico rappresentante del cuore e dell'anima russa e che potremo andare molto d'accordo sia con lui sia con il popolo russo. ([[Franklin Delano Roosevelt]]) *Purtroppo ci sono oggi molte persone che idealizzano Stalin. Anche gli scolari oggi dicono che Stalin era un dirigente efficiente. Questa formula idiota dell’era Putin è trasmessa ai nostri figli. E ciò non può che farmi paura. ([[Nadežda Tolokonnikova]]) *{{NDR|Parlando di Stalin nel giorno della sua morte}} Quando suonò l'ora della prova suprema, l'uomo si mostrò pari a sé stesso e ai grandi compiti che aveva cercato e che la storia gli aveva assegnato. La condotta della guerra, che culminò nella epica [[Battaglia di Stalingrado|difesa di Stalingrado]], offrì intera la misura dell'uomo. ([[Mario Missiroli]]) *Questa conferenza {{NDR|''Le concezioni Hegeliane'' tenuta da Kojève il 4 dicembre 1937 al Collège de Sociologie}} ci sconvolse, non solo per il vigore intellettuale di [[Alexandre Kojève|Kojève]], ma per le sue stesse conclusioni. Lei {{NDR|[[Lapouge]]}} ricorderà che [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] parla dell'uomo a cavallo che segna la fine della storia e della filosofia. Per Hegel, quell'uomo era [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]. Ebbene! Kojeve ci svelò quel giorno che Hegel, pur avendo avuto una giusta intuizione, si era sbagliato di un secolo: l'uomo della fine della storia non era Napoleone, ma Stalin. ([[Roger Caillois]]) *Ricordo che mi costrinsero a piangere sulla sua morte se no erano botte da orbi. Ora a Mosca lo dipingono nelle vesti di criminale sanguinario. Chi mi ripagherà di quelle lacrime? ([[Lech Wałęsa]]) *Ricordo la grande intelligenza, ma che uomo crudele! ([[Michele I di Romania]]) *Saluto il maresciallo Stalin, il grande campione, e sono fermamente convinto che il nostro trattato di 20 anni con la Russia si dimostrerà uno dei fattori più duraturi e stabili nel preservare la pace, il buon ordine e il progresso dell'Europa. ([[Winston Churchill]]) *Scomparso [[Lenin]] si è fatto sotto, ha dato la scalata, perché questo era il suo programma: se non andava avanti, sarebbe tornato definitivamente indietro. ([[Umberto Terracini]]) *Se ingrandissi alcune migliaia di volte una comune pulce vedresti l'animale più spaventoso della terra, che nessuno sarebbe abbastanza forte da dominare [...] Ma le smorfie più mostruose della storia producono simili ingrandimenti anche nel mondo reale. Stalin è una pulce che la propaganda bolscevica e l'ipnosi della paura hanno ingrandito fino a dimensioni impensabili. ([[Maksim Gor'kij]]) *Se si confronta il destino di Stalin con quello di [[[[Lavrentij Pavlovič Berija|Beria]], è difficile affermare che nella storia la giustizia abbia trionfato. Anche se è possibile che Stalin non abbia ricevuto per tempo la necessaria assistenza medica, gli fu almeno concesso di morire di morte naturale e di essere sepolto con tutti gli onori degni di un leader. Beria, invece, fu incarcerato, processato e condannato a morte, divenendo il capro espiatorio di tutti i crimini dello stalinismo. Stalin ha continuato ad avere ammiratori e apologeti anche dopo le rivelazioni di Kruscev, mentre Beria è rimasto per tutti l'assoluta incarnazione del male. ([[Amy Knight]]) *Se ti riuscirà di raffigurarti una personalità che in tutto è l'esatto contrario di ciò che il nemico più accanito di Stalin sarebbe capace di inventarsi, allora avrai un'immagine di quest'uomo. ([[Joseph Davies]]) *Smettila di mandare persone ad uccidermi. Ne abbiamo già catturati cinque, di cui uno con una bomba e uno con un fucile. Se non la smetti di mandarmi sicari, ne manderò io uno a Mosca e non avrò bisogno di mandarne un secondo. ([[Josip Broz Tito]]) *Stalin è troppo arrogante e questo difetto, che può essere tollerato tra di noi e nei rapporti tra comunisti, non è tollerabile in chi occupa il posto di Segretario generale. Perciò propongo che i compagni esaminino la possibilità di allontanare Stalin da tale carica e di sostituirlo con un altro uomo che, prima di tutto, si differenzi da Stalin per una sola dote, cioè una maggiore tolleranza, una maggiore lealtà, una maggiore gentilezza, una maggiore considerazione per i compagni, un temperamento meno capriccioso. ([[Lenin]]) *Stalin ha dato un contributo rilevante alla vittoria contro il nazismo. Nello stesso tempo ha commesso errori gravi, ha reagito con ritardo e si fece prendere dal panico perché non si aspettava l'attacco. In precedenza aveva fatto uccidere decine di ufficiali e comandanti, indebolendo gravemente le nostre capacità difensive. È tragicamente vero che solo il coraggio di soldati e ufficiali riuscì a contenere l'offensiva tedesca, a prezzo di centinaia di migliaia di vittime. Ma è anche vero che poi Stalin guidò alla vittoria l'Armata Rossa, seppe riprendere in mano la situazione, trasferì le fabbriche in Siberia, impresa logistica di dimensioni epiche. Così fu percepito dal popolo russo e dai popoli della Russia, come il vincitore. ([[Michail Gorbačëv]]) *Stalin, [[Hitler]], [[Mao]], [[McCarthy]]. Queste persone sono state vilipese già abbastanza nel tempo. Stalin ha invece completamente un'altra storia. Non ho intenzione di dipingerlo come un eroe ma vorrei raccontarlo basandomi sui fatti. Lui ha combattuto la macchina da guerra tedesca più di ogni singola persona. Non possiamo giudicare la gente considerandola solo "buona" o "cattiva". ([[Oliver Stone]]) *Stalin mi impressionò sin dall'inizio e la mia opinione sulla sua abilità non è mai vacillata. La sua personalità si faceva sentire senza sforzo e senza esagerazione. Aveva naturali buone maniere, forse una eredità giorgiana. Pur sapendo che era un uomo spietato, ho sempre rispettato le qualità del suo ignegno e ho provato anche una simpatia che non sono stato mai del tutto capace di analizzare. Forse era dovuta al modo pratico con cui Stalin affrontava le questioni. Era facile dimenticare che stavo parlando con un uomo di partito, nessuno certamente avrebbe potuto essere meno dottrinario. Non riesco a credere che Stalin abbia mai avuto un'affinità con Marx : Non ne parlò mai come se tale affinità esistesse. Nei numerosi incontri che ebbi con lui durante la guerra, qualche volta con Churchill ma latre da solo, trovai sempre l'incontro stimolante anche se l'agenda era spesso noiosa e rigida. Non ho mai visto nessuno controllarsi meglio in una conferenza. Bene informato su tutti i problemi che gli stavano a cuore, Stalin era prudente ma non lento. Alzava la voce raramente ed era un buon ascoltatore ; mentre ascoltava, tracciava ghirigori. È stato il dittatore più tranquillo che abbia mai conosciuto, ad eccezione di [[António de Oliveira Salazar|Salazar]]. Ma in lui c'era una forza inconfondibile. ([[Anthony Eden]]) *Stalin non era il georgiano tipico: gli mancavano la spontaneità e l'apertura, gli mancava quella gioia di vivere che tanto affascina i visitatori (anche se non gli si poteva negare un certo scurrile umorismo). La sua vita avrebbe potuto svolgersi in modo completamente diverso: sarebbe potuto diventare un prete ortodosso, come voleva la madre, uno scrittore o uno studioso. Sarebbe potuto diventare un europeo o, perlomeno, uno di quei caucasici europeizzati, così frequenti nella sua generazione. Ma sarebbe arrivato altrettanto in alto? ([[Wojciech Górecki]]) *Stalin passa poi per un amatore di musica, ma, ahimè, i suoi gusti non sono molto elevati. Questo non gli impedisce, ben inteso, di darsi arie di conoscitore e di tranciare giudizi perentori sulle creazioni musicali. La storia di un suo giudizio, che costò per molto tempo il completo oblio a [[Dmitrij Šostakovič|Shostakovic]], è nota; ma è meno nota l'avventura toccata al giovane compositore [[Tichon Nikolaevič Chrennikov|{{sic|Tikhon Khrennikov}}]]. La sua opera «Nella tempesta» era stata acclamata dai critici della capitale, ma il «Capo» andò a sentirla e dichiarò che non gli piaceva. Istantaneamente, i critici modificarono il loro parere. L'opera venne tolta dal cartellone e non fu più rappresentata. ([[Viktor Andrijovyč Kravčenko]]) *Un dato storico ed ideologico che ritengo simile ad una "prova" di fedeltà agli ideali [[Bolscevismo|bolscevichi]]: la questione su Stalin. Diffidate di chi denigra o anche solo dimentica la figura del continuatore dell'opera di [[Lenin]], di chi ha saputo costruire il [[socialismo]] in [[Unione Sovietica|URSS]] e battere il mostro [[Nazionalsocialismo|nazista]]. ([[Marco Rizzo]]) *Una sola volta, allorché io cominciavo ad essere conosciuto, ha dichiarato con una certa soddisfazione: Bulgakov vuol diventare lo scrittore satirico della nostra epoca (''Komsomolskaia Pravda'', n. 6, 1925). Olé! il verbo volere è usato al presente quando avrebbe dovuto essere usato al passato. Mikail Bulgakov è diventato scrittore satirico in un momento in cui tutto ciò che sfiora i tabù non è assolutamente tollerato. ([[Michail Afanas'evič Bulgakov]]) *Viva [[Karl Marx|Marx]], viva [[Lenin]], viva [[Mao Zedong|Mao Tse-tung]]! Evviva il compagno Giuseppe Stalin, terrore dei fascisti e dei falsi comunisti! ([[Slogan comunisti|slogan comunista]]) ===[[Svetlana Allilueva]]=== [[File:Joseph Stalin with daughter Svetlana, 1935.jpg|thumb|Stalin con [[Svetlana Allilueva|Svetlana]] nel 1935]] *Egli non era capriccioso nella sua vita privata; al contrario, era di poche pretese, semplice e cordiale con la servitù e, se dava una lavata di testa, lo faceva solamente con i «capi»: i generali del corpo di vigilanza, i generali-comandanti. La servitù non poteva lagnarsi né di dispotismo, né di crudeltà; al contrario, sovente gli chiedevano di aiutarli in qualcosa e non ricevevano mai un rifiuto. *Il giardino, i fiori e il bosco intorno erano la distrazione preferita di mio padre, il suo riposo, il suo motivo d'interesse. Personalmente non zappava mai la terra, non prendeva in mano la vanga, come fanno i veri appassionati di gardinaggio. Ma gli piaceva che tutto fosse fatto a modo, curato, che tutto fiorisse in modo lussureggiante, abbondante, che da ogni parte spuntassero frutti maturi e rosseggianti: visciole, pomodori, mele, e questo appunto esigeva dal suo giardiniere e tagliava i rami secchi: questo era il suo unico lavoro in giardino. Ma dappertutto nel giardino, nel bosco (anch'esso curato, mondato, come un parco) c'erano qua e là vari chioschi con il tetto o senza, o anche semplicemente un piancito di assi con un tavolino, un divano di vimini, una sedia a sdraio. Mio padre vagava sempre per il giardino e sembrava che si cercasse un posto comodo e tranquillo, che lo cercasse e non lo trovasse... *Lui amava la Russia, si era legato d'amore alla Siberia, alle sue severe bellezze e alla sua gente rozza e taciturna, non poteva soffrire le «onoranze feudali» che gli tributavano i georgiani. Si ricordò della Georgia solamente quando cominciò a invecchiare. *Mio padre non amava gli oggetti, la sua vita privata era puritana, egli non si esprimeva negli oggetti; e la casa, le stanze, gli alloggi che sono rimasti non lo esprimono. *Mio padre viveva come uno studente povero: aveva una stanza nella quale dormiva su un divano e lavorava ad un semplice tavolo... *Non conosco un solo georgiano che abbia tanto dimenticato le proprie caratteristiche nazionali e abbia amato con tanta forza tutto ciò che era russo. Già in Siberia mio padre aveva cominciato ad amare la Russia nel modo più vero: e la gente, e la lingua e la natura. Egli ricordava gli anni di deportazione come se per lui fossero stati semplicemente tutta una partita di pesca, di caccia, e passeggiate attraverso la grandiosa ''taiga''. E quest'amore rimase in lui per sempre. *Non credo affatto che i metodi indiscriminati e senza scrupoli di mio padre fossero necessari per il raggiungimento dei fini che egli si era proposto. *Quando l'hanno messo nel mausoleo nessuno mi ha chiesto cosa ne pensavo. Ora hanno deciso di portarlo via e di nuovo non mi chiedono niente. Pensano che io non ci sia più. E invece io esisto. *Quando mio padre «veniva persuaso dai fatti» che persona da lui ben conosciuta già da prima si era rivelata come «cattiva», in lui si produceva una sorta di metamorfosi psicologica. Può darsi che nel profondo del suo animo egli dubitasse, e soffrisse e riflettesse... Ma era succubo di una logica dogmatica e ferrea: detto A, bisogna dire B, C, e tutto il resto. Una volta accettato che NN era un nemico, era poi necessario riconoscere che sì, così è, e poi tutti i «fatti» si disponevano di per sé a conferma della cosa... Per lui era impossibile tornare indietro piscologicamente e credere di nuovo che NN non fosse un nemico, ma una persona onesta. ''Il passato scompariva'' per lui, in questo appunto stavano tutta l'implacabilità e tutta la credulità del suo carattere. ===[[Henri Barbusse]]=== *Eccolo: il più grande e importante dei nostri contemporanei. Conduce 170 milioni di persone su 21 milioni di chilometri quadrati. Entra in contatto con molte persone nel suo lavoro. E tutte queste persone lo amano, gli credono, hanno bisogno di lui, si stringono intorno a lui, lo sostengono e lo spingono avanti. In tutta la sua altezza, si eleva al di sopra dell'Europa e dell'Asia, al di sopra del passato e al di sopra del futuro. È la persona più famosa e allo stesso tempo quasi la più sconosciuta al mondo. *I morti non sopravvivono se non sulla terra. Ovunque ci siano rivoluzionari, c'è [[Lenin]]. Ma si può anche dire che è in Stalin più di chiunque altro che si trovano i pensieri e le parole di Lenin. È il Lenin di oggi. *La sua storia è una serie di vittorie su una serie di enormi difficoltà. Dal 1917, non è passato un solo anno della sua carriera senza che abbia fatto qualcosa che avrebbe reso celebre qualsiasi altro uomo. Egli è un uomo di ferro. Il nome con cui è noto lo descrive: la parola Stalin in russo significa "acciaio". È forte e tuttavia flessibile come l'acciaio. Il suo potere risiede nella sua formidabile intelligenza, l'ampiezza delle sue conoscenze, l'incredibile ordine della sua mente, la sua passione per la precisione, il suo inesorabile spirito di progresso, la rapidità, la sicurezza e l'intensità delle sue decisioni e la sua costante cura nello scegliere gli uomini giusti. ===[[Nikita Sergeevič Chruščёv]]=== [[File:Joseph Stalin and Nikita Khrushchev, 1936.jpg|thumb|Stalin con [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Chruščёv]] nel 1936]] *Egli attribuiva un'importanza esagerata alla potenza militare, tanto per dirne una, e di conseguenza aveva una fiducia eccessiva nelle nostre forze armate. Viveva nel terrore di un attacco nemico. Per lui politica estera significava tenere in allarme per ventiquattr'ore su ventiquattro i reparti antiaerei intorno a Mosca. *Fu Stalin a formulare il concetto di «nemico del popolo». Questo termine rese automaticamente superfluo che gli errori ideologici di uno o più uomini implicati in una controversia venissero provati. Questo termine rese possibile l'uso della repressione più crudele, in violazione di tutte le norme della legalità rivoluzionaria, contro chiunque che in qualsiasi modo fosse in disaccordo con Stalin, contro coloro che fossero appena sospettati di intenzioni ostili, contro coloro che non godessero di buona fama. *Il temperamento di Stalin era brutale e l'indole dura; ma la sua brutalità non sempre implicava cattiva disposizione verso quelli che trattava così rudemente. La sua era una sorta di brutalità innata. Era rozzo e prepotente con chiunque. *Le caratteristiche di Lenin - un paziente lavoro sugli individui, un tenace e faticoso sforzo per educarli, la capacità di indurre gli altri a seguirlo senza ricorrere alla coercizione, ma piuttosto attraverso l'influenza ideologica esercitata su di essi da tutta la collettività - rimasero sempre del tutto estranee a Stalin. Questi ripudiò il metodo leninista della persuasione e dell'educazione, abbandonò il metodo della lotta ideologica sostituendolo con quello della violenza statale, della repressione in massa e del terrore. Egli agì, su scala sempre più vasta e con sempre maggiore arbitrio, attraverso gli organi repressivi, violando spesso, nello stesso tempo, tutte le norme esistenti della morale e della legge sovietica. *Nei suoi ultimi anni di vita Stalin era psicopatico, PSI-CO-PA-TI-CO, te lo dico io. Un pazzo sul trono. Riesci ad immaginarlo? [...] E pensi fosse facile? I nostri nervi erano tesi allo spasimo, e dovevamo bere vodka tutto il tempo. E dovevamo essere sempre sul chi vive. *Neppure gli zar crearono dei premi intitolati al loro nome. *Tutti noi intorno a Stalin vivevamo in un clima di provvisorietà. Fintanto ch'egli nutriva un certo grado di fiducia in noi ci lasciava vivere e lavorare. Ma, nel momento in cui avesse cessato di aver fiducia egli avrebbe cominciato a spiarci fin quando la coppa della sua sfiducia sarebbe traboccata. Allora sarebbe stato il nostro turno di seguire quelli che non erano più nel novero dei vivi. *Stalin era un uomo assai diffidente, morbosamente sospettoso; lo sappiamo per l'esperienza fatta lavorando con lui. Gli capitava di guardare qualcuno e dirgli: «Perché i tuoi occhi sono oggi così sfuggenti?» ; oppure: «Perché ti agiti tanto oggi ed eviti di guardarmi direttamente negli occhi?» Il morboso sospetto creava in lui una diffidenza verso tutti in genere, anche verso eminenti lavoratori del partito che egli conosceva da anni. Ovunque e in tutto egli vedeva «nemici», «doppiogiochisti» e «spie». *Stalin non operava mediante una chiara spiegazione e una paziente collaborazione con gli altri, ma imponendo le proprie vedute ed esigendo un'assoluta sottomissione ai suoi voleri. Chiunque si opponesse a tali vedute o cercasse di far valere il proprio punto di vista e la validità della propria posizione era destinato ad essere eliminato dagli organi collegiali direttivi e, di conseguenza, ad essere annientato moralmente e fisicamente. ===[[Oreste Gregorio]]=== *Nella gara al più furbo era stato Stalin il vincitore, perché la polizia segreta non si era accorta che il pericolo era in quella pattuglia di estremisti e non nel grande partito socialista. *Stalin spia della polizia segreta zarista, negli anni giovanili, quando la sua coscienza rivoluzionaria era ancora in formazione. Non ci sono documenti in proposito, naturalmente, ma soltanto una conclusione, bisogna dunque seguire il metodo dei processi indiziari e affidare la sentenza, appunto come nei processi indiziari, alla libera convinzione del giudice, cioè del lettore. *Sulla porta dell'edificio, quando egli divenne dittatore, fu murata una lapide: «Il grande Stalin – leader del VKP e del proletariato di tutto il mondo – visse e lavorò qui nell'osservatorio geofisico di Tiflis dal 28 dicembre 1899 al 21 marzo 1901 dirigendo circoli socialdemocratici clandestini di operai di Tiflis». ===[[Enver Hoxha]]=== *Giuseppe Stalin sapeva che le vittorie potevano essere conseguite e difese solo a prezzo di sforzi, di sacrifici, a prezzo di sudore versato e con una mano ferrea. Non manifestò mai un ottimismo non fondato dopo le vittorie conseguite; nemmeno cadde mai nel pessimismo di fronte alle difficoltà da superare. Al contrario, Stalin si rivelò una personalità estremamente riflessiva e ponderata nei giudizi, nelle decisioni e nelle sue azioni. Essendo egli un grande uomo riuscì a guadagnarsi il cuore del partito e del popolo, a mobilitare le loro energie, a temprare i militanti nella battaglia e ad elevare il loro livello politico e ideologico per realizzare una grande opera, che non aveva precedenti. *Gli innegabili meriti di Stalin sono stati costretti a riconoscerli perfino i capifila del capitalismo mondiale come Churchill, Roosevelt, Truman, Eden, Montgomery, Hopkins ed altri, indipendentemente dal fatto che questi non nascondevano la loro avversione alla politica e all'ideologia [[Marxismo-leninismo|marxista-leninista]] e alla persona stessa di Stalin. *I popoli sentivano le calunnie diffuse contro Stalin proprio da quei mostri che organizzavano le torture e i massacri in massa nella società capitalista, da coloro che erano la causa della fame, della povertà, della disoccupazione e di tante e tante altre sciagure, ed è per questo che non credevano a queste calunnie. *Il culto della personalità di Stalin doveva, certamente, essere superato. Ma si può dire, come si è detto, che Stalin era egli stesso artefice di tale culto della personalità? Il culto della personalità doveva sicuramente essere superato, ma per ottenere questo, era necessario e giusto che chiunque ne menzionasse il nome di Stalin fosse immediatamente messo all'indice, segnato a dito, che chiunque citasse Stalin fosse guardato di traverso? *Il rispetto di Stalin e il suo grande amore per il nostro popolo, l'interesse che manifestava per la storia e le usanze del popolo albanese, non si cancelleranno mai dalla mia memoria. *Le parole di Stalin erano parole d'oro, una bussola di orientamento per i proletari e i popoli del mondo. *No, Stalin non fu un tiranno, egli non fu un despota. Era un uomo attaccato ai princìpi, giusto, semplice e pieno di sollecitudine per gli uomini, per i quadri, per i suoi collaboratori. È per questa ragione che il suo Partito, i popoli dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e tutto il proletariato mondiale lo amavano molto. Così l'hanno conosciuto i milioni di comunisti e le insigni personalità rivoluzionarie e progressiste nel mondo. *Tutta la vita di Stalin è stata caratterizzata da un'accanita e incessante lotta contro il capitalismo russo, contro il capitalismo mondiale, contro l'imperialismo, contro le correnti antimarxiste e antileniniste che si erano messe al servizio del capitale e della reazione mondiale. Sotto la guida di Lenin e al suo fianco, egli fu uno degli ispiratori e dirigenti della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, un indomabile militante del Partito Bolscevico. *Tutte le idee e le opere di Stalin, concepite e tradotte nella realtà viva, sono percorse in modo coerente da un filo rosso, dal pensiero rivoluzionario [[Marxismo-leninismo|marxista-leninista]]. Nelle opere di questo illustre marxista-leninista non si può riscontrare alcun errore di principio. Egli soppesava ogni sua azione tenendo presente gli interessi del proletariato, delle masse lavoratrici, gli interessi della rivoluzione, del socialismo e del comunismo, gli interessi delle lotte di liberazione nazionali e antimperialiste. Non si riscontra alcun eclettismo nelle sue idee teoriche e politiche, alcuna titubanza nelle sue azioni pratiche. Chi si fondava sull'amicizia sincera di Giuseppe Stalin era sicuro di vedere il suo popolo avanzare rapidamente verso un futuro luminoso. *Stalin ha commesso degli errori? Era inevitabile che un così lungo periodo, pieno di atti eroici, di sforzi, di lotte, di vittorie, comportasse anche degli errori, non solamente personali di Giuseppe Stalin, ma anche della direzione in quanto organo collegiale. Esiste un Partito o un dirigente che si possa considerare esente da ogni errore dal suo lavoro? ===[[Lazar' Moiseevič Kaganovič]]=== *Iosif Vissarionovič era un uomo molto prudente. Molto. Un uomo che vedeva molto lontano. *Ogni volta [...] si dice quel che sta succedendo nel paese è colpa di... Stalin. È la morale di ogni discorso: Stalin è colpevole, è stato Stalin, Stalin, Stalin, tutti addosso a lui. Ma Stalin è morto trentacinque anni fa! Trentacinque anni! Cosa c'entra con i guai di oggi? *Prima si rinnega Stalin, adesso, pian piano, si arriva a processare il [[socialismo]], la [[rivoluzione d'Ottobre]], e in men che non si dica vorranno processare anche [[Lenin]] e [[Karl Marx|Marx]]. *Senza la politica di Stalin non saremmo arrivati mai a niente, saremmo morti tutti quanti. ===[[Sergo Anastasi Mikojan]]=== *Il giorno della sua morte per me fu un grave lutto, al contrario di mio padre che, mi accorsi provò sollievo. *Lo ricordo come un uomo di bassa statura e con i movimenti lenti, che camminava sempre davanti a tutti. [...] Prima che morisse, mio padre ne parlava poco. *Nonostante tutto Stalin cercava di fare il possibile per non danneggiare l'immagine di leader incorrotto. La modestia personale veniva stimolata e la corruzione restava a livelli più bassi. *Sotto Stalin il potere aveva un'immagine religiosa, con Krusciov si è abbassato alla gente semplice. ===[[Pablo Neruda]]=== *''Essere uomini! È questa | la legge staliniana. | Essere [[Comunismo|comunista]] è difficile. | Devi imparare a esserlo. | Essere uomini comunisti | è ancora più difficile, | e devi imparare da Stalin.'' *''In tre stanze del vecchio Cremlino | vive un uomo chiamato Giuseppe Stalin. | Tardi si spegne la luce della sua finestra. | Il mondo e la sua patria non gli danno riposo. | Altri eroi hanno dato alla luce una patria, | egli contribuì non solo a concepire la sua, | ma anche a edificarla, | a difenderla.'' *''Stalin è il mezzogiorno, | la maturità dell'uomo e dei popoli.'' *''Staliniani. Portiamo questo nome con orgoglio. | Staliniani. È questa la gerarchia del nostro tempo!'' *''Vicino a [[Lenin]] | Stalin avanzava | e così, con blusa bianca, | con berretto grigio di operaio, | Stalin, | col suo passo tranquillo, | entrò nella Storia accompagnato | da Lenin e dal vento.'' ===[[Richard Nixon]]=== *Come Ivan il Terribile, Stalin creò una polizia segreta personale e usò il terrore come strumento fondamentale di politica di Stato. Come Pietro il Grande, apprezzò il valore della tecnologia occidentale per formare una moderna macchina bellica. E come Pietro, cementò il potere sul popolo con il sistema dei passaporti interni. *Dopo la Seconda Guerra Mondiale milioni di ex prigionieri di guerra furono spediti nei campi di lavori forzati perché avevano visto l'Occidente. Stalin, buon conoscitore della storia russa, non voleva correre rischi inutili. Sapeva che i suoi più grandi nemici erano gli stessi contro i quali avevano combattuto gli zar - gli eserciti e le idee occidentali - ed era deciso tanto a escludere le idee quanto a sconfiggere gli eserciti. *Nel nostro secolo Stalin ha personificato l'eredità zarista della Russia. La dinastia che rappresentava era un partito, non una famiglia, ma come i "grandi" zar prima di lui, estese il dominio russo su nuovi territori. ===[[Vladimir Putin]]=== *Credo che l'eccessiva demonizzazione di Stalin sia uno dei modi per attaccare l'Unione Sovietica e la Russia, per mostrare che la Russia di oggi ha qualcosa che riconduce allo stalinismo. Certo, ognuno ha le sue macchie, ma devo dire che la Russia è cambiata drasticamente. Qualcosa sarà anche rimasto nel modo di pensare, ma un ritorno allo stalinismo è fuori discussione, perché la mentalità delle persone è diversa. E per quanto riguarda Stalin, arrivò al potere presentando idee meravigliose. Parlava del bisogno di fraternità, di uguaglianza, di pace... Poi diventò un dittatore. [...] Eppure Stalin fu capace di riunire i popoli dell'Unione Sovietica, riuscì a organizzare la resistenza al fascismo e non si comportava come Hitler. Dava ascolto ai generali, in alcuni casi attenne alle loro decisioni. Questo non significa che dobbiamo dimenticare tutte le atrocità dello stalinismo, l'uccisione di milioni di compatrioti, i campi di sterminio. Sono cose che non possiamo dimenticare. *Noto che, a differenza di molti degli allora leader d’Europa, Stalin non si macchiò di nessun incontro personale con Hitler, che allora era conosciuto, negli ambienti occidentali, come rispettabile politico ed era un gradito ospite nelle capitali europee. *Stalin è un prodotto della sua epoca. Si può demonizzarlo quanto si vuole. Si può anche parlare dei suoi meriti nella vittoria sul fascismo. Rispetto alla demonizzazione, ricordiamoci che la storia ha conosciuto gente come [[Oliver Cromwell]], un uomo assetato di sangue che giunto al potere sull'onda di una rivoluzione si trasformò in tiranno e dittatore. Eppure in tutto il Regno Unito esistono ancora monumenti in suo onore. ===[[Pietro Secchia]]=== *Nel nome di Stalin sempre si è vinto, nel nome di Stalin tutte le vittorie saranno nostre. *Sappiamo che la nostra lotta non è facile, sarà ancora lunga e dura perché il grande capitale è deciso a tradire la patria ed a commettere tutti i delitti pur di salvare i suoi privilegi; ma sappiamo pure che la strada indicataci da Stalin è quella giusta e che per questa strada sapremo conquistare la vittoria. *Stalin è il gigante della costruzione del [[socialismo]], l'uomo della vittoria, l'uomo della pace, della liberazione sociale e nazionale perché è l'uomo del partito di tipo nuovo, del partito della classe operaia. *Stalin è morto ma la sua opera vive immortale. Il suo insegnamento guiderà sempre, quale bandiera invincibile, i comunisti di tutto il mondo. Ovunque vive un partito comunista, Stalin vive. *Stalin è stato la guida, la stella orientatrice per tutti gli uomini che consacrano le loro energie, il loro tempo, le loro preoccupazioni a questo bene immenso, inestimabile: la pace e l'amicizia tra i popoli. *Uno dei più grandi meriti di Stalin è stato quello di avere elaborato, sviluppato, arricchito la teoria, la politica e i principi organizzativi del partito del proletariato quali erano stati scoperti ed indicati da [[Karl Marx|Marx]], da [[Friedrich Engels|Engels]] e da [[Lenin]]. ===[[Robert Service]]=== *Fra i popoli dell'Urss si sforzava di identificare se stesso con l'etnia russa. In privato parlava la sua lingua madre con quelli della sua cerchia che venivano dalla Georgia; e anche la sua defunta moglie Nadežda Allilueva aveva antenati georgiani. Organizzava le sue cene con un'ospitalità georgiana (anche se questa non prevedeva il lancio di pomodori sugli invitati come a volte accade). Ma pubblicamente le sue origini lo imbarazzavano dopo una guerra che aveva rafforzato la coscienza di sé e l'orgoglio dei russi. E la sua biografia faceva allusione solo una volta alla nazionalità di suo padre. *Il [[Grandi purghe|Grande terrore]] non avrebbe avuto luogo se non fosse stato per la personalità e le idee di Stalin. Era lui a guidare la macchina punitiva di Stato contro tutti quelli da lui identificati come «elementi antisovietici» e «nemici del popolo». *La sua versione dell'identità nazionale russa era una miscela talmente particolare di tradizioni da risultare virtualmente una sua invenzione. La quintessenza della Russia, per Stalin, era semplicemente un catalogo delle sue personali predilezioni: militarismo, xenofobia, industrialismo, urbanesimo e gigantomania. *Stalin riconosceva di non poter dominare solo con il terrore, e cercava sistematicamente il consenso delle varie élite nel governo, nel parito, nell'esercito e nella polizia segreta. I privilegi e il potere dei funzionari vennero confermati e la dignità delle istituzioni accresciuta. Mantenendo la distanza fra governanti e governati, Stalin sperava di prevenire lo scoppio dell'opposizione popolare. Per di più, cercava di accrescere il suo rapporto personale con l'etnia russa rafforzando una forma di nazionalismo russo insieme al marxismo-leninismo, e coltivava la propria immagine di capo la cui posizione al timone dello Stato sovietico era vitale per la sicurezza militare del paese e per il suo sviluppo economico. ===[[Anna Louise Strong]]=== *Da un lato, Stalin aveva la capacità di avvertire con estrema chiarezza quella che io chiamo la "volontà del popolo", ed era perfettamente padrone della tecnica necessaria a trasformare questa volontà in azione reale, dall'altro nutriva la convinzione - e insieme aveva la capacità di comunicarla agli altri - che il suo operato fosse in funzione di un futuro migliore per tutta l'umanità. *Egli trascorse i suoi giorni nell'attenta rimozione degli ostacoli che intralciavano i giusti sogni dei lavoratori, dei contadini, degli ingegneri, di uomini che, se non fosse stato per il suo penetrante acume, sarebbero rimasti frustati ed oscuri, e che invece, grazie alla sua intelligenza, divennero gli ispiratori dell'agricoltura, dell'industria, dell'aviazione. *[[Adolf Hitler|Hitler]] predicava la superiorità e l'inferiorità delle razze: Stalin contrapponeva al [[razzismo]] una delle più impetuose e complete dichiarazioni dell'uguaglianza degli uomini che mai sono state fatte. *In tutti i paesi, sia che essi fossero con lui che contro di lui, Stalin fece la storia. *Nessuna parola oggi può valere come giudizio definitivo dell'era di Stalin. Stalin è uno di quegli uomini la cui valutazione va posta in una lunga prospettiva storica e il carattere della cui opera si fa più chiaro man mano che si allontana nel tempo. *Stalin era il più abile dirigente di discussioni che avessi mai incontrato nella mia carriera fra gli uomini politici, un uomo che sapeva conciliare i diversi punti di vista con una facilità che rasentava il genio, e sollecitare ed esprimere l'altrui volontà indicando, fra tutte le possibili, la retta via da seguire. *Sull'importanza di Stalin tutti furono d'accordo: coloro che lo piansero come coloro che lo insultarono. ===[[Viktor Tjul'kin]]=== *Da buon marxista, Stalin combatté contro lo stato borghese, si occupò della sua distruzione fin dalle sue fondamenta, e poi, dopo aver distrutto la società dello sfruttamento e della violenza, sulla sua base costruì lo stato della classe operaia e dei contadini. *L'internazionalismo proletario di Stalin, da marxista, non fu messo in dubbio nemmeno da parte dei suoi nemici più agguerriti nella schiera degli imperialisti (come [[Adolf Hitler|Hitler]], [[Winston Churchill|Churchill]], [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]]), mentre a proposito di questo va detto che i loro moderni seguaci ricordano ancora la "mano terribile di Mosca", cioè il Comintern, in qualsiasi punto del pianeta. *Ritengo che oggi, nelle circostanze della crisi del capitalismo e della spinta sempre più forte della reazione anticomunista, la questione dell'atteggiamento verso la figura di Stalin non è storica e personale, ma di scottante attualità politica. Come anche nel 1941, se ti consideravi nemico del [[fascismo]] e pronto a lottare contro quelle squadracce nere, allora in qualsiasi caso ti saresti schierato dalla parte di Stalin. Chi pensava invece diversamente e si riteneva combattente contro lo [[stalinismo]] e contro Stalin, si ritrovava dall'altra parte del fronte, sotto il tricolore del generale Vlasov. *Sotto la direzione di Stalin e del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|PCUS]], l'[[Unione Sovietica]] ottenne giganteschi successi e sconfisse il prodotto più ripugnante del capitalismo: il [[fascismo]] del XX secolo. ===[[Palmiro Togliatti]]=== *Giuseppe Stalin è un gigante del pensiero, è un gigante dell'azione. Col suo nome verrà chiamato un secolo intero, il più drammatico forse, certo il più denso di eventi decisivi della storia faticosa e gloriosa del genere umano. *Ha termine la vita eroica del combattente vittorioso. La sua causa trionfa. La sua causa trionferà in tutto il mondo. *Ogni volta che viene pronunciata una parola di pace, ogni volta che si compie un atto che può assicurare la pace, ivi troviamo Stalin. *Stalin divulgò tesi esagerate e false, fu vittima di una prospettiva quasi disperata di persecuzione senza fine, di una diffidenza generale e continua, del sospetto in tutte le direzioni. ===[[Aleksandr Michajlovič Vasilevskij]]=== *Stalin aveva una memoria straordinaria. Egli conosceva non solo tutti i comandanti dei fronti e delle armate, che erano più di un centinaio, ma anche alcuni comandanti di corpo e di divisione e alcuni responsabili del Commissariato del popolo alla Difesa, senza parlare del personale dirigente dell'apparato centrale e regionale del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|Partito]] e dello [[Unione Sovietica|Stato]]. *Stalin è entrato perennemente nella storia militare. Il suo indubbio merito è che, sotto la sua guida diretta in quanto comandante supremo, le Forze Armate [[Unione Sovietica|sovietiche]] hanno resistito nelle campagne difensive e hanno portato a termine brillantemente le operazioni offensive. Ma, a quel che io ho potuto osservare, non parlava mai dei suoi meriti. Ad ogni modo non è mai accaduto che lo sentissi. *Stalin era dotato di una grande capacità di organizzazione. Lavorava molto egli stesso, sapeva far lavorare gli altri, trarne tutto ciò che potevano dare. ===[[Georgij Konstantinovič Žukov]]=== *G. Stalin non si faceva notare per nulla di particolare, ma produceva una forte impressione. Privo di qualsiasi posa, seduceva l'interlocutore con la semplicità del suo modo di rapportarsi. Il tono spontaneo della sua conversazione, l'attitudine a formulare con chiarezza il suo pensiero, lo spirito portato naturalmente all'analisi, una grande erudizione e una memoria strabiliante obbligavano persino le personalità più avvertite che si intrattenevano con lui a concentrarsi e a essere sempre presenti. *La sua sbalorditiva capacità di lavoro, la sua attitudine ad impadronirsi rapidamente di un argomento gli permettevano di studiare e assimilare in un giorno una grande quantità di fatti, tra i più svariati, il che richiede capacità eccezionali. *Nella direzione della lotta armata, G. Stalin era generalmente aiutato dalla sua naturale intelligenza e dalla sua ricca intuizione. Egli sapeva individuare l'elemento principale di una situazione strategica, ed essendosene impadronito, sapeva rispondere al nemico, scatenare l'una o l'altra importante operazione offensiva. Non ci sono dubbi: era degno del comando supremo. *Occorre dire, cosa di cui mi sono convinto durante i lunghi anni della guerra, che Giuseppe Stalin non era affatto un uomo a cui non si poteva parlare dei problemi difficili, con cui non si poteva discutere e perfino difendere energicamente il proprio punto di vista. Se alcuni affermano il contrario, direi semplicemente che le loro asserzioni sono false. *Stalin possedeva un'enorme intelligenza naturale, ma anche delle conoscenze sorprendentemente vaste. ==Note== <references/> ==Bibliografia== *John Lukacs, ''L'attacco alla Russia'', traduzione di Marco Sartori, Edizioni Corbaccio S.r.L., Luino, 2008. ISBN 978-88-7972-873-7 *Stalin, ''[http://ciml.250x.com/archive/stalin/italian/stalin_a_proposito_del_marxismo_nella_linguistica_italian_1950.html A proposito del marxismo nella linguistica]'', 28 luglio 1950; ripubblicato dal Comintern (SH) per l'anniversario della nascita di Stalin, 21 dicembre 2010. *Joseph Stalin, ''[https://www.marxists.org/italiano/reference/stalin/diamat.html Materialismo dialettico e materialismo storico]'', 1938, ''marxists.org''. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 1, Ed. Rinascita, 1955. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 2, Ed. Rinascita, 1955. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 3, Ed. Rinascita, 1951. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 4, Ed. Rinascita, 1951. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 5, Ed. Rinascita, 1952. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 6, Ed. Rinascita, 1952. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 7, Ed. Rinascita, 1953. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 8, Ed. Rinascita, 1954. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 9, Ed. Rinascita, 1955. *G. V. Stalin, ''Opere complete'', volume 10, Ed. Rinascita, 1956. *Stalin, ''Opere scelte'', Ed. Movimento Studentesco, 1973. *Iosif Vissarionovic Stalin, ''Problemi economici del socialismo dell'URSS'', Editori Riuniti, Roma 1953. ==Voci correlate== *[[Grandi purghe]] *[[Nadežda Sergeevna Allilueva]] – seconda moglie *[[Stalinismo]] *[[Svetlana Allilueva]] – figlia ==Altri progetti== {{interprogetto|s=ru:Иосиф Виссарионович Сталин|s_lingua=russa}} {{DEFAULTSORT:Stalin, Iosif}} [[Categoria:Comunisti]] [[Categoria:Georgiani]] [[Categoria:Personalità dell'ateismo]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Segretari generali del PCUS]] ko8wtnifldj7ptwiof12vfdjj3aj43q Robert Houghwout Jackson 0 3709 1223401 1184242 2022-08-19T21:15:23Z AnjaQantina 1348 +citazione, -stub wikitext text/x-wiki [[File:Roberthjackson.jpg|thumb|Robert H. Jackson]] '''Robert Houghwout Jackson''' (1892 – 1954), giudice statunitense. *[Ai nazisti] è stato concesso il tipo di processo che loro, ai tempi dei loro fasti e del loro potere non hanno mai riservato a nessun uomo.<ref>Dalla conclusione per l'accusa al processo di Norimberga. Citato in AA.VV., ''Il libro della legge'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 205. ISBN 9788858029596</ref> *Non è la funzione del [[governo]] di tenere lontano i cittadini dall'[[errore]], ma è compito dei cittadini non permettere che il governo cada in errore. :''It is not the function of the government to keep the citizen from falling into error; it is the function of the citizen to keep the government from falling into error.''<ref>Dalla sentenza ''American Communications Association v. Douds'', 339 U.S. 382, 442-43, 1950.</ref> *Se riusciamo a coltivare l'idea che... fare la guerra è la strada verso il banco degli imputati e non quella verso la gloria, avremo realizzato qualcosa verso una pace più duratura.<ref>Al processo di Norimberga, 1945. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 319. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|commons=Category:Robert H. Jackson|s=en:Author:Robert H. Jackson|s_lingua=inglese}} {{DEFAULTSORT:Jackson, Robert H.}} [[Categoria:Magistrati statunitensi]] jlmenc1cjvyit1n9p3qdbpbmi5hrpx6 Sun Tzu 0 3729 1223371 1221916 2022-08-19T18:16:09Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Enchoen27n3200.jpg|thumb|Sunzi, Yurihama, Giappone]] '''Sun Tzu''' (孫子T; 孙子S, Pinyin: '''Sūnzǐ'''; Wade-Giles: ''Sun Tzu''; nato Sūn Wǔ (孫武), zì: Chángqīng (長卿; 544 a.C. – 496 a.C.), generale e stratega cinese. ==''L'arte della guerra''== ===[[Incipit]]=== ====Riccardo Fracasso==== Sunzi disse:<br> «Gli affari militari sono un'importante questione di stato; il terreno su cui si giocano vita e morte; il Dao<ref name=Dao>Traducibile come via, principio, modo, legge immutabile. (2010)</ref> del permanere e del perire. Non analizzarli è dunque impossibile. A tale scopo si stabiliscono cinque punti confrontandoli con una serie di valutazioni per indagare la realtà dei fatti.<br> Il primo punto viene chiamato "Dao"; il secondo "Cielo"; il terzo "Terra"; il quarto "Comando"; il quinto "Regola". ====Monica Rossi==== Sun Tzu disse:<br> Le operazioni militari sono di vitale importanza per lo Stato.<br> Sono questione di vita o di morte,<br> Il Tao<ref name=Dao /> della sopravvivenza o della distruzione.<br> È dunque necessario ponderarle con cura. § E così, bisogna considerarle tenendo presente cinque fattori,<br> Valutare la situazione per mezzo di comparazioni<br> Per capire la sua vera natura.<br> Il primo fattore è il Tao, il secondo è il cielo, il terzo è la terra, il quarto è il generale, il quinto è il metodo. ===Citazioni=== *Le operazioni militari seguono un Tao di stratagemmi –<br>Così, quando sei capace, fingi di essere incapace.<br>Quando sei attivo, fingi di essere inattivo.<br>Quando sei vicino, fingi di essere lontano.<br>Quando sei lontano, fingi di essere vicino. (1; 2011) *E così, chi non conosce a fondo i pericoli inerenti all'impiego delle armi,<br>Ugualmente non può conoscere a fondo i vantaggi che derivano dal loro impiego. (2; 2011) *Ottenere cento [[vittoria|vittorie]] in cento [[battaglia|battaglie]] non è prova di suprema abilità.<br>Sottomettere l'esercito nemico senza combattere è prova di suprema abilità. (3; 2011) *Bisogna dunque sapere che la vittoria ha cinque requisiti –<br>Bisogna sapere quando è il momento di [[combattimento|combattere]] e quando non lo è.<br>Bisogna saper guidare tanto un grande esercito quanto uno piccolo.<br>La vittoria si ottiene quando i superiori e gli inferiori sono animati dallo stesso spirito.<br>La vittoria si ottiene quando si è preparati a ogni imprevisto.<br>La vittoria si ottiene quando ci sono un generale capace e un sovrano che non interferisce.<br>Questi cinque requisiti costituiscono il Tao che porta alla vittoria. (3; 2011) *Se conosci il nemico e [[conoscere se stessi|conosci te stesso]],<br>Nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo.<br>Se non conosci il nemico ma conosci te stesso,<br>Le tue possibilità di vittoria sono pari a quelle di sconfitta.<br>Se non conosci né il nemico né te stesso,<br>Ogni battaglia significherà per te sconfitta certa. (3; 2011) *Nell'operazione militare vittoriosa prima ci si assicura la vittoria e poi si dà battaglia.<br>Nell'operazione militare destinata alla sconfitta prima si dà battaglia e poi si cerca la vittoria. (4; 2011) *In breve, in battaglia<br>Usa metodi ortodossi per affrontare il nemico<br>E metodi straordinari per ottenere la vittoria. (5; 2011) *Il caos nasce dall'ordine.<br>La codardia nasce dal coraggio.<br>La debolezza nasce dalla forza. (5; 2011) *Stanca il nemico quando è pronto e riposato, affamalo quando è [[sazietà|sazio]], costringilo a spostarsi quando è accampato. (6; 2011) *Il fine del dare forma alle operazioni militari è diventare senza forma.<br>Quando si è senza forma, nemmeno le spie più abili riescono a scoprire nulla e il nemico saggio non avrà elementi per poter preparare i suoi piani. (6; 2011) *E così sii – <br>Veloce come il vento,<br>Lento come una foresta,<br>Assali e devasta come il fuoco,<br>Sii immobile come una montagna,<br>Misterioso come lo [[Yin e yang|yin]],<ref>«Impenetrabile come tenebra». (2010)</ref><br>Rapido come il tuono. (7; 2011) *Le informazioni segrete sono essenziali in guerra, gli eserciti vi contano per fare ogni mossa. (XIII, 23)<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 201. ISBN 9788858041406</ref> ==Citazioni su Sun Tzu== *Nel mondo del business si dice: «Pianificare senza agire è inutile, agire senza pianificare è fatale», il che richiama quanto scrisse Sun Tzu alcuni secoli fa: «Una strategia senza tattiche è il cammino più lento verso la vittoria. Le tattiche senza una strategia sono il clamore prima della sconfitta». ([[Garri Kimovič Kasparov]]) *Ormai le citazioni dal classico di Sun Tzu, ''L'arte della guerra'', non si contano più, anche se questo libro è stato scritto più di quattro secoli prima della nascita di [[Cristo]]. Oggi, all'alba di un nuovo millennio e in tutti i continenti, un numero sempre crescente di politici, imprenditori, amministratori, attivisti, militari o semplici cittadini dichiara di considerarlo il proprio testo di riferimento. Tuttavia, bisogna ammettere che tra la seduzione intellettuale, addirittura poetica, che il testo esercita e l'applicazione dei suoi principi e delle sue esortazioni su un piano sia teorico che pratico il passo è ancora lungo. ([[Pierre Fayard]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Sun Tzu, ''L'arte della guerra'', traduzione di Riccardo Fracasso, Newton Compton, 2010. ISBN 9788854128286 *Sun Tzu, ''L'arte della guerra'', a cura del Gruppo di traduzione Denma, traduzione dall'inglese di Monica Rossi, Mondadori, 2011. ==Voci correlate== *[[Sun Pin]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|L'arte della guerra||(III sec. a.C.)}} [[Categoria:Filosofi cinesi]] [[Categoria:Generali cinesi]] [[Categoria:Scrittori cinesi]] nzilm4vteidv5p5bcoslchqquw62pbb Template:SelezioneNuove 10 4465 1223442 1223320 2022-08-20T02:19:45Z Danyele 19198 aggiornamento (+3) wikitext text/x-wiki <noinclude>{{Protetta}}</noinclude> <div style="text-align:justify; margin-right:10px;"><!-- AGGIUNGI UNA NUOVA VOCE IN CIMA ALLA LISTA, CANCELLANDONE UNA DAL FONDO. La lista viene aggiornata periodicamente da un utente registrato qualunque (nessun timore!), per un totale di 25. AGGIUNGI QUI UNA NUOVA VOCE: NON DIMENTICARE IL SEPARATORE "{{,}}" --> [[Sadie Sink]]{{,}} [[Lea T]]{{,}} [[Aron Winter]]{{,}} ''[[L'uomo nel mirino]]''{{,}} ''[[La rivincita di Natale]]''{{,}} [[Rūta Meilutytė]]{{,}} [[Guanaco]]{{,}} [[Ushuaia]]{{,}} [[Audizione]]{{,}} [[Giada Arena]]{{,}} [[Erin Moriarty]]{{,}} [[Maude Apatow]]{{,}} [[Nicolò Martinenghi]]{{,}} [[Ilaria Cusinato]]{{,}} ''[[Regalo di Natale]]''{{,}} [[Alberto Luca Recchi]]{{,}} [[Luca Marin]]{{,}} [[Punta Arenas]]{{,}} [[Adrien de Gerlache]]{{,}} [[Sara Franceschi]]{{,}} [[Lisa Joy]]{{,}} ''[[Servitore del popolo (serie televisiva)|Servitore del popolo]]''{{,}} [[Silvia Scalia]]{{,}} [[Lorenzo Zazzeri]]{{,}} [[David Popovici]] <!-- NON DIMENTICARE DI TOGLIERE L'ULTIMO SEPARATORE "{{,}}" --></div><noinclude> [[Categoria:Template selezione]] </noinclude> isic6r1fkk79xckf44cnlot21bu9v4w Clark Gable 0 4599 1223356 1136440 2022-08-19T17:24:18Z AnjaQantina 1348 +citazione su, +note wikitext text/x-wiki '''William Clark Gable''' (1901 – 1960), attore cinematografico statunitense. {{Premio|Oscar|'''[[Accadde una notte]]''' *Miglior attore (1935)}} [[Immagine:Clark Gable in Mutiny on the Bounty trailer.jpg|thumb|right|Clark Gable nel trailer del film ''[[La tragedia del Bounty]]'', 1935]] ==Citazioni di Clark Gable== *{{NDR|Su [[Marilyn Monroe]]}} Mi piace, però è così maledettamente poco professionale... certi giorni si presentava solo dopo pranzo, e poi voleva mandare all'aria una ripresa dopo l'altra... Sono contento che il film sia finito, quella dannata mi ha quasi procurato un attacco di cuore.<ref name=ma>Citato in ''Marilyn'', p. 342.</ref> *Marilyn è assolutamente femminile, senza artifizi... possiede mille qualità.<ref name=ma/> *Marilyn è superlativa. È assolutamente femminile. Ogni cosa che fa è diversa, strana, eccitante, da come parla al modo in cui adopera quel suo magnifico busto. Fa sì che un uomo sia orgoglioso di essere uomo.<ref>Citato in ''Marilyn'', p. 345.</ref> *Non dimenticare che nel mestiere di attore solo i primi 30 anni sono duri. {{c|Fonte?}} ==Citazioni su Clark Gable== *Fu assegnato alla nostra squadriglia... Rimase con noi dal 1942 al 1945 e, ti posso dire, non è che lo assegnavano alle missioni di routine. In coda al suo aereo, scattò un sacco di foto ai colpi della contraerea. (Ralph Cowley<ref>Sergente del 351° Gruppo da bombardamento, USAF; citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 153. ISBN 9788858041406</ref>) ==Note== <references /> ==Filmografia== *''[[Accadde una notte]]'' (1934) *''[[Via col vento]]'' (1939) ==Bibliografia== *Mike Evans, ''Marilyn'' (''Marilyn Handbook'', MQ Publications Limited, 2004), traduzione di Michele Lauro, Giunti Editore, 2006. ISBN 880904634X == Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Gable, Clark}} [[Categoria:Attori statunitensi]] e4dso6ngdajhf0sgwxe4f7rbp06pfw4 Francisco Franco 0 4661 1223409 1223269 2022-08-19T21:31:06Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Francisco Franco */ ]1 wikitext text/x-wiki [[File:RETRATO DEL GRAL. FRANCISCO FRANCO BAHAMONDE.jpg|thumb|Francisco Franco nel 1964]] '''Francisco Paulino Hermenegildo Teódulo Franco y Bahamonde Salgado Pardo de Andrade''' (1892 – 1975), generale, uomo politico e dittatore spagnolo. ==Citazioni di Francisco Franco== *Impegniamoci per formare un solo fronte nazionale... contro Mosca e le società marxiste.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 41. ISBN 9788858041406</ref> *{{NDR|Commentando le fotografie, esaminate con una lente d'ingrandimento, del corpo di [[Benito Mussolini]] appeso a piazzale Loreto}} Lo hanno legato male.<ref>Citato in Paolo Granzotto, ''Montanelli'', il Mulino, Bologna, 2004, p. 115. ISBN 88-15-09727-9</ref> *Non ci sarà alcun comunismo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 40. ISBN 9788858041406</ref> *Non siamo neutrali. Siamo non belligeranti.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *{{NDR|Annunciando al popolo spagnolo la sua intenzione di non entrare in guerra}} Popolo spagnolo, popolo della Guerra Civile e della Falange. Popolo dell'Iberia e popolo più combattivo d'Europa. Tre sere fa ho avuto un dialogo di diverse ore col capo del governo italiano Benito Mussolini presso la città di Imperia. Si è discusso nella guerra in cui da più di un anno l'[[Italia]] è coinvolta, affiancata alla Germania contro Gran Bretagna e Francia. Ebbene, in queste ultime ore ho dovuto scegliere molte cose. Entrare o non entrare in guerra? E con chi? Se mi fossi alleato con i britannici, avrei 200.000 soldati tedeschi pronti a invadere la nostra patria, ma tuttavia questa nostra Spagna non sarebbe niente senza l'appoggio di Hitler e Mussolini. Pertanto, sono arrivato ad una decisione finale: non entrerò in guerra, ma contribuirò allo sforzo bellico italo-tedesco, rifornendo i due paesi e inviando una divisione di volontari in Unione Sovietica a fianco dell'Asse Roma-Berlino. (27 luglio 1941<ref>Citato in Antonio Ghirelli, ''Tiranni''.</ref>) ==Citazioni su Francisco Franco== *Francisco Franco ha lasciato in eredità l'ordine. In Spagna funziona tutto e funziona bene, ci sono educazione, pulizia, rispetto e poca burocrazia. ([[Fabio Capello]]) *Franco, piccolo, tarchiato, imperturbabile, era dotato di una notevole dose di astuzia. La sua nomina a capo dei nazionalisti era avvenuta per caso, si potrebbe dire, perché il generale, più in vista di lui, ch'era stato prescelto a dirigere il movimento era rimasto ucciso in un incidente aereo proprio agli inizi della rivolta. Ma una volta giunto al potere, Franco si dimostrò ben preparato a tenere uniti gli elementi dell'eterogenea coalizione che si accingevano ad abbattere la repubblica. ([[H. Stuart Hughes]]) *Quello di Franco, se proprio vogliamo chiamarlo regime, fu un regime di polizia, di una polizia molto più dura di quella fascista, ma un totalitarismo no. Ecco perché, quando sentì avvicinarsi il momento della fine, Franco poté liquidare il franchismo con relativa facilità: perché di totalitario non aveva altro che le galere. Però bisogna anche riconoscere che questo soldataccio squallido e ottuso (sul piano umano era repellente), il ritorno al regime democratico seppe compierlo da maestro, facendosi consegnare dal pretendente al trono, Don Juan, ch'egli considerava (non a torto) poco affidabile, il figlio Juan Carlos per prepararlo – operazione riuscitissima – ai suoi compiti di Re, e mettendogli accanto un uomo di primissimo ordine come Suarez. ([[Indro Montanelli]]) *Senza avere una propria ideologia nettamente definita, tranne quella del rispetto per la tradizione e per la disciplina, Franco era abbastanza scettico da non prendere troppo sul serio i suoi seguaci, comunque non più di quanto meritassero. ([[H. Stuart Hughes]]) ===[[Paul Preston]]=== *Dal 1939 fino alla sua morte Franco governò la Spagna come fosse un paese straniero sotto occupazione, il suo esercito aveva un addestramento, una forma di spiegamento e una struttura che lo rendevano più adatto ad agire contro la popolazione nativa che contro un nemico esterno. *Franco approfittava di ogni occasione per vantarsi di aver cancellato il retaggio dell'illuminismo e della rivoluzione francese, e tutti gli altri simboli della modernità. *Franco era freddo, spietato e reticente. La sua cautela di galiziano taciturno gli serviva per mascherare l'assenza di obiettivi politici precisi, come si vide nella conduzione della [[Guerra civile spagnola|guerra {{NDR|civile spagnola}}]]. Franco era lento nel prendere decisioni e sono state messe in dubbio anche le sue abilità militari. La sua leadership fu sicuramente ostinata, mediocre, una vera sciagura per gli alleati tedeschi. Per tutta la guerra civile Franco sacrificò uomini e tempo in inutili campagne per conquiste insignificanti. ==Note== <references/> ==Voci correlate== *[[Guerra civile spagnola]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Franco, Francisco}} [[Categoria:Militari spagnoli]] [[Categoria:Politici spagnoli]] 8xc5no2ow3a7rx8t32dfnwyfvanfm83 Lyndon B. Johnson 0 5110 1223403 1194904 2022-08-19T21:18:33Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Lyndon B. Johnson */ +1, +ref wikitext text/x-wiki [[Immagine:Lbj2.jpg|thumb|Lyndon B. Johnson nel 1969]] '''Lyndon Baines Johnson''' (1908 – 1973), trentaseiesimo presidente degli Stati Uniti d'America. ==Citazioni di Lyndon B. Johnson== *{{NDR|Su [[Jawaharlal Nehru]]}} Forse più di qualsiasi altro leader mondiale, Nehru aveva dato espressione all'aspirazione umana alla pace e che nessun omaggio alla sua memoria può essere più adeguato e appropriato della pace del mondo.<ref name="nehru">Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0097_01_1964_0126_0003_6076556/ ''Johnson svegliato nella notte per la notizia''], ''La Stampa'', 28 maggio 1964</ref> *Ho chiesto al generale [[William Westmoreland|Westmoreland]] che cosa gli servisse per far fronte a questa crescente aggressione. Me lo ha detto. E noi soddisferemo le sue richieste. Non possiamo essere sconfitti con la forza delle armi. Rimarremo in Vietnam.<ref>Dal comunicato televisivo alla Nazione americana, 28 luglio 1965.</ref> *Io spero e prego ogni giorno che il mondo possa imparare. Quegli incendi che noi non causiamo saranno più grandi. Dobbiamo salvare la libertà ora ad ogni costo. Oppure ogni giorno della nostra libertà sarà perduto.<ref>Dalla dichiarazione di guerra al Vietnam del Nord, 1964,</ref> *La pace è una cosa molto sfuggente. Non so che cosa abbiano in mente i vietnamiti e non posso indicare con esattezza una data e un luogo. Stiamo cercando costruttivamente, ogni giorno, di giungere ad una soluzione adeguata.<ref>Citato in [https://archivio.unita.news/assets/main/1968/03/24/page_001.pdf ''Westmoreland paga per Johnson''], ''L'Unità'', 24 marzo 1968</ref> *Mi sento come un autostoppista colto da una [[grandine|grandinata]] su un'autostrada del Texas. Non posso scappare. Non posso nascondermi. E non posso farla cessare.<ref>Citato in [[Giorgio Faletti]], ''Io sono Dio'', [http://books.google.it/books?id=gTMj0lBcuSoC&lpg=PA7 p. 7], 2009.</ref> *Mi sono convinto che per rendere felice la propria [[moglie]] bastano due cose: primo, lasciarle credere che può fare a modo suo e, secondo, lasciarglielo fare.<ref>Citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', p. 60, febbraio 1971.</ref> *{{NDR|[[Ngô Đình Diệm]]}} è il [[Winston Churchill]] di questo decennio. [...] Combatte il comunismo dovunque, nelle strade e sui sentieri, e quando ha le mani legate continua a combattere con i piedi.<ref>Citato in [https://archivio.unita.news/assets/main/1966/09/18/page_010.pdf ''Il brindisi di Johnson al dittatore Ngo Dinh Diem''], ''La Stampa'', 18 settembre 1966</ref> *Non vorrei mai dare un voto in cambio di un martelletto da presidente.<ref>Allusione al compito che la Costituzione statunitense assegna al vice-presidente degli Stati Uniti, di presiedere le sedute del Senato.</ref><ref>Citato in [[Arthur Schlesinger Jr.]], ''I mille giorni di Kennedy alla Casa Bianca'', Milano, Rizzoli, 1966, p. 64</ref> *Quasi tutti gli alti popoli sono sfiniti e indifesi. Guardano all'America per essere aiutati.<ref>1947. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 322. ISBN 9788858041406</ref> *{{NDR|Riferito a [[Walter Cronkite]]}} Se ho perduto il tuo appoggio, ho perduto quello del Paese.<ref>Citato in [https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1997/gennaio/29/Cronkite_ammazzanotizie_co_0_9701297783.shtml ''Cronkite: la tv ammazzanotizie''], ''Corriere della sera'', 29 gennaio 1997.</ref> *{{NDR|Sul [[football americano]]}} Vedere alcuni dei nostri più istruiti ragazzi passare il pomeriggio a picchiarsi mentre migliaia di persone fanno il tifo, dà a fatica il quadro di una nazione che ama la pace.<ref>Citato in [[Marco Pastonesi]] e Giorgio Terruzzi, ''Palla lunga e pedalare'', Dalai Editore, 1992, p. 67. ISBN 88-8598-826-2</ref> {{Int|1=Dal brindisi a [[Ngô Đình Diệm]]|2=[https://archivio.unita.news/assets/main/1966/09/18/page_010.pdf ''Il brindisi di Johnson al dittatore Ngo Dinh Diem''], ''La Stampa'', 18 settembre 1966}} *Esiste una differenza fondamentale tra i capi come voi ed i tiranni che vi sono contrari. Voi siete il simbolo della volontà e del consenso dei governati. I tiranni non sono invece investiti di alcun mandato. Essi governano soltanto con il terrore e l'oppressione. Per non essere frainteso, mi sia permesso di porre in rilievo un argomento: noi non riteniamo che i tiranni scompaiono automaticamente. Iddio aiuta chi si aiuta. *La [[libertà]] giunge soltanto per coloro che sono disposti a pagare il prezzo che essa richiede. Noi appoggeremo i vostri sforzi. Noi resteremo al vostro fianco. Noi resteremo accanto a voi perché nutriamo per voi rispetto, affetto e fiducia ma, in un senso ancor più elevato, resteremo accanto a voi perché abbiamo un profondo senso della responsabilità verso la causa della libertà universale. Posso già vedere il giorno in cui l'intelligenza e la capacità dei vostri scienziati e tecnici, in numero sempre maggiore, si uniranno a quelle degli scienziati e tecnici del nostro e di altri paesi, per aiutare gli uomini ad elevare il loro sguardo più alto, verso le stelle... Posso già vedere il giorno in cui un Vietnam forte e stabile rappresenterà uno dei prosperi e promettenti capisaldi della libertà in un'Asia di pace. *C'è una forza malvagia che si aggira nel mondo. Il suo scopo è di prendere, se può, ciò che noi abbiamo. Oppure, signor presidente, per dirla come la diciamo laggiù tra le mie colline natali, "la volpe è in caccia". La volpe sta andando a caccia di galline e voi, signor presidente, siete nel mezzo del pollaio. ==Citazioni su Lyndon B. Johnson== *Lyndon Johnson? È un uomo politico! Conosciamo la morale di quella gente: è un gradino più giù di quelli che si inchiappettano i bambini. (''[[Io e Annie]]'') *{{maiuscoletto|Lyndon B. Johnson}}. ''In dubiis pro rodeo.''<ref>{{cfr}} locuzione latina: ''In dubiis pro reo.'' («nel dubbio {{NDR|decidere}} in favore del {{NDR|presunto}} reo»).</ref> ([[Marcello Marchesi]]) *{{maiuscoletto|Lyndon Johnson}}. John Wayne andato a male. ([[Marcello Marchesi]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{PresidentiUSA}} {{DEFAULTSORT:Johnson, Lyndon}} [[Categoria:Personalità della guerra fredda]] [[Categoria:Personalità della guerra del Vietnam]] [[Categoria:Politici statunitensi]] eiv3yi4fvjf9cma2wk3m3w43vabvzia Heinrich Himmler 0 5267 1223408 1176322 2022-08-19T21:29:50Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Heinrich Himmler */ +1 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Bundesarchiv Bild 183-R99621, Heinrich Himmler.jpg|thumb|Heinrich Himmler nel 1938]] '''Heinrich Himmler''' (1900 – 1945), militare tedesco. ==Citazioni di Heinrich Himmler== *{{NDR|Sulle [[Schutzstaffel|SS]]}} Così ci siamo schierati e secondo leggi immutabili marciamo come ordine militare nazional socialista, uomini d'impronta nordica, comunità giurata della nostra stirpe, verso un lontano avvenire, e desideriamo e crediamo di essere non soltanto i pronipoti che meglio la difendono, ma anche e in più i padri di generazioni future, necessarie alla vita eterna del popolo tedesco-germanico.<ref>Citato in Meier-Benneckenstein ''Das 3. Reich im Aufban'' (''Il terzo Reich in costruzione''), 1939; citato in [[Reimund Schnabel]], ''Il disonore dell'uomo'', 1966.</ref> *La crudeltà impone rispetto.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 24. ISBN 9788858041406</ref> ==Citazioni su Heinrich Himmler== *Himmler definì le SS come il nuovo tipo umano che in nessuna circostanza avrebbe fatto "una cosa per se stessa". ([[Hannah Arendt]]) *Nei suoi discorsi riservati e non destinati al pubblico Himmler parla esplicitamente di schiavitù: c’è assoluto bisogno di «schiavi di razza straniera» (''fremdvölkische Sklaven'') dinanzi ai quali la «razza dei signori» (''Herrenrasse'') non deve mai smarrire la sua «aura signorile» (''Herrentum'') e coi quali essa non deve in alcun modo mescolarsi o confondersi. ([[Domenico Losurdo]]) *Paradossalmente, Himmler si presentava quasi come un avversario dell'[[antisemitismo]], perché in fondo l'antisemitismo non era che un'[[ideologia]] e, come egli soleva dire, non era con le ideologie che si uccidevano i pidocchi: la questione ebraica era una questione di pulizia e come per spidocchiare non valevano ideologie ma solo l'allontanamento fisico dei pidocchi, altrettanto doveva valere per gli [[ebrei]]. ([[Enzo Collotti]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Himmler, Heinrich}} [[Categoria:Agronomi tedeschi]] [[Categoria:Militari tedeschi]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici tedeschi]] 5902q87aqk58sirk4sqputnp1op86qp Karl Dönitz 0 5268 1223424 909388 2022-08-19T22:09:26Z AnjaQantina 1348 +citazioni, sfid, +note wikitext text/x-wiki [[Immagine:Karl Dönitz.jpg|thumb|right|Karl Dönitz]] '''Karl Dönitz''' (1891 – 1980), militare tedesco. *I nuovi dispositivi di localizzazione del nemico rendono impossibile combattere.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 214. ISBN 9788858041406</ref> *Preferirei essere ridotto a dover mangiare terra piuttosto che i miei nipoti siano educati e avvelenati nello spirito e dalla sporcizia degli ebrei.<ref>Agosto 1944.</ref> :{{en}} ''I would rather eat dirt than see my grandchildren grow up in the filthy, poisonous atmosphere of Jewry''.<ref>Norman J. W. Goda, ''[https://en.wikiquote.org/wiki/Karl_D%C3%B6nitz#:~:text=Tales%20from%20Spandau%3A%20Nazi%20Criminals%20and%20the%20Cold%20War Tales from Spandau: Nazi Criminals and the Cold War]'', p. 140, 2007.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Dönitz, Karl}} [[Categoria:Militari tedeschi]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] 4bu8ab21iiwau8ez24cngbw6axwejba Heinz Guderian 0 5282 1223414 1223281 2022-08-19T21:39:30Z AnjaQantina 1348 +citazione wikitext text/x-wiki [[Immagine:Heinz Guderian.jpg|thumb|Heinz Guderian]] '''Heinz Guderian''' (1888 – 1954), Colonnello generale tedesco. *Devi colpire con il pugno, non con la mano aperta.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 72. ISBN 9788858041406</ref> *Se i carri hanno successo, vinceremo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 70. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Guderian, Heinz}} [[Categoria:Militari tedeschi]] 6y0e7yavlq8m1dfme6dslraqvfditbw 1223426 1223414 2022-08-19T22:13:49Z AnjaQantina 1348 +citazione wikitext text/x-wiki [[Immagine:Heinz Guderian.jpg|thumb|Heinz Guderian]] '''Heinz Guderian''' (1888 – 1954), Colonnello generale tedesco. *Devi colpire con il pugno, non con la mano aperta.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 72. ISBN 9788858041406</ref> *Se i carri hanno successo, vinceremo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 70. ISBN 9788858041406</ref> *Il fronte orientale è come un castello di carte.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 288. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Guderian, Heinz}} [[Categoria:Militari tedeschi]] 5jihbg5n78tsuc41lc5n3jgengqz7s0 1223427 1223426 2022-08-19T22:14:13Z AnjaQantina 1348 ordine alfab. wikitext text/x-wiki [[Immagine:Heinz Guderian.jpg|thumb|Heinz Guderian]] '''Heinz Guderian''' (1888 – 1954), Colonnello generale tedesco. *Devi colpire con il pugno, non con la mano aperta.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 72. ISBN 9788858041406</ref> *Il fronte orientale è come un castello di carte.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 288. ISBN 9788858041406</ref> *Se i carri hanno successo, vinceremo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 70. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Guderian, Heinz}} [[Categoria:Militari tedeschi]] pdcfld29ocobibd6deos56pls2u7xa3 Albert Speer 0 5905 1223370 901483 2022-08-19T18:10:55Z AnjaQantina 1348 +citazione, +note wikitext text/x-wiki [[Immagine:Albert-Speer-72-929.jpg|thumb|right|Albert Speer]] '''Albert Speer''' (1905 – 1981), architetto tedesco e ministro nella Germania nazista. *Dalla torre della contraerea, le incursioni su Berlino erano una vista indimenticabile, e dovevo costantemente ricordare a me stesso la crudele realtà per non essere affascinato dalla scena.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 190. ISBN 9788858041406</ref> ==''Memorie del Terzo Reich''== *Se [[Adolf Hitler|Hitler]] avesse avuto degli amici, io sarei stato suo amico. (Davanti alla corte del processo di Norimberga) *Nella mia responsabilità di alto esponente di una potenza tecnologica altamente sviluppata, che aveva usato tutto e tutti i suoi mezzi, senza coscienza né freni, contro l'umanità, cercavo non soltanto di addossarmi quanto era avvenuto, ma anche di capirlo. *Da un momento all'altro il complesso sistema del nostro mondo moderno può venire inesorabilmente distrutto da forze negative moltiplicatesi in reazione a catena. Nessuna volontà umana potrebbe arrestare questo processo, se l'automatismo dello sviluppo dovesse ulteriormente spersonalizzare l'uomo e privarlo ancor più della sua responsabilità. *Abbagliato dalle possibilità della Tecnica, l'ho servita negli anni decisivi della mia esistenza. Ora, al termine di questa mia esistenza, essa, la Tecnica, trova davanti a sé il Dubbio. ==Citazioni su Albert Speer== *{{NDR|Alla moglie di Speer}} Suo marito costruirà per me edifici quali non siamo più abituati a vedere da quattro secoli. ([[Adolf Hitler]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Albert Speer, ''Memorie del Terzo Reich'', traduzione di Enrichetta e Quirino Maffi, Mondadori, 1995. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Speer, Albert}} [[Categoria:Architetti tedeschi]] 7ph1zvg1cucm2zamaa3oktvhjgror55 Piero Angela 0 6388 1223458 1223009 2022-08-20T07:15:29Z Spinoziano 2297 /* Da zero a tre anni */ wikitext text/x-wiki [[File:Piero_angela.jpg|thumb|Piero Angela (2001)]] '''Piero Angela''' (1928 – 2022), giornalista, divulgatore scientifico e scrittore italiano. ==Citazioni di Piero Angela== *{{NDR|Messaggio pubblicato dopo la sua morte}} Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana.<br>Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.<br>Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte...). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell'ambiente e dell'energia.<br>È stata un'avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.<br>A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato.<br>Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.<ref>Citato in un [https://www.facebook.com/SuperQuarkRai/photos/a.2098245433544459/5358680220834281 post] sul profilo Facebook ufficiale del programma televisivo ''Superquark'', 13 agosto 2022.</ref> *[[Carlo Angela]], mio padre, era uno psichiatra e durante le persecuzioni razziali nascose nella clinica che dirigeva a San Maurizio Canavese ebrei, uomini e donne anche perseguitati, accogliendoli sotto falso nome. Li istruì su come fingersi falsi malati, facendoli passare per matti, e in questo modo li salvò.<ref>Dall'intervista di Marina Paglieri, ''[http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/01/27/news/piero_angela_mio_padre_giusto_tra_le_nazioni_salvo_tanti_ebrei_e_non_volle_mai_dirlo_-187382099/?ref=RHPPLF-BS-I0-C8-P2-S1.8-T1 Piero Angela: “Mio padre 'giusto tra le nazioni', salvò tanti ebrei e non volle mai dirlo”]'', ''repubblica.it'', 27 gennaio 2018.</ref> *C'è un concetto di base nella scienza: ogni [[scoperta]], ogni invenzione è sempre il frutto di ricerche precedenti che hanno preparato il terreno.<ref>Dal DVD ''Viaggio nella Scienza'', vol. 3: ''Einstein e la relatività'', Rai Trade, 2009.</ref> *Faccio divulgazione scientifica da quasi cinquant'anni, e ogni volta è sorprendente rendersi conto che più escono cose dalla scatola della conoscenza più se ne creano dentro, in continuazione, di nuove.<ref>Dalla quarta puntata della stagione 2016 della trasmissione televisiva ''Superquark'', Rai 1, 3 agosto 2016.</ref> *{{NDR|Sulla [[pandemia di COVID-19]]}} I giovani si sentono invulnerabili, ma il virus non si vede, non si sente. Abbiamo visto cos'è successo anche a Capi di Stato che lo minimizzavano. Invece se il virus passa dai ragazzi ai genitori, salta l'economia di questo Paese.<ref name="esercito">Citato in [https://www.lastampa.it/spettacoli/tv/2020/10/05/news/coronavirus-piero-angela-serve-l-esercito-in-strada-1.39385184 ''Coronavirus, Piero Angela: “Serve l'esercito in strada”''], ''La Stampa'', 5 ottobre 2020.</ref> *{{NDR|Sugli anni da inviato durante le missioni Apollo, «e com'è assistere dal vivo alla partenza di un razzo?»}} Incredibile. La tribuna stampa era a cinque chilometri di distanza, per sicurezza: in caso di caduta il razzo, che era una macchina con milioni di litri di carburante, avrebbe potuto fare una strage. Era un obelisco alto 110 metri, come un palazzo di 40 piani. I tecnici erano in ansia, i dirigenti della Nasa, l'ente spaziale americano, ancora di più. Per non parlare dei familiari degli [[astronauti]] che si tenevano per mano. E nel momento in cui arrivava, con 15 secondi di ritardo a causa della distanza, il rumore infernale, tante persone scoppiavano a piangere per la tensione. I secondi iniziali del volo erano delicati, e quando il razzo aveva raggiunto una certa quota partiva l'applauso.<ref name="Adami">Dall'intervista di Alex Adami, ''E così ci siamo ritrovati insieme sulla Luna'', ''TV Sorrisi e Canzoni'', nº 28, 16 luglio 2019, pp. 18-21.</ref> *Il titolo ''Quark'' è un po' curioso e lo abbiamo preso a prestito dalla fisica, dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto [[quark (particella)|quarks]], che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti. È quindi un po' un andare dentro le cose.<ref>Dalla prima puntata del programma televisivo ''Quark'', 1981; riproposto nella trasmissione televisiva ''Visioni private: i ricordi televisivi di Piero Angela'', Rai Storia, 23 aprile 2011.</ref> *L'Apollo 8, nel dicembre 1968, aveva girato intorno alla [[Luna]] ed era ritornata sulla [[Terra]]. [...] All'andata, a metà percorso, ci fu un collegamento e si vide per la prima volta la Terra dallo [[Spazio (astronomia)|spazio]]. Io ero in onda, facevo la telecronaca diretta, e ho avuto una forte emozione guardando quell'immagine: una pallina nell'[[Universo]]. L'impressione immediata fu che noi, così piccoli, non siamo niente. Litighiamo, ci ammazziamo, inquiniamo questo unico luogo caldo che ci consente di vivere bene, ma davvero non contiamo niente.<ref name="Adami"/> *La [[creatività]] è soprattutto la capacità di porsi continuamente delle [[domanda|domande]].<ref>Citato in ''Focus'', n. 111, p. 116.</ref> *La [[razionalità]] è sempre stata minoritaria, ma è una battaglia che vale la pena di combattere.<ref>Citato in ''[http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273895 Aderite al CICAP: contrastate la superstizione e accendete la vostra curiosità]'', ''cicap.org'', 21 febbraio 2014.</ref> *La [[Ricerca scientifica|ricerca]] è la vera macchina della ricchezza, una ricchezza che la politica spesso si è limitata a redistribuire: ma solo se produci tanto e bene puoi abbassare le tasse.<ref>Dall'intervista di Luca Fraioli, ''[https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2018/01/26/news/nasce_rlab_piero_angela_impariamo_a_investire_sull_intelligenza_-187362732/ Nasce RLab. Piero Angela: “Impariamo a investire sull'intelligenza”]'', ''rep.repubblica.it''. 27 gennaio 2018.</ref> *La [[scienza]] ha questo di bello: che unisce le generazioni, perché le regole non cambiano, come le mode, da una generazione all'altra, ed è un percorso di conoscenza lungo il quale tutti possono inoltrarsi, a condizione, naturalmente, che il racconto sia fatto in modo chiaro e comprensibile.<ref>Dal DVD ''Viaggio nella Scienza'', vol. 1: ''L'Universo'', Rai Trade, 2009.</ref> *Nelle scuole italiane si insegnano le materie scientifiche, ma non si insegna quasi mai la scienza, ovvero le regole di base che permetterebbero di capire se chi annuncia di aver fatto una scoperta è credibile o no.<ref>Dall'intervista di Cristiana Pulcinelli, ''[http://www.ufficiostampa.rai.it/aree/sipra/sipra_odierna.pdf#page=32&zoom=auto,36,777 «Stamina, anche noi giornalisti siamo responsabili»]'', ''l'Unità'', 21 gennaio 2014, p. 18.</ref> *Ormai [[Alberto Angela|Alberto]] non è più il figlio di Piero Angela, sono io a essere suo padre.<ref>Dall'intervista al programma televisivo ''Domenica in''; citato in ''[http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2018/01/15/news/piero_angela-186526594/?ref=search Piero Angela: "Ormai sono conosciuto come il padre di Alberto"]'', ''Repubblica.it'', 15 gennaio 2018.</ref> *{{NDR|Sulla [[pandemia di COVID-19]]}} Per l'Hiv c'è stata gente condannata in tribunale perché sapendo di essere contagiati andavano attaccando il virus agli altri. Oggi, con il Covid, non dico di mettere in galera le persone, ma far rispettare assolutamente le regole, si. Anche l'esercito e la Polizia in strada possono essere d'aiuto. Come divulgatori di informazione, noi possiamo dare una mano. Ma è un problema di comportamenti.<ref name="esercito"/> *Perché se uno cerca di [[Comprensione|capire]] le cose, capire anche gli altri, la diversità, le ragioni degli altri, allora riesce anche a gestire meglio le proprie pulsioni.<ref>Citato in Marzullo 1999, p. 9.</ref> *Qualcuno ha detto che il [[tirannosauro]] in pratica è una bocca che cammina su due zampe e qualcosa di vero c'è.<ref name=pianetadinosauriep2.1>Dalla trasmissione televisiva ''Il Pianeta dei Dinosauri'', episodio 2.1: Prede e predatori, Rai 1, 1993.</ref> *{{NDR|Sulla [[pandemia di COVID-19]]}} Questo è un virus mortale. Non si può dover chiedere "per favore, mettete le mascherine". Quelli che non le usano sono degli untori, soprattutto se sono stati ben informati. [...] {{NDR|I negazionisti}} sono vittime della mala informazione. Alcuni sono recuperabili, altri no. Alle manifestazioni contro le mascherine erano quattro gatti e a lungo andare saranno anche di meno.<ref>Citato in [https://www.ilmessaggero.it/persone/covid_piero_angela_esercito_seconda_ondata_virus_pandemia_vaccino_coronavirus-5504970.html ''Covid, Piero Angela: «Se serve, giusto l'esercito per le norme anti-virus»''], ''ilmessaggero.it'', 5 ottobre 2020.</ref> *[...] sarebbe bene capire un po' meglio cosa erano i [[Dinosauro|dinosauri]]. Il fatto che fossero rettili infatti non deve portare a credere che fossero parenti stretti con quelli che vediamo oggi, perché in realtà i dinosauri avevano poco a che fare con gli altri rettili, anche a quelli apparentemente più simili, come [[Lucertola|lucertole]] o iguane.<ref name=pianetadinosauriep1.1>Dalla trasmissione televisiva ''Il Pianeta dei Dinosauri'', episodio 1.1: I primi dinosauri, Rai 1, 1993.</ref> *Siamo stati vaccinati fortemente da vent'anni di [[fascismo]] e prima ancora da società molto chiuse. [...] La [[patria]] ha dato tante delusioni.<ref>Durante la consegna della cittadinanza onoraria a Frascati, 29 settembre 2018. [https://www.youtube.com/watch?v=peZj7G8UnIo Video] disponibile su ''YouTube.com'' (min. 0:36).</ref> {{Int|Dall'intervista di [[Gigi Marzullo]]|In Gigi Marzullo, ''[http://books.google.it/books?id&#61;0dWhx4mWsswC Bellidinotte. Guerrieri moderni & Cavalieri d'altri tempi]'', Napoli, Alfredo Guida Editore, 1999. ISBN 88-7188-304-7}} *{{NDR|«Rimpiange qualcosa?»}} No. Penso che bisogna storicizzare sempre le decisioni giuste o sbagliate, o gli errori che si sono commessi. Allora, si pensava di fare bene così. (p. 11) *{{NDR|«La sua abilità comunicativa deriva proprio dal fatto di non essere un uomo di scienza?»}} Certo. Per capire prima io le cose, percorro una strada in salita, una strada difficile, tra le spine. Proprio perché mi rendo conto della difficoltà, ai miei lettori, questa strada cerco di fargliela percorrere in discesa, tra le rose. (p. 12) *{{NDR|«Pazzie per una donna ne ha mai fatte?»}} No. Quando leggo di questi drammi passionali mi rendo conto quanto siano cose lontane dalla mia mentalità. (p. 16) *{{NDR|«Il bene come il male sono entrambe forze creatrici di progresso?»}} [[bene e male|Il bene e il male]] sono due simboli. In realtà le cose sono un po' più complicate. (p. 18) *{{NDR|«Purtroppo dobbiamo morire.»}} Ma abbiamo vissuto. Ci sono quelli che non sono mai nati. Noi per millenni non siamo mai nati. Non nasceremo più, forse.<br />{{NDR|«Questo che cosa le ha insegnato?»}} Che bisogna vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, ma anche come se fosse il primo.<ref>{{Cfr}} [[Friedrich Nietzsche]]: «Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse il primo, come se fosse l'ultimo».</ref> (p. 18) {{Int|Da [https://www.corriere.it/spettacoli/18_luglio_25/servizio-vaccini-superquark-e037f3e8-8ff5-11e8-9e3d-9a7bf81b9c8e.shtml ''«Bisogna difendere la scienza»'']|Intervista di Maria Volpe, ''Corriere.it'', 25 luglio 2018.}} *{{NDR|Sull'[[antivaccinismo]]}} Quando non c'erano, c'erano i morti. Quando io ero piccolo se un compagno arrivava in ospedale con la difterite moriva con certezza, non c'era alcuna cura. Ho tanti ricordi di amici morti per queste malattie. La protezione gregge, cioè arrivare a percentuali alte di vaccinati è fondamentale. [...] Il fatto che sempre più persone non si fidino della scienza e diano credito alle non competenze, non è di buon senso nè intelligente. E invita a riflettere. *Bisogna sempre seguire la strada del convincimento e mai del disprezzo, nonostante certe presenze sul web. Bisogna portare dati e spiegare. Perchè in molti casi ci sono preoccupazioni dei genitori per i bambini da vaccinare. Ma certo non bisogna dimenticare l'obiettivo. Una volta sono stato ospite da Lucia Annunziato, insieme a [[Roberto Burioni]], medico in prima linea nella lotta agli antivaccinisti. Lui ha ragione, ma alle volte è troppo aggressivo e può non funzionare. *Questo è il compito delle Istituzioni: informare sempre e bene. {{Int|Da [https://www.vanityfair.it/article/piero-angela-lultima-intervista-a-vanity-fair-se-nessuno-si-ricordera-di-me-tv ''«Se nessuno si ricorderà di me»'']|Dall'intervista di Mario Manca a ''Vanity Fair Italia'', 8 ottobre 2020; citato in ''Vanityfair.it'', 13 agosto 2022.}} *Sono sempre stato molto attento a separare scienza e fede: quello che va in onda nei nostri prodotti si trova nelle riviste di divulgazione scientifica, che si parli di cosmo o di corpo umano. *Guardo anche i miei {{NDR|programmi}} perché cerco i difetti. C'è chi si irrita quando qualcuno gli fa un'osservazione, mentre io le critiche vado a cercarle tra la gente, cercando di capire se c'è un modo per migliorare, se qualcosa piace o non piace. *La cosa che mi colpisce è che sono amato dai giovani di tutte le età e le categorie professionali e culturali. È una gratificazione che mi rende felice perché questi ragazzi vivranno un secolo per niente facile e dobbiamo stare loro vicino affinché arrivino preparati. Non devono vivere alla giornata, ma applicarsi negli studi e conoscere la scienza, perché è in grado di aiutarli. Lasceremo questo mondo non solo ai posteri, ma ai figli e ai nipoti che sono già qua e vanno a scuola. *{{NDR|«La scuola fa abbastanza per i giovani d'oggi, secondo lei?»}} A scuola l'insegnamento procede ancora con il retrovisore: si insegnano la storia, il greco, il latino, la letteratura, tutte robe del passato che vanno benissimo, per carità, perché è necessario saperle. Dobbiamo, però, anche capire un po' cos'è il presente e quello che ci aspetta. A scuola si insegnano le scienze, ma non la scienza e il suo metodo. Quando io l'ho scoperta ho capito meglio tantissime cose e mi sono appassionato. *{{NDR|«Nel 1967 [...] fu arrestato quando era in Iraq. Come andò?»}} Stavamo girando di nascosto un servizio sul petrolio per ''Tv7'': quando arrivammo, avevano già impiccato 11 persone per spionaggio perché c'era la sindrome degli Israeliani e in quel momento l'Italia aveva adottato un atteggiamento pro-Israele. Un giorno riprendevamo da lontano, ma qualcuno ci ha visti e così, poco dopo, è arrivata una camionetta con i mitra spianati che ci ha portato prima in commissariato e poi in prigione. Pochi parlavano inglese, i telefoni non funzionavano, ma a mezzanotte venne il capitano dei servizi e capì la situazione in cui eravamo finiti. Ci sequestrarono tutto, ma ci liberarono. *La [[televisione]] è uno strumento che arriva alle famiglie e ritengo che ci voglia molta attenzione per evitare che vadano in onda cose che danno fastidio. È importante dire le cose in maniera educata, "in punta di penna", senza inseguire la volgarità, il sensazionalismo e la ricerca assoluta dell'applauso o dell'emozione. *{{NDR|«[[Stanley Kubrick|Kubrick]] rispose di persona a una sua lettera quando gli chiese se poteva usare delle scene di ''[[2001: Odissea nello spazio]]'' per un suo documentario. La conserva ancora?»}} Sì, dovrei recuperarla. Quando gli scrissi non mi aspettavo che mi rispondesse, ma fu molto cordiale. Le case di produzione mi dissero che le immagini del film erano bloccate e che il nullaosta doveva arrivare solo da Kubrick. Dissi, benissimo, mi date il suo indirizzo? {{NDR|«Intraprendente»}} Se uno bussa a tutte le porte qualcosa succede, specie se lo si fa in buona fede e con cortesia, come dice un famoso proverbio veneto. {{Int|Da [https://www.fanpage.it/attualita/piero-angela-a-fanpage-it-occupiamoci-di-cambiamento-climatico-sara-la-prossima-emergenza/ ''"Occupiamoci di cambiamento climatico, sarà la prossima emergenza"'']|Intervista di Mariangela Pira, ''Fanpage.it'', 3 giugno 2021.}} *I giovani devono sapere che la nostra generazione ha creato i guai e loro se li ritrovano. È necessario abbiano comportamenti virtuosi per farvi fronte. *Gli inquinamenti locali si possono affrontare con i singoli comportamenti. Ma l'atmosfera gira in tutto il mondo. *Le tecnologie per aumentare la resa del solare ci sono, occorre ci siano persone che sviluppino idee e le realizzino, insieme a industrie e politiche che le diffondano. Le nuove tecnologie costano e dovrebbero essere incentivate dalla politica. *Il futuro non esiste, non è scritto da nessuna parte. Lo prepariamo e lo decidiamo noi con i nostri comportamenti. I futuri possibili sono tanti e molti dipendono dal modo in cui ci comportiamo. Per comportarci in modo corretto ci dobbiamo informare. *Non accontentatevi della sufficienza. Il paese ha bisogno di menti creative e di persone competenti. *Non basta comportarsi bene, bisogna fare in modo che gli altri si comportino bene. Quando uno vede qualcosa che non funziona non deve dire: chi se ne importa. *Il mio referente politico non è un capo partito. È il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]]. È un'istituzione che deve fare l'interesse generale. {{Int|Da [https://www.ilgiornale.it/news/politica/scienza-verifica-poi-parla-non-fidatevi-solo-dei-pareri-1967848.html ''"Non fidatevi solo dei pareri"'']|Intervista di Matteo Sacchi, ''Ilgiornale.it'', 9 agosto 2021.}} *Quello che è capitato ha comprensibilmente spaventato. Le informazioni sui rischi, minimi, dei vaccini sono state amplificate dai No Vax e molti, di conseguenza, hanno finito per farsi guidare più dalle emozioni che dalla razionalità. Le informazioni corrette, come quelle del portale dell'Iss si trovano, ma ricordiamoci che a molti a scuola sono state insegnate le materie scientifiche, ma non il metodo scientifico. Non è lo stesso. *Preso atto che per alcuni la pseudoscienza è una religione e non è possibile smuoverli, bisogna invece essere capaci di dialogare con chi è spaventato o ha avuto informazioni errate. Io so che il dialogo paga, funziona. Non si può pensare di irridere o insultare queste persone e ottenere dei risultati. *Io uso un piccolo aforisma: La scienza è quello che si sa, non è quello che non si sa. Può far sorridere, ma è importante. La scienza è intersoggettiva, le opinioni non contano. Mi spiego, le opinioni sono utili per fare scienza ma poi vanno dimostrate. I vaccini sono stati sottoposti a trial lunghi e complessi e quello che esce dai trial non è un'opinione. ===Attribuite=== *Bisogna avere sempre una [[mente]] aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra.<ref>Da ''La Stampa'', 31 marzo 1999; citato in ''Panorama: Edizioni 1720-1724'', Mondadori, 1999, p. 20.</ref> :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} La paternità di questo celebre aforisma è incerta: è stato attribuito a varie personalità, specie di ambito scientifico,<ref>Cfr. {{en}} ''[http://www.faktoider.nu/openmind_eng.html "Keep an open mind – but not so open that your brain falls out"]'', ''faktoider.ru''. <small>URL consultato il 7 novembre 2013.</small></ref> prima che a Piero Angela, il quale lo attribuisce a [[James Randi]].<ref>Cfr. Piero Angela nell'intervista a [[Massimo Polidoro]], ''42. Piero Angela: il CICAP ha 20 anni'' (al minuto 19:48), in ''[http://www.massimopolidoro.com/blog-e-podcast/il-podcast Il podcast]'', ''massimopolidoro.com'', 2009. <small>URL consultato il 7 novembre 2013.</small></ref> Lo si può considerare un [[Proverbi inglesi|proverbio inglese]].<ref>''By all means maintain an open mind, but not so open that your brain falls out.'' (citato come proverbio in ''The Skeptical Inquirer'', Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal, 2001, vol. 25, p. 67)</ref> ==''A cosa serve la politica?''== ===[[Incipit]]=== Oggi c'è un forte risentimento contro la classe politica per i suoi troppi privilegi, per il malcostume diffuso, per i costi, l'arroganza, l'inefficienza, la corruzione ecc. Ma in realtà esiste una questione molto più profonda, che questo libro intende affrontare, e che riguarda il ruolo stesso della politica nella società. Infatti c'è troppa attesa che sia la politica a risolvere i problemi, ad affrontare le sfide del nostro tempo, e che quindi la soluzione sia il prevalere di quel partito o di quella maggioranza. ===Citazioni=== *Il [[politico]], infatti, è il pilota, ma senza macchina non può andare da nessuna parte. Soprattutto se, come spesso avviene, in politica si dibatte continuamente sui ricambi di maggioranza ma non su come migliorare veramente le prestazioni del paese. (cap. I, p. 12) *Gli [[Senilità|anziani]] di oggi non soltanto vivono più a lungo, ma sono più sani e più attivi. Oggi un anziano può correre più veloce di un ghepardo (in auto), può volare più in alto di un'aquila (in aereo), può sollevare un camion con una sola mano (azionando una leva). (cap. II, p. 31) *[...] un [[inceneritore]] può essere una soluzione accettabile in un paese che sa fare le cose bene e rispetta le regole, ma non in un paese (o in una regione) dove questo non avviene, o non si è sicuri che avvenga. (cap. II, p. 39) *A volte si dice che i figli dei fumatori tendono a essere fumatori: anche per quanto riguarda i libri, i figli di [[Lettore|lettori]] mediamente tendono a essere lettori più degli altri. Perché sono influenzati dal modello dei genitori, dal livello culturale familiare, dall'esistenza stessa dei libri in casa, dagli stimoli che ricevono per la [[lettura]] (anche se non è sempre così).<br />Sviluppare l'abitudine a leggere non è facile: gli psicologi dicono che anche qui, come per tanti altri aspetti del comportamento umano, è importante l'imprinting, cioè sono importanti le esperienze del primo periodo di vita. Per esempio il fatto che la madre legga libri di favole ai bambini e metta loro tra le mani dei volumi adatti. Per insegnar loro a "fumare" libri (e la politica dovrebbe sostenere fortemente questo imprinting familiare attraverso tante iniziative, con l'ausilio dei mezzi di comunicazione). (cap. V, pp. 65-66) *L'[[Maestro|insegnante]] è la persona alla quale un genitore affida la cosa più preziosa che possiede suo figlio: il cervello. Glielo affida perché lo trasformi in un oggetto pensante. Ma l'insegnante è anche la persona alla quale lo Stato affida la sua cosa più preziosa: la collettività dei cervelli, perché diventino il paese di domani. (cap. V, p. 66) *Per unire il mondo della ricerca a quello dell'industria occorrono [...] personalità capaci di creare collegamenti geniali, così come ha fatto [[Steve Jobs]] [...]. Jobs aveva una straordinaria capacità di intuire come unire diverse soluzioni tecnologiche per creare dei prodotti incredibilmente accattivanti e ben funzionanti. È stato uno straordinario innovatore, dotato di competenze tecniche e di grande istinto imprenditoriale. Due doti che gli hanno permesso di creare dal nulla l'impero della Apple. (cap. VI, p. 89) *La buona [[educazione]] consiste non soltanto nel comportarsi bene, ma anche nel fare in modo che gli altri si comportino bene. Rispettare le regole, ma farle anche rispettare. Si sa che questo secondo aspetto è poco popolare da noi ("Ma di cosa ti impicci?", "Lascia perdere", "Vivi e lascia vivere" ecc.). Questo modo di agire, o meglio di non reagire, ha creato in un certo senso un'assuefazione ai piccoli (ma poi anche ai grandi) abusi. (cap. VII, p. 100) *Il fatto è che nel nostro paese, così come non si premia il merito, non si punisce chi trasgredisce. (cap. VII, p. 102) *Il peggior nemico della cultura è la noia, la mancanza di chiarezza, o l'assenza di creatività. (cap. XI, p. 142) *Il nostro cervello è fatto in modo che l'[[attenzione]] sia tanto più alta quanto più un avvenimento suscita emozioni. (cap. XI, p. 143) ===[[Explicit]]=== Una volta si diceva che erano le guerre a cambiare le situazioni, creando un trauma che portava via il vecchio e faceva nascere il nuovo. Oggi la crisi provocata dall'esplosione del debito pubblico può essere forse l'unica occasione positiva per innescare l'inizio di un cambiamento, che restituisca al paese la cosa più preziosa per riprendere a camminare: la fiducia. ==''Da zero a tre anni''== ===[[Incipit]]=== Il cervello del bambino è come una scacchiera. All'inizio qualunque partita è teoricamente possibile, qualunque mossa brillante è ipotizzabile. Poi, quando si cominciano a muovere i pezzi, le combinazioni iniziali via via diminuiscono e il gioco comincia a «strutturarsi» in un certo modo. ===Citazioni=== *Per un genitore è importante capire che suo figlio più ancora che un ingegnere o un medico, deve saper diventare un ''uomo''.<br />Questa costruzione comincia sin dall'inizio, stimolando nei piccoli la curiosità, l'interesse, il ragionamento, l'immaginazione.<br />Non bisogna quindi confondere il bersaglio: non si tratta di insegnare al bambino ''delle cose'', ma insegnare a imparare ''attraverso'' le cose. (cap. VII, p. 143) *Le [[domanda e risposta|risposte]] sono sempre limitate, provvisorie, insoddisfacenti. Le [[domanda e risposta|domande]] invece sono il vero motore dell'attività mentale: un uomo che non si pone domande, o che si contenta delle risposte, non va molto lontano.<br />L'uomo deve [[dubbio e certezza|dubitare]]: il dubbio è un atteggiamento di ricerca, di esplorazione: la [[dubbio e certezza|certezza]], soprattutto quella ideologica o dogmatica, possono forse renderlo più integrato, e in un certo senso più felice, ma con un costo intellettuale molto elevato, che è quello della sua rinuncia a dubitare, esplorare, e quindi pensare. (cap. VII, p. 145) *Probabilmente già nella prima età va impostata questa ''forma mentis'', abituando il bambino a porsi delle domande, anziché ad accontentarsi delle risposte. In famiglia, nella scuola, e più ancora nella vita. (cap. VII, p. 147) *Ho sempre cercato, nelle mie trasmissioni, di inserire elementi di «incontro» col pubblico, dal linguaggio chiaro alle «trovate», dagli esempi alle «battute», rifiutando quella finta «[[serietà]]» tanto cara all'ufficialità italiana in ogni campo. Io penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma. È una filosofia ancora poco capita da coloro che hanno un ben misero concetto del prestigio e della serietà. (cap. VII, p. 149) *L'[[immaginazione]] è la qualità più tipicamente umana, quella che consente di creare, inventare, capire. È la qualità che consente all'uomo di trovare un margine di libertà, di sfuggire, in parte, alla sua condizione di marionetta mossa dai fili genetici e ambientali [...]. (cap. XI, p. 211) *Il [[bambino]], come un attore, è più aiutato dal desiderio degli applausi che dal timore dei fischi. (cap. XIII, p. 250) *Data la rapidità crescente dei cambiamenti culturali è difficilmente pensabile che un genitore, per quanto «moderno», possa trasmettere al figlio un modello valido per il resto della vita: ciò sarebbe molto presuntuoso e poco intelligente. Deve invece cercare di stimolare la sua capacità di giudicare le situazioni e di trovare le risposte giuste. Non deve cioè insegnargli un percorso, ma insegnargli a guidare. (cap. XIII, pp. 253-254) *Credo che un [[genitore]] debba cercare di proporre al figlio la parte migliore di sé: non solo, ma debba cercare di viverla, perché non si può offrire soltanto un modello, ma anche un esempio. (cap. XIII, p. 255) ===[[Explicit]]=== Essere un uomo colto oggi, molto più che in passato, vuol dire essere un uomo del proprio tempo, con lo sguardo puntato verso l'avvenire: non si può più fare dell'archeologia culturale (come si continua a fare), se prima non si è capito profondamente il messaggio del futuro.<br /> Ciò può essere scomodo, perché obbliga a continui ripensamenti e riconversioni. Ma è proprio questa la forza dell'uomo pensante, la qualità che lo distingue dall'animale; senza questa rigenerazione culturale l'avvenire che consegneremo ai nostri figli rischia di essere soltanto un frutto avvelenato.<br /> Osservato da un'altra galassia, il destino umano può apparire poca cosa: un breve momento, tra l'esplosione iniziale e (probabilmente) quella finale. Ma, vissuta dall'interno, questa vita è per noi la cosa più preziosa: è una fiaccola che dobbiamo cercare di trasmettere a lungo, di mano in mano, secondo un percorso che sembra addentrarsi sempre più in quella che è la vera vocazione dell'uomo: la conoscenza.<br /> Ma siamo ancora all'altezza di questo compito? ==''L'uomo e la marionetta''== *Crediamo di essere liberi, mentre la biologia ci dimostra che siamo delle macchine chimiche completamente condizionate dai cromosomi e dall'ambiente che ci circonda. [...]. Le nostre idee e il nostro comportamento non sono affatto scelti liberamente, ma sono il risultato di un'azione combinata dell'eredità e dell'ambiente.<br />Quanto alle dittature (e alle ideologie), esse non hanno bisogno di ricorrere ai farmaci o agli elettrodi per provocare cambiamenti biochimici e cerebrali: sono sufficienti i discorsi e la propaganda.<br />La biologia mostra infatti che la parola e il farmaco hanno un'azione sostanzialmente simile nel cervello: entrambi inducono cambiamenti biochimici e molecolari nell'organizzazione cerebrale. (premessa, pp. 7-8) *La [[ricerca]] è per definizione movimento: ciò che era vero ieri non lo è più oggi, e sarà ancora modificato domani. (cap. I, p. 33) *Oggi il mondo accetta sempre più difficilmente il concetto di ingiustizia. Ovunque vi sono movimenti di liberazione. Però l'uomo può essere liberato soltanto dalle ingiustizie ambientali, non da quelle genetiche.<br />Si può fare in modo che ogni individuo abbia il diritto allo studio, al lavoro, al riconoscimento dei suoi meriti, ma alla base vi sarà sempre un'ingiustizia genetica, perché certi uomini nasceranno più ricchi di talenti, di salute, e di intelligenza di altri.<br />Una volta superate le ingiustizie di classe, ci si troverà sempre di fronte a un'altra ingiustizia di classe: quella che raggrupperà inevitabilmente i cittadini più o meno «meritevoli» dal punto di vista genetico. (cap. III, p. 73) *L'[[intelligenza]], come muscolo di sopravvivenza, cominciò ad avere successo fin dall'età primitiva, quando consentì all'uomo di costruirsi armi migliori e sopraffare un nemico più forte fisicamente: oggi noi rifiutiamo la violenza, proprio perché abbiamo creato una diversa scala di priorità nella sopravvivenza: quella dell'intelligenza.<br />Dobbiamo però renderci conto che anche l'intelligenza è a suo modo violenta, perché tende ad affermarsi e a soppiantare taluni valori con altri. Anch'essa fa parte della legge del più forte, quindi dell'evoluzione. (cap. III, p. 77) ===[[Explicit]]=== Spesso ho, di proposito, illuminato in modo violento certi aspetti della biologia, nell'intento di proporre un dibattito salutare, necessario a una presa di coscienza dei problemi che si pongono all'uomo moderno. Basta leggere le cronache allucinanti dell'avvelenamento del pianeta, guardare il modo in cui si continuano a costruire le città, o il tipo di vita che stiamo conducendo e preparando per i nostri figli, per renderci conto che il problema non è nella tecnologia ma nel modo di utilizzarla.<br/ > Il ritardo mentale, che è innanzitutto politico e morale, sembra aver oggi annebbiato quello che è sempre stato uno degli istinti vitali più forti: la sopravvivenza della specie, quella forza che, già attraverso la selezione, premiava l'istinto materno e la difesa dei piccoli a costo del sacrificio.<br /> Per noi, invece, il futuro sono i prossimi cinque minuti: non sembriamo disposti a sacrificare questa generazione per la prossima. Ma il problema si può rovesciare: è disposta la prossima generazione a lasciarsi sacrificare da questa?<br /> Io penso che i giovani, quelli che desiderano diventare uomini immaginanti e non uomini-ape, si trovino ormai in una situazione di legittima difesa. ==''La macchina per pensare''== ===[[Incipit]]=== Un chilo e mezzo di cellule nervose, 4 miliardi d'anni di evoluzione. Il nostro [[cervello]], proiettato nel futuro dell'elettronica, porta ancora stratificata dentro di sé la storia della vita. ===Citazioni=== *Vi siete mai chiesti perché l'uomo e la donna possiedono ognuno soltanto una metà dell'organo di [[procreazione|riproduzione]]? E debbono impegnare tanto tempo (e energie) per mettere insieme le loro due parti? La risposta, ovviamente, è che questa riproduzione a due ha permesso di rimescolare i cromosomi e quindi di ridistribuire le mutazioni favorevoli che altrimenti sarebbero rimaste separate in individui diversi.<br />Così ognuno di noi, attraverso i riti del [[corteggiamento]] e dell'accoppiamento (con tutto quello che ciò comporta: investimenti, stratagemmi, emozioni, magari anche poesie e musiche), diventa strumento inconsapevole di quell'esigenza fondamentale della natura che è la produzione di diversità. (cap. I, p. 13) *Solo una crescente efficacia nello [[Spiegazione|spiegare]] consente infatti una crescente capacità di [[capire]]. (cap. XV, p. 249) *Tutti coloro che si occupano di [[insegnamento]] dovrebbero ricordare continuamente l'antico motto latino «ludendo docere», cioè «insegnare divertendo». Se si riesce infatti a inserire l'aspetto del «gioco» (nel senso dell'«interesse») eccitando così le motivazioni individuali e accendendo i cervelli, si riesce a moltiplicare in modo altissimo l'efficienza dell'informazione, dell'insegnamento, della comunicazione. Perché l'interessato «ci sta». È stimolato, partecipa, ricorda. E impara. (cap. XV, pp. 256-257) ==''Nel buio degli anni luce''== *[...] le [[conoscenza|conoscenze]] di un individuo hanno valore soltanto se possono permettergli di capire il mondo in cui vive e eventualmente permettergli di modificarlo a suo vantaggio. (introduzione, p. 5) *Per [[cultura]] si deve intendere [...] la capacità globale di rispondere in modo adeguato ai problemi di sopravvivenza che una società deve affrontare. A ogni livello: energetico, agricolo, industriale, educativo, mentale, comportamentale. Vale a dire, la capacità di capire il proprio tempo, di individuare le grandi leve che producono i veri cambiamenti, e di utilizzarle per adattarsi, anche mentalmente, al proprio ambiente (o per adattare l'ambiente a sé). (introduzione, p. 6) *Cultura «classica» e cultura scientifica devono oggi fondersi in ogni individuo, per creare quella visione binoculare che, sola, permette di dare rilievo e profondità agli avvenimenti e di partecipare consapevolmente alle decisioni. (introduzione, p. 7) *In un certo senso [...] sulla Terra non esistono [[Risorsa|risorse]] e materie prime, ma esiste soltanto la capacità umana di trasformare certi materiali inerti in risorse, grazie appunto a invenzioni e tecnologie. (cap. II, p. 43) *Per affrontare seriamente la crisi energetica sembra ormai inevitabile ricorrere massicciamente alla fonte più abbondante di energia che esista, quella meno inquinante, meno costosa, più disponibile immediatamente: cioè il [[Risparmio energetico|risparmio di energia]]...<br />Secondo certi calcoli, infatti, con il solo risparmio energetico si potrebbe «liberare» tanta energia quanta ne producono da sole le centrali nucleari, e sarebbe quindi più conveniente investire soldi e sforzi nel campo del ''risparmio'' anziché in quello della ''produzione'' di energia. (cap. IV, p. 119) *In tutti i [[Sistema|sistemi]] viventi, siano essi biologici, economici o politici, esistono delle autoregolazioni automatiche quando si verificano certi squilibri; con conseguenze a volte anche spiacevoli.<br />È come nella vasca di [[Archimede]], dove l'immersione di certi corpi provoca inevitabilmente spinte e cambiamenti di livelli, anche se non lo si desidera. (cap. V, pp. 167-168) *[...] la [[scuola]] oggi è incapace di sviluppare quelle competenze e quei talenti che sono oggi necessari per continuare ad appartenere a una società industriale avanzata. È talmente distaccata dalle vere esigenze del mondo del lavoro da essere diventata, in larga misura, una fabbrica di disoccupati con la laurea. (cap. VIII, p. 204) *Quando si parla di una società in cui gli sforzi siano destinati a migliorare l'uomo, a elevare la sua educazione, ad assisterlo, a favorire le arti, la conoscenza, la cultura ecc., si ha tendenza a dimenticare un particolare importante: che tutto ciò richiede molta energia, materie prime, tecnologia. E [[produttività]].<br />Infatti solo un'alta produttività consente a un numero crescente di persone di lasciare l'agricoltura e l'industria per dedicarsi ai servizi e ai piaceri dell'intelletto. (cap. IX, p. 207) *[...] quando mi capita di partecipare a qualche dibattito sulla [[femminismo|liberazione femminile]], mi diverto a scandalizzare l'uditorio cominciando con una battuta in apparenza feroce e irriverente: «''La liberazione della donna è un sottoprodotto del petrolio...''»<br />Questa frase suscita naturalmente subito reazioni diverse, a volte indignate. Però riesce ad «agganciare» chi ascolta, sia pure in modo provocatorio, su un concetto che a me pare fondamentale: e cioè che soltanto la disponibilità di energia (e di tecnologia, perché in definitiva ''anche l'energia è solo tecnologia'', nel senso che è il risultato di una capacità di estrarre e utilizzare risorse) permette alla donna (e a chiunque altro) di uscire dal sottosviluppo, e di accedere a nuovi beni e a nuovi ruoli. (cap. IX, pp. 218-219) ==''Nel Cosmo alla ricerca della vita''== *Dopo un fantastico viaggio nel cosmo iniziato con il [[Big Bang]], tutti questi [[Atomo|atomi]] che vediamo in natura sono stati cucinati nelle [[supernova|supernove]], poi compressi, aggregati, bolliti, raffreddati. E infine riuniti insieme per costruire questi straordinari esseri viventi (e pensanti) che vediamo intorno a noi.<br />Sono atomi, in fondo, che ora tornano a guardare verso lo spazio da dove sono venuti e a contemplare la propria origine. In un certo senso è l'Universo che comincia a guardare se stesso. E a porsi delle domande. C'è qualcun altro in questa immensa distesa di stelle? O siamo soli? (cap. II, p. 38) *Lo spazio in cui siamo immersi è talmente grande, talmente immenso che c'è quasi da spaventarsi a guardarlo dentro un telescopio. Sappiamo tutti che la Terra è meno di un granello di polvere, ma ogni volta che ci misuriamo nei confronti dell'Universo, c'è da rimanere stupiti e quasi agghiacciati. (cap. II, p. 39) *Le [[teoria|teorie]] sono certamente utilissime, perché sono stimolanti e servono per impostare una ricerca. Ma senza verifiche sperimentali restano quello che sono: cioè solo delle ipotesi. (cap. VI, pp. 145-146) ===[[Explicit]]=== Forse c'è qualcun altro, su un altro pianeta, in questo momento, che scruta il cielo nella nostra direzione. O forse no. Forse siamo soli nello spazio.<br /> In ogni caso guardando tutt'intorno l'Universo c'è una sensazione molto forte che emerge, almeno questa è la sensazione che personalmente io provo: quella di sentirsi molto più vicini alla nostra vecchia Terra, che rimane, malgrado tutti i suoi difetti, un posto meraviglioso per vivere. Uscendo fuori dai baratri dell'Universo, ci si rende conto di quanto sia dolce il nostro pianeta, con la sua natura, i suoi animali, i suoi paesaggi e la sua gente.<br /> Guardando molto lontano nello spazio e nel tempo si riesce a capire quanto siano preziose le cose che stanno qui accanto a noi, e che dovremmo imparare ad amare di più. ==''Perché dobbiamo fare più figli''== ===[[Incipit]]=== Prendete un mazzo di carte da gioco e posatelo sul tavolo. Chiedete a un amico di "tagliare" il mazzo e di dividerlo in due. Le 52 carte, una volta dimezzate, si ridurranno a 26.<br /> Fate tagliare una seconda volta: ne rimarranno 13. Dopo un terzo taglio le carte si ridurranno a 6 o 7.<br /> In soli tre tagli, cioè, il mazzo è passato da 52 a 6 o 7 carte.<br /> Per le nuove generazioni italiane sta succedendo qualcosa del genere. A ogni ricambio generazionale i neonati si stanno quasi dimezzando.<br /> In tutti questi anni si è parlato soprattutto del problema della sovrappopolazione nel mondo e dei rischi connessi. Ed è vero. È una grave distorsione che pagheremo cara. Ma questa esplosione demografica ha avuto luogo nelle regioni più povere del pianeta: quelle che faranno salire a oltre 9 miliardi la popolazione mondiale nel 2050. ===Citazioni=== *I [[Figlio|figli]] riempiono una vita, diventano il centro di tutto: delle emozioni, dell'amore, della dedizione. Quando sono piccoli sono una continua scoperta, via via che i loro occhi e la loro mente si aprono alla vita. Dipendono completamente da noi, e ci rendiamo conto che solo le nostre cure permettono loro di vivere, di esprimersi e di svilupparsi.<br />Man mano che crescono rappresentano un susseguirsi di gioie, di ansie, di soddisfazioni, di preoccupazioni, di momenti felici. I sacrifici fatti per loro non hanno peso. Qualunque genitore queste cose le sa benissimo. Soprattutto le madri. (cap. IV, p. 49) *Va sottolineato che anche il nostro livello educativo e culturale dipende in larga misura dalla disponibilità di [[energia]]. Perché solo una società che dispone di "ruote che girano" (tecnologia / energia) può permettersi [...] di mandare masse di giovani a scuola e all'università. Per 15, 20, 25 anni questi giovani non producono, ma consumano soltanto: cibo, abiti, riscaldamento, trasporti, aule, insegnanti, libri ecc. Del resto, anche un libro di [[filosofia]] è un prodotto industriale: quando non esistevano macchine ed energia i libri si scrivevano a mano, su pergamena.<br />[...] per tutta la sua vita il filosofo non produce cibo, oggetti, servizi, ma beneficia della produttività consentita dalla tecno-energia, senza la quale zapperebbe la terra e sarebbe anche lui analfabeta... Ma questo vale per la stragrande maggioranza delle professioni intellettuali: scrittori, storici, astronomi, letterati, paleontologi, critici d'arte ecc. Tutti a zappare. (cap. XI, pp. 166-167) *Il risparmio e l'efficienza energetica possono articolarsi in tanti modi, nei trasporti in particolare. Anche qui però occorrono incentivi che rendano il risparmio "conveniente". Le prediche contro gli sprechi servono a poco: gli sprechi diminuiscono solo quando si tocca il portafoglio. (cap. XI, p. 169) *È impensabile una società civile che non dia piena [[Libertà di stampa|libertà alla stampa]]. Del resto sappiamo quante vicende, anche nel nostro paese, sarebbero rimaste nell'ombra senza il minuzioso lavoro di inchiesta di tanti giornalisti.<br />Naturalmente c'è sempre un prezzo da pagare: ci possono essere errori, a volte distorsioni o interpretazioni di parte, ma l'informazione è irrinunciabile. Come l'energia. (cap. XIII, p. 221) ==''Quark Economia''== *La storia della vita sulla Terra, lo sappiamo, è la storia dell'[[adattamento]] all'ambiente. Attraverso una serie di mutazioni e di selezioni, le specie vegetali e animali si sono continuamente adattate all'ambiente in trasformazione, trovando ogni volta le soluzioni giuste per sopravvivere nei climi più diversi. Chi non s'adattava si estingueva. (cap. VII) *[...] non è detto che un [[sistema]] debba essere sempre in [[equilibrio]]: anzi, spesso l'equilibrio è una situazione di immobilità. Lo si vede bene nei sistemi biologici. Per esempio, quando camminiamo il nostro corpo tende a sbilanciarsi in avanti. In questo caso è utile (anzi necessario) squilibrarsi. Altrimenti non si camminerebbe. (cap. IX) *Se vi chiedessero qual è il miglior investimento, cosa rispondereste [...]? Personalmente penso che la risposta giusta sia: probabilmente l'[[educazione]]. Il miglior investimento infatti è mettere i soldi nel cervello dei figli, nello sviluppo della loro intelligenza, della loro capacità di essere creativi, competenti, adatti al mondo nuovo che si sta aprendo. (cap. XIII) *[...] la [[scuola]] in definitiva dovrebbe insegnare a diventare intelligenti. E anche pratici, per potersi autogestire in modo valido. Cioè fare in modo che, una volta che si è davvero dimenticato molto di ciò che si è imparato sui banchi, emerga però un cervello che è stato allenato a rispondere bene agli stimoli ambientali, che è capace di adattarsi, e di affrontare in modo corretto i problemi. Usando anche in modo costruttivo la creatività: intesa non come una pseudo-immaginazione un po' allo sbando, ma come uno strumento per costruire ogni volta qualcosa di concreto. (cap. XIII) *[...] nei servizi pubblici, come nelle aziende o nel proprio lavoro, vale sempre una piccola ma importantissima regola che qualcuno ha riassunto brillantemente in una formula molto azzeccata, che suona così: ogni volta che qualcuno percepisce un [[reddito]] che non produce, c'è qualcun altro che produce un reddito che non percepisce... (cap. XV) *[...] nessuno di noi è in grado di fermare lo sviluppo [[Tecnologia|tecnologico]]: perché è qualcosa che cammina per conto suo, attraverso sterminate ramificazioni che si estendono ormai in tutto il mondo. [...]. Limitarsi a denunciare i rischi dello sviluppo tecnologico non è quindi sufficiente, perché, comunque, la tecnologia continuerà ad avanzare (e la gente a usarla). [...]. Quello che si può fare è prender atto di questa situazione e, per quanto possibile, governarla. (cap. XVI) *Noi abbiamo nel nostro appartamento innumerevoli cose che possono distruggerci o avvelenarci, ma non per questo le rifiutiamo: perché ci sono utili e perché abbiamo imparato a usarle in modo razionale. Nelle nostre società, invece, ci comportiamo in modo del tutto diverso: scarichiamo l'immondizia nel salotto, affumichiamo l'aria in camera da letto, lasciamo che i bambini giochino con i fiammiferi e con i fili scoperti dell'elettricità in bagno. [...]. Non serve pronunciare il «vade retro» allo scaldabagno o alla tintura dei capelli o al sacco dell'immondizia: dobbiamo piuttosto regolarne bene l'uso. (cap. XVI) *Ogni volta che si accende una [[lampadina]], si inquina comunque sempre da qualche parte. (cap. XVI) ===[[Explicit]]=== La posta in gioco è altissima. Infatti creare un'[[opinione pubblica]] matura e informata vuol dire creare un terreno più fertile per le trasformazioni.<br /> Anche i politici, che sono spesso costretti a iper-semplificare i problemi e a titillare più le emozioni degli elettori che la loro razionalità, potrebbero così incontrare minori incomprensioni e resistenze nel proporre cambiamenti magari scomodi ma più adatti a una società moderna.<br /> Un paese infatti è moderno non solo perché ha dei computer o dei robot, ma soprattutto perché ha un tessuto culturale che gli consente di fare delle scelte coerenti. ==''Ti amerò per sempre''== ===[[Incipit]]=== "Ti amerò per sempre." Una frase che milioni di innamorati continuano a dirsi in tutte le lingue, da generazioni e generazioni.<br /> L'[[innamoramento]] colpisce tutti, inesorabilmente: ricchi e poveri, giovani e non più giovani, brutti e belli. In questo momento, nel mondo, un numero sterminato di [[coppia|coppie]] si amano, litigano, si rappacificano, si separano. ===Citazioni=== *Naturalmente l'[[attrazione sessuale|attrazione]] (anche una forte attrazione) è una cosa diversa dall'innamoramento. Ne è solo un'eventuale premessa.<br />Innamorarsi veramente significa entrare in una dimensione del tutto differente, cambiare pianeta. Significa spostare il baricentro della propria vita e orbitare intorno a un nuovo punto di riferimento. I riflettori della nostra mente illuminano un'unica immagine: quella di lei (o di lui). Il resto rimane sullo sfondo. Questa immagine si sovrappone a tutte le altre, è presente ovunque, in ogni momento. Viene vista, rivista, ripassata come in un replay ossessivo, crea gioia, struggimento, persino tremore. La persona amata viene idealizzata. Non ha difetti. E, se ne ha, vengono oscurati da una specie di daltonismo emotivo.<br />Questa immagine così amata la si porta sempre con sé, al lavoro, in viaggio, a letto. Vive e palpita all'interno della nostra mente e dei nostri sentimenti: la interroghiamo, le parliamo, è la protagonista del nostro teatrino mentale. Continuamente i nostri pensieri la circondano, la sfiorano, la contemplano. (cap. I, p. 15) *Qualcuno ha detto che l'innamoramento in certi casi è come una droga, che modifica profondamente il comportamento, crea una dipendenza, induce a fare qualunque cosa pur di non perdere la persona amata, e può portare a drammatiche crisi di astinenza in caso di interruzione brusca del rapporto, cioè di abbandono.<br />Le cose si complicano quando l'innamoramento è unilaterale. L'amore non corrisposto viene vissuto in modo sofferto: a volte in silenzio, con rassegnazione, altre volte come un'ossessione. (cap. I, p. 17) *L'[[amore]], infatti, non ha nulla a che fare con la saggezza: è un tuffo in una dimensione nuova, bellissima, irresistibile, dove nient'altro importa. I conti si faranno magari più in là, quando sarà passata la febbre e rimarranno i postumi della "follia". (cap. I, p. 19) *L'amore, dunque, colpisce in modo subdolo, spesso improvviso. È un sentimento irrazionale che penetra dolcemente e invade tutto l'organismo, come un'endovenosa che si diffonde capillarmente e che modifica il nostro modo di pensare e di agire. Provocando, a volte, una narcosi totale. (cap. I, p. 20) *Insomma, biochimica cerebrale e stati emotivi sono strettamente collegati tra loro. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che il [[cervello]] non è un'entità astratta, ma un intreccio di cellule nervose che "scattano" quando vengono stimolate da certe sostanze chimiche (i neurotrasmettitori, appunto) che ne modulano l'attività. (cap. II, p. 31) *Il [[pene]] non è un muscolo ma una specie di spugna [...].<br />A questo proposito c'è un fatto sorprendente: i disturbi dell'[[erezione]], che molti individui conoscono, non esistono nel mondo animale. Come mai? Perché noi siamo gli unici a non possedere l'osso penico!...<br />Praticamente tutti i mammiferi, infatti, [...] hanno un [[osso]] o una cartilagine all'interno del pene (quello della balena è lungo addirittura 7 metri...). Non solo, ma dispongono di muscoli per "alzare" il loro pene, così come si alza un dito o un braccio. È evidente che con un organo così "truccato" l'erezione è assicurata. (cap. V, pp. 69-70) *È molto interessante il fatto che anche tra gli [[Omosessualità|omosessuali]] esista la stessa differenza che si può osservare tra gli eterosessuali: i maschi tendono ad avere moltissimi partner, anche centinaia, mentre le donne lesbiche tendono ad avere poche compagne [...]. Esiste cioè anche qui una tendenza alla "poligamia" da parte dei maschi e alla "monogamia" da parte delle femmine. (cap. VII, p. 115) *[...] oggi il numero dei [[single]] è molto elevato: alcuni lo sono per scelta, familiare o personale, altri perché sono separati o divorziati. Ma altri lo sono proprio perché non sono riusciti a trovare l'altra metà della mela. Perché le mele erano poche. O perché quelle giuste erano già impegnate. Oppure perché quelle che rimanevano erano delle pere... (cap. VIII, p. 119) *Un [[viso]] è come la copertina di un libro: può suscitare la voglia di sfogliarlo (oppure di riporlo subito nello scaffale). Ma solo cominciando a leggerlo ci si rende conto se vale la pena di continuare oppure no. (cap. VIII, p. 122) *La [[Sesso|sessualità]] [...] preme con la leva fatale dell'[[eccitazione]] che, così come avviene in natura da milioni di anni, attrae i corpi in un sistema irrefrenabile di gravitazione universale. (cap. IX, p. 133) *La [[gelosia]], del resto, non a caso viene definita l'altra faccia dell'amore: effettivamente è l'altra faccia dell'innamoramento, della sessualità, dell'attaccamento, che sono passioni istintive anch'esse iscritte nei nostri geni. Tutte insieme si completano: da un lato presiedono alla conquista di un partner, dall'altro tendono a difendere istintivamente questo bene conquistato. (cap. X, p. 150) *[[Lite|Litigare]] è qualcosa che fa parte della vita, non solo nel rapporto di coppia [...]. Il fatto è che nel rapporto di coppia il partner lo si ha sempre davanti, per tutta la vita. E l'accumulo di astio che un litigio può portare con sé (con il rischio che ogni volta lo scontro si spinga sempre un po' più in là, partendo dalla "soglia" precedente) ci dice che sarebbe saggio evitare di iniettare troppo veleno nel circuito dei propri rapporti, per evitare il peggio. (cap. XII, p. 183) *Il rispetto per il partner, anche quando si tratta di piccole cose, è, oltretutto, un segno di intelligenza, perché vuol dire rinunciare a poco per salvare molto. (cap. XII, p. 195) *[...] una delle migliori definizioni dell'intelligenza è proprio "[[flessibilità]]": cioè la capacità di trovare le soluzioni giuste non marciando diritti per la propria strada, ma cercando altri percorsi più fruttuosi. (cap. XII, p. 197) *Senza l'amore tutte le luci si sarebbero spente da tempo: perché è questa forza che permette alla vita di rinascere ogni volta e di passare da una generazione all'altra. (cap. XII, p. 199) ===[[Explicit]]=== Se calarsi come un palombaro alla ricerca delle correnti di fondo che muovono il nostro comportamento in amore è stimolante intellettualmente, lasciarsi invece andare, e farsi trasportare dalla corrente, vuol dire entrare in una nuova dimensione straordinaria dove non contano più le domande, le teorie, le sperimentazioni, ma solo uno sguardo: quello della persona che ci sta davanti. Alla quale si può dire con cosmica sincerità: "Ti amerò per sempre!". <!--(cap. XII, p. 199)--> ==''Tredici miliardi di anni''== *{{NDR|Su come i [[dinosauro|dinosauri]] ebbero il sopravvento sugli altri [[rettile|rettili]] contemporanei}} Un nuovo modo di camminare e di correre. È stata una conquista fondamentale. Per capire la portata di questa novità, bisogna fare un passo indietro e tornare al momento in cui i primi vertebrati escono dall'acqua e cominciano a spostarsi sulla terraferma. Quei primi animali si appoggiavano su robuste zampe disposte lateralmente al corpo: lo si vede bene oggi, per esempio, nei coccodrilli, che avanzano strisciando a terra e torcendo il corpo a sinistra e a destra. Il risultato era l'impossibilità di correre e respirare al tempo spesso. Oggi, accurati studi hanno confermato che molti piccoli rettili non sono capaci di respirare quando corrono... la camminata dei rettili è via via migliorata, ma la vera svolta è arrivata con i primi dinosauri, che hanno "inventato" un tipo di locomozione del tutto nuovo, che non comprime i polmoni... Attraverso una serie di trasformazioni del bacino: le zampe non sono più disposte lateralmente, come nel coccodrillo, ma si trovano praticamente sotto il ventre, in posizione verticale. In questo modo è stato possibile non soltanto liberare il torace dalle contorsioni, e quindi correre e respirare al tempo stesso, ma anche diventare bipedi, cioè camminare (e correre) sulle due zampe posteriori. (cap. XIII) *Un coccodrillo o una lucertola generalmente non tengono la coda alzata quando camminano, i dinosauri sì, per bilanciare il peso della testa (o del lungo collo). Infatti, in tutte le sequenze di orme di dinosauri trovate in varie parti del mondo non si vedono mai tracce della coda. (cap. XIII) *In effetti oggi sono tanti i paleontologi che ritengono che molte specie di dinosauri, nonostante fossero rettili, avessero il sangue caldo. E per questo fossero così attivi, energici e aggressivi, e si prendessero cura dei propri piccoli. Un'ulteriore prova è che i loro eredi più diretti, gli uccelli, sono a sangue caldo. (cap. XIII) *È possibile che il volo abbia preso origine da piccoli dinosauri piumati che si arrampicavano sugli alberi e si gettavano in planate sempre più efficienti. Ma c'è anche un'altra ipotesi suggestiva: che tutto sia cominciato con i balzi che forse si verificavano nei combattimenti fra i maschi. È qualcosa che avviene anche oggi tra gli uccelli, quando si azzuffano: per esempio, quando due galli combattono per il predominio, con salti e battiti di ali per colpire l'avversario dall'alto. Il passo successivo potrebbe essere stato lo sviluppo di balzi più lunghi, per saltare un ostacolo o per sfuggire a un predatore. Oggi questo noi lo vediamo, per esempio, nelle galline: le galline non volano, svolazzano. Potrebbe essere stata questa la sequenza che ha portato pian piano ai primi decolli e poi al volo? L'enigma rimane. (cap. XIII) ==''Viaggi nella scienza''== *La [[divulgazione]] deve infatti fare i conti con questi due problemi, che richiedono competenza e immaginazione: cioè da un lato comprendere nel modo giusto le cose, interpretandole adeguatamente per trasferirle in un diverso linguaggio: dall'altro essere non solo chiari ma anche non-noiosi, pur mantenendo integro il messaggio (anzi, non aver paura di esser divertenti: l'[[umorismo]] è uno dei compagni di strada dell'intelligenza).<br />Per queste ragioni, paradossalmente, si può dire che è più difficile... essere facili. Tutti, infatti, sono capaci di parlare o di scrivere in modo oscuro e noioso: la chiarezza e la semplicità invece sono scomode. Non solo perché richiedono più sforzo e più talento, ma perché quando si è costretti a essere chiari non si può barare. Sappiamo tutti, per esperienza, che le [[Parola|parole]] possono spesso servire da cortina fumogena per nascondere i pensieri. O per nascondere la propria ignoranza su certi argomenti. Rimanendo nel vago e nell'ambiguo, si riescono più facilmente a mascherare i buchi. Invece, quando si è obbligati a esser semplici, bisogna dimostrare di aver capito davvero. Anzi di essere arrivati al nocciolo della questione e di averne individuato i meccanismi. (cap. II, p. 47) *L'utente, come dicevamo prima, cambia «canale». Non riuscendo a capire le cose intelligenti e utili dette in giapponese o in finlandese, finisce per rifugiarsi in quelle meno intelligenti o di evasione, dette però in un linguaggio che gli è familiare.<br />Per questa ragione quando un lettore (o ancor più un telespettatore) non capisce, la colpa non è sua: ma è di chi non ha saputo comunicare. Cioè dell'autore. È stato lui a cacciarlo via.<br />Facendo questo lavoro da tanti anni, questi problemi me li sono posti continuamente. E ho cercato di sviluppare anche qualche tecnica per cercare di migliorare i risultati. Una di queste, naturalmente, è di riscrivere e correggere più volte lo stesso testo, fino a quando è sufficientemente purificato dalle spine linguistiche. Poi, quando sono in moviola, se ho dei dubbi sulla chiarezza di un passaggio o di una sequenza, chiamo il primo che passa nel corridoio (un montatore, una segretaria, una passafilm), mostro la sequenza e chiedo il loro parere. Se vedo un'ombra di dubbio nei loro occhi, rismonto e ricomincio da capo. Perché vuol dire che avevo sbagliato io. (cap. II, p. 49) *Nella vita, naturalmente, occorre sempre questo equilibrio tra forza e gentilezza [...]. Gli individui che incontrano il maggior [[successo]] (e non solo con le donne) solitamente sono forti dentro e cortesi fuori.<br />È un po' come per il [[pianoforte]]. Ricordo sempre quello che mi diceva la mia vecchia insegnante di pianoforte: per avere un buon tocco occorrono dita di acciaio in guanti di velluto... Forse anche nella vita è così. (cap. III, p. 81) *Tutta la storia della vita sulla Terra ci insegna che la «[[diversità]]» è un valore fondamentale. La ricchezza della vita, infatti, è dovuta alla sua diversità: diversità di enzimi, di cellule, di piante, di organismi, di animali.<br />Anche per la storia delle idee è stato così. La diversità delle culture, delle filosofie, dei modelli, delle strategie e delle invenzioni ha permesso la nascita e lo sviluppo delle varie civiltà. (cap. III, p. 96) *Lo [[Spazio (astronomia)|spazio]] è il nostro progenitore diretto, perché gli atomi e le molecole che ci formano sono arrivati un giorno qui sulla Terra dopo un lungo viaggio spaziale. [...].<br />Guardando lontano nello spazio noi guardiamo così anche nel nostro passato. (cap. V, p. 140) *La [[natura]] infatti è sempre stata la peggior nemica dell'uomo pre-tecnologico, che in passato ha dovuto lottare quotidianamente contro le sue insidie: le intemperie, gli insetti, le infezioni, la fame, gli animali. Soltanto quando ha potuto dominare la natura ha cominciato ad apprezzarla e a godere dei suoi aspetti più belli. (cap. VIII, p. 217) ===[[Explicit]]=== È un mondo, quello verso cui andiamo, che ha bisogno di essere capito. Questo libro ha voluto portare il suo modesto contributo in questa direzione: poiché al di là delle differenze politiche, ideologiche o religiose che dividono gli individui, esiste un comune interesse nel cercare metodi e criteri che permettano di procedere insieme, nel modo più intelligente, verso il futuro.<br /> E questo grande sforzo di comprensione non può basarsi che sulla razionalità. ==''Viaggio nel mondo del paranormale''== *È davvero patetico vedere fino a che punto certi personaggi si dimostrino ingenui e pronti a credere a tutto, dal momento che si avvicinano a un fenomeno ''già convinti che esso esista''. (cap. II, p. 41) *Ma naturalmente, l'arte principale del [[Illusionismo|prestigiatore]], più ancora che nel trucco, consiste nel deviare l'attenzione dello spettatore. Non solo, ma nel fargli ricordare le cose in ''modo diverso'' da come in realtà sono avvenute. (cap. VII, p. 150) *Personalmente penso che le qualità dell'uomo vengono esaltate dalla sua capacità di elevarsi nella conoscenza, più che nel suo talento di coltivare antiche illusioni.<br />Per far questo, purtroppo, è però necessario rinunciare a un certo mondo incantato; è necessario cioè uscire dalla stanza delle fiabe e dei racconti fantastici.<br />Ciò può essere scomodo e anche deludente. Personalmente non lo penso. Penso che l'avventura dell'intelligenza sia molto più stimolante di quella della credulità. E che il desiderio di scoprire sia più eccitante di quello di rimanere nella stanza delle fiabe.<br />E credo che, comunque, sia difficile rimanerci quando la porta è ormai aperta. (cap. X, pp. 140-141) *Abbiamo bisogno non solo di buoni [[Farmaco|farmaci]] ma anche di un buon ambiente psicologico, che ci consenta di ritrovare un equilibrio interno che la biochimica da sola non può compensare.<br />Un medico mi ha detto una frase che mi è rimasta impressa, mentre realizzavo questa inchiesta. Mi ha detto: «Vede, c'è gente che viene da noi e avrebbe bisogno non di tre [[compressa|pillole]] al giorno, ma di tre [[abbraccio|abbracci]] al giorno.» (cap. XIII, p. 291) *Ma il [[medium]] non deve essere solo ammirato: deve essere anche ''temuto''. È bene cioè che il pubblico abbia di lui anche un certo timore, così come si ha timore per le cose soprannaturali. In questo modo il medium si può porre meglio al riparo da eventuali controlli che qualche cliente dubbioso avesse in mente di fare. Infatti, così come nessuno osa tirare la barba a uno iettatore (per timore di rappresaglie «psichiche»), analogamente, se si crea un clima di timore, ben pochi osano mettersi contro il medium, pensando che egli potrebbe vendicarsi con «fluidi negativi» sulla salute, sulle finanze, sull'amore ecc. (cap. XIV, pp. 300-301) *Neppure quando vengono rivelati i trucchi e i sotterfugi certa gente si convince di esser stata presa in giro. Il desiderio di credere in questi fenomeni è così forte, che resiste ad ogni choc. (cap. XIV, p. 305) *Ci sono sempre persone che hanno avuto un «[[Premonizione|presentimento]]». Il fatto è che questi «presentimenti» non vengono mai resi noti quando non succede nulla (cioè nella stragrande maggioranza dei casi): ma solo quando succede qualcosa. (cap. XVI, p. 351) *Se gli [[Oroscopo|oroscopi]] dei giornali fossero veri ci sarebbero soltanto 12 categorie di persone sulla Terra... (cap XVIII, p. 389) *Naturalmente le [[predizione|predizioni]] [[Astrologia|astrologiche]] si «avverano» seguendo il meccanismo di tutte le altre profezie e previsioni fatte da veggenti e cartomanti: come sempre, infatti, il cliente inconsciamente «seleziona» i risultati, si identifica con certe descrizioni caratteriali che si adatterebbero a molte altre persone, ricorda solo le cose azzeccate, «interpreta» le altre ecc. (cap XVIII, p. 390) *Naturalmente c'è un rischio, in questa smitizzazione dei fenomeni paranormali: quello di demolire qualcosa senza rimpiazzarlo con qualcos'altro di altrettanto attraente. [...]<br />Certo, dire che [[Babbo Natale]] non esiste non è una bella notizia. Anzi, è una brutta notizia. D'altra parte cosa si dovrebbe dire? Che ci sono le prove scientifiche dell'esistenza di Babbo Natale? E che esistono le testimonianze di milioni di persone che hanno trovato giocattoli sotto il camino o sotto l'albero?<br />Si torna qui a un vecchio problema sollevato dalla scienza (e in generale dalla conoscenza): cioè non è detto che il sapere porti alla felicità, anzi è più probabile il contrario, proprio perché genera dubbi e toglie sicurezza. (cap. XIX, pp. 408-409) *C'è, insomma, un prezzo da pagare, quando si vuole sapere: infatti ciò può significare la perdita di certe illusioni. [...] E allora? Bisogna chiudersi gli occhi e le orecchie e non dire queste cose, solo perché sarebbe più bello che fossero vere?<br />Forse sì. Molte persone certamente pensano che è meglio conservare queste illusioni [...].<br />Ci sono invece altre persone che vogliono sapere come stanno le cose, e che preferiscono magari perdere certe illusioni anziché essere tenute all'oscuro.<br />Anche perché considerano che lo stimolo della conoscenza è così forte che preferiscono rinunciare ai conforti delle credenze anziché rinunciare a esplorare questo meraviglioso mondo che esiste al di fuori e al di dentro di noi.<br />Coloro che possiedono questa curiosità intellettuale, questo desiderio di sapere, ritengono infatti che sarebbe sciocco farsi imbottigliare da miti e imbrogli, e soffocare così quello che è forse il dono più prezioso dell'uomo: la capacità di capire. Cioè quella capacità che ci ha permesso, attraverso l'evoluzione, di assumere la posizione eretta. (cap. XIX, pp. 409-410) *Se in questi 100 anni si fossero trovati veramente dei fenomeni paranormali, la comunità internazionale degli scienziati li avrebbe senz'altro riconosciuti, anche perché la [[scienza]] è un po' come lo sport: non può negare certi risultati, a condizione, ovviamente, che siano controllati da giudici indipendenti. (cap. XIX, p. 410) ==Citazioni su Piero Angela== *Il mio nonno ideale è Piero Angela, se potessi gli chiederei di adottarmi. Novant’anni compiuti, gentile, sorridente, un gran signore, e mica uno di quelli che ti annoiano parlando della lotta partigiana. Con lui trascorrerei molte notti a parlare di astrofisica e biologia, di buchi neri e di evoluzione, di elettroni e relatività ristretta e generale, e poi soprattutto, sebbene a vederlo possa sembrare il contrario, non è uno che le manda a dire, insomma c’è da divertirsi. ([[Massimiliano Parente]]) *Le persone come lui non ci lasciano mai. Ha motivato innumerevoli ricercatori, ha cambiato la cultura del nostro Paese, il nostro modo di pensare. Tutti noi riconosciamo che è stato una enorme fonte di ispirazione, ma il suo reale impatto positivo sulla società credo sia molto maggiore di quanto immaginiamo. Per me è e resterà una figura importantissima, alla quale devo immensa gratitudine. Anche nelle circostanze più difficili l'ho sempre visto andare avanti, fare quello che riteneva essere il proprio dovere, con enorme rispetto per gli altri, con intelligenza, passione e allegria. [...] È quello che dobbiamo provare a fare e che spero di riuscire a fare come lui mi ha insegnato. ([[Barbara Gallavotti]]) *Piero Angela è un grande professionista. Come lo vediamo nella dimensione televisiva: chiaro, metodico, posato, così appare come persona. Non che egli sia artefatto o privo di emozioni, anzi. [...] Il suo perfetto autocontrollo e la sua compassata cordialità riflettono in parte la sua indole schiva e in parte sono iscritte nel codice genetico di questo piemontese educato alla razionalità e alla tolleranza. Caratteristiche che secondo il più stimato divulgatore scientifico italiano sono complementari. ([[Gigi Marzullo]]) *Piero Angela usava spesso la metafora della divulgazione come chiave per accedere alle stanze della conoscenza che, con tutti i limiti delle metafore, rende bene il senso di un lavoro che si fa per permettere a chi legge e ascolta di accedere a luoghi e dinamiche altrimenti inaccessibili. ([[Beatrice Mautino]]) *Una persona squisita, un signore della divulgazione e della comunicazione. Ha fatto la storia del giornalismo, con mano precisa e garbata; ha ispirato tantissimi ad appassionarsi alla scienza e al piacere della conoscenza. [...] Io sono uno dei suoi tanti figli culturali. Gli devo praticamente tutta la mia ''forma mentis'' e la mia carriera: leggere da ragazzino il suo ''Viaggio nel mondo del paranormale'' mi aprì un universo di conoscenza e di metodo investigativo che non avevo nemmeno sognato potesse esistere. [...] Mai avrei immaginato che io, cresciuto come milioni di telespettatori "a pane e Piero Angela", un giorno avrei avuto l'onore non solo di incontrarlo, chiacchierare con lui e sentire la sua forte, ruvida stretta di mano e il suo spiazzante "diamoci del tu", ma anche di collaborare con lui in varie occasioni [...]. Piero Angela mancherà immensamente a tutta la divulgazione scientifica, ma ci lascia un modello di stile e di comunicazione chiara e precisa a cui ambire ogni giorno e un'eredità inestimabile di persone e di istituzioni [...] che continuano il suo lavoro paziente di scoperta e di gioiosa condivisione del sapere e di contrasto ai ciarlatani e ai manipolatori. ([[Paolo Attivissimo]]) *Una volta andammo a presentare un libro in una libreria di Roma. L'editore non aveva fatto promozione all'evento e in sala c'era solo una signora. Un solo spettatore per chi era abituato ad avere milioni di telespettatori. Con un certo imbarazzo, chiesi a Piero: "Che facciamo, ce ne andiamo?". Mi rispose: "Perché mai? Questa signora si è disturbata per venire, quindi facciamo la nostra presentazione. Glielo dobbiamo". Dopo un po' si sparse nel quartiere la notizia che c'era Piero Angela e la sala si riempì oltre misura. Una lezione di vita e di umiltà che non dimenticherò. ([[Alberto Luca Recchi]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Piero Angela, ''A cosa serve la politica?'', Mondadori, Milano, 2011. ISBN 978-88-04-60776-2 *Piero Angela, ''Da zero a tre anni: Come nasce (o si spegne) l'intelligenza'', Garzanti, Milano, 1975. *Piero Angela, ''L'uomo e la marionetta: Il comportamento quotidiano visto attraverso i condizionamenti biologici'', Garzanti, Milano, 1981. *Piero Angela, ''La macchina per pensare (Alla scoperta del cervello)'', Garzanti, Milano, 1987. *Piero Angela, ''Nel buio degli anni luce'', Garzanti, Milano, 1986. *Piero Angela, ''Nel Cosmo alla ricerca della vita'', Garzanti, Milano, 1987. *Piero Angela e Lorenzo Pinna, ''Perché dobbiamo fare più figli: Le impensabili conseguenze del crollo delle nascite'', Mondadori, Milano, 2008. ISBN 978-88-04-58094-2 *Piero Angela, ''Quark Economia (Per capire un mondo che cambia)'', Garzanti, Milano, 1986. *Piero Angela, ''Ti amerò per sempre: La scienza dell'amore'', Mondadori, Milano, 2005. ISBN 88-04-51490-6 *Piero Angela, ''[https://books.google.it/books?id=VHdzCQAAQBAJ Tredici miliardi di anni]'', Edizioni Mondadori, 2015. ISBN 8852064974 *Piero Angela, ''Viaggi nella scienza: Il mondo di Quark'', Garzanti, Milano, 1985. *Piero Angela, ''Viaggio nel mondo del paranormale: Indagine sulla parapsicologia'', Garzanti, Milano, 1986. ==Voci correlate== *[[Alberto Angela]] *''[[Dietro le quinte della Storia]]'' ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Viaggio nel mondo del paranormale||(1978)}} {{Pedia|La macchina per pensare||(1983)}} {{Pedia|Alfa e beta. Dalle stelle all'intelligenza||(1984)}} {{Pedia|Quark Economia||(1986)}} {{Pedia|Ti amerò per sempre||(2005)}} {{Pedia|La sfida del secolo||(2006)}} {{DEFAULTSORT:Angela, Piero}} [[Categoria:Divulgatori scientifici italiani]] [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Personaggi televisivi italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] dqt95p2yzka5ddc60a3uf3eyya1d7um 1223463 1223458 2022-08-20T07:39:36Z Spinoziano 2297 /* Viaggi nella scienza */ wikitext text/x-wiki [[File:Piero_angela.jpg|thumb|Piero Angela (2001)]] '''Piero Angela''' (1928 – 2022), giornalista, divulgatore scientifico e scrittore italiano. ==Citazioni di Piero Angela== *{{NDR|Messaggio pubblicato dopo la sua morte}} Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana.<br>Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.<br>Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte...). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell'ambiente e dell'energia.<br>È stata un'avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.<br>A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato.<br>Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.<ref>Citato in un [https://www.facebook.com/SuperQuarkRai/photos/a.2098245433544459/5358680220834281 post] sul profilo Facebook ufficiale del programma televisivo ''Superquark'', 13 agosto 2022.</ref> *[[Carlo Angela]], mio padre, era uno psichiatra e durante le persecuzioni razziali nascose nella clinica che dirigeva a San Maurizio Canavese ebrei, uomini e donne anche perseguitati, accogliendoli sotto falso nome. Li istruì su come fingersi falsi malati, facendoli passare per matti, e in questo modo li salvò.<ref>Dall'intervista di Marina Paglieri, ''[http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/01/27/news/piero_angela_mio_padre_giusto_tra_le_nazioni_salvo_tanti_ebrei_e_non_volle_mai_dirlo_-187382099/?ref=RHPPLF-BS-I0-C8-P2-S1.8-T1 Piero Angela: “Mio padre 'giusto tra le nazioni', salvò tanti ebrei e non volle mai dirlo”]'', ''repubblica.it'', 27 gennaio 2018.</ref> *C'è un concetto di base nella scienza: ogni [[scoperta]], ogni invenzione è sempre il frutto di ricerche precedenti che hanno preparato il terreno.<ref>Dal DVD ''Viaggio nella Scienza'', vol. 3: ''Einstein e la relatività'', Rai Trade, 2009.</ref> *Faccio divulgazione scientifica da quasi cinquant'anni, e ogni volta è sorprendente rendersi conto che più escono cose dalla scatola della conoscenza più se ne creano dentro, in continuazione, di nuove.<ref>Dalla quarta puntata della stagione 2016 della trasmissione televisiva ''Superquark'', Rai 1, 3 agosto 2016.</ref> *{{NDR|Sulla [[pandemia di COVID-19]]}} I giovani si sentono invulnerabili, ma il virus non si vede, non si sente. Abbiamo visto cos'è successo anche a Capi di Stato che lo minimizzavano. Invece se il virus passa dai ragazzi ai genitori, salta l'economia di questo Paese.<ref name="esercito">Citato in [https://www.lastampa.it/spettacoli/tv/2020/10/05/news/coronavirus-piero-angela-serve-l-esercito-in-strada-1.39385184 ''Coronavirus, Piero Angela: “Serve l'esercito in strada”''], ''La Stampa'', 5 ottobre 2020.</ref> *{{NDR|Sugli anni da inviato durante le missioni Apollo, «e com'è assistere dal vivo alla partenza di un razzo?»}} Incredibile. La tribuna stampa era a cinque chilometri di distanza, per sicurezza: in caso di caduta il razzo, che era una macchina con milioni di litri di carburante, avrebbe potuto fare una strage. Era un obelisco alto 110 metri, come un palazzo di 40 piani. I tecnici erano in ansia, i dirigenti della Nasa, l'ente spaziale americano, ancora di più. Per non parlare dei familiari degli [[astronauti]] che si tenevano per mano. E nel momento in cui arrivava, con 15 secondi di ritardo a causa della distanza, il rumore infernale, tante persone scoppiavano a piangere per la tensione. I secondi iniziali del volo erano delicati, e quando il razzo aveva raggiunto una certa quota partiva l'applauso.<ref name="Adami">Dall'intervista di Alex Adami, ''E così ci siamo ritrovati insieme sulla Luna'', ''TV Sorrisi e Canzoni'', nº 28, 16 luglio 2019, pp. 18-21.</ref> *Il titolo ''Quark'' è un po' curioso e lo abbiamo preso a prestito dalla fisica, dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto [[quark (particella)|quarks]], che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti. È quindi un po' un andare dentro le cose.<ref>Dalla prima puntata del programma televisivo ''Quark'', 1981; riproposto nella trasmissione televisiva ''Visioni private: i ricordi televisivi di Piero Angela'', Rai Storia, 23 aprile 2011.</ref> *L'Apollo 8, nel dicembre 1968, aveva girato intorno alla [[Luna]] ed era ritornata sulla [[Terra]]. [...] All'andata, a metà percorso, ci fu un collegamento e si vide per la prima volta la Terra dallo [[Spazio (astronomia)|spazio]]. Io ero in onda, facevo la telecronaca diretta, e ho avuto una forte emozione guardando quell'immagine: una pallina nell'[[Universo]]. L'impressione immediata fu che noi, così piccoli, non siamo niente. Litighiamo, ci ammazziamo, inquiniamo questo unico luogo caldo che ci consente di vivere bene, ma davvero non contiamo niente.<ref name="Adami"/> *La [[creatività]] è soprattutto la capacità di porsi continuamente delle [[domanda|domande]].<ref>Citato in ''Focus'', n. 111, p. 116.</ref> *La [[razionalità]] è sempre stata minoritaria, ma è una battaglia che vale la pena di combattere.<ref>Citato in ''[http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273895 Aderite al CICAP: contrastate la superstizione e accendete la vostra curiosità]'', ''cicap.org'', 21 febbraio 2014.</ref> *La [[Ricerca scientifica|ricerca]] è la vera macchina della ricchezza, una ricchezza che la politica spesso si è limitata a redistribuire: ma solo se produci tanto e bene puoi abbassare le tasse.<ref>Dall'intervista di Luca Fraioli, ''[https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2018/01/26/news/nasce_rlab_piero_angela_impariamo_a_investire_sull_intelligenza_-187362732/ Nasce RLab. Piero Angela: “Impariamo a investire sull'intelligenza”]'', ''rep.repubblica.it''. 27 gennaio 2018.</ref> *La [[scienza]] ha questo di bello: che unisce le generazioni, perché le regole non cambiano, come le mode, da una generazione all'altra, ed è un percorso di conoscenza lungo il quale tutti possono inoltrarsi, a condizione, naturalmente, che il racconto sia fatto in modo chiaro e comprensibile.<ref>Dal DVD ''Viaggio nella Scienza'', vol. 1: ''L'Universo'', Rai Trade, 2009.</ref> *Nelle scuole italiane si insegnano le materie scientifiche, ma non si insegna quasi mai la scienza, ovvero le regole di base che permetterebbero di capire se chi annuncia di aver fatto una scoperta è credibile o no.<ref>Dall'intervista di Cristiana Pulcinelli, ''[http://www.ufficiostampa.rai.it/aree/sipra/sipra_odierna.pdf#page=32&zoom=auto,36,777 «Stamina, anche noi giornalisti siamo responsabili»]'', ''l'Unità'', 21 gennaio 2014, p. 18.</ref> *Ormai [[Alberto Angela|Alberto]] non è più il figlio di Piero Angela, sono io a essere suo padre.<ref>Dall'intervista al programma televisivo ''Domenica in''; citato in ''[http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2018/01/15/news/piero_angela-186526594/?ref=search Piero Angela: "Ormai sono conosciuto come il padre di Alberto"]'', ''Repubblica.it'', 15 gennaio 2018.</ref> *{{NDR|Sulla [[pandemia di COVID-19]]}} Per l'Hiv c'è stata gente condannata in tribunale perché sapendo di essere contagiati andavano attaccando il virus agli altri. Oggi, con il Covid, non dico di mettere in galera le persone, ma far rispettare assolutamente le regole, si. Anche l'esercito e la Polizia in strada possono essere d'aiuto. Come divulgatori di informazione, noi possiamo dare una mano. Ma è un problema di comportamenti.<ref name="esercito"/> *Perché se uno cerca di [[Comprensione|capire]] le cose, capire anche gli altri, la diversità, le ragioni degli altri, allora riesce anche a gestire meglio le proprie pulsioni.<ref>Citato in Marzullo 1999, p. 9.</ref> *Qualcuno ha detto che il [[tirannosauro]] in pratica è una bocca che cammina su due zampe e qualcosa di vero c'è.<ref name=pianetadinosauriep2.1>Dalla trasmissione televisiva ''Il Pianeta dei Dinosauri'', episodio 2.1: Prede e predatori, Rai 1, 1993.</ref> *{{NDR|Sulla [[pandemia di COVID-19]]}} Questo è un virus mortale. Non si può dover chiedere "per favore, mettete le mascherine". Quelli che non le usano sono degli untori, soprattutto se sono stati ben informati. [...] {{NDR|I negazionisti}} sono vittime della mala informazione. Alcuni sono recuperabili, altri no. Alle manifestazioni contro le mascherine erano quattro gatti e a lungo andare saranno anche di meno.<ref>Citato in [https://www.ilmessaggero.it/persone/covid_piero_angela_esercito_seconda_ondata_virus_pandemia_vaccino_coronavirus-5504970.html ''Covid, Piero Angela: «Se serve, giusto l'esercito per le norme anti-virus»''], ''ilmessaggero.it'', 5 ottobre 2020.</ref> *[...] sarebbe bene capire un po' meglio cosa erano i [[Dinosauro|dinosauri]]. Il fatto che fossero rettili infatti non deve portare a credere che fossero parenti stretti con quelli che vediamo oggi, perché in realtà i dinosauri avevano poco a che fare con gli altri rettili, anche a quelli apparentemente più simili, come [[Lucertola|lucertole]] o iguane.<ref name=pianetadinosauriep1.1>Dalla trasmissione televisiva ''Il Pianeta dei Dinosauri'', episodio 1.1: I primi dinosauri, Rai 1, 1993.</ref> *Siamo stati vaccinati fortemente da vent'anni di [[fascismo]] e prima ancora da società molto chiuse. [...] La [[patria]] ha dato tante delusioni.<ref>Durante la consegna della cittadinanza onoraria a Frascati, 29 settembre 2018. [https://www.youtube.com/watch?v=peZj7G8UnIo Video] disponibile su ''YouTube.com'' (min. 0:36).</ref> {{Int|Dall'intervista di [[Gigi Marzullo]]|In Gigi Marzullo, ''[http://books.google.it/books?id&#61;0dWhx4mWsswC Bellidinotte. Guerrieri moderni & Cavalieri d'altri tempi]'', Napoli, Alfredo Guida Editore, 1999. ISBN 88-7188-304-7}} *{{NDR|«Rimpiange qualcosa?»}} No. Penso che bisogna storicizzare sempre le decisioni giuste o sbagliate, o gli errori che si sono commessi. Allora, si pensava di fare bene così. (p. 11) *{{NDR|«La sua abilità comunicativa deriva proprio dal fatto di non essere un uomo di scienza?»}} Certo. Per capire prima io le cose, percorro una strada in salita, una strada difficile, tra le spine. Proprio perché mi rendo conto della difficoltà, ai miei lettori, questa strada cerco di fargliela percorrere in discesa, tra le rose. (p. 12) *{{NDR|«Pazzie per una donna ne ha mai fatte?»}} No. Quando leggo di questi drammi passionali mi rendo conto quanto siano cose lontane dalla mia mentalità. (p. 16) *{{NDR|«Il bene come il male sono entrambe forze creatrici di progresso?»}} [[bene e male|Il bene e il male]] sono due simboli. In realtà le cose sono un po' più complicate. (p. 18) *{{NDR|«Purtroppo dobbiamo morire.»}} Ma abbiamo vissuto. Ci sono quelli che non sono mai nati. Noi per millenni non siamo mai nati. Non nasceremo più, forse.<br />{{NDR|«Questo che cosa le ha insegnato?»}} Che bisogna vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, ma anche come se fosse il primo.<ref>{{Cfr}} [[Friedrich Nietzsche]]: «Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse il primo, come se fosse l'ultimo».</ref> (p. 18) {{Int|Da [https://www.corriere.it/spettacoli/18_luglio_25/servizio-vaccini-superquark-e037f3e8-8ff5-11e8-9e3d-9a7bf81b9c8e.shtml ''«Bisogna difendere la scienza»'']|Intervista di Maria Volpe, ''Corriere.it'', 25 luglio 2018.}} *{{NDR|Sull'[[antivaccinismo]]}} Quando non c'erano, c'erano i morti. Quando io ero piccolo se un compagno arrivava in ospedale con la difterite moriva con certezza, non c'era alcuna cura. Ho tanti ricordi di amici morti per queste malattie. La protezione gregge, cioè arrivare a percentuali alte di vaccinati è fondamentale. [...] Il fatto che sempre più persone non si fidino della scienza e diano credito alle non competenze, non è di buon senso nè intelligente. E invita a riflettere. *Bisogna sempre seguire la strada del convincimento e mai del disprezzo, nonostante certe presenze sul web. Bisogna portare dati e spiegare. Perchè in molti casi ci sono preoccupazioni dei genitori per i bambini da vaccinare. Ma certo non bisogna dimenticare l'obiettivo. Una volta sono stato ospite da Lucia Annunziato, insieme a [[Roberto Burioni]], medico in prima linea nella lotta agli antivaccinisti. Lui ha ragione, ma alle volte è troppo aggressivo e può non funzionare. *Questo è il compito delle Istituzioni: informare sempre e bene. {{Int|Da [https://www.vanityfair.it/article/piero-angela-lultima-intervista-a-vanity-fair-se-nessuno-si-ricordera-di-me-tv ''«Se nessuno si ricorderà di me»'']|Dall'intervista di Mario Manca a ''Vanity Fair Italia'', 8 ottobre 2020; citato in ''Vanityfair.it'', 13 agosto 2022.}} *Sono sempre stato molto attento a separare scienza e fede: quello che va in onda nei nostri prodotti si trova nelle riviste di divulgazione scientifica, che si parli di cosmo o di corpo umano. *Guardo anche i miei {{NDR|programmi}} perché cerco i difetti. C'è chi si irrita quando qualcuno gli fa un'osservazione, mentre io le critiche vado a cercarle tra la gente, cercando di capire se c'è un modo per migliorare, se qualcosa piace o non piace. *La cosa che mi colpisce è che sono amato dai giovani di tutte le età e le categorie professionali e culturali. È una gratificazione che mi rende felice perché questi ragazzi vivranno un secolo per niente facile e dobbiamo stare loro vicino affinché arrivino preparati. Non devono vivere alla giornata, ma applicarsi negli studi e conoscere la scienza, perché è in grado di aiutarli. Lasceremo questo mondo non solo ai posteri, ma ai figli e ai nipoti che sono già qua e vanno a scuola. *{{NDR|«La scuola fa abbastanza per i giovani d'oggi, secondo lei?»}} A scuola l'insegnamento procede ancora con il retrovisore: si insegnano la storia, il greco, il latino, la letteratura, tutte robe del passato che vanno benissimo, per carità, perché è necessario saperle. Dobbiamo, però, anche capire un po' cos'è il presente e quello che ci aspetta. A scuola si insegnano le scienze, ma non la scienza e il suo metodo. Quando io l'ho scoperta ho capito meglio tantissime cose e mi sono appassionato. *{{NDR|«Nel 1967 [...] fu arrestato quando era in Iraq. Come andò?»}} Stavamo girando di nascosto un servizio sul petrolio per ''Tv7'': quando arrivammo, avevano già impiccato 11 persone per spionaggio perché c'era la sindrome degli Israeliani e in quel momento l'Italia aveva adottato un atteggiamento pro-Israele. Un giorno riprendevamo da lontano, ma qualcuno ci ha visti e così, poco dopo, è arrivata una camionetta con i mitra spianati che ci ha portato prima in commissariato e poi in prigione. Pochi parlavano inglese, i telefoni non funzionavano, ma a mezzanotte venne il capitano dei servizi e capì la situazione in cui eravamo finiti. Ci sequestrarono tutto, ma ci liberarono. *La [[televisione]] è uno strumento che arriva alle famiglie e ritengo che ci voglia molta attenzione per evitare che vadano in onda cose che danno fastidio. È importante dire le cose in maniera educata, "in punta di penna", senza inseguire la volgarità, il sensazionalismo e la ricerca assoluta dell'applauso o dell'emozione. *{{NDR|«[[Stanley Kubrick|Kubrick]] rispose di persona a una sua lettera quando gli chiese se poteva usare delle scene di ''[[2001: Odissea nello spazio]]'' per un suo documentario. La conserva ancora?»}} Sì, dovrei recuperarla. Quando gli scrissi non mi aspettavo che mi rispondesse, ma fu molto cordiale. Le case di produzione mi dissero che le immagini del film erano bloccate e che il nullaosta doveva arrivare solo da Kubrick. Dissi, benissimo, mi date il suo indirizzo? {{NDR|«Intraprendente»}} Se uno bussa a tutte le porte qualcosa succede, specie se lo si fa in buona fede e con cortesia, come dice un famoso proverbio veneto. {{Int|Da [https://www.fanpage.it/attualita/piero-angela-a-fanpage-it-occupiamoci-di-cambiamento-climatico-sara-la-prossima-emergenza/ ''"Occupiamoci di cambiamento climatico, sarà la prossima emergenza"'']|Intervista di Mariangela Pira, ''Fanpage.it'', 3 giugno 2021.}} *I giovani devono sapere che la nostra generazione ha creato i guai e loro se li ritrovano. È necessario abbiano comportamenti virtuosi per farvi fronte. *Gli inquinamenti locali si possono affrontare con i singoli comportamenti. Ma l'atmosfera gira in tutto il mondo. *Le tecnologie per aumentare la resa del solare ci sono, occorre ci siano persone che sviluppino idee e le realizzino, insieme a industrie e politiche che le diffondano. Le nuove tecnologie costano e dovrebbero essere incentivate dalla politica. *Il futuro non esiste, non è scritto da nessuna parte. Lo prepariamo e lo decidiamo noi con i nostri comportamenti. I futuri possibili sono tanti e molti dipendono dal modo in cui ci comportiamo. Per comportarci in modo corretto ci dobbiamo informare. *Non accontentatevi della sufficienza. Il paese ha bisogno di menti creative e di persone competenti. *Non basta comportarsi bene, bisogna fare in modo che gli altri si comportino bene. Quando uno vede qualcosa che non funziona non deve dire: chi se ne importa. *Il mio referente politico non è un capo partito. È il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]]. È un'istituzione che deve fare l'interesse generale. {{Int|Da [https://www.ilgiornale.it/news/politica/scienza-verifica-poi-parla-non-fidatevi-solo-dei-pareri-1967848.html ''"Non fidatevi solo dei pareri"'']|Intervista di Matteo Sacchi, ''Ilgiornale.it'', 9 agosto 2021.}} *Quello che è capitato ha comprensibilmente spaventato. Le informazioni sui rischi, minimi, dei vaccini sono state amplificate dai No Vax e molti, di conseguenza, hanno finito per farsi guidare più dalle emozioni che dalla razionalità. Le informazioni corrette, come quelle del portale dell'Iss si trovano, ma ricordiamoci che a molti a scuola sono state insegnate le materie scientifiche, ma non il metodo scientifico. Non è lo stesso. *Preso atto che per alcuni la pseudoscienza è una religione e non è possibile smuoverli, bisogna invece essere capaci di dialogare con chi è spaventato o ha avuto informazioni errate. Io so che il dialogo paga, funziona. Non si può pensare di irridere o insultare queste persone e ottenere dei risultati. *Io uso un piccolo aforisma: La scienza è quello che si sa, non è quello che non si sa. Può far sorridere, ma è importante. La scienza è intersoggettiva, le opinioni non contano. Mi spiego, le opinioni sono utili per fare scienza ma poi vanno dimostrate. I vaccini sono stati sottoposti a trial lunghi e complessi e quello che esce dai trial non è un'opinione. ===Attribuite=== *Bisogna avere sempre una [[mente]] aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra.<ref>Da ''La Stampa'', 31 marzo 1999; citato in ''Panorama: Edizioni 1720-1724'', Mondadori, 1999, p. 20.</ref> :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} La paternità di questo celebre aforisma è incerta: è stato attribuito a varie personalità, specie di ambito scientifico,<ref>Cfr. {{en}} ''[http://www.faktoider.nu/openmind_eng.html "Keep an open mind – but not so open that your brain falls out"]'', ''faktoider.ru''. <small>URL consultato il 7 novembre 2013.</small></ref> prima che a Piero Angela, il quale lo attribuisce a [[James Randi]].<ref>Cfr. Piero Angela nell'intervista a [[Massimo Polidoro]], ''42. Piero Angela: il CICAP ha 20 anni'' (al minuto 19:48), in ''[http://www.massimopolidoro.com/blog-e-podcast/il-podcast Il podcast]'', ''massimopolidoro.com'', 2009. <small>URL consultato il 7 novembre 2013.</small></ref> Lo si può considerare un [[Proverbi inglesi|proverbio inglese]].<ref>''By all means maintain an open mind, but not so open that your brain falls out.'' (citato come proverbio in ''The Skeptical Inquirer'', Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal, 2001, vol. 25, p. 67)</ref> ==''A cosa serve la politica?''== ===[[Incipit]]=== Oggi c'è un forte risentimento contro la classe politica per i suoi troppi privilegi, per il malcostume diffuso, per i costi, l'arroganza, l'inefficienza, la corruzione ecc. Ma in realtà esiste una questione molto più profonda, che questo libro intende affrontare, e che riguarda il ruolo stesso della politica nella società. Infatti c'è troppa attesa che sia la politica a risolvere i problemi, ad affrontare le sfide del nostro tempo, e che quindi la soluzione sia il prevalere di quel partito o di quella maggioranza. ===Citazioni=== *Il [[politico]], infatti, è il pilota, ma senza macchina non può andare da nessuna parte. Soprattutto se, come spesso avviene, in politica si dibatte continuamente sui ricambi di maggioranza ma non su come migliorare veramente le prestazioni del paese. (cap. I, p. 12) *Gli [[Senilità|anziani]] di oggi non soltanto vivono più a lungo, ma sono più sani e più attivi. Oggi un anziano può correre più veloce di un ghepardo (in auto), può volare più in alto di un'aquila (in aereo), può sollevare un camion con una sola mano (azionando una leva). (cap. II, p. 31) *[...] un [[inceneritore]] può essere una soluzione accettabile in un paese che sa fare le cose bene e rispetta le regole, ma non in un paese (o in una regione) dove questo non avviene, o non si è sicuri che avvenga. (cap. II, p. 39) *A volte si dice che i figli dei fumatori tendono a essere fumatori: anche per quanto riguarda i libri, i figli di [[Lettore|lettori]] mediamente tendono a essere lettori più degli altri. Perché sono influenzati dal modello dei genitori, dal livello culturale familiare, dall'esistenza stessa dei libri in casa, dagli stimoli che ricevono per la [[lettura]] (anche se non è sempre così).<br />Sviluppare l'abitudine a leggere non è facile: gli psicologi dicono che anche qui, come per tanti altri aspetti del comportamento umano, è importante l'imprinting, cioè sono importanti le esperienze del primo periodo di vita. Per esempio il fatto che la madre legga libri di favole ai bambini e metta loro tra le mani dei volumi adatti. Per insegnar loro a "fumare" libri (e la politica dovrebbe sostenere fortemente questo imprinting familiare attraverso tante iniziative, con l'ausilio dei mezzi di comunicazione). (cap. V, pp. 65-66) *L'[[Maestro|insegnante]] è la persona alla quale un genitore affida la cosa più preziosa che possiede suo figlio: il cervello. Glielo affida perché lo trasformi in un oggetto pensante. Ma l'insegnante è anche la persona alla quale lo Stato affida la sua cosa più preziosa: la collettività dei cervelli, perché diventino il paese di domani. (cap. V, p. 66) *Per unire il mondo della ricerca a quello dell'industria occorrono [...] personalità capaci di creare collegamenti geniali, così come ha fatto [[Steve Jobs]] [...]. Jobs aveva una straordinaria capacità di intuire come unire diverse soluzioni tecnologiche per creare dei prodotti incredibilmente accattivanti e ben funzionanti. È stato uno straordinario innovatore, dotato di competenze tecniche e di grande istinto imprenditoriale. Due doti che gli hanno permesso di creare dal nulla l'impero della Apple. (cap. VI, p. 89) *La buona [[educazione]] consiste non soltanto nel comportarsi bene, ma anche nel fare in modo che gli altri si comportino bene. Rispettare le regole, ma farle anche rispettare. Si sa che questo secondo aspetto è poco popolare da noi ("Ma di cosa ti impicci?", "Lascia perdere", "Vivi e lascia vivere" ecc.). Questo modo di agire, o meglio di non reagire, ha creato in un certo senso un'assuefazione ai piccoli (ma poi anche ai grandi) abusi. (cap. VII, p. 100) *Il fatto è che nel nostro paese, così come non si premia il merito, non si punisce chi trasgredisce. (cap. VII, p. 102) *Il peggior nemico della cultura è la noia, la mancanza di chiarezza, o l'assenza di creatività. (cap. XI, p. 142) *Il nostro cervello è fatto in modo che l'[[attenzione]] sia tanto più alta quanto più un avvenimento suscita emozioni. (cap. XI, p. 143) ===[[Explicit]]=== Una volta si diceva che erano le guerre a cambiare le situazioni, creando un trauma che portava via il vecchio e faceva nascere il nuovo. Oggi la crisi provocata dall'esplosione del debito pubblico può essere forse l'unica occasione positiva per innescare l'inizio di un cambiamento, che restituisca al paese la cosa più preziosa per riprendere a camminare: la fiducia. ==''Da zero a tre anni''== ===[[Incipit]]=== Il cervello del bambino è come una scacchiera. All'inizio qualunque partita è teoricamente possibile, qualunque mossa brillante è ipotizzabile. Poi, quando si cominciano a muovere i pezzi, le combinazioni iniziali via via diminuiscono e il gioco comincia a «strutturarsi» in un certo modo. ===Citazioni=== *Per un genitore è importante capire che suo figlio più ancora che un ingegnere o un medico, deve saper diventare un ''uomo''.<br />Questa costruzione comincia sin dall'inizio, stimolando nei piccoli la curiosità, l'interesse, il ragionamento, l'immaginazione.<br />Non bisogna quindi confondere il bersaglio: non si tratta di insegnare al bambino ''delle cose'', ma insegnare a imparare ''attraverso'' le cose. (cap. VII, p. 143) *Le [[domanda e risposta|risposte]] sono sempre limitate, provvisorie, insoddisfacenti. Le [[domanda e risposta|domande]] invece sono il vero motore dell'attività mentale: un uomo che non si pone domande, o che si contenta delle risposte, non va molto lontano.<br />L'uomo deve [[dubbio e certezza|dubitare]]: il dubbio è un atteggiamento di ricerca, di esplorazione: la [[dubbio e certezza|certezza]], soprattutto quella ideologica o dogmatica, possono forse renderlo più integrato, e in un certo senso più felice, ma con un costo intellettuale molto elevato, che è quello della sua rinuncia a dubitare, esplorare, e quindi pensare. (cap. VII, p. 145) *Probabilmente già nella prima età va impostata questa ''forma mentis'', abituando il bambino a porsi delle domande, anziché ad accontentarsi delle risposte. In famiglia, nella scuola, e più ancora nella vita. (cap. VII, p. 147) *Ho sempre cercato, nelle mie trasmissioni, di inserire elementi di «incontro» col pubblico, dal linguaggio chiaro alle «trovate», dagli esempi alle «battute», rifiutando quella finta «[[serietà]]» tanto cara all'ufficialità italiana in ogni campo. Io penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma. È una filosofia ancora poco capita da coloro che hanno un ben misero concetto del prestigio e della serietà. (cap. VII, p. 149) *L'[[immaginazione]] è la qualità più tipicamente umana, quella che consente di creare, inventare, capire. È la qualità che consente all'uomo di trovare un margine di libertà, di sfuggire, in parte, alla sua condizione di marionetta mossa dai fili genetici e ambientali [...]. (cap. XI, p. 211) *Il [[bambino]], come un attore, è più aiutato dal desiderio degli applausi che dal timore dei fischi. (cap. XIII, p. 250) *Data la rapidità crescente dei cambiamenti culturali è difficilmente pensabile che un genitore, per quanto «moderno», possa trasmettere al figlio un modello valido per il resto della vita: ciò sarebbe molto presuntuoso e poco intelligente. Deve invece cercare di stimolare la sua capacità di giudicare le situazioni e di trovare le risposte giuste. Non deve cioè insegnargli un percorso, ma insegnargli a guidare. (cap. XIII, pp. 253-254) *Credo che un [[genitore]] debba cercare di proporre al figlio la parte migliore di sé: non solo, ma debba cercare di viverla, perché non si può offrire soltanto un modello, ma anche un esempio. (cap. XIII, p. 255) ===[[Explicit]]=== Essere un uomo colto oggi, molto più che in passato, vuol dire essere un uomo del proprio tempo, con lo sguardo puntato verso l'avvenire: non si può più fare dell'archeologia culturale (come si continua a fare), se prima non si è capito profondamente il messaggio del futuro.<br /> Ciò può essere scomodo, perché obbliga a continui ripensamenti e riconversioni. Ma è proprio questa la forza dell'uomo pensante, la qualità che lo distingue dall'animale; senza questa rigenerazione culturale l'avvenire che consegneremo ai nostri figli rischia di essere soltanto un frutto avvelenato.<br /> Osservato da un'altra galassia, il destino umano può apparire poca cosa: un breve momento, tra l'esplosione iniziale e (probabilmente) quella finale. Ma, vissuta dall'interno, questa vita è per noi la cosa più preziosa: è una fiaccola che dobbiamo cercare di trasmettere a lungo, di mano in mano, secondo un percorso che sembra addentrarsi sempre più in quella che è la vera vocazione dell'uomo: la conoscenza.<br /> Ma siamo ancora all'altezza di questo compito? ==''L'uomo e la marionetta''== *Crediamo di essere liberi, mentre la biologia ci dimostra che siamo delle macchine chimiche completamente condizionate dai cromosomi e dall'ambiente che ci circonda. [...]. Le nostre idee e il nostro comportamento non sono affatto scelti liberamente, ma sono il risultato di un'azione combinata dell'eredità e dell'ambiente.<br />Quanto alle dittature (e alle ideologie), esse non hanno bisogno di ricorrere ai farmaci o agli elettrodi per provocare cambiamenti biochimici e cerebrali: sono sufficienti i discorsi e la propaganda.<br />La biologia mostra infatti che la parola e il farmaco hanno un'azione sostanzialmente simile nel cervello: entrambi inducono cambiamenti biochimici e molecolari nell'organizzazione cerebrale. (premessa, pp. 7-8) *La [[ricerca]] è per definizione movimento: ciò che era vero ieri non lo è più oggi, e sarà ancora modificato domani. (cap. I, p. 33) *Oggi il mondo accetta sempre più difficilmente il concetto di ingiustizia. Ovunque vi sono movimenti di liberazione. Però l'uomo può essere liberato soltanto dalle ingiustizie ambientali, non da quelle genetiche.<br />Si può fare in modo che ogni individuo abbia il diritto allo studio, al lavoro, al riconoscimento dei suoi meriti, ma alla base vi sarà sempre un'ingiustizia genetica, perché certi uomini nasceranno più ricchi di talenti, di salute, e di intelligenza di altri.<br />Una volta superate le ingiustizie di classe, ci si troverà sempre di fronte a un'altra ingiustizia di classe: quella che raggrupperà inevitabilmente i cittadini più o meno «meritevoli» dal punto di vista genetico. (cap. III, p. 73) *L'[[intelligenza]], come muscolo di sopravvivenza, cominciò ad avere successo fin dall'età primitiva, quando consentì all'uomo di costruirsi armi migliori e sopraffare un nemico più forte fisicamente: oggi noi rifiutiamo la violenza, proprio perché abbiamo creato una diversa scala di priorità nella sopravvivenza: quella dell'intelligenza.<br />Dobbiamo però renderci conto che anche l'intelligenza è a suo modo violenta, perché tende ad affermarsi e a soppiantare taluni valori con altri. Anch'essa fa parte della legge del più forte, quindi dell'evoluzione. (cap. III, p. 77) ===[[Explicit]]=== Spesso ho, di proposito, illuminato in modo violento certi aspetti della biologia, nell'intento di proporre un dibattito salutare, necessario a una presa di coscienza dei problemi che si pongono all'uomo moderno. Basta leggere le cronache allucinanti dell'avvelenamento del pianeta, guardare il modo in cui si continuano a costruire le città, o il tipo di vita che stiamo conducendo e preparando per i nostri figli, per renderci conto che il problema non è nella tecnologia ma nel modo di utilizzarla.<br/ > Il ritardo mentale, che è innanzitutto politico e morale, sembra aver oggi annebbiato quello che è sempre stato uno degli istinti vitali più forti: la sopravvivenza della specie, quella forza che, già attraverso la selezione, premiava l'istinto materno e la difesa dei piccoli a costo del sacrificio.<br /> Per noi, invece, il futuro sono i prossimi cinque minuti: non sembriamo disposti a sacrificare questa generazione per la prossima. Ma il problema si può rovesciare: è disposta la prossima generazione a lasciarsi sacrificare da questa?<br /> Io penso che i giovani, quelli che desiderano diventare uomini immaginanti e non uomini-ape, si trovino ormai in una situazione di legittima difesa. ==''La macchina per pensare''== ===[[Incipit]]=== Un chilo e mezzo di cellule nervose, 4 miliardi d'anni di evoluzione. Il nostro [[cervello]], proiettato nel futuro dell'elettronica, porta ancora stratificata dentro di sé la storia della vita. ===Citazioni=== *Vi siete mai chiesti perché l'uomo e la donna possiedono ognuno soltanto una metà dell'organo di [[procreazione|riproduzione]]? E debbono impegnare tanto tempo (e energie) per mettere insieme le loro due parti? La risposta, ovviamente, è che questa riproduzione a due ha permesso di rimescolare i cromosomi e quindi di ridistribuire le mutazioni favorevoli che altrimenti sarebbero rimaste separate in individui diversi.<br />Così ognuno di noi, attraverso i riti del [[corteggiamento]] e dell'accoppiamento (con tutto quello che ciò comporta: investimenti, stratagemmi, emozioni, magari anche poesie e musiche), diventa strumento inconsapevole di quell'esigenza fondamentale della natura che è la produzione di diversità. (cap. I, p. 13) *Solo una crescente efficacia nello [[Spiegazione|spiegare]] consente infatti una crescente capacità di [[capire]]. (cap. XV, p. 249) *Tutti coloro che si occupano di [[insegnamento]] dovrebbero ricordare continuamente l'antico motto latino «ludendo docere», cioè «insegnare divertendo». Se si riesce infatti a inserire l'aspetto del «gioco» (nel senso dell'«interesse») eccitando così le motivazioni individuali e accendendo i cervelli, si riesce a moltiplicare in modo altissimo l'efficienza dell'informazione, dell'insegnamento, della comunicazione. Perché l'interessato «ci sta». È stimolato, partecipa, ricorda. E impara. (cap. XV, pp. 256-257) ==''Nel buio degli anni luce''== *[...] le [[conoscenza|conoscenze]] di un individuo hanno valore soltanto se possono permettergli di capire il mondo in cui vive e eventualmente permettergli di modificarlo a suo vantaggio. (introduzione, p. 5) *Per [[cultura]] si deve intendere [...] la capacità globale di rispondere in modo adeguato ai problemi di sopravvivenza che una società deve affrontare. A ogni livello: energetico, agricolo, industriale, educativo, mentale, comportamentale. Vale a dire, la capacità di capire il proprio tempo, di individuare le grandi leve che producono i veri cambiamenti, e di utilizzarle per adattarsi, anche mentalmente, al proprio ambiente (o per adattare l'ambiente a sé). (introduzione, p. 6) *Cultura «classica» e cultura scientifica devono oggi fondersi in ogni individuo, per creare quella visione binoculare che, sola, permette di dare rilievo e profondità agli avvenimenti e di partecipare consapevolmente alle decisioni. (introduzione, p. 7) *In un certo senso [...] sulla Terra non esistono [[Risorsa|risorse]] e materie prime, ma esiste soltanto la capacità umana di trasformare certi materiali inerti in risorse, grazie appunto a invenzioni e tecnologie. (cap. II, p. 43) *Per affrontare seriamente la crisi energetica sembra ormai inevitabile ricorrere massicciamente alla fonte più abbondante di energia che esista, quella meno inquinante, meno costosa, più disponibile immediatamente: cioè il [[Risparmio energetico|risparmio di energia]]...<br />Secondo certi calcoli, infatti, con il solo risparmio energetico si potrebbe «liberare» tanta energia quanta ne producono da sole le centrali nucleari, e sarebbe quindi più conveniente investire soldi e sforzi nel campo del ''risparmio'' anziché in quello della ''produzione'' di energia. (cap. IV, p. 119) *In tutti i [[Sistema|sistemi]] viventi, siano essi biologici, economici o politici, esistono delle autoregolazioni automatiche quando si verificano certi squilibri; con conseguenze a volte anche spiacevoli.<br />È come nella vasca di [[Archimede]], dove l'immersione di certi corpi provoca inevitabilmente spinte e cambiamenti di livelli, anche se non lo si desidera. (cap. V, pp. 167-168) *[...] la [[scuola]] oggi è incapace di sviluppare quelle competenze e quei talenti che sono oggi necessari per continuare ad appartenere a una società industriale avanzata. È talmente distaccata dalle vere esigenze del mondo del lavoro da essere diventata, in larga misura, una fabbrica di disoccupati con la laurea. (cap. VIII, p. 204) *Quando si parla di una società in cui gli sforzi siano destinati a migliorare l'uomo, a elevare la sua educazione, ad assisterlo, a favorire le arti, la conoscenza, la cultura ecc., si ha tendenza a dimenticare un particolare importante: che tutto ciò richiede molta energia, materie prime, tecnologia. E [[produttività]].<br />Infatti solo un'alta produttività consente a un numero crescente di persone di lasciare l'agricoltura e l'industria per dedicarsi ai servizi e ai piaceri dell'intelletto. (cap. IX, p. 207) *[...] quando mi capita di partecipare a qualche dibattito sulla [[femminismo|liberazione femminile]], mi diverto a scandalizzare l'uditorio cominciando con una battuta in apparenza feroce e irriverente: «''La liberazione della donna è un sottoprodotto del petrolio...''»<br />Questa frase suscita naturalmente subito reazioni diverse, a volte indignate. Però riesce ad «agganciare» chi ascolta, sia pure in modo provocatorio, su un concetto che a me pare fondamentale: e cioè che soltanto la disponibilità di energia (e di tecnologia, perché in definitiva ''anche l'energia è solo tecnologia'', nel senso che è il risultato di una capacità di estrarre e utilizzare risorse) permette alla donna (e a chiunque altro) di uscire dal sottosviluppo, e di accedere a nuovi beni e a nuovi ruoli. (cap. IX, pp. 218-219) ==''Nel Cosmo alla ricerca della vita''== *Dopo un fantastico viaggio nel cosmo iniziato con il [[Big Bang]], tutti questi [[Atomo|atomi]] che vediamo in natura sono stati cucinati nelle [[supernova|supernove]], poi compressi, aggregati, bolliti, raffreddati. E infine riuniti insieme per costruire questi straordinari esseri viventi (e pensanti) che vediamo intorno a noi.<br />Sono atomi, in fondo, che ora tornano a guardare verso lo spazio da dove sono venuti e a contemplare la propria origine. In un certo senso è l'Universo che comincia a guardare se stesso. E a porsi delle domande. C'è qualcun altro in questa immensa distesa di stelle? O siamo soli? (cap. II, p. 38) *Lo spazio in cui siamo immersi è talmente grande, talmente immenso che c'è quasi da spaventarsi a guardarlo dentro un telescopio. Sappiamo tutti che la Terra è meno di un granello di polvere, ma ogni volta che ci misuriamo nei confronti dell'Universo, c'è da rimanere stupiti e quasi agghiacciati. (cap. II, p. 39) *Le [[teoria|teorie]] sono certamente utilissime, perché sono stimolanti e servono per impostare una ricerca. Ma senza verifiche sperimentali restano quello che sono: cioè solo delle ipotesi. (cap. VI, pp. 145-146) ===[[Explicit]]=== Forse c'è qualcun altro, su un altro pianeta, in questo momento, che scruta il cielo nella nostra direzione. O forse no. Forse siamo soli nello spazio.<br /> In ogni caso guardando tutt'intorno l'Universo c'è una sensazione molto forte che emerge, almeno questa è la sensazione che personalmente io provo: quella di sentirsi molto più vicini alla nostra vecchia Terra, che rimane, malgrado tutti i suoi difetti, un posto meraviglioso per vivere. Uscendo fuori dai baratri dell'Universo, ci si rende conto di quanto sia dolce il nostro pianeta, con la sua natura, i suoi animali, i suoi paesaggi e la sua gente.<br /> Guardando molto lontano nello spazio e nel tempo si riesce a capire quanto siano preziose le cose che stanno qui accanto a noi, e che dovremmo imparare ad amare di più. ==''Perché dobbiamo fare più figli''== ===[[Incipit]]=== Prendete un mazzo di carte da gioco e posatelo sul tavolo. Chiedete a un amico di "tagliare" il mazzo e di dividerlo in due. Le 52 carte, una volta dimezzate, si ridurranno a 26.<br /> Fate tagliare una seconda volta: ne rimarranno 13. Dopo un terzo taglio le carte si ridurranno a 6 o 7.<br /> In soli tre tagli, cioè, il mazzo è passato da 52 a 6 o 7 carte.<br /> Per le nuove generazioni italiane sta succedendo qualcosa del genere. A ogni ricambio generazionale i neonati si stanno quasi dimezzando.<br /> In tutti questi anni si è parlato soprattutto del problema della sovrappopolazione nel mondo e dei rischi connessi. Ed è vero. È una grave distorsione che pagheremo cara. Ma questa esplosione demografica ha avuto luogo nelle regioni più povere del pianeta: quelle che faranno salire a oltre 9 miliardi la popolazione mondiale nel 2050. ===Citazioni=== *I [[Figlio|figli]] riempiono una vita, diventano il centro di tutto: delle emozioni, dell'amore, della dedizione. Quando sono piccoli sono una continua scoperta, via via che i loro occhi e la loro mente si aprono alla vita. Dipendono completamente da noi, e ci rendiamo conto che solo le nostre cure permettono loro di vivere, di esprimersi e di svilupparsi.<br />Man mano che crescono rappresentano un susseguirsi di gioie, di ansie, di soddisfazioni, di preoccupazioni, di momenti felici. I sacrifici fatti per loro non hanno peso. Qualunque genitore queste cose le sa benissimo. Soprattutto le madri. (cap. IV, p. 49) *Va sottolineato che anche il nostro livello educativo e culturale dipende in larga misura dalla disponibilità di [[energia]]. Perché solo una società che dispone di "ruote che girano" (tecnologia / energia) può permettersi [...] di mandare masse di giovani a scuola e all'università. Per 15, 20, 25 anni questi giovani non producono, ma consumano soltanto: cibo, abiti, riscaldamento, trasporti, aule, insegnanti, libri ecc. Del resto, anche un libro di [[filosofia]] è un prodotto industriale: quando non esistevano macchine ed energia i libri si scrivevano a mano, su pergamena.<br />[...] per tutta la sua vita il filosofo non produce cibo, oggetti, servizi, ma beneficia della produttività consentita dalla tecno-energia, senza la quale zapperebbe la terra e sarebbe anche lui analfabeta... Ma questo vale per la stragrande maggioranza delle professioni intellettuali: scrittori, storici, astronomi, letterati, paleontologi, critici d'arte ecc. Tutti a zappare. (cap. XI, pp. 166-167) *Il risparmio e l'efficienza energetica possono articolarsi in tanti modi, nei trasporti in particolare. Anche qui però occorrono incentivi che rendano il risparmio "conveniente". Le prediche contro gli sprechi servono a poco: gli sprechi diminuiscono solo quando si tocca il portafoglio. (cap. XI, p. 169) *È impensabile una società civile che non dia piena [[Libertà di stampa|libertà alla stampa]]. Del resto sappiamo quante vicende, anche nel nostro paese, sarebbero rimaste nell'ombra senza il minuzioso lavoro di inchiesta di tanti giornalisti.<br />Naturalmente c'è sempre un prezzo da pagare: ci possono essere errori, a volte distorsioni o interpretazioni di parte, ma l'informazione è irrinunciabile. Come l'energia. (cap. XIII, p. 221) ==''Quark Economia''== *La storia della vita sulla Terra, lo sappiamo, è la storia dell'[[adattamento]] all'ambiente. Attraverso una serie di mutazioni e di selezioni, le specie vegetali e animali si sono continuamente adattate all'ambiente in trasformazione, trovando ogni volta le soluzioni giuste per sopravvivere nei climi più diversi. Chi non s'adattava si estingueva. (cap. VII) *[...] non è detto che un [[sistema]] debba essere sempre in [[equilibrio]]: anzi, spesso l'equilibrio è una situazione di immobilità. Lo si vede bene nei sistemi biologici. Per esempio, quando camminiamo il nostro corpo tende a sbilanciarsi in avanti. In questo caso è utile (anzi necessario) squilibrarsi. Altrimenti non si camminerebbe. (cap. IX) *Se vi chiedessero qual è il miglior investimento, cosa rispondereste [...]? Personalmente penso che la risposta giusta sia: probabilmente l'[[educazione]]. Il miglior investimento infatti è mettere i soldi nel cervello dei figli, nello sviluppo della loro intelligenza, della loro capacità di essere creativi, competenti, adatti al mondo nuovo che si sta aprendo. (cap. XIII) *[...] la [[scuola]] in definitiva dovrebbe insegnare a diventare intelligenti. E anche pratici, per potersi autogestire in modo valido. Cioè fare in modo che, una volta che si è davvero dimenticato molto di ciò che si è imparato sui banchi, emerga però un cervello che è stato allenato a rispondere bene agli stimoli ambientali, che è capace di adattarsi, e di affrontare in modo corretto i problemi. Usando anche in modo costruttivo la creatività: intesa non come una pseudo-immaginazione un po' allo sbando, ma come uno strumento per costruire ogni volta qualcosa di concreto. (cap. XIII) *[...] nei servizi pubblici, come nelle aziende o nel proprio lavoro, vale sempre una piccola ma importantissima regola che qualcuno ha riassunto brillantemente in una formula molto azzeccata, che suona così: ogni volta che qualcuno percepisce un [[reddito]] che non produce, c'è qualcun altro che produce un reddito che non percepisce... (cap. XV) *[...] nessuno di noi è in grado di fermare lo sviluppo [[Tecnologia|tecnologico]]: perché è qualcosa che cammina per conto suo, attraverso sterminate ramificazioni che si estendono ormai in tutto il mondo. [...]. Limitarsi a denunciare i rischi dello sviluppo tecnologico non è quindi sufficiente, perché, comunque, la tecnologia continuerà ad avanzare (e la gente a usarla). [...]. Quello che si può fare è prender atto di questa situazione e, per quanto possibile, governarla. (cap. XVI) *Noi abbiamo nel nostro appartamento innumerevoli cose che possono distruggerci o avvelenarci, ma non per questo le rifiutiamo: perché ci sono utili e perché abbiamo imparato a usarle in modo razionale. Nelle nostre società, invece, ci comportiamo in modo del tutto diverso: scarichiamo l'immondizia nel salotto, affumichiamo l'aria in camera da letto, lasciamo che i bambini giochino con i fiammiferi e con i fili scoperti dell'elettricità in bagno. [...]. Non serve pronunciare il «vade retro» allo scaldabagno o alla tintura dei capelli o al sacco dell'immondizia: dobbiamo piuttosto regolarne bene l'uso. (cap. XVI) *Ogni volta che si accende una [[lampadina]], si inquina comunque sempre da qualche parte. (cap. XVI) ===[[Explicit]]=== La posta in gioco è altissima. Infatti creare un'[[opinione pubblica]] matura e informata vuol dire creare un terreno più fertile per le trasformazioni.<br /> Anche i politici, che sono spesso costretti a iper-semplificare i problemi e a titillare più le emozioni degli elettori che la loro razionalità, potrebbero così incontrare minori incomprensioni e resistenze nel proporre cambiamenti magari scomodi ma più adatti a una società moderna.<br /> Un paese infatti è moderno non solo perché ha dei computer o dei robot, ma soprattutto perché ha un tessuto culturale che gli consente di fare delle scelte coerenti. ==''Ti amerò per sempre''== ===[[Incipit]]=== "Ti amerò per sempre." Una frase che milioni di innamorati continuano a dirsi in tutte le lingue, da generazioni e generazioni.<br /> L'[[innamoramento]] colpisce tutti, inesorabilmente: ricchi e poveri, giovani e non più giovani, brutti e belli. In questo momento, nel mondo, un numero sterminato di [[coppia|coppie]] si amano, litigano, si rappacificano, si separano. ===Citazioni=== *Naturalmente l'[[attrazione sessuale|attrazione]] (anche una forte attrazione) è una cosa diversa dall'innamoramento. Ne è solo un'eventuale premessa.<br />Innamorarsi veramente significa entrare in una dimensione del tutto differente, cambiare pianeta. Significa spostare il baricentro della propria vita e orbitare intorno a un nuovo punto di riferimento. I riflettori della nostra mente illuminano un'unica immagine: quella di lei (o di lui). Il resto rimane sullo sfondo. Questa immagine si sovrappone a tutte le altre, è presente ovunque, in ogni momento. Viene vista, rivista, ripassata come in un replay ossessivo, crea gioia, struggimento, persino tremore. La persona amata viene idealizzata. Non ha difetti. E, se ne ha, vengono oscurati da una specie di daltonismo emotivo.<br />Questa immagine così amata la si porta sempre con sé, al lavoro, in viaggio, a letto. Vive e palpita all'interno della nostra mente e dei nostri sentimenti: la interroghiamo, le parliamo, è la protagonista del nostro teatrino mentale. Continuamente i nostri pensieri la circondano, la sfiorano, la contemplano. (cap. I, p. 15) *Qualcuno ha detto che l'innamoramento in certi casi è come una droga, che modifica profondamente il comportamento, crea una dipendenza, induce a fare qualunque cosa pur di non perdere la persona amata, e può portare a drammatiche crisi di astinenza in caso di interruzione brusca del rapporto, cioè di abbandono.<br />Le cose si complicano quando l'innamoramento è unilaterale. L'amore non corrisposto viene vissuto in modo sofferto: a volte in silenzio, con rassegnazione, altre volte come un'ossessione. (cap. I, p. 17) *L'[[amore]], infatti, non ha nulla a che fare con la saggezza: è un tuffo in una dimensione nuova, bellissima, irresistibile, dove nient'altro importa. I conti si faranno magari più in là, quando sarà passata la febbre e rimarranno i postumi della "follia". (cap. I, p. 19) *L'amore, dunque, colpisce in modo subdolo, spesso improvviso. È un sentimento irrazionale che penetra dolcemente e invade tutto l'organismo, come un'endovenosa che si diffonde capillarmente e che modifica il nostro modo di pensare e di agire. Provocando, a volte, una narcosi totale. (cap. I, p. 20) *Insomma, biochimica cerebrale e stati emotivi sono strettamente collegati tra loro. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che il [[cervello]] non è un'entità astratta, ma un intreccio di cellule nervose che "scattano" quando vengono stimolate da certe sostanze chimiche (i neurotrasmettitori, appunto) che ne modulano l'attività. (cap. II, p. 31) *Il [[pene]] non è un muscolo ma una specie di spugna [...].<br />A questo proposito c'è un fatto sorprendente: i disturbi dell'[[erezione]], che molti individui conoscono, non esistono nel mondo animale. Come mai? Perché noi siamo gli unici a non possedere l'osso penico!...<br />Praticamente tutti i mammiferi, infatti, [...] hanno un [[osso]] o una cartilagine all'interno del pene (quello della balena è lungo addirittura 7 metri...). Non solo, ma dispongono di muscoli per "alzare" il loro pene, così come si alza un dito o un braccio. È evidente che con un organo così "truccato" l'erezione è assicurata. (cap. V, pp. 69-70) *È molto interessante il fatto che anche tra gli [[Omosessualità|omosessuali]] esista la stessa differenza che si può osservare tra gli eterosessuali: i maschi tendono ad avere moltissimi partner, anche centinaia, mentre le donne lesbiche tendono ad avere poche compagne [...]. Esiste cioè anche qui una tendenza alla "poligamia" da parte dei maschi e alla "monogamia" da parte delle femmine. (cap. VII, p. 115) *[...] oggi il numero dei [[single]] è molto elevato: alcuni lo sono per scelta, familiare o personale, altri perché sono separati o divorziati. Ma altri lo sono proprio perché non sono riusciti a trovare l'altra metà della mela. Perché le mele erano poche. O perché quelle giuste erano già impegnate. Oppure perché quelle che rimanevano erano delle pere... (cap. VIII, p. 119) *Un [[viso]] è come la copertina di un libro: può suscitare la voglia di sfogliarlo (oppure di riporlo subito nello scaffale). Ma solo cominciando a leggerlo ci si rende conto se vale la pena di continuare oppure no. (cap. VIII, p. 122) *La [[Sesso|sessualità]] [...] preme con la leva fatale dell'[[eccitazione]] che, così come avviene in natura da milioni di anni, attrae i corpi in un sistema irrefrenabile di gravitazione universale. (cap. IX, p. 133) *La [[gelosia]], del resto, non a caso viene definita l'altra faccia dell'amore: effettivamente è l'altra faccia dell'innamoramento, della sessualità, dell'attaccamento, che sono passioni istintive anch'esse iscritte nei nostri geni. Tutte insieme si completano: da un lato presiedono alla conquista di un partner, dall'altro tendono a difendere istintivamente questo bene conquistato. (cap. X, p. 150) *[[Lite|Litigare]] è qualcosa che fa parte della vita, non solo nel rapporto di coppia [...]. Il fatto è che nel rapporto di coppia il partner lo si ha sempre davanti, per tutta la vita. E l'accumulo di astio che un litigio può portare con sé (con il rischio che ogni volta lo scontro si spinga sempre un po' più in là, partendo dalla "soglia" precedente) ci dice che sarebbe saggio evitare di iniettare troppo veleno nel circuito dei propri rapporti, per evitare il peggio. (cap. XII, p. 183) *Il rispetto per il partner, anche quando si tratta di piccole cose, è, oltretutto, un segno di intelligenza, perché vuol dire rinunciare a poco per salvare molto. (cap. XII, p. 195) *[...] una delle migliori definizioni dell'intelligenza è proprio "[[flessibilità]]": cioè la capacità di trovare le soluzioni giuste non marciando diritti per la propria strada, ma cercando altri percorsi più fruttuosi. (cap. XII, p. 197) *Senza l'amore tutte le luci si sarebbero spente da tempo: perché è questa forza che permette alla vita di rinascere ogni volta e di passare da una generazione all'altra. (cap. XII, p. 199) ===[[Explicit]]=== Se calarsi come un palombaro alla ricerca delle correnti di fondo che muovono il nostro comportamento in amore è stimolante intellettualmente, lasciarsi invece andare, e farsi trasportare dalla corrente, vuol dire entrare in una nuova dimensione straordinaria dove non contano più le domande, le teorie, le sperimentazioni, ma solo uno sguardo: quello della persona che ci sta davanti. Alla quale si può dire con cosmica sincerità: "Ti amerò per sempre!". <!--(cap. XII, p. 199)--> ==''Tredici miliardi di anni''== *{{NDR|Su come i [[dinosauro|dinosauri]] ebbero il sopravvento sugli altri [[rettile|rettili]] contemporanei}} Un nuovo modo di camminare e di correre. È stata una conquista fondamentale. Per capire la portata di questa novità, bisogna fare un passo indietro e tornare al momento in cui i primi vertebrati escono dall'acqua e cominciano a spostarsi sulla terraferma. Quei primi animali si appoggiavano su robuste zampe disposte lateralmente al corpo: lo si vede bene oggi, per esempio, nei coccodrilli, che avanzano strisciando a terra e torcendo il corpo a sinistra e a destra. Il risultato era l'impossibilità di correre e respirare al tempo spesso. Oggi, accurati studi hanno confermato che molti piccoli rettili non sono capaci di respirare quando corrono... la camminata dei rettili è via via migliorata, ma la vera svolta è arrivata con i primi dinosauri, che hanno "inventato" un tipo di locomozione del tutto nuovo, che non comprime i polmoni... Attraverso una serie di trasformazioni del bacino: le zampe non sono più disposte lateralmente, come nel coccodrillo, ma si trovano praticamente sotto il ventre, in posizione verticale. In questo modo è stato possibile non soltanto liberare il torace dalle contorsioni, e quindi correre e respirare al tempo stesso, ma anche diventare bipedi, cioè camminare (e correre) sulle due zampe posteriori. (cap. XIII) *Un coccodrillo o una lucertola generalmente non tengono la coda alzata quando camminano, i dinosauri sì, per bilanciare il peso della testa (o del lungo collo). Infatti, in tutte le sequenze di orme di dinosauri trovate in varie parti del mondo non si vedono mai tracce della coda. (cap. XIII) *In effetti oggi sono tanti i paleontologi che ritengono che molte specie di dinosauri, nonostante fossero rettili, avessero il sangue caldo. E per questo fossero così attivi, energici e aggressivi, e si prendessero cura dei propri piccoli. Un'ulteriore prova è che i loro eredi più diretti, gli uccelli, sono a sangue caldo. (cap. XIII) *È possibile che il volo abbia preso origine da piccoli dinosauri piumati che si arrampicavano sugli alberi e si gettavano in planate sempre più efficienti. Ma c'è anche un'altra ipotesi suggestiva: che tutto sia cominciato con i balzi che forse si verificavano nei combattimenti fra i maschi. È qualcosa che avviene anche oggi tra gli uccelli, quando si azzuffano: per esempio, quando due galli combattono per il predominio, con salti e battiti di ali per colpire l'avversario dall'alto. Il passo successivo potrebbe essere stato lo sviluppo di balzi più lunghi, per saltare un ostacolo o per sfuggire a un predatore. Oggi questo noi lo vediamo, per esempio, nelle galline: le galline non volano, svolazzano. Potrebbe essere stata questa la sequenza che ha portato pian piano ai primi decolli e poi al volo? L'enigma rimane. (cap. XIII) ==''Viaggi nella scienza''== *La [[divulgazione]] deve infatti fare i conti con questi due problemi, che richiedono competenza e immaginazione: cioè da un lato comprendere nel modo giusto le cose, interpretandole adeguatamente per trasferirle in un diverso linguaggio: dall'altro essere non solo chiari ma anche non-noiosi, pur mantenendo integro il messaggio (anzi, non aver paura di esser divertenti: l'[[umorismo]] è uno dei compagni di strada dell'intelligenza).<br />Per queste ragioni, paradossalmente, si può dire che è più difficile... essere facili. Tutti, infatti, sono capaci di parlare o di scrivere in modo oscuro e noioso: la chiarezza e la semplicità invece sono scomode. Non solo perché richiedono più sforzo e più talento, ma perché quando si è costretti a essere chiari non si può barare. Sappiamo tutti, per esperienza, che le [[Parola|parole]] possono spesso servire da cortina fumogena per nascondere i pensieri. O per nascondere la propria ignoranza su certi argomenti. Rimanendo nel vago e nell'ambiguo, si riescono più facilmente a mascherare i buchi. Invece, quando si è obbligati a esser semplici, bisogna dimostrare di aver capito davvero. Anzi di essere arrivati al nocciolo della questione e di averne individuato i meccanismi. (cap. II, p. 47) *[...] alla chiarezza, solitamente, deve accompagnarsi un'ulteriore fatica: la [[concisione]]. È ben nota quella battuta di un giornalista che, consegnando il suo articolo al direttore, disse: «Scusa se è lungo, ma non ho avuto il tempo per farlo breve...» Del resto si racconta che il capo redattore del «Times» di Londra, per valutare i talenti degli aspiranti giornalisti, era solito ricorrere a questo esercizio: consegnava loro del materiale d'agenzia affinché redigessero un articolo di una colonna. Poi chiedeva di raccontare la stessa cosa in ''mezza'' colonna. Poi ancora di raccontare la stessa cosa in ''un quarto'' di colonna... (cap. II, p. 47) *Curiosamente oggi si parla molto di partecipazione, intesa come uno strumento di sviluppo democratico, ma raramente si parla di divulgazione come condizione essenziale per capire e quindi per partecipare. La [[democrazia]] non può basarsi sull'ignoranza dei problemi, perché uno dei suoi grandi obiettivi è proprio quello di rendere i cittadini responsabili e consapevoli, in modo che possano esercitare i loro diritti utilizzando al meglio la loro capacità di capire. (cap. II, pp. 48-49) *L'utente, come dicevamo prima, cambia «canale». Non riuscendo a capire le cose intelligenti e utili dette in giapponese o in finlandese, finisce per rifugiarsi in quelle meno intelligenti o di evasione, dette però in un linguaggio che gli è familiare.<br />Per questa ragione quando un lettore (o ancor più un telespettatore) non capisce, la colpa non è sua: ma è di chi non ha saputo comunicare. Cioè dell'autore. È stato lui a cacciarlo via.<br />Facendo questo lavoro da tanti anni, questi problemi me li sono posti continuamente. E ho cercato di sviluppare anche qualche tecnica per cercare di migliorare i risultati. Una di queste, naturalmente, è di riscrivere e correggere più volte lo stesso testo, fino a quando è sufficientemente purificato dalle spine linguistiche. Poi, quando sono in moviola, se ho dei dubbi sulla chiarezza di un passaggio o di una sequenza, chiamo il primo che passa nel corridoio (un montatore, una segretaria, una passafilm), mostro la sequenza e chiedo il loro parere. Se vedo un'ombra di dubbio nei loro occhi, rismonto e ricomincio da capo. Perché vuol dire che avevo sbagliato io. (cap. II, p. 49) *Nella vita, naturalmente, occorre sempre questo equilibrio tra forza e gentilezza [...]. Gli individui che incontrano il maggior [[successo]] (e non solo con le donne) solitamente sono forti dentro e cortesi fuori.<br />È un po' come per il [[pianoforte]]. Ricordo sempre quello che mi diceva la mia vecchia insegnante di pianoforte: per avere un buon tocco occorrono dita di acciaio in guanti di velluto... Forse anche nella vita è così. (cap. III, p. 81) *Tutta la storia della vita sulla Terra ci insegna che la «[[diversità]]» è un valore fondamentale. La ricchezza della vita, infatti, è dovuta alla sua diversità: diversità di enzimi, di cellule, di piante, di organismi, di animali.<br />Anche per la storia delle idee è stato così. La diversità delle culture, delle filosofie, dei modelli, delle strategie e delle invenzioni ha permesso la nascita e lo sviluppo delle varie civiltà. (cap. III, p. 96) *Lo [[Spazio (astronomia)|spazio]] è il nostro progenitore diretto, perché gli atomi e le molecole che ci formano sono arrivati un giorno qui sulla Terra dopo un lungo viaggio spaziale. [...].<br />Guardando lontano nello spazio noi guardiamo così anche nel nostro passato. (cap. V, p. 140) *La [[natura]] infatti è sempre stata la peggior nemica dell'uomo pre-tecnologico, che in passato ha dovuto lottare quotidianamente contro le sue insidie: le intemperie, gli insetti, le infezioni, la fame, gli animali. Soltanto quando ha potuto dominare la natura ha cominciato ad apprezzarla e a godere dei suoi aspetti più belli. (cap. VIII, p. 217) ===[[Explicit]]=== È un mondo, quello verso cui andiamo, che ha bisogno di essere capito. Questo libro ha voluto portare il suo modesto contributo in questa direzione: poiché al di là delle differenze politiche, ideologiche o religiose che dividono gli individui, esiste un comune interesse nel cercare metodi e criteri che permettano di procedere insieme, nel modo più intelligente, verso il futuro.<br /> E questo grande sforzo di comprensione non può basarsi che sulla razionalità. ==''Viaggio nel mondo del paranormale''== *È davvero patetico vedere fino a che punto certi personaggi si dimostrino ingenui e pronti a credere a tutto, dal momento che si avvicinano a un fenomeno ''già convinti che esso esista''. (cap. II, p. 41) *Ma naturalmente, l'arte principale del [[Illusionismo|prestigiatore]], più ancora che nel trucco, consiste nel deviare l'attenzione dello spettatore. Non solo, ma nel fargli ricordare le cose in ''modo diverso'' da come in realtà sono avvenute. (cap. VII, p. 150) *Personalmente penso che le qualità dell'uomo vengono esaltate dalla sua capacità di elevarsi nella conoscenza, più che nel suo talento di coltivare antiche illusioni.<br />Per far questo, purtroppo, è però necessario rinunciare a un certo mondo incantato; è necessario cioè uscire dalla stanza delle fiabe e dei racconti fantastici.<br />Ciò può essere scomodo e anche deludente. Personalmente non lo penso. Penso che l'avventura dell'intelligenza sia molto più stimolante di quella della credulità. E che il desiderio di scoprire sia più eccitante di quello di rimanere nella stanza delle fiabe.<br />E credo che, comunque, sia difficile rimanerci quando la porta è ormai aperta. (cap. X, pp. 140-141) *Abbiamo bisogno non solo di buoni [[Farmaco|farmaci]] ma anche di un buon ambiente psicologico, che ci consenta di ritrovare un equilibrio interno che la biochimica da sola non può compensare.<br />Un medico mi ha detto una frase che mi è rimasta impressa, mentre realizzavo questa inchiesta. Mi ha detto: «Vede, c'è gente che viene da noi e avrebbe bisogno non di tre [[compressa|pillole]] al giorno, ma di tre [[abbraccio|abbracci]] al giorno.» (cap. XIII, p. 291) *Ma il [[medium]] non deve essere solo ammirato: deve essere anche ''temuto''. È bene cioè che il pubblico abbia di lui anche un certo timore, così come si ha timore per le cose soprannaturali. In questo modo il medium si può porre meglio al riparo da eventuali controlli che qualche cliente dubbioso avesse in mente di fare. Infatti, così come nessuno osa tirare la barba a uno iettatore (per timore di rappresaglie «psichiche»), analogamente, se si crea un clima di timore, ben pochi osano mettersi contro il medium, pensando che egli potrebbe vendicarsi con «fluidi negativi» sulla salute, sulle finanze, sull'amore ecc. (cap. XIV, pp. 300-301) *Neppure quando vengono rivelati i trucchi e i sotterfugi certa gente si convince di esser stata presa in giro. Il desiderio di credere in questi fenomeni è così forte, che resiste ad ogni choc. (cap. XIV, p. 305) *Ci sono sempre persone che hanno avuto un «[[Premonizione|presentimento]]». Il fatto è che questi «presentimenti» non vengono mai resi noti quando non succede nulla (cioè nella stragrande maggioranza dei casi): ma solo quando succede qualcosa. (cap. XVI, p. 351) *Se gli [[Oroscopo|oroscopi]] dei giornali fossero veri ci sarebbero soltanto 12 categorie di persone sulla Terra... (cap XVIII, p. 389) *Naturalmente le [[predizione|predizioni]] [[Astrologia|astrologiche]] si «avverano» seguendo il meccanismo di tutte le altre profezie e previsioni fatte da veggenti e cartomanti: come sempre, infatti, il cliente inconsciamente «seleziona» i risultati, si identifica con certe descrizioni caratteriali che si adatterebbero a molte altre persone, ricorda solo le cose azzeccate, «interpreta» le altre ecc. (cap XVIII, p. 390) *Naturalmente c'è un rischio, in questa smitizzazione dei fenomeni paranormali: quello di demolire qualcosa senza rimpiazzarlo con qualcos'altro di altrettanto attraente. [...]<br />Certo, dire che [[Babbo Natale]] non esiste non è una bella notizia. Anzi, è una brutta notizia. D'altra parte cosa si dovrebbe dire? Che ci sono le prove scientifiche dell'esistenza di Babbo Natale? E che esistono le testimonianze di milioni di persone che hanno trovato giocattoli sotto il camino o sotto l'albero?<br />Si torna qui a un vecchio problema sollevato dalla scienza (e in generale dalla conoscenza): cioè non è detto che il sapere porti alla felicità, anzi è più probabile il contrario, proprio perché genera dubbi e toglie sicurezza. (cap. XIX, pp. 408-409) *C'è, insomma, un prezzo da pagare, quando si vuole sapere: infatti ciò può significare la perdita di certe illusioni. [...] E allora? Bisogna chiudersi gli occhi e le orecchie e non dire queste cose, solo perché sarebbe più bello che fossero vere?<br />Forse sì. Molte persone certamente pensano che è meglio conservare queste illusioni [...].<br />Ci sono invece altre persone che vogliono sapere come stanno le cose, e che preferiscono magari perdere certe illusioni anziché essere tenute all'oscuro.<br />Anche perché considerano che lo stimolo della conoscenza è così forte che preferiscono rinunciare ai conforti delle credenze anziché rinunciare a esplorare questo meraviglioso mondo che esiste al di fuori e al di dentro di noi.<br />Coloro che possiedono questa curiosità intellettuale, questo desiderio di sapere, ritengono infatti che sarebbe sciocco farsi imbottigliare da miti e imbrogli, e soffocare così quello che è forse il dono più prezioso dell'uomo: la capacità di capire. Cioè quella capacità che ci ha permesso, attraverso l'evoluzione, di assumere la posizione eretta. (cap. XIX, pp. 409-410) *Se in questi 100 anni si fossero trovati veramente dei fenomeni paranormali, la comunità internazionale degli scienziati li avrebbe senz'altro riconosciuti, anche perché la [[scienza]] è un po' come lo sport: non può negare certi risultati, a condizione, ovviamente, che siano controllati da giudici indipendenti. (cap. XIX, p. 410) ==Citazioni su Piero Angela== *Il mio nonno ideale è Piero Angela, se potessi gli chiederei di adottarmi. Novant’anni compiuti, gentile, sorridente, un gran signore, e mica uno di quelli che ti annoiano parlando della lotta partigiana. Con lui trascorrerei molte notti a parlare di astrofisica e biologia, di buchi neri e di evoluzione, di elettroni e relatività ristretta e generale, e poi soprattutto, sebbene a vederlo possa sembrare il contrario, non è uno che le manda a dire, insomma c’è da divertirsi. ([[Massimiliano Parente]]) *Le persone come lui non ci lasciano mai. Ha motivato innumerevoli ricercatori, ha cambiato la cultura del nostro Paese, il nostro modo di pensare. Tutti noi riconosciamo che è stato una enorme fonte di ispirazione, ma il suo reale impatto positivo sulla società credo sia molto maggiore di quanto immaginiamo. Per me è e resterà una figura importantissima, alla quale devo immensa gratitudine. Anche nelle circostanze più difficili l'ho sempre visto andare avanti, fare quello che riteneva essere il proprio dovere, con enorme rispetto per gli altri, con intelligenza, passione e allegria. [...] È quello che dobbiamo provare a fare e che spero di riuscire a fare come lui mi ha insegnato. ([[Barbara Gallavotti]]) *Piero Angela è un grande professionista. Come lo vediamo nella dimensione televisiva: chiaro, metodico, posato, così appare come persona. Non che egli sia artefatto o privo di emozioni, anzi. [...] Il suo perfetto autocontrollo e la sua compassata cordialità riflettono in parte la sua indole schiva e in parte sono iscritte nel codice genetico di questo piemontese educato alla razionalità e alla tolleranza. Caratteristiche che secondo il più stimato divulgatore scientifico italiano sono complementari. ([[Gigi Marzullo]]) *Piero Angela usava spesso la metafora della divulgazione come chiave per accedere alle stanze della conoscenza che, con tutti i limiti delle metafore, rende bene il senso di un lavoro che si fa per permettere a chi legge e ascolta di accedere a luoghi e dinamiche altrimenti inaccessibili. ([[Beatrice Mautino]]) *Una persona squisita, un signore della divulgazione e della comunicazione. Ha fatto la storia del giornalismo, con mano precisa e garbata; ha ispirato tantissimi ad appassionarsi alla scienza e al piacere della conoscenza. [...] Io sono uno dei suoi tanti figli culturali. Gli devo praticamente tutta la mia ''forma mentis'' e la mia carriera: leggere da ragazzino il suo ''Viaggio nel mondo del paranormale'' mi aprì un universo di conoscenza e di metodo investigativo che non avevo nemmeno sognato potesse esistere. [...] Mai avrei immaginato che io, cresciuto come milioni di telespettatori "a pane e Piero Angela", un giorno avrei avuto l'onore non solo di incontrarlo, chiacchierare con lui e sentire la sua forte, ruvida stretta di mano e il suo spiazzante "diamoci del tu", ma anche di collaborare con lui in varie occasioni [...]. Piero Angela mancherà immensamente a tutta la divulgazione scientifica, ma ci lascia un modello di stile e di comunicazione chiara e precisa a cui ambire ogni giorno e un'eredità inestimabile di persone e di istituzioni [...] che continuano il suo lavoro paziente di scoperta e di gioiosa condivisione del sapere e di contrasto ai ciarlatani e ai manipolatori. ([[Paolo Attivissimo]]) *Una volta andammo a presentare un libro in una libreria di Roma. L'editore non aveva fatto promozione all'evento e in sala c'era solo una signora. Un solo spettatore per chi era abituato ad avere milioni di telespettatori. Con un certo imbarazzo, chiesi a Piero: "Che facciamo, ce ne andiamo?". Mi rispose: "Perché mai? Questa signora si è disturbata per venire, quindi facciamo la nostra presentazione. Glielo dobbiamo". Dopo un po' si sparse nel quartiere la notizia che c'era Piero Angela e la sala si riempì oltre misura. Una lezione di vita e di umiltà che non dimenticherò. ([[Alberto Luca Recchi]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Piero Angela, ''A cosa serve la politica?'', Mondadori, Milano, 2011. ISBN 978-88-04-60776-2 *Piero Angela, ''Da zero a tre anni: Come nasce (o si spegne) l'intelligenza'', Garzanti, Milano, 1975. *Piero Angela, ''L'uomo e la marionetta: Il comportamento quotidiano visto attraverso i condizionamenti biologici'', Garzanti, Milano, 1981. *Piero Angela, ''La macchina per pensare (Alla scoperta del cervello)'', Garzanti, Milano, 1987. *Piero Angela, ''Nel buio degli anni luce'', Garzanti, Milano, 1986. *Piero Angela, ''Nel Cosmo alla ricerca della vita'', Garzanti, Milano, 1987. *Piero Angela e Lorenzo Pinna, ''Perché dobbiamo fare più figli: Le impensabili conseguenze del crollo delle nascite'', Mondadori, Milano, 2008. ISBN 978-88-04-58094-2 *Piero Angela, ''Quark Economia (Per capire un mondo che cambia)'', Garzanti, Milano, 1986. *Piero Angela, ''Ti amerò per sempre: La scienza dell'amore'', Mondadori, Milano, 2005. ISBN 88-04-51490-6 *Piero Angela, ''[https://books.google.it/books?id=VHdzCQAAQBAJ Tredici miliardi di anni]'', Edizioni Mondadori, 2015. ISBN 8852064974 *Piero Angela, ''Viaggi nella scienza: Il mondo di Quark'', Garzanti, Milano, 1985. *Piero Angela, ''Viaggio nel mondo del paranormale: Indagine sulla parapsicologia'', Garzanti, Milano, 1986. ==Voci correlate== *[[Alberto Angela]] *''[[Dietro le quinte della Storia]]'' ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Viaggio nel mondo del paranormale||(1978)}} {{Pedia|La macchina per pensare||(1983)}} {{Pedia|Alfa e beta. Dalle stelle all'intelligenza||(1984)}} {{Pedia|Quark Economia||(1986)}} {{Pedia|Ti amerò per sempre||(2005)}} {{Pedia|La sfida del secolo||(2006)}} {{DEFAULTSORT:Angela, Piero}} [[Categoria:Divulgatori scientifici italiani]] [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Personaggi televisivi italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] kem9j8f1b0x0un1162ngplc4rf84rzb Benito Mussolini 0 8282 1223396 1206223 2022-08-19T21:07:59Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni su Benito Mussolini */ +1 wikitext text/x-wiki {{Nota disambigua||[[Mussolini (disambigua)]]|Mussolini}} [[Immagine:Benito Mussolini (primo piano).jpg|miniatura|Benito Mussolini]] '''Benito Amilcare Andrea Mussolini''' (1883 – 1945), politico, dittatore e giornalista italiano. ==Citazioni di Benito Mussolini== *[...] ad impiccare questa ribelle genia d'Italia, ci vuole corda assai. Non ne ha abbastanza il boia. [[Franz Conrad von Hötzendorf|Conrad]]<ref>Franz Conrad von Hötzendorf, feldmaresciallo austriaco, capo di Stato Maggiore dell'esercito austroungarico nella prima guerra mondiale.</ref> non ha avuto abbastanza uomini e cannoni per costringerci alla resa. Ci credevano ancora percossi, piegati nella rovina triste di Caporetto e ci hanno trovati in piedi, pronti a tutti i sacrifici. (da ''Dall'intervento al fascismo'', Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1934, [https://archive.org/details/DallInterventoAlFascismo/page/n173 p. 336]) *Amate il [[pane]], cuore della casa, profumo della mensa, gioia del focolare. Rispettate il pane, sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema di sacrificio. (da un articolo scritto in occasione delle Giornate del pane (14-15 aprile 1928), pubblicato su ''Il Popolo d'Italia'', n. 73, 25 marzo 1928, p. 15; ora in ''Opera omnia'', vol. 23) *{{NDR|Su [[Joachim von Ribbentrop]]}} Basta guardargli la testa per capire che ha un piccolo cervello. (citato in [[Galeazzo Ciano]], ''Diario, 1937-1938'', Cappelli, 1948) *Chi non è pronto a morire per la sua [[fede]] non è degno di professarla. (da ''Scritti e discorsi'', vol. VII, p. 225) *Chi vuol governare, deve imparare a dir: no. (citato in Margherita Sarfatti, ''Dux'', Mondadori, 1926) *Con le nostre macchine, come, soprattutto, col nostro popolo e con la nostra fede, andremo sicuramente verso la [[vittoria]]. (da ''Opera omnia'', vol. 29, p. 298) *Comunichi al senatore Agnelli che nei nuovi stabilimenti Fiat devono esserci comodi e decorosi refettori per gli operai. Gli dica che l'operaio che mangia in fretta e furia vicino alla macchina non è di questo tempo fascista. Aggiunga che l'uomo non è una macchina adibita a un'altra macchina. (telegramma datato 16 luglio 1937, indirizzato al prefetto di Torino, in ''Opera Omnia'', vol XLII, pp. 189-190) *Dalla finestra della mia stanza ora vedo con il cannocchiale Mussolini: è anch'egli alla finestra, in maniche di camicia e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte. Scherzi del destino! Trent'anni fa eravamo in carcere assieme [...] legati da un'amicizia che sembrava dover sfidare il tempo e le tempeste della vita. Oggi eccoci entrambi confinati nella stessa isola {{NDR|Ponza}}: io per decisione sua, egli per decisione del re […] Mussolini è oramai un vinto, è l'eroe dannunziano che, ruzzolato dal suo trono di cartapesta, morde la polvere. ([[Pietro Nenni]]) *[[Emilio De Bono|De Bono]] è un vecchio cretino: non a causa degli anni, che possono rispettare l'ingegno se c'è stato, ma perché è sempre stato cretino ed ora è anche invecchiato. (citato in [[Galeazzo Ciano]], ''Diario, 1937-1938'', Cappelli, 1948) *Di fronte a una [[Razzismo|razza]] inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. [...] I confini d'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani.<ref>Citato in Luigi Salvatorelli e Giovanni Mira, ''Storia d'Italia nel periodo fascista'', Giulio Einaudi, Torino, 1964, p. 161.</ref> *{{NDR|Dopo aver parlato con [[Mahatma Gandhi|Gandhi]], nel 1931}} È un santone, un genio, che, cosa rara, usa la bontà come arma.<ref>Citato in ''Storia del fascismo'', diretta da [[Enzo Biagi]], ed. Sadea, Firenze, 6 agosto 1964, fascicolo n. 23<!--non vidi-->; citato in [[Aldo Capitini]], ''La compresenza dei morti e dei viventi'', Il Saggiatore, Milano, 1966, p. 139.</ref> *{{NDR|Su [[Filippo Corridoni]]}} Egli era un nomade della vita, un pellegrino che portava nella sua bisaccia poco pane e moltissimi sogni e camminava così, nella sua tempestosa giovinezza, combattendo e prodigandosi, senza chiedere nulla. Leviamoci un momento dalle bassure della vita parlamentare; allontaniamoci da questo spettacolo mediocre e sconfortante; andiamo altrove col nostro pensiero che non dimentica; portiamo altrove il nostro cuore, le nostre angosce segrete, le nostre speranze superbe, e inchiniamoci sulla pietra che, nella desolazione dell'Altipiano di Trieste, segnò il luogo dove Filippo Corridoni cadde in un tumulto e in una rievocazione di vittoria.<ref>Il "Il Popolo d'Italia", 23 ottobre [[1917]], ora, in Andrea Benzi, a cura di ''…Come per andare più avanti ancora – Filippo Corridoni, gli scritti'', SEB, Milano, 2001</ref> *Era necessario farci strada con la violenza, con il sacrificio, con il sangue; era necessario stabilire un ordine e una disciplina voluti dalle masse, ma impossibili da ottenere con una propaganda all'acqua di rose, con parole, parole e ancora parole e con ingannevoli battaglie parlamentari e giornalistiche. (da ''La mia vita'', 1983, p. 101) *Fate che le glorie del [[passato]] siano superate dalle glorie dell'avvenire. (da ''Scritti e discorsi'', vol VII, p. 256) *Governare gli [[italiani]] non è difficile, è inutile.<ref>Si tratta di un aforisma presente in [[Giulio Andreotti]], ''Governare con la crisi'', Rizzoli, 1991, e [[Indro Montanelli]], ''La mia eredità sono io. Pagine da un secolo'', Rizzoli, 2008, desunto dalla pubblicazione di [[Emil Ludwig]], ''Colloqui con Mussolini'', Mondadori, 1932, in cui l'autore, durante la sua intervista con Mussolini, gli chiese: "Ma deve essere ben difficile governare gente così individualista ed anarchica come gli italiani!", a cui Mussolini rispose: "Difficile?" Ma per nulla. È semplicemente inutile!". La frase è stata attribuita anche a [[Giovanni Giolitti]].</ref> *I vecchi governi hanno inventato, allo scopo di non risolverla mai, la [[questione meridionale]]. Non esistono questioni settentrionali o meridionali. Esistono questioni nazionali. (da un discorso del 31 marzo 1939; citato in Indro Montanelli e Mario Cervi, ''L'Italia dell'Asse'', Milano, Rizzoli, 1980) *{{NDR|Parlando con Galeazzo Ciano}} Forse ti parrà mefistofelico quanto ti esporrò, ma conviene far così. Il [[Cesare Maria De Vecchi|De Vecchi]] ha sempre creato una massa di guai dovunque io lo abbia messo. Non ha mai saputo far niente. Ora a Rodi, va malissimo. Ma non importa. Anzi, bisogna incoraggiarlo perché vada sempre peggio. Dargli la sensazione di approvare il suo operato, insaponargli la via e attendere che prenda uno scivolone così grosso, così definitivo da sentirsi liquidato ancor prima che davanti agli altri, davanti a sé stesso. E allora, me lo sarò levato dai piedi per sempre. (citato in Galeazzo Ciano, ''Diario 1937-1943'', liberliber.it, prima edizione elettronica del 13 gennaio 2015, [https://archive.org/details/tntvillage_434812/page/n301 10 ottobre 1938, pp. 302-303]) *Il fascismo è un metodo, non un fine; se volete è una autocrazia sulla via della democrazia.<ref>Da ''Dall'attentato Zaniboni al discorso dell'ascensione (5 novembre 1925-26 maggio 1927)'', La Fenice, 1957, p. 287.</ref> *Il fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto. Non importa se il nostro programma concreto, com'è stato notato giorni sono da un redattore del ''Resto del Carlino'', non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese. Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza; ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro. (da ''Dopo due anni'', ''Il Popolo d'Italia'', 23 marzo 1921) *Il fascismo femminile che porta bravamente la gloriosa camicia nera e si raccoglie intorno ai nostri gagliardetti, è destinato a scrivere una storia splendida, a lasciare tracce memorabili, a dare un contributo sempre più profondo di passioni e di opere al fascismo italiano. (da ''Scritti e discorsi'', vol. III, p. 109) *Il fascismo non fece una rivoluzione: c'era una monarchia prima e una monarchia rimase. Se la Camera appariva un'emanazione del partito, il Senato sottolineava il suo lealismo monarchico per la sua nomina regia e la sua stessa composizione. Il numero dei generali, degli ammiragli, dei senatori per censo, era sempre imponente, una forza materiale e una riserva dello Stato in favore della monarchia. Tutta l'aristocrazia italiana, prima la bianca, poi dopo la Conciliazione anche la nera, costituiva un'altra forza monarchica. Definita la Questione Romana, la curia e il clero entrarono nell'orbita regia. La grossa borghesia industriale, agraria, bancaria, pur non esponendosi in prima linea, marciava anch'essa sotto le insegne regie. (citato in [[Paolo Pavolini]], ''1943, la caduta del fascismo'') *Il [[lavoratore]] che assolve il dovere sociale senz'altra speranza che un pezzo di pane e la salute della propria famiglia, ripete ogni giorno un atto di [[eroismo]]. (dall'intervista di Ivanoe Fossani, ''Soliloquio in «libertà» all'isola Trimellone'', Isola del Trimelone, 20 marzo 1945, da ''Opera omnia'', vol. 32) *Il Mondo, me scomparso, avrà bisogno ancora dell'Idea che è stata e sarà la più audace, la più originale e la più mediterranea ed europea delle idee. (da ''Testamento politico di Mussolini: Dettato, corretto, siglato da lui il 22 aprile 1945'', a cura di Gian Gaetano Cabella, Arti Grafiche Pedanesi, 1972) *Il "[[oltreuomo|superuomo]]" ecco la grande creazione Nietzschiana. Qual impulso segreto, quale interna rivolta hanno suggerito al solitario professore di lingue antiche dell'università di Basilea questa superba nozione? Forse il ''taedium vitae''... della nostra vita. Della vita quale si svolge nelle odierne società civili dove l'irrimediabile mediocrità trionfa a danno della pianta-uomo. E [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] suona la diana di un prossimo ritorno all'ideale. Ma a un ideale diverso fondamentalmente da quelli in cui hanno creduto le generazioni passate. Per comprenderlo, verrà una nuova specie di "liberi spiriti" fortificati nella guerra, nella solitudine, nel grande pericolo, spiriti che conosceranno il vento, i ghiacci, le nevi delle alte montagne e sapranno misurare con occhio sereno tutta la profondità degli abissi. (da ''La filosofia della forza'', ''Il pensiero romagnolo'', 1908; in ''Scritti politici'', a cura di Enzo Santarelli, Feltrinelli, 1979) *Il [[Città del Vaticano|Vaticano]] odierno è identico al Vaticano del secolo XVI. È il covo dell'intolleranza e di una banda di rapinatori. (da ''L'Avvenire del Lavoratore'', 22 luglio 1909; in ''Opera omnia'', vol. 2) *I leoni di Traù sono stati distrutti; ma ecco che, distrutti, sono, come non mai, divenuti simbolo vivo e testimonianza certa. Solo uomini arretrati ed incolti possono illudersi che, demolendo le pietre, si cancelli la [[storia]]. (da ''La Dalmazia nella storia d'Italia'', Ed. Hoepli) *Improntare il [[giornale]] a ottimismo, fiducia e sicurezza nell'avvenire. Eliminare le notizie allarmistiche, pessimistiche e deprimenti. (da ''Magazine'', 4 giugno 2009) *I neutrali non hanno mai dominato gli avvenimenti. Li hanno sempre subiti. (da ''Scritti e discorsi'', vol. I, p. 24) *I nostri generali, anche i migliori, sono rimasti all'800. Credono ancora che vincere una guerra sia una questione di mezzi. Ignorano l'elemento psicologico e gli effetti di quella super-arma che si chiama fede. I [[carro armato|carri armati]] sono pezzi d'acciaio. Ma la [[storia]] non si fa con l'acciaio. Si fa con lo spirito. (1939: citato in Gian Carlo Fusco, ''Guerra d'Albania'', Sellerio, 2001, p. 19) *Io ho del socialismo una nozione barbarica. Io lo immagino come il più grande atto di negazione e di distruzione che la storia registri. Io penso ad un socialismo che non "distingue", che non "patteggia" che non si "mortifica". (da ''Lotta di classe'', 1910. Citato in Paolo Alatri, ''Mussolini'', Tascabili economici Newton, Roma, 1995, p. 18) *Io mi vanto soprattutto di essere un rurale. (da ''Opera omnia'', vol. 29) *Io sono l'uomo più disobbedito della storia.<ref>Citato in [[Denis Mack Smith]], ''Storia d'Italia dal 1861 al 1997'', volume I (''Modern Italy. A Political History'', 1997), traduzione di Alberto Acquarono, Giovanni Ferrara Degli Uberti e Michele Sampaolo, Laterza, Bari, 1997, p. 469.</ref> *L'Italia non può rimanere neutrale per tutta la durata della guerra, senza dimissionare dal suo ruolo, senza squalificarsi, senza ridursi al livello di una [[Svizzera]], moltiplicata per dieci. Il problema non è quindi di sapere se l'Italia entrerà in guerra; si tratta di sapere quando e come; si tratta di ritardare il più a lungo possibile, compatibilmente con l'onore e la dignità, la nostra entrata in guerra.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri'', Editori Laterza, Roma, 2008, p. 351. ISBN 978-88-420-8734-2</ref> *La [[cinema]]tografia è l'arma più forte.<ref>Tale motto, a firma di Mussolini, fu posto su di una parete nel cantiere degli studi di Cinecittà a Roma, in occasione della posa della prima pietra, il 26 gennaio 1936. In Amedeo Benedetti, ''Gli archivi delle immagini'', Erga, è descritto come «una scritta cubitale in caratteri moderni, seguiti dalla firma in facsimile»; si veda l'[http://eco86.altervista.org/_altervista_ht/cinema/duce.jpg immagine] della parete e l'[http://www.terramedia.co.uk/Chronomedia/years/Mussolini_opening_Cinecitta.jpg immagine] della posa della pietra, nella quale, sullo sfondo, si può intravedere parte della scritta e della firma.</ref> *La [[democrazia]] ha tolto lo «stile» alla vita del popolo. Il fascismo riporta lo «stile» nella vita del popolo: cioè una linea di condotta; cioè il colore, la forza, il pittoresco, l'inaspettato, il mistico; insomma, tutto quello che conta nell'animo delle moltitudini. (da ''I discorsi della rivoluzione'', Casa editrice del Partito Nazionale Fascista, Imperia, 1923) *La [[disciplina]] deve cominciare dall'alto, se si vuole che sia rispettata in basso. (da ''Scritti e discorsi'', vol. I, p. 35) *La geniale [[invenzione]] nasce quasi sempre nel cervello dell'uomo isolato, ma solo l'opera tenace di pazienti ricercatori, con mezzi larghi ed adatti, può efficacemente svilupparla ed utilizzarla. (da ''Opera omnia'', vol. 23) *La Germania si compone di diverse razze, più o meno felicemente miscelate fra loro come ognuno può constatare girando in Germania. Vedremo se il nazismo riuscirà a trarne un «armento» di sangue puro. Nella migliore delle ipotesi, secondo i calcoli degli esperti nella materia, occorrono sei secoli, fra matrimoni razziali e non meno razziali castrature. (da ''Opera omnia'', vol. 26, p. 310) *La [[guerra]] si accetta in blocco o si respinge in blocco. Se questo processo deve essere eseguito, saremo noi che lo faremo e non gli altri. (da ''Scritti e discorsi'', vol. I, p. 372) *La [[Basilicata|Lucania]] ha un primato che la mette alla testa di tutte le regioni italiane: il primato della fecondità, la quale è la giustificazione demografica e quindi storica dell'impero. (da ''Opera omnia'', vol. 28) *Le persone intelligenti hanno meno amici e se l'invidia richiama l'astio altrui, non importa, molti nemici molto onore. (da "Scritti e discorsi", vol. II, p. 142) *Libertà di pensiero, di parola e di stampa? Sì, purché regolata e moderata da limiti giusti, chiaramente stabiliti. Senza di che, si avrebbe anarchia e licenza. E ricordatevi, sopra tutto la morale deve avere i suoi diritti. (da ''Testamento politico di Mussolini: Dettato, corretto, siglato da lui il 22 aprile 1945'', a cura di Gian Gaetano Cabella, Arti Grafiche Pedanesi, 1972) *Libro e moschetto, fascista perfetto!<ref>Motto ideato nel 1927 in occasione dell'inaugurazione della Libreria del Littorio a Roma (Giuseppe Fumagalli, ''Chi l'ha detto?'' Hoepli); attribuita anche a [[Leo Longanesi]].</ref> *Mentre in tante parti del mondo tuona il cannone, farsi delle illusioni è follia, non [[Preparazione|prepararsi]] è delitto. Noi non ci illudiamo e ci prepariamo. (da ''Opera omnia'', vol. 29) *{{NDR|Telegramma inviato ad [[Adolf Hitler]] successivo all'annessione dell'[[Austria]]}} Mio atteggiamento è determinato dall'amicizia tra i nostri due Paesi consacrata nell'Asse.<ref>Citato in ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1129_01_1938_0063_0001_16721757/ Il Duce a Hitler]'', ''La Stampa'', 14 marzo 1938.</ref> *Molto spesso il [[Trento|Trentino]] impiega il suo dialetto, anche conversando con «regnicoli» che parlano italiano. Alcuni difetti di pronuncia ci spiegano questa specie di boicottaggio dell'italiano. Il Trentino pronuncia la ''u'', come i lombardi e i francesi, la ''s'' strisciante, aspra; le doppie, come può. ''Ferro'' diventa ''fero'' e ''querela'' aggiunge una ''l''. Non insisto, per non sembrare pedante. Del resto nessuna regione d'Italia può vantarsi di parlare l'italiano vero: neppure i toscani, specie i fiorentini, colle loro aspiranti... teutoniche. L'italiano trentino si mantiene abbastanza puro data la vicinanza col confine linguistico.<ref>Da ''Il Trentino visto da un socialista'', con uno scritto di Franco Cardini, La Finestra , Trento, 2003, pp. 101-102. ISBN 88-88097-29-05</ref> *Mutevolissimo è lo spirito degli [[italiani]]. Quando io non sarò più, sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per vent'anni un popolo come l'italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell'oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho fatto io. La mia dittatura è stata assai più lieve che non certe democrazie in cui imperano le plutocrazie. Il fascismo ha avuto più morti dei suoi avversari e il 25 luglio al confino non c'erano più di trenta persone. [...] Quando si scrive che noi siamo la guardia bianca della [[borghesia]], si afferma la più spudorata delle menzogne. Io ho difeso, e lo affermo con piena coscienza, il progresso dei [[lavoro|lavoratori]]. [...] Tra le cause principali del tracollo del fascismo io pongo la lotta sorda e implacabile di taluni gruppi industriali e finanziari, che nel loro folle egoismo temevano ed odiano il fascismo come il peggior nemico dei loro inumani interessi. [...] Devo dire per ragioni di giustizia che il [[Capitale (economia)|capitale]] italiano, quello legittimo, che si regge con la capacità delle sue imprese, ha sempre compreso le esigenze sociali, anche quando doveva allungare il collo per far fronte ai nuovi patti di lavoro. L'umile gente del lavoro mi ha sempre amato e mi ama ancora. (da ''Opera omnia'', vol. 32, pp. 170-171)<ref>Erroneamente, si indica spesso come fonte di questa citazione un falso testamento di Mussolini, a volte definito "politico", diffuso in rete e composto da brani riportati in un ordine totalmente arbitrario e con omissioni non segnalate; si noti, a titolo di esempio, come l'incipit di tale falso testamento si ritrovi a pagina 182 del 32esimo volume dell'''Opera omnia'', mentre la sua conclusione sia a pagina 181.</ref> *{{NDR|Alludendo alla diversabilità di [[Franklin Delano Roosevelt]]}} Nella storia non si è mai visto un popolo retto da un paralitico. Si sono avuti Re calvi, Re grossi, Re belli e magari stupidi, ma mai Re che per andare al gabinetto, al bagno o a tavola avessero bisogno d'essere retti da altri uomini. (28 maggio 1941, citato in G. Ciano, ''Diario 1937-1943'', Rizzoli, 1980, p. 517) *Niente c'è di definitivo nel mondo, ma le cose meno definitive di questo mondo sono le vittorie elettorali. (da ''Scritti e discorsi'', vol. II, p. 44) *{{NDR|Sul [[Germania|popolo tedesco]]}} Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine d'oltralpe, di gente che ignorava la scrittura con la quale tramandare i documenti della propria vita, in un tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio ed Augusto.<ref>Dal discorso di Bari, 6 settembre 1934. ([http://www.youtube.com/watch?v=j3ClvAk-0sw Link Youtube])</ref> *Non c'è dubbio che, dopo il Concordato del Laterano, non tutte le voci, che si sono levate nel campo cattolico, erano intonate. Taluni hanno cominciato a fare il processo al Risorgimento; altri ha trovato che la statua di [[Giordano Bruno]] a Roma è quasi offensiva. Bisogna che io dichiari che la statua di Giordano Bruno, malinconica come il destino di questo frate, resterà dov'è? È vero che, quando fu collocata in Campo di Fiori, ci furono delle proteste violentissime; perfino Ruggero Bonghi era contrario e fu fischiato dagli studenti di Roma; ma, oramai, ho l'impressione che parrebbe di incrudelire contro questo filosofo, che, se errò e persisté nell'errore, pagò. Naturalmente, non è nemmeno il caso di pensare che il monumento a [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] sul Gianicolo possa avere una ubicazione diversa.<ref>Dal discorso alla Camera, 13 maggio 1929, citato in Corrado Marvasi, ''I disaccordi nei rapporti personali fra coniugi nel diritto vivente'', Maggioli editore, 2011.</ref> *Oggi non ci sono più italiani di ponente o di levante, del continente o delle isole: ci sono soltanto degli italiani. (21 settembre 1938; da ''Opera omnia'', vol. 29, p. 156) *O il governo accetta questa necessità, o il proletariato saprà imporgliela con tutti i mezzi: è giunta l'ora delle grandi responsabilità. Il proletariato italiano permetterà dunque che lo si conduca al macello ancora una volta ? Noi non lo pensiamo, ma occorre muoversi, agire, non perdere tempo, mobilitare le nostre forze: sorga dai circoli politici, dalle organizzazioni economiche, dai comuni, dalle province dove il nostro partito ha i suoi rappresentanti, dalle moltitudini profonde del proletariato, un solo grido e sia ripetuto per le piazze e le strade d'Italia: abbasso la [[prima guerra mondiale|guerra]]. E venuto il giorno per il proletariato italiano di tener fede alla vecchia parola d'ordine: non un uomo, non un soldo per la guerra a qualunque costo. (da ''Abbasso la guerra'', ''Avanti!'', 1914<ref>All'inizio della prima guerra mondiale; citato in Luciano Canfora, ''1914'', Sellerio editore, 2006, p. 139.</ref>) *Quando mancasse il [[consenso]], c'è la [[forza]]. Per tutti i provvedimenti anche i più duri che il Governo prenderà, metteremo i cittadini davanti a questo dilemma: o accettarli per alto spirito di patriottismo o subirli. (7 marzo 1923, da ''Scritti e discorsi'', vol. III, p. 82) *Quella che chiamiamo «vita» non è che un quasi impercettibile «punto» fra due eternità, quella di prima e quella di dopo. — Confortante pensiero. (da ''Pensieri pontini e sardi'' n.º 4; citato ne ''La domenica di Repubblica'', 22 luglio 2007, p. 36) *{{NDR|[[Franklin D. Roosevelt]]}} Quella sinistra figura. (citato in Piero Baroni, ''8 settembre 1943: il tradimento!'', p. 44) *{{NDR|Sul [[nazismo]]}} Razzismo al cento per cento. Contro tutto e contro tutti: ieri contro la civiltà cristiana, oggi contro la civiltà latina; domani, chissà, contro la civiltà di tutto il mondo! (da ''Teutonica'', ''Il Popolo d'Italia'', 26 maggio 1934) *Regimi [[democrazia|democratici]] possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete. La democrazia è un regime senza re, ma con moltissimi re talora più esclusivi, tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno. (da ''La dottrina del fascismo'', con Luigi Contu, Hoepli, 1936) *{{NDR|Telegramma al prefetto di Torino riferendosi a [[Piero Gobetti]]}} Rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore governo e fascismo.<ref>Citato in Bruno Quaranta, ''[https://www.repubblica.it/cultura/2021/06/19/news/piero_gobetti_un_intellettuale_di_penna_e_spada-306667075/?ref=RHTP-VS-I287621970-P13-S4-L Piero Gobetti. Un intellettuale di penna e spada]'', ''Repubblica.it'', 18 giugno 2021.</ref> *Ripetiamo che la parola fascista comprende anche gli Arditi e i Volontari di guerra, poiché le tre associazioni sono distinte nella forma, ma fuse e confuse nella sostanza: si tratta di tre corpi e di un'anima sola. Ora, il blocco fascista [...] potrà anche chiamarsi il blocco delle «teste di ferro». (da ''Scritti e discorsi'', vol. II, p. 39) *Sarei grandemente ingenuo se chiedessi di essere lasciato in pace dopo morto. Attorno alle tombe dei Capi di quelle grandi trasformazioni, che si chiamano rivoluzioni, non ci può essere pace; ma tutto quello che fu fatto non potrà essere cancellato. Mentre il mio spirito, ormai liberato dalla materia, vivrà, dopo la piccola vita terrena, la vita immortale e universale di Dio. Non ho che un desiderio, quello di essere sepolto accanto ai miei nel cimitero di San Cassiano. (da ''Vita di Arnaldo'', a cura di Gian Guglielmo Rebora, Edizioni FPE, Milano, 1966) *Se Dio esiste, gli do due minuti per fulminarmi. (citato in [[Indro Montanelli]], ''Storia d'Italia'') *Se la [[libertà]] dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di quell'astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo individualistico, il Fascismo è per la libertà. È per la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell'individuo nello Stato. (dalla voce "Fascismo" redatta per l'Enciclopedia Treccani, 1932<ref>Tale voce fu presumibilmente scritta con la collaborazione di [[Giovanni Gentile]]</ref>; da ''Scritti e discorsi'', vol. VIII, p. 71) *Se le [[operaio|masse lavoratrici]] rimangono in uno stato di miseria e di abbrutimento, non v'è grandezza di popolo, né dentro, né oltre i confini della Patria. (da ''Discorso da ascoltare'', ''Il Popolo d'Italia'', 1° maggio 1919) *Secondo le norme elementari dell’economia, fra massa di beni reali e massa di beni simbolici, ci dovrebbe essere un rapporto di equilibrio. Quando aumentano i beni simbolici – carta valuta – e diminuiscono gli altri, si ha il fenomeno dell’inflazione cartacea, con relative conseguenze tangibili a chiunque. (''Il Popolo d'Italia'', 8 dicembre 1920)<ref>Citato in Federico Lordi, [https://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/draghi-mario-euro-storia/ ''A chi conviene seppellire la storia?''], ''L'intellettuale dissidente'',11 maggio 2019.</ref> *Senza sforzo, senza sacrifìcio e senza sangue nulla si conquista nella storia. (da ''Scritti e discorsi'', vol. V, p. 444) *So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori. (ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, 1943; citato in ''Fascist Legacy'', documentario BBC sui crimini di guerra italiani, diretto da Ken Kyrby) *Solo dall'armonia costituita dai tre principi, capitale, tecnica, lavoro, vengono le sorgenti della [[fortuna]]. (da ''Scritti e discorsi'', vol. V, p. 350) *{{NDR|Alla notizia dell'attacco dei bombardieri inglesi in Campania}} Sono lieto che Napoli abbia delle notti così severe. La razza diventerà più dura. La guerra farà dei napoletani un popolo nordico.<ref>Citato in [[Paolo Alatri]], ''[https://books.google.it/books?id=kUIcAAAAMAAJ Le origini del fascismo]'', Editori Riuniti, 1956, p. 349</ref> *{{NDR|Sul [[Trentino|Dialetto trentino]]}} Sono tuttavia visibili ancora le tracce di questa infiltrazione tedesca. Il vocativo frequentissimo ''toi'' o ''tei'' deve provenire dal tedesco ''du''. I residui del tedeschismo nel dialetto trentino vanno scomparendo e il dialetto stesso s'italianizza nelle sue parole e nelle sue costruzioni. Già trent'anni fa il Malfatti notava che le parole tedesche ''grobian'', ''fraila'', ''pinter'', ''tissler'' cadevano in disuso e cedevano il posto alle parole italiane ''vilan'', ''siorata'', ''botar'', ''marangon''. Questo processo eliminatore dei tedeschismi continua.<ref>Da ''Il Trentino visto da un socialista'', con uno scritto di Franco Cardini, La Finestra , Trento, 2003, p. 101. ISBN 88-88097-29-05</ref> *Tutte le leggi umane, non quelle divine, sono il risultato di uno sforzo di uomini. Altri uomini vengono, modificano, aboliscono, perfezionano. Non ci vuole nulla ad abolire. Distruggere è facile, ma ricostruire è difficile. (1924, da ''Scritti e discorsi'', vol. IV, p. 297-298) *{{NDR|[[Italo Balbo|Balbo]]}} Un bell'alpino, un grande aviatore, un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace di uccidermi. (citato in [[Enzo Biagi]], ''Storia del fascismo'', Sadea-Della Volpe, 1964) *Un grande [[popolo]] è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia. (dall'annuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940) *{{NDR|Gli [[Inghilterra|inglesi]]}} Un popolo che pensa col culo. (citato in [[Galeazzo Ciano]], ''Diario, 1937-1943'', Rizzoli, 1980, 14 settembre 1937) *Un'[[idea]] è al tramonto, quando non trova più nessuno capace di difenderla anche a prezzo della vita. (da ''Scritti e discorsi'', vol. I, p. 257) *{{NDR|Gli [[Italia|italiani]]}} Un popolo di santi, di eroi e di navigatori.<ref>Citato in [[Roberto Gervaso]], ''Il dito nell'occhio. {{small|Interviste coi contemporanei}}'', Rusconi, Milano, 1977, p. 25.</ref> *{{NDR|Destituendo [[Guido Buffarini Guidi|Buffarini Guidi]] ministro degl'Interni il 21 febbraio 1945}} Un uomo che ha molti meriti ma è odiato da tutti, antifascisti e fascisti: è odiato persino più di me. (citato in [[Indro Montanelli e Mario Cervi]], ''L'Italia della guerra civile (8 settembre 1943 – 9 maggio 1946)'', Rizzoli, Milano, 2001, p. 271) *Vado verso il popolo e sono col popolo per comunione di intenti e di spirito. (da ''Scritti e discorsi'', vol. V, p. 132) {{int|Intervista di [[Emil Ludwig]], 1932}} *A tavola noi ragazzi sedevamo in tre reparti. Io dovevo sempre sedere in fondo e mangiare coi più poveri. Potrei forse dimenticare le formiche nel pane della terza classe. Ma che noi bambini fossimo divisi in classi, mi brucia ancora nell'anima!<ref name=ludw/> *Chi marcia non si diminuisce [...] ma si moltiplica attraverso tutti quelli che marciano con lui.<ref name=ludw/> *Con la [[libertà di stampa]] i giornali pubblicano solo ciò che vogliono veder stampato le grandi industrie o le banche, le quali pagano il giornale.<ref name=ludw/> *Gli uomini possono pregare Dio in molti modi. Si deve lasciare assolutamente a ciascuno il proprio modo. {{NDR|passo eliminato dalla censura}}<ref name=ludw/> *In ogni [[anarchia|anarchico]] sta dentro un dittatore fallito.<ref name=ludw/> *L'interesse del popolo è una cosa drammatica. In quanto io lo servo, moltiplico la mia vita.<ref name=ludw/> *La [[donna]] deve obbedire. [...] Essa è analitica, non sintetica. Ha forse mai fatto dell'architettura in tutti questi secoli? Le dica di costruirmi una capanna, non dico un tempio! Non lo può! Essa è estranea all'architettura, che è la sintesi di tutte le arti, e ciò è un simbolo del suo destino. La mia opinione della sua parte nello Stato è in opposizione ad ogni femminismo. Naturalmente essa non dev'essere una schiava, ma se io le concedessi il diritto elettorale, mi si deriderebbe. Nel nostro Stato essa non deve contare.<ref name=ludw>Citato in [[Emil Ludwig]], ''Colloqui con Mussolini'', traduzione di Tomaso Gnoli, Mondadori, 2000.</ref> *La gente oggi non vuol governare; essa vuole esser governata, e avere la sua pace. Se fossero di più i grandi uomini di stato in Europa, ci sarebbero meno partiti.<ref name=ludw/> *La [[massa]] ama gli uomini forti. La massa è donna.<ref name="biagi88">Citato in [[Enzo Biagi]], ''Amori'', Rizzoli, Milano, 1988, p. 139. ISBN 88-17-85139-6</ref> *La massa per me non è altro che un [[gregge]] di pecore, finché non è organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che essa possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse. Chi si serve solo di uno dei due, corre pericolo.<ref name=ludw/> *Non posso avere amici, non ne ho. Ma non ne sento la mancanza.<ref name=biagi88/> *Ogni [[rivoluzione|rivoluzionario]] a un certo momento diventa [[conservatorismo|conservatore]].<ref name=biagi88/> *Razza: questo è un sentimento, non una realtà. Il 95% è sentimento. [...] L'orgoglio nazionale non ha affatto bisogno dei deliri di razza.<ref name=ludw/> *So [...] ciò che si pubblica: che sono sorvegliato da mille poliziotti e che dormo ogni notte in un luogo diverso. Lo so. Ma io dormo ogni notte nella Villa Torlonia, e vado in auto e cavalco quando e dove mi piace. Se dovessi pensare alla mia sicurezza, mi sentirei umiliato.<ref name=ludw/> {{Int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0029_01_1936_0117_0001_16416095/ L'intervista del Matin]''|Da un'intervista del ''Matin'', riportato in ''La Stampa'', 16 maggio 1936.}} *Nessuno al mondo può dubitare che il [[Italia|Popolo italiano]] non sia volto verso una pace di cui ha bisogno per completare l'opera intrapresa. Esso vuole la pace e vuole lavorare per la pace. *Se si tentasse di carpirci i frutti di una vittoria pagata con tanti sacrifici ci si troverebbe in piedi pronti ad ogni resistenza. *Oggi l'[[Etiopia]] è irrevocabilmente, integralmente, unicamente italiana. *Irrevocabile, ripetetelo, ripetetelo ancora. Occorre che l'Europa intera intenda queste parole, questo grido di tutto un popolo che ha voluto il suo Impero e che saprà, se domani fosse necessario, difenderlo con tutto il suo coraggio e tutte le sue forze. ===Citazioni tratte dalle lettere=== ===Citazioni tratte dai discorsi=== *Bisogna che non appena questa gente tenterà di sbarcare, sia congelata su questa linea che i marinai chiamano del bagnasciuga. (Discorso del 24 giugno 1943 al Direttorio del Partito nazionale fascista) *Bisogna porsi delle [[meta|mète]] per avere il coraggio di raggiungerle. (Milano, 28 ottobre 1925; da ''Scritti e discorsi'', vol. V, p. 163) *Bisogna volere, fortemente volere!<ref>Questa prima frase non è originale, vedi [[Prospero Padoa]], ''Intorno ai governi rappresentativi'', 1859: "Bisogna durare ne' virili propositi, bisogna volere e fortemente volere, ed essere parati sempre e spiare e cogliere tutte le opportunità". Confronta anche [[Vittorio Alfieri]]: "Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli".</ref> Solo con questa potenza di volontà potremo superare ogni ostacolo. Dobbiamo essere pronti a tutti i sacrifici. (Milano, 2 aprile 1923; da ''Scritti e discorsi'', vol. III, p. 99) *Noi non daremo un solo minuto di tregua al partito socialista, sino a quando non la smetterà di parlare di comunismo, di dittatura, di Russia. Come si può disarmare dalla lotta contro un partito di vigliacchi e di mistificatori che, dopo tutto quel po' po' di roba riferita dai missionari italiani reduci dalla Russia, ha ancora la faccia tosta di invitare le masse a inneggiare al bolscevismo nellla ricorrenza dell'anniversario del colpo di Stato di Lenin? Complessivamente sono state giustiziate a Mosca in un mese 1182 persone. E noi non dovremmo combattere - sino all'ultimo sangue - contro l'abietto partito che si propone di mascherare l'Italia alla moda di Lenin? Contro un partito che pratica, quando può, l'insurrezione, i mezzi blandi non contano: ci vogliono i nostri. È una dura, spietata, implacabile battaglia quella che abbiamo impegnato, buttando tutto nella posta in giuoco. (discorso tenuto il 6 novembre 1920)<ref>https://www.repubblica.it/cultura/2022/01/09/news/ezio_mauro_racconta_le_cronache_della_marcia_su_roma_gennaio_1922-333201810/</ref> *Camicie Nere della Rivoluzione, uomini e donne di tutta Italia! Una tappa del nostro cammino è raggiunta. Continuiamo a marciare nella pace per i còmpiti che ci aspettano domani e che fronteggeremo col nostro coraggio, con la nostra fede, con la nostra volontà. Viva l'Italia! (dal discorso tenuto il 5 maggio 1936) *Camminare, costruire e, se necessario, combattere e vincere! (Roma, Piazza Venezia, 28 ottobre 1932; dal discorso in occasione del decennale della [[Marcia su Roma]]) *Chi non è con noi è contro di noi. (Teatro Costanzi, Roma, 24 marzo 1924; da ''Scritti e discorsi'', vol. IV, p. 81) *D'altra parte è pacifico, oramai, che sul terreno della violenza le masse operaie saranno battute [...]. Le masse operaie sono naturalmente, oserei dire santamente, pacifondaie, perché rappresentano sempre le riserve statiche della società umana, mentre il rischio, il pericolo, il gusto dell'avventura sono stati sempre il compito, il privilegio delle piccole aristocrazie. E allora, o [[socialisti]], se voi convenite e ammettete e confessate che su questo terreno noi vi batteremo, allora dovete concludere che avete sbagliato strada. (dal primo discorso alla Camera, 21 giugno 1921) *Desidero rivolgere un elogio alla gente di Puglia perché è feconda e crede coi fatti nell'unico primato che veramente conta nella vicenda e nella lotta dei popoli: il primato dei figli, il primato della vita. (Lecce, 7 settembre 1934; da ''Opera omnia'', vol. 26) *Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia. (Discorso del 18 novembre 1940 dal balcone di Palazzo Venezia) *Dodici anni della mia vita di partito {{NDR|[[socialismo|socialista]]}} sono o dovrebbero essere una sufficiente garanzia della mia fede socialista. Il socialismo è qualche cosa che si radica nel sangue. Quello che mi divide ora da voi non è una piccola questione, è una grande questione che divide il socialismo tutto. (Teatro del popolo, Milano, 24 novembre 1914; da ''II Popolo d'Italia'', n. 11, 25 novembre 1914 – anche in ''Scritti e discorsi''<ref>Pronunciato al teatro del popolo di Milano, la sera del 24 novembre 1914, durante l'assemblea della sezione socialista milanese che decreta l'espulsione di Benito Mussolini dal partito socialista ufficiale.</ref>) *Dopo la [[Roma]] dei Cesari, dopo quella dei Papi, c'è oggi una Roma, quella fascista, la quale con la simultaneità dell'antico e del moderno, si impone all'ammirazione del mondo. (18 aprile 1934; da ''Opera omnia'', vol. 26) *Durante i trenta secoli della sua storia, l'Italia ha vissuto molte ore memorabili, ma questa è certamente una delle più solenni.<br/>Annuncio al popolo italiano che la guerra è finita. Annuncio al popolo italiano e al mondo che la pace è ristabilita. (dal discorso tenuto il 5 maggio 1936) *È l'aratro che traccia il solco, ma è la [[spada]] che lo difende. E il vomere e la lama sono entrambi di acciaio temprato come la fede dei nostri cuori. (dal discorso per l'inaugurazione della Provincia di Littoria, 18 dicembre 1934; da ''Scritti e discorsi'', vol. IX, p. 154) *È questa un'altra giornata di decisioni solenni nella storia d'Italia e di memorabili eventi, destinati ad imprimere un nuovo corso nella storia dei continenti. (dall'annuncio della dichiarazione di guerra agli Stati Uniti, Palazzo Venezia, Roma, 11 dicembre 1941; da ''Opera omnia'', vol. 30) *Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto [...]. Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa soggezione a delinquere! [...] Il governo è abbastanza forte per stroncare definitivamente la secessione dell'Aventino. (dal discorso alla Camera, 3 gennaio 1925<ref>Citato in Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto, ''Il mondo contemporaneo. {{small|Dal 1848 a oggi}}'', Laterza, Roma, 2008, p. 332. ISBN 978-88-420-8741-0</ref>) *Fermarsi è male; fermarsi significa retrocedere. (Piazza De Ferrari, Genova, 24 maggio 1926; da ''Scritti e discorsi'', vol. V, p. 342) *Il concetto di [[libertà]] non è assoluto perché nulla nella vita vi è di assoluto. La libertà non è un diritto: è un dovere. Non è una elargizione: è una conquista; non è un'uguaglianza; è un privilegio. Il concetto di libertà muta col passare del tempo. C'è una libertà in tempo di pace che non è più la libertà in tempo di guerra. C'è una libertà in tempo di ricchezza che non può essere concessa in tempo di miseria. (Teatro Costanzi, Roma, 24 marzo 1924; da ''La nuova politica dell'Italia: Volume 3'', Alpes, 1925, p. 31) *Il [[contadino]] deve rimanere fedele alla terra, dev'essere orgoglioso di essere contadino, fiero di lavorare il suo campo, né cercare altrove una vita più facile perché una vita più facile non esiste. (Sala Regia, Palazzo Venezia, Roma, 27 ottobre 1937, da ''Scritti e discorsi di Benito Mussolini dal novembre 1936 al maggio 1938'', Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1938) *Il fascismo stabilisce l'uguaglianza verace e profonda di tutti gli individui di fronte al lavoro e di fronte alla nazione. (Milano, 6 ottobre 1934; da ''Opera omnia'', vol. 26) *Il fascismo è tutto il popolo italiano. (Palazzo Municipale di Vercelli, 28 settembre 1925; da ''Scritti e discorsi'', vol. V, p. 136) *Il [[libro]] ha qualche volta il valore di una ambasciata. (dal discorso alla Società Italiana degli Autori, Roma, 1° agosto 1926; da ''Scritti e discorsi'', vol. V, p. 375) *Il pittoresco ci ha fregati per tre secoli. (dal discorso al consiglio nazionale del PNF, 25 ottobre 1938; da ''Opera omnia'', vol. 29) *Il [[italiani|popolo italiano]] ha creato col suo sangue l'impero. Lo feconderà col suo [[lavoro]] e lo difenderà contro chiunque con le sue armi. (dal [[s:Italia - 9 maggio 1936, Discorso di proclamazione dell'Impero|discorso di proclamazione dell'impero]], 9 maggio 1936) *Il problema di scottante attualità è quello [[Razzismo|razziale]]. Anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni, o peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà. Il problema razziale non è scoppiato all'improvviso, come pensano coloro i quali sono abituati ai bruschi risvegli, perché sono abituati ai lunghi sonni poltroni: è in relazione con la conquista dell'impero, poiché la storia ci insegna che gli imperi si conquistano con le armi ma si tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze ma delle superiorità nettissime. (dal discorso a Trieste, 19 settembre 1938)<ref>Riportato su ''[https://www.archivioluce.com/2019/09/18/il-discorso-di-trieste/ Archivio Luce''.</ref> *Il solo pensiero di una famiglia [[povertà|senza il necessario]] per vivere, mi dà un'acuta sofferenza fisica. Io so, per averlo provato, che cosa vuol dire la casa deserta ed il desco nudo. (Torino, 23 ottobre 1932; citato in ''Scritti e discorsi'') *Io amo piuttosto di pensare a quello che faremo nel decennio prossimo. Del resto basta guardarsi attorno, per convincersi che il nostro consuntivo è semplicemente immenso. (dal rapporto tenuto alle gerarchie del Regime, 17 ottobre 1932) *L'Europa sarà dominata dalla Germania. Gli stati vinti saranno vere e proprie colonie. Gli stati associati saranno province confederate. Tra queste la più importante è l'Italia. Bisogna accettare questo stato di cose perché ogni tentativo di reazione ci farebbe declassare dalla condizione di provincia confederata a quella ben peggiore di colonia. (da ''Storia – idee, fatti, protagonisti'', Vol. 3a, SEI) *L'Italia fascista può, se sarà necessario, portare oltre il suo tricolore. Abbassarlo mai! (Parlamento, 5 febbraio 1926; da ''Scritti e discorsi'', vol. V, p. 269) *L'Italia ha finalmente il suo impero. Impero fascista, perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del Littorio romano, perché questa è la meta verso la quale durante quattordici anni furono sollecitate le energie prorompenti e disciplinate delle giovani, gagliarde generazioni italiane. Impero di pace, perché l'Italia vuole la pace per sé e per tutti e si decide alla guerra soltanto quando vi è forzata da imperiose, incoercibili necessità di vita. Impero di civiltà e di umanità per tutte le popolazioni dell'Etiopia. Questo è nella tradizione di Roma, che, dopo aver vinto, associava i popoli al suo destino. (dal discorso di proclamazione dell'impero, 9 maggio 1936) *La [[lotta]] è l'origine di tutte le cose perché la vita è tutta piena di contrasti. (Teatro Rossetti, Trieste, 20 settembre 1920; da ''Scritti e discorsi'', vol. II, 99) *La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: [[vincere]]! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo. (dall'[[s:Italia - 10 giugno 1940, Annuncio della dichiarazione di guerra|annuncio della dichiarazione di guerra]], 10 giugno 1940) *La Sicilia è fascista fino al midollo. (Palermo, 20 agosto 1937; da ''Opera omnia'', vol. 28) *La [[stampa]] più libera del mondo intero è la stampa italiana. Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime; è libero perché, nell'ambito delle leggi del regime, può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione. (Palazzo Chigi, 10 ottobre 1928; da ''Scritti e discorsi'', vol. VI, 250-251) *La storia ci dice che la [[guerra]] è il fenomeno che accompagna lo sviluppo dell'umanità. Forse è il destino tragico che pesa su l'uomo. La guerra sta all'uomo, come la maternità alla donna. (dal discorso al Parlamento, 26 maggio 1934; da ''Scritti e discorsi'', vol. IX, p. 98) *Là dove si è voluto esasperare ancora di più il [[capitalismo]], facendone un capitalismo di Stato, la miseria è semplicemente spaventosa. (dal rapporto tenuto alle gerarchie del Regime, il 17 ottobre 1932, davanti a 25.000 adunati) *Lo schieramento è ormai completo. Da una parte Roma, Berlino, Tokio; dall'altra Londra, Washington, Mosca. Nemmeno il più lontano dubbio ci sfiora circa l'esito di questa immane battaglia: noi vinceremo. Vinceremo perché la storia dice che i popoli i quali rappresentano le idee del passato devono perdere dinnanzi ai popoli che rappresentano le idee dell'avvenire. (da ''Storia – idee, fatti, protagonisti'', Vol. 3a, SEI) *Nella nuova organizzazione io voglio sparire, perché voi dovete guarire del mio male e camminare da voi. (Teatro Augusteo, Roma, 7 novembre 1921; da ''Scritti e discorsi'', vol. II, p. 206) *Nessuno ha potuto fermarci.<ref>Come nota Massimo Cardillo in ''Il duce in moviola: politica e divismo nei cinegiornali e documentari'', Edizioni Dedalo, questa prima frase non è rintracciabile nelle registrazioni audio del discorso, mentre appare nelle trascrizioni successive.</ref> Nessuno ci fermerà. (Udine, 20 settembre 1938; da ''Opera omnia'', vol. 29) *Nessuno pensi di piegarci senza avere prima duramente combattuto. Un [[popolo]] geloso del suo onore non può usare linguaggio, né avere atteggiamento diverso! (dal discorso tenuto in occasione dell'adunata generale delle forze del Regime il 2 ottobre 1935) *Neve e freddo vanno benissimo, così muoiono le mezze cartucce e si migliora questa mediocre razza italiana. Una delle principali ragioni per cui ho voluto il rimboschimento del'Appennino è stata per rendere più fredda e nevosa l'Italia. (da ''Storia – idee, fatti, protagonisti'', Vol. 3a, SEI) *Noi marceremo con la Germania per dare all'Europa quella pace con giustizia che è nel desiderio profondo di tutti i popoli. (da ''Storia – idee, fatti, protagonisti'', Vol. 3a, SEI) *Noi, oggi, con l'inaugurazione ufficiale del nuovo comune di [[Latina|Littoria]], consideriamo compiuta la prima tappa del nostro cammino. Abbiamo, cioè, vinto la nostra prima battaglia.<br/>Sarà forse opportuno ricordare che una volta, per trovare lavoro, occorreva valicare le [[Alpi]] o traversare l'Oceano. Oggi la terra è qui, a mezz'ora soltanto da [[Roma]]. È qui che noi abbiamo conquistato una nuova provincia. È qui che abbiamo condotto e condurremo delle vere e proprie operazioni di [[guerra]]. È questa la guerra che noi preferiamo. Ma occorrerà che tutti ci lascino intenti al nostro lavoro. (dal discorso tenuto a [[Latina|Littoria]], dalla terrazza del Municipio, il 19 dicembre 1932) *Noi tireremo diritto. (Palazzo Venezia, Roma, 8 settembre 1935; da ''Scritti e discorsi'', vol. IX, 215) *Non è più permesso a nessuno di vivere su quello che fu fatto da altri prima di noi. Bisogna che noi creiamo. (Reggio Emilia, 30 ottobre 1926; da ''Scritti e discorsi'', vol. V, p. 454) *Non possiamo dare la libertà a coloro che ne approfitterebbero per assassinarci. (Circolo rionale Sciesa, Milano, 4 ottobre 1922; da ''Scritti e discorsi'', vol. II, 333) *{{NDR|Sulla [[seconda guerra mondiale]]}} Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione. È la lotta dei [[popolo|popoli]] poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra. È la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto. È la lotta tra due secoli e due idee. (dall'annuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940) *Ricordate che oggi non ci sarebbe la marcia su Mosca, marcia che sarà infallibilmente vittoriosa, se vent'anni prima non ci fosse stata la [[marcia su Roma]], se primi tra i primi non avessimo alzata la bandiera dell'antibolscevismo. (da ''Storia – idee, fatti, protagonisti'', Vol. 3a, SEI) *Rinunziare alla [[lotta]] significa rinunciare alla vita. (Palazzo Chigi, 20 dicembre 1923; da ''Scritti e discorsi'', vol. III, p. 290) *Se è per fare onore alla vostra firma che il vostro governo ha dichiarato guerra alla Germania, voi {{NDR|Winston Churchill}} comprenderete che lo stesso senso d'onore e di rispetto agli impegni assunti col trattato italo-tedesco guidi oggi e domani la politica italiana di fronte a qualsiasi evento.<ref>Dalla lettera di risposta a quella del 16 maggio 1940 di [[Winston Churchill]], con la quale lo statista inglese, appena divenuto capo del governo in sostituzione di [[Neville Chamberlain]], invitava Mussolini a non schierarsi in guerra a fianco della Germania. Citato in Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', Corbaccio, p. 409.</ref> *Se veramente, cosa che io escludo sin da oggi, si meditasse, veramente, di soffocare la vita del Popolo Italiano in quel mare che fu il mare di Roma, ebbene si sappia che il Popolo Italiano balzerebbe come un solo uomo in piedi pronto al combattimento con una decisione che avrebbe rari precedenti nella storia. (Milano, 1° novembre 1936; da ''Scritti e discorsi'', vol. X) *Temo più uno [[iettatura|iettatore]] di un antifascista.<ref>Citato in [[Roberto Gervaso]], ''Ve li racconto io'', Milano, Mondadori, 2006, p. 235. ISBN 88-04-54931-9</ref> *Tutti i nodi furono tagliati dalla nostra spada lucente e la vittoria africana resta nella storia della patria, integra e pura, come i legionari caduti e superstiti la sognavano e la volevano. (dal discorso di proclamazione dell'impero, 9 maggio 1936) *Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. (dall'[[s:Italia - 10 giugno 1940, Annuncio della dichiarazione di guerra|annuncio della dichiarazione di guerra]], 10 giugno 1940) *Venti milioni di italiani sono in questo momento raccolti nelle piazze di tutta Italia. È la più gigantesca dimostrazione che la storia del genere umano ricordi. (dall'annuncio radiofonico della dichiarazione di guerra all'Etiopia, 2 ottobre 1935) ===Attribuite=== *Che in Italia si faccia del razzismo e dell'antisemitismo è cosa tanto importante nella sua apparenza politica quanto priva di peso nella sua sostanza reale. La purità della razza in questo popolo sul quale sono passate tante invasioni e che ha assorbito tante genti dai quattro punti cardinali, e il pericolo semita in una Nazione come la nostra dove persino l'alta finanza, e persino se manovrata dagli ebrei, non può non diventare qualcosa di cattolico [...], sono evidentemente fandonie da lasciar scrivere a certi zelatori. Ma se le circostanze mi avessero portato a un asse Roma-Mosca anziché a un asse Roma-Berlino, avrei forse ammannito ai lavoratori italiani, intenti alla loro fatica con tanta alacrità e però con un distacco che i razzisti potrebbero chiamare mediterraneo, l'equivalente fandonia dell'etica stakanovista e della felicità in essa racchiusa. :Riferito da Edvige Mussolini, ''Mio fratello Benito'', La Fenice, Firenze, 1957, p. 175. *{{NDR|Su [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]]}} È come un dente cariato: non c'è che da estirparlo o coprirlo d'oro.<ref>Riferito da Dino Provenzal, ''Fascismo e dannunzianesimo'', in "L'Italia che scrive", 29 novembre 1945, p. 8.</ref> *Dio e Patria. Ogni altro affetto, ogni altro dovere vien dopo. :È in realtà il primo precetto di un decalogo di [[Giovanni Giuriati]], pubblicato su ''Gioventù fascista'' il 20 settembre 1931. *Il manifesto della razza poteva evitarsi. Si è trattato di una astruseria scientifica di alcuni docenti e giornalisti [...] C'è molta distanza da quanto io ho detto, scritto e firmato in materia. [...] Io ho sempre considerato il popolo italiano un mirabile prodotto di diverse fusioni etniche sulla base di una unitarietà geografica, economica e specialmente spirituale. È lo spirito che ha messo la nostra civiltà sulle strade del mondo. Uomini che avevano sangue diverso furono i portatori di un'unica splendida civiltà. Ecco perché io sono lontano dal mito di Rosenberg. Anche quella è una posizione da rettificare. :Riferito da Bruno Spampanato, ''Contromemoriale'', C.E.N., Roma, 1974, vol. III, p. 638 *Maestà, vi porto l'Italia di Vittorio Veneto. (30 ottobre 1922) :Secondo quanto riporta [[Antonio Spinosa]] in ''Mussolini: il fascino di un dittatore'', Mondadori, 1989, l'ossequio di Mussolini al re [[Vittorio Emanuele III]] non è mai stato pronunciato; Mussolini confidò al figlio che la frase era "un'invenzione storica a posteriori". [[Romano Bracalini]], in ''Il re vittorioso: la vita, il regno e l'esilio di Vittorio Emanuele III'', Feltrinelli, 1980, riporta la testimonianza di [[Rachele Guidi]], moglie di Mussolini: secondo la consorte, lui stesso ammetteva che la frase non era mai stata pronunciata, "è venuta fuori e gliel'hanno attribuita; gli era piaciuta e la lasciava correre". *Ringrazia ogni giorno devotamente Dio, perché ti ha fatto Italiano e Fascista. :Decimo precetto del decalogo di Giovanni Giuriati (v. sopra). *Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se muoio vendicatemi. :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Questa frase è comunemente attribuita a Mussolini. Benito pronunciò realmente la citazione al termine di un discorso il 7 aprile 1926, all'insediamento del nuovo Direttorio fascista, citando «il vecchio combattitore». In realtà, la frase appartiene a [[Henri de la Rochejaquelein]] ed è stata pronunciata dopo la vittoria nella battaglia di Les Aubiers il 25 aprile 1793.<ref>Cfr. Antonello Capurso, Le frasi celebri nella storia d'Italia, Edizioni Mondadori, 2012, [http://books.google.it/books?id=yvQeJfDmY8MC&pg=PT258 p. 258]. ISBN 885203126X</ref> *[[Dio]] stramaledica gli inglesi. :Diverse fonti (per citarne alcune, Umberto Eco, ''Sulla letteratura'', Bompiani, 2003; [[Arrigo Petacco]], ''Come eravamo negli anni di guerra: cronaca e costume, 1940/1945'', Istituto geografico De Agostini, 1984; Marco Innocenti, ''L'Italia del 1945: come eravamo nell'anno in cui scoppiò la pace'', Mursia, 1994) indicano come coniatore della frase il giornalista [[Mario Appelius]]. Appelius, durante la Seconda guerra mondiale, fu radiocronista: alla radio italiana ripeteva di continuo tale motto. *Siamo quelli che siamo. :Motto del battaglione "Barbarigo", reparto di fanteria di marina della Xª Flottiglia MAS della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945); è riportato sul gagliardetto<ref>Luca Villoresi, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/06/03/barbarigo-teschi-memorie.html Barbarigo teschi e memorie]'', ''la Repubblica'', 3 giugno 1994.</ref> e citato nell'[[s:Inno del battaglione "Barbarigo"|inno del battaglione]]. *Una calamità, nefasto per la religione: peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare... Tu non sai il male che fa alla Chiesa. Fa cose indegne. Come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo combattuti per secoli, li odiamo, e ora siamo come loro. Abbiamo lo stesso sangue! Ah! Credi, è nefasto. :Sono le parole riportate a proposito di [[Pio XI]] in una lettera dell'8 ottobre 1938 all'amante Claretta Petacci. Fonte: Mauro Suttora, ''Pio XI fu assassinato dal padre di Claretta?'' edito nel «Sette – Corriere della Sera» n. 20 del 18 maggio 2012. ====[[Ultime parole]]==== *Ma... ma... ma, signor colonnello.<ref>Citato in Franco Bandini, ''Vita e morte segreta di Mussolini'', ''A. Mondadori'', 1978, p. 314.</ref> *Mirate al cuore!<ref>Citato in Aldo Lampredi, ''Documento inedito sulla fine del Duce'', "L' Unità", 1972.</ref> ==''Preludio al Machiavelli''== *Al popolo non resta che un monosillabo per affermare e obbedire. La sovranità gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione. Vi immaginate voi una guerra proclamata per ''[[referendum]]''? Il referendum va benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per collocare la fontana del villaggio, ma quando gli interessi supremi di un popolo sono in gioco, anche i Governi ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso. *Il [[popolo]] non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente, né dove finisca. L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna. I sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale. *L'individuo tende ad evadere continuamente. Tende a disubbidire alle leggi, a non pagare i tributi, a non fare la guerra. Pochi sono coloro – eroi o santi – che sacrificano il proprio io sull'altare dello Stato. Tutti gli altri sono in stato di rivolta potenziale contro lo Stato. *Regimi esclusivamente consensuali non sono mai esistiti, non esistono, non esisteranno mai. {{NDR|Benito Mussolini, ''Preludio al Machiavelli'', in ''Gerarchia'', aprile 1924 - anche in ''Scritti e discorsi'', vol. IV.}} ==''Memorie del commesso di Mussolini''== *Sono andato da lui per la prima volta in borghese. Continuerà a vedermi così! <small>Rispondendo alla domanda: "Perché non va mai dal re in divisa?"</small> *Fino a ieri ero espulso. Ora invece sono ospite! <small>Quando seppe che il governo svizzero voleva ospitarlo in occasione di una conferenza</small> *E' bene che i primi a ridere delle storielle antifasciste siamo noi. *[[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]] gioca come un ragazzo. È un vecchio bambino che costa caro. *L'ammirazione e la paura sono sempre un po' parenti. *La pioggia può scolorirmi le parole, ma non le idee! <small>A chi gli disse che la pioggia poteva rovinargli le pagine del discorso pronunciato a Berlino nel 1937, in occasione della visita a Hitler</small> *[[Emilio De Bono|De Bono]]: "Con la morte di [[Lenin]] abbiamo un avversario in meno". Mussolini: "No, abbiamo un immortale in più!" *Le donne, prima di sposarle, bisogna provarle. *Temo più uno iettatore che un antifascista! *Se fossi sicuro di essere lo Stellone d'Italia, non esiterei a dichiarare guerra alla Germania oggi stesso: credo nei segni del destino! *Ci vorrebbe una bella guerra per metterli a posto! <small>Vedendo un gruppo di studenti tirarsi i coriandoli durante le vacanze di Carnevale</small> *Per governare gli italiani ci vogliono soprattutto due cose: i poliziotti e le musiche in piazza. *Gli inglesi sono dei tedeschi che hanno viaggiato! *Ricordatevi che bisogna odiare il nemico! *Se gli italiani provassero un mese di governo di [[Stalin]], farebbero un vitalizio con Mussolini. *Se la Russia non viene da noi, noi andremo verso la Russia. *In Italia possiamo benissimo fare a meno di [[Alberto Rabagliati|Rabagliati]] e di [[Arturo Toscanini|Toscanini]]! *Questa faccia di feto di [[Pietro Badoglio|Badoglio]]! Quante anticamere ha mai fatto! Se c'è un uomo che io ho aiutato, che ho coperto di onori e di denaro è stato lui, il responsabile di Caporetto... Si salvò perché era massone, e massone rimase tutta la vita! *Io, io solo farò davvero il socialismo in Italia! *Il gioco dell'Inghilterra è molto rischioso. La Russia non si lascerà facilmente ingabbiare. La responsabilità di questa guerra, del resto, contrariamente a quanto si crede, non ricade su di me. Un giorno, ad esempio, si saprà che la guerra in Spagna io l'ho fatta con l'appoggio inglese! *Fa' il tuo dovere <small>Rispondendo al giudice Vecchini che gli chiedeva se era il caso di condannare a morte [[Galeazzo Ciano|Ciano]], nonostante fosse suo genero</small> {{NDR|Quinto Navarra, ''Memorie del commesso di Mussolini'', Milano, Longanesi, II ed. 1983 - anche nella stessa opera, I. ed., 1946}} ==Citazioni su Benito Mussolini== *A sei anni gli scrissi una lettera. "Caro duce io mi chiamo come te. Quando tu morirai – gli dissi – io prenderò il tuo posto". Mi rispose: "Stai tranquillo, io vivrò a lungo". ([[Benito Jacovitti]]) *Abbiamo in Italia il regime fascista, abbiamo a capo del fascismo Benito Mussolini, abbiamo una ideologia ufficiale in cui il "capo" è divinizzato, è dichiarato infallibile, è preconizzato organizzatore e ispiratore di un rinato Sacro Romano Impero [...] Conosciamo quel viso: conosciamo quel roteare degli occhi nelle orbite che nel passato dovevano, con la loro ferocia meccanica, far venire i vermi alla borghesia e oggi al proletariato. Conosciamo quel pugno sempre chiuso alla minaccia [...] Mussolini [...] è il tipo concentrato del piccolo borghese italiano, rabbioso, feroce impasto di tutti i detriti lasciati sul suolo nazionale da vari secoli di dominazione degli stranieri e dei preti: non poteva essere il capo del proletariato; divenne il dittatore della borghesia, che ama le facce feroci quando ridiventa borbonica, [...]. ([[Antonio Gramsci]]) *Alla [[Leda Rafanelli|Rafanelli]], che gli chiedeva se fosse sentimentalmente impegnato, {{NDR|Mussolini}} rispondeva di essere libero «come l'aria». Leda sapeva benissimo del suo rapporto con Rachele e non gliene fece mistero, ma Benito replicava giurandole e spergiurandole di non essere legato a nessuna. Le rivelava tuttavia l'esistenza di due donne che lo amavano «follemente». Ma egli non le voleva: «Una è troppo brutta, pur avendo un'anima nobile e generosa. L'altra è bella, ma ha l'anima subdola, avara, sordida anzi. È ebrea». Le fece i nomi: Angelica Balabanoff e Margherita Sarfatti. ([[Antonio Spinosa]]) *Che attore comico sarebbe stato! Il più grande, altro che Sordi. Era un po' tutti noi messi insieme: Villaggio, Gassman, Verdone, Manfredi, Montesano. ([[Enrico Montesano]]) *Cosa avrebbe detto il povero [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]], il profeta dell'idealismo democratico del diciannovesimo secolo, al suo connazionale Mussolini! ([[Jawaharlal Nehru]]) *Credo che l'istituzione mussoliniana di una terza via in alternativa al comunismo sia ancora attualissima. ([[Gianfranco Fini]]) *Da giovane, come si è detto, Mussolini era stato ferocemente anticlericale e perfino ateo, e non aveva nascosto questi suoi sentimenti, ma anzi li aveva ostentati, non senza manifestazioni clamorose e volgari. Ma una volta al governo, girò di 180 gradi. L'appoggio della Chiesa gli era prezioso per solidificare il suo potere, ed egli non esitò sia a manifestare opinioni personali lontanissime da quelle giovanili, sia a fare vistose concessioni politiche al Vaticano. ([[Paolo Alatri]]) *Davanti al male era pauroso e trepido, non aveva più quella sicurezza delle sue qualità fisiche che in altre occasioni ostentava. Anche da giovanotto, quando faceva l'eversore e il rivoluzionario, aveva una gran paura delle malattie; gli amici di Forlì sapevano di questa sua debolezza, si divertivano a spaventarlo, chiedendogli quando lo incontravano: «Cos'hai professore, che sei così pallido?» E lui impallidiva davvero. ([[Paolo Monelli]]) *«Del resto,» aggiunse Lippolis, «vivessimo in un paese serio, Benito Mussolini sarebbe freddo cadavere da un pezzo. Eh: se indietreggio uccidetemi,» e rovesciò le mani con un gesto avvocatesco. ([[Beppe Fenoglio#Primavera di Bellezza|''Primavera di bellezza'']]) *Dobbiamo dire che siamo stati anche dall'altra parte nobilmente assecondati. E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi, tutti quegli ordinamenti, o piuttosto disordinamenti, tutte quelle leggi, diciamo, e tutti quei regolamenti erano altrettanti feticci e, proprio come i feticci, tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi. ([[Papa Pio XI]]) *È un grande uomo, molto più grande di [[Stalin]]. ([[Emil Ludwig]]) *{{NDR|[[Silvio Berlusconi|Berlusconi]]}} è un personaggio da ridere e Mussolini era come lui! ([[Fidel Castro]]) *Egli non ha nulla di religioso, sdegna il problema come tale, non sopporta la lotta con il dubbio: ha bisogno di una fede per non doverci più pensare, per essere il braccio temporale di un'idea trascendente. Avrebbe potuto riuscire il duce di una Compagnia di Gesù, l'arma di un pontefice persecutore di eretici, con una sola idea in testa da ripetere e da far entrare "a suon di randellate" nei "crani refrattari". ([[Piero Gobetti]]) *Fino alla fine Mussolini, quando si è trattato di intervenire in guerra, ha a lungo sfogliato la margherita. ([[Renzo De Felice]]) *Fra gli allievi di quegli anni Benito Mussolini gode di una reputazione molto discutibile nonostante sia entrato alla Scuola Normale già con la fama del "genio giovinetto" destinato a un grande futuro proprio in quel campo che i romagnoli di allora prediligevano sopra ogni altra cosa: la [[politica]]. ([[Chino Alessi]]) *Giorni fa è venuto a [[Napoli]] Mussolini e ha pronunciato un lungo discorso al "popolo", si dice che in quel discorso abbia dichiarato che entro il 1935 egli intende riformare radicalmente tutta la vita dell'Italia. "La grande [[Roma]] deve essere quella d'un tempo: il centro della cultura mondiale, e il Vaticano sarà il ghetto del cattolicesimo". Un giornale ha pubblicato questa frase, ma è stato subito sequestrato e trovarlo è impossibile. ([[Maksim Gor'kij]]) *Il Duce, per quanto si sentisse lo sforzo fisico, imprimeva alle sue frasi l'energia, con la quale egli aspirava al dominio delle masse [che stavano] ai suoi piedi; il Duce nuotava sempre nella corrente sonora della sua madrelingua, le si abbandonava con tutte le sue rivendicazioni territoriali, era un parlatore, anche quando scivolava dall'oratoria alla retorica, parlatore senza distorsioni, senza convulsioni. [[Adolf Hitler|Hitler]] al contrario voleva procedere patetico o beffardo – due toni tra i quali egli amava sempre oscillare – parlava, o piuttosto urlava, sempre convulsamente. Si può, anche nella più forte eccitazione, mantenere una certa dignità, una calma interiore, un'autoconsapevolezza, un sentimento di concordia tra sé e la propria comunità. Di questo mancò fin dall'inizio in poi il consapevole, l'esclusivo, l'essenziale retore, Hitler. ([[Victor Klemperer]]) *Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del [[fascismo]] stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza. ([[Piero Gobetti]]) *Il nostro Mussolini non è un socialista ordinario. Credetemi, lo vedremo forse un giorno alla testa di un battaglione sacro salutare con la spada la bandiera italiana. È un italiano del XV secolo. Un condottiero. ([[Georges Eugène Sorel]]) *Il più grande statista del secolo. Se vivesse oggi garantirebbe la libertà degli italiani. ([[Gianfranco Fini]]) *Io non mi opposi [alla campagna italiana in Abissinia]. Desideravo anzi distruggere la ridicola illusione che è nobile parteggiare per i deboli... Ho anche affermato che era immorale mandare armi a quei crudeli e brutali Abissini e, al tempo stesso, negarle ad altri che compiono azioni onorevoli. ([[Lord Mottistone]]) *L'ego smisurato che innalzò Mussolini ai vertici del potere fu lo stesso che in seguito lo tradì. Il Duce si fidava così ciecamente del suo istinto e credeva talmente nei suoi proclami che si rifiutava di chiedere o accettare consigli. Per gran parte del suo governo riunì nelle sue mani le redini dei ministeri più importanti, arrivando a guidare fino a sei contemporaneamente. A differenza di Hitler, che delegò ad altri il grosso del lavoro, Mussolini si dedicò con fierezza al governo della nazione. Un'arte nella quale, tuttavia, non eccelleva. ([[Madeleine Albright]]) *''L'enorme tragedia del sogno sulle spalle curve del | contadino | Manes! Manes fu conciato e impagliato, | Così Ben e ''[[Clara Petacci|la Clara]]'' a [[Milano]] | per i calcagni a Milano | Che i vermi mangiassero il torello morto | [[Dioniso|DIGENES]], διγενές, ma il due volte crocifisso | dove lo trovate nella storia? | eppure dite questo al [[Thomas Stearns Eliot|Possum]]: uno schianto, non una lagna, | con uno schianto, non con una lagna, | Per costruire la città di Dioce che ha terrazze color delle stelle, | Gli occhi miti, sereni, non sdegnosi, | fa parte del processo anche la pioggia. | Quello di partire non è il modo | e l'albero di olivo soffiata bianchezza nel vento | lavata nel [[Fiume Azzurro|Kiang]] e nell'[[Fiume Han (Cina)|Han]] | che bianchezza aggiungerai a questo candore, quale candore?'' ([[Ezra Pound]]) *L'onorevole Mussolini ha tutte le fortune politiche: a me l'opposizione ha sempre dato fastidi e travagli, con lui se ne va dal Parlamento e gli lascia libero il campo. ([[Giovanni Giolitti]]) *L'uomo, nella sua realtà, era di corta intelligenza, correlativa alla sua radicale deficienza di sensibilità morale, ignorante di quella ignoranza sostanziale che è nel non intendere e non conoscere gli elementari rapporti della vita umana e civile, incapace di autocritica al pari che di scrupoli di coscienza, vanitosissimo, privo di ogni gusto in ogni sua parola o gesto, sempre tra il pacchiano e l'arrogante. ([[Benedetto Croce]]) *La destra [[Fascismo|fascista]] e [[Nazionalsocialismo|nazista]] sono nate con dei barlumi sociali ma poi si sono subito acconciate una volta preso il potere. Mussolini, mangiapreti, ha fatto i Patti lateranensi col Vaticano, ha appoggiato i latifondisti. [[Adolf Hitler|Hitler]] ha fatto gli accordi con gli industriali, con i banchieri, da Krupp a tutti gli altri, e ha scelto una via chiaramente dentro il meccanismo capitalistico. ([[Marco Rizzo]]) *La fine miserabile di Benito Mussolini è la giusta conclusione di una vita miserabile. (''The New York Times''<ref>30 aprile 1945; citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 297. ISBN 9788858041406</ref>) *Labbra diritte, mandibole prominenti, mento quadrato: è il suo volto fisso, volontario, diciamo classico. ([[Ugo Ojetti]]) *[[Max Weber]] distingueva tre tipi di capo carismatico. Il profeta religioso, il grande demagogo e il capo militare. Mussolini è stato soprattutto un gran demagogo. ([[Norberto Bobbio]]) * [Mussolini] aveva un'autentica paura per gli iettatori di cui vietava si pronunciasse il nome in suo cospetto. ([[Julius Evola]]) *Mussolini è il più grande bluff d'Europa. Anche se domattina mi facesse arrestare e fucilare, continuerei a considerarlo un bluff. Sarebbe un bluff anche la fucilazione. Provate a prendere una buona foto del signor Mussolini ed esaminatela. Vedrete nella sua bocca quella debolezza che lo costringe ad accigliarsi nel famoso cipiglio mussoliniano imitato in Italia da ogni fascista diciannovenne. Studiate il suo passato. Studiate quella coalizione tra capitale e lavoro che è il fascismo e meditate sulla storia delle coalizioni passate. Studiate il suo genio nel rivestire piccole idee con paroloni. Studiate la sua predilezione per il duello. Gli uomini veramente coraggiosi non hanno nessun bisogno di battersi a duello, mentre molti vigliacchi duellano in continuazione per farsi credere coraggiosi. E guardate la sua camicia nera e le sue ghette bianche. C’è qualcosa che non va, anche sul piano istrionico, in un uomo che porta le ghette bianche con una camicia nera. ([[Ernest Hemingway]]) *Mussolini è il primo uomo politico del mondo, a cui nessuno può paragonarsi nemmeno lontanamente. ([[Adolf Hitler]]) *Mussolini è sempre stato tirchio con le sue amanti, e più che tirchio con la Claretta. Per razza e per educazione pensava che gli omaggi delle donne gli fossero dovuti, ed esse dovevano ringraziarlo per quello che faceva loro. ([[Paolo Monelli]]) *Mussolini è stato un grande uomo della storia, e bisogna dire la verità: ha fatto tante cose positive, come nelle infrastrutture, e nel rilancio dell'[[Italia]]. Pensiamo a [[Bolzano]]. Quando arrivò il fascismo qui c'erano ancora le fogne a cielo aperto. Chi inventò le fogne in Italia, e non solo in Alto Adige, fu Mussolini, fu il Ventennio. Prima i bagni erano fuori dalle abitazioni e i bambini morivano di broncopolmonite perché per andare fuori, in questi bagni fatti di legno, prendevano un freddo glaciale... È vero che è stato un dittatore, ma i dittatori talvolta lasciano delle cose ben fatte, non lo possiamo dimenticare. ([[Michaela Biancofiore]]) *Mussolini è una di quelle figure solitarie di tutti i tempi che non sono prodotti della storia, ma sono essi stessi artefici della storia. ([[Adolf Hitler]]) *Mussolini è un enigma per me. Molte delle riforme che ha fatto mi attirano. Sembra aver fatto molto per i contadini. In verità, il guanto di ferro c'è. Ma poiché la forza (la violenza) è la base della società occidentale, le riforme di Mussolini sono degne di uno studio imparziale. La sua attenzione per i poveri, la sua opposizione alla superurbanizzazione, il suo sforzo per attuare una coordinazione tra il capitale e il lavoro, mi sembrano richiedere un'attenzione speciale. [...] Il mio dubbio fondamentale riguarda il fatto che queste riforme sono attuate mediante la costrizione. Ma accade anche nelle istituzioni democratiche. Ciò che mi colpisce è che, dietro l'implacabilità di Mussolini, c'è il disegno di servire il proprio popolo. Anche dietro i suoi discorsi enfatici c'è un nocciolo di sincerità e di amore appassionato per il suo popolo. Mi sembra anche che la massa degli italiani ami il governo di ferro di Mussolini. ([[Mahatma Gandhi]]) *Mussolini era davvero un grande ipnotizzatore, come il mio Mandrake. Peccato non leggesse i fumetti: forse avrebbe preso la vita con più humour. ([[Lee Falk]]) *Mussolini ha commesso tanti errori, tipo l'entrata in guerra quando gli sembrava di dover semplicemente salire sul carro dei vincitori. Andò a invadere l'Albania e la Grecia in modo insensato e persino [[Hitler]], che era folle ma non fesso, s'infuriò. ([[Giorgio Bocca]]) *Mussolini, l'eroe che schiaccia il mostro col piede, era del nostro mondo: per questo, tutte le teste del mostro si slanciavano su di lui giurandogli morte. Per noi, gli altri, egli sarà un astro luminoso che ci infonderà speranza: sarà per noi la prova che l'idra può essere vinta. Una prova delle nostre possibilità di vittoria. ([[Corneliu Zelea Codreanu]]) *Mussolini non aveva nessuna filosofia: aveva solo una retorica. ([[Umberto Eco]]) *Mussolini non era un fine conoscitore dell'animo umano, ma sapeva cosa desideravano le masse: spettacolarità. Paragonava la folla a una donna che resta inerme (nella sua fantasia) di fronte alla possenza dell'uomo, e si faceva riprendere dai mezzi d'informazione governativi al volante di auto sportive, a torso nudo nei campi di frumento, in sella al suo stallone bianco di nome Frufrù, o in uniforme militare, corredata da stivali lucenti e una fila di medaglie sul petto, e accettava ogni invito che la sua agenda gli consentiva, passando da feste di matrimonio a inaugurazioni di fabbriche, a manifestazioni pattriotiche. ([[Madeleine Albright]]) *Mussolini pretendeva di essere un uomo di grande cultura e amava molto le adulazioni di chi si riferiva a lui come un grande scrittore. Ostentava interesse e competenza in fatto, oltre che di letteratura e di filosofia, anche di musica, di architettura, di arti e di cinema. Favorì il realismo e avversò ogni forma di astrattismo e di avanguardia, come del resto gli altri due dittatori {{NDR|[[Adolf Hitler]] e [[Stalin]]}} a lui contemporanei. ([[Paolo Alatri]]) *Mussolini si comportò come un vigliacco, senza un gesto, senza una parola di fierezza. Presentendo l'insurrezione si era rivolto al cardinale arcivescovo di Milano chiedendo di potersi ritirare in Valtellina con tremila dei suoi. Ai [[partigiani]] che lo arrestarono offrì un impero, che non aveva. Ancora all'ultimo momento piativa di aver salva la vita per parlare alla radio e denunciare Hitler che, a suo parere, lo aveva tradito nove volte. ([[Sandro Pertini]]) *Nel suo paese [Mussolini] funse da antidoto a un mortale veleno. Per l'Europa è stato un tonico, che ha fatto molto bene a tutti. Posso pretendere con sincera soddisfazione di essere la prima autorevole persona che ha presentato nella giusta luce gli splendidi risultati conseguiti da Mussolini: egli è la più grande possibilità del nostro tempo. ([[Lord Rothermere]]) *Nessuno dubita che il Plebiscito del 24 marzo, anziché il giudizio sui singoli candidati, abbia espresso la certezza unanime del popolo italiano nel Capo che con polso sicuro traccia il destino della Patria. ([[Giovanni Giurati]]) *Non s'era mai inteso, dalla costituzione del regno d'Italia in poi, un Presidente del Consiglio chiamar popolo l'Italia e professarsi suo servitore, come Mussolini. ([[Vincenzo Cardarelli]]) *Oggi vi è un Governo: il capo mostra volontà ferma ; si sente uno che comanda: dopo circa due anni che non si sentiva la parola ''voglio'', c'è un uomo che vuole. L'Italia ha bisogno di chi comandi e di chi voglia, e dimentichi i torti. ([[Luigi Sturzo]]) *Per la paternità universale, che che è propria del nostro ufficio, formiamo nell'intimo del cuore il voto ardente che siano risparmiati all'Europa, grazie alle tue iniziative, alla fermezza, al tuo animo di italiano, più vaste rovine e più numerosi lutti; e in particolar modo sia risparmiata al nostro popolo e al tuo diletto paese una così grande calamità. ([[Papa Pio XII]]) *Per quanto riguarda l'episodio abissino, meno se parla e meglio è. Quando vecchi amici si riconciliano dopo una disputa, è sempre pericoloso andare alla ricerca delle cause prime. ([[Duff Cooper]]) *Persone ignoranti e piene di pregiudizi parlano degli affari italiani come se quella nazione fosse sottomessa a una tirannia, da cui vorrebbe liberarsi. Con quella quasi morbosa simpatie per le minoranza fanatiche, che è di regola presso certe sezioni dell'opinione pubblica britannica male informata, troppo a lungo questo paese ha chiuso gli occhi davanti agli splendidi risultati conseguiti dal regime fascista. Parecchie volte Mussolini in persona mi ha manifestato la sua gratitudine per il ''Daily Mail'', il primo quotidiano inglese che abbia onestamente esposto al mondo gli scopi che egli si prefigge. ([[Ward Price]]) *Possedeva l'idealismo di [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]], unito alla pratica scienza di governo del [[Camillo Benso Conte di Cavour|Conte di Cavour]] e all'eroica tempra di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]. ([[John Arthur Ransome Marriott]]) *''Quando c'era lui i treni partivano in orario, | quando c'era lui ci deportavano in orario, | quando c'era lui non c'eravamo noi | che se c'eravamo noi saremo stati impallinati.'' ([[Caparezza]]) *Quando [[Bill Clinton|Clinton]] chiese a [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] cosa ne pensasse di Mussolini, lui rispose: "Ha fatto delle cose buone"! Ma dico, se neanche di Mussolini si può parlar male, ma che deve fare uno perché si possa parlarne male? Deve stuprare le capre in via Frattina? Che deve fare? Dice "Ha fatto delle cose buone", certamente: anche [[Adolf Hitler]] o [[Stalin]], un ponte, una strada l'avranno fatta! Anche il Mostro di Firenze l'avrà detto "Buongiorno" a qualcuno qualche volta [...]. Sarebbe come se io invitassi un elettricista a casa, no?. Dico: "Scusi, mi rifà l'impianto?". "Prego". Quello mi rifà l'impianto, fatto bene, nel frattempo mi tromba la moglie, mi sventra la figlia, mi violenta la cognata, mi stupra il nonno. Dico: "Oh, ma questo è matto!". "No, però ha fatto delle cose buone: guarda che impianto." ([[Roberto Benigni]]) *Quando il suo destino sarà compiuto, nessun eroe della storia sarà stato più saggio di {{maiuscoletto|Mussolini}}<ref>Così nel testo.</ref>, nessun uomo avrà lasciato maggior retaggio di grandi opere, nessuno avrà maggiormente contribuito alla vita unitaria del Continente europeo. ([[Ugo D'Andrea]]) *Quanto a Mussolini, lasciando da parte la politica, naturalmente, le confesso che come uomo mi era simpatico. Ricordo che una volta, ad una esposizione milanese che lui venne a visitare in forma ufficiale, due o tre carrozzieri lo aspettavano al varco, ai loro stands, per chiedergli non so più quali favori. Arrivò il mio turno e Mussolini mi chiese: «E voi, cosa avete da chiedermi?» «Niente» dissi. «Come niente!» E io ripetei: «Niente». Allora lui mi rivolse qualche parola di elogio e poi, rivolto a uno del seguito, ordinò di prendere il mio nome e di ricordargli l'episodio a Roma. Effettivamente qualche tempo dopo ricevetti non so quale agevolazione. ([[Battista Farina]]) *Quell'uomo, ragazzo mio, fa rapidi progressi, e invaderà tutto con la forza di un elemento naturale. Mussolini è un uomo formidabile. Mi ha capito bene? Un uomo formidabile! ([[Papa Pio XI]]) *Rivendico l'onore di essere stato in radiotelegrafia il primo fascista, il primo a riconoscere l'utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come Mussolini ha riconosciuto per primo in campo politico la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d'Italia. ([[Guglielmo Marconi]]) *Rivoluzionario, socialista, pacifista, interventista, repubblicano, monarchico, e infine Duce e condottiero, egli si distingue da Lenin, da Hitler e dagli altri dittatori del suo tempo proprio per questa sua funambolica capacità di trasformarsi. Quelli conquistarono il potere fidando su incrollabili certezza e obbedendo a schemi precedentemente stabiliti, lui lo conquistò mutando i suoi programmi in corso d'opera con la disinvoltura di un esperto giocoliere. ([[Arrigo Petacco]]) *Salvo che la statura di Mussolini era ben altra {{NDR|rispetto a [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]]}}. Mussolini era un uomo colto che sapeva di politica, che era andato a scuola dai socialisti. ([[Giorgio Bocca]]) *Se Mussolini fosse nato negli anni Sessanta non avrebbe fatto le camicie nere, le leggi razziali, le guerre. Era un uomo che mirava a trasformare la società, usando gli strumenti e i bisogni dell’epoca. Oggi farebbe tutt'altro. ([[Giordano Bruno Guerri]]) *Secondo me è un onore per gli italiani che Mussolini abbia fatto la fine che ha fatto. ([[Alexandros Panagulis]]) *Senza farne una radiografia, tutto fa supporre che Mussolini abbia una tiroide eccezionale. ([[Enrico Ferri]]) *Senza Mussolini, impossibile capire il fascismo, impossibile capire l'Italia contemporanea. Al principio e alla fine dell'evoluzione politica denominata [[fascismo]] sta Mussolini. Con Mussolini il fenomeno fascismo è entrato per la prima volta nel mondo fenomenico. A Mussolini il fascismo non deve solamente tutto il proprio nucleo ideale, bensì e inoltre la sua forma, struttura, organizzazione. In ogni espressione vivente dell'Italia contemporanea è impresso così, e profondamente, il sigillo inimitabile di codesta individualità di specie unica. ([[Joseph Goebbels]]) *Soltanto Napoleone può paragonarsi a lui. ([[Roald Engelbreth Amundsen]]) *Sui «vizi» del nostro popolo esiste una copiosissima letteratura, quasi tutta di terz'ordine. Quando vogliamo averli davanti alla memoria, basta pensare che quell'ignobile attore, quell'astuto evocatore di fantasmi che fu Mussolini seppe individuarli tutti nelle pieghe più nascoste del nostro paese, e li portò ingigantiti sulla scena pubblica: la mediocrità intellettuale, la fragilità nervosa, la bassa furbizia, la vanteria fallica, la presunzione immotivata, la fantasticheria ad occhi aperti, il rozzo buon senso, il disprezzo per le idee, l'arroganza verbale... ([[Pietro Citati]]) *Tutto il mondo ha già detto di Mussolini. Non si può parlare che con entusiasmo del vostro eccezionale Capo del Governo, che nel giro di pochi anni è riuscito a trasformare la vostra Nazione in una formidabile Potenza, di già affermatasi in tutti i campi, all'estero ed all'interno. ([[Eleutherios Venizelos]]) *Un giorno fui convocato a Palazzo Venezia, era il 1932 e avevo 23 anni, perché il duce voleva vedermi. Ero emozionatissimo, entrai e mi misi sull' attenti, e il duce che faceva finta di scrivere mi lasciò lì per un quarto d'ora e alla fine mi disse: "Ho letto il vostro articolo sul razzismo (avevo scritto un articolo contro il razzismo). Bravo, vi elogio. Il razzismo è roba da biondi (non si era accorto che ero biondo), continuate così. Sei anni dopo fece le leggi razziali. Perché questo era Mussolini, diceva una cosa e ne faceva un'altra, secondo il vento del momento. Non creava il vento, vi si accodava da buon italiano. ([[Indro Montanelli]]) *{{NDR|Sulla resa intimata a Benito Mussolini}} Vidi la grossa faccia davanti a me sollevarsi e contrarsi per un momento, quasi per un moto riflesso, un ritorno inconscio alla consueta burbanza, poi le parole vennero frammentarie: "Non è per questo che io sono venuto qui... allora mi hanno ingannato..." ([[Achille Marazza]]) === [[Walter Audisio]] === *Adesso gli sono di fronte, come prima: egli non si è mosso, continua il suo balbettio di invocazione. Vuol salvare solo quel grosso corpo tremante. E su quel corpo scarico cinque colpi. Il criminale si afflosciò sulle ginocchia, appoggiato al muro, con la testa reclinata sul petto. Non era ancora morto, gli tirai una seconda raffica di quattro colpi. La [[Clara Petacci|Petacci]], fuori di sé, stordita, si mosse confusamente, fu colpita e cadde di quarto a terra. Mussolini respirava ancora e gli diressi, sempre col Mas, un ultimo colpo al cuore. L'autopsia constatò più tardi che l'ultima pallottola gli aveva troncato netto l'aorta. Erano le 16.10 del 28 aprile 1945. *Ogni uomo normale avrebbe pensato di difendersi ma Mussolini era al di sotto di ogni uomo normale e continuava a balbettare, a tremare, immobile con la bocca semiaperta e le braccia penzoloni. *Tremava livido di terrore e balbettava con quelle grosse labbra in convulsione: "Ma...ma...ma...ma signor colonnello. Ma...ma...ma signor colonnello". Nemmeno a quella donna {{NDR|[[Clara Petacci]]}} che gli saltellava vicino, che si muoveva di qua e di là, disse una sola parola. No: si raccomandava nel modo più vile, per quel suo grosso corpo tremante: solo a quello pensava: a quel grosso corpo appoggiato al muretto. === [[Silvio Berlusconi]] === *È ingovernabile questo Paese. Mussolini diceva che è inutile governare l'Italia, poi un giorno ha detto "È impossibile governare l'Italia" e io lo ripeto. Sto leggendo, tra l'altro, i diari di Mussolini e le lettere della Petacci e devo dire che mi ci ritrovo in molte situazioni. *Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino. *Non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello di paragonarlo a Mussolini, è una semplificazione dei giornali... Mussolini è stato un protagonista della storia, [[Romano Prodi|Prodi]] invece è una comparsa della cronaca. *Oso citarvi una frase di colui che era considerato come un grande dittatore: dicono che ho potere, ma io non ho nessun potere, forse ce l'hanno i gerarchi, ma non io. Io posso solo decidere se far andare il mio cavallo a destra o a sinistra, ma nient'altro. === [[Mario Borsa]] === *A Predappio dicono che il bambino Benito appena nato e attaccato al seno della madre ne morse il capezzolo. Ma questa storiella si spiega con la vanità dei suoi compaesani, i quali si compiacevano nel crederlo un leone. Ora, a parte che il leone è un nobile animale, non c'è stato mai nulla di leonino in Mussolini, che ha fatto il male solo per insensibilità È inutile paragonarlo al leone o ad altri animali più o meno nobili: quando si è detto che Mussolini è stato il più grande e più demagogico ciarlatano che mai si sia prodotto in quel circo equestre comunemente detto mondo politico, si è detto tutto. *Mussolini dovette la sua fortuna alla conoscenza degli italiani e la sua disgrazia alla non conoscenza degli inglesi. *Mussolini non è stato un grand'uomo. «Alcuni nascono grandi», dice un clown di Shakespeare, «alcuni lo diventano, altri sono sorpresi dalla grandezza che è loro gettata sulle spalle». La grandezza di Benito Mussolini fu tutta in questa sorpresa. È stata la borghesia italiana a gettargli sulle spalle una grandezza, di cui nemmeno la sua incommensurabile vanità avrebbe mai osato sognare. Presa dalla paura del bolscevismo, la nostra borghesia credette di vedere in lui un baluardo contro il suo dilagare. Lo incoraggiò, lo applaudì, aiutò con tutti i mezzi lo squadrismo, gli aprì la strada che conduceva a Roma e, quando fu là, gli fece omaggio di tutte le sue libertà, di tutte le sue guarentigie, di tutte le sue dignità, mettendosi in ginocchio e leccandogli i piedi. ===[[Giampiero Carocci]]=== *Era quasi un grande giornalista e ne aveva, anche politicamente, le qualità e i difetti: acuta capacità di diagnosi della situazione politica, intuito sicurissimo di ciò che il pubblico desidera, abilità di polemista, intelligenza rapida, vivace e superficiale, cultura disordinata, approssimativa e dilettantesca. *Fu un corruttore sapiente che all'occorrenza sapeva solleticare tutti i difetti degli uomini, quelli del popolo e quelli dei potenti. Non credeva negli uomini e li disprezzava. Non aveva amici. Restò sempre vicino al popolo nella misura in cui il capofazione è vicino ai suoi seguaci e, ancora più, nella misura in cui l'attore è vicino alla platea degli ammiratori. *Mussolini, romagnolo ed ex socialista, era stato accesamente anticlericale. La sua politica ecclesiastica e la mira di sfruttare la religione come ''instrumentum regni'' furono atti di una spregiudicatezza che si può definire cinica e che nessuno dei suoi predecessori al governo avrebbe mai pensato di compiere. *Più che dei collaboratori Mussolini voleva degli esecutori. Era disposto a chiudere un occhio se molti di costoro si arricchivano in modo più o meno lecito. ===[[Winston Churchill]]=== *Che sia un grand'uomo io non lo nego... ma è anche un criminale. *Così finirono i ventuno anni della dittatura di Mussolini in Italia durante i quali egli aveva salvato il popolo Italiano dal Bolscevismo per portarlo in una posizione in Europa quale l'Italia non aveva mai avuto prima... Le grandi strade che egli tracciò rimarranno un monumento al suo prestigio personale e al suo lungo governo. *Gettare un esercito di un quarto di milione di uomini, comprendente il fior fiore della popolazione maschile italiana, su uno sterile lido distante duemila miglia dalla patria, contro l'opinione del mondo intero e senza controllo dei mari e quindi, in questa situazione, imbarcarsi in quella che può essere una serie di campagne contro un popolo ed in regioni che nessun conquistatore in quattromila anni ha ritenuto che valesse la pena di sottomettere, è un rendersi ostaggio del destino che non ha un parallelo in tutta la storia. *Il signor Mussolini è il più grande legislatore fra i viventi. *L'Italia [...] è retta da un governo che, sotto la sicura guida del signor Mussolini, non arretra di fronte alle logiche conseguenze della realtà economica e ha il coraggio di imporsi i correttivi finanziari indispensabili per stabilizzare la ripresa del paese. *Se io fossi italiano sarei stato con voi {{NDR|Mussolini}} fin dal principio [...] il vostro movimento ha reso un servigio al mondo intero. *Se fossi stato un italiano, sono sicuro che avrei dato la mia entusiastica adesione alla Vostra vittoriosa lotta contro gli appetiti e le passione bestiali del [[leninismo]]... L'Italia ci ha offerto l'antidoto necessario al veleno russo. D'ora in poi nessuna grande nazione sarà priva dei mezzi decisivi per proteggersi contro la crescita del cancro bolscevico. ===[[Marcello Dell'Utri]]=== *Mussolini ha perso la guerra perché era troppo buono. Non era affatto un dittatore spietato e sanguinario come poteva essere Stalin. Leggendo i diari, giorno per giorno, per 5 anni dal '35 al '39, cioè alla vigilia della decisione di entrare in un conflitto mondiale già iniziato, le posso assicurare che trovo Mussolini un uomo straordinario e di grande cultura. Un grande scrittore, alla Montanelli, i suoi diari sembrano cronache di un inviato speciale, con frasi brevi e aggettivazioni efficaci come raramente ho letto. *Nei suoi diari Mussolini scrive che le leggi razziali devono essere blande. Tra gli Ebrei, il duce, spiega di avere i suoi più cari amici e si chiede perché seguire Hitler con le sue idee sulle razze ariane, razze pure che non esistono. *Non è colpa di Mussolini se il fascismo diventò un orrendo regime. Ci sono testimonianze autografe del duce in cui critica i suoi uomini che hanno falsato il fascismo, costruendosene uno a proprio modo, basato sul ricatto e sulla violenza. Il suo fascismo era di natura socialista. *Non ho paura di diventare impopolare con queste rivelazioni, perseguo solo la ricerca della verità. Io non ho alcuna intenzione di fare apologia né del fascismo né di Mussolini. Ho scoperto nei diari di Mussolini la figura di un grande uomo. Ha commesso errori ed è già stato condannato dalla storia. Ma da questi scritti viene fuori una figura diversa da quella che ci è stata propinata dagli storici dei vincitori, non era un buffone, non era un ignorante e tantomeno un sanguinario. Era un uomo buono. Mussolini era solo una brava persona che ha fatto degli errori. *Sono state le sanzioni a costringere Mussolini a trovare un accordo con la Germania di Hitler. Se non ci fossero state le sanzioni, probabilmente non si sarebbe mai alleato con Hitler che non stimava per niente, anzi temeva. Ci sono pagine inedite, scritte da Mussolini su questi anni, che faranno discutere molto e che dimostrano la disaffezione del duce nei confronti del Führer, tanto che definisce il suo Mein Kampf un rigurgitevole testo. ===[[Anthony Eden]]=== *Guardai le finestre e il balcone {{NDR|del Palazzo Venezia}} da cui tante volte aveva recitato davanti alla folla i suoi evanescenti trionfi. Adesso era solo, uno sparuto prigioniero dei nazisti. Un dittatore non ha amici. *Le imprese di Mussolini nell'Africa Orientale avevano messo a repentaglio la pace in Europa. *Mussolini è, mi pare, un vero e proprio gangster e la sua parola d'onore non significa niente. *Mussolini ha la mentalità di un gangster e se stesse meditando un atto di aggressione contro di noi il suo modo attuale di procedere sarebbe il più confacente al suo carattere. Proclama di aver paura di essere attaccato e così può eccitare il suo popolo e nello stesso tempo prepararsi una scusa davanti al mondo, se ne avrà bisogno. *Se Mussolini pensa che gli basti strizzare l'occhio per indurci ad aprire le braccia, si sbaglia di grosso ===[[Carlo Emilio Gadda]]=== *La Italia la era padronescamente polluta dallo spiritato: lo spiritato l'era imperialescamente grattato e tirato a pruriggine dal plauso d'un poppolo di quarantaquattro milioni di miliardi di animalini a cavattappo. *Lui, il primo Racimolatore e Fabulatore ed Ejettatore delle scemenze e delle enfatiche cazziate, quali ne sgrondarono giù dal balcone ventitré anni durante: sulle povere e macre spalle di una gente sudata, convocata birrescamente a' sagrati maledetti, a' rostri delle future isconfitte, incitata alle acclamazioni obbligative. [...] *Vorrei, e sarebbe il mio debito, essere al caso d'aver dottrina di psichiatra e di frenologo di studio consumato in Sorbona: da poter indagare e conoscere con più partita perizia la follia tetra del [[Marco Aurelio]] ipocalcico dalle gambe a ìcchese: autoerotomane affetto da violenza ereditaria. [...] Frenologo non essendo, e tanto meno sifolologo, farò icché potrò. ===[[Leo Longanesi]]=== *Fra [[Luigi Facta|Facta]] e Mussolini, il paese aveva già fatto la sua scelta: il primo è un onest'uomo, con due baffi bianchi, ignoto a tutti, incapace di uscire dalla tutela giolittiana; il secondo ha due occhi autoritari, il passo spedito, la voce risoluta. Il primo ''spera'', il secondo vuole, e tutti gli italiani ''vogliono''. *Mussolini ha sempre ragione! *Se si osserva attentamente il nascere della sua personalità, se si leggono tutti i suoi scritti dal 1910 in poi, ci si accorge che il segreto della sua fortuna è racchiuso, soprattutto, nella sua eclettica cultura, in quel suo continuo passare da una tendenza all'altra, da una precisa ideologia a una opposta, in quel suo costante contraddirsi e ripetere sempre due o tre formule a lui care. === [[Curzio Malaparte]]=== *Fra le molte piacevoli storie che si raccontano a bassa voce in Italia su Mussolini, ve n'è una che dipinge assai bene quelle che saranno le condizioni morali del popolo tedesco fra qualche tempo. Una sera Mussolini, stanco di stare solo in casa, infilò un pastrano, si calò un cappello sugli occhi, e, col viso nascosto dal bavero del cappotto, uscì a piedi a spasso per Roma. Giunto davanti ad un cinematografo, gli venne il desiderio di divertirsi come tutti quanti, prese un biglietto ed entrò. Lo spettacolo incominciò con delle ''News Picture'' e, naturalmente, l'eroe delle ''News Picture'' era lo stesso Mussolini, sempre lui, sempre il solito Mussolini, a cavallo, in automobile, a piedi, in uniforme, in borghese, in camicia nera, in frack, in aeroplano, in motoscafo. Mussolini passava in rivista truppe fasciste, inaugurava un monumento, presiedeva un congresso di filosofi, stringeva la mano a un Cardinale, visitava una caserma, saliva sul Campidoglio, pronunciava un discorso, due discorsi, tre discorsi, un'infinità di discorsi. Appena il Duce era apparso sullo schermo, tutto il pubblico s'era alzato in piedi battendo le mani: soltanto Mussolini, che non era abituato ad alzarsi in piedi in proprio onore, era rimasto tranquillamente a sedere. Un modesto piccolo borghese, si era alzato anche lui, e vedendo quel signore accanto rimaner seduto con tanta inutile imprudenza, gli toccò la spalla, si chinò al suo orecchio, e gli disse: – Scusi, signore, anch'io la penso come lei, ma è meglio alzarsi. – Fra qualche tempo tutto il popolo tedesco la penserà come quel piccolo borghese italiano nel cinema di Roma, e, come lui, si alzerà subito in piedi battendo le mani appena [[Hitler]] apparirà sullo schermo. *Il Cardinale Gasparri, che era obbligato, dalla natura delle sue funzioni di Segretario di Stato del Vaticano, ad avere una certa conoscenza della miseria e della grandezza umane, diceva che «Mussolini certamente è un grand'uomo, se per grandi uomini s'intende degli uomini del genere di Mussolini.» *La sua voce è calda, grave, eppur delicata. Una voce che talvolta ha strani, profondi accenti femminili, un che di morbosamente femmineo. *Non si può fare il ritratto di Mussolini senza fare il ritratto del popolo italiano. Le sue qualità e i suoi difetti non gli sono propri: sono le qualità e i difetti di tutti gli italiani. Il dir male di Mussolini è legittimo: ma è un dir male del popolo italiano. *Quanti guai si sarebbero risparmiati, se Mussolini, invece di parlare dal balcone di Palazzo Venezia, avesse parlato dal terrazzino di Palazzo Vecchio. *Stringeva nella mano una rosa color carne. Mussolini ha sempre una rosa stretta con delicatezza nel pugno. [...] Quel gesto all'[[Oscar Wilde]], quel gesto, in un certo senso, [[George Gordon Byron|byroniano]], quel gesto decadente, mi mise a disagio. Egli non sa il valore, il senso di quel suo gesto, di quella sua rosa. Il giorno in cui egli sarà fucilato, io vorrei esser presente per mettergli una rosa nella mano rattrappita. Non per insultarlo, per mancargli di rispetto: no. Non mi piace mancar di rispetto ai morti. ===[[Paolo Pavolini]]=== *Mai Mussolini fu tanto seguito e ammirato come quando scatenò un'altra volta in [[Etiopia]] un esercito di 300.000 uomini contro le scalze armate del Negus: per la conquista inutile di uno "scatolone di sassi" che al pari dell'altra conquista, parimenti inutile, dello "scatolone di sabbia" libico segnò l'inizio di un conflitto mondale. *Mussolini aveva perso la guerra delle armi, aveva perso la guerra della propaganda. Gli restava un'estrema carta: anticipare tutti i possibili aspiranti alla sua successione, inforcando per primo (ci perdoni il bisticcio) il cavallo vincente della sconfitta sicura. *Mussolini contribuì egregiamente ad accelerare la sconfitta delle sue truppe, tanto che qualche antifascista particolarmente sottile proclamò che Mussolini, a quel punto, lavorava contro Mussolini. ===[[Joseph Franklin Rutherford]]=== *Confessando un peccato, per quanto odioso esso sia, si può ricevere l'assoluzione, e quindi andare a commetterne immediatamente un altro. Mussolini ne è un lampante esempio. Prima di fare la pace colla Gerarchia Cattolico-Romana egli era un ateo confesso, ed aveva fatto tutto un po', ma da quando fu entrato in Vaticano ed ebbe fatto alleanza col papato, egli si sentì autorizzato a commettere dei più gravi delitti. Infatti egli condusse una crudele guerra di conquista in Abissinia violando così la legge di Dio, e senza dubbio ricevette dal papa ciò che vien chiamato "l'assoluzione", poiché "quell'augusto personaggio" mandò la sua "benedizione" all'attività guerresca di lui. *L'ambizione di Mussolini è quella di diventare un grande signore della guerra e di reggere il mondo intero mediante la forza. L'organizzazione Cattolico-Romana, operando d'accordo con lui, appoggia la sua ambizione. Quando egli intraprese la guerra di conquista contro i poveri negri dell'Abissinia, durante la quale delle migliaia di vite umane furono sacrificate, il papa e l'organizzazione Cattolica lo spalleggiarono, e "benedissero" le sue micidiali armi. Oggi il Dittatore d'Italia cerca di costringere uomini e donne a procreare bestialmente, allo scopo di produrre in gran quantità degli uomini da essere sacrificati nelle guerre future, ed anche in questo egli è spalleggiato dal papa. *Si dice che Mussolini non si fida di nessuno, ch'egli non ha alcun vero amico, che non perdona mai un nemico. Temendo di perdere il controllo sul popolo, egli regge in modo inflessibile e con mano implacabile. Egli diffida di tutte le altre nazioni, ed è molto superstizioso. Quando s'impadronì del potere in Italia era un ateo, ma d'allora in poi è divenuto religiosissimo. ===[[António de Oliveira Salazar]]=== *Mussolini [...] è un meraviglioso opportunista dell'azione. *Non dimentichiamo che Mussolini è un Italiano discendente dai Condottieri del Medioevo, e non dimentichiamo, parimenti, le sue origini, la sua formazione socialista, quasi comunista. *Non pongo in dubbio l'azione moralizzatrice di Mussolini. Dico che certe affermazioni e certi atteggiamenti nell'ordine morale sono imposti da Mussolini al Fascismo, non sono imposti dal Fascismo a Mussolini. Egli ''vuole'' così, e potrebbe volere tutto l'opposto senza contraddirsi. *Sfiorando un po' il ridicolo (per uno straniero che non vive la vita dell'Italia d'oggi) giovani appena adolescenti imitano la ferma andatura, l'aggrottar di ciglia, l'espressione dura, lo sguardo altero, l'aria di sfida e di assoluta padronanza di sè con che Mussolini si impone alle masse italiane. A me non stupisce il fatto, essendo certo che le moltitudini hanno tendenza a copiare i tratti salienti dei propri idoli, a volte anche i loro più gravi difetti. ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Benito Mussolini, ''La mia vita'', traduzione di Monica Mazzanti, Rizzoli, Milano 1983. *Benito Mussolini, ''Scritti e discorsi di Benito Mussolini'', Hoepli, Milano 1934. *Benito Mussolini, ''Opera omnia'', a cura di Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice, Firenze 1951. *Richard Lamb, ''Mussolini e gli inglesi'', Ed. Corbaccio, Milano, 1998, ISBN 88-7972-286-7 ==Voci correlate== *[[Italia fascista]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Mussolini, Benito}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici italiani]] 8n1s2nra2mmvmhzq3648mrohrfsnf5b Democrazia 0 8709 1223465 1215646 2022-08-20T07:46:18Z Spinoziano 2297 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[Immagine:Evening Democracy Monument.jpg|thumb|''Monumento della Democrazia'' a Bangkok]] Citazioni sulla '''democrazia'''. ==Citazioni== *'A democrazia nun funziona pecché 'e cane se mangiano tra di loro si nun ce sta 'o bastone. (''[[Gomorra - La serie (seconda stagione)|Gomorra - La serie]]'') *Assistiamo a un revisionismo reazionario che apre la strada alla democrazia autoritaria, da noi e nel resto del mondo. Uno di quei cicli storici che dimostrano che anche la libertà ha le sue stagioni.[...] C'è stata una mutazione capitalistica, una rivoluzione tecnologica di effetto obbligato: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri ed emarginati. È questa la ragione di fondo per cui la Resistenza e l'antifascismo democratico appaiono sempre più sgraditi, sempre più fastidiosi al nuovo potere. Padroni arroganti e impazienti non accettano più una legge uguale per tutti, la legge se la fabbricano ad personam con i loro parlamenti di yes-men. ([[Giorgio Bocca]]) *Credete forse oggi voi d'essere liberi; votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete, e che una volta eletta, fa ciò che vuole: acciuccia e si spartisce. Sempre comanderà un'oligarchia che v'inganna col giuoco delle parti. E allora? Dov'è, povero o postero, il guadagno? La dittatura è un sistema per opprimere il popolo, la democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo. (''[[Fascisti su Marte]]'') *Curiosamente oggi si parla molto di partecipazione, intesa come uno strumento di sviluppo democratico, ma raramente si parla di [[divulgazione]] come condizione essenziale per capire e quindi per partecipare. La democrazia non può basarsi sull'ignoranza dei problemi, perché uno dei suoi grandi obiettivi è proprio quello di rendere i cittadini responsabili e consapevoli, in modo che possano esercitare i loro diritti utilizzando al meglio la loro capacità di capire. ([[Piero Angela]]) *Democrazia, degli scioperi, della grande macchina di mille congegni che dovrebbe domani garantire un mediocre benessere a tutti e un'inedia peggiore dell'inferno a chi non sappia adeguarsi al livello della massa. ([[Mario Praz]]) *Democrazia: non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto. ([[Blaise Pascal]]) *Democrazia, repubblica: cosa vogliono dire queste parole? Cos'hanno cambiato nel mondo? Gli uomini sono forse diventati più bravi, più leali, più buoni? Il popolo è forse più felice? Tutto continua come prima, come sempre. Illusioni, illusioni. E poi bisogna vedere gli interessi di un popolo, prima di sovvertire con le parole. A volte la democrazia è necessaria e Noi pensiamo che alcuni popoli africani possano adottarla. Ma altre volta essa è un danno, un errore. ([[Haile Selassie]]) *Democrazia significa [...] consentire a chiunque lo meriti la possibilità di elevarsi, non già innalzare chi di meriti sia invece sprovvisto. ([[Fausto Catani]]) *Demostupidità. ([[Gustave Flaubert]]) *E allora parlammo della grande bellezza e importanza della Democrazia e ci demmo un gran da fare per comunicare al Conte un giusto sentimento dei vantaggi di cui godevamo vivendo in un luogo dove imperava il suffragio ''ad libitum'', e non c'era re.<br />Il Conte ascoltò con palese interesse, e in verità sembrava non poco divertito. Quando avemmo finito, disse che, molto tempo prima, era accaduto qualcosa del genere. Tredici province egizie decisero di colpo di essere libere, proponendo in tal modo un magnifico esempio al resto dell'umanità. Riunirono i loro saggi, e apparecchiarono la costituzione più ingeniosa che fosse possibile concepire. Per qualche tempo se la cavarono non troppo male; soltanto, avevano preso l'abitudine di darsi delle arie in modo da non credersi. Alla fine, tuttavia, quei tredici stati, più altri quindici o venti, finirono in preda del più odioso, del più intollerabile dispotismo di cui mai si sia sentito parlare sulla faccia della Terra.<br />Chiesi quale mai fosse il nome del tiranno usurpatore. Per quel che il Conte riusciva a ricordare, il suo nome era ''Plebaglia''. ([[Edgar Allan Poe]]) *{{NDR|La democrazia}} è ciò che dice di essere: il dominio del popolo. Ed è buona o cattiva a seconda che il popolo sia l'una o l'altra cosa. ([[Louis de Wohl]]) *È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora. ([[Winston Churchill]]) *Ecco cos'è la democrazia per i nordamericani: lasciare che al loro paese tutti votino e passino il weekend a leggere fumetti, lasciare che tutti (tranne i negri, che sono i cattivi della classe) si sentano cittadini, e dall'altra parte sfruttare al massimo il sudore a buon mercato della plebaglia latino-americana. ([[Mario Benedetti]]) *Entra in crisi la democrazia, perché essa, intendo la democrazia quantitativa moderna, è stata pensata supponendo che ci fossero dei valori stabili, fissi, condivisi da tutti. ([[Ersilio Tonini]]) *Gli statisti sono responsabili dei loro errori soltanto nel settore in cui sono preposti, cioè quello del governo, e non vanno giudicati responsabili della nazione nel suo complesso. [...] Una delle manchevolezze della democrazia, è di cercare capri espiatori per la sua debolezza. ([[John F. Kennedy]]) *Ha mai sentito parlare d'una cosa chiamata democrazia? La democrazia significa eleggere le persone che ti piacciono. ([[Yoweri Museveni]]) *Ho la paura della perdita della democrazia, perché io so cos'è la non democrazia. La democrazia si perde pian piano, nell'indifferenza generale, perché fa comodo non schierarsi, e c'è chi grida più forte e tutti dicono: ci pensa lui. ([[Liliana Segre]]) *Il diritto all'autodeterminazione e la democrazia sono legati l'uno all'altra. ([[Giovanni Adamo II del Liechtenstein]]) *Il metodo della formazione della volontà attraverso la semplice fissazione della maggioranza è sensato ed accettabile se viene presupposta una sostanziale omogeneità di tutto il popolo. In tal caso non si verifica una sopraffazione della minoranza ma il voto serve solo a far risaltare un accordo ed un'unanimità già esistente e presupposta, seppur in forma latente. Infatti poiché ogni democrazia riposa sul presupposto del popolo nella sua interezza, unitarietà ed omogeneità, così non può esistere di fatto nessuna minoranza e tanto meno una pluralità di minoranze stabili e costanti. ([[Carl Schmitt]]) *Il popolo ha parlato! Il popolo ha vinto! È stata una radiosa eruzione di democrazia! Però tutto finirà lì, amici. Questo tipo di cose non si ripeterà facilmente. Noi sentiamo molto bene in fondo ai nostri cuori terrorizzati che la democrazia è un gigante agonizzante, uno stanco, disfatto, morente concetto politico che si contorce nella sua fine penosa. Non dico che gli Stati Uniti sono finiti come potenza mondiale. Gli Stati Uniti sono il più ricco, più potente, più progredito paese del mondo, anni luce più avanti di qualsiasi altro. E non dico che i comunisti si impossesseranno del mondo, perché i comunisti sono più morti di noi. Ciò che è finita è l'idea che questa grande nazione sia dedicata all'affrancamento, alla floridezza di ogni suo singolo individuo. (''[[Quinto potere]]'') *Il senso del governo rappresentativo è che tutto il popolo o una numerosa parte di esso eserciti, tramite deputati periodicamente eletti, il potere di controllo ultimo che in ogni costituzione deve trovare il suo soggetto. Deve possedere tale potere nella sua pienezza. Deve essere padrone, a suo piacimento, di tutte le funzioni del governo. ([[John Stuart Mill]]) *Il sistema democratico è come il cielo di Lombardia: tanto bello quando è bello; funziona tanto bene quando funziona. ([[Henry Furst]]) *Il [[sorteggio|suffragio per via della sorte]] è proprio per natura della democrazia; quello per via della scelta, dell'[[aristocrazia]]. ([[Montesquieu]]) *Il termine ''demokratía'' comincia a circolare verso la fine del VI secolo avanti Cristo, con una accezione prevalentemente dispregiativa. In entrambe le componenti della parola. Da un lato, infatti, ''krátos'' non significa affatto genericamente «potere» (come per lo più si ritiene), ma si riferisce piuttosto a quella forma di potere che scaturisce da, e si fonda su, l'uso della forza. Analogamente, il termine ''démos'' viene adoperato per denominare non la totalità della popolazione, ma quella parte, ancorché maggioritaria, del popolo, che è in possesso di alcuni requisiti. Le occorrenze di ''démos'' nel senso di regime popolare, cioè di democrazia, sono pochissime e si trovano concentrate nel celebre dibattito sulle costituzioni, svoltosi verso la metà del V secolo. Le altre attestazioni di ''démos'' si presentano sostanzialmente come valutazioni negative della democrazia, quali potevano essere espresse soprattutto dai suoi avversari, i quali contestavano a questa forma di governo il fatto di privilegiare i (molti) cattivi, rispetto ai pochi (buoni), ovvero di pretendere che a governare fosse una moltitudine indistinta, anziché gli áristoi , i «migliori». Insomma, pur nell'estrema variabilità di significati, da un lato ''demokratía'' indica il dominio coercitivo, esercitato con la forza, di quella parte del popolo che è il démos (con la drastica esclusione delle donne), mentre dall'altro lato essa esprime il sopravvento della componente quantitativamente, ma non qualitativamente, più significativa del popolo. ([[Umberto Curi]]) *In una società in cui vi è [[lotta di classe]], se le classi sfruttatrici hanno la [[libertà]] di sfruttare i [[Lavoratore|lavoratori]], i lavoratori non hanno la libertà di non subire lo sfruttamento. Se vi è democrazia per la [[borghesia]], non vi è democrazia per il [[proletariato]] e per il lavoratori. ([[Mao Tse-tung]]) *Io non mi stancherò mai di ripeterlo: la democrazia non si può regalare come una stecca di cioccolata. La democrazia bisogna conquistarsela. Per conquistarsela bisogna volerla. Per volerla bisogna sapere cos'è. ([[Oriana Fallaci]]) *Io non sono democratico, non ero democratico e rimango antidemocratico perché non credo alla democrazia, non credo che esista un regime democratico. ([[Vincenzo Vinciguerra]]) *Io sono per la democrazia, ma imporre la democrazia è un ossimoro. La gente deve scegliere liberamente la democrazia, e questa deve salire dal basso. ([[Madeleine Albright]]) *L'idea stessa di democrazia è sempre incompiuta, sempre da conquistare. ([[Marc Augé]]) *La [[borghesia]] e la democrazia vuote di ideali non hanno altro cemento che il nazionalismo. Perciò si affida ai condottieri. ([[Corrado Alvaro]]) *La democrazia, come la concepiamo e la desideriamo, in breve, è il regime delle possibilità sempre aperte. Non basandosi su certezze definitive, essa è sempre disposta a correggersi perché – salvi i suoi presupposti procedurali (le deliberazioni popolari e parlamentari) e sostanziali (i diritti di libera, responsabile e uguale partecipazione politica), consacrati in norme intangibili della Costituzione, oggi garantiti da Tribunali costituzionali – tutto può sempre essere rimesso in discussione. In vita democratica è una continua ricerca e un continuo confronto su ciò che, per il consenso comune che di tempo in tempo viene a determinarsi modificandosi, può essere ritenuto prossimo al bene sociale. Il dogma – cioè l'affermazione definitiva e quindi indiscutibile di ciò che è vero, buono e giusto – come pure le decisioni di fatto irreversibili, cioè quelle che per loro natura non possono essere ripensate e modificate (come mettere a morte qualcuno), sono incompatibili con la democrazia. ([[Gustavo Zagrebelsky]]) *La democrazia dev'essere il palladio dell'ordine. I disordini sono suscitati nel mondo dal dispotismo e dal prete che tiene il popolo in una condizione insopportabile. ([[Giuseppe Garibaldi]]) *La democrazia diretta, resa possibile dalla Rete, non è relativa soltanto alle consultazioni popolari, ma a una nuova centralità del cittadino nella società. Le organizzazioni politiche e sociali attuali saranno destrutturate, alcune scompariranno. La democrazia rappresentativa, per delega, perderà significato. È una rivoluzione prima culturale che tecnologica, per questo, spesso, non viene capita o viene banalizzata. ([[Gianroberto Casaleggio]]) *La democrazia è basata sulla convinzione che nella gente comune ci sono possibilità non comuni. ([[Harry Emerson Fosdick]]) *La democrazia è fragile, e a piantarci sopra troppe bandiere si sgretola. ([[Enzo Biagi]]) *La democrazia è il deserto; ed è monoteista; l'eguaglianza è il deserto del monoteismo democratico – le estreme civiltà riproducono il deserto dei nomadi – tutti si pentono degli Olimpi della civiltà. ([[Andrea Emo]]) *La democrazia è il governo del popolo, dal popolo, per il popolo. ([[Abramo Lincoln]]) *La democrazia è il più grande tentativo di organizzare una società per mezzo di procedure non violente. ([[Norberto Bobbio]]) *La democrazia è il risultato della crescita e dello sviluppo e non di una guerra e di un'aggressione. La democrazia non è un bene esportabile che si può portare da ovest a est. ([[Hassan Rouhani]]) *La democrazia è più vendicativa dei Gabinetti. Le guerre tra i popoli saranno più orribili di quelle tra i re. ([[Winston Churchill]]) *La democrazia è sempre, per sua natura e costituzione, il trionfo della mediocrità. ([[Indro Montanelli]]) *La democrazia è un'arena dove, se non si scontrassero tesi contrapposte, si assisterebbe a uno spettacolo avvilente, al trionfo del pensiero unico, dove vince chi fischia più forte. ([[Pierluigi Battista]]) *La democrazia è una forma di governo; non è un biglietto per qualche terra fantastica dove tutto il male è sterminato e tutti sono d'accordo con noi. ([[Madeleine Albright]]) *La democrazia funziona quando a decidere siamo in due, e l'altro è malato. ([[Winston Churchill]]) *La democrazia ha molti nemici in attesa tra le quinte, politici e movimenti per il momento costretti a giocare secondo le sue regole ma il cui intento reale è tutt'altro – populista, di manipolazione mediatica, intollerante e autoritario. Conquisteranno molto spazio, se non riformeremo rapidamente le nostre democrazie. E non c'è ambito in cui questa riforma sia più necessaria che in seno alla stessa Unione Europea. ([[Paul Ginsborg]]) *La democrazia maggioritaria, che attribuisce al popolo il potere di scelta del governo, togliendolo sia ai partiti sia al Parlamento, finisce inesorabilmente per produrre due effetti: rafforzare l'esecutivo rispetto al legislativo e diminuire il pluralismo. È a questi effetti – e agli inconvenienti che possono produrre – che occorre quindi guardare, chiedendosi che cosa possa temperare l'uno e l'altro. Per temperare un esecutivo forte, non c'è altro rimedio che un'investitura popolare separata del Parlamento e del governo. Solo se il governo non è figlio del Parlamento, questo gli si potrà opporre. Per moderare l'accentramento dei poteri in un corpo unico, non c'è altro che decentrare, deconcentrare, specializzare i poteri pubblici, dando a ciascuno di essi un campo o un'area di azione, sottraendo – dove possibile – la loro investitura al corpo politico e affidandola a custodi separati. ([[Sabino Cassese]]) *La democrazia non arriva per dichiarazioni, né arriva per pressioni o embarghi; può arrivare attraverso il dialogo. ([[Óscar Rodríguez Maradiaga]]) *La democrazia non deve concepirsi come un confronto violento di diversi orientamenti né come uno scomposto sviluppo di forze politiche e sociali [...] la democrazia deve essere caratterizzata, soprattutto, da un costume fatto di probità, di disinteresse, di spiccato senso del dovere, sorretto dalla volontà di agevolare un aperto, chiaro, consapevole sforzo di convergenza verso un fine superiore, che è quello di servire il paese e di assecondare la intensa ansia di giustizia e di libertà del popolo italiano. ([[Brunetto Bucciarelli-Ducci]]) *La democrazia non è altro che un pretesto per le cattive maniere! ([[Ernst Lothar]]) *La democrazia non è uno sport da spettatori. Se tutti stanno a guardare e nessuno partecipa, non funziona più. ([[Michael Moore]]) *La democrazia non presuppone affatto quel relativismo etico che il magistero della Chiesa giustamente condanna. Essa, al contrario, si alimenta di convinzioni etiche e ideali che cercano di diffondersi e di affermarsi fino a diventare forza costitutiva della società. Ciò presuppone però il libero confronto e questo, a sua volta, la libera e diretta partecipazione di coloro che vi portano le proprie convinzioni, quale che ne siano la fonte e il fondamento, laico o religioso. La democrazia è, per così dire, un regime in prima persona, non per interposta persona. Se essa è occupata da forze che agiscono come longa manus di poteri esterni, diventa il luogo di scontro e prepotenza di potentati che obbediscono alle loro regole e non rispondono a quelle della democrazia: potentati che sono, tecnicamente, irresponsabili. ([[Gustavo Zagrebelsky]]) *La democrazia ''non'' si identifica con la sottomissione della minoranza alla maggioranza. La democrazia è ''uno Stato'' che riconosce la sottomissione della minoranza alla maggioranza, cioè l'organizzazione della ''violenza'' sistematicamente esercitata da una classe contro un'altra, da una parte della popolazione contro l'altra. ([[Lenin]]) *La democrazia non si impone con i carri armati, non dobbiamo usare la forza ma i libri. La cultura della coscienza democratica passa attraverso la creatività dell’arte. Su questo dobbiamo lavorare altrimenti diventiamo un popolo che copia. ([[Dalù]]) *La democrazia oggi non si abbatte col cannone ma sfibrandone le istituzioni rappresentative. ([[Norma Rangeri]]) *La democrazia, se non ha un orizzonte su cui fondarsi e non ha dei protagonisti che si riferiscano a dei parametri etici, perde di vista il bene comune. ([[Bruno Forte]]) *La democrazia si muta in dispotismo. ([[Platone]]) *La democrazia significa in effetti la coercizione della minoranza da parte della maggioranza. ([[Jawaharlal Nehru]]) *La democrazia vive se c'è un buon livello di cultura diffusa. [...] se questo non c'è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi – sono forme vuote. ([[Tullio De Mauro]]) *La democrazia vive solo di democrazia, di partecipazione cioè del contributo di tutti: questo è l'insegnamento che dobbiamo in particolare alle nuove generazioni. ([[Vittorino Colombo]]) *Le democrazie non agiscono sulla spinta delle emozioni, ma con la forza lenta e profonda dei sentimenti. ([[Massimo Gramellini]]) *La differenza tra Democrazia e [[Dittatura]] è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono ordini; in una Dittatura non c'è bisogno di sprecare il tempo andando a votare. ([[Charles Bukowski]]) *La dottrina della [[legge morale|legge naturale]] è il principale fondamento della democrazia: se è vero che tutti gli uomini hanno "per natura" la medesima [[dignità]] e possiedono "per natura" gli stessi diritti fondamentali, ne segue che sono "per natura" eguali tra loro: l'[[eguaglianza]] sta alla base della democrazia (così come la diseguaglianza alla base dei sistemi [[oligarchia|oligarchici]] di tutti i tipi). ([[Francesco D'Agostino]]) *La [[Politica]] determina i rapporti della nazione col governo, e delle varie nazioni tra loro. Questi rapporti noi li deduciamo da una sola ed unica fonte: il Diritto naturale; e li formuliamo tutti in una parola: Democrazia. ([[Cristoforo Bonavino]]) *La sostanza della democrazia è il potere dei cittadini di decidere del proprio destino in modo consapevole e pacifico nel quadro di una «società aperta», nella quale non si dia una distribuzione delle risorse materiali e culturali tale da impedire a qualsiasi cittadino di partecipare alla formazione delle decisioni politiche, come anche di accedere ai massimi livelli del potere [...] Si pone quindi l'interrogativo: nelle attuali società democratiche si sono o no costituite barriere le quali impediscono loro di essere e di restare società effettivamente aperte, e cioè si sono o no stabilite posizioni di potere inaccessibili al controllo e alle decisioni della maggioranza? ([[Massimo L. Salvadori]]) *La trasformazione dell'elettorato in pubblico televisivo ha innalzato la qualità della democrazia ed ha avvicinato la democrazia diretta a quella parlamentare, ha avvicinato così la democrazia occidentale al suo modello, la democrazia ateniese, forma originaria della democrazia diretta. ([[Gianni Baget Bozzo]]) *Le democrazie in nessun paese moderno sono pacifiste. Non lo sono state nemmeno nel lontano passato. Non vi è niente di più ridicolo di dire che le democrazie lavorano sempre per la [[pace]]. Le democrazie lavorano troppo spesso per la [[guerra]]! ([[Francesco Saverio Nitti]]) *Ma la causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, la democrazia, cioè il governo della maggioranza. Perché, quando il potere è in mano d'uno solo, quest'uno sa d'esser uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar se stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa; la tirannia mascherata da libertà. ([[Luigi Pirandello]]) *Ma la democrazia dov'è? Che democrazia è questa autoritaria che si va affermando nel nostro paese? Ai suoi sostenitori basta che il governo non apra i suoi lager, che non fucili gli oppositori, che non soffochi tutte le voci critiche per gridare che la democrazia è salva. Ma la mutazione autoritaria è sotto gli occhi di tutti, anche dei rassegnati o indifferenti: i personaggi della televisione invisi al potere cacciati o tacitati, gli autori dei libri all'indice berlusconiano esclusi dalla televisione e ignorati dai giornali, i dirigenti di qualsiasi ufficio o istituzione, dalle fiere campionarie agli enti lirici, scelti dal padrone, i disegnatori satirici ostili al potere emarginati, i cortigiani imposti. ([[Giorgio Bocca]]) *''Mamma, | vedi che siamo presenti | dove c'è da crepare | e non ci cercano | quando c'è da decidere? | Questa è la democrazia | rammentalo a mio fratello, mamma.'' ([[Riccardo Mannerini]]) *Meglio suddito di un regime aristocratico che re di una democrazia. ([[Aldo Palazzeschi]]) *Mi professo un democratico se la completa identificazione con i più poveri dell'umanità, un intenso desiderio di vivere non meglio di loro e un corrispondente consapevole sforzo di abbassarmi a quel livello al meglio delle mie capacità, può darmene il diritto. ([[Mahatma Gandhi]]) *Nei regimi totalitari - comunismo, fascismo, fondamentalismo religioso - il supporto popolare viene dato per scontato. Lì possono cominciare una guerra, la possono portare avanti, possono mettere chiunque in uniforme per quanto gli pare senza mai doversi preoccupare nemmeno della più blanda reazione politica. In una democrazia è l'esatto contrario. Il supporto pubblico deve essere ben gestito, come ogni risorsa nazionale limitata. Bisogna spenderlo con saggezza, con parsimonia, cercando di ottenere il massimo risultato dall'investimento. ([[Max Brooks]]) *Nella loro qualità di istituzioni pubbliche della città, democrazia e [[teatro]] hanno fra loro un implicito legame: entrambi concorrono a favorire l'avvento della [[tiranno|tirannide]]. ([[Simon Critchley]]) *Nelle [[aristocrazia|aristocrazie]] il principe non si fa eleggere, è lui che elegge il suo popolo. In democrazia il popolo è bastonato su mandato del popolo. È la pratica certosina dell'autoinganno. Si dice che il trenta per cento sia astensionismo. Nego, tutto è astensionismo. Sono comunque voti sprecati. ([[Carmelo Bene]]) *Noi non abbiamo esempi, nei nostri annali, di una repubblica realmente democratica che abbia resistito più di qualche anno senza decomporsi e scomparire nella sconfitta o nella tirannia; giacché le nostre folle hanno, in politica, il naso del cane, che ama solo i cattivi odori. Esse non scelgono che i meno buoni, e il loro fiuto in questo è quasi infallibile. ([[Maurice Maeterlinck]]) *Noi siamo l'epoca della scheda elettorale! […] Il tempo presente è antifilosofico e vile; non ha il coraggio di decidere che cosa ha valore e che cosa non ne ha, e democrazia, per dirlo con la massima concisione, significa: 'Fai quello che accade!' ([[Robert Musil]]) *Non c'è "un solo popolo". Ma una società unita e, al tempo, stesso divisa in base a interessi e valori. Che nella democrazia rappresentativa trovano "rappresentazione". Per questo è necessario guardarsi dalla "popolocrazia". E difendere, rivendicare la "democrazia". ([[Ilvo Diamanti]]) *{{NDR|Sul processo di democratizzazione della Cina}} Non vinceremo questa battaglia utilizzando i carri armati. Non ci abbasseremo a questo. La vinceremo con la cultura. ([[Dalù]]) *Non violenza e democrazia politica devono vivere quasi come sinonimi. Da un secolo non vi sono guerre tra democrazie, diritto e libertà sono la prima garanzia. E il pacifismo storico, nei fatti, lo ha sempre ignorato. ([[Marco Pannella]]) *Nulla potrebbe essere più irragionevole che dare potere al popolo, privandolo tuttavia dell'informazione senza la quale si commettono gli abusi di potere. Un popolo che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che procura l'informazione. Un governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia, e forse a entrambe. ([[James Madison]]) *Penso che in Occidente il termine democrazia sia stato frainteso. Non credo che democrazia sia sinonimo di giungla senza etica. ([[Barbora Bobuľová]]) *Penso che sia i cinesi che gli occidentali dovrebbero essere uguali. La democrazia è un concetto unificato: non esiste la democrazia in stile cinese e la democrazia in stile occidentale. Il Partito Comunista Cinese ha sempre promosso un'ideologia secondo la quale la Cina non sarebbe adatta alla democrazia di tipo occidentale. Questo è un insulto a tutti i cinesi che non hanno il diritto di essere privati dei loro diritti. ([[Dalù]]) *Per coloro che stanno in cima alla piramide sociale, le parole della [[politica]] significano legittimazione dell'establishment; per coloro che stanno in fondo, significa il contrario, cioè possibilità di controllo, contestazione e partecipazione. Anche per "democrazia" è così. Dal punto di vista degli esclusi dal governo, la democrazia non è una meta raggiunta, un assetto politico consolidato, una situazione statica. La democrazia è conflitto. Quando il conflitto cessa di esistere, quello è il momento delle [[oligarchia|oligarchie]]. In sintesi, la democrazia è lotta per la democrazia e non sono certo coloro che stanno nella cerchia dei privilegiati quelli che la conducono. Essi, anzi, sono gli antagonisti di quanti della democrazia hanno bisogno, cioè gli antagonisti degli esclusi che reclamano il diritto di essere ammessi a partecipare alle decisioni politiche, il diritto di contare almeno qualcosa. ([[Gustavo Zagrebelsky]]) *Perché bisogna anche tener conto dei Morti, nella vera democrazia. ([[Giovannino Guareschi]]) *Premetto che l'unico modo d'intendersi quando si parla di democrazia, in quanto contrapposta a tutte le forme di governo autocratico, è di considerarla caratterizzata da un insieme di regole (primarie o fondamentali) che stabiliscono chi è autorizzato a prendere le decisioni collettive e con quali procedure ([[Norberto Bobbio]]) *Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo. ([[Alexis de Tocqueville]]) *Quand'è che la gente imparerà? La democrazia così non funziona! ([[I Simpson (settima stagione)|''I Simpson'']]) {{NDR|quando la proposta avversaria viene votata dalla maggioranza}} *Quando i nemici erano alle porte, i Romani sospendevano la democrazia ed eleggevano un uomo per proteggere Roma. E non era un onore, ma un servizio per la comunità. (''[[Il cavaliere oscuro]]'') *Quel che va sotto il nome di «democrazia» (ben oltre il significato dottrinario del termine) è il tentativo di sostituire alla sostanza la forma, all'autorità il meccanismo, al rischio il controllo, alla persona la struttura. Un prodotto dell'«era della macchina». ([[Sergio Quinzio]]) *Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano. ([[Benito Mussolini]]) *Ritenere che la democrazia e lo stato di diritto non siano in grado di far fronte alle minacce del [[terrorismo]] significa in realtà diventarne complice. ([[Dick Marty]]) *Se in una democrazia l'attenzione compassionevole prevale sull'attenzione oggettiva, vuol dire che qualcosa non funziona sia nella maggioranza che deve garantire il rispetto, sia nella minoranza che nel rivendicare i propri diritti non sa andare al di là di un elenco delle umiliazioni cui è stata costretta. ([[Alberto Cavaglion]]) *Se vera democrazia può aversi soltanto là dove ogni cittadino sia in grado di esplicar senza ostacoli la sua personalità per poter in questo modo contribuire attivamente alla vita della comunità, non basta assicurargli teoricamente le libertà politiche, ma bisogna metterlo in condizione di potersene praticamente servire. E siccome una assai facile esperienza dimostra che il bisogno economico toglie al povero la possibilità pratica di valersi delle libertà politiche e della proclamata uguaglianza giuridica, ne viene di conseguenza che di vera libertà politica potrà parlarsi solo in un ordinamento in cui essa sia accompagnata per tutti dalla garanzia di quel minimo di benessere economico, senza il quale viene a mancare per chi è schiacciato dalla miseria ogni possibilità pratica di esercitare quella partecipazione attiva alla vita della comunità che i tradizionali diritti di libertà teoricamente gli promettevano. ([[Piero Calamandrei]]) *Se vi sono classi e individui privi dei mezzi di produzione e quindi dipendenti da chi quei mezzi ha monopolizzati, il cosiddetto regime democratico non può essere che una menzogna atta a ingannare e render docile la massa dei governati con una larva di supposta sovranità, e così salvare e consolidare il dominio della classe privilegiata e dominante. E tale è, ed è sempre stata, la democrazia in regime capitalistico qualunque sia la forma ch'essa prende, dal governo costituzionale monarchico al preteso governo diretto. ([[Errico Malatesta]]) *Sempre la democrazia è caduta per la debolezza dei democratici, non per la forza dei totalitari. ([[Mario Tanassi]]) *Si tratti di una legge, si tratti di una procedura per fare una strada, si tratti di una qualsiasi autorizzazione, la decisione deve arrivare in tempi certi: o per il sì o per il no. La democrazia è stata inventata come meccanismo per decidere attraverso la partecipazione, e non per partecipare a prescindere dalle decisioni. ([[Pier Luigi Bersani]]) *Sono giunto alla conclusione che il [[fascismo]] è fatto per la [[Germania]] e l'[[Italia]], il [[comunismo]] per la [[Russia]] e la democrazia per l'[[Stati Uniti d'America|America]] e l'[[Inghilterra]]. ([[John F. Kennedy]]) *Su una lunghezza d'onda la lode della «democrazia» significa eliminazione degli avversari, su un'altra lunghezza d'onda «democrazia» significa mentire con così grande successo che gli avversari finiscono con l'accettare le nostre [[Bugia|bugie]]. ([[Donald Nicholl]]) *Sulla Democrazia ci caco, ma mi serve a guadagnare soldi e allora sono Democratico con tutte le maiuscole che vuoi. ([[Mario Benedetti]]) *Una democrazia assoluta, se non ha di riscontro un governo solidamente costituito e un forte organismo politico, degenererà presto in anarchia. ([[Marco Minghetti]]) *Una democrazia che antepone rigorosamente la libertà agli interessi costituiti non è mai esistita e probabilmente non esisterà mai. ([[Giorgio Bocca]]) *Una democrazia è un sistema di funzionamento delle comunità auspicabile, efficace e giusto perché consente che le opinioni e le scelte di tutti pesino, ma lo è solo se quelle opinioni e scelte sono informate, se nascono da dati sufficientemente completi e non falsi. Altrimenti è solo un sistema giusto, ma fallimentare e controproducente: una democrazia disinformata genera mostri maggiori di una dittatura illuminata, per dirla grossa. ([[Luca Sofri]]) *Una democrazia moderna è una tirannia dai confini indefiniti; si scopre quando ci si può spingere in là solo procedendo su di una linea retta finché si viene bloccati. ([[Norman Mailer]]) ===[[Nicolás Gómez Dávila]]=== *Ciò che nessun adulatore oserebbe dire a un despota, il democratico lo dice al popolo. *L'amore per il popolo è vocazione aristocratica. Il democratico lo esercita soltanto in periodo elettorale. *La "volontà generale" è la finzione che consente al democratico di sostenere che per inchinarsi di fronte ad una [[maggioranza]] c'è un'altra ragione oltre la semplice paura. *Quanto più gravi sono i problemi, tanto maggiore è il numero di inetti che la democrazia chiama a risolverli. ===[[Michail Gorbačëv]]=== *Come le radici del terrorismo non si possono tagliare con le armi e la tecnologia militare, così la democrazia non può essere impiantata mediante corpi di spedizione. Non è una merce di esportazione, con la quale aprire di forza mercati in altri continenti. La democrazia non è nemmeno il vestito della festa, che s'indossa a casa propria ma che si può togliere, sostituendolo con la divisa militare quando si va all'estero, magari quando si va all'estero, magari per installare zone al di fuori delle leggi. *L'autoaffermazione di un mondo sfaccettato rende inconsistenti i tentativi di guardare dall'alto chi ci circonda e di voler insegnare agli altri la «propria» democrazia. Senza parlare del fatto che i valori democratici in «versione esportazione» in genere si deprezzano molto rapidamente. *L'esportazione della democrazia dell'Occidente sta producendo in giro per il mondo un crescere della sfiducia verso la democrazia. Cresce il numero di coloro che pensano che, per risolvere qualche cosa, occorrano soluzioni autoritarie. ===[[Mohammad Reza Pahlavi]]=== *Grazie a Dio noi in Iran non abbiamo né la voglia né il bisogno di soffrire a causa della democrazia. *La democrazia politica non può funzionare come un apparecchio elettrico che si accende e spegne quando si vuole. Una vera democrazia politica richiede intelligenza; gli elettori devono avere un'idea dei meriti dei candidati e dei loro programmi. Ciò esige maturità e tolleranza; il ricco deve accontentarsi dello stesso voto di cui fruisce il povero, e il partito che viene sconfitto (anche se soltanto per alcuni voti) deve accettare pacificamente la cosa e agire lealmente invece di ricorrere a un'opposizione negativa. È indispensabile l'onestà, e i funzionari politici e civili devono resistere all'umana tentazione di derubare o ingannare il popolo. È necessaria una continua vigilanza; la negligenza politica o amministrativa e la falsità devono essere denunciate dai cittadini amanti della patria e punite severamente. Infine una reale democrazia richiede dedizione, entusiasmo, dinamismo. Io non sostengo quindi questo sistema politico come qualcosa che sia facile da realizzare e da mantenere; sto semplicemente mettendo in rilievo che, secondo noi, i valori umani impliciti in una vera democrazia politica valgono qualsiasi prezzo. *Un vero governo democratico è la cosa più complessa e difficile che si possa organizzare, ma è anche la forma migliore di governo scoperta dagli uomini. ===[[Karl Popper]]=== *Io affermo che il nostro [[mondo]], il mondo delle democrazie occidentali, non è certamente il migliore di tutti i mondi pensabili o logicamente possibili, ma è tuttavia il migliore di tutti i mondi [[Politica|politici]] della cui esistenza [[Storia|storica]] siamo a [[conoscenza]]. *Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la [[televisione]], o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose. Ma allora sarà troppo tardi. *Vi sono soltanto due tipi fondamentali di istituzioni: quelle che consentono un mutamento senza spargimento si sangue, e quelle che non lo consentono. […] Personalmente, preferisco chiamare democrazia il tipo di reggimento politico che può essere sostituito senza l'uso della violenza, e tirannide l'altro ===[[Walt Whitman]]=== *E, a coronamento della democrazia, questo fatto tra tutti allettante – che essa solo può unire, come sempre cerca di fare, tutte le nazioni, tutti gli uomini di terre per quanto diverse e distanti, in una fratellanza, una famiglia. È l'antico e sempre attuale sogno della terra, dei suoi figli più vecchi e più giovani, dei filosofi e poeti appassionati. Non solo quella metà della democrazia, l'individualismo, che isola. Esiste un'altra metà, e questa è l'adesività, o amore, capace di fondere, legare e aggregare, che rende le razze compagne e affratella tutti. *È inutile negarlo: la Democrazia lascia crescere rigogliosamente la più fitta distesa di piante e frutti nocivi, mortali – introduce invasori, uno peggiore dell'altro – e quindi ha bisogno di più nuove, più vaste, forti e volonterose compensazioni e spinte. *Qualsiasi scienza politica degna di questo nome nel vecchio mondo, tra gli studiosi, gli esperti e gli uomini di qualche senno, non discute oggi, direi, se perseverare sulla stessa linea e ripiegare sulla monarchia, o guardare avanti e democratizzare – bensì ''come'', in che grado e da quale parte cominciare prudentemente la democratizzazione. *''Tuona ed avanza, Democrazia! colpisci con il tuo vindice pugno!'' ==[[Proverbi italiani]]== *Giusta in astratto è la democrazia, ma in pratica dal giusto assai devia. *I pochi fanno buona prova, ma i più vincono. *Il diritto vuole che il meno sia sottoposto al più. *Non è più il tempo che in bocca ai poltroni fioccavano a diluvio i maccheroni. *Scandalosa dottrina è l'affermare, che chi finger non sa non sa regnare. ==Bibliografia== *Annarosa Selene, ''Dizionario dei proverbi'', Pan libri, 2004. ISBN 8872171903 ==Voci correlate== *[[Teocrazia]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante la|commons_preposizione=sulla|wikt}} [[Categoria:Forme di governo]] h4qqadcs785u1t26qjqci8dlcwvuazt Template:Qotd/2settembre 10 9369 1223466 854562 2022-08-20T07:52:53Z Spinoziano 2297 Schweitzer > Angela wikitext text/x-wiki {{Cdg|citazione=Curiosamente oggi si parla molto di partecipazione, intesa come uno strumento di sviluppo democratico, ma raramente si parla di divulgazione come condizione essenziale per capire e quindi per partecipare. La democrazia non può basarsi sull'ignoranza dei problemi, perché uno dei suoi grandi obiettivi è proprio quello di rendere i cittadini responsabili e consapevoli, in modo che possano esercitare i loro diritti utilizzando al meglio la loro capacità di capire.|tipo=uomo|autore=Piero Angela}} mcczmqwu1cqjds3tqscjnewd9s6m3hh Telefono 0 10099 1223342 1196605 2022-08-19T15:38:32Z SunOfErat 12245 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[Immagine:Alt Telefon.jpg|thumb|Un telefono]] Citazioni sul '''telefono'''. *A Milano gli affari si combinano con un colpo di telefono, a Palermo anche con un colpo di lupara. ([[Enzo Biagi]]) *Come sarebbe stata diversa la storia di Romeo e Giulietta se avessero avuto un telefono! ([[Isabel Allende]]) *Dio, come sei carino al telefono stanotte. ([[Sacha Guitry]]) *Il primo abbonato al telefono non sapeva a chi telefonare. ([[Marcello Marchesi]]) *Il [[sesso]] al telefono è il più sicuro: in questo campo sono diventata bravissima. ([[Naomi Campbell]]) *Il telefono è la sveglia dei svegli. ([[Ramón Gómez de la Serna]]) *''Il telefono mi serve per esprimermi | e più raramente per comunicare.'' ([[Fulminacci]]) *Il telegrafo, il telefono, la radio e soprattutto il computer hanno fatto sì che chiunque, in qualsiasi parte del mondo, si trovi ora nella condizione di essere a portata d'orecchio. Purtroppo, il prezzo da pagare per questo è la perdita di privacy. ([[Steven Levy]]) *''Intercettazioni telefoniche'': Pronto! Con... quanti parlo?<ref name=Sel>Da la ''Domenica del Corriere''; citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', febbraio 1974.</ref> *La gente usa quelli che chiama telefoni perché odia stare nello stesso luogo insieme, ma ha anche paura di stare sola. ([[Chuck Palahniuk]]) *Quando la figlia si sposa, il padre perde la dote, ma riguadagna il bagno e il telefono. ([[Robert Lembke]]) *Quando sto un'ora al telefono con un uomo capisco che è quello giusto. ([[Lory Del Santo]]) *Telefono (''s.m.''). Infernale invenzione che elimina purtroppo parte dei vantaggi inerenti alla saggia abitudine di tenere a distanza le persone sgradevoli. ([[Ambrose Bierce]]) *Un essere metafisico in genere non si mette in contatto con noi per telefono. ([[Carl Gustav Jung]]) ===[[Roland Barthes]]=== *Angosciarsi per il telefono: è il segno inequivocabile dell'amore. *Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. *[...] il telefono non è un valido oggetto transizionale, non è una funicella inerte; il suo significato non è quello del collegamento, ma bensì quello della distanza; la voce amata, stanca, ascoltata per telefono: è il fading in tutta la sua angoscia. Tanto per cominciare, quando questa voce giunge a me, quando essa è là, quando (con molta fatica) continua ad esserci, io non la riconosco mai completamente; si direbbe che essa provenga da dietro una maschera (si dice che le maschere della tragedia greca avessero una funzione magica: dare alla voce un'origine ctonia, deformarla, straniarla, farla arrivare dall'al di là sotterraneo). E, inoltre, l'altro sembra sempre che stia per partire; egli se ne va due volte: attraverso la sua voce e attraverso il suo silenzio: a chi tocca parlare? Cessiamo insieme di parlare: ingombro di due vuoti. ''Sto per lasciarti'', dice ad ogni istante la voce al telefono. *Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). *Sembra che [[Freud]] detestasse il telefono: proprio lui che invece amava ''ascoltare''. Forse intuiva, presentiva, che la telefonata è sempre una "cacofonia" e che quello che il telefono lascia filtrare è la ''voce falsa'', la comunicazione fasulla. *Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. ==Note== <references/> ==Voci correlate== *[[Cornetta telefonica]] *[[Numero telefonico]] *[[Segreteria telefonica]] *[[Telefono cellulare]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante il|wikt|preposizione=sul}} [[Categoria:Mezzi di comunicazione]] [[Categoria:Telefonia]] 625o1vtokwg7fsv7tac9987m0vii3cj 1223343 1223342 2022-08-19T15:38:51Z SunOfErat 12245 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[Immagine:Alt Telefon.jpg|thumb|Un telefono]] Citazioni sul '''telefono'''. ==Citazioni== *A Milano gli affari si combinano con un colpo di telefono, a Palermo anche con un colpo di lupara. ([[Enzo Biagi]]) *Come sarebbe stata diversa la storia di Romeo e Giulietta se avessero avuto un telefono! ([[Isabel Allende]]) *Dio, come sei carino al telefono stanotte. ([[Sacha Guitry]]) *Il primo abbonato al telefono non sapeva a chi telefonare. ([[Marcello Marchesi]]) *Il [[sesso]] al telefono è il più sicuro: in questo campo sono diventata bravissima. ([[Naomi Campbell]]) *Il telefono è la sveglia dei svegli. ([[Ramón Gómez de la Serna]]) *''Il telefono mi serve per esprimermi | e più raramente per comunicare.'' ([[Fulminacci]]) *Il telegrafo, il telefono, la radio e soprattutto il computer hanno fatto sì che chiunque, in qualsiasi parte del mondo, si trovi ora nella condizione di essere a portata d'orecchio. Purtroppo, il prezzo da pagare per questo è la perdita di privacy. ([[Steven Levy]]) *''Intercettazioni telefoniche'': Pronto! Con... quanti parlo?<ref name=Sel>Da la ''Domenica del Corriere''; citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', febbraio 1974.</ref> *La gente usa quelli che chiama telefoni perché odia stare nello stesso luogo insieme, ma ha anche paura di stare sola. ([[Chuck Palahniuk]]) *Quando la figlia si sposa, il padre perde la dote, ma riguadagna il bagno e il telefono. ([[Robert Lembke]]) *Quando sto un'ora al telefono con un uomo capisco che è quello giusto. ([[Lory Del Santo]]) *Telefono (''s.m.''). Infernale invenzione che elimina purtroppo parte dei vantaggi inerenti alla saggia abitudine di tenere a distanza le persone sgradevoli. ([[Ambrose Bierce]]) *Un essere metafisico in genere non si mette in contatto con noi per telefono. ([[Carl Gustav Jung]]) ===[[Roland Barthes]]=== *Angosciarsi per il telefono: è il segno inequivocabile dell'amore. *Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. *[...] il telefono non è un valido oggetto transizionale, non è una funicella inerte; il suo significato non è quello del collegamento, ma bensì quello della distanza; la voce amata, stanca, ascoltata per telefono: è il fading in tutta la sua angoscia. Tanto per cominciare, quando questa voce giunge a me, quando essa è là, quando (con molta fatica) continua ad esserci, io non la riconosco mai completamente; si direbbe che essa provenga da dietro una maschera (si dice che le maschere della tragedia greca avessero una funzione magica: dare alla voce un'origine ctonia, deformarla, straniarla, farla arrivare dall'al di là sotterraneo). E, inoltre, l'altro sembra sempre che stia per partire; egli se ne va due volte: attraverso la sua voce e attraverso il suo silenzio: a chi tocca parlare? Cessiamo insieme di parlare: ingombro di due vuoti. ''Sto per lasciarti'', dice ad ogni istante la voce al telefono. *Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). *Sembra che [[Freud]] detestasse il telefono: proprio lui che invece amava ''ascoltare''. Forse intuiva, presentiva, che la telefonata è sempre una "cacofonia" e che quello che il telefono lascia filtrare è la ''voce falsa'', la comunicazione fasulla. *Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. ==Note== <references/> ==Voci correlate== *[[Cornetta telefonica]] *[[Numero telefonico]] *[[Segreteria telefonica]] *[[Telefono cellulare]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante il|wikt|preposizione=sul}} [[Categoria:Mezzi di comunicazione]] [[Categoria:Telefonia]] cctbgtj2c32tg94d06es25opiv8399s 1223345 1223343 2022-08-19T15:43:48Z SunOfErat 12245 /* Roland Barthes */ wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[Immagine:Alt Telefon.jpg|thumb|Un telefono]] Citazioni sul '''telefono'''. ==Citazioni== *A Milano gli affari si combinano con un colpo di telefono, a Palermo anche con un colpo di lupara. ([[Enzo Biagi]]) *Come sarebbe stata diversa la storia di Romeo e Giulietta se avessero avuto un telefono! ([[Isabel Allende]]) *Dio, come sei carino al telefono stanotte. ([[Sacha Guitry]]) *Il primo abbonato al telefono non sapeva a chi telefonare. ([[Marcello Marchesi]]) *Il [[sesso]] al telefono è il più sicuro: in questo campo sono diventata bravissima. ([[Naomi Campbell]]) *Il telefono è la sveglia dei svegli. ([[Ramón Gómez de la Serna]]) *''Il telefono mi serve per esprimermi | e più raramente per comunicare.'' ([[Fulminacci]]) *Il telegrafo, il telefono, la radio e soprattutto il computer hanno fatto sì che chiunque, in qualsiasi parte del mondo, si trovi ora nella condizione di essere a portata d'orecchio. Purtroppo, il prezzo da pagare per questo è la perdita di privacy. ([[Steven Levy]]) *''Intercettazioni telefoniche'': Pronto! Con... quanti parlo?<ref name=Sel>Da la ''Domenica del Corriere''; citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', febbraio 1974.</ref> *La gente usa quelli che chiama telefoni perché odia stare nello stesso luogo insieme, ma ha anche paura di stare sola. ([[Chuck Palahniuk]]) *Quando la figlia si sposa, il padre perde la dote, ma riguadagna il bagno e il telefono. ([[Robert Lembke]]) *Quando sto un'ora al telefono con un uomo capisco che è quello giusto. ([[Lory Del Santo]]) *Telefono (''s.m.''). Infernale invenzione che elimina purtroppo parte dei vantaggi inerenti alla saggia abitudine di tenere a distanza le persone sgradevoli. ([[Ambrose Bierce]]) *Un essere metafisico in genere non si mette in contatto con noi per telefono. ([[Carl Gustav Jung]]) ===[[Roland Barthes]]=== *Angosciarsi per il telefono: è il segno inequivocabile dell'amore. *Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. *[...] il telefono non è un valido oggetto transizionale, non è una funicella inerte; il suo significato non è quello del collegamento, ma bensì quello della distanza; la voce amata, stanca, ascoltata per telefono: è il fading in tutta la sua angoscia. Tanto per cominciare, quando questa voce giunge a me, quando essa è là, quando (con molta fatica) continua ad esserci, io non la riconosco mai completamente; si direbbe che essa provenga da dietro una maschera (si dice che le maschere della tragedia greca avessero una funzione magica: dare alla voce un'origine ctonia, deformarla, straniarla, farla arrivare dall'al di là sotterraneo). E, inoltre, l'altro sembra sempre che stia per partire; egli se ne va due volte: attraverso la sua voce e attraverso il suo silenzio: a chi tocca parlare? Cessiamo insieme di parlare: ingombro di due vuoti. ''Sto per lasciarti'', dice ad ogni istante la voce al telefono. *Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). *Sembra che [[Freud]] detestasse il telefono: proprio lui che invece amava ''ascoltare''. Forse intuiva, presentiva, che la telefonata è sempre una ''cacofonia'' e che quello che il telefono lascia filtrare è la ''voce falsa'', la comunicazione fasulla. *Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. ==Note== <references/> ==Voci correlate== *[[Cornetta telefonica]] *[[Numero telefonico]] *[[Segreteria telefonica]] *[[Telefono cellulare]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante il|wikt|preposizione=sul}} [[Categoria:Mezzi di comunicazione]] [[Categoria:Telefonia]] md38xcpddcf4mp2egshrcjsh8ov7wjk 1223346 1223345 2022-08-19T15:52:34Z SunOfErat 12245 /* Roland Barthes */ img wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[Immagine:Alt Telefon.jpg|thumb|Un telefono]] Citazioni sul '''telefono'''. ==Citazioni== *A Milano gli affari si combinano con un colpo di telefono, a Palermo anche con un colpo di lupara. ([[Enzo Biagi]]) *Come sarebbe stata diversa la storia di Romeo e Giulietta se avessero avuto un telefono! ([[Isabel Allende]]) *Dio, come sei carino al telefono stanotte. ([[Sacha Guitry]]) *Il primo abbonato al telefono non sapeva a chi telefonare. ([[Marcello Marchesi]]) *Il [[sesso]] al telefono è il più sicuro: in questo campo sono diventata bravissima. ([[Naomi Campbell]]) *Il telefono è la sveglia dei svegli. ([[Ramón Gómez de la Serna]]) *''Il telefono mi serve per esprimermi | e più raramente per comunicare.'' ([[Fulminacci]]) *Il telegrafo, il telefono, la radio e soprattutto il computer hanno fatto sì che chiunque, in qualsiasi parte del mondo, si trovi ora nella condizione di essere a portata d'orecchio. Purtroppo, il prezzo da pagare per questo è la perdita di privacy. ([[Steven Levy]]) *''Intercettazioni telefoniche'': Pronto! Con... quanti parlo?<ref name=Sel>Da la ''Domenica del Corriere''; citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', febbraio 1974.</ref> *La gente usa quelli che chiama telefoni perché odia stare nello stesso luogo insieme, ma ha anche paura di stare sola. ([[Chuck Palahniuk]]) *Quando la figlia si sposa, il padre perde la dote, ma riguadagna il bagno e il telefono. ([[Robert Lembke]]) *Quando sto un'ora al telefono con un uomo capisco che è quello giusto. ([[Lory Del Santo]]) *Telefono (''s.m.''). Infernale invenzione che elimina purtroppo parte dei vantaggi inerenti alla saggia abitudine di tenere a distanza le persone sgradevoli. ([[Ambrose Bierce]]) *Un essere metafisico in genere non si mette in contatto con noi per telefono. ([[Carl Gustav Jung]]) ===[[Roland Barthes]]=== [[File:Robert Schiff Telephonstörung.jpg|thumb|''Telephonstörung'']] *Angosciarsi per il telefono: è il segno inequivocabile dell'amore. *Cosicché mi angoscio (vecchia abitudine) per una telefonata che non arriva, ma nello stesso tempo devo dirmi che questo silenzio è, ''in ogni caso'', inconseguente, poiché io ho deciso di non aspettarmi più niente: il telefonarmi, dipendeva soltanto dall'immagine amorosa; scomparsa quell'immagine, sia che suoni sia che non suoni, il telefono riprende la sua futile esistenza. *E ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l'abitudine di allucinare l'essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo: io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata. *[...] il telefono non è un valido oggetto transizionale, non è una funicella inerte; il suo significato non è quello del collegamento, ma bensì quello della distanza; la voce amata, stanca, ascoltata per telefono: è il fading in tutta la sua angoscia. Tanto per cominciare, quando questa voce giunge a me, quando essa è là, quando (con molta fatica) continua ad esserci, io non la riconosco mai completamente; si direbbe che essa provenga da dietro una maschera (si dice che le maschere della tragedia greca avessero una funzione magica: dare alla voce un'origine ctonia, deformarla, straniarla, farla arrivare dall'al di là sotterraneo). E, inoltre, l'altro sembra sempre che stia per partire; egli se ne va due volte: attraverso la sua voce e attraverso il suo silenzio: a chi tocca parlare? Cessiamo insieme di parlare: ingombro di due vuoti. ''Sto per lasciarti'', dice ad ogni istante la voce al telefono. *Le mie angosce di comportamento sono ridicole e diventano sempre più ridicole, all'infinito. Se l'altro, incidentalmente o negligentemente mi dà il numero di telefono di un posto in cui posso trovarlo a certe ore, io subito mi agito: devo o non devo telefonargli? (Dirmi che ''posso'' telefonargli - questo è il senso obiettivo, logico, del messaggio - non servirebbe a niente, poiché ciò che mi mette in crisi è proprio questo ''permesso''). *Sembra che [[Freud]] detestasse il telefono: proprio lui che invece amava ''ascoltare''. Forse intuiva, presentiva, che la telefonata è sempre una ''cacofonia'' e che quello che il telefono lascia filtrare è la ''voce falsa'', la comunicazione fasulla. *Sto [[aspettare|aspettando]] un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. Ciò può essere futile o infinitamente patetico: in ''Erwartung'' (attesa), una donna aspetta, nella foresta, di notte, il suo amante; io sto aspettando solamente una telefonata, ma è la stessa angoscia. Tutto è solenne: non ho il senso delle ''proporzioni''. ==Note== <references/> ==Voci correlate== *[[Cornetta telefonica]] *[[Numero telefonico]] *[[Segreteria telefonica]] *[[Telefono cellulare]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante il|wikt|preposizione=sul}} [[Categoria:Mezzi di comunicazione]] [[Categoria:Telefonia]] kqwsu9leh1tfr3lg1rsvaxtfh4ng8qv The Kingdom - Il regno 0 10366 1223332 1223327 2022-08-19T14:30:09Z SunOfErat 12245 /* Episodio 2, Venga il tuo regno */ +1 wikitext text/x-wiki {{FictionTV |titoloitaliano = The Kingdom – Il Regno |titolooriginale = Riget |titoloalfabetico = Kingdom – Il Regno, The |paese = Danimarca |anno = 1994 |genere = horror, drammatico |regista = [[Lars von Trier]] |soggetto = [[Tómas Gislason]], [[Lars von Trier]], [[Niels Vørsel]] |sceneggiatore = [[Tómas Gislason]], [[Lars von Trier]], [[Niels Vørsel]] |attori = * [[Ernst-Hugo Järegård]]: Stig Helmer * [[Kirsten Rolffes]]: Sigrid Drusse * [[Holger Juul Hansen]]: Moesgaard * [[Søren Pilmark]]: Krogshøj * [[Ghita Nørby]]: Rigmor * [[Jens Okking]]: Bulder * [[Otto Brandenburg]]: Hansen * [[Annevig Schelde Ebbe]]: Mary * [[Baard Owe]]: Bondo * [[Birgitte Raaberg]]: Judith * [[Peter Mygind]]: Mogge * [[Solbjørg Højfeldt]]: Camilla * [[Udo Kier]]: Aage Krüger * [[Nis Bank-Mikkelsen]]: Priest * [[Ole Boisen]]: Christian * [[Lea Risum Brøgger]]: Mary's Mother * [[Laura Christensen]]: Mona * [[Paul Hüttel]]: Dr. Stenbaek * [[Henning Jensen]]: Hospital Manager |doppiatori italiani= *[[Michele Kalamera]]: Stig Helmer *[[Cristina Grado]]: Sigrid Drusse *[[Elio Zamuto]]: Moesgaard *[[Fabrizio Temperini]]: Krogshøj *[[Noemi Gifuni]]: Rigmor *[[Giorgio Lopez]]: Bulder *[[Giancarlo Padoan]]: Hansen *[[Gemma Donati (doppiatrice)|Gemma Donati]]: Mary *[[Franco Zucca]]: Bondo *[[Pinella Dragani]]: Judith *[[Alessio Cigliano]]: Mogge *[[Oreste Baldini]]: Christian *[[Oliviero Dinelli]]: Ministro della sanità *[[Gianni Bersanetti]]: Lars von Trier *[[Christian Iansante]]: guardia *[[Enrico Di Troia]] *[[Pasquale Anselmo]] |note = }} '''''The Kingdom – Il Regno''''', miniserie televisiva danese del 1994, regia di [[Lars Von Trier]]. ==Stagione 1== ===[[Incipit]]=== *Il suolo sotto l'ospedale del Regno anticamente era una palude dove i tintori venivano a inumidire i grandi teli che poi stendevano per la sbiancatura. In seguito qui fu costruito il grande ospedale e gli sbiancatori furono sostituiti da medici e ricercatori. Geni della scienza e della tecnologia che per coronare il loro lavoro chiamarono questo luogo Il Regno. Essi erano i padroni della vita. Ignoranza e superstizione non avrebbero più potuto scuotere i bastioni della scienza. Forse fu la loro spiccata arroganza che li portò a negare la spiritualità. E adesso è come se il freddo e l'umidità fossero tornati. Si incominciano a vedere piccole tracce di stanchezza negli edifici non più così solidi e moderni. Nessun essere vivente ancora lo sa, ma la porta del Regno sta per aprirsi. ('''Narratore''') {{NDR|Voce fuori campo}} ===Episodio 1, ''L'ospite infernale''=== * Lei ha richiesto una [[Tomografia computerizzata|TAC]]?! Esiste una sola persona in questo ospedale che ha l'autorità di firmare la richiesta per una tomografia assiale computerizzata e questa persona è il primario! [...] Ma esiste la parola budget nel vostro vocabolario?! Sì o no?! Volete che ve la scandisca?! B-U-D ... {{NDR|si interrompe confuso dallo spelling}} ('''Helmer''') *'''Helmer''': Rigmor, verso quali orizzonti può portare la mancanza di disciplina in questo maledetto Paese? Mi puoi rispondere?<br>'''Rigmor''': No, Stig. * Sai perché Helmer è qui? Perché non c'è nessun ospedale in [[Svezia]] che lo vuole. ('''Krogshøj''') *No, chi l'avrebbe mai detto, non si vede neanche una cacca di mosca... ecco qua, le guardi, le guardi mio giovane assistente, eh eh eh eh eh... sono le immagini del cervello di una spudorata simulatrice mmh, ora se le porta a casa e ci fa un bel quadretto, va bene? Eh eh eh eh eh. ('''Helmer''') {{NDR|Commentando i risultati della T.A.C. della signora Drusse e irridendo Krogshøj che l'aveva prescritta}} *La prossima volta che intende farsi ricoverare con l'imbroglio nel mio reparto, le sarei grato se la smettesse di prenderci per il culo citando parola per parola quello che sta scritto nel manuale generale di neurologia. ('''Helmer''') {{NDR|Rivolto alla signora Drusse}} *Riti ancestrali, vudù, pratiche animiste, superstizioni? Tu sei un dottore, ricordatelo. Una ricercatrice, una donna di scienza. Dovresti correre a lavarti la bocca con il sapone! ('''Helmer''') *Mi scusi, credo di essermi ammalata un'altra volta. ('''Drusse''') {{NDR|Rivolta al dottore dell'accettazione subito dopo essere stata dimessa da Helmer}} *Voi avete paura del [[contatto]]. Paura di avvicinarvi troppo agli altri, ovverosia: paura della morte. E perché? Perché scaturisce dalla paura della [[Comunità|collettività]]. Ogni volta che sull'autobus vi spostate dal sedile per evitare il contatto con il vostro vicino, oppure ogni volta che vi tirate indietro per non toccare qualcosa con le mani e rischiare così di prendervi qualche brutta malattia, ebbene quella è paura della collettività. ('''Bondo''') *Un [[cadavere]], dall'alto della sua sublime magnanimità, fa dono dei suoi tessuti alla scienza e quindi alla collettività. ('''Bondo''') *Chi non sa prendere sul serio la [[malattia|patologia]], non sarà capace di prendere sul serio neppure la vita. ('''Bondo''') *Ancora mi ricordo il casino che mi hai combinato nel maggio del '68. ('''Drusse''') {{NDR|Rivolta al figlio Bulder}} *Per il semplice fatto di essere la madre di una paziente, accusa un primario di chiara fama di aver commesso un errore! Esisterà il reato di diffamazione anche in questo sciagurato Paese. ('''Helmer''') {{NDR|Rivolto alla madre di Mona, ridotta in stato catatonico dopo l'intervento chirurgico da lui praticato}} *Per una cosa triste, piangono i bambini. Per una cosa tragica allora, piangono i grandi. Ma che... ma che succede quando è tutta la casa che si mette a [[piangere]]? ('''Lavapiatti 1''') *Grazie 'o nere torri svedesi, col plutonio abbiamo messo in ginocchio i danesi. Qui la [[Danimarca]] - una cacata di gesso nell'acqua - e lì la [[Svezia]] - scolpita nel granito. Danesi maledetti, danesi canaglia pezzenti. ('''Helmer''') {{NDR|Guardando, con un binocolo, la costa svedese dal tetto dell'ospedale}} *Cari spettatori, grazie per essere venuti insieme a noi nel Regno. Abbiamo cominciato con cautela per non perdere per strada nessuno. Ma dal prossimo episodio cominciano a complicarsi. Qui c'è qualcosa che non va e si alza un grido d'aiuto? Quante volte qualcuno chiede aiuto? E quante volte gli tende la mano? Spesso? Raramente? Mai? Ma questo programma resta nel regno dell'immaginazione. Non possiamo mai raggiungere la vita vera creata da Dio. Anche l'artista più dotato è una formica al suo confronto. Mi chiamo Lars von Trier e vi auguro un'ottima serata. Se vorrete trascorrere ancora del tempo con noi qui al Regno, preparatevi ad accogliere il Bene e il Male. ('''Lars von Trier''') ===Episodio 2, ''Venga il tuo regno''=== *Quando c'è una grana è mia abitudine parlarne per primo così posso prospettare con calma ai colleghi le mie soluzioni. E loro alla fine si limitano a prenderne atto. È un semplice trucco, ma efficace. ('''Moesgaard''') *'''Bondo''': Suo padre è soggetto da sarcoma epatico. Potrei raggiungere importanti risultati con la mia ricerca. Il guaio è che negli ultimi dieci anni non ho trovato un campione fresco su cui lavorare e ho assolutamente bisogno del fegato di suo padre per poter portare al termine la mia ricerca.<br>'''Figlio di Zacharias''': Ho l'impressione che questi edificanti discorsi sul bene dell'umanità, in realtà siano unicamente finalizzati alla sua carriera e comprenderà che stando così le cose i suoi problemi non ci riguardano dottor Bondo. In più trovo la sua richiesta inopportuna e di cattivo gusto.<br>'''Bondo''': La mia ricerca rivoluzionerà i metodi di cura del sarcoma epatico. Il suo consenso potrebbe risparmiare sofferenze atroci a molti altri pazienti.<br>'''Figlio di Zacharias''': Con un caso ogni dieci anni? Mi sembra improbabile che la società possa considerare rivoluzionari i risultati della sua ricerca, ammesso pure che riesca ad ottenerlo. *[[etanolo|Alcol etilico]] e acqua distillata, il liquore più puro che esista al mondo. ('''Krogshøj''') {{NDR|[[brindisi dalle serie televisive|brindisi]]}} *Tutti gli spiriti si trovano in una zona intermedia che noi chiamiamo la Stanza di Swedenborg, ma lei non ci resterà a lungo. Lei passerà dall'altra parte verso la luce ma deve cercare di restare là almeno qualche minuto, qualcuno la chiamerà da dentro la luce e forse si sentirà afferrare, ma lei si sforzi di resistere e non muoversi da là e dopo mi dovrà rispondere. ('''Drusse''') *Stronzate danesi! ('''Helmer''') *Voi di temperamento nervoso, siete sempre i più creativi. ('''Moesgaard''') *Cù cù trallallà [[Hans Christian Andersen|Andersen]] il poeta nazionale danese. Cù cù trallallà, non sono solo degli idioti. Accidenti a loro, sono anche pericolosi. Canaglie, pezzenti! ('''Helmer''') *Bene, questo è il secondo episodio de "il Regno". Vorrei ringraziarvi ancora per aver visto la nostra piccola serie. insieme a noi nel Regno. La signora Drusse continua ostinatamente a seguire gli indizi, anche se sa che potrebbe condurla verso una situazione pericolosa. Questo secondo episodio mi piace molto e lo definirei poetico ed accattivante. Forse pensate che la storia sia prevedibile e deprimente. Se è così, analizzate la vostra vita. È monotona e ripetitiva? Sì? Allora godetevi il piacere di qualcosa di familiare. Ma se la vostra vita è eccitante, allora godetevi questo diversivo e la descrizione delle cose banali che vi siete lasciati alle spalle. Mi chiamo Lars von Trier e vi auguro un'ottima serata. Se vorrete tornare a visitare il Regno, preparatevi ad accogliere il Bene e il Male! ('''Lars von Trier''') ===Episodio 3, ''Un corpo estraneo''=== *''Ciii, siamo tutti quanti però manca qualcun | Ciii, siamo tutti quanti però manca qualcun...'' ('''Medici in coro''') {{NDR|Coretto previsto dall'operazione "Aria del mattino"}} *Tu sei alieno a queste sciocchezze Stig. È talmente chiaro. Braccia incrociate, il linguaggio del tuo corpo è molto eloquente. Il tuo modo per dire: "non vi avvicinate" e forse hai ragione. Forse sono andato troppo oltre. Vieni da una cultura completamente diversa dalla nostra. ('''Moesgaard''') *So che voi danesi avete il deprecabile vizio di rendere le cose tremendamente più complicate di quanto non dovrebbero essere in realtà. ('''Helmer''') *[[Tetrapak]], grande. [[Volvo]], grande. [[Electrolux]], grande. [[Björn Borg]], grande. [[Hasselblad]], grande. E io sono qua, non so neanche perché. Che diavolo avrò fatto per meritarmi questo schifo di Paese! Canaglia, pezzente! ('''Helmer''') *Ancora una volta ci siamo ritrovati nel Regno. Come sono andate le cose? Nell'ombra dell'eccentricità si nasconde l'affascinante terrore. Forse è questo il fondale su quale si staglia con più evidenza la debolezza umana. Ora la signora Drusse ha il suo fantasma e Bondo il suo sarcoma. Le loro conquiste li faranno felici? Chissà. Ora come ora gli oggetti del loro desiderio sembrano piuttosto dei terribili fardelli. E Helmer? Mettiamola in questo modo... {{NDR|Trier prende dalla tasca interna della giacca un tovagliolino piegato}} Questo tovagliolino è fatto da dodici semplici pieghe. Un prototipo davvero elementare se comparato ai mille recessi del cervello umano. {{NDR|Trier prende dalla tasca esterna della giacca un tovagliolino appallottolato}} Ma questa è la versione di Helmer. Non è dei migliori, eh? La verità sulle nostre capacità viene sempre fuori prima o poi. {{NDR|Trier lancia per terra il tovagliolino appallottolato}} Un pensiero terribile, vero? Mi chiamo Lars von Trier e vi auguro un'ottima serata. Se vi unite a noi, siate pronti ad accogliere il Bene e il Male. ('''Lars von Trier''') ===Episodio 4, ''I morti viventi''=== *'''Lavapiatti 2''': Qui è tutto tranquillo.<br>'''Lavapiatti 1''': Per quelli che non vogliono ascoltare è tranquillo. *Il tuo crimine non sarà mai dimenticato. ('''Mary''') *I cattivi rideranno e i buoni piangeranno, è così che va il mondo. ('''Lavapiatti 1''') *Sì, il portale verso Il Regno si sta di sicuro riaprendo. Mary è andata a casa, Judith ha avuto il bambino. I piani si sono realizzati e siamo giunti alle conclusioni. Eppure sembra più un nuovo inizio che una fine. Forse ciò vi turba. Forse ciò che vi abbiamo mostrato vi turba. Noi al massimo possiamo provare a spaventarvi con del sangue finto. Quando girerete lo sguardo, solo allora vi avremo in pugno. Il vero orrore si manifesta solo ad occhi chiusi. resta un semplice problema pratico. Come proseguirà la storia di queste persone e dei loro intrighi? Come continuerà la storia del Regno? Tutto sembrerà ad indicare una sola semplice soluzione: bisognerà usare la testa. {{NDR|Mostra la testa tagliata di un cadavere}} Mi chiamo Lars von Trier e vi auguro un'ottima serata. Se vorrete trascorrere ancora del tempo con noi qui al Regno, preparatevi ad accogliere il Bene e il Male. ('''Lars von Trier''') ==Citazioni su ''The Kingdom - Il regno''== *Questo film rappresenta uno dei momenti più difficili della mia carriera. Hanno dovuto mettermi in faccia di tutto: sangue, gelatina e merdate varie! Non sono riuscito a dormire bene per tre giorni dal fastidio. Comunque una grande esperienza. ([[Udo Kier]]) == Altri progetti == {{interprogetto|etichetta=''The Kingdom - Il regno''}} [[Categoria:Film drammatici]] [[Categoria:Film horror]] h3cr2i1fx09z7bbzemme5ok2fhvfkwh Napoli 0 10486 1223434 1223216 2022-08-20T01:19:20Z Sun-crops 10277 sezione Antonio Ghirelli wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulla città di '''Napoli''' e sui '''napoletani'''. [[Immagine:Napoli.jpg|thumb|530px|Napoli vista dal quartiere di Posillipo; sullo sfondo, il [[Vesuvio]]]] ===Citazioni in prosa=== {{indicedx}} *A dir la verità, la bellezza di Napoli è un po' un inganno. Napoli non è bella, finché non la guardate da lontano. Da lontano si stende dorata nel sole, il mare è azzurro, quanto ne avete appena un'idea, qui davanti un bel pino, lì quell'azzurro è [[Capri]], il [[Vesuvio]] soffia un batuffolo di ovatta biancastra, [[Sorrento]] splende lontana e netta – Dio, è bello. E poi scende il crepuscolo, tutto si inazzurra e spuntano le luci, adesso è tutto un semicerchio di piccole scintille, sul mare si muove una nave e splende di luci verdi, azzurre, dorate: Dio, è bello! Ma entra in città, amico mio; cammina per le strade, posa su tutto i tuoi occhi boemi e goditi quanto puoi il pittoresco di questa vita; tra un po' ne sarai nauseato. Forse queste strade sono pittoresche, ma sono decisamente bruttissime. Girovaghi sotto ghirlande di biancheria sporca, ti fai largo tra una minutaglia di ogni risma, asini, mascalzoni, capre, bambini, automobili, ceste di ortaggi, e di altre equivoche porcherie, officine che fuoriescono sul marciapiede e arrivano al centro della strada, immondizie, marinai, pesci, carrozzelle, cespi di cavolo, strilloni, ragazze con i capelli acconciati, sudici monelli stesi a terra; è tutto uno spintonarsi, uno schiamazzare, un bastonare con malagrazia gli animali, un chiamare a gran voce, offrire, urlare, schioccare la frusta, derubare. ([[Karel Čapek]]) *'A disoccupazione pure è un grave problema a Napoli, che pure stanno cercando di risolvere... di venirci incontro... stanno cercando di risolverlo con gli investimenti... no, soltanto ca poi, la volontà ce l'hanno misa... però hanno visto ca nu camion, eh... quante disoccupate ponno investi'? [...] cioè, effettivamente, se in questo campo ci vogliono aiutare, vogliono venirci incontro... na politica seria, e ccose... hann' 'a fa' 'e camiòn cchiù gruosse. ([[Massimo Troisi]]) *A guardare nella nazione napolitana solamente l'uomo, a contemplare l'enorme sciupio delle leggi morali e religiose, ogni anima onesta sarebbe tentata a gridare: Dio non è, o l'uomo non è l'opera della sua mano! Ma quando lo sguardo ricade su quelle soavi creature, in cui non sai che più ammirare, se lo splendore della bellezza o la nobilità dello spirito, quando vagheggi quell'opàla eterna i cui fuochi non muoiono mai; allora ti riconcilii con Dio e dici: quest'uomo è caduto, e la sua tristizia è un'espiazione. Un'espiazione forse della sapienza etrusca, della signoria romana, della libertà proficua del medio evo; un'espiazione della codardia moderna e dello scoraggiamento di oggidì. ([[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]) *A [[Milano]] od a [[Torino]] come nella maggior parte delle grandi città moderne, è appunto il moderno sviluppo industriale e commerciale che ha determinato progressivamente, con l'incremento demografico, l'ossatura fondamentale della vita cittadina, mentre il grande agglomerato umano di Napoli e la sua struttura sociale hanno origini assai più lontane, sono il prodotto di altre condizioni economiche, di altre forme di vita. Assai prima della costituzione del [[Regno d'Italia]], Napoli era stata, per lunghi secoli, la capitale del maggiore tra gli Stati in cui l'Italia era divisa, ed una delle più grandi città d'Europa. Già nello scorcio del Medio Evo, Napoli oltrepassava i 200 mila abitanti, quando Milano non sorpassava che di poco i 50 mila e Torino ne contava 16 mila soltanto; quando [[Amburgo]] ne aveva meno di Torino e [[Londra]] meno di Milano. ([[Emilio Sereni]]) *A mio parere, Napoli è l'unica città d'Italia che rappresenta veramente la sua capitale. ([[Charles de Brosses]]) *A Napoli, diversamente da [[Firenze]] o [[Venezia]], che sono città museo, prive di una vera vita cittadina, e dove tutto è organizzato in funzione di un turismo di massa che ha completamente cambiato la qualità della vita rendendo queste città dei musei ingessati, Napoli ha la possibilità, non potendo contenere un turismo di massa come le suddette città, di conservare il suo straordinario fascino e le qualità dove il museo è un museo vivente, dove il patrimonio artistico convive con le realtà sociali, economiche, commerciali. Dove cioè il patrimonio artistico non è visto come un museo ma come parte di una vita in continua trasformazione, con le sue ombre, le sue luci, la miseria e la nobiltà. Napoli, cioè, come ultimo luogo di una mediterraneità vissuta non come museo ma come vita e realtà in continua evoluzione. ([[Nicola Spinosa]]) *A Napoli è cambiato tutto. O quasi. Per i rifiuti è cambiato molto poco. La [[camorra]], è vero, è diventata meno aggressiva. E da qualche avamposto si è dovuta ritirare. Però la raccolta dei sacchi «da 'a munnezza» è rimasta nelle mani delle stesse imprese che l'avevano ottenuta in appalto agli inizi degli anni Novanta, gli anni d'oro di Cirino Pomicino, De Lorenzo, Di Donato: i tre avidi «viceré» del Caf. Imprese che nel settembre del '96 hanno riottenuto dalla giunta Bassolino l'appalto per la raccolta delle 1300 tonnellate/giorno di pattume tal quale generate dalla città di Napoli. ([[Ivan Berni]]) *A Napoli è stata affibbiata una mutazione di funzione e destino di cui non si è mai compresa la connotazione: da ex capitale, che cosa è diventata? Non si sa. E quel che è peggio: non se ne discute. ([[Philippe Daverio]]) *A Napoli, il 15 maggio, una sollevazione popolare aveva colto tutti di sorpresa. I soldati spararono e ci furono molti morti. Il Parlamento, che aveva tentato una mediazione, venne invece accusato di aver sostenuto la sedizione. ([[Nico Perrone]]) *A Napoli puoi anche mandare un prefetto di frontiera come Mori o un baluardo della cultura come il sottoscritto. Ma non ci fai nulla. Un po' come a [[Palermo]]. Al Sud c'è una travolgente forza del male. ([[Vittorio Sgarbi]]) *A Napoli va debitrice l'[[Italia]] della restaurazione della moderna [[filosofia]] razionale, che da quel regno si propagò per tutta la penisola. Il [[Bernardino Telesio|Telesio]], il [[Giordano Bruno|Bruno]] ed il [[Tommaso Campanella|Campanella]] aveano cominciato a scuotere il gioco aristotelico; il [[Giambattista Vico|Vico]] ed il [[Antonio Genovesi|Genovesi]] lo levarono dal collo degli Italiani e lo infransero. ([[Giuseppe Maffei]]) *Amo Napoli perché mi ricorda [[New York]], specialmente per i tanti travestiti e per i rifiuti per strada. Come New York è una città che cade a pezzi, e nonostante tutto la gente è felice come quella di New York. ([[Andy Warhol]]) *Avevo visto Valencia e Barcellona, avevo visto Genova, Milano, Venezia, Firenze e anche Roma; tuttavia non sapevo cosa fosse una grande Città fino a quando non sono giunto a Napoli. Altre la superano per la bellezza degli edifici e il gusto degli ornamenti, ma quella folla immensa, quello strepito di persone; quello splendore e frastuono di carrozze, quell'abbondanza di cose, quell'allegro tumulto e quella pacifica confusione destano scompiglio nell'animo di chi la vede per la prima volta. [...] Una splendida corte, una milizia brillante, un'innumerevole e ricca nobiltà, un altrettanto numeroso e ricco foro, un popolo chiassoso, una folla infinita fanno di Napoli una grande città come solo se ne possono vedere in Inghilterra e in Francia, ma non certo in altre nazioni europee. ([[Juan Andrés]]) *Cara Napoli, è difficile, tanto difficile dopo quattro anni... e allora ho pensato che forse è meglio salutarti così: chiedendo in prestito prima a zio Pino e poi a te, quello che la gente, la meravigliosa tua gente, ti canta ogni volta come una promessa di amore eterno. [...] ''Napule è tutto nu' suonno e a' sape tutto o' munno ma nun sann' a verità.''<ref>Nella lettera vengono citati i versi di ''Napule è'' di [[Pino Daniele]].</ref> Io la so. L'ho scoperta, l'ho amata, l'ho chiusa a chiave nel cuore: ed è per questo che oggi i miei occhi sono bagnati da questo mare e sporcati da questa terra. Terra mia. Ciao guagliù, forza Napoli sempre. ([[Gökhan Inler]]) *''[[Francesco Caracciolo (ammiraglio)|Caracciolo]]'' era uno di quei pochi che al più gran genio riuniva la più pura virtù. Chi più di lui amava la patria? Che non avrebbe fatto per lei? Diceva che la Nazione Napolitana era fatta dalla natura per avere una gran marina, e che questa si avrebbe potuto far sorgere in pochissimo tempo: avea in grandissima stima i nostri marinari. ([[Vincenzo Cuoco]]) *Che cosa significasse per il [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]] l’incontro con la immensa capitale mediterranea, più classicamente antica di Roma stessa, e insieme spagnolesca e orientale, non è difficile intendere a chi abbia letto almeno qualche passo del Porta o del Basile; un’immersione entro una realtà quotidiana violenta e mimica, disperatamente popolare. ([[Roberto Longhi]]) *{{NDR|Sembrerebbe}} che un riflesso del sorriso di questo cielo privilegiato si diffonda su di essi<ref>I napoletani.</ref>, che anche sul dolore sanno innalzare a Dio canti festosi. ([[Fanny Salazar Zampini]]) *Chi ha ragione? Chi ha visto meglio il tratto saliente della città che, come ogni realtà complessa, può essere considerata da molti e differenti punti di vista? Lo scrittore napoletano [[Raffaele La Capria]] definisce Napoli una città bifronte, come Giano, il dio con due facce: «Secondo come la si guarda può essere "disperatissima" o "felicissima"».<br>Il dilemma rappresentato da Napoli è forse nel fatto che qualunque giudizio si esprima può essere considerato giusto. La magnificenza e l'abiezione, la bellezza e l'orrore, una gentilezza e una crudeltà che sembrano venire entrambe da tempi remoti. Perché se Napoli fosse solo orrore e ferocia come talvolta la cronaca induce a pensare, non varrebbe nemmeno la pena di arrovellarsi, di chiedersi come mai possa accadere tutto ciò che vi accade. ([[Corrado Augias]]) *Ci sono città più forti dei secoli: il tempo non le muta. Si succedono le dominazioni, le civiltà vi si depositano come sedimenti geologici; ma esse conservano attraverso i tempi il loro carattere, il loro profumo, il loro ritmo e il loro rumore, diversi da tutte le altre città della terra. Da sempre Napoli è una di queste e, come appare oggi al viaggiatore, così era nel Medioevo e così indubbiamente mille anni prima, mezzo africana e mezzo latina, con i suoi vicoletti affollati, il suo chiassoso brulichio di gente, il suo odore di olio, di zafferano e di pesce fritto, la sua polvere color del sole e il rumore di sonagli che dondolano al collo dei muli. ([[Maurice Druon]]) *Città cosmopolita per eccellenza e tollerante quante altre mai, Napoli, più che limitarsi ad offrire ospitalità e rifugio agli esuli greci nelle diverse, tristi o meno tristi, vicende della loro storia, ha costituito quasi sempre una seconda patria, come a suggellare nel tempo il significato dell'antico nome ellenico. Per chi è greco e ha stabilito la propria dimora in questa città, non diversamente dai tanti altri che l'hanno preceduto nei tempi andati, non è solo un conforto o un compiacimento, è un motivo di esaltazione, e anche una lusinga cui non è facile sottrarsi. ([[Costantino Nicas]]) *Colpito dalla prima apparizione di Napoli. Grandi folle, strade belle, edifici alti. ([[Herman Melville]]) *Comm si bell... I miss you assai assai.<ref>Come sei bella {{NDR|Napoli}}... Mi manchi assai assai.</ref> ([[David Rocco]]) *Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un'impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle "Quattro Giornate" di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria. Napoli, 27 – 30 settembre 1943. (<small>Motivazione data dalla Presidenza della Repubblica italiana con decreto del 10 settembre 1944, che così assegnava alla città di Napoli la Medaglia d'oro al valor militare.</small><ref>''[http://archive.today/2013.07.02-161334/http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=18392 Medaglia d'oro al valor militare, città di Napoli.]'', ''quirinale.it''.</ref>) *Con una ovvietà potremmo ricordare che le tre grandi lingue del teatro sono il [[veneto]], il napoletano e il [[Sicilia|siciliano]]. Lingue che consentono di rappresentare comportamenti, allusioni, doppi fondi capaci di alimentarsi nel gesto, come accade nell’inglese di Shakespeare. ([[Toni Servillo]]) *Credimi, per chi ha un po' d'onore e di sangue nelle vene, è una gran calamità nascere napoletano. ([[Carlo Filangieri]]) *Cuffià: Dileggiare, beffare, deridere, burlare, prendere in giro, ma in una cadenza autenticamente napoletana, cioè ironica, sorridente e canzonatoria, tutt'altro che beffarda, sarcastica e maligna. [...] per l<nowiki>'</nowiki>''homo neapolitanus'' il ''cuffià'' si configura spesso quale itinerante supporto esistenziale: per lui, che sotto le disincantate specie del ''Tatonno 'e Quagliarella'' di [[Giovanni Capurro]] (musicato da [[Francesco Buongiovanni]] nel 1919), può dire «cuffeio pure 'a morte e 'a piglio 'a risa»... Ed è proprio in questa sovrana irrisione che si condensa e si sublima tutta la millenaria saggezza del nostro popolo, tutta la perenne essenzialità del suo sussistere, tutta la esplicita garanzia della sua rinnovantesi sopravvivenza... ([[Renato De Falco]]) *{{NDR|Napoli, vista dal Museo di San Martino}} Da questo cumulo di tetti si levava un frastuono, un urlo continuo, come esplosioni di voci ininterrotte, di cui non ci si fa l'idea nella città stessa. Questo vi incute davvero una sorta di spavento, e questo rumore che si alza con la nebbia azzurra fa stranamente sentire a quale altezza ci si trova e dà le vertigini.<br />Queste cappelle di marmo mi hanno incantato. Il paese che possiede quel che possiede l'Italia è il paese più ricco del mondo. Io paragono l'[[Italia]] con il resto dell'universo, come un magnifico quadro con un muro imbiancato a calce.<br />Come ho osato giudicare Napoli l'anno scorso! se solo avessi visto! Tutta la strada di San Martino e la discesa lungo Posillipo offrono bellezze da lasciare stupefatti. E queste ville sparpagliate e questo mare, e il Vesuvio e il cielo, e la grotta di Pozzuoli, che si scorge come una bocca di cannone! – Si perde la testa! ([[Marija Konstantinovna Baškirceva]]) *Da Parigi, seguendo i confini di Francia, abbiamo visto il Meno gettarsi nel Reno tra sponde fitte di bei vigneti, e la fertile Campania fino a Napoli, coi suoi palazzi stupendi e le strade dritte, ben lastricate, che dividono la città in quattro parti. E la tomba d'oro del saggio [[Publio Virgilio Marone|Marone]], e la strada lunga un miglio che tagliò nella roccia in una sola notte. ([[Christopher Marlowe]]) *Dei magnati napoletani mi ricorda di avere una volta parlato con poco favore a cagione di certo barbaro spettacolo non so se tuttavia costì praticato, che allora mi mosse a sdegno e a ribrezzo. Ma per ben costumata che sia, non v' è città che alcuna cosa in se stessa non offra degna di biasimo: ed or m'avveggo come degnissimi essi si porgano di bella lode per animo liberale, per indole generosa, e per singolare fedeltà nell' amicizia. E questo vanto {{sic|meritamente}} a loro consente la storia di Roma, che ridotta nella seconda guerra Punica allo stremo delle sue forze, abbandonata e combattuta da quasi tutta l' Italia, e tradita dai Capuani vostri vicini, che i benefizi ed i soccorsi da lei ricevuti rimeritarono con odio mortale e con gravissime ingiurie, dalla esimia fedeltà, e dalla liberale munificenza dei Napolitani ebbe nell'ora del suo più grave pericolo aiuto e sostegno. Perché gli antichi non meno che i recenti tempi mi porgono sicuri argomenti ad affermare che, chi veduta Napoli non se ne innamora, o non conosce che sia virtù, o non è capace di amarla. ([[Francesco Petrarca]]) *Disumanizzare Napoli non deve essere stato facile, ma sembrano esserci riusciti. Un popolo che ha molto patito superando con la sua vitalità e la sua impressionante saggezza prova dopo prova è facilmente preso alla sprovvista da un'aggressione disumanizzante, che ha lo scopo di ucciderne l'anima fingendo di liberarlo; così mi spiego questo popolo stravolto, paralizzato, che non può più fare nient'altro che gonfiarsi di rumore e produrne, ingoiare caos e trombettarlo fuori. ([[Guido Ceronetti]]) *{{NDR|A Napoli}} Dopo il 1830 nacque una nidiata di giornali, che sebbene parlassero di sole cose letterarie, e dicessero quello che potevan dire, pure ei si facevano intendere, erano pieni di vita e di brio, e toccavano quella corda che in tutti rispondeva. Era moda parlare d'Italia in ogni scritturella, si intende già l'Italia dei letterati: e sebbene molti avessero la sacra parola pure al sommo della bocca, nondimeno molti altri l'avevano in cuore. ([[Luigi Settembrini]]) *È così! I più grandi uomini, le figure nostre più luminose, non trovarono mai chi si agitasse in loro favore: [[Francesco de Sanctis]] e [[Luigi Settembrini]] hanno appena due povere teste marmoree in quel giardino pubblico che chiamiamo ''la [[Villa comunale di Napoli|Villa]]''; [[Salvator Rosa]], [[Luca Giordano]], [[Pietro Giannone]], [[Carlo III di Spagna|Carlo III]], nulla; e i monumenti di Napoli sorti da cinquant'anni a questa parte, – salvo qualche rarissima eccezione – rappresentano, nella sciagurata decadenza della Scultura, la Partigianeria, la Politica e l'Intrigo...<br>Nemmeno le [[Accademia|Accademie]], delle quali pure il [[Bartolommeo Capasso|Capasso]] fu tanta parte, si mossero per onorarlo. Ma si muovono, forse, le Accademie? O non sono, forse, ora più che mai, acque stagnanti, necropoli anticipate, in cui si adagiano e nicchiano, nel ''severo raccoglimento'' che è torpore letale, le Mummie dell'Arte, della Letteratura e della Scienza?<br>Conto fra gli Accademici amici illustri e carissimi, viva minoranza d'intelletti fervidi in quelle Case dei Morti; e mi domando da anni perché non si riuniscono, in una iniziativa che qualcuno già tentò di sviluppare! Or vedremo invece altri marmi, non meno brutti di quelli già esistenti, ingombrare le piazze. ([[Ferdinando Russo]]) *È l'unica vera capitale d'Italia, avendo conservato splendori e miserie dell'impero spagnolo. Questo è l'unico posto al mondo dove gli aristocratici possono ancora fare i funerali col tiro a 8 di cavalli infiocchettati. Dove convivono la miseria disperata di [[Spaccanapoli]] e la sofisticazione disperata delle case degli aristocratici, capaci di affrontare così bene il ridicolo di quei fiocchetti sui cavalli ai funerali. ([[Fernanda Pivano]]) *{{NDR|[[Totò]]}} È la mia passione perché, oltre che grande interprete, è il simbolo di una Italia furba ma un po' ingenua, in cui non esisteva solitudine. Un'epoca che avete vissuto voi in Italia, soprattutto a Napoli e anche noi in Spagna. Ma che ora non esiste più. Quando cammino per le vie della città, nei [[Quartieri Spagnoli]] o nelle strade del centro storico provo una profonda malinconia, perché sono il segno del tempo che è passato e non ritornerà. ([[Arturo Pérez-Reverte]]) *È proprio di Napoli che si può ripetere con un famoso personaggio: qual è quel gentiluomo che non ha scritto una tragedia? Con questa variante, per altro, che la moda delle tragedie essendo passata, quei giovanetti egregi si erano dati al dramma e alla commedia; ingannando gli ozî signorili nel culto delle Muse, "cui giovano le quinte e la ribalta". La nobiltà napoletana segue in {{sic|cotesto}} le tradizioni del suo duca di Ventignano e del suo barone (sic)<ref>Nel testo citato.</ref> Genoino. Parte coltiva ancora gli studî classici, sotto gli auspici di Gargallo e di [[Basilio Puoti]]; parte si è data con ardore alla scuola moderna, e va sull'orme di [[Eugenio Scribe]] e di [[Alfred de Musset|Alfredo de Musset]]. Ma gli uni e gli altri, col loro culto per la scena, ci fanno fede che l'amore delle lettere è sempre vivo nel seno dell'aristocrazia del Sebeto, diversa in ciò da quella di tante altre città italiane. Epperò va lodata, e tutti debbono augurarsi che i baci delle Muse, una volta dati, non vadano perduti. ([[Anton Giulio Barrili]]) *È un fatto per me oramai fermo: codesti meridionali, dal più al meno, recano nella poesia quella volubilità delle loro chiacchiere, che si devolve per lunghi meandri di versi sciolti o per cadenzati intrecciamenti di strofe senza una cura al mondo del pensiero. Il poeta napoletano tipo è il [[Giovan Battista Marino|Marino]]. È inutile: i meridionali non sono poeti né artisti, non ostante tutte le apparenze: sono musici e filosofi. La poesia (anche questo parrà un paradosso) è delle genti più prosaiche e fredde della Toscana e del Settentrione. ([[Giosuè Carducci]]) *È una città dove concorrono elementi che ritroviamo separatamente altrove, ma che a Napoli sono tutti riuniti. Perché Napoli è l'unica città del [[Mediterraneo]] in cui elementi di cultura greca, orientale, nordafricana, slava, francese, catalana, aragonese, perfino tedesca, si riuniscono in modo tale che non esiste un esempio simile nel Mediterraneo. Napoli è soprattutto Napoli ed è in questo aspetto la sua vera napoletanità, la capacità naturale di coordinare e conciliare fatti sociali, culturali ed antropologici in un luogo che è l'emblema di tutta la mediterraneità. ([[Nicola Spinosa]]) *È una trappola in cui noi napoletani cadiamo spesso, pensiamo sempre di essere simpatici. ([[Silvio Orlando]]) *Eccoci finalmente qui. Un proverbio italiano dice: – Vedi Napoli e poi muori!, ma io dico: – Vedi Napoli e vivi – perché c'è molto qui degno di essere vissuto. ([[Arthur John Strutt]]) *Ed è questa l'altra differenza con Berlino: mentre la seconda torna a vivere con la riunificazione germanica un momento di grande rilancio, all'opposto Napoli con l'unità d'Italia non ha fatto che perdere colpi. Eppure, le due città hanno in comune «tutte le caratteristiche che le rendono amabili agli occhi dei giovani, solo che a Napoli questa risorsa non viene percepita come una ricchezza bensì come un problema. Bisogna cambiare il paradigma, così come fu fatto per Berlino negli anni '80, e comprendere che i centri storici sono risorse su cui investire». ([[Hans Stimmann]]) *Era allora Napoli in un periodo di grande splendore. La sua vecchia aristocrazia, nella quale s'intrecciavano con la boriosità spagnola e l'argutezza francese l'innato senso estetico della [[Magna Grecia]], era fra le prime d'[[Europa]]. Briosa, svagata, scapigliata, elegante, vi si alternavano splendide feste a chiassose mattane, spettacoli di eccezione a banchetti pantagruelici, gite a [[Capri]], ad [[Ischia]], sul [[Vesuvio]]. ([[Salvatore Gaetani]]) *Era sera quando arrivai in città. Una sagra era stata allestita lungo tutta via Caracciolo e [[Posillipo]], con tamburi, pifferi e tarantelle. Più tardi i fuochi d'artificio illuminarono l'intero [[Golfo di Napoli|golfo]]. Non avevo più visto niente di così spettacolare dai bombardamenti notturni dei primi anni quaranta. Ho capito, allora, come luci e saette non siano sempre messaggeri di morte, ma possano invece rappresentare un rituale incantatorio grazie al quale cacciare i demoni ed esorcizzare la malasorte. Mi sentivo a mio agio, completamente solo, anonimo e libero tra migliaia di anonimi e liberi stranieri. ([[Hans Werner Henze]]) *Farei fatica a vivere nel caos delle grandi città. Ma io adoro Napoli e la sua umanità, adoro lo spirito sociale che c'è lì, il fatto che se succede una cosa al tuo vicino è come se fosse successa a te. Napoli ti dà un amore unico che ogni allenatore dovrebbe provare nella vita. ([[Maurizio Sarri]]) *Già non vi sono più tutte le immagini religiose che c'erano in altri tempi. L'immagine di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] ha sostituito quella del Signore. Adorare è una necessità di Napoli, adorare con fervore, qualunque sia l'oggetto dell'adorazione; adorare con urla, gesti, in mezzo allo strepito e alla gazzarra, con l'esaltazione propria dei temperamenti nervosi e col fanatismo che accompagna le passioni meridionali accese dal caldo molto intenso del clima. C'è qualcosa del Vesuvio, qualcosa dei suoi ardori e delle sue eruzioni, e anche qualcosa delle sue velleità nella mobile e ardente natura dei napoletani, di questi greci degenerati che vivono col sorriso sulle labbra sempre sull'orlo della morte, minacciati da un vulcano delle stesse catastrofi che seppellirono Ercolano e Pompei. ([[Emilio Castelar]]) *Gloria d'Italia e ancor del mondo lustro, madre di nobiltade e di abbondanza, benigna nella pace e dura in guerra. ([[Miguel de Cervantes]]) *Grande civiltà di Napoli: la città più civile del mondo. La vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana. ([[Elsa Morante]]) *Guardo in questo momento con rinnovata fiducia a Napoli e ai napoletani, alla loro capacità di cogliere i frutti del riconoscimento rappresentato dalla competizione che oggi si inaugura {{NDR|l'America's cup}}, e di esprimere, in generale, lo slancio necessario per la valorizzazione delle preziose risorse e potenzialità di cui è ricca la nostra grande, storica città. ([[Giorgio Napolitano]]) *Ho maltrattato Napoli: nondimeno, non la lasciammo, senz'avervi veduto il bel tempo. Bisogna confessare ch'ell'è bella e brillante allor che splende il solo, quanto nojosa e sgarbata sotto un cielo di pioggia. Immaginatevi, inquest'ultimo caso, di vedere una povera fanciulla che corre le strade, durante il {{sic|carnovale}}, in orpelli da teatro. Quanto più porta e nastri e merletti, quanto più fiori ha nelle chiome, quanto più la di lei acconciatura {{sic|strigne}} splendidi e freschi colori e tanto più parimenti vi si mostra il fango, e tanto più il vento e la pioggia la scompongono e la scolorano, e tutto ciò di cui ornossi per piacere la rende esosa a vedersi. Ma se dolce l'aria e limpida e sonora mai siasi all'indomani, se riede il sole, ed ella ritorni col sole: ell'è attillata, ell'è leggiera; que' suoi nastri cangiano di colore all'occhio, lusinghiero è il suo riso, ed il suo canto ci allegra. Ecco veramente Napoli. Essa è fatta per vivere al sole. ([[Louis Veuillot]]) *Ho vissuto in questa città, per la prima volta, non da turista, ma da napoletano. Per conoscerla a fondo dovevo anche viverla a fondo. Per me è stata l’esperienza lavorativa più bella in assoluto. Oggi mi sento come un vero e proprio ambasciatore di Napoli. Parlo sempre di questa città stupenda quando vengo intervistato dai giornali americani. Molti mi chiedono perché ho scelto di raccontare proprio Napoli. Io rispondo che volevo raccontare una città diversa. All'estero l'Italia viene associata alla pizza, al caffè, al sole, ma in realtà tutti questi cliché provengono da Napoli: questo fa capire che è Napoli il vero cuore dell’Italia. Molti che vanno in vacanza in Italia scelgono altre regioni come la [[Toscana]] per prendere il vino, ma questa come altre mete simili fanno parte del turismo chic; per conoscere veramente l'Italia bisogna andare a Napoli. ([[David Rocco]]) *I miei primi giorni a Napoli li ho trascorsi a guardare le processioni, sempre molto sontuose durante la settimana santa. ([[Joseph Addison]]) *I napoletani amano la loro città come un padre brutale si sente in diritto di maltrattare la propria figlia e non è consapevole di maltrattare innanzitutto se stesso, la nobiltà che è propria di un essere umano, senza la quale la brutalità dilaga verso la più bieca bestialità. ([[Gea Martire]]) *I napoletani guardano sempre indietro e mai al presente e al futuro, e dicono con nostalgia "prima si stava così bene". ([[Carlo Buccirosso]]) *I napoletani sono ipocriti, sembrano allegri, invece sono tristi. La gente li osserva, e loro fanno finta di essere spensierati. Non s'impegnano, perché da quando avevano in casa i mori sanno come va a finire. ([[Peppino De Filippo]]) *I Napolitani mi paiono incomparabilmente migliori.<ref>Rispetto ai romani.</ref> Sono rozzi, ma cordiali, franchi, aperti: sono generalmente incolti, ma non presumono: sono superstiziosi, ma non persecutori come i Romani. la natura ha fatto qui tutto, ma gli uomini non hanno fatto nulla{{sic|,..,.}} Contuttociò Napoli mi piace più di tutte le città d'Italia. Se la natura avesse dato ai Napolitani la maniera, la lingua e la polizia dei Fiorentini, io credo che gli angeli e i santi del paradiso abbandonerebbero il Padre eterno per venire a stare a Napoli. ([[Carlantonio Pilati]]) *I nostri sono de' vili, degli infami, degli esseri esecrati. Il fratello d' Acton è giunto e racconta orrori. Mack è alla disperazione. Sono fra duolo e fra sbalordimento.<br>Addio, i miei complimenti all'eroe Nelson ed alla sua buona nazione: arrossisco dell'infame viltà della nostra. ([[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]]) *Il 1848 era alle porte, ma pareva che nessuno lo sospettasse; Napoli ha sempre di queste placide esteriorità: l'interno lavorio non offusca il suo aspetto e neppur le più grandi disgrazie valgono a mutarne la fisionomia. Con un grano, in quegli anni, il lazzarone era quasi ricco, e una piastra ballonzolante nella saccoccia del panciotto a un borghese gli conferiva l'aria della più grande superiorità. L'allegra povertà, in pieno possesso della strada, vi si sciorinava al sole; il facchino appisolato, a un angolo, in una cesta, schiudeva, di volta in volta, gli occhi e tranquillamente, abituato a posare, contemplava il forestiero, inglese o francese, che, impiedi, davanti a lui, pigliava note in un taccuino. Le solite baldorie per le feste de' soliti suoi santi occupavano la gente de' quartieri inferiori – come anche adesso la occupano – ma pareva che un senso di caricatura fosse pur penetrato dal giornale fin nella plebe. ([[Salvatore Di Giacomo]]) *Il Comitato ha deciso l'iscrizione sulla base di criteri (ii) e (iv), considerando che il sito è di eccezionale valore. Si tratta di una fra le più antiche città d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia lunga e densa di eventi. La sua posizione sulla baia di Napoli gli conferisce un valore universale eccezionale che ha avuto una profonda influenza in molte parti d'Europa e oltre. (<small>Motivazione data dal Comitato di valutazione dell'UNESCO che nel 1995 decise di annoverare il centro storico di Napoli fra i siti patrimonio dell'umanità.</small><ref>«''The Committee decided to inscribe the property on the basis of criteria (ii) and (iv), considering that the site is of exceptional value. It is one of the most ancient cities in Europe, whose contemporary urban fabric preserves the elements of its long and eventful history. Its setting on the Bay of Naples gives it an outstanding universal value which has had a profound influence in many parts of Europe and beyond.''» Vedi ''[http://whc.unesco.org/en/decisions/3088 Decision - 19COM VIII.C.1 - Inscription: The Historic Centre of Naples (Italy)]'', ''unesco.org''.</ref>) *Il giorno appresso abbandonai con dispiacere quelle incantevoli spiagge di Napoli che pur m'erano state fatali due volte: non le potei salutare cogli occhi, ma il cuore armonizzò co' suoi palpiti l'inno mestissimo della partenza. Sapeva di non doverle piú rivedere, e se io non moriva per loro, esse restavano come morte per me. ([[Ippolito Nievo]]) *Il [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] aveva ragione nel demolire la leggenda del «lazzaronismo » organico dei napoletani e nel rilevare invece che essi sono molto attivi e industriosi. Ma la {{sic|quistione}} consiste nel vedere quale sia il risultato effettivo di questa industriosità: essa non è produttiva e non è rivolta a soddisfare i bisogni e le esigenze di classi produttive. Napoli è la città dove la maggior parte dei proprietari terrieri del Mezzogiorno (nobili e no) spendono la rendita agraria. Intorno a qualche decina di migliaia di queste famiglie di proprietari, di maggiore o minore importanza economica, con le loro corti di servi e di lacchè immediati, si organizza la vita pratica di una parte imponente della città, con le sue industrie artigianesche, coi suoi mestieri ambulanti, con lo sminuzzamento inaudito dell'offerta immediata di merci e servizi agli sfaccendati che circolano nelle strade. Un'altra parte importante della città si organizza intorno al transito e al commercio all'ingrosso. L'industria «produttiva», nel senso che crea e accumula nuovi beni, è relativamente piccola, nonostante che nelle statistiche ufficiali Napoli sia annoverata come la quarta città industriale dell'Italia, dopo [[Milano]], [[Torino]] e [[Genova]]. Questa struttura economico-sociale di Napoli spiega molta parte della storia di Napoli, città cosi piena di apparenti contraddizioni e di spinosi problemi politici. Il fatto di Napoli si ripete in grande per Palermo e Roma e per tutta una serie numerosa (le famose «cento città») di città non solo dell'Italia meridionale e delle isole, ma dell'Italia centrale e anche di quella settentrionale (Bologna, in buona parte, Parma, Ferrara, ecc). Si può ripetere per molta popolazione di tal genere di città il proverbio popolare: quando un cavallo caca cento passeri fanno il loro desinare. ([[Antonio Gramsci]]) *Il napoletano è per ordinario sobrio, ma intemperante fino alla ghiottornia nelle grandi gioie eccezionali. Dissi fino alla ghiottornia, mai però fino all'ebrezza: dopo questi formidabili pasti e queste omeriche libagioni i convitati se ne tornavano in città insieme, camminando dritti e sicuri, come una pattuglia di granatieri digiuni. ([[Marc Monnier]]) *Il napoletano è quello che era. Parlo in generale. Se pensa, non pensa che a Napoli. Gli stessi imbroglioni, gli stessi ciarlatani, gli stessi vigliacchi: non senso comune, non vera conoscenza delle cose del mondo, la stessa spensieratezza. Il brigantaggio è sempre lì. Già cominciano a borbottar contro le nuove imposte. ([[Bertrando Spaventa]]) *Il napoletano non chiede l'elemosina, ve la suggerisce. ([[Leo Longanesi]]) *Il Papa è a Roma, [[Dio]] è a Napoli. ([[Jean Cocteau]]) *Il papa non è venuto mai a Napoli per paura che gli chiedono i soldi. [...] Io una volta ci sono andato a Napoli. Era pulita. Però forse non ho visto bene. A Napoli ci sono tutti i ladri, mariuoli, assassini e drogati. Il mare è una latrina. Vendono le cozze usate. (''[[Io speriamo che me la cavo]]'') *Il popolo non era né greco, né romano, né bizantino; era il popolo napoletano di sempre, un popolo che non assomiglia a nessun altro: di un'allegria che è uno schermo a coprire la tragedia della miseria; di un'enfasi che è un modo per dare un valore allo scorrere monotono dei giorni; di una pigrizia che è saggezza e che consiste nel non fingere di essere attivi quando non si ha nulla da fare. Un popolo che ama la vita, che gioca d'astuzia con i rovesci del destino, che ha il gusto della parola e il disprezzo per l'agitazione militare, perché la pace, che ha conosciuto solo raramente, non lo annoia mai. ([[Maurice Druon]]) *Il segreto del [[blu]] è ben custodito. Il blu arriva da laggiù. Man mano che avanza s'indurisce e si muta in montagna. La cicala vi lavora. Gli uccelli vi lavorano. In realtà, non si sa niente. Si parla del blu di Prussia. A Napoli la [[Maria|Santa Vergine]] resta nei buchi dei muri quando il cielo si ritira.<br>Ma qui tutto è mistero. Mistero lo zaffiro, mistero la Santa Vergine, mistero il sifone, mistero il collo del marinaio, mistero i raggi blu che accecano ed il tuo occhio blu che attraversa il mio cuore. ([[Jean Cocteau]]) *Il tumulto e l'andirivieni quotidiano rendono Napoli una città popolata e piena di vita come Parigi. ([[Donatien Alphonse François de Sade]]) *Imperciocché ad un tratto si fa un gran rivolgimento di cose letterarie in Napoli, che, quando si credevano dovervisi per lunga età ristabilire tutte le lettere migliori del Cinquecento, con la dipartenza del duca viceré vi surse un altro ordine di cose da mandarle tutte in brievissimo tempo in rovina contro ogni aspettazione. ([[Giambattista Vico]]) *In [[Campania]] è finita l'era [[Antonio Bassolino|Bassolino]], nonostante «Un posto al sole». Negli anni, la soap di Raitre ha disegnato una Napoli che non c'è, una Napoli molto bassoliniana, una Napoli da portineria dove però non è mai esistito il problema spazzatura (tanto che si è dovuto provvedere altrimenti). ([[Aldo Grasso]]) *In tutta la sua vicenda millenaria, Napoli non è mai stata solo dei napoletani, dalle origini si è caratterizzata come un ''melting pot'', un punto d'incontro di popoli, di culture e di lingue diverse le cui tracce si percepiscono ancora oggi, dando vita alla sua fisionomia inconfondibile di "metropoli della memoria".<br>[[Sigmund Freud]], grande viaggiatore e appassionato dilettante di archeologia, ha paragonato la psiche umana a una città antica come [[Roma]], sotto la cui forma moderna apparentemente visibile si celano i residui di una storia secolare che continua a influenzare la sua vita attuale. La metafora può essere valida in maniera particolare per Napoli, luogo in cui la «contemporaneità del non contemporaneo» ([[Ernst Bloch]]) salta subito agli occhi di chiunque percorra i suoi vicoli, strade e piazze, e la cui «porosità» si esprime anche come intreccio indissolubile di spazi e di tempi: città delle metamorfosi eterne in cui niente sembra scomparire per sempre. ([[Dieter Richter]]) *In tutte le chiese si vedono lapidi sepolcrali di spagnoli, e molte in castigliano, e qualcuna in catalano. La grande strada di Toledo, e quasi tutti gli edifici e monumenti pubblici, portano il nome di qualche spagnolo, e tutto è pieno di memorie di spagnoli, ma soprattutto ad ogni passo si avverte la presenza del nostro augusto monarca [[Carlo III di Spagna|Carlo III]]. La Strada Nuova, l'Albergo dei Poveri, Capo di Monte, Portici, Caserta, tutta Napoli e i suoi dintorni testimoniano l'animo generoso di Carlo III, e il Re ''Cattolico'' è un nome che si sente ripetere ad ogni occasione dai napoletani, e con un particolare sentimento di tenerezza e gratitudine. ([[Juan Andrés]]) *In tutti i modi la fusione ''coi Napoletani'' mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso! ([[Massimo d'Azeglio]]) *In uno dei quartieri popolari dove arrivai bighellonando vidi la seguente scena: da una stanza all' ultimo piano di un palazzo, si aprì una finestra e una vecchia signora calò una lunga fune con un cesto dal quale alcuni bambini che giocavano presero dei pupazzi ritagliati dalla carta colorata, con una gioia che mi commosse fino alle lacrime. Imparai che la povertà non esclude la gioia. ([[Hans-Georg Gadamer]]) *Innamoratevi a Napoli. Sposatevi a Battipaglia. Divorzierete a Potenza. Napoli città degli innamorati.<br>Per la gioia di [[Francesco Alberoni|Alberoni]] e sua moglie. Macchine incolonnate aspettano di entrare in città. Gente smaniosa, single, depressi, abbattuti, ipocondriaci, gente insomma spenta che fa la fila perché ha saputo che a Napoli ci s'innamora. ([[Peppe Lanzetta]]) *Intanto a Napoli con l'editto del 1802 (RD 30.06.1802) il Re proibiva l'accattonaggio per le Chiese, per le strade e nei luoghi pubblici (art. 1); ordinava il ricovero nel Real Albergo de' poveri, se storpi ed inabili al lavoro (artt. 2 e 4); comminava pene ai trasgressori (art. 3), e ai parenti, che non ne prendessero cura (artt. 5 e 9); prescriveva norme per l'amministrazione dell'Istituto e all'art. 12 dichiarava espressamente: «Oltre ai mendici saranno raccolti e rinchiusi per ora nel Real Albergo de' Poveri tutti i fanciulli e le fanciulle che vagano per la città abbandonati dai loro genitori, o da coloro che avendoli presi dalla Santa Casa dell'Annunziata, gli lascino esposti di nuovo, senza più curarne il mantenimento e l'istruzione». ([[Gabriele Amendola]]) *{{NDR|Alla recettività linguistica del [[dialetto napoletano]] si unisce quella}} intensamente e concretamente solidale sul piano umano. Si pensi all'accoglienza riservata agli Ebrei, non ghettizzati ma inseriti in due zone che ancora ne ricordano la presenza: Giudecca vecchia, nei pressi di Forcella e Giudecca nuova, verso Portanova, nonché alle varie Logge (cioè alloggiamenti) dei Pisani, dei Francesi, dei Genovesi... Etnie cui nel materno grembo partenopeo era possibile integrarsi e comunicare al di fuori di ogni discriminazione, nella stessa misura in cui il nostro aperto e multimediale idioma ha saputo dare spazio alle tante componenti in esso armonicamente trasfuse... ([[Renato De Falco]]) *Io ammiro in cotesta città principalmente due cose: la religione verso Dio, e la pietà verso il prossimo; che sono la perfettione di tutti quelli, ch'aspirano alla vita immortale, e gloriosa. ([[Gabriele Fiamma]]) *Io aveva creduto insino allora, che la terra e il genere umano fossero Napoli e i Napoletani; che gli ordini più sublimi di questo genere umano fossero quei feroci della fonte Capuana e dell'orto Botanico, e quei gendarmi del convento; e che la meta finale a cui questo genere umano intendesse, fossero certi saporitissimi desinari, e certe appetitivissime cenette, che, con eloquenza senza pari al mondo, que' miei eruditissimi studenti ragionavano sempre fra loro solersi dalla gente scelta fare qui alle lune estive, ponendo le tavole o in una bella contrada marina detta Santa Lucia, o in un'altra spiaggia deliziosissima detta Posilipo. ([[Antonio Ranieri]]) *Io, che ho camminato qualche parte d'Italia, ed ho notizia delle genti e de' costumi delle altre città, ardisco dire che non vi sia città al mondo dove sia più premiato il valore, e dove l'uomo senza avere altra qualità che il proprio merito possa ascender a cariche grandi e ricchezze immense, a dignità supreme ed a governar la repubblica, senza aver bisogno né di nascita, né di danari per arrivarci, anzi senza che nemmeno abbia l'onore della cittadinanza: stando così aperta la porta degli onori alli regnicoli come ai cittadini, e così a' poveri come a' ricchi, e così a' nobili come ad ignobili, ancorché siano d'infima plebe, e della più umile terra del regno: ciò che in nessun'altra città del mondo, non che dell'Italia, è lecito di desiderare, non che di sperare. ([[Francesco D'Andrea]]) *Io pur venni a Napoli gentile e da bene, il cui sito a me pare meraviglioso e il più bello ch'io vedessi mai, perché io non ho veduto città ch'abbia dall'un de' lati il monte e dall'altro la batti il mare, come fa questa; ed anche per altre sue particolarità, che tutte insieme e ciascuna per sé la fanno parere mirabile. Ma perché dovete sapere che la natura non vuole, né si conviene (come disse quella pecora del [[Francesco Petrarca|Petrarca]]) "per far ricco un, por gli altri in povertate", quando l'ebbe molte delle sue doti più care concedute, le parve di ristringer la mano, affine che l'altre città non le mandassero loro ambasciatori a dolersi con esso lei di tanta parzialità, e propose fra se stessa di dare questo paradiso ad habitare a diavoli; e così come aveva proposto, mandò ad effetto. ([[Bernardino Daniello]]) *Io ritengo Napoli una città estremamente civile; ebbene, nel vocabolario dei napoletani non esiste la parola lavoro, dicono la «fatica». Anche io sono così, non amo la fatica. ([[Roberto Rossellini]]) *L'eruzione dell'anno 79 ed i terremoti che si ad essa si accompagnarono non rattristarono che per pochi anni il sempre sorridente golfo. Dopo Costantino e Giuliano, anche dopo Teodosio, Napoli e i suoi dintorni non hanno perso il fascino che aveva sedotto i contemporanei di Augusto. Nelle lettere di Simmaco come nei versi di Orazio non si parla d'altro che delle delizie di Baia e del suo golfo in miniatura. [[Cecina Decio Albino|Decio]] aveva fama di rinnovare nella sua villa le magnifiche follie di Lucullo. ([[Émile Bertaux (storico)|Émile Bertaux]]) *L'espansione delle idee se era stata più sollecita a Napoli, non era men feconda nelle altre terre d'Italia. Napoli aveva risposta la prima al solenne appello del secolo; ma il Piemonte, la Toscana, Roma, e la grande voce di Lombardia e di Venezia non tardarono a farsi udire. La costituzione di Napoli era stata la lieve scintilla che aveva destato il grande incendio. Tutta la penisola da un capo all'altro subiva da lungo tempo l'azione di una disorganizzazione vitale. Il vecchio abito dell'assolutismo cadeva a brani, ed il bisogno della ricostruzione era universalmente sentito. ([[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]) *L'indimenticabile ed eterna Napoli, che a volte prende sembianze mortali e va in rovina solo per esaltare ancora di più la sua sopravvivenza, l'incanto imperituro, la voluttuosità inesauribile che strugge il cuore con un piacere malinconico e ardente, con un supremo "qualcosa" che non è il golfo azzurrino, né le sue grotte trasparenti, né il suo vulcano dongiovannesco, né la sua Pompei, che ride e vive in idillio perpetuo nelle sue rovine, ma qualcosa di così particolare e così suo, che fa vivere nella nascosta trattoria l'averno e il cielo, l'angelico e l'umano, ciò che è stato e ciò che sarà poi, ed ancor più, il più struggente non voler morire che ho mai conosciuto. ([[Ramón Gómez de la Serna]]) *L'unico luogo che forse potrei scambiare con Napoli è Milano, l'altra grande metropoli italiana. ([[Toni Servillo]]) *La Capitale! Ma è egli possibile Napoli per capitale dell'Italia? Poi qual meschina idea?! Ma questo per Dio, non è amor patrio. ([[Giuseppe Verdi]]) *La Circe ingrata, che pur glorifica tante bestie, lo vide morire molto vecchio e quasi cieco pel troppo attento indugio degli stremati occhi {{sic|su le}} carte: e quasi non s'accorse della dipartita di Lui!<ref>Bartolomeo Capasso.</ref>. ([[Ferdinando Russo]]) *La città di Napoli non è solamente conosciuta per molto nobile, e principale da gl'italiani, che con piccola fatica, e con grandissimo gusto possono godere le comodità, e le delizie sue ma etiandio da tutte le straniere Nationi è stimata, e tenuta in pregio, come quella, da cui si conosce che in gran parte dipende la quiete, e la salute di questa provincia nobilissima d'Italia. ([[Gabriele Fiamma]]) *La città si sveglia di nuovo coi [[Pulcinella]], i borsaioli, i comici e i mendicanti; con gli stracci, le marionette, i fiori, la vivacità, la sporcizia e la universale degradazione; si risveglia sciorinando al sole il suo abito d'[[Arlecchino]], l'indomani e tutti gli altri giorni, cantando e digiunando, danzando e giocando sulla riva del mare. ([[Charles Dickens]]) *La contraddizione fra il genio inventivo e l'insuccesso pratico, tra la fecondità intellettuale e la sfortuna, il sottosviluppo, il marasma cronico, è l'aspetto più suggestivo di Napoli. Per la mancanza di una classe dirigente adulta, questa città che aveva tutto per riuscire ha fatto costantemente fiasco. Ma ha anche prodotto spiriti bizzarri e seducenti, invece di quegli scarafaggi sicuri del fatto loro che pullulano nelle capitali borghesi. ([[Dominique Fernandez]]) *La cosa che più mi colpisce è il continuo confronto forte che in altri posti faccio fatica a trovare, tra l'antico, la tradizione, ed il nuovo che si esprime anche a livello tecnologico. Per dirla con un'immagine sola, la vicinanza tra i computer e le reti dei pescatori. Ciò che trovo stimolante a Napoli è che mentre altre città hanno sacrificato completamente le proprie radici all'innovazione tecnologica, qui ancora si trova un incontro tra le radici profonde della cultura ed una visibile voglia di innovazione. Tanto che sarebbe uno scenario adatto ad un film di fantascienza. ([[Gabriele Salvatores]]) *La [[cucina napoletana|cucina di Napoli]]. E dopo aver mangiato un piatto di spaghetti con le vongole (e aver bevuto alquanto vino di [[Isola di Capri|Capri]] e d'[[Isola d'Ischia|Ischia]]) che [[Tristan Corbière]], il più simpatico dei maudits di [[Francia]], scrisse il "Sonetto a Napoli | {{sic|all'sole, all'luna}}, | {{sic|all'sabato, all'canonico}} | e tutti quanti con Pulcinella".<br/> ''Il n'est pas de samedi | qui n'ait soleil à midi; | femme ou fille soleillant, | qui n'ait midi sans amant!... || Lune, Bouc, Curé cafard | qui n'ait tricorne cornard; | – corne au front et {{sic|corde}} au seuil | préserve au mauvais oeil. || ...L'ombilic du jour filant | son macaroni brulant, | avec la tarantela: || {{sic|Lucia, Maz'Aniello}}, {{sic|Santo}} Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA –''<ref>''Non c'è sabato | che non ci sia il sole a mezzogiorno; | donna o ragazza soleggiante, | che non ha fatto mezzogiorno senza amante!... || Luna, Caprone, Curato scarafaggio | che {{sic|un}} {{NDR|(non)}} abbia tricorno cornuto! | – Corna in fronte e corna all'uscio | preservano dal malocchio. - || ''L'Ombelico del giorno'' filante | i suoi maccheroni brucianti | con la tarantella: || Lucia, Masaniello, | Santa-Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA – ''| Mergellina-Venerdì 15 aprile. (''SONETTO A [[Napoli|NAPOLI]] | AL SOLE ALL'UNA | AL SABATO AL CANONICO | E TUTTI QUANTI | CON PULCINELLA''), in Tristan Corbière, Gli Amori Gialli, poesie, vol. 2, cura e traduzione di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo, Acquaviva, 2006, [https://books.google.it/books?id=2SzGWQFWU2AC&lpg=PP1&dq=tristan%20corbi%C3%A8re%20pulcinella%20napoli%20poesie&hl=it&pg=PA232#v=onepage&q=tricorno&f=false pp. 232-233] </ref><br /> Mangia, lunghi filanti, serpeggianti, gli spaghetti, marezzati dai molluschi gonfi e teneri, ancora saporosi di mare, delle vongole veraci; bevi quei vini; te lo trovi addosso lo spirito maudit. Maledetto? Benedetto, mille volte benedetto da che ti riempie di sole, di desiderio di cantare anche tu con Pulcinella. ([[Luigi Veronelli]]) *La domenica pomeriggio i quartieri di Napoli sono silenziosi e oppressivamente immoti. Nei vicoli deserti una miscela di ritmi musicali, voci, un sommesso acciottolio di piatti e posate esce dalle finestre aperte e dai balconi. Percepire i suoni e i segni della vita da lontano, la quiete e la solitudine delle strade, le saracinesche chiuse dei negozi e dei chioschi, l'immagine di un mondo che si è sottratto allo sguardo esterno, per immergersi nella sua dimensione privata: tutto obbliga a concludere che l'unità elementare di vita sociale a Napoli è la famiglia. ([[Thomas Belmonte]]) *La jettatura napoletana è una particolare ideologia, nata a Napoli in ambiente colto verso la fine del XVIII secolo. Questa tesi può sembrar contraddetta dal fatto che il fascino, il malocchio, e – più generalmente – la credenza nel potere malefico di una persona si ritrovano in tutti i Paesi e in tutte le epoche, come stanno a dimostrare il mauvais œil francese, l'evil eye inglese e il bose blick tedesco, per tacere di tutti i possibili riferimenti extraeuropei. In realtà se si considera la jettatura napoletana in rapporto al resto della vita culturale dell'epoca, e quando si legge in prospettiva la letteratura che sull'argomento fiorì a Napoli dalla seconda metà del Settecento, il fenomeno si presenta con una sua specifica coloritura locale che lo rende inconfondibile. ([[Ernesto de Martino]]) *La litigiosità rientra nell'umore della nostra gente. C'è nell'aria una provocazione continua. Sono in troppi a essere creativi, in quella cinta daziaria. Napoli è sterminata. Ma lo spazio per convivervi tutti in pace risulta sempre troppo stretto. ([[Francesco Rosi]]) *La mia prima impressione del mio approdo a Napoli fu quello di una città caotica. I napoletani sono insolenti e maleducati [...]. In ogni momento ti assalivano gridando in dialetto "Uè Gargà vien accà" magari per fare una foto. Il "per favore" a Napoli non esiste ma è una cosa unica vivere li. La città cambia dal giorno alla notte. Se le cose vanno bene non puoi uscire di casa, se vanno male lo stesso. ([[Walter Gargano]]) *La napoletanità è una parola che si trova nel vocabolario ideale e che individua radici tipiche oltre gli schemi.<br />Storia e leggenda sono lavoro cosmico dove magia, esoterismo, nobiltà e sacro si fondono con il quotidiano, il peccato e la famiglia. ([[Francesco Grisi]]) *La nazione napolitana è divisa in due classi: il proletario e la borghesia. L'aristocrazia è un essere incompleto ed impotente, la quale non ha che un nome infecondo financo di memorie. ([[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]) *La nostra città, oltre a tutte l'altre italiche di lietissime feste abondevole, non solamente rallegra li suoi cittadini o con nozze o con bagni o con li marini liti, ma, copiosa di molti giuochi, sovente ora con uno ora con un altro letifca la sua gente. Ma tra l'altre cose nelle quali essa appare splendidissima, è nel sovente armeggiare. ([[Giovanni Boccaccio]]) *La plebe napoletana è come quella dell'antica Roma, formata di liberti che non avevano nulla. Perciò è credulona, superstiziosa, avida di notizie. La plebe di Napoli, dove tanta gente non ha nulla, è ancora più plebe delle altre. ([[Montesquieu]]) *La prima volta che giunsi qui, fu per una conferenza accademica. Ero solo e non svolgevo alcun ruolo nell'Università. La povertà e la gioia di vivere, queste erano le cose che più mi hanno impressionato, e poi… {{sic|Il}} rispetto per la cultura. ([[Hans Georg Gadamer]]) *La vita quotidiana a Roma è ormai inquinata. Chiesa, televisione e politica l'hanno occupata nelle sfere più intime e hanno finito per trasformarla in un paesone dove questi mondi la fanno da padrone. Invece Milano e Napoli hanno ancora uno spleen, una solitudine malinconica, sono città con forti valori simbolici. Viverci è nutriente sul piano degli atteggiamenti e dei comportamenti, per questo voglio assolvere Napoli nonostante tutto. Nonostante una realtà dove l'inferno e il paradiso si toccano; dove l'ironia altro non è che la passione quando sa prendere le distanze; dove si lotta continuamente contro la cultura della morte, mentre le altre città hanno la morte in casa e, nella loro quiete apparente, fanno finta di non accorgersene. Tutto questo è sempre foriero di una condizione felice artisticamente parlando. E vale per musica, cinema, arte, letteratura. Napoli è una città che crea continuamente anche nella difficoltà del suo quotidiano. ([[Toni Servillo]]) *Lasciai Napoli nel mese di agosto, e con gran dispiacere. Conosciuto che uno abbia quella città, è impossibile che si risolva a lasciarla; e se avviene che si separi da essa, non accetta l'idea di non più ritornarvi. ([[Charles-Victor Prévost d'Arlincourt]]) *Le donne di Napoli sono dei maiali. Sono maiali grassi con dei vestiti sciatti, di solito neri, macchiati di salsa di pomodoro, urina, grasso, o dalla cacca di un bebè. [...] Ma devo anche spiegare che sono meravigliose, ognuna ha il volto della madre di Dio e le mani contorte, incallite e tenere delle donne che hanno passato la vita a badare ai propri figli e ai propri uomini. ([[John Fante]]) *Le mie radici sono ben ancorate al patrimonio di questa città che è stata ed è tuttora una capitale delle arti dello spettacolo in Europa e nel mondo.<br>Napoli è tra le poche metropoli che pur presentando un esperimento sociale tra il centro e la periferia degno delle grandi città del mondo, resta un luogo dove la modernità nei suoi aspetti deteriori non è arrivata del tutto, dove, quando si passeggia, si incontra l'uomo. E questo per chi fa teatro è fondamentale. ([[Toni Servillo]]) [[Immagine:Oswald Achenbach 001.jpg|thumb|Fuochi d'artificio sul litorale napoletano; olio su tela di Oswald Achenbach, 1875]] *Libera dalle improvvise ceneri il tuo volto semidistrutto, o Partenope, e le tue chiome, sepolte sotto il [[Vesuvio|monte]] scosso dall'aria che soffia al suo interno, poni sul tumulo e sulle reliquie del tuo grande figlio. ([[Publio Papinio Stazio]]) *Ma non lascierò per questo di avertirvi che dovete pensare di essere nella regalissima città di Napoli, vicino al seggio di Nilo. Questa casa che vedete qua formata, per questa notte servirrà per certi barri, furbi e marioli, – guardatevi, pur voi, che non vi faccian vedovi di qualche cosa che portate adosso: – qua costoro stenderranno le sue rete, e zara a chi tocca. ([[Giordano Bruno]]) *{{NDR|Il}} malanno immedicabile, oscuro, osceno, inveterato di questa città, sotto mille altri rispetti preclarissima, per cui il girare di nottetempo qui non si fa con minor paura e pericolo che in mezzo ai folti boschi: conciossiaché le strade sien piene di nobili giovani armati tutti, le immoderatezze de' quali nè la paterna educazione, nè l'autorità de' magistrati, nè la maestà e l'impero dei re valsero mai a raffrenare. Ma come meravigliare che fra le ombre della notte e senza alcun testimonio taluno ardisca commetter delitti, se a pieno giorno, alla vista del popolo, al cospetto dei re, in questa città d'Italia con ferocia da disgradarne i barbari si esercita l'infame giuoco de gladiatori: e come sangue di pecore l'umano sangue si sparge, e, plaudente l'insano volgo affollato, sotto gli occhi de miseri genitori si scannano i figli, e tiensi a disonore l'offerire con ripugnanza la gola al pugnale, quasi che per la patria o per la gloria della vita celeste si combattesse? Di tutto questo inconsapevole io fui condotto un giorno a certo luogo vicino della città chiamato Carbonaria: nome veramente acconcio alla cosa: imperocché quella scelerata officina deturpa e denigra gli spietati fabbri che ivi si affaticano sull'incudine della morte. Era presente la Regina, presente Andrea re fanciullo, che di sè promette riuscir magnanimo, se pur riesca a porsi in capo la contrastata corona: v'eran le milizie di Napoli, delle quali invan cercheresti le più attillate e più eleganti: popolo v'era venuto in folla da tutte parti. A tanto concorso di gente, e a tanta attenzione d'illustri personaggi sospeso, fiso io guardava aspettando di vedere qualche gran cosa, quand'ecco come per lietissimo evento un indicibile universale applauso s'alza alle stelle. Mi guardo intorno e veggo un bellissimo garzone trapassato da freddo pugnale cadermi ai piedi. Rimasi attonito, inorridito; e dato di sproni al cavallo, rampognando l'inganno de'miei compagni, la crudeltà degli spettatori, la stoltezza de'combattenti, all'infernale spettacolo ebbi volte le spalle. Questa doppia peste, o padre mio, quasi eredità de maggiori venne e s'accrebbe ne'posteri, e giunse a tale che la licenza del commetter delitti in conto di dignità e di libertà vien reputata. ([[Francesco Petrarca]]) *Materialmente questa città contribuì alla ricchezza dell'Italia Unita più di qualunque altro Stato; dati e cifre sono stati pubblicati da [[Francesco Saverio Nitti|Francesco Nitti]] in ''Nord e Sud'' (1900) come pure in altri scritti che nessuno ha mai confutato. Nella Scienza delle Finanze, Nitti dà il seguente computo della ricchezza dei diversi Stati al momento dell'unificazione: Regno delle Due Sicilie: milioni di lire oro 443,2; Lombardia: 8,1; Ducato di Modena: 0,4; Romagna, Marche e Umbria: 55,3; Parma e Piacenza: 1,2; Roma: 35,3; Piemonte, Liguria e Sardegna: 27; Toscana: 84,2; Veneto: 12,7; Veneto: 12,7. Così, dunque, contro i 443 milioni in oro corrisposti all'atto delle nozze dal Regno delle Due Sicilie, il resto d'Italia – oltre due terzi della Penisola – non portò in dote neppure metà di quella somma. A dispetto di ogni contrastante asserzione, le finanze di Napoli, nel complesso, non erano male amministrate. ([[Harold Acton]]) *Me ne sono andato da Napoli per stanchezza, ma anche perché sono una persona paurosa ed è una città che riesci a vivere bene solo se la affronti di petto, se la esplori senza il timore che ti possa succedere qualcosa... {{Sic|dipende}} probabilmente anche da dove sei nato. ([[Paolo Sorrentino]]) *Mi contava un sojatore che a Napoli, in certi alberghi, usava il servitore entrare nella camera del forastiero, la bella mattina del suo arrivo, con una guantiera sparsa di piccoli e grossi stronzi, ciascuno dei quali avea appeso un cartellino e scritto su un prezzo. I grossi costavano molto più dei piccini, ed alcuni tenevano in capo un cappellino di prete. Erano questi i prodotti degli abatini. E il forastiero sceglieva. E detto fatto si apriva la porta, e compariva ai comodi del forastiero la parte corrispondente – autrice dell'esemplare. ([[Carlo Dossi]]) *Mi trovo in un paese freddo e nebbioso, fra un popolo in cenci. Quando metto il naso alla finestra, vedo girar nella strada una popolazione che se ne sta sotto grandi e rozzi ombrelli verdi ed azzurri. La nebbia si condensa sulle foglie nascenti e scola {{sic|tristamente}} lungo i rami, anneriti da un inverno che mai finisce: anche i miei orecchi, al par degli occhi, sono spiacevolmente scossi. I rauchi gridi de' mercantelli ambulanti che si vanno agitando nella via, giungono fino a me più lugubri che non quelli dello spazzacamino sul finir dell'autunno; il tabacco è ben caro e molto cattivo. Se voglio azzardarmi alquanto fuori, bisogna affrontare il fango, e le {{sic|grondaie}}; e tutto, nella contrada principale del paese, mi rammenta lo stesso chiasso della Grande-Trouanderie. Lo stesso chiasso, lo stesso tumulto, lo stesso impaccio di carrozze, la stessa luce, lo stesso odor di cattivo formaggio e di vecchie drogherie. ebbene questa contrada chiamasi la ''[[Via Toledo|Strada Toledo]]''; questa città {{sic|sucida}}, stridula, cenciosa, che regala i reumi, comprime i polmoni, e {{sic|strigne}} il cuore, è Napoli. Sì, Napoli, Napoli, Partenope, la città dei poeti, la città dei lazzaroni, la città del sole; quella Napoli di cui si è detto: ''Vedi Napoli e poi muori!'' – Morire! ah! no! no! Bisogna vivere, invece, per cavarsela ben presto, per riedere ad ammirare le rive dell'isola Louviers, per correre a Montmartre, per augurarsi l'orizzonte della strada Mouffetard. ([[Louis Veuillot]]) *Mille volte si ripete che in Napoli eran repubblicani tutti coloro che avevano beni e fortuna, che niuna nazione conta tanti che bramassero una riforma per solo amor della patria; che in Napoli la repubblica é caduta quasi per soverchia virtù de' repubblicani. ([[Vincenzo Cuoco]]) *Mobilità del territorio e sviluppo dei trasporti di massa [...] appaiono oggi condizioni imprescindibili per dare concretezza all'idea del futuro possibile. È un futuro che assumerà una fisionomia sempre più precisa nella misura in cui potrà disporre di un valore e di una risorsa tipici della società moderna: la velocità e la certezza degli spostamenti. Guardare a questo futuro significa anche porre riparo a errori e distorsioni del passato. In termini economici e di qualità della vita, Napoli ha già pagato prezzi molto alti. Un sistema efficiente di trasporti pubblici avrebbe potuto evitare uno sviluppo caotico della città che ha preso forma secondo direzioni non programmate e non razionali. Napoli è andata dove bisogni o pressioni particolari, molte volte speculativi, la spingevano. La stessa rete dei servizi primari si è dovuta realizzare, quando si è potuto, a posteriori, cioè a cose fatte. La «Napoli sbagliata» ha così divorato se stessa. ([[Ermanno Corsi]]) *Moltissimi a Napoli vogliono l'autonomia, ma sono sforzati a votare per l'annessione; e infatti la formula del voto e il modo di raccoglierlo sono sì disposti, che assicurano la più gran maggioranza possibile per l'annessione, ma non a constatare i desideri del paese. [...] I risultati delle votazioni a Napoli e in Sicilia rappresentano appena i diciannove tra cento votanti e designati. ([[Henry Elliot]]) *Napoletani, siamo fieri di questo nome che abbiamo fatto risonare dovunque alto e rispettato. Vogliamo l'unità, ma non l'unità arida e meccanica che esclude le differenze ed è immobile uniformità. Diventando italiani non abbiamo cessato d'essere napoletani. ([[Francesco De Sanctis]]) *Napoli, cità eccellente, como che meritamente sia capo del nostro siculo regno, cossì è e serà sempre florentissima in arme e in littere per li suoi generosi citadini illustrata; ne la quale, non son già multi anni passati, fu un dottor legista de onorevole fameglia, ricchissimo e multo costumato. ([[Masuccio Salernitano]]) *Napoli, città più popolata di tutte relativamente alla sua grandezza, li cui voluttuosi abitanti sembrano collocati sui confini del paradiso e dell'inferno. ([[Edward Gibbon]]) *Napoli è color ferro rugginoso. ([[Guido Ceronetti]]) *Napoli è il cristallo nel quale il viaggiatore si è lasciato catturare per, come l'insetto, eternizzare la vertigine di un volo che l'ambra fossile trasforma in frammento infinito. ([[Gabriel Albiac]]) *Napoli è l'unica città dove le persone ti salutano ancora con il "buongiorno" e non con un laconico "notte" o "giorno". ([[Christian De Sica]]) *Napoli è la capitale musicale d'Europa, che vale a dire, del mondo intero. ([[Charles de Brosses]]) *Napoli è rimasto per me un certo paese magico e misterioso dove le vicende del mondo non camminano ma galoppano, non s'ingranano ma s'accavallano, e dove il sole sfrutta in un giorno quello che nelle altre regioni tarda un mese a fiorire. ([[Ippolito Nievo]]) *Napoli è tante cose, e molti sono i motivi per cui la si può amare o meno, ma soprattutto Napoli è una grande capitale, ed ha una stupefacente capacità di resistere alla paccottiglia kitsch da cui è oberata, una straordinaria possibilità di essere continuamente altro rispetto agli insopportabili stereotipi che la affliggono. ([[Elsa Morante]]) *Napoli è un sorriso della Grecia [...] i suoi orizzonti affogati nella porpora e nell'azzurro, il cielo che si riflette nei flutti di zaffiro azzurri, tutto, perfino il suo antico nome di Partenope trascina a quella civiltà brillante. ([[Charles Gounod]]) *Napoli è una città altamente morale dove si possono cercare mille ruffiani prima di trovare una prostituta. ([[Karl Kraus]]) *Napoli è una città che ha la struttura di un romanzo. Le strade sono piene di storie che chiedono di essere trascritte. Ma quello di Napoli può essere solo un romanzo barocco e surrealista, ma incompiuto, irrisolto, contraddittorio, dove convivono l'apoteosi della religione cattolica e della bestemmia. ([[Tahar Ben Jelloun]]) *Napoli è una città che trovo vibrante, creativa, dove si lotta per vivere, ma splendida. ([[Peter Brook]]) *Napoli è una città dove facilmente si sprofonda. Il nuovo è fragile, il passato ha strati robusti. ([[Domenico Starnone]]) *Napoli è una città viva e rovinata. Tutto è bello, orrendo e in disordine, niente funziona bene tranne il passato. Ma tutto è possibile.<br>Gli esperimenti marini più importanti del Mediterraneo, le speculazioni più colossali e fasulle, le storie più incredibili e piacevoli, le persone più nobili e declassate, le cose più inutili e intelligenti si trovano qui. Con sfondo di sole e di mare.<br>Anche le cose più ingenue e contorte che scendono negli abissi dell'anima prosperano qui meglio che altrove.<br>Se ci fosse una capitale dell'anima, a metà tra oriente e occidente, tra sensi e filosofia, tra onore e imbroglio, avrebbe sede qui.<br>Nel mezzo della città si apre via [[Spaccanapoli]], un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l'enorme agglomerato. È il cuore di questa babele della storia. Qui visse e morì [[Benedetto Croce]]. ([[Stanislao Nievo]]) *Napoli è una grande capitale del mondo ed è un pezzo pregiato del Mezzogiorno d'Italia e del Paese intero. ([[Nichi Vendola]]) *Napoli è una tappa fondamentale, la racconto nelle sue contraddizioni e nella sua estrema vitalità, anche lì [...], Napoli e i napoletani rappresentano nel bene e nel male un'Italia al quadrato. ([[Corrado Augias]]) *Napoli è uno dei peggiori luoghi d'Italia; ma tutta intera questa nazione non è più che uno sbubbonare di tante Napoli, che se anche non sanguinano come Napoli, ne riproducono sintomi, crolli, abbrutimento. ([[Guido Ceronetti]]) *Napoli è uno strano paese!<br />Disteso come un Re orientale sul tappeto del più bel verde che si possa vedere, coi piedi sull'azzurro e limpido Tirreno col capo sul fianco dell'ardente Vesuvio, non v'ha città al mondo che possa rivaleggiare colla capitale della Italia del mezzodì.<br />Non v'ha mare più ridente, non v' ha cielo più sereno, non v'ha terra più feconda di frutti e di fiori.<br />Tutto è bello e tutto è grande qui. Questo popolo che sonnecchia, che si lascia calpestare con una pazienza che ha del dromedario del deserto il quale soccombe sotto al peso senza muover lamento, quando l'ora della rivoluzione lo ha scosso diventa d'un tratto tigre e pantera.<br />Non v'ha gente al mondo che sia stata oppressa di più.<br />La tirannide dei Viceré Spagnuoli avea appena lasciato a quel popolo gli occhi per piangere. ([[Franco Mistrali]]) *Napoli è vero e proprio crocevia della cultura italiana dell'ultimo secolo, luogo reale e simbolico, tempio della lacerazione e della speranza, delle ipotesi che balenano senza poter davvero trasformarsi in realtà e delle derive più inarrestabili, dove è possibile l'abbandono melodico e lo strappo più cupo, dove si esercitano il soccorso più solidale e la beffa più impietosa, l'intelligenza più problematica e la più becera volgarità, dove convivono violenza e dolcezza. ([[Giulio Ferroni]]) *Napoli fu per Metello il Rettifilo, via Toledo, piazza Plebiscito, e via Sergente Maggiore, via de' Fiorentini, quando gli sembrava di non aver altro da fare e si voleva prendere una distrazione. Non soltanto la mancanza di denaro, ma la divisa un poco lo umiliava; e dové adattarsi a quelle domestiche della Villa comunale, seppure non erano, per lui che aveva avuto Viola, proprio il suo tipo. Col tempo ''fece ghega'' insieme a un livornese, uno di Cascina, un fiorentino di Porta Romana: Mascherini, che negli anni dipoi non seppe mai dove fosse finito. Leoni, quello di Cascina, riceveva denaro, suo padre era mobiliere, ed egli era tirato ma finiva per offrire. Fu un sodalizio che durò a lungo: si frequentarono le bettole di Forcella, del Vasto e del Pendino, rioni che chiamano sezioni, come chi dicesse Sezione San Niccolò o Madonnone. Ebbero a che fare con la gente, per quei vicoli traversi o tutti in salita, dove la [[miseria]] e la sporcizia erano pari all'animazione che vi si trovava. Entrarono, piuttosto che in via Sergente Maggiore, in alcuni ''bassi'', dietro una sottana: ragazze tutte more di capelli, dai volti appassiti e i grossi seni. I bambini giocavano al di là della tenda. Non ci si toglieva nemmeno le mollettiere. Poi magari si restava a cena con tutta la famiglia, si diventava amici, ci tenevano in conto di figlioli: era gente come noi, come il livornese che non viveva meglio dietro la Darsena, come Mascherini che aveva il babbo fiaccherajo. E un po' ci si vergognava. Si vuotavano le tasche dell'ultimo soldino, come per farci perdonare. Cose trapassate nella [[memoria]], viste e vissute da dentro la campana. ([[Vasco Pratolini]]) *Napoli ha bisogno non pure di essere descritta, ma di essere spiegata, come città quasi eccezionale in Italia. ([[Antonio Morano]]) *Napoli ha una bellissima posizione. Le strade sono larghe e ben pavimentate con grossi e larghi massi di pietra squadrata. Le case, tutte grandi e pressappoco della stessa altezza. Molte piazze grandi e belle; e cinque castelli o fortezze, che non si finisce di ammirare. [...]<br />Da quando hanno pensato di costruire le fortezze dentro le città, non si ha più bisogno di avere popoli fedelissimi: li hanno resi obbedienti. Perciò prima scoppiava una rivoluzione al giorno, come in Italia. È quasi impossibile che i Napoletani si ribellino, con le cinque cittadelle che hanno. ([[Montesquieu]]) *Napoli, illustrissima e magnifica città, esposta al mezzo giorno, su le falde, anzi in mezzo alle radici del monte di Sant'Ermo [...] e d'alcuni altri piacevolissimi colli si riposa; l'onde mirando dell'imperioso Tirreno. ([[Bernardo Tasso]]) *Napoli in agosto è un po' come Parigi a maggio: ricorda Pescara in aprile. ([[Alessandro Bergonzoni]]) *{{NDR|Tischbein lascia Napoli occupata dai Francesi il 20 marzo 1799}} Napoli, la splendida Napoli mi parve nera e triste come una tomba. Altra volta, nei giorni di festa, i chiostri sulle colline erano illuminati con migliaia di lumi: si sparavano cannoni, s'accendevano fuochi d'artifizio. Ora, tutto scuro e deserto: i palazzi, sinistri e silenziosi: appena qua e là accennava un lume solitario. Il mio sangue era in fermento, i miei nervi in vibrazione, il mio cuore in malinconia. Questa città, in cui avevo goduto tanto: tante gioie, tante amicizie, tanti onori!... – Le ancore furono levate, le vele disciolte e spiegate al vento; il bastimento cominciò a muoversi. E noi passammo dinnanzi alla casa, dov'io avevo abitato tanti anni...<br>La mia commozione crebbe, quando vidi da lungi la roccia, su cui [[William Hamilton|Hamilton]] aveva un giardino pensile. La fantasia mi riprodusse tutte le belle ore, ch'io avevo trascorse in quel luogo. ([[Johann Heinrich Wilhelm Tischbein]]) *Napoli, metropoli di tutte le grandezze, meraviglia di meraviglie, i cui monti sono dolce oblio degli uomini, i cui campi sono splendidi prodigi della natura, il cui celebrato [[Sebeto]] è emulo dello Xanto e rivale del Pattolo, il suo molo, meraviglia del colosso piramidale, i suoi templi resti di quello di Efeso, i suoi principi e signori il simbolo della lealtà, la congregazione del valore, il centro della nobiltà, il sole di tutta l'Europa, e il fiore di tutta l'Italia. (''[[Estebanillo González]]'') *Napoli? Mi dispiace chiamarla solo città del sud, per me è l'unica capitale che abbiamo... In Italia c'è pochissima cultura diffusa e Napoli è un punto fondamentale per questo. ([[Cristina Comencini]]) *Napoli mi manca, sono fiero di essere napoletano. Ma [[Udine]] è come una seconda casa per me, sto benissimo qui, sento il calore della gente. ([[Antonio Di Natale]]) *Napoli nera e nuda. Napoli, che il baccano e la miseria fanno sembrare barbara al viaggiatore venuto da Roma, mentre non esiste, nella penisola, una città altrettanto fine, ingegnosa e colta, una città che abbia come lei l'aria di capitale, soprattutto se la si confronta con Roma; ma, dei successi che il talento dei suoi nativi avrebbe procurarle, è stata misteriosamente spogliata, da sempre. Città enigmatica, la cui popolazione è dotata delle più meravigliose risorse spirituali, senza riuscire a farle fruttare, perennemente vinta, nella lotta contro le offese; mendicante e umiliata da una continua calamità.<br>Così, giungendo da Roma per la strada litoranea, tanto bella da Terracina in poi, dove inizia il Sud, abbiamo proseguito rallentando l'andatura, amando Napoli e in pari tempo temendola. ([[Dominique Fernandez]]) *Napoli non è una città, è un mondo. Napoli non è solo a Napoli ma la trovi ovunque, anche in Germania. La "napoletanità" è una cosa unica. È chiaro che ogni città ha un suo calore, Napoli ce l'ha ma in maniera diversa, questa città vive le cose in maniera passionale, con un amore diverso da tutti gli altri. Non posso dire se rispetto alle altre tappe sia meglio o peggio, Napoli è sicuramente diversa. ([[Marco Masini]]) *Napoli non mi sentirà mai più! Tornerò a Napoli solamente per rivedere la mia cara mamma e per mangiare i vermicelli alle vongole! ([[Enrico Caruso]]) *Napoli per me è tutto, è mia madre, sono i miei ricordi; Napoli è la mia adolescenza. Se non fossi stato napoletano, non avrei potuto essere quello che sono a teatro. È grazie alla mia città, con la sua cultura, che mi sono realizzato come attore e artista. Non riuscirei a vivere lontano da Napoli. Credo di essere l'unico attore che non è scappato da una città vittima di molti pregiudizi. Alcuni veri, altri falsi. Mi piace ricordare sempre ciò che diceva [[Eduardo De Filippo|Eduardo]], "‘o presepio è buono, ‘e pasture so malamente". E aveva ragione. Napoli è quella descritta da [[Pino Daniele]], piena di contraddizioni ma ricca di fascino. ([[Peppe Barra]]) *Napoli per me è una città straordinaria, che soddisfa in pieno le mie esigenze. Io sono un uomo di calcio, e Napoli è forse la città al mondo in cui il calcio si vive in maniera più intensa. Vengo da Liverpool, anche lì c'è un rapporto viscerale con la squadra che pensavo non fosse possibile trovare altrove. Ma a Napoli è forse superiore. Poi sono amante dell'arte. E Napoli da questo punto di vista è una miniera, ci sono cose straordinarie da vedere, forse neanche i napoletani sanno quanto è bella e quanto è ricca la loro città. Mi piacerebbe dare il mio piccolo contributo per far conoscere al mondo la vera immagine di Napoli. ([[Rafael Benitez]]) *Napoli senza sole, senza mare azzurro, senza Vesuvio. Pioggerella monotona, mimose in fiore, in lotta con la tristezza del tempo; ma emanano luce propria e profumi più forti di quelli dei gas delle auto che attraversano la città come interminabili cortei funebri, accompagnati dall'immenso fantasma della benzina bruciata. Un ''auto da {{sic|fe}}'' urbano, uguale in tutte le città del mondo, conquistate dalla tecnica, questa vittoria planetaria della metafisica occidentale, come dice [[Martin Heidegger|Heidegger]]. ([[Vintilă Horia]]) *Napoli, sì come ciascuno di voi molte volte può avere udito, è ne la più fruttifera e dilettevole parte di Italia, al lito del mare posta, famosa e nobilissima città, e di arme e di lettere felice forse quanto alcuna altra che al mondo ne sia. La quale da popoli di Calcidia venuti sovra le vetuste ceneri de la Sirena Partenope edificata, prese et ancora ritiene il venerando nome de la sepolta giovene. ([[Jacopo Sannazaro]]) *Napoli, si fa presto a dire, sembra una città, non lo è, è una nazione, è una repubblica. [...] L'ammirazione che io ho per il popolo napoletano nasce proprio da questo amore per [[Totò]]. [...] Napoli è il mistero della vita, bene e male si confondono, comunque pulsano. ([[Lucio Dalla]]) *Napoli sono due città, una è esterna alla luce del sole, l'altra, sotterranea. Insomma il suolo su cui si costruisce è come la forma di una groviera piena di buchi. (''[[Le mani sulla città]]'') *Napoli – una città dove il «piacere» è attivamente coltivato. ([[Henry James]]) *Napoli! Zi' Teresa! Il Vesuvio! La Bersagliera! «A Marechiaro ce sta 'na fenesta»! Ah, come tornerei volentieri a Napoli! (''[[Totò le Mokò]]'') *Nei primi decenni del XVIII secolo, la città di Napoli è uno smisurato aggregato di persone, un contenitore umano che fa storia a sé nelle vicende demografiche del resto del Regno. ([[Giuseppe Moricola]]) *Nei primi giorni della mia dimora a Napoli visitavo con un nobile napoletano le rovine dei templi e dei palazzi romani a [[Pozzuoli]]. "Siete ancora fieri dei tempi antichi, voi napoletani?" gli chiesi. "Signore" mi rispose il grasso marchese "i napoletani sono tutti poveri ruffiani." Udendo che io mi servivo di un operaio mi disse: "Lo paghi un tanto e non un grano di più e se fa rimostranze, non gli dia niente di più". E proseguì: "Signore, stia in guardia, tutti i napoletani sono mariuoli". "Anche lei sarebbe nel numero?" io risposi, per metà scherzando e per metà sdegnato. "Sì, sì, mezzo birbante" rispose, {{sic|scotendosi}} dalle risa. Egli aveva ordinato al servitore che stava dietro alla carrozza di portare per noi una bottiglia di vino di [[Siracusa]]. Quando la cercammo, non la trovammo. Il marchese montò in gran collera e lo chiamò asino, ladro e bestia, infine lo minacciò di detrargli qualche cosa dalla paga per il mese seguente. Questo ebbe effetto. "Eccellenza" gridò il servitore a mani giunte "mi spezzi una gamba in due, ma non mi punisca sul denaro, il denaro fa male." [...] Il denaro è la grande leva che muove tutti i napoletani. Per il minimo servizio, per una semplice stesa di mano, chiedono denaro. Per denaro ridono, saltano, ballano, cantano. ([[Karl August Mayer]]) *Nel Conservatorio di Napoli vive ancora quel mondo del Settecento confluito dai quattro collegi della città quando, nel secolo passato, se ne è raccolta la sede. ([[Riccardo Muti]]) *Nell'ultimo bollettino del Bureau of Psychological Warfare si dice che a Napoli quarantaduemila donne esercitano, occasionalmente o con regolarità, la prostituzione. Questo su una popolazione femminile nubile che si aggira intorno a centoquarantamila. Pare incredibile. ([[Norman Lewis]]) *Nella convinzione del popolo napoletano due classi d'individui guadagnano con certezza alla lotteria. La prima categoria è composta da coloro che sono in possesso di una formula di calcolo matematico che indica i numeri di un'estrazione prossima in base allo studio delle estrazioni anteriori. La seconda comprende gl'individui che agiscono sotto l'influenza di una suggestione extraumana, divina o diabolica. ([[Marcellin Pellet]]) *Non c'è palazzo di giustizia in cui il chiasso dei litiganti e loro accoliti superi quello dei tribunali di Napoli. Lì si vede la lite calzata e vestita. ([[Montesquieu]]) *{{NDR|Il 13 settembre 1789, presenti [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando]] IV e [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena|Maria Carolina d'Austria]], il pallone aerostatico di Lunardi si alza nel cielo di Napoli.}} Non ero levato appena mille piedi quando restai incantato a osservare la scena che si presentava sotto di me del tutto nuova da quanto<ref>''Quando'', nel testo.</ref>avevo veduto in altre capitali dalla [[Gran Bretagna]] alla [[Scozia]]. Sembrava<ref name=seems>''Sembravami'', in Gleijeses, ''Napoli nostra e nuove storie'', 1977.</ref>Napoli {{sic|composto}} da tante piccole piazzette, tutte ricoperte di anime viventi. Erano questi i lastrici, o siano terrazzi, su de' quali erano saliti gli abitanti delle rispettive case. Nell'innalzarmi maggiormente, principiando a perder la vista gli individui, queste piazzette sembravano<ref name=seems/>tanti giardinetti sparsi di fiori verdi e rossi, ch'erano i diversi ombrelli con i quali si riparavano dal sole. ([[Vincenzo Lunardi]]) *Non passa anno senza che le collezioni scientifiche di qualunque altra città d'[[Italia]] si arricchiscano per la munificenza di qualche privato. E così mano mano si colmano le lacune, si completano le serie e si ottiene più assai di quello che non sia il potere dello stato e de' municipii di fare. Ma il napoletano ''largo di bocca e stretto di mano''; mentre non sa vivere fuori della sua città, non vuol poi far niente per renderla più bella e simpatica; non è superbo delle sue istituzioni, non è zelante di migliorarle; il suo municipalismo non sa mai incarnarsi in un'opera bella e generosa. ([[Vittorio Imbriani]]) *Non potreste credere che bei giardini ho in questa città perché, ne sono io testimone, sembra che manchi solo Adamo ed Eva per farne un paradiso terrestre. ([[Carlo VIII di Francia]]) *Non sembrava di stampo [[Venezia|veneziano]], piuttosto della razza dei comici napoletani, mezzo ruffiani, mezzo commedianti, brutali e protervi, pericolosi e spassosi. ([[Thomas Mann]]) *{{NDR|Sul proverbio: Napoli è un paradiso abitato da diavoli}} Non so se è falso in tutto, ma son certo che quella parte appunto, in cui il credo anch'io vero, sia quella che mostra sino ai ciechi la bontà dei suoi abitanti, avvegnaché non faccia troppo onore alla loro sapienza. ([[Antonio Genovesi]]) *Non sono abbastanza forte per il nord: là imperversano gli spiriti pedanti ed artefatti, che non sanno fare altro che lavorare alle norme della convenienza, come il castoro alla sua costruzione. Ho vissuto tutta la mia gioventù fra gente simile! Mi è venuto in mente all'improvviso, mentre per la prima volta vedevo il cielo grigio e rosso della sera scendere su Napoli – un brivido di compassione per me stesso, l'idea di cominciare a vivere da vecchio, e lacrime, e, all'ultimo istante, la sensazione di essere ancora in tempo per salvarmi. ([[Friedrich Wilhelm Nietzsche]]) *Non vi mettete scuorno, napoletani e affini, ma l'Espresso e Santoro hanno ragione: Napoli è veramente una città impossibile, insopportabile, malata. Mancavano i duemila delinquenti liberati solo a Napoli e dintorni dall'indultaccio per darle la mazzata finale. Ora la delinquenza galoppa con il plauso della gente e don Clemente Mastella con il suo vice Manconi hanno voglia a dire che l'indulto non c'entra: mentre lo ripetevano, venivano acchiappati a Napoli quattro delinquenti che avevano ucciso per rapina e tre di loro erano usciti freschi freschi dal carcere, grazie all'indulto. Ma non è solo questione di indulto, ne convengo. Il problema è Napoli. Che è davvero una brutta chiavica, per dirla in linguaggio indigeno. [...] Andate per le strade dove trabocca l'immondizia, per i quartieri dove regna il casino e il rumore, per le piazze e i vicoli dove comanda la guapparia e dilaga la furbizia truffaldina. No, Napoli non si sopporta. ([[Marcello Veneziani]]) *Non voglio farla grossa, ma la scoper­ta del Dna è iniziata all'ombra del Golfo e l'ho raccontato nel libro La doppia elica. Napoli, quindi, è stato un luogo fondamentale per me. ([[James Dewey Watson]]) *{{NDR|A Napoli}} novantanove volte su 100 finisci scugnizzo. Vengo dai quartieri popolari, cresciuto dalla nonna. Quando entravo in casa, battevo forte i piedi per far scappare i topi. E niente doccia. Scendevi per strada e ti fottevano la cartella. Poi la bicicletta. Poi il motorino. Alla quarta diventavi scugnizzo. ([[Gigi D'Alessio]]) *Oggi fui a vedere trattare le cause. Sono rimasto edificato del metodo: vengono trattate come si deve, con decenza, con maestà, con onoratezza. Ma la quantità dei curiali è sorprendente! {{sic|figuratevi}} tutti gli abitanti di [[Trento]], e de' suoi contorni riuniti nel castello del mal consiglio. ([[Carlantonio Pilati]]) *Pensiamo a cosa è avvenuto a Napoli durante la Liberazione. Gli americani venivano a salvare i napoletani e loro pensavano al modo per derubarli, per riempirli di prostitute, insomma quasi per avvilirli. Sempre per quel senso di superiorità. ([[Giuseppe De Rita]]) *Penso che abbia nella sua natura una tale magnifica tradizione di ibridazione, che questo discorso<ref>Sull'incontro e lo scambio di apporti culturali fra le civiltà del Mediterraneo.</ref>mi pare particolarmente proficuo, e anche perché Napoli è sempre stata vivissima dal punto di vista culturale: penso al circolo culturale aragonese. [[Roma]] difficilmente è stata capitale culturale, Napoli sì. E poi ha un legame molto forte con l'Oriente, e c'è una tradizione di riflessione filosofica sulla libertà. È una capitale del pensiero, non a caso uno spirito libero come [[Giacomo Leopardi|Leopardi]] ha poi scelto questa città. Ha tradizioni che resistono insieme ad avanguardie estreme. ([[Silvia Ronchey]]) *Penso che Napoli sia l'unica capitale d'Italia perché è una città che raccoglie le qualità tipiche di una capitale: estrema miseria ed estremo fasto. A parte le bellezze naturali, che non sono suo merito, le è rimasta la ''grandeur'' spagnola ed è l'unica città a sommare a questa ''grandeur'' l<nowiki>'</nowiki>''allure'' della grande capitale''.'' ([[Fernanda Pivano]]) *Per disonore dell'umana ragione non v'è cosa in Napoli tanto notoria, quanto la libera e pubblica vendita che vi si fa dei falsi attestati. La tariffa loro ordinaria è di tre ducati, o di quattro, secondo la fame di chi vende, e il bisogno di chi compra. Se tu vuoi dunque soppiantare un processo, alterare una particola di testamento, falsificare qualunque carattere, tu non hai ch'a gittar via i rimorsi, e dar mano alla borsa. Le botteghe de' falsari son sempre aperte. Tiriamo un velo sopra queste incredibili e non mai più udite abbominazioni. Il pensiero non può fissarle senza raccapriccio. ([[Vincenzo Monti]]) *Per me Napoli ha un posto particolare. Stendhal diceva: "Ci sono due capitali in Europa. Parigi e Napoli". Ho letto quello che Schifano ha scritto della città. Napoli è per me una città veramente particolare, l'ho visitata più volte e mi è molto cara. ([[Emmanuel Macron]]) *{{NDR|Napoli}}, per molti rispetti eccellente, ha questo oscuro e vergognoso e inveterato malanno, che il girar di notte vi è non meno pauroso e pericoloso che tra folti boschi, essendo le vie percorse da nobili giovani armati, la cui sfrenatezza né la paterna educazione né l'autorità dei magistrati né la maestà e gli ordini del re seppero mai contenere. ([[Francesco Petrarca]]) *Per nessuno tranne che per i meridionali è così. Se scrivi se canti se giochi, e vieni da Napoli sarai sempre il giornalista napoletano, scrittore napoletano pittore napoletano. Quel napoletano non te lo toglierai mai. ([[Roberto Saviano]]) *Per riassumermi, mi limiterò a trasmettervi l'impressione che reco da Napoli, da me prima non vagheggiata se non ne' sogni o ammirata se non ne' libri suoi. Ho visto una città colossale, ricca, potente: innumerevoli sono i suoi palazzi, costrutti con titanica negligenza sulle colline, sulle alture, nei vichi, nelle piazze, quasi che indifferente fosse la scelta del luogo in una terra da per tutto incantevole. Ho visto strade meglio selciate che a [[Parigi]], monumenti più splendidi che nelle prime capitali d'[[Europa]], abitanti fratellevoli, intelligenti, rapidi nel concepire, nel rispondere, nel sociare, nel agire. Napoli è la più grande capitale italiana, e quando domina i fuochi del Vesuvio e le ruine di [[Pompei]] sembra l'eterna regina della natura e delle nazioni. ([[Giuseppe Ferrari]]) *Per tutta la città {{NDR|si fanno}} accademie in diverse facoltà, {{NDR|alcune sono}} sospette essendo certo che la gioventù legge libri francesi ed oltramontani, e le massime di quelli contro la Chiesa ed ecclesiastici si spacciano con pompa pubblica, avendo preso gusto nella critica delle materie ecclesiastiche ed alle nuove opinioni cartesiane: {{NDR|di conseguenza a Napoli si è introdotta}} una specie d'ateismo. {{NDR|Particolarmente}} negli avvocati [...] e ministri si sentono pubblicamente proposizioni e massime contarie alla disciplina ecclesiastica, autorità di vescovi e bene spesso ancora contro la suprema autorità della Santa Sede. [...] Il moderno cappellano maggiore ha intrapreso di fondare una nuova accademia di molte facoltà e singolarmente di filosofia e di matematica, e pretende di introdurre la filosofia del [[John Locke|Loch]] e di altri autori simili, avendo già nominati i soggetti per ciascheduna facoltà. ([[Raniero Felice Simonetti]]) *Più ci penso e più mi convinco della forza delle immagini [[Walter Benjamin|benjaminiane]]. Si tratta di immaginare questa città come una colossale spugna stesa sul mare che non affronta i suoi problemi attraverso macroprogetti, sulla base di una ratio logocentrica, che non riduce il complesso delle tensioni, dei conflitti, che non tende ad annullarli, bensì assimilarli e, quasi, nutrirsene. ([[Massimo Cacciari]]) *Provo un estremo fastidio quando si parla di napoletanità. Essa esiste quando non la si individua, non la si isola in provetta e non la si esalta. È la storia impareggiabile di questa città. È la storia anche dei misteri, della morbosità, delle contraddizioni, della violenza, delle irrisioni. Quando la napoletanità diventa tronfia ed arrogante, un surrogato della retorica di regime, sia di sinistra, di destra che di centro, mi appare in tutta la sua miseria ed indeterminatezza culturale. Non mi piace quando viene sistematizzata, ma quando viene inseguita, quando ti contraddice, ti prende alle spalle per una sensazione, una verità carnale, di clima o di paesaggio. Oggi, con l'avvenuta trasmigrazione delle menti e dei corpi, è difficile vagheggiarla come si faceva una volta. Tanto vale trovarla nel rischio di vivere, di pensare e di cercare a Napoli questa grande emozione. ([[Valerio Caprara]]) *Quando diciamo che Napoli è una città violenta, una città criminale, una città sporca, una città in cui la qualità della vita è bassa, possiamo dire verità o esprimere esclusivamente luoghi comuni o stereotipi. È sbagliato rigettare queste definizioni esclusivamente perché mettono in mostra qualcosa che non va nella nostra città. La nostra città è questo ma è anche altro evidentemente: però è anche questo e allora bisogna cercare di capire qual è il fondamento di verità che c'è in questi stereotipi. ([[Aurelio Musi]]) *Quando mi chiedono che cosa resta, in questo nostro mondo cibernetico, di quel [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] quasi arcadico del ricordo, "Napoli? Il raffinato cadavere di Napoli?", rispondo: "Per restare resta molto. Resta l'immenso paradiso infranto della memoria. Resta la magnifica nostalgia dei perduti splendori. Restano la coscienza profonda di una storia condivisa, le spoglie delle civiltà da cui proveniamo, un presente postatomico con scorie industriali e una vegetazione radioattiva. Il Mediterraneo è anche questo. Una bellissima cloaca, come il [[Golfo di Napoli|golfo di napoli]]. Un rifugio di turisti nordici in pensione, come a [[Ischia]]. Un frammento di sogno di pietra, come [[Capri]]. Una [[Costiera amalfitana|costa]] geniale dove si trova [[Ravello]], sognata da [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], sognata da [[Richard Wagner|Wagner]]. Isole trasformate in prigioni; vulcani in fiamme; vigne d'oro; vino verde, di uve prodotte e raccolte in proprio; un mondo rurale minacciato, fra il drammatico e il gaudente. Rovine di mille anni fa e persino di ieri. Eterni corpi di marmo e altri ancora effimeri, parimenti magnifici. Tutto il cumulo di passato e presente che ora è vita. Resta il bellissimo cadavere barocco che è Napoli". ([[Josep Piera]]) *Quando nell'Ot­tocento è stata scelta l'idea di unità nazionale, non si è rispettata l'identità della penisola, che è stata sempre po­licentrica. Napoli non ha mai fatto riferimento all'Italia, ma al Mediterraneo e all'Europa. I napoletani si son detti ''regnicoli'', mai italiani, e non lo erano. ([[Franco Cardini]]) *Quando sarò morto tornerò a Napoli a fare il fantasma, perché qui la notte è indicibilmente bella. ([[Hans Christian Andersen]]) *Quanto dunque é Napoli per questo Re {{NDR|[[Carlo III di Spagna|Carlo III]]}} malissima sede, tanto buona sarebbe una città mediterranea, quale io ho sempre stimato [[Melfi]], ove spesso sono stati gli antichi Re. Lontana ella è egualmente dai confini del Regno e dai due mari; buonissima vi è l'aria; le spalle ha guardate da una serie di montagne, il lido del mare dell'altra parte è di mal accesso e fortificabile. ([[Bernardo Tanucci]]) *{{NDR|Il misto di autentica generosità ed astuzia senza doppiezza dei napoletani}} Quest'oggi la padrona del basso che mi ospita ha voluto per forza offrirmi un piatto della loro minestra di riso e fagioli. Ero commosso dalla prodigalità di questa povera gente che si toglie un piatto della loro minestra così faticosamente guadagnata. Avevo appena finito di dire "Ma è sorprendente la generosità e l'ospitalità del popolo napoletano, che mi commuove nel profondo del mio animo" quando si è avvicinata la padrona e a un orecchio mi ha sussurrato: "{{sic|Vedite}} un po' voi {{sic|si putite}} ottenere dall'amministrazione un compenso per il disturbo che ci prendiamo." ([[Vittorio De Sica]]) *Questa città dei miracoli, [...] questo centro di sentimentalismo e di abile sforzo quotidiano tra il bene ed il male. ([[Vintilă Horia]]) *Questa era la città del tempo controtempo [...] noi siamo figli di un grande sonno pomeridiano, un immenso sonno storico mentre tutto l'universo attorno a noi si muoveva e vegliava. [...] Era la città dove il pigliamoci un caffè durava mezza giornata. [...] Era la città del presente eterno: un napoletano non diceva 'domani andrò al mare', diceva invece 'domani vado al mare'. E Napoli, come la sedia rotta e molto rotta e poi smembrata, non esiste più. Il nome è vuoto, come quello di una persona cara che è morta, adagiata sul letto, pronta per essere chiusa in una bara e sepolta. ([[Ruggero Cappuccio]]) *{{NDR|[[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] e [[Giacomo Leopardi|Leopardi]]}} [...] questi due solitari e pur diversi poeti della malinconia, questi due perpetui esuli della loro città natale, ambedue innamorati della natura e portati per temperamento ai toni dell’idillio, ma che ambedue scavarono dentro le misure dell’idillio per cantare la fatale tristezza dell’uomo; e pensate anche a ciò che ha significato per l’uno e l’altro l’incontro con Napoli, se l'[[Eneide]] intera, nella sua stessa dimensione religiosa, e in quel di più che essa ha rispetto alle opere precedenti, non la si potrebbe concepire senza la presenza di questo mare e di questi dintorni, e se l’ultima e più alta impennata di Leopardi e la stessa disperata religione de La ginestra presuppongano come scenario, "''e di [[Capri]] la marina | e di Napoli il porto e [[Mergellina]]''". ([[Mario Pomilio]]) *Restituiamo Napoli ai Borbone! ([[Mario Borghezio]]) *[[Roma]] e [[Venezia]] si riuniranno all'Italia ma chissà se Napoli non sfuggirà all'Italia. Facile prender Napoli, difficile il conservarla. ([[Alexandre Dumas (padre)|Alessandro Dumas padre]]) *[[Lucia da Siracusa|Santa Lucia]] è, sotto il profilo strettamente storico, il luogo da cui nacque la città di Napoli. ([[Vittorio Paliotti]]) *«Santa Lucia vi conservi la vista», ripete da secoli, il mendicante napoletano che tende la mano sugli angoli delle strade, e dà con quella frase la misura esatta del significato in cui è tenuta a Napoli la «facoltà di vedere», un bene primario che costituisce la ricchezza estrema dei poveri e la sanità ultima degli ammalati. ([[Vittorio Paliotti]]) *Sarebbe una città di incanto se non vi si incontrasse una folla di plebei che hanno aria di ribaldi e di malandrini, senza essere sovente né l'uno né l'altro. ([[Papa Clemente XIV]]) *Sbarco sempre con angoscia a Napoli. Mi sembra di salire su un insidioso palcoscenico, dove la recita è corale e tu sei osservato e trattato come l'ultimo arrivato. Temi i tranelli della scena e la complicità della platea. Saranno pregiudizi e perfino ancestrali eredità del paesano sbarcato nella capitale storica del suo Regno, come una maschera del mio paese, don Pancrazio Cucuzziello, che veniva raggirato a Napoli per la sua ingenua rozzezza contadina. Ma quando arrivo a Napoli sento un'insidia che non avverto nemmeno nelle città arabe o sudamericane più insicure. Sopporto l'inferno napoletano solo come transito obbligato per accedere al paradiso delle sue isole e penisole o per godere di qualche amico. Non scriverò un ennesimo saggio su Napoli, camorra e sentimenti, semmai scriverei su una grande capitale fallita. Che affascina per la voluttà del suo declino, quasi la civetteria di disfarsi in pubblico. ([[Marcello Veneziani]]) *Se dall'unità il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata: ha perduto la capitale, ha finito di essere il mercato del Mezzogiorno, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone. ([[Gaetano Salvemini]]) *Se la banca Euromediterranea si farà, la sua sede naturale dovrà essere Napoli che per storia, centralità e condizioni geopolitiche non può avere rivali. ([[Giulio Tremonti]]) *Se quand'era tempo avessi potuto compiacere ad un mio desiderio, io sarei andato a vivere alcuni anni a Napoli, alcuni a [[Milano]]. Queste due città, una per la sua grande popolazione, l'altra per molte particolari condizioni, sono da qualche tempo la stanza del pensare filosofico in Italia. Esse furono abitate da quasi tutti i nostri scrittori che s'innalzarono ad una certa elevatezza d'idee, ed abbracciarono una certa estensione di principii. ([[Giuseppe Bianchetti]]) *Se [[Piazza del Mercato (Napoli)|qui]] dunque, pullulano i bassi e se ogni casa diventa bottega − come al Lavinaio − è proprio perché da questa economia il napoletano può trarre i mezzi di vita: e non sarà troppo prossimo il giorno, che tuttavia si auspica, di una Napoli pronta a offrire a tutto il milione dei suoi abitanti condizioni perfette di esistenza e di attività. Intanto, qui più che altrove si mostra come la conclamata inerzia napoletana sia invece una geniale attitudine a far diventare ricchezza il talento d'ognuno e come una rete minutissima leghi la grande alla minima industria, il grosso al minutissimo commercio.<br>Se un viaggiatore viene qui, tra la lunghissima [[Via nuova Marina|via Marina]] e il [[Corso Umberto I|Rettifilo]] e va curiosando − con sguardo acuto e cordiale, non distratto e acido − per questa contrada, s'avvederà subito come si tratti proprio di un pullulante fermento economico, come tutto qui risponda a un gioco essenziale della vita. Magari il ricordo di tante tragiche vicende darà un più oscuro colore ai gesti e alle parole di questa parte di Napoli, ma resterà vivo nell'animo di chiunque vi passerà questo «colore locale» che nasconde un significato sociale ben definito, forse anch'esso amabile perché anch'esso necessario alla vita di una grandissima città. ([[Mario Stefanile]]) *Se volete fare qualcosa di buono, fuitevenne 'a Napoli<ref>Fuggitevene da Napoli.</ref>. ([[Eduardo De Filippo]]) *Sebbene il lotto, introdotto a Napoli nel 1682 dai viceré spagnuoli, non esistesse ai suoi tempi, si è convinti che [[Ignazio di Loyola]] abbia manipolato e manipoli ancora, per mezzo dei suoi discendenti, la forza magica dei numeri. Ogni gesuita conosce la ''regola segreta'' e potrebbe arricchire a suo piacimento la gente povera, ma egli tace e tiene per sé la sua scienza. Perciò il gesuita, tacciato di cattiveria e d'egoismo, è abbastanza odiato nel Basso Porto e a Santa Lucia. ([[Marcellin Pellet]]) *Secondo una tesi prevalente, si fronteggiarono allora<ref>Dagli anni 50 ai primi anni 60.</ref>due città: una della rozza speculazione, l'altra della migliore cultura. Due Napoli impermeabili l'una all'altra. «Ma le cose – afferma {{NDR|Pasquale}} Belfiore – non andarono esattamente in questi termini. Vi fu un groviglio di intrecci fra l'una e l'altra città, tra la migliore cultura e la più proterva speculazione; si generarono perverse implicazioni pur partendo da limpidi presupposti. Il ruolo delle facoltà universitarie, degli ordini professionali, delle associazioni di categoria fu ora di totale estraneità, ora della più flagrante connivenza, ora della più intransigente opposizione in alcune delle loro componenti». Il ventaglio delle complicità, che via via hanno preso corpo, appare molto vasto. E non è ancora finita. La speculazione edilizia si avvia verso la terza fase. Dalle singole licenze rilasciate dalle amministrazioni [[Achille Lauro|Lauro]] si passa alle lottizzazioni; dai cantieri di improvvisati appaltatori e costruttori a quelli delle Immobiliari. In molti quartieri, però, la pioggia di cemento costituisce un attentato alla incolumità fisica. Si apre la stagione dei crolli. Napoli appare come «la città di cartone che scivola a mare e uccide», secondo una frase di [[Rosellina Balbi]]. Una "carta geologica", redatta dal Comune alla fine del '67, censisce {{sic|21mila}} metri quadri di vuoti sotterranei molto profondi, {{sic|119mila}} metri di vuoti ex cava e 366 caverne. Napoli è una città costruita sul vuoto. ([[Ermanno Corsi]]) *Sedevano un dì fra' boschetti d'aranci, sulla pendice a' cui piedi è [[Sorrento]]; e la brezza moveva da' rami e dalle foglie una musica di suoni e di fragranze; mentre di sotto alle verdi ombrelle rideva il golfo di Napoli, e dal cielo azzurro traluceva il Paradiso. ([[Augusto Conti]]) *Siamo tutti futuri napoletani. ([[Susanna Tamaro]]) *Si sa che i napoletani mettono tre o quattro parole dove non ne bisogna che una. ([[Giuseppe Pignata]]) *{{NDR|[[Napoli]] appare}} simile a certe leggendarie città orientali, vagheggiate dai poeti arabi: tetti e torrette che sembrano minareti, cupole ricoperte da tegole multicolori, chiese simili a moschee, guglie scintillanti, più adatte alla mezzaluna che alla croce, una popolazione brulicante simile nell'aspetto al popolo dell<nowiki>'</nowiki>''Arabia felix'', abbigliata secondo la foggia orientale. ([[Lady Morgan]]) *Solo noi abbiamo potuto permettere che la nostra Parigi {{NDR|Napoli}} venisse fagocitata da un centro minore {{NDR|[[Torino]]}}. ([[Pietrangelo Buttafuoco]]) [[File:Sfogliatelle.JPG|thumb|Sfogliatelle ricce, tipico dolce molto in uso a Napoli]] *Sono così afflitta, che preferisco l'entrata dei Francesi e che tolgano a quei miserabili fino all' ultima camicia, piuttosto che di vedere i nostri proprii sudditi bestie vili, poltroni, ma furfanti, condursi in tal guisa. ([[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]]) *Sono due città simili, Napoli come [[Istanbul]] si è lasciata il suo antico splendore alle spalle... ma mentre a Napoli c'è ancora traccia del passato, nei musei, nei palazzi, nelle strade, a Istanbul tutto è andato bruciato, distrutto... Eravamo troppo occupati a sopravvivere. ([[Orhan Pamuk]]) *Su dalla piazza aperta la massa del Maschio Angioino inquadra il panorama del porto e del [[Vesuvio]] lontano. Sullo sfondo celestino del monte s'alza lo stelo rosa del faro e fittiscono gli alberi dei velieri e dei piroscafi. Le pietre del selciato dure e ondulate ricordano quelle delle strade di [[Pompei]]. Ci si inoltra nei quartieri popolari dove le vie sono profonde tra caseggiati enormi e corrosi. Sembra di avanzare in una densa boscaglia, dove tra i rami cantino gli uccelli: sono i richiami dei venditori ambulanti. ([[Giovanni Comisso]]) *Sulla filosofia dell'umanità, sull'economia dei popoli noi abbiamo avuto opere eccellenti da quel paese, giacché la libertà del pensiero illumina e predilige il golfo di Napoli più che ogni altra parte d'Italia. ([[Johann Gottfried Herder]]) *Tra tutti gli amori terreni niuno certamente è più lodevole, più onesto, quanto quel della Patria. E quantunque a ciascuno sembri la propria esserne la più degna, e sola senza divisione d'affetti, senza comparazioni, senza rivalità l'onori, e l'abbia in pregio e l'ami; pure se fosse permesso tra questi doverosi amori far parallelo, niuna Patria a noi ne pare tanto meritevole quanto Napoli per chiunque ebbe in sorte il nascervi cittadino. ([[Ferdinando Galiani]]) *Tu sguazzerai con quei caci cavallucci freschi, arrostiti non con lento fuoco, ma prestissimo, con sopravveste di zucchero e cinamono. Io mi struggo solo a pensarvi. Vedrai in Napoli la Loggia detta per sopranome de' Genovesi, piena di tutte quelle buone cose che per ungere la gola desiderar si possano. Mangerai in Napoli di susameli, mostacciuoli, raffioli, pesci, funghi, castagni di zucchero, schiacciate di màndole, pasta reale, conserve rosate, bianco mangiare. Sarannoti appresentati de' buoni caponi. ([[Ortensio Lando]]) *Tutto quello che esiste passa di qui. Qui dal porto di Napoli. Non v'è manufatto, stoffa, pezzo di plastica, giocattolo, martello, scarpa, cacciavite, bullone, videogioco, giacca, pantalone, trapano, orologio che non passi per il porto. Il porto di Napoli è una ferita. Larga. Punto finale dei viaggi interminabili delle merci. Le navi arrivano, si immettono nel golfo avvicinandosi alla darsena come cuccioli a mammelle, solo che loro non devono succhiare, ma al contrario essere munte. Il porto di Napoli è il buco nel mappamondo da dove esce quello che si produce in Cina, Estremo Oriente come ancora i cronisti si divertono a definirlo. Estremo. Lontanissimo. Quasi inimmaginabile. Chiudendo gli occhi appaiono kimono, la barba di Marco Polo e un calcio a mezz'aria di Bruce Lee. In realtà quest'Oriente è allacciato al porto di Napoli come nessun altro luogo. ([[Roberto Saviano]]) *Un'assoluta estinzione di sentimento morale è lo spettacolo disgustoso di Napoli e della sua gente. Non si vedono uomini ma selvaggi... Al gusto depravato, al senso perverso di questo popolo piace il laido, il ripugnante... È il paese del piacere, niente più. Da [[Tiberio]] ai nostri giorni qui non si è fatto che godere. ([[Ernest Renan]]) *Un popolo che ha più immaginazione che fantasia, più acume ed arguzia che sentimento e passione, il quale rimane con la testa fredda in mezzo agli impeti più selvaggi ed arzigogola e sofistica anche quando sragiona. ([[Vittorio Imbriani]]) *Un turista tedesco dell'Ottocento sosteneva che «nella città del sole, per vendere un pomodoro bisognava cantare una cavatina». C'è di più: il venditore deve essere un attore nato, come dimostra questo crescendo [[Gioacchino Rossini|rossiniano]] impiegato per vendere cocomeri.<br>– Comme so' russe sti mellune!<br>(Un rosso così intenso da sembrare nero).<br>– So' nire, nire, nire sti mellune!<br>(Sono addirittura di fiamma).<br>– Tenenno 'o ffuoco d' 'o Vesuvio 'a dinta, sti mellune!<br>(Macché Vesuvio, questo è addirittura l'inferno!)<br>'Nce sta 'o diavolo 'a dinta: vih, che ffuoco 'e ll'inferno!<br>(Ed infine, è roba da chiamare i pompieri).<br>– S'è appiccicato 'o ciuccio cu tutta 'a carretta oh, anema d' 'o ffuoco!! ([[Riccardo Morbelli]]) *Una cultura cittadina ancora troppo prigioniera di un ottocento napoletano, oltre tutto spesso di seconda e terza mano, una città che in quest'ultimo secolo ha avuto rarissime occasioni di monumenti urbani o di collocazioni artistiche sul territorio. Queste circostanze hanno certamente determinato una scarsa sensibilità e un'{{sic|altrettanta}} scarsa conoscenza collettiva dell'arte contemporanea. Ma se una città che vuole rinnovarsi e rilanciare se stessa, è giusto che sia sempre gelosa custode del suo passato e della sua storia, dalle cui radici deve trarre le sue azioni future, deve anche vivere il suo presente, deve produrre cultura attuale, deve, in altri termini, essere testimone e protagonista della sua contemporaneità.<br>Ci è sembrata, quindi, un'occasione straordinaria poter adoperare luoghi di grande afflusso, come sono le stazioni della metropolitana, come luoghi in cui la città potesse confrontarsi con l'arte e dove il rapporto con l'arte potesse divenire un rapporto quotidiano, ordinario, normale.<br>In altri termini, ci sembra fondamentale che la città nel suo complesso e i suoi cittadini non siano più fermi all'arte del passato, non siano più culturalmente frenati dalla cultura di Napoli come grande capitale borbonica, ma esprimano finalmente la cultura di Napoli come grande capitale del [[Mediterraneo]] e, quindi, vivano e abbiano confidenza con l'arte di oggi. ([[Riccardo Marone]]) *Una romantica rovina da ripensare continuamente. Una splendida festa di sole, di mare e di morte. Immagine, quella della mia città, che fugge via, si avviluppa, si trasforma, si strazia, s'imbelletta, provoca ed eccita incarnandosi in figurazioni anarchiche, aggressive, imprevedibili, irridenti. ([[Valerio Caprara]]) *Una sola città, in Italia, poté resistere, fino al tempo di Diocleziano, all'unità romana. Reggio e Taranto avevano già dimenticato il greco, quando Napoli lo parlava ancora. Mentre le città del litorale ionio erano entrate nell'oscurità in cui dovevano restare sommerse fino all'VIII° secolo dell'era cristiana, mentre Capua, ancora ricca e popolosa, declinava lentamente dal giorno in cui, rivale di Roma, era stata abbattuta per sempre, Napoli non aveva cessato di crescere sotto il dominio romano senza acquistare la sua prosperità a prezzo di una rinuncia a tutte le sue tradizioni elleniche. La città erede dell'antico splendore di Cuma conservò sotto l'Impero forme di gorverno che la stessa Grecia aveva perdute: i cittadini continuarono a ripartirsi entro ''fratrie'' ad imitazione di Atene; imperatori, come Tito e Adriano, si onorarono di portare il titolo di ''demarca'' di Napoli. Le stesse magistrature romane rivestirono nomi ellenici; il duumviro fu un ''arconte'', e l'edile un ''agoranomo''. Giochi di origine antica furono magnificamente restaurati in onore di Augusto e salutati dai poeti e dai retori delle scuole greche, che attirarono in Campania fino alla fine del IV° secolo, come gli ultimi giochi olimpici. È a Napoli che Nerone andò per ricevere al teatro la corona poetica perché contava di trovarvi una società affrancata dai pregiudizi romani e, per dirla tutta, con l'espressione stessa di Tacito, una città greca. ([[Émile Bertaux (storico)|Émile Bertaux]]) *Una volta che arrivi a Napoli e impari a conoscerla, la accetti e la apprezzi per quello che è: fantastica, caotica, a volte anche folle. Può capitare che quella follia un giorno non vada bene per te e per la tua famiglia, ma non succede quasi mai perché è quella stessa follia che te la fa amare e ti rende felice. ([[José Manuel Reina]]) *{{NDR|La Festa di Pedigrotta dell'8 settembre 1608}} Vi accorre tutta Napoli. Vi vanno diecimila donne con gran fasto in infinite carrozze, e duemila cavalieri a cavallo e in carrozza, che solo a vedere tante gale, tanti volti divini, è una gloria; tanta nobiltà di principi e titolati che superano i trecento, e con tanti diversi colori di ricche livree e così numerose, che tutto il passeggio sembra un prato di gradevoli fiori. Vi va un'infinità di gente del popolo, e vi sono tra le donne mille volti stupendi, e sono adorne di mille gioie, ché non v'ha mai donna di ciabattino che non porti il giorno della festa e catene e collane d'oro e vesti molto ricche di seta. Si vedono poi mille belle cortigiane spagnuole e italiane, la cui grazia e il cui brio svegliano i sensi più assorti e mortificati. ([[Miguel de Castro]]) *Vi sono a Napoli dei luoghi sotterranei che funzionano come una sorta di camera di decompressione simbolica, dove le presenze che abitano il fondo del tempo e dell'immaginario abbiano, nel corso della loro risalita, l'opportunità di sostare per farsi riconoscere e nominare, per riaffiorare infine nel presente senza sconvolgerlo [...] Queste "anime antiche" appaiono allo stesso tempo come simboli, custodi e testimoni del tempo: un archivio. A quest'archivio, i luoghi da una parte, il rituale e il mito dall'altra, forniscono la scena, la scrittura drammatica e l'ordine del discorso. Un discorso capace di arditezze metafisiche incredibili, soprattutto quando riflette obliquamente sul continuo e sul discontinuo, sull'oblio e sulla memoria, affidando ai morti il ruolo che nella logica spetta alle astrazioni. ([[Marino Niola]]) *– Vi sono forse città più piacevoli sul continente e capitali più allegre, disse Violetta, ma in una simile notte ed a quest'ora incantata, qual città può paragonarsi a [[Venezia]]?<br>– La Provvidenza è stata meno parziale nella distribuzione de' suoi favori terrestri, che non credono quelli che mancano d'esperienza, disse il Carmelitano. Se noi abbiamo i nostri piaceri particolari e i nostri momenti di contemplazione divina, altre città hanno i lor vantaggi: [[Genova]], [[Firenze]], per esempio, [[Roma]], [[Palermo]] e soprattutto Napoli...<br>– Napoli, padre mio!<br>– Sì, figlia!; di tutte le città della bellissima Italia, è la più bella e la più favorita dalla natura. Di tutti i paesi che ho visitati nella mia vita errante e consacrata alla penitenza, Napoli, è quello verso il quale la mano del Creatore è stata più generosa. ([[James Fenimore Cooper]]) *Via Toledo, presso al tramonto, è una zona di sogno, un canale di felicità trascinante gli ori del crepuscolo, il carminio del cielo caldamente appoggiato sulle bionde verdure del Vomero. L'eleganze, gli amori passano e s'incrociano fra uno scintillamento infiammato di cristallerie e di sorrisi, lungo i marciapiedi. Correre mollemente assisi in questo gurgito allegro di vita meridionale è una gioia di cui porterò con me l'amoroso ricordo. ([[Ardengo Soffici]]) *Voi appartenete a un popolo dalla lunga storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste! E questa la vostra grande risorsa: la gioia, l'allegria. ([[Papa Francesco]]) ====[[Nicola Abbagnano]]==== *A «istruirmi» sull'umanità fu anche l'antica astuzia partenopea, quella che viene detta «arte d'arrangiarsi», ovvero di sopravvivere a una miseria forse invincibile. C'erano per esempio i venditori d'oro falso, che si accostavano con sfacciata impudenza ai turisti appena sbarcati, o in procinto d'entrare da Zi' Teresa, per vendere qualche «patacca», c'erano i vecchi di San Gennaro dei Poveri che, a pagamento, da Piazza Carlo III andavano nelle case a piangere i morti, e potevano spingersi per la bisogna (a tripla paga o almeno doppia: 150 lire) fino a [[Vietri sul Mare|Vietri]] e a [[Sorrento]]; a ogni angolo c'erano gli acquaioli, che t'offrivano boccali d'acqua ghiacciata, assieme ai venditori improvvisati di pasta, vermicelli fumanti e appena scodellati, con su uno spruzzo di pomodori e pepe; e c'erano le prostitute, giovani e vecchie, che vendevano se stesse col medesimo sguardo, ora sfrontato ora implorante. Nei libri, e nei piccoli fatti d'ogni giorno, trovavo una continua, reciproca conferma. *Napoli, del resto, rimase sostanzialmente impermeabile al [[fascismo]]. Lo furono gli stessi notabili che pure nel '22, alla vigilia della marcia su Roma, s'erano spellate le mani ad applaudire Mussolini al [[Teatro di San Carlo|teatro san Carlo]]. Altrettanto estraneo agli slogan mussoliniani fu il popolo, per atavico irridente scetticismo (un difetto, a volte, può trasformarsi in virtù). *Quando sessant'anni fa m'aggiravo per Napoli, e fiutavo l'aria salmastra tra le grida dei venditori di pesce, non m'imbattevo di certo nello Spirito Assoluto, che avanza nella Storia attraverso la sua dialettica fatta di tesi, antitesi, sintesi. M'aggrediva, dolorosa e dolcissima, soltanto la molteplice realtà. Vedevo i volti dei partenopei, le loro espressioni irridenti, con una saggezza antica e popolaresca, tutt'una con la miseria insieme aulica e familiare della «Napoli nobilissima», tra la barocca solennità dei monumenti e lo squallore dei bassi. Mi dicevo che la ''Ratio'' hegeliana era ben remota da tutto questo, dalla bellezza delle donne, dagli sguardi abbaglianti degli occhi morati dietro le lunghe ciglia delle ragazze giù a [[Via Toledo|Toledo]] e a Chiaia, nell'allegria chiassosa che ti veniva incontro ovunque, anche nella povertà, anche nei laceri panni multicolori fatti asciugare nei vicoli alla brezza notturna, sotto la luna. Era forse l'Assoluto a essere il soggetto del mondo reale, della storia, o non piuttosto la molteplicità degli individui, con i loro autentici bisogni? ====[[Percy Allum]]==== *L'elemento fondamentale è l'estraneità di vasti strati della popolazione dalle istituzioni della republica italiana, con tutte le conseguenze che ne derivano: la sopravvivenza del sistema paternalistico clientelare, l'ambigua accettazione dei valori sociali dominanti, la rottura causata dall'emigrazione e dalle trasformazioni economico-sociali. *Il napoletano è convinto di vivere in un mondo ostile, sul quale non è in grado di esercitare alcun controllo... I rapporti tra gli uomini sono regolati da una concezione fatalistica, nella quale l'Autorità svolge lo stesso ruolo che ha il «destino» nel mondo naturale. *In passato, se chi comandava faceva il suo dovere, il popolo lo sosteneva; quando non lo faceva più, il popolo scatenava una piccola rivolta... Il gran numero di dimostrazioni di piazza e di jacqueries che costellano le pagine della storia del napoletano è la prova di quanto sia radicata negli abitanti la fiducia in questo tradizionale meccanismo. ====[[Alberto Arbasino]]==== *Avvicinandoci alla città il cielo s'oscura e l'aria si fa soffocante. Le fiammate delle raffinerie tingono di rosso e di giallo il polverone dei cementifici, a nuvoloni foschi: ma lo si è sempre saputo fin da Virgilio che questi paraggi sono le porte dell'inferno, la sede dell'orrore. *E poi, insomma, una città fra le più vecchie d'Europa, e dalla [[Magna Grecia]] in poi sono i suoi stessi governi a ripeterle che non è ancora matura per... E lei, lì, ad aspettare che vengano Elargite Provvidenze, senza muovere un dito... Tanto vero che mentre gli altri ricostruiscono [[Amburgo]] o [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|Hiroshima]] qui non hanno ancora incominciato a portar via le immondizie del Dugento dalle strade... [...] Solita colpa dei [[Borbone delle Due Sicilie|Borboni]] che avrebbero borbonizzato la città? Mah, dev'essere lei che ha napoletanizzato loro. *Io poi a Napoli vorrei starci sempre il meno possibile. Mai combinato niente e sempre litigato con tutti. Una depressione, sempre. Veramente è una città che non mi dice niente, perciò trovo inutile venirci. Non so cosa farmene del sole mediterraneo e dell'eredità classica e dell'architettura normanna e delle semplici gioie della vita contadina e della pizza alla pescatora. Commedia dell'arte, per me no, grazie. ====[[Giovanni Artieri]]==== *Altri e più terribili dolori sarebbero intervenuti nella vita della città, diventata uno dei centri strategici della seconda guerra mondiale, nel Mediterraneo. Prove eroiche misero a nudo lo spirito stoico della popolazione, la sua illimitata capacità di sopravvivere, la sua quasi magica facoltà di «ridurre» stranieri e invasori al proprio modulo umano, e dominarne così eccessi e barbarie. *Chi ha detto Napoli città «savia», non la conosce: non sa quanto, a Napoli, il filisteo professorale, l'uomo di pomposa serietà che non sbaglia mai, che non sappia ridere o sorridere, rischi di passar da scemo, da «fesso», da persona non pertinente alla città.<br>A Napoli sta di casa una certa illustre e armoniosa follia di origini bacchiche e filosofiche, proveniente dal remoto passato, qualche cosa come i misteriosi raggi cosmici usciti dalle insondabili profondità del caotico universo. La follia trema con la sua luce di diamante, in fondo all'animo {{sic|queto}} e ragionevole dei napoletani. *È la sola città del mondo ove sia possibile scorgere qualche probabilità di sfuggire al destino comune dell'[[Europa]] d'oggi. Che ci appare assai simile a quello del decadente Seicento, alla ricerca d'un'anima che ne sorregga l'affastellata apparenza barocca.<br>In questa ricerca, l'[[Italia]] e l'Europa si affacciano al davanzale di eri. Cercano uno stile, una poesia. Tentano di rifarsi al neorealismo, ch'è poi il semplice e nudo realismo del secolo scorso.<br>Dove si pensa a quest'angoscia, è a Napoli. Napoli è ricca d'una incredibile ricchezza. Essa non ha bisogno di «darsi» uno stile. Non deve cercare una cifra, una chiave, un modulo per essere «se stessa». Non ha perduto, insomma, il contatto con il passato. Essa è sempre affacciata alla finestra che guarda sul giardino (un poco appassito) delle memorie e su quello fragrante e fresco dell'attualità. Perciò tutti invidiano Napoli. *{{NDR|L'ultimo incontro con Gino Doria, alla [[Certosa di San Martino]]}} E noi, «ncielo<ref>In cielo.</ref>» stavamo, chini sulla ringhiera barocca del celebre balcone su Napoli, lì sull'angolo dominato dalla cupa mole del Forte. Si guardava la città ai nostri piedi; compatta e ammonticchiata come sempre appare Napoli a chi la vede da una prospettiva aerea. Un grattacielo tagliava l'aria, dominando il mare confuso delle case, solcato dai neri decumani dei quartieri greco-romani.<br>Freddo e remoto il [[Vesuvio]] spento, albuginoso e come spento anch'esso, il mare; la collina di [[Posillipo]] ricoperta di eczemi. Dal caos brulicante veniva un vago rombo, un respiro di lontanissima risacca. Stavamo zitti, Doria ed io, a guardare come superstiti di una conflagrazione di mondi, reduci spaesati di evi caotici e rotolanti. Di tanto in tanto, don Gino puliva e s'aggiustava il monocolo, per vedere qualcosa nello spessore dell'aria. Qualcosa che nemmeno a me riusciva di scorgere. *[[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] non vende più i suoi pesci e le sue quaglie a questa plebe, ma, in cambio di voti, i partiti politici le vendono feste televisive e adulazioni sociali. *Il concetto di nobiltà, a Napoli, è profondamente unitario e totale: pochi, anche tra i più forti napoletanisti, conoscono, per esempio, un'espressione del dialetto per indicare «tutti, nessuno escluso», questa espressione rara è ''nòbbele e snòbbele''<ref>''Sdòbbele'', refuso, nel testo.</ref>(cioè nobili e non nobili), quanto dire l'intero popolo. Per questo diverso e più sottile coincidere degli intendimenti sociali e unitari della paroletta «nobilissima», Napoli lo è. [...] La loro prima nobiltà è diplomata dall'intelligenza, dall'acume, dallo spirito e dalla cultura. Un principe fesso non vale uno scugnizzo intelligente. *Il napoletano adopera la sua superstizione come un elemento aggiuntivo e razionale del suo giudizio. Come, cioè, una variabile indipendente il cui comportamento gli sfugge, ma la cui influenza gli è nota. Ciò è dimostrato dalla natura stessa della cabala e delle pratiche magico-aritmetiche in uso per la previsione dei numeri del lotto. ''La [[Smorfia]]'', libro dei sogni, introduce l'elemento fantastico nel rigore matematico delle ''scadenze'', delle ''figure'', degli ''estratti'' su cui si intrecciano i movimenti e l'intera meccanica delle giocate. *In ogni napoletano si può scorgere il riflesso dell'ironia, del sarcasmo, del gusto, dolorosamente umano, della deformazione bruegheliana<ref>Nel testo il refuso: breugheliana.</ref>, comica e tragica di [[Eduardo De Filippo|Eduardo de Filippo]]: la facoltà di tradurre in paradosso e poesia, la contingenza storica: nel prodigio di un detto, di una forzatura comica, d'una constatazione centrata nell'ironica e contraddetta natura delle cose.<br>Durante la sfilata a Napoli delle squadre di camicie nere, nell'ottobre del 1922, uno [[scugnizzo]] chiese ad alta voce, dinanzi a tante braccia protese nel saluto romano: «''Ma ched'e', chiove?''» (Ma cos'è, vedono se piove?). Quello scugnizzo non sapeva di fissare un tratto di storia. (Eccetera, eccetera.) *In questo discorrere, il lento e grigio giorno di [[Tokio]] declinava; fedelmente accompagnato dalla pioggia sottile. Ero un poco scontento. Perché a me, allora, [[Harukichi Shimoi|Shimoi]] interessava assai più come «giapponese» che come «napoletano» mentre a lui, quel fatto di possedere ogni segreto dell'anima e della misteriosa essenza d'arte del suo paese, non diceva quasi niente. Un fatto spiegabilissimo, del resto, che dice quanto Napoli avesse mutato o, come gli dissi scherzosamente, «corrotto» un nipponico così puro.<br>Allora Shimoi mi raccontò quest'aneddoto. Nel 1949 ricevette un invito a recarsi al [[Palazzo imperiale di Tokyo|palazzo imperiale]]. [[Douglas MacArthur|Mc Arthur]] aveva stabilito che l'Imperatore diventasse un monarca borghese e [[Hirohito]], prima di obbedire al generale americano ordinò di celebrare, per l'ultima volta, la «cerimonia del [[tè]]», convocando tutti i familiari, cioè tutti i principi del [[Giappone]]. A Shimoi fece dire dal suo maestro di cerimonie: «Venga ad allietarci con le sue storie di Napoli, in quest'ora triste». Nessun napoletano avrebbe immaginato il nome della sua città capace di consolare, anche per poco, la tragedia di un imperatore vinto. *La natura filosofica dei napoletani non è discriminabile nelle manifestazioni della vita comune; anzi è tutt'una con essa; in questo si rintraccia il segno più vero della nostra sostanza ellenica.<br>È un tratto del nostro pudore, della nostra ironia di fronte alle certezze troppo solenni e auguste della scienza, della storia, della morale: un'eleganza dello spirito che rifiuta a se stesso l'orgoglio di ritenersi capace di costruzioni eterne e perfette, di raggiungimenti immuni da incoerenze e contraddizioni. È, a pensarci bene, un senso di squisita umiltà. *Napoli pesa poco nel bagaglio di chi viaggia per il mondo, poiché appartiene al mondo delle idee. Si può incontrare, come una categoria universale, in ogni angolo, il più strano della terra. *{{NDR|Il}} nostro popolo, che è filosofo più d'ogni altro. Libero e sboccato sovente – e questo attrasse molti di coloro che scrissero prima che io giungessi – profondo ironico saggio, sempre, e questo attrae me, per tendenza ed anche per elezione del mio spirito. ([[Rocco Galdieri]]) *Per chissà quali remoti legamenti con il pensiero eleatico ([[Elea-Velia|Elea]], del resto, si trova a due passi da Napoli) i napoletani posseggono un naturale, istintivo senso della relatività. Il velo di ironia che si scopre, come la polvere del caffè in fondo alla tazza, alla fine di ogni conversazione, per quanto seria voglia essere, con un napoletano, viene da questa natura relativistica. *Un pomeriggio del settembre '54 con [[Amedeo Majuri]] e [[Augusto Cesareo]] andammo a rivedere [[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza del Mercato]] e quel che la guerra ne ha lasciato. Spettacolo triste. Il guasto e la polvere avvolgevano ugualmente l'arco di Sant'Eligio e la facciata gotica di San Giovanni a mare. E, di fronte, il piedistallo di «Marianna 'a capa 'e Napule» era vuoto. Vi appoggiava le spalle una bellissima venditrice di pannocchie bollite, una «spicaiola». «''Signò''», ci disse, «''l'hanno luvata stammatina. Dice {{sic|ch'a}} mettono dinto 'o Municipio. Mo ce stongh'io...''<ref>Signore, l'hanno tolta stamattina. Corre voce che la collocano nel Municipio. Adesso ci sono io...</ref>» La [[Cibele]] era stata tolta, per trovar posto nel Cortile del palazzo del Municipio e lei, la bellissima, diceva: «La sostituisco io». Tanto è stretta la parentela tra i napoletani e gli dèi. *{{NDR|A [[Shiraz]], in un tempio zoroastriano}} Vi fummo introdotti e un tale, ch'era l'officiante ''parsi'', accese un fiammifero. Subito dal suolo, traverso una bocchetta di ferro, sprizzò una fiamma chiara e fumosa. Era petrolio nativo, come, in quel paese, se ne incontra dappertutto. «Ecco», ci disse l'uomo, «ecco: guarda la luce dello Spirito.» «Ma», obiettammo, «l'hai accesa tu, adesso, con un fiammifero...» «Non importa. La fiamma era lì, anche quando non appariva. Era lì. Ma tu non la vedevi.» Forse quell'imbroglione di prete ''parsi'' aveva ragione. Anche a Napoli, la «fiamma» è lì: spesso non la vediamo. Spesso la cogliamo per strada, camminando. La troviamo nella bocca di una popolana o nella rassegnata ironia di un tranviere. ====[[Simone de Beauvoir]]==== *In Via dei Tribunali, attorno a [[Porta Capuana]], guardavamo le piramidi di cocomeri e di melloni, i mucchi di pomidori, di melanzane, di limoni, di fichi, di uva, i pesci lucenti, e quelle specie di altarini rococò, così graziosi, che i venditori di frutti di mare fabbricano con muscoli e alghe: ignoravamo che il cibo si espone con tanta violenza solo quando la gente crepa di fame. *La vita degli uomini si esibisce nella sua nudità organica, nel suo calore viscerale: sotto questo aspetto, Napoli ci stordì, ci nauseò, ci stregò. *Misconoscendo la profondità di quella miseria, poterono piacerci certi suoi effetti; ci piaceva ch'essa sopprimesse tutte le barriere che isolano gli uomini e li diminuiscono: tutto quel popolo abitava il calore di un solo ventre; le parole «dentro», «fuori», avevano perduto il loro significato. Gli antri oscuri in cui rilucevano debolmente delle icone appartenevano alla strada, nel gran letto matrimoniale dormivano dei malati; dei morti riposavano allo scoperto. E l'intimità delle case si espandeva sulla strada. Sarti, calzolai, fabbri, fabbricanti di fiori artificiali; gli artigiani lavoravano sulla soglia della loro bottega; le donne si sedevano davanti alla porta di casa per spidocchiare i loro bambini, rammendare la biancheria, pulire il pesce, sorvegliando i bacili pieni di pomodori schiacciati che esponevano all'azzurro lontano del cielo. Da un capo all'altro della via correvano sorrisi, sguardi, voci, amicizia. Questa gentilezza ci conquistò. *Ogni tanto andavamo a prendere un caffè sotto la [[Galleria Umberto I|Galleria]], mangiavamo i lucidi pasticcini della grande pasticceria Caflish oppure un gelato in [[Piazza del Municipio (Napoli)|Piazza del Municipio]], sulla terrazza del [[Caffè Gambrinus]]. Sfuggendo le asprezze della vita napoletana ne scoprivamo le dolcezze. Peraltro, dappertutto, in qualsiasi momento, il vento ci portava la polvere desolata dei docks, odori umidi e ambigui. Quando salivamo a [[Posillipo]], il candore menzognero di Napoli, in lontananza, non ci ingannava. ====[[Walter Benjamin e Asja Lācis]]==== *Il linguaggio mimico è più spiccato che in qualsiasi altra parte d'Italia. Una conversazione tra napoletani risulta impenetrabile per qualsiasi forestiero. Le orecchie, il naso, gli occhi, il petto e le ascelle sono posti di segnalazione azionati attraverso le dita. Tale suddivisione ritorna nel loro erotismo schizzinosamente specializzato. Gesti servizievoli e tocchi impazienti appaiono allo straniero in una regolarità che esclude il caso. Sì, qui egli sarebbe perduto, e invece, bonario, il napoletano lo manda via. Lo manda qualche chilometro in là a Mori. «Vedere Napoli e poi Mori», dice secondo un vecchio motto. «Vedere Napoli e poi muori», ripete il tedesco. *L'architettura è porosa quanto questa pietra. Costruzione e azione si compenetrano in cortili, arcate e scale. Ovunque viene mantenuto dello spazio idoneo a diventare teatro di nuove impreviste circostanze. Si evita ciò che è definitivo, formato. Nessuna situazione appare come essa è, pensata per sempre, nessuna forma dichiara il suo «così e non diversamente». È così che qui si sviluppa l'architettura come sintesi della ritmica comunitaria: civilizzata, privata, ordinata solo nei grandi alberghi e nei magazzini delle banchine – anarchica, intrecciata, rustica nel centro. *Le descrizioni fantastiche di numerosi viaggiatori hanno colorato la città. In realtà essa è grigia: di un rosso grigio o ocra, di un bianco grigio. E assolutamente grigia in confronto al cielo e al mare. Il che contribuisce non poco a togliere piacere al visitatore. Poiché per chi non coglie le forme, qui c'è poco da vedere. La città ha un aspetto roccioso. Vista dall'alto, da Castel San Martino, dove non giungono le grida, al crepuscolo essa giace morta, tutt'uno con la pietra. ====[[Camillo Benso, conte di Cavour]]==== *Il tempo stringendo non le parlerò di [[Sicilia]] ove le cose procedono bene e mi restringerò al doloroso argomento di Napoli.<br>Divido pienamente il suo modo di vedere. Il nostro buon [[Luigi Carlo Farini|Farini]] ha preso una via falsa, ma può riparare l'errore, se alla caduta di Gaeta adotta un altro sistema. Bisogna parlargli schietto, è uomo generoso che non ha altro pensiero che il trionfo della causa cui ha dedicato la sua vita. Farini deve proclamare l'idea unificatrice ed attuarla, qualunque {{sic|sieno}} gli ostacoli che gli si parano innanzi. La menoma esitazione in proposito sarebbe fatale: glielo ripeta su tutti i {{sic|tuoni}} e con tutte le forme. Dato poi che Farini non reggesse o per difetto di forze fisiche o per qualunque altro motivo, che cosa fare?<br>Ci ho studiato bene , e non ho trovato che due soluzioni. Mandare [[Urbano Rattazzi|Rattazzi]] e [[Alfonso La Marmora|La Marmora]] a governare Napoli oppure andarci io.<br>La prima sarebbe preferibile sotto ogni rispetto. Ma Rattazzi e La Marmora accetteranno? Solo il Re potrebbe decidere il primo, ed il primo trarre seco il secondo.<br>So che Rattazzi riuscendo a Napoli, gli spetterà il primo posto nel ministero: ma ciò poco monta. Trionfi pure Rattazzi purché si salvi il paese. Se egli evita una crisi a Napoli, gli daremo l'intiero nostro appoggio come cittadini e come deputati.<br>La seconda ipotesi può avere conseguenze fatali pel paese e per me. Egli è evidente che ho tutto a perdere e nulla a guadagnare.<br>Corro pericolo di vedere distrutta la riputazione che 13 anni di lotte continue mi valsero, senza possibilità di accrescerla. Ma ciò poco monta. L'uomo di Stato che non è disposto a sacrificare il suo nome al suo paese, non è degno di governare i suoi simili. *Io riassumo in due parole il concetto politico e militare che bisogna attuare.<br>Ristabilire l'ordine a Napoli prima, domare il [[Francesco II delle Due Sicilie|Re]] (Borbone) dopo. Guai se si invertisse il modo di procedere. Quindi occupazione immediata di Napoli... Occupate senza indugio gli Abruzzi. Fate entrare il Re in una città qualunque, e là chiami [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] a sé. Lo magnetizzi... La spedizione di Cialdini a Napoli compie l'opera: Cialdini fa da dittatore militare sino all'arrivo del Re nella capitale...<br>...Ecco il solo programma d'esito sicuro.<br>Bisogna evitare che l'assedio di Gaeta preceda l'entrata di Vittorio Emanuele in Napoli. *L'Italia del Settentrione è fatta, non vi sono più né Lombardi, né Piemontesi, né Toscani, né Romagnoli, noi siamo tutti italiani; ma vi sono ancora i Napoletani. Oh! vi è molta corruzione nel loro paese. Non è colpa loro, povera gente: sono stati così mal governati! E quel briccone di Ferdinando! No, no, un governo così corruttore non può essere più restaurato: la Provvidenza non lo permetterà. Bisogna moralizzare il paese, educar l'infanzia e la gioventù, crear sale d'asilo, collegi militari: ma non si pensi di cambiare i Napoletani ingiuriandoli. Essi mi domandano impieghi, croci, promozioni. Bisogna che lavorino, che siano onesti, ed io darò loro croci, promozioni, decorazioni; ma soprattutto non lasciar passargliene una: l'impiegato non deve nemmeno esser sospettato. Niente stato d'assedio, nessun mezzo da governo assoluto. Tutti son capaci di governare con lo stato d'assedio. Io li governerò con la libertà, e mostrerò ciò che possono fare di quel bel paese dieci anni di libertà. In venti anni saranno le provincie più ricche d'Italia. No, niente stato d'assedio: ve lo raccomando. *Se la costituzione dell'Italia è posta a repentaglio perché non ho voluto ammettere ora, in via eccezionale, nella marina un giovane che dava la sua dimissione, e se ne stava a casa quando i suoi compagni si battevano, bisogna dire ch'essa è talmente {{sic|dilicata}} da non potere durare tre mesi.<br>Sapete perché Napoli è caduta sì basso? Si è perché le leggi, i regolamenti non si eseguivano quando si trattava di un gran signore o di un protetto del Re, dei Principi, dei loro confessori od aderenti. Sapete come Napoli risorgerà? coll'applicare le leggi severamente, duramente, ma giustamente. Così ho fatto nella marina; così farò nell'avvenire, e vi fo sicura che fra un anno gli equipaggi napoletani saranno disciplinati come gli antichi equipaggi genovesi. Ma per ottenere questo scopo, credete alla mia vecchia esperienza, bisogna essere inesorabile. ====[[Giorgio Bocca]]==== *E a Napoli non si sa mai se sia una recita o se si faccia sul serio. *È possibile a Napoli pranzare in un educato silenzio, magari prendendo appunti di quel che ti dice un tuo commensale? No, non è possibile, perché "pur isso adda campa'". ''Isso'' è uno con la chitarra che si avvicina al tuo tavolo, sorridendo fra i sorrisi affettuosi dei camerieri suoi amici. *Napoli adagiata sul golfo è stupenda, ci si chiede se anche questa bellezza non faccia parte della maledizione della città, non faccia parte del prezzo spaventoso che paga per esistere. *Per secoli Napoli, capitale del regno, è stata una metropoli che lo stato borbonico riusciva a governare solo grazie alla camorra. ====[[Camillo Boito]]==== *{{NDR|I napoletani}} Cavano l'arte dal sole. *{{NDR|Il popolo napoletano}} Rapido, immaginoso, facile ad infiammarsi e pur sottilissimo e studiatore. *Que' napoletani hanno la benedizione di unire in sé l'impeto e la pazienza: sono pieghevoli e tenaci. Piglieranno tutta in mano la politica e l'arte d'Italia, se gli altri italiani non s'affannano a emularli. ====[[Libero Bovio]]==== *A Napoli il successo dura un'ora, l'insuccesso un anno – quando non ti accompagna tutta la vita. *Napoli tutto tollera e perdona fuor che l'ingegno. *Conosco ed amo tutti i vicoli della vecchia Napoli. È giusto che il piccone li squarci, ma è anche umano che il mio cuore senta i rumori del piccone. *Tutto è azzurro a Napoli. Anche la malinconia è azzurra. ====[[Cesare Brandi]]==== *L'Italia deve salvare Napoli, riportarla al suo rango di capitale della cultura quale ottava meraviglia, non lasciarla abbruttire dalla spazzatura nel traffico immondo. Napoli deve vivere: non ha bisogno di tornare una stella, è una stella, non un buco nero, come si è fatta diventare. La responsabilità è di tutti gli italiani: Napoli appartiene all'Italia. *Napoli, nel '700 non fu provincia ma grande capitale europea in competizione con Madrid, Vienna ed anche Parigi; possedette una fioritura artistica di prim'ordine, pari a quella di Venezia e assai superiore a Firenze e a Roma. *Napoli, questa meravigliosa città, che ora fa arricciare il naso a raffinati e a villani, e nessuno ci va più, se non per vedere Pompei, come se questo palinsesto di culture non valesse che per le sue ossa. *Vi sono dei panorami che rappresentano assai più che una bellezza naturale o lo spettacolo di una grande città, addirittura le fattezze della Patria.<br>In Italia, per quanto ricca si creda, sono in numero limitatissimo. Ad esempio la vista dal Viale dei Colli sulla città e le colline di [[Firenze]]; quella dal Gianicolo su [[Roma]]; la Riva degli Schiavoni a [[Venezia]]: ma su tutte, inutile negarlo, troneggia il panorama del [[Golfo di Napoli]], sia dall'alto del [[Vomero]] o di [[Certosa di San Martino|San Martino]] sia all'arrivo dal mare. È questa la porta celeste dell'[[Italia]], la porta che non è {{sic|rettorico}} chiamare augusta, e provoca nostalgia e rimpianto non solo ai napoletani emigrati. ====[[Fernand Braudel]]==== *E Napoli ha continuato a dare molto all'Italia, all'Europa e al mondo: essa esporta a centinaia i suoi scienziati, i suoi intellettuali, i suoi ricercatori, i suoi artisti, i suoi cineasti.... Con generosità, certo. Ma anche per necessità. Mentre non riceve nulla, o pochissimo, da fuori. L'Italia, secondo me, ha perso molto a non saper utilizzare, per indifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questa città decisamente troppo diversa: europea prima che italiana, essa ha sempre preferito il dialogo diretto con Madrid o Parigi, Londra o Vienna, sue omologhe, snobbando Firenze o Milano o Roma....<br>Non attendiamoci da essa né compiacimenti, né concessioni. Questo capitale oggi sottoutilizzato, sperperato fino ai limiti dell'esaurimento – poiché non si può dare indefinitamente senza ricevere – quale fortuna per tutti noi, se ora, domani, potesse essere sistematicamente mobilitato, sfruttato, valorizzato. Quale fortuna per l'Europa, ma anche e soprattutto per l'Italia. Questa fortuna, Napoli merita, più che mai, che le sia data. *Impossibile, nondimeno, per me non vagheggiare per Napoli una sorte diversa da quella che le conosco oggi e non invitare i miei amici italiani, per assaporarne reazioni, tanto più inorridite in quanto siano originari di Milano, di Bologna o di Firenze, a immaginare quale avrebbe potuto essere il destino dell'Italia ed il volto attuale di questa città se essa fosse stata preferita a Roma come capitale del nuovo Stato. Roma, che nulla qualificava a svolgere questo ruolo, salvo la sua leggenda e il suo passato, quando Napoli era – e di gran lunga –, malgrado i rapidi progressi di Torino, la sola città ad essere, verso il 1860-70, all'altezza del compito. *Nessuno è mai riuscito a governare Napoli. *Non dimentichiamolo, essa sarà l'unica città dell'Occidente, dopo il riflusso dell'Islam, a dare il proprio nome ad un regno; qualcosa di più di una capitale, e l'asserzione di un diritto di proprietà eminente. ====[[Giulio Cesare Capaccio]]==== *Buoni maestri furono i Greci nell'edificar città, eligendo i megliori lochi del mondo. Così vediamo Napoli in sito di tanta vaghezza e posto sotto così clemente cielo, che si fa per questo a qualsivoglia altra città superiore. Et ancor che alcuni han voluto dire che di sito la sopravvanzi Costantinopoli, e Lisboa, l'una per il trafico dei due mari, Propontide, et Marnero in quella felicissima regione della Tracia, l'altra per essere ella emporio di tutti i trafichi settentrionali, et occidentali in quella bellissima parte della Spagna, tutta volta l'una continuamente soggetta ai morbi contagiosi, o sia per il concorso dei barbari, o per il fiato di venti non così felici, l'altra non havendo altra perspettiva che l'horribilità dell'Oceano, all'uscir che si farà dalla foce del Tago, necessaria cosa è che cedano a Napoli, ove i venti meridionali d'austro, zefiri di ponente, e piacevolissima borea senza rigidezza de nevi dal settentrione discacciano ogni aura, che potesse portar simili mali, fronteggiata dal mare, che quasi in una leggiadrissima tazza si va terminando con tanta fertilità di pesci e di frutti marittimi, che se ne raccolgono in più copia ch'in tutti i seni di Europa; circonscritta da piacevolissime colline terminatrici della vista, e nelle quali in ogni tempo vi è la stagione di primavera; ornata di vaghissimi giardini; copiosa di frutti e d'acque le più pretiose che si possano imaginare, sempre ridente nell'amenità di tante riviere, che non la fanno invidiare alle delitiose Tempe di Tessaglia, che perciò gli antichi la chiamarono abitazione di Sirene, delle quali favolosamente una finsero Partenope. *È vero mo che gli edificij della Città di Napoli non han quella magnificenza, che richiederebbe l'architettura, perché toltone il palaggio del Principe di Salerno, hoggi con nova maniera fatta chiesa di [[Giesuiti]], e il principio della casa del Duca di Gravina, el' Palaggio reale, procurato dalla signora contessa di Lemos, non vi si vedrà maniera illustre, ma in quel modo che la copia della gente richiede. Non è però che ciò che par difettoso nell'architettura, non sia ragguardevole negli ornamenti con che sono elle vestite, dilettandosi tutti di varij apparati, aggiungendovisi una grandezza, ch'è manchevole nell'altre città, poiché le case di Napoli han li giardini di agrumi, onde di estate e d'inverno, {{sic|ancorche}} poste in luoghi occupati, sono per la verdura allegrissime accompagnate da bellissime fontane. *Havendo noi la pietra leggierissima, l'arena, detta pozzulana a somiglianza di quella di [[Pozzuoli|Pozzuolo]], che fa le fabbriche forti come ferro, et la calce delle pietre vive di [[Castellammare di Stabia|Castel a mare]], di [[Vico Equense|Vico]], et del contorno, possiamo fabricare in modo verso l'aria, che si alzano gli edificij insino al quinto et sesto solaro, cosa ch'in nissuna parte del mondo si vede, che perciò anco Napoli, se non supera di circuito l'altre città, ch'hanno a pena gli primi tavolati, come Costantinopoli e Parigi, le supera però di popolo, per il ristretto e folto modo di habitare. Et è pur bella cosa il vedere, che con due puntelli sostenendosi un palaggio in aria vi si fabrica di sotto senza far nocumento alcuno agli habitanti. È pur bella cosa anco {{sic|à}} vedere il dono della natura fatto a questo terreno, ove prima si ritrova l'arena, appresso il rapillo o lapillo per la struttuta degli astrachi, poi la pietra, e sotto l'acqua, in modo che, come disse quel buon huomo, di sotto ritroverai il maestro pronto a fabricare. Et essendo tutti gli edificij posti in suolo anco benigno e piacevole, si vede che potendovisi aggiatissimamente cavar le cloache, la Città non si mantiene sporca, come molte Città di Europa, che fundate su la pietra viva, non han questi favori. *I popolari come nati in città libera, et osservando a punto quella libertà greca mentionata da [[Publio Papinio Stazio|Stazio]], poeta Napolitano, han tanto del nobile, che vogliono imitar la nobiltà; nel vestire niente cedendogli, nell'uso di cocchi aguagliandoli, et in ogn'altra civiltà non volendo loro essere inferiori, dalla quale animosità sogliono nelle famiglie nascere mille disordini. Anzi è tanta la libertà, che vi si gode, che han dato animo agli altri forastieri di volerla godere, poiché non tantosto da diversi lochi giungono qua, che liberamente favellano del Principe che governa, dei magistrati che ministrano giustitia, et vogliono il pan bianco grosso a vil mercato, procurano di prevalersi quanto si prevagliono i cittadini, e s'ingeriscono negli officij pubblici, e pretendono tutto ciò che potesse pretendere un antico cittadino.<br> E dall'altra parte fan bene, perché ritrovano il popolo così cortese, che li accettano, et li chiamano ad haver parte in molte amministrationi. *Vivono questi nobili con molta splendidezza, et si fan chiamare Cavalieri, perché essendo per honore detti prima militi nei servigi presso alte persone regali, e militando a cavallo, quasi quelli antichi ch'erano detti ''Equo publico'' nei marmi nostri napolitani, dai quali argomento l'antichissimo nome di Cavaliero, han cambiato il nome dell'armi di soldati in maneggio del cavallo, e veramente ai nobili Napolitani così bel nome conviene, i quali fan tanta professione di cavalcare, che tutte le nationi d'Europa qua vengono, per aver cavalli di prezzo, et per imparar di esercitarli nelli studij cavallereschi di maneggiar l'armi, di far giostre e tornei, guerreggiando con tutte le più famose nationi, che perciò sono nella militia sempre riusciti illustrissimi guerrieri, dei quali infiniti si fa mentione nell'historie. sono universalmente belli di corpo, ma tanto dediti alle delitie, che hanno cortissima vita, affabili, cortesi, ancorché a primo incontro altieri, inimici capitali della viltà interessata della mercatura, onde mentisce Cassaneo<ref>Il riferimento è al libro di Bartolomeo Cassaneo ''Catalogus gloriae mundi''.</ref>, che sotto una generalità, se pur ve ne fusse stato alcuno, tratta da mercanti tutti i nobili Napolitani, pronti a duelli, et massime i giovanetti, amatori della musica, et in quella et in vestire affettatamente imitano gli Spagnoli. È vero che niente attendono alle lettere, ma, quando avverrà che l'abbracciano, per la perspicacia del grande ingegno rinvestito dalla morbidezza della carne, sotto così felice temperamento di cielo, divengono in ogni professione meravigliosi. Tra le matrone ritrovasi esquisita bellezza di corpo, et prudenza tanto grande, ch'in ogni affare dimostrano, saviezza dell'Hortensie e del Cornelie, ma sopratutto dedite al culto della religione. Vestono gli uni e l'altre pomposamente, in maniera che non giovano le leggi suntuarie del vestire, né possono restringere la soverchia spesa degli ori, delle sete, e d'altre morbidezze somiglianti. Vivono tanto agiatamente, che non osano camminar cento passi senza le comodità dei cavalli, dei cocchi, delle sagette, quasi quei pallanchini che nell'Indie usano i Portughesi. E dirò che le matrone in particulare han difficoltà di esercitarsi a piedi, facendo a gara ad haver più alte le pianella che la persona, tutto ciò che coverte poi con le vesti, ove d'avantaggio si spende, mostrano con la lunghezza dell'habito gentilissimo portamento. Dignissima cosa è di considerare la grandezza di questa nobiltà Napolitana, che coi favori che ricevono dalla liberalissima mano di Sua M.<sup>tà</sup>, rilucono in tanto {{sic|spledore}} di 27 principi, 48 duchi, 76 marchesi, 62 conti, in modo che con 213 titolati par'a me e parerà ai giuditiosi, sia una delle più nobili città del mondo. ====[[Cesare Caravaglios]]==== *C'è qualche cosa di comune tra il grido ed il suo creatore; c'è qualche cosa che non si può scindere, e noi non sapremmo immaginare il grido del pizzaiuolo dato da un venditore di cocomeri, o il grido del venditore di acqua solfurea dato da un venditore di fichi d'India. In questa unità inscindibile appare, quindi, nella sua figura caratteristica il venditore ambulante napoletano il cui tipo etnico ed il cui carattere psicologico lo rendono dissimile dai venditori degli altri paesi. *Da Napoli, fortunatamente, è scomparso quello che era dato dal malgoverno e dall'abbandono, mentre restano vivi i suoi costumi e le sue tradizioni, il che vuol dire la sua anima bella e vivace.<br />Che importa se non si incontrerà più il lazzarone coi calzoni rimboccati sino alle ginocchia, lo scugnizzo mangiatore di maccheroni, il ''guappo'' coi calzoni a quadriglié?<br />La bellezza, la varietà, la poesia, i colori del folklore napoletano non sono rappresentati da codesti avanzi borbonici o dai quadretti in cui sono raffigurati i mangiatori di maccheroni con le mani, divenuti mondiali per la leggerezza di taluni napoletani, né dai tarlati ricordi della vita dei vecchi quartieri sepolti sotto la Napoli nuova e trionfante.<br />Chi osserva il popolo napoletano nell'ora del lavoro e della gioia, nelle feste cerimoniali; chi s'addentra nella sua vita, tanto più bella quanto più intima, nella casa e nella famiglia, dalla culla al talamo, dalla tomba all'altare, potrà cogliere i tratti significativi dell'anima popolare napoletana, dei suoi costumi e delle sue consuetudini che costituiscono il suo sacro retaggio morale, in una parola, il vero folklore. *Il dialetto napoletano è gaio e faceto. È ricco di frasi spiritose che si prestano talvolta ad arguti doppi sensi. La sua armonia imitativa è incomparabile; così in nessun dialetto del mondo si dirà ''schizzichèa'', per esprimere la prima pioggia; ''spaparanza'' per esprimere l'aprirsi di una porta; ''sciuliare'' per indicare chi scivola; ''sfrocoliare'' per stuzzicare; ''arripicchiato'' per aggrinzito; ''ha chiuoppete'', per ha piovuto; ''arteteca'' per argento vivo; ''ammarrare'' per chiudere, ecc.<br />Permette quasi sempre una satira pungente e penetrante mentre agevola in maniera meravigliosa le immagini fresche e naturali che sgorgano dalla fantasia dei napoletani.<br />I napoletani, dotati di una gaiezza e di un sentimentalismo introvabili altrove, sono i degni possessori di un linguaggio così faceto e così diffuso. Noi diremmo quasi che l'uno e gli altri si armonizzano e si completano. Il dialetto ed il carattere di questo immaginoso popolo meridionale contribuiscono a rendere più belli i suoi gridi che debbono essere considerati come la migliore espressione della sua natura. *Il grido del venditore napoletano rinasce ad ogni primavera a Napoli e nella sua espressione suggestiva parla della bellezza di questo cielo incantevole e di questo popolo originale. *Per quanto la moderna civiltà abbia travolto tante cose, non compatibili coi nuovi tempi, tuttavia ha lasciato intatte le più belle costumanze napoletane, così varie e così caratteristiche.<br >Napoli s'eleva sempre più nella vita morale, ma non è mutata nelle sue caratteristiche, nei suoi tipi, nelle sue vecchie e secolari istituzioni, nell'incanto dei suoi colori al sole di primavera.<br />Basta guardare con occhio esperto per ritrovare non soltanto la Napoli di eri ma anche quella di molti secoli fa, sempre viva, leggiadra e festevole nel suo spirito. *Sono pochi quelli che si sono portati, verso il tramonto, sulla balconata del belvedere della Certosa di S. Martino per udire la più suggestiva delle sinfonie, la ''vera'' voce di Napoli, quella che nasce nel cuore della città dalla folla che s'intreccia in mille sensi, da strilli di bimbi, da voci di venditori ambulanti, da trilli di organino, da bestemmie di facchini, da rotolii di trams, da suoni di chitarra, dalle voci affievolite di cantatori che si lamentano nelle malinconiche canzonette, e scende sulla spiaggia di S. Lucia, di Mergellina, ove il grido delle donne che vendono l<nowiki>'</nowiki>''acqua zurfegna'', lo ''spassatiempo'', i polipi cotti nell'acqua marina si confonde e si unifica col canto degli uomini che lavorano le reti per la pesca.... e si perde nella profondità suggestiva del mare, nelle {{sic|morbidi}} notti di estate.<br />Nessuna città al mondo ha una così grande varietà di modulazioni: esse sono eterne, come eterno è il sorriso di questa Napoli incomparabile. ====[[Pietro Colletta]]==== *Aveva Napoli antichi trattati di commercio con la Inghilterra, la Francia, ed antiche pratiche colla Spagna; queste non avevano data; quelli colla Gran Bretagna erano due di Madrid del 1667 e 1715, e tre di Utrecht del 1712 e 13; e colla Francia, uno di Madrid del 1669, altro de' Pirenei del 1688. Napoli concedeva innumerabili benefizi alle tre bandiere, senza premi o mercede, come servitù a signoria. Per trattati novelli, del 25 settembre 1816 colla Inghilterra, del 26 febbraio 1817 colla Francia, e del 15 agosto dello stesso anno colla Spagna furono abolti gli antichi, e si diede al commercio delle tre nazioni il ribasso del decimo de' dazi che si pagano dagli altri legni, stranieri o napoletani; perciò, le mercanzie di qualunque luogo venendo a noi colle favorite bandiere, gran parte del commercio di trasporto e quanto di utilità e di forza ne deriva, ci fu rapito. *I difetti che ho toccato, e che in più opportuno luogo descriverò, cagionarono che i delitti, nel regno di Carlo, fossero molti ed atroci: nella sola città di Napoli numerava il censo giudiziario trentamila ladri; gli omicidii, le scorrerie, i furti violenti abbandonavano nelle province, gli avvelenamenti nella città, tanto che il re creò un magistrato, la «Giunta de' Veleni», per discoprirli e punirli. Prevalevano in quel delitto le donne, bastandovi la malvagità de' deboli, come piace alla nequizia de' forti l'atrocità scoperta. *In dieci anni, dal 1720 al 30, non avvennero in Napoli cose memorabili, fuorché tremuoti, eruzioni volcaniche, diluvi ed altre meteore distruggitrici. Ma nella vicina Sicilia, l'anno 1724, fatto atroce apportò tanto spavento al Regno, che io credo mio debito il narrarlo a fine che resti saldo nella memoria di chi leggerà; e i Napoletani si confermino nell'odio giusto alla inquisizione; oggidì che per l'alleanza dell'imperio assoluto al sacerdozio, la superstizione, l'ipocrisia, la falsa venerazione dell'antichità spingono verso tempi e costumi abborriti, e vedesi quel tremendo Uffizio, chiamato Santo, risorgere in non pochi luoghi d'Italia, tacito ancora e discreto, ma per tornare, se fortuna lo aiuta, sanguinario e crudele quanto né tristi secoli di universale ignoranza. *Perciò in sei lustri centomila napoletani perirono di varia morte, tutti per causa di pubblica libertà o di amore d'Italia; e le altre italiche genti, oziose ed intere, serve a straniero impero, tacite o plaudenti, oltraggiano la miseria dei vinti; nel quale dispregio, ingiusto e codardo, sta scolpita la durevole loro servitù, insino a tanto che braccio altrui, quasi a malgrado, le sollevi da quella bassezza. Infausto presagio, che vorremmo fallace, ma discende dalle narrate istorie, e si farà manifesto agli avvenire; i quali ho fede che, imparando da' vizi nostri le contrarie virtù, concederanno al popolo napoletano (misero ed operoso, irrequieto, ma di meglio) qualche sospiro di pietà e qualche lode: sterile mercede che i presenti gli negano. ====[[Francesco Compagna]]==== *{{NDR|Il ruolo di Napoli nel futuro: metropoli regionale}} capace di assolvere a funzioni di equilibrio a livello nazionale e a funzioni di organizzazione e di animazione a livello regionale. Città fornitrice di alti e qualificati servizi a un territorio provinciale e regionale da ristrutturarsi attraverso ulteriori insediamenti industriali che debbono essere favoriti con coordinate iniziative di infrastrutture e di incentivazione. L'obiettivo è una Napoli non più ripiegata su sé stessa, ma aperta verso la Campania e tutto il Mezzogiorno. *Il potenziamento della funzione metropolitana di Napoli è il problema stesso dello sviluppo economico e civile della [[Campania]]; e in questo senso l'efficacia della terapia dell'industrializzazione risulta in [[Campania]] condizionata da quel particolare aspetto della [[questione meridionale]] che [[Gaetano Salvemini]] chiamava la "questione napoletana" e che oggi si pone in termini di promozione e di esaltazione dei valori metropolitani della vecchia capitale parassitaria. *La vera malattia endemica a Napoli è la disoccupazione. ====[[Benedetto Croce]]==== *Accade, d'altra parte, che, pur nella poco alacre vita civile e politica, l'umana virtù si affermi nei particolari, contrastando al generale, e talora negli episodi, e perfino essa sorga dal mezzo stesso dei vizi, come loro correlativo. Onde un popolo che non ha bastevole affetto per la cosa pubblica potrà avere assai vivo quello per la famiglia, per la quale sarà disposto a ogni sacrificio; un popolo indifferente avere la chiaroveggenza dell'indifferenza; un popolo poco operoso nei commerci e negli affari valer molto nella contemplazione dell'arte e nelle indagini dell'intelletto; un popolo privo di spirito di gloria saper ben cogliere il gonfio e il falso delle umane ambizioni e operare nel riso un lavacro di verità. E via discorrendo.<br/>Sulla logica di queste considerazioni, il popolo napoletano è stato perfino più volte difeso, e il suo atteggiamento verso la vita ha suscitato simpatie [...] Napoli è apparsa come un'oasi nella quale sia possibile ritrarsi per obliare, riposare e respirare in mezzo a un popolo che di politica non cura o, tutt'al più, la prende a mera materia di chiacchiera, e, chiacchierandone senza riscaldarsi, spesso la giudica con spregiudicato acume. *I teatri di Napoli (mi suggerisce qui il nostro maestro [[Giuseppe De Blasiis]]) hanno a capo della loro storia perfino una grande memoria classica, le recite che vi venne a fare di persona l'imperatore [[Nerone]]. E, sebbene un'introduzione "archeologica" sembri ora di tanto cattivo gusto quanto una volta di ottimo, sia ricordato dunque che Nerone, avido di popolari applausi, e non osando presentarsi dapprima sulle scene di Roma, preferì pel suo esordio la nostra città, ''quasi graecam urbem''. Napoli, che possedeva, allora un ampio teatro scoperto, ricco di marmi e di statue, del quale ancora restano i ruderi, e la cui scena sorgeva di sbieco alle spalle della presente chiesa di San Paolo e la ''cavea'' volgeva verso la presente strada dell'Anticaglia; e un teatro coperto, un Odeo, posto probabilmente tra l'Anticaglia e gl'Incurabili, nelle vicinanze del luogo dove è adesso l'ex monastero di Santa Patrizia. *Le vecchie leggende rapidamente tramontano nella odierna trasformazione edilizia e sociale di Napoli, e le nuove non nascono, o piuttosto noi non ce ne avvediamo, e se ne avvedranno i nostri posteri, quando raccoglieranno qualche frammento del nostro presente sentire e immaginare, reso vieppiù fantastico dalle esagerazioni tradizionali, circondato dal fascino dell'antico o del vecchio, e fissato sopra taluna delle nostre ora tanto vilipese architetture e sculture. E coloro, «che questo tempo chiameranno antico», lo chiameranno forse anche «il buon vecchio tempo», come noi ora diciamo della Napoli del Settecento, e già, quasi quasi, di quella anteriore al Sessanta. *Napoli è un paese in cui è impossibile promuovere un pubblico interesse senza rimetterci il cervello e la salute. *Se ancor oggi noi accettiamo senza proteste o per nostro conto rinnoviamo in diversa forma l'antico biasimo<ref>Il riferimento è al proverbio: Napoli è un paradiso abitato da diavoli.</ref>, e se, anzi, non lasciamo che ce lo diano gli stranieri o gli altri italiani ma ce lo diamo volentieri noi a noi stessi, è perché stimiamo che esso valga da sferza e da pungolo, e concorra a mantener viva in noi la coscienza di quello che è il dover nostro. E, sotto questo aspetto, c'importa poco ricercare fino a qual punto il detto proverbiale sia vero, giovandoci tenerlo verissimo per far che sia sempre men vero. ====[[Elena Croce]]==== *A Napoli l'orgoglio, appannaggio del dominatore, non è mai considerato legittimo, ma sempre soltanto ridicolo. *Chi ha lasciato Napoli nella prima giovinezza ricorda la sua partenza come un momento di grande esaltazione. A quella età si desidera vivere nel «mondo». o almeno lo si desiderava prima di accorgersi che la guerra ci aveva sprofondati in un «cosmo» tanto incolore. Per chi vi era nato e cresciuto, a meno che non avesse subito precocemente il richiamo dello scetticismo, che è rimasto l'unico stemma della citta, Napoli non era «mondo». Era uno dei più pittoreschi scenari che avessero attirato l'evasione dell'antico viaggiatore in Italia. O altrimenti era un monumento storico grandioso. Nel perdere il paradiso di bellezze naturali che la circondava, la città è stata sempre messa a nudo come un monumento tra i più stratificati e fantasiosi, abbandonati e malinconici. *La coscienza dell'origine napoletana è restia a manifestarsi all'esterno, ed ha una lenta e difficile decantazione interiore. ====[[Lucio Dalla]]==== *Da sempre nutro una grande passione per Napoli, per la sua cultura, dalla scrittura alla filosofia alle canzoni: è una città che mi ha sempre catturato. *La bellezza di [[Totò]] è la bellezza di Napoli. Napoli, si fa presto a dire, sembra una città, non lo è, è una nazione, è una repubblica. [...] L'ammirazione che io ho per il popolo napoletano nasce proprio da questo amore per Totò. [...] Napoli è il mistero della vita, bene e male si confondono, comunque pulsano. *Quando mi parlano di bellezza mi viene in mente, come prima immagine, Napoli. ====[[Pino Daniele]]==== *La napoletanità autentica deve essere coltivata con discrezione, con cura, sforzandosi di eliminarne le parti superflue o ridondanti, frutto di un eccesso di gusto barocco, per arrivare, se possibile, alla essenzialità di sentimenti e pensieri che, una volta colti nel modo giusto, si mostrano fragili e delicati. *Poche centinaia di metri più avanti<ref>Di Piazza del Gesù.</ref>c'è via Atri, dove frequentai il Diaz, istituto di ragioneria. Tutto a pochi passi da casa, andata e ritorno a piedi, sempre immerso nelle voci, negli odori, nell'aria di una Napoli popolare insediata in quello che fu il centro aristocratico della città. Una Napoli che giorno dopo giorno aderiva ai panni che portavo, entrava nei miei pori, circolava nelle vene e mi rendeva per sempre simile a lei, al suo carattere incazzoso e amabile, nervoso e paziente, dolce e amaro. *La napoletanità è bella, ma guai a cadere nel sottobosco delle vedute meschine. Ho un sogno, per Napoli: ogni piazza, un gruppo musicale che sappia unire tradizione e innovazione. Spazi per i giovani che vogliano fare musica in tranquillità. Teatri aperti, possibilità di mettersi alla prova, ritrovi culturali per confrontarsi, parlare, anche polemizzare. Il patrimonio delle esperienze artistiche è tanto grande, in questa città contraddittoria: è l'unico vero patrimonio morale di Napoli, va salvato. Mi piacerebbe una Napoli pienamente europea e tenacemente mediterranea. *Napoli è il [[Big Bang|big-bang]]. Non solo ciò da cui tutto ha avuto inizio, ma anche quell'energia inesauribile che a tutto ha dato e dà movimento. Vite, pensieri, passioni; fatica, sofferenza, dolore. Amore. Senza Napoli non sarei. Né quello che sono, né quello che suono. Sono partito da qui, da questo urlo che sale dal pozzo senza fondo della storia. ====[[Luciano De Crescenzo]]==== *«E chi Io sa! Chi Io sa come è Napoli veramente. Comunque io certe volte penso che anche se Napoli, quella che dico io, non esiste come città, esiste sicuramente come concetto, come aggettivo. E allora penso che Napoli è la città più Napoli che conosco e che dovunque sono andato nel mondo ho visto che c'era bisogno di un poco di Napoli.» *I napoletani sono un popolo pieno di devozione cristiana, ma non hanno mai veramente abbandonato le tradizioni pagane. Sono sempre rimasti un po' politeisti. È proprio l'idea di Dio, del Dio che è uno, che noi napoletani facciamo fatica a digerire. *Napoli per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell'animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no. A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l'ultima speranza che resta alla razza umana. *«Piano, piano con questa parola: industrializzazione» dice il professore. «Napoli è stata rovinata da Lauro, da Gava e dalla chimera dell'industrializzazione. Lauro l'ha gestita come l'ultimo dei Borboni, Gava ha addirittura fatto rimpiangere Lauro, ma nessuno dei due ha fatto tanto male a Napoli come chi ha creduto di risolvere il problema napoletano con l'industrializzazione. Voi invece immaginatevi una Napoli senza ciminiere, una Napoli che nella piana di Bagnoli al posto dell'Italsider avesse avuto tutta una serie di alberghi, di cottages, di villini e di casinò. Positano, Amalfi, Ischia, Capri, Procida, Baia, il lago d'Averno, Pompei. Ercolano, Vietri, Cuma, il Faito, il Vesuvio, isole, scogli, montagne, vulcani, laghi. il punto d'incontro del turismo mondiale! La Las Vegas d'Europa! Il paradiso in terra! Ma pensate, ad esempio, al Castello dell'Ovo, a questo bellissimo maniero medioevale, ricco di enormi sale, di piccole viuzze interne e di suggestive botteghe». *«Ritornando a Napoli lei ritiene che i napoletani siano nella stragrande maggioranza uomini d'amore?»<br />«Senza dubbio: in particolar modo il popolino.» ====[[Aurelio De Laurentiis]]==== *Napoli non è una città violenta, semmai la capitale del crimine ora è [[Roma]]. Certo, in momenti come questi chi gira con auto e orologi di lusso dimostra di non essere diventato abbastanza napoletano. *Sono tornato in Italia, a Napoli, perché per me l'Italia è Napoli, Napoli è la cosa che più mi convince dell'Italia. *Questa città è stata l'unica a liberarsi da sola dai nazisti, prima ancora dell'arrivo degli americani, che trovarono la città già liberata quando vi entrarono. Questo popolo lo si può tradire se non si ha vergogna, ma non prendere per il culo. ====[[Erri De Luca]]==== *A Napoli mancò uno straccio di re che capisse che nell'Europa delle nazioni l'Italia era destino inevitabile. Mancò un re che stipulasse coi modesti Savoia, signori di una provincia subalpina, un contratto Italia almeno alla pari, non tra occupanti e occupati. Napoli da allora è una capitale europea abrogata, non decaduta ma soppressa, come se Londra fosse stata soppiantata da Edimburgo. Così è andata e questa è la materia della sua ragionevole strafottenza verso la condizione di capoluogo di regione. Se non si vede l'evidenza dell'enorme orgoglio assopito nei suoi cittadini, non si sta parlando di lei. *Com'è importante stare a due, maschio e femmina, per questa città. Chi sta solo è meno di uno. *Napoli è una città che brulica di vita e di storia, ha avuto un passato grandioso e ha energie non solo per partecipare a un futuro, ma anche per precederlo. *Napoli si era consumata di lacrime di guerra, si sfogava con gli americani, faceva carnevale tutti i giorni. L'ho capita allora la città: monarchica e anarchica. Voleva un re però nessun governo. Era una città spagnola. In Spagna c'è sempre stata la monarchia ma pure il più forte movimento anarchico. Napoli è spagnola, sta in Italia per sbaglio. *Nella mia città e nel mio tempo di nascita, Napoli in dopoguerra, i bambini venivano sfoltiti dalla più alta mortalità d'Europa. La loro vita era un permesso rilasciato giorno per giorno, la loro morte non una tragedia. Le campane suonavano a festa perché un altro angioletto si era aggiunto alla volatile schiera degli sprotetti in terra, promossi d'ufficio a protettori in cielo. Di colpi ne incassavano tanti quanti atterrerebbero un pugile, assestati senza misura di proporzione, così come i vestiti, i panni: non avevano taglia, l'ultima stesura dell'usato. [...]<br>I bambini di Napoli a quel tempo saltavano la scuola, andavano al lavoro appena in grado, per giustificare la vita con un guadagno, per minimo che era. Rimborsavano il cibo delle madri. E perciò non era così atroce a quel tempo ascoltare la storia di Erode, la sua sbrigativa spada che si sostituiva a una delle periodiche epidemie e stragi di bambini. Erode era niente di più che uno dei tanti adulti da evitare, uno dei cento agguati apparecchiati. *Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare. *Se fu città violata da un numero esorbitante di vincitori, se fu militarmente indifendibile quel golfo spalancato, per reazione rese inespugnabili i suoi cittadini: ognuno di essi è città intera, sapendo di esserlo e di rappresentarla. ====[[Luigi de Magistris]]==== *Napoli è una città particolare, lo è stata anche storicamente. Quando l'intero continente viveva fasi di stallo Napoli ha segnato importanti accelerazioni nel mondo della cultura. L'Università, tra le più antiche d'Europa, è stata punto di riferimento quando tutta l'Europa era dilaniata da guerre interne. È una città che non ha mai consentito alla Santa Inquisizione di agire liberamente e incontrastata. È una città che sotto l'occupazione straniera e militare si è liberata da sola concedendosi autonomamente a chi nella seconda guerra mondiale determinava la ritirata dei nazisti. *Napoli può dimostrare che lo sport ed il calcio possono tranquillamente farsi con le mani pulite senza bisogno di truccare le partite come faceva Moggi con la Juventus e come, purtroppo, sembra stia accadendo nuovamente {{NDR|riferendosi allo scandalo del calcio scommesse relativo al 2011}}. Si potrebbe stringere tra Napoli e De Laurentiis, un patto di lealtà anche nello sport. Nel rilancio della città un punto fondamentale lo ha il calcio. *Duecentomila spettatori per le regate {{NDR|dell'America's Cup 2012}} nonostante le avverse condizioni meteo, senza dimenticare il mezzo milione di persone a Pasquetta: questi sono numeri che mi rendono orgoglioso. La città ha dato una bella immagine al mondo e ha rappresentato l'Italia in maniera entusiasmante. ====[[Madame de Staël]]==== *Ciò che manca il più a questa nazione in generale, è il sentimento della dignità. Eglino fanno azioni generose e benefiche per buon cuore, piuttosto che per principii: poiché la loro teoria in ogni genere nulla vale, e l'opinione in questo paese non ha punto di forza.<br>Ma allorché uomini e donne scansano cotal morale anarchia, la loro condotta è più notabile in sé stessa e più degna di ammirazione che in qualsivoglia altra parte, poiché niuna cosa nelle circostanze esteriori favorisce la virtù.<br>Si adotta tutta intiera nella sua anima. Né leggi, né i costumi ricompensano o puniscono. Quegli ch'è virtuoso è tanto più eroico, in quantoché non è per questo né più tenuto in istima, né più ricercato. *Fatte alcune onorevoli eccezioni, le prime classi di persone hanno molta somiglianza colle ultime; lo spirito delle une non è quasi più coltivato delle altre, e l'uso del mondo costituisce la sola differenza nell'esteriore. Ma in mezzo a questa ignoranza vi è un fondo di spirito naturale e di attitudine a tutto, talché non si può prevedere ciò che diventerebbe una somigliante nazione, se tutta la forza del governo fosse diretta nel senso dei lumi e della morale. Siccome vi è poca istruzione in Napoli, così vi si trova fino al presente più originalità che carattere nello spirito. Ma gli uomini ragguardevoli di questo paese, come l'abate [[Ferdinando Galiani|Galiani]], Caracciolo, ecc. possedevano, si dice, nel più alto grado la lepidezza e la riflessione, rare facoltà del pensiero, e unione, senza di cui la pedanteria o la frivolezza v'impedisce di conoscere il vero valore delle cose. *Giunsero a Napoli di giorno, in mezzo a quella immensa popolazione ch'è cotanto animata e nello stesso tempo cotanto oziosa. Attraversarono di primo lancio la [[Via Toledo|via ''Toledo'']] e videro i [[Lazzari|Lazzaroni]] a dormire sul lastricato o in una cesta di vetrice<ref>Ramo flessibile del salice, vimine.</ref> che serve loro di abitazione notte e giorno. Questo stato selvaggio, che si vede colà mescolato con la ''civilizzazione'', ha qualche cosa di estremamente originale. Tra quegli uomini ve ne sono alcuni che non sanno neppure il loro nome, e vanno a confessarsi di peccati anonimi, non potendo dire come si chiami colui che gli ha commessi. Esiste in Napoli una grotta sotterranea nella quale migliaia di Lazzaroni passano la loro vita, uscendo solamente sul mezzodì per vedere il sole, e dormendo il restante del giorno, mentreché le loro mogli filano. Nei climi in cui il vitto e il vestito sono sì facili, vi abbisognerebbe il più indipendente ed attivo governo per dare alla nazione sufficiente emulazione. Imperroché egli è sì agevole pel popolo il sussistere materialmente in Napoli, che può fare a meno di quella specie d'industria ch'è necessaria altrove per guadagnarsi il pane. L'infingardaggine e l'ignoranza, combinate coll'aria vulcanica che si respira in quel soggiorno, debbono produrre la ferocia, quando le passioni sono eccitate; ma questo popolo non è più cattivo di un altro. Esso ha dell'immaginazione, il che potrebbe essere il principio di azioni disinteressate, e con questa immaginazione si condurrebbe al bene, se le sue istituzioni politiche e religiose fossero buone. *Il popolo di Napoli non ha altra idea della felicità che quella del piacere: ma l'amore del piacere vale più di arido egoismo.<br>È vero che questo è il popolo del mondo che ami più il danaro. Se voi domandate a uomo del popolo il vostro cammino per la via, egli stende subito la mano dopo avervi fatto un cenno, poiché eglino sono più infingardi rapporto alle parole che ai gesti. Ma il loro gusto pel denaro non è né metodico, né ponderato; lo spendono subitoché l'hanno ricevuto. Se s'introducesse il danaro tra i selvaggi, i selvaggi lo domanderebbero come i Napoletani. *Il popolo napoletano, in alcuni rapporti, non è niente affatto dirozzato, ma non somiglia altronde al volgo degli altri popoli. La sua materialità stessa colpisce l'immaginazione. La spiaggia africana che circonda il mare dall'altra banda, vi si fa già quasi sentire e vi è un non so che di numidico nei gridi selvaggi che si odono da tutte le parti. Quei visi bruni, quei vestiti formati di alcuni brani di panno rosso o violetto, il cui colore pieno attrae gli altrui sguardi; quei pezzi d'abito, nel panneggiamento de' quali traspira ancora il gusto delle arti, danno qualche cosa di pittoresco al popolaccio, mentre che in altri paesi non vi si può scorgere che le miserie della ''civilizzazione''. *Si trova sovente in Napoli certo gusto {{sic|pegli}} acconciamenti e per le decorazioni accanto alla penuria assoluta delle cose necessarie o degli agi. Le botteghe sono ornate graziosamente con fiori e con frutta. Alcune hanno un'aria festiva che non dipende dall'abbondanza, né dalla felicità pubblica, ma solamente dalla vivacità dell'immaginazione: prima di ogni altra cosa si vuole rallegrare gli occhi. La dolcezza del clima permette agli artigiani di ogni specie di lavorare nella strada. I sarti vi fanno i vestiti, i vivandieri la loro cucina, e le occupazioni domestiche, succedendo in tal guisa esternamente, moltiplicano i movimenti del popolo in utili maniere; i canti, i balli, i giuochi rumorosi accompagnano assai bene tutto questo spettacolo; e non vi è altro paese, in cui si senta più chiaramente la differenza tra il divertimento e la felicità: finalmente si esce dall'interno della città per andare alla spiaggia d'onde si vede il mare e il [[Vesuvio]], e si dimentica ciò che si sa degli uomini. ====[[Francisco Elías de Tejada]]==== *Forse ora è tardi per risuscitare la Tradizione di Napoli. Ma, per coloro che ancora cercano di denigrarla o vogliono ignorarla, lì stanno le sue vestigia; nei libri che non si leggono, nel popolo che viene disprezzato, nel cuore di molti che inconsciamente le sentono come io le sento. Perciò passeggiando tanti pomeriggi nella rumorosa via Toledo ho sofferto la tristezza profonda della solitudine, consolata solo dalla voce serena dell'ultimo tradizionalista napoletano, Silvio Vitale, quando il richiamo che sentivo nel più profondo del mio essere mi diceva che era impossibile finisse così il popolo dei miei antenati, ricco di lealtà generosa, creatore di grandi libertà concrete, paladino di imprese universali. Morirò, ma voglio morire con la speranza che, anche se sepolta e derisa, la tradizione della mia Napoli non può restare inerte archeologia. La giustizia di Dio non può permettere che muoia tra lubridi un popolo che è stato strumento di Lui nelle battaglie decisive della storia. Neanche se, come sembra accadere, i Napoletani si sono lasciati andare nella pazzia di un suicidio collettivo. *I re delle Spagne sapevano che le Spagne non erano uniformi, ma varie; che Napoli era uno dei popoli spagnoli, ma con personalità culturale e politica peculiarissima; che coltivare questa personalità era uno dei doveri dei suoi re; che Napoli non era popolo da assimilare, ma da proteggere nel culto delle sue proprie caratteristiche. I re delle Spagne furono re della Tradizione, non imposero a Napoli né leggi né lingua castigliana, non furono castigliani dominatori di Napoli, ma re strettamente napoletani. *Quando, nel 1860, si realizzerà l'unità risorgimentale sotto il simbolo barbuto, piemontese, europeo e anticlericale di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], il corpo morto del Regno di Napoli si dissolverà come cadavere da cui centocinquanta anni addietro era volata via l'anima.<br>Ma l'Europa vincitrice non perdonò a Napoli l'aver combattuto per la causa della Cristianità. I vinti pagano e Napoli paga ricevendo il disprezzo dei vincitori, né più né meno degli altri popoli spagnoli. Il prezzo fu qui ancor più doloroso perché veniva dai "fratelli" del nord della Penisola, anche dai fiorentini e dai veneziani che in altri tempi avrebbero voluto dare il Regno di Napoli in mano ai turchi. La famosa questione meridionale non era né è altro che l'inadattabilità di Napoli, a causa dei suoi residui di ispanismo, alle concezioni europee che, sulla punta delle baionette, avevano innalzato gli invasori garibaldini. ====[[Salvatore Di Giacomo]]==== *Chi bada in Napoli al suo decoro? Certo, chi dovrebbe no. Lascia fare e lascia correre – ecco la frase filosofica, sacramentale d'ogni indifferente partenopeo, sia egli in alto nella cosa pubblica o le passi accanto tranquillo. *In verità, quanta somiglianza di costume tra {{sic|que'}} napoletani del tempo di [[Nerone]] e i napoletani del tempo nostro! Ecco [[Petronio Arbitro|Petronio]] che ci descrive un mercato di panni vecchi, così come oggi lo vediamo al ''Carmine'' e a ''Porta Nolana''; ecco il cantastorie, tolto di mira dagli ''[[scugnizzo|scugnizze]]'' del tempo; ecco una erbivendola che si [[Voci e gridi di venditori napoletani|sgola]] a un canto di strada; ecco Gitone e il barbiere d'Encolpio che, a braccetto, nella notte serena, se ne vanno a [[Crotone]] e cantano a distesa, o, come si direbbe adesso, a ''ffigliole''. Un cuoco, al famoso convito di Trimalcione, mette in tavola le lumache ''cum tremula taeterrimaque voce'' accompagnando la leccornia: e così ricordiamo il nostro ''maruzzaro''<ref>Venditore di lumache di terra o di mare o di frutti di mare.</ref>e la maniera e il tono di quel suo canto che s'indugia a vantare <nowiki>'</nowiki>''e maruzze<ref>Lumache di terra o di mare.</ref>d' 'a festa ca so' meglie d' 'e cunfiette''. E quante forme, quasi uguali, di locuzioni e d'apostrofi! Quelli antichi partenopei dicono ''urceatim plovebat'' e noi diciamo ''chiuveva a langelle'': dicono ''bonatus'', e noi diciamo ''abbunato''<ref>Bonaccione, semplicione. La definizione è in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton Editori, Roma, 2016, p. 18. ISBN 978-88-541-8882-2</ref>. Per dir ''tu non sei del bottone''<nowiki>Non appartieni alla nostra combriccola.</nowiki>quelli dicevano ''non es nostrae fasciae''; e la frase ''nescio cui terrae filius''<ref>Non so a chi tu sia figlio. {{cfr}} ''Napoli: figure e paesi e Luci e ombre napoletane'', nota 2, p. 192</ref> tenea luogo di ''nun saccio a chi figlio 'e p...''; e ''nun aiza 'a capa 'a copp' 'o libro'' si diceva ''caput de tabula non tollit''. Le lievi ferite, all'uso nostro, erano medicate con la ragnatela... ''at Giton... primum aranei oleo madentibus vulnus... coartivit...'' Qualcuno diceva ''Dies nihil est, dum versas te nox fit''<ref>La giornata è breve, il tempo di girarti e rigirarti ed è notte. {{cfr}} ''Napoli: figure e paesi e Luci e ombre napoletane'', nota 3, p. 192.</ref>: – e voleva dire: – <nowiki>'</nowiki>''a jurnata è corta: mentre ca te vuote e te ggire s'è fatto notte''. Ma che! Se non mi sbaglio anche il ''[[Pernacchia| vernacchio]]'' è greco. Parla non so qual tronfio oratore alla mensa trimalcionica ed ecco qualcuno che, all'ultime enfatiche parole del conferenziere, ''oppositaque ad os manu nescio quid tetrum exibilavit, quod postea graecum esse adfirmabat!''<ref>E portata la mano alla bocca, non so che cosa abbia sibilato di tetro che dopo abbia detto lingua greca. {{cfr}} ''Napoli: figure e paesi e Luci e ombre napoletane'', nota 4, p. 192.</ref> *La mia fissazione è questa, che Napoli è una città disgraziata, in mano di gente senza ingegno e senza cuore e senza iniziativa. *Napoli è una città bella e singolare – singolare principalmente. Le sue cose rare sono mescolate alle comuni – le nobili alle volgari – a pochi passi dal silenzio è il rumore – prossimi a' luoghi più luminosi ed aperti sono le ombre e il mistero – accanto a un monumento medievale è un lurido fondaco o un vicolo e, forse, alle spalle d'un tempio un lupanare. Ciò che è qui {{sic|da per tutto}}, è la vita: la sanguigna vita popolana, pulsante e ininterrotta, che passa e si rincorre e scivola lungo i muri del monumento e del tempio, che s'addensa e si sparpaglia, e s'agita ed urla o impreca, sotto un fulgido sole che par quasi la fecondi, e investa a un tempo col suo lume diffuso questa folla dell'ultima ora e i ruderi d'un teatro greco, e quel che fu il tempio insigne dei Dioscuri, e una chiesa angioina, e il pallido chiostro d'un antico convento di monache armene... *Napoli, [...] questo strano cuore d'Italia che patisce, se lo si considera bene, di tutti i mali cardiaci, dell'aritmia, dell'{{sic|iperestasia}}, dei ribollimenti subitanei e delle lunghe paci silenziose, da' battiti lenti, quasi malati. *{{NDR|L'uccisione di [[Masaniello]] e lo scempio del suo corpo}} Triste storia, che, peculiarmente, dimostra come il popolo napoletano, la plebe per meglio dire, non abbia mai avuto una coscienza propria: abituata a servire, s'è macchiata, in servitù, fin del sangue suo stesso. Essa ha avuto sempre lo sciagurato destino degl'ignoranti e le sue lacrime postume non hanno cancellato mai più certe crudeltà e certi delitti i quali, tuttavia, la fanno più degna di pietà che d'odio. ====[[Charles Dickens]]==== *Il posto è bello, ma molto meno di quanto la gente non dica. Il famoso golfo, secondo me, come veduta, è incomparabilmente inferiore a quello di Genova, che è quanto di più bello abbia mai visto. Nemmeno la città, dal canto suo, è paragonabile a Genova, con cui in Italia nessuna regge il confronto, salvo Venezia. *Napoli in sé, invece, almeno un po' mi ha deluso. Il golfo non mi pare bello come quello di Genova, non è facile scorgerne o coglierne la linea, e l'effetto delle montagne è sciupato dalle sue dimensioni. La vita per le strade non è pittoresca e insolita neanche la metà di quanto i nostri sapientoni giramondo amino farci credere. *Napoli mi ha ampiamente deluso. È pur vero che il tempo è stato brutto per gran parte della mia permanenza là, ma se non vi fosse stato il fango, vi sarebbe stata la polvere. E se anche avessi avuto il Sole, avrei comunque avuto anche i Lazzaroni, che sono così cenciosi, così luridi, abietti, degradati, immersi e imbevuti nella più totale impossibilità di riscatto, che renderebbero scomodo anche il Paradiso, semmai dovessero arrivarci. Non mi aspettavo di vedere una bella Città, ma qualcosa di più piacevole della lunga monotona {{Sic|filza}} di squallide case che si stendono da Chiaia al Quartiere di Porta Capuana, sì; e mentre ero piuttosto preparato all'idea di una popolazione miserabile, mi aspettavo comunque di vedere qualche straccio pulito ogni tanto, qualche gamba che ballasse, qualche viso sorridente, abbronzato dal sole. La realtà, invece, è che, se penso a Napoli in sé per sé, non mi resta un solo ricordo ''piacevole''. *Noi che pur siamo amanti e ricercatori del pittoresco, non dobbiamo fingere di ignorare la depravazione, la degradazione e la miseria a cui è irrimediabilmente legata l'allegra vita di Napoli! ====[[Gino Doria]]==== *Camminiamo, camminiamo insieme su queste nostre belle strade inondate di sole, e combiniamo insieme mille grandiosi affari. E quando ne avremo concluso uno grandissimo – la vendita della Villa Nazionale per suoli edificatorî io ti offrirò un caffè e tu mi offrirai una sigaretta. E ci prenderemo a braccetto e passeggeremo. E poi così domani, e poi sempre, fino alla morte. Non avremo concluso nulla, ma avremo avuto sempre – e quanti ce li avranno invidiati! – un canto nell'anima e un sogno nel cuore. *Dalla terra impastata, vivificata dal fuoco esso trascorre, e non solo per vecchia metafora, nelle vene e nel sentimento degli esseri umani che felicemente popolano Napoli. E come il fuoco non è sempre visibile ed esplosivo, ma talvolta inerte e sonnolento – non mai morto – sotto strati di cenere o in remoti {{sic|cuniculi}}, così anche nella storia degli uomini di queste terre e nelle loro singole esistenze, la virtù ignea trapassa dalla morte apparente a uno slancio vitale così impetuoso da portare a distruzione implacabile, mentre il più delle volte, e più pacificamente, genera pensieri profondi, opere d'arte, inimitabili modi di vita. *Il popolo napoletano, dunque, ignora la via della saggezza, la quale, al pari della virtù, sta nel mezzo.<br>Egli è sanfedista, ma se non è sanfedista è [[giacobinismo|giacobino]]. Al '60 non fu mai cavouriano: o era legittimista sfegatato, o era garibaldino, perché [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] aveva la capelliera bionda, la camicia rossa e la voce dolce.<br>Non fu sempre così, il napoletano. La maledetta [[rivoluzione francese]] con le sue maledette idee di libertà e d'uguaglianza venne a guastare irrimediabilmente il sangue di un popolo mirabilmente apolitico, iniettandogli il bacillo giacobino. *{{NDR|C'è un colore locale, superficiale ed appariscente che può attrarre ed appagare gli stranieri}} Ma c'è l'altro colore locale, quello che riguarda noi, i nativi, ed è meno appariscente ed è assai più caro al nostro sentimento. E che cos'è? E perché ci si tiene tanto, al punto che ogni colpo di piccone, ogni colpo di scopa, ogni colpo di pennello è come una stretta al cuore? È assai difficile spiegarlo: è un indefinibile, è un inafferrabile, è un complesso di mille cose impalpabili. Sono migliaia di ricordi ammucchiati in un punto, sono abitudini millenarie localizzate in un altro, sono tutte le gioie e i dolori di un popolo che hanno lasciato la loro traccia in quella piazza, in quel vicolo, su quella casa. È l'amore disperato per tutto ciò che fu dei nostri padri e dei nostri nostri nonni e degli avoli ancora più lontani, è il fatto fisico del nostro occhio stesso, conformato, attraverso più generazioni, a vedere le cose disposte in quel modo, in quell'ordine, con quelle tinte.<br>Di colore locale, in questo senso inteso, è fatta tutta la poesia napoletana, quella vera, tutta la pittura napoletana, quella vera. E quando si distrugge questo colore locale è un pezzo di poesia in potenza che se ne va, è una pittura in potenza che se ne va. *Noi napoletani abbiamo tutti, nel nostro foro interiore, un [[Pulcinella]] che ci ammonisce. *Persino il verbo camminare, che in lingua vale a designare la normalità dell'animale in moto, nel [[dialetto napoletano]] assume un significato fantastico. Che cosa è un cavallo che corra molto? È appena un cavallo ''cammenatore''. Ma avete sentito mai parlare di un uomo ''cammenatore''?<br>Eppure il napoletano qualche volta corre. Allorquando Mariantonia fu avvertita del terremoto, stirandosi dal letto e sbadigliando, rispose pacifica: ''Mo... mo...'' Ma se a Mariantonia avessero detto: «Dal terrazzo si vedono le granate del Carmine», Mariantonia si sarebbe precipitata dal letto e, magari nuda, sarebbe corsa sul terrazzo.<br>Il napoletano corre quando può ''vedere'' qualcosa. *Ricordate il lamento di Barcinio, nella duodecima egloga dell<nowiki>'</nowiki>''Arcadia''? ''Dunque, miser''<ref>Il riferimento è al Sebeto, antico fiume di Napoli.</ref>'', perché non rompi, o scapoli | tutte l'onde in un punto, ed inabissiti: | poi che Napoli tua non è più Napoli''? Già Napoli non era più Napoli all'aprirsi del secolo XVI! E che cosa direbbe oggi, se tornasse al mondo, quel bravissimo uomo del [[Iacopo Sannazzaro|Sannazzaro]]?<br>Direbbe che è scomparsa persino quella tradizionale cortesia, che a una giovinetta, cui si fosse detto che era bella, faceva rispondere, coperte le guance di pudico rossore: «sono belli gli occhi vostri». Direbbe che è scomparso persino l'amore, e Napoli era l'ultima rocca dell'amore romantico e sentimentale, cioè dell'amore. *Veramente c'è da discutere sul verbo ''camminare'' applicato al napoletano. Anzi, io voglio appunto dire che il napoletano ignora che cosa sia ''camminare'', mentre sa assai bene cosa significa ''passeggiare''. Il napoletano non cammina mai, ma passeggia sempre: anche se sia il napoletano più attivo, più energico, più preso dagli affari, più difettoso di tempo. ====[[Elena Ferrante]]==== *Ah, che città, diceva a mia figlia zia Lina, che città splendida e significativa: qua si sono parlate tutte le lingue, Imma, qua s’è costruito di tutto e s’è scassato di tutto, qua la gente non si fida di nessuna chiacchiera ed è assai chiacchierona, qua c’è il Vesuvio che ti ricorda ogni giorno che la più grande impresa degli uomini potenti, l’opera più splendida, il fuoco, e il terremoto, e la cenere e il mare in pochi secondi te la riducono a niente. *È una metropoli che ha anticipato e anticipa i mali italiani, forse europei. Perciò non andrebbe mai persa di vista. [...] Ciò che potremmo essere, su questo pianeta, e ciò che invece disgraziatamente siamo, a Napoli si vede meglio che altrove. *Ora cercava testimonianze di viaggiatori stranieri dentro cui le pareva di rintracciare incanto e repulsione mescolati insieme. Tutti, diceva, tutti, di secolo in secolo, hanno lodato il grande porto, il mare, le navi, i castelli, il Vesuvio alto e nero con le sue fiamme sdegnate, la città ad anfiteatro, i giardini, gli orti e i palazzi. Ma poi, sempre di secolo in secolo, sono passati a lagnarsi dell’inefficienza, della corruzione, della miseria fisica e morale. Nessuna istituzione che dietro la facciata, dietro il nome pomposo e i numerosi stipendiati, funzionasse davvero. Nessun ordine decifrabile, solo una folla sregolata e incontenibile per le strade ingombre di venditori d’ogni possibile mercanzia, gente che parla a voce altissima, scugnizzi, pitocchi. Ah, non c’è città che diffonda tanto rumore e tanto strepito come Napoli. ====[[Abel Ferrara]]==== *È una delle più grandi città del mondo, come [[New York]], [[New Orleans]], [[San Francisco]], tutte vicino all'acqua e aperte ai flussi migratori. *Napoli è un punto di riferimento culturale per l'intero Mediterraneo, è stata una tra le culle della civiltà occidentale, ha saputo esportare tutto il suo bene e anche tutto il suo male in giro per il mondo, come solo le grandi città sanno fare. E penso a New York, San Francisco, New Orleans, Londra, Liverpool: tutte città caratterizzate da grandi povertà e altrettanto grandi splendori. Rispetto a tutti questi luoghi, però, Napoli può vantare un elemento in più, al pari della sola New York. E si tratta della caratteristica che ho provato a catturare col mio documentario «Napoli Napoli Napoli». *Napoli mi ricorda la New York anni '90: c'è la stessa violenza, la stessa energia. *Penso che Napoli riuscirà a sopravvivere a tutto, è una città molto dinamica che non è mai cambiata. La mia famiglia proviene da quel luogo ed è come se avessi dei legami di sangue con questa città. La città è stata un centro culturale del mondo dal suo primo giorno. ====[[Maurizio Ferraris]]==== *A ben vedere, la friabilità del tufo, la sua eterna disponibilità a ritornare alla natura, proprio come accade nei templi Maya affondati nelle foreste dello Yucatan, costituisce l'insegnamento più profondo che si può trarre da quella città fatta di tufo che è Napoli. Una simile riflessione getterebbe un ponte ideale verso la lenta ginestra di Leopardi, verso la natura indifferente alla storia. *I [[libertinismo|libertini]], spiega {{NDR|il [[Marchese de Sade]]}}, hanno nel sangue le forze telluriche del [[Vesuvio]], mentre le persone ordinarie sono piatte come le pianure del vercellese.<br>È con questo mantra per la testa che giro per le vie di Napoli infastidito come un leghista di una volta e insieme sottomesso a una realtà più profonda infinitamente più antica di quelle che posso trovarmi tra le vie squadrate che portano i nomi di arciduchesse sabaude: proprio la vita dell'antichità, commentava [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] e ripeteva [[Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff|Wilamowitz]]. Nelle insensate processioni della Madonna dell'Arco riemergono le usanze delle fratrie greche che nessun cristianesimo è riuscito ad addomesticare. Nelle donne grassissime e panterate che girano in moto come se le ruote facessero parte del loro corpo riappare il Pantheon pittoresco che, non dimentichiamocelo, era bianco e composto solo per i gentiluomini della Virginia del diciottesimo secolo. Il tratto dominante nascosto sotto la dolcezza dei paesaggi e la mitezza delle persone è in effetti l'orrore. *{{NDR|Napoli}} è rimasta città di corte. Come [[Torino]]. Solo che Torino è una città piccola, poco più di un villaggio, ma i pochi plebei che l'hanno da sempre abitata sono sta­ti messi in riga, facendogli fare pri­ma i soldati e poi gli operai. A Na­poli, invece, non c'è mai stato un vero esercito; ma un milione di per­sone che non osserva nessun tipo di regole e dei borghesi subordina­ti ad essi, subalterni, che ne hanno paura. *Napoli non ha mai creduto alla modernità ed è per questo che è naturalmente postmoderna e decostruzionista. ====[[Renato Fucini]]==== *Addio, Napoli mia, e, se l'ira del tuo vulcano non ti tocchi in eterno, vogli compatire il piccolo figlio d'una delle tue cento fortunate sorelle, che limpida e sconfinata, come la serenità del tuo cielo, vorrebbe la purezza della tua grande anima di fuoco. *Di patria, d'Italia, di nazionalità non occorre parlarne. Essi sono napoletani e basta, ed il resto degl'Italiani, dal lato Nord son Piemontesi, dal lato Sud cafoni e niente altro. *Dio si deve esser pentito d'essersi lasciato cadere questo pezzo di paradiso su la terra. Per correggere lo sbaglio, ha aperto quaggiù gole d'inferno che vomitan fiamme e minacciano distruzione da ogni parte, ma, per il suo scopo, ha fatto peggio che a lasciar correre. *Il fascino di questo abbrustolito Prometeo {{NDR|Vesuvio}}, che avviva con la sua anima di fuoco tutte le membra della bellissima sfinge posata voluttuosamente ai sui piedi, è qualche cosa di strano, qualche cosa di irresistibile.<br/ >Scendete alla riva di Santa Lucia, o a [[Mergellina]]; salite alla rocca di Sant'Elmo, al Vomero, a Posillipo, a Capodimonte, od in qualunque altro luogo donde si scorga la sua mole fantastica, e contemplate. *Nessun paese al mondo, io credo, conserva al pari di Napoli così scarsa e non pregevole quantità dì tracce monumentali delle dinastie che vi si sono succedute nel dominio. La ragione di questo fatto credo non possa ripetersi altro che dalla breve durata delle singole occupazioni, e, più che da questo, dalle lotte continue che gl'invasori hanno dovuto sostenere fra loro per contrastarsi accanitamente questa agognata regione, tantoché le arti della guerra mai non hanno dato una tregua abbastanza lunga, da permettere l'incremento di quelle della pace, che ogni invasore avrebbe potuto, o buone o cattive, trapiantarvi dal proprio paese. *Quante volte dal folto di questo pandemonio, allorché udivo appena il cannone di Sant'Elmo scaricato a mezzogiorno negli orecchi di Napoli, ho mandato un pensiero e un sospiro alla languida signora dell'Adriatico, ai suoi vuoti palazzi ed al silenzio de' suoi canali che lascia intendere il fiotto dei remi d'una gondola lontana e il tubare de' colombi su le cuspidi delle sue torri affilate! − Bellissime ambedue queste regine del mare, ma quanto diversamente belle! − Su la laguna posa languidamente la bellissima e pallida matrona, stanca sotto il peso degli anni, povera in mezzo alle sue gemme, ma ricca d'orgoglio per antica nobiltà. Ai piedi del Vesuvio, la voluttuosa e procace Almea, balla in ciabatte la tarantella, e canta e suda povera di tutto, ma ricca di speranze, di giovinezza e di sangue. Quella si nutrisce di mestizia e di gloria; questa, di maccheroni e di luce. Quella coperta di laceri broccati, ma lindi; questa seminuda e lercia, dalle ciabatte sfondate alla folta chioma nerissima ed arruffata. *S'io ti dovessi dipingere i colori del camaleonte o disegnarti le forme di Proteo, in verità mi sentirei meno imbrogliato che a darti una netta definizione di quello che mi è sembrato essere il carattere di questo popolo.<br/>È così instabile, così pieno di {{sic|contradizioni}}; si presenta sotto tanti e così disparati aspetti dagli infiniti punti di vista da cui può essere osservato, che su le prime è impossibile raccapezzarsi. Ad un tratto ti sembreranno ingenue creature e ti sentirai portato ad amarle; non avrai anche finito di concepire questo sentimento che ti appariranno furfanti matricolati. Ora laboriosissimi per parerti dopo accidiosi; talvolta sobrii come Arabi del deserto, tal'altra intemperanti come {{sic|parasiti}}; audaci e generosi in un'azione, egoisti e vigliacchi in un'altra. Passano dal riso al pianto, dalla gioja più schietta all'ira più forsennata, con la massima rapidità, per modo che in un momento li crederesti deboli donne o fanciulli, in un altro, uomini in tutto il vigore della parola; insomma, la loro indole non saprei in massima definirla altro che con la parola: ''anguilliforme'', poiché ti guizza, ti scivola così rapidamente da ogni parte che quando credi d'averla afferrata, allora proprio è quando ti scapola e ti lascia con tanto di naso e con le mani in mano. *Strano paese è questo! Quale impasto bizzarro di bellissimo e di orrendo, di eccellente e di pessimo, di gradevole e di nauseante. L'effetto che l'animo riceve da un tale insieme è come se si chiudessero e si riaprissero continuamente gli occhi: tenebre e luce, luce e tenebre. *Son troppi quelli che abbisognano di lavoro, di fronte al movimento industriale e commerciale del paese, onde molti, lo ripeto, rimangono involontariamente inoperosi; ma quando offriamo loro da lavorare, è un'atroce calunnia, almeno ora, il dire che lo ricusino, perché hanno mangiato. Sono stato troppe volte e sul molo e nei quartieri poveri, dove abbondano gli sdraiati e gli addormentati e troppe volte ho fatto la prova, destandoli e incaricandoli di qualche piccola commissione e qualche volta anche grossa e faticosa, e mai mi son sentito rispondere il famoso ''aggio magnato''. Sorgono in piedi come se scattassero per una molla, si stropicciano gli occhi e per pochi centesimi si mettono alle fatiche più improbe, fanno due chilometri di strada correndo, e ritornano ringraziandovi, domandandovi se comandate altro, e scaricandovi addosso un diluvio di ''eccellenze'' e di ''don'', come se avessero da voi ricevuto il più grosso favore del mondo.<br/>Gli ho osservati nelle loro botteghe, passando per le vie, ed ho visto che lavorano; sono stato a visitare opificj e ne sono uscito con le mie convinzioni più radicate che mai. Non contento de' miei occhi, ne ho domandato ad alcuni direttori di stabilimenti manifatturieri, non napoletani e perciò non pregiudicati, e tutti mi hanno confermato nella mia scismatica opinione. Chi ha gambe venga e chi ha occhi veda, e dopo, se è onesto, dovrà convenire con me che lo sbadiglio lungo, sonoro, spasmodico, che quell'aspetto di prostrazione fisica, che quelle fisonomie assonnate e quasi sofferenti per la noia che s'incontrano specialmente nelle città di secondo ordine delle altre provincie, fra le quali non ultima la nostra leggiadra [[Toscana|Toscanina]], a Napoli non le troverà certamente; e giri, e cerchi, e osservi pure a suo piacere, assolutamente non le troverà. *Ti dirò soltanto che da quel tempo in poi la [[camorra]] non ha mai cessato di esistere e che non cesserà mai, nonostante le sfuriate di persecuzione che si è preteso farle, finché non sarà affatto scomparsa l'ultima delle cause che le danno vita. *Togliete a Napoli il Vesuvio, e la voce incantata della sirena avrà perduto per voi le più dolci armonie. ====[[Giuseppe Maria Galanti]]==== *I napoletani sono vivi, ciarlieri e gesticolosi all'eccesso, e non è meraviglia che non abbiano potuto soffrire l'Inquisizione. Sono avidi di feste e di spettacoli, e si sviluppa questo carattere in tutti i modi. *Ma più della situazione è bello il clima. Il cielo vi è quasi sempre puro e sereno: l'aria vi è salubre e libera, e non vi si sentono mai gli estremi del caldo e del freddo. Il suolo è di una fertilità meravigliosa. Tutto dunque invita a vivere e godere in questo angolo del mondo. *Napoli è situata rivolta a mezzogiorno e ad oriente sul pendio di una catena di colline oltremodo deliziose. Questa capitale col suo cratere, colle sue isole e montagne forma un colpo d'occhio ed una bellezza di situazione la più singolare. Tutti i luoghi presentano vedute così vaghe, così varie, così dilettevoli, che l'anima vi è rapita ed incantata. La principale è di osservare Napoli in alto mare. [[Immagine:Napoli - piazza San Domenico Maggiore e guglia 1030736.JPG|thumb|Piazza San Domenico Maggiore, 2007]] ====[[Giuseppe Galasso]]==== *Era solo nelle grandi ricchezze naturali del luogo – la luce, il sole, l'azzurro incomparabile del cielo e del mare, la linea insieme aspra e dolce del paesaggio tirrenico, la non comune mitezza del clima – che le insufficienze enormi dell'abitato cittadino si scioglievano e davano luogo a un paesaggio urbano della vitalità e del colore di Napoli, per cui si poteva anche dimenticare, come spesso avveniva, che quella vitalità e quel colore erano il corrispettivo di una struttura sociale tragicamente caratterizzata dalla presenza dell'enorme massa sottoproletaria. [...] Per cogliere appieno quella che doveva essere allora<ref>Nel 1700.</ref>la bellezza della città, quale ce l'ha trasmessa anche la pittura del tempo, bisogna riferirsi in generale all'equilibrio complessivo dell'insieme dell'abitato col territorio e col paesaggio. Allora lo spettacolo è di una seduzione sottile e inebriante. Le cose sembrano respirare nello stesso tempo un'atmosfera vitalissima, carica di profondi e pesanti effluvi, e una vaga aura di morte. Io capisco molto bene [[Leonardo Sciascia|Sciascia]], quando dice qualcosa del genere per la sua [[Sicilia]], e [[Raffaele La Capria|La Capria]], quando parla del «ferito a morte», ferito da questa dolorosa dialettica tra una natura stupenda e una società senza sufficienti equilibri e cariche interne. *Il napoletanismo deteriore e il mito della napoletanità hanno un po' stravolto, anzi hanno stravolto parecchio, il significato di questo momento aureo<ref>Il riferimento è all'alto livello e alla grande influenza che Napoli conseguì nella cultura e nell'arte durante il cinquantennio liberale.</ref>, l'ultimo grande momento – finora! – della Napoli artistica e letteraria. Ne è venuta fuori la smania del bozzetto napoletano, del colore locale; la coltivazione dell'«umanità» napoletana, che sarebbe un'umanità più umana di ogni altra; lo ''spleen'' di una tavolozza di sentimenti lacrimevolmente patetici; il mito di una vitalità primigenia irreprimibile: insomma, un misto di scugnizzo, di anima bella, di piccolo mondo antico e di provincialismo estetico che a me pare un falso storico, una dannosa evasione dalla realtà e un autentico contributo alla diffamazione napoletana de se stessi. *Il sottoproletariato napoletano non è, del resto, un cane che si faccia portare a passeggio meccanicamente. All'irrazionalità della sua formazione storica corrisponde puntualmente l'imprevedibilità del suo comportamento socio-politico. *L'importante è che di Napoli non si faccia un feticcio, né come caso disperato, né come fatto di napoletanità. La napoletanità è tutta nella storia. Il caso disperato è un comodo luogo comune di evasione della responsabilità. Direi che mai come nel caso di Napoli va bene riconoscere alla questione molte radici, molte tendenze di sviluppo, molte possibilità di orientamento, molta disponibilità di forze attuali, molte potenzialità. E che, quindi, le risposte e le scelte semplicistiche, a una dimensione, sono proprio le meno responsabili, le meno coraggiose. *Napoli fu la base operativa della flotta cristiana che nel 1571 riportò sui turchi la decisiva vittoria di Lepanto, con la quale si pose un alt definitivo alla minaccia ottomana sui paesi cristiani del Mediterraneo. Per quanto non lo si ricordi, ancora più importante fu, tuttavia, la funzione strategica di Napoli nei confronti del teatro politico e militare italiano ed Europeo. Napoli, col Regno, fu infatti la retrovia, la seconda linea dell'azione spagnola nella Valle Padana, dove [[Milano]] apparteneva egualmente, dal 1535, alla Corona madrilena. Retrovia di Milano, fortezza e cittadella, per così dire, di Milano, fu perciò per due secoli Napoli. *Nel corso dei secoli, e specialmente con il consolidarsi dell'appartenenza al dominio romano, la città aveva acquistato pure una fisionomia di centro culturale magari un po' provinciale, ma tranquillo, dignitoso, informato: qualcosa come una piccola città universitaria dell'Inghilterra vittoriana. Nello stesso tempo, però, qualcosa anche come le città turistiche della Riviera ligure in cui dall'Inghilterra vittoriana si veniva a villeggiare o a svernare, in quanto fra [[Isola di Capri|Capri]], [[Baia (Bacoli)|Baia]], Napoli a altri centri campani si andò sviluppando, fra il I secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo, la zona di soggiorno invernale, riposo, villeggiatura, svago più elegante dell'alta società romana. Fu in questa Napoli che [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] trascorse molti anni e scrisse le ''Georgiche'', trasmettendone pure l'immagine serena, benché dolcemente malinconica nella sua malia. Negli ultimi anni dell'Impero romano in Occidente la città sembra presentare una fisionomia più composita, e anche – se così posso dire – meno composta. Sembra come se la dolcezza malinconica, virgiliana, si fosse stemperata nell'edonismo lascivo e vitalisticamente agitato, tumultuoso della città ideata da [[Petronio Arbitro|Petronio]] come scena del ''Satyricon''. *Nel periodo fascista, in un'Italia e in un mondo mutati, col primo avvio della società consumistica, con l'incipiente trionfo della meccanizzazione di massa e dei mezzi di comunicazione di massa, la continuità voleva dire ristagno, degradazione, salto di qualità all'ingiù. E, infatti, è in questo periodo che, dopo le grandi fiammate del '700 e della ''belle époque'', Napoli tende ancora più a provincializzarsi, si trova sempre più spinta ai margini delle correnti principali della vita sociale e intellettuale. *{{NDR|La [[Mostra d'Oltremare]]}} non esprimeva solo il coronamento dell'intervento a Fuorigrotta, ma una più generale visione della città, la visione che in ultimo se ne fece il [[fascismo]]: una Napoli volta verso il [[Mediterraneo]] e l'[[Africa]], grande porto coloniale e militare, sostegno industriale e retrovia commerciale della potenza italiana oltremare e, perfino, base culturale dell'Italia africana, come si diceva allora, tramite l'Istituto Orientale e altre istituzioni universitarie ed extrauniversitarie. [...] Era, però, anche una visione pateticamente provinciale e ritardataria nel 1938-39. *Tutta «speciale» la politica per Napoli da un secolo a questa parte: regi commissari, commissari speciali, leggi speciali. L'eccezionale come norma, e come alibi della classe politica, soprattutto di quella impegnata a livello nazionale, nei riguardi dei problemi cittadini. Ed espressione anche dell'incapacità o difficoltà manifestate nel portare avanti uno sforzo o un disegno più ordinario, ma anche più costante e costruttivo. ====[[Giuseppe Garibaldi]]==== *A Napoli, come in tutti i paesi percorsi dallo [[Stretto Di Messina]], le popolazioni furono sublimi d'entusiasmo e d'amor patrio, ed il loro imponente contegno contribuì certo moltissimo a sì brillanti risultati.<br>Altra circostanza ben favorevole alla causa nazionale fu il tacito consenso della marina militare borbonica, che avrebbe potuto, se intieramente ostile, ritardare molto il nostro progresso verso la capitale. E veramente i nostri piroscafi trasportavano liberamente i corpi dell'esercito meridionale lungo tutto il {{sic|littorale}} napoletano, senza ostacoli; ciò che non avrebbero potuto eseguire con una marina assolutamente contraria. *I pochi giorni passati in Napoli, dopo l'accoglienza gentile fattami da quel popolo generoso, furono piuttosto di nausea, appunto per le mene e sollecitudini di quei tali cagnotti delle monarchie, che altro non sono in sostanza che sacerdoti del ventre. Aspiranti immorali e ridicoli, che usarono i più ignobili espedienti per rovesciare quel povero diavolo di Franceschiello, colpevole solo d'esser nato sui gradini d'un trono, e per sostituirlo del modo che tutti sanno.<br>Tutti sanno le trame d'una tentata insurrezione, che doveva aver luogo prima dell'arrivo dei Mille per toglier loro il merito di cacciar il Borbone, e farsene poi belli costoro presso l'Italia, con poca fatica e merito. Ciò poteva benissimo eseguirsi se coi grossi stipendi la monarchia sapesse infondere ne' suoi agenti un po' più di coraggio, e meno amor della pelle.<br>Non ebbero il coraggio d'una rivoluzione i fautori sabaudi, ed era allora tanto facile di edificare sulle fondamenta altrui, maestri come sono in tali appropriazioni; ma ne ebbero molto per intrigare, tramare, sovvertire l'ordine pubblico, e mentre nulla avean contribuito alla gloriosa spedizione, quando poco rimaneva da fare ed era divenuto il compimento facile, la smargiassavano da protettori ed alleati nostri, sbarcando truppe dell'esercito sardo in Napoli (per assicurare la gran preda, s'intende). *In Napoli più che a Palermo aveva il cavourismo lavorato indefessamente, e vi trovai non pochi ostacoli. Corroborato poi dalla notizia che l'esercito sardo invadeva lo Stato pontificio, esso diventava insolente. Quel partito, basato sulla corruzione, nulla avea lasciato d'intentato. Esso s'era prima lusingato di fermarci al di là dello stretto, e circoscrivere l'azione nostra alla sola [[Sicilia]]. Perciò avea chiamato in sussidio il magnanimo padrone, e già un vascello della marina militare francese era comparso nel Faro; ma ci valse immensamente il veto di lord [[John Russell, I conte di Russell|{{sic|John Russel}}]] che in nome d'[[Gran Bretagna|Albione]] imponeva al sire di [[Francia]] di non immischiarsi nelle cose nostre.<br>Quello che più mi urtava nei maneggi di cotesto partito era di trovare le {{sic|traccie}} in certi individui che mi erano cari, e di cui mai avrei dubitato. Gli uomini incorruttibili erano dominati con l'ipocrita ma terribile pretesto della necessità! La necessità d'esser codardi! La necessità di ravvolgersi nel fango davanti ad un simulacro d'effimera potenza, e non sentire, e non capire la robusta, imponente, maschia volontà d'un popolo che, volendo ''essere'' ad ogni costo, si dispone a frangere cotesti simulacri e disperderli nel letamaio donde scaturirono. *L'ingresso nella grande capitale ha più del portentoso che della realtà. Accompagnato da pochi aiutanti, io passai framezzo alle truppe borboniche ancora padrone, le quali mi presentavano l'armi con più ossequio certamente, che non lo facevano in quei tempi ai loro generali.<br>Il 7 settembre 1860! E chi dei figli di Partenope non ricorderà il gloriosissimo giorno? Il 7 settembre cadeva l'{{sic|abborrita}} [[Borbone delle Due Sicilie|dinastia]] che un grande statista inglese avea chiamato «Maledizione di Dio!» e sorgeva sulle sue ruine la sovranità del popolo, che una sventurata fatalità fa sempre poco duratura.<br>Il 7 settembre un figlio del popolo, accompagnato da pochi suoi amici che si chiamavano aiutanti, entrava nella superba capitale dal focoso destriero<ref>Simbolo di Napoli.</ref>acclamato e sorretto dai cinquecentomila abitatori, la cui fervida ed irresistibile volontà, paralizzando un esercito intiero, li spingeva alla demolizione d'una tirannide, all'emancipazione dei loro sacri diritti; quella scossa avrebbe potuto movere l'intiera Italia, e portarla sulla via del dovere, quel ruggito basterebbe a far mansueti i reggitori insolenti ed insaziabili, ed a rovesciarli nella polve!<br>Eppure il plauso ed il contegno imponente del grande popolo valsero nel 7 settembre 1860 a mantenere innocuo l'esercito borbonico, padrone ancora dei forti e dei punti principali della città, da dove avrebbe potuto distruggerla. *Trattavasi di rovesciare una monarchia per sostituirla, senza volontà o capacità di far meglio per quei poveri popoli, ed era bello veder quei magnati di tutti i dispotismi usar ogni specie di malefica influenza, corrompendo l'esercito, la marina, la corte, i ministri, servendosi di tutti i mezzi più subdoli per ottenere l'intento indecoroso.<br>Sì, era bello il barcamenare di tutti cotesti satelliti, che si atteggiavano ad alleati del re di Napoli, consigliandolo, cercando di condurlo a trattative ''fraterne'' ed attorniandolo d'insidie e di tradimenti. E se non avessero tanto temuto per la loro brutta pelle, essi potevano presentarsi all'Italia come liberatori.<br>Che bel risultato se potevano far restare con tanto di naso i Mille e tutta la democrazia italiana. Ma sì! Sono i bocconi fatti che piacciono a cotesti liberatori dell'Italia a grandi livree. ====[[Alfonso Gatto]]==== *{{NDR|Il napoletano}} Paziente, trasmoda dalla sua pazienza, non la perde. Rinuncia all'attacco per attecchire nel luogo e nel tempo che gli è dato vivere. Non ha radici, ma il fusto interrato come una croce. Potremmo scalzarlo, ma l'arma della sua punta – l'unica ch'egli possiede – sempre lo porterebbe a cercare in ogni sistema, in ogni rapporto, l'eterna provvisorietà del suo appiglio. Chiameremo «reazionario» l'inane opportunista che difende la sua superficialità, la sua parte di spillo a furia di penetrazione, a furia di cadere e d'essere vibrato dall'alto?<br>Io non so rispondere, ma vedo la morte ch'egli ha sulle spalle, quel suo bisogno di penetrare nelle sue ristrettezze come la zeppa di legno in uno spacco, il soliloquio delle parole tenere che nessuno mai gli dirà. *Se parliamo di Napoli, una città interrotta, sappiamo che «qualcosa» deve finire. Che sia l'inganno della distanza – quanto è più vicina – il fascino della sua verità?<br>Il luogo comune nasconde il suo genio o tardi lo rivela, a nostre spese. Napoli è un idolo sconsacrato e ignoto, un avanzo di storia, al quale diamo un nome, una leggenda. La prendiamo in giro e per secondare il gioco, per divertirci, lei ci tiene a distanza. Non ha nulla da riconoscersi, prestigio o fama, ma fa sue le lodi di chi la cerca. Napoli è la nostra provocazione che le fa gioco. Questo deve finire. *Tra l'essere e il non essere, Napoli appare. Siamo davanti alle rovine di un paese felice da cui giungono i primi segni di vita.<br>Gli scampati chini a raccogliere la propria ombra stendono il sole, luminoso prima che caldo. Si lasciano accogliere nelle strette di quel paesaggio ormai illeso e silenzioso al quale è stata tolta la parola. Di colpo, come da una pietra smossa, brulicano i bambini e al loro salto – di casa in casa, sembra –, al loro risalire, la platea di sasso scoscende nell'Ade o s'alza nella sua scena. La luce pesca tutti a uno a uno. Assenti le voci, e pure udite per quell'assiduo fervore, i vivi provano le braccia, le gambe, gli occhi di cui ancora non sanno che fare.<br>Crediamo di vedere, remoto nel suo avvenimento, un passato giunto a noi da secoli di luce. ====[[Andrea Geremicca]]==== *{{NDR|Napoli}} città sospesa che nel suo presente vive ancora il passato e costruisce il futuro, in un intreccio esaltante, doloroso e drammatico al tempo stesso. *Come la storia di un fiume non può essere letta senza scrutare i segni lasciati dalle acque in piena nel loro secolare corso verso il mare aperto, così la storia di questa città non potrà in avvenire essere compresa senza studiare le radici e le ragioni della eccezionale stagione vissuta in questi ultimi anni dal popolo napoletano, come inalienabile tappa del suo travagliato e doloroso cammino verso la propria emancipazione. *{{NDR|Connota Napoli}} l'ambiguità o, meglio, l'ambivalenza [...] della sua storia e delle sue vicende che possono essere lette in chiave di inarrestabile decadenza o in chiave di irrefrenabile vitalità. La mia – e non solo la mia – chiave di lettura è la seconda [...].<br>E non perché sia estranea alla mia – alla nostra – coscienza l'immagine tragicamente presente a [[Pier Paolo Pasolini|Pasolini]], di quella parte della città che per non trasformarsi preferisce estinguersi. Al contrario: proprio perché ci è presente, siamo impegnati nella battaglia – politica, civile e culturale − per l'affermazione piena di quell'altra parte di Napoli, sino ad oggi largamente maggioritaria, che per non estinguersi vuole trasformarsi. *La crisi di Napoli non può essere letta con occhi antichi. Non si può decifrare chiudendosi nel ventre della città e girando nel dedalo dei vicoli, tra i fondaci fitti di voci e di bassi senza luce, nel tentativo di far rivivere le stupende «cronache» di [[Matilde Serao]]. Chi ci prova si perde, ricavandone un senso di mistero e di sgomento. Perché oggi nei vicoli descritti dalla Serao, assieme ai secolari malanni, spunta una nuova malattia sociale: il [[w:saturnismo|saturnismo]], che esce dalle tipografie per aggredire i bambini attraverso il gas di combustione delle auto dilaganti ovunque; e sui bassi incombe l'ombra lunare di mostruosi grattacieli; e nei fondaci le donne cuciono guanti e scarpe che non rimangono nel circuito chiuso di una astorica «economia del vicolo» ma vengono venduti in Asia e nelle Americhe. *Puntando tutte le carte ''sul ruolo produttivo'' di Napoli e della regione, e indicando (orgogliosamente, certo, ma legittimamente) la funzione di Napoli come ''cerniera democratica'' nel processo di unificazione politica del Paese, il movimento operaio e democratico ha contribuito grandemente alla liberazione di una massa nuova e potente di energie, promuovendo il suo impegno su una prospettiva di rinnovamento economico e di sviluppo democratico del Paese e dello Stato. Per la prima volta nella sua storia: Napoli non ''contro'' ma ''per'' uno stato democratico e realmente nazionale. Per la prima volta: da Napoli un apporto decisivo alla unificazione politica del Paese. Per la prima volta: Napoli non palla di piombo ai piedi del Paese ma leva decisiva per un assetto nuovo e diverso dell'economia, della società e dello Stato italiano nel suo insieme. ====[[Antonio Ghirelli]]==== *Anche nell'abbandonarsi alle passioni più stravaganti, un napoletano si concede in genere un margine di ironia, di scetticismo, di scherzo giocoso: questa è una caratteristica che rimane inalterata nel tempo e che, anzi, viene accentuandosi. Il «sale attico» è versato a piene mani nella conversazione di ogni giorno, nei caffè come nei salotti, durante la passeggiata sulla [[Riviera di Chiaia|Riviera]] o nel ridotto del [[Teatro di San Carlo|San Carlo]], alla stregua di una sorta di arte minore, che viene coltivata anche dai ceti meno accessibili alle curiosità erudite, fino ad entrare nella leggenda cittadina. È un costume che impronta di sé, anche all'estero, un [[XVIII secolo|secolo]] nel quale perfino la scienza, come osserva [[Francesco De Sanctis]], assume un tono conversativo, e spiriti eminenti come [[Montesquieu]] e [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]] non disdegnano di mescolarsi ai brillanti convegni mondani e di divulgare in ogni forma, dall'epistolario agli articoli di giornale, un pensiero che non può restare più appannaggio di pochi eletti, nella misura in cui si propone di trasformare radicalmente la società. *Il periodo a cavallo del [[XX secolo|nuovo secolo]] coincide con l'ultima testimonianza che Napoli dà in forma globale della propria autonomia culturale ed etnica prima che la bufera della [[Prima guerra mondiale|guerra mondiale]] la investa, trascinandola come un fiume di detriti nella marea dell'unità finalmente raggiunta, anche se a carissimo prezzo. Cantati da poeti e musicisti, narrati da giornalisti e romanzieri, rievocati da pittori e sospirati da intere generazioni di emigranti, i «tiempe belle 'e na vota» si trasfigurano nella memoria collettiva della città fino a confondersi con una mitica età dell'oro [...]. Paradossalmente, questa «età dell'oro» di Napoli, del suo dialetto e della sua arte cade nei decenni successivi alla perdita dell'indipendenza. Il brusco impatto con la «piemontesizzazione», poi quello meno violento con la comunità nazionale e la sua cultura (che del resto è sempre stata quella degli intellettuali napoletani) hanno l'effetto imprevedibile di rianimare il genio locale. È come se, nella luce del tramonto, gli abitanti della vecchia capitale rivedessero di colpo tutto il loro passato; come se un'ultima illusione trasformasse la misera plebe dei quartieri più fatiscenti nei popolani felici di [[Giambattista Basile|Basile]] e [[Giulio Cesare Cortese|Cortese]], e i borghesi in ''landau'' alla [[Riviera di Chiaia]] nei grandi signori del Vicereame, nelle dame galanti e nei gentiluomini illuminati del secolo XVIII. L'esplosione è retrospettiva: non apre un discorso nuovo, chiude i conti con la vecchia capitale delle Due Sicile. A partire non sono soltanto gli emigranti: è tutta Napoli che indugia ancora per un istante sul molo della sua storia, prima di intraprendere la navigazione verso una terra che, nonostante tutto, è straniera per i quattro quinti della sua popolazione quasi quanto Buenos Aires o New York. *Toccato il fondo della disperazione, constatata per diretta esperienza la disintegrazione dei poteri costituiti, bruciata ogni fiducia nei valori tradizionali della società borghese, la popolazione più scettica e paziente d'Europa diventa paradossalmente la protagonista della prima rivolta europea contro la dominazione hitleriana. Tutti i ceti sociali, le donne, i giovanissimi partecipano alla rivolta. Vistosa è la sproporzione tra i miseri mezzi di cui dispongono i ribelli e lo strapotente armamento di un nemico che si ispira ad una concezione di guerra totale senza precedenti nella storia. La crescente vicinanza del corpo di spedizione angloamericano agevola, anche sotto il profilo psicologico, il compito dei patrioti; ma l'andamento delle quattro giornate di Napoli, dopo le prime trentasei ore di resistenza seguite all'annuncio dell'armistizio, documenta eloquentemente le qualità morali e il coraggio del popolo napoletano. ====[[George Gissing]]==== *È scoraggiante sotto qualunque cielo osservare i cambiamenti di Napoli. Lo sventramento prosegue e intere zone sono trasformate. Penso che sia un bene che l'ampio Corso Umberto I tagli il vecchio Pendino; ma quale contrasto tra il pittoresco di prima e la volgarità cosmopolita che ne ha preso il posto! «''Napoli se ne va!''» *Non ci sarebbe da stupirsi se il rimodernamento della città, insieme alla situazione generale italiana, avesse un effetto calmante sui modi napoletani. Sotto un aspetto le strade sono indubbiamente meno gaie. Quando venni a Napoli per la prima volta non si stava mai, letteralmente mai, senza sentire un organetto; e questi organetti che in generale avevano un timbro particolarmente armonioso suonavano le arie più brillanti; banali, anche volgari, se volete, ma sempre melodiose e care a Napoli. Ora la musica per le strade è rara, e sento che un regolamento di polizia ostacola già da tempo quei teneri strumenti. Ne sento la mancanza [...] (pp. 23-24) *Passo da Santa Lucia con gli occhi bassi, mentre i ricordi di dieci anni fa si fanno strada contro l'opaco presente. Il porto dal quale si partiva per Capri è colmato; il mare è stato scacciato a una disperata distanza, dietro squallidi mucchi di rifiuti. Vogliono fare un argine lungo e diritto da Castel dell'Uovo al Porto Grande, e tra non molto Santa Lucia sarà una strada qualunque, chiusa fra alti caseggiati, senza nessuna veduta. Ah, le notti che si passavano qui, osservando i rossi bagliori del [[Vesuvio]], seguendo la linea scura del promontorio di [[Sorrento]] o aspettando che il chiaro di luna spandesse la sua magìa su [[Capri]], a fiore delle acque! [...] Santa Lucia era unica. È diventata squallida. ====[[Vittorio Gleijeses]]==== *A [[Roma]], ad esempio, della antica città, della magnificenza della ''caput mundi'' oggi possiamo ammirare quanto è stato riportato alla luce per il suo valore archeologico, quasi in un cimitero debitamente recintato. Si possono ammirare o visitare i monumenti, i fori, gli scheletri vuoti dei templi, l'ossatura degli edifici, ruderi che pur testimoniandoci indubbiamente la grandezza di un'epoca che fu, restano avulsi dalla città vera e propria e circoscritti da barriere e confini.<br>A Napoli, ben poco o quasi nulla è rimasto di monumentale o di artistico, in quanto il centro urbano ha subito attraverso i secoli una lenta graduale insensibile trasformazione ma, in compenso, negli stessi luoghi in cui gli abitanti della {{sic|πολίς}} greca si recavano per concludere affari, divertirsi o pregare, ferve la vita, che a distanza di oltre venti secoli offre una continuità di costumi e di abitudini che dà la sensazione di essere fuori dal tempo. Questo vivere in un ambiente così fondamentalmente immutato ed immutabile spiega forse perché fra la nostra gente sia così vivo il senso della ineluttabilità del fato, del fluire incessante delle cose, dell'impotenza del genere umano di fronte all'eternità. Proprio il fatalismo imposto da questa consapevolezza è in parte responsabile della mancanza di riguardo dei napoletani verso il rudere o il monumento antico, ridotto diremmo, alla stregua di un oggetto di uso abituale. *Anche dopo le feste voi pensate che a Napoli le «regalie» siano finite? Vi sbagliate di grosso! Vi sentirete ancora dire: Signurì, buone fatte feste! Le mance hanno validità fino all'[[Epifania]], e se non si aderisce si diventa oggetto di... mormorii poco benevoli e... si perde il saluto. «Eh! La miseria!» mi diceva un giorno Augusto Cesareo, «ma ti pare che dopo tutti quei soldi che abbiamo speso, ci dobbiamo ancora sentire... buone fatte feste?» E così il portalettere, il portiere, lo spazzino che a Napoli sta diventando... la primula rossa, perché non viene mai, non si vede mai, e se c'è... nessuno se ne accorge, nei giorni precedenti le feste si danno da fare, diventano persino premurosi. *Certo che se nell'entusiasmo del momento si intravede la scorza ruvida del [[lazzari|lazzarone]] che in fondo in fondo ancora sopravvive, e se il divertimento degenera talvolta in rissa o in baccanale, bisogna cercare di comprendere questo popolo di lavoratori tenaci e silenziosi, ben lontano dal «cliché» del napoletano pigro e svogliato, anche se in qualche occasione è portato dal suo forte temperamento meridionale ad eccedere sotto alcuni aspetti.<br >Le feste religiose, in realtà, sono per i napoletani un pretesto per fare una scampagnata e mangiare in trattoria o all'aria aperta con ceste portate da casa. È del carattere napoletano cercare di dimenticare gli affanni giornalieri, il solito monotono «tran tran» di tutti i giorni, tuffandosi nella diversità di un giorno solo con tutta l'intensità dei propri sensi fino a sentirsi pervasi da un'allegria totale che ha qualcosa di insano. *Dall'anima cattolicissima di Napoli non è mai scomparso un fondo di paganesimo che tinge di una qualità particolare i costumi religiosi del nostro popolo. Nelle superstizioni e nel fanatismo che due millenni di cristianesimo non sono riusciti a cancellare, vive forse ancora il ricordo degli antichi riti dei culti degli dei pagani. *È stato detto che [[San Gennaro]] è l'anima di Napoli. Si potrebbe dire qualcosa di più. San Gennaro è il sentimento di un popolo che, nonostante le sconfitte, le delusioni, le amarezze patite nella sua lunga e dolorosa storia, trova ancora la forza di sperare, di lottare, di vivere. *L'alta civiltà del popolo napoletano è racchiusa proprio in questa sua immensa generosità, in questa possibilità di dare e di prendere tanto dal nulla, dalle piccole cose, da una infinitesimale soddisfazione morale, o da un minimo sollievo materiale; e si concretizza nel suo saldo amore per la famiglia, che per le feste si riunisce ed attraverso di esse si {{sic|cimenta}} e resta ancora unita, oggi, come credo, in ben pochi paesi al mondo. *La [[malocchio|jettatura]] – con la j (lunga) – è una influenza malefica alla quale, anche se non ci si crede del tutto, non ci si può sottrarre. In [[Campania]] è un fenomeno storico, poiché il timore dei suoi nefasti risultati noi napoletani l'abbiamo nel sangue, forse ereditato dai nostri progenitori greci e romani. [...] L'abate [[Ferdinando Galiani|Galiani]] sosteneva che persino [[Paolo di Tarso|San Paolo]] credesse alla jettatura in quanto scrivendo una epistola ai Galati, dai quali non riusciva ad ottenere quanto voleva, tra l'altro aveva scritto: «''quis vos fascinavit non oboedire veritati!''». Accertato quindi che questa malefica credenza esiste a Napoli sin dall'antichità, bisogna convenire con [[Alexandre Dumas (padre)|Alessandro Dumas]] che essa è una malattia incurabile: si nasce jettatori, si muore jettatori e si può diventarlo, ma quando lo si è diventati, non si cessa più di esserlo. I forestieri che vengono a Napoli, all'inizio ridono di queste sciocchezze, ma poi cominciano a parlarne, diventano titubanti e dopo qualche mese di permanenza finiscono col coprirsi di corni e aggeggi del genere o, come un simpatico funzionario straniero mio buon amico, quando incontrano determinati personaggi, prendono la fuga! *La natura del napoletano, sempre in bilico tra il sacro ed il profano, è tale che egli addenta una [[pizza]] con la stessa voluttà con la quale stringe una bella ragazza e mette nel cantare una canzone tutta l'anima come la mette nelle sue preghiere: è sempre lo stesso entusiasmo che l'accompagna. *La Neapolis dei primi tempi dell'impero, decaduta ormai a luogo di villeggiatura dei romani più ricchi e potenti che vi venivano per essere abbastanza − anche se non troppo − lontani dalla vita pubblica, doveva necessariamente offrire ai suoi ospiti, come una novella Circe, una corruzione sottile e molli blandizie per trattenerli nel suo grembo. La più sottile cultura ellenistica faceva {{sic|si}} che gli usi della città – sia nei lati buoni sia in quelli cattivi – fossero più scanzonati, meno inibiti, con quel senso di superiorità che spesso dipende dal non avere più niente di solido, dentro. *La sensibilità acuta del popolo napoletano lo rende vulnerabile al dolore così come pronto al sorriso, ma questa gente semplice ha ancora la capacità di cercare gioia e felicità nello sguardo di un bimbo, nella bellezza di un tramonto, nel volo di uno stormo di uccelli, dando forse una impressione di superficialità che invece non è che vero, profondo, radicato sentimento poetico. *Le feste, i balli, le canzoni, le taverne, il [[Voci e gridi di venditori napoletani|grido]] dei tipici venditori ambulanti, rendono unico questo popolo, questa gente che sembra sempre allegra, gaia, sorridente e spensierata e molto spesso è invece solo molto coraggiosa nella miseria e nella sventura. Sembrerebbe quasi, come diceva [[Fanny Salazar Zampini|Zampini Salazaro]]: «Che un riflesso del sorriso di questo cielo privilegiato si diffonda su di essi, che anche sul dolore sanno innalzare a Dio canti festosi». *Nella vecchia Napoli non è raro scoprire, fra vecchi palazzetti cadenti dall'intonaco scrostato e stinto, le vestigia di un passato, quasi mimetizzate dall'incuria e dall'abbandono in cui versano. I vasetti di gerani e le «''buatte''<ref>Lattine o scatole di metallo per alimenti.</ref>» con le piante di garofani nascondono talvolta una bordura di pietra viva finemente intagliata; le brutte, policrome insegne di una scuola-guida o di un sarto si addossano a un elegante portale, che, pur se sporco e fuligginoso, resta come isolato dal contesto generale in una sorta di distaccata nobiltà. Napoli antica riserva di queste sorprese a chi sappia guardarla con occhi che vedono, sorprese che, se talvolta mortificano e addolorano, tuttavia inteneriscono. *Oggi i costumi popolari sono spariti o modificati, ma il loro ricordo vive ancora tra noi, lasciando rimpianto ed ammirazione per quegli usi ancora coloriti dalla fantasia, pieni di brio e di giovanile freschezza. [...] il popolo napoletano è come un adulto che ricorda con rimpianto la sua infanzia, primitiva, semplice e bonaria. *Se una città dovesse ricevere un premio per aver coscienziosamente distrutto tutti i ricordi del passato, questo sicuramente spetterebbe a Napoli.<br>Un po' per le bizze dello «''sterminator [[Vesuvio|Vesevo]]''», eruzioni e terremoti, un po' per le guerre che attraverso i secoli hanno ciclicamente devastato questa nostra terra, eternamente appetita da eserciti e dominazioni straniere, un po' per l'entusiasmo degli abitanti nel voler seguire ogni nuova moda, che li ha spinti a modificare i monumenti per mantenerli ''à la page'' con i gusti dei tempi, un po' per il menefreghismo e il lasciar correre altrettanto congeniti nel carattere di noi napoletani, gran parte del nostro patrimonio storico-artistico si è come disintegrato attraverso i secoli. *Un popolo semplice, parco, generoso e civile nell'animo, anche se spesso non del tutto nell'esteriorità. ====[[Johann Wolfgang von Goethe]], ''[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]''==== *Anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso. *Avvicinandoci a Napoli, l'atmosfera si era fatta completamente sgombra di nubi e noi ci trovammo veramente in un altro mondo. Le abitazioni coi tetti a terrazza facevan comprendere che eravamo in un clima diverso; ma non credo che nell'interno esse siano molto ospitali. Tutti sono sulla strada, tutti seggono al sole finché finisce di brillare. Il napoletano crede veramente d'essere in possesso del paradiso, e dei paesi settentrionali ha un concetto molto triste: «Sempre neve, case di legno, grande ignoranza, ma danari assai». Questa è l'idea che essi hanno delle cose nostre. A edificazione di tutte le popolazioni tedesche, questa caratteristica, tradotta, significa: «''Immer Schnee, hölzerne Häuser, grosse Unwissenheit, aber Geld genug''».<br>Napoli per sé si annunzia giocondamente, piena di movimento e di vita; una folla innumerevole s'incrocia per le vie; il re è a caccia, la regina incinta, e non si potrebbe desiderare nulla di meglio. *Come si suol dire che colui, al quale è apparso uno spettro, non può più esser lieto, così si potrebbe dire al contrario che non sarà mai del tutto infelice chi può ritornare, col pensiero, a Napoli. *Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate... Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi! *È interessante e fa così bene, aggirarsi tra una folla innumerevole e irrequieta come questa. Tutti si rimescolano come le onde d'un torrente, eppure ognuno trova la sua via e arriva alla sua meta. Solo in mezzo a tanta folla e fra tanta irrequietezza io mi sento veramente tranquillo e solo; e più le vie rumoreggiano più mi sento calmo. *Il più splendido tramonto, una serata di paradiso, mi hanno estasiato al ritorno<ref>Dal Vesuvio.</ref>Ho potuto tuttavia sentire come un contrasto così enorme basti a turbare i nostri sensi. L'orribile accostato al bello, il bello all'orribile, si annullano a vicenda e finiscono per produrre una sensazione d'indifferenza. Non v'ha dubbio che il napoletano sarebbe un altr'uomo, se non si sentisse prigioniero fra Dio e Satana. *Napoli è un paradiso; tutti vivono in una specie di ebbrezza e di oblio di se stessi. A me accade lo stesso; non mi riconosco quasi più, mi sembra d'essere un altr'uomo. Ieri mi dicevo: o sei stato folle fin qui, o lo sei adesso. *{{NDR|Kniep}} mi condusse sulla terrazza di una casa, dalla quale si poteva abbracciar con lo sguardo specialmente la parte bassa di Napoli, verso il molo, col golfo e la spiaggia di Sorrento; tutta la parte a destra si presentava in uno sfondo singolarissimo, come forse sarebbe difficile vedere da tutt'altro punto. Napoli e bella e stupenda da per tutto. *Oggi ci siamo dati alla pazza gioia e abbiamo dedicato il nostro tempo a contemplare meravigliose bellezze. Si dica o racconti o dipinga quel che si vuole, ma qui ogni attesa è superata. Queste rive, golfi, insenature, il Vesuvio, la città, coi suoi dintorni, i castelli, le ville! Al tramonto andammo a visitare la Grotta di Posillipo, nel momento in cui dall'altro lato entravano i raggi del sole declinante. Siano perdonati tutti coloro che a Napoli escono di senno! Ricordai pure con commozione mio padre, cui proprio le cose da me vedute oggi per la prima volta avevano lasciato un'impressione incancellabile. *Per ritornare al popolino di Napoli, è interessante osservare che, come fanno i ragazzi più vispi quando si comanda loro qualche cosa, anche i napoletani finiscono con l'assolvere il loro compito, ma ne traggono sempre argomento per scherzarvi sopra. Tutta la classe popolana è di spirito vivacissimo ed è dotata di un intuito rapido ed esatto: il suo linguaggio deve essere figurato, le sue trovate acute e mordaci. Non per nulla l'antica Atella sorgeva nei dintorni di Napoli; e come il suo prediletto Pulcinella continua ancora i giuochi atellani, così il basso popolo s'appassiona anche adesso ai suoi lazzi. *Poco dopo arrivammo ad un'altura, dove un quadro grandioso si presentò ai nostro occhi. Napoli in tutta la sua magnificenza, con le sue case schierate lungo la spiaggia del golfo per parecchie miglia, i promontori, le lingue di terra, le pareti delle rocce, e poi le isole, e, nello sfondo, il mare: spettacolo davvero incantevole.<br>Un canto selvaggio, o piuttosto un grido, un urlo di gioia mi spaventò e mi turbò: era il ragazzo, che stava nel biroccio dietro a noi. Io lo rimproverai vivacemente, mentre fino allora egli non aveva inteso una sola parola aspra da noi, essendo in fondo un buon figliuolo. Per un poco, non si mosse; poi mi batté lievemente sulla spalla, tese fra noi due il braccio destro con l'indice alzato e: – Signor, perdonate – disse – questa è la mia patria! Ciò che mi sorprese non men di prima e mi fece luccicare negli occhi, povero figlio del nord, qualche cosa come una lacrima. *Qui la gente non si dà alcun pensiero dei fatti altrui; è molto se si accorgono di correre qua e là, l'uno accanto all'altro; vanno e vengono tutto il giorno in un paradiso, senza guardarsi troppo intorno, e quando la bocca dell'inferno loro vicino minaccia di montar sulle furie, ricorrono a [[San Gennaro|S.Gennaro]] e al suo sangue, come del resto tutto il mondo ricorre al sangue, contro la morte e contro il demonio. *Riscontro in questo popolo un'industriosità sommamente viva e accorta, al fine non già ad arricchirsi ma di vivere senza affanni. *Se i napoletani non vogliono saperne di lasciar la loro città, se i loro poeti decantano con iperboli esagerate la felicità della sua posizione, bisognerebbe scusarli, anche se nei dintorni sorgessero due o tre [[Vesuvio|Vesuvi]] di più. In questo paese non è assolutamente possibile ripensare a [[Roma]]; di fronte alla posizione tutta aperta di Napoli, la capitale del mondo, nella valle del Tevere, fa l'impressione di un monastero mal situato. *«Vedi Napoli e poi muori». Dicono qui. ====[[Ferdinand Gregorovius]]==== *I mercati settimanali hanno pure luogo su quella [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza]], per un Tedesco di triste memoria, perché colà fu decapitato l'[[Corradino di Svevia|ultimo degli Hohenstaufen]]; è del pari caratteristica per essere stato il teatro di uno storico episodio, quello di [[Masaniello]], su quella piazza dai lazzari eletto loro re, e ivi trucidato.<br>Questo luogo è storico per il popolo napoletano; è come la sua [[Presa della Bastiglia|piazza della Bastiglia]], sanguinosa per le scene terribili di giustizia popolare; il popolo vi troncò il capo a nobili cittadini e li espose all'oltraggio. È rimasta terribile anche per i ricordi della peste. *I Napoletani sono irritati, ma ridono. Non vi è in tutto il mondo un paese in cui il dispotismo sia usato con tanta facilità, poiché è impossibile distruggere i tesori di questa splendida natura, ridurre sterile questo fertile suolo. Sotto questo cielo ognuno può sempre liberamente muoversi, tutti quanti i sensi provano la loro soddisfazione. La natura eguaglia tutto: non vi è luogo più democratico di Napoli. Chi potrebbe mai annullare questa ''magna charta'' della libertà? *Io dimorai a S. Lucia quaranta giorni, e dalla mia finestra vedevasi tutto il golfo raggiante di luce: le due cime del Vesuvio dominanti la bianca città, le pittoresche {{sic|spiaggie}} di Castellammare, di Sorrento, fino a Capo Minerva, e l'isola di Capri. Ogni mattino, quando la rosea luce del golfo veniva a svegliarmi nella mia camera, mi abbandonavo alla contemplazione di quel fantastico spettacolo che è colà il levare del sole, e guardavo le tinte di fuoco dei monti e del mare, che parevano avvolgere in un incendio colossale la grandiosa città. Ma più magico ancora era lo spettacolo che mi si parava dinanzi allorché la luna nel suo pieno, sorgeva sul [[Vesuvio]], e spandeva la sua luce argentea sui monti, sul mare, sulla città, illuminando l'intero golfo. La cupa foresta degli alberi delle navi nel porto si distaccava allora sopra un fondo di brillante bianchezza; la luce dei fanali impallidiva; infinite barche scivolavano sulle onde, e sparivano, e tosto ricomparivano all'orizzonte; lo scoglio gigantesco di Capri appariva, e Somma, il Vesuvio, i monti di Castellammare e di Sorrento, quasi forme fantastiche, s'illuminavano. Chi avrebbe potuto dormire in quelle notti? Io prendevo una barca a S. Lucia e navigavo su quelle onde fosforescenti, oppure rimanevo seduto sulla spiaggia, insieme con popolani a mangiare frutti di mare. *Io ho trovato sempre straordinariamente caratteristico questo spettacolo. Nelle ore calde del pomeriggio, sotto il porticato di una delle principali chiese, quella di S. Francesco di Paola, si vedono centinaia di lazzaroni sdraiati che dormono, sudici e cenciosi, decorazione poco armoniosa e decorosa con quell'opera architettonica. Ho ripensato a quegli altri lazzaroni dell'antica Roma, i quali facevano essi pure la siesta sotto il portico di Augusto e di Pompeo, se non che quelli tenevano in tasca le tessere per la distribuzione del grano, e questi non l'hanno. In qualunque altra capitale d'Europa la polizia caccerebbe via tutti quei dormienti dal portico di una chiesa dinanzi al palazzo reale. Qui, invece, dormono a loro bell'agio, e le sentinelle che passeggiano distratte in su e in giù presso le statue equestri di Carlo III e di Ferdinando I, li guardano come la cosa più naturale del mondo. *L'armonia regna in questo paese: non un volto grave, melanconico: tutto qui sorride; a migliaia scivolano nel porto le barche, a migliaia passano per Chiaia e S. Lucia le carrozze; ad ogni passo s'incontrano persone intente a mangiare maccheroni, o frutti di mare; in terra si canta e si suona; tutti i teatri sono aperti; oggi, come prima, il sangue di S. Gennaro bolle e si discioglie; nessuna bomba ha ucciso {{sic|pulcinella}}; la Villa Reale è piena di forestieri che lasciano cospicue {{sic|mancie}}. Questo popolo vive alla giornata: non ha passioni politiche, non ama le cose gravi, le passioni virili, senza le quali un paese non ha una storia propria. Dalle sue origini Napoli ha sempre avuto per padroni gli stranieri: i Bizantini prima, poi i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Spagnuoli, i Borboni e Gioacchino Murat. Un popolo, che è privo di carattere, che non ha sentimento nazionale, si piega a qualunque signoria. Fa senso vedere ancora oggi in corso le monete coll'effigie di Murat, accanto a quelle di re Ferdinando. Gli uomini assennati, che scusano il carattere di questo popolo e non se ne adontano, mancano di perspicacia e di prudenza. *La folla e il movimento che regnano sul porto, sono un nulla in confronto a quanto si vede nei due maggiori mercati, vicini a Marinella: il Porto Nuovo e il Mercato. Il Porto Nuovo è sempre ingombro da una folla immensa; si direbbe che l'intera Campania abbia mandato le sue frutta e il golfo tutti i suoi pesci su questa piazza. Il popolo vi si reca per comprare, per mangiare; lo si potrebbe dunque definire come il ventricolo di Napoli. È veramente interessante osservare tutta quella folla, tutto quel frastuono, ed uno lo può fare a suo bell'agio, rifugiandosi in una di quelle cucine all'aperto, costituite da quattro tavole, dove si preparano e vengono mangiate le ''pizze'', specie di torte schiacciate, rotonde, condite con formaggio, o con prosciutto. Si ordinano e in cinque minuti sono pronte; per digerirle, però, è necessario avere i succhi gastrici di un lazzarone. *Le bellezze della natura e i sentimenti cristiani, alla presenza delle più grandi meraviglie della creazione, risvegliano sempre idee tristi. Ero giunto su di una altura dove alcuni soldati svizzeri stavano bevendo fuori di una piccola bettola, una capanna di paglia. Di lassù si dominavano il mare, le isole di Nisida, di Procida e d'Ischia, tutte avvolte nel manto meraviglioso del sole al tramonto. Uno di quei soldati mi si avvicinò e, gettando uno sguardo su quello spettacolo meraviglioso, con tono di mestizia mi disse: «Come è bello! troppo bello!... rende melanconici...» *Mentre io stavo seduto sulle rovine della villa di Giove, contemplando lo splendido golfo irradiato dal sole, il [[Vesuvio]] che fumava mi parve quasi il [[Tiberio]] della natura, e pensai che spesso da questo punto Tiberio lo contemplasse cupo e pensoso, ravvisando la sua stessa immagine personificata nel demonio della distruzione. Nel contemplare il vulcano e ai suoi piedi la fertile Campania e il mare avvolto di luce, il monte solitario che terribile signoreggia quella felice regione mi sembrò quasi un simbolo della storia dell'umanità ed il vasto anfiteatro di Napoli la più profonda poesia della natura. ([[Ferdinand Gregorovius]]) *Nel quartiere di S. Lucia è concentrato specialmente il commercio dei frutti marini, disposti in buon ordine, con le ostriche, nelle piccole botteghe, ciascuna delle quali porta un numero e il nome del proprietario. Sono incessanti le grida per invitare la gente ad entrare; le botteghe sono illuminate, e tutti quei prodotti del mare rilucono dei colori più svariati: sono ricci, stelle di mare, coralli, araguste, dalle forme più bizzarre, dalle tinte più dissimili. Il mistero delle profondità marine è ivi svelato e quel piccolo mercato presenta ogni sera il lieto aspetto quasi di una notte di Natale marittima. *Non potrei descrivere quali brutte immagini di santi io abbia visto portare in processione a Napoli; prodotti di un'arte senza principî, senza gusto e di una fantasia bizzarra che, in quanto a stranezza, ha poco da invidiare all'arte indiana. Per formarsi un'idea di quanto sia disposto questo popolo ad essere tollerante in materia d'arte, basta osservare bene quelle barocche statue di santi per le strade e quei Cristi in legno di orribile fattura, sorgenti qua e là nelle piazze. [...] Pur troppo, l'uomo qui non corrisponde, alla natura che lo circonda; diversamente, in vista di questo mare, di questi monti, di questo cielo, non potrebbe pregare davanti a quegli orribili fantocci. *Povere cose, invero, l'erudizione e l'archeologia! In questo angolo di paradiso le cose si sentono e si comprendono oggi come le sentivano e le comprendevano gli antichi. Qui regna ancora l'idea del culto di Bacco e l'immaginazione si solleva in alto come una baccante col tirso; qui ci sembra di staccarci dal suolo e, sciolti da ogni vincolo terreno, di spaziare nell'atmosfera. *Questa Piazza Reale, vicinissima al mare, di cui però non si gode la vista, mirabilmente selciata, tanto che potrebbe servire benissimo da sala da ballo, circondata di eleganti edifici, è uno dei punti più eleganti della città. Vi risiedono il Re, la Corte e le principali amministrazioni; si potrebbe chiamare questa piazza, non il cuore di Napoli, ché questo titolo spetta al porto, ma il cervello. *Rimasi a lungo sulla terrazza di S. Martino appoggiato al parapetto ad ascoltare le voci che salivano da Napoli. Se questo popolo, pensavo, fa tanto chiasso nella sua vita comune, quanto ne farà quando è agitato da passioni, durante le lotte, quando vuole il saccheggio, come fecero il 15 maggio 1848 i lazzaroni a migliaia dietro la carrozza di re Ferdinando!<br>Il frastuono napoletano ha però di solito un carattere pacifico: è allegro ed in fondo è ordinato nel suo apparente disordine. Tutta quella gente, che brulica come formiche, si muove in certe direzioni fisse, con uno scopo determinato. In questo popolo la vita circola come il sangue nel corpo umano, e quelle sue pulsazioni febbrili in apparenza, sono in realtà regolari e normali. *[[Roma]], da dopo la rivoluzione del 1848, appare ancor più silenziosa che nel passato; tutta la vivacità del popolo è scomparsa e le classi agiate si tengono paurosamente nascoste, guardandosi bene di far parlare di sè; e le classi infime sono ancora più misere e più oppresse di prima. Le feste popolari sono scomparse, o quasi; il carnevale è in piena decadenza; e persino le feste di ottobre, un tempo sì allegre fuori delle porte, fra i bicchieri di vino dei Castelli e il saltarello, sono presso che dimenticate. [...] Ben diverso è l'aspetto di Napoli, dove il vivace, febbrile e continuo chiassoso movimento di tutto quel popolo, ha del fantastico. Si direbbe una città in rivoluzione, perché tutti si muovono, tutti si agitano, tutti gridano e schiamazzano. Nel porto, sulle rive del mare, nei mercati, in [[via Toledo]], persino a Capodimonte, al Vomero, a Posillipo, lo stesso movimento, lo stesso chiasso. A Napoli non si riesce a far nulla, e il nostro occhio nulla può fissare: ovunque bisogna guardarsi senza posa contro gli urti e gli spintoni. La stessa viva luce del mare e delle rive mantiene in continua agitazione, eccita la vista e la fantasia; e il frastuono delle voci umane e delle carrozze non cessa nemmeno nel cuore della notte. *S. Lucia, il luogo di carattere più svariato e dove sono le locande di secondo ordine, è la linea di confine fra la parte aristocratica di Napoli e quella popolare. Il porto è il punto del maggior movimento popolare e del commercio; ivi si lavora, si traffica senza posa, e ivi è tutto quello che è necessario alla vita del popolo. V'è un movimento continuo; le calate sono sempre ingombre di carbone e di altri materiali; vi si affollano continuamente pescatori, barcaiuoli, lazzaroni, piccoli mercanti. Gli abitanti delle campagne, i popolani vengono qui ad acquistare gli abiti e le scarpe, che empiono case da cima a fondo. Qui si vendono tutte le masserizie casalinghe, qui sono caffè, liquorerie, spacci di tabacco, unicamente frequentati dal popolo, fruttaioli i quali tengono gli aranci e le angurie già tagliate a fette che essi vendono per un tornese e che vengono mangiate dai compratori in piedi. Qui si vedono vere montagne di fichi d'India, di cui la gente più misera si nutre; questo è il luogo di riunione, si potrebbe dire la sala di conversazione del popolo. *Tanto nella festa della Madonna del Mercato, quanto in altre occasioni, il popolo non pensa che a divertirsi e a stare allegro. I Napoletani non vanno ad una festa per assistere alle funzioni religiose, per ammirare le fonti del culto, ma per stare all'aria aperta, per godere le bellezze naturali, cui la folla variopinta dà un nuovo risalto. Ho visto migliaia e migliaia di Napoletani alla festa per il centenario della Madonna di Posillipo. Non avevo mai assistito ad uno spettacolo così teatrale: la folla variopinta ingombrava la splendida riviera di Chiaia, la Villa Reale, tutta la strada sino a Posillipo: ovunque bandiere, festoni, fiori; il golfo splendeva di luce; sei navi da guerra, ancorate fra Chiaia e il porto, facevano senza posa fuoco dalle loro artiglierie; il rumore ed il chiasso erano indescrivibili; la processione non aveva niente di dignitoso, di solenne, d'imponente, per chi arrivava da Roma. A Roma, anche le processioni più meschine presentano un carattere artistico, il che mostra avere le arti esercitato la loro benefica influenza persino sulle minime cose del culto, quali sono gli emblemi, le allegorie, le immagini dei santi. Il senso del bello ivi regna dovunque, in ogni cosa; si direbbe che gli Dei della Grecia, i quali stanno al Vaticano e al Campidoglio, non tollerino il brutto e il barocco neanche nei santi. Il Museo Borbonico non ha esercitata affatto quest'influenza sul popolo di Napoli. ====[[Pierre-Jean Grosley]]==== *È senza dubbio sorprendente che un tale popolo, tenuto quasi sempre in nessuna considerazione nelle rivoluzioni che gli hanno fatto cambiare dominatore così spesso, abbia preso parte attivamente solo a quella di [[Masaniello]]. La sua indifferenza verso i movimenti politici poté esser messa più fortemente a prova di quando, nel cuore della capitale degli Stati dei suoi padri, lo sfortunato [[Corradino di Svevia|Corradino]], all'età di diciassette anni, versò quel che restava di un sangue riprovato e proscritto dai capi della Chiesa? Non potei vedere, senza fremere, il luogo in cui si mostrano ancora le vestigia di questa spaventosa scena.<br>Questa indifferenza, apparentemente stupida, è l'opera di un istinto illuminato dall'esperienza: ''Cosa m'importa'' – dicono con l'asino della favola – ''purché non mi si faccia portare più del mio carico ordinario''. Per completare il ritratto di questo popolo, è sufficiente aggiungere che Napoli non ha l'ombra di polizia, e tuttavia di rado avvengono quei disordini e quegli eccessi che a Parigi tutta la vigilanza del magistrato riesce a prevenire solo con un'attenzione costante. *Non ho soggiornato abbastanza a Napoli, per essere istruito a fondo sulla vita, sia privata sia di società che vi si conduce. So solo che vi si dorme più che in qualsiasi altro paese dell'Italia; che vi si consuma una quantità prodigiosa di cioccolato che ogni privato fa preparare a casa sua nella dose che più preferisce; che le conversazioni o riunioni generali sono nel tono di quelle delle altre città d'Italia; che nelle cerchie private il parlare è alla greca, cioè, molto allegro ed estremamente libero; che la galanteria è tanto comune e poco discreta nei primi ranghi, quanto rara e misteriosa nella borghesia; che, a seguirla nel popolo, gli estremi si toccano; che la continenza, in generale, a Napoli è la virtù meno comune; che l'amore, che altrove spesso non è che apparenza, fatuità, fantasia, è uno dei più urgenti bisogni; infine che il Vesuvio, che comanda questa città, è l'emblema più esatto sotto cui da questo punto di vista la si possa rappresentare.<br>Altri bisogni, che la polizia ed un certo pudore altrove, soprattutto nelle grandi città, reprimono, a Napoli sono al di sopra di tutte le leggi. Lo zolfo, mescolato a tutti i vegetali e a tutti gli alimenti, l'uso continuo del cioccolato, dei liquori più forti, delle spezie che più riscaldano provocano esplosioni ed eruzioni che non sopportano né rinvio né cerimonie. I cortili dei palazzi e degli alberghi, i porticati delle case private, le loro scale e i loro pianerottoli sono altrettanti ricettacoli per le necessità di tutti i passanti. Anche chi va in carrozza scende per mescolarsi alla folla che cammina; chiunque si prende in casa d'altri la libertà che permette a casa sua. *Sotto un'apparenza di allegria, di distrazione e di leggerezza, il popolo e la borghesia di Napoli, divisi fra il lavoro ed il piacere, nascondono vedute profonde e ben seguite, se non in ciascuna testa, perlomeno nell'insieme. Considerati in questo insieme, formano una democrazia indipendente dal re e dalla nobiltà alla quale si uniscono quando il loro interesse lo esige. Nel loro partito hanno sempre in basso clero e la maggior parte dei monaci di cui Napoli brulica. ====[[Felix Hartlaub]]==== *A nemmeno cento metri di distanza dal mio attuale domicilio ha insegnato [[Tommaso d'Aquino]], è cresciuto [[Giordano Bruno]], sono sepolti il [[Fernando Francesco d'Avalos|Pescara]] e [[Vittoria Colonna]]<br>Dall'altra parte della strada ha passeggiato [[Francesco Petrarca]], e [[Federico II di Svevia|Federico II di Hohenstaufen]] ha amministrato la giustizia − incredibile, incommensurabile. Ma la vita del presente in questa città si muove e gira così rumorosa e disinvolta intorno a questi monumenti che non si ha nemmeno il tempo di rendersi ragione del loro significato. Per tanta ricchezza di tempo – assenza di tempo – Napoli eterna è semplicemente uno degli ingredienti eterni del tempo. Dio creò il cielo, l'acqua e la terra e creò anche l'elemento "napoletano", una piccola nuvola di olio grasso e odore di putrido, con alcune melodie e frammenti di chiasso, un Tutto e un Nulla, un elemento di tutto il mondo e insieme anche qualcosa semplicemente di inferiore. Ci saranno ancora molti bravi napoletani e gente che a Napoli imparerà e farà qualcosa di buono, si pensa, e si compra una pizza in una strada su cui, forse, ha camminato verso Roma l'apostolo [[Paolo di Tarso|Paolo]]. *A volte trovo tutto inverosimilmente grandioso, un'altra volta confuso e perturbante, in ogni caso è sempre molto interessante e prende tutta la persona come un sortilegio. Non esiste un'altra città che così, ad ogni passo, trasmette a chi cammina il suo respiro, con cui bisogna entrare in rapporto interiore. Qui non si possono cogliere, con tranquillo stato d'animo epicureo, i tesori d'arte, perfezionare la propria cultura, no, ogni giorno bisogna ricominciare di nuovo in qualche modo da capo, cercare sempre di nuovo il proprio cammino spirituale attraverso le pesanti grossolane realtà che oppone, ad ogni passo, la vita della strada. *Il grande sole africano dona al cervello una grandiosa asciuttezza, vengono prosciugate tutte le pozzanghere dell'osservazione che psicologizza e individualizza. L'uomo accetta se stesso come è venuto al mondo e si mette subito in marcia verso un fine che gli è naturale. Il carattere matura presto al grande calore e non richiede tanto spazio per sé come da noi, consiste quasi sempre per metà in gentilezza, premura e disponibilità e tante altre piacevoli virtù con cui gli uomini reciprocamente rendono i loro rapporti più facili.<br/>E se da un canto con questa mancanza dell'idea dell'Io e della personalità ci si ritrova già quasi in Oriente, d'altro canto l'Occidente, con il mondo antico, il cristianesimo e con la scienza moderna è presente ovunque nella sua forma più evidente.<br/>Naturalmente bisogna accettare anche altre cose, la mancanza, per esempio, di una qualsiasi generosità eroica. In fondo questa spiritualità del tutto particolare la si può spegare con il fatto che Napoli in realtà è un paese, una nazione a sé, con un passato del tutto diverso da quello del resto dell'Italia. ====[[Raffaele La Capria]]==== *A Napoli, – e in questo mondo di kamikaze dove pietà l'è morta – siamo andati «molto oltre tutto quello che si poteva immaginare». Se eliminassimo tutti gli assassini che vanno in giro nelle nostre città si dovrebbe aprire una succursale dell'Inferno. *La Napoli dimenticata, l'altra faccia di una città che ha dato all'Italia [[Benedetto Croce]], [[Salvatore Di Giacomo]], anche se tutto questo viene trascurato perché nella rappresentazione della città prevale sempre l'osservazione sulla plebe. Io credo che la borghesia napoletana non si è saputa raccontare; non ci sono romanzi e personaggi che la rappresentano, così come invece hanno saputo fare in Sicilia con [[Federico De Roberto|De Roberto]], [[Giovanni Verga|Verga]], [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa|Tomasi di Lampedusa]]; Napoli ha eccelso soltanto nel pensiero, è stata più avanti, non solo della Sicilia ma anche di altre regioni italiane, nella speculazione filosofica. *La nostra non è la città di quel "chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato" che spesso le attribuiscono. Chi ha dato e chi ha avuto restano sulle rispettive posizioni. Intransigenti nel valutarle. Appassionandosi ancora nel discuterne, dopo quarant'anni. Finché una città trova parole per parlare di sé, fa emergere contrasti all'interno di questo discorso e riesce a interessare anche gli altri, vuol dire che non è morta. *Ma è l'Italia il vero problema di Napoli. *Napoli è stata uccisa dalla speculazione edilizia. Si combatteva contro questa speculazione... Cambiare la struttura [[urbanistica]] di una [[città]] significa cambiarne la morale. E Napoli è cambiata moltissimo dopo la speculazione edilizia: è stato allora che sono arrivate le periferie inabitabili, è stato allora che è nata la «corona di spine», così viene chiamata a Napoli la periferia, «corona di spine». Ed è allora che, come scrivevo in ''L'occhio di Napoli'', se ti capita di sbagliare strada, vai a finire in periferia e puoi arrivare all'inferno. ====[[Jérôme Lalande]]==== *Il carattere tranquillo di questo popolo è ben apparso durante la terribile carestia che provò questa città {{NDR|di [[Napoli]]}} nel 1764: non si vide la minima sommossa; tuttavia le strade erano piene di infelici che morivano o di fame o per le malattie che la malnutrizione porta con sé, e i Magistrati avevano tanto più torto, in quanto avevano lasciato esportare i grani in abbondanza qualche mese prima. *Niente si può immaginare di più bello, di più grande, di più singolare sotto tutti i punti di vista del colpo d'occhio di Napoli da quel lato in cui la si vede: questa città è posta al fondo di un bacino, chiamato in italiano cratere, che ha due leghe e mezzo di larghezza e altrettante di profondità; esso sembra quasi chiuso dall'isola di [[Capri]], che si presenta dal lato di mezzogiorno, e sebbene a sette leghe di distanza la vista termini piacevolmente, si crede di vedere ai lati di quest'isola due aperture chiamate in effetti Bocche di Capri, ma l'una ha più di otto leghe di larghezza, e l'altra ha solamente una lega, sebbene esse appaiono pressoché uguali. *Non si incontrano affatto la sera, nelle strade di Napoli, quelle donne che sono la vergogna del loro sesso con le molestie; è vero che vi sono delle guide che si piazzano nei luoghi conosciuti, come vicino al teatro, ma è ancora con una specie di riservatezza, o di timidezza, che fa onore ai costumi e alla città di Napoli. ====[[Giacomo Leopardi]]==== *L'aria di Napoli mi è di qualche utilità; ma nelle altre cose questo soggiorno non mi conviene molto... Spero che partiremo di qua in breve, il mio amico e io. *Lazzaroni pulcinelli nobili e plebei, tutti ladri e b. f. degnissimi di Spagnuoli e di forche. *Paese semibarbaro e {{sic|semiaffricano}}, nel quale io vivo in un perfettissimo isolamento da tutti. ====[[Norman Lewis]]==== *Da dieci secoli questa terra è battuta da eserciti invasori. Sul trono di Napoli si sono avvicendati re stranieri che hanno ridotto in schiavitù il popolo. Le rivolte sono state soffocate nel sangue. Ma niente di tutto questo ha lasciato la minima traccia nella fantasia o nella memoria dell'uomo comune, né ha sollecitato una qualsiasi aggiunta al repertorio del cantastorie. E ancora oggi, quando questi intona il suo racconto a [[Villa comunale di Napoli|Villa Comunale]], il piccolo pubblico che gli si raccoglie intorno non vuole sentire altro. Gli Svevi, gli Aragonesi, i Borboni, e ora anche i Tedeschi vengono dimenticati in un attimo. Carlo Magno e i Paladini sono ancora vivi, per miracolo e nonostante il cinema, che tuttavia alla fine li sconfiggerà. *Il vicolo è gremito fino a scoppiare di famiglie proletarie abituate a vivere quanto più possono all'aperto, ragion per cui la strada è chiassosa come un'uccelleria tropicale.<br>Stamattina sul presto, una famiglia che abita nella casa di fronte ha portato fuori un tavolo e lo ha sistemato in strada vicino alla sua porta. In un attimo è stato ricoperto con una tovaglia verde con la frangia. Tutt'intorno sono state disposte delle sedie, alla stessa distanza l'una dall'altra, e sul piano hanno trovato posto diverse foto incorniciate, un vaso di fiori finti, una gabbietta con un cardellino e alcuni bicchierini decorati che di tanto in tanto, nel corso della giornata, venivano strofinati per rimuovere la polvere. Intorno al tavolo, la famiglia – una madre, i nonni, una ragazza sui diciotto anni e due bambini irrequieti che andavano e venivano in continuazione – viveva in quella che era, di fatto, una stanza senza pareti. [...] Lungo il vicolo c'erano molti altri tavoli come questo, e i vicini si scambiavano visite, dando luogo a un'incessante migrazione sociale. La scena era di grande serenità. Le stuoie verdi delle finestre e dei balconi ai piani superiori respiravano dolcemente nella mite brezza marina. La gente si chiamava da grande distanza, quasi cantando. *Tutta Napoli era distesa sotto di noi come un'antica mappa, sulla quale l'artista avesse disegnato con minuzia quasi eccessiva i molti giardini, i castelli, le torri e le cupole. Per la prima volta, aspettando il cataclisma, ho ammirato lo splendore di questa città, vista da una distanza che la ripuliva dalla sudicia crosta del tempo di guerra, e per la prima volta ho capito quanto poco europea, e quanto invece orientale essa sia. Tutto era immobile, a parte i fluttuanti coriandoli delle colombe in lontananza. ====[[Nanni Loy]]==== *Durante la lavorazione de ''Le quattro giornate di Napoli'', se prendevo il megafono e dicevo alle 500 comparse di correre da una direzione all'altra ad un mio fischio, non si muoveva nessuno. Inizialmente non riuscivo a capire il perché. La realtà è che non mi riconoscevano il diritto di imporre loro qualcosa con un fischio. Bisognava loro spiegare il motivo. Così mi riunii a loro e spiegai il perché di quella scena. [...] Il rendimento si capovolse e tutte le comparse dettero un loro contributo creativo. Non erano stati parcellizzati con un dovere. Si sentirono talmente investiti del problema del film e delle riprese, da comportarsi come dei registi. Durante le prove gridavano stop nel megafono per fermare gli errori, assimilando ciò che facevo io, interrompendo le riprese anche quando andavano bene. Ma perché volevano diventare tutti registi? Perché nei napoletani è insopprimibile il desiderio di essere considerate persone, con una dignità personale, una intelligenza ed una personalità riconoscibili. [...] A Napoli, no. Con i soldi e gli ordini non si compra nulla. *Provo una sorta di amore e odio, una grande ammirazione, affetto e tenerezza per il singolo napoletano. Provo al tempo stesso molto risentimento per quella che ricordo essere l'organizzazione sociale della città. L'odio nasce per questo patrimonio, energie, ed intelligenza che venivano, non so oggi, continuamente deviate, sprecate. È un'amarezza che mi prende qualche volta, nel vedere queste persone che singolarmente valgono tanto, sprecarsi in complicazioni inutili, confusioni evitabili, violenze ingiustificate. *Vi è una cultura di fondo individualista, ed in questo senso è da considerare negativa, per quanto sia al tempo stesso molto ricca di un grande potenziale, che si manifesta in esaltazione della persona e dell'uomo contro tutte le culture di appiattimento del nostro tempo. L'individualismo dei napoletani produce certamente delle difficoltà di gestione degli affari sociali, il che la fa apparire agli occhi di un non napoletano come me una città incivile, una civis incivile; è pur vero, però, che in questo modo si preserva la ricchezza dell'individuo, la sua fantasia, quel potenziale che le permette di essere fuori dalle regole della produzione e del consumo. ====[[Curzio Malaparte]]==== *Napoli è la più misteriosa città d'Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell'immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. Napoli è l'altra Europa. Che, ripeto, la ragione cartesiana non può penetrare. *Nessun popolo sulla terra ha mai tanto sofferto quanto il popolo napoletano. Soffre la fame e la schiavitù da venti secoli, e non si lamenta. Non maledice nessuno, non odia nessuno: neppure la miseria. Cristo era napoletano. *Non potete capire Napoli, non capirete mai Napoli. *Quando Napoli era una delle più illustri capitali d'[[Europa]], una delle più grandi città del mondo, v'era di tutto, a Napoli: v'era Londra, Parigi, Madrid, Vienna, v'era tutta l'Europa. Ora che è decaduta, a Napoli non c'è rimasta che Napoli. Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. E' il destino dell'Europa di diventar Napoli. Se rimarrete un po' di tempo in Europa, diverrete anche voi napoletani. *Tutti piangevano, poiché un lutto, a Napoli, è un lutto comune, non di uno solo, né di pochi o di molti, ma di tutti, e il dolore di ciascuno è il dolore di tutta la città, la fame di uno solo è la fame di tutti. Non v'è dolore privato, a Napoli, né miseria privata: tutti soffrono e piangono l'uno per l'altro, e non c'è angoscia, non c'è fame, né colera, né strage, che questo popolo buono, infelice, e generoso, non consideri un tesoro comune, un comune patrimonio di lacrime. ====[[Giorgio Manganelli]]==== *La storia di Napoli nasce lentamente. Soprattutto, è una storia esotica, una invenzione che sa di [[Omero]], di poemi ciclici, di innumeri indecifrabili frammenti di leggende, favole, conti di mercanti, liti di taverne, imbrogli, risse, coltelli lucidi e rapidi, adulteri e nostalgie. *Napoli voleva essere accerchiata, catturata, la grande metropoli inesistente, invisibile, intoccabile, stava nel centro delle grandi manovre delle flotte tra piratesche e adolescenti che cercavano casa oltre le coste patrie. Napoli non c'era; non c'era il rumore, il clangore, non il precipitoso coagulo di colori, non gli dèi, le donne, l'aroma del cibo, il sonno. Eppure l'ipotesi colossale di Napoli agiva, e i minuscoli uomini sfioravano lo spazio che doveva per sempre essere Napoli. Poi sbarcarono a Cuma. *[[Partenope (sirena)|Partenope]] è una sirena, è una città, è greca, è morta per amore, è una dea, è un luogo, è una strada, è una taverna, è miracolosa, venerarla bisogna, qui è Partenope<ref>Nel testo: [[Partenone]].</ref>, Partenope è in ogni luogo, di soppiatto scaturisce dal mare, qui dove è nome di ninfa sarà sacra la ninfa nei secoli; non morirà mai; la città non morrà, la ninfa città non morrà. Gioco, allucinazione, miracolo, liturgia, la città-ninfa sta nascendo. È inevitabile chiedersi; ma come, ma quando, ma dove nasce Napoli?<br>Giacché il nascere di Napoli non può essere il nascere di altre, anche nobili, eroiche città.<br>Dopo Partenope nascerà una «città nuova», insomma una Neapolis. Siamo arrivati? Forse siamo arrivati da sempre; forse è impossibile arrivare. Ma questo sospettiamo: che vi fu un momento in cui tra i marittimi dalle brache salse e crude, tra i duri campani che non capivano greco, cominciarono ad arrivare gli dèi. *Si ha l'impressione che arrivassero dappertutto, e certamente era così, ma che a Napoli-Partenope fosse impossibile distinguerli dalla folla di {{sic|graeculi}} e campani; erano dèi forastici, meteci, un po' contado un po' mare, ma fitti e inframettenti come i folletti. (Certo che c'erano i culti misterici. A Napoli? Ma dove volete che fossero? E [[Mitra]] si sa. E la bella [[Cerere (divinità)|Cerere]], materna e chiassona, e un'Iside così pervasiva che nemmeno si sa dove si fosse il suo santuario, si è diffusa per tutta la città, non v'è città isiaca come Napoli-Partenope. Ecco, Partenope; no, non è né storia, né folklore, è ancora una presenza sacra, e ancora qualcuno, che non veda Cerere, sussurra nella gran folla una preghiera greca a una ninfa ondosa, una ninfa greca morta dopo aver conosciuto [[Ulisse|Odisseo]]. ====[[Sándor Márai]]==== *Già verso Napoli sul treno mi è venuto in mente, e mi animava anche durante i giorni trascorsi a Roma: scrivere un altro romanzo, un'ultimo con il titolo: ''Il sangue di San Gennaro''. Un uomo arriva a Napoli, e decide di salvare il mondo – questo sarebbe il romanzo. *L'addio a Napoli, a [[Posillipo]] fu più doloroso di qualsiasi addio ad una persona, o a qualcosa nella mia vita. [...] Questi tre anni e mezzo in Italia, a Posillipo, erano il dono più grande nella mia vita. Ho amato tutto qui, e sapevo che a modo loro anche loro, gli italiani meridionali, mi hanno accettato. Molti hanno pianto, nella cittadina e nel palazzo i venditori di vino, di carbone come anche il pescivendolo mi stringevano la mano. *Napoli è un posto curioso: una città dove il miracolo regolarmente, due volte all'anno fa parte della vita della città, come un avvenimento turistico. I napoletani sono gli specialisti del miracolo. *Per i vicoli di Napoli, ogni pomeriggio. Nei dintorni di San Biagio dei Librai. Abitano tutti qui: [[Benedetto Croce]], il vescovo, i principi, in mezzo al lerciume, in palazzi pericolanti. Ed è qui che abita il popolo napoletano. Uomini di ogni classe, di ogni condizione mangiano e bevono le stesse cose, la pensano alla stessa maniera, sognano allo stesso modo. Sono tutti uomini mediterranei. Non tanto italiani, quanto piuttosto mediterranei. È questo il loro stato sociale. *[[Posillipo]] è come se fosse la Collina delle Rose a [[Budapest]], ma anche come il villaggio di Leányfalu sul Danubio. Tutto qui è «come se fosse»... Anche Napoli è come Budapest: non c'è l'Isola Margherita ma c'è [[Capri]], non ci sono i Bagni Lukács ma c'è il Mar Tirreno, non c'è il Danubio, ma qui davanti alle mie finestre si spalanca il Golfo di Napoli, non ci sono le Colline di Buda, ma c'è il [[Vesuvio]], non c'è la Váci utca, ma c'è via Chiaia con i suoi negozi eleganti, dove sciama e s'affretta la folla variopinta e orientaleggiante di Napoli, che assomiglia misteriosamente a quella di Budapest. ====[[Giuseppe Marotta (scrittore)|Giuseppe Marotta]]==== *Ah, Napoli bella, tozzo di pane mio, estrema unzione mia! *Allora come allora, nel marzo del 1947, Napoli, eccettuandone via dei Mille, via Tasso, il viale Elena e poche altre arterie di Chiaia di San Ferdinando del Vomero, era tutta un rione popolare. Napoli era allora un vicolo solo, un "basso" solo, una botteguccia sola. *Che cosa c'è tutto sommato, a Napoli? C'è un vulcano {{NDR|il Vesuvio}} che ha tante possibilità di sterminio quanti sono gli acini d'uva e le ginestre cui si agghinda per dissimulare le sue intenzioni. *Ehi ehi. Dovessero piovere mazzate? I due contraggono le mascelle e s'irrigidiscono. Mannaggia. Stanno agli antipodi: il Cardillo vende luna, e cioè trasforma in lavoro qualunque cosa, l'Inzerra muta in ozio tutto, tutto. Napoli ha questi due volti, come Giano era sé ed il contrario di sé nell'identica figura; perciò chi dice: "Napoli è fervida, operosa, alacre" non è meno fesso di chi dice: "Napoli è svogliata, indolente, pigra{{sic|.}}" Ma allora? Gesù Gesù. Napoli è femmina, ossia volubile, contraddittoria, spesso incoerente. Sgobba quanto [[Milano]] e poltrisce quanto Honolulu: per ogni napoletano che, immoto in una barca a [[Mergellina]], o riverso in un prato ai Camaldoli, si lascia beatamente crocifiggere dal sole, abbiamo nelle vicinanze un altro napoletano che vacilla e affanna trasportando un quintale. *I "Quartieri", a Napoli, sono tutti i vicoli che da Toledo si dirigono sgroppando verso la città alta. Vi formicolano i gatti e la gente; incalcolabile è il loro contenuto di festini nuziali, di malattie ereditarie, di ladri, di strozzini, di avvocati, di monache, di onesti artigiani, di case equivoche, di coltellate, di botteghini del lotto: Dio creò insomma i "Quartieri" per sentirvisi lodato e offeso il maggior numero di volte nel minore spazio possibile. *Il vero mare di Napoli è quello esiguo e domestico di Santa Lucia, di Coroglio e di Posillipo. Consuma Castel dell'Ovo e il Palazzo Donn'Anna, bruca il muschio delle vecchie pietre, sente d'alga e di sale come nessun altro mare. *La mia città fu, ed è, e sarà in ogni epoca, un libro di tutte le favole. Che cosa non vi producono amore e odio, saggezza e follia, candore e astuzia, verità e menzogna, "guapparia" e soldi? *La notte è venuta e Napoli piglia fuoco. Da Via Partenope a Posillipo il mare divampa di luci riflesse, dolgono gli occhi ai pesci, un turista che percorre la litoranea in carrozza non vede i cenci che respirano sul marciapiedi ma scorge distintamente gli scheletri delle sirene che si rivoltano nelle loro tombe di sabbia. Voi dite a Napoli: «Quanto sei bella!», e Napoli è perduta. *La possibilità di rialzarsi dopo ogni caduta; una remota, ereditaria, intelligente, superiore pazienza. Arrotoliamo i secoli, i millenni, e forse ne troveremo l'origine nelle convulsioni del suolo, negli sbuffi di mortifero vapore che erompevano improvvisi, nelle onde che scavalcavano le colline, in tutti i pericoli che qui insidiavano la vita umana; è l'oro di Napoli questa pazienza. *La quiete della controra ingentiliva il vicolo, dorato qua e là come se una processione vi avesse deposto baldacchini stendardi flabelli candelieri e se ne fosse andata frettolosamente a dormire. In certe stagioni e in certe ore Napoli si trasfigura; perde consistenza e profondità, o meglio assume la profondità remota e immaginaria dei quadri... se vi occorrono balconcini che sembrano disegnati su un fazzoletto di seta, o embrici sfioccanti nel roseo vapore che li avvolge, eccoli. *Lasciatemi dire che a Napoli i Santi, dal supremo e volubile San Gennaro al distratto San Giuseppe, da Sant'Antonio che protegge Posillipo a San Pasquale che sorveglia attentamente Chiaia, non sono che autorevoli congiunti del popolo. Il napoletano ha San Luigi, Sant'Espedito e ogni altro Santo come a certi poveracci dei vicoli capita di essere imparentati con un insigne professore residente a via dei Mille. *Napoli è una bara di madreperla con quattro corde e una tastiera; affermo sul mio onore, toccandomi il petto come la statua di Gioacchino Murat nella nicchia di piazza San Ferdinando, che Napoli è un mandolino dal quale si affaccia continuamente uno scheletro. Ebbene, salute a noi; strizziamo l'occhio a questo buffo sosia di ognuno, a queste anonime ossa trasformatesi in radici di canzonette. *Non date retta agli odierni lamentatori della città, i quali tetramente affermano che è morta e seppellita; ma neanche badate ai tam-tam di quanti la proclamano fortunata e contenta; Napoli è terra di favole puerili e angosciose, tutta miele e cicuta, grembo di mamma e schiaffo di {{sic|padrigno}}, favola sono pure chi la denigra e chi la decanta, vorreste che le mancassero proprio gli orchi e le fate? *Qualcuno fondò Napoli, situando magnificamente il Vesuvio, le isole, Capodimonte e il [[Vomero]]; disse ai napoletani: "Ecco... Tenete, ricreatevi{{sic|,}}" e mentre quelli si distraevano a guardare l'ombelico del [[Golfo di Napoli|golfo]], agguantò la cassa e fuggì. ====[[Mario Martone]]==== *Attraverso il teatro Napoli esprime spudoratamente il suo stato di capitale del Sud del mondo. *Napoli è una città difficile che insegna ad essere aperti, liberi, disponibili alle novità. Napoli ha una forza dolorosa ed è per questo che io l'amo. *Questo popolo, fratello di tanti popoli sofferenti, vivo più che mai intorno a noi, ci insegna a aprire gli occhi, guardare in faccia il dolore e trasformare il dolore in energia. ====[[Francesco Mastriani]]==== *Gli è indubitato che ci è ancora della feccia nel nostro popolo, e ce ne sarà ancora per qualche tempo. Ma è forse possibile una compiuta improvvisa riforma de' suoi costumi?<br>Noi accogliamo la speranza, per non dire la certezza, che tra dieci anni il nostro popolo non sarà secondo ad altri in Europa. Voglia Dio benedire all'opera della nostra rigenerazione, iniziata dal più Grande Italiano vivente [[Giuseppe Garibaldi|GIUSEPPE GARIBALDI]]! Voglia Dio benedire gli sforzi degli uomini che han rette intenzioni e buon volere! Possano le aure incantate del nostro cielo non essere più contaminate da straniere favelle! Possano i nostri ubertosi campi non essere più calpestati da orde inimiche del sangue italiano! Possa presto Napoli festeggiare il dì in cui per tutta [[Italia]] risuoni il grido della compiuta nostra unificazione, proclamata in ROMA CAPITALE. Allora, dopo il ''Pater noster'', noi insegneremo a' nostri figliuoli questa altra prece che eglino dovranno recitare ad ogni alba e ad ogni sera:<br><br>''Da' Tedeschi ed Imperiali,<br>Da' Francesi e Cardinali<br>Libera nos, Domine!'' *L'invenzione dei bassi, cioè delle case a terreno, delle case-botteghe, è proprio un'invenzione tutta napolitana a pro del guaglione, il quale si procura quel divertimento di scegliere quel domicilio che vuole su la soglia di qualcuni di questi bassolini. *Ma è proprio per il guaglione che Napoli è stata creata. Il guaglione è il Re di Napoli è il padrone assoluto del suolo [[Fiume|sebezio]] ed esercita talvolta il suo impero con una [[Bullismo|tirannia]] che è tanto più inesorabilmente quanto è più graziosa. *Napoli, per la sua posizione geografica, per la sua gran popolazione, per la natura feracissima del suo suolo, per le sue gloriose tradizioni in ogni ramo dello scibile, per la prodigiosa attitudine de suoi abitanti alle arti belle e dalle arti meccaniche, per grandiosi e storici monumenti di che è ricca e pei suoi vasti commerci, sarà sempre la Filadelfia d'Italia. Incorporata oggi alla grande [[Italia|Famiglia Italiana]], essa comincia ad appropriarsi dalle città sorelle l'affrancamento da quegli aviti pregiudizi che formarono per sì lungo volger di tempo sì possente ostacolo al progresso della sua civiltà siccome le città sorelle e specialmente le settentrionali cominciano a smettere, per la fusione coi nostri vispi meridionali, le forme pedantesche, le arie pesanti e le rigidezze cancelleresche. *Né climi meridionali sotto un cielo come questo di Napoli che invita così potentemente alla [[Ozio|pigrizia]] ed a quel dolce far niente di che ci han fatto una colpa gli [[Straniero|stranieri]], il [[Mendicante|vagabondaggio]] è così esteso che noi disperiamo che possa il governo giungere ad estirparlo del tutto in un paese come il nostro dove si vive così a buon mercato. Dove con dieci centesimi di maccheroni, dove con cinque centesimi di pane ed altrettanti di frutte un uomo ha messo a poco a poco il suo pranzo, non sappiamo come si possa sentire la suprema necessità e l'obbligo del lavoro. ====[[Raffaele Mastriani]]==== *L'antichità di Napoli si è del tutto smarrita nella oscurità de' secoli trascorsi. *La principal veduta è di mirar Napoli in alto mare, donde l'intiera città si presenta come un immenso anfiteatro. La seconda e di guardarla da S. Martino, dove si vede sotto gli occhi minutamente quasi tutta la città ed il delizioso contorno del golfo. La terza è di veder Napoli dalla Specola Reale o dal palazzo della Riccia: questo luogo per la estensione della sua veduta è detta con nome Spagnuolo Miradolos. La quarta è di contemplarla da' reali giardini di [[Portici]], e più dalla villa del Duca di Gravina e lì è ad essa superiore. La quinta è di osservarla dalla Madonna del Pianto. *La veduta della Capitale è sorprendente dalla cima del Vesuvio in un bel mattino di primavera: e bellissima dal terrazzo di Belvedere e dal palazzo Patrizj al Vomero, è vaga dai punti più elevali dell'Arenella, è incantevole quella parte che se ne scorge dalla strada nuova di Posillipo, al tramonto del sole. *Napoli col suo cratere, colle sue isole, col suo Vesuvio, colle sue montagne offre vedute cosi vaghe, così amene, così varie che l'anima ne resta rapita ed incantata. ====[[Marcello Mastroianni]]==== *{{NDR|A Roma}} [...] in Via del Corso [...], sentii dietro di me uno che fece "ammazza le rughe! Hai visto come si è invecchiato?" Detto forte, perché io potessi sentire. Non so se lo dicesse a una ragazza o a chi: "ammazza le rughe!" La stessa cosa mi è accaduta a Napoli. "Marcelli', c simm fatt vecchiariell eh? 'O vulit nu cafè?" La vedete la differenza? *La città meno americanizzata d'[[Italia]], anzi d'[[Europa]]. Eppure le truppe americane l'hanno avuta per tanto tempo. Ma una volta ripartiti questi soldati (a parte qualche moretto lasciato lì), tutto quanto era americano è stato cancellato.<br />La forza dei napoletani sta in questo: nel loro carattere, nella loro tradizione, nelle loro radici. *Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano perché so che ci starei bene. *Napoli va presa come una città unica, molto intelligente. Napoli è troppo speciale quindi non la possono capire tutti. ====[[Klemens von Metternich]]==== *Questo [[Vesuvio]], mia buona amica, è uno spettacolo imponente ed augusto. Sfortunatamente non posso vederlo dalla mia finestra; lo si vede però da qualsiasi posto, anche solo a cento passi dalla mia casa, come un immenso fanale nella notte. Una forte eruzione come quella del 1814, per esempio, deve essere uno spettacolo incredibile. La montagna è così vicina alla [[Napoli|città]], ed il pendio vi porta in modo così diretto che la formazione di un nuovo cratere, e ogni eruzione ne forma uno nuovo, la metterà in gran pericolo. I napoletani, del resto, non ci pensano; sono come i marinai, che dimenticano che solo una tavola li separa dall'abisso, e si è tentati di dimenticare, al cospetto di una natura tanto bella e ridente, come il pericolo possa essere anche ravvicinato dal godimento. *Qui sareste la creatura più felice del mondo. Tutto ciò che la natura ha fatto di più bello, di più maestoso e di più incantevole è versato qui a torrenti, su tutto ciò che si vede, si sente e si tocca. *Un popolo per metà barbaro, di un'ignoranza assoluta, di una superstizione senza limiti, ardente e passionale come sono gli africani, un popolo che non sa leggere né scrivere e di cui l'ultima parola è il pugnale, offre bel soggetto per l'applicazione dei principi costituzionali. ====[[Paolo Monelli]]==== *Ha detto [[Cicerone]] che Napoli è la città dove i sospettosi diventano confidenti, e gli infelici trovano consolazione. Perciò, quando sono seccato della politica vengo a Napoli a dimenticare tutto. *I napoletani discendono dagli dèi, questa è la verità, non sono né greci né oschi né romani, sono dèi. Che per vivere sulla terra si sono fatti come siamo; un misto di spirito attico grazie agli ateniesi, di tenacia al lavoro osca, di intelligenza indulgente ed acuta quale si conviene ad esseri divini. *Il napoletano non è ozioso; è filosofo. Sa che la vita è labile, l'avvenire è fallace, il lavoro è pena; accetta ogni fatica perché deve dar da mangiare ai piccirilli e alla donna; ma non lo esalta, non ne fa una missione nella vita come avrebbe voluto quello scocciatore di Catone. È povero e non è avido di denaro, è sobrio e non s'ingozza se la fortuna gli mette davanti una tavola imbandita. *Ora Napoli ha un nome greco, e se vuoi fare un complimento a qualche mio compatriota che m'intendo io puoi chiamarla l'Atene dell'occidente; ma prima di essere Neapolis era Paleopolis, città antichissima come dice il nome, e prima era Partenope, la città delle sirene, chiamata così dalla sirena Parthenope che ci ebbe la tomba. ====[[Francesco Saverio Nitti]]==== *Come vivea Napoli prima del 1860? Essa era, come abbiam detto, la capitale del più grande regno della penisola. Messa in clima temperato, tra la collina e il mare (come nell'ideale platonico) dato lo scarso sviluppo della igiene pubblica in tutta Europa, non ostante condizioni cattive della sua edilizia, rimaneva città di dolce soggiorno, in cui i forestieri si recavano spesso a svernare, più spesso ancora erano attratti, oltre che dalla bellezza del clima, dalla facilità della vita. *Napoli ha cessato di essere, per necessità delle cose, ''città di consumo'' e non è diventata città industriale, né di commercio: quindi le risorse dei cittadini sono diminuite. *Napoli, la grande città che era ancora qualche secolo fa la seconda in Europa per popolazione, che nel 1860 soverchiava per importanza tutte le città italiane; Napoli, la città che Sella chiamava ''cospicua'' e che avea almeno fino a qualche tempo fa alcune apparenze di ricchezza, Napoli muore lentamente sulle sponde del Tirreno. ====[[Anna Maria Ortese]]==== *Come tutte le mostruosità, Napoli non aveva alcun effetto su persone scarsamente umane, e i suoi smisurati incanti non potevano lasciare traccia su un cuore freddo. *Di solito, giunti a Napoli, la terra perde per voi buona parte della sua forza di gravità, non avete più peso né direzione. Si cammina senza scopo, si parla senza ragione, si tace senza motivo, ecc. Si viene, si va. Si è qui o lì, non importa dove. È come se tutti avessero perduto la possibilità di una logica, e navigassero nell'astratto profondo, completo, della pura immaginazione. *Era strano, ma questo che vedevo, per tanti aspetti non mi sembrava un popolo. Vedevo della gente camminare adagio, parlare lentamente, salutarsi dieci volte prima di lasciasi, e poi ricominciare a parlare ancora. Qualcosa vi appariva spezzato, o mai stato, un motore segreto, che sostituisce al parlare l'agire, al fantasticare il pensare, al sorridere l'interrogarsi; e, in una parola, dà freno al colore, perché appaia la linea. Non vedevo linea, qui, ma un colore così turbinoso, da farsi a un punto bianco assoluto, o nero. *Erano molto veri il dolore e il male di Napoli, usciti in pezzi dalla guerra. Ma Napoli era città sterminata, godeva anche di infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere pieno di radici. *Ho abitato a lungo in una città veramente eccezionale. Qui [...] tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, [...] tutte queste voci erano così saldamente strette, confuse, amalgamate tra loro, che il forestiero che giungeva in questa città ne aveva, a tutta prima, una impressione stranissima, come di un'orchestra i cui strumenti, composti di anime umane, non obbedissero più alla bacchetta intelligente del Maestro, ma si esprimessero ciascuno per proprio conto suscitando effetti di una meravigliosa confusione. *L'eterna folla di Napoli, semovente come un serpe folgorato dal sole, ma non ancora ucciso. *La città si copriva di rumori, a un tratto, per non riflettere più, come un infelice si ubriaca. Ma non era lieto, non era limpido, non era buono quel rumore fatto di chiacchierii, di richiami, di risate, o solo di suoni meccanici; latente e orribile vi si avvertiva il silenzio, l'irrigidirsi della memoria, l'andirivieni impazzito della speranza. *Napoli è un pezzo di deserto azzurro. *Tornai al mio albergo, e pensando tanti casi e persone passò la notte, e riapparve l'alba del giorno in cui dovevo ripartire. Mi accostai alla finestra di quella casa ch'era alta come una torre, e guardai tutta Napoli: nella immensa luce, delicata come quella di una conchiglia, dalle verdi colline del [[Vomero]] e di Capodimonte fino alla punta scura di [[Posillipo]], era un solo sonno, una meraviglia senza coscienza. ====[[Johan Turesson Oxenstierna]]==== *Il più delizioso paese dell'Europa è Napoli, e di quanto fa {{sic|duopo}} per una vita deliziosa è provveduto, {{sic|benche}} da perverso popolo sia abitato. Albergo è quasi sempre della più trista nazione 'l paese migliore. Si trovano quivi galantuomini quanti altrove fuor d'ogni dubbio, ma così mi spiego al riguardo del popolo minuto, che dello stato la terza parte compone. *Nazione di più inquietissima è questa, e contro cui devesi ad ogni momento ben avvertire; chiara testimonianza ne fanno quaranta due generali rivoluzioni seguite {{sic|doppo}} la separazione sua dal Romano impero, di cui per lo passato era parte, e nello spazio di due anni ha cinque Re tutti di nazioni differenti avuto, questa Corona i Re di Spagna possedendo, dicevasi; ''che 'l Re cattolico in [[Sicilia]] per la dolcezza regnava, per l'autorità in [[Milano]], ed in Napoli con la sottigliezza.'' *Napoli è nel rimanente 'l paese de' Monaci e delle Civette, due spezie d'animali ugualmente pericolosi, e per una quotidiana, ed ordinaria {{sic|Conversazione}}: Forastieri molti perciò non si vedono doppo un breve soggiorno in altra maniera ritornarsene, che colla borsa vuota, caricata la coscienza, e contaminato 'l corpo. Questa è di Napoli la mia sentenza, che per verità d'esser {{sic|veduto}} merita, ma non già d'esser con troppa curiosità {{sic|esaminato}}. ====[[Pier Paolo Pasolini]]==== *Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. Non saranno dei napoletani trasformati. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all'ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili, incorruttibili. *Ho scelto Napoli<ref>Per le riprese del ''Decamerone''.</ref>perché è una sacca storica: i napoletani hanno deciso di restare quello che erano e così di lasciarsi morire: come certe tribù dell'Africa. *Io con un napoletano posso semplicemente dire quel che so, perché ho, per il suo sapere, un'idea piena di rispetto quasi mitico, e comunque pieno di allegria e di naturale affetto. Considero anche l'imbroglio uno scambio di sapere. Un giorno mi sono accorto che un napoletano, durante un'effusione di affetto, mi stava sfilando il portafoglio: gliel'ho fatto notare, e il nostro affetto è cresciuto. *Io so questo: che i napoletani oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Beja (o lo fanno anche da secoli, gli zingari): è un rifiuto sorto dal cuore della collettività [...]; una negazione fatale contro cui non c'è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia come tutte le tragedie che si compiono lentamente; ma anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla storia, è giusto, è sacrosanto. *Io sto scrivendo nei primi mesi del 1975: e, in questo periodo, benché sia ormai un po' di tempo che non vengo a Napoli, i napoletani rappresentano per me una categoria di persone che mi sono appunto, in concreto, e, per di più, ideologicamente, simpatici. Essi infatti in questi anni – e, per la precisione, in questo decennio – non sono molto cambiati. Sono rimasti gli stessi napoletani di tutta la storia. E questo per me è molto importante, anche se so che posso essere sospettato, per questo, delle cose più terribili, fino ad apparire un traditore, un reietto, un poco di buono. Ma cosa vuoi farci, preferisco la povertà dei napoletani al benessere della repubblica italiana, preferisco l'ignoranza dei napoletani alle scuole della repubblica italiana, preferisco le scenette, sia pure un po' naturalistiche, cui si può ancora assistere nei bassi napoletani alle scenette della televisione della repubblica italiana. Coi napoletani mi sento in estrema confidenza, perché siamo costretti a capirci a vicenda. Coi napoletani non ho ritegno fisico, perché essi, innocentemente, non ce l'hanno con me. Coi napoletani posso presumere di poter insegnare qualcosa perché essi sanno che la loro attenzione è un favore che essi mi fanno. Lo scambio di sapere è dunque assolutamente naturale. *Napoli è ancora l'ultima metropoli plebea, l'ultimo grande villaggio (e per di più con tradizioni culturali non strettamente italiane): questo fatto generale e storico livella fisicamente e intellettualmente le classi sociali. La vitalità è sempre fonte di affetto e ingenuità. A Napoli sono pieni di vitalità sia il ragazzo povero che il ragazzo borghese. [[Immagine:Palazzo dello Spagnolo - Naples.jpg|thumb|Palazzo dello Spagnolo]] ====[[Jean Paul]]==== *Ancor prima che avessimo compiuto il periplo del promontorio di [[Posillipo]], il cratere del [[Vesuvio]] eruttò lentamente nel cielo un figlio ardente, il sole, e mare e terra si infiammarono. L'anfiteatro di Napoli coi palazzi color dell'aurora, la sua [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del mercato]] fatta di vele pallide, il brulichio delle sue fattorie sulle pendici dei monti e sulla riva e il suo trono verdeggiante di Sant'Elmo, si drizzò fieramente tra due montagne, davanti al mare. *Io passeggiavo solitario; per me non c'era notte, né casa. Il mare dormiva, la terra pareva desta. Nel fuggevole chiarore (la luna calava già verso Posillipo) contemplavo quella divina città di frontiera del mondo delle acque, quella montagna di palazzi che s'inerpicava, fin dove l'alto [[Castel sant'Elmo|castello di Sant'Elmo]] occhieggiava bianco tra il verde del fogliame. La terra cingeva il bel mare; sul braccio destro, il Posillipo, portava fiorenti vigneti fin dentro le onde, mentre col sinistro reggeva città e racchiudeva le onde e le navi del mare e se le stringeva al petto. Sull'orizzonte la puntuta [[Capri]] giaceva nell'acqua come una sfinge e sorvegliava la porta del [[Golfo di Napoli|golfo]]. Dietro la città il vulcano fumava nell'etere, sprizzando a tratti scintille tra le stelle. *La luna era alta nel cielo, luminosa come un sole, e l'orizzonte era indorato dalle stelle – e in tutto il cielo senza nubi si ergeva sola, a oriente la cupa colonna del Vesuvio. Nel cuore della notte, dopo le due, attraversammo da un capo all'altro la città meravigliosa, in cui continuava a fiorire la vita del giorno. Gente allegra popolava le strade – i balconi si scambiavano canzoni – sui tetti spuntavano fiori, alberi tra i lampioni, e le campanelle delle ore prolungavano il giorno, e la luna sembrava riscaldare. Solo di tanto in tanto ci imbattevamo lungo i colonnati, in qualcuno intento alla sua siesta. ====[[Roger Peyrefitte]]==== *Costumi tranquilli del popolo napoletano, che ci si immagina inquietante: la sorveglianza notturna di questa città è affidata a dodici carabinieri. *La vera Napoli, meravigliosa, pittoresca, commovente: quella della strada. *«Posillipo»: «che calma il dolore». Questo luogo d'incanto deve il nome a una villa di Pollione, il Romano che gettava gli schiavi alle murene. Un nome così di buon augurio non era che un'antifrasi. *Risa e sorrisi – la sola Corte d'Europa dove [[Giacomo Casanova|Casanova]] abbia sentito ridere fragorosamente fu quella di Napoli. *Un incidente qualunque fornisce immediatamente dei numeri per giocare al lotto. Un vaso da fiori è caduto in testa ad una passante: i testimoni, dopo averla soccorsa, vanno a giocare 17 (disgrazia), 21 (ad una donna), 34 (sulla testa). ====[[Guido Piovene]]==== *A Napoli, come a Parigi, è difficile udire, almeno in conversazione, quei giudizi assoluti, radicalmente negativi che si odono altrove; come a Parigi, la tendenza è piuttosto verso l'assoluzione, naturalmente con un sottinteso un po' scettico, e senza approfondire troppo; vi è sempre, nei giudizi, un umorismo e un garbo di capitale anche mondana. *È un accento che spesso ho udito risuonare a Napoli in diversa forma. Un incanto nel vivere, unito però al sottinteso che il vivere ha per se stesso qualche cosa di doloroso. Si ha una specie di pendolo tra quell'incanto e quel sottinteso riposto: non si sa mai quale prevalga. *I bambini, le «creature» brulicano. Anche nei ristoranti medi, pochi sono gli avventori senza i bambini intorno. Napoli è una città allattante e poppante, perpetuamente gravida. Un semidio napoletano è l'amore; nella coscienza popolare, l'amore si redime con la creazione. *L'orario a Napoli può essere una necessità pratica, mai una necessità intima. Lo si abbandona quando non occorre più. *La bellezza di Napoli cresce di giorno in giorno, di settimana in settimana, via via che scopre i suoi segreti, finché si giunge a intendere che veramente è questo il più bel golfo della terra. *Napoli non è una città per puristi. Vedo una chiesetta barocca, che porta a metà altezza la statua di un angelo, e si prolunga sul medesimo piano con la finestra e il balconcino di una casa senza pretese. Al balconcino sta una donna, gomito a gomito con la statua dell'angelo; questa è veramente Napoli; si abbatta la casa e il balcone, e anche la chiesa sarà divenuta scipita. In tutte le città, ma a Napoli specialmente, risulta evidente che l'arte non è fatta soltanto di quelle che chiamiamo opere d'arte. *Come ha trovato modo di convivere con i santi, con i miracoli, con la scienza e la tecnica, questo popolo vive in confidenza con le forze occulte e le potenze cosmiche. Dovunque si destreggia con la sua malizia, come la piccola barca sulle onde del mare. Anche per questo credo che il [[Vesuvio|vulcano di Napoli]], come gli scavi archeologici del Napoletano, non abbiano equivalenti in nessuna parte del mondo: tutto a Napoli, è umanizzato due volte. ====[[Antoine-Claude Pasquin Valéry]]==== *Il popolo di Napoli, malgrado ciò che si pretende ultimamente, deve essere considerato come il primo popolo della terra per inclinazione alla sommossa: esiste un libro italiano, intitolato: ''Relazione della ventisettesima rivolta della FEDELISSIMA città di Napoli''. Ma questi uomini indisciplinati, facili all'ira, non sono né crudeli, né furiosi, e malgrado la loro vivacità e l'ardore del clima che li brucia, la loro storia non offre nessuno di quei grandi massacri popolari di cui la storia di nazioni più civilizzate offre anche troppi esempi; gli orrori della rivoluzione del 1799 scaturirono da [[Horatio Nelson|Nelson]] e dalla [[Borbone delle Due Sicilie|corte]]; degli autentici napoletani non avrebbero mai destituito [[San Gennaro]], come [[Giacobinismo|giacobino]] e protettore dei Giacobini, per sostituirlo, come si fece, con [[Antonio da Padova|S. Antonio]]. *Le diverse dominazioni straniere che hanno occupato questo paese, successivamente greco, arabo, normanno, spagnolo, austriaco, francese, produssero senza dubbio negli abitanti la loro perpetua assuefazione, la loro facilità d'imitazione: fin nei costumi odierni si ritrovano molte tracce dei costumi spagnoli, quali l'esagerazione, la iattanza, il gusto delle cerimonie, e da vent'anni l'esercito ha scimmiottato di volta in volta i Francesi, gli Inglesi, e gli Austriaci, prendendo sempre, come capita a quelle specie di copisti, ciò che c'è di peggio nei loro modelli. *Se la natura del Napoletano è poco elevata, il suo istinto è buono, compassionevole, e benché ignorante, svogliato, ha immaginazione ed un'intelligenza viva, molto suscettibile di essere coltivata; il suo linguaggio è pittoresco, figurato, talvolta eloquente. Quando Sua Maestà l'arciduchessa [[Maria Luisa d'Asburgo-Lorena|Maria Luisa]] venne a Napoli, nel 1824, la si mostrò da lontano ad un uomo del popolo, dicendogli che era ''la vedova di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]'' – ''Che la vedova?'' ribatté il [[lazzari|Lazzarone]], ''è il suo sepolcro''. ====[[Michele Prisco]]==== *La consonanza assoluta della gente napoletana con la città che la tiene stretta è il fatto capitale, che non somiglia a nessun altro fenomeno sociologico di altrove, perché [[New York]] o [[Londra]] potrebbero mutare a loro piacimento la loro disposizione urbanistica e la gente {{sic|neviorchese}} o londinese non muterebbe di un soffio il suo modo di vivere. [...] Ed è proprio dunque da questo costante abbraccio fra la città e la sua gente, da questo rapporto che all'apparenza è anche irrazionale ma che poi si rivela come un preciso equilibrio di forze concomitanti, che nascono tanti aspetti della socialità napoletana. {{NDR|([[Mario Stefanile]])}}<br>Parole che vorremmo fossero meditate dai vari inviati speciali quando vengono quaggiù a diagnosticare le piaghe di Napoli: che sono le stesse piaghe della nazione, ingrandite, se si vuole, o esasperate, solo da questa situazione di fondo registrata da Stefanile. Del resto, aggiungiamo a nostra consolazione, se questi inviati non l'hanno capita, la nostra Napoli, non l'hanno capita neppure tanti ospiti illustri, e ben più validi sul piano letterario: non l'hanno capita, vogliamo dire, né Dumas né Anatole France né Lamartine né Mommsen, i quali l'interpretarono, com'è naturale, ciascuno secondo le reazioni del proprio temperamento. E poi non dimentichiamo le eredità impostate nel nostro sangue: fenicia, greca, moresca, e forse anche slava se la filosofia del «lassamme fa {{sic|a'}} Ddio» si apparenta al «nitchevò» russo: per non parlare dell'eredità del [[Vesuvio]], questa specie di Moby Dick nostrano.<br>Anche per tutto questo in nessun altro luogo del mondo si ritrova con la stessa evidenza che acquista a Napoli la testimonianza di un rapporto immediato viscerale e continuo fra i cittadini e la città, senza la mediazione e anzi a dispregio della legge, della norma e dell'autorità. Pensate per un momento a [[Spaccanapoli]], dove una folla pittoresca, geniale, fertile d'inventiva, sembra quotidianamente accreditare – con parole, gesti e atteggiamenti – la sua duplice singolarità alla [[Giordano Bruno]]: scoprire la gioia di vivere nella sua deprimente miseria, e trovare nelle sue scarse felicità un invito alla malinconia e alla rassegnazione. Ecco perché prima che una città, Napoli è a suo modo una categoria umana, e il suo connotato più rilevante resta l'imprevedibilità e il suo destino quello di favorire e continuare a favorire, con la sua permanente contrapposizione e contraddizione – di paesaggio, di storia, di costume, di vita – un'abbondante fioritura di luoghi comuni che ne perpetuano un'immagine di falso folclore e ininterrotto colore locale. *Si stendeva sul [[Golfo di Napoli|golfo]] una caligine colorata, un cumulo di vapori che andavano dal rosa all'azzurro al viola, conferendo al paesaggio, come il riverbero d'uno specchio rotto, quella vaghezza di riflessi, di ombre, di tinte e di lumi ch'è la tristezza di Napoli. [...] In nessuna casa di Napoli la luce era stata ancora accesa. Ma quante case, Gesù! Da far venire il capogiro a fissarle un poco a lungo: era così grande, Napoli? Non s'era mai affacciata<ref>Aurora, protagonista del romanzo.</ref>da San Martino su Napoli: è uno spettacolo meraviglioso. Era grande, la città, a starci dentro non sembrava: ora osservava le facciate stinte delle case, predominavano l'intonaco rosa e il colore grigio, il rosa pareva un riverbero di fuoco e il grigio un tappeto di cenere vulcanica: riconosceva le cupole argentate delle chiese, i terrazzi asfaltati pieni di rattoppi come la biancheria dei poveretti, le buche dei palazzi distrutti: e le strade dove si trovano? Un groviglio, a guardarle da quassù, un crudo e umido intrico di pietre. *{{NDR|Napoli, vista da San Martino}} [...] a poco a poco emersero in quella velata malinconia, nella foschia dei vapori rosei azzurrastri e violacei, fra un brusio di voci perpetue e lontane, i profili delle case, le squadrature dei terrazzi, le rampe tortuose, le scale a precipizio. Cercava un taglio diritto da riconoscere una strada, e non lo trovava: restava questo aspetto informe e caotico di concrezione uscita dal mare, rimasta a secco, scavata con lenti e individuali accorgimenti per trovarvi riparo. ====[[Hermann von Pückler-Muskau]]==== *Il mio amico ed io ci avventurammo da soli in Via Toledo e, spinti dalla folla, giungemmo alla [[Piazza del Plebiscito|piazza del Palazzo]] dove vedemmo per la prima volta in tutta la loro maestà il [[Golfo di Napoli|golfo]] ed il [[Vesuvio]] fumante. Quale che fosse l'impressione destata in noi da questa immagine, il rumore ed il movimento che ci circondava erano così grandi, che l'intera prospettiva ci sembrava girare con la folla. Ero continuamente sul punto di gridare al popolo: insomma, tenetevi un po' tranquilli, perché possa godere di questa bella veduta che ha altrettanto bisogno di silenzio che di un canto melodioso; ma questo popolo che le baionette austriache sole potevano far tacere, di sicuro non si sarebbe lasciato calmare da belle parole; dovetti così rinunciare per il momento a godere di questa tranquillità a cui aspiravo. *Molto spesso [[Posillipo]] mi era stato vantato come il più bel luogo che si trovi negli immediati dintorni di Napoli, e ci dirigemmo quindi da quella parte. Più di una volta lungo il nostro cammino fummo fermati prima di giungere alla meta cui tendevamo; perché, nonostante già conoscessimo discretamente l'[[Italia]] e ci fossimo abbastanza familiarizzati con gli usi degli Italiani, fummo nondimeno talmente sorpresi da tutto quel che vedevamo e sentivamo a Napoli, che ci sembrava di essere in mezzo ad un popolo del tutto estraneo a ciò che avevamo visto a [[Milano]], a [[Genova]] o a [[Roma]]: erano altri giochi, altri canti, altri costumi; gli stessi cavalli erano diversamente bardati. Tutto, in una parola, era nuovo per noi. Ma ciò che più di ogni altra cosa ci colpì, furono senza dubbio le grida eccessive del popolo. *Napoli non ha né porte né mura di cinta, così che ci trovammo, senza aspettarcelo, in mezzo a questa città popolosa in cui all'improvviso fummo storditi dal rumore della folla che ci circondava come se, durante un viaggio per mare, fossimo stati sorpresi da una tempesta in mezzo alla calma più profonda. Quando entrammo in [[Via Toledo]] immaginai che da poco fosse avvenuta una sommossa e che il popolo si accingesse a prendere d'assalto il palazzo del re o il castel Sant'Elmo; ma, osservando più da vicino, vedemmo che tutte queste persone così chiassose, erano, in fondo, individui assolutamente pacifici che gridavano solo per vendere le loro merci, che consistevano in qualche cipolla, in fette di anguria o in piccoli pesci. Accanto a questi venditori ambulanti si trovavano i mercanti fissi di maccheroni, di frittelle, di limonate e di arance. Oltre a questo, poiché era domenica, e la serata era bella, le strade erano ancora gremite d'un gran numero di allegri oziosi a cui è permesso di gridare e cantare a squarciagola, senza minimamente darsene pensiero. In mezzo a questa folla, i ''calessari'' correvano al gran galoppo come se si trattasse di guadagnare il premio della corsa, ciò che non migliorava la tranquillità ed il buon ordine. Man mano che avanzavamo la folla si faceva sempre più serrata, di modo che alla fine ci trovammo completamente bloccati, sia per la quantità di persone che per le riparazioni che si facevano al lastricato. *Qui imparo anche a conoscere questa trasparenza dell'atmosfera di cui avevo tanto sentito parlare; perché dal mio balcone distinguo perfettamente nella città di [[Sorrento]] da cui sono lontano quindici miglia, ogni casa con la sua forma ed anche il suo colore. Quel che c'è di più straordinario è che, quando il cielo è coperto, gli oggetti si avvicinano e sembrano divenire ancora più distinti; mentre quando fa molto caldo, e soprattutto quando soffia lo scirocco, sono come avvolti in un vapore incerto e gialligno. Dall'altro lato del mio balcone, ho innanzitutto la parte della città che si estende verso la [[Villa comunale di Napoli|Villa Reale]] e [[Posillipo]], poi fiancheggio i giardini e le residenze di villeggiatura, mi elevo verso il Capo Miseno e volo da un'isola all'altra. L'Epomeo, nell'isola d'Ischia, serve da limite da questa parte, ma le isole sono disposte nel mare come una collana di corallo, e le onde, fatte lucenti dal sole, che brillano in un orizzonte lontano, somigliano ad una catena d'argento che lega insieme i due promontori collocati l'uno di fronte all'altro. Quando si hanno davanti agli occhi tante mirabili bellezze, che non si ha bisogno di andare a cercare, non si sente il minimo desiderio di uscire di casa, a meno che non si veda passare sotto le proprie finestre una gondola o una barca a vapore; allora, a dire il vero, si sentono nascere desideri cui si fa fatica a resistere. ====[[Fabrizia Ramondino]]==== *Chi non è vissuto in una città balia, ma solo in una città madre, difficilmente potrà comprendere come le ordinate costellazioni celesti, a immagine dell’ordine terrestre – spirituale, sociale, politico, – siano indifferenti al napoletano, mentre nella Via Lattea egli ritrova quell'indistinto luminoso brulichio, privo di forme e di nomi, quel caos chiaro e nutriente, specchio celeste della sua città. *E fuggendo Napoli, per inseguire un Nord mitico, che quasi sempre non oltrepassava Roma, [i giovani intellettuali napoletani] venivano a loro volta inseguiti da Napoli, come da una segreta ossessione. Ché Napoli usa seguire i suoi concittadini dovunque, come un'ombra, se si trasferiscono altrove.... Così Napoli, dove è così difficile vivere e che invoglia tanto a partire, che è così difficile abbandonare e che costringe sempre a tornare, diventa, più di molti altri, il luogo emblematico di una generale condizione umana nel nostro tempo: trovarsi su un inabitabile pianeta, ma sapere che è l'unico dove per ora possiamo star di casa. *La porta dell'Oriente verso l'Occidente e dell'Occidente verso l'Oriente, come definì Napoli [[Fernand Braudel|Braudel]], è sempre spalancata, pronta ad accogliere tutti. Ma chi la oltrepassa avverte di entrare in un luogo dove sono radunati i membri di una grande setta segreta alla quale è arduo essere iniziati. ====[[Domenico Rea]]==== *A Napoli [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] si preparò non solo a diventare uomo, ma {{sic|intanto}} divenne sommo scrittore in quanto subì una profonda napoletanizzazione. A Napoli acquistò il vastissimo sentimento tragico della vita, di una vita in movimento, senza scrupoli, consumata dalla e nell'azione, senza mezze misure, intensa nel bene e nel male, nell'amore celeste e nel profano. *Boccaccio lontano da Napoli vive come un emigrante. Non sa porre radici profonde in nessun altro luogo. Si rassegnerà a rimanere in Certaldo. E il paese che sempre l'attirerà, anche dopo l'amara delusione del 1362, sarà Napoli, ed è a Napoli, come gli emigranti, che penserà sempre di ritornare. A Napoli, non a [[Firenze]], che non gli ricorda le donne ingrate ma appassionate di Napoli, le scampagnate a [[Baia]], i bagni e e le cacce, quel mare, quel cielo, quella città piena di gente, amante di una vita gridata, che tira a campare senza preoccuparsi se domani sarà domenica o lunedì, giacché sarà un bel giorno se la fortuna avrà dato un segno della sua benevolenza. *Come un popolo tanto disposto al farsesco sia poi giunto a certi suoi grandi giorni, a [[Masaniello]], al netto rifiuto dell'Inquisizione (anche se a Napoli in fatto d'impiccagioni, arrotamenti, squartamenti, supplizi in pubblico se ne contarono a migliaia fino al Settecento), alla [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica del '99]] e ai moti del 1820, non ce lo {{sic|sapremo}} spiegare se dovessimo prendere sul serio la sua letteratura che si è lasciata attrarre quasi sempre dagli effetti e non dalle cause, che ha sottomesso la miseria al colore, non il colore ad essa. Chi ha parlato delle 4 giornate? E donde sono uscite? Dalla pulcinelleria? *{{NDR|Il panorama dal balcone di una casa di Napoli}} Da Punta della Campanella a Capo Miseno<ref>Le due estremità che delimitano il Golfo di Napoli. {{cfr}} ''Letteratura delle regioni d'Italia, Campania'', p. 341, nota 12.</ref>era un cerchio perfetto nella metafisica luce della luna. Ogni punto era un riferimento archeo-storico-sociologico, un «a capo del mito»: il [[Vesuvio]], [[Pompei]], la costa di Stabia, il promontorio di Sorrento, [[Capri]] e il [[Salto di Tiberio]], lo sperone di [[Ischia]], la prua della virgiliana [[Posillipo]] e il vasto mare a cerchi concentrici come l'eco, frastagliato dalle luci delle lampare... Ora mi spiego perché [[Giacomo Leopardi]] dettò gli ultimi sei versi del divino (e mai aggettivo fu più effettuale) ''Tramonto della luna'' da un giardino del [[Golfo di Napoli|golfo]], dopo avere amato e odiato Napoli. *Dovunque si parli di Napoli, c'è una disposizione a comprendere Napoli, che è in sostanza un'accusa alla sua pulcinelleria, alla sua corruzione in politica e in morale. Popolo sporco, dedito all'ozio, alla prostituzione, impoeticissimo! E la nostra meraviglia si leva in dubbio; per come sia stato possibile che un popolo corrotto, da quando se ne ha una memoria, sia ancora tanto vivo, anzi nella piena capacità d'insegnare qualche cosa agli uomini, di dare a loro, se non altro, uno spettacolo che gli stranieri chiamano vita piena. *Il mare a Napoli è un maestro. Il mare è una lenta fatica. *Il napoletano è fuori dalla storia; o meglio vi è stato così addentro e così maltrattato, deriso e beffato che ha finito per uscire dal tempo, creandosi un suo ambiente eterno dominato, è ovvio, da [[San Gennaro]] e dalla [[cabala]].<br>Che cosa poteva fare di diverso con i suoi problemi in sospeso e procrastinati all'infinito? *Il ''rilievo'' del mendicante, che sarebbe violento in un'altra città, a Napoli, rientra nel quadro generale della grande miseria. Si distinguono solo quei mendicanti coperti di piaghe o di altre brutture fisiche, esposte con arte provetta. Ma se piaghe, infermità e mutilazioni, stracci e insetti muovono a ribrezzo la maggioranza degli uomini, ai napoletani suggeriscono una profonda emozione. Il napoletano vecchio tipo nutriva una cieca sfiducia nel Progresso, ma confidava nella Provvidenza. In cuor suo non approvava che un mendicante, ossia un uomo colpevole di non essersi maturato nel grembo di una regina, doveva essere gettato nel fetore e nella promiscuità di un ospizio, togliendogli, in pratica, la libertà. Era considerato un colmo d'ingiustizia. *{{NDR|Napoli}} La porta misteriosa di tutta l'Italia meridionale. *«Ma Napoli, Napoli bella della mia gioventù, com'è diventata?»<br />«È orribile. Altro che odore di mare, che mi dicevi. Odore di merda come qua. Ma qua è la nostra merda». *Napoli, una commedia perpetua recitata in pubblico, gridata e urlata. *Ora l'anno è pieno. Siamo agli sgoccioli. I giorni non passano mai, ma gli anni passano come i lampi. Ma a Napoli se ne fregano. Tutto in questo mese concorre verso il [[presepe]], ossia verso un mondo immaginario pieno di pace e di bendidio. Il presepe è questo: la metafora di come dovrebbe essere la terra governata più che dagli uomini dall'ingenuo Bambino [[Gesù]]. Il presepe è il regno dell'armonia e della fine dell'ingiustizia. *Per noi resta il fatto che ovunque troviamo quattro righe su Napoli, prostituzione, furto, arrangiamento e compromesso sono i punti di forza. Ma il sentimento tragico della vita, spogliato e nudo, che qui regna su tutto, come la violenza di vivere almeno una volta, perché una volta si vive, rimangono forze oscure. *Re, governanti, turisti e poeti passano e se ne vanno. Anche il napoletano se ne andrebbe a vivere in riva al mare, dove l'aria sveltisce il cuore, o sulla collina del [[Vomero]] o ai Camaldoli, dove c'è odore di campagna e di cielo fresco. Egli invece è costretto a restare nel pozzo. Questa certezza ha trasformato il vicolo in una casa in comune, ha sviluppato l'istinto del mutuo soccorso – si prestano tutto: pentole, cibi, panni, scarpe, abiti – ma ha anche sollecitato un'indifferenza politica fatalistica, che ne ha fatto un popolo politicamente rachitico. *Scartati i re, i loro delfini, parenti, congiunti e amici, ai napoletani rimase il patrono, proprio nel significato di padre da cui solo sperare non miracoli, ma il pane allo stato brado. Da questo legittimo desiderio a «un culto di sangue di stampo barbarico<ref>La citazione è tratta dalla voce ''San Gennaro'' nell<nowiki>'</nowiki>''Enciclopedia delle religioni'', edita da Vallecchi. {{cfr}} ''San Gennaro'', ''Opere'', Mondadori, 2005, p. 1520.</ref>» ce ne passa. San Gennaro largamente manovrato dai chierici per tener buoni gli sprovveduti si trasformò in un'arma di ricatto nelle mani di questi ultimi nell'immarcescibile speranza di addomesticare chi aveva e poteva. *Si resta a Napoli perché i napoletani nella collettivizzazione universale, conservano un loro preciso comportamento; perché non provano il rigetto del loro prossimo. Lo accettano, ne sopportano e comprendono i difetti. È per questo motivo che la notte napoletana è ancora tra le più fulgide notti del mondo. Alle tre del mattino si può invitare un amico a gustare un piatto di spaghetti con pomodori, triglie in cartoccio e babà flambé. In molti luoghi d'Europa si vocifera di libertà sessuale: ma soltanto a Napoli, da illo tempore, una creatura di qualsiasi sesso può coltivare i propri sfizi. Il vizio della libertà sessuale a una certa ora della notte si respira nell'aria. Certo, rimane una città difficile. È per palati dal gusto forte. Possono capitare tante cose, tante avventure, tanti guai, tante invenzioni del vivere e tanti delitti. La ragione è semplice. Non c'è mai stata una borghesia a dettare le leggi dell'ipocrisia. La città è rimasta sostanzialmente plebea, incline al «dialettale», al versante greco, quello liberatorio degli istinti, più che mai socratica e legata al superiore ordine divino (umile, semplice) che a quello storico e politico: potere e violenza. Una città con ancora le carni e le piaghe esposte, dolenti e alla ricerca di una giustizia più vicina al diavolo che a Dio. *Troppa folla, troppo disordine, troppo rumore. Non pioveva, ma le strade erano bagnate e umide peggio che in campagna, e dappertutto bucce e cartacce, semi di zucca, scheletrini di pesci, valve di cozze, banchi di pizzaiuoli di paste cresciute esposte alla polvere in un acre fetor d'olio fritto. *Truppe d'occupazione furono quelle americane, ma apportatrici di un vastissimo concetto di democrazia nel significato più comune e umano del termine. Il fatto che un capitano alleato potesse amare fino a sposarla una popolana fu una rivelazione (e una rivoluzione) sociale d'inaudita importanza. Una conquista memorabile, che restò nel fondo del cuore dei napoletani. Per questa ragione la società fittizia e illegale che si instaurò a Napoli per due o tre anni lasciò dei beni morali e spirituali che sono ancora motori di progresso più di mille teorie. *{{NDR|Napoli}} Un infernale miscuglio di casi umani piccoli e piccolissimi, ma ugualmente fatali e terribili, potenti nella gioia e nella tristezza, che riceve, raccoglie e nasconde gente di ogni risma e razza. *Una città in cui l'ingiustizia è diventata edilizia, plastica, rilevo. ====[[Ermanno Rea]]==== *Affidare a un pool di intelligenze il progetto di un nuovo sviluppo, la mappatura dei problemi aperti, la speranza di mobilitazione delle coscienze, il compito di elaborare una prospettiva di futuro. Napoli è una città che non conosce se stessa. *[[Antonio Bassolino]] è il nuovo sindaco di Napoli. La città ha detto no alla nipote del duce, [[Alessandra Mussolini]], che comunque esce dalla piazza non proprio polverizzata, con il 44,4 per cento dei voti che poca cosa non è.<br />Ma che importa? Il dettaglio appartiene alla cronaca; l'evento alla storia. Un ciclo si chiude anche per questa città (si è chiuso per la verità già da tempo con il crollo di tutto un ceto dirigente e di un'impalcatura di potere) e noi, figli della guerra fredda, diventiamo archeologia. *Chi semina vento raccoglie tempesta, sostiene il proverbio. A Napoli il vento fu seminato ancora prima dell'ultimo conflitto mondiale, quando la città fu chiamata a garantire col sacrificio del proprio mare e del proprio porto, insomma con la rinuncia a ogni forma di sviluppo possibile, i perversi equilibri della guerra fredda nell'area sud-europea. ====[[Marchese de Sade]]==== *Fra il popolo, non si vedono che marchi spaventosi del veleno di questa peste<ref>La [[sifilide]].</ref>che sfigura ogni cosa in quasi tutte le parti del corpo. Se il veleno è tenuto più nascosto dai ricchi e dai nobili, non è per questo meno pericoloso, e io credo che ciò che uno straniero può fare di meglio è di evitare ogni contatto con questo popolo corrotto.<br>Come fare tuttavia, in un paese in cui il clima, gli alimenti e la corruzione generale invitano così eternamente alla depravazione? È fisicamente impossibile immaginarsi sino a qual punto essa è spinta a Napoli.<br>Le strade, di sera, sono piene di sventurate vittime offerte alla brutalità del primo venuto, e che vi provocano, per il prezzo più vile, a tutti i tipi di libertinaggio che l'immaginazione può concepire, e persino a quelli per i quali sembra che il loro sesso dovrebbe avere orrore. [...]<br>Con il danaro si può avere a Napoli la prima duchessa della città. E io mi domando cosa diventeranno la virtù, la popolazione, la salute in uno Stato in cui la degradazione dei costumi è arrivata<ref>Arivata, refuso, nel testo.</ref>sino a questo punto, e in cui la più lieve lusinga per il guadagno conduce al delitto, capovolgendo ogni sentimento di probità, di onore e di virtù!<br>L'onesta e piacevole galanteria, il sano commercio dei due sessi, che riscalda tutte le passioni nobili e che serve spesso da focolare a tutte le virtù, è poco conosciuto in una città in cui la brutalità dei costumi non vuole che il godimento. *Il popolo indubbiamente è rozzo, grossolano, superstizioso e brutale, ma ha una certa franchezza, e non è privo, talvolta, persino di amenità. La miglior prova è che questa plebe sterminata si mantiene nell'ordine senza polizia. La borghesia è civile, sollecita. La preferirei alla nobiltà, che l'alterigia e l'orgoglio sminuiscono proporzionalmente al suo desiderio di elevarsi. In generale è una nazione da formarsi; ma non è un'opera di un giorno, né di un regno. *In generale non è a Napoli che bisogna venire a cercare le arti. Si lasciano a [[Roma]]. Qui non bisogna ricercare che la natura e oso credere che essa sia superiore a ciò che le arti stesse sono a Roma. [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] è il viaggiatore da tener presente percorrendo questa felice campagna dove egli fa peregrinare il suo eroe, e si trova che, malgrado le rivoluzioni che hanno desolato questo bel paese, esso non è tuttavia ancora abbastanza mutato per non riconoscerlo dalle descrizioni che egli ci fa. *Risalendo all'origine della mescolanza dei diversi popoli che hanno sostituito i Greci in questa bella contrada, e che non vi hanno apportato che quella crudeltà che li ha condotti a distruggere i più bei monumenti, si troverebbe forse una causa<ref>Della rozzezza del popolo, che l'abate [[w:Jérôme Richard|Jérôme Richard]] attribuiva alle vicende tumultuose che hanno caratterizzato la storia di Napoli. {{cfr}} De Sade, ''Viaggio in Italia'', p. 262.</ref>più giusta: lo scarso progresso che le arti e le scienze vi hanno fatto in seguito, da cui è venuta questa imperdonabile negligenza nell'educazione, ha continuato a nutrire l'ignoranza e conseguentemente l'abbrutimento. La mollezza, vizio ordinario dei popoli che abitano in un bel clima, si è venuta ad aggiungere. La depravazione, che ne è una conseguenza, ha finito di corrompere, e io credo che ci vorrebbe oggi una rivoluzione completa per riportare questo popolo a quella amabilità che regna nella massima parte del resto dell'[[Europa]]. ====[[Jean-Paul Sartre]]==== *A Napoli ho scoperto l'immonda parentela tra l'amore e il Cibo. Non è avvenuto all'improvviso, Napoli non si rivela immediatamente: è una città che si vergogna di se stessa; tenta di far credere agli stranieri che è popolata di casinò, ville e palazzi. Sono arrivato via mare, un mattino di settembre, ed essa mi ha accolto da lontano con dei bagliori scialbi; ho passeggiato tutto il giorno lungo le sue strade diritte e larghe, la Via Umberto, la Via Garibaldi e non ho saputo scorgere, dietro i belletti, le piaghe sospette che esse si portano ai fianchi.<br>Verso sera ero capitato alla terrazza del caffè Gambrinus, davanti a una granita che guardavo malinconicamente mentre si scioglieva nella sua coppa di smalto. Ero piuttosto scoraggiato, non avevo afferrato a volo che piccoli fatti multicolori, dei coriandoli. Mi domandavo: «Ma sono a Napoli? Napoli esiste?» *La nostra corriera fa spostare un carro funebre, che caracolla davanti a noi, più adorno di un carretto siciliano, il cavallo ha l'aria di una bella di notte; la carrozza sobbalza dietro di lui, quattro colonne tortili sostengono una sorta di baldacchino dove volano gli angeli. Dai quattro vetri si vede la bara ricoperta di fiori. Ai quattro lati traballano lanterne d'argento. Sulla predella posteriore, un beccamorto fa acrobazie. È bello essere ricevuti a Napoli dalla morte. Da una morte caracollante, agghindata come una puttana, fantastica, assurda e veloce. Tutto si copre d'ombra, ci si immerge nella città. *Napoli si avvicina. Come ogni volta, prima di arrivarci, ho una stretta al cuore. Attraversiamo un frutteto deserto. So molto bene, troppo bene, ciò che troverò a Napoli. È una città in putrefazione. L'amo e ne ho orrore. *Seguì per un po' [[Via Toledo|Via Roma]], poi si infilò in un vicolo. «Un vicolo di Napoli, non è come un tempio. Ti si appiccica, è come la pece.» [...] Dei bassi impudichi e segreti: ti buttano in faccia il loro calore organico ma non si svelano mai. «Forse perché non si vede mai qualcuno dentro.» Di notte, si chiudevano ermeticamente; di giorno, quando si aprivano, si svuotavano dei loro occupanti, li spingevano fuori, nella strada, e questi restavano là tutto il giorno, madidi, stagnanti, legati ai bassi da un invisibile cordone ombelicale, legati tra di loro da un qualcosa {{sic|più profondo}} del linguaggio, da una comunanza carnale. [...] Il cielo sembrava altissimo, lontanissimo sopra la sua testa; Audry stava proprio in fondo – in fondo a una vita densa e nera come sangue che si coagula, era stordito; a poco a poco era invaso da un desiderio di sonno, di cibo e d'amore. ====[[Giovanni Scafoglio]]==== *La Napoli di oggi è una città stanca, ma di quella stanchezza che non precede rabbia e voglia di cambiare le cose. Che è stanca piuttosto di attendere che passi la nottata. *Napoli che strana città, per viverla serenamente bisognerebbe eliminare tutte quelle sorprese che ti riserva giorno dopo giorno, ma poi non sarebbe più la stessa. Un po' come quegli uomini che le donne amano per il gusto di poterli poi educare una volta sposati. *Napoli, la città che mi ha cresciuto è un mondo di ombre proiettate su pareti degradate dove anche la pioggia si vergogna di cadere. ====[[Jean Noel Schifano]]==== *Con l'unificazione, i reali Savoia vollero trasformare Napoli in una città provinciale, senza successo, saccheggiandone gli immensi tesori. Non riuscirono a governare perché refrattaria, persino usando la collaborazione della Camorra e dei capi di quartieri. Napoli si vide privata, negli anni, di spazio e creatività. Il genio partenopeo si rifugiò nell'illegalità. *E dico che tutti i mali di Napoli nascono a [[Roma]]. In un secolo e mezzo hanno fatto di tutto per trasformare la grande capitale che nei secoli è stata Napoli in una città-bonsai, privandola di banche, ferrovie, cantieri navali e opere d'arte. L'hanno trasformata in una città assistita da tenere al guinzaglio. E ora gli lasciano la monnezza, dopo che gli hanno portato per decenni i rifiuti tossici delle fabbriche del Nord. *Fra 50 anni Salerno e Caserta saranno uniti da un solo territorio urbano, sarà cosa favolosa. Volevano ridurla a una città bonsai, invece ne hanno fatto una pantagruelica, che ha difficoltà a muoversi ancora con le catene del colonizzatore al piede. *In tutti i sensi, credo che la civiltà napoletana sia indispensabile all'uomo moderno. Non si può essere moderni senza avere in gran parte una sensibilità napoletana. *Napoli ha la particolarità di essere tollerante ed accogliente. Napoli fa delle altre culture del mondo la propria cultura. Fagocita, digerisce e ricrea a partire dalle altre culture. Più si dà a Napoli, più Napoli dà al mondo. *Per sensibilità e cultura sono di tutto cuore napoletano. Ho imparato a vivere a Napoli, ho imparato a scrivere a Napoli. *Più Napoli sarà Napoli, più sarà universale. *Un altro simbolo che riconosco in Napoli è l'uovo. L'uovo primordiale si vive a Napoli. Una forma indistinta in cui l'uomo non si distingue dal ventre materno. Lo stesso sangue di [[San Gennaro|S. Gennaro]] che si scioglie ogni sei mesi, fa pensare al sangue femminile: sono ciò che ho chiamato i semestrui di San Gennaro. La civiltà napoletana è un uovo da cui tutti si possono nutrire. *Vogliono neronizzare Napoli e tutta la Campania con la monnezza. Odiano Napoli per la sua trimillenaria intelligenza, per la sua civiltà. Così la sfruttano, come l'hanno sfruttata in questi 150 anni di Unità. ====[[Ingo Schulze]]==== *Ci sono naturalmente città più rumorose, più profumate, più puzzolenti, più anguste, più veloci, più grandi, più imprevedibili – [[Calcutta]], San'a, [[Il Cairo]], [[Tokyo]]. Posso amarle oppure odiarle, ma sono città straniere. Napoli invece è come il tipo strambo in famiglia che turba molto più di un pazzo incontrato alla stazione, Napoli è la bella zia o la bella nipote che confonde i pensieri più di qualunque ragazza pinup. *Napoli è per me un insieme di densità e ampiezza dello sguardo. Il contatto è subito fisico, lo spazio è limitato e denso: rumori, profumi, cattivi odori, tutto è immanente, la storia qui non è lingua morta. E poi la vista del mare e del golfo, che si apre improvvisa e sembra racchiudere l'intera cultura di cui siamo fatti, da Ulisse e Virgilio fino ai giorni nostri. Mi sembra che Napoli possieda una sua intensità in tutte le sue espressioni, nel bene come nel male. *Napoli è una città che sperpera la propria bellezza, non solo a causa della criminalità e del degrado. Qui le chiese più sontuose ti si parano davanti all'improvviso, tanto che quasi non riesci a vederne la facciata, per non dire a ricavarne una visuale d'insieme. Il vero sfarzo si rivela spesso solo nei cortili interni. In nessun altro luogo l'aria è tanto satura di odori, che passo dopo passo si trasformano. Si viene squadrati, toccati, spintonati, non vi è mai tregua. Lo scoppiettio dei motorini costringe a guardarsi continuamente le spalle. Ma questa densità nulla sarebbe senza la corrispettiva vastità. A volte basta salire qualche gradino o cambiare lato della strada o anche solo voltarsi, e già ti coglie la vertigine alla ''vista del mare''. ====[[Matilde Serao]]==== *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l'acquavite di Napoli. *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! ====[[Samuel Sharp (chirurgo)|Samuel Sharp]]==== *A Napoli è una piazza chiamata ''[[Piazza del Municipio (Napoli)|Largo del Castello]]''. Somiglia molto al nostro ''Fower Hill'', ed è il ritrovo del popolo ozioso. Qui, in ogni pomeriggio, i frati e i pagliacci, i borsaiuoli e i ciarlatani compiono la lor bisogna. Un frate (del genere dei nostri predicatori ambulanti) predica a un uditorio di popolani che riesce man mano ad attirare; un pagliaccio tenta di stornar dal frate quella gente, mettendo in mostra ''[[Pulcinella]];'' e gli altri parecchi commedianti s'ingegnano a fare altrettanto. Or accadde un giorno che ''Pulcinella'' ottenne molto successo. Il povero frate predicava addirittura alle panche: nessuno se gli accostava. Seccato, mortificato, imbestialito all'idea che un teatrino di marionette, a venti metri di distanza da lui, potesse in quel modo sviare l'attenzione del pubblico dall'Evangelo e fargli preferire un sì triviale divertimento, egli levò alto a un tratto il Crocifisso e con voce tra {{sic|inspirata}} e rabbiosa si mise a urlare: «Ecco il vero Pulcinella! Ecco il vero Pulcinella! Venite, signori! Venite da me!»<br>Ed è così noto in Napoli questo fatto ch'io non mi sarei permesso di narrarvelo, se non lo narrassero, a tutti, anche le persone più pie. *{{NDR|La ''cuccagna'', offerta al popolo nel periodo di Carnevale per quattro domeniche consecutive}} Ai lati della costruzione sono inchiodati un numero prodigioso di pani in ordine architettonico ed anche una grande quantità di arrosti. Tra i cespugli sono trenta o quaranta montoni vivi, qualche maiale, dei piccoli bovi ed una quantità di polli. Ora la bisogna da compiere è di sacrificare questi poveri animali alla fame del popolo e, per ciò lasciar fare con ordine, ben tremila soldati circondano la costruzione per allontanare la gente finché il Re appaia a un balcone e dia il segnale per principiare la cerimonia sventolando il suo fazzoletto. Allora i soldati aprono i ranghi ed il popolaccio vi si precipita, ognun pigliando la sua preda e portando via le vivande e gli animali. Tutto è finito in un batter d'occhio. In questa confusione ci sono state gravi disgrazie, ma quest'anno non constato che vi siano morti o feriti. Le quattro società dei macellai, dei fornai, dei pescivendoli e dei pollaiuoli fanno le spese dei quattro giorni. Non posso trovare un napoletano qualunque che conosca l'origine di questa abitudine né che mi possa dire se derivi dai mori quando possedevano una parte della Sicilia o se sia d'origine pagana, o, in ultimo, se sia, come pare probabile, un ricordo delle esposizioni di belve che avevano gli antichi romani, giacché corrisponde molto al ''Venatio Direptionis''<ref>"La caccia, a cui per consenso dell'editore, e del principe dava termine la irruzione nell'arena del popolo, autorizzato, in tale occasione, ad impadronirsi di checché gli cadea sottomano, fu detta caccia di saccheggio, ''venatio direptionis''. La magnificenza dello addobbo, e la quantità delle vittime uccise, consentiva largo campo allo spoglio tumultuoso, che, pei seduti nelle gradinate formava pur esso parte animatissima dello spettacolo.<br>I Cesari costumavano far gettare dall'alto nell'affollato anfiteatro pallottole di legno contenenti numeri; ad ogni numero corrispondeva un dono, perfino navigli, isole, poderi." Da ''Storia del Pensiero nei Tempi Moderni del Conte Tullio Dandolo'', vol. II, Stabilimento Tipografico Sensi, Assisi, [https://books.google.it/books?id=dXFUAAAAcAAJ&lpg=PA349&ots=awuYBhSavP&dq=&pg=PA349#v=onepage&q&f=false p. 349]</ref>.<br>Un inglese vede con meraviglia tante migliaia di persone così pacificamente radunate. A Londra in un'occasione di tanta allegria la metà della gente sarebbe {{sic|ubbriaca}}, la si vedrebbe bisticciarsi, azzuffarsi, magari buttar nella folla qualche gatto morto, per accrescere la confusione. Però mi pare che il popolaccio napoletano, per diabolico che sia quando è inquieto, si dimostri più contenuto, quando è di buon umore, del nostro popolaccio. *Certi luoghi delle [[Alpi]] offrono un bellissimo e pur tremendo aspetto: essi mi dettero il primo grande spettacolo, davvero ''meraviglioso''. Credo che la città di [[Venezia]], emergente dalle acque con le incantevoli sue isole adiacenti, potrebbe essere considerata come la seconda delle meraviglie ch'ho visto: e mi permetterei di nominare la [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Chiesa di San Pietro]], in [[Roma]], come la terza di quelle, malgrado che le sue bellezze non derivino dalla natura ma soltanto dall'opera dell'arte. Sopratutto ammiro il cielo, la terra e il mare di Napoli! Le isole, le colline, il [[Golfo di Napoli|golfo]], le costruzioni che scendono, come in anfiteatro, fino al mare rendono l'aspetto di questa città cosa di una infinita bellezza. *Io suppongo che Napoli sia l'unica città d'Europa che basti a' suoi abitanti; tutte le altre sono rinforzate dalla gente di provincia: quel che costa la vita, quel che occorre al lusso costituiscono in altre grandi città tali ostacoli ai {{sic|matrimonii}} ch'esse, in pochi anni, certo resterebbero spopolate se non se ne rimettessero a' provinciali. Invece a Napoli il caso è diverso: si ha la curiosa abitudine di prender gente di servizio coniugata: a [[Parigi]] o a [[Londra]] poche persone di servizio sposate trovano posto, anzi la gran parte di questa classe rimane tutta la vita senza sposarsi; se lo facessero, difficilmente potrebbero in quelle città i domestici e le cameriere trovar posto anche in diverso modo. A Napoli è l'uso quasi generale di dare un tanto al giorno agli uomini di servizio per nutrirsi, essi non dormono in casa del loro padrone, e quindi son costretti a pigliar moglie: ne accade che un gran numero di ragazze è sempre pronto ad accettare la prima domanda di matrimonio, giacché in Italia le donne vanno difficilmente a servizio come in Inghilterra. [...] La difficoltà d'impiegarsi come serve, quella ancora di guadagnarsi il pane in altro modo, son, giusto, le ragioni che inducono certe povere donne ad affrontare la miseria sicura, la quale le aspetta subito dopo il matrimonio. Sciami di bambini si vedono in tutte le strade abitate da' poveri, e son natural conseguenza di quelle unioni: un marito e una moglie che abitualmente hanno sei o sette figliuoli e una sola stanza per casa contribuiscono specialmente ad affollare le vie della città. *Se non ricordo male è il Signor [[Joseph Addison|Addison]] il quale afferma che appena un napoletano non sa che farsene si caccia in saccoccia tutte le sue carte e pianta allegramente un processo; è perfettamente vero, e dico anzi che se il [[Regno di Napoli]] fosse grande come la Repubblica di Roma nel momento del suo splendore, e se ogni causa dovesse essere giudicata nella capitale, le migliaia di avvocati che qui si vedono sarebbero appena sufficienti.<br>La prima volta che mi recai alla [[Castel Capuano|Vicaria]] credetti di essere uscito tardi di casa; le strade erano zeppe di avvocati che andavano a pranzo. Una folla enorme usciva dalla ''Vicaria'' e io credetti che il Tribunale si svuotasse. Invece, riuscito a penetrarvi, vi trovai lo stesso numero di gente che s'incontrerebbe ne' teatri di Londra la sera prima di una nuova rappresentazione!<br>Benedetto paese, ove chi non è principe o pezzente è ''[[w:paglietta|paglietta]]'' o prete. *Si dice che fosse costume dei pagani di non soltanto biasimare ma pur di castigare le loro deità quando non ascoltassero le preghiere di quelli antichi: ebbene lo stesso segue nel popolo napoletano. Se la [[Maria|Madonna]] stessa, oppur un qualunque lor santo in cui ripongono fiducia, non soddisfano le loro preghiere Madonna e santi son davvero trattati male. Per conto mio non posso dire di aver assistito a un caso di una somigliante mancanza di rispetto, ma certo, se mai merita un esemplare castigo una santa, io credo che questa deve essere proprio Santa Lucia. V'era oggi a chiederle aiuto un tal numero di ciechi che al solito arrivano [[Basilica di Santa Lucia a Mare|qui]] ogni anno da queste vicinanze, ch'io non dubito che voi stesso vi sareste indignato al punto di proprio picchiar la santa, per indurla a manifestar senza indugio la sua rara potenza. Ciò naturalmente, se foste stato un cattolico del genere di que' disgraziati. ====[[Amalia Signorelli]]==== *Anche per i non-napoletani, diciamo pure per gli italiani, ad alimentare la produzione dello stereotipo non è solo un bisogno di ordine cognitivo (semplificare la complessità, pre-costituirsi una mappa); credo (ed è ovviamente una mia ipotesi), che gli stereotipi su Napoli servano anche a esorcizzare, a tenere sotto controllo paura e senso di colpa. Paura di ciò che non si sa o non si può gestire, governare, mettere in ordine, far fruttare; senso di colpa per le occasioni sprecate, le ricchezze, anche immateriali dilapidate, le vigliaccherie e le rinunce. Incapace di assegnare un ruolo nuovo e innovativo alla ex-capitale più capitale che ci fosse nella Penisola, è come se l'Italia avesse scelto di farne contemporaneamente il proprio giullare e la propria anima nera: insomma, un vero e proprio capro espiatorio. *Estremamente moderna e urbana è la modalità di interazione con il potere. Rapporto estremamente laico e strumentale, che non riconosce ai potenti nessuna sacralità e ben raramente il carisma, ma è costruito sulla propiziazione strumentale, sul calcolo razionale delle convenienze reciproche (sempre utilizzabili anche se asimmetriche) e sull'ironia come strumento di autotutela della propria dignità. L'ironia è resa possibile dal disincanto, ma anche da un'altra risorsa molto urbana, che è la ricca competenza linguistica. I napoletani delle classi popolari hanno almeno tre competenze linguistiche: il dialetto della loro vita quotidiana; il dialetto «aulico» in parte appreso dalla frequentazione dei ceti borghesi, dalla canzone, dal teatro e così via, in parte inventato da loro stessi come parodia del vero dialetto "alto"; infine l'italiano. Il gioco delle decontestualizzazioni e ricontestualizzazioni surreali, delle cortocircuitazioni, delle iperboli e degli understatement con il quale si prendono le distanze da e si ridimensionano quei potenti con i quali pure è ritenuto inevitabile venire a patti, trova nella ricca competenza linguistica un eccellente strumento. *Napoli è senza dubbio la città d'Italia sulla quale più numerosi si sono prodotti e si producono stereotipi. Spesso in contraddizione fra loro e con quelli già consolidati, che non scompaiono sostituiti dai nuovi, ma persistono. Tutti insieme, e ad onta delle contraddizioni, confluiscono nell'idea di quella "qualità" (immaginata) che ontologicamente dovrebbe permeare di sé tutti i partenopei: la napoletanità. Tanto è forte e diffusa questa idea della napoletanità, che nell'immaginario collettivo nazionale e anche internazionale essa riassume e annulla in sé tutta la Regione, sicché salernitani, casertani, avellinesi finiscono riassorbiti e scoloriti nella categoria dei "napoletani", magari di serie B. *Tuttavia non sono solo gli "altri", gli estranei a produrre e utilizzare gli stereotipi su Napoli. Come si è accennato, sono stati e sono i napoletani stessi a utilizzarli e a farli circolare. Lo stereotipo può rivelarsi non solo irritante ma anche utile per coloro a cui si riferisce. Anche per i napoletani esso funziona, o può funzionare, con un riduttore di complessità, della propria complessità, difficile da gestire nel rapporto con sé stessi e con gli altri. Lo stereotipo si offre come una sorta di staffa cui agganciare il primo nodo dell'ordito e della trama dell'identità: lo stereotipo semplifica, fissa, rende comprensibile per tutti ciò che si è («io so' napoletano e si nun canto moro»), definisce ciò che gli altri si aspettano e dunque anche ciò che ci si può aspettare dagli altri. E ancora, affidato agli imprenditori giusti, lo stereotipo può rivelarsi una merce eccellente, che si vende bene e dà ottimi profitti. Quanta napoletanità i napoletani hanno esportato ed esportano? E quanta riescono ad esportarne in loco, ai visitatori e ai turisti ansiosi di acquistarla?<br>Bisogna sottolineare con forza, però, che le funzioni strumentali non esauriscono l'utilità dello stereotipo. Per i napoletani, esso può assumere un'importante funzione espressiva: deresponsabilizza mentre identifica, perché aggrega il singolo a un "noi", e dunque dà o può dare un senso di legittimazione, persino di forza e di orgoglio. Funzione questa tanto più rilevante per la popolazione di una città che dall'Unità in poi ha vissuto una storia difficile, pesante di regressioni e di delusioni. ====[[Alfred Sohn-Rethel]]==== *A Napoli i congegni tecnici sono quasi sempre rotti: soltanto in via eccezionale, e per puro caso, si trova qualcosa di intatto. Se ne ricava a poco a poco l'impressione che tutto venga prodotto già rotto in partenza [...] per il napoletano le cose cominciano a funzionare soltanto quando sono rotte. *La città viveva sotto il [[Vesuvio]] ed era quindi costantemente minacciata nella propria esistenza. Di conseguenza, aveva preso parte al diffuso sviluppo tecnico ed economico dell'Europa soltanto a sbalzi, poiché non si poteva mai sapere se l'anno sarebbe trascorso senza catastrofi. *Se qualcuno gli dicesse che non è così in realtà che ci si serve di un motore o di un'apparecchiatura tecnica in generale, {{NDR|un napoletano}} lo guarderebbe sbalordito e si opporrebbe addirittura in modo energico: perché l'essenza della tecnica consiste per lui proprio nel far funzionare quel che è rotto. E nel maneggiare macchinari difettosi è senza dubbio un maestro, ben al di là di ogni tecnica. Nell'abilità e nella prontezza di spirito con cui, di fronte a un pericolo, ricava con irrisoria facilità la soluzione vincente proprio da ciò che non funziona, ha per certi versi qualcosa in comune con l'americano. Ma dalla sua ha la suprema ricchezza inventiva dei bambini, e come i bambini è sempre fortunato, e come accade ai bambini, la fortuna gli arride volentieri. Di ciò che è intatto, invece, di quel che per così dire funziona da sé, egli in fondo sospetta e diffida: infatti proprio perché va da solo, alla fine non si può mai sapere come e dove andrà. ====[[Stendhal]]==== *In Europa ci sono due capitali: Parigi e Napoli. (attribuita) *Ingresso solenne: si discende per un'ora verso il mare seguendo una strada larga scavata nella roccia tenera, sulla quale è costruita la città. – Solidità delle mura – 'Albergo dei poveri', primo edificio. Fa un'impressione molto più forte di quella bomboniera tanto celebrata, che a Roma si chiama la Porta del Popolo. Eccoci al palazzo ''degli Studj'', si volta a destra, è la via Toledo. Ecco una delle grandi mete del mio viaggio, la strada più popolosa e allegra del mondo. *Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell'universo. ====[[Hippolyte Taine]]==== *È gente brillante, volubile, pronta all'entusiasmo, senza equilibrio, che si lascia trasportare dalla propria natura. In condizioni normali, sono amabili e persino dolci; ma nei pericoli e nei momenti di collera, in tempi di rivoluzioni o di fanatismo, essi arrivano fino all'estremo limite del furore e della follia. *È un altro clima, un altro cielo, quasi un altro mondo. Questa mattina, avvicinandomi al porto, quando lo spazio s'è slargato e l'orizzonte s'è scoperto, io non ho più visto, tutto a un tratto, che un vivo sfolgorio di luce bianca. In lontananza, sotto la foschia che copriva il mare, si profilavano e si stendevano le montagne, luminose e morbide come nubi. Il mare s'avanzava a grandi ondate biancheggianti, e il sole versava un fiume di fuoco, simile a metallo fuso, che arrivava sino alla spiaggia. *In tutte le cose, la prima impressione è in essi troppo forte; appena toccati, essi scattano di colpo con una esagerazione qualche volta terribile, il più sovente grottesca. I mercanti che gridano la loro mercanzia paiono degli ossessi. Due cocchieri che litigano tra loro, sembrano vogliano uscire dalla pelle; un minuto dopo, essi non ci pensano più. *La gente del popolo è molto sobria, pranza con pane e cipolle. Conosco un vecchio operaio che ha fatto di suo figlio un mezzo signore, e che non mangia che pochi soldi di pane al giorno. Essi lavorano da mattina a sera, qualche volta sino a mezzanotte, ad eccezione della siesta da mezzogiorno alle tre. Si vedono ciabattini all'aria aperta tirare la lesina dal mattino alla sera. Calderai che, in prossimità del porto, occupano intere strade, non cessano di battere. *Quali strade si attraversano! Alte, strette, sudice; a tutti i piani balconi che strapiombano, un formicaio di piccoli fondachi, di botteghe all'aria aperta, di uomini e di donne che comprano, vendono, ciarlano, gesticolano, si urtano; la maggior parte macilenti e brutti, le donne in particolar modo, piccole e camuse, dalla faccia gialla e dagli occhi penetranti, poco pulite e cenciose, con degli scialli disegnati a fogliami e fazzoletti da collo color viola, rossi, arancioni, sempre a colori vivaci, ornate di ninnoli di rame. Nei dintorni della [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del Mercato]] si intreccia un labirinto di straducole lastricate e tortuose, piene di polvere, sparse di bucce d'aranci e d'angurie, di resti di legumi. La folla si pigia, nera e brulicante, nell'ombra spessa, sotto il cielo sereno. *Verso le otto, non soffiava più un alito di vento. Il cielo sembrava di lapislazzuli, la luna, come una regina immacolata, risplendeva sola in mezzo all'azzurro e i suoi fasci di luce tremolavano sulla distesa dell'acqua, simili a torrenti di latte. Non ci sono parole adeguate per esprimere la grazia e la dolcezza delle montagne avvolte nella loro ultima tinta, nel viola vaporoso del loro manto notturno. Il molo, la foresta di barche, colle loro masse nere e cupe, le rendevano ancora più suggestive; e Chiaia a destra, girando intorno al [[Golfo di Napoli|golfo]] con la sua cintura di case illuminate, gli faceva una corona di fiamme.<br>Da tutte le parti, brillano i fanali; la gente all'aria aperta chiacchiera ad alta voce, ride e mangia. Questo cielo è una festa per se stesso. ====[[John Turturro]]==== *Napoli è un luogo misterioso sia per chi non ci abita sia per i suoi stessi abitanti: c'è qualcosa di veramente vibrante e vivo che si percepisce ovunque ed è come qualcosa d'infinito che percepisci anche quando la lasci. Mi ha colpito molto e credo di aver riportato nel film queste sensazioni. *Napoli è un luogo sopravvissuto ad invasioni straniere, eruzioni vulcaniche, terremoti, rivolte popolari e che allo stesso tempo ha prodotto nella sua storia una valanga di musica. *Una città splendida conquistata da popoli diversi, massacrata e ricostruita, con ferite aperte, ma che sa ancora cantare e raccontarsi attraverso la sua musica ed i suoi artisti. ====[[Federigo Verdinois]]==== *Napoli ha otto Biblioteche con circa due milioni di volumi; i quali volumi, pare impossibile, son letti, poiché coteste Biblioteche danno un movimento quotidiano di 3000 lettori: un milione di lettori all'anno. *Nello stesso anno 1899, sopra 3504 matrimoni celebrati, solo 623 atti non furono sottoscritti: il che vuol dire che l'analfabetismo coniugale è in una proporzione decrescente; né si starà molto a vederlo affatto sparire.<br>Il fenomeno è notevolissimo, chi consideri che fra tutte le città italiane Napoli è la più folta di plebe. Via via, dal '60 in qua, cotesta plebe s'è andata sollevando a dignità di popolo, vincendo pregiudizi, abitudini, miseria, ostacoli d'ogni sorta: il che non è poco merito. Il classico paese del ''dolce far niente'' ha dunque fatto qualche cosa più che starsene al sole. I piccoli popolani della generazione che vien su san leggere quasi tutti, e non solo le insegne delle botteghe ma i giornali; sanno scrivere, e non solo il proprio nome; spesso sanno disegnare e non senza gusto. A ciò han contribuito in varia misura l'istruzione obbligatoria, i Ricreatori festivi, i teatri popolari, le officine, l'esercito, la partecipazione alla vita politica e amministrativa, la stampa, e soprattutto un sentimento sempre più dirozzato di individualità e di esistenza intellettuale e morale. *Se la fotografia avesse potuto far commercio dell<nowiki>'</nowiki>''ignoranza'' napoletana, da un pezzo l'ignoranza nostra farebbe artistica mostra di sé nelle vetrine dei cartolai e girerebbe mezzo mondo in compagnia del ''[[lazzari|lazzarone]]'', del ''ladruncolo di fazzoletti'' e dei ''mangiatori di maccheroni''.<br>Più tempo passa, meno codesta fotografia è possibile. L'ignoranza perde, giorno per giorno, contorni e colore e si va sciogliendo anch'essa in nebbia di leggenda. *Pronti a riconoscere ed ammirare i meriti dei nostri fratelli di oltre Tronto, e anche a rallegrarcene, noi siamo parchi di lode pel valore indigeno e modesto. Epperò, siamo i primi a stupire, e in perfetta buona fede, quando ci accade di udir decantare all'estero un ingegno di casa nostra. Ed è così, lo si può affermare senza esagerazione, che ci si è accorti, dopo le consacrazioni francesi, tedesche, russe, perfino americane, che Napoli ha dato al romanzo Matilde Serao, alla lirica [[Gabriele d'Annunzio]], agli studi sociali e giuridici [[Raffaele Garofalo]], al nostro teatro [[Achille Torelli]], [[Roberto Bracco]], [[Salvatore Di Giacomo|Salvatore di Giacomo]], alla poesia popolare lo stesso di Giacomo e [[Ferdinando Russo]], al giornalismo [[Giuseppe Turco|Peppino Turco]], e alla storia, all'archeologia, alla linguistica, alle scienze esatte, agli studi politici tutta una falange di cultori insigni, la cui azione civilizzatrice è più efficace che non si creda e il cui valore tanto meno si può disconoscere quanto più volentieri lasciamo agli stranieri la cura di esaltarlo. *Uno dei pregiudizi più stolti è che il nostro così detto ''gran mondo'' viva soltanto di futilità e non sia informato di niente. È vero che [Napoli non ha l<nowiki>'</nowiki>''Hôtel Rambouillet'', ma non l'ha oggi nemmeno Parigi, la ''ville lumière''. a Napoli, invece, un'accademia di dotti come la [[Accademia Pontaniana|Pontaniana]], si onora di contar fra' suoi membri effettivi due duchesse, la [[Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri|Ravaschieri]] e la [[Enrichetta Carafa Capecelatro|Carafa D'Andria]], che tengono il loro stallo accanto a [[Matilde Serao]]. Il duca [[Giuseppe Avarna|Gualtieri]] ha scritto della costituzione inglese; il principe [[Francesco Pignatelli, principe di Strongoli.|Pignatelli-Strongoli]] ha volgarizzato l<nowiki>'</nowiki>''[[Eneide]]''; il [[Pasquale Del Pezzo|duca Caianiello]] è professore di Università; il principe [[Gaetano Filangieri, principe di Satriano|Filangieri]] ha fondato il [[Museo artistico industriale Filippo Palizzi|Museo artistico industriale]]; e non serve dire di altri. Sono ritrovo di artisti e di scienziati i saloni della duchessa D'Andria, della principessa di Tricase. Con ciò non si nega che vi siano dei nobili ignoranti, allo stesso modo che ve ne sono di borghesi e popolani; ma, su per giù, la cosa si riscontra {{sic|dapertutto}} e in proporzioni non diverse. ====[[Lina Wertmuller]]==== *Come si fa a dire che la [[camorra]] è un dato costitutivo di Napoli? Significa non conoscere la storia di questa città, vittima di continue dominazioni nei secoli. Il popolo minuto doveva difendersi da dominatori ogni volta diversi e nei suoi strati diciamo più distanti dalla Storia ha assunto atteggiamenti di un certo tipo, poi precipitati con la modernità. Ci sono, pertanto, anche tanti mascalzoni. Ma assumerlo a fatto costitutivo non si può. *Napoli è la dea della bellezza. La voglia di cantare dei napoletani deriva dalla loro natura di artisti. Perché disprezzare i mandolini che venivano suonati anche da [[Domenico Cimarosa|Cimarosa]] e [[Antonio Vivaldi|Vivaldi]]. Il [[Conservatorio di San Pietro a Majella|Conservatorio S. Pietro a Maiella]] contiene un enorme patrimonio musicale, è un forziere inesauribile dove l'incuria e l'ignoranza hanno fatto marcire cose inestimabili. Qualsiasi paese al mondo avrebbe attinto a questo patrimonio per creare una stagione speciale d'arte. Napoli dovrebbe diventare, almeno per quattro/cinque mesi all'anno, Turistlandia, un posto cioè dove tutti potrebbero arrivare guidati dalla grande vela della musica, dell'arte e della bellezza. *Per me non è un luogo fisico ma un posto dell’anima. *Sì la amo davvero. È molto più che una città. È speciale. Una perla antica. ===Citazioni in versi=== [[Immagine:‪Piazza del Plebiscito - Augusto De Luca.jpg‬|thumb|Piazza del Plebiscito]] *''(A Napoli dove l'amore è Sovrano | Quando i ragazzi incontrano le ragazze | Ecco cosa dicono) | Quando la luna ti fa spalancare gli occhi | Come un grande fetta di pizza | Questo è l'amore.'' ([[Dean Martin]]) *''Basta ca ce sta 'o Sole, | ca c'è rimasto 'o mare, | na nénna''<ref>Ragazza.</ref>'' a core a core, | na canzone pe' cantà. || Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, | chi ha dato, ha dato, ha dato, | scurdàmmoce 'o ppassato, | simmo''<ref>Siamo.</ref>'' 'e Napule paisà.'' ([[Giuseppe Fiorelli]])<ref>Versi musicati da Nicola Valente.</ref> *''Bella Napoli, o quanto, i primi dì! | [[Chiaia]], e il [[Vesuvio]], e [[Portici]], e [[Via Toledo|Toledo]], | coi calessetti che saettan lì; | e il gran chiasso e il gran moto ch'io ci vedo, | d'altra vasta città finor digiuno, | fan sì che fuggon l'ore e non m'avvedo. | Ignoranti miei pari, assai più d'uno | la neghittosa Napoli men presta, | con cui l'ozio mio stupido accomuno. | Ma, sia pur bella, ha da finir la festa. | Al picchiar di Quaresima, mi trovo | tra un fascio di ganasce senza testa.'' ([[Vittorio Alfieri]]) *''Che fòra il veder Napoli coi fonti, | così nel sommo suo come nel basso! | Altro saria, ch'aver | marchesi e conti!'' ([[Luigi Tansillo]]) *''Chi puoi proteggere, madonna adorata, | dalla cieca miseria? | Il tacchino che si spidocchia sotto le sacre immagini | o la donna gravida nell'armadio a specchiera? | Ci vorrebbe il mare! | O che discendesse da Posillipo un'onda azzurra di cielo! | Essa dovrebbe salire le scalinate rischiarandosi, | carica di torce azzurre e di dolcezza; | e illuminare i poveri, penetrare nelle nostre contrade, | al fine di renderci diversi e di affermarci! || Ahimè! chi potrebbe esaudirci! | Potenti divinità si sono nascoste laggiù | sotto le colonne spezzate vicino al mare. || Il santo barocco s'è contorto impotente. | Le parole del poeta sono inutili.'' | Napoli-Parigi, settembre-ottobre 1959. ([[André Frénaud]]) *''Chiave di volta di un arco di azzurro, Napoli s'adagia sul mare, | Incoronata da compiacenti nazioni regina d'allegria senza pari: | Ride dell'ira dell'oceano, schernisce la furia del Vesuvio, | Disprezza malattia, e miseria, e fame, quelle che affollano le sue strade assolate.'' ([[Martin Farquhar Tupper]]) *''– Chisto è Napule d' 'o sole, | 'o paese d' 'o calore? | Gela l'acqua inte' 'e cannole''<ref>Tubazioni.</ref>'', | s'è schiattato''<ref>Scoppiato.</ref>'' 'o cuntatore!'' ([[Raffaele Viviani]]) *''Comme a stu suonno de marenare | tu duorme, Napule, viat' a tte! | Duorme, ma nzuonno<ref>In sonno.</ref> lacreme amare | tu chiagne, Napule!... Scétete<ref>Svegliati.</ref>, scé'!...'' ([[Salvatore Di Giacomo]]) *''Da secoli vive la miseria | nel sud dell'Italia. Guardate il suo trono: | pendono come tappezzerie | le tremule ragnatele nere | e i topi grigi rodono | i legni antichi. | Bucherellato trono che attraverso | le finestre rotte | della notte di Napoli respira | con rantolo terribile, | e tra i buchi | i neri riccioli cadono sulle tempie | dei bimbi belli | come piccoli dèi straccioni. | Oh, Italia, nella tua dimora | di marmo e splendore, chi abita? | Così tratti, antica lupa rossa, | la tua progenie d'oro?'' ([[Pablo Neruda]]) *''È mezzogiorno, | balena il mare; | sui colli e al piano | un uniforme | tedio. Alla vampa | canicolare | Napoli dorme || È mezzanotte, | sovra il sereno | golfo, alle rive | tra pianta e pianta | l'argento piove. | La luna è in pieno; | Napoli canta.'' ([[Vittoria Aganoor]]) *''Era fermo Imeneo tra l'erto monte | E 'l mare, in cui sovente austro risuona, | La 've cinge e 'ncorona Napoli bella l'onorata fronte : Napoli che di gloria e d'or corona | Impose a tanti duci, | Ouante serene luci | Ha notte ombrosa, allorché 'l vel dispiega; | E con amor, che avvolge i cori, e lega | L'anime pellegrine, | Facean ghirlanda al crine, | Ed allori tesseano e sacre palme, | E tessean preziosi i nodi all'alme.'' ([[Torquato Tasso]]) *''Fuggo i paterni tetti, e i patrii lidi, | Ma con tremante pié, mi lascio a tergo | Passo, e con questi, che di pianto aspergo, | Per voi rimiro amati colli, e fidi. || I tuoi, si vuole il Ciel, vezzi omicidi | Sirena disleal, dal cor dispergo; | E caro men, ma più securo albergo | Pellegrino ricerco, ov'io m'annidi.'' ([[Giovan Battista Marino]]) *''La gente del [[Vomero]] ha sempre campato | vendendo pane in Via Tribunali. | Accarezzati dalla brezza del Vomero, | quei signori guardano dall'alto in basso | il sudore di Via Tribunali, | le lacrime di [[Mergellina]], | il sangue di [[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza Mercato]] – | ma se vogliono pregare i santi, | devono scendere nel buio della povertà. | Perché su al Vomero non ci sono chiese con santi | e nemmeno gli dei abitarono mai.'' ([[Alfred Andersch]]) *{{NDR|Venere}} ''Lascia Gaeta, e su per l'onda corre | tanto ch'arriva a [[Procida]] e la rade, | indi giugne a [[Pozzuoli|Puzzòlo]], e via trascorre, | Puzzòlo che di solfo ha le contrade | quindi s'andava in Nisida a raccorre, | e a Napoli scopría l'alta beltade: | onde dal porto suo parea inchinare | la Regina del mar, la Dea del mare.'' ([[Alessandro Tassoni]]) *''Le grandezze, i stupor, le meraviglie, | le delizie, i piacer, mare, aria e sito, | le cose illustri e celebri famiglie | della mia bella Patria, altiero vanto | de l'altre antiche e de le più moderne | degne di glorie eterne, | da cui per gusto altrui son già partito, | e fiori e frutti, e l'acque fresche e chiare, sotto il ciel più che rare, | oggi a Voi, Donne, io canto | se per cantare o dir ne saprò tanto.'' ([[Giovanni Battista del Tufo]]) *''Ma non posso più accettare l'etichetta provinciale | e una Napoli che ruba in ogni telegiornale, | una Napoli che puzza di ragù di malavita, | di spaghetti, cocaina e di pizza margherita, | di una Napoli abusiva paradiso artificiale | con il sogno ricorrente di fuggire e di emigrare.'' ([[Federico Salvatore]]) *''Ma 'sta città mme pare sempe 'a stessa | che canta pe' cantà, ma sta chiagnenno''<ref>Piangendo.</ref>''. | Napule, chesta si', si 'na canzone | cantata cu dulore, alleramente.'' ([[Raffaele De Novellis]])<ref>Versi musicati da Cafazo.</ref> *''Mamma Napoli | Io stonghe ccà || E nun abbastano cient'anne | A ll'acqua e mare pe putè cagnà sta razza | 'o viento e terra le tocca pe crianza | e nun le passa maie sta vrenzola e speranza || e nun abbastano cient'anne | pe ce putè assettà a sta tavulata e gente | gente che già ha magnato, gente che già ha bevuto | che 'o mmeglio e chisto munno già se ll'ha futtuto | Mamma Napoli.'' ([[Teresa De Sio]]) *''Napolì | 'e benpensante votano Dc | Napolì | 'e camurriste votano Psi | Napolì | 'e sicchie 'e lota''<ref>Secchi di melma.</ref>'' votano Msi | Napolì | ma 'mmiez' 'a via continuano a murì | Napolì | ma tenimmo 'o sole 'a pizza e 'o mandulino | tarantelle canzone sole e mandulino | a Napoli se more a tarallucce e vino.'' ([[99 Posse]]) *''Napoli fu non è. La pompa altera | de le glorie già sue si volse in duolo. | Busto e tomba di sé, sul nudo suolo | pianger si può, ma non veder qual era. || Con aereo velen la Morte arciera | omicide sbalzò le Parche a volo; | e di Grandi e Plebei recisi a stuolo, | l'insepolto carname i Cieli annera. || Son macelli i Palagi, urne le sponde | del bel Sebeto; e sospirando stassi, | d'orride {{sic|straggi}} insanguinato l'onde. || Passeggier, bagna i lumi, affretta i passi, | fuggi, ché di spavento ombre feconde | spira la Morte ancor viva ne' sassi.'' ([[Giacomo Lubrano]]) *''Napoli ride int'a 'na luce 'e sole | chiena 'e feneste aperte e d'uocchie nire.'' ([[Ferdinando Russo]]) *''Napoli! Tu cuore di uomini che sempre ansima | nudo, sotto l'occhio senza palpebre del Cielo! | Città elisia, che calmi con incantesimo | l'aria ammutinata e il mare! Essi attorno a te sono attratti, | come sonno attorno all'amore! | Metropoli di un Paradiso in rovine | da tempo perduto, di recente vinto, ma pure ancora solo a metà riconquistato.'' ([[Percy Bysshe Shelley]]) *''Napule bella, desiata tanto | dal core e da la mia penosa vita, | Napuli bella, ch'io lassai da canto, | Napuli bella, e come t'ho fuggita? | Napuli bella, gli occhi miei di pianto | son pieni per la misera partita!'' ([[Francesco Galeota]]) *''Napule è comm' 'a femmena, | te fa venì 'o gulìo''<ref>Voglia.</ref>''. | Apprimma''<ref>Prima.</ref>'', core mio | e doppo, frusta llà. | E nfrìnghete, nfrìnghete, nfrà, | nfrùnghete, nfrùnghete, nfrù. || Napule, bello mio, | si' sempe tu, | si' sempe tu.'' ([[Pasquale Cinquegrana]])<ref>Versi musicati da Giuseppe De Gregorio.</ref> *''Napule è 'nu paese curioso: | è 'nu teatro antico, sempre apierto. | Ce nasce gente ca senza cuncierto''<ref>Senza preparazione.</ref>'' | scenne p' 'e strate e sape recita'.'' ([[Eduardo De Filippo]]) *''Napule è tutta rampe, scalinate, | scale, gradune, grade, gradiatelle, | sagliute, scese, cupe, calate, | vicule ’e coppa, ’e sotto, viculille, | vicule stuorte, | vicule cecate.'' ([[Carlo Bernari]]) *''Napule Napule Napule Na' | 'na notte e luna chiena | 'o sole ca me vase''<ref>Bacia.</ref>'' | 'n'addore e panne spase | me fa' senti' nu rre.'' ([[Enzo Bonagura]])<ref>Versi musicati da Sergio Bruni.</ref> *''Non c'è sabato | che non ci sia il sole a mezzogiorno; | donna o ragazza soleggiante, | che non ha fatto mezzogiorno senza amante!... || Luna, Caprone, Curato scarafaggio | che {{sic|un}}''<ref>Refuso. In realtà: non.</ref>'' abbia tricorno cornuto! | – Corna in fronte e corna all'uscio | preservano dal malocchio. - || ''L'Ombelico del giorno'' filante | i suoi maccheroni brucianti | con la tarantella: || Lucia, Masaniello, | Santa-Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA – ''| Mergellina-Venerdì 15 aprile. ([[Tristan Corbière]]) *''Non ti ricordi la fresca sera, | molle di nubi, plenilunar, mentre di Napoli per la Riviera | a i parapetti scrosciava il mar? || Era un settembre più che autunnale, | e Piedigrotta passata già; | dentro la Villa, pel gran viale, | avean le raffiche spersa l'està. || Moriva lungi su i mandolini | una canzone, sotto un hôtel. | Ma che profumo di gelsomini! | Parea dal mondo caduto un vel. || Non ti ricordi? Scendea la notte | sempre più opaca, su te, su me; | ci sorpassavano le ultime frotte | de le discepole, da gli ateliers. || Ci soffermammo. Nubi più grosse | spegnean de i cieli, nere, il chiaror; | tossisti, e della piccola tosse | su la tua bocca bevvi il sapor: || e stemmo avvinti, contro a le spume | che ci spruzzavano, salse, ognor più, | mentre [[Posillipo]] con cento e un lume | insanguinava l'onde laggiù...'' ([[Francesco Gaeta]]) *''O bella come una favola d'oro, | città solare, contrada incantata, | ove una dolce invisibile fata | fa sue magie tra una palma e un alloro. || La dolce fata nasconde al mortale, | chiuso in mistero, il divino suo viso; | ma bene effonde nell'aria un sorriso | di mite e ardente fulgor celestiale. || Tutta ne esulta la verde pendice | lungo il grand'arco del golfo beato; | tutto ne splende, commosso, incendiato, | l'azzurro specchio del mare felice. || Solo, laggiù, c'è un cattivo gigante''<ref>Il Vesuvio.</ref>'' | che freme e sbuffa in rabbioso tormento; | ma il suo fumacchio, portato dal vento, | si perde in ciel come un cirro vagante.'' ([[Diego Valeri]]) *''O gente senza alcuna cortesia, | la cu' 'nvidia punge | l'altrui valor, ed ogni ben s'oblia; | o vil malizia, a te, perché t'allunge | di bella leggiadria, | la penna e l'orinal teco s'aggiunge.'' ([[Cino da Pistoia]]) *''Oje né', | si te vuó' sciogliere''<ref>Scioglierti, nel senso di lasciarmi.</ref>'', | 'a strada è libera, | puó' cammenà. | Napule è chino 'e femmene | tutte pe' me, | ca vònno''<ref>Vogliono.</ref>'' a me, | pazze pe'mmé.'' ([[Salvatore Baratta]])<ref>Versi musicati da Gaetano Lama.</ref> *''Pare che a tre generazioni di russi | fosse proibito andare a spasso | senza meta per le vie | di questa città meridionale, | lasciando libero lo sguardo di vagare, | curiosare disinvolti | qua e là, scattanti come bovi, | non com'aquile o leoni in cerca di preda, | che aguzzano la vista crudele''. ([[Maksim Amelin]]) *''Pe' [[Via Toledo|Tuleto]], p' 'a strada cchiù bella | d' 'a cchiù bella città ca se trova, | n'ata vita llà 'n miezo vulesse campà!...'' :'' 'N Paraviso 'stu sciore 'e bellezza | llà sultanto 'o putite truvà!'' ([[Salvatore Baratta]]) *''Per questo, straniero, la gente | a Napoli ha il culto dei santi: | da sempre ha conosciuto non un solo Dio, | ma molti dei, | perciò scambia San Paolo e San Pietro con i Dioscuri, | San Giovanni con Hermes | e Santa Restituta con Cibele. | Vecchie usanze dei tempi di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]].'' ([[Alfred Andersch]]) *''Più volte haver porai tu fors'udito | la nobiltade et la celebre fama | de 'st'inclyta città posta nel lito | de le syrene. Et Napoli hor si chiama. | A questo lieto et fortunato sito | la giovenetta, ch'anchor via più s'ama, | sepolta giace et come antica autrice | la sirena Parthenope si dice.'' ([[Ioan Bernardino Fuscano]]) *''Pure la nostra sirena vedrai, Partenope, alla quale, condotta di qua dal mare, lo stesso Apollo indicò con la colomba Dionea il fertile suolo. A questa mia sede natale io ti invito. Qui è mite l'inverno e fresca l'estate: qui con le onde sue lente batte il mare tranquillo, ed è la pace sicura e il dolce far niente e una quiete senza fine; e si dorme qui, tanto!'' ([[Publio Papinio Stazio]]) *''Qui sicura è la pace, e qui si gode | d'una comoda vita il bel piacere, | né v'è chi l'ozio altrui conturbi, o i sonni. | Non ha litigi il foro, e niun contrasto | conobbero giammai le leggi armate; | del diritto s'appaga ogni uom d'onore | senza aspettar che un tribunal l'astringa. | Or dirò delle superbe cose, | ch'alle colte città crescono il vanto? | Vedrai li sacri templi, e gli atrii suoi | da cento trammezzati alte colonne: | le due moli vedrai, teatro e circo, | e i quinquennali giuochi, il cui splendore | non cede a quei, che [[Roma]] sacra a Giove. | Né di [[Menandro]] a te lodar pretendo | le commedie di riso, e il dir faceto | di greco misto, e di parlar latino. | Né manca qui ciò, ch'è diletto al senso.'' ([[Publio Papinio Stazio]]) *''Quivi Napoli bella i regi alberga, | Città vittoriosa e trionfale: | Veggio altri tempi ancor, e in altri monti | Quel ch'ora innalza tre sublimi fronti.'' ([[Torquato Tasso]]) *''Settimana di sette feste, | questa è Napoli, punto e basta! | Passa il guappo con le maestre, | s'alza il grido dell'acquaiuol.'' ([[Enzo Bonagura]])<ref>Versi musicati da Lino Benedetto.</ref> *''Stace Napole mia, bella, e gentile, | sciore de 'Talia<ref>''Fiore di Italia.''</ref>e schiecco<ref>''Specchio.''</ref>de lo Munno, | mamma che face nascere l'Abrile | Tutto a no ventre | sempre co l'Autunno, | sott'a n'airo né gruosso né sottile, | 'nzino a mare commo uovo chino e tunno, | accanto a sciumme''<ref>Fiumi.</ref>'', e munte, e fontanelle, | Che 'nnanze foro giuvene e zitelle.'' ([[Giulio Cesare Cortese]]) *''T'accumpagno vico vico | sulo a tte ca si' 'n amico | e te porto pe' 'e quartiere | addò 'o sole nun se vede | ma se vede tutto 'o riesto | e s'arapeno 'e ffenèste | e capisce comm'è bella | 'a città 'e Pulecenella. | Comm'è bella comm'è bella | 'a città 'e Pulecenella.'' ([[Claudio Mattone]]) *''T'adoro, sì, domenica | napoletana verso giugno: oh tu | di fragole odorosa! | oh coltri gialle e rosa | a i terrazzi! oh, profumo del ragù! || Ecco, a la chiesa prossima | chiama a distesa il campanello ancor; | nel sole, hanno per «essa», | tornata da la messa, | mobili e letto una scintilla d'or: || spunta con lumi e musica | per la salita la procession; | incede il Santo, e trema; | sul baldacchino crema | foglie di rose piove ogni balcon. || Adoro il tuo crepuscolo: | la gelsa bianca ne i panieri appar: | e l'uom de le campagne | suoi serti di castagne | su la pertica lunga ama cantar: || siede al balcone e dondola | «essa», con il ventaglio in grembo, il pié: | assorta un po', sospira | al dì che si ritira, | e ride a pena, tra le amiche, a me.'' ([[Francesco Gaeta]]) *''Una croce nera sul petto dell'italiano, | senza intaglio, rabesco, splendore, | conservata da una famiglia povera | e portata dall'unico figlio...| Giovane nativo di Napoli! | Cos'hai lasciato sui campi di Russia? | Perché non hai potuto esser felice, | circondato dal celebre golfo? | Io che ti ho ucciso vicino a Mozdòk | sognavo tanto il vulcano lontano! | O, come sognavo nelle distese del Volga | almeno una volta di andare in gondola! | Ma io non son venuto con la pistola | a portarti via l'estate italiana | e le mie pallottole non hanno fischiato | sulla santa terra di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]]! | Qui ho sparato! Qui dove sono nato, | dov'ero orgoglioso di me e degli amici, | dove gli epici canti dei nostri popoli | non risuonano mai in traduzioni. | Forse che l'ansa del medio Don | è studiata da uno scienziato straniero? | La nostra terra, la Russia, la Rus, | l'ha seminata una camicia nera? | T'hanno portato qui in una tradotta | per conquistare lontane colonie, | perché la croce del cofanetto familiare | crescesse alle dimensioni d'una croce di tomba... | Non permetterò che la mia patria sia portata | oltre le distese di mari stranieri! | Io sparo. E non c'è giustizia | più giusta della mia pallottola! | Non sei mai stato né vissuto qui!... | Ma è sparso sui campi nevosi | l'azzurro cielo italiano, | sotto il vetro degli occhi morti.'' ([[Mikhail Svetlov]]) *''Vi quant'è bella Napule | pare nu franfellicco: | ognuno vene e allicca | arronza e se ne va.'' ([[canti popolari|canto popolare napoletano]]) *''Vieni o straniero nella grande Napoli, vedila, e muori! | Ama e inebriati, godi mentre l'attimo fugge | Il più splendido sogno, scorda i desideri delusi, | e i tormenti che un demone ha tessuto nella tua vita: | impara qui a godere, ad essere felice, e poi muori!'' ([[August von Platen-Hallermünde]]) *''Voglia 'e turnà | dint'e vicoli e sta città, | guarda e ride e te vò tuccà | nun se ferma mai, | voglia 'e verè | notte e juorno te fa cantà | chest'è Napule do cafè | nun te può sbaglià.'' ([[Teresa De Sio]]) ====[[Edoardo Bennato]]==== *''Chille ca nun vonno fa' 'a fila, | chille che stanno arreto 'e spurtielle, | chille ca passano c' 'o rrusso, | chille ca se fermano c' 'o giallo, | chille ca stanno chiene 'e miliarde, | chille ca vanno pezziente, 'e viecche, 'e criature, 'e buone, 'e malamente, | nisciuno! | Nun se salva nisciuno, | nisciuno nisciuno, | int' 'a 'sta città nun se salva nisciuno!'' *''E la nottata non passa mai | Bella, appariscente, invidiata, invadente | Volgare, indecente, violenta, incandescente | Ma è la mia città''. *''Non è piana non è verticale | è una linea che sale in collina | è una strada che parte dal mare | il percorso della città obliqua. || Scale mobili sotto la luna | diagonali e passaggi segreti | un cammino che esiste da sempre | il tesoro della città antica.'' ====[[Libero Bovio]]==== *''E cheste è Napule: | Canzone ca nun more, | Profumo 'e ll'aria, | Ciardino sempe 'n fiore. | Speranze, ammore, lacreme: | Napule chesto vo'.'' *''Chist'è 'o paese d' 'o sole, | chist'è 'o paese d' 'o mare, | chist'è 'o paese addó tutt' 'e pparole,| so' doce o so' amare, so' sempe parole d'ammore!'' *''È tutta d'oro, | d'oro e celeste è Napule. | Se canta e more? | Ma i' voglio murì ccà. | Pe' Napule e Maria | trèmmano 'e ccorde d' 'a [[chitarra]] mia, | Marì.''<ref>Versi musicati da Gaetano Lama.</ref> ====[[Chariteo]]==== *''La gentil sacra, cittade, | Napol, di Muse et divi antiquo hospitio; | di [[w:|trabea]] degna et non d'aspro cilitio.'' *''Seconda patria mia, dolce Sirena, | Parthenope gentil, casta cittade, | nido di leggiadria e nobiltade, | d'ogni vertute e di delicie piena; || con tal dolor ti lascio e con tal pena, | qual, lasso!, io mai soffersi in nulla etade. | A dio, amici!, a dio, dolci contrade: | Hor qui ragion le lagrime non frena.'' *''– Parthenope son io, piena di duolo: | Non men beäta pria, c'hor infelice, | squarciata in mille parti, equata al suolo. || Misera me!, fruïr più non mi lice | Primavera, che sempre in me fioriva; | ché Venere è conversa in diva ultrice! || Libera fui gran tempo, hor son captiva, | in man di fieri monstri, horrendi et diri''<ref>I francesi di Luigi XII che occuparono Napoli dal 4 agosto 1501 al 16 maggio 1503.</ref>'', | quai Protheo doma in la Carpathia riva. || Qual re più fida in regno, in me si miri | come in lucido specchio! O re possenti, | imparate frenar vostri desiri! || Non vi inganne il piacer di ben presenti, | ché sempre a voi minaccia il Re {{sic|magiore}} | ciò che temon di voi le minor genti.'' ====[[Nino D'Angelo]]==== *''Ma quanto bene te voglio, mia cara città, | quann'era vierno''<ref>Inverno.</ref>'' cu 'o sole m'ê''<ref>Mi hai.</ref>'' fatto scarfa<nowiki>'</nowiki> ''<ref>Riscaldare.</ref>'', | mmiezzo a 'sti strade cchiù vecchie 'e l'età | tu m'ê 'mparato a parla', | e quanta vote m'ê fatto capi' | ca se po' sempe muri<nowiki>'</nowiki>''. *''<nowiki>'</nowiki>Nu napulitano nunn'è sempe allero, | nun le basta 'o sole, tene troppi pensiere, | dint' 'a chesta gara parte sempe arrete''<ref>Indietro</ref>'', | corre tutt' 'a vita e 'o traguardo è 'na barriera.'' *''Sott' a 'stu cielo blu, | 'o ssaje ca nun se vola | e nun se po' campa' sempe aspetta' | speranza e sole. | T'ha tradito 'sta città, | ca vo' sulo ave' e nun dà. | Stella napulitana | che triemme 'ncopp' 'a 'stu mare | ca nun t'ha dato maje niente.'' ====[[Pino Daniele]]==== *''Città che non mantiene mai le sue promesse, | città fatta di inciuci e di fotografia, | di [[Diego Armando Maradona|Maradona]] e di [[Sofia Loren|Sofia]] | ma è la mia città | tra l'inferno e il cielo.'' *''Napule è mille culure | Napule è mille paure | Napule è a voce d' 'e criature''<ref>Creature, bambini.</ref>'' | che saglie chiano chianu | e tu saje ca nun si sulo''. *''Napule è 'na carta sporca | e nisciuno se ne 'mporta | e ognuno aspetta 'a ciorta.'' *''Napule è tutta 'no suonno | e 'a sape tutto 'o munno | ma nun sanno a verità.'' *''Simmo lazzari felici | gente ca nun trova cchiù pace | quanno canta se dispiace | è sempe pronta a se vutta' | pe' nun perdere l'addore.'' *''Terra mia, terra mia | comm'è bello a la penza'. | Terra mia, terra mia | comm'è bello a la guarda'. | Nunn è 'o vero nun è sempre 'o stesso | tutt' 'e journe po' cagna' | ogge è dritto, dimane è stuorto | e chesta vita se ne va.'' ====[[Ernesto Murolo]]==== *''E 'a Luna guarda e dice: | "Si fosse ancora overo. | Chisto è 'o popolo 'e na vota''<ref>Di una volta.</ref>'', | gente semplice e felice. | Chist'è Napule sincero, | ca pur'isso se ne va".''<ref>Versi musicati da Ernesto Tagliaferri.</ref> *''Napule, | a qua' parte d' 'o munno se fa '[[amore|ammore]] | comm'a Napule, 'e sera, 'int'a ll'està''<ref>Estate.</ref>''? | Vócche vasate''<ref>Bocche baciate.</ref>'', cantano, | core tradute, chiagnono. | Ma è tantu bella Napule | ca pure ll'odio te fa scurdà''<ref>Dimenticare.</ref>''.''<ref>Versi musicati da Ernesto Tagliaferri.</ref> *''Napule bella mia, | terra d'ammore, lacreme e canzone... | che suonno d'oro ca nce faje sunná''<ref>Sognare.</ref>''! | 'Ncòre nce miette na malincunía, | na freva tu nce miette dint'<nowiki>'</nowiki>e vvéne | pecché nce vuó' fa' chiagnere e cantá.''<ref>Versi musicati da Ernesto Tagliaferri.</ref> ====[[Totò]]==== *''A Napule nun se po' sta cuieto''<ref>Quieto.</ref>''. | Aiere un brutto cane mascalzone | se ferma, addora, aiza 'a coscia 'e reto, | e po' mme fa pipi 'nfaccia 'o sciassì.'' *''Io voglio bene a Napule | pecché 'o paese mio | è cchiù bello 'e 'na femmena, | carnale e simpatia. || E voglio bene a te | ca si napulitana | pecché si comm'a me | cu tanto 'e core 'mmano.'' *'''Sta Napule, riggina d' 'e ssirene, | ca cchiù 'a guardammo e cchiù 'a vulimmo bbene. | 'A tengo sana sana dinto''<ref>Dentro.</ref>'' 'e vvene, | 'a porto dinto 'o core, ch'aggia''<ref>Che devo.</ref>'' fa'? | Napule, si' comme 'o zzucchero, | terra d'ammore – che rarità!'' ==Proverbi== *Napl<sub>''ǝ''</sub> tand'avandát<sub>''ǝ''</sub> s'è r<sub>''ǝ''</sub>ddótt<sub>''ǝ''</sub> a car<sub>''ǝ''</sub>scià prèt<sub>''ǝ''</sub>. ([[Proverbi lucani|lucano]]) *Napulitane: larghe 'e vocca e stritte 'e mane. ([[Proverbi napoletani|napoletano]]) *'O napulitano è cavaliere. ([[Proverbi napoletani|napoletano]]) *[[Roma]] santa, [[L'Aquila|Aquila]] bella, Napoli galante. ([[Proverbi italiani|italiano]]) *Tre sono le meraviglie, Napoli, [[Roma]] e la faccia tua. ([[Proverbi italiani|italiano]]) ==Note== <references /> ==Voci correlate== {{div col|strette}} *[[Archivio di Stato di Napoli]] *[[Arcipelago Campano]] *[[Biblioteca dei Girolamini]] *[[Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III]] *[[Borbone delle Due Sicilie]] *[[Borgo Santa Lucia]] *[[Brodo di polipo]] *[[Camorra]] *[[Campania]] *[[Canzone classica napoletana]] *[[Casatiello]] *[[Castel Capuano]] *[[Castel sant'Elmo]] *[[Centro direzionale di Napoli]] *[[Certosa di San Martino]] *[[Chiostri di San Martino]] *[[Cimitero delle Fontanelle]] *[[Cimitero di Poggioreale]] *[[Crypta Neapolitana]] *[[Cucina napoletana]] *[[Ducato di Napoli]] *[[Festa di Piedigrotta]] *[[Filastrocche napoletane]] *[[Fontana della Spinacorona]] *[[Forcella (Napoli)|Forcella]] *[[Galleria Umberto I]] *[[Golfo di Napoli]] *[[Guappo]] *[[Il Vasto]] *[[Indovinelli napoletani]] *[[Istituto italiano per gli studi filosofici]] *[[Lago d'Averno]] *[[Lazzari]] *[[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]] *[[Maschio Angioino]] *[[Mergellina]] *[[Modi di dire napoletani]] *[[Mostra d'Oltremare]] *[[Museo archeologico nazionale di Napoli]] *[[Museo artistico industriale Filippo Palizzi]] *[[Museo nazionale di Capodimonte]] *[[Museo nazionale di San Martino]] *[[Palazzo Cellammare]] *[[Palazzo Donn'Anna]] *[[Pallonetto di Santa Lucia‎]] *[[Pastiera napoletana]] *[[Piazza Carlo III (Napoli)|Piazza Carlo III]] *[[Piazza Dante (Napoli)|Piazza Dante]] *[[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza Dante]] *[[Piazza del Municipio (Napoli)|Piazza del Municipio]] *[[Pignasecca]] *[[Pizza]] *[[Ponticelli (Napoli)|Ponticelli]] *[[Porta Capuana]] *[[Posillipo]] *[[Preghiere napoletane]] *[[Presepe napoletano]] *[[Proverbi napoletani]] *[[Pulcinella]] *[[Quartieri Spagnoli]] *[[Real Albergo dei Poveri]] *[[Regno di Napoli]] *[[Repubblica Napoletana (1799)]] *[[Risanamento di Napoli]] *[[Riviera di Chiaia]] *[[San Gennaro]] *[[Scioglilingua napoletani]] *[[Scugnizzo]] *[[Scuola di Posillipo]] *[[Scuola militare "Nunziatella"]] *[[Sebeto]] *[[Sedili di Napoli]] *[[Spaccanapoli]] *[[Stazione zoologica Anton Dohrn]] *[[Stazioni dell'arte]] *[[Strummolo]] *[[Teatro di San Carlo]] *[[Teatro napoletano]] *[[Teatro San Carlino]] *[[Università degli Studi di Napoli Federico II]] *[[Vesuvio]] *[[Via Foria]] *[[Villa comunale di Napoli]] *[[Voci e gridi di venditori napoletani]] *[[Vomero]] *[[Zucchine alla scapece]] {{Div col end}} ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt=Napoli|n=Categoria:Napoli}} {{vetrina|7|11|2012|argomenti}} [[Categoria:Comuni della Campania]] [[Categoria:Napoli| ]] q9zqrd71r5e3g3wix647h0xc5plkzd2 Serietà 0 12769 1223456 1038135 2022-08-20T07:15:20Z Spinoziano 2297 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Grant DeVolson Wood - American Gothic.jpg|thumb|''American Gothic'' ([[Grant Wood]], 1930)]] Citazioni sulla '''serietà'''. *In questi tempi l'unico modo di mostrarsi uomo di spirito è di essere seri. La serietà come solo umorismo accettabile. ([[Ennio Flaiano]]) *Ho sempre cercato, nelle mie trasmissioni, di inserire elementi di «incontro» col pubblico, dal linguaggio chiaro alle «trovate», dagli esempi alle «battute», rifiutando quella finta «serietà» tanto cara all'ufficialità italiana in ogni campo. Io penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma. È una filosofia ancora poco capita da coloro che hanno un ben misero concetto del prestigio e della serietà. ([[Piero Angela]]) *La serietà! Dio mio la serietà! Ma la serietà è la qualità di coloro che non ne hanno altre: è uno dei canoni di condotta, anzi, il primo canone, della piccola borghesia! Come ci si può vantare della propria serietà? Seri bisogna esserlo, non dirlo, e magari neanche sembrarlo! Seri si è o non si è: quando la serietà viene enunciata diventa ricatto e terrorismo! ([[Pier Paolo Pasolini]]) *La serietà non è una virtù. Sarebbe un'eresia, ma un'eresia molto più giudiziosa, dire che la serietà è un vizio. ([[Gilbert Keith Chesterton]]) *Le persone veramente serie non sono mai serie. (''[[Il conformista (film)|Il conformista]]'') *Niente che avvenga davvero ha la minima importanza. Il tedio è la maggiore età della serietà. ([[Oscar Wilde]]) *Quanta gente sarebbe più seria se non si prendesse troppo sul serio. ([[Roberto Gervaso]]) ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt}} [[Categoria:Qualità individuali]] [[de:Ernsthaftigkeit]] 9nz52rrc5ku2vpx3e14l9asg4iqm2xx X-Men - Conflitto finale 0 13676 1223367 1207751 2022-08-19T18:00:17Z 176.243.97.174 /* Note */ wikitext text/x-wiki {{Film |titoloalfabetico= X-Men 3 |dimensioneimmagine= 200 |immagine= XMen3e3.jpg |didascalia= La moto E3 2006 X-Men 3 |titoloitaliano = X-Men - Conflitto finale |titolooriginale = X-Men: The Last Stand |paese = USA |anno = 2006 |genere = fantascienza, azione, supereroi |regista = [[Brett Ratner]] |soggetto = [[Zak Penn]], [[Simon Kinberg]] |sceneggiatore = [[Zak Penn]], [[Simon Kinberg]] |attori = *[[Hugh Jackman]]: Logan/Wolverine *[[Patrick Stewart]]: Professor Charles F. Xavier *[[Ian McKellen]]: Erik Lensherr/Magneto *[[Halle Berry]]: Ororo Munroe/Tempesta *[[Famke Janssen]]: Jean Grey/Fenice *[[Anna Paquin]]: Marie D'Ancanto/Rogue *[[Rebecca Romijn-Stamos]]: Raven Darkholme/Mystica *[[Kelsey Grammer]]: Dr. Hank McCoy/Bestia *[[Shawn Ashmore]]: Bobby Drake/Uomo Ghiaccio *[[Ellen Page]]: Kitty Pride/Shadowcat *[[Ben Foster]]: Warren Worthington III/Angelo *[[Aaron Stanford]]: John Allerdyce/Pyro *[[James Marsden]]: Scott Summers/Ciclope *[[Olivia Williams]]: Dottoressa Moira MacTaggart *[[Shohreh Aghdashloo]]: Dottoressa Kavita Rao *[[Vinnie Jones]]: Cain Marko/Fenomeno *[[Daniel Cudmore]]: Piotr Rasputin/Colosso *[[Dania Ramirez]]: Callisto |doppiatoriitaliani= *[[Fabrizio Pucci]]: Logan/Wolverine *[[Ennio Coltorti]]: Professor Charles F. Xavier *[[Carlo Sabatini]]: Erik Lensherr/Magneto *[[Giuppy Izzo]]: Ororo Munroe/Tempesta *[[Barbara Castracane]]: Jean Grey/Fenice *[[Sara Onorato]]: Marie D'Ancanto/Rogue *[[Claudia Razzi]]: Raven Darkholme/Mystica *[[Stefano Mondini]]: Dr. Hank McCoy/Bestia *[[Francesco Pezzulli]]: Bobby Drake/Uomo Ghiaccio *[[Giulia Catania]]: Kitty Pride/Shadowcat *[[David Chevalier]]: Warren Worthington III/Angelo *[[Emiliano Coltorti]]: John Allerdyce/Pyro *[[Francesco Bulckaen]]: Scott Summers/Ciclope *[[Cinzia Villari]]: Dottoressa Moira MacTaggart *[[Ludovica Modugno]]: Dottoressa Kavita Rao *[[Stefano De Sando]]: Cain Marko/Fenomeno *[[Carlo Scipioni]]: Piotr Rasputin/Colosso *[[Domitilla D'Amico]]: Callisto |note=*'''Fotografia''': [[Dante Spinotti]] }} '''''X-Men – Conflitto finale''''', film statunitense del 2006 con [[Hugh Jackman]], regia di [[Brett Ratner]]. {{Tagline|Tu da che parte stai?}} ==[[Incipit]]== {{incipit film}} {{NDR|Il film si apre con un flashback di vent'anni, in cui Eric Lensherr (alias Magneto) e Charles Xavier si recano in visita presso la casa dei genitori di Jean Grey. Alcuni estratti:}}<br/>'''Magneto''': Non capisco ancora perché sono qui. Non potevi convincerli tu ad accettare?!<br/>'''Xavier''': Avrei potuto, ma non è nel mio stile. E pensavo che tu, più di tutti, comprendessi i miei sentimenti sull'abuso di [[potere]].<br/>'''Magneto''': Ah, il potere corrompe e via di seguito! Sì, Charles... Quando smetterai di farmi la predica?!<br/>'''Xavier''': Quando tu ascolterai! E sei qui perché ho bisogno di te.<br/>'''Magneto''': Non dovremo incontrarli tutti di persona, no?!<br/>'''Xavier''': No, ma lei è speciale! ==Frasi== *{{NDR|Alludendo al suo trauma successivo alla morte di Jean}} Non guariscono tutti in fretta come te, Logan! ('''Ciclope''') *{{NDR|[[Ultime parole dagli X-Men|Ultime parole]] a Jean}} No, no! ('''Ciclope''') *{{NDR|Mystica è stata colpita dalla cura, salvando Magneto}} Mi dispiace, mia cara, non sei più una di noi ormai... ('''Magneto''') *{{NDR|Parlando del professor Xavier}} Guardati, Logan... Ti ha domato! ('''La Fenice''') *{{NDR|A Jean, alludendo alla morte di Ciclope}} Hai ucciso l'uomo che amavi perché non controlli il tuo potere! ('''Xavier''') *{{NDR|Rivolto a Jean, un istante prima che lo uccida}} Non lasciare che il potere ti controlli. ('''Xavier''') *{{NDR|[[Elegie funebri dai film|Elogio funebre]] per il professor Xavier}} Viviamo in tempi oscuri. In un mondo pieno di [[paura]], [[rabbia]], [[odio]] e intolleranza. Ma in ogni [[tempo]] ci sono coloro che lottano contro tutto questo. Charles Xavier era nato in un [[mondo]] diviso, un mondo che ha tentato di risanare. Una missione che non ha mai visto compiersi. Sembra essere il [[destino]] dei grandi uomini quello di non vedere mai il raggiungimento dei loro obiettivi. Charles era più di un capo, più di un maestro, era un amico. Quando avevamo paura ci ha dato la forza, e quando eravamo soli ci ha dato una famiglia. E anche se ora se n'è andato, gli insegnamenti di Xavier vivono attraverso di noi: i suoi allievi. Dovunque andremo, dovremo portare avanti il suo ideale e il suo ideale era un mondo unito. ('''Tempesta''') *{{NDR|Alla Fenice}} Ricordi quando ci siamo incontrati? Sai cosa ho visto, quando ti ho guardata? Ho visto il prossimo stadio dell'evoluzione, quello che Charles e io sognavamo di trovare. E ho pensato "perché Charles vuole traformare questa dea in una mortale?!" Io posso manipolare il metallo di quest'arma, ma tu... Tu puoi fare tutto... Tutto quello che riesci a pensare! ('''Magneto''') *{{NDR|A Pyro}} Tu non puoi capire quanto ha fatto il professor Xavier per noi. Il mio unico rimpianto è che sia dovuto morire, perché il nostro [[sogno]] vivesse. ('''Magneto''') *{{NDR|A Wolverine, che vorrebbe raggiungere Jean}} Lei ha fatto la sua [[scelta]], è ora di fare la nostra. Se stai con noi allora stai con noi! ('''Tempesta''') *Membri della confraternita, loro vogliono curarci! Ma io dico: la cura siamo noi! La cura per quella sciagurata malattia chiamata Homo Sapiens! Hanno le loro armi, noi abbiamo le nostre. Il mondo non conosce ancora la furia vendicativa con la quale colpiremo! E se qualche mutante si metterà sulla nostra strada useremo questo veleno contro di lui! Andremo sull'isola di Alcatraz per impossessarci della cura e distruggeremo la sua fonte! E poi niente potrà più fermarci! ('''Magneto''') *{{NDR|Alludendo a Mystica}} L'inferno non conosce furia simile a una donna respinta. ('''Presidente degli Stati Uniti''') *Negli scacchi vanno avanti i pedoni. Gli umani e le loro armi... {{NDR|Prova invano a disarmare i soldati}} Plastica... Hanno imparato! Per questo motivo vanno avanti i pedoni. ('''Magneto''') *{{NDR|Riferito agli X-Men}} Tradiscono la loro stessa causa. Uccideteli! ('''Magneto''') ==Dialoghi== * '''Xavier''': È da maleducati, sai, leggere i miei pensieri, o quelli del signor Lehnsherr senza il nostro permesso!<br/>'''Magneto''': Credevi di essere l'unica a saperlo fare, signorina?!<br/>'''Xavier''': Noi siamo mutanti... Siamo uguali a te, Jean!<br/>'''Jean''': Davvero?! Ne dubito!<br/>{{NDR|Jean inverte la forza di gravità nel circondario}}<br/>'''Magneto''': Oh, Charles... Mi piace! * {{NDR|Nella stanza del pericolo Wolverine si prepara ad attaccare da solo una sentinella}}<br/>'''Tempesta''': Logan, noi lavoriamo insieme!<br/>'''Wolverine''': Sì?! Allora tanti auguri! * '''Tempesta''': Non puoi cambiare le regole a tuo piacimento. Io cerco d'insegnargli qualcosa...<br/>'''Wolverine''': Io gli ho insegnato qualcosa.<br/>'''Tempesta''': Ci esercitavamo sulla difesa...<br/>'''Wolverine''': Sì, ma la miglior difesa è l'attacco! O era il contrario... * {{NDR|Mystica viene interrogata da un agente federale}}<br/>'''Mystica''': Non rispondo al mio nome da schiava.<br/>'''Agente''': Raven Darkholme, è questo il tuo vero nome, vero? Oppure lui ti ha convinto che non hai più una famiglia?!<br/>'''Mystica''': La mia famiglia ha tentato di uccidermi, patetico ammasso di carne. * '''Bestia''': Wolverine... Dicono che sei una bestia.<br/>'''Wolverine''': Senti chi parla! * {{NDR|All'annuncio dell'esistenza di una cura contro il gene mutante}}<br/>'''Tempesta''': Ma chi la vorrà questa cura?! Insomma, chi è quel vigliacco che la farebbe solo per integrarsi?!<br/>'''Bestia''': È vigliaccheria salvarsi dalla persecuzione? Non tutti possiamo integrarci con facilità, tu non perdi il pelo sui mobili. * {{NDR|Durante l'assemblea dei mutanti}}<br/>'''Mutante''': La cura è volontaria, nessuno qui sta parlando di sterminio...<br/>'''Magneto''': Nessuno ne parla mai! Lo fanno e basta. E vai avanti a vivere la tua vita ignorando tutti i segnali attorno a te. Poi, un giorno, quando l'aria è ferma e scende l'oscurità ti vengono a prendere. E' allora che ti rendi conto che mentre parlavi di organizzazioni e comitati lo sterminio era già cominciato! Non vi ingannate, fratelli miei! Gli umani spargeranno sangue per primi. Ci costringeranno a subire la cura. C'è solo una domanda: vi unirete alla mia confraternita per combattere o attenderete l'inevitabile genocidio? Da che parte starete, con gli umani... o con noi? * '''Callisto''': Se sei così fiero di essere un mutante dov'è il tuo marchio?!<br/>'''Magneto''': Una volta sono stato marchiato {{NDR|mostrando il numero di serie del lager nazista}}, mia cara, e ti assicuro che nessun ago toccherà mai più la mia pelle! * '''Xavier''': L'enorme massa d'acqua che ha sommerso Jean avrebbe dovuto ucciderla. L'unica spiegazione del perché Jean sia sopravvissuta è che i suoi poteri l'abbiano avvolta in un bozzolo di energia telecinetica.<br/>'''Wolverine''': Si riprenderà del tutto?<br/>'''Xavier''': Jean Grey è l'unico mutante che abbia mai incontrato di classe cinque, il suo potenziale è praticamente illimitato. La sua mutazione è situata nella parte inconscia della sua mente, è questo il problema. Quando era bambina ho creato una serie di barriere psichiche per isolare i suoi poteri dalla sua coscienza e come risultato Jean ha sviluppato una [[Disturbo dissociativo dell'identità|doppia personalità]].<br/>'''Wolverine''': Che cosa?!<br/>'''Xavier''': La Jean consapevole, i cui poteri erano sempre sotto il suo controllo, e il lato silente, una personalità che durante le nostre sedute è arrivata a chiamare sé stessa ''la Fenice''. Una creatura di puro istinto, di [[desiderio]], di [[gioia]] e di [[rabbia]]. * {{NDR|Wolverine e Xavier parlano dei blocchi mentali imposti da quest'ultimo a Jean}}<br/>'''Woverine''': Se si mette in gabbia la bestia, a volte la bestia si ribella!<br/>'''Xavier''': Tu non hai idea... Non hai idea di che cosa sia capace.<br/>'''Woverine''': No, non ho idea di che cosa ''lei'' sia capace!<br/>'''Xavier''': Ho dovuto fare una scelta terribile e ho scelto il minore fra i due mali.<br/>'''Woverine''': Però a me sembra che Jean non abbia avuto scelta!<br/>'''Xavier''': Non sono tenuto a giustificarmi, tanto meno con te. * '''Warren Kenneth Worthington Jr'''<ref>Warren Kenneth Worthington Jr. è il padre di Warren Worthington III, alias Angelo.</ref>: Warren, è per una vita migliore... È quello che vogliamo tutti...<br/>'''Angelo''': No, è quello che vuoi tu! * '''Xavier''': Ha bisogno di aiuto, Jean non sta bene...<br/>'''Magneto''': Buffo, parli come i suoi genitori! * '''Rogue''': Tu non sai cosa sia avere paura dei propri poteri. Avere paura di avvicinarti a qualcuno.<br/>'''Wolverine''': Sì, lo so...<br/>'''Rogue''': Voglio poter toccare le persone, Logan... Un abbraccio, una stretta di mano... Un bacio...<br/>'''Wolverine''': Spero che tu non lo faccia per un uomo... Ascolta, se vuoi andare vai, ma devi essere sicura di volerlo!<br/>'''Rogue''': Non dovresti dirmi di restare?! Di andare di sopra e disfare i bagagli?!<br/>'''Wolverine''': Non sono tuo padre, sono tuo amico. * '''Jean/La Fenice''': Tu moriresti per loro?<br/>'''Wolverine''': No, non per loro. Per te. Per te.<br/>'''Jean''' {{NDR|[[Ultime parole dagli X-Men|ultime parole]]}}: Aiutami... salvami... <br/>'''Wolverine''': Ti amo. {{NDR|la trafigge con i suoi artigli}} ==[[Explicit]]== {{explicit film}} {{NDR|Nella scena finale dopo i titoli di coda}}<br />'''Moira MacTaggert''': Buongiorno.<br />'''Professor X''': Salve, Moira.<br />'''Magneto''' {{NDR|misteriosamente commossa}}: Charles... ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto|etichetta=''X-Men - Conflitto finale''}} {{X-Men}} [[Categoria:Film degli X-Men]] 0lwa8eifk93ue236w7umuakf6bptxr8 1223368 1223367 2022-08-19T18:00:53Z 176.243.97.174 /* Explicit */ wikitext text/x-wiki {{Film |titoloalfabetico= X-Men 3 |dimensioneimmagine= 200 |immagine= XMen3e3.jpg |didascalia= La moto E3 2006 X-Men 3 |titoloitaliano = X-Men - Conflitto finale |titolooriginale = X-Men: The Last Stand |paese = USA |anno = 2006 |genere = fantascienza, azione, supereroi |regista = [[Brett Ratner]] |soggetto = [[Zak Penn]], [[Simon Kinberg]] |sceneggiatore = [[Zak Penn]], [[Simon Kinberg]] |attori = *[[Hugh Jackman]]: Logan/Wolverine *[[Patrick Stewart]]: Professor Charles F. Xavier *[[Ian McKellen]]: Erik Lensherr/Magneto *[[Halle Berry]]: Ororo Munroe/Tempesta *[[Famke Janssen]]: Jean Grey/Fenice *[[Anna Paquin]]: Marie D'Ancanto/Rogue *[[Rebecca Romijn-Stamos]]: Raven Darkholme/Mystica *[[Kelsey Grammer]]: Dr. Hank McCoy/Bestia *[[Shawn Ashmore]]: Bobby Drake/Uomo Ghiaccio *[[Ellen Page]]: Kitty Pride/Shadowcat *[[Ben Foster]]: Warren Worthington III/Angelo *[[Aaron Stanford]]: John Allerdyce/Pyro *[[James Marsden]]: Scott Summers/Ciclope *[[Olivia Williams]]: Dottoressa Moira MacTaggart *[[Shohreh Aghdashloo]]: Dottoressa Kavita Rao *[[Vinnie Jones]]: Cain Marko/Fenomeno *[[Daniel Cudmore]]: Piotr Rasputin/Colosso *[[Dania Ramirez]]: Callisto |doppiatoriitaliani= *[[Fabrizio Pucci]]: Logan/Wolverine *[[Ennio Coltorti]]: Professor Charles F. Xavier *[[Carlo Sabatini]]: Erik Lensherr/Magneto *[[Giuppy Izzo]]: Ororo Munroe/Tempesta *[[Barbara Castracane]]: Jean Grey/Fenice *[[Sara Onorato]]: Marie D'Ancanto/Rogue *[[Claudia Razzi]]: Raven Darkholme/Mystica *[[Stefano Mondini]]: Dr. Hank McCoy/Bestia *[[Francesco Pezzulli]]: Bobby Drake/Uomo Ghiaccio *[[Giulia Catania]]: Kitty Pride/Shadowcat *[[David Chevalier]]: Warren Worthington III/Angelo *[[Emiliano Coltorti]]: John Allerdyce/Pyro *[[Francesco Bulckaen]]: Scott Summers/Ciclope *[[Cinzia Villari]]: Dottoressa Moira MacTaggart *[[Ludovica Modugno]]: Dottoressa Kavita Rao *[[Stefano De Sando]]: Cain Marko/Fenomeno *[[Carlo Scipioni]]: Piotr Rasputin/Colosso *[[Domitilla D'Amico]]: Callisto |note=*'''Fotografia''': [[Dante Spinotti]] }} '''''X-Men – Conflitto finale''''', film statunitense del 2006 con [[Hugh Jackman]], regia di [[Brett Ratner]]. {{Tagline|Tu da che parte stai?}} ==[[Incipit]]== {{incipit film}} {{NDR|Il film si apre con un flashback di vent'anni, in cui Eric Lensherr (alias Magneto) e Charles Xavier si recano in visita presso la casa dei genitori di Jean Grey. Alcuni estratti:}}<br/>'''Magneto''': Non capisco ancora perché sono qui. Non potevi convincerli tu ad accettare?!<br/>'''Xavier''': Avrei potuto, ma non è nel mio stile. E pensavo che tu, più di tutti, comprendessi i miei sentimenti sull'abuso di [[potere]].<br/>'''Magneto''': Ah, il potere corrompe e via di seguito! Sì, Charles... Quando smetterai di farmi la predica?!<br/>'''Xavier''': Quando tu ascolterai! E sei qui perché ho bisogno di te.<br/>'''Magneto''': Non dovremo incontrarli tutti di persona, no?!<br/>'''Xavier''': No, ma lei è speciale! ==Frasi== *{{NDR|Alludendo al suo trauma successivo alla morte di Jean}} Non guariscono tutti in fretta come te, Logan! ('''Ciclope''') *{{NDR|[[Ultime parole dagli X-Men|Ultime parole]] a Jean}} No, no! ('''Ciclope''') *{{NDR|Mystica è stata colpita dalla cura, salvando Magneto}} Mi dispiace, mia cara, non sei più una di noi ormai... ('''Magneto''') *{{NDR|Parlando del professor Xavier}} Guardati, Logan... Ti ha domato! ('''La Fenice''') *{{NDR|A Jean, alludendo alla morte di Ciclope}} Hai ucciso l'uomo che amavi perché non controlli il tuo potere! ('''Xavier''') *{{NDR|Rivolto a Jean, un istante prima che lo uccida}} Non lasciare che il potere ti controlli. ('''Xavier''') *{{NDR|[[Elegie funebri dai film|Elogio funebre]] per il professor Xavier}} Viviamo in tempi oscuri. In un mondo pieno di [[paura]], [[rabbia]], [[odio]] e intolleranza. Ma in ogni [[tempo]] ci sono coloro che lottano contro tutto questo. Charles Xavier era nato in un [[mondo]] diviso, un mondo che ha tentato di risanare. Una missione che non ha mai visto compiersi. Sembra essere il [[destino]] dei grandi uomini quello di non vedere mai il raggiungimento dei loro obiettivi. Charles era più di un capo, più di un maestro, era un amico. Quando avevamo paura ci ha dato la forza, e quando eravamo soli ci ha dato una famiglia. E anche se ora se n'è andato, gli insegnamenti di Xavier vivono attraverso di noi: i suoi allievi. Dovunque andremo, dovremo portare avanti il suo ideale e il suo ideale era un mondo unito. ('''Tempesta''') *{{NDR|Alla Fenice}} Ricordi quando ci siamo incontrati? Sai cosa ho visto, quando ti ho guardata? Ho visto il prossimo stadio dell'evoluzione, quello che Charles e io sognavamo di trovare. E ho pensato "perché Charles vuole traformare questa dea in una mortale?!" Io posso manipolare il metallo di quest'arma, ma tu... Tu puoi fare tutto... Tutto quello che riesci a pensare! ('''Magneto''') *{{NDR|A Pyro}} Tu non puoi capire quanto ha fatto il professor Xavier per noi. Il mio unico rimpianto è che sia dovuto morire, perché il nostro [[sogno]] vivesse. ('''Magneto''') *{{NDR|A Wolverine, che vorrebbe raggiungere Jean}} Lei ha fatto la sua [[scelta]], è ora di fare la nostra. Se stai con noi allora stai con noi! ('''Tempesta''') *Membri della confraternita, loro vogliono curarci! Ma io dico: la cura siamo noi! La cura per quella sciagurata malattia chiamata Homo Sapiens! Hanno le loro armi, noi abbiamo le nostre. Il mondo non conosce ancora la furia vendicativa con la quale colpiremo! E se qualche mutante si metterà sulla nostra strada useremo questo veleno contro di lui! Andremo sull'isola di Alcatraz per impossessarci della cura e distruggeremo la sua fonte! E poi niente potrà più fermarci! ('''Magneto''') *{{NDR|Alludendo a Mystica}} L'inferno non conosce furia simile a una donna respinta. ('''Presidente degli Stati Uniti''') *Negli scacchi vanno avanti i pedoni. Gli umani e le loro armi... {{NDR|Prova invano a disarmare i soldati}} Plastica... Hanno imparato! Per questo motivo vanno avanti i pedoni. ('''Magneto''') *{{NDR|Riferito agli X-Men}} Tradiscono la loro stessa causa. Uccideteli! ('''Magneto''') ==Dialoghi== * '''Xavier''': È da maleducati, sai, leggere i miei pensieri, o quelli del signor Lehnsherr senza il nostro permesso!<br/>'''Magneto''': Credevi di essere l'unica a saperlo fare, signorina?!<br/>'''Xavier''': Noi siamo mutanti... Siamo uguali a te, Jean!<br/>'''Jean''': Davvero?! Ne dubito!<br/>{{NDR|Jean inverte la forza di gravità nel circondario}}<br/>'''Magneto''': Oh, Charles... Mi piace! * {{NDR|Nella stanza del pericolo Wolverine si prepara ad attaccare da solo una sentinella}}<br/>'''Tempesta''': Logan, noi lavoriamo insieme!<br/>'''Wolverine''': Sì?! Allora tanti auguri! * '''Tempesta''': Non puoi cambiare le regole a tuo piacimento. Io cerco d'insegnargli qualcosa...<br/>'''Wolverine''': Io gli ho insegnato qualcosa.<br/>'''Tempesta''': Ci esercitavamo sulla difesa...<br/>'''Wolverine''': Sì, ma la miglior difesa è l'attacco! O era il contrario... * {{NDR|Mystica viene interrogata da un agente federale}}<br/>'''Mystica''': Non rispondo al mio nome da schiava.<br/>'''Agente''': Raven Darkholme, è questo il tuo vero nome, vero? Oppure lui ti ha convinto che non hai più una famiglia?!<br/>'''Mystica''': La mia famiglia ha tentato di uccidermi, patetico ammasso di carne. * '''Bestia''': Wolverine... Dicono che sei una bestia.<br/>'''Wolverine''': Senti chi parla! * {{NDR|All'annuncio dell'esistenza di una cura contro il gene mutante}}<br/>'''Tempesta''': Ma chi la vorrà questa cura?! Insomma, chi è quel vigliacco che la farebbe solo per integrarsi?!<br/>'''Bestia''': È vigliaccheria salvarsi dalla persecuzione? Non tutti possiamo integrarci con facilità, tu non perdi il pelo sui mobili. * {{NDR|Durante l'assemblea dei mutanti}}<br/>'''Mutante''': La cura è volontaria, nessuno qui sta parlando di sterminio...<br/>'''Magneto''': Nessuno ne parla mai! Lo fanno e basta. E vai avanti a vivere la tua vita ignorando tutti i segnali attorno a te. Poi, un giorno, quando l'aria è ferma e scende l'oscurità ti vengono a prendere. E' allora che ti rendi conto che mentre parlavi di organizzazioni e comitati lo sterminio era già cominciato! Non vi ingannate, fratelli miei! Gli umani spargeranno sangue per primi. Ci costringeranno a subire la cura. C'è solo una domanda: vi unirete alla mia confraternita per combattere o attenderete l'inevitabile genocidio? Da che parte starete, con gli umani... o con noi? * '''Callisto''': Se sei così fiero di essere un mutante dov'è il tuo marchio?!<br/>'''Magneto''': Una volta sono stato marchiato {{NDR|mostrando il numero di serie del lager nazista}}, mia cara, e ti assicuro che nessun ago toccherà mai più la mia pelle! * '''Xavier''': L'enorme massa d'acqua che ha sommerso Jean avrebbe dovuto ucciderla. L'unica spiegazione del perché Jean sia sopravvissuta è che i suoi poteri l'abbiano avvolta in un bozzolo di energia telecinetica.<br/>'''Wolverine''': Si riprenderà del tutto?<br/>'''Xavier''': Jean Grey è l'unico mutante che abbia mai incontrato di classe cinque, il suo potenziale è praticamente illimitato. La sua mutazione è situata nella parte inconscia della sua mente, è questo il problema. Quando era bambina ho creato una serie di barriere psichiche per isolare i suoi poteri dalla sua coscienza e come risultato Jean ha sviluppato una [[Disturbo dissociativo dell'identità|doppia personalità]].<br/>'''Wolverine''': Che cosa?!<br/>'''Xavier''': La Jean consapevole, i cui poteri erano sempre sotto il suo controllo, e il lato silente, una personalità che durante le nostre sedute è arrivata a chiamare sé stessa ''la Fenice''. Una creatura di puro istinto, di [[desiderio]], di [[gioia]] e di [[rabbia]]. * {{NDR|Wolverine e Xavier parlano dei blocchi mentali imposti da quest'ultimo a Jean}}<br/>'''Woverine''': Se si mette in gabbia la bestia, a volte la bestia si ribella!<br/>'''Xavier''': Tu non hai idea... Non hai idea di che cosa sia capace.<br/>'''Woverine''': No, non ho idea di che cosa ''lei'' sia capace!<br/>'''Xavier''': Ho dovuto fare una scelta terribile e ho scelto il minore fra i due mali.<br/>'''Woverine''': Però a me sembra che Jean non abbia avuto scelta!<br/>'''Xavier''': Non sono tenuto a giustificarmi, tanto meno con te. * '''Warren Kenneth Worthington Jr'''<ref>Warren Kenneth Worthington Jr. è il padre di Warren Worthington III, alias Angelo.</ref>: Warren, è per una vita migliore... È quello che vogliamo tutti...<br/>'''Angelo''': No, è quello che vuoi tu! * '''Xavier''': Ha bisogno di aiuto, Jean non sta bene...<br/>'''Magneto''': Buffo, parli come i suoi genitori! * '''Rogue''': Tu non sai cosa sia avere paura dei propri poteri. Avere paura di avvicinarti a qualcuno.<br/>'''Wolverine''': Sì, lo so...<br/>'''Rogue''': Voglio poter toccare le persone, Logan... Un abbraccio, una stretta di mano... Un bacio...<br/>'''Wolverine''': Spero che tu non lo faccia per un uomo... Ascolta, se vuoi andare vai, ma devi essere sicura di volerlo!<br/>'''Rogue''': Non dovresti dirmi di restare?! Di andare di sopra e disfare i bagagli?!<br/>'''Wolverine''': Non sono tuo padre, sono tuo amico. * '''Jean/La Fenice''': Tu moriresti per loro?<br/>'''Wolverine''': No, non per loro. Per te. Per te.<br/>'''Jean''' {{NDR|[[Ultime parole dagli X-Men|ultime parole]]}}: Aiutami... salvami... <br/>'''Wolverine''': Ti amo. {{NDR|la trafigge con i suoi artigli}} ==[[Explicit]]== {{explicit film}} {{NDR|Nella scena finale dopo i titoli di coda}}<br />'''Moira MacTaggert''': Buongiorno.<br />'''Professor X''': Salve, Moira.<br />'''Moira MacTaggert''' {{NDR|misteriosamente commossa}}: Charles... ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto|etichetta=''X-Men - Conflitto finale''}} {{X-Men}} [[Categoria:Film degli X-Men]] 4v6686tlfbr5iytw5c9paw28yw9lot1 Toninho Cerezo 0 15197 1223437 775474 2022-08-20T02:02:38Z Danyele 19198 fix vari wikitext text/x-wiki [[File:Antônio Carlos Cerezo (Toninho Cerezo) 01.jpg|thumb|Toninho Cerezo]] '''Antônio Carlos Cerezo''' (1955 – vivente), ex calciatore brasiliano. ==Citazioni di Toninho Cerezo== {{cronologico}} *Il [[Calcio (sport)|calcio]] è felicità, gioia di vivere. Il calcio è riso con i fagioli.<ref>Citato in Marco Sappino, ''Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano'', Dalai editore, 2000, [http://books.google.it/books?id=J5OpwwKggrsC&pg=PA2112 p. 2112]. ISBN 8880898620</ref> *Il cuore di Dio è [[Associazione Sportiva Roma|giallorosso]].<ref>Da un'intervista a ''Il Romanista''; citato in ''[http://www.tuttomercatoweb.com/rassegna-stampa/roma-toninho-cerezo-dio-ha-il-cuore-giallorosso-77973 Roma, Toninho Cerezo: "Dio ha il cuore giallorosso"]'', ''Tuttomercatoweb.com'', 19 ottobre 2007.</ref> {{Int2|''Quelli che il baciccia''|Genova, Fratelli Frilli Editori, 2002.}} *'''Cerezo''': A Sgenuva me trovu benissimu. <br /> '''Giornalista di Italia 1''': Vedo che ha anche già preso un bell'accento genovese! *Come si sgioca a [[Stadio Luigi Ferraris|Marassi]]? Da un lato grande campo. Da altro lato sembra Bogliasco. {{NDR|Durante i lavori di ristrutturazione per il [[campionato mondiale di calcio 1990]]}} *Tu, [[Paolo Borea|Paolo]] {{NDR|Borea}}, sei il più grande direttore sportivo del mondo. [[Paolo Mantovani|Mantovani]] è il più grande presidente del mondo. Voi due dite che Cerezo è il più grande centrocampista del mondo. Mi sa che voi due volete inc... ==Note== <references /> ==Bibliografia== * AA.VV., ''Quelli che il baciccia'', Genova, Fratelli Frilli Editori, 2002. ==Voci correlate== *[[Lea T]] – figlia ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Calciatori brasiliani|Cerezo, Toninho]] 7jtrl3q9llqrv71a43th1xwfzuiyqt0 1223438 1223437 2022-08-20T02:03:22Z Danyele 19198 +didascalia wikitext text/x-wiki [[File:Antônio Carlos Cerezo (Toninho Cerezo) 01.jpg|thumb|Toninho Cerezo (1993)]] '''Antônio Carlos Cerezo''' (1955 – vivente), ex calciatore brasiliano. ==Citazioni di Toninho Cerezo== {{cronologico}} *Il [[Calcio (sport)|calcio]] è felicità, gioia di vivere. Il calcio è riso con i fagioli.<ref>Citato in Marco Sappino, ''Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano'', Dalai editore, 2000, [http://books.google.it/books?id=J5OpwwKggrsC&pg=PA2112 p. 2112]. ISBN 8880898620</ref> *Il cuore di Dio è [[Associazione Sportiva Roma|giallorosso]].<ref>Da un'intervista a ''Il Romanista''; citato in ''[http://www.tuttomercatoweb.com/rassegna-stampa/roma-toninho-cerezo-dio-ha-il-cuore-giallorosso-77973 Roma, Toninho Cerezo: "Dio ha il cuore giallorosso"]'', ''Tuttomercatoweb.com'', 19 ottobre 2007.</ref> {{Int2|''Quelli che il baciccia''|Genova, Fratelli Frilli Editori, 2002.}} *'''Cerezo''': A Sgenuva me trovu benissimu. <br /> '''Giornalista di Italia 1''': Vedo che ha anche già preso un bell'accento genovese! *Come si sgioca a [[Stadio Luigi Ferraris|Marassi]]? Da un lato grande campo. Da altro lato sembra Bogliasco. {{NDR|Durante i lavori di ristrutturazione per il [[campionato mondiale di calcio 1990]]}} *Tu, [[Paolo Borea|Paolo]] {{NDR|Borea}}, sei il più grande direttore sportivo del mondo. [[Paolo Mantovani|Mantovani]] è il più grande presidente del mondo. Voi due dite che Cerezo è il più grande centrocampista del mondo. Mi sa che voi due volete inc... ==Note== <references /> ==Bibliografia== * AA.VV., ''Quelli che il baciccia'', Genova, Fratelli Frilli Editori, 2002. ==Voci correlate== *[[Lea T]] – figlia ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Calciatori brasiliani|Cerezo, Toninho]] qsqmj46sr0xou6y9g5vpg51ug7jau2o Dario Argento 0 16496 1223394 1222694 2022-08-19T21:02:42Z Mariomassone 17056 /* Citazioni di Dario Argento */ wikitext text/x-wiki [[File:Dario Argento 2014.jpg|thumb|Dario Argento, 2014]] '''Dario Argento''' (1940 – vivente), sceneggiatore, regista, attore e produttore cinematografico italiano. ==Citazioni di Dario Argento== {{cronologico}} ===1985=== *{{NDR|Su ''[[Dèmoni (film)|Dèmoni]]''}} Di Lamberto mi fidavo ciecamente; il progetto di produrre un suo film era nell' aria da molto tempo. Volevo che venisse fuori la sua furia, la sua rabbia. E credo che tutto questo sia avvenuto. E poi i registi sono anche i migliori produttori; sono gente di cinema che capisce le esigenze e i problemi di chi lavora per loro. In America poi il fenomeno del regista produttore è molto diffuso: basti guardare Carpenter, Spielberg, Lucas.<ref>Citato in [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/09/13/tanti-demoni-prodotti-da-dario-argento.html ''Tanti "Demoni" prodotti da Dario Argento''], ''La Repubblica'', 13 settembre 1985.</ref> {{Int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,22/articleid,0999_01_1985_0008_0038_13827774/ Dario Argento, thriller con insetti]''|Su ''[[Phenomena]]'', ''La Stampa'', 10 gennaio 1985.|h=4}} *Ho speso più di sei miliardi. La colpa è degli insetti: ho dovuto importare ragni, scorpioni, e vedove nere dall'Africa mentre mosche, cavallette e vespe le abbiamo allevate in più parti di Roma. *È stato difficile far recitare gli insetti, ma anche la scimmia mi ha fatto impazzire, poiché volevo che la sua interpretazione non fosse buffonesca. Gli insetti sono comunque degli animali simpaticissimi, che ho rappresentato affettuosamente e loro mi hanno ripagato evitandomi pizzichi e punture. *Perché utilizzare le mani di qualche altro, quando le mie sono così esperte che riescono a fare tutto da sole? {{Int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,21/articleid,0999_01_1985_0025_0021_13836061/ Sono un samurai, sfido l'America con un film]''|Su ''[[Phenomena]]'', ''La Stampa'', 31 gennaio 1985.|h=4}} *Mi ero fissato in una sfida paranoica: volevo realizzare in un film la più alta tecnica che il cinema italiano in questo momento potesse esprimere. Una specie di super-sfida con il cinema americano dei grandi effetti, rispondendo colpo su colpo: i migliori mezzi, la tecnologia più sofisticata, i collaboratori più bravi. *Pensavo che ci volessero spalle grandi come quelle di Schwarzenegger per reggere tutto il peso del film. E non sospettavo che Jennifer avesse spalle così robuste. E una volontà così forte. *Mi dimenticai tutto. Paure. Amori. Amicizie. La mia vita privata. Mi sentivo come un samurai. Completamente catturato dalla disciplina di fare questo film, di vincere questa sfida, la sfida di fare un film compatto e sicuro, potente, impressionante, dei momenti favola e dei momenti pazzia. *Che ho voluto raccontare? Ancora non lo so. Lo so sempre quattro, cinque mesi dopo l'uscita. Così, a sensazione, a pelle, in ''Phenomena'' ci trovo tante cose mie. Tanto mio cinema. Ma anche tante storie private. Tanti personaggi che ho conosciuto, che ho amato, che mi hanno amato, cui ho fatto del bene, che mi hanno fatto del male, che ho aiutato, che mi hanno tradito, che conosco, che non conoscerò mai. [...] E mi viene in mente un'idea che certo non era cosciente, ma che dà una strana chiave di lettura per il film. Paul {{sic|Cordino}}, il personaggio che si nomina tanto nel film ma che non si vede mai, e se fossi io? Quest'idea mi turba, la stessa storia del film ora mi sembra diversa. {{Int|Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/06/22/libero-dario-argento-qualcuno-ha-voluto-farmi.html Libero Dario Argento. "Qualcuno ha voluto farmi una cattiveria"]''|''La Repubblica'', 22 giugno 1985.|h=4}} *Gli ho dato l'hashish e gli ho chiesto: è una cosa grave? E gli agenti hanno risposto: crediamo proprio che lei dovrà essere arrestato... Mi hanno portato in caserma, ed erano tutti molto gentili. L'hashish l'ho dovuto lasciare lì. Andandomene ho detto: mo' nun famo che appena giro le spalle qualcuno se fuma la robba mia... *Mi hanno messo in una cella minuscola, in isolamento con altre tre persone. Enrico Nicoletti, l'imprenditore coinvolto nello scandalo di Tor Vergata, e altri due che non ho capito chi fossero. In carcere sono stati tutti gentilissimi, sarà forse perchè il mio è un cinema molto trasgressivo e allora dietro le sbarre va forte... Insomma, ho avuto una grande accoglienza. I travestiti, in fondo al corridoio, mi cantavano le serenate sulle note di "Yellow Submarine", ripetendo: "Quanto sei carino". *La notte in prigione è mostruosa. Di giorno sembra di potere sopravvivere, ma la notte è atroce, straziante, con quelle grida terribili dei tossicomani che vanno a rota. *Guardi: io non sono mai stato in Perù, non ho mai messo piede in Sud America. E se anche mi fossi voluto spedire della cocaina non l'avrei certo mandata al mio vecchio indirizzo, dove non vivo più da quasi due anni. {{Int|Da ''Creare incubi: parla Dario Argento''|Frammenti di interviste di [[Fabio Giovannini]] tra l'agosto 1985 e il febbraio 1986, riportato in ''Dario Argento. {{small|Il brivido, il sangue, il thrilling}}'', Edizioni Dedalo, 1986, pp. 133-164, ISBN 88-220-4516-5.|h=4}} *Una delle cose che avevo scritto capitò in mano a [[Sergio Leone]], e quello è stato l'incontro «fatale» della mia vita. Leone mi permise di frequentarlo. Parlavamo, lui mi spiegava cos'è un carrello, come si fa il cinema in concreto. Un giorno, quando appena aveva finito di girare ''[[Il buono, il brutto, il cattivo|Il Buono, il Brutto e il Cattivo]]'', mi disse che non sapeva quale film mettersi a fare. Mi ha chiesto: tu lo scriveresti? E io: con piacere! Leone conosceva bene un altro giovane, [[Bernardo Bertolucci]], che aveva già fatto dei film come regista ma che in quel momento era disoccupato, e allora ha proposto a noi due di scrivere il suo prossimo film. Io e Bertolucci ci siamo messi insieme a pensare questo nuovo film di Leone, e così è nato ''[[C'era una volta il West]]''. In questo modo ho scritto il mio primo film veramente professionale. *In Italia spesso sono i critici più «antiquati» a dirigere i centri in cui si studia il cinema: una scuola di cinema che ti imposta male è meglio non frequentarla perché ne esci sbandato e dissociato, ti insegna solo a fare un cinema che non esiste, il cnema di vent'anni fa. I critici, del resto, sono tutti passatisti, sono rimasti interessati solo a quello che è accaduto quando erano giovani. Il Centro Sperimentale di Cinematografia, ad esempio, è un disastro perché i ragazzi studiano nozioni sbagliate e in modo selettivo, studiano solo quel tipo di cinema che viene selezionato dal presidente del Centro. Poi i ragazzi vanno al cinema e si accorgono che si fanno altri film, mentre loro studiano per preparare film che non si fanno più da vent'anni e che nessuno vuole più. Sono fermi al cinema neorealista italiano e francese. *Fortunatamente io ho avuto [[successo]] subito, fin dal primo film, e questo mi ha tolto tante frustrazioni, tanti drammi e anche tante schiavitù: se hai successo subito, dopo puoi fare come ti pare, altrimenti devi subire i consigli e le imposizioni di chi ti dice come devi fare e cosa devi fare. *Anche un ambiente che sembra squallido può diventare bellissimo dando luce e utilizzando certe inquadrature. La realtà è bella per come la riprendi. Non è bella solo la Reggia di Caserta, Fointanebleu, Versailles: tutto può essere bello e interessante, al cinema. *Ho usato [[Torino]] tre volte, per ''[[Il gatto a nove code]]'', ''[[4 mosche di velluto grigio|Quattro mosche di velluto grigio]]'' e ''[[Profondo rosso (film 1975)|Profondo rosso]]''. Anche se Torino è una città emarginata dal cinema ho voluto lo stesso spostare là la troupe perché mi piaceva. Ho avuto una grande impressione da ragazzino, quando sono stato a Torino d'inverno, un'impressione morbosa. Per questo ho girato lì tanti esterni dei miei film. *Per ''[[Suspiria]]'' sono andato molto tempo in Germania e nel nord della Svizzera, perché volevo fare un film gotico. Avevo un soggetto, e per ispirarmi ho fatto un giro di tre mesi nel Nord Europa a scoprire il gotico, i suoi colori, gli ambienti, le punte, gli aculei. *Sei più solo in città che in campagna. In campagna ti possono sempre trovare, ma in città ti sperdi. *Non ho mai scritto a casa, né soggetti né sceneggiature. In casa riesco solo a scrivere articoli, ma per i film devo andare in una stanza d'albergo. *Non prendo mai appunti, è un'altra mia particolarità. Io penso, anche per mesi. Ho scoperto questo procedimento durante i primi film. Ai miei collaboratori sembra folle, ma io non appunto nulla, neanche una parola. Vado avanti con la storia, e inevitabilmente dimentico molte cose, ma sono sempre le più banali. Le cose più importanti non le dimentico mai. *Gli americani non si fidano delle sceneggiature scritte dai registi. Io sono un autore-scrittore, che non si fa dare uno script preconfezionato, ma scrive da sé i propri film. I produttori americani non si fidano, sono convinti che il regista ignori i gusti del pubblico. Quindi dovrei affidarmi a uno sceneggiatore americano, o addirittura prendere una sceneggiatura già scritta o un libro che ha avuto successo in America. Non riuscirei mai a lavorare su una sceneggiatura scritta da altri. Ogni anno gli americani mi chiamano e ogni volta ripeto loro che la sceneggiatura devo scriverla io. Non sarei capace, ad esempio, di mettere in scena un libro di [[Ken Follett]]: e non mi interessa. *L'attore per me è un momento del film, è una parte, come la scenografia. L'attore vorrei scolpirlo io, perché assomigli alla faccia, all'espressione e al modo di fare che ho in mente. Come penso alla storia, alla sceneggiatura, alla fotografia, così penso all'attore. Non mi piace lo spazio che a volte si prendono gli attori. Il film va fatto come voglio io, come l'ho pensato io. Non c'è nessun attore al mondo con cui desidererei ad ogni costo fare un film. Più è un attore di cui si dice che ha una grossa personalità, più non lo voglio. *I critici hanno i complessi nei confronti del cinema moderno, non sanno mai catalogarlo, e allora lo paragonano alle cose peggiori che riescono a pensare. Appena vedevano un film ben fatto e molto elegante dicevano subito che aveva uno stile pubblicitario. Adesso vedono un film girato con dinamismo e velocità e dincono che è come una video-clip. *{{NDR|Su ''[[Le cinque giornate]]''}} Prima che uscisse il film Nanni Balestrini mi disse: quando vedranno ''Le cinque giornate'' ti daranno dell'anarcosindacalista, anarchico di destra, qualunquista, perché quando il critico di sinistra trova un'opera che lo scavalca a sinistra, non lo ammette e allora la definisce fascista. Era il periodo in cui si diceva che non esiste guerriglia di sinistra e che i terroristi erano tutti fascisti, e poi si è dimostrato che non era così. È un film nato negli anni Settanta, quando tutti avevano quei pensieri. *Trovo che tanti registi si comportano come se facessero un altro mestiere. Più che gente che si occupa di cinema sembrano dei commercianti, parlano di tutto tranne che del cinema. Questo mi colpiva molto quando ero giornalista cinematrografico, e mi dicevo: possibile che i registi siano così ignobili, a metà tra l'operaio e il venditore di pellami? *Io penso che l'atteggiamento del pubblico sia cambiato negli ultimi venti o trenta anni. Se parlo con degli amici scopro che quando vedevano un film da ragazzini avevano terrore dell'''assassino'' e del ''mostro'', lo odiavano. Invece negli ultimi dieci anni il pubblico «tifa» molto per l'assassino. *Non voglio perdere tempo a spiegare alle controfigure cosa devono fare. Io non appaio, appare solamente la mano, ma io so come la mano deve colpire, come deve essere minacciosa. Penso che continuerò. In ''L'uccello dalle piume di cristallo'' avevano scelto una persona per queste scene, doveva infilarsi i guanti, colpire con il pugnale, eccetera. Appena ha cominciato mi sono accorto che andava male, non interpretava quelle mani come pensavo io. Allora l'ho fatto io, e da quel momento ho deciso di farlo sempre io. *Io so di più sull'America attraverso un film americano degli anni Sessanta che leggendo i libri. Il film riflette realmente quello che accade, senza sociologia né politica. Il film ti comunica subito le emozioni e le mode di un periodo. *Il [[western]] è legato troppo a una fase storica precisa, mentre l'horror può essere ambientato nell'Ottocento, ai giorni nostri, nel futuro. *Io faccio questi film perché mi piace farli, e se qualcuno ne rimane turbato sono problemi suoi. Io fatico a fare questi film, ci metto anche molta sofferenza e se qualcuno rimane turbato vuol dire che ho saputo trasmettere bene questa sofferenza. *La polemica sulla nocività dei film dell'orrore è stata già stroncata da tempo in America. Hanno scoperto che solo gli adulti restano molto turbati dai film di orrore e di violenza, mentre i ragazzini sono i maggiori fans di questo cinema, si divertono, vanno a vederli in gruppo e si fanno grandi risate. Solo persone adulte e malate possono restare turbate da un film, e quindi sarebbero state turbate in ogni caso dalla famiglia, dalla moglie, dal figlio, da un rimprovero, dall'assistere a un incidente d'auto. *In ''[[Dèmoni 2... L'incubo ritorna|Dèmoni 2]]'' il legame con il film precedente sta nella cognizione che dei fatti tremendi sono avvenuti molto tempo prima, ma ormai tutti se ne sono dimenticati. *Quando ho pensato ''[[Phenomena]]'' mi immaginavo che dal 1940 al 1945 ci fosse stato un avvenimento molto grave, la guerra, e i nazisti avessero vinto. Passati trenta-quarant'anni la gente ha cancellato dalla memoria questo avvenimento così drammatico, non ne parla più. Però in realtà i nazisti hanno vinto la guerra, e la vita ha quindi tutto un altro senso, è la vita di un mondo dove ha vinto l'ordine nazista. Se il film viene guardato con attenzione, sotto questo aspetto, si scopre che chi lo ha fatto pensava a questo principio. *Io non mi sento l'erede di [[Alfred Hitchcock|Hitchcock]]. Forse ho ereditato il suo pubblico, ma non certo le sue tematiche. [...] Hitchcock è puritano mentre io sono libertario fino ai limiti dello sberleffo, il mio cinema è trasgressivo. ===1987=== *''[[Opera (film)|Opera]]'' nasce come una sfida. Dovevo curare la regia di una vera opera lirica, ''Rigoletto'', ma le mie idee non andavano giù ai dirigenti del Teatro. Dicevano che era una interpretazione troppo ardita dell'opera verdiana. Insomma, non se ne fece niente. Per vendicarmi ho deciso di farci sopra un film, e di guadagnarci pure.<ref>Citato in ''[https://archivio.unita.news/assets/main/1987/12/08/page_021.pdf Un'opera rosso sangue]'', intervista di [[Michele Anselmi]] su ''[[Opera (film)|Opera]]'', ''L'Unità'', 8 dicembre 1987.</ref> *{{NDR|Su ''[[Opera (film)|Opera]]''}} Più di otto mesi abbiamo lavorato per preparare le simulazioni dei voli dei corvi telecomandati. A Parma, dove sono state girate le scene più spettacolari, avevamo affittato un casale per ospitare i corvi veri e la gente lo ribattezzò scherzosamente l'albergo dei corvi: al mattino li prelevavamo per portarli al Regio, e alla sera li riportavamo in "albergo".<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,23/articleid,0986_01_1987_0287_0023_23897590/ ''Macbeth con corvi firmato Argento''], ''La Stampa'', 8 dicembre 1987.</ref> *{{NDR|Su ''[[Opera (film)|Opera]]''}} Peccato, probabilmente il film sarà vietato ai minori di 14 anni, ma il mondo sta cambiando, oggi c'è [[Michail Gorbačëv|Gorbaciov]], la censura è destinata a sparire.<ref>Citato in ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/10/anche-orrore-sotto.html C'è anche l'orrore sotto l'albero. Esce a Natale "Opera" di Argento]'', ''La Repubblica'', 10 dicembre 1987.</ref> {{Int|Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/08/02/argento-evviva-la-paura.html Argento: Evviva la paura]''|Intervista di Maria Pia Fusco su ''[[Opera (film)|Opera]]'', ''La Repubblica'', 2 agosto 1987.|h=4}} *Sì, ''Opera'' è il mio film più costoso, 9 miliardi, quasi il doppio di ''Phenomena''. *Ai ragazzi piacciono le emozioni forti, le cercano attraverso la musica, il linguaggio, i comportamenti. Per loro, lo dico da sempre, lo spavento al cinema serve da catarsi e, più degli adulti, lo vivono con la consapevolezza della finzione. E nel mio cinema la finzione è autentica. Nessuno viene mai ferito o ucciso veramente, mentre in un film d'amore gli attori si baciano sul serio, c'è più ambiguità. *Forse sono crudele perchè mio padre è siciliano e mia madre sudamericana e in entrambe le culture la crudeltà è riconosciuta. Forse voglio esorcizzare la mia paura del buio. {{Int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,24/articleid,1346_02_1987_0344_0024_19649579/ Argento: Natale di sangue]''|Intervista di Lamberto Antonelli su ''[[Opera (film)|Opera]]'', ''La Stampa'', 21 dicembre 1987.|h=4}} *{{NDR|Sulla scelta di [[Ronnie Taylor]] come direttore della fotografia}} L'ho scelto perché soltanto lui poteva creare quell'atmosfera con un colore senza particolari dominanti, facendo una fotografia tagliente nella luce, dura, cattiva, allucinante. In fondo «''Opera''» è un thriller più tecnologico che psicologico. *Ho cominciato a pensarci proprio dopo quell'esperienza mancata per il ''«Rigoletto»''. Ho cominciato a costruirlo isolandomi in un'asettica stanza d'albergo, radunando le confidenze che mi aveva fatto [[Cecilia Gasdia]] parlando di uno dei film che io ho più amato, ''«[[Il fantasma dell'Opera (film 1925)|Il fantasma dell'Opera]]»'' e tuffandomi nei ricordi di un altro grande gilm, ''«[[Gli uccelli]]»'' di [[Alfred Hitchcock|Hitchcock]], non dimenticando l'insegnamento di ''«[[Psycho]]»''. *Certo l'aspetto più difficile è rappresentato dalle sequenze con i corvi, uccelli che non si riesce ad ammaestrare. Ne abbiamo presi una conquantina e portati in un casale nei pressi di Parma per cercare di addestrarli alla meno peggio. Poi nelle riprese in teatro siamo dovuti ricorrere al rinforzo di corvi finti, telecomandati, ma che non sfigurano affatto nei riguardi di quelli veri. Sembrano più veri dei veri, proprio come quella battuta sui fiori finti... Quasi tutta la scena è come ripresa dai loro occhi, mentre svolazzano minacciosi sulla platea terrorizzando gli spettatori presenti. Sì, questa è stata una delle sequenze più difficili e più costose. ===1995=== *Avrò avuto quindici, sedici anni, quando la mia famiglia mi portò ad Atene a visitare l'Acropoli. Già vedere il teatro arrampicato sulla collina nel quale, mi diceva mio padre, erano andate in scena le tragedie di Echilio, Sofocle ed Euripide m'aveva dato un mancamento. Ma poi alla scoperta del [[Partenone]] ho perso la testa. Sono rimasto solo molte ore a vagare tra le rovine in preda alla [[sindrome di Stendhal]] mentre mio padre e mia madre, che mi sapevano fantasioso, s'immaginanvano stessi passeggiando per la città.<ref name=svenire>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,19/articleid,0717_01_1995_0211_0019_10610214/ ''Argento. "Lasciatemi svenire"''], ''La Stampa'', 6 agosto 1995.</ref> *{{NDR|Sulla [[sindrome di Stendhal]]}} Si sta proprio male. Malissimo. E non è neanche un fatto raro. All'ospedale psichiatrico di Firenze ci sono sempre tre letti pronti per ricevervi i turisti colpiti da questi sintomi.<ref name=svenire/> ===1996=== {{Int|Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,19/articleid,0628_01_1996_0023_0019_8549836/ Argento: «Il cinema Usa? Plastica»]''|Presentazione su ''[[La sindrome di Stendhal]]'', ''La Stampa'', 24 gennaio 1996.|h=4}} *{{NDR|Su ''[[Seven]]''}} Un film interessante e ben fatto che segue però le mode: basta guardare gli attori. Non c'è inventiva umana nei film americani. Quelli europei, più o meno discutibili, sono comunque frutto della fantasia degli autori. *Ho sempre creduto nei messaggi emotivi e conturbanti che sprigionano dai capolavori dell'arte e quando ho letto il libro della Magherini sono rimasto affascinato dai turbamenti che si possono vivere davanti alle opere dei grandi pittori. *È stata necessaria tutta l'esperienza di Giuseppe Rotunno per avere "la meglio" sui vetri protettivi dei capolavori, che per il loro spessore davano una colorazione verde alle opere, soprattutto a quelle del Botticelli. {{Int|Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/24/dario-argento-anche-arte-puo-uccidere.html Dario Argento: Anche l'arte può uccidere]''|Intervista di Roberto Rombi su ''[[La sindrome di Stendhal]]'', ''La Repubblica'', 24 gennaio 1996.|h=4}} *Il titolo può apparire bizzarro, in America credevano che Stendhal fosse una marca di profumi. *È successo anche a me di soffrirne, quando ero ragazzo, durante una visita in Grecia. Salendo verso il Partenone mi sono sentito male e i miei genitori pensarono che il cibo greco, decisamente un po' pesante, ne fosse la causa. Ma poi ho capito che si trattava di qualcosa di diverso, di più profondo. *Leggendo la recensione del libro della psichiatra Graziella Magherini ho cominciato a pensare agli effetti che l'arte può avere sulle persone. È stato questo lo spunto per una storia che racconta il reciproco darsi la caccia tra una donna poliziotto e un killer sanguinario. *In America è difficile rimanere fedeli alle proprie idee, avrei dovuto accettare troppi compromessi per allinearmi alle leggi del mercato. Lì i film sono fatti tutti al computer come ''[[Seven]]'', prodotto di moda, con attori alla moda con pettinature di moda. Ma il cinema americano sta suscitando una caduta di interesse. Troppi lavori finti, fatti di plastica. Si sta avviando insomma verso una salutare piccola crisi di cui speriamo sappia approfittare il cinema europeo. {{Int|Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/20/argento-cosi-nasce-la-mia-sindrome.html Argento: Così nasce la mia sindrome]''|Presentazione al Festival du Film Fantastique, de Science Fiction & Thriller su ''[[La sindrome di Stendhal]]'', ''La Repubblica'', 20 marzo 1996.|h=4}} *Prima di cominciare la lavorazione andavo tutte le mattine al Louvre per preparare il film e al quinto giorno quattro poliziotti mi hanno afferrato, picchiato e portato via in maniera brusca sospettando in me un ladro o un terrorista! *Nel film ''[[Opera (film)|Opera]]'', la musica era per me un incubo. Il film aveva arie d' opera e scene senza musica. Mi sono messo alla ricerca di una musica compatibile e ho scoperto che ''La Traviata'' si poteva accostare alla musica degli Heavy Metals, New Age o dei Gobelines! *Mi causa molto dolore pensare che alla fine del lavoro qualcuno taglierà le scene del mio film. Ho avuto problemi dappertutto. In Scandinavia i miei film sono stati proibiti per 15 anni, poi sono cambiati i governi e le leggi. A un convegno ad Atlanta, dove ''Opera'' era stato distribuito dalla Orion e censurato di venti minuti, ho portato cassette complete che ho distribuito ai partecipanti. Ricordate che se fate un sogno o create qualcosa, c'è sempre qualcuno che vuol tagliare, e se dici che hai talento, non ti fanno lavorare. ===2005=== *È il mondo del [[cinema]] che mi interessa. Nel mezzo di una scena inventata da me c'è una citazione, un parallelo con una scena che ho già visto, può provenire indifferentemente dall'espressionismo tedesco o dal cinema sperimentale.<ref>Dall'intervista di Gabrielle Lucantonio, ''Dario Argento, la televisione si tinge di nero'', ''Il Manifesto'', 20 luglio 2005.</ref> ===2009=== *Di fare un ''Profondo rosso 2'' non se ne parla, ma per un motivo semplice: chi ama o chi cerca il mio film ha bisogno di trovare la fisicità, i volti e le emozioni stesse che solo la versione originale è in grado di restituire completamente. Escludo perciò di mettermi a lavorare su una continuazione o sul rifacimento integrale della pellicola.<ref>Citato in [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/07/03/dario-argento-vi-faro-paura-con-mia.html ''Dario Argento: Vi farò paura con mia figlia Asia''], ''Repubblica.it'', 3 luglio 2009</ref> ===2011=== {{Int|Da ''[https://intervistemadyur.blogspot.com/2011/09/intervista-dario-argento-ho-una.html Intervista a Dario Argento]''|''Intervistemadyur.blogspot.com'', 16 settembre 2011.|h=4}} *L'opera di Stroker è un classico della letteratura, che pone molte domande: che cos'è l'amore, che cos'è la solitudine, chi è il vero mostro. Io cerco di dare delle risposte a questi interrogativi. *{{NDR|Sul [[Conte Dracula]]}} È un essere camaleontico. Secondo il mito, si trasforma solo in lupo o pipistrello. Io ho pensato che poteva assumere le sembianze di altri animali e insetti giganteschi: un topo, una cavalletta, uno scarafaggio…Inoltre, ha rapporti carnali con uomini e donne, ma questa non è una novità: nelle leggende, che li riguardano, i vampiri sono per natura bisessuali, non hanno pregiudizi *Dracula ha una ferocia inaudita, tuttavia nasconde un lato molto romantico. Il suo amore per Mina è folle e puro. Animalesco, direi. E lo porterà alla rovina. Oltre che all'aglio, lui è vulnerabile al fascino delle famiglie. *{{NDR|I vampiri}} non sono i soliti serial killer, ma figure piene di sentimenti e di conflitti interiori. *I vampiri sono una metafora. M'interesso molto all'esoterismo, ma lo considero un fatto culturale, non una realtà soprannaturale. Streghe e magia svelano qualcosa di noi: l'aspirazione dell'uomo a voler cambiare il proprio destino, il desiderio di raggiungere una felicità facile e impossibile. {{Int|Da ''[https://archivio.unita.news/assets/main/2011/12/08/page_040.pdf Il mio Dracula bello e spietato, mica Twilight]''|Intervista di Paolo Calcagno su ''[[Dracula 3D]]'', ''L'Unità'', 8 dicembre 2011.|h=4}} *C'è molto eros in questo film, l'ho messo in parallelo col Thanatos che segna i destini dei vari personaggi della storia. Il film viaggia proprio sul doppio binario di amore-morte e per farlo correre senza che "deragliasse" questa volta ho voluto curare molto la recitazione che, di solito, nei miei film affido liberamente agli interpreti per non sovraccaricare di progettualità il racconto. *Il mio "[[conte Dracula]]" non è tetro e spaventoso come quello di [[Christopher Lee]] e nemmeno il personaggio raccontato svogliatamente da Coppola. Anzi, ho incominciato a pensare a Dracula proprio dopo aver visto il [[Dracula di Bram Stoker|film di Coppola]] che mi aveva molto deluso. Il mio è un Dracula storico, affascinante per la sua bellezza e il suo messaggio di morte: è molto europeo ed è persino romantico nel suo inseguimento, per ben 400 anni, della perduta anima gemella. *Il 3D oltre che a sorprendere il pubblico, mi è stato utile per rappresentare visivamente il senso di profondità, l’interno e l’esterno dietro di noi. {{Int|Da ''[https://www.bestmovie.it/news/courmayeur-noir-dario-argento-%C2%ABper-dracula-3d-ho-rischiato-di-essere-sbranato-dai-lupi%C2%BB/129727/ Courmayeur Noir – Intervista a Dario Argento]''|Intervista di Valentina Torlaschi, ''Bestmovie.it'', 8 dicembre 2011.|h=4}} *Col 3D siamo ormai entrati nell’epoca della profondità al cinema e questo ci fa scoprire nuove bellezze. Dopo il colore, il 3D è la nuova rivoluzione del cinema. *Del romanzo di [[Bram Stoker]] mi ha affascinato molto la storia di amore e morte che aleggia sul personaggio. Poi mi interessavano molto le sue trasformazioni, quando prende le sembianze di animali e altre creature. Un aspetto che in pochi hanno esplorato. *Thomas Kretschmann, è un Dracula che ha una grande bellezza e fascino, non è certo il tetro [[Christopher Lee]], lui è romantico in un certo senso e mi piaceva questo contrasto con la vera identità del personaggio. Per quel che riguarda [[Rutger Hauer]], nel romanzo di Bram Stoker Van Helsing è olandese e Rutger Hauer è olandese, quindi è stata una scelta giusta anche per l’accento, la sua potenza fisica, la sua forza: è il Van Helsing più giusto di quelli che sono stati fatti. *In [[Transilvania]] abbiamo trovato solo castelli diroccati oppure trasformati in musei o bed and breakfast: erano talmente finti che a volte sembrava di essere a Disneyland! Delle pagliacciate... *Degli animali nessuno mi fa paura. In generale, non ho paura di nulla. C’è chi dice di aver terrore dei fantasmi... Magari! A me piacciano i fantasmi. E anche i vampiri, gli zombi. La cosa che più mi inquieta di tutte sono i fantasmi della mia coscienza, qualcosa di profondo, di inconoscibile che parte dal mio subconscio. ===2012=== {{Int|Da ''[https://www.film.it/film/festival/dettaglio/art/dario-argento-lintervista-esclusiva-5411/ Dario Argento, l'intervista esclusiva]''|Intervista di Pierpaolo Festa, ''Film.it'', 22 maggio 2012.|h=4}} *Volevo rinfrescare il suo look. Il mio [[Conte Dracula|Dracula]] è diverso, selvaggio e romantico. Intelligente e forte. Spesso, nelle altre versioni, si tratta solo di azione. Io ho cercato di puntare alla psicologia. E poi lui è un mito. Mi interessava anche esplorare la sua sessualità, dato che lui ama sia le donne che gli uomini. *{{NDR|Sul suo Dracula preferito}} Dai, [[Bela Lugosi]] decisamente no. Lui era troppo grasso! Mi piacevano i film della [[Hammer Film Productions|Hammer]] con [[Christopher Lee]]. Lui sì che era selvaggio e spaventoso. Ricordo che ero molto giovane e che il suo Dracula mi spaventò parecchio. Io volevo cambiare la visione di Dracula e non mi interessava fare come Coppola. Forse volevo un Dracula più espressionista. *{{NDR|Sul remake di ''Suspiria''}} È un'idea che non mi piace e di cui non conosco nulla. Nessuno me ne ha parlato. Non conosco il regista. Non ne so davvero nulla. *{{NDR|Sui [[Morto vivente|morti viventi]]}} Sono figure estremamente interessanti. Pensateci, guardate là fuori e vi accorgerete che è pieno di morti viventi! Nelle strade come nei film. Sono ovunque! {{Int|Da ''[https://www.comingsoon.it/cinema/interviste/dracula-3d-incontro-con-dario-argento-asia-argento-e-marta-gastini/n18419/ Dracula 3D: Incontro con Dario Argento, Asia Argento e Marta Gastini]''|Intervista di Daniela Catelli, ''Comingsoon.it'', 21 novembre 2012.|h=4}} *{{NDR|Su ''[[Dracula il vampiro]]''}} La prima volta che lo vidi {{NDR|il [[Conte Dracula]]}} era nel film [[Hammer Film Productions|Hammer]] di [[Terence Fisher]] e mi sconvolse. Quando l'ho rifatto, però, non mi sono ispirato affatto a quella pellicola, ma a film che ho visto in seguito, agli espressionisti tedeschi come ''Nosferatu'' di Murnau e ''Vampyr'' di Dreyer.<ref>Citato in ''[https://www.comingsoon.it/cinema/interviste/dracula-3d-incontro-con-dario-argento-asia-argento-e-marta-gastini/n18419/ Dracula 3D: Incontro con Dario Argento, Asia Argento e Marta Gastini]'', ''Comingsoon.it'', 21 novembre 2012.</ref> *Ho lavorato di nuovo con [[Luciano Tovoli|Tovoli]] perché volevo riprendere i colori potenti e saturi, che sono quelli di ''Suspiria'' e per me sono quelli della favola: dei colori forti, potenti, molto netti. Avere lui come direttore della fotografia è stata quindi una scelta obbligata. Per quanto riguarda [[Claudio Simonetti|Simonetti]], credo che per questo film abbia fatto la musica più bella degli ultimi 10 anni. Trovo che sia la sua musica più affascinante, anche se è stata molto elaborata e abbiamo avuto molte discussioni in merito: ma alla fine è venuta la musica più bella di tutte. *C'è quell'immagine, è vero, quando appare [[Christopher Lee]] {{NDR|in ''[[Dracula il vampiro]]''}} con tutta la bocca sporca di sangue. Quella in effetti sì, devo dire di averla presa dalla Hammer. ===2014=== {{Int|Da ''[https://quinlan.it/2014/12/01/intervista-dario-argento/ Dario Argento, nel cuore di Profondo rosso]''|Intervista di Alessandro Aniballi, Giampiero Raganelli e Raffaele Meale, ''Quinlan.it'', 1 dicembre 2014.|h=4}} *Non mi ha mai interessato il realismo nel raccontare un luogo, una città; ciò che mi interessa è solo raccontare una storia. In ''Profondo rosso'' c'è una città che io ho immaginato, tutto qui. *''Nighthawks'' di [[Edward Hopper]] è un quadro iperrealista, e mi piaceva che questo tipo di pittura indicasse una strada anche per l'interpretazione estetica del film, che volevo a mia volta che rientrasse nei canoni dell’iperrealismo. Il quadro di Hopper mi permetteva di donare una possibile chiave di lettura allo spettatore senza risultare pedissequo o senza affidarmi a una spiegazione troppo retorica. *In precedenza [...] avevo lavorato con [[Ennio Morricone]], che ha composto per L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio delle musiche splendide; ma per Profondo rosso mi interessava esplorare universi diversi, approfondendo dei temi legati al rock progressive, che dessero al film le tonalità musicali che mi sembravano più consone al tipo di racconto. Ho avuto la fortuna di imbattermi in un gruppo di giovani, praticamente debuttanti, e per istinto ho capito che sarebbero stati perfetti per il film. *Volevo raccontare come la memoria potesse a volte metterti anche su delle false piste, suggerendoti soluzioni sbagliate. ===2015=== *Ho seguito il mio istinto anche per il titolo che, per molto tempo, prima delle riprese e a sceneggiatura già finita con attori pronti a girare, non c'era. Prima ho sviato la stampa dicendo che si sarebbe dovuto intitolare ''La tigre con i denti a sciabola'', poi mentre ero in macchina mi è venuto in mente ''[[Profondo rosso (film 1975)|Profondo rosso]]''. Ai produttori della CineRiz non piacque, dissero che era sbagliato, suggerivano al massimo Rosso Profondo. Per fortuna che m'impuntai.<ref name=Profondo>Citato in ''[https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/07/profondo-rosso-40-anni-dopo-dario-argento-storia-bellissima-scritta-in-pochi-giorni/1483119/ Profondo Rosso, Dario Argento: "Una storia bellissima scritta in pochi giorni tutta d'un fiato"]'', Davide Turrini ''Ilfattoquotidiano.it'', 7 marzo 2015.</ref> {{Int|Da ''[https://www.stefanocorradino.com/profondo-rosso-compie-40-anni-intervista-a-dario-argento-anche-io-ho-le-mie-paure-tra-cui-i-corridoi-pink-floyd-goblin/ "Profondo rosso" compie 40 anni.]''|Intervista di Stefano Corradino, ''Stefanocorradino.com'', 28 luglio 2015.|h=4}} *{{NDR|Su [[Carlo Rambaldi]]}} Era un genio. Quando scrivevo le sceneggiature andavo da lui e parlavamo di alcuni effetti possibili da inserire. Solo lui riusciva a metterli in pratica. E allora gli effetti non erano elettronici, tutto era fatto "a mano"... *{{NDR|Su ''Profondo rosso''}} È nato dai miei pensieri più profondi. Come in un sogno. Può darsi che sia per questo che varie generazioni ci si ritrovano, perché non è legato a un periodo storico particolare, e per questo non invecchia. È un film senza tempo. *Li cercai {{NDR|i [[Pink Floyd]]}} ed erano interessati. Purtroppo però in quel momento stavano lavorando al disco "The Wall" e all'omonimo film. Fu un peccato ma quando poi entrai in contatto con i Goblin un gruppo romano allora sconosciuto fui molto intrigato dalla loro musica. Il risultato lo conoscete... ===2018=== *{{NDR|Su ''[[Profondo rosso (film 1975)|Profondo rosso]]''}} Mentre giravo quel film sapevo esattamente ciò che volevo. Ero molto rilassato, non sentivo lo stress. E poi la storia è bellissima. L'ho scritta in pochi giorni tutta d'un fiato. Fu miracoloso. Basta guardare un film per capire come sta il regista nel momento in cui l'ha girato.<ref name=Profondo/> *Nella vita ho sempre scritto, prima recensioni sui giornali, sceneggiature per altri, e poi i miei film, e ora questi racconti {{NDR|''Horror. Storie di sangue, spiriti e segreti''}} che sono incursioni nel mistero, dilatazioni sensoriali e psichiche, incubi e risvegli.<ref>Citato in Marco Lodoli, ''Dario Argento: non abbiate paura della paura'', ''il Venerdì di Repubblica'', 2 marzo 2018.</ref> {{Int|Da ''Profondo Nero - Dario Argento racconta il suo Dylan Dog''|articolo di Gianmaria Tammaro, da ''Best Movie'', rubrica ''Dentro le nuvole'', n. 8, anno XVII, agosto 2018, pp. 112 e 113.|h=4}} *Non sono un grande lettore di fumetti, ma ''[[Dylan Dog]]'' è un po' un'eccezione. L'ho scoperto da adulto, e mi ha molto affascinato fin da subito, per le passioni in comune che avevo con il suo [[Tiziano Sclavi|autore]] e per quei suoi continui rimandi a un mondo che era il mio: quello del cinema horror. E poi c'erano gli omaggi che Sclavi faceva ai miei film. Mi hanno sempre divertito e reso molto orgoglioso. *Negli uffici della Sergio Bonelli Editore mi aveva detto che voleva conoscermi{{NDR|Tiziano Sclavi}} e io sono andato. Abbiamo parlato a lungo: è stato un incontro molto interessante. Ho scoperto una persona con una grande umanità e una dolcezza che uno non si aspetta leggendo le sue cose. *Un film è una macchina estremamente complessa e faticosa. Il [[fumetto]], invece, è libero. Sereno. Si è solo in due, lo sceneggiatore e il disegnatore. E se vuoi mostrare qualcosa di spettacolare, che al cinema sarebbe costosissimo, in un albo a fumetti non devi nemmeno preoccuparti del budget. *Me lo hanno chiesto molte volte, e non so mai cosa rispondere. Sono molte le cose che mi fanno paura e che mi creano angoscia. Se così non fosse, del resto, non avrei scelto di diventare un regista di film horror. ===2019=== {{Int|Da ''[https://movieplayer.it/articoli/dario-argento-intervista-serie-tv-videogioco-nuovo-film_20810/ Dario Argento: "Tra serie tv e videogiochi, sto pensando a un film. Ci rivediamo tra un anno"]''|Intervista di Valentina D'Amico, ''Movieplayer.it'', 8 maggio 2019.|h=4}} *Certi aspetti del mio cinema non li capisco neanche io. Sono istintivo, aspetto che l'ispirazione mi arrivi chissà da dove. Sto alla finestra e aspetto che i pensieri della gente arrivino a me per metterli nei film. Il pensiero è una cosa solida, rimane e continua a vagare nella città. *Il cinema di paura racconta storie che nascono dall'inconscio, paure intime. Oggi a interpretare al meglio il genere è l'Estremo Oriente. Sono stato più volte in Corea del Sud, molti registi hanno ammesso di essere stati influenzati dal mio cinema. Anche il cinema giapponese e quello messicano sono molto interessanti. *{{NDR|Su [[Tony Musante]]}} I litigi con lui erano continui, sul set non ci parlavamo più, ma Tony non è stato l'unico con cui ho avuto problemi. Anche con la protagonista di ''[[Opera (film)|Opera]]'', [[Cristina Marsillach]], ho avuto un rapporto spaventoso. Siamo arrivati al punto che ci parlavamo solo tramite biglietti, oppure usavamo il mio aiuto regista come tramite anche quando ci trovavamo nella stessa stanza. Cristina era una persona molto capricciosa, bizzarra, era impossibile starle vicino. *Amo le innovazioni e apprezzo internet. È utile, interessante. Ma non ho un rapporto buono con i social. Non li uso, non mi va di raccontare il privato. Le mie esperienze e i miei pensieri li tengo dentro di me, in attesa che mi suggeriscano nuove storie. {{Int|Da ''[https://www.repubblica.it/spettacoli/2019/07/24/news/rutger_hauer_dario_argento_-301002615/ Rutger Hauer, Dario Argento: "Amava la vita. La cosa di cui era più orgoglioso? Il monologo di 'Blade Runner'"]''|Intervista di Arianna Finos su [[Rutger Hauer]], ''Repubblica.it'', 24 luglio 2019.|h=4}} *Era molto creativo, intelligente, inventava battute, scene, situazioni. Aveva chiarissima la visione generale del film. Avrebbe potuto fare lo sceneggiatore, il regista. Quando arrivava sul set tutti erano emozionati. Diceva: "Che pensi di questa idea? Ci ho lavorato stanotte, ti piace?" Aveva voluto un Van Helsing scienziato, più che avventuriero. *{{NDR|Su ''[[Dracula 3D]]''}} Lo aspettavamo sul set, la sera. Non arrivava e chiamammo l’albergo: "È uscito stamattina". Ci allarmammo e dopo molte ore, mentre tutti lo cercavamo dappertutto, chiamammo i carabinieri. Finalmente accese il telefono "non so dove mi trovo". Lo localizzarono ed era in una specie di foresta dove aveva avuto un misterioso appuntamento con una signora e poi si era perso. *Amava mangiare e bere, in Piemonte mi portava sempre a mangiare in un ristorante giapponese. Soprattutto amava ridere ed era capace di battute folgoranti. I suoi racconti erano avvincenti, aveva avuto una vita avventurosissima, girato il mondo, lavorato con i registi più diversi, dai più intellettuali ai commerciali. {{Int|Da ''[https://www.mangialibri.com/interviste/intervista-dario-argento Intervista a Dario Argento]''|Intervista di Costanza Ciminelli, ''Mangialibri.com'', novembre 2019.|h=4}} *Ho amato molto il cinema muto, in particolare ''[[La corazzata Potëmkin]]''. [...] Considero il film di Ejzenštejn meraviglioso, sublime, un capolavoro ineguagliato della storia del cinema che, non a caso, ha ispirato tantissimi cineasti. *In Italia non ci sono più capitali per il cinema, si produrranno 60 film l’anno, di cui soltanto 6 o 7 decenti. I capitali si impiegano in fiction – che è una cosa incredibile e inverosimile, questa sì da far rizzare i capelli in testa – e non nel cinema. È, dunque, sempre più il modello televisivo a prendere piede e a condizionare il modo di concepire la regia, la sceneggiatura, i soggetti, la recitazione, per non parlare dei casting, oramai ci sono anche degli standard in fatto di fisiognomica filmica (facce tutte piuttosto simili, carucce, ma banali, senz’anima). Tutto all’insegna di un indegno livellamento, che si rivela la negazione della idea stessa di cinema. L’unica soluzione è girare in digitale, e solo in un secondo tempo pensare alla pellicola. Un’altra cosa importante è unirsi e dare vita a esperimenti di cooperativismo. *{{NDR|Le critiche}} a ''Suspiria'' sono state un massacro, qualcosa di talmente violento da indurre a cambiare lavoro: ricordo di aver ricevuto insulti personali molto pesanti ma anche di aver dovuto subire volgarità sulla mia famiglia. [...] Relativamente a ''Inferno'' le cose andarono ancora peggio: tanto che per qualche momento fui tentato di trasferirmi in un’altra nazione, cambiare professione o comunque cambiare genere. Non riuscivo a capacitarmi: era stato un lavoro molto pensato, ci avevo speso tempo, impegno, avevo studiato ogni cosa nei minimi particolari, documentandomi molto sull’alchimia su cui poggia il film. *Emblematica del mio rapporto con la censura, però, è stata l’uscita di ''[[Opera (film)|Opera]]''. In Italia ebbi una lite spaventosa con la Commissione censura. Tra liti e urla, il capo della commissione, un alto magistrato, non sapendo più come e cosa rispondere alle mie obiezioni, finì col chiamare i carabinieri. Venni allontanato dalle forze dell’ordine, come fossi un malfattore. Aver fatto ''Opera'' mi aveva tolto molta energia, ma il dopo mi ridusse a pezzi, caddi in depressione. La censura tagliò moltissimo il film, che, in Italia, venne ulteriormente accorciato di 20 minuti dalla compagnia di distribuzione che lo aveva acquistato (riuscii a carpire, con l’inganno, un’unica copia della versione originale al produttore Cecchi Gori dicendogli che l’avrei spedita per la distribuzione in Inghilterra, invece, me la sono tenuta). Per me la visione di ciò che restava risultò intollerabile, ero talmente abbattuto che partii da solo per un lunghissimo viaggio, pensando anche di non tornare più in Italia. ===2022=== {{Int|Da ''[https://www.panorama.it/lifestyle/cinema/intervista-dario-argento Dario Argento: «Sono tornato a farvi paura»]''|Intervista di Francesco D'Errico, ''Panorama.it'', 28 febbraio 2022.|h=4}} *{{NDR|Su ''[[Occhiali neri (film)|Occhiali neri]]''}} Nel 2001 ho scritto una sceneggiatura, l'ennesima storia di una donna, in questo caso una escort, che viene perseguitata da un serial killer. Però a differenza di altri miei film ho deciso di inserirvi un lato tenero, perché la protagonista incontrerà un bambino con cui stabilirà quasi un rapporto tra madre e figlio, che poi si capovolgerà. Credo di aver pensato al rapporto con mia figlia Asia, che è stata una delle esperienze più belle della mia vita. *La disabilità rende il protagonista più fragile, più esposto ai pericoli e alla malvagità, quindi deve combattere con ancora maggior vigore la propria battaglia per la sopravvivenza. *{{NDR|«Qual è stato il suo rapporto con i critici?»}} Pessimo fin dall'inizio della carriera, infatti qualche volta ho desiderato farli finire ammazzati come nei miei film. A parte gli scherzi, una volta mi arrabbiavo per le critiche negative, ora non mi importa più nulla. *Quando uscì ''[[Per un pugno di dollari]]'' facevo il critico cinematografico anch'io, per ''Paese Sera'', e scrissi che era uno dei più bei film visti negli ultimi anni. Il direttore mi chiamò per dirmi che non potevo pubblicare quella recensione perché il giornale aveva un pubblico colto. Questo snobismo però adesso è finito. *A dire la verità a me ''[[Titane (film)|Titane]]'', che ha vinto la Palma d'oro a Cannes, non è neanche piaciuto, l'ho trovato banale e pieno di trovate gratuite. Molto meglio ''Parasite'', quello sì un gran film, e ''La forma dell'acqua'' del mio amico Guillermo del Toro. *Sinceramente non sento di avere eredi, anche se molti si sono ispirati ai miei film. *{{NDR|«Tra i suoi film, di quale va particolarmente orgiglioso?»}} ''Suspiria'', perché quando l'ho girato mi sono prefissato di non realizzare neanche due inquadrature uguali e, salvo piccole eccezioni, penso di esserci riuscito. {{Int|Da ''[https://www.rollingstone.it/cinema/interviste-cinema/dario-argento-i-politici-una-massa-di-ignoranti-i-critici-sono-cambiati-loro-non-io/651530/#Part1 Dario Argento: «I politici? Una massa di ignoranti. I critici? Sono cambiati loro, non io»]''|Intervista di Gianmarco Aimi, ''Rollingstone.it'', 15 luglio 2022.|h=4}} *Veramente sta per finire il governo Draghi? [...] Ma come è possibile? È una delle poche persone di valore che abbiamo in Italia. Ha delle idee, è un grande economista, proprio quello che serviva per il nostro Paese. E pensa un po’, ora lo mandano via? E chi si prendono? Chi c’è come lui? Lo sostituiranno delle mezze cartucce... *L’arte ha sempre fatto il suo dovere. Se nelle grandi scelte non partecipa, è perché il gruppo dirigente che c’è in Italia oggi è molto più scarso del passato. Molti sono ignoranti, non conoscono l’arte, non sanno niente di niente. Conoscono solo quello che interessa alla loro combriccola. *È cambiata la critica, non sono cambiato io. C’è una nuova generazione al potere. Prima non si sarebbero mai immaginati di far vincere un festival a un film porno come ''[[La forma dell'acqua - The Shape of Water|La forma dell'acqua]]'' di [[Guillermo del Toro]]. O a ''[[Parasite]]'' del regista sudcoreano [[Bong Joon-ho]]. Certi film che un tempo venivano considerati di serie B ora sono sulla cresta dell’onda. *Se dieci persone vedono la stessa cosa, non è detto che tutte e dieci la ricordino nello stesso modo. Ognuno potrebbe dare la propria interpretazione. La memoria si confonde con quello che noi immaginiamo. Proprio come dice Carlo, interpretato da Gabriele Lavia, in ''Profondo rosso''. ==Citazioni su Dario Argento== *A ogni nuovo film questo Argento mi entusiasma e mi irrita. Gira come un americano bravo, ma con la malizia europea che laggiù non possiedono. ([[Tullio Kezich]]) *Come giapponese magari potrà sembrare strano, ma ho visto tonnellate di film italiani, da [[Federico Fellini|Fellini]] a [[Vittorio De Sica|De Sica]] fino agli Spaghetti Western, così come ho letto molti libri italiani che mi hanno influenzato. Ma Dario Argento è quello che più mi ha segnato, sono un suo grande fan. I miei genitori non volevano che guardassi i suoi film perché troppo spaventosi ma a me non importava, li guardavo lo stesso. ([[Hideo Kojima]]) *Da ragazzina ero ossessionata dall'idea di non essere normale, ma quando ho visto le immagini dei film di Dario Argento ho sentito che mi veniva concessa la possibilità di stare al mondo. Sono numerosi i suoi sostenitori che, come me, dopo aver visto i suoi film hanno addirittura rinunciato all'idea di suicidarsi. ([[Banana Yoshimoto]]) *È assurdo che dopo tanti film di [[Mario Bava]], Antonio Margariti, [[Lucio Fulci]] e Dario Argento solo quest'ultimo sia rimasto a fare questo tipo di cinema. Dove è andato il vostro cinema dell'orrore dopo quella generazione? ([[Joe Dante]]) *Io devo tutto a Dario. Nasco con lui proprio grazie a ''[[Phenomena]]'', dove mi è stata data la prima opportunità davvero importante. Ero ancora un ragazzo che stava iniziando, ma per quanto mi riguarda credo d’aver raccolto la sfida mettendocela veramente tutta. Da allora, la fiducia che mi ha accordato Dario non si è mai più interrotta. ([[Sergio Stivaletti]]) *Ma perchè non si fa scrivere, una volta tanto, un bel copione? Anche Verdi, che era un genio, aveva bisogno del librettista. ([[Tullio Kezich]]) *Mio padre è coraggioso proprio perché ingigantisce le sue paure per cancellarle. ([[Asia Argento]]) *Vedere i film di Dario Argento è bello come riascoltare (con qualche variante) una favola nera ben nota: sapendo già quando si avrà paura, quando illusoriamente si proverà il sollievo che l'incubo sia finito, quando si sussulterà perché tutto ricomincia, cosa significhino certi segni (la pioggia, la notte, l'agitarsi al vento dei rami degli alberi, l'apparizione di gechi o farfalle, il balenare dell'arma luccicante). Come nelle favole, la consapevolezza non riduce affatto l'emozione. È anzi un piacere che, mentre l'horror americano ha preso strade nuove (la macelleria insignificante, l'ironia o l'umorismo, il misticismo alto, lo pseudorealismo sociologico), Argento sèguiti a percorrere i familiari sentieri della psicoanalisi freudiana, delle parascienze esoteriche, dello spavento puro. ([[Lietta Tornabuoni]]) ===[[Fabio Giovannini]]=== *La "scuola" di Argento è la scuola del cinema popolare italiano, in particolare del western. La bellezza dell'omicidio ha esordito al cinema nelle finte praterie calcate dai cowboy nostrani. Senza quel retroterra Dario Argento non avrebbe potuto costruire le perfette architetture dei delitti di ''[[4 mosche di velluto grigio|Quattro mosche di velluto grigio]]'' o di ''[[Tenebre (film 1982)|Tenebre]]''. La cinepresa di Leone diventava una colt che sparava proiettili micidiali sui toraci e sulle facce dei banditi del west, la cinepresa di Argento diventa un coltello, che sfreccia con crudeltà sui ventri, sulle braccia, sui corpi delle vittime. In Leone e in Argento c'è la stessa "concretezza" della morte. *Mentre i folli assassini dei suoi film fanno luccicare coltelli e rasoi prima di abbatterli sulle vittime più impaurite, Argento spia con la sua macchina da presa. Rende l'occhio dell'assassino il suo occhio (e quindi, nei cinematografi, l'occhio dello spettatore), immedesima se stesso e il pubblico nello squartatore, non più nella vittima come faceva il cinema americano dell'orrore. Più che "soggettive" dalla parte delle vittime, Argento predilige soggettive dalla parte del boia: il masochismo tipico del film dell'orrore (sentirsi martoriare e uccidere) si trasforma in sadismo (ammazzare, colpire in prima persona). *Purtroppo anch’io considero privi di innovazione gli ultimi lavori del regista. Rimane una pietra miliare del passato, ma non del presente. Ho una mia opinione, con tutto l’affetto che porto a Dario Argento, con me sempre cortese e amichevole: al contrario di altri registi anche italiani, Argento subisce le conseguenze di un eccessivo individualismo, non è stato in grado, o meglio non ha voluto creare una “factory” intorno a sé. Si è circondato sempre più di laudatores che gridavano al capolavoro di fronte a ogni sua regia, rendendogli difficile percepire la realtà. Si è rinchiuso nel suo personaggio creato nel corso degli anni e nei successi di un tempo, sempre meno permeabile alle novità esterne (al punto di circoscrivere in famiglia, con Asia, la scelta dei protagonisti principali delle sue pellicole). Eppure i suoi capolavori erano proprio caratterizzati dall’innovazione, dalla trasgressione. *Se c'è una peculiarità di Argento rispetto a tanti registi del terrore d'oltre oceano, questa risiede proprio nella passione estetica per l'assassinio. Quando si uccide, nei film di Argento, la macchina da presa si scatena, si muove selvaggiamente, segue tutte le fasi del delitto con compiacimento e quasi con gioia. Gli schizzi di sangue sono nettare per le raffinate cineprese che Argento utilizza per i suoi film. ===[[George A. Romero]]=== *A Dario riconosco il merito di avere rilanciato la mia carriera con ''Zombi''. Dopo ''La notte dei morti viventi'' mi ero opposto in modo irremovibile all'idea di girare un altro film di Zombi. *Io dico sempre che anche i miei zombi sono un po' commedia. L'ho detto anche a Dario, ma lui finisce col togliere sempre l'elemento di humour! *Penso che sia uno dei giganti del cinema e che alcune delle cose che ha fatto siano dei capolavori: Suspiria, ma anche i film precedenti sono fantastici. Abbiamo perfino girato un film insieme ma purtroppo non ci siamo mai trovati sullo stesso set. Decisamente è uno dei grandi maestri. ==Note== <references /> == Filmografia == ===Regista=== {{div col|strette}} *''[[L'uccello dalle piume di cristallo]]'' (1970) *''[[Il gatto a nove code]]'' (1971) *''[[Le cinque giornate]]'' (1973) *''[[Profondo rosso (film 1975)|Profondo rosso]]'' (1975) *''[[Suspiria]]'' (1977) *''[[Inferno (film)|Inferno]]'' (1980) *''[[Tenebre (film 1982)|Tenebre]]'' (1982) *''[[Phenomena]]'' (1985) *''[[La sindrome di Stendhal]]'' (1996) *''[[Non ho sonno]]'' (2001) *''[[Il cartaio]]'' (2004) *''[[La terza madre]]'' (2007) *''[[Giallo (film 2009)|Giallo]]'' (2009) *''[[Dracula 3D]]'' (2012) {{div col end}} ===Sceneggiatura=== {{div col|strette}} *''[[Metti, una sera a cena]]'' (1969) *''[[L'uccello dalle piume di cristallo]]'' (1970) *''[[Il gatto a nove code]]'' (1971) *''[[Le cinque giornate]]'' (1973) *''[[Profondo rosso (film 1975)|Profondo rosso]]'' (1975) *''[[Suspiria]]'' (1977) *''[[Inferno (film)|Inferno]]'' (1980) *''[[Tenebre (film 1982)|Tenebre]]'' (1982) *''[[Phenomena]]'' (1985) *''[[Non ho sonno]]'' (2001) *''[[Il cartaio]]'' (2004) *''[[La terza madre]]'' (2007) *''[[Giallo (film 2009)|Giallo]]'' (2009) *''[[Dracula 3D]]'' (2012) {{div col end}} ===Soggetto=== *''[[C'era una volta il West]]'' (1968) *''[[L'uccello dalle piume di cristallo]]'' (1970) *''[[Il gatto a nove code]]'' (1971) *''[[Profondo rosso (film 1975)|Profondo rosso]]'' (1975) *''[[Phenomena]]'' (1985) ===Produttore=== *''[[Dèmoni (film)|Dèmoni]]'' (1985) *''[[Phenomena]]'' (1985) *''[[Dèmoni 2... L'incubo ritorna]]'' (1986) *''[[Non ho sonno]]'' (2001) *''[[Il cartaio]]'' (2004) *''[[La terza madre]]'' (2007) *''[[Giallo (film 2009)|Giallo]]'' (2009) ===Attore=== *''[[Il gatto a nove code]]'' (1971) ==Voci correlate== *[[Asia Argento]] – figlia *[[Daria Nicolodi]] – moglie ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Argento, Dario}} [[Categoria:Attori italiani]] [[Categoria:Produttori cinematografici italiani]] [[Categoria:Registi italiani]] [[Categoria:Sceneggiatori italiani]] bxa7u75jvh8e610dk7vy3g5kuu72d5w Reinhard Heydrich 0 25953 1223362 1184240 2022-08-19T17:41:44Z AnjaQantina 1348 +citazione, typo wikitext text/x-wiki [[File:Bundesarchiv Bild 146-1969-054-16, Reinhard Heydrich.jpg|thumb|]] {{indicedx}} [[Immagine:Carta Göring.JPG|thumb|La lettera con cui [[Hermann Göring]] ordinò a Reinhard Heydrich di preparare una "soluzione finale" della questione ebraica nella sfera d'influenza tedesca in Europa]] '''Reinhard Tristan Eugen Heydrich''' (1904 – 1942), detto der Henker (il boia), militare e gerarca nazista tedesco. *In lunghe colonne, separate per genere, gli ebrei abili al lavoro saranno portati... a costruire strade. Senza dubbio, un gran numero andrà perduto attraverso la riduzione naturale.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 174. ISBN 9788858041406</ref> *Tutto ciò che abbiamo fatto deriva dalle leggi di Norimberga.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della legge'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 197. ISBN 9788858029596</ref> ==''Il comandante della polizia politica''== ===[[Incipit]]=== {{NDR|''Ordinanza di Heydrich contro i comunisti (1935)''}} A tutte le polizie politiche fuori di Prussia<br>L'attività dei funzionari comunisti, particolarmente intesa negli ultimi tempi. esige assolutamente che si rivolga ad essi e ai loro collaboratori una speciale attenzione e che vengano combattuti nel modo più deciso. ===Citazioni=== *1. Le persone che sino alla rivoluzione hanno svolto attività in senso [[Comunismo|comunista]] e sono ora nuovamente sospette di attività illegale, debbono essere arrestate e tradotte in un campo di concentramento. *3. I funzionari comunisti che, a pena scontata, stanno per essere dimessi, debbono essere in linea di principio fermati per ragioni di sicurezza, quando si tratti di pericolosi avversari dello Stato, o quando si possa supporre che si porranno di nuovo a disposizione del partito comunista tedesco illegale. ==''Il capo della polizia politica''== ===[[Incipit]]=== {{NDR|''Rapporto di Heydrich dopo la «Notte di cristallo'' (1938)»}} Al sig. Presidente del Consiglio dei ministri federmaresciallo generale [[Hermann Göring|Göring]] nelle mani del dott. [[Erich Gritzbach|Gritzbach]] direttore di ministero<br>Berlino W 8<br>Leipziger Str. 3<br>Oggetto: Azione contro gli ebrei<br>I rapporti finora pervenutici dalle diverse sedi della polizia di Stato hanno fornito, sino all'11 novembre 1938, il seguente quadro generale:<br>in numerose città si sono verificati saccheggi di negozi e ditte commerciali ebraiche. Allo scopo di evitare ulteriori saccheggi sono state prese, in ogni caso, severe misure. 174 persone sono state arrestate per saccheggio.<br>Non è per ora possibile fissare in cifre l'entità delle distruzioni di negozi e di appartamenti di ebrei. ===Citazioni=== *Sono stati arrestati circa 20.000 ebrei, in più 7 ariani e 3 stranieri. Questi ultimi sono stati fermati per ragioni di sicurezza personale. *Sono stati denunciati 36 casi di morte, e altri 36 di feriti gravi. I morti e i feriti sono ebrei. ==Citazioni su Reinhard Heydrich== *Heydrich fu una personalità tutt'altro che solida. Dietro la statura minacciosa nella sua inumanità solo apparentemente salda e imperturbabile, si nascondeva un temperamento nervoso facilmente eccitabile, che conosceva i suoi tormenti segreti ed era continuamente assalito da angosce, amarezze e odio verso se stesso. [...] Reinhard Eugen Heydrich era segnato da un marchio indelebile che lo faceva soffrire le pene dell'inferno: aveva antenati ebrei. ([[Joachim Fest]]) *In lui le capacità intellettuali si accompagnarono ai caratteri somatici, per cui egli poteva apparire la conferma della teoria della «stretta relazione tra psiche e razza»: l'anticipazione di quel nuovo tipo d'uomo che avrebbe dovuto essere distillato dal torbido materiale biologico del popolo tedesco attraverso «una serie d'incroci obbligati» e allevato in scuole speciali; «il tipo d'uomo», come Hitler dichiarò, «padrone della vita e della morte, che comanda sulla paura e sulla superstizione, che ha imparato a dominare il suo corpo, i suoi muscoli e i suoi nervi... ma che non si lascia vincere dalle tentazioni dello spirito e da una sedicente libertà scientifica». ([[Joachim Fest]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *[[Reimund Schnabel]], ''Il disonore dell'uomo'' (''Macht ohne Moral''), traduzione di Herma Trettl, Paperbacks Lerici, Milano 1966. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Heydrich, Reinhard}} [[Categoria:Politici tedeschi]] 3du6y0rnyn9d81h05oq4mx6h3a7e4pb Battaglia di Stalingrado 0 31171 1223366 1125093 2022-08-19T17:56:48Z AnjaQantina 1348 +citazioni, ordine alfab. wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Battle of Stalingrad.png|thumb|La mappa della battaglia di Stalingrado]] Citazioni sulla '''Battaglia di Stalingrado'''. *Dopo Stalingrado l'Università è piena di informatori nazisti! (''[[La Rosa Bianca - Sophie Scholl]]'') *''Fame e macerie sotto i mortai | Come l'acciaio resiste la città | Strade di Stalingrado di sangue siete lastricate | Ride una donna di granito su mille barricate | Sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa | d'ora in poi troverà Stalingrado in ogni città.'' ([[Stormy Six]]) *La grande battaglia di Stalingrado è ancora nei nostri cuori, perché lì è stata vinta la guerra e sconfitto il [[Nazionalsocialismo|nazismo]], da lì si è arrivati al 30 aprile del 1945 quando l'[[Armata Rossa]] conquistò il Reichstag issando bandiera rossa. ([[Marco Rizzo]]) *Le macerie divennero fortezze, le fabbriche distrutte ospitavano mortali cecchini, dietro ogni tornio e ogni attrezzo si nascondeva la morte improvvisa. ([[Herbert Selle]]) *Nella guerra tremenda, cominciata nel 1939 e finita 1945, la Russia ha perso 20 milioni di uomini e la nostra libertà comincia da Stalingrado. ([[Luciano Canfora]]) *Per noi, furono la vita e la morte a incontrarsi sul Volga. E fu la vita a vincere la battaglia. ([[Konstantin Konstantinovič Rokossovskij]]) ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sulla|w_preposizione=riguardante la}} [[Categoria:Battaglie|Stalingrado]] [[Categoria:Eventi degli anni 1940]] [[Categoria:Seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Storia della Germania]] 0o5esk37d9ck6oldz87pup24gy03z4i Hercules (film 1997) 0 38230 1223395 1223057 2022-08-19T21:05:27Z Vittorio Fedele 80315 /* Dialoghi */ wikitext text/x-wiki {{Film |titoloitaliano= Hercules |genere= animazione, avventura, commedia, musicale |regista= [[Ron Clements]], [[John Musker]] |sceneggiatore= [[Ron Clements]], [[John Musker]], [[Bob Shaw (sceneggiatore)|Bob Shaw]], [[Don McEnery]], [[Irene Mecchi]] |doppiatorioriginali= * [[Tate Donovan]]: Ercole * [[Josh Keaton]]: Ercole da giovane (dialoghi) * [[Roger Bart]]: Ercole da giovane (canto) * [[Danny DeVito]]: Filottete * [[James Woods]]: Ade * [[Susan Egan]]: Megara * [[Rip Torn]]: Zeus * [[Samantha Eggar]]: Era * [[Lillias White]]: Calliope * Cheryl Freeman: Melpomene * [[LaChanze]]: Tersicore * [[Roz Ryan]]: Talia * Vanéese Y. Thomas: Clio * [[Bobcat Goldthwait]]: Pena * [[Matt Frewer]]: Panico * [[Patrick Pinney]]: Ciclope * [[Hal Holbrook]]: Anfitrione * [[Barbara Barrie]]: Alcmena * [[Amanda Plummer]]: Cloto * [[Carole Shelley]]: Atropo * [[Paddi Edwards]]: Lachesi * [[Paul Shaffer]]: Ermes * [[Jim Cummings]]: Nesso * [[Charlton Heston]]: narratore |doppiatori italiani = * [[Raoul Bova]]: Ercole * [[Stefano Crescentini]]: Ercole da giovane (dialoghi) * [[Alex Baroni]]: Ercole da giovane (canto) * [[Giancarlo Magalli]]: Filottete * [[Massimo Venturiello]]: Ade * [[Veronica Pivetti]]: Megara (dialoghi) * [[Barbara Cola]]: Megara (canto) * [[Gianni Musy]]: Zeus * [[Aurora Cancian]]: Era * [[Emanuela Cortesi]]: Calliope * [[Paola Repelen]]: Melpomene * [[Lola Feghalyn]]: Tersicore * [[Lalla Francia]]: Talia * [[Paola Folli]]: Clio * [[Zuzzurro]]: Pena * [[Nino Formicola|Gaspare]]: Panico * [[Vittorio Viviani]]: Ciclope * [[Goffredo Matassi]]: Anfitrione * [[Franca Lumachi]]: Alcmena * [[Elena Magoia]]: Cloto * [[Paola Giannetti]]: Atropo * [[Graziella Polesinanti]]: Lachesi * [[Christian Iansante]]: Ermes * [[Giancarlo Padoan]]: Nesso * [[Oreste Rizzini]]: narratore |note= }} '''''Hercules''''', film d'animazione statunitense del 1997, regia di [[Ron Clements]] e [[John Musker]]. ==[[Incipit]]== {{incipit film}} '''Voce narrante''': Tempo fa, in una lontana terra dell'antica Grecia, ci fu un'epoca d'oro di dei potenti e di eroi straordinari, e il più grande e il più forte di tutti questi eroi era il possente Ercole. Ma come si misura un vero eroe? Ora è di questo che la nostra...<br>'''Talia''': Ma dico, lo sentite? Questa storia la fa sembrare una tragedia greca.<br>'''Tersicore''': Alleggerisci, bello!<br>'''Calliope''': Da qui attacchiamo noi, caro.<br>'''Voce narrante''': Vai, ragazza!<br>'''Calliope''': Noi siamo le Muse, dee delle Arti e proclamatrici di eroi.<br>'''Tersicore''': Eroi come Ercole.<br>'''Talia''': Tesoro, vuoi dire "Mascole"! Uuuhhh, mi piacerebbe fare della dolce musica con il...<br>'''Calliope''': La nostra storia in effetti comincia molto prima di Ercole, milioni di anni fa... ==Frasi== {{cronologico}} *Che sentimentale. Sapete, non rimanevo così senza fiato da quando un pezzo di ''moussaka'' mi è rimasto in gola! Eh?! {{NDR|nessuna reazione da parte degli dèi, che lo guardano semplicemente male}} Siete un pubblico o un mosaico? ('''Ade''') *Ah ecco il piccolo spruzzo di sole, il gioiellino! Eh c’è un lecca lecca per il nostro allocco, ecco qua tu... {{NDR|Hercules gli tiene con forza il dito, e Ade si fa male, a bassa voce}} Forzuta la creatura. ('''Ade''') {{NDR|rivolto ad Hercules appena nato}} *Dovresti rallentare, ti ritroverai nella tomba! Ah! Ti ritroverai nella tomba... ahahah! {{NDR|lui e tutti gli dei ridono}} Sto crepando! ('''Zeus''') {{NDR|parlando con Ade}} *Un vero eroe? Fantastico! Ehm, esattamente come si diventa un vero eroe? ('''Hercules''') *Pegaso, un magnifico cavallo! Col cervello... di un uccello! ('''Zeus''') *Oooh! Le ninfe... no, non riescono a togliermi le mani di dosso! {{NDR|viene schiaffeggiato da una ninfa che poi si trasforma in albero}} ('''Filottete''') *Due parole: sono, in, pensione! ('''Filottete''') *Io ho addestrato tutti questi aspiranti eroi: Odisseo, Perseo, Teseo. Un sacco di "seo". E alla fine ognuno di questi schiapponi si è sgonfiato! Più piatto di un disco! Nessuno ha detto "Ce la posso fare". E poi c'è stato Achille. Ora quello sì che aveva tutto. La struttura, il piede veloce. Sapeva affondare, sapeva incassare e sapeva andare alla carica. Ma quel suo tallone dei miei calzari!!! Una volta viene appena intaccato e "Ti saluto"! Storia passata! Ah, sì avevo un sogno. Quello di addestrare il più grande eroe che sia mai esistito. Così grande, che gli dei avrebbero appeso un suo ritratto fra le stelle, lungo tutto il cielo! E la gente avrebbe detto "È il ragazzo di Fil!", eh già... ma i sogni sono per i pivelli. Uno si illude fino ad un certo punto, non di più... ('''Filottete''') *Fermo là! Zeus è tuo padre, vero? Ahahah! Zeus, il pezzo grosso è il tuo papà?! Ah! Mister Fulmini e Saette! "Mi leggi una favola, papà?" Ah! Zeus! {{NDR|ride e fa la voce grossa di Zeus}} "C'era una volta..." ('''Filottete''') {{NDR|a Hercules}} *Se è un figlio "famoso" che mi chiede di provarci ancor... risponderò... così! {{NDR|sta per pronunciare un sonoro "No!" ma viene fulminato da Zeus}} Ci sto! ('''Filottete''') *Sembra la tipica D.I.D: Donzella in difficoltà!!! ('''Filottete''') {{NDR|sentendo le urla di Meg}} *Fatti da parte, bipede! ('''Nesso''') {{NDR|a Hercules}} *Allora grazie di tutto, Erc, è stato un vero "spasso". ('''Meg''') *Ciao ciao, Mega-Fusto. ('''Meg''') {{NDR|a Hercules}} *Ehi, compare! Vuoi comprare una meridiana? ('''Venditore ambulante''') {{NDR|riferendosi a Filottete}} *Sai come chiamano i Tebani? Gli ''Ebetani''! ('''Filottete''') {{NDR|a Hercules}} *Ho la culatta pesante! ('''Filottete''') *Due pollici bene bene in alto per la protagonista! Che bocconcino! Che bambola! ('''Ade''') *{{NDR|Hercules aveva tagliato le teste dell'Idra ma erano ricresciute ed erano il triplo di prima}} Vuoi farla finita col taglio delle teste?! ('''Filottete''') *Il momento della partita che preferisco: la fine del gioco! ('''Ade''') *{{NDR|Dopo l’apparente morte di Hercules nello scontro con l’idra}} È stato... un incontro... acceso! ('''Ade''') *''Neanche lui lo sa quanti soldi ha, son troppi da contar... e se anche i ricchi piangono tranquilli lui non lo farà!'' ('''Muse''') *Wow, che giornata! Prima quel ristorante sulla baia e poi quello spettacolo, quel, quel, quell'Edipo qualcosa. Però, credevo di averli io i problemi! ('''Hercules''') {{NDR|a Meg}} *Ti credevo il più grande fra i tanti, non il più grande fra i tonti. ('''Filottete''') {{NDR|su Hercules dopo averlo abbandonato}} *{{NDR|[[Ultime parole dai film d'animazione Disney|Ultime parole]] rivolto a Hercules}} Io ti mangio la testa! ('''Ciclope''') *Le persone fanno sempre cose pazze, quando sono [[amore|innamorate]]. ('''Meg''') {{NDR|a Hercules}} *Prendete lui! Non me, lui!! Seguite il dito! Lui!!! L'idiota col cavallo! ('''Ade''') *{{NDR|Ai Titani}} Ragazzi, alzate i deretani da titani e arrossate qualche olimpica chiappa! {{NDR|Pegaso gli soffia sui capelli, spegnendoli}} Chi mi ha spento i capelli? ('''Ade''') *È il ragazzo di Fil! ('''Tebano''') ==Dialoghi== {{cronologico}} *'''Pena e Panico''' {{NDR|trasformatisi in vermi}}: Siamo dei vermi! Dei vermi verminosi! <br /> '''Ade''': Promemoria, promemoria per me: mutilarvi dopo la mia missione. *'''Ade''': Signore, mi dispiace tanto per il...<br /> '''Parche''': Ritardo! Già lo sapevamo! Noi sappiamo ogni cosa! Passato, presente e futuro: l'idromassaggio... andrà alla grande! {{NDR|sottovoce a Panico}} <br /> '''Ade''': Bene, comunque sono andato a questa festa e ho perso il senso del tempo...<br /> '''Parche''': Lo sappiamo!<br /> '''Ade''': Sì, lo so... che lo sapete! Dunque, ecco i fatti: Zeus, mister importanza, mister "ehi tu, fuori dalla mia nuvola" ora ha una pim...<br /> '''Parche''': Pimpante piccola peste! Lo sappiamo!<br /> '''Ade''': Lo so... che lo sapete!! Lo so, ho capito, ho afferrato il concetto! *'''Parche''': Precisamente tra diciotto anni i pianeti si allineeranno senza affanni... <br /> '''Ade''': Ahi, "in versi" ahi! <br /> '''Parche''': Di tempo per agire ne avrai a iosa, sguinzaglia i Titani, la tua banda mostruosa! <br /> '''Ade''': Mmmmh... Bene, bene. <br /> '''Parche''': Poi Zeus, un dì fiero, finalmente cadrà... e a te Ade il potere andrà! <br /> '''Ade''': Sì, Ade regna! <br /> '''Parche''': Un piccolo monito giunge infine... <br /> '''Ade''': Come scusa?! <br /> '''Parche''': Se Ercole combatte, per te è la fine! {{NDR|le Parche spariscono}} <br /> '''Ade''': Cosa?! Arrrrgh!!! D'accordo d'accordo, sono calmo, sto bene. *'''Panico''' {{NDR|dopo che lui e Pena hanno rapito il piccolo Hercules}}: L'abbiamo fatta grossa, Zeus ci userà per il tiro a bersaglio!<br />'''Pena''': Pensa a tenere il bambino, Panico!<br />'''Pena e Panico''' {{NDR|finendo tra i rami di un albero}}: Aaaah!<br />'''Panico''': Presto, uccidiamo il bambino e facciamola finita, d'accordo?<br />'''Pena''' {{NDR|dando ad Hercules la pozione che rende mortali}}: Ecco qua piccolo: il tuo bibitone greco!<br />'''Panico''': Guarda qui: sta cambiando! Ora possiamo farlo?<br />'''Pena''': No, no, no deve bere tutta la pozione, fino all'ultima goccia!<br />'''Anfitrione''': Chi c'è?<br />'''Pena e Panico''' {{NDR|scappando via di corsa}}: Aaaaah! *'''Panico''' {{NDR|dopo aver perso Hercules bambino}}: Oh, splendido! Ade ci ammazzerà quando scoprirà la cosa! <br /> '''Pena''': Vuoi dire, ''se'' la scoprirà! <br /> '''Panico''': Certo che la sco... sì, "se" mi piace! *'''Hercules''' {{NDR|porgendo il disco ai ragazzi}}: Vi serve un altro per giocare? <br /> '''Ragazzo''': Eh... spiacente, Ercole, ma... noi siamo già cinque. E vogliamo rimanere in numero pari. <br /> '''Hercules''': Ehi, aspetta un secondo! Cinque non è un numero pa- <br /> '''Ragazzo''' {{NDR|afferrando il disco e fuggendo via}}: A dopo, Ercole! *'''Hercules''': Ma... voi non siete una... donzella in difficoltà? <br /> '''Megara''': {{NDR|presa dal centauro Nesso}} Sono una donzella. Sono in difficoltà. Me la cavo da sola. Buona giornata. *'''Filottete''' {{NDR|guardando Hercules che combatte contro Nesso}}: Forza, ragazzo! Concentrati! Usa la testa! <br /> '''Hercules''': A-ah. {{NDR|Hercules correndo dà una testata a Nesso e lo fa finire contro una cascata}} <br /> '''Filottete''': Evvai! Niente male, ragazzo! Non proprio quello che avevo in mente, ma niente male. *'''Meg''' {{NDR|parlando di Hercules}}: Quel megafusto lì è vero?<br/> '''Filottete''': Ma di che stai parlando?! Certo che è vero! {{NDR|osserva Meg}} Wow! E a proposito manine sante... {{NDR|le salta in braccio}} anch'io sono vero.<br/> '''Meg''': Bah! {{NDR|butta Filottete in acqua}} *'''Hercules''' {{NDR|parlando di Meg}}: Dimmi, è... specialissima, non trovi, Fil?<br/> '''Filottete''': Oh, sì, sì, specialissima... Una rottura di rotule! *'''Ade''' {{NDR|a Meg}}: Va bene, allora invece di togliere due anni alla tua condanna, ehi, ne aggiungerò altri due. Io ho fatto del mio peggio. <br/>'''Meg''': Senti, non è stata colpa mia, è stato questo megafusto, Ercole. {{NDR|Ade spalanca gli occhi incredulo}}<br/>'''Panico''': Ercole? Perché questo nome non mi suona nuovo?<br/>'''Pena''': Non lo so, forse gli dobbiamo dei soldi?<br/>'''Ade''' {{NDR|a Meg}}: Cosa? Cos'è quel nome... che hai detto?<br/>'''Meg''': Ercole... {{NDR|Infuriato, Ade si gira verso Pena e Panico diventando sempre più rosso}} fa la parte dell'ingenuo di campagna, ma l'ho smascherato in meno di un soffio di Eolo.<br/>'''Pena''' {{NDR|a Panico}}: Un momento: non è Ercole il nome di quel bambino che avremmo dovuto... {{NDR|uccidere}}<br/>'''Pena e Panico''': Oh, miei dei!! {{NDR|Ade protende le braccia verso di loro}} Filiamocela!<br/>'''Ade''': Così vi eravate liberati di lui, eh? "Stecchito come uno stoccafisso". {{NDR|li prende per il collo}} Non furono le vostre ESATTE parole?<br/>'''Pena''': Potrebbe essere un altro Ercole!<br/>'''Panico''': Sì, insomma, Ercole... {{NDR|Ade lo strozza ancora più forte, soffocandolo}}<br/>'''Pena''': Ricordi quando tutti i maschietti si chiamavano Giasone e tutte le femminucce Barbara? {{NDR|Ade lo strozza ancora più forte, soffocandolo}}<br/>'''Ade''': Sono sul punto di riorganizzare il cosmo, {{NDR|si arrabbia ancora di più}} e l'unico bietolone che può impedirmelo si fa le sue scampagnate nei boschi!!! {{NDR|brucia gran parte del bosco}}<br/>'''Pena''': Aspetta! Aspetta, buon uomo! Possiamo interrompere la sua scampagnata!<br/>'''Panico''': Esatto! Almeno lo abbiamo reso mortale! È una buona cosa, non è così?<br/>'''Ade''': Fortunatamente per voi tre siamo ancora in tempo per correggere questa svista alquanto madornale! E questa volta nessuno strafalcione! *'''Hercules''': Scusate? Mi sembra che quello che vi serve è... un eroe... <br /> '''Tebano''': Ah sì? E chi sei tu? <br /> '''Hercules''': Sono Ercole. E per caso sono... un eroe! {{NDR|i tebani ridono}} *'''Hercules''': Come faccio a fargli credere che sono un eroe se nessuno me ne dà l'occasione? <br /> '''Filottete''': Avrai la tua occasione! Ti serve solo una qualche catastrofe o un disastro! <br /> '''Meg''': Aiutatemi! Aiutatemi, vi prego! C'è stato un terribile incidente! <br /> '''Hercules''': Meg? <br /> '''Filottete''': Si parlava di disastri... <br /> '''Meg''': Megafusto! Ercole, grazie agli dèi! <br /> '''Hercules''': Cosa è successo?! <br /> '''Meg''': Dei bambini stavano giocando nella gola, c'è stata una frana, una terribile frana! Sono intrappolati! <br /> '''Hercules''': Bambini?! Intrappolati?! Fil! È fantastico! <br /> '''Meg''': La notizia ti ha sconvolto, non è vero? *'''Ade''' {{NDR|parlando di Hercules}}: Quel tipo è incredibile! Io gli lancio contro tutto quello che ho e non c'è niente che... {{NDR|guardando i sandali "Hercules" di Pena}} Cosa... sono... quelli?! <br /> '''Pena''': Oh, ehm, non lo so, mi sono sembrati così eleganti. <br /> '''Ade''': Io ho ventiquattro ore per liberarmi di questo buffone, o l'intero piano che sto preparando da diciotto anni se ne va in fumo... e tu... indossi... i suoi... ARTICOLI FIRMATI?!? {{NDR|Ade sta per colpirlo quando sia lui che Pena guardano Panico che sta bevendo "Herculade"}} <br /> '''Panico''' {{NDR|imbarazzato}}: Ehm... sete? <br /> '''Ade''': RAARGH!!! {{NDR|esplode di rabbia carbonizzando Pena e Panico}} *'''Hercules''': Ah ah! Dovevi esserci, padre: ho maciullato il Minotauro, ho aggrovigliato le Gorgoni come mi ha insegnato Fil, ho analizzato la situazione, ho controllato la mia forza e ho colpito! La folla si è scatenata: oh, grazie, grazie...<br/> '''Zeus''': Ah! Sei forte, ragazzo mio. Riempi d'orgoglio il tuo vecchio. <br /> '''Hercules''': Lieto di sentirtelo dire, padre. Aspetto questo giorno da molto tempo. <br /> '''Zeus''': Uhm... Quale giorno, figliolo? <br /> '''Hercules''': Il giorno in cui mi riunisco agli dèi. <br /> '''Zeus''': Hai fatto meraviglie, dico davvero figlio mio! È solo che ancora non ci sei, non hai dimostrato di essere un vero eroe. <br/>'''Hercules''': Ma padre! Ho sconfitto tutti i mostri in cui mi sono imbattuto... Sono... sono solo la persona più famosa di tutta la Grecia! Il mio pupazzo va a ruba!<br/> '''Zeus''': Temo che essere famosi non sia lo stesso che essere un vero eroe. <br /> '''Hercules''': Cosa fare di più? <br /> '''Zeus''': È una cosa che devi scoprire da solo. <br /> '''Hercules''': Ma... come faccio? <br /> '''Zeus''': Guarda dentro il tuo cuore. {{NDR|si ritrasforma in statua}} <br/>'''Hercules''': Padre aspetta! {{NDR|frustrato}} Aaahh!! *'''Hercules''': Meg, quando sono con te, io non mi sento solo. <br /> '''Meg''': A volte è meglio essere soli. <br /> '''Hercules''': Che cosa vuoi dire? <br /> '''Meg''': Nessuno può ferirti. <br /> '''Hercules''': Meg... io non potrei mai, mai ferirti. *'''Ade''': Ehi, come butta eh, Meg? Qual è l'anello debole nella catena di megafusto {{NDR|Hercules}}? <br /> '''Meg''': Trovati un'altra ragazza, io ho chiuso! <br /> '''Ade''' {{NDR|interdetto}}: Scusa, ti dispiacerebbe ripetere quello che hai detto? Devo avere un pezzo di zolfo nell'orecchio! <br /> '''Meg''': Allora leggi le mie labbra! Scordatelo! <br /> '''Ade''': Meg, Meg, Meg, ma mia cara, dolce, delusa, piccola sottoposta, non ci stiamo dimenticando un piccino piccino sebbene cruciale dettaglino? TU SEI MIA!!! <br /> '''Filottete''' {{NDR|ripresosi dal colpo dopo essere caduto da Pegaso e aver sbattuto la testa su una colonna}}: C'è un altro corno qui! Quel ragazzo dovrà fare flessioni per un mese! {{NDR|sente il discorso di Ade e Meg}} <br /> '''Ade''': Se io dico "Voglio la testa di Megafusto su un vassoio", tu dici? <br /> '''Meg''': {{NDR|sarcasticamente}} Al sangue o ben cotta? <br /> '''Filottete''': Ah, sapevo che quella portava guai! Gli si spezzerà il cuore al ragazzo! {{NDR|Corre ad avvertirlo}} <br /> '''Ade''': Senti questo suono? È il suono della tua libertà che fluttua fuori dalla finestra per sempre! <br /> '''Meg''': Non mi interessa! Non ti aiuterò a fargli del male! <br /> '''Ade''': Non riesco a credere che tu possa prendertela tanto per un... uomo! <br /> '''Meg''': Ma questo è diverso! È sincero, è dolce! <br /> '''Ade''': Per favore! <br /> '''Meg''': Non farebbe mai niente per ferirmi! <br /> '''Ade''': È un uomo! <br /> '''Meg''': E poi, o onnipotenza, non puoi sconfiggerlo! Non ha nessuna debolezza, lui ti... {{NDR|Ade le si para davanti, con un sorriso perfido}} <br /> '''Ade''': Io credo che ce l'abbia, Meg... Credo proprio che ce l'abbia. {{NDR|brucia la rosa di Meg}} {{NDR|Fil è andato da Hercules ad avvertirlo riguardo Meg dopo aver scoperto che lavora per Ade, ma lui lo sta ignorando}} *'''Filottete''': Lei è un'imbrogliona!!!! Non ha fatto che prenderti per i fondelli! *'''Hercules''': {{NDR|non ci crede}} Oh, andiamo, smettila di scherzare. *'''Filottete''': Io non sto scherzando! *'''Hercules''': So che sei arrabbiato per oggi, ma non è un motivo per-- *'''Filottete''': Ragazzo, non hai afferrato il punto. *'''Hercules''': Il punto è che io l'amo. *'''Filottete''': Lei non ama te. *'''Hercules''': Sei pazzo! *'''Filottete''': Non è altro che una doppiafaccia-- *'''Hercules''': {{NDR|arrabbiandosi}} Smettila! *'''Filottete''': Bugiarda, infame, intrigante-- *'''Hercules''': {{NDR|per la rabbia, si gira verso Fil e gli dà un ceffone}} Stai zitto!!! {{NDR|a causa dello schiaffo di Hercules, Fil viene scaraventato via contro un mucchio di pesi e catene; Hercules si pente del suo attacco di rabbia, mentre Fil è scioccato da cosa è successo}} *'''Ade''': Ma guarda chi ho incontrato fra capra e cavoli, eh? {{NDR|scende dall'asta}} Baboom, sono Ade, il dio dei morti. Ciao, come andiamo? <br /> '''Hercules''': Ah! Non ora, va bene? <br /> '''Ade''': Ehi, ehi, ehi, mi servono due secondi, faccio in fretta io! Vedi, ho un grosso affare in pentola, una speculazione immobiliare diciamo! Ehm Herc... Ehm diavolaccio... posso chiamarti Herc? Pare che tu mi metta sempre i bastoni tra le ruote! <br /> '''Hercules''': Eh? Hai sbagliato persona! <br /> '''Ade''' {{NDR|arrabbiato e subito dopo calmo}}: Stammi a sentire brutto... Ehm, stammi solo a sentire, eh? Dunque, io ti sarei eternamente grato se ti prendessi un giorno di ferie da questa tua impresa di eroismo. Accidenti: mostri, disastri naturali. Un giorno possono aspettare, no? <br /> '''Hercules''': Hai perso il cervello. <br /> '''Ade''': Non scappare! Perché vedi, ho un piccolo asso nella manica che forse ti può interessare! {{NDR|schiocca le dita facendo apparire Meg}} <br /> '''Hercules''': Meg! <br /> '''Meg''': Non ascoltar... {{NDR|viene legata e imbavagliata da Ade}} <br /> '''Hercules''' {{NDR|corre a liberarla, ma lei scompare}}: Lasciala andare! {{NDR|a Ade}} <br /> '''Ade''': Facciamo uno scambio: tu rinunci alla tua forza per circa ventiquattro ore, va bene? Diciamo le prossime ventiquattro ore. E Meg sarà libera come un uccello e fuori pericolo. {{NDR|sarcastico}} Balliamo, ci baciamo, ci scateniamo, torniamo a casa felici. Che ne dici? Avanti! <br /> '''Hercules''': Sarà fatto del male alle persone, vero? <br /> '''Ade''': Naaaaa! Insomma, c'è la possibilità, succede; è la guerra, che posso dirti? Comunque, che devi a questa gente eh? {{NDR|prendendo Meg per le guance}} La tua Meg, questa faccina sbaciucchina, non è più importante? <br /> '''Hercules''' {{NDR|arrabbiato}}: Smettila! <br /> '''Ade''': NON LO È? <br /> '''Hercules''': Devi giurare che sarà fuori da ogni pericolo! <br /> '''Ade''': Bene! D'accordo, te lo concedo. Meg salva, altrimenti riavrai la tua forza... bla bla bla... carta da bollo... Huh! Va bene. Fatto! Una stretta di mano? {{NDR|Hercules ha dei dubbi}} Senti, non ho molto tempo per portarla alle lunghe! Sono impegnato, ho dei programmi per il 2000, mi serve una risposta ORA! E uno... E due... <br /> '''Hercules''' {{NDR|nonostante Meg abbia provato a convincerlo a non farlo}}: Accetto! <br /> '''Ade''': Sì, ci siamo, bam! {{NDR|gli stringe fortissimo la mano e gli fa perdere la sua forza}} Potresti sentirti un po' scombussolato, più che naturale. Forse ti conviene sederti! {{NDR|lancia il peso a Hercules, ma lui non riesce ad alzarsi}} Ora sai cosa si prova a essere uguale a tutti gli altri! Non è una cosa da sballo? Huh! Ah! Questa ti piacerà, te la devo! Meg, bambina, un patto è un patto! Sei sganciata! {{NDR|libera Meg}} A proposito Herc, non è favolosa come attrice? <br /> '''Meg''': Smettila! <br /> '''Hercules''': Che vuoi dire? <br /> '''Ade''': Voglio dire che la tua pollastrona qui ha lavorato per me tutto il tempo! {{NDR|fa una smorfia}} <br /> '''Hercules''' {{NDR|non vuole crederci}}: Stai... Stai mentendo! <br /> '''Panico''' {{NDR|arrivato insieme a Pena travestiti da bambini}}: Aiuto! {{NDR|tossisce addosso a Hercules}} <br /> '''Pena''': Accipicchia signore, tu sì che sei forte! {{NDR|si ritrasforma insieme a Panico}} <br /> '''Pena e Panico''': Eh Eh! <br /> '''Ade''': Era impossibile senza di te zucchero, tesoro, bambola! <br /> '''Meg''' {{NDR|a Hercules}}: Non è così, non intendevo... non potevo! {{NDR|fa un sospiro}} Mi dispiace tanto! <br /> '''Pena e Panico''' {{NDR|cantilenando}}: Il nostro eroe è zero! Il nostro eroe è zero! {{NDR|Meg inizia a piangere}} <br /> '''Ade''': Beh, ardo per la fretta! C'è un intero cosmo lassù che mi aspetta con, ehi, il mio nome sopra! {{NDR|decolla con il suo carro}} Basta con i preliminari! Ora si passa al grande evento! *'''Ade''': Fratelli! Titani! Guardatevi nella vostra squallida prigione! Chi vi ha messi laggiù?! <br /> '''Titani''': Zeus! <br /> '''Ade''' {{NDR|usa la sua magia per liberarli}}: E ora che vi ridò la libertà... qual è la prima cosa che farete voi? <br /> '''Titani''' {{NDR|distruggono la gabbia}}: Distruggerlo!!! <br /> '''Ade''': Esatto. {{NDR|i Titani si dirigono verso l'Olimpo... o così credono}} <br /> '''Titano di Roccia''': Schiacciare Zeus! <br /> '''Titano di Ghiaccio''': Congelarlo! <br /> '''Titano di Lava''': Liquefare Zeus! <br /> '''Titano d'Aria''': Spazzarlo via!!! <br /> '''Ade''': Ehm, ragazzi... {{NDR|i Titani si voltano verso Ade che punta verso l'Olimpo}} L'Olimpo sarebbe per di là. *'''Ade''' {{NDR|a capo dell'attacco dei Titani contro l'Olimpo}}: Zeusino, sono tornato! <br /> '''Zeus''': Ade?! Tu hai organizzato questo?! <br /> '''Ade''': Avete indovinato, signore! *'''Hercules''': Avevi ragione tu, Fil: i sogni sono per i pivelli. <br/> '''Filottete''': No, ragazzo, [[resa|arrendersi]] è per i pivelli! Sono tornato perché non getterò la spugna con te. Io dico ce la posso fare... e tu? *'''Zeus''': Te lo giuro, Ade! Quando sarò uscito da... {{NDR|viene completamente coperto di roccia fusa}} <br /> '''Ade''': Sono io che dò gli ordini ora, Sputafulmini! E credo che ti piacerà qui! *'''Ade''': Il figlio del mio odiato rivale intrappolato per sempre nel fiume della morte... <br /> '''Hercules''': E uno... <br /> '''Ade''': Dov'è la fregatura? <br /> '''Hercules''': E due... <br /> '''Ade''': Va bene va bene va bene. Va bene. Tirala fuori! Lei va... tu resti. {{NDR|Hercules si tuffa nel pozzo delle anime}} Ops! Mi era sfuggito di mente! Sarai morto, prima di arrivare a lei! Non è un problema, vero? *'''Ade''' {{NDR|dopo che Hercules si è salvato dal pozzo delle anime}}: Non è possibile! Non puoi essere vivo, dovresti essere... <br/>'''Pena e Panico''': Un Dio!? <br/>'''Ade''' {{NDR|arrabbiandosi}} Aaaaaaargh!!! Ercole, fermo, non puoi farmi questo!! {{NDR|Hercules gli dà un pugno in faccia e si calma}} Beh, o forse si. Va bene, me lo sono meritato. Herk, Herk, possiamo parlare? Tuo padre è un simpaticone, giusto? E che so, se tu mettessi una buona parola lui spazzerà via questa storia in un lampo, che ne dici? {{NDR|afferra la testa dell'anima di Meg}} Meg, parlaci tu, qualche sbaciucchino eh? {{NDR|indignato, Hercules con un pugno lo butta nel pozzo delle anime, e Ade viene afferrato e attaccato dai defunti}} Via, andate via, non mi toccate! Levatemi queste sudicie anime di dosso! <br/>'''Panico''': Non sarà di buon umore quando uscirà da li! <br/>'''Pena''': Vuoi dire "se" uscirà da li! Se!<br/>'''Panico''': Se... Se mi piace! <br/>'''Ade''' {{NDR|[[Ultime parole dai film|ultime parole]] mentre viene trascinato via dalle anime}}: Oh, non credo di sentirmi tanto bene! Mi sento un po' scaricooo!!! *'''Zeus''': Ottimo lavoro, figliolo! Ce l'hai fatta! Sei un vero eroe. <br /> '''Era''': Avresti sul serio dato la tua vita per salvare questa giovane. {{NDR|Megara}} <br /> '''Zeus''': Perché un vero [[eroismo|eroe]] non si misura dalla forza che possiede, ma dalla forza del suo cuore. ==[[Explicit]]== {{explicit film}} Che ve ne pare? È il momento del lieto fine! Tutti hanno avuto una fettina di qualcosa tranne me, io niente! Mi ritrovo con niente! C'è qualcuno in ascolto? È come... Ma che sono, un'eco, per caso? Pronto? Pronto? A cosa sto parlando, all'iperspazio? Pronto? Sono io! Nessuno mi ascolta...! ('''Ade''') ==Voci correlate== *[[Hercules (videogioco)]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Disney}} [[Categoria:Classici Disney]] 8yoqry313cnplecfsr5btnd44fgggom Paestum 0 41235 1223402 1141755 2022-08-19T21:17:07Z Sun-crops 10277 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[Immagine:Brogi, Giacomo (1822-1881) - n. 5133a - Pesto - Tempio di Nettuno.jpg|thumb|Particolare del Tempio di Hera nell'area archeologica di Paestum]] Citazioni su '''Paestum''' ==Citazioni== <!--in ordine alfabetico--> *Al mattino la roccia calcarea di Paestum è grigia, a mezzogiorno color miele, al tramonto fiammante. La tocco e sento il calore del corpo umano. Verdi lucertole vi passano correndo come un brivido. ([[Zbigniew Herbert]]) *''Ben io qui canterei, qual sia de gli orti | la cultura miglior, come di Pesto | due volte rifioriscano i rosai.'' ([[Virgilio]]) *È come se un dio, qui, avesse costruito con enormi blocchi di pietra la sua casa. ([[Friedrich Nietzsche]]) *Entrammo per una Porta che si presentava ancora ben solida, e camminamo per alcuni minuti sopra una un'antica pavimentazione. Subito dopo ci colpì la vista di tre grande edifici che era l'uno parallelo all'altro, ma separati da una diversa distanza. Le forme del primo e del terzo edificio sembrano vicine a quelle delle più antiche Basilicae. La forma del secondo, invece è più straordinaria e difficile da spiegare. Sono templi? Sono Basilicae? Che cosa sono mai? ([[Lord Frederick North]]) *Finalmente, incerti se stessimo avanzando tra rupi o macerie, finimmo col riconoscere in alcune grandi, lunghe masse quadrangolari che avevamo già avvistate di lontano, i templi e i monumenti superstiti e memorie di un'antica, fiorente città. ([[Johann Wolfgang von Goethe]], ''[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]'') *Io non credo, che antichità più ragguardevoli incontrar si possano in tutta Europa. L'ambito intero delle mura con alcune torri e colle porte annunziano la città da lontano, e ne segnano i confini. Le tre solenni fabbriche, dette volgarmente tempj, torreggiano vittoriose di molti secoli, e non cessò di maravigliare, che sì poco note per tanto tempo restassero alla curiosità degli antiquarj e dei forestieri. I monumenti Paestani a buon titolo si possono attribuire all'insegno degli Etruschi. Ben più malagevole parmi il dire cose fossero queste tre fabbriche. Una d'esse (dessa) fu Tempio; ma le altre due per avventura dir si debbano Pritaneo, Calcidica, Ginnasio ([[Carlo Gastone Della Torre di Rezzonico]]) *Mentre il sole cominciava a immergersi maestosamente nel mare dietro di noi, abbiamo camminato senza meta in questo bosco pieno di cinguettii, e all'improvviso ci siamo ritrovati al suo margine. Al nostro sguardo si è offerta una scena di incanto soprannaturale. A qualche centinaio di metri si ergevano in fila, perfetti, i tre templi di Paestum, superbi e splendenti di luce rosata negli ultimi raggi del sole. È stata come un'illuminazione, una delle grandi esperienze della vita. ([[Norman Lewis]]) *Mi permetto di dire, da un punto di vista imprenditoriale, che il business core di Paestum è certamente il Tempio di Nettuno. {{NDR|Dopo aver visitato la Basilica}} La Basilica, per la sua età, è forse ancora più incredibile del Tempio di Nettuno ([[Luca Cordero di Montezemolo]]). *Nessuna città o villaggio ravviva questo tratto di 25 miglia, eccetto il feudale paese di Eboli, e il Reale sito di caccia di Persano, con una foresta di 28 miglia di circonferenza, e poche case coloniche lungo la via, i cui abitanti rassomigliano a spettri errabondi.<br/>Dopo aver lasciata la via maestra (che si intendeva proseguire così fino a Reggio), presi una via di traverso che conduce a Pesto o Paestum, fra il mare e la strada maggiore; e non appena ebbi attraversato il fiume Sele – ''Silurus'' degli antichi – rimasi subito colpito dalla vista dei tre {{sic|tempii}}, elevantisi maestosamente in distanza.<br />Questi venerabili avanzi dell'antichità, non rimangono né molto in basso nascosti dai boschi, né accerchiati da montagne, come io credevo, dominano invece la vista del mare e della campagna circostante, in modo che se fosse vero – come alcuni viaggiatori attestano – che essi sono stati da poco scoperti, dovrebbe attribuirsi a non altra causa, se non a quella dell'essere questa parte del Regno di Napoli raramente visitata da stranieri. ([[Carl Ulysses von Salis Marschlins]]) *Non è un fatto stupefacente che nessuno prima abbia scritto su questo? ([[Johann Joachim Winckelmann]]) ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Città della Magna Grecia]] [[Categoria:Luoghi della Campania]] 8xfzpi8up2nwx36rxg7zlrbjpgvr5gi Adolescenza 0 42054 1223444 1209675 2022-08-20T02:21:15Z Danyele 19198 /* Citazioni */ +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Larmessin L'Adolescence.jpg|thumb|Nicolas III de Larmessin, ''L'Adolescenza'', 1735]] Citazioni sull''''adolescenza''' e sugli '''adolescenti'''. ==Citazioni== *A mano a mano che [[invecchiamento|invecchia]], l'uomo intelligente deve simulare la sicurezza dogmatica dell'adulto. Per proteggere l'adolescente che continua a vivere in lui. ([[Nicolás Gómez Dávila]]) *Adolescente (''s.m.''). Dicesi di chi sta lentamente guarendo dall'infanzia. ([[Ambrose Bierce]]) *Che stagione l'adolescenza. Senti di poter esser tutto e ancora non sei nulla e proprio questa è la ragione della tua onnipotenza mentale. ([[Eugenio Scalfari]]) *Ci sono adolescenze che si innescano a novanta anni. ([[Alda Merini]]) *Di solito gli adulti amano l'[[infanzia]], perché è un'epoca ormai lontana e se la ricordano come non è. L'adolescenza invece è un'età incredibile, hai tantissime energie ma molte più occasioni di fare rumore rispetto a quando eri bambino. ([[Fabio Genovesi]]) *Dobbiamo prepararci a pensare e a combattere l'intera adolescenza come un gruppo criminale, l'intera [[giovinezza]] come un'associazione a delinquere. ([[Antonio Scurati]]) *Durante le scuole medie e superiori non credo che ci sia mai stato un momento in cui non dubitassi di me stessa o non fossi insicura continuando a cercare chi fossi. Devi superare quegli anni dell'adolescenza prima di ottenere ciò che cerchi. ([[Sadie Sink]]) *Gli adolescenti non sempre amano essere spediti per mari di incerte congetture; si accontentano di sapere che la capitale dell'Albania è Tirana. ([[Frank McCourt]]) *Il giovane adolescente è brutto, con le sue sproporzioni nei tratti, quell'orribile mescolanza di superuomo infantile e di vita animalesca che si sveglia, con accenni a passioni e conflitti, terrore dell'ignoto, rimorso per le cose ormai compiute; e quell'eterna e indomabile smorfia di fronte a ogni cosa; odio per tutto ciò che sta sopra e opprime, di conseguenza odio per i più vecchi, i più fortunati; sfiducia verso una vita che ha da poco trasformato un bambino indifeso in un rapace. ([[August Strindberg]]) *Il mondo è pieno di adolescenti che cavalcano senza sella. (''[[Dr. House - Medical Division (quinta stagione)|Dr. House - Medical Division]]'') *In fin dei conti, gli adolescenti credono di diventare adulti scimmiottando adulti rimasti bambini che fuggono davanti alla vita. ([[Muriel Barbery]]) *Insomma tornai a mimetizzarmi fra i miei coetanei, desiderando al tempo stesso di essere molto diverso da loro. Una schizofrenia che in realtà è di tutti gli adolescenti. Agire per essere uguali e sognare di essere diversi. ([[Gianrico Carofiglio]]) *L'adolescente non perdona gli scrittori letti da suo padre. ([[Nicolás Gómez Dávila]]) *L'adolescente non sa chi è stato e teme di non riuscire a diventare quello che sogna di essere: la [[conoscere se stessi|consapevolezza di sé]] è il frutto di un lungo, complesso confronto tra stadi precari della propria identità, e il gruppo consente di rispecchiarsi nell'altro, di imparare a riconoscere sé e l'altro da sé. ([[Paolo Crepet]]) *L'adolescenza è quell'età in cui le persone si preoccupano di cose di cui non c'è proprio da preoccuparsi. (''[[La nave dei folli]]'') *L'adolescenza è un modo di essere riconosciuto da educatori e sociologi, ma negato da famiglia e genitori. Per parlare da specialista, direi che lo svezzamento affettivo, il sopraggiungere della pubertà, il desiderio d'indipendenza e il complesso d'inferiorità sono segni caratteristici di quest'età. Basta un solo atto di ribellione e questa crisi viene giustamente chiamata "originalità giovanile". Il mondo è ingiusto, dunque dobbiamo sbrigarcela da soli: e si fanno i quattrocento colpi.<ref>Espressione francese equivalente a "fare il diavolo a quattro".</ref> ([[François Truffaut]]) *La parola «teenager» era stata inventata da poco, e non gli passò mai per la testa che quella dolorosa, dolcissima sensazione di lontananza dal resto del mondo potesse provarla come lui anche qualcun altro. ([[Ian McEwan]]) *''Ogni adolescenza coincide con la [[guerra]] che sia falsa, che sia vera | ogni adolescenza coincide con la guerra che sia vinta, che sia persa.'' (''[[Tre allegri ragazzi morti]]'') *Quell'età così critica, nella quale par che entri nell'animo quasi una potenza misteriosa, che solleva, adorna, rinvigorisce tutte l'inclinazioni, tutte l'idee, e qualche volta le trasforma, o le rivolge a un corso impreveduto. ([[Alessandro Manzoni]], ''[[I promessi sposi]]'') *{{NDR|I [[Padre|padri]]}} Svolgono ancora il ruolo paterno com'era nella società contadina, dando gli ordini, senza capire cos'è l'adolescenza. ([[Antonio Mazzi]]) *Se fossi stato Dio... avrei posizionato l'adolescenza alla fine della vita. (''[[Sakura Mail]]'') *Seeenti! Sono una teenager! Vorrei essere ovunque tranne che qui! Sono fatta di cupi silenzi seguiti da acidi commenti seguiti da altri cupi silenzi! (''[[Deadpool (film)|Deadpool]]'') *Un Governo non dimentichi mai, che all'istruzione massimamente degli adolescenti va di necessità connessa l'educazione religiosa e morale, e che da questa, assai più che dall'istruzione intellettuale, dipende l'ordine, la tranquillità, la stabilità, e la felicità dello Stato. ([[Amedeo Peyron (filologo)]]) *Una cosa che di certo non vorrai in casa è un teenager umano. (''[[Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie]]'') *Una cosa che gli adulti non dovrebbero dimenticare è che essere adolescenti fa schifo e andare a scuola fa schifo. (''[[Bowling a Columbine]]'') ===[[Giuseppe Petrocchi]]=== *L'adolescente avverte assai nitidamente l'esigenza di giustificazione e di sistemazione delle proprie conoscenze. *Una certa conflittualità con l'adolescente, specie in alcune problematiche esistenziali, può, dunque, risultare inevitabile: il problema vero, perciò, non è quello di evitarla a qualunque prezzo. *L'attività pedagogica spesso si rivela simile a quanto accade nei terreni carsici: la pioggia che cade dall'alto sembra disperdersi subito, quasi rifiutata da una terra che continua a mostrarsi arida e refrattaria, eppure quell'acqua "scomparsa" scorre limpida negli strati più interni del terreno e ricompare all'aperto – anche a distanze notevoli – come sorgente fresca, abbondante e ricca di vita. ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Pubertà]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante l'|wikt|preposizione=sull'}} {{Età}} [[Categoria:Età (biologia)]] 8i9825lmq32g9zplpyjz261qqveaq3c Pupi Avati 0 47562 1223376 1223231 2022-08-19T18:37:26Z Udiki 86035 /* Citazioni di Pupi Avati */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Pupi Avati.jpg|thumb|Pupi Avati (2008)]] '''Pupi Avati''', all'anagrafe '''Giuseppe Avati''' (1938 – vivente), regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano. ==Citazioni di Pupi Avati== *{{NDR|Su [[Marisa Merlini]]}} Amava il mio cinema e mi chiedeva da tempo di lavorare insieme, ed è stato bellissimo. Con la sua straordinaria esperienza che ha attraversato quasi un secolo di cinema, sapeva stare sul set con una competenza ed un rispetto dei ruoli che oggi purtroppo sembrano quasi anacronistici.<ref>Citato in ''[http://cinema-tv.corriere.it/cinema/08_luglio_28/marisa_merlini_fa55d04c-5c89-11dd-88a9-00144f02aabc.shtml Cinema, è morta Marisa Merlini]'', ''Corriere.it'', 28 luglio 2008.</ref> *{{NDR|Sull'assegnazione al premio alla carriera al Festival Cinevasioni}} [[Carlo Delle Piane]] è stato il filo rosso di tutto il cinema italiano dal dopoguerra ad oggi [...] è una persona di una sensibilità estrema che merita il premio che oggi gli viene riconosciuto, ne avrebbe meritati molti di più, ma soprattutto avrebbe meritato quell'attenzione da parte dei miei colleghi che non ha ricevuto. Questo è un mio grandissimo rammarico perché ad esempio in America o in Francia avrebbe ottenuto più considerazione.<ref>Citato in Fulvio Fulvi, ''[https://www.avvenire.it/agora/pagine/delle-piane-pupi-avati-intervista Carlo Delle Piane: "In 70 anni di carriera Pupi Avati il regalo più bello"]'', ''Avvenire.it'', 12 ottobre 2017.</ref> *Credo di aver fatto, in quel mondo, {{NDR|[[Scautismo|scout]]}} esperienze che né la famiglia né la scuola ti possono offrire. Come i «fuochi di bivacco» prima di andare a dormire. Erano anche quelli momenti di socializzazione. Che potevano essere scherzosi, allegri, con scenette e barzellette. Ma anche molto seri: momenti in cui ci si confrontava, ci si raccontava, ci si confidava, sapendo che nessuno avrebbe mai fatto uso di dileggio di quel che sentiva. Se sono una persona che ha una certa facilità a raccontare se stesso senza nascondere le proprie debolezze e i propri errori, lo devo a quei momenti lì, ai «fuochi di bivacco».<ref name=scout>Da ''[http://www.lastampa.it/2014/08/05/cultura/opinioni/editoriali/cos-gli-scout-mi-hanno-insegnato-a-vivere-gMYw9lwguqPA9fy628I2OM/premium.html Così gli scout mi hanno insegnato a vivere]'', ''Lastampa.it'', 5 agosto 2014.</ref> *Ho letto con crescente interesse la corposa antologia sull’amore e sulla caducità dei sentimenti di [[Paolo Ruffilli]]. Sembrano tutte storie "sbagliate" queste di ''Un'altra vita'' (Fazi Editore), incontri fugaci fra anime in pena che, nell’insensata baraonda dell’esistenza, si regalano un attimo, uno e uno solo, di intensa umanità. L’autore è riuscito a raccontare l'amore (tema di cui si è fatto e si fa abuso smodato) attraverso una serie di incontri tutti verosimili e tuttavia tutti singolari. Lasciando il lettore nella certezza di non aver esaurito il "catalogo" delle possibili combinazioni. Dei possibili intrecci. Come se questa sua profonda conoscenza del tema lo legittimi a continuare a narrarlo ancora all’infinito. E sempre in modo nuovo. Tenendo ben desta la nostra curiosità. Ho anche molto apprezzato l’aver dedicato ogni racconto ad un suo (nostro!) Nume Tutelare. Non per vezzo letterario (la sua voce è così sua, è così poetica, da non potersi piegare all’emulazione o al ricalco) né per una dannosa foga citazionista. È – così l’ho interpretato – un ricambiare un dono ricevuto con un suo dono. Un gesto di profonda sentita riconoscenza. E in quelle ore di lavoro, ne sono certo, sia Emily Dickinson che Hermann Hesse (e così tutti gli altri) si sono fermati, soddisfatti, al suo fianco.<ref>Citato in Literary.it http://www.literary.it/dati/literary/avati_pupi/unaltra_vita.html</ref> *{{NDR|Sul film ''[[Regalo di Natale]]''}} Ho voluto che i miei personaggi avessero dei ruoli molto connotati, molto tipici di questa nostra società approssimativa e avida, superficiale e accanita, perché, attraverso una situazione estrema, fosse più chiaro il mio discorso sull'impossibilità di mantenere un rapporto di amicizia tra uomini adulti.<ref>Citato in Simonetta Robiony, ''Avati si gioca Venezia al poker'', ''La Stampa'', 10 agosto 1986, p. 18.</ref> *{{NDR|Sul film ''[[La rivincita di Natale]]''}} In "Regalo di Natale" c'erano ancora in gioco i sentimenti. Tanto che si provava solidarietà per Abatantuono, la vittima, e si restava con la voglia di vedere la sua rivincita. Lui giocava onestamente, gli altri l'avevano truffato. Ora, invece, anche Franco gioca sporco, bara. Ma qui si misura la distanza tra quei tempi e oggi. Ora tutto, rapporti umani compresi, è parametrato sul denaro, quantificato in soldi.<ref>Dall'intervista di [[Roberto Nepoti]], ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/01/30/il-tradimento-la-vendetta-meritano-una-bella.030il.html Il tradimento e la vendetta meritano una bella rivincita]'', ''la Repubblica'', 30 gennaio 2004.</ref> *Nel 1986 stavo realizzando al Bandiera Gialla di Rimini un programma per la televisione e ad un certo punto ho sentito, dall'altra parte dello studio, qualcuno cantare con un timbro, una voce, una grinta e una ruvidezza che mi ricordavano molto un modo di cantare che mi era caro perché era quello dei cantanti di colore. Allora chiesi chi fosse questo cantante americano e mi risposero "si chiama [[Zucchero (cantante)|Zucchero]]". Zucchero? Ma che nome è? Poi ho scoperto che invece si chiamava Adelmo che è un nome delle nostre terre, della campagna. Nessun nobile aristocratico emiliano si chiamerebbe mai Adelmo!<ref>Dal programma televisivo ''Un soffio caldo – Natale con Zucchero'', Rai 2, 21 dicembre 2010.</ref> *Nella mia mente [...] rimangono i suoni che anticipano l'arrivo del gruppo. Ecco, quel mix di sirene, clacson, pale di elicottero e urla degli spettatori è la cosa che più mi ha colpito del [[Giro d'Italia]]. Rumori sovrapposti che diventano una sola, caratteristica sonorità. Un momento unico!<ref>Citato in Pier Bergonzi, ''Che emozione il suono del Giro'', ''SportWeek'', nº 19 (936), 11 maggio 2019, pp. 59-60.</ref> *Nella mia vita, subito dopo i miei genitori metto gli [[Scautismo|scout]]. Mi hanno insegnato soprattutto due cose. La prima è che bisogna dare un senso a ogni nostra giornata. La seconda è la sacralità della vita, in un tutt'uno con la sacralità della natura.<ref name=scout/> {{Int|Da ''[http://www.lanuovabq.it/it/articoli-io-pupi-avati-vi-racconto-la-famiglia-la-stiamouccidendo-con-lindifferenza-e-la-solitudine-16802.htm "Io, Pupi Avati, vi racconto la famiglia"]''|Intervista di Andrea Zambrano, ''Lanuovabq.it'', 18 luglio 2016.}} *Siamo assuefatti alla solitudine, la famiglia è l'unico rimedio. *Noi abbiamo il dovere di lasciare delle tracce di noi stessi nei figli. *I figli hanno un unico diritto. Un padre, una madre e dei fratelli. I fratelli sono delle garanzie. I figli devono sentirsi garantiti dai fratelli. *{{NDR|Riferito al matrimonio}} [...] vedo la tentazione di disfarsi di questo istituto, che è l'istituto principe con il quale si richiama l'essere umano alla responsabilità. Oggi si cerca la solitudine, il solitario oggi rappresenta il massimo della tentazione perché abbiamo tutti l'illusione di vivere un'eterna giovinezza, provvediamo con artifizi chirurgici o chimici perché la stagione dell'adolescenza si protragga di stagione in stagione. *Tutti arrivano a fare un figlio dopo aver sistemato il mutuo, poi la macchina, poi il lavoro. Il bambino diventa un optional. Tutto ciò è una forma sotterranea di egoismo. *Non frequento l'ambiente del cinema, lo vivo tenendomene alla larga. Diciamo che sono più compatito che apprezzato. Però non è vero che sia così malvagio. È un luogo comune che sia un coacervo di nequizie. Se vai nel mondo dei bancari è peggio. Tra i politici è peggio ancora, ovunque l'egoismo ti spinga a cogliere il massimo arraffando con voracità. Ma vedo che l'importante oggi è rassicurare. I nostri politici di mestiere fanno i rassicuratori. *La mia fede è condizionata dal dubbio, credo che sia la bellezza della fede. Ogni giorno devi perderla e ritrovarla. Se hai capito cos'è la fede, dopo un po' lo fai di mestiere. *Nella mia ingenuità provocatoriamente vado a messa tutti i giorni a cercare Dio e a convincere Dio di esistere, lo ritengo necessario perché solo un Dio ci può salvare. *Recitare è ascoltare. Lo disse a Katia Ricciarelli indecisa se accettare la parte ne ''La seconda notte di nozze''.<ref>Frase detta a [[Katia Ricciarelli]].</ref> *L'ascolto è la dinamica che muove una società. La nostra società non ascolta. *Il corteggiamento una volta aveva delle regole rituali, che preparavano ad un bene superiore. Oggi ci siamo giocati tutte queste relazioni umane per cui la nostra vita si risolve all'essenza: arrivi già a quello che è il risultato, ti guardi attorno e sei privo di desideri. ==Citazioni su Pupi Avati== *Pupi Avati non è abituato a fare dei provini agli attori: quando è interessato a qualcuno per un suo film lo incontra, lo studia da vicino e segue il suo intuito. A me è successo esattamente questo e oggi mi sento lusingata di essere stata scelta e di avere avuto l’opportunità di entrare nel suo mondo. ([[Violante Placido]]) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Gli amici del Bar Margherita''=== Una volta c'era una città grande e lunga, soleggiata o piovosa nei giorni giusti, che noi chiamavamo Bologna e ancora oggi, se desideri ricordare un posto che non c'è più, c'è chi dice quel nome e ti torna in mente una città grande e lunga, soleggiata o piovosa.<br> Lì c'erano tutte le persone che ti servivano, nel centro o nella periferia, qualunque genere di persona cerassi, avessi voglia di vedere o di salutare, lì sapevi che c'era e prima o poi l'avresti trovata. Non ne mancava nessuna.<ref>Prima dell'inizio del libro ci sono due pagine con le dodici "regole del Bar Margherita", la prima delle quali è:<br>«1. Al bar non si portano mogli, sorelle, figli, nipoti.»</ref> ===''Una sconfinata giovinezza''=== ''A vent'anni nei ragazzi cercavo l'impegno, la sensibilità, addirittura il senso del sacro. E se erano belli tanto meglio...''<br> ''Insomma, cercavo una specie di angelo e mi ritrovo questo qui che vince una caccia al tesoro organizzata dai miei cugini di Bologna... Lo conoscevano tutti e si capiva come gli piacesse salutare e farsi salutare, insomma, si atteggiava un po'. Dopo la premiazione lo invitarono al nostro tavolo per chiedergli della squadra di calcio di lì. Mi piacque che rispondesse alle loro domande senza smettere di guardarmi. Il giorno dopo ci ha portati all'allenamento del Bologna, anche lì lo conoscevano tutti.'' ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Pupi Avati, ''Gli amici del Bar Margherita'', Garzanti, 2009. ISBN 9788811681236 *Pupi Avati, ''Una sconfinata giovinezza'', Garzanti, 2010. ISBN 9788811681984 ==Filmografia== *''[[La casa dalle finestre che ridono]]'' (1976) – regista, sceneggiatore *''[[Salò o le 120 giornate di Sodoma]]'' (1976) – sceneggiatore *''[[Regalo di Natale]]'' (1986) – regia, soggetto e sceneggiatura *''[[Il cuore altrove]]'' (2003) – regista, sceneggiatore *''[[La rivincita di Natale]]'' (2004) – regia, soggetto e sceneggiatura *''[[Benvenuto Presidente!]]'' (2013) – attore ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Avati, Pupi}} [[Categoria:Registi italiani]] [[Categoria:Sceneggiatori italiani]] kfkl1gb9t4nzfv1v0ak48p60843pifo Tove Jansson 0 67930 1223467 937140 2022-08-20T08:59:59Z 87.15.57.190 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Tove Jansson 1956.jpg|thumb|Tove Jansson nel 1956]] '''Tove Marika Jansson''' (1914 – 2001), scrittrice e pittrice finlandese. ==''Il cappello del Gran Bau''== ===[[Incipit]]=== Una grigia mattina sulla Valle dei Mumin cadde la prima neve. Arrivò di sorpresa, fitta e silenziosa, e in breve tutto fu bianco. Il troll Mumin se ne stava su un gradino a guardare la Valle rannicchiarsi sotto l'immacolato lenzuolo. "Stasera ce ne andiamo in letargo" penso quietamente. Perché questo, in un certo giorno di novembre sono soliti fare tutti i Troll Mumin (ed è una bella trovata, se non si ama il freddo e il buio). Richiuse la porta, andò dalla sua mamma e annunciò: «È arrivata la neve!». * La mattina seguente, quando il Topomuschiato uscì come al solito con la coperta e il suo libro sotto il braccio del distendersi nell'amaca e leggere ''Dell'inutilità del Tutto'', la corda si ruppe e lui precipitò a terra.<br/>«Inammissibile!» esclamò il Topomuschiato liberandosi dalla coperta.<br/>«Che noia» disse Papà Mumin, che stava innaffiando le sue piantine di tabacco. «Spero che non si sia fatto male».<br/>«Non è questo» ribatté cupo il Topomuschiato tirandosi i baffi. «La terra può anche spaccarsi senza che la mia quiete ne venga turbata. Ma odio trovarmi in situazioni ridicole. Non si addice a un filosofo». * Papà Mumin scriveva e scriveva, pensando a quanto si sarebbero pentiti tutti leggendo le sue memorie. Questo lo mise di buon umore. «Ben gli sta!» disse tra sé.<br/>In quel momento una prugna si spiaccicò sulla carta macchiandola di azzurro.<br/>«Per la mia coda!» esclamò Papà Mumin. «I bambini sono tornati!».<br/>Si voltò per sgridarli, ma si trovò di fronte un cespuglio tempestato d bacche gialle. Si alzò di botto, e all'istante una grandinata di prugne viola si riversò sulla sua scrivania. Fitte fronde strisciavano contro il soffitto allungando verdi germogli in direzione della finestra.<br/>«Ehi!» gridò Papà Mumin. «Sveglia! Correte a vedere!»<br/>Mamma si svegliò di soprassalto e constatò con stupore che la sua stanza era invasa da fiorelli bianchi che pendevano dal soffitto in filamenti sottili, inframezzati da eleganti fiocchi di foglie.<br/>«Che meraviglia!» esclamò. «Dev'essere una sorpresa dei mio Mumino». * «Ciaoao» disse Dada.<br/>«Ciaoao a voi» rispose Mumin che aveva un po' imparato il loro linguaggio.<br/>«Hai piantoto?» chiese Sasa.<br/>«No...» mormorò Mumin. «Ma Tabacco se n'è andato...».<br/>«Mi dispiacece» disse Dada sinceramente. «Ti aiutata strofinare il tuo nasoso sul nasoso di Sasa?»<br/>Mumin strofinò gentilmente il suo naso contro quello della bestiolina, ma non si sentì molto meglio. == Bibliografia in italiano == * ''Il cappello del Gran Bau'' (''Trollkarlens hatt'', 1948), traduzione di Annuska Palme Sanavio e Donatella Ziliotto, Salani, 1990. ISBN 88-7782-047-0 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Jansson, Tove}} [[Categoria:Scrittori finlandesi]] 863y6bv4tswa090n9ltuiup6waemjy0 1223468 1223467 2022-08-20T09:19:03Z Spinoziano 2297 Annullate le modifiche di [[Special:Contributions/87.15.57.190|87.15.57.190]] ([[User talk:87.15.57.190|discussione]]), riportata alla versione precedente di [[User:Sun-crops|Sun-crops]] wikitext text/x-wiki [[Immagine:Tove Jansson 1956.jpg|thumb|Tove Jansson nel 1956]] '''Tove Marika Jansson''' (1914 – 2001), scrittrice e pittrice finlandese. ==''Il cappello del Gran Bau''== ===[[Incipit]]=== Una grigia mattina sulla Valle dei Mumin cadde la prima neve. Arrivò di sorpresa, fitta e silenziosa, e in breve tutto fu bianco. Il troll Mumin se ne stava su un gradino a guardare la Valle rannicchiarsi sotto l'immacolato lenzuolo. "Stasera ce ne andiamo in letargo" penso quietamente. Perché questo, in un certo giorno di novembre sono soliti fare tutti i Troll Mumin (ed è una bella trovata, se non si ama il freddo e il buio). Richiuse la porta, andò dalla sua mamma e annunciò: «È arrivata la neve!». ===Citazioni=== * La mattina seguente, quando il Topomuschiato uscì come al solito con la coperta e il suo libro sotto il braccio del distendersi nell'amaca e leggere ''Dell'inutilità del Tutto'', la corda si ruppe e lui precipitò a terra.<br/>«Inammissibile!» esclamò il Topomuschiato liberandosi dalla coperta.<br/>«Che noia» disse Papà Mumin, che stava innaffiando le sue piantine di tabacco. «Spero che non si sia fatto male».<br/>«Non è questo» ribatté cupo il Topomuschiato tirandosi i baffi. «La terra può anche spaccarsi senza che la mia quiete ne venga turbata. Ma odio trovarmi in situazioni ridicole. Non si addice a un filosofo». * Papà Mumin scriveva e scriveva, pensando a quanto si sarebbero pentiti tutti leggendo le sue memorie. Questo lo mise di buon umore. «Ben gli sta!» disse tra sé.<br/>In quel momento una prugna si spiaccicò sulla carta macchiandola di azzurro.<br/>«Per la mia coda!» esclamò Papà Mumin. «I bambini sono tornati!».<br/>Si voltò per sgridarli, ma si trovò di fronte un cespuglio tempestato d bacche gialle. Si alzò di botto, e all'istante una grandinata di prugne viola si riversò sulla sua scrivania. Fitte fronde strisciavano contro il soffitto allungando verdi germogli in direzione della finestra.<br/>«Ehi!» gridò Papà Mumin. «Sveglia! Correte a vedere!»<br/>Mamma Mumin si svegliò di soprassalto e constatò con stupore che la sua stanza era invasa da fiorelli bianchi che pendevano dal soffitto in filamenti sottili, inframezzati da eleganti fiocchi di foglie.<br/>«Che meraviglia!» esclamò. «Dev'essere una sorpresa dei mio Mumino». * «Ciaoao» disse Dada.<br/>«Ciaoao a voi» rispose Mumin che aveva un po' imparato il loro linguaggio.<br/>«Hai piantoto?» chiese Sasa.<br/>«No...» mormorò Mumin. «Ma Tabacco se n'è andato...».<br/>«Mi dispiacece» disse Dada sinceramente. «Ti aiutata strofinare il tuo nasoso sul nasoso di Sasa?»<br/>Mumin strofinò gentilmente il suo naso contro quello della bestiolina, ma non si sentì molto meglio. == Bibliografia in italiano == * ''Il cappello del Gran Bau'' (''Trollkarlens hatt'', 1948), traduzione di Annuska Palme Sanavio e Donatella Ziliotto, Salani, 1990. ISBN 88-7782-047-0 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Jansson, Tove}} [[Categoria:Scrittori finlandesi]] dnyeug9ji1rn44zszql14gdyv9ttnyf Norman Lewis 0 77554 1223400 1223303 2022-08-19T21:15:20Z Sun-crops 10277 +1, traduzione ufficiale per una citazione inserita da un altro utente wikitext text/x-wiki '''Norman Lewis''' (1908 – 2003), scrittore britannico. ==''Napoli '44''== ===[[Incipit]]=== Alle 18,30 ci è stata annunciata la firma di un armistizio con l'Italia che entrerà in vigore domani, quando dovremmo sbarcare a Salerno.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ==Citazioni== *Mentre il sole cominciava a immergersi maestosamente nel mare dietro di noi, abbiamo camminato senza meta in questo bosco pieno di cinguettii, e all'improvviso ci siamo ritrovati al suo margine. Al nostro sguardo si è offerta una scena di incanto soprannaturale. A qualche centinaio di metri si ergevano in fila, perfetti, i tre templi di [[Paestum]], superbi e splendenti di luce rosata negli ultimi raggi del sole. È stata come un'illuminazione, una delle grandi esperienze della vita. (9 settembre 1943, p. 15) *Il vicolo è gremito fino a scoppiare di famiglie proletarie abituate a vivere quanto più possono all'aperto, ragion per cui la strada è chiassosa come un'uccelleria tropicale.<br>Stamattina sul presto, una famiglia che abita nella casa di fronte ha portato fuori un tavolo e lo ha sistemato in strada vicino alla sua porta. In un attimo è stato ricoperto con una tovaglia verde con la frangia. Tutt'intorno sono state disposte delle sedie, alla stessa distanza l'una dall'altra, e sul piano hanno trovato posto diverse foto incorniciate, un vaso di fiori finti, una gabbietta con un cardellino e alcuni bicchierini decorati che di tanto in tanto, nel corso della giornata, venivano strofinati per rimuovere la polvere. Intorno al tavolo, la famiglia – una madre, i nonni, una ragazza sui diciotto anni e due bambini irrequieti che andavano e venivano in continuazione – viveva in quella che era, di fatto, una stanza senza pareti. [...] Lungo il vicolo c'erano molti altri tavoli come questo, e i vicini si scambiavano visite, dando luogo a un'incessante migrazione sociale. La scena era di grande serenità. Le stuoie verdi delle finestre e dei balconi ai piani superiori respiravano dolcemente nella mite brezza marina. La gente si chiamava da grande distanza, quasi cantando. (10 ottobre 1943, pp. 38-39) *Tutta [[Napoli]] era distesa sotto di noi come un'antica mappa, sulla quale l'artista avesse disegnato con minuzia quasi eccessiva i molti giardini, i castelli, le torri e le cupole. Per la prima volta, aspettando il cataclisma, ho ammirato lo splendore di questa città, vista da una distanza che la ripuliva dalla sudicia crosta del tempo di guerra, e per la prima volta ho capito quanto poco europea, e quanto invece orientale essa sia. Tutto era immobile, a parte i fluttuanti coriandoli delle colombe in lontananza. (23 ottobre 1943, p. 53) *Da dieci secoli questa terra è battuta da eserciti invasori. Sul trono di Napoli si sono avvicendati re stranieri che hanno ridotto in schiavitù il popolo. Le rivolte sono state soffocate nel sangue. Ma niente di tutto questo ha lasciato la minima traccia nella fantasia o nella memoria dell'uomo comune, né ha sollecitato una qualsiasi aggiunta al repertorio del cantastorie. E ancora oggi, quando questi intona il suo racconto a [[Villa comunale di Napoli|Villa Comunale]], il piccolo pubblico che gli si raccoglie intorno non vuole sentire altro. Gli Svevi, gli Aragonesi, i Borboni, e ora anche i Tedeschi vengono dimenticati in un attimo. Carlo Magno e i Paladini sono ancora vivi, per miracolo e nonostante il cinema, che tuttavia alla fine li sconfiggerà. (28 febbraio 1944; 1998, pp. 110-111) *Nell'ultimo bollettino del Bureau of Psychological Warfare si dice che a Napoli quarantaduemila donne esercitano, occasionalmente o con regolarità, la [[prostituzione]]. Questo, su una popolazione femminile nubile che si aggira intorno a centocinquantamila. Pare incredibile. (5 aprile 1944, pp. 136-137) *Mi è parsa molto diversa, sia di aspetto che per atmosfera, da ogni altra cittadina del Napoletano. Pozzuoli è tranquilla e ripiegata su se stessa. [...] Si può quasi immaginare di non essere affatto in Italia, ma in una qualche sonnacchiosa cittadina costiera del Levante. I colori di Napoli sono un grigio austero e il rosso cupo. Pozzuoli indulge in tenui rosa slavati dal salino, con persiane verdi a tutte le finestre, molte delle quali sono ogivali, in stile veneziano. Le numerose cupole danno alla città un'aria ancora più orientaleggiante. [...] Fu a Pozzuoli, e a Baia – circa tre chilometri da qui, sulla curva del [[Golfo di Napoli|golfo]] – che nell'antichità tutti i Romani più ricchi, dissoluti e sanguinari costruirono le loro ville al mare, e l'ameno, incantevole paesaggio è intriso di oscure leggende sulle loro imprese. (12 luglio 1944, pp. 182-183) *{{NDR|[[Cuma]]}} La strada passa a pochi metri dall'antro roccioso della [[Sibilla Cumana|Sibilla]], dove tanti re e imperatori del mondo mediterraneo si recavano per riceverne lumi nelle ore cruciali della loro vita. [[Virgilio]] parla delle sue «cento vite, cento porte da cui cento scorrono voci, responsi della Sibilla». Parole che lì, all'imboccatura di quell'impressionante galleria a camere scavata nella roccia, suonavano assolutamente credibili. Attraverso le fenditure nella roccia, sulle cui pareti si aprono innumerevoli nicchie e tabernacoli, si vedevano le rovine della più antica colonia greca in Italia. E qui davvero si rimaneva senza parola, schiacciati dal sentimento della grandezza del passato. Cuma, da sola, sarebbe valsa un lungo viaggio. (12 luglio 1944, pp. 185-186) *L'ultima volta che sono stato al Comando, con mia grande sorpresa mi hanno trovato un incarico ben definito: indagare sulle intenzioni di un partito politico clandestino che opera nella zona. [...] Alcuni vengono considerati più risoluti e sinistri, e tra essi quello su cui dovevo indagare, che si chiama «Forza Italia!» e si sospetta di simpatie neofasciste. I miei contatti a Benevento lo liquidano con disprezzo come l'ennesimo, fanatico movimento di destra appoggiato dai proprietari terrieri e dalla mafia rurale, in questo capeggiata da un latifondista suonato che sostiene di essere la reincarnazione di Garibaldi. (6 settembre 1944, pp. 208-209) ==Bibliografia== *Norman Lewis, ''Napoli '44'', traduzione di Matteo Codignola, Adelphi, Milano, 1998. ISBN 978-88-459-1397-6 ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Lewis, Norman}} [[Categoria:Scrittori britannici]] lxwq3op5hhgyegss0046i2k9aabjdx6 Divulgazione 0 83178 1223460 1222797 2022-08-20T07:24:03Z Spinoziano 2297 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulla '''divulgazione'''. *Curiosamente oggi si parla molto di partecipazione, intesa come uno strumento di sviluppo democratico, ma raramente si parla di divulgazione come condizione essenziale per capire e quindi per partecipare. ([[Piero Angela]]) *La divulgazione deve infatti fare i conti con questi due problemi, che richiedono competenza e immaginazione: cioè da un lato comprendere nel modo giusto le cose, interpretandole adeguatamente per trasferirle in un diverso linguaggio: dall'altro essere non solo chiari ma anche non-noiosi, pur mantenendo integro il messaggio (anzi, non aver paura di esser divertenti: l'umorismo è uno dei compagni di strada dell'intelligenza). ([[Piero Angela]]) *La divulgazione scientifica non si improvvisa. Sono temi complessi, vanno seguiti, leggendo ogni giorno centinaia di comunicati stampa e ricerche scientifiche: una volta capita qual è la cosa importante, devi capire come raccontarla perché se lo fai improvvisando può andare bene in un talk show per una battuta, ma se vuoi spiegare un argomento complesso devi prepararti adeguatamente, pensando a come articolare il discorso, a un'eventuale grafica di supporto... ([[Barbara Gallavotti]]) *Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri. ([[Joseph Pulitzer]]) *{{NDR|«I social media hanno salvato la divulgazione?»}} Senza questi mezzi saremmo morti, se vedi l'andamento delle riviste classiche c'è da chiedersi quando moriranno, non se. Noi siamo andati su Youtube o Instagram un po' per disperazione, perché Facebook ormai era invivibile ed era difficilissimo raggiungere questi nuovi pubblici. Invece vedo che adesso ''le Scienze'' qualcuno lo compra e mi manda le foto, ma non è una roba da giovani, così come leggere i blog, che sono una roba veramente da matusa. Per iniziare però la cosa più importante per arrivare al pubblico giovane è fargli sapere che esisti e che sei affidabile. ([[Beatrice Mautino]]) ==Voci correlate== *[[Informazione]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_oggetto=una disambigua|w_preposizione=omonima:|etichetta=divulgazione}} [[Categoria:Attività]] [[Categoria:Divulgazione scientifica| ]] [[Categoria:Generi letterari]] [[Categoria:Generi televisivi]] 5jf45et7laawi1g25advs6d3smt1yzu Nigel Farage 0 89389 1223331 1199211 2022-08-19T14:22:36Z DMarx22 87454 miglioramenti nella traduzione wikitext text/x-wiki [[File:Nigel Farage MEP 1, Strasbourg - Diliff.jpg|thumb|Nigel Farage]] '''Nigel Farage''' (1964 – vivente), politico britannico. ==Citazioni di Nigel Farage== {{cronologico}} *{{NDR|Rivolgendosi a [[Herman Van Rompuy]]}} Ci è stato detto che quando avremmo avuto un presidente, avremmo visto una figura politica gigante e globale – l'uomo che sarebbe stato il leader di 500 milioni di persone, l'uomo che avrebbe rappresentato tutti noi sulla scena mondiale, l'uomo il cui lavoro sarebbe stato così importante che, naturalmente, Lei è pagato più del presidente Obama. beh, ho paura che quello che abbiamo avuto sia Lei. E mi dispiace, ma dopo la precedente performance da Lei fatta – e non voglio essere scortese – ma, sa, davvero, Lei ha il carisma di uno straccio umido e l'apparenza di un impiegato di banca di basso grado. E la domanda che vorrei porre, che vorremmo porre noi tutti è: "Chi è Lei?" Io non mai sentito parlare di Lei. Nessuno in Europa ha mai sentito parlare di Lei! Vorrei chiederle, Presidente, chi ha votato per lei? E quale meccanismo – oh, lo so che la democrazia non è molto popolare da voi – e quale meccanismo hanno i popoli d'Europa per rimuoverla? È questa la [[democrazia]] europea? Beh, ho la sensazione, tuttavia, che Lei sia competente, capace e pericoloso, e non ho dubbi sul fatto che è sua intenzione essere l'assassino silenzioso della democrazia europea e degli stati nazionali europei. Sembra che Lei abbia un odio per il concetto stesso degli stati nazionali – forse perché Lei proviene dal Belgio, che naturalmente è, per lo più, una non-nazione. Ma da quando ha assunto la carico, abbiamo visto la Grecia ridotta a nient'altro che a un protettorato. :''We were told that when we had a president, we'd see a giant global political figure – the man that would be the political leader for 500 million people. The man that would represent all of us on the world stage. The man whose job was so important that of course you're paid more than President Obama. Well, I'm afraid what we've got was you. And I'm sorry, but after that performance, earlier, that you gave – and I don't want to be rude – but, you know, really, you have the charisma of a damp rag, and the appearance of a low-grade bank clerk. And the question that I want to ask, that we're all going to ask, is: "Who are you?". I'd never heard of you. Nobody in Europe have ever heard of you. I would like to ask you, President, who voted for you, and what mechanism – oh, I know democracy's not popular with you lot – and what mechanism the people of Europe have to remove you? Is this European democracy? Well, I sense, I sense thought that you are competent and capable and dangerous, and I have no doubt in your intention, to be the quiet assassin of European democracy, and of the European nation states. You appear to have a loathing for the very concept of the existence of nation states – perhaps that's because you come from Belgium, which of course is pretty much a non-country. But since you took over, we've seen Greece reduced to nothing more than a protectorate.''<ref group="fonte">{{en}} Da una seduta del Parlamento Europeo, 24 febbraio 2010. [http://www.youtube.com/watch?v=wHvTq6Bf_pg/ Video] disponibile su ''Youtube.com''. {{cfr}} *''[https://dotsub.com/view/11ddcba4-a58b-44f2-8dfa-f3f58460dd63/viewTranscript/eng Annotated captions of Who are you Mr President? Nigel Farage asks Van Rompuy in English]'', ''Dotstub.com''. *''[https://www.theguardian.com/world/2010/feb/25/nigel-farage-herman-van-rompuy-damp-rag Ukip's Nigel Farage tells Van Rompuy: You have the charisma of a damp rag]'', ''theGuardian.com'', 25 febbraio 2010. *Oly Smith, ''[http://www.express.co.uk/news/politics/681530/nigel-farage-herman-van-rompuy Remember this? Farage delivers memorable takedown of "damp rag" EU president]'', ''Express.co.uk'', 21 giugno 2016.</ref> *Bene, eccoci qui sulla soglia di un disastro finanziario e sociale e in questa sala, oggi, abbiamo i quattro uomini che dovrebbero ritenersi responsabili. Eppure abbiamo ascoltato i discorsi più tediosi e tecnocratici che io abbia mai sentito e continuate a negare, a dispetto di ogni considerazione obiettiva, che l'euro sia un fallimento. E chi è il vero responsabile? Chi è il responsabile tra di voi? Ovviamente la risposta è "nessuno di voi", perché nessuno di voi è stato eletto, nessuno di voi ha in effetti qualsivoglia legittimità democratica per i ruoli di cui siete attualmente incaricati all'interno di questa crisi. E in questo vuoto stato di cose, non certo con riluttanza, è entrata [[Angela Merkel]]. E stiamo ora vivendo in un'[[Europa]] dominata dalla [[Germania]] – qualcosa a cui il progetto europeo avrebbe dovuto, in effetti, prevenire. Qualcosa per cui coloro che ci hanno preceduto hanno pagato caro, con il loro sangue, al fine di evitarla. Io non voglio vivere in un'Europa dominata dalla Germania, né lo vogliono i cittadini europei. [...] E non soddisfatti di ciò, avete deciso che anche [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] doveva andare; così lui è stato sostituito dal Signor [[Mario Monti|Monti]], un ex-commissario europeo, uno degli architetti di questo euro-disastro e un uomo che non era nemmeno un membro del Parlamento. Sta diventando come un racconto di [[Agatha Christie]], dove stiamo cercando di capire chi sarà la prossima persona ad essere fatta fuori. La differenza è che sappiamo chi sono i criminali. Voi dovete essere tutti ritenuti responsabili per ciò che avete fatto. Dovreste essere tutti licenziati. E devo dire, Signor [[Herman Van Rompuy|Van Rompuy]], 18 mesi fa, quando ci siamo incontrati per la prima volta, mi sono sbagliato sul suo conto. Avevo detto che sarebbe stato l'assassino silenzioso della democrazia degli stati nazionali, ma non più, lei è piuttosto rumoroso a proposito, non è così? Lei, un uomo non eletto, si è recato in [[Italia]] dicendo: "L'Italia ha bisogno di riforme, non di elezioni". Cosa, in nome di Dio, le dà il diritto di dire questo al popolo italiano? :''Here we are on the edge of a financial and social disaster and in the room today we have the four men who are supposed to be responsible. And yet we have listened to the dullest most, technocratic speeches I've ever heard. You are all in denial. By any objective measure the euro is a failure. And who exactly is responsible, who is in charge out of all you lot? The answer is none of you because none of you have been elected; none of you have any democratic legitimacy for the roles you currently hold within this crisis. And into this vacuum, albeit reluctantly, has stepped Angela Merkel. And we are now living in a German-dominated Europe – something that the European project was actually supposed to stop. Something that those who went before us actually paid a heavy price in blood to prevent. I don't want to live in a German-dominated Europe and nor do the citizens of Europe.'' [...] ''And not satisfied with that, you decided that Berlesconi had to go. So he was removed and replaced by Mr Monti, a former European Commissioner, a fellow architect of this Euro disaster and a man who wasn't even a member of parliament. It's getting like an Agatha Christie novel, where we're trying to work out who is the next person that's going to be bumped off. The difference is, we know who the villains are. You should all be held accountable for what you've done. You should all be fired. And I have to say, Mr Van Rompuy. 18 months ago when we first met, I was wrong about you. I said you would be the quiet assassin of nation states' democracy, but not anymore, you are rather noisy about it aren't you. You, an unelected man, went to Italy and said, 'This is not the time for elections but the time for actions'. What in God's name gives you the right to say that to the Italian people?''<ref group="fonte">{{en}} Da una seduta nel Parlamento Europeo, 22 novembre 2011; citato in Giglio Reduzzi, ''Mario Monti's Impossible Mission'', Youcanprint, 2012, [https://books.google.it/books?id=nl0CAwAAQBAJ&pg=PT6 pp. 6-7]. ISBN 8867511998</ref> *Anche se pensassi, ma non lo penso, che l'immigrazione di massa porti un qualche beneficio economico, ci sono cose più importanti dei soldi e cioè la forma della nostra società e il dare ai nostri giovani la possibilità di lavorare. :''Even if I thought, which I don't, there was an economic benefit to mass immigration some things are more important than money, namely the shape of our society and giving our own youngsters a chance to work.''<ref group="fonte">{{en}} Citato in ''[http://www.bbc.com/news/uk-politics-25630036 Nigel Farage calls for five-year ban on migrant benefits]'', ''Bbc.com'', 7 gennaio 2014.</ref> *In molti casi le donne fanno scelte diverse nella vita rispetto agli uomini, semplicemente per motivi biologici. Una donna che ha una clientela, ha un figlio e prende due o tre anni di congedo – varrà molto meno per il suo datore di lavoro quando tornerà rispetto a quando è andata via, perché la sua clientela non resterà legata rigidamente al suo portafoglio. :''In many cases women make different choices in life to the ones men make, simply for biological reasons. A woman who has a client base, has a child and takes two or three years off – she is worth far less to her employer when she comes back than when she went away because that client base won't be stuck as rigidly to her portfolio.''<ref group="fonte">{{en}} Citato in ''[http://news.sky.com/story/1197923/farage-working-mothers-worth-less-than-men Farage: "Working Mothers Worth Less Than Men"]'', ''News.Sky.com'', 20 gennaio 2014.</ref> *{{NDR|Riferito all'esito del [[referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea]]}} Lo abbiamo fatto senza bisogno di combattere, senza sparare un solo proiettile<ref>La frase ha provocato una certa indignazione perché è stata pronunciata una settimana dopo l'omicidio della deputata laburista [[Jo Cox]]. {{cfr}} ''[http://www.repubblica.it/esteri/2016/06/24/foto/brexit_nigel_farage_abbiamo_vinto_senza_sparare_un_colpo_indignazione_su_twitter-142713867/1/#1 Brexit, Farage: "Abbiamo vinto senza sparare un colpo". E scatta l'indignazione per morte Jo Cox]'', ''Repubblica.it'', 24 giugno 2016. [http://video.repubblica.it/dossier/brexit-gran-bretagna-fuori-da-ue/brexit-farage-abbiamo-vinto-senza-che-venisse-sparato-un-solo-colpo/244322/244383 Video] disponibile su ''Video.repubblica.it''.</ref>, l'abbiamo fatto combattendo sul territorio con un dannato duro lavoro. :''And we will have done it without having to fight, without a single bullet being fired, we'd have done it by damned hard work on the ground.''<ref group="fonte">{{en}} Citato in ''[http://www.independent.co.uk/news/people/eu-referendum-nigel-farage-branded-shameful-for-claiming-victory-without-a-single-bullet-being-fired-a7099211.html Brexit: Nigel Farage branded 'shameful' for claiming victory "without a single bullet being fired"]'', ''Independent.co.uk'', 24 giugno 2016.</ref> *Il genio dell'euroscetticismo è uscito dalla lampada e non verrà rimesso al proprio posto. :''The Eurosceptic genie is out of bottle and it will now not be put back.'' (a una riunione del partito UKIP per festeggiare l'esito del [[referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea]], 24 giugno 2016<ref group="fonte">{{en}} Visibile in [http://www.independent.co.uk/news/uk/politics/nigel-farage-speech-leaveeu-eu-referendum-brexit-latest-updates-remain-leave-a7098716.html ''Nigel Farage speech: "The Eurosceptic genie is out of the bottle", Ukip leader tells supporters''], ''Independent.co.uk'', 24 giugno 2016.</ref>) *Ho deciso di dimettermi da leader dello UKIP. La vittoria del "leave" al referendum significa che ho raggiunto le mie ambizioni politiche. Sono entrato in questa battaglia arrivando dal mondo del lavoro perché volevo che tornassimo a essere una nazione auto-governata, non per diventare un politico di professione.<ref group="fonte">Da un comunicato dopo la conferenza stampa per annunciare le dimissioni dal partito Ukip; citato in ''[http://www.ilpost.it/2016/07/04/nigel-farage-dimissioni-ukip/ Nigel Farage si è dimesso]'', ''ilPost.it'', 4 luglio 2016.</ref> *{{NDR|Dopo l'accordo siglato per confermare l'uscita del Regno Unito dalla UE}} Eccoci qui. Il capitolo finale, la fine del cammino. Un esperimento politico durato 47 anni di cui gli inglesi francamente non sono mai stati davvero felici. Mia madre e mio padre avevano firmato per un mercato comune, non per una unione politica, non per bandiere, inni, presidenti, e adesso volete addirittura avere un vostro esercito. Per quel che mi riguarda, io ho passato 27 anni a fare campagna elettorale e ho trascorso più di 20 anni qui in questo parlamento. Non sono particolarmente felice dell'accordo che ci è stato chiesto di votare questa sera. Ma [[Boris Johnson|Boris]] [Johnson] è stato incredibilmente coraggioso negli ultimi mesi. [...] Ci ha chiarito e ci ha promesso che non ci sarà alcuna parità di condizioni e su tale base io gli auguro ogni successo nella prossima tornata di negoziati, glielo auguro davvero. Ma il punto più significativo è questo: ciò che accadrà alle 11 di sera di questo venerdì 31 gennaio 2020 segnerà un punto di non ritorno. Una volta che ce ne saremo andati, non torneremo mai più e tutto il resto francamente sono solo dettagli. Ce ne andiamo, non ci saremo più e questa dovrebbe essere la vetta delle mie ambizioni politiche. Sono entrato qui dentro [...], pensavate che fosse tutto terribilmente divertente e nel 2016 avete smesso di ridere. Ma la mia opinione sull'Europa è cambiata da quando ci sono entrato. Nel 2005 ho visto la costituzione [europea] creata da [[Valéry Giscard d'Estaing|Giscard]] e da altri. L'ho vista respinta dai francesi in un referendum, l'ho vista respinta dagli olandesi in un referendum e ho visto voi, in queste istituzioni, che li avete ignorati, l'avete fatta rinascere come Trattato di Lisbona e vi siete vantati del fatto di poterla fare passare anche senza referendum. Gli irlandesi hanno votato, hanno detto di no e sono stati costretti a votare di nuovo. Voi siete molto bravi a far votare la gente più volte, ma noi vi abbiamo dimostrato che gli inglesi sono troppo forti per essere bullizzati, grazie al cielo. Sono diventato un avversario assoluto dell'intero progetto europeo e ora vorrei che la Brexit aprisse un dibattito nel resto d'Europa. Che cosa vogliamo dall'Europa? Se vogliamo scambi commerciali, amicizia, cooperazione e reciprocità, non abbiamo bisogno di una commissione europea, non abbiamo bisogno di una corte europea, non abbiamo bisogno di queste istituzioni e di tutto questo potere. E io vi prometto che sia nell'[[Partito per l'Indipendenza del Regno Unito|UKIP]] che nel Partito della Brexit amiamo l'Europa. Noi odiamo soltanto l'[[Unione europea]], è così semplice. Perciò spero che questo sia l'inizio della fine di questo progetto. È un pessimo progetto. Non solo non è democratico, ma è anti-democratico e mette in prima fila gente che ha tutto questo potere senza doverne rendere conto a nessuno, gente che non può essere ritenuta responsabile dall'elettorato e questo è un sistema inaccettabile. Infatti c'è una battaglia storica in atto in Occidente, in Europa, in America e altrove: il globalismo contro il populismo. E voi potete detestare il populismo, ma vi dirò una cosa buffa: sta diventando molto popolare. E offre grandi benefici. Basta con i contributi finanziari. Basta con le corti di giustizia europee. Basta con le politiche comuni per la pesca. Basta essere trattati male. Basta essere bullizzati. Basta con [[Guy Verhofstadt]]. [...] {{NDR|Lui e i suoi colleghi di partito tirano fuori le bandierine del Regno Unito e cominciano a sventolarle}} Lo so che vi mancheremo, lo so che volete vietare le nostre bandiere nazionali, ma noi vogliamo salutarvi così, e non vedremo l'ora di lavorare con voi in futuro come una nazione sovrana... {{NDR|la presidente di turno gli spegne il microfono}} :''So this is it. The final chapter, the end of the road. A 47-year political experiment that the British frankly have never been very happy with. My mother and father signed up to a common market, not to a political union, not to flags, anthems, presidents, and now you even want your own army. For me, it has been 27 years of campaigning and over 20 years here in this parliament. I'm not particularly happy with the agreement we're being asked to vote on tonight. But Boris [Johnson] has been remarkably bold in the last few months. [...] He's made it clear, he's promised us there'll be no level playing field, and on that basis, I wish him every success in the next round of negotiations, I really do. But the most significant point is this: what happens at 11pm this Friday the 31st of January 2020 marks the point of no return. Once we've left, we're never coming back and the rest frankly is detail. We're going, we will be gone and that should be the summit of my own political ambitions. I walked in here [...], you all thought it was terribly funny and you stopped laughing in 2016. But my view has changed of Europe since I joined. In 2005, I saw the [European] Constitution that had been drafted by Giscard and others. I saw it rejected by the French in a referendum, I saw it rejected by the Dutch in a referendum and I saw you, in these institutions, ignore them, bring it back as a Lisbon treaty, and boast you could ram it through without there being referendums. Well, the Irish did have a vote and did say no, and were forced to vote again. You're very good at making people vote again, but what we've proved is the British are too big to bully, thank goodness. So I became an outright opponent of the entire European project. I want Brexit to start a debate across the rest of Europe. What do we want from Europe? If we want trade, friendship, cooperation, reciprocity, we don't need a European Commission, we don't need a European court, we don't need these institutions and all of this power. And I can promise you, both in UKIP and indeed in the Brexit Party, we love Europe. We just hate the European Union, it's as simple as that. So I'm hoping this begins the end of this project. It's a bad project. It isn't just undemocratic, it's antidemocratic and it puts in that front row, it gives people power without accountability, people who cannot be held to account by the electorate and that is an unacceptable structure. Indeed, there is an historic battle going on now across the West, in Europe, America, and elsewhere: it is [the battle between] globalism against populism. And you may loathe populism, but I'll tell you a funny thing: it's becoming very popular. And it has great benefits. No more financial contributions, no more European Courts of Justice. No more Common Fisheries Policy. No more being talked down to. No more being bullied. No more Guy Verhofstadt. [...] I know you're gonna miss us, I know you wanna ban our national flags, but we're gonna wave you goodbye, and we'll look forward in the future to working with you as a sovereign nation...''<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.com/news/av/uk-51294356|titolo=Nigel Farage's last words to the European Parliament|editore=BBC|data=29 gennaio 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/politics/2020/01/29/european-parliament-ratifies-brexit-deal-paves-way-britain-leave/|titolo=Flag-waving Nigel Farage cut off in farewell speech as European Parliament ratifies Brexit deal|editore=The Telegraph|data=29 gennaio 2020}}</ref><ref group="fonte">{{en}} Da una seduta al Parlamento europeo, 29 gennaio 2020. [https://www.youtube.com/watch?v=RBMvZRf9Scs Video]'' disponibile su ''Youtube.com''.</ref> ==Citazioni su Nigel Farage== *{{NDR|Sulla decisione di Farage di abbandonare il partito Ukip dopo la vittoria del "leave" in [[referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea|Brexit]]}} Beh, non mi stupisce. Di solito il capo dei topi abbandona la nave che sta affondando. È inevitabile. Hanno tentato di mascherarla da uscita eroica, ma è una sconfitta. Farage ha messo la coda tra le gambe e fugge come i topi, lasciando il caos dietro di sé, per dedicarsi a qualche altro business redditizio. Questo mostra quanto queste persone siano disprezzabili, non riescono neppure a combattere per le cause che hanno sostenuto. ([[Christoph Waltz]]) *Nigel Farage, visti i fatti, per il vero piuttosto imbarazzanti, che il ''Daily Mirror'' gli ha attribuito e di cui ha dovuto fare penosa ammenda, rappresenta un altro eloquente esempio di quei politici – uomini e donne, ovviamente – che predicano in un senso e poi agiscono nel senso esattamente contrario. Volgarmente parlando, cioè come qualche volta parlo io, puttane della politica. ([[Mario Borghezio]]) ==Note== <references /> ===Fonti=== <references group="fonte" /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Farage, Nigel}} [[Categoria:Politici britannici]] h6fcqom09k60equc8d9y1r00v5r6scf Diodoro Siculo 0 98103 1223352 882486 2022-08-19T17:11:57Z Mariomassone 17056 /* Biblioteca storica */ non so a che cosa corrispondono i numeri precedenti al volume wikitext text/x-wiki [[File:Diodoro siculo - storico di Agira.jpg|thumb|Una raffigurazione di Diodoro Siculo]] '''Diodoro Siculo''' (90 a.C. circa – 27 a.C. circa), storico greco antico. ==''Biblioteca storica''== *Più oltre era la biblioteca sacra {{NDR|[[biblioteca di Alessandria]]}}, colla iscrizione, {{maiuscoletto|Spezieria dell'anima}}<ref>In greco antico: «Ψυχῆς ἰατρεῖον».</ref>; [...]. (I, 3; vol. I, p. 93) *A' lupi gli Egizi prestano onore, per quanto dicono, a cagione dell'affinità, che questi animali hanno coi cani, variando poco di natura, e vicendevolmente unendosi, ed avendo prole dalle loro unioni. Si adduce eziandio di ciò un'altra ragione, ma favolosa. Dicono, che stando Iside per attaccar battaglia in compagnia di Oro suo figlio contro Tifone, Osiride dagli inferi era venuto ad aiutarla sotto forma di lupo: onde vinto poi, ed ucciso Tifone, i vincitori ordinarono, che si avesse in venerazione quella bestia, al cui cospetto la vittoria s'era dichiarata per essi. Alcuni raccontano, che nella irruzione, che gli Etiopi fecero nell'Egitto, vennero fuori grosse torme di lupi, i quali misero in fuga sin' oltre la città di Elefantina l'esercito degli'invasori: pel qual motivo la prefettura di quel paese vuolsi chiamata Licopolitana. (vol. I, pp. 172-173) *Eravi ancora presso la rocca un [[giardini pensili di Babilonia|giardino, come chiamasi, pensile]], il quale però fu costrutto non da Semiramide, ma da certo re assirio ne' tempi susseguenti, in grazia di una stia donna, la quale essendo, come dicono, originaria di Persia, e cercando tra montagne de' prati, chiese al re, che con piantamento artifiziale imitasse la natura del paese persiano. Perciò l'ameno giardino, ch'egli le costrusse, ebbe quattro plettri di lunghezza per ogni verso, e l'adito montano, ed ogni parte variati a forma di un teatro. Presso alla gradinata, espressamente fabbricata per ascendervi, incominciavano i volti sopra pilastri, che tutto sostenevano il piano del giardino; e questi volti ivano alzandosi gradatamente alcun poco, a tanto infine, che l'ultimo, alto cinquanta cubiti, corrispondeva all'ultima e più alta parte del giardino medesimo, che veniva ad essere a livello col circuito de' pìnacoli. Le muraglie con molta cura, rendute forti, erano grosse ventidue piedi, ed ogni sfogo aveva una larghezza di dieci. Sopra esse poi eransi tratti certi macigni a modo di travi, lunghi ognuno sedici piedi, compresa la parte ch'era incastrata nella muraglia, e grossi quattro. Sopra questi, che formavano il tetto riguardo agli archi sottostanti, e il pavimento riguardo al piano del giardino, primieramente si erano stese delle canne impiastrate di molto bitume; poi a doppia mano de' mattoni misti con gesso; poi infine uno strato di lamine di piombo; e tutto ciò perché l'umidità propria della terra, e l'acqua stessa non avesse a penetrare al fondo. Or sopra questo strato fa poscia messa terra a tanta profondità, che potesse bastare alle radici de'grandi alberi, che s'avea a piantarvi. E di fatti tutto il suolo fu riempiuto di piante d'ogni specie, le quali e per la grandezza, e per l'amenità meravigliosamente dilettassero chiunque le rimirava. Intanto i volti, di cui si è fatta menzione, siccome ricevevano luce per mezzo delle arcate che gradatamente s'alzavano, contenevano molte e diverse stanze reali; una delle quali in ispecie, corrispondente all'ultimo piano, aveva certe aperture o fori, ed istrumenti idraulici, con cui, senza che al di fuori alcuno veder potesse cosa facevasi, tiravasi su dal fiume quant'acqua sì volea. (II, 4; vol. I, pp. 245-247) *Minosse intanto, re de' Cretesi, che allora teneva l'imperio del mare, avendo inteso, che Dedalo era fuggito in Sicilia, prese a far guerra a quest'isola; e messa insieme una grande armata navale, provveduta di ogni occorrente cosa, andò ad approdare alla plaga del territorio agrigentino, che da esso lui poi chiamossi Minoa; e messe in ordine le truppe mandò a Cocalo, chiedendo che gli fosse consegnato Dedalo per essere fatto morire. Cocalo venuto a colloquio con Minosse si proferì pronto a fare quanto questi chiedeva, e con molta cortesia il blandi, sicché avendolo condotto al bagno, tanto il ritenne nella terma, che dal calor soverchio restasse soffocato; e ne diede poi il cadavere a Cretesi, dicendo lui esser morto per essere accidentalmente sdrucciolando caduto nell'acqua bollente. [...] I Cretesi intanto, che da Minosse erano stati condotti in Sicilia, non avendo più re, vennero in discordia tra loro; e siccome le loro navi erano state incendiate dai Sicani sudditi di Cocalo, disperando di ritornare alla patria, stabilirono di abitare in Sicilia. (IV, 79; vol. II, pp. 285-286) *{{NDR|Sul santuario di Venere ad Erice}} Ne' susseguenti tempi poi i Cartaginesi, che tennero in loro dominio una parte dell'isola {{NDR|Sicilia}}, non omisero di tributare spezial culto alla Dea {{NDR|Venere}}; [...]. (IV, 83,4; vol. II, p. 292) *Avendo io pertanto intitolato questo libro ''insulare'', primieramente parlerò della [[Sicilia]]; perciocché essa è la più eccellente tra le isole, e tiene facilmente il primato per l'antichità delle cose degne d'essere rammentate. Anticamente chiamossi Trinacria per la sua figura triangolare. Di poi fu detta Sicania dai Sicani, che la coltivarono: indi Sicilia dai Siculi, i quali in essa passarono dalla Italia in gran numero. (V, 2,1; vol. II, p. 300) *I Fenicii fino da remotissimi tempi a cagione di commercio intrapresero frequenti navigazioni; e perciò stabilirono molte colonie tanto in Africa, quanto in quelle parti d'Europa, che guardano all'occidente; e proseguendo in tale loro proposito, fatti già ricchi, presero a battere anche oltre le colonne d'Ercole le acque del mare che chiamasi oceano. (V, 35,4; vol. II, p. 328) *{{NDR|Su Amilcare}} Giunto poi a Panormo, contò di aver già finita la guerra, poiché fino allora aveva temuto, che i Siculi giovandosi del mare gli scappasser di mano. Ivi per tre giorni rinfrescato l'esercito, e riparati i danni del naufragio, marciò verso Imera, facendosi fiancheggiare dalle navi; [...]. (XI, 20,2-3; vol. III, p. 150) *[[Gerone I|Jerone]] circa il medesimo tempo cacciati avendo delle loro città i Catanesi, e i Nassj, mandò ad abitare in esse cinque mila uomini raccolti dal Peloponneso, ed altrettanti Siracusani; e a Catania mutò nome, dicendola Etna: a' nuovi abitanti della quale divise a sorte non il solo natural territorio, ma anche vasti tratti di campagne vicine, e ne portò gli abitanti al compiuto numero di dieci mila. Il che egli fece tanto per avere sempre in pronto contro ogni necessità che sopravvenisse, un buon soccorso, tanto perché ove fosse morto, potesse da città sì popolosa, che contava CCIↃↃ abitanti, avere gli onori conceduti agli eroi. Quelli poi, che cacciati avea da Nasso, e da Catania, mandò nella città de' Leontini; e fece comuni ad essi i diritti degli altri abitanti. (XI, 49; vol. III, pp. 194-195) *[[Dionisio I di Siracusa|Dionigi]] [...] ordinò a tutti quelli, che erano atti alle armi, e non usciti oltre il quarantesimo anno, che provveduti di viveri per trenta giorni avessero da recarsi armati alla [[Leontinoi|città de' Leontini]], la quale allora stava in luogo di rocca forte per [[Siracusa]], ed era piena di esuli, e di forestieri d'ogni maniera. Sperava egli, che tutti costoro, come inclinati a novità, gli sarebbero stati di comodo appoggio, massimamente che prevedeva che la massima parte de' Siracusani non sarebbe andata al luogo prefisso. Intanto essendosi la notte attendato alla campagna, finge macchinarsegli insidie; ed eccitatosi da' suoi famigliari tumulto con grande forza di clamore e di strida, va a ripararsi nella rocca, ove accesi molti fuochi, e chiamati i più valorosi tra soldati, passò quella notte. Venuto poi giorno, e congregatasi moltitudine di gente nella città de' Leontini, ragionando con molti argomenti sull'accaduto, indusse la turba ad accordargli la facoltà di scegliersi seicento guardie a piacimento suo. (XIII, 95; vol. IV, pp. 143-144) *[...] perché la testa della vittima de' [[Sparta|Lacedemoni]], stata posta sul lido, all'improvviso disparve, strascinata nel mare dall'impeto delle onde, l'aruspice predisse che morto sarebbe il comandante dell'armata: al che però dicesi, che [[Callicratida|Callicratide]] rispondesse, che morendo non avrebb'egli oscurata la gloria degli Spartani. (XIII, 97, vol. IV, p. 148) *È natural cosa, che tutti si risentano di quanto a loro vituperio venga detto: imperciocchè coloro medesimi i cui enormi peccati sono manifestissimi, se accada che tu ne li riprenda, fortemente si sdegnano, e cercano di sminuire con parole le colpe rinfacciate. (XIV, 1; vol. IV, p. 175) *{{NDR|[[Dionisio I di Siracusa]]}} [...] fece fabbricare armi d'ogni specie. e triremi, e quinqueremi, del qual genere di navi non era ancora a quel tempo invalso l'uso. [...] Egli poi ogni giorno andava a visitare uomini e lavori, e con belle parole gli uni adescava, e gli altri animava con distinzioni onorifiche, e qualche volta e questi e quelli invitava a pranzo. Con che gareggiando fra loro in ogni maniera, venivano a mettere insieme una quantità immensa e di armi e di macchine peregrine a sussidio massimo della guerra. (XIV, 41; vol. IV, pp. 236-238) *Ma desiderando Dionigi di vendere la turba degli oppidani onde trar pecunia, prese a contenere il soldato dalla strage de' cattivi; e veduto, che niuno ubbidiva a suoi comandi, e che i Siculi lasciavansi trasportare dalla sfrenata sete del sangue, non altro ripiego egli ebbe più che di far gridare per la voce di banditore, che i Moziani avessero a rifuggirsi ne' templi dei Greci. (XIV, 53,2; vol. IV, pp. 253-254) *Fu veduto [[Dionisio I di Siracusa|Dionigi]] preso un bastone percuotere il colle; e contare ad uno per uno i prigionieri, che ne discendevano, i quali furono più di diecimila. E tutti aspettavansi di essere crudelmente trattati; ma egli in quella occasione mostrossi umanissimo, perciocché li rimandò tutti liberi senza taglia; e fatta pace permise che le città vivessero secondo le proprie loro leggi. Del che somme lodi riportò da quelli, che sì benignamente avea trattati, a modo che lo rimunerarono con corone d'oro. (XIV, 105; vol. IV, p. 319) *Intanto appressandosi la celebrazione de' [[giochi olimpici antichi|giuochi olimpici]] Dionigi mandò al concorso di quella solennità parecchie quadrighe sopra le altre velocissime, e fece fare magnificentissimi addobbi, le scene adornando con oro, e con drappi di mirabile e vago lavoro d'ogni maniera; ed aggiunse rapsodi eccellenti, i quali recitando in pubblico poemi composti da esso lui, giacché avea la follia di far versi, venissero a magnificarne la gloria. (XIV, 109; vol. IV, pp. 322-323) *E l'orator [[Lisia]], che allora trovavasi in [[Olimpia]], si pose a predicare alla moltitudine, onde non fossero ammessi a prendere parte nella solennità de' giuochi sacri i teori mandati da un tiranno {{NDR|[[Dionisio I di Siracusa]]}} sì detestato per la sua empietà: nella quale occasione egli recitò in quella pubblica assemblea l'orazione, che intitolò olimpica. (XIV, 109; vol. IV, p. 323) *{{NDR|[[Dionisio I di Siracusa]]}} Fatto sta, che essendo egli cattivo poeta, per giudizio degli Ateniesi superò i più valenti verseggiatori in quel genere; [...]. (XV, 74; vol. V, p. 105) *La [[Sicilia]] è la più bella di quante isole si conoscano; e molto atta a primeggiare. Annone, figliuolo di Annibale, venuto in Sicilia, radunato ch'egli ebbe l'esercito a Lilibeo, mosse fino a Selinunte; e presso quella città posto avendo gli alloggiamenti, vi lasciò le sue truppe di terra; ed egli intanto andò ad Agrigento, e ne fortificò la rocca, nel tempo stesso il popolo agrigentino traendo all'amicizia de' [[Cartaginesi]], e ad ajutarli colle sue armi. (XXIII, 1-2; vol. VII, p. 238) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Diodoro Siculo, ''Biblioteca storica'', [https://books.google.it/books?id=XYcPAAAAQAAJ vol. I] (libri I-II), tradotto da Giuseppe Compagnoni, Sonzogno, Milano, 1820. *Diodoro Siculo, ''Biblioteca storica'', [https://books.google.it/books?id=bocPAAAAQAAJ vol. II] (libri III-V), tradotto da Giuseppe Compagnoni, Sonzogno, Milano, 1820. *Diodoro Siculo, ''Biblioteca storica'', [https://books.google.it/books?id=h4cPAAAAQAAJ vol. III] (libri VI-XII), tradotto da Giuseppe Compagnoni, Sonzogno, Milano, 1820. *Diodoro Siculo, ''Biblioteca storica'', [https://books.google.it/books?id=kocPAAAAQAAJ vol. IV] (libri XIII-XIV), tradotto da Giuseppe Compagnoni, Sonzogno, Milano, 1820. *Diodoro Siculo, ''Biblioteca storica'', [https://books.google.it/books?id=vYcPAAAAQAAJ vol. V] (libri XV-XVI), tradotto da Giuseppe Compagnoni, Sonzogno, Milano, 1821. *Diodoro Siculo, ''Biblioteca storica'', [https://books.google.it/books?id=qIcPAAAAQAAJ vol. VI] (libri XVII-XIX), tradotto da Giuseppe Compagnoni, Sonzogno, Milano, 1822. *Diodoro Siculo, ''Biblioteca storica'', [https://books.google.it/books?id=0IcPAAAAQAAJ vol. VII] (libri XX-XXXVIII), tradotto da Giuseppe Compagnoni, Sonzogno, Milano, 1822. ==Altri progetti== {{Interprogetto}} [[Categoria:Storici greci antichi]] 8f1bsocm1j1o1ux4tugpqn2gmshj4bh Capelli 0 105024 1223445 1174328 2022-08-20T02:22:30Z Danyele 19198 /* Citazioni */ +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Anderson Sophie Young Girl Fixing Her Hair.jpg|thumb|''Una ragazza sistema i suoi capelli'' (S.G. Anderson)]] Citazioni sui '''capelli'''. ==Citazioni== *Appena spuntano, li rado. Mi sembra di liberarmi dalla polvere, dai pensieri. Ho provato a farli ricrescere, non ci riesco. Andare in giro pelata mi fa sentire nuda. È un modo per essere sincera. ([[Rosalinda Celentano]]) *Bisogna farsi tagliare i capelli per la stessa ragione per cui si deve coltivare la chioma, cioè per conformarsi alla natura: per non essere dalla chioma gravati e impacciati in una attività qualsiasi. ([[Zenone di Cizio]]) *Come nella maggior parte delle donne suole avenire, lunghi i capelli, et corto il cervello. (''[[Peregrinaggio di tre giovani figliuoli del re di Serendippo]]'') *Considero i capelli un atto politico e di appartenenza. Portare il capello riccio significa, per esempio, manifestare le tue radici africane. Ogni acconciatura, ogni colore, ogni piega sono portatori di un messaggio. I capelli hanno una memoria storica. ([[Lea T]]) *– È ora di andare a farsi tagliare i capelli.<br />– Prova a perderli. È più economico! (''[[Garfield]]'') *Finalmente eccomi calvo. A cosa servivano i miei capelli? Essi non erano certamente un abbellimento e io ero per loro preda di un essere ignobile, il [[barbiere]], che mi alitava in faccia il suo disprezzo, e mi carezzava come un'amante, e mi dava degli schiaffettini sulla guancia come un prete. ([[Jules Renard]]) *«I capelli sono eterni» dice il barbiere. «Dopo che siamo morti continuano a crescere. Guardi le [[mummia|mummie]]». «Parliamo d'altro» dissi. ([[Aldo Buzzi]]) *I capelli sono una perdita di tempo. ([[Giordano Bruno Guerri]]) *I capelli, i capelli sono tutto, lo sai? Hai mai affondato il naso in una montagna di capelli sognando di addormentartici sopra? (''[[Scent of a Woman - Profumo di donna]]'') *''Io senza capelli | sono una pagina senza quadretti, | un profumo senza bottiglia, | una porta chiusa senza la maniglia, | biglia senza pista, | un pescatore sprovvisto della sua migliore esca, | Don Giovanni senza una tresca.'' ([[Niccolò Fabi]]) *''Io vivo sempre insieme ai miei capelli nel mondo | ma quando perdo il senso e non mi sento niente, | io chiedo ai miei capelli di darmi la conferma | che esisto | e rappresento qualcosa | per gli altri | di unico vivo, vero e sincero. | Malgrado questa pietosa impennata di orgoglio, | io tento ogni giorno che vivo | di essere un uomo e non un cespuglio.'' ([[Niccolò Fabi]]) *La sua capigliatura era uno spettacolo, una fluttuante e labirintica corona di spirali e boccoletti, lanuginosa come una matassa di spago e abbastanza grande per fungere da ornamento natalizio. Tutta l'inquietudine dell'infanzia sembrava essere passata nelle circonvoluzioni di quell'ondeggiante matassa di capelli. Dei suoi inarrestabili capelli. Ci potevi pulire le [[pentola|pentole]] senz'alterarne la natura, come se fossero stati raccolti nei tenebrosi abissi marini, come una specie di elastico organismo costruttore di barriere coralline, un denso ibrido vivente color onice metà corallo e metà alga, forse dotato di proprietà medicinali. ([[Philip Roth]]) *Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. ([[Paolo di Tarso]], ''[[Prima lettera ai Corinzi]]'') *Non fare pasticci coi capelli, se no quando avrai quarant'anni sembreranno di un ottantacinquenne.<ref>L'articolo da cui è tratta questa citazione costituisce anche il monologo finale del film ''[[The Big Kahuna]]'' (2000). Tale monologo viene letto dalla voce fuori campo di [[Danny DeVito]] in lingua inglese (sia nel doppiaggio originale sia in quello italiano) che scandisce il testo al ritmo di un sottofondo musicale. Nel frattempo scorrono le immagini finali del film e la parte iniziale dei titoli di coda e vengono mostrati man mano anche i sottotitoli in italiano del monologo. La traduzione qui indicata si rifà a tali sottotitoli.<br />Il brano è anche conosciuto come ''Wear sunscreen'' ed è apparso per la prima volta sul web nel giugno 1997 sotto forma di catena di Sant'Antonio: il testo veniva [[citazioni errate|erroneamente]] indicato come un discorso ai laureati del Mit (Massachusetts Institute of Technology) pronunciato da [[Kurt Vonnegut]]. In realtà il vero autore del testo è proprio Mary Schmich, giornalista del ''Chicago Tribune'' che il 1º giugno 1997 pubblicò questo articolo come una sorta di "Guida alla vita per i neolaureati". [[Baz Luhrmann]] nel 1998 realizzò un singolo musicale partendo da questo testo, ''Everybody's free to wear sunscreen''. Dopo aver visto il film [[Linus (deejay)|Linus]], nel 2002, rimase colpito dal monologo finale e decise di realizzarne una versione in italiano, ''Accetta il consiglio'', utilizzando il testo italiano dei sottotitoli del film e lo stesso sottofondo musicale. Tale brano viene recitato da [[Giorgio Lopez]], il quale aveva doppiato [[Danny DeVito]] in molti film ma non in ''The Big Kahuna''.</ref> ([[Mary Schmich]]) *Non sto perdendo i capelli, mi si sta allargando la testa. ([[Fabio Volo]]) *''Per poco non mi sono tagliato i capelli. | È successo proprio l'altro giorno. | Sapete, stanno diventando piuttosto lunghi. | Avrei potuto dire che mi infastidivano. | Ma non l'ho fatto, e mi domando perché. | Avevo voglia di lasciar sventolare la mia bandiera di diverso. | Sentivo di doverlo a qualcuno.'' ([[Crosby, Stills, Nash & Young]]) *Quando non si hanno più capelli, si trovano ridicoli i capelli lunghi. ([[Paul Léautaud]]) *Una testa senza capelli è più leggera anche per il calcio. ([[Giampiero Boniperti]]) ==[[Modi di dire italiani]]== *Avere un [[diavolo]] per capello. ==[[Proverbi italiani]]== *Tagliare i capelli con la [[pentola]]. :Tagliarli male. ==Note== <references /> ==Voci correlate== {{MultiCol}} *[[Capelli bianchi]] *[[Capelli biondi]] *[[Capelli bruni]] *[[Capelli grigi]] *[[Capelli neri]] *[[Capelli rossi]] *[[Capelli verdi]] {{ColBreak}} *[[Alopecia]] *[[Barba]] *[[Barbiere]] *[[Baffi]] {{ColBreak}} *[[Parrucca]] *[[Parrucchiere]] *[[Pelo]] *[[Riporto (acconciatura)]] {{EndMultiCol}} ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sui}} [[Categoria:Capelli| ]] 3giq26uu8510mj09rxdlb2yuj1ds4jl Transessualità 0 107240 1223446 1203522 2022-08-20T02:25:32Z Danyele 19198 +3 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Transsexual symbol.svg|thumb|Simbolo trans]] Citazioni sulla '''transessualità''' ed i '''transessuali'''. *Diceva che non valeva la pena per lei vivere se non poteva essere una ragazza. Che cosa fareste voi domattina se vi svegliaste con il corpo del sesso opposto mentre tutta la vostra personalità è rimasta la stessa? Riuscite a immaginare quanto vi sentireste in trappola? Riuscite a immaginare il desiderio disperato di poter recuperare un corpo appropriato? Ecco come si sente Hailey. È intrappolata in un corpo sbagliato dal quale desidera uscire. (''[[Law & Order - Unità vittime speciali]]'') *I transessuali sono gloriosi e splendenti miracoli di Dio, che noi uomini non possiamo non trovare attraenti. ([[Tuilaepa Aiono Sailele Malielegaoi]]) *Io non sono una donna e non voglio esserla. Non sono neanche un uomo, come specificamente lo sono gli altri. Dovremmo trovare una terminologia adatta a noi. Neanche transessuale o ermafrodito. Siamo delle piccole meteore che cadono sulla Terra. Non è che io voglia fare la bestia rara o che voglia essere un idolo. Siamo dei flash, belli. Che il mondo strumentalizza. C'è chi si castra, chi vuole diventare donna, per raggiungere un obiettivo razionale perché la società vuole delle suddivisioni. Penso di essere una delle poche che è rimasta quella che è e che vuole vivere per quella che è. Perché io voglio pisciare con il mio pene, non con una vagina artificiale. (''[[D'amore si vive]]'') *Le trans devono passare la vita a gestire la propria indomita virilità, le donne a gestire la femminilità degli uomini, gli uomini a gestire la virilità delle donne: un inferno per ogni genere. ([[Aldo Busi]]) *Noi siamo per esempio, dei transessuali. Cioè nasciamo... donne. Sotto ogni punto di vista, mentalmente... tutto. E vorremmo essere donne. [...] ci trattano con una parola definitiva: il pederasta, o l'omosessuale o volgarmente, come dicono, il ''culano''... Loro ci mettono tutti nello stesso sacco. (''[[D'amore si vive]]'') *Qualunque siano i nuovi abiti dell'imperatore, mutilarsi i genitali non lo rende un'imperatrice. ([[Milo Yiannopoulos]]) *{{NDR|Sulle transgender}} Quello che vorrei è che non fossimo oggetto di feticismo, ma che invece venissimo protette e rispettate. ([[Leyna Bloom]]) *Una volta c'erano solo i travestiti e non c'erano i transgender... un trans è una donna col belino oppure un uomo che parla tanto [...]. A fare una battuta su un transgender ti prendi dieci querele.. si incazzano. ([[Beppe Grillo]]) ===[[Lea T]]=== *Diciamoci la verità: in Italia una ragazza trans e di colore è considerata una escort. [...] il transessualismo è sempre stato un tabù, una realtà offuscata. *La società cisgender [quando la sessualità coincide con l'identità di genere di una persona, ''ndr''] è sempre stata portata a escludere e discriminare i transessuali e ha sempre cercato di annullare la visibilità delle donne transessuali come donne. Anche se noi esistiamo da millenni. Prima della colonizzazione bianca eravamo viste come creature sacre. Nelle tribù indiane del nord America eravamo venerate e chiamate Two Spirits, Rae Rae in Polinesia. Anche nella mitologia greca si è tanto parlato di ambiguità di genere. Con il cattolicesimo sono arrivate, invece, le discriminazioni e una mentalità patriarcale. *Mi definisco una donna, ma sono anche fiera del mio passato transessuale: ne sono così orgogliosa che me lo tatuerei in fronte, per quanto ne sono felice. Non rinuncerei a nessuna lacrima che ho pianto lungo il cammino. E questo ti rende una donna tre volte più forte, perché va contro il mondo. ==Voci correlate== *[[Drag queen]] *[[Transfobia]] *[[Travestitismo]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sulla|wikt}} [[Categoria:Terminologia LGBT]] 6fn2wti0eg2hiesw1fvkyjl91jthf6z Stanza da bagno 0 113588 1223347 1062544 2022-08-19T15:56:30Z SunOfErat 12245 /* Voci correlate */ wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:CasaMila-Bany.jpg|thumb|Una stanza da bagno]] Citazioni sulla '''stanza da bagno'''. *Allora te lo ripeto per l'ottocentocinquantesima volta: i bar e i bagni pubblici sono i distributori automatici della salmonellosi e del tifo, d'accordo? (''[[Bianco, rosso e Verdone]]'') *Be', al diavolo il water! Vi ha reso schiavi tutti quanti! L'ho visto seduto là dentro, quel perdigiorno buono a nulla di porcellana nutrirsi della popò comunitaria, senza dare nessun apporto alla società! (''[[I Griffin]]'') *E ogni volta che mi ci lavo mi sento sporco. È più pulito di me e si da arie. Lo specchio dice: «Chi cazzo sei tu?». (''[[Closer]]'') *– I robot non vanno in bagno!<br />– Ma scherzi? Al liceo dove fumano secondo te? (''[[Futurama (prima stagione)|Futurama]]'') *I simboli... Non mi entrano in testa i simboli dei bagni e continuo ad entrare nel bagno degli uomini. L'altro giorno sono entrata, e c'era un cinese novantenne; credeva che volessi rimorchiarlo! (''[[The Karate Kid - La leggenda continua]]'') *Il gabinetto ha il pregio di essere fatto con la stessa maiolica del piatto; peccato non sia facile farci la scarpetta. ([[Raffaele Palma]]) *Il mio gabinetto è un cesso. (''[[Love Actually - L'amore davvero]]'') *"La storia del mondo attraverso i gabinetti" [...] "un poema epico???" [...]<br>'''Inglesi''':<br>Il gabinetto inglese come ultima spiaggia del colonialismo.<br>'''Tedeschi''':<br>I gabinetti tedeschi osservano le differenze di classe. In terza classe : carta ruvida e scura. In prima classe: carta bianca. Chiamata ''Spezial Krepp'' (non c'è bisogno di tradurre). Ma i gabinetti tedeschi sono unici al mondo, grazie al piccolo palcoscenico (tutto il mondo è un palcoscenico) sul quale cade la merda. [...] Gente che riesce a costruire gabinetti del genere è capace di tutto.<br>'''Italiani''':<br>Spesso si è in grado di leggere qualche articolo del ''Corriere della sera'' prima di pulirsi il sedere con le notizie. Ma in generale in Italia l'acqua scorre veloce e la merda sparisce prima che faccia in tempo a balzare in piedi e girarsi a guardarla. Per questo gli italiani sono grandi artisti. I tedeschi hanno già la merda da guardare. In mancanza di questo passatempo, gli italiani hanno pensato di scolpire e dipingere.<br>'''Francesi''':<br>[...] Nei gabinetti francesi la luce si accende solo quando si chiude a chiave la porta.<br>Per qualche ragione non riesco a spiegarmi la letteratura e la filosofia francesi in termini dell'approccio francese alla ''merde''.<br>'''Giapponesi''':<br>Accovacciarsi è un fatto fondamentale nella vita orientale. La tazza è nel pavimento. Tutt'intorno decorazioni floreali. Tutto questo ha a che fare con lo Zen (Cf. Suzuki.) ([[Erica Jong]]) *La toilette dei maschi non è un acquapark. ([[I Simpson (settima stagione)|''I Simpson'']]) *Le toilette dovrebbero mettere tutti sullo stesso piano. Guardi che anche il re sembra uno stupido quando risponde al richiamo della natura! (''[[Malcolm (prima stagione)|Malcolm]]'') *Lavarmi mi è sempre piaciuto. Adoro fare il bagno, adoro la doccia. Il bagno è il mio posto felice. ([[Orange Is the New Black (prima stagione)|''Orange Is the New Black'']]) *Non venderò biglietti d'ingresso alla toilette. ([[I Simpson (quarta stagione)|''I Simpson'']]) *Oh i meravigliosi intervalli al gabinetto! A essi devo la mia conoscenza di [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], [[François Rabelais|Rabelais]], [[Petronio Arbitro|Petronio]], dell<nowiki>'</nowiki>''[[Apuleio#Le metamorfosi|Asino d'Oro]]''. Tutte le mie valide letture, si può dire, furono fatte al gabinetto. Nel peggiore dei casi, ''[[James Joyce#Ulisse|Ulisse]]'' o un romanzo giallo. Ci sono passi nell'''Ulisse'' che si possono leggere soltanto al gabinetto, se si vuole gustare appieno il piacere che essi danno. ([[Henry Miller]]) *Oh sì, il genere umano? Hanno dovuto installare toilette automatiche nei bagni pubblici, perché non c'era da fidarsi che la gente tirasse la catena... (''[[Basta che funzioni]]'') *Rutja non aveva mai messo piede in un gabinetto di campagna. In migliaia di anni non aveva mai sentito il minimo bisogno di andare di corpo. [...] Evidentemente doveva essere peccato andare al gabinetto, visto il sollievo che se ne traeva. Strano che non se ne parlasse di più nella dottrina cristiana. ([[Arto Paasilinna]]) *Sai, contrariamente a quello che dicono i film e i giornali umoristici, il campo di battaglia di due persone sposate non è – ripeto: non è – la camera da letto. Il vero campo di battaglia è la stanza da bagno. È nel bagno e per il bagno che si creano le fratture e si combatte senza pietà. (''[[Marnie]]'') *Sai, penso che dovrebbe esserci una porta che separi la cucina dal bagno. Perfino nella giungla, i popoli tribali, hanno due posti per le due cose. Probabilmente è come... una specie di [[legge]]! Probabilmente c'è anche nella [[Bibbia]]. E come minimo è una violazione delle norme dell'edilizia. (''[[L'ultimo sogno]]'') *– Scusa, sai dov'è il cesso?<br>– Eh amico, il mondo è tutto un cesso, ma quello che cerchi tu è da quella parte. (''[[Nati con la camicia]]'') *Se pensi che discuterò della dissoluzione del mio matrimonio dove i bagni sono etichettati "Bulli" e "Pupe", sei fuori di senno. ([[Desperate Housewives (prima stagione)|''Desperate Housewives'']]) *Se vuoi il mio consiglio, abbellisci il tuo cesso e abbellirai la tua anima. ([[I Simpson (tredicesima stagione)|''I Simpson'']]) *Sogno un immenso bagno pubblico incontaminato. Rubinetti d'oro scintillante. Marmo bianco virginale. Una tavoletta di ebano. Uno sciacquone pieno di Chanel Nº 5 e un lacchè che mi porge fogli di carta igienica in seta cruda. Ma date le circostanze, qualunque posto va bene. (''[[Trainspotting]]'') *Una cosa che scandalizza sempre — e giustamente – i giapponesi è la nostra abitudine di unire bagno e gabinetto in una sola stanza. Accanto alla vasca in cui ci si lava ecco il vaso su cui ci si siede per liberare i visceri dagli escrementi! È un'altra testimonianza del punto di vista puramente corporale, igienico, medico col quale consideriamo la funzione del bagno. In Giappone il gabinetto è per lo più separato dal bagno; si evita la nostra deplorevole confusione di sfere essenzialmente diverse. In [[Giappone]] il bagno nasce dalla purificazione rituale, quindi è un atto positivo, di gioia, una parte del riposo con cui l'uomo si rifà dalle fatiche del lavoro, parte importante, santificata, come il sonno od i pasti; per noi invece il bagno è giustificato unicamente dalla preoccupazione medica di de-sporcarsi, è una funzione di cui tutta la civiltà occidentale post-classica avrebbe fatto volentieri a meno. Per i giapponesi essa porta alla purezza, per noi libera dal sudicio; e le azioni degli uomini vanno intese piuttosto nel quadro dei loro fini che nelle modalità dei loro svolgimenti. ([[Fosco Maraini]]) *—- Una sola volta mi sono inorgoglito del genere umano, e fu... nel gabinetto di toilette del piroscopo "Atlantic"<br />—- Nel gabinetto...? Oh! E come accadde? Fu certo durante una burrasca e foste sorpreso che il genere umano, il quale...<br />—- No, non mi accadde nulla di speciale. Fui meravigliato che il genere umano fosse riuscito a provvedere ad una cosa così prosaica e ripugnante necessità, facendo del gabinetto un palazzo! ([[Leonid Nikolaevič Andreev]]) ==Voci correlate== *[[Bidet]] *[[Lavabo]] *[[Orinatoio]] *[[Vasca da bagno]] ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt=bagno|preposizione=sulla}} [[Categoria:Stanze della casa]] kgxwi971uvvllyrn8vs5331lpwu7f9a Vasca da bagno 0 113830 1223348 1135489 2022-08-19T15:56:50Z SunOfErat 12245 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Edgar Degas, Femme dans son bain s'épongeant la jambe.jpg|thumb|upright=1.2|''Femme dans son bain s'épongeant la jambe '' ([[Edgar Degas]], 1883 circa)]] Citazioni sulla '''vasca da bagno'''. *– Adoro fare il bagno, specialmente con te. È come prendersi una vacanza dal mondo.<br />– Odiavo fare il bagno da bambino. Forse perché allora l'unico gioco che avevo era una paperella... (''[[Desperate Housewives (prima stagione)|Desperate Housewives]]'') *– Io faccio il bagno da quando sono nato! È lì che penso! Ho risolto dozzine e dozzine di raccapriccianti casi di omicidio seduto nella vasca; anche la storia ci insegna che tutti i grandi uomini si lavavano facendo il bagno!<br/>– Dimmene uno.<br/>– [[John Wayne]]. (''[[Psych (prima stagione)|Psych]]'') *La doccia è milanese perché ci si lava meglio, consuma meno acqua e fa perdere meno tempo. Il bagno invece è napoletano: un incontro con i pensieri. (''[[Così parlò Bellavista]]'') *– Le donne fanno il bagno, gli uomini fanno la doccia.<br>– Perché vi ricordate di essere donne quando una nave sta affondando, o quando c'è un solo bagno con la vasca? ([[NCIS - Unità anticrimine (prima stagione)|''NCIS - Unità anticrimine'', prima stagione]]) *Le mie ore a casa sono sacre. Soprattutto quando sono nella vasca da bagno! (''[[Kim Possible (quarta stagione)|Kim Possible]]'') *– Ogni volta che faccio il bagno... prima metto sempre l'ochetta nella vasca.<br>– Per compagnia?<br>– Per vedere se ci sono pescecani. ([[Bill Watterson]]) *Stare immersi in una vasca idromassaggio è la cosa più bella del mondo. È come tornare dentro il sacco di liquido amniotico. (''[[Malcolm (quinta stagione)|Malcolm]]'') ==Voci correlate== *[[Bagno]] *[[Doccia]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sulla|w_preposizione=riguardante la}} [[Categoria:Apparecchi igienici]] [[Categoria:Oggetti per la casa]] higwapoldpfpove50cx6pdh0qzot43c Edvard Grieg 0 114946 1223421 984735 2022-08-19T21:53:29Z Anssi Puro 91439 wikitext text/x-wiki [[File:Edvard Grieg (1888) by Elliot and Fry - 02.jpg|thumb|Edvard Grieg nel 1888]] '''Edvard Hagerup Grieg''' (1843 – 1907), compositore e pianista norvegese. ==Citazioni di Edvard Grieg== *Artisti come [[Johann Sebastian Bach|Bach]] e [[Ludwig van Beethoven|Beethoven]] eressero cattedrali e templi sulle vette. Io ho voluto, come dice [[Henrik Ibsen|Ibsen]] in un suo dramma, "costruire dimore per gli uomini, dimore in cui essi possano sentirsi felici ed a proprio agio". In altre parole, ho trascritto la musica folcloristica della mia patria, ho cercato di ricavare un'arte nazionale da queste manifestazioni sinora non sfruttate dell'anima norvegese.<ref>Citato in Giuseppe Passarello, ''Voci del tempo nostro'', antologia di letture moderne e contemporanee, Società editrice internazionale, Torino, 1968, p. 746.</ref> *{{NDR|Su ''Peer Gynt''}} Ho scritto anche qualcosa per la scena dell'antro del re della montagna... puzza di sterco di mucca, provincialismo norvegese e presunzione trollesca.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della musica classica'', traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 209. ISBN 9788858022894</ref> ==Citazioni su Edvard Grieg== *{{NDR|Su ''Peer Gynt''}} Più si riempiva la testa del potente poema, più capiva di essere la persona giusta per un lavoro... così permeato di spirito norvegese. ([[Nina Grieg]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Grieg, Edvard}} [[Categoria:Compositori norvegesi]] [[Categoria:Pianisti norvegesi]] 0kt9xk4i8i41glxtsemobusvff8hhmg Concisione 0 116983 1223464 1040647 2022-08-20T07:39:44Z Spinoziano 2297 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulla '''concisione''' e '''sinteticità'''. *Alla chiarezza, solitamente, deve accompagnarsi un'ulteriore fatica: la concisione. È ben nota quella battuta di un giornalista che, consegnando il suo articolo al direttore, disse: «Scusa se è lungo, ma non ho avuto il tempo per farlo breve...» Del resto si racconta che il capo redattore del «Times» di Londra, per valutare i talenti degli aspiranti giornalisti, era solito ricorrere a questo esercizio: consegnava loro del materiale d'agenzia affinché redigessero un articolo di una colonna. Poi chiedeva di raccontare la stessa cosa in ''mezza'' colonna. Poi ancora di raccontare la stessa cosa in ''un quarto'' di colonna... ([[Piero Angela]]) *La concisione è l'arte di dire molto con poco; la prolissità, di dire niente con troppo. ([[Roberto Gervaso]]) *Lo stile veramente conciso è quello che più rapidamente trasmette il senso. ([[Edgar Allan Poe]]) *Mi sforzo di essere conciso e divento oscuro. ([[Quinto Orazio Flacco]]) *Preferisco imitare la concisione laconica. ([[modi di dire latini|modo di dire latino]]) *Senti, io parlavo con della gente in televisione e io ho detto: "Io sono per la concisione". E Tom Christie allora ribatte: "No, ma davvero, tu, ma dai... non ci credo, per la concisione? Vorrai dire per la [[circoncisione]]." (''[[Io e Annie]]'') ==Voci correlate== *[[Logorrea]] *[[Parlare]] ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt|preposizione=sulla}} [[Categoria:Qualità oratorie]] 5rckmb03gct7hvydy50k2adkqlnctt0 Vjačeslav Michajlovič Molotov 0 120526 1223350 1025208 2022-08-19T17:03:20Z AnjaQantina 1348 +paragrafo wikitext text/x-wiki [[File:Vyacheslav Molotov Anefo2.jpg|thumb|Vjačeslav Michajlovič Molotov]] '''Vjačeslav Michajlovič Molotov''' (1890 – 1986), politico e diplomatico sovietico. ==Citazioni di Vjačeslav Michajlovič Molotov== *La nostra causa è giusta. Il nemico sarà sconfitto. La vittoria sarà nostra.<ref>Citato in Oleg Chlevnjuk, ''Stalin: Biografia di un dittatore'', Mondadori.</ref> *Se è così, come mai ci troviamo in questo rifugio e di chi sono le bombe che stanno cadendo?<ref>Domanda rivolta il 13 novembre 1940 a [[Joachim von Ribbentrop|Ribbentrop]], che sosteneva che l'Inghilterra fosse ormai finita, mentre i due discutevano sulla stipula di un accordo supplementare al patto Molotov-Ribbentrop all'interno di un rifugio antiaereo del Ministero degli Esteri tedesco sulla Wilhelmstrasse a [[Berlino]] e mentre bombardieri inglesi attaccavano la città.</ref><ref>Citato in Wiliam L. Shirer, ''Storia del Terzo Reich'', Einaudi, Torino, 1963, p. 876</ref> ==''Centoquaranta conversazioni con Molotov''== *[[Nikita Sergeevič Chruščёv|Chruščёv]] era senza dubbio un reazionario, è riuscito a infiltrarsi nel [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|Partito]]. Sicuramente non credeva in alcun genere di [[comunismo]].<ref>Félix Tchouchev, ''Cent quarante conversations avec Molotov'', Ed. Terra, Mosca, 1991. Citato in [[Ludo Martens]], ''Stalin. Un altro punto di vista'', Verona, Zambon, 2017, pp. 373.</ref> *Ho sempre ritenuto che il mio compito, in quanto ministro degli esteri, consistesse nell'ampliare quanto più possibile i confini della nostra Patria. E si può affermare che io e Stalin abbiamo eseguito piuttosto bene il nostro compito.<ref>Da ''Sto sorok besed c Molotovym'', p. 14. Citato in Elena Agassi-Rossi e Viktor Zaslavsky, ''Togliatti e Stalin'', p. 29.</ref> *Il [[marxismo-leninismo]] è favorevole alle azioni offensive quando esse sono possibili; altrimenti bisogna aspettare.<ref>Da ''Sto sorok besed c Molotovym'', p. 104. Citato in Elena Agassi-Rossi e Viktor Zaslavsky, ''Togliatti e Stalin'', p. 30.</ref> *[[Stalin]] pensava che la [[prima guerra mondiale]] aveva strappato una nazione alla schiavitù capitalista, la [[seconda guerra mondiale|seconda]] aveva creato il [[socialismo|sistema socialista]] e la terza avrebbe annientato una volta per tutte il [[capitalismo]].<ref>Da ''Sto sorok besed c Molotovym'', p. 90. Citato in Elena Agassi-Rossi e Viktor Zaslavsky, ''Togliatti e Stalin'', p. 28.</ref> ==Citazioni su Vjačeslav Michajlovič Molotov== *Qualche mattina sui marciapiedi dell'Arbat<ref>Quartiere centrale di Mosca.</ref>, nelle buone giornate, era possibile incontrare il vecchio pensionato Vjačeslav Molotov. Abitava in via Gronovskij e andava alla Biblioteca Lenin a consultare l'archivio. Lo vidi: era un piccolo signore riservato che portava a spasso il cane o leggeva su una panchina le notizie della ''Pravda'' o gli editoriali del ''Kommunist''. Il suo nome di battaglia (quello vero era Skrjabin) significa «uomo martello»; [[Winston Churchill|Churchill]] lo giudicava «un perfetto robot», il compagno [[Kliment Efremovič Vorošilov|Vorošilov]] lo chiamava «culo di sasso».<br> Non batté ciglio neppure quando arrestarono sua moglie Polina perché era ebrea: al momento di votare si astenne. ([[Enzo Biagi]]) ===[[Nikita Sergeevič Chruščёv]]=== *Consideravo Molotov un esperto di politica internazionale. Spesso trattava in mia presenza problemi di politica estera, dimostrando sempre competenza, logica e vigore. *Era, tra noi, il ballerino più disinvolto. Era cresciuto in una famiglia intellettuale e quand'era studente universitario andava a molte feste; sapeva ballare come sapevano farlo gli studenti. Amava la musica e sapeva perfino suonare il violino. Nell'insieme possedeva il senso della musica. Io non me ne intendevo molto, ed in realtà non sono un buon giudice, ma ai miei occhi Molotov era un ballerino di prima classe. *Molotov fu il braccio destro di Stalin nella lotta contro le opposizioni e fu chiamato dai suoi avversari «il randello di Stalin». Stalin usava Molotov per estromettere ogni membro del Politburo che gli si opponesse. ==Note== <references /> ==Bibliografia== *F. Chuev, ''Sto sorok besed c Molotovym'' (''Centoquaranta conversazioni con Molotov''), Moskva, Terra, 1991. *Elena Agassi-Rossi e Viktor Zaslavsky, ''Togliatti e Stalin'', Il Mulino, Bologna, 1997. ISBN 88-15-06199-1 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Molotov, Vjaceslav Michajlovic}} [[Categoria:Comunisti]] [[Categoria:Diplomatici sovietici]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] [[Categoria:Politici sovietici]] tg0y8vykj0mo7r5p8xjy22w8x8jvl2s Campionato italiano di calcio 0 121576 1223431 1220282 2022-08-20T00:50:46Z Danyele 19198 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Italia sede FIGC.jpg|thumb|La sede della FIGC a Roma]] Citazioni sul '''campionato italiano di calcio'''. *A livello tattico siamo all'avanguardia, l'organizzazione qui è ai massimi livelli, magari c'è meno intensità, ma vincere in Italia resta sempre difficilissimo. ([[Antonio Conte]]) *{{NDR|Rispondendo alla domanda: «C’è chi crede che a rubare i campionati sia stata solo una squadra.»}} Alla fine il campionato è pulito solo se lo vince la tua squadra. Così ragionano quasi tutti i tifosi d’Italia. ([[Roberto Beccantini]]) *A me del calcio italiano colpiscono i vuoti negli stadi italiani. La gente non si diverte più col vostro calcio. Sono troppe 20 squadre, nate tutte per vincere qualcosa e alla fine una vince e le altre restano deluse. È tutto sbagliato. ([[Johan Cruijff]]) *Cento gol uguale scudetto. ([[Helenio Herrera]]) *Classe, più preparazione atletica, più intelligenza, uguale scudetto. ([[Helenio Herrera]]) *Credo che la Premier League sia il campionato più bello in cui giocare, ma qui in Italia si corre di più ed è un calcio molto tattico. ([[Carlos Tévez]]) *Devo<br>''Devo fare una cura di [[calcio (sport)|calcio]] | imparare cioè | cos'è | e cercare di capire i segreti | del Campionato | o sarò radiato | dalla vita incivile.'' ([[Marcello Marchesi]]) *È difficile, terribilmente difficile vincere un campionato in Italia. Di questa competizione noi siamo riusciti a fare una fornace ardente. Una fornace che è una meravigliosa fucina di energie fisiche e morali, ma in cui il cammino da battere non si riesce a discernerlo se non si posseggono qualità di eccezione. Una compagine mediocre, il campionato italiano non lo vincerà mai. ([[Vittorio Pozzo]]) *È sbagliata la mentalità: si pensa solo a vincere, e quindi non si preferisce non correre rischi. Nella cultura italiana si è troppo legati ai successi del passato, c'è molta memoria storica. Ma servirebbe un rinnovamento generale come è successo negli altri campionati europei [...]. Qui è diverso: visto che il calcio italiano ha avuto molto successo si pensa sempre al passato. ([[Keisuke Honda]]) *Ho tifato per il Milan, per la Juve, per l'Inter e per la Roma. Tutto purché il campionato fosse vivace, nell'interesse della mia ditta, la Gazzetta dello Sport. ([[Candido Cannavò]]) *Il campionato italiano è più tattico, quello inglese più fisico. ([[Davide Santon]]) *In Italia la cosa che mi ha dato più fastidio è il sole: si inizia a giocare il campionato che fa caldo e si finisce che fa sempre più caldo. ([[Aron Winter]]) *In Italia si bada al sodo e si gioca per vincere. È diverso. Non è una critica, si tratta semplicemente di un approccio differente. ([[Mark van Bommel]]) *Io vorrei rispondere alla gente che critica il calcio italiano e spero che questa gente venga a giocare. Ricordo Tevez mi diceva che in Italia per fare un gol dovevi creare 100 occasioni. In Italia sono pronti tatticamente e io a 34 anni sto imparando alla grande. ([[Patrice Evra]]) *Mi sento bene nel campionato italiano, è un campionato difficile [...] soprattutto per gli attaccanti. È una lega con molta qualità. Non mi aspettavo che ne avesse così tanta. In Serie A è più difficile segnare, la [[Campionato spagnolo di calcio|Liga]] è più aperta e le squadre rischiano di più. Qui la priorità è difendere bene e poi attaccare. Ho giocato anche in [[Campionato inglese di calcio|Inghilterra]] [...] e credo che la Serie A sia il campionato dove è più difficile fare gol. ([[Cristiano Ronaldo]]) *{{NDR|Nel 1986}} Sa qual è stato un guaio? Il [[Campionato mondiale di calcio 1982|''mundial'' dell'82]] e quello che è seguito. Campioni del mondo tutti quanti, e tutti a dire che questa era la miglior piazza del mondo, il miglior campionato, il miglior gioco. E non era vero, dall'Europa le nostre squadre erano sbattute fuori spesso e volentieri, non avevamo un gran gioco e intanto si esasperavano certe situazioni. [...] Sentirsi al centro del mondo può essere pericoloso, e certo non aiuta a migliorare. ([[Luigi Radice]]) *Uno scudetto vinto da altre è sempre perso dalla [[Juventus Football Club|Juventus]]: e proprio questo è il fascino del campionato. ([[Gianni Brera]]) ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante il|preposizione=sul}} [[Categoria:Campionato italiano di calcio]] tch3tpebweatnebtk71q7vkq8fgqj3l Yuval Noah Harari 0 126184 1223428 1209813 2022-08-19T23:49:36Z CommonsDelinker 1592 Rimuovo l'immagine "Yuval_Harari_(cropped).jpg", cancellata in Commons da [[commons:User:Didym|Didym]] perché [[:c:COM:VRT|No permission]] since 12 July 2022. wikitext text/x-wiki '''Yuval Noah Harari''' (1976 – vivente), storico, saggista e docente israeliano. ==Citazioni di Yuval Noah Harari== *La rapida invasione umana di tutta l'America testimonia l'incomparabile ingegnosità e l'adattabilità insuperata dell<nowiki>'</nowiki>''Homo sapiens''.<ref>Da ''Sapiens'', 2011; citato in AA.VV., ''Il libro della storia'', traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 21. ISBN 9788858016572</ref> *L’economia russa dipende completamente da petrolio e gas. E in larga parte l’Europa dipende da gas e petrolio. Nel lungo termine un modo per indebolire la macchina da guerra di Putin è creare alternative energetiche ai combustibili fossili. Non è solo un mezzo di contrasto al cambiamento climatico, è un mezzo di difesa dell’Europa. Va fatto in fretta.<ref>Da intervista di Brunella Torresin, ''Yuval Noah Harari “L’energia pulita fermerà Putin”'', ''la Repubblica'', 26 marzo 2022, p. 16. </ref> ==''21 lezioni per il XXI secolo''== ===[[Incipit]]=== Gli esseri umani preferiscono pensare in termini di storie piuttosto che di fatti, numeri o equazioni, e più semplice è la storia, tanto meglio è. ===Citazioni=== *Non c'è bisogno di sottolineare che gli ebrei sono un popolo unico con una storia sorprendente (questo è vero di moltissimi popoli). Ed è anche inutile dire che la tradizione ebraica è ricca di intuizioni profonde e nobili valori (benché sia anche gravata da idee discutibili e da assunzioni razziali, misogine e omofobe). (p. 248) *Le tribù dei cacciatori-raccoglitori dell'Età della pietra possedevano codici morali migliaia di anni prima di Abramo. Quando i primi coloni europei raggiunsero l'Australia alla fine del XVIII secolo, incontrarono tribù aborigene che avevano una visione etica del mondo nonostante ignorassero completamente Mosè, Gesù e Maometto. E poi è difficile sostenere che i coloni cristiani che hanno depredato con la violenza i nativi delle loro terre e della loro libertà avessero un'etica superiore. (p. 250) ==''Da animali a dèi''== ===[[Incipit]]=== Circa tredici miliardi e mezzo di anni fa, materia, energia, tempo e spazio scaturirono da quello che è noto come il [[Big Bang]]. La storia di queste caratteristiche fondamentali del nostro universo si chiama [[fisica]].<br /> Circa trecentomila anni dopo la loro comparsa, materia ed energia cominciarono a fondersi in complesse strutture chiamate [[atomo|atomi]], che poi si combinarono a formare le [[molecola|molecole]]. La storia degli atomi, delle molecole e delle loro interazioni si chiama [[chimica]].<br /> Circa tre miliardi e ottocento milioni di anni fa, su un pianeta chiamato Terra, certe molecole si combinarono venendo a formare strutture particolarmente articolate e complesse chiamate [[organismo vivente|organismi]]. La storia degli organismi si chiama [[biologia]].<br /> Circa settantamila anni fa, gli organismi appartenenti alla specie ''Homo sapiens'' cominciarono a formare strutture ancora più elaborate chiamate [[cultura|culture]]. Il successivo sviluppo di queste culture umane è chiamato [[storia]]. ===Citazioni=== *I [[montone|montoni]] più aggressivi e che mostravano una maggiore resistenza al controllo umano venivano macellati per primi. La stessa sorte era riservata alle femmine più magre e curiose (i pastori non vedono di buon occhio le [[pecora|pecore]] che tendono a uscire dal gregge). Una generazione dopo l'altra, le pecore divennero più grasse, più remissive e meno intraprendenti. *Il pollame domesticato rappresenta il volatile più diffuso mai apparso sulla Terra. Dopo l'''Homo sapiens'', le mucche, i maiali e le pecore sono al secondo, terzo e quarto posto tra i grandi mammiferi più diffusi al mondo. Dal punto di vista strettamente evoluzionistico, dove si misura il successo in base al numero delle copie di {{maiuscoletto|dna}}, la Rivoluzione agricola è stata una vera manna per i [[pollo|polli]], le mucche, i maiali e le pecore.<br />Solo che l'angolo visuale evoluzionistico offre una misurazione del successo piuttosto incompleta. Giudica ogni cosa secondo i criteri della sopravvivenza e della riproduzione, senza tener in alcun conto la sofferenza e la felicità dell'individuo. I polli e le mucche domesticate potranno anche rappresentare un successo evoluzionistico, ma sono anche tra le più miserabili creature che siano mai vissute. La domesticazione degli animali si fondò su una serie di pratiche brutali che col passare dei secoli non hanno fatto altro che incrudelirsi. *[...] è ragionevole supporre che i [[bue|buoi]] preferirebbero passare le loro giornate a vagare per vaste praterie in compagnia di altri buoi e mucche, invece di tirare carri e vomeri sotto il giogo imposto da una scimmia che brandisce la frusta.<br />Allo scopo di trasformare buoi, cavalli, asini e cammelli in obbedienti [[animale da soma|animali da soma]], si dovevano spezzare i loro istinti naturali e i loro modelli di comportamento sociale all'interno della loro specie, si doveva smorzarne l'aggressività e la sessualità, e si doveva limitarne la libertà di movimento. Gli agricoltori svilupparono tecniche volte a questi scopi, chiusero gli animali dentro recinti e gabbie, li imbrigliarono con bardature e cinghie, li addestrarono con la frusta e gli speroni e li mutilarono. Il processo di addomesticamento quasi sempre comprendeva la castrazione dei maschi. *In numerose società della [[Nuova Guinea]] la ricchezza di una persona viene tradizionalmente determinata dal numero di [[maiale|maiali]] posseduti. Per assicurarsi che i maiali non scappino, gli agricoltori della Nuova Guinea settentrionale ancora adesso recidono un pezzo del naso dell'animale. Così, ogni volta che il maiale cerca di annusare, soffre un dolore terribile. Poiché i maiali, senza annusare, non riescono a trovare cibo e neppure a girovagare, la mutilazione li rende completamente dipendenti dai loro proprietari. In un'altra zona della Nuova Guinea era costume accecare le povere bestie. *In natura, i [[bovino|bovini]] girovagavano a piacimento in mandrie dalla complessa struttura sociale. Il bue castrato e domesticato passava la vita subendo la frusta e rinchiuso in uno stretto recinto, quando non veniva messo al lavoro, da solo o in coppia: tutte condizioni che non si adattavano né al suo corpo né alle sue necessità sociali ed emozionali. *Il raro [[rinoceronte]] selvaggio sull'orlo dell'estinzione è molto più soddisfatto del [[vitello]] che passa la sua breve vita in un minuscolo box, a ingrassare per produrre gustose costolette. *Coloro che continuano a condurre un'eroica battaglia contro il razzismo spesso non si accorgono che il fronte si è spostato e che il posto occupato dal razzismo nell'ideologia imperiale è stato ora rimpiazzato dal "culturalismo". È un termine che non esiste, ma era ora che qualcuno lo coniasse. Tra le élite dei nostri giorni, le convinzioni riguardo ai difformi meriti dei diversi gruppi umani sono quasi sempre espresse in termini di differenze storiche tra culture, non di differenze biologiche tra razze. Non diciamo più: "Questa data cosa è nel loro sangue." Diciamo: "Questa data cosa appartiene alla loro cultura."<br />I partiti di destra europei che si oppongono all'immigrazione musulmana stanno attenti, di solito, a non usare una terminologia razziale. [...] Simili partiti tendono a sostenere che la cultura occidentale, quale si è evoluta in Europa, è caratterizzata da valori democratici di tolleranza ed eguaglianza di genere, laddove la cultura musulmana, quale si è sviluppata in Medio Oriente, è caratterizzata da gerarchie politiche, fanatismo e misoginia. Dato che le due culture sono così differenti, e poiché numerosi musulmani immigrati non sono disposti (o forse non sono capaci) di adottare i valori occidentali, non dovrebbe essergli consentito di entrare, per evitare che possano fomentare conflitti interni e corrodere la democrazia e il liberalismo europei. [...] Ma, mentre i biologi odierni non hanno difficoltà a ripudiare il razzismo, spiegando semplicemente che le differenze biologiche tra le popolazioni umane contemporanee sono insignificanti, è più difficile invece per gli storici e gli antropologi ripudiare i criteri del culturalismo. *Numerosi greci di oggi pensano anche che una parte integrante della qualità maschile stia nell'essere attratto sessualmente solo dalle donne, e nell'avere rapporti sessuali esclusivamente con l'altro sesso. Non lo considerano un dato culturale quanto piuttosto una realtà biologica: i rapporti tra due persone di sesso opposto sono naturali, e innaturali quelli tra persone dello stesso sesso. In realtà però a Madre Natura non importa se gli uomini si sentono attratti sessualmente l'uno dall'altro. Sono solo le madri umane radicate in particolari culture che danno in escandescenze se il loro figlio ha una storia col ragazzo della porta accanto. Un numero significativo di culture umane ha considerato le relazioni omosessuali non solo legittime, ma anche significative dal punto di vista sociale e gli antichi Greci ne sono stati l'esempio più eloquente. L'Iliade non fa menzione di eventuali obiezione di Teti ai rapporti che suo figlio Achille aveva con Patroclo. La regina Olimpia di Macedonia fu una delle donne più caratteriali. Tuttavia non si infuriò quando suo figlio Alessandro Magno, portò a casa a cena il suo amante Efestione. (p. 189) *Di fronte alle offerte di pace romana il capoclan Calgaco definì i romani ''predatori del mondo intero'' e disse che "rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome lo chiamano impero.Infine, dove fanno il deserto, dicono che è la pace". (p. 243) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Yuval Noah Harari, ''[https://books.google.it/books?id=C_6SAwAAQBAJ&pg=PT0 Da animali a dèi: breve storia dell'umanità]'', traduzione di Giuseppe Bernardi, Bompiani, Milano, 2014. *Yuval Noah Harari, ''[https://www.google.it/books/edition/21_lezioni_per_il_XXI_secolo/kTlqDwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=&pg=PP1&printsec=frontcover 21 lezioni per il XXI secolo]'', traduzione di Marco Piani, Bompiani, Milano, 2018. ISBN 9788858779620 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Harari, Yuval}} [[Categoria:Accademici israeliani]] [[Categoria:Saggisti israeliani]] [[Categoria:Storici israeliani]] hwen1slqc2wd1dcnda6lgkhrp0suzdw Antonio Ghirelli 0 130023 1223433 1222262 2022-08-20T01:10:08Z Sun-crops 10277 /* Storia di Napoli */ +1 wikitext text/x-wiki [[File:Antonio Ghirelli1.jpg|thumb|Antonio Ghirelli (2008)]] '''Antonio Ghirelli''' (1922 – 2012), giornalista e scrittore italiano. ==Citazioni di Antonio Ghirelli== *Il segno più originale della presenza di [[Salvatore Di Giacomo]] nella «belle époque» partenopea, sta nella sua sdegnosa estraneità alle mode letterarie che imperversavano in quell'epoca: il classicismo professorale di [[Giosuè Carducci|Carducci]], il patetico decadentismo di [[Giovanni Pascoli|Pascoli]] e di [[Sergio Corazzini|Corazzini]], l'immaginifico barocchismo di [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]], che pure a [[Napoli]] era di casa. Chino sul foglio bianco come un grande artigiano, don Salvatore si isola dal frastuono delle gazzette e dei salotti, dedicandosi piuttosto a portare ad estrema perfezione uno strumento personale che non somiglia a nessun altro, il vernacolo, mediato sì dalla realtà popolare ma filtrato attraverso esperienze altamente sofisticate, che vanno dai lirici greci dell'epoca di [[Saffo]] all'opera buffa dell'epoca di [[Giovanni Paisiello|Paisiello]], passando per la narrativa del Cortese e del [[Giambattista Basile|Basile]]. La fusione che egli realizza tra la struttura colta del suo dialetto e la tradizione parlata attinge la perfezione nei versi delle ariette e delle canzoni nuove, dove la parola si libera «in un aere musicale» e appare «disposta a vivere per ritmi e metri in una trepidantissima aura di suggerimenti».<ref>Da ''Introduzione'' a Salvatore Di Giacomo, ''Tutte le poesie'', Newton ẟ Compton, 1997, p. 9. ISBN 88-8183-643-2</ref> ==''Storia di Napoli''== *{{NDR|Su [[Francesco II delle Due Sicilie]]}} Il [[Montezuma]] di Gaeta. (da ''Il Montezuma di Gaeta'', p. 241) *Anche nell'abbandonarsi alle passioni più stravaganti, un napoletano si concede in genere un margine di ironia, di scetticismo, di scherzo giocoso: questa è una caratteristica che rimane inalterata nel tempo e che, anzi, viene accentuandosi. Il «sale attico» è versato a piene mani nella conversazione di ogni giorno, nei caffè come nei salotti, durante la passeggiata sulla [[Riviera di Chiaia|Riviera]] o nel ridotto del [[Teatro di San Carlo|San Carlo]], alla stregua di una sorta di arte minore, che viene coltivata anche dai ceti meno accessibili alle curiosità erudite, fino ad entrare nella leggenda cittadina. È un costume che impronta di sé, anche all'estero, un [[XVIII secolo|secolo]] nel quale perfino la scienza, come osserva [[Francesco De Sanctis]], assume un tono conversativo, e spiriti eminenti come [[Montesquieu]] e [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]] non disdegnano di mescolarsi ai brillanti convegni mondani e di divulgare in ogni forma, dall'epistolario agli articoli di giornale, un pensiero che non può restare più appannaggio di pochi eletti, nella misura in cui si propone di trasformare radicalmente la società. [[Encyclopédie|Enciclopedia]] e [[Rivoluzione francese|rivoluzione]] nascono dalla stessa incubatrice, come il più brillante e violento paradosso della storia. (da ''Un lazzarone sul trono'', pp. 132-133) *Il processo di unificazione, ancorché legittimo ed irreversibile, si risolve in un fallimento senza uguali nella storia del nazionalismo europeo, eccezion fatta forse per il rapporto tra Irlanda del Nord e Regno Unito. A spiegarlo, bisogna individuare tutta una serie di debolezze, di errori, di delitti le cui responsabilità andranno ripartite equamente tra i conquistatori piemontesi, l'opposizione radicale e – almeno per quanto riguarda la città – la classe dirigente napoletana. [...] In pratica, si può anticipare un giudizio molto severo: dal 1860 sino ai nostri giorni, si è ripetuta a [[Napoli]] la storia di servilismo e di cupidigia caratteristica di ogni élite indigena nei paesi coloniali, con tutte le contraddizioni e le aggravanti inerenti ad un'operazione del genere quando venga realizzata all'interno di una comunità nazionale ed a spese di un gruppo etnico di forte personalità e di cospicue tradizioni civili.<br>Ovviamente, in tema di colonizzazione del Mezzogiorno la responsabilità primaria va assegnata ai conquistatori. I ceti conservatori e quelli moderati, non solo piemontesi, la cui alleanza Cavour ha saldato nel «connubio», si accostano alle Due Sicile con la diffidenza, l'incomprensione, il pregiudizio razziale che sono funzione, al tempo stesso, di un'ignoranza pressoché totale di quella realtà e di un'ottusa difesa della propria egemonia. [...] {{NDR|Per almeno mezzo secolo}} Esercito ed amministrazione del Regno d'Italia realizzano una strategia di rapina che solleva inizialmente la reazione sanguinosa del brigantaggio e quella strisciante della camorra, per accamparsi quindi pressoché indisturbata sul deserto delle risorse e delle iniziative. (da ''La piemontesizzazione'', pp. 259-60) *[...] è fuori dubbio che il trapianto delle norme e degli orientamenti {{NDR|del [[Regno di Sardegna]]}} dovrebbe accompagnarsi quanto meno ad un attento lavoro di adattamento, di integrazione, di trasformazione: rinunciarvi è segno vistoso di miopia politica, se non debba addirittura addebitarsi ad un disegno premeditato. {{NDR|Oltre all'adozione del sistema fiscale sabaudo}} L'impoverimento delle risorse meridionali è aggravato in maniera irreparabile da altre due misure che le autorità unitarie emanano tra l'ottobre del '60 e l'agosto dell'anno successivo: la prima unifica il debito pubblico delle Due Sicilie con quello del Regno di Sardegna, che è due volte più pesante; la seconda estende, ancora automaticamente, alle terre liberate la tariffa doganale piemontese, abbassando dell'80 per cento i dazi protettivi e scardinando di conseguenza le strutture dell'industria locale, mentre finisce al Nord l'oro del Banco di Napoli: una consistenza monetaria di 443 milioni di lire oro contro i 148 del resto d'Italia. (da ''La piemontesizzazione'', p. 264) *Il colpo di grazia viene dalla politica tributaria: l'esosa imposizione fiscale impedisce l'accumulazione di risparmio e di capitale, bloccando così per altro verso il potenziale sviluppo della industria, mentre espropria una larga parte del reddito disponibile nel Sud per coprire il disavanzo statale nonché le altre spese amministrative, infrastrutturali e militari di cui si giovano soprattutto le regioni e i gruppi industriali del Nord.<br>È una grandinata di tasse che si abbatte sui ceti produttivi e sulla popolazione: prima la ricchezza mobile, poi la famigerata imposta sul macinato, l'imposta sui pesi e le misure, quella sulle vetture e i domestici: una serie di fendenti vibrati all'impazzata contro tutte le classi sociali, con l'effetto di stroncare contemporaneamente offerta e domanda. Il governo unitario non trova energie e risorse per altri obiettivi che non siano la preparazione della guerra contro l'Austria per liberare il Veneto e, più tardi, l'ultimo assalto agli Stati della Chiesa. (da ''L'economia strozzata'', p. 276) *{{NDR|La relazione dell'inchiesta Saredo, pur evidenziando le responsabilità della classe dirigente napoletana e del governo}} Anziché partire da un'approfondita analisi dei rapporti fra le classi e da una corretta identificazione dei centri di potere, [...] muove da una tesi astratta, venata di incredibili pregiudizi, secondo cui la popolazione napoletana sarebbe inadatta per definizione alla vita sociale, a cagione di un pronunciato individualismo che deriverebbe da inclinazioni estetiche, improntate dalla natura ovvero ereditate direttamente dai progenitori ellenici. [...] Sono idee aberranti che si collegano non solo al clima culturale del momento dominato dal positivismo lombrosiano, ma anche e forse soprattutto al sentimento di frustrazione da cui è posseduta la classe dirigente nazionale di fronte al fallimento del processo unitario. Incapace, per angustia di prospettive ed inconfessati interessi materiali, di individuare i gravi errori commessi nei quattro decenni seguiti alla liberazione del Mezzogiorno, la borghesia settentrionale – non meno che il personale politico romano – ne trasferisce la responsabilità sulla presunta inferiorità etnica degli ex regnicoli. [...] Ci sono del resto studiosi come Alfredo Niceforo che elevano queste vergognose teorie a livello di dimostrazione pseudoscientifica, utilizzando concetti di morfologia umana e di anatomia comparata: il suo ''Italiani del Nord e italiani del Sud'' non dispiacerebbe ad Alfred Rosenberg, come farebbe la felicità Adolf di Hitler l'altro libro ''L'italia barbara contemporanea'', in cui l'eminente razzista definisce i napoletani come un popolo femminile, mentre i settentrionali naturalmente sarebbero un popolo maschile, in altre parole una specie di ''Herrenfolk''. (da ''L'inchiesta Saredo'', pp. 336-337) *Il periodo a cavallo del [[XX secolo|nuovo secolo]] coincide con l'ultima testimonianza che Napoli dà in forma globale della propria autonomia culturale ed etnica prima che la bufera della [[Prima guerra mondiale|guerra mondiale]] la investa, trascinandola come un fiume di detriti nella marea dell'unità finalmente raggiunta, anche se a carissimo prezzo. Cantati da poeti e musicisti, narrati da giornalisti e romanzieri, rievocati da pittori e sospirati da intere generazioni di emigranti, i «tiempe belle 'e na vota» si trasfigurano nella memoria collettiva della città fino a confondersi con una mitica età dell'oro [...]. Paradossalmente, questa «età dell'oro» di Napoli, del suo dialetto e della sua arte cade nei decenni successivi alla perdita dell'indipendenza. Il brusco impatto con la «piemontesizzazione», poi quello meno violento con la comunità nazionale e la sua cultura (che del resto è sempre stata quella degli intellettuali napoletani) hanno l'effetto imprevedibile di rianimare il genio locale. È come se, nella luce del tramonto, gli abitanti della vecchia capitale rivedessero di colpo tutto il loro passato; come se un'ultima illusione trasformasse la misera plebe dei quartieri più fatiscenti nei popolani felici di [[Giambattista Basile|Basile]] e [[Giulio Cesare Cortese|Cortese]], e i borghesi in ''landau'' alla [[Riviera di Chiaia]] nei grandi signori del Vicereame, nelle dame galanti e nei gentiluomini illuminati del secolo XVIII. L'esplosione è retrospettiva: non apre un discorso nuovo, chiude i conti con la vecchia capitale delle Due Sicile. A partire non sono soltanto gli emigranti: è tutta Napoli che indugia ancora per un istante sul molo della sua storia, prima di intraprendere la navigazione verso una terra che, nonostante tutto, è straniera per i quattro quinti della sua popolazione quasi quanto Buenos Aires o New York. (da ''I tempi belli'', pp. 342-343) *Toccato il fondo della disperazione, constatata per diretta esperienza la disintegrazione dei poteri costituiti, bruciata ogni fiducia nei valori tradizionali della società borghese, la popolazione più scettica e paziente d'Europa diventa paradossalmente la protagonista della prima rivolta europea contro la dominazione hitleriana. Tutti i ceti sociali, le donne, i giovanissimi partecipano alla rivolta. Vistosa è la sproporzione tra i miseri mezzi di cui dispongono i ribelli e lo strapotente armamento di un nemico che si ispira ad una concezione di guerra totale senza precedenti nella storia. La crescente vicinanza del corpo di spedizione angloamericano agevola, anche sotto il profilo psicologico, il compito dei patrioti; ma l'andamento delle [[quattro giornate di Napoli]], dopo le prime trentasei ore di resistenza seguite all'annuncio dell'armistizio, documenta eloquentemente le qualità morali e il coraggio del popolo napoletano. (da ''Partigiani e sciuscià'', pp. 512-513) ==''Aspettando la rivoluzione''== ===[[Incipit]]=== La storia della sinistra moderna, una storia nobile e tempestosa, ricca di contrasti, di scissioni e anche di personaggi ed episodi poco edificanti, comincia in Europa e quindi in Italia dopo il fallimento delle rivoluzioni esplose nel 1848. Quell'esito improvviso e deludente diffonde tra non pochi oppositori dell'ordine costituito l'amara sensazione che il riformismo, la speranza di guadagnare spazi di indipendenza e di libertà nell'ambito di una revisione costituzionale delle strutture sociopolitiche, siano del tutto illusori. ===Citazioni=== *Al di là delle pesanti, decisive responsabilità della sinistra nell'avvento del [[fascismo]] non si possono ignorare gli altri fattori che hanno contribuito a trasformare la [[marcia su Roma]] in una gita turistica [...] anche i politici di parte liberale, da [[Vittorio Emanuele Orlando|Orlando]] a [[Luigi Facta|Facta]], non hanno avuto la statura, l'energia, i programmi indispensabili per salvare le istituzioni democratiche [...] Al dunque, liberali e cattolici (liquidata dal [[Vaticano]] la segreteria di [[Luigi Sturzo|Sturzo]] nel Partito popolare) preferiranno fiancheggiare o tollerare [[Benito Mussolini|Mussolini]] anziché far causa comune con i socialisti contro la minaccia della dittatura. (da ''La farneticazione rivoluzionaria'', cap. XIV, p. 134) *[...] l'incapacità {{NDR|del [[Partito comunista italiano]]}} di fare i conti con le ragioni di fondo che hanno determinato il fallimento dell'esperienza russa e che indurranno i comunisti cinesi alla più drastica revisione ideologica, produrrà due conseguenze fatali per il destino della nostra [[sinistra in Italia|sinistra]]: l'isolamento dei socialisti nel faticoso negoziato dal 1955 al 1990 che caratterizzerà l'alleanza con la [[Democrazia cristiana]] e il graduale declino dello stesso Pci, fino all'inglorioso alibi del Partito democratico di sinistra e al successivo malcerto approdo nel cosiddetto Partito democratico, con una miriade di micropartiti comunisti a fargli concorrenza. (Da ''Una svolta epocale'', cap. XXIII pp. 225-26) *La fondazione del Partito comunista d'Italia arriva al culmine di un drammatico dopoguerra nel quale il sistema Italia è andato in pezzi. Le istituzioni del regno sabaudo, le forze politiche parlamentari, i gruppi sociali dominanti in campo industriale e finanziario non riescono ad assorbire le grandi trasformazioni sociali determinate dal consolidamento del capitalismo interno, dal crollo degli imperi centrali e dal trionfo della Rivoluzione d'ottobre. (da ''Livorno, funesta scissione'', cap. XV, p. 143) *Lo stato pietoso degli alloggi nelle grandi città italiane provocò nel solo periodo tra il 1884 e il 1887 epidemie di [[colera]] che sterminarono 55 mila sventurati. Pochi anni prima, su 3600 minatori delle zolfare siciliane soltanto 203 erano stati riconosciuti abili al servizio militare. E, come si diceva, la situazione nelle campagne era addirittura catastrofica. Purtroppo il solo rimedio che i governi di allora opposero alla desolazione dei poveri fu l'emigrazione. (da ''Il modello tedesco'', cap. V, p. 37) ===[[Explicit]]=== [...] in una prospettiva più ampia, ad annientare la sinistra italiana è stata prima la smarrita diaspora dei compagni di [[Bettino Craxi|Craxi]] dopo l'inchiesta di [[Mani pulite]], poi il cieco, sprezzante rifiuto dei compagni di [[Achille Occhetto|Occhetto]], di [[Massimo D'Alema|D'Alema]] e dello stesso [[Walter Veltroni|Veltroni]] di riconoscersi, dopo la catastrofe del modello sovietico, nel socialismo democratico. ==Citazioni su Antonio Ghirelli== * Il giornalismo sportivo, io penso, deve molto a Ghirelli nel senso di una partecipazione emotiva e pur razionale che ne allargò i confini popolari [...]. Il giornalismo sportivo con Ghirelli fu [[cultura]]. ([[Vladimiro Caminiti]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Antonio Ghirelli, ''Aspettando la rivoluzione. Cento anni di sinistra italiana'', Oscar storia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2008. ISBN 978-88-04-57994-6 *Antonio Ghirelli, ''Storia di Napoli'', Einaudi, Torino, 1992. ISBN 88-06-12974-0 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Ghirelli, Antonio}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] q23ly1cwn3cs9ueuz2868kyfthqur3s Isoroku Yamamoto 0 139619 1223353 980827 2022-08-19T17:15:25Z AnjaQantina 1348 +citazione, ordine alfab. wikitext text/x-wiki {{w|Non vi è una chiara distinzione tra fonti e altre informazioni. Alcune fonti paiono essere incomplete.}} [[Immagine:Yamamoto-Isoroku.jpg|thumb|Isoroku Yamamoto]] '''Isoroku Yamamoto''' (1884 – 1943), ammiraglio giapponese. ==Citazioni di Isoroku Yamamoto== *È giunto il momento. In gioco c'è l'ascesa o la caduta del nostro impero...<ref>Dal messaggio alla flotta giapponese, 6 dicembre 1941. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 141. ISBN 9788858041406</ref> *Il serpente più feroce può essere sconfitto da un nugolo di formiche.<ref>Dichiarazione in opposizione al progetto di costruzione della nave da battaglia classe Yamato, come riportato in ''Scraps of paper: the disarmament treaties between the world wars'' (1989) di Harlow A. Hyde. Con questa frase Yamamoto sottintende che anche le navi più potenti possono essere affondate da un enorme flotta di portaerei. Questa affermazione si rivelerà profetica allorché sia la Yamato che la Musashi verranno affondate da dei travolgenti attacchi aerei.</ref> *Nei primi sei o dodici mesi di una guerra contro gli Stati Uniti e la Gran Bretagna io correrò veloce e otterrò vittoria su vittoria. Dopo però, se la guerra dovesse continuare ulteriormente, non ho alcuna aspettativa di successo.<ref>Dichiarazione al gabinetto del ministro Shigeharu Matsumoto e al primo ministro giapponese Fumimaro Konoe, come riportato nel libro ''Eagle Against the Sun: The American War With Japan'' (1985) di Ronald Spector. Questa frase si dimostrerà profetica: precisamente sei mesi dopo l'attacco a Pearl Harbor, la marina giapponese soffrirà una pesante sconfitta nella battaglia delle Midway, da cui non si riprenderà più.</ref> *Se dovessero scoppiare le ostilità tra il Giappone e gli Stati Uniti, non basterebbe che noi prendessimo Guam e le Filippine, e nemmeno le Hawaii e San Francisco. Perché la vittoria sia certa, noi dovremmo marciare fino a Washington e dettare i termini di pace dalla Casa Bianca. Mi domando se i nostri politici, tra i quali gli argomenti da salotto sulla guerra vengono sbandierati con disinvoltura nel nome della politica di stato, abbiano fiducia nel risultato finale e siano pronti a compiere i sacrifici necessari.<ref>Come riportato in ''At Dawn We Slept'' (1981) di Gordon W. Prange; questo passaggio è stato scritto in una lettera indirizzata a Ryoichi Sasakawa prima dell'attacco a Pearl Harbor. A parte l'ultima frase, la citazione in America venne presa fuori dal contesto e quindi interpretata come un'evidenza che il Giappone volesse conquistare l'intera nazione statunitense. La parte omessa mostrò il consiglio di Yamamoto sulla prudenza riguardo una guerra che il Giappone avrebbe pagato a caro prezzo.</ref> *Un militare può vantarsi a stento di avere "abbattuto un uomo che dorme"; è più un motivo di vergogna, semplicemente, per quello abbattuto. Io piuttosto vorrei che lei faccia la sua valutazione dopo aver visto cosa fa il nemico, poiché è certo che, arrabbiato e oltraggiato, egli lancerà presto un determinato contrattacco.<ref>Risposta fatta a Ogata Taketora, il direttore generale dell'Asahi Shimbun (9 Gennaio 1942) come citato nel libro ''The Reluctant Admiral'' (1979) di Hiroyuki Agawa.</ref> ===Attribuite=== *Non si possono invadere gli Stati Uniti continentali: ci sarebbe un cecchino dietro ogni filo d'erba.<ref>È stato dichiarato che questa attribuzione sia "indimostrata e quasi certamente falsa, nonostante sia stata ripetuta centinaia di volte su Internet. Non esistono registrazioni che riportino questa frase del comandante in capo della flotta giapponese in tempo di guerra.", stando a [http://www.factcheck.org/2009/05/misquoting-yamamoto/ Brooks Jackson in "Misquoting Yamamoto" su ''Factcheck.org'' (11 Maggio 2009)], il quale cita Donald M. Goldstein, talvolta chiamato "il decano degli storici su Pearl Harbor", che scrisse "non l'ho mai adocchiata in uno scritto. È stata attribuita ai file Prange (i file di Gordon W. Prange, capo storico sullo staff del generale Douglas MacArthur), ma nessuno l'ha mai vista o ha mai citato da dove sia stata presa."</ref> *Temo che tutto ciò che abbiamo fatto sia aver svegliato un gigante che dormiva e averlo riempito di una terribile determinazione.<ref>Affermazione fatta dopo l'attacco su Pearl Harbor come riportato dal film ''Tora! Tora! Tora!'': questa è la citazione più celebre attribuita a Yamamoto. Benché questo sia un pensiero che ben riassume il suo sentimento, non è mai stata trovata una fonte autorevole per questa frase. William Safire scrisse che non ci sono prove documentate a supporto di questa citazione. [http://books.google.com/books?id=c4UoX6-Sv1AC&pg=PA666 ''Safire's Political Dictionary'', pagina 666.]</ref> ==Note== <references /> ==Voci correlate== *''[[Pearl Harbor (film)|Pearl Harbor]]'' – film 2001 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Yamamoto, Isoroku}} [[Categoria:Militari giapponesi]] f7sxcnchwjrynrvisai8oc3fq986jfm Discussioni utente:CiceroCiceronis08354 3 139740 1223329 886184 2022-08-19T12:59:33Z Cabayi 83486 Cabayi ha spostato la pagina [[Discussioni utente:CiceroCiceronis30091997]] a [[Discussioni utente:CiceroCiceronis08354]]: Pagina spostata automaticamente durante la rinomina dell'utente "[[Special:CentralAuth/CiceroCiceronis30091997|CiceroCiceronis30091997]]" a "[[Special:CentralAuth/CiceroCiceronis08354|CiceroCiceronis08354]]" wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 12:50, 29 nov 2017 (CET)}} 6uyrcp34r2vmow265efyetjokfmzlad Utente:Sun-crops/Sandbox 2 142647 1223435 1222612 2022-08-20T01:27:07Z Sun-crops 10277 colloco alcune voci in specifiche sezioni wikitext text/x-wiki ===In ''[[Cesare Caravaglios]], Voci e gridi di venditori in Napoli''=== *Per dire che di una cosa se ne è avuta poca mettere la punta del pollice fissata sotto l'estremità dell'indice, mentre le altre dita restano chiuse quasi a pugno. Tale gesto tradotto in parole vuol significare:<br />{{centrato| — N'aggiu avuto pucurillo!}}{{centrato|(Ne ho avuto pochino!) (p. 19)}} *Per dire ad una persona che beve molto accostare ed allontanare più volte dalla bocca la mano chiusa col solo pollice disteso. La mano così disposta vuole imitare il ''fiasco'' al quale sogliono bere i napoletani. Portando la mano alla bocca si indica l'atto del bere.<br/>Talvolta questo gesto è accompagnato da certe espressioni del viso che vogliono chiaramente dire:<br/>{{centrato| — 'Mbriacone!}}{{centrato| — ({{sic|Ubbriacone}}!) (p.19)}} *Per dare del ladro ad una persona distendere la palma della mano, indi curvare obliquamente le dita {{sic|l'uno dopo l'altro}}, mentre lo sguardo si rivolge alla persona che si apostrofa:<br />Il significato di questo gesto è:<br />{{centrato|(— Tu si nu mariuolo!)}}{{centrato|Tu sei un ladro! (p. 21)}} *Volendo comunicare che una persona è morta fare in aria il segno della croce. Questo gesto è assai usato dai napoletani per indicare una speranza perduta. Si traduce:<br />{{centrato| — Nu nce sta cchiù che ffà!}}{{centrato|(Tutto è finito!) (p. 21)}} *Volendo dare dell<nowiki>'</nowiki>''asino'' ad una persona aprire la bocca mentre la lingua si distende sul labbro inferiore. Labbro e mento quasi penzoloni. Gli occhi non debbono avere né vivacità, né spirito.!<br />Eseguito il gesto con destrezza e rapidità si dirà:<br/>{{centrato| — Si ciuccio!}}{{centrato|(Sei un asino!) (p. 22)}} *L'additare è uno dei gesti più naturali e più frequenti dei napoletani. Essi distendono l'indice e lo dirigono verso l'oggetto che vogliono indicare, allungando il braccio e la mano il più che sia possibile. Spesso, però, essi al dito sostituiscono gli occhi sempre vivi e lampeggianti accompagnando il movimento con un piccolo adeguato gesto della testa.<br/>L'additare ha il significato di:<br />{{centrato| — 'O vì lloco!}}{{centrato|(Eccolo!) (pp. 22-23)}} ==Bibliografia== *[[Cesare Caravaglios]], ''Voci e gridi di venditori in Napoli'', {{small| con 33 illustrazioni e 15 trascrizioni musicali}}, introduzione di Raffaele Corso, Catania, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, Catania, 1931 · IX. ===''Spigolando...''=== *''<nowiki>'</nowiki>A vacànzia è fernuta e me garbizza | sto chiarfo<ref>Chìarfo, refuso, nel testo.</ref>ca 'ncarma | l'appecundria. È meglio stracquà, | 'e campìglie arrevèntano scaiènze | 'e l'autunno ca 'nzarda into culore | do vignale e s'aggranfeca zumpanno | 'nzì' lo core. Ca mmùmmera aggubbata | selluzzo pe sbariamiento, forse | pe cupià 'o chiarfo, po piglià pe fesso.''<ref>''Piscegràzia'', (''Strascico''), in ''Tommaso Pignatelli Quando un politico fa buona poesia'', a cura di Arnaldo Colasanti. In ''Poesia'', n. 102, anno X, gennaio 1997, Crocetti Editore, Milano, 1997, p. 62.</ref><ref>''La vacanza è finita e mi piace | questa pioggia violenta che benedice | la malinconia. È meglio desistere, | le promesse diventano bisogni | dell'autunno che preme nel colore | della vigna e s'arrampica a sussulti | fino al cuore. Col capo piegato | singhiozzo per distrazione, forse, | per imitare l'acquazzone, per prenderlo in giro.'' La traduzione è in ''Poesia'', n. 102, anno X, p. 62.</ref> ('''Tommaso Pignatelli''') *''C'è un luogo dove dormi | e il tuo respiro | io non lo sento, | non lo sento mai. || Fra i nostri due riposi | è la città spavalda | strade, fragori, alterchi, gente e tetti | e come due leoni sul sagrato | remoti e fermi, chiusi in una forma, | noi vigiliamo la nostra distanza.''<ref>Citato in ''I leoni del sagrato di Mariagloria Sears'', ''Corriere della Sera'', 25 maggio 2018; in ''[https://www.pressreader.com/ pressreader.com]''.</ref><ref>Citato in ''[http://scaffalinvisibili.blogspot.com/2016/06/i-leoni-sul-sagrato-mariagloria-sears.html scaffalinvisibili.blogspot.com]'', 3 giugno 2016.</ref>('''Mariagloria Sears''') *{{NDR|La bellezza, non una}} [...] categoria estetica ma l'energia di Dio, l'energia della gloria di Dio, la gloria dell'energia di Dio che trasfigura il mondo... un varco che si apre su un altro mondo, su un'altra realtà più grande, il mondo della realtà, della grazia di Dio.<ref>Citato in Giovanna Parravicini, ''[https://www.avvenire.it/agora/pagine/la-pianista-e-il-dittatore_201007230714383000000 La pianista e il dittatore]'', ''avvenire.it'', 23 luglio 2010.</ref> ('''Padre Vsevolod Spiller''', al funerale di [[Marija Veniaminovna Judina|Maria Yudina]]) *Certamente ogni opera letteraria ha un suo suolo natio nell'invito alla comunicazione, in una specie di nostalgia d'amore. Ogni testo letterario è in un certo senso epistola...<ref>Citato in ''Il mondo di carta di Hrvoje Pejaković'', a cura di Mladen Machiedo, in ''Poesia'', n. 101, anno IX, dicembre 1996, traduzione di Mladen Machiedo, Crocetti Editore, Milano, p. 73 </ref> ('''Hrvoje Pejaković''') *Claudia Severa alla sua Lepidina, salute. Il terzo giorno prima delle Idi di settembre<ref>L'11 settembre.</ref>, per il giorno in cui si festeggia il mio compleanno, ti invito di cuore a venire da noi, sorella mia, per rendere ancora più felice la mia giornata con la tua presenza... Saluta il tuo Ceriale. Il mio Elio e il figlio lo salutano. Ti aspetto, stammi bene, sorella, anima carissima, così come mi auguro di star bene io, e addio. Da Severa a Sulpicia Lepidina (moglie) di Ceriale.<ref>Citato in AA. VV., ''La passione di Perpetua e Felicita'', prefazione di Eva Cantarella, a cura di Marco Formisano, introduzione, traduzione e note di Marco Formisano, Bur, Milano, 2013, [https://books.google.it/books?id=gpccMSN7AssC&lpg=PR5&dq=Sulpicia&hl=it&pg=PR4#v=onepage&q&f=false p. IV]. ISBN 978-88-58-64889-6</ref> ('''[[w:Tavolette di Vindolanda|Invito di Vindolanda]]''') *{{NDR|Sul Quartetto n. 14 di Beethoven}} Dopo questo, cosa ci è rimasto da poter scrivere? ('''Franz Schubert''') :''After this, what is left for us to write?''<ref>{{en}} Citato in [[Mark Nepo]],''The Endless Practice. {{small|Becoming Who You Were Born to Be}}'', Simon and Schuster, New York, 2014, [https://books.google.it/books?id=LvRuAwAAQBAJ&lpg=PA237&dq=&pg=PA237#v=onepage&q&f=false p. 237].</ref> *{{NDR|Dopo la conversione}} Fuori faceva sempre bello; avevo cinque anni, e quel mondo fatto in precedenza di pietra e di catrame era un gran giardino dove mi sarebbe stato permesso di giocare per tutto il tempo che sarebbe piaciuto al cielo [...] Dio esisteva, ed era presente, rivelato e mascherato da quella delegazione di luce che senza discorsi né figure dava tutto alla comprensione e all'amore [...]. Il miracolo durò un mese. Ogni mattino, ritrovavo affascinato quella luce che faceva impallidire il giorno, quella dolcezza che non dimenticherò mai, e che è tutta la mia sapienza teologica. (Da ''Dio esiste'', pp. 147-148.<ref name=Φως />) ('''André Frossard''') *{{NDR|[[w:Paredro|Paredro]]}} [...] un'entità associata, sorta di "compadre" o sostituto o baby sitter dell'eccezionale.<ref>Da ''Componibile 62'', traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini, Sur. Citato in Walter Catalano, ''[https://www.pulplibri.it/catalano-vampiro-surrealista/ Il vampiro surrealista. {{small|Vampirismi d'autore}}]'', ''pulplibri.it'', 5 dicembre 2019.</ref> ('''Julio Cortàzar''') *Incontriamo, via via che proseguiamo la lettura, il piacere sensuale del libro che abbiamo in mano e la dolorosa passione per la pagina bianca, lì in attesa dell'inchiostro, dei segni, delle parole, della punteggiatura...<ref>Citato in [[Dacia Maraini]], ''Amata scrittura'', Rizzoli Bur, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=yIAIXGeOwcMC&lpg=PP1&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false p. 1].</ref> ('''Giulia Borgese''') *[...] [[Julien Green]] è il fauno della contraddizione.<ref name=fauno>Da ''[https://www.ilgiornale.it/news/julien-green-vertigine-fulminea-scrittura-1386519.html Julien Green, la vertigine fulminea della scrittura]'', ''ilgiornale.it'', 16 aprile 2017.</ref> ('''Davide Brullo''') *La grandezza di [[Giardini di Versailles|Versailles]] consiste nella coerente applicazione di un ordine logico, dal quale non era permessa alcuna deviazione: si trattava di un'opera d'arte che esigeva obbedienza. Una tale opera può venir concepita ed eseguita una sola volta in una cultura. Essa lascia infatti i partecipanti esausti e bisognosi di cose più frivole. Il sollievo fu trovato nelle imitazioni dell'idea del giardino inglese (il jardin anglais), nei particolari rococò e negli ornamenti finto-cinesi (chinoiserie). Nel frattempo, in tutta Europa, gli aspiranti principi tentavano la loro Versailles. Pochi di questi autocrati avevano l'esatta concezione e nessuno la ricchezza di [[Luigi XVI]]°. Ciò non di meno essi lasciarono la loro impronta e godettero di principeschi giardini fantasticamente stravaganti.<ref>Da ''Il giardino ben arredato'', traduzione di Antonella Bortolin, Di Baio Editore, Milano, 1990, [https://books.google.it/books?id=4OtXL8MPuQwC&lpg=PA32&dq=&pg=PA32#v=onepage&q&f=false p. 32]. ISBN 88-7080-239-6</ref> ('''Michael Balston''') *[...] la musica ti parla e basta saperla ascoltare, e nel momento esatto del concerto ecco che entra in gioco l'istinto. Perché in fondo la musica è un essere vivo, è vita e bisogna trattarla come tale, permettendosi di essere intuitivi, spontanei, lasciandosi trasportare dall'impulso del momento.<ref>Citato in ''[http://met.cittametropolitana.fi.it/news.aspx?n=323122 L'ORT continua con lo streaming del venerdì. Questa settimana propone Nil Venditti sul podio e Kevin Spagnolo solista al clarinetto]'',''met.cittametropolitana.fi.it'', 18 novembre 2020.</ref> ('''Nil Venditti''') *[...] la relazione tra ''jour'' e ''nuit'' non è soltanto d'opposizione, ma anche di inclusione. Non c'è bisogno di grandi conoscenze di psicanalisi per ravvisare nella notte un simbolo materno, simbolo di quel luogo materno, di quella notte delle viscere ove tutto inizia, e per vedere che l'amore per la notte è il ritorno alla madre, discesa verso le Madri, viluppo inestricabile d'istinto vitale ed attrazione mortale. Qui si rivela un ulteriore rovesciamento nella dialettica del giorno e della notte, giacché se il giorno dominatore è, nel pieno del suo splendore, la vita, la notte femminea è, nella sua profondità abissale, vita e morte insieme: è la notte che ci dà alla luce, è la notte che ce la riprenderà.<ref>Citato in ''Effetto notte. {{small|Percorsi d'arte e di luce nella Napoli sotterranea}}'', a cura di Ludovico Pratesi e Paola Magni, Castelvecchi, Roma, 1999, [https://books.google.it/books?id=cG57ZWlXZBgC&lpg=PA1942&dq=&pg=PA1958#v=onepage&q&f=false p. 1958]. ISBN 88-8210-154-1</ref> ('''Gérard Genette''') *''Le poesie non sono dei materassini | su cui sdraiarsi a prendere il sole | a dire Mi fa pensare, bello! | che è proprio così. | Le poesie sono una distesa di cocci | cui puoi stare sopra respirando piano, | con sempre un certo dolore | e quando ti alzi, | nella migliore delle ipotesi | ti senti l'impressione | il segno sulla pelle | di una insospettata, non tua, | scomodità profonda.''<ref>''Di un'insospettata, non tua, scomoda profondità''. Citato in Francesca Genti, ''La poesia è un unicorno'', Mondadori, Milano, 2018, [https://books.google.it/books?id=ZVRLDwAAQBAJ&lpg=PT62&dq=&pg=PT59#v=onepage&q&f=false p. 59]. ISBN 9788804687092</ref> ('''Valentina Diana''') *{{NDR|Le carte geografiche}} Mi affascina la loro quiete geometrica, la chiarità che ne determina e ne scioglie anche il groviglio di linee. Non è questa dopotutto la vita? Una mappa che interseca e a volte confonde volumi e colori lasciando a noi il compito di distinguere.<ref>Dall'intervista ad [[Antonio Gnoli]], ''[https://www.repubblica.it/cultura/2016/08/07/news/margherita_pieracci_harwell_io_e_cristina_campo_amiche_per_la_vita_lei_mi_dava_la_forza_di_non_deluderla_-145554390/ Margherita Pieracci Harwell: "Io e Cristina Campo amiche per la vita. Lei mi dava la forza di non deluderla"]'', ''repubblica.it'', 7 agosto 2016.</ref> ('''Margherita Pieracci Harwell''') *Montevideo come città manca di ciò che si è convenuto chiamare fisionomia americana. L'eleganza, il lusso stesso della quantità delle sue case ed infine la disposizione dei suoi viali, piazze e monumenti ne fanno una città di gusto europeo moderno. Il movimento della strada, i negozi, i teatri, sembrano seguire la stessa legge, perfino il clima sembra collaborare per far credere al turista del vecchio mondo che non ha cambiato patria. ('''Eugène de Robiedo''' nel 1877) :''Montevideo como ciudad carece de lo que se ha convenido en llamar fisonomía americana. La elegancia, el lujo mismo de cantidad de sus casas y finalmente la disposición de sus paseos, plazas y monumentos hacen de ella una ciudad de gusto europeo moderno. El movimiento de la calle, los comercios, los teatros, parecen seguir la misma ley, hasta el clima parece ponerse de su parte para hacer creer al turista del viejo mundo que no ha cambiado de patria.»''<ref>Citato in Julio Sánchez Gómez, ''De bastión español a símbolo de la libertad. Montevideo en los tiempos de ciudad amurallada, 1725-1850/1870'', in Julio Sánchez Gómez y José Manuel Santos Pérez, ''De urbe indiana.{{small|Ensayos sobre ciudades y urbanismo en Brasil y en la América hispana}}''. Editor Julio Sánchez Gómez. Editorial Universidad de Salamanca, 2010, [https://books.google.it/books?id=3N-JJUEQmKcC&lpg=PA141&ots=j9hhainazu&dq=&pg=PA141#v=onepage&q&f=false p. 141]. ISBN 978-84-7800-207-8.</ref> *''Nel buio della notte s'alzò in volo, | vagò per ampio cielo la mia mente, | poi nuvole varcò fino alla proda | ove, rappreso, il tempo disfavilla. | Trascese il sole, oltrepassò le stelle | per perdersi in un vortice di fuoco. | Non si bruciò, ma rapida trascorse | alla porta del riso e della gioia. | Si sporse: fluttuavano baciandosi | cieli in onde di fiamma e pura luce, | ove amore è semente a soli e stelle. | Entrò, ma l'investì vivo bagliore: | in melodie serene l'universo | moveva incontro ad adorar l'Eterno.''<ref>''Pensiero notturno'', in ''Il fiore della poesia di Giuseppe Serembe'', traduzione italiana a cura di Vincenzo Belmonte, p. 5.</ref> ('''Giuseppe Serembe''') *{{NDR|Julien Green}} Romanziere raffinatissimo, esegeta delle inquietudini, chiromante del dubbio [...].<ref name=fauno /> ('''Davide Brullo''') *{{NDR|L'anello di Carvilio}} [...] pezzo assolutamente unico e originale è l'anello a fascia che è stato trovato al dito di Aebutia<ref>Madre di Carvilio.</ref>. Sotto il castone in raro cristallo di rocca, lavorato "a cabochon", è collocato un mini-busto di Carvilio, che morì prematuramente all'età di 18 anni e tre mesi. Si tratta di una microfusione a cera persa e rappresenta un giovane a torso nudo, con capelli ricci, labbra sottili e naso aquilino. L'effetto luminoso della lente di cristallo dona una misteriosa profondità all’immagine del defunto evocando la lontananza-vicinanza della sua anima agli affetti della madre. ('''Andrea Cionci''') <ref>Da ''[https://www.lastampa.it/cultura/2017/11/24/news/l-ombra-d-oro-del-giovane-carvilio-la-mummia-di-roma-1.34390857 L'ombra d'oro del giovane Carvilio, la Mummia di Roma. La dispersione degli straordinari reperti della tomba di Grottaferrata]'', ''lastampa.it'', 24 novembre 2017.</ref> *{{NDR|Santa Maria Egiziaca dopo la conversione}} Quando [...] uscii sulla piazza, mi parve che tutto fosse nuovo, meravigliosamente mai visto. Neppure il colore del cielo sembrava più lo stesso, né il volto della gente. Mi ricordai allora di un giorno in cui, dopo una pioggia torrenziale, mi guardai intorno e vidi che tutto era pulito. (Da ''Leggende cristiane'', a cura di L. Manetti e S. Zuffì, p. 359.<ref name=Φως>Citato in Claudia Cirami, ''[https://www.breviarium.eu/2020/04/01/maria-egiziaca-la-vedente/ Come a Maria Egiziaca "si aprirono gli occhi"]'', ''breviarium.eu'', 1 aprile 2020.</ref>) *Questa settimana ho ascoltato tre volte la Passione secondo Matteo del divino Bach, ogni volta con il sentimento di sconfinata meraviglia. Chi ha completamente dimenticato [disimparato] il Cristianesimo, la ascolta veramente come un Vangelo, è la musica della negazione della Volontà, senza memoria dell'Askesis. :''In diese Woche habe ich dreimal die ''Matthäuspassion'' des göttlichen Bach gehört, jedesmal mit dem Gefühl der unermesslichen Verwunderung. Wer das Christentum völlig verlernt hat, der hört es hier wirklich wie ein Evangelium, es ist die Musik der Verneinung des Willens, ohne die Erinnerung an die Askesis.''<ref>Da una lettera ed Erwin Rohde da Basilea del 30 aprile 1870. {{en}} Citato in Richard Viladesau, ''[The Pathos of the Cross. {{small|The Passion of Christ in Theology and the Arts – The Baroque Era}}]'', Oxford University Press, 2014, [https://books.google.it/books?id=Gc_QAgAAQBAJ&lpg=PA320&dq=&pg=PA320#v=onepage&q&f=false p. 320, nota 75].</ref> *Tocca al silenzio non avere dubbi sulla morte. ('''Marcella Tarozzi Goldsmith''') <ref>Da ''Il silenzio e la parola'', 2001. Citato in Gino Ruozzi, ''Giano bifronte. {{small|Teoria e forme dell'aforisma italiano contemporaneo}}''; in AA. VV, ''Teoria e storia dell'aforisma'', premessa di Vittorio Roda, introduzione e cura di Gino Ruozzi, Bruno Mondadori, Milano, 2004, [https://books.google.it/books?id=NVueAgAAQBAJ&lpg=PA137&dq=&pg=PA137#v=onepage&q&f=false p. 137].</ref> *{{NDR|Agli agenti del KGB}} Volete mandarmi nel gulag? Benissimo, per me è un'ottima notizia.<ref>Citato in Alessandro Zaccuri, ''[https://www.avvenire.it/agora/pagine/padre-vorobev-non-sappiamo-le-vittime Padre Vorob'ev (Russia): «Ancora oggi non sappiamo quante furono le vittime»]'', ''avvenire.it'', 23 agosto 2013.</ref>('''Tavknok''', monaco dell'eremo di Riga) [[s:Myricae/In campagna/Novembre|Novembre]] Yet there is no sorrier sight to watch then the vacant faces of those former high school and college students when, at thirty-five or fifty, all their mental alertness having vanished, the spark gone from their eyes, they dutifully chew their gum to keep from yawning, while absorbing the chewing gum for the eyes of the movies or the chewing gum for the ears of the radio. [https://www.google.it/books/edition/Writers_and_Their_Critics/Zv0tAAAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&bsq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&dq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&printsec=frontcover p. 291] [https://www.google.it/books/edition/Writers_and_Their_Critics/Zv0tAAAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&bsq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&dq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&printsec=frontcover] Henri Peyre *[https://www.google.it/books/edition/A_History_of_Neapolitan_Drama_in_the_Twe/2LIPCwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=paliotti+salone+margherita&pg=PA30&printsec=frontcover] *''Di Notte, il Can, quasi sia specchio, mira | il cerchio de la Luna; e, sé vedendo, | crede, ch'entro v'alberghi un altro cane. | Latra; ma, invan, vana la voce ai venti | è mandata, e dispersa; e Delia sorda | và dietro il suo camin, termina il corso.'' :''Lunarem noctu, ut speculum, canis inspicit orbem, | seque; videns, alium credit inesse canem, | et latrat: sed frustra agitur vox irrita ventis, | et peragit cursus surda Diana suos.'' https://archive.org/details/emblemidiandreaa00alci/page/244/mode/2up?ref=ol&_autoReadAloud=show&view=theater *{{NDR|I Corifea}}''Il tempo è breve; chi insegue l'immenso perde l'attimo presente.'' ''Or quando nella tènebra | notturna il pie' mio candido | agiterò nel bacchico tripudio, | la cervice crollando all'ètra rorido, | come cerbiatta che del prato allegrasi | fra le verdi delizie, | poi che la truce caccia | ha sfuggita, e l'insidia | delle ben tese reti? Col suo sibilo | il cacciatore l'impeto dei cani aizza invan sulla sua traccia: | ch'essa, pari ad un turbine, | via per i prati lanciasi | lunghesso il fiume; e nelle solitudini | ove uom non giunge, posa, | e tra i virgulti della selva ombrosa. || Che è saggezza? E qual fu mai dai Superi | dono piú insigne agli uomini largito, | che la man dei nemici | tener sulle cervici? | E quanto è bello a noi sempre è gradito.'' ( https://it.wikisource.org/wiki/Le_Baccanti/Terzo_stasimo p. 80) Fu nel 1717 che, con l'accennata fondazione della Grande Loggia di Londra e col subentrare della cosiddetta "massoneria speculativa" continentale, si verificarono il soppiantamento e l'inversione di polarità, di cui si è detto. Come "speculazione" qui valse infatti l'ideologia illuministica, enciclopedistica e razionalistica connessa ad una corrispondente, deviata interpretazione dei simboli, e l'attività dell'organizzazione si concentrò decisamente sul piano politico-sociale, anche se usando prevalentemente la tattica dell'azione indiretta e manovrando con influenze e suggestioni, di cui era difficile individuare l'origine prima. Si vuole che questa trasformazione si sia verificata solo in alcune logge e che altre abbiano conservato il loro carattere iniziatico e operativo anche dopo il 1717. In effetti, questo carattere si può riscontrare negli ambienti massonici cui appartennero un Martinez de Pasqually, un Claude de Saint Martin e lo stesso Joseph de Maistre. Ma devesi ritenere che questa stessa massoneria sia entrata, per altro riguardo, essa stessa in una fase di degenerescenza, se essa nulla ha potuto contro l'affermarsi dell'altra e se, praticamente, da questa è stata alla fine travolta. Né si è avuta una qualsiasi azione della massoneria, che sarebbe rimasta iniziatica per diffidare e sconfessare l'altra, per condannare l'attività politico-sociale e per impedire che, dappertutto, essa valesse propriamente e ufficialmente come massoneria. (da La massoneria moderna come inversione del ghibellinismo) [https://books.google.it/books?id=_I_LCQAAQBAJ&lpg=PA216&ots=Gz4kYfw_mW&dq=&pg=PA216#v=onepage&q&f=false] *È nella battaglia stessa che occorre risvegliare e temprare quella forza che, di là dalle bufere del sangue e degli stenti, con nuovo splendore e con pace potente propizierà una nuova creazione. Per questo, oggi si dovrebbe apprendere di nuovo sul campo di battaglia la pura azione, l’azione non solo nel significato di ascesi virile, ma anche di purificazione e via verso forme di vita superiori, valide in sé e per sé — il che, però, significa in un certo modo proprio un ritorno alla tradizione primordiale ario-occidentale. [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=EXMQAQAAIAAJ&dq=di+nuovo+sul+campo+di+battaglia+la+pura+azione%2C+l%E2%80%99azione+non+solo+nel+significato+di+ascesi+virile%2C+ma+anche+di+purificazione+e+via+verso+forme+di+vita+superiori&focus=searchwithinvolume&q=ascesi+virile] '''Anca Damian''' (... | ...), regista e produttrice cinematografica rumena. ==Citazioni di Anca Damian== *{{NDR|Su Marona, la cagnetta protagonista del cartone animato ''La mia fantastica vita da cane''}} Il destino di Marona è semplice ed essenziale, universale e individuale. Vivere l'istante presente; apprezzare le piccole cose; essere in connessione profonda con gli altri – ecco le "lezioni di felicità" dai cani per gli umani.<ref>Citato in ''[https://news.cinecitta.com/IT/it-it/news/53/88124/il-legame-tra-cane-e-padrone-nel-nuovo-film-di-anca-damian.aspx Il legame tra cane e padrone nel nuovo film di Anca Damian]'', ''cinecittà.com'', 2 dicembre 2021.</ref> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_site=en}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Damian, Anca}} [[Categoria:Registi rumeni]] ==Note== <references /> ==Anne Barratin== [https://fr.wikipedia.org/wiki/Anne_Barratin] [https://books.google.it/books?id=p0tFAAAAYAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&dq=&pg=PA92#v=onepage&q&f=false] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=YyFdAAAAMAAJ&dq=O+triato+%27e+donna+Peppa&focus=searchwithinvolume&q=Peppa p. 224] ==Navbox== {{Navbox |name = Napoli |title = [[Napoli]] |image = |group1 = Quartieri |list1 = [[Bagnoli (Napoli)|Bagnoli]]{{·}}[[Ponticelli (Napoli)|Ponticelli]]{{·}}[[Posillipo]]{{·}}[[Secondigliano]]{{·}}[[Vomero]] ([[Borgo Santa Lucia]]{{·}}[[Forcella (Napoli)|Forcella]]{{·}}[[Il Vasto]]{{·}}[[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]]{{·}}[[Mergellina]]{{·}}[[Pallonetto di Santa Lucia‎]]{{·}}[[Pignasecca]]{{·}}[[Quartieri Spagnoli]]) |group2 = Toponomastica |list2 = '''Piazze''': [[Piazza Carlo III (Napoli)|Piazza Carlo III]]{{·}}[[Piazza Dante (Napoli)|Piazza Dante]]{{·}}[[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza del Mercato]]{{·}}[[Piazza del Municipio (Napoli)|Piazza del Municipio]]<br>'''Strade''': [[Riviera di Chiaia]]{{·}}[[Spaccanapoli]]{{·}}[[Via Foria]]{{·}}[[Via Toledo]] |group3 = Architetture |list3 = '''Chiese''': [[Basilica di Santa Restituta‎]]{{·}}[[Certosa di San Martino]]<br>'''Palazzi''': [[Palazzo Cellammare]]{{·}}[[Palazzo Donn'Anna]]{{·}}[[Real Albergo dei Poveri]]<br>'''Ville''': [[Villa comunale di Napoli]]<br>'''Altro''': [[Castel Capuano]]{{·}}[[Castel sant'Elmo]]{{·}}[[Centro direzionale di Napoli]]{{·}}[[Certosa di San Martino]]{{·}}[[Chiostri di San Martino]]{{·}}[[Cimitero di Poggioreale]]{{·}}[[Cimitero delle Fontanelle]]{{·}}[[Crypta Neapolitana]]{{·}}[[Galleria Umberto I]]{{·}}[[Maschio Angioino]]{{·}}[[Porta Capuana]]{{·}}[[Real Albergo dei Poveri]]{{·}}[[Stadio San Paolo]]{{·}}[[Teatro di San Carlo]]{{·}}[[Teatro San Carlino]]{{·}}[[Tomba di Jacopo Sannazaro]]{{·}}[[Villa comunale di Napoli]] |group4 = Cultura |list4 = [[Canzone classica napoletana]]{{·}}[[Cucina napoletana]] ([[Babà]]{{·}}[[Brodo di polipo]]{{·}}[[Casatiello]]{{·}}[[Pastiera napoletana]]{{·}}[[Pizza]]{{·}}[[Ragù napoletano]]{{·}}[[Spaghetti aglio e olio]]{{·}}[[Zucchine alla scapece]]{{·}}[[Zuppa di soffritto]]){{·}}[[Dialetto napoletano]]{{·}}[[Filastrocche napoletane]]{{·}}[[Indovinelli napoletani]]{{·}}[[Linguaggio mimico napoletano]]{{·}}[[Modi di dire napoletani]]{{·}}[[Preghiere napoletane]]{{·}}[[Presepe napoletano]]{{·}}[[Proverbi napoletani]]{{·}}[[Pulcinella]]{{·}}[[Scioglilingua napoletani]]{{·}}[[Scuola di Posillipo]]{{·}}[[Voci e gridi di venditori napoletani]]{{·}}[[Teatro napoletano]] |group5 = Sport |list5 = [[Società Sportiva Calcio Napoli]] |group6 = Varie |list6 = [[Archivio di Stato di Napoli]]{{·}}[[Arcipelago Campano]]{{·}}[[Biblioteca dei Girolamini]]{{·}}[[Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III]]{{·}}[[Borbone delle Due Sicilie]]{{·}}[[Camorra]]{{·}}[[Campania]]{{·}}[[Ducato di Napoli]]{{·}}[[Festa di Piedigrotta]]{{·}}[[Fontana della Spinacorona]]{{·}}[[Golfo di Napoli]]{{·}}[[Guappo]]{{·}}[[Ingarrichiana]]{{·}}[[Istituto italiano per gli studi filosofici]]{{·}}[[Isolotto di Megaride]]{{·}}[[Lago d'Averno]]{{·}}[[Lazzari]]{{·}}[[Museo archeologico nazionale di Napoli]]{{·}}[[Museo artistico industriale Filippo Palizzi]]{{·}}[[Museo nazionale di Capodimonte]]{{·}}[[Museo nazionale di San Martino]]{{·}}[[Quattro giornate di Napoli]]{{·}}[[Regno di Napoli]]{{·}}[[Repubblica Napoletana (1799)]]{{·}}[[Risanamento di Napoli]]{{·}}[[Scuola militare "Nunziatella"]]{{·}}[[Sebeto]]{{·}}[[Sedili di Napoli]]{{·}}[[Scugnizzo]]{{·}}[[Stazione zoologica Anton Dohrn]]{{·}}[[Università degli Studi di Napoli Federico II]]{{·}}[[Vesuvio]]{{·}}[[Zoo di Napoli]] sistemo provvisoriamente qui [[Mostra d'Oltremare]] (che imho andrebbe in Architetture) [[San Gennaro]] (voce che potrebbe essere inserita in Cultura o in una sezione o sottosezione di gruppo specifica come Culti) [[Stazioni dell'arte]] (che imho andrebbe in Architetture) [[Strummolo]] (è un gioco: metterei la voce in Cultura) }}<noinclude> [[Categoria:Template di navigazione]] </noinclude> ==Di seguito alcuni modi di dire di cui non trovo la fonte== *'''Appennere 'e panne 'a 'nu malo chiuovo.''' :''Appendere gli abiti ad un cattivo (malfermo) chiodo.'' ::{{spiegazione|Essersi grandemente sbagliati sul conto di una persona (averla ritenuta troppo mite, accomodante, averla sottovalutata, avere affrettatamente concluso che fosse un cliente facile o averla ritenuta affidabile et similia. Es. ''Hê appiso 'e panne 'a 'nu malo chiuovo.'' ''Hai appeso gli abiti a un chiodo malfermo'', e cioè: ''Hai capito proprio male, ti sei proprio sbagliato''}} *'''Essere buono 'ncuorpo.''' :''Essere buono in corpo'' ::{{spiegazione|Essere un tipo tosto, per nulla malleabile; un "cliente" difficile.}} *'''Essere buono sott' 'a 'na zuppa 'e fave.''' :''Essere buoni sotto una zuppa di fave.'' ::{{spiegazione|Non essere buoni per nulla.}} *'''Levà 'a vocca a cocche ccosa (o coccosa).''' :''Togliere la bocca da qualche cosa.'' ::{{spiegazione|Non gradire più qualcosa.}} *''''O guappo a trucco.''' :''Il guappo "truccato"'' ::{{spiegazione|Un finto guappo, una tigre di carta; un [https://it.wiktionary.org/wiki/baudruche baudruche], in sostanza.}} *''''O male 'e mola e 'a musica dint' 'e rrecchie.''' :''Il mal di mola e la musica nelle orecchie.'' ::{{spiegazione|Una tormentosa scocciatura, una situazione insopportabile}} *'''Tené 'a scarda dint' a ll'uocchie.''' :''Avere la scheggia negli occhi.'' ::{{spiegazione|Gli occhi sono lo specchio dell'anima, occhi nei quali balena una "scheggia", non sono occhi limpidi. Lo si dice di una persona maligna.}} 6o0h3gk59a3zpvmacfp4dm73yrztv53 Malta 0 146065 1223360 992857 2022-08-19T17:33:39Z AnjaQantina 1348 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Flag of Malta.svg|thumb|Bandiera di Malta]] Citazioni su '''Malta''' e i '''maltesi'''. ==Citazioni== *Egli procedette a piedi per altre quattordici miglia finché arrivò alla "Grotta de la nivi" (Grotta della neve) {{NDR|sull'[[Etna]]}} donde i maltesi ricavano tutta la loro neve e ghiaccio, e la trasportano alle loro galere. ([[Ferdinando Alberto I di Brunswick-Lüneburg]]) *Malta è da molto tempo sotto osservazione perché diventata un luogo in cui la mafia italiana agisce nel traffico di droga, nel gioco d’azzardo, nell’immigrazione e nel traffico di petrolio: tutti business che vedono coinvolti cittadini italiani. ([[Rosy Bindi]]) *Ho più facilità a collaborare con la [[Colombia]] e col [[Perù]] che con Malta. Se Malta decide di non collaborare con l'Italia, o risponde con sei mesi o un anno di ritardo, l'indagine sarà inutile. ([[Nicola Gratteri]]) *Questa minuscola isola è vitale nella difesa delle nostre posizioni in Medio Oriente. ([[Hastings Lionel Ismay]]) *Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo. (''[[Atti degli Apostoli]]'') ==Voci correlate== *[[Proverbi maltesi]] ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt=Malta}} [[Categoria:Malta| ]] 5sr0os6kvxicl8v8xwd9r76qss8kguj Template:Lingue/Dati 10 148341 1223422 1223294 2022-08-19T21:58:17Z ItwikiBot 66727 Bot: aggiornamento dati wikitext text/x-wiki {{#switch:{{{1}}} |lingua1 = it |voci1 = 44145 |lingua2 = en |voci2 = 43174 |lingua3 = pl |voci3 = 24742 |lingua4 = ru |voci4 = 15152 |lingua5 = cs |voci5 = 12147 |lingua6 = et |voci6 = 10086 |lingua7 = pt |voci7 = 9280 |lingua8 = fa |voci8 = 9100 }} m5rwe6gxjgxbehlyjhj026lla04kwrb Deadpool 2 0 149423 1223372 1124286 2022-08-19T18:20:56Z 176.243.97.174 wikitext text/x-wiki {{Film |immagine = Movie advertisement on bus in Brisbane, Australia.jpg |titolo italiano= Deadpool 2 |lingua originale= inglese |paese= Stati Uniti d'America |anno uscita= 2018 |aspect ratio= 2,39 : 1 |durata = 119 min |genere = Azione, Fantascienza, Commedia, Avventura |regista= [[David Leitch]] |soggetto= dal fumetto di [[Fabian Nicieza]] e [[Rob Liefeld]] |sceneggiatore= [[Rhett Reese]], [[Paul Wernick]], [[Ryan Reynolds]] |produttore= [[Simon Kinberg]], [[Ryan Reynolds]], [[Lauren Shuler Donner]] |produttore esecutivo= [[Stan Lee]], [[Rhett Reese]], [[Ethan Smith (produttore cinematografico)|Ethan Smith]], [[Aditya Sood]], [[Paul Wernick]] |casa produzione= [[Donners' Company]], [[Kinberg Genre]], [[Marvel Entertainment]], [[20th Century Fox]] |casa distribuzione italiana= [[20th Century Fox]] |attori= * [[Ryan Reynolds]]: Wade Wilson / Deadpool * [[Josh Brolin]]: Nathan Summers / Cable * [[Morena Baccarin]]: Vanessa Carlysle * [[Julian Dennison]]: Russell Collins / Firefist * [[Zazie Beetz]]: Neena Thurman / Domino * [[T. J. Miller]]: Weasel * [[Brianna Hildebrand]]: Ellie Phimister / Testata Mutante Negasonica * [[Jack Kesy]]: Black Tom Cassidy |doppiatori originali= * [[Stefan Kapičić]]: Peter Rasputin / Colosso * [[Ryan Reynolds]]: Cain Marko / Fenomeno |doppiatori italiani= * [[Francesco Venditti]]: Wade Wilson / Deadpool * [[Pino Insegno]]: Nathan Summers / Cable * [[Francesca Manicone]]: Vanessa Carlysle * [[Tommaso Di Giacomo]]: Russell Collins / Firefist * [[Erica Necci]]: Neena Thurman / Domino * [[Simone Crisari]]: Weasel * [[Gaia Bolognesi]]: Ellie Phimister / Testata Mutante Negasonica * [[Dodo Versino]]: Black Tom Cassidy * [[Ivan Melkumjan]]: Peter Rasputin / Colosso * [[Francesco De Francesco (doppiatore)|Francesco De Francesco]]: Cain Marko / Fenomeno }} '''''Deadpool 2''''', film statunitense del 2018 con [[Ryan Reynolds]], regia di [[David Leitch]]. ==[[Incipit]]== {{incipit film}} Fanculo Wolverine! Prima cavalca il mio successo con il bollino rosso, poi quel basettone figlio di puttana alza la posta e muore!<ref>Si riferisce al film ''[[Logan - The Wolverine]]'' (2017).</ref> Che stronzo! Beh indovina un po', Wolvie? Muoio anch'io, stavolta! ('''Deadpool''') ==Frasi== {{cronologico}} *Sono solo uno strumento del signore. ('''Deadpool''') *E che ci crediate o no, ''Deadpool 2'' è un film per famiglie. Dico davvero. E ogni buon film per famiglie comincia con un omicidio brutale: ''[[Bambi]]'', ''[[Il re leone]]'', ''[[Saw 3D - Il capitolo finale|Saw 3D]]''. ('''Deadpool''') *È una mia impressione o "Facciamo un pupazzo di neve insieme" di ''[[Frozen - Il regno di ghiaccio|Frozen]]'' ricorda in modo sospetto "Papa can you hear me" di Yentl? ('''Wade''') *Ma si vive solo dopo che si è morti un po'. ('''Al''') *{{NDR|Sussurrando}} Beati i malvagi che saranno curati dalle mie mani. ('''Direttore dell'orfanotrofio''') *Ciao Wade! ('''Yukio''') *Quattro o cinque momenti... bastano... per essere un eroe. La gente crede che ti svegli da eroe, ti lavi i denti da eroe. Eiaculi nel dispenser del sapone da eroe. {{NDR|Colosso si annusa le mani}} Ma non è così. Per essere un eroe… bastano solo pochi momenti. Momenti nei quali… fai il lavoro sporco che nessuno vuole fare. ('''Deadpool''') *La cosa che mi fa incazzare di più... è che non mi sono mai fatto valere qui. Per tutta la vita, ho sempre aspettato che qualcuno venisse a salvarmi. Nessuno si sacrificherà mai per me. Devo cominciare a pensare a me stesso. Ho una missione adesso. La prima cosa che voglio fare quando esco da qui... è bruciare vivo il direttore, e farmi un selfie col suo cadavere fumante. ('''Russell/Firefist''') *Qui non finisce con noi che cavalchiamo verso il tramonto, finisce con me che muoio di cancro, e tu che vinci il premio “prigione di ghiaccio per la bocca più ospitale”. In questo mondo c’era solo una persona che amavo ed è morta. Tu… tu vuoi sopravvivere? Smettila di prendertela con i più forti qui dentro. Piuttosto fatteli amici. Fa amicizia con qualcuno. Chiunque tranne me. Magari con “Black Tim”, “Black Heaven” o come si chiama, ricordo solo che era afroamericano. ('''Wade''') *{{NDR|Rivolto a Cable}} Sei così dark. Sei sicuro di non venire dall'universo DC? ('''Deadpool''') *È il momento di ritornare sul linked-in. ('''Weasel''') *{{NDR|Mettendosi la crema solare}} Non so molto di questo Cable, ma vi assicuro che comunque ne ha uccisi meno del melanoma. ('''Peter''') *Mi ha sempre sconvolto il sessismo spacciato del nome del gruppo X-Men. "Uomini". Il punto è questo. Il nostro sarà un gruppo progressista, di genere neutro. D’ora in poi, il mondo ci conoscerà come... "X-Force". ('''Deadpool''') *{{NDR|Rivolto a Cable}} Hai ucciso Black Tom, razzista figlio di puttana! ('''Deadpool''') *Il marito di “la moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo” mi ha ridotto in fin di vita, mi ha torturato. Ma io gli ho detto solo quello che vuole far sapere. Perciò, sono qui in modo che possiamo andare a cercarlo senza di me. ('''Weasel''') *{{NDR|Rivolto a Colosso}} Ti sciolgo e ti trasformo in un piercing per il mio cazzo! ('''Fenomeno''') *{{NDR|Dopo aver sconfitto Fenomeno}} Così si fa in nostra Madre Russia. ('''Colosso''') *Non voglio morire senza pubblico. ('''Deadpool''') ==Dialoghi== {{cronologico}} *'''Deadpool''': Hai ragione, mi sono battuto con un [[Batman|cazzone incappucciato]], ma poi abbiamo scoperto che si chiama Martha anche la sua mamma. <ref>Si riferisce a ''[[Batman v Superman: Dawn of Justice]]'' (2016).</ref> <br>'''Vanessa''': No. <br>'''Deadpool''': Mi hai beccato, rastrellavo tutto il glutine del mondo per lanciarlo nello spazio dove non potrà mai più farci del male. <br>'''Vanessa''': Riprovaci. <br>'''Deadpool''': Diarrea? Non ne saremo certi finché non mi tolgo la tutina, ma tutti gli indizi portano a un sì. *'''Vanessa''': Tu non sei tuo padre. Comunque non permetterò mai che nostro figlio si chiami Todd. <br>'''Wade''': Ma il punto è che non funziona sempre così? Come in guerre stellari, gli uomini sono destinati a diventare i propri padri, e a fare sesso consensuale con le sorelle. <br>'''Vanessa''': Forse ti sei perso gran parte di quel film. *'''Testata Mutante Negasonica''': Premio dell’anno per la modestia? Wade, Yukio. Yukio, Wade. <br> '''Wade''': E quella chi cazzo di un cazzo è? <br> '''Testata Mutante Negasonica''': È la mia ragazza, merdaccia di un omofobo. <br> '''Wade''': Whoo, freno a mano sull’odio, “Fox’n’Friends”. Mi sorprende che qualcuno esca con te, specie Pinkie Pie di “My Little Pony”. <br> '''Yukio''': Carino questo tipo! * '''Colosso''': Che stai facendo? <br> '''Deadpool:''' Il mio lavoro. Sei stato tu a dirmi che ero pronto, io non ero d’accordo. Ma ormai siamo qui, superiamo le nostre incomprensioni. Come dice "[[Beyoncé]]" al marito: “Ti prego. Ti prego, smetti di tradirmi”. {{NDR|mette una mano sul petto di Colosso}} *'''Wade''': Oh. Noi ci conosciamo? Non mi ricordo i tuoi baffi. <br> '''Black Tom''': Black Tom Cassidy. <br> '''Wade''': White Wade Wilson. Qual è il tuo superpotere? Appropriazione razziale? <br> '''Black Tom''': Ti credono tutti lo stronzo più tosto qui. A me non sembra affatto. *'''Cable''': I tempi di pace infiacchiscono gli uomini. Sono nato durante la guerra, e ci sono cresciuto. <br>'''Weasel''': Ok.<br>'''Cable''': Qual è il più grande dolore che hai provato?<br>'''Weasel''': Be', sono legato piuttosto... <br>'''Cable''': Le persone credono di conoscere il dolore, non ne sanno niente a parte quello che hanno provato. A cinque anni, cos'è? La puntura di un'ape? A vent'anni le schegge di un proiettile, a quarant'anni una malattia... magari una che ti lascia più macchina che uomo. <br>'''Weasel''': Sì, invecchiare non è da femminucce, per questo mia nonna Ginny è morta...<br>'''Cable''': Ho una lista, scorriamone i punti, insieme: primo, ti piego qualcosa. Qualcosa che non è fatto per essere piegato...<br>'''Weasel''': Ti fermo subito perché non arriverò al secondo, non arriverò neanche in fondo al primo. Il dolore non lo sopporto, sai? Se sbatto l'alluce la mia giornata è finita! Ho pianto quando hanno cancellato la serie "Felicity"... quando ho molta paura ho delle erezioni isteriche, ne ho una adesso... non guardarmi, può solo peggiorare! *'''Cable''': Spegni questa musica? <br> '''Deadpool''': Non farlo mai più. Perché non lo ripeti con l'accento indiano? <br> '''Cable''': Scusami. <br> '''Deadpool''': Scuse accettate. È un aspetto di te che non mi piace. Fammi indovinare: qualche tuo migliore amico del futuro è indiano. <br> '''Cable''': Ma di che diamine... <br> '''Deadpool''': Ancora una volta l'intolleranza mostra la sua brutta faccia, mi dispiace, migliorerai. <br> '''Cable''': Non sono razzista del cazzo, scemo! <br> '''Deadpool''': È esattamente quello che direbbe un razzista. <br> '''Domino''': Sto dalla parte del vecchio bianco stavolta. Colpo di scena. <br> '''Cable''': Quando tutto sarà finito, ti spezzo un piede e ti ci fotto a morte. <br> '''Deadpool''': E anche un maniaco sessuale. Interessante. <br> '''Domino''': Perché non ho finito il college? <br> '''Deadpool''': Allora cosa fai esattamente nel futuro, eh? Sei una specie di soldato? <br> '''Cable''': Sì, qualcosa del genere. <br> '''Deadpool''': Anch'io ero un soldato. Forze speciali. Scommetto che tra 50 anni saremo super amici. <br> '''Cable''': Tra 50 anni sarai super morto. La tua generazione del cazzo ha mandato questo pianeta in coma. <br> '''Deadpool''': Oh. Pooww! Allerta spoiler. Ah ah! Aaah! I pianeti. <br> '''Domino''': Prossima volta, Uber. <br> '''Cable''': Ecco l'allerta spoiler: tu non sei un cazzo di eroe. Sei solo un clown travestito da sex-toy. <br> '''Deadpool''': Beh, ti do una dritta. Il mio cuore è nel posto giusto. Russell non ucciderà nessuno, perché grazie a me saprà cos’è il vero amore. <br> '''Domino''': Moriremo tutti. <br> '''Cable''': Grazie a te, ho visto com'è un uomo adulto con le palle da neonato! <br> '''Deadpool''': L'hai visto a riposo. Cresce e comando. <br> '''Domino''': Se fossi su un autobus, tirerei il freno d'emergenza e scenderei. <br> '''Deadpool''': Fortuna che non guida Cable. O ti avrebbe messa dietro. <br> '''Domino''': Io sto dietro. <br> '''Deadpool''': Ferma qui! *'''Cable''': Quello stronzetto è irrecuperabile. <br> '''Deadpool''': Taci, Thanos! Abbiamo un patto, non fare lo strooo... {{NDR|Cable tenta di spezzargli il collo}} ==[[Explicit]]== {{explicit film}} '''Ryan Reynolds''': Cavolo, è bellissimo. {{NDR|viene inquadrato il copione di ''[[Lanterna Verde (film)|Green Lantern]]'', subito dopo l'attore viene ucciso da Deadpool con un proiettile in testa}} <br> '''Deadpool''': Ma prego, Canada. ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{X-Men}} [[Categoria:Film degli X-Men]] eji57634pq1u1ojmbq3fhzggpu9quzm Hirohito 0 153184 1223399 1131169 2022-08-19T21:13:14Z AnjaQantina 1348 +citazione, +note wikitext text/x-wiki [[File:Emperor Showa.jpg|thumb|Hirohito nel 1928]] '''Hirohito''' (1901 – 1989), imperatore del Giappone. *Se non agiamo, la razza giapponese perirà e io non sarò in grado di proteggere i miei sudditi.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 313. ISBN 9788858041406</ref> ==Citazioni su Hirohito== *A undici anni Hirohito ricevette una lezione che lo influenzò per il resto della sua vita: il giorno in cui suo nonno, l'imperatore Meiji, venne sepolto, il giovane principe venne chiamato dal generale [[Nogi Maresuke|Nogi]], il suo tutore, cui lui era legatissimo. Per tre lunghissime ore Nogi parlò a Hirohito di quel che l'imperatore era stato per lui e del fatto che, dopo averlo servito per tutta la vita, ora doveva seguirlo nella tomba. Nogi si congedò dal principe, rientrò nella sua residenza e lì, nella maniera tradizionale, si sventrò, dando al ragazzo un'ultima lezione su quel che aveva da essere «la via giapponese». ([[Tiziano Terzani]]) *La sua fu un'infanzia tristissima. Come futuro dio, al giovane Hirohito furono proibite tutte le relazioni che un ragazzo avrebbe potuto avere con dei comuni mortali. Crebbe senza amici e fin da allora ogni attimo delle sue giornate venne regolato dall'Agenzia imperiale che, fino alla sua morte, non lo ha lasciato un momento solo. Una delle gioie del giovane Hirohito era giocare a ''[[Go (gioco)|go]]'', una sorta di dama. A 12 anni decise di rinunciarci: s'era accorto che tutti quelli che giocavano con lui lo facevano sempre vincere. ([[Tiziano Terzani]]) *[[Douglas MacArthur|Mc Arthur]] aveva stabilito che l'Imperatore diventasse un monarca borghese e Hirohito, prima di obbedire al generale americano ordinò di celebrare, per l'ultima volta, la «cerimonia del tè», convocando tutti i familiari, cioè tutti i principi del Giappone. A [[Harukichi Shimoi|Shimoi]] fece dire dal suo maestro di cerimonie: «Venga ad allietarci con le sue storie di Napoli, in quest'ora triste». Nessun napoletano avrebbe immaginato il nome della sua città capace di consolare, anche per poco, la tragedia di un imperatore vinto. ([[Giovanni Artieri]]) *Nessun giapponese pensa che a sua maestà Hiro Hito («Copiosa Fortuna») arrivi ogni mattina il caffellatte per levitazione, o ch'egli possa trasformare in carbone, in riso, in oro, in sostanze utili, le sabbie del mare. L'errore sta nel dire, in lingue occidentali, «l'imperatore è un dio», mentre invece l'imperatore è un ''kami''. Dio è creatore, onnipotente, eterno; un kami è invece un punto, una cosa, una persona in cui si manifesta in maniera augusta una carica più intensa di quel segreto divino ch'è nascosto per ogni dove intorno a noi. ([[Fosco Maraini]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Imperatori del Giappone]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] 5wjobr81wmpj65sicljc358z41ouify 1223451 1223399 2022-08-20T05:51:03Z Spinoziano 2297 wikitext text/x-wiki [[File:Emperor Showa.jpg|thumb|Hirohito nel 1928]] '''Hirohito''' (1901 – 1989), imperatore del Giappone. ==Citazioni di Hirohito== *Se non agiamo, la razza giapponese perirà e io non sarò in grado di proteggere i miei sudditi.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 313. ISBN 9788858041406</ref> ==Citazioni su Hirohito== *A undici anni Hirohito ricevette una lezione che lo influenzò per il resto della sua vita: il giorno in cui suo nonno, l'imperatore Meiji, venne sepolto, il giovane principe venne chiamato dal generale [[Nogi Maresuke|Nogi]], il suo tutore, cui lui era legatissimo. Per tre lunghissime ore Nogi parlò a Hirohito di quel che l'imperatore era stato per lui e del fatto che, dopo averlo servito per tutta la vita, ora doveva seguirlo nella tomba. Nogi si congedò dal principe, rientrò nella sua residenza e lì, nella maniera tradizionale, si sventrò, dando al ragazzo un'ultima lezione su quel che aveva da essere «la via giapponese». ([[Tiziano Terzani]]) *La sua fu un'infanzia tristissima. Come futuro dio, al giovane Hirohito furono proibite tutte le relazioni che un ragazzo avrebbe potuto avere con dei comuni mortali. Crebbe senza amici e fin da allora ogni attimo delle sue giornate venne regolato dall'Agenzia imperiale che, fino alla sua morte, non lo ha lasciato un momento solo. Una delle gioie del giovane Hirohito era giocare a ''[[Go (gioco)|go]]'', una sorta di dama. A 12 anni decise di rinunciarci: s'era accorto che tutti quelli che giocavano con lui lo facevano sempre vincere. ([[Tiziano Terzani]]) *[[Douglas MacArthur|Mc Arthur]] aveva stabilito che l'Imperatore diventasse un monarca borghese e Hirohito, prima di obbedire al generale americano ordinò di celebrare, per l'ultima volta, la «cerimonia del tè», convocando tutti i familiari, cioè tutti i principi del Giappone. A [[Harukichi Shimoi|Shimoi]] fece dire dal suo maestro di cerimonie: «Venga ad allietarci con le sue storie di Napoli, in quest'ora triste». Nessun napoletano avrebbe immaginato il nome della sua città capace di consolare, anche per poco, la tragedia di un imperatore vinto. ([[Giovanni Artieri]]) *Nessun giapponese pensa che a sua maestà Hiro Hito («Copiosa Fortuna») arrivi ogni mattina il caffellatte per levitazione, o ch'egli possa trasformare in carbone, in riso, in oro, in sostanze utili, le sabbie del mare. L'errore sta nel dire, in lingue occidentali, «l'imperatore è un dio», mentre invece l'imperatore è un ''kami''. Dio è creatore, onnipotente, eterno; un kami è invece un punto, una cosa, una persona in cui si manifesta in maniera augusta una carica più intensa di quel segreto divino ch'è nascosto per ogni dove intorno a noi. ([[Fosco Maraini]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Imperatori del Giappone]] [[Categoria:Personalità della seconda guerra mondiale]] ajgekjhmkp7ch450xmjywyjeokfofl9 Sun Yat-sen 0 157221 1223412 985035 2022-08-19T21:34:34Z AnjaQantina 1348 citazione, note wikitext text/x-wiki [[File:Sunyatsen1.jpg|thumb|Sun Yat-sen]] '''Sun Yat-sen''' ('''Sun Yixian''' ('''孫逸仙''', '''孙逸仙''', '''Sūn Yìxiān'''), o '''Sun Wen''' ('''孫文''', '''孙文''', '''Sūn Wén'''), comunemente conosciuto in Cina come '''Sun Zhongshan''' ('''孙中山''', '''孫中山''', '''Sūn Zhōngshān'''); 1866 – 1925), politico cinese. *La nostra società non è libera di crescere e la gente comune non ha i mezzi per vivere.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 213. ISBN 9788858019429</ref> *Per rendere libera la nazione, dobbiamo sacrificare la libertà.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 42. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Stub}} [[Categoria:Politici cinesi]] j4amsnwh1nieh9xhbmfazrhsukrbf1u Piano Marshall 0 159537 1223406 1028812 2022-08-19T21:25:40Z AnjaQantina 1348 wlink wikitext text/x-wiki [[File:Marshall Plan poster.JPG|thumb|Manifesto celebrativo del Piano Marshall (1950)]] '''Piano Marshall''', denominazione ufficiale '''European Recovery Program''', piano politico-economico statunitense per la ricostruzione dell'Europa dopo la seconda guerra mondiale. ==Citazioni sul Piano Marshall== *Dopo l'enunciazione della dottrina di Truman<ref>Stategia di politica estera del Presidente statunitense per contrastare l'espansionismo comunista nel secondo dopoguerra.</ref> e il fallimento della conferenza di Mosca del marzo-aprile 1947, la prima mossa importante del governo di Washington fu il lancio del piano Marshall (detto poi ufficialmente ERP: ''European Recovery Program''), così chiamato dal nome del segretario di Stato, [[George Marshall]], che ne indicò le linee generali in un discorso tenuto all'Università di Harvard il 5 giugno 1947, al quale fu dato un grande rilievo propagandistico. ([[Giorgio Candeloro]]) *Il piano, preparato dal Dipartimento di Stato per opera soprattutto di Dean Acheson e di George Kennan, partiva dalla constatazione che al principio del '47 la ripresa economica dei paesi europei procedeva lentamente e non aveva ancora raggiunto il livello dell'anteguerra, pur con differenze tra un paese e l'altro. Di conseguenza, secondo i dirigenti americani, anche la situazione politica di vari paesi europei presentava elementi di incertezza di cui potevano approfittare i comunisti per tentare azioni eversive o per appoggiare una penetrazione sovietica. Pertanto il principale scopo del piano era quello di facilitare la ripresa economica europea con grossi interventi finanziari americani rivolti a stabilizzare la situazione sociale e politica dell'Europa occidentale e a rendere quindi impossibile eventuali azioni espansionistiche dell'URSS appoggiate dai comunisti. ([[Giorgio Candeloro]]) *«Noi americani siamo profondamente preoccupati delle difficoltà che voi Europei incontrate nel campo della produzione e degli scambi»: comincia così l'edizione riveduta del memorandum redatto in occasione degli incontri tra il Sottosegretario di Stato Will Clayton e i rappresentanti europei nel giugno 1947. Posti di fronte ad una scoraggiante mancanza di progresso verso la ripresa economica europea, i responsabili della politica americana definiscono un programma di aiuti e di consulenza economica. «Gli aiuti finanziari ed economici saltuari degli Stati Uniti ai singoli Paesi europei non possono, da soli, risolvere la situazione». Questa asserzione si riferisce al Piano Marshall, o, secondo il nome ufficiale, "European Recovery Program": il piano di aiuti all'Europa promosso e finanziato dal Governo americano. ([[Gaetano Fierro]]) *Si dice: solo grazie alla Ue ci sono stati 70 anni di pace in Europa. Non è vero. C'è stata pace in Europa solo grazie agli anglo-americani e al piano Marshall. ([[Nicholas Burgess Farrell]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} [[Categoria:Documenti]] [[Categoria:XX secolo]] hemosx4zljv7ycneh7qb68xjuwb8d5e Bernard Law Montgomery 0 172376 1223393 1081107 2022-08-19T21:02:29Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Bernard Law Montgomery */ +1 wikitext text/x-wiki [[File:Bernard Law Montgomery.jpg|thumb|Bernard Law Montgomery]] Sir '''Bernard Law Montgomery''', 1º visconte Montgomery di Alamein (1887 – 1976), generale britannico. ==Citazioni di Bernard Law Montgomery== *Fino a questo momento il piano {{NDR|per l'invasione della Sicilia, in codice operazione ''Husky''}} si è basato sul presupposto che incontreremo una debole resistenza e che la conquista della Sicilia sarà relativamente facile. Non si è mai commesso un errore più grave. In questo momento i tedeschi e anche gl'italiani stanno combattendo disperatamente in Tunisia e lo stesso avverrà in Sicilia.<ref>Da una lettera del 24 aprile 1943 al generale Harold Alexander; citato in David Woodward, ''L'attacco alla Sicilia'', in ''Storia della seconda guerra mondiale'', diretta da sir Basil Liddell Hart e Barrie Pitt, edizione italiana Rizzoli-Purnell, diretta da Angelo Solmi, Rizzoli editore, Milano, 1967, vol. IV, p. 163.</ref> *{{NDR|Sull'operazione Market Garden, in Olanda}} Se l'operazione fosse stata adeguatamente sostenuta... nonostante i miei errori avrebbe avuto successo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 274. ISBN 9788858041406</ref> ==Citazioni su Bernard Law Montgomery== *Il feldmaresciallo Montgomery non fu mai disposto ad accettare il punto di vista del generale [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]] nella sua qualità di coordinatore dei gruppi d'armate, preferendo invece, anche se un po' ingenuamente, un comando centrale, militare e avulso dalla politica nazionalistica. ([[Kenneth Macksey]]) *Il piano {{NDR|per l'invasione della Sicilia}} non convinse tutti, in particolare non convinse Montgomery che puntava sistematicamente su una preponderanza enorme di forze in un settore determinato (non per nulla veniva chiamato «il Generale quindici a uno»). Ed Eisenhower, Comandante in capo e mediatore, doveva convivere sia con Alexander<ref>Harold Alexander, I conte Alexander di Tunisi (1891 – 1969), generale e politico britannico.</ref> sia con Montgomery, uomini con caratteri opposti: l'uno distaccato e snob, l'altro spigoloso, testardo, presuntuoso. ([[Indro Montanelli e Mario Cervi]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Montgomery, Bernard Law}} [[Categoria:Generali britannici]] rmiea1xsichzbdvf3q983cv2v7q5kmm Riccardo Tisci 0 178058 1223450 1121039 2022-08-20T02:33:20Z Danyele 19198 +1 / fix minori wikitext text/x-wiki [[File:Ricardo Tisci.jpg|miniatura|Riccardo Tisci (2015)]] '''Riccardo Tisci''' (1974 – vivente), stilista italiano. ==Citazioni di Riccardo Tisci== *Basta un attimo a perdere l’attenzione del pubblico. Non si può pensare di offrire un solo tipo di prodotto che piaccia a tutti: si devono diversificare produzione e linguaggio in base agli interlocutori, pena l'indifferenza.<ref>Dall'intervista di Serena Tibaldi, ''[https://d.repubblica.it/moda/2019/03/22/news/intervista_stilista_italiano_riccardo_tisci_direttore_creativo_burberry-4344730/ Riccardo Tisci: ''Amo i giovani ribelli ma vesto i gentlemen'']'', ''d.repubblica.it'', 22 Marzo 2019.</ref> *Il lusso è la semplicità, la verità.<ref>Dall'intervista di Maria Grazia Meda, ''[https://www.vogue.it/moda/article/riccardo-tisci-intervista-burberry Riccardo Tisci: l'intervista di Vogue Italia]'', ''vogue.it'', 6 novembre 2019.</ref> *Secondo me l'esclusivismo della moda non ha più senso, è un'attitudine vecchia.<ref>Dall'intervista di Adriana Di Lello, ''[https://www.elle.com/it/moda/tendenze/news/g1284948/moda-2016-intervista-riccardo-tisci/ Intervista esclusiva a Riccardo Tisci, direttore artistico di Givenchy]'', ''elle.com'', 10 febbraio 2016.</ref> ==Citazioni su Riccardo Tisci== *{{NDR|«Chi l'ha aiuta a uscire dalla disperazione quando ha capito che lei era in realtà Lea, una donna?»}} Lo stilista Riccardo Tisci. Eravamo diventati amici inseparabili da quando avevo 21 anni, lui era tornato a Milano dopo aver finito la Central Saint Martins College of Art and Design di Londra. Ai tempi avevamo pochi soldi, d'estate giravamo con il suo motorino per la città deserta divertendoci come pazzi. Da Miami, l'ho chiamato in lacrime e gli ho detto la verità. Due giorni dopo mi ha proposto di scattare la sua campagna e sua madre mi ha detto: "Tu sarai sempre una Tisci". La T che segue il mio nome è un omaggio a Ricky. ([[Lea T]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Tisci, Riccardo}} [[Categoria:Stilisti italiani]] 5v1rwjzrgxmszii55l7iyre3lf09vcp A casa dei Loud 0 178956 1223379 1197090 2022-08-19T19:52:55Z 80.183.120.15 wikitext text/x-wiki {{FictionTV |titolo italiano=A casa dei Loud |tipofiction=Serie tv d'animazione |titolo originale=The Loud House |lingua originale=Inglese |paese=Stati Uniti |annoprimatv=2016 |stagioni=6 |ideatore=Chris Savino }} '''''A casa dei Loud''''', serie televisiva a cartoni animati statunitense, prodotta nel 2016 da Nickelodeon. == Prima stagione == === Incipit === '''Hunter''' {{NDR|[[Pubblicità dalle serie televisive|Pubblicità televisiva]]}}: Credete ai [[Fantasma|fantasmi]]? Seguite me, Hunter Spector, cacciatore di spettri, capo dell'Accademia Rinominata e Garantita per Ghostbusters o "ARGGH!", mentre scendo nel luogo più spaventoso di ogni casa: la cantina! Domenica sera alle 8:00 non perdetevelo, o rimarrete per sempre nel buio! ARGGH!<br>'''Lincoln''': Finalmente ci siamo. Sarà l'ultima puntata dal vivo del più grande! Show! Del mondo! Va bene, so che probabilmente starete pensando "Oh, Lincoln, con dieci sorelle non c'è possibilità che tu riesca a vedere quel programma" e… avreste ragione voi. Tutte le domeniche alle 8:00 è la stessa storia. Ma per stasera ho studiato un piano. {{NDR|Agguanta il walkie talkie}} Cadetto Lincoln chiama Cadetto Clyde! Puoi sentirmi?<br>'''Clyde''': Qui Cadetto Clyde, ti ricevo forte e chiaro! Sono così emozionato: finalmente riusciremo a vedere ''ARGGH!'' insieme! E con "insieme" intendo tu a casa tua e io a casa mia, giusto?<br>'''Lincoln''': {{NDR|Al pubblico}} È quasi un evento storico, ma abbiamo deciso che è meglio guardarlo separatamente: Clyde si è preso una cotta per mia sorella Lori. È imbarazzante.<br>'''Clyde''': {{NDR|Rivolto ad un poster di Lori}} Come va, bella?<br>'''Lincoln''': Clyde? Clyde, mi ricevi?<br>'''Clyde''': Ehm… è meglio se ti sbrighi Lincoln: sono quasi le 8:00.<br>'''Lincoln''': Che l'operazione "Distrare le mie sorelle così posso arrivare per primo alla TV e guardare l'ultima puntata speciale dal vivo di ''ARGGH!'' (e trovare un nome più corto per questa operazione)" abbia ora inizio. {{NDR|[[Piani dalle serie televisive|Piano]]}}<br>'''Lola e Lana''': Cartoni! Cartoni! Cartoni! Cartoni! Carto-<br>'''Lincoln''': Avete voglia di… preparare il tè per tutti? {{NDR|Tira fuori un servizio da tè. Lola è estasiata, ma non Lana.}}<br>'''Lola''': Sì! {{NDR|Prende il servizio da tè e torna in camera}} Certo, Lincoln!<br>'''Lana''': Ehi, io non ho voglia di preparare il tè per le bambole! Io voglio guardare la TV!<br>'''Lincoln''': Tu potresti… preparare il tè per loro due. {{NDR|Tira fuori due rospi}}<br>'''Lana''': Sì! {{NDR|Prende i due rospi e torna in camera}} Grazie, Lincoln!<br>'''Lincoln''': Ehi, Luan!<br>'''Luan''': Sto andando di sotto a guardare la TV.<br>'''Lincoln''': Dovresti prendere la tua videocamera: le gemelle stanno di nuovo litigando.<br>'''Lola''': Molla! Molla! No, non mi va!<br>'''Luan''': Avrò una marea di visualizzazioni! {{NDR|Corre a prendere la videocamera}} Grazie, Lincoln!<br>{{NDR|Lisa e Lily escono dalla loro camera. Lincoln affera Lily}}<br>'''Lincoln''': Ehi, Lisa! Ti ho risparmiato il viaggio di sotto e ti ho portato le tue cose.<br>'''Lisa''': Proteine, lattosio, cristalli di clorudio di sodio, saccarosio e gallus obum?<br>'''Lincoln''': Ehm… vuoi dire farina, latte, zucchero e uova?<br>'''Lisa''': Tu dici "pomodoro", io dico "Solanum lycopersicum". Grazie. {{NDR|Torna in camera}}<br>'''Lynn Jr.''': Evvai, due minuti alla partita! Woo!<br>'''Lincoln''': Ehi, Lynn! Guarda qui: {{NDR|Tira fuori un pallone da rugby}} l'ho riempita con l'elio per il giocatore estremo che vuole di più.<br>'''Lynn''': Io voglio di più!<br>'''Lincoln''' {{NDR|Vedendo arrivare Leni}}: Ehm… Prendilo! {{NDR|Lancia il pallone in camera di Lynn}} Oh, fa' attenzione, Leni!<br>'''Leni''': Che c'è? Ho un ragno addosso? Toglimelo, toglimelo, toglimelo, presto!<br>'''Lincoln''': Peggio! Hai un brufolo sulla punta del naso!<br>'''Leni''' {{NDR|Correndo in bagno in lacrime}}: Allora sono un mostro!<br>'''Luna''': Ehi, fratello, stasera la musica parlerà a suono di ROCK! Yeah!<br>'''Lincoln''': Però… {{NDR|Tira fuori uno strobo fatto a mano}} potresti fare un concerto rock con tanto di luci in camera tua.<br>'''Luna''': È molto meglio! Grazie, Linc! {{NDR|Prende la torcia-strobo e torna in camera}}<br>'''Lori''': Qualcuno ha visto il mio telefono? Devo commentare il telefilm con gli amici!<br>'''Lincoln''' {{NDR|Dopo aver mandato un messaggio col telefono della sorella}}: Ehi, Lori! Lori, ho trovato io il tuo telefono.<br>'''Lori''': Dammelo! Quante volte devo dirti di non mettere le tue mani sulle mie cos-<br>'''Lincoln''': Tre, due, uno… {{NDR|Il telefono squilla}}<br>'''Lori''': Pronto? Oh, ciao Bobby. No, non ti ho scritto di chiamarmi, ma sono felice tu lo abbia fatto. {{NDR|Rivolta a Lincoln, mentre torna in camera}} Grazie per nulla, babbeo!<br>{{NDR|Lily si è addormentata, Lincoln la poggia nella cesta della biancheria}}<br>'''Lincoln''': E sono dieci. {{NDR|Al pubblico metre si accomoda sul divano}} Come stavo dicendo, non sarò il più veloce e forse nemmeno il più forte, quindi, per tenere fuori dai piedi tutte le mie sorelle, conviene avere un piano.<br>'''Lucy''' {{NDR|Già sul divano}}: Hai dimenticato me.<br>'''Lincoln''': AH! Lucy! La dimentico sempre, Lucy!<br>'''Lucy''': È la storia della mia vita. === Episodio 1, ''Cacciatori di spettri'' === *'''Lincoln''': Cosa ci fai sul divano?<br>'''Lucy''': C'è una puntata della mia serie preferita: ''Vampiri di Malinconia''.<br>'''Lincoln''': Ma stasera trasmettono l'episodio di ''ARGGH!'' di cui parleranno tutti domani a scuola! Ti prego, fammelo vedere! Ti prego dal profondo della mia infelicità!<br>'''Lucy''': Mi spiace, Lincoln, ma conosci la [[Regole dalle serie televisive|regola]]: sono arrivata ''per prima''.<br>'''Lincoln''': Nooooo! {{NDR|Afferra il telecomando e lo lecca}} Ah!<br>'''Lucy''' {{NDR|Tirando fuori il vero telecomando della TV}}: È quello vecchio che Lily ha buttato nel gabinetto. {{NDR|Lincoln si pulisce la lingua, poi si mette a piangere}} Scusa, Lincoln, ma non perderò i miei ''Vampiri'': Edwin è così freddo e tormentato e misterioso… Ah… Se solo non fosse di un altro secolo.<br>'''Lincoln''': "Un altro secolo"! Non preoccuparti, Lucy. Tu guarderai la serie sulla grande TV a colori. Io guarderò il mio programma sulla vecchia e brutta TV in bianco e nero.<br>'''Lucy''': Quelli sono i miei colori preferiti.<br>'''Lincoln''': Già, così il mio programma sarà ancora più… lugubre.<br>'''Lucy''': Lugubre è il mio aggettivo preferito. *{{NDR|Portando la TV in bianco e nero in camera di Lucy}} Come fanno due soli colori a essere così pesanti? Ecco a te. Adesso ti metto la spina e poi… così sarai felice… o triste… o qualsiasi emozione sia quella… e io non rimarrò per sempre nel buio. {{NDR|Collega la spina, ma la corrente salta}} Accidenti. ('''Lincoln''') *{{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}} Ehi, sapete perché si è spento tutto? Le luci erano stanche! Capita? ('''Luan''') *'''Lori''': Ehi, quando mamma e papà sono fuori, sono io il capo. Innanzitutto, contiamoci per assicurarci che non manchi nessuno.<br>'''Lincoln''': Unoduetrequattrocinqueseisetteottonovedieci e io. Siamo undici. Ci siamo tutti. Siamo tutti qui, è sicuro.<br>'''Lucy''': Avete dimenticato me.<br>'''Lincoln''': AH! Posso alzare il salvavita e far tornare la luce prima che Lucy mi faccia venire un attacco di cuore?!<br>'''Lori''': Lincoln, sono la più grande, lo farò io! Dov'è il coso del salvavita?<br>'''Lincoln''': In cantina.<br>'''Lori''' {{NDR|Visibilmente spaventata}}: Perché devo farlo proprio io?<br>'''Fratelli Loud''': PERCHÉ TU SEI LA PIÙ GRANDE! *{{NDR|Dopo aver ripristinato la corrente}}<br>'''Leni''': Ragazzi, non riesco ancora a vedere niente!<br>'''Lisa''': Prova ad aprire gli occhi.<br>'''Leni''': È un miracolo! === Episodio 2, ''Il messaggio'' === *LINCOLN! C'è una sola regola in questa casa: stare lontano dalla mia camera! Se ti becco di nuovo qui, ti trasformo letteralmente in un puzzle umano! ('''Lori''') *'''Lana''': Non si corre nel corridoio!<br>'''Lincoln''': Eh? A che gioco state giocando?<br>'''Lola''': Lana, questo qui si permette di parlarci?<br>'''Lana''': Siamo le sorveglianti dei corridoi della scuola. Ci siamo esercitando.<br>'''Lola''': Se ti vediamo correre di nuovo, per te saranno guai. Abbiamo già rinchiuso Luan per le sue pessime battute.<br>'''Luan {{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}}''': Ehi, la conosci quella del ladro che ha rubato un calendario? Gli hanno dato dodici mesi! Capita?<br>'''Lola''': Sono altri cinque minuti, stralunata!<br>'''Lincoln''': Ok, ok. Allora camminerò a passo regolare. Lo giuro.<br>'''Lana''': Non si giura mai! *Clyde, che cosa ho fatto?! Ho detto che Lori è una {{NDR|Assolo di chitarra elettrica}}, quando in realtà è una {{NDR|Suono d'arpa}}. ('''Lincoln''') *'''Segreteria di Lori''': Ehi, Lori, è il tuo caro fratello Lincoln.<br>'''Lincoln''': Lori! Nooo!<br>'''Segreteria di Lori''': C'è una cosa che vorrei dirti da un po': tu sei…<br>'''Lori''': Cancellato. Lincoln, ci sono due regole in questa casa: stare lontano dalla mia camera e non chiamare mai il mio telefono! La mia segreteria non può essere occupata dai tuoi messaggi inutili. *Bobby! Solo dodici messaggi, oggi? Credevo ci tenessi a me. ('''Lori''') *'''Lincoln''': La prossima volta che avrò un problema con le mie sorelle, parlerò con loro invece di lasciare un messaggio o scrivere una lettera cattiva. A proposito… dov'è quella lettera?!<br>'''Lori''' {{NDR|In bagno e sempre al telefono con Bobby}}: Se vuoi che ci chiamiamo Lo-bby, dovrai mostrare un pochino più di… uh? {{NDR|Nota la lettera di sfogo di Lincoln}} Cos'è questa? "Perché Lori è la peggiore sorella del mondo". Bobby, ora devo chiudere… VADO A TRASFORMARE LINCOLN IN UN PUZZLE UMANO! === Episodio 3, ''Lincoln bullizzato'' === * '''Clyde''': Hai intenzione di affrontare quel bullo?<br>'''Lincoln''': Esatto! Ci vedremo alle 3:30 davanti a casa mia e finalmente sistemeremo questa cosa!<br>'''Clyde''': Vi prenderete a botte?<br>'''Lincoln''': Non sono un tipo manesco, Clyde. Gli farò un bel discorsetto da uomo a uomo. Giusto il tempo di scriverlo.<br>'''Clyde {{NDR|Nota un biglietto in testa a Lincoln appiccicato con la gomma da masticare}}''': Guarda, il bullo ti ha lasciato un messaggio.<br>'''Lincoln''': Cosa? "Scemo".<br>'''Clyde {{NDR|Concentrandosi sulla gomma}}''': Oh, anguria al lime.<br>'''Lincoln''': Meglio se le mie sorelle non lo vedano, finiranno con l'intromettersi e peggiorare tutto. Come sempre, del resto.<br>'''Clyde''': Ne se sicuro? Forse possono darti una mano. Tua sorella Lori da' ottimi consigli: "mai essere te stesso", mi disse un giorno. Adoro quella ragazza.<br>'''Lincoln''': Ah, Clyde. Dolce e innocente Clyde. Non sa proprio che significhi avere dieci sorelle ficcanaso. * '''Luan''': Lincoln, senti questa battuta: se avessi il tuo nome mi chiamerei babbuino.<br>'''Lincoln''': Non l'ho capita.<br>'''Luan''': È solo la battuta finale, mi manca ancora l'apertura. * '''Lincoln {{NDR|Aprendo la porta di camera sua dopo aver evitato le sorelle}}''': Fiew. Per poco.<br>'''Lisa''': Saluti umano. C'è della liquidam parassifluacifa nella tua zona follicolare.<br>'''Lincoln''': Cosa c'è nella mia cosa?<br>'''Lisa''': Hai una gomma sui capelli.<br>'''Lincoln''': Oh, sì. È probabile che si tratti soltanto…<br>'''Lisa''': Suppongo che non sia opera tua, essendo tu dotato di un'intelligenza media. Quindi posso solo dedurre che tu sia stato preso di mira da qualcuno.<br>'''Lincoln''': Lisa, non dirlo a nessuno, altrimenti tutte verranno a saperlo!<br>'''Lisa''': Tranquillo, il mio cervello non ha tempo per queste inutili stupidaggini.<br>'''Lincoln''': Fiew. '''{{NDR|Entra in camera e taglia via la gomma ma, subito dopo, tutte le sorelle irrompono in camera sua}}'''<br>'''Lynn''': Sei stato preso di mira?!<br>'''Lincoln''': Lisa! Credevo che non avresti detto nulla!<br>'''Lisa''': No, io ho semplicemente detto che non ho tempo per certe stupidaggini, così le ho passate a Lynn, il cui cervello ha molto più spazio del mio per questo tipo di cose.<br>'''Lynn''': Grazie. Aspetta… * Lo inviterò qui per un tè e gli farò usare la tazza scheggiata! Sono così cattiva che a volte mi faccio paura da sola. ('''Lola''') * Mi sono venuti in mente altri [[Insulti dalle serie televisive|insulti]]: sei talmente brutto che festeggi Halloween per telefono! ('''Luan''') * '''{{NDR|Al presunto bullo}}''' Come osi bullizzare Lincoln?! Solo noi possiamo farlo! ('''Lori''') * '''Lynn''': Vado a cercare il vero bullo!'''<br>Lincoln''': No, Lynn! Aspetta! Non è un ragazzo!<br>'''Leni''': Che cos'è? Un cane?<br>'''Lincoln''': Sigh… è una ragazza. '''{{NDR|Tutte quante, meno Lisa, esultano e poi abbracciano Lincoln}}''' Che c'è?<br>'''Lisa''': Le emozioni umane, di solito, non mi interessano, però… '''{{NDR|Anche lei esulta e abbraccia il fratello}}'''<br>'''Luna''': Oh, Lincoln! Per quale motivo non ci hai detto che hai una ragazza?<br>'''Lola''': Sì, riesco già a immaginarmela!<br>'''Lincoln''': Che state dicendo?!<br>'''Lori''': Se è arrivata a fare questo, non serve la sfera magica per capire che ti sta facendo il filo!<br>'''Lincoln''': Come vi viene in mente?! Quella mi ha infilato un panino nei pantaloni! Le mie mutande sono state piene di sesamo per giorni!<br>'''Leni''': Aww… com'è romantico.<br>'''Lori''': Davvero un classico.<br>'''Lincoln''': Ma siete impazzite?! Lei mi odia! Oggi la vedrò a scuola e faremo due chiacchiere.<br>'''Lori''': Sai, Lincoln, bastano solo due semplici parole.<br>'''Lincoln''': Cosa?!<br>'''Leni''': Io penso che tu debba darle un bacio.<br>'''Lincoln''': COSA?! === Episodio 4, ''Il video contest'' === * Se solo una sorella ci ha dato la nostra scena d'oro, con le altre, il primo premio è assicurato! ('''Lincoln''') * {{NDR|I compagni di classe si godono il video di Lincoln}}<br>'''Compagno''': Questo sì che è spassoso, altro che il video del criceto!<br>'''Compagna''': Lincoln, quel video è uno spasso. Il mio voto è tuo.<br>'''Lance''': Sì, quando c'è Lucy con la scultura ho riso come un matto!<br>'''Compagna''': E perché, quando compare Lori?<br>'''Lance''': Parli di Miss Spuzzettona? Avrebbe bisogno di un gastroenterologo. <br>'''Compagna''': Forse è un po' imbarazzante.<br>'''Lincoln''': "Imbarazzante"?<br>'''Lance''': Be', sì. Le mie sorelle mi polverizzerebbero se postassi un video come quello.<br>'''Lincoln''': Come hai detto?<br>{{NDR|Clyde e Lincoln fanno ritorno a casa}}<br>'''Clyde''': Ti prego, non farti polverizzare: dove lo trovo un altro migliore amico, di questi tempi?<br>'''Lincoln''': Ah, non preoccuparti: venerdì, dopo aver vinto il premio, cancellerò il nostro video.<br>'''Clyde''' {{NDR|Abbracciando Lincoln quando arrivano a casa Loud}}: Non si sa mai. È stato bello conoscerti.<br>'''Lincoln''': Tranquillo, Clyde: le mie sorelle non sapranno mai nulla. {{NDR|Apre la porta, trovando tutte le sorelle Loud furiose}}<br>'''Clyde''': Lo sanno. * E tutti pensano che faccia le puzzette! E comunque sono le scarpe che fanno rumore. Senti? {{NDR|Tenta di fare rumore, ma fallisce}} Ecco, ora non lo fanno più. ('''Lori''') *'''Lincoln''': Lola! Lana! Vi prego!<br>'''Lola''': Non ti inviterò mai più alla mia festa di compleanno! Mai più! {{NDR|Sbatte la porta}}<br>'''Lana''' {{NDR|Riapre la porta}}: Scusa, ma voglio sbatterla anch'io! *'''Lincoln''': Andiamo, sono vostro fratello!<br>'''Lucy''': Io non ho fratelli. {{NDR|Sbatte la porta, la riapre}} So di averlo detto più volte in passato, ma questa volta dico sul serio. {{NDR|Risbatte la porta}} *'''Lincoln {{NDR|Tornando a casa dopo aver caricato un video imbarazzante su di lui}}''': Spero abbia funzionato. {{NDR|Apre la porta, trovando tutte le sorelle Loud furiose}} Ecco, lo sapevo.<br>'''Lori''': Lincoln…<br>'''Lincoln''': Lo so di avervi messo in imbarazzo, perciò il minimo che potessi fare era mettere in imbarazzo anche me stesso, così adesso siamo pari.<br>'''Lynn''': Pari!? Secondo quale criterio noi siamo pari?<br>'''Lincoln''': Ragazze, io stavo solo cercando…<br>'''Lynn''': Il tuo video era molto peggio!<br>'''Lori''': Già, abbiamo riso come delle matte! {{NDR|Tutte lo abbracciano}}<br>'''Lincoln''': Facciamo la pace?<br>'''Lucy''': E pace sia, fratello. === Episodio 5, ''Ragno in fuga'' === * {{NDR|Affidando a Lincoln la tarantola della classe}} Lincoln, questa è una grossa responsabilità: Frank deve mangiare almeno due volte al giorno e non deve, per nessun motivo al mondo, uscire dalla sua gabbia. Al contrario di me, questo weekend. ('''Signora Johnson''') * '''Lincoln''': Sono sicuro che sarà un weekend stupendo!<br>'''Clyde''': Non credo che anche Leni la penserà così: te la ricordi ad Halloween?<br>{{NDR|Flashback}}<br>'''Leni''': Apro io!<br>'''Clyde''' {{NDR|Vestito da ragno}}: Dolcetto o…<br>'''Leni''': AH! Un ragno! {{NDR|Sparge spray insetticida e scappa via}}<br>'''Clyde''': Sto bene.<br>{{NDR|Fine flashback}}<br>'''Clyde''': E poi si nascose in camera per tre settimane.<br>'''Lincoln''': Se mi preoccupassi delle mie sorelle ogni volta che voglio fare qualcosa, non farei mai niente. * '''Luna''': Leni l'ha visto?<br>'''Lincoln''': Ragazze, per l'ultima volta: Leni non lo deve vedere!<br>'''Leni''': Vedere cosa?<br>'''Fratelli Loud''' {{NDR|Coprendo la teca}}: NIENTE!<br>'''Leni''': Oh! Non ci credo: state organizzando una festa a sorpresa per me! Oh, fermi, non ditemelo! Voglio essere stupita. * '''Lincoln''': Dove sei, Frank, dove sei finito?<br>'''Lola e Lana''': Dov'è chi?<br>'''Lincoln''': Eccole, qua! Le due gemelline più belle del mondo! Trovate! Ci si vede!<br>'''Lola''': Stava parlando di me.<br>'''Lana''': Me lo auguro. * '''Leni''': Oh, mi serve il latte.<br>'''Lisa''' {{NDR|Notando Frank sulla bottiglia di latte}}: No, ferma! Sei intollerante ai latticini!<br>'''Leni''': No, non è vero: io tollero tutti, lo sapete, anche quelli con la carnagione troppo chiara. * '''Lucy''': Siamo qui riuniti per piangere la prematura scomparsa di Frank la tarantola. Un ragno amatissimo da tutti noi.<br>'''Lola''': Tranne Leni.<br>'''Lana''': L'assassina<br>'''Lori''': Già.<br>'''Luna''': Già, è stata lei.<br>'''Lincoln''': Ragazze, la colpa non è di Leni, è soltanto mia: sapevo che Leni ha paura dei ragni, ma ho portato a casa Frank lo stesso. Non avrei dovuto. Sigh. L'intera classe ora mi odierà, ma è giusto così. * '''Leni''' {{NDR|Proteggendo Frank dallo sterminatore}}: Non si muova da lì, signore! Se ora ucciderà questo povero ragno, ucciderà anche il futuro di questo ragazzo. Tutti lo crederebbero uno sterminatore di ragni e nessuno si fiderebbe di lui. Sicuro di voler portare questo peso?<br>'''Sterminatore''': Wow. A questo non avrei mai pensato. Signorina, lei mi ha appena cambiato la vita.<br>'''Leni e Lincoln''': Davvero?<br>'''Sterminatore''': Certo che no, paladini dei ragni! Ma adesso me ne vado! Vi lascio il mio conto.<br>'''Lincoln''': Leni, sei stata incredibile! Ma, come mai..?<br>'''Leni''': Mi ha colpito ciò che hai detto al funerale. E inoltre, forse i ragni non sono così male. Voglio dire, questo è così carino. {{NDR|Frank strizza tutti e otto gli occhi}} No, non è vero. Tienilo, tienilo! Ugh! Mi ha strizzato gli occhi! === Episodio 6, ''Il regno del caos'' === * '''Lincoln''': D'accordo, sorelle, ascoltate! Ho come l'impressione di essere il più sfortunato in questa casa<br>'''Leni''': Ti riferisci ai capelli bianchi? Sono belli, assomigli al nonno.<br>'''Lincoln''': Non sto parlando dei miei capelli, mi riferisco ai lavori di casa! Il mio è molto più duro dei vostri e non è giusto!<br>'''Lori''': Ma dai, i nostri compiti sono duri quanto il tuo, se non ancora di più.<br>'''Lincoln''': Oh, davvero? Guardate Lisa: che cavolo sta facendo?<br>'''Lisa {{NDR|Al telefono}}''': Oh, mi dia un momento, Janis. Tengo la contabilità, Lincoln. Mi ascolti, voglio che storni quell'addebito. Non credo che qualcuno, in questa casa, abbia comprato un auto a Saskatchewan.<br>'''Lincoln''': Be', se credete che le vostre mansioni siano così dure, sono certo che qualcuno farà a cambio con me.<br>'''Lori''': Scordatelo, Lincoln! L'equilibrio è già delicato in questa casa. Se cominciamo a scambiarci i compiti, potremmo sollevare un vero e proprio vespaio.<br>'''Lana''': Che ci sarebbe di male? Sono belle le vespe. * '''Lincoln''': Uno, due, tre! Senza pulizie mi sento un re! […] Quattro, cinque, sei, sette e otto! Addio ai rifiuti è il mio [[Motti dalle serie televisive|motto]]! […] Nove, dieci, undici e dodici! Porti fuori i residui atomici! […] Tredici, quattordici, quindici e sedici! Ehm… Ehm…<br>'''Lynn Sr.''': Tesoro, dobbiamo intervenire?<br>'''Rita''': Oh, non ancora: voglio vedere che rima trova con sedici. * Janis, quando riavremo i servizi? Tra ventiquattro ore? E se le mando un cestino di muffin? {{NDR|La corrente viene ristabilita}} ('''Lisa''') === Episodio 7, ''Progetto Loud'' === * '''Lincoln''' {{NDR|Evitando una trappola di Luan}}: Oggi potevi evitarlo.<br>'''Luan''' {{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}}: Be', se non altro hai fatto la doccia. La secchiata ti ha dato il buongiorno. * {{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}} Vedrai che il mio secchio di metterà nel sacco. ('''Luan''') * '''Lori''': Che cosa vuoi?<br>'''Lincoln''': Lori, potresti, magari, chiudere il telefono e prepararti?<br>'''Lori''': Sta calmo, sono abbastanza capace di fare due cose allo stesso tempo.<br>{{NDR|Leni inciampa}}<br>'''Lincoln''': Leni?<br>'''Leni''': Promemoria: mai camminare o masticare una gomma allo stesso tempo. * '''Luan''' {{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}}: Come si ferma un rinoceronte che sta caricando?<br>'''Lincoln''': Devi staccargli la spina! * '''Lynn''': Dove caspita sono i miei pattini? Devo giocare a [[hockey su prato]].<br>'''Lincoln''': Aspetta, non si usano i pattini nell'hockey su prato.<br>'''Lynn''': Nel modo in cui gioco io, sì. *'''Leni''': La mia pelle è diventata blu!<br>'''Lisa''': Tecnicamente è una sfumatura del ceruleo, ma va bene lo stesso.<br>'''Lincoln''': Lisa, che hai combinato!?<br>'''Lisa''': Ho solo scambiato la crema di Leni con un unguento di pigmentazione della pelle sperimentale che sto creando.<br>'''Lincoln''': E perché non glielo hai detto!?<br>'''Lisa''': Perché se glielo avessi detto, non me lo avrebbe permesso.<br>'''Lincoln''': Adesso tu vai di sopra e cerchi una soluzione!<br>'''Lisa''': D'accordo… sorella bionda 1, scienza 0.<br>'''Lincoln''': Può andare come dico io, per una volta?!<br>'''Luna''': Non sempre hai quello che vuoi, ''brother''.<br>'''Lucy''': Lincoln, ho finito la mia [[Poesie dalle serie televisive|poesia]]. Si intitola "Fallimento".<br>'''Lincoln''': Lucy, non ho davvero tempo per questo.<br>'''Lucy''': ''Fallimento | Non è un'opzione, ma qualcosa di cui mi dolgo. | Come quando, anche se è freddo, io mi sciolgo.''<br>'''Lincoln''' {{NDR|Nota Lily scorrazzare nuda}}: Lily! Perché non hai il pannolino?! E dove sono i vestiti?! {{NDR|Calpesta qualcosa}} Ho trovato il pannolino…<br>'''Lucy''': ''Fallimento | Sai che può provarlo anche un cane. | Perché le scelte che fai, possono essere vane.'' […] ''Fallimento | Chissà di chi è la colpa, se il mondo ha fame? | Io non posso far altro che usare delle lame.''<br>'''Lincoln''': STOP! Ora ho io una poesia per te. Si intitola "Lucy": ''Nera come la notte, capelli come la pece. | E ora sali in macchina e lasciami in pace.''<br>'''Lucy''': Delusione… Ancora una volta, il tuo talento poetico mi ha messo al tappeto. === Episodio 8, ''La vacanza'' === * '''Luna''': Tu vuoi andare in spiaggia, Lucy?<br>'''Lucy''': Tre parole: attacchi di squalo. *'''Lori {{NDR|Controllando la "crema solare" che Lincoln si è spalmato, ustionandosi}}''': "Sodio cloridrico; evitare il contatto con la pelle"? Tutto questo ha chiaramente la firma di Lisa.<br>'''Leni''': Perciò questo è il nome scientifico di Lisa? === Episodio 9, ''Il tavolo dei grandi'' === * '''Lincoln''': Si può cenare in santa pace!?<br>'''Lana''': Io preferisco la guerra! * '''Rita''': Dimmi, Lynn, come è andato il compito di matematica?<br>'''Lynn''': Bene, mamma: sono anche riuscita a disegnare la parentesi graffa. === Episodio 10, ''Posto dolce posto'' === * Ah, le gite in auto. Quella tradizione tanto amata dalle famiglie. Domani anche i Loud ne faranno una dopo molto tempo. È un'idea carina, vero? Non se si è in tredici stipati dentro un minivan o, come lo chiamiamo affettuosamente noi, Vanzilla! ('''Lincoln''') *'''Lynn''': Giochiamo a "Auto attacco"?<br>'''Lincoln''': Come si gioca?<br>'''Lynn''': Io ti colpisco ogni volta che io vedo un auto. {{NDR|Passa una lunga e stracolma bisarca}} Oh, tempismo perfetto. * '''Lola''': Che cosa stai tramando, Lincoln!?<br>'''Lincoln''': Io? Non sto tramando un bel niente. Sto solo schiacciando un pisolino in macchina, come fanno i ragazzi.<br>'''Lori''': Ah, sì? E cos'è… {{NDR|Tira fuori la mappa della macchina trovata in camera sua}} QUESTO!?<br>'''Lincoln''': Sei entrata nella mia camera!?<br>'''Lori''': Non è questo il punto, adesso!<br>'''Lana''': Cos'è il "posto dolce posto" e perché lo hai scelto per te!?<br>'''Lincoln''': Oh… è… ecco… è il posto peggiore in assoluto dell'auto! Ma mi ci sono messo io per non far stare voi scomode!<br>'''Lucy''': Allora perché si chiama "posto ''dolce'' posto"?<br>'''Lincoln''': Perché io sono dolce?<br>'''Lisa''': Secondo i miei calcoli, il "posto dolce posto" è, in realtà, il miglior posto dell'auto per diversi motivi, tra cui ricircolo dell'aria, prossimità ai genitori e mancanza di adesivo masticabile sul sedile.<br>'''Lincoln''': Io ci ho messo 8 mesi di studio per capirlo!<br>'''Lisa''': Ma guarda un po'… * '''Lincoln''': La proprietà si acquisisce con il possesso.<br>'''Lynn''': Acquisirai un livido in fronte, tra poco! === Episodio 11, ''Lezioni di guida'' === * Lori è l'unica dei figli Loud con la patente, il che vuol dire che gli altri dieci, il passaggio se lo devono guadagnare. ('''Lincoln''') * {{NDR|Armata di martello, chiodi e assi}} Devo andare al centro commerciale e ho chiesto un passaggio a Lori. Mi ha chiesto in cambio di farle il letto, ma io credevo che l'avesse. ('''Leni''') * L'esame della patente l'ho già dato dodici volte e nessuno vuole più insegnarmi a guidare. Papà è ancora sotto shock per l'incidente dell'idrante, il fattorino e la suora. ('''Leni''') *'''Lincoln''': Questa è la freccia! […]<br>'''Leni''': Ho capito! La lucina lampeggiante!<br>'''Lincoln''': La "lucina lampeggiante"?'''<br>Leni''': Sì. Quella vicino al coso che gira.'''<br>Lincoln''': Il coso… Ecco qual è il problema! Non ho parlato con la lingua di Leni!<br>'''Leni''': Esiste un paese che si chiama come me? *'''Lori''': Ah, eccoti. Non ti serve un passaggio al negozio di fumetti? {{NDR|Gli passa il cesto della sua roba da lavare}} Ecco qui il bucato, è tutto per te!<br>'''Lincoln''': No, grazie. Aspetto che Leni che tra poco tornerà dal suo esame di guida sventolando la sua patente.<br>'''Lori''': Pff… tanto non ce la farà mai. E ora fammi il bucato.<br>'''Lincoln''': Mi dispiace, io sono certo che Leni ce la farà!<br>'''Lori''': No, te l'ho già detto, il mio piano è infallibile.<br>'''Lincoln''': Aspetta, cosa!?<br>'''Lori''': Niente!<br>'''Lincoln''': Torna subito, qui! {{NDR|Afferra un maglione dal cesto}} Giuro che farò restringere nell'asciugatrice il tuo maglione preferito se non mi dici subito…<br>'''Lori''': NO! E va bene: potrei aver sabotato Leni avendole dato istruzioni di guida sbagliate mentre dormiva, ma è solo perché se Leni prende la patente la mia stanza non sarà più pulita, capisci?<br>'''Lincoln''': Ma cosa ti passa per la testa!? === Episodio 12, ''Chi comanda in casa?'' === * '''Lincoln {{NDR|Sentendo odore di profumo}}''': Questo è… Oh, no! {{NDR|Le sorelle escono a sentire meglio il profumo}}<br>'''Lucy''': Ehi, ma… che cos'è?<br>'''Lincoln''': Il profumo della mamma! Significa una sola cosa! {{NDR|Controlla il calendario: è il giorno dell'uscita dei genitori}} Escono! Ho un brutto presentimento.<br>'''Rita {{NDR|Uscendo}}''': Lori penserà a voi, ciao!<br>'''Lincoln''': Nooo! Lori ha il brutto vizio di comandarci a bacchetta! In questa casa, lei è la Regina del…<br>'''Lori''': No! Niente musica! Niente torte di fango! […] E non si telefona! E soprattutto niente videogame! * '''Lori {{NDR|Venendo legata dai fratelli}}''': Ehi! Che cosa sta succedendo?<br>'''Lincoln''': Il tuo deliro di onnipotenza è finito! Ci riprenderemo i nostri venerdì sera!<br>'''Lori''': Delirio di cosa?<br>'''Lincoln''': Perché non lo ammetti? Dillo che ci provi gusto a comandarci a bacchetta!<br>'''Sorelle Loud''': Già! È vero! Esatto!<br>'''Lori''': Quindi voi pensate che io mi diverta. Sfortunatamente io sono l'unica che può evitare che questa casa finisca in un cumulo di macerie! Non è una cosa che chiunque di voi può fare!<br>'''Lana''': Tu dici? Lincoln sarebbe perfetto!<br>'''Lincoln''': Eh? Sei sicura?<br>'''Sorelle Loud''': Noi vogliamo Lincoln! Noi vogliamo Lincoln!<br>'''Lori''': Lincoln che si occupa di voi? Uh! Cliff tornerebbe a fare i bisogni ovunque!<br>'''Lincoln''': Ah, sì!? Accetto la sfida, sorellona! Portatela via!<br>'''Lori''': Durerai al massimo cinque minuti! {{NDR|Ride maniacalmente}} === Episodio 13, ''Falso addio'' === * '''Lincoln''': Lori, mi dispiace di averti turbata quando io tento di scappare di casa per sempre; è solo che voi donne de ceneri dovrete imparare un pò di educazione per me.<br>'''Lori''': Va bene, Lincoln. Scuse accettate. Hai ragione, ti voglio bene. Ma prometti di fare il bravo per la tua famiglia, visto che tenti sempre di fare qualcosa, e che io mi fido veramente di te?<br>'''Lincoln''': Certo! Sarò il più buono di tutti! {{NDR|Avendo le dita incrociate}} No! Non credo proprio, contro ogni avversità e bullo, per me, è meglio essere coraggiosamente cattivi i buoni come loro saranno puniti, non trovate? === Episodio 14, ''Come rilassarsi a casa'' === * '''Lincoln''': Leni! Luna! Che cosa ci fate qui? Credevo che voi fossero uscite con le altre.<br>'''Luna''': Fratellino, se vuoi rilassarti ti consiglierei di evitare problemi, visto che vuoi essere il migliore di tutti! Davvero!<br>'''Leni''': Ha ragione, Linky, tesorino! Bisogna essere gentili dato che non vuoi essere tristemente e ipocritamente testato. Aspetta. Oppure stressato? === Episodio 16, ''L'appuntamento'' === * Ti perdono, Lincoln! MA NON TU, BOBBY! ('''Lori''') === Episodio 44, ''Una fiera indimenticabile'' === * '''Lori''': Ehi, Linc! Ti ringrazio! Bobby mi ha detto per quello che hai fatto!<br>'''Lincoln''': Nessun problema! Scusa per avertelo rubato, e poi avevo finito con i giochi di parole del "Bro"!<br>'''Lori''': Bobby, aveva ragione: sei letteralmente un grande bro! == Seconda stagione == === Episodio 35, ''Un argomento fasullo'' === * '''Lori''': Lincoln, hai fatto benissimo, accusare Clyde per l'attentato che Ronnie Anne ti lasciasse, e non mi rendevo conto che è un addio.<br>'''Lincoln''': Sapete, amici, tutto è bene, quel che finisce bene, non solo Ronnie Anne non sarà mai e poi mai la mia ragazza ma saremo solo buoni amici, e ricordatevi, le ramanzine su ognuno degli altri per me è fichissima. Scusa, Clyde! === Episodio 45, ''Yes Man'' === * "Biglietto V.I.B. per un fratello molto importante"? ('''Lincoln''') == Terza stagione == === Episodio 42, ''I non-genitori'' === * Ehi, Loud! Se voi fossero dei genitori appena decenti, avreste educato vostro figlio, molto tempo fa! ('''Signor Grouse''') * '''Lynn Jr.''': "Le figlie peggiori del mondo"?<br>'''Sorelle Loud''': PAPA'!<br>'''Lynn Sr.''': NO! No no no no no! Volevo dire: "Le figlie migliori del mondo! Ehehe! Che guaio! === Episodio 43, ''Le tre babysitter'' === * '''Luna''': Il nostro fratellino è sempre qui, ma noi invece siamo rovinate.<br>'''Leni''': Saremo ufficialmente la famiglia peggiore del mondo per il nostro povero Linky!<br>'''Lori''': Siamo state le terribili babysitter del mondo.<br>'''Lincoln''': No, sorellone, non è vero! E tranquille! Per me, soprattutto voi tre, nessuno di noi fratelli è tanto affatto terribile! {{NDR|Lori, Leni e Luna sorridono a Lincoln, abbracciandolo}} Si'! == Quarta stagione == === Episodio 24, ''Un governatore per amico'' === * Uao! Questa sì che è vita! Il governatore è "troppo gentile" con me, e tutti si sono meritati una bella ramanzina, grazie a me, e nessuno mi odierà più e impareranno un po' di lezione, e questa è l'avventura più bella del mondo. Dopotutto, sono il miglior ragazzino del mondo di Royal Woods! Ma solo per le mie sorelle! ('''Lincoln''') === Episodio 44, ''Rapporti familiari'' === * '''Leni''': Ehi! Questo è odore di biscotti al cioccolato. Lincoln ha preparato per la famiglia, oppure per gli amici?<br>'''Clyde''': Si, ma non pensateci troppo. Perché... "non sono per gli amici"! Accidenti! === Episodio 46, ''Voglia di avere'' === * '''Lincoln''': Ragazze, mi dispiace di avervi fatto troppo preoccupare per il vostro fratellino, ma il fatto è che voi in realtà siete sempre state le "mie" preferite a volte.<br>'''Luna''': Giusto, fratello!<br>'''Leni''': Potremo sempre contare su di te, Linc.<br>'''Lori''': E io non avevo mai capito che tu sei sempre stato così gentile con ognuno di noi, Lincoln. Ti vogliamo bene! Forza, abbraccio fraterno!<br>'''Lynn Jr.''': Cosa? Lincoln ha preferenze con Lori, Leni e Luna? Ma cosa ne saranno di noi altre sorelle? {{NDR|le altre sorelle si sentono tristemente offese}} == Quinta stagione == === Episodio 16, ''Flip e lo spirito del Natale'' === * Non ci credo! La macchina dei Flippi! Questo è in assoluto il miglior regalo! ('''Lincoln''') === Episodio 17, ''Il natale rovinato'' === * Per il nostro povero Lincoln... NIENTE REGALI! PER NESSUNA DI VOI SORELLE! ('''Lynn Sr.''') === Episodio 19, ''Lincoln il cattivo'' === * '''Leni''': Lincoln! Sei sicuro di voler essere un supereroe del quartiere o un supercattivo del quartiere, nonostante nessuno dei ragazzi ti adora?<br>'''Lincoln''': Assolutamente, Leni. Tanto voi sorelle potete sempre contare su di me, tanto per cambiare, finalmente. * '''Ragazzino medio''': Così tu odi da morire le scuole, Lincoln Loud? Alto tradimento!<br>'''Lincoln''': Non m'importa!<br>'''Ragazzino medio''': Massimo disonore!<br>'''Lincoln''': Chi se ne frega? E' meglio essere cattivi, i buoni saranno puniti, e i bulli meritano una punizione serissima. Giusto, Leni?<br>'''Leni''': Giustissimo Lincoln, conto su di te! === Episodio 34, ''Il rimorso di Lori'' === * '''Lori''': Lincoln! Fratellino adorato, stai bene?<br>'''Lincoln''': Si, io sto bene! Ma sono i miei sentimenti che sono arrabbiati!<br>'''Lori''': Lincoln, ti prego! Stai buono! Dopo che ho lasciato questa casa per l'università, non avevo capito che ora ho troppo rimorso per tutti, soprattutto per te, dopo tanti anni! Ti prometto che avrai tutto ciò che vorrai: fumetti e tanto altro. E credimi io in realtà sono tornata più buona e gentile che mai! Sono cambiata ormai! Spero che tu possa perdonarmi?<br>'''Lincoln''': No! Non posso perdonarti! E non accetto neanche i tuoi consigli falsi!<br>'''Lori''': Si, ti capisco! Bè, ci ho provato, ma devo farcela di nuovo!<br>'''Leni''': Già, bella mossa, mia ex-compagna di stanza! === Episodio 35, ''Famiglie contro amici'' === * '''Lincoln''': Ma... ma ragazzi! Non lasciatemi! Non potete negarmi! Sono il vostro amico!<br>'''Clyde''': Tu non sei più il mio amico, imbroglione traditore! == Sesta stagione == === Episodio 06, ''Super malumore'' === * '''Leni''': Oh no, Lincoln, sta creando guai a tutti!<br>'''Lana''': Questo non è il Lincoln che conosciamo!<br>'''Lincoln''': Il vero Lincoln che conoscete E' DIVENTATO SUPER EXTRA MEGA CATTIVISSIMO!<br>'''Luna''': Ma stai esagerando, e stai oltre passando il limite, Fratello!<br>'''Lola''': Tu ci spaventi quando ti comporti così!<br>'''Lincoln''': E chi se ne importa! Io non mi fido più di nessuno di tutta Royal Woods! E poi, prima regola del comando, ogni cosa brutta è colpa di tutti voi per me! ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Serie televisive statunitensi]] mn2w3ilshqzmr0oyha1ma2rc9kvvk11 1223380 1223379 2022-08-19T19:54:48Z 80.183.120.15 wikitext text/x-wiki {{FictionTV |titolo italiano=A casa dei Loud |tipofiction=Serie tv d'animazione |titolo originale=The Loud House |lingua originale=Inglese |paese=Stati Uniti |annoprimatv=2016 |stagioni=6 |ideatore=Chris Savino }} '''''A casa dei Loud''''', serie televisiva a cartoni animati statunitense, prodotta nel 2016 da Nickelodeon. == Prima stagione == === Incipit === '''Hunter''' {{NDR|[[Pubblicità dalle serie televisive|Pubblicità televisiva]]}}: Credete ai [[Fantasma|fantasmi]]? Seguite me, Hunter Spector, cacciatore di spettri, capo dell'Accademia Rinominata e Garantita per Ghostbusters o "ARGGH!", mentre scendo nel luogo più spaventoso di ogni casa: la cantina! Domenica sera alle 8:00 non perdetevelo, o rimarrete per sempre nel buio! ARGGH!<br>'''Lincoln''': Finalmente ci siamo. Sarà l'ultima puntata dal vivo del più grande! Show! Del mondo! Va bene, so che probabilmente starete pensando "Oh, Lincoln, con dieci sorelle non c'è possibilità che tu riesca a vedere quel programma" e… avreste ragione voi. Tutte le domeniche alle 8:00 è la stessa storia. Ma per stasera ho studiato un piano. {{NDR|Agguanta il walkie talkie}} Cadetto Lincoln chiama Cadetto Clyde! Puoi sentirmi?<br>'''Clyde''': Qui Cadetto Clyde, ti ricevo forte e chiaro! Sono così emozionato: finalmente riusciremo a vedere ''ARGGH!'' insieme! E con "insieme" intendo tu a casa tua e io a casa mia, giusto?<br>'''Lincoln''': {{NDR|Al pubblico}} È quasi un evento storico, ma abbiamo deciso che è meglio guardarlo separatamente: Clyde si è preso una cotta per mia sorella Lori. È imbarazzante.<br>'''Clyde''': {{NDR|Rivolto ad un poster di Lori}} Come va, bella?<br>'''Lincoln''': Clyde? Clyde, mi ricevi?<br>'''Clyde''': Ehm… è meglio se ti sbrighi Lincoln: sono quasi le 8:00.<br>'''Lincoln''': Che l'operazione "Distrare le mie sorelle così posso arrivare per primo alla TV e guardare l'ultima puntata speciale dal vivo di ''ARGGH!'' (e trovare un nome più corto per questa operazione)" abbia ora inizio. {{NDR|[[Piani dalle serie televisive|Piano]]}}<br>'''Lola e Lana''': Cartoni! Cartoni! Cartoni! Cartoni! Carto-<br>'''Lincoln''': Avete voglia di… preparare il tè per tutti? {{NDR|Tira fuori un servizio da tè. Lola è estasiata, ma non Lana.}}<br>'''Lola''': Sì! {{NDR|Prende il servizio da tè e torna in camera}} Certo, Lincoln!<br>'''Lana''': Ehi, io non ho voglia di preparare il tè per le bambole! Io voglio guardare la TV!<br>'''Lincoln''': Tu potresti… preparare il tè per loro due. {{NDR|Tira fuori due rospi}}<br>'''Lana''': Sì! {{NDR|Prende i due rospi e torna in camera}} Grazie, Lincoln!<br>'''Lincoln''': Ehi, Luan!<br>'''Luan''': Sto andando di sotto a guardare la TV.<br>'''Lincoln''': Dovresti prendere la tua videocamera: le gemelle stanno di nuovo litigando.<br>'''Lola''': Molla! Molla! No, non mi va!<br>'''Luan''': Avrò una marea di visualizzazioni! {{NDR|Corre a prendere la videocamera}} Grazie, Lincoln!<br>{{NDR|Lisa e Lily escono dalla loro camera. Lincoln affera Lily}}<br>'''Lincoln''': Ehi, Lisa! Ti ho risparmiato il viaggio di sotto e ti ho portato le tue cose.<br>'''Lisa''': Proteine, lattosio, cristalli di clorudio di sodio, saccarosio e gallus obum?<br>'''Lincoln''': Ehm… vuoi dire farina, latte, zucchero e uova?<br>'''Lisa''': Tu dici "pomodoro", io dico "Solanum lycopersicum". Grazie. {{NDR|Torna in camera}}<br>'''Lynn Jr.''': Evvai, due minuti alla partita! Woo!<br>'''Lincoln''': Ehi, Lynn! Guarda qui: {{NDR|Tira fuori un pallone da rugby}} l'ho riempita con l'elio per il giocatore estremo che vuole di più.<br>'''Lynn''': Io voglio di più!<br>'''Lincoln''' {{NDR|Vedendo arrivare Leni}}: Ehm… Prendilo! {{NDR|Lancia il pallone in camera di Lynn}} Oh, fa' attenzione, Leni!<br>'''Leni''': Che c'è? Ho un ragno addosso? Toglimelo, toglimelo, toglimelo, presto!<br>'''Lincoln''': Peggio! Hai un brufolo sulla punta del naso!<br>'''Leni''' {{NDR|Correndo in bagno in lacrime}}: Allora sono un mostro!<br>'''Luna''': Ehi, fratello, stasera la musica parlerà a suono di ROCK! Yeah!<br>'''Lincoln''': Però… {{NDR|Tira fuori uno strobo fatto a mano}} potresti fare un concerto rock con tanto di luci in camera tua.<br>'''Luna''': È molto meglio! Grazie, Linc! {{NDR|Prende la torcia-strobo e torna in camera}}<br>'''Lori''': Qualcuno ha visto il mio telefono? Devo commentare il telefilm con gli amici!<br>'''Lincoln''' {{NDR|Dopo aver mandato un messaggio col telefono della sorella}}: Ehi, Lori! Lori, ho trovato io il tuo telefono.<br>'''Lori''': Dammelo! Quante volte devo dirti di non mettere le tue mani sulle mie cos-<br>'''Lincoln''': Tre, due, uno… {{NDR|Il telefono squilla}}<br>'''Lori''': Pronto? Oh, ciao Bobby. No, non ti ho scritto di chiamarmi, ma sono felice tu lo abbia fatto. {{NDR|Rivolta a Lincoln, mentre torna in camera}} Grazie per nulla, babbeo!<br>{{NDR|Lily si è addormentata, Lincoln la poggia nella cesta della biancheria}}<br>'''Lincoln''': E sono dieci. {{NDR|Al pubblico metre si accomoda sul divano}} Come stavo dicendo, non sarò il più veloce e forse nemmeno il più forte, quindi, per tenere fuori dai piedi tutte le mie sorelle, conviene avere un piano.<br>'''Lucy''' {{NDR|Già sul divano}}: Hai dimenticato me.<br>'''Lincoln''': AH! Lucy! La dimentico sempre, Lucy!<br>'''Lucy''': È la storia della mia vita. === Episodio 1, ''Cacciatori di spettri'' === *'''Lincoln''': Cosa ci fai sul divano?<br>'''Lucy''': C'è una puntata della mia serie preferita: ''Vampiri di Malinconia''.<br>'''Lincoln''': Ma stasera trasmettono l'episodio di ''ARGGH!'' di cui parleranno tutti domani a scuola! Ti prego, fammelo vedere! Ti prego dal profondo della mia infelicità!<br>'''Lucy''': Mi spiace, Lincoln, ma conosci la [[Regole dalle serie televisive|regola]]: sono arrivata ''per prima''.<br>'''Lincoln''': Nooooo! {{NDR|Afferra il telecomando e lo lecca}} Ah!<br>'''Lucy''' {{NDR|Tirando fuori il vero telecomando della TV}}: È quello vecchio che Lily ha buttato nel gabinetto. {{NDR|Lincoln si pulisce la lingua, poi si mette a piangere}} Scusa, Lincoln, ma non perderò i miei ''Vampiri'': Edwin è così freddo e tormentato e misterioso… Ah… Se solo non fosse di un altro secolo.<br>'''Lincoln''': "Un altro secolo"! Non preoccuparti, Lucy. Tu guarderai la serie sulla grande TV a colori. Io guarderò il mio programma sulla vecchia e brutta TV in bianco e nero.<br>'''Lucy''': Quelli sono i miei colori preferiti.<br>'''Lincoln''': Già, così il mio programma sarà ancora più… lugubre.<br>'''Lucy''': Lugubre è il mio aggettivo preferito. *{{NDR|Portando la TV in bianco e nero in camera di Lucy}} Come fanno due soli colori a essere così pesanti? Ecco a te. Adesso ti metto la spina e poi… così sarai felice… o triste… o qualsiasi emozione sia quella… e io non rimarrò per sempre nel buio. {{NDR|Collega la spina, ma la corrente salta}} Accidenti. ('''Lincoln''') *{{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}} Ehi, sapete perché si è spento tutto? Le luci erano stanche! Capita? ('''Luan''') *'''Lori''': Ehi, quando mamma e papà sono fuori, sono io il capo. Innanzitutto, contiamoci per assicurarci che non manchi nessuno.<br>'''Lincoln''': Unoduetrequattrocinqueseisetteottonovedieci e io. Siamo undici. Ci siamo tutti. Siamo tutti qui, è sicuro.<br>'''Lucy''': Avete dimenticato me.<br>'''Lincoln''': AH! Posso alzare il salvavita e far tornare la luce prima che Lucy mi faccia venire un attacco di cuore?!<br>'''Lori''': Lincoln, sono la più grande, lo farò io! Dov'è il coso del salvavita?<br>'''Lincoln''': In cantina.<br>'''Lori''' {{NDR|Visibilmente spaventata}}: Perché devo farlo proprio io?<br>'''Fratelli Loud''': PERCHÉ TU SEI LA PIÙ GRANDE! *{{NDR|Dopo aver ripristinato la corrente}}<br>'''Leni''': Ragazzi, non riesco ancora a vedere niente!<br>'''Lisa''': Prova ad aprire gli occhi.<br>'''Leni''': È un miracolo! === Episodio 2, ''Il messaggio'' === *LINCOLN! C'è una sola regola in questa casa: stare lontano dalla mia camera! Se ti becco di nuovo qui, ti trasformo letteralmente in un puzzle umano! ('''Lori''') *'''Lana''': Non si corre nel corridoio!<br>'''Lincoln''': Eh? A che gioco state giocando?<br>'''Lola''': Lana, questo qui si permette di parlarci?<br>'''Lana''': Siamo le sorveglianti dei corridoi della scuola. Ci siamo esercitando.<br>'''Lola''': Se ti vediamo correre di nuovo, per te saranno guai. Abbiamo già rinchiuso Luan per le sue pessime battute.<br>'''Luan {{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}}''': Ehi, la conosci quella del ladro che ha rubato un calendario? Gli hanno dato dodici mesi! Capita?<br>'''Lola''': Sono altri cinque minuti, stralunata!<br>'''Lincoln''': Ok, ok. Allora camminerò a passo regolare. Lo giuro.<br>'''Lana''': Non si giura mai! *Clyde, che cosa ho fatto?! Ho detto che Lori è una {{NDR|Assolo di chitarra elettrica}}, quando in realtà è una {{NDR|Suono d'arpa}}. ('''Lincoln''') *'''Segreteria di Lori''': Ehi, Lori, è il tuo caro fratello Lincoln.<br>'''Lincoln''': Lori! Nooo!<br>'''Segreteria di Lori''': C'è una cosa che vorrei dirti da un po': tu sei…<br>'''Lori''': Cancellato. Lincoln, ci sono due regole in questa casa: stare lontano dalla mia camera e non chiamare mai il mio telefono! La mia segreteria non può essere occupata dai tuoi messaggi inutili. *Bobby! Solo dodici messaggi, oggi? Credevo ci tenessi a me. ('''Lori''') *'''Lincoln''': La prossima volta che avrò un problema con le mie sorelle, parlerò con loro invece di lasciare un messaggio o scrivere una lettera cattiva. A proposito… dov'è quella lettera?!<br>'''Lori''' {{NDR|In bagno e sempre al telefono con Bobby}}: Se vuoi che ci chiamiamo Lo-bby, dovrai mostrare un pochino più di… uh? {{NDR|Nota la lettera di sfogo di Lincoln}} Cos'è questa? "Perché Lori è la peggiore sorella del mondo". Bobby, ora devo chiudere… VADO A TRASFORMARE LINCOLN IN UN PUZZLE UMANO! === Episodio 3, ''Lincoln bullizzato'' === * '''Clyde''': Hai intenzione di affrontare quel bullo?<br>'''Lincoln''': Esatto! Ci vedremo alle 3:30 davanti a casa mia e finalmente sistemeremo questa cosa!<br>'''Clyde''': Vi prenderete a botte?<br>'''Lincoln''': Non sono un tipo manesco, Clyde. Gli farò un bel discorsetto da uomo a uomo. Giusto il tempo di scriverlo.<br>'''Clyde {{NDR|Nota un biglietto in testa a Lincoln appiccicato con la gomma da masticare}}''': Guarda, il bullo ti ha lasciato un messaggio.<br>'''Lincoln''': Cosa? "Scemo".<br>'''Clyde {{NDR|Concentrandosi sulla gomma}}''': Oh, anguria al lime.<br>'''Lincoln''': Meglio se le mie sorelle non lo vedano, finiranno con l'intromettersi e peggiorare tutto. Come sempre, del resto.<br>'''Clyde''': Ne se sicuro? Forse possono darti una mano. Tua sorella Lori da' ottimi consigli: "mai essere te stesso", mi disse un giorno. Adoro quella ragazza.<br>'''Lincoln''': Ah, Clyde. Dolce e innocente Clyde. Non sa proprio che significhi avere dieci sorelle ficcanaso. * '''Luan''': Lincoln, senti questa battuta: se avessi il tuo nome mi chiamerei babbuino.<br>'''Lincoln''': Non l'ho capita.<br>'''Luan''': È solo la battuta finale, mi manca ancora l'apertura. * '''Lincoln {{NDR|Aprendo la porta di camera sua dopo aver evitato le sorelle}}''': Fiew. Per poco.<br>'''Lisa''': Saluti umano. C'è della liquidam parassifluacifa nella tua zona follicolare.<br>'''Lincoln''': Cosa c'è nella mia cosa?<br>'''Lisa''': Hai una gomma sui capelli.<br>'''Lincoln''': Oh, sì. È probabile che si tratti soltanto…<br>'''Lisa''': Suppongo che non sia opera tua, essendo tu dotato di un'intelligenza media. Quindi posso solo dedurre che tu sia stato preso di mira da qualcuno.<br>'''Lincoln''': Lisa, non dirlo a nessuno, altrimenti tutte verranno a saperlo!<br>'''Lisa''': Tranquillo, il mio cervello non ha tempo per queste inutili stupidaggini.<br>'''Lincoln''': Fiew. '''{{NDR|Entra in camera e taglia via la gomma ma, subito dopo, tutte le sorelle irrompono in camera sua}}'''<br>'''Lynn''': Sei stato preso di mira?!<br>'''Lincoln''': Lisa! Credevo che non avresti detto nulla!<br>'''Lisa''': No, io ho semplicemente detto che non ho tempo per certe stupidaggini, così le ho passate a Lynn, il cui cervello ha molto più spazio del mio per questo tipo di cose.<br>'''Lynn''': Grazie. Aspetta… * Lo inviterò qui per un tè e gli farò usare la tazza scheggiata! Sono così cattiva che a volte mi faccio paura da sola. ('''Lola''') * Mi sono venuti in mente altri [[Insulti dalle serie televisive|insulti]]: sei talmente brutto che festeggi Halloween per telefono! ('''Luan''') * '''{{NDR|Al presunto bullo}}''' Come osi bullizzare Lincoln?! Solo noi possiamo farlo! ('''Lori''') * '''Lynn''': Vado a cercare il vero bullo!'''<br>Lincoln''': No, Lynn! Aspetta! Non è un ragazzo!<br>'''Leni''': Che cos'è? Un cane?<br>'''Lincoln''': Sigh… è una ragazza. '''{{NDR|Tutte quante, meno Lisa, esultano e poi abbracciano Lincoln}}''' Che c'è?<br>'''Lisa''': Le emozioni umane, di solito, non mi interessano, però… '''{{NDR|Anche lei esulta e abbraccia il fratello}}'''<br>'''Luna''': Oh, Lincoln! Per quale motivo non ci hai detto che hai una ragazza?<br>'''Lola''': Sì, riesco già a immaginarmela!<br>'''Lincoln''': Che state dicendo?!<br>'''Lori''': Se è arrivata a fare questo, non serve la sfera magica per capire che ti sta facendo il filo!<br>'''Lincoln''': Come vi viene in mente?! Quella mi ha infilato un panino nei pantaloni! Le mie mutande sono state piene di sesamo per giorni!<br>'''Leni''': Aww… com'è romantico.<br>'''Lori''': Davvero un classico.<br>'''Lincoln''': Ma siete impazzite?! Lei mi odia! Oggi la vedrò a scuola e faremo due chiacchiere.<br>'''Lori''': Sai, Lincoln, bastano solo due semplici parole.<br>'''Lincoln''': Cosa?!<br>'''Leni''': Io penso che tu debba darle un bacio.<br>'''Lincoln''': COSA?! === Episodio 4, ''Il video contest'' === * Se solo una sorella ci ha dato la nostra scena d'oro, con le altre, il primo premio è assicurato! ('''Lincoln''') * {{NDR|I compagni di classe si godono il video di Lincoln}}<br>'''Compagno''': Questo sì che è spassoso, altro che il video del criceto!<br>'''Compagna''': Lincoln, quel video è uno spasso. Il mio voto è tuo.<br>'''Lance''': Sì, quando c'è Lucy con la scultura ho riso come un matto!<br>'''Compagna''': E perché, quando compare Lori?<br>'''Lance''': Parli di Miss Spuzzettona? Avrebbe bisogno di un gastroenterologo. <br>'''Compagna''': Forse è un po' imbarazzante.<br>'''Lincoln''': "Imbarazzante"?<br>'''Lance''': Be', sì. Le mie sorelle mi polverizzerebbero se postassi un video come quello.<br>'''Lincoln''': Come hai detto?<br>{{NDR|Clyde e Lincoln fanno ritorno a casa}}<br>'''Clyde''': Ti prego, non farti polverizzare: dove lo trovo un altro migliore amico, di questi tempi?<br>'''Lincoln''': Ah, non preoccuparti: venerdì, dopo aver vinto il premio, cancellerò il nostro video.<br>'''Clyde''' {{NDR|Abbracciando Lincoln quando arrivano a casa Loud}}: Non si sa mai. È stato bello conoscerti.<br>'''Lincoln''': Tranquillo, Clyde: le mie sorelle non sapranno mai nulla. {{NDR|Apre la porta, trovando tutte le sorelle Loud furiose}}<br>'''Clyde''': Lo sanno. * E tutti pensano che faccia le puzzette! E comunque sono le scarpe che fanno rumore. Senti? {{NDR|Tenta di fare rumore, ma fallisce}} Ecco, ora non lo fanno più. ('''Lori''') *'''Lincoln''': Lola! Lana! Vi prego!<br>'''Lola''': Non ti inviterò mai più alla mia festa di compleanno! Mai più! {{NDR|Sbatte la porta}}<br>'''Lana''' {{NDR|Riapre la porta}}: Scusa, ma voglio sbatterla anch'io! *'''Lincoln''': Andiamo, sono vostro fratello!<br>'''Lucy''': Io non ho fratelli. {{NDR|Sbatte la porta, la riapre}} So di averlo detto più volte in passato, ma questa volta dico sul serio. {{NDR|Risbatte la porta}} *'''Lincoln {{NDR|Tornando a casa dopo aver caricato un video imbarazzante su di lui}}''': Spero abbia funzionato. {{NDR|Apre la porta, trovando tutte le sorelle Loud furiose}} Ecco, lo sapevo.<br>'''Lori''': Lincoln…<br>'''Lincoln''': Lo so di avervi messo in imbarazzo, perciò il minimo che potessi fare era mettere in imbarazzo anche me stesso, così adesso siamo pari.<br>'''Lynn''': Pari!? Secondo quale criterio noi siamo pari?<br>'''Lincoln''': Ragazze, io stavo solo cercando…<br>'''Lynn''': Il tuo video era molto peggio!<br>'''Lori''': Già, abbiamo riso come delle matte! {{NDR|Tutte lo abbracciano}}<br>'''Lincoln''': Facciamo la pace?<br>'''Lucy''': E pace sia, fratello. === Episodio 5, ''Ragno in fuga'' === * {{NDR|Affidando a Lincoln la tarantola della classe}} Lincoln, questa è una grossa responsabilità: Frank deve mangiare almeno due volte al giorno e non deve, per nessun motivo al mondo, uscire dalla sua gabbia. Al contrario di me, questo weekend. ('''Signora Johnson''') * '''Lincoln''': Sono sicuro che sarà un weekend stupendo!<br>'''Clyde''': Non credo che anche Leni la penserà così: te la ricordi ad Halloween?<br>{{NDR|Flashback}}<br>'''Leni''': Apro io!<br>'''Clyde''' {{NDR|Vestito da ragno}}: Dolcetto o…<br>'''Leni''': AH! Un ragno! {{NDR|Sparge spray insetticida e scappa via}}<br>'''Clyde''': Sto bene.<br>{{NDR|Fine flashback}}<br>'''Clyde''': E poi si nascose in camera per tre settimane.<br>'''Lincoln''': Se mi preoccupassi delle mie sorelle ogni volta che voglio fare qualcosa, non farei mai niente. * '''Luna''': Leni l'ha visto?<br>'''Lincoln''': Ragazze, per l'ultima volta: Leni non lo deve vedere!<br>'''Leni''': Vedere cosa?<br>'''Fratelli Loud''' {{NDR|Coprendo la teca}}: NIENTE!<br>'''Leni''': Oh! Non ci credo: state organizzando una festa a sorpresa per me! Oh, fermi, non ditemelo! Voglio essere stupita. * '''Lincoln''': Dove sei, Frank, dove sei finito?<br>'''Lola e Lana''': Dov'è chi?<br>'''Lincoln''': Eccole, qua! Le due gemelline più belle del mondo! Trovate! Ci si vede!<br>'''Lola''': Stava parlando di me.<br>'''Lana''': Me lo auguro. * '''Leni''': Oh, mi serve il latte.<br>'''Lisa''' {{NDR|Notando Frank sulla bottiglia di latte}}: No, ferma! Sei intollerante ai latticini!<br>'''Leni''': No, non è vero: io tollero tutti, lo sapete, anche quelli con la carnagione troppo chiara. * '''Lucy''': Siamo qui riuniti per piangere la prematura scomparsa di Frank la tarantola. Un ragno amatissimo da tutti noi.<br>'''Lola''': Tranne Leni.<br>'''Lana''': L'assassina<br>'''Lori''': Già.<br>'''Luna''': Già, è stata lei.<br>'''Lincoln''': Ragazze, la colpa non è di Leni, è soltanto mia: sapevo che Leni ha paura dei ragni, ma ho portato a casa Frank lo stesso. Non avrei dovuto. Sigh. L'intera classe ora mi odierà, ma è giusto così. * '''Leni''' {{NDR|Proteggendo Frank dallo sterminatore}}: Non si muova da lì, signore! Se ora ucciderà questo povero ragno, ucciderà anche il futuro di questo ragazzo. Tutti lo crederebbero uno sterminatore di ragni e nessuno si fiderebbe di lui. Sicuro di voler portare questo peso?<br>'''Sterminatore''': Wow. A questo non avrei mai pensato. Signorina, lei mi ha appena cambiato la vita.<br>'''Leni e Lincoln''': Davvero?<br>'''Sterminatore''': Certo che no, paladini dei ragni! Ma adesso me ne vado! Vi lascio il mio conto.<br>'''Lincoln''': Leni, sei stata incredibile! Ma, come mai..?<br>'''Leni''': Mi ha colpito ciò che hai detto al funerale. E inoltre, forse i ragni non sono così male. Voglio dire, questo è così carino. {{NDR|Frank strizza tutti e otto gli occhi}} No, non è vero. Tienilo, tienilo! Ugh! Mi ha strizzato gli occhi! === Episodio 6, ''Il regno del caos'' === * '''Lincoln''': D'accordo, sorelle, ascoltate! Ho come l'impressione di essere il più sfortunato in questa casa<br>'''Leni''': Ti riferisci ai capelli bianchi? Sono belli, assomigli al nonno.<br>'''Lincoln''': Non sto parlando dei miei capelli, mi riferisco ai lavori di casa! Il mio è molto più duro dei vostri e non è giusto!<br>'''Lori''': Ma dai, i nostri compiti sono duri quanto il tuo, se non ancora di più.<br>'''Lincoln''': Oh, davvero? Guardate Lisa: che cavolo sta facendo?<br>'''Lisa {{NDR|Al telefono}}''': Oh, mi dia un momento, Janis. Tengo la contabilità, Lincoln. Mi ascolti, voglio che storni quell'addebito. Non credo che qualcuno, in questa casa, abbia comprato un auto a Saskatchewan.<br>'''Lincoln''': Be', se credete che le vostre mansioni siano così dure, sono certo che qualcuno farà a cambio con me.<br>'''Lori''': Scordatelo, Lincoln! L'equilibrio è già delicato in questa casa. Se cominciamo a scambiarci i compiti, potremmo sollevare un vero e proprio vespaio.<br>'''Lana''': Che ci sarebbe di male? Sono belle le vespe. * '''Lincoln''': Uno, due, tre! Senza pulizie mi sento un re! […] Quattro, cinque, sei, sette e otto! Addio ai rifiuti è il mio [[Motti dalle serie televisive|motto]]! […] Nove, dieci, undici e dodici! Porti fuori i residui atomici! […] Tredici, quattordici, quindici e sedici! Ehm… Ehm…<br>'''Lynn Sr.''': Tesoro, dobbiamo intervenire?<br>'''Rita''': Oh, non ancora: voglio vedere che rima trova con sedici. * Janis, quando riavremo i servizi? Tra ventiquattro ore? E se le mando un cestino di muffin? {{NDR|La corrente viene ristabilita}} ('''Lisa''') === Episodio 7, ''Progetto Loud'' === * '''Lincoln''' {{NDR|Evitando una trappola di Luan}}: Oggi potevi evitarlo.<br>'''Luan''' {{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}}: Be', se non altro hai fatto la doccia. La secchiata ti ha dato il buongiorno. * {{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}} Vedrai che il mio secchio di metterà nel sacco. ('''Luan''') * '''Lori''': Che cosa vuoi?<br>'''Lincoln''': Lori, potresti, magari, chiudere il telefono e prepararti?<br>'''Lori''': Sta calmo, sono abbastanza capace di fare due cose allo stesso tempo.<br>{{NDR|Leni inciampa}}<br>'''Lincoln''': Leni?<br>'''Leni''': Promemoria: mai camminare o masticare una gomma allo stesso tempo. * '''Luan''' {{NDR|[[Barzellette dalle serie televisive|Barzelletta]]}}: Come si ferma un rinoceronte che sta caricando?<br>'''Lincoln''': Devi staccargli la spina! * '''Lynn''': Dove caspita sono i miei pattini? Devo giocare a [[hockey su prato]].<br>'''Lincoln''': Aspetta, non si usano i pattini nell'hockey su prato.<br>'''Lynn''': Nel modo in cui gioco io, sì. *'''Leni''': La mia pelle è diventata blu!<br>'''Lisa''': Tecnicamente è una sfumatura del ceruleo, ma va bene lo stesso.<br>'''Lincoln''': Lisa, che hai combinato!?<br>'''Lisa''': Ho solo scambiato la crema di Leni con un unguento di pigmentazione della pelle sperimentale che sto creando.<br>'''Lincoln''': E perché non glielo hai detto!?<br>'''Lisa''': Perché se glielo avessi detto, non me lo avrebbe permesso.<br>'''Lincoln''': Adesso tu vai di sopra e cerchi una soluzione!<br>'''Lisa''': D'accordo… sorella bionda 1, scienza 0.<br>'''Lincoln''': Può andare come dico io, per una volta?!<br>'''Luna''': Non sempre hai quello che vuoi, ''brother''.<br>'''Lucy''': Lincoln, ho finito la mia [[Poesie dalle serie televisive|poesia]]. Si intitola "Fallimento".<br>'''Lincoln''': Lucy, non ho davvero tempo per questo.<br>'''Lucy''': ''Fallimento | Non è un'opzione, ma qualcosa di cui mi dolgo. | Come quando, anche se è freddo, io mi sciolgo.''<br>'''Lincoln''' {{NDR|Nota Lily scorrazzare nuda}}: Lily! Perché non hai il pannolino?! E dove sono i vestiti?! {{NDR|Calpesta qualcosa}} Ho trovato il pannolino…<br>'''Lucy''': ''Fallimento | Sai che può provarlo anche un cane. | Perché le scelte che fai, possono essere vane.'' […] ''Fallimento | Chissà di chi è la colpa, se il mondo ha fame? | Io non posso far altro che usare delle lame.''<br>'''Lincoln''': STOP! Ora ho io una poesia per te. Si intitola "Lucy": ''Nera come la notte, capelli come la pece. | E ora sali in macchina e lasciami in pace.''<br>'''Lucy''': Delusione… Ancora una volta, il tuo talento poetico mi ha messo al tappeto. === Episodio 8, ''La vacanza'' === * '''Luna''': Tu vuoi andare in spiaggia, Lucy?<br>'''Lucy''': Tre parole: attacchi di squalo. *'''Lori {{NDR|Controllando la "crema solare" che Lincoln si è spalmato, ustionandosi}}''': "Sodio cloridrico; evitare il contatto con la pelle"? Tutto questo ha chiaramente la firma di Lisa.<br>'''Leni''': Perciò questo è il nome scientifico di Lisa? === Episodio 9, ''Il tavolo dei grandi'' === * '''Lincoln''': Si può cenare in santa pace!?<br>'''Lana''': Io preferisco la guerra! * '''Rita''': Dimmi, Lynn, come è andato il compito di matematica?<br>'''Lynn''': Bene, mamma: sono anche riuscita a disegnare la parentesi graffa. === Episodio 10, ''Posto dolce posto'' === * Ah, le gite in auto. Quella tradizione tanto amata dalle famiglie. Domani anche i Loud ne faranno una dopo molto tempo. È un'idea carina, vero? Non se si è in tredici stipati dentro un minivan o, come lo chiamiamo affettuosamente noi, Vanzilla! ('''Lincoln''') *'''Lynn''': Giochiamo a "Auto attacco"?<br>'''Lincoln''': Come si gioca?<br>'''Lynn''': Io ti colpisco ogni volta che io vedo un auto. {{NDR|Passa una lunga e stracolma bisarca}} Oh, tempismo perfetto. * '''Lola''': Che cosa stai tramando, Lincoln!?<br>'''Lincoln''': Io? Non sto tramando un bel niente. Sto solo schiacciando un pisolino in macchina, come fanno i ragazzi.<br>'''Lori''': Ah, sì? E cos'è… {{NDR|Tira fuori la mappa della macchina trovata in camera sua}} QUESTO!?<br>'''Lincoln''': Sei entrata nella mia camera!?<br>'''Lori''': Non è questo il punto, adesso!<br>'''Lana''': Cos'è il "posto dolce posto" e perché lo hai scelto per te!?<br>'''Lincoln''': Oh… è… ecco… è il posto peggiore in assoluto dell'auto! Ma mi ci sono messo io per non far stare voi scomode!<br>'''Lucy''': Allora perché si chiama "posto ''dolce'' posto"?<br>'''Lincoln''': Perché io sono dolce?<br>'''Lisa''': Secondo i miei calcoli, il "posto dolce posto" è, in realtà, il miglior posto dell'auto per diversi motivi, tra cui ricircolo dell'aria, prossimità ai genitori e mancanza di adesivo masticabile sul sedile.<br>'''Lincoln''': Io ci ho messo 8 mesi di studio per capirlo!<br>'''Lisa''': Ma guarda un po'… * '''Lincoln''': La proprietà si acquisisce con il possesso.<br>'''Lynn''': Acquisirai un livido in fronte, tra poco! === Episodio 11, ''Lezioni di guida'' === * Lori è l'unica dei figli Loud con la patente, il che vuol dire che gli altri dieci, il passaggio se lo devono guadagnare. ('''Lincoln''') * {{NDR|Armata di martello, chiodi e assi}} Devo andare al centro commerciale e ho chiesto un passaggio a Lori. Mi ha chiesto in cambio di farle il letto, ma io credevo che l'avesse. ('''Leni''') * L'esame della patente l'ho già dato dodici volte e nessuno vuole più insegnarmi a guidare. Papà è ancora sotto shock per l'incidente dell'idrante, il fattorino e la suora. ('''Leni''') *'''Lincoln''': Questa è la freccia! […]<br>'''Leni''': Ho capito! La lucina lampeggiante!<br>'''Lincoln''': La "lucina lampeggiante"?'''<br>Leni''': Sì. Quella vicino al coso che gira.'''<br>Lincoln''': Il coso… Ecco qual è il problema! Non ho parlato con la lingua di Leni!<br>'''Leni''': Esiste un paese che si chiama come me? *'''Lori''': Ah, eccoti. Non ti serve un passaggio al negozio di fumetti? {{NDR|Gli passa il cesto della sua roba da lavare}} Ecco qui il bucato, è tutto per te!<br>'''Lincoln''': No, grazie. Aspetto che Leni che tra poco tornerà dal suo esame di guida sventolando la sua patente.<br>'''Lori''': Pff… tanto non ce la farà mai. E ora fammi il bucato.<br>'''Lincoln''': Mi dispiace, io sono certo che Leni ce la farà!<br>'''Lori''': No, te l'ho già detto, il mio piano è infallibile.<br>'''Lincoln''': Aspetta, cosa!?<br>'''Lori''': Niente!<br>'''Lincoln''': Torna subito, qui! {{NDR|Afferra un maglione dal cesto}} Giuro che farò restringere nell'asciugatrice il tuo maglione preferito se non mi dici subito…<br>'''Lori''': NO! E va bene: potrei aver sabotato Leni avendole dato istruzioni di guida sbagliate mentre dormiva, ma è solo perché se Leni prende la patente la mia stanza non sarà più pulita, capisci?<br>'''Lincoln''': Ma cosa ti passa per la testa!? === Episodio 12, ''Chi comanda in casa?'' === * '''Lincoln {{NDR|Sentendo odore di profumo}}''': Questo è… Oh, no! {{NDR|Le sorelle escono a sentire meglio il profumo}}<br>'''Lucy''': Ehi, ma… che cos'è?<br>'''Lincoln''': Il profumo della mamma! Significa una sola cosa! {{NDR|Controlla il calendario: è il giorno dell'uscita dei genitori}} Escono! Ho un brutto presentimento.<br>'''Rita {{NDR|Uscendo}}''': Lori penserà a voi, ciao!<br>'''Lincoln''': Nooo! Lori ha il brutto vizio di comandarci a bacchetta! In questa casa, lei è la Regina del…<br>'''Lori''': No! Niente musica! Niente torte di fango! […] E non si telefona! E soprattutto niente videogame! * '''Lori {{NDR|Venendo legata dai fratelli}}''': Ehi! Che cosa sta succedendo?<br>'''Lincoln''': Il tuo deliro di onnipotenza è finito! Ci riprenderemo i nostri venerdì sera!<br>'''Lori''': Delirio di cosa?<br>'''Lincoln''': Perché non lo ammetti? Dillo che ci provi gusto a comandarci a bacchetta!<br>'''Sorelle Loud''': Già! È vero! Esatto!<br>'''Lori''': Quindi voi pensate che io mi diverta. Sfortunatamente io sono l'unica che può evitare che questa casa finisca in un cumulo di macerie! Non è una cosa che chiunque di voi può fare!<br>'''Lana''': Tu dici? Lincoln sarebbe perfetto!<br>'''Lincoln''': Eh? Sei sicura?<br>'''Sorelle Loud''': Noi vogliamo Lincoln! Noi vogliamo Lincoln!<br>'''Lori''': Lincoln che si occupa di voi? Uh! Cliff tornerebbe a fare i bisogni ovunque!<br>'''Lincoln''': Ah, sì!? Accetto la sfida, sorellona! Portatela via!<br>'''Lori''': Durerai al massimo cinque minuti! {{NDR|Ride maniacalmente}} === Episodio 13, ''Falso addio'' === * '''Lincoln''': Lori, mi dispiace di averti turbata quando io tento di scappare di casa per sempre; è solo che voi donne de ceneri dovrete imparare un pò di educazione per me.<br>'''Lori''': Va bene, Lincoln. Scuse accettate. Hai ragione, ti voglio bene. Ma prometti di fare il bravo per la tua famiglia, visto che tenti sempre di fare qualcosa, e che io mi fido veramente di te?<br>'''Lincoln''': Certo! Sarò il più buono di tutti! {{NDR|Avendo le dita incrociate}} No! Non credo proprio, contro ogni avversità e bullo, per me, è meglio essere coraggiosamente cattivi i buoni come loro saranno puniti, non trovate? === Episodio 14, ''Come rilassarsi a casa'' === * '''Lincoln''': Leni! Luna! Che cosa ci fate qui? Credevo che voi fossero uscite con le altre.<br>'''Luna''': Fratellino, se vuoi rilassarti ti consiglierei di evitare problemi, visto che vuoi essere il migliore di tutti! Davvero!<br>'''Leni''': Ha ragione, Linky, tesorino! Bisogna essere gentili dato che non vuoi essere tristemente e ipocritamente testato. Aspetta. Oppure stressato? === Episodio 16, ''L'appuntamento'' === * Ti perdono, Lincoln! MA NON TU, BOBBY! ('''Lori''') === Episodio 44, ''Una fiera indimenticabile'' === * '''Lori''': Ehi, Linc! Ti ringrazio! Bobby mi ha detto per quello che hai fatto!<br>'''Lincoln''': Nessun problema! Scusa per avertelo rubato, e poi avevo finito con i giochi di parole del "Bro"!<br>'''Lori''': Bobby, aveva ragione: sei letteralmente un grande bro! == Seconda stagione == === Episodio 35, ''Un argomento fasullo'' === * '''Lori''': Lincoln, hai fatto benissimo, accusare Clyde per l'attentato che Ronnie Anne ti lasciasse, e non mi rendevo conto che è un addio.<br>'''Lincoln''': Sapete, amici, tutto è bene, quel che finisce bene, non solo Ronnie Anne non sarà mai e poi mai la mia ragazza ma saremo solo buoni amici, e ricordatevi, le ramanzine su ognuno degli altri per me è fichissima. Scusa, Clyde! === Episodio 45, ''Yes Man'' === * "Biglietto V.I.B. per un fratello molto importante"? ('''Lincoln''') == Terza stagione == === Episodio 42, ''I non-genitori'' === * Ehi, Loud! Se voi fossero dei genitori appena decenti, avreste educato vostro figlio, molto tempo fa! ('''Signor Grouse''') * '''Lynn Jr.''': "Le figlie peggiori del mondo"?<br>'''Sorelle Loud''': PAPA'!<br>'''Lynn Sr.''': NO! No no no no no! Volevo dire: "Le figlie migliori del mondo! Ehehe! Che guaio! === Episodio 43, ''Le tre babysitter'' === * '''Luna''': Il nostro fratellino è sempre qui, ma noi invece siamo rovinate.<br>'''Leni''': Saremo ufficialmente la famiglia peggiore del mondo per il nostro povero Linky!<br>'''Lori''': Siamo state le terribili babysitter del mondo.<br>'''Lincoln''': No, sorellone, non è vero! E tranquille! Per me, soprattutto voi tre, nessuno di noi fratelli è tanto affatto terribile! {{NDR|Lori, Leni e Luna sorridono a Lincoln, abbracciandolo}} Si'! == Quarta stagione == === Episodio 24, ''Un governatore per amico'' === * Uao! Questa sì che è vita! Il governatore è "troppo gentile" con me, e tutti si sono meritati una bella ramanzina, grazie a me, e nessuno mi odierà più e impareranno un po' di lezione, e questa è l'avventura più bella del mondo. Dopotutto, sono il miglior ragazzino del mondo di Royal Woods! Ma solo per le mie sorelle! ('''Lincoln''') === Episodio 44, ''Rapporti familiari'' === * '''Leni''': Ehi! Questo è odore di biscotti al cioccolato. Lincoln ha preparato per la famiglia, oppure per gli amici?<br>'''Clyde''': Si, ma non pensateci troppo. Perché... "non sono per gli amici"! Accidenti! === Episodio 46, ''Voglia di avere'' === * '''Lincoln''': Ragazze, mi dispiace di avervi fatto troppo preoccupare per il vostro fratellino, ma il fatto è che voi in realtà siete sempre state le "mie" preferite a volte.<br>'''Luna''': Giusto, fratello!<br>'''Leni''': Potremo sempre contare su di te, Linc.<br>'''Lori''': E io non avevo mai capito che tu sei sempre stato così gentile con ognuno di noi, Lincoln. Ti vogliamo bene! Forza, abbraccio fraterno!<br>'''Lynn Jr.''': Cosa? Lincoln ha preferenze con Lori, Leni e Luna? Ma cosa ne saranno di noi altre sorelle? {{NDR|le altre sorelle si sentono tristemente offese}} == Quinta stagione == === Episodio 16, ''Flip e lo spirito del Natale'' === * Non ci credo! La macchina dei Flippi! Questo è in assoluto il miglior regalo! ('''Lincoln''') === Episodio 17, ''Il natale rovinato'' === * Per il nostro povero Lincoln... NIENTE REGALI! PER NESSUNA DI VOI SORELLE! ('''Lynn Sr.''') === Episodio 19, ''Lincoln il cattivo'' === * '''Leni''': Lincoln! Sei sicuro di voler essere un supereroe del quartiere o un supercattivo del quartiere, nonostante nessuno dei ragazzi ti adora?<br>'''Lincoln''': Assolutamente, Leni. Tanto voi sorelle potete sempre contare su di me, tanto per cambiare, finalmente. * '''Ragazzino medio''': Così tu odi da morire le scuole, Lincoln Loud? Alto tradimento!<br>'''Lincoln''': Non m'importa!<br>'''Ragazzino medio''': Massimo disonore!<br>'''Lincoln''': Chi se ne frega? E' meglio essere cattivi, i buoni saranno puniti, e i bulli meritano una punizione serissima. Giusto, Leni?<br>'''Leni''': Giustissimo Lincoln, conto su di te! === Episodio 34, ''Il rimorso di Lori'' === * '''Lori''': Lincoln! Fratellino adorato, stai bene?<br>'''Lincoln''': Si, io sto bene! Ma sono i miei sentimenti che sono arrabbiati!<br>'''Lori''': Lincoln, ti prego! Stai buono! Dopo che ho lasciato questa casa per l'università, non avevo capito che ora ho troppo rimorso per tutti, soprattutto per te, dopo tanti anni! Ti prometto che avrai tutto ciò che vorrai: fumetti e tanto altro. E credimi io in realtà sono tornata più buona e gentile che mai! Sono cambiata ormai! Spero che tu possa perdonarmi?<br>'''Lincoln''': No! Non posso perdonarti! E non accetto neanche i tuoi consigli falsi!<br>'''Lori''': Si, ti capisco! Bè, ci ho provato, ma devo farcela di nuovo!<br>'''Leni''': Già, bella mossa, mia ex-compagna di stanza! === Episodio 35, ''Famiglie contro amici'' === * '''Lincoln''': Ma... ma ragazzi! Non lasciatemi! Non potete negarmi! Sono il vostro amico!<br>'''Clyde''': Tu non sei più il mio amico, imbroglione traditore! == Sesta stagione == === Episodio 06, ''Super malumore'' === * '''Leni''': Oh no, Lincoln, sta creando guai a tutti!<br>'''Lana''': Questo non è il Lincoln che conosciamo!<br>'''Lincoln''': Il vero Lincoln che conoscete E' DIVENTATO SUPER EXTRA MEGA CATTIVISSIMO!<br>'''Luna''': Ma stai esagerando, e stai oltre passando il limite, Fratello!<br>'''Lola''': Tu ci spaventi quando ti comporti così!<br>'''Lincoln''': E chi se ne importa! Io non mi fido più di nessuno di tutta Royal Woods! E poi, prima regola del comando: ogni cosa brutta è colpa di tutti voi per me! ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Serie televisive statunitensi]] 509ktc0gfnxn7yuwja71sr1d9r2ukg5 Rosanna Vaudetti 0 182901 1223336 1164726 2022-08-19T14:52:13Z Danyele 19198 fix wikitext text/x-wiki [[File:Rosanna Vaudetti (Rome, 1961).jpg|thumb|Rosanna Vaudetti (1961)]] '''Rosanna Vaudetti''' (1937 – vivente), annunciatrice e conduttrice televisiva italiana. ==Citazioni di Rosanna Vaudetti== *All'inizio la [[televisione|tv]] era un'aliena, un grosso scatolone che piombò di colpo nelle case degli italiani. Quando io dicevo "Buonasera", c'era gente seduta in salotto che rispondeva "Buonasera a lei!".<ref name=Vaudetti>Dall'intervista di Maria Pezzi, ''[https://www.liberoquotidiano.it/news/spettacoli/13395640/rosanna-vaudetti-annunciatrice-rai-80-anni-voglio-tornare-in-tv-intervista-spy.html Rosanna Vaudetti, a 80 anni la vendetta dell'annunciatrice Rai: "Chi mi ha fatto fuori"]'', ''liberoquotidiano.it'', 4 novembre 2018.</ref> *La madrina del [[Rai|secondo canale]] è stata la collega [[Aba Cercato]].<ref>Dall'intervista di Ilaria Galateria, ''[https://www.vignaclarablog.it/2014013026629/buonasera-signorina-buonasera/ Buonasera signorina buonasera]'', ''vignaclarablog.it'', 30 gennaio 2014.</ref> *{{NDR|Sulle [[Signorine buonasera|annunciatrici]]}} Umanizzavamo la scatola dei sogni e per anni abbiamo rappresentato la Rai, avevamo un posto di rilievo in una televisione dominata dagli uomini. A rottamarci è stato il telecomando, negli Anni 80: fu il "killer delle annunciatrici", da quel momento il nostro ruolo cominciò ad avere meno senso.<ref name=Vaudetti/> *Un giorno mi fu recapitata una busta che conteneva un testamento olografo: un signore mi scelse come sua erede. "Ho passato più tempo con lei che con i miei familiari" c'era scritto. Io rinunciai.<ref name=Vaudetti/> ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Rai]] *[[Signorine buonasera]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Vaudetti, Rosanna}} [[Categoria:Annunciatori televisivi italiani]] [[Categoria:Conduttori televisivi italiani]] hgq3cmuqigwv39jclkugxo84l1otr65 1223349 1223336 2022-08-19T16:40:29Z Ibisco 49387 wikitext text/x-wiki [[File:Rosanna Vaudetti (Rome, 1961).jpg|thumb|Rosanna Vaudetti nel 1961]] '''Rosanna Vaudetti''' (1937 – vivente), annunciatrice e conduttrice televisiva italiana. ==Citazioni di Rosanna Vaudetti== *All'inizio la [[televisione|tv]] era un'aliena, un grosso scatolone che piombò di colpo nelle case degli italiani. Quando io dicevo "Buonasera", c'era gente seduta in salotto che rispondeva "Buonasera a lei!".<ref name=Vaudetti>Dall'intervista di Maria Pezzi, ''[https://www.liberoquotidiano.it/news/spettacoli/13395640/rosanna-vaudetti-annunciatrice-rai-80-anni-voglio-tornare-in-tv-intervista-spy.html Rosanna Vaudetti, a 80 anni la vendetta dell'annunciatrice Rai: "Chi mi ha fatto fuori"]'', ''liberoquotidiano.it'', 4 novembre 2018.</ref> *La madrina del [[Rai|secondo canale]] è stata la collega [[Aba Cercato]].<ref>Dall'intervista di Ilaria Galateria, ''[https://www.vignaclarablog.it/2014013026629/buonasera-signorina-buonasera/ Buonasera signorina buonasera]'', ''vignaclarablog.it'', 30 gennaio 2014.</ref> *{{NDR|Sulle [[Signorine buonasera|annunciatrici]]}} Umanizzavamo la scatola dei sogni e per anni abbiamo rappresentato la Rai, avevamo un posto di rilievo in una televisione dominata dagli uomini. A rottamarci è stato il telecomando, negli Anni 80: fu il "killer delle annunciatrici", da quel momento il nostro ruolo cominciò ad avere meno senso.<ref name=Vaudetti/> *Un giorno mi fu recapitata una busta che conteneva un testamento olografo: un signore mi scelse come sua erede. "Ho passato più tempo con lei che con i miei familiari" c'era scritto. Io rinunciai.<ref name=Vaudetti/> ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Rai]] *[[Signorine buonasera]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Vaudetti, Rosanna}} [[Categoria:Annunciatori televisivi italiani]] [[Categoria:Conduttori televisivi italiani]] lwz9bothi2a1vym4o9tbbl68nm8yo5o Eva Robin's 0 186284 1223449 1221620 2022-08-20T02:31:01Z Danyele 19198 /* Citazioni su Eva Robin's */ +1 wikitext text/x-wiki [[File:Intervista a Eva Robin's - 32° Lovers Film Festival.jpg|thumb|Eva Robin's nel 2017]] '''Eva Robin's''' o '''Eva RobinS''', nota come cantante anche con il nome di '''Cassandra''', pseudonimo di Roberto Maurizio Coatti (1958 – vivente), attrice, cantante e personaggio televisivo italiano. ==Citazioni di Eva Robin's== {{cronologico}} {{Int2|1=''[https://interviste.sabellifioretti.it/?p=747 Eva Robin's – Il Secolo XIX, 4 gennaio 1990]''|2=Intervista di [[Claudio Sabelli Fioretti]]; citato in ''Sabellifioretti.it''.}} *I personaggi dello spettacolo hanno sempre qualche cosa che deve far sognare. Se si entra nella normalità vera del discorso privato di un personaggio si infrange un sogno che la gente ha a proposito di queste star irraggiungibili. *Il nome me l’hanno dato gli altri. Quando ero piccolina ed ero molto più bionda di adesso, assomigliavo ad Eva Kant, la donna di ''[[Diabolik]]''. Ero una donna da fumetto. I fumetti mi sono sempre piaciuti, mi aiutano a sognare. Ma poi a seconda del caso io mi chiamo Roberta, Roberto, se voglio scandalizzare, oppure Eva o qualsiasi altro nome. I nomi sono abbinabili uno con l’altro, uno vive della natura dell’altro e viceversa. *Io uso l’immagine della seduttrice per difendere una parte di me che è molto indifesa e fragile. La seduzione è la mia corazza. La mia vera essenza è un omino piccolo piccolo. Una specie di lillipuziano, oppure un feto, qualcosa che non è mai diventato un uomo. *Qualsiasi personaggio del mondo dello spettacolo è un mostro. Se mi desse fastidio non avrei tolto i veli, non mi sarei mostrata, non avrei fatto di me stessa un caso. Non mi dà fastidio essere un mostro. Mi piace, ci convivo tranquillamente. È una maniera per sopravvivere in questa società. {{Int2|''[https://www.gay.it/eva-robins-intervista-gay-transfobia "I gay e la transfobia: ecco la verità"]''|Intervista di Alessio Poeta, ''Gay.it'', 5 agosto 2016.}} *Non capisco perché la gente continui a pensare che se una non appare in [[Tv]], vuol dire che è morta. *Penso che faccio bene a non andare più in televisione. Andando in video vengo sempre accomunata a quel mondo lì e che deve parlare sempre delle stesse cose. Dopo un po', detto tra noi, non so più cosa dire. Ho le frasi pronte, da anni, ad ogni domanda. *Nessuno mi ha mai chiesto cosa mi manca. Non so perché, ma nessuno l'ha mai fatto. {{NDR|«Cosa le manca, visto che ci tiene così tanto?»}} L'omicidio e il parto. *{{NDR|«Non si è mai pentita di essersi messa completamente a nudo?»}} Assolutamente no. Mi sono liberata di tutto il superfluo interiore, per farlo capire agli altri, e non sa quanto sono contenta. *{{NDR|«In quest'epoca dove non esistono più ruoli, qual è il segreto per conquistare un uomo?»}} Non fare nulla. Gli uomini, per me, sono ancora così inesplicabili. Mi sono totalmente disinnamorata della loro struttura interna, che oramai mi soffermo solo sulle fattezze fisiche. *Il [[fascino]] viene da sempre da qualcosa che, talvolta inconsciamente, ci fa paura. Dietro il fascino c’è sempre quel qualcosa di oscuro. *{{NDR|«Le piace la [[legge Cirinnà]]?»}} Bah, ho sempre pensato che fosse giusto avere dei diritti e che ognuno avesse la possibilità di scegliere se unirsi civilmente, o meno. Per quel che mi riguarda, quel tipo di contratto non fa per me. Se vuoi creare un mostro, sposalo. ==Citazioni su Eva Robin's== *La chiamai per un programma che si chiamava ''Primadonna'' e che andava in onda alle sette di sera su ''Italia 1''. Programma, ahimè, poco fortunato visto che chiuse due mesi dopo dalla messa in onda. Cercavamo una conduttrice e io pensai subito a lei. La vidi per la prima volta in Sardegna. Era di una bellezza mozzafiato. Con il suo sex appeal sedusse popolo e Paese. ([[Irene Ghergo]]) *Una delle donne più belle di questo Paese. ([[Lea T]]) ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Robin's, Eva}} [[Categoria:Attori italiani]] [[Categoria:Cantanti italiani]] [[Categoria:Personaggi televisivi italiani]] k4l7a6aj19kt7jjiq15g0bvpouogkgg Giornalismo sportivo 0 192660 1223432 1203185 2022-08-20T00:51:47Z Danyele 19198 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Lewis Hamilton - Media Interview (European GP 2011).jpg|thumb|Il pilota di Formula 1 [[Lewis Hamilton]] intervistato da alcuni giornalisti sportivi (2011)]] Citazioni sul '''giornalismo sportivo''' e i '''giornalisti sportivi'''. *Al giornalismo sportivo di oggi, così prevedibile, così senz'anima, così inutilmente presuntuoso, mancano le immagini e gli aggettivi di [[Vladimiro Caminiti|Camin]], il suo sguardo attento e pulito, il suo entusiasmo, la sua cultura. ([[Darwin Pastorin]]) *In Italia c'è sempre stato questo pregiudizio nei confronti del giornalismo sportivo come di un giornalismo minore quando in realtà da questo sono usciti alcuni tra gli esempi di scrittura più luminosa. Ne cito solo tre: Gianni Brera, Giampiero Ormezzano e Gianni Melidoni per rimanere su figure totemiche. Il motivo è molto semplice: in realtà il giornalismo sportivo è quello che racconta l'impresa, l'evento. Soltanto chi ha in dotazione una scrittura molto alta è in grado di farlo. È un giornalismo nobile perché si confronta al tema della mitologia dell'evento. Oggi si è degradato, perché a degradarsi è stato il giornalismo nel suo complesso. ([[Giancarlo Dotto]]) *Io sono molto pessimista sul giornalismo sportivo di oggi, sul giornalismo in generale. [...] Sono pessimista innanzitutto perché c'è poca, pochissima preparazione. C'è gente che si occupa o che comincia ad occuparsi di calcio, ma che non conosce la storia del calcio. [...]. Molti si buttano, molti si inventano, con i [[social network]] si cerca di fare qualcosa che però è [[comunicazione]], non giornalismo. [...] Fare il [[giornalista]], oltre il dover dare la notizia e le informazioni, è la capacità, attraverso gli strumenti con cui ti formi, di interpretare e analizzare ciò che succede. Io quello che chiedo a un giornalista oggi non è avere la notizia esclusiva, ma, in un mondo di notizie rutilanti e continue, che sia in grado di spiegarmi veramente che cosa stia succedendo. Non deve vivere in un unico presente, senza avere la capacità analitica di giudicare ciò che accade. Il giornalista deve garantire una buona [[informazione]], che significa separare le cazzate dalle cose che hanno un senso, essere capace di trattare le fonti, capire perché avvengono certi fenomeni e spiegarli a chi li sta seguendo. ([[Matteo Marani]]) *Leggere [[Gianni Brera|Brera]] farebbe bene a tantissimi e farebbe scoprire a molti che il giornalismo sportivo non è solo un genere di giornalismo e può diventare la cosa più trasversale del mondo. Brera era un grande, un intellettuale prestato al calcio. ([[Michele Dalai]]) *{{NDR|Sul giornalismo sportivo in Italia}} Si dicono sempre le stesse cose, una noia infinita. In un anno le cose da dire saranno due o tre, solo che all'allenamento i giornalisti ci sono tutti i giorni. In Olanda non era così. [...] Da noi con i giornalisti si parla il giorno prima della partita e dopo l'incontro. È tutto. Sia chiaro che non sono impaurito da questa cosa, ma la trovo eccessiva. Tutta l'Italia in questo senso è eccessiva. Calcio, solo calcio, sempre calcio, nient'altro che calcio. Ovunque e dovunque. È veramente troppo, anche per me che lo gioco. Come fate a non stancarvi? È una stranezza a cui non mi abituerò mai. ([[Aron Winter]]) *Una cosa ho capito {{NDR|sul giornalismo sportivo}}: in questo mondo non c'è equilibrio. Un giorno sei il futuro di questa squadra, il giorno dopo è crisi nera. [...] stanno tutti col fucile puntato, per vedere cosa farai. ([[Manuel Locatelli]]) *Uno dei più grandi responsabili dello sfacelo del giornalismo sportivo è stato [[Aldo Biscardi]]. E con lui, tutte le trasmissioni simili al ''Processo del lunedì'' che sono nate successivamente. Biscardi ha trasformato il giornalista sportivo da firma in faccia. ([[Gianni Mura]]) ==Voci correlate== *[[Giornalismo]] *[[Giornalista]] *[[Sport]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} [[Categoria:Giornalismo| ]] [[Categoria:Sport| ]] js0axxmh1gsg7tywp54nvcndt7dgjb9 Spider-Man: No Way Home 0 192745 1223378 1223276 2022-08-19T18:38:59Z 176.243.97.174 wikitext text/x-wiki {{Film |titolo italiano = Spider-Man: No Way Home |genere = azione/avventura/fantascienza |regista = [[Jon Watts]] |soggetto = [[Stan Lee]], [[Steve Ditko]] <small>(personaggio)</small> |sceneggiatore = [[Chris McKenna (sceneggiatore)|Chris McKenna]], [[Erik Sommers]] |attori = * [[Tom Holland (attore)|Tom Holland]]: Peter "Uno" Parker / Spider-Man * [[Zendaya]]: Michelle "MJ" Jones-Watson * [[Benedict Cumberbatch]]: Dr. Stephen Strange * [[Jacob Batalon]]: Ned Leeds * [[Jon Favreau]]: Harold "Happy" Hogan * [[Jamie Foxx]]: Max Dillon / Electro * [[Willem Dafoe]]: Norman Osborn / Goblin * [[Alfred Molina]]: Otto Octavius / Dottor Octopus * [[Benedict Wong]]: Wong * [[Tony Revolori]]: Eugene "Flash" Thompson * [[Marisa Tomei]]: May Parker * [[Andrew Garfield]]: Peter "Tre" Parker / Amazing Spider-Man * [[Tobey Maguire]]: Peter "Due" Parker / Amichevole Spider-Man di quartiere |doppiatori italiani = * [[Alex Polidori]]: Peter "Uno" Parker / Spider-Man * [[Emanuela Ionica]]: Michelle "MJ" Jones-Watson * [[Francesco Bulckaen]]: Dr. Stephen Strange * [[Francesco Ferri]]: Ned Leeds * [[Enrico Chirico]]: Harold "Happy" Hogan * [[Franco Mannella]]: Max Dillon / Electro * [[Francesco Pannofino]]: Norman Osborn / Goblin * [[Massimo Lodolo]]: Otto Octavius / Dottor Octopus * [[Carlo Cosolo]]: Wong * [[Mattia Nissolino]]: Eugene "Flash" Thompson * [[Barbara De Bortoli]]: May Parker * [[Lorenzo De Angelis]]: Peter "Tre" Parker / Amazing Spider-Man * [[Marco Vivio]]: Peter "Due" Parker / Amichevole Spider-Man di quartiere |fotografo = [[Mauro Fiore]] |montatore = [[Jeffrey Ford]], [[Leigh Folsom Boyd]] |effetti speciali = [[Kelly Port]], [[Chris Waegner]], [[Scott Edelstein]], [[Dan Sudick]] |musicista = [[Michael Giacchino]] |scenografo = [[Rosemary Brandenburg]], [[Emmanuelle Hoessly]] |costumista = [[Sanja Milkovic Hays]] }} '''''Spider-Man: No Way Home''''', film statunitense del 2021 con [[Tom Holland (attore)|Tom Holland]], [[Tobey Maguire]], [[Andrew Garfield]], [[Benedict Cumberbatch]], [[Zendaya]], [[Jacob Batalon]], [[Willem Dafoe]], [[Alfred Molina]] e [[Jamie Foxx]], regia di [[Jon Watts]]. ==Frasi== *In poche parole, tutti quelli che sapevano che ero Spider-Man, dovrebbero saperlo ancora!!! ('''Peter Parker''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Pensi che la tua nuova tuta ti salverà?! ('''Dottor Octopus''') *{{NDR|A Peter e MJ, indicando Lizard}} Oh, quello è un dinosauro? ('''Ned Leeds''') *{{NDR|Rivolto a Peter, a nome dei suoi tentacoli}} Siamo stanchi delle tue domande, ragazzo!!! ('''Dottor Octopus''') *Un Peter diverso. Strano. ('''Uomo Sabbia''') *{{NDR|Prima di intrappolare il Dottor Strange nella Dimensione Specchio in modo per curare i supercriminali multiversali}} Mi dispiace, signore, ma... devo provarci. ('''Spider-Man''') *Posso aiutarti. Sai, anch'io sarei una specie di scienziato. ('''Norman Osborn''') *Fidati, Peter. Quando cerchi di riparare le persone, ci sono sempre conseguenze. ('''Lizard''') *Be', io... io non voglio essere ucciso, soprattutto da uno vestito alla ''[[Dungeons & Dragons]]''. {{NDR|riferendosi al Dottor Strange}} Perciò qual è il piano? ('''Electro''') *{{NDR|Colpito dallo stile di coraggio di MJ}} È impossibile che sia la sua ragazza, è impossibile. ('''Lizard''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Be', io ci sto. Ma, se qualcosa va storto, ti friggo dentro e fuori. ('''Electro''') *Ci ucciderà tutti. ('''Dottor Octopus''') *Oh, queste umiliazioni non finiscono mai?! Tieni il tuo giochino scientifico lontano da me! ('''Dottor Octopus''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man, dopo aver preso il controllo mentale di Norman}} È un bel trucchetto, il tuo senso ragnesco. ('''Goblin''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Ti ho osservato profondamente, attraverso gli occhi codardi di Norman. Che lotti, per avere tutto quello che vuoi, mentre il mondo cerca di farti scegliere. Gli dei non devono scegliere. Noi prendiamo. ('''Goblin''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man}} Visto quando parlavo delle conseguenze!! ('''Lizard''') *Peter, Peter, Peter. A fare del bene ci si rimette sempre. Puoi ringraziarmi dopo. ('''Goblin''') *{{NDR|[[Ultime parole dal Marvel Cinematic Universe|Ultime parole]]}} Fammi solo... riprendere fiato. ('''May Parker''') *Tragedia. Come altro chiamarla? Cos'altro corre dire? I danni. La distruzione. Lo avete visto con i vostri occhi. Quand'è che la gente si sveglierà e capirà che, vada Spider-Man, conseguono caos e calamità? Qualunque cosa Spider-Man tocchi va in rovina. E noi, gli innocenti, restiamo a raccoglierne i pezzi. J. Jonah Jameson per voi. Buona notte e che Dio ci protegga. ('''J. Jonah Jameson''') *Come va, Peter. Ti piace il nuovo me? Senti, tu dammela. La distruggerò {{NDR|sghignazza}}, ma ti lascerò vivere. Non costringermi ad ucciderti. ('''Electro''') *Mi dispiace, Sandman, nessuno torna a casa! ('''Electro''') *{{NDR|Dopo aver curato l'Uomo Sabbia}} A posto, Flint. Ti porteremo a casa. Tu resta qui. ('''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''') *{{NDR|Rivolto a Spider-Man, riferendosi al reattore ARC di Iron Man}} Non me la porterai via! ('''Electro''') *{{NDR|Dopo aver curato Lizard}} Dottor Connors? Bentornato, signore. ('''Peter Parker/Spider-Man''') *Spider-Man può venire a giocare?! ('''Goblin''') *{{NDR|Alla Cappa della Levitazione del Dottor Strange}} Grazie, Mister Mantello! ('''Ned Leeds''') *{{NDR|[[Ultime parole dal Marvel Cinematic Universe|Ultime parole]] rivolto a Peter, riferendosi a May}} Lei era lì per causa tua! Io l'avrò pure colpita, ma tu... {{NDR|ridendo in modo maniacale}} Tu sei quello che l'ha uccisa! ('''Goblin''') *{{NDR|Dopo essere stato curato da Peter}} Peter? {{NDR|guardando con rimorso il Peter Parker del suo universo, sdraiato a terra, ferito}} Cosa ho fatto? ('''Norman Osborn''') *A poche settimane dal disastro della Statua della Libertà, i seguaci di Spider-Man seguitano a sostenere che il vile vigilante sia un eroe! Ma se fosse un eroe, si toglierebbe la maschera e ci direbbe di chi è veramente, perché solo un codardo cela la propria identità. Solo un codardo nasconde le proprie vere intenzioni. Siatene certi, signore e signori, il sottoscritto scoprirà quelle intenzioni, con le buone e le cattive! ('''J. Jonah Jameson''') ==Dialoghi== *'''Matt Murdock''': Bene, ho delle buone notizie: nessuna delle accuse contro di te reggerà.<br />'''Peter Parker''' {{NDR|sorridendo di gioia}}: Dai, sul serio?!<br />'''May Parker''': Ah, lo sapevo!<br />'''Happy Hogan''': Grande!<br />'''Peter Parker''': Oh, mio Dio, signor Murdock, la ringrazio!<br />'''May Parker''': Grazie, Matt!<br />'''Peter Parker''': È incredibile!<br />'''Matt Murdock''': Prego.<br />'''Happy Hogan''': Perfetto.<br />'''Matt Murdock''': Tuttavia, signor Hogan?<br />'''Happy Hogan''': Sì.<br />'''Matt Murdock''': I federali stanno indagando sulla tecnologia scomparsa. Io comprendo la sua lealtà verso il signor Stark e a al suo retaggio, ma se fossi coinvolto...<br />'''Happy Hogan''': Se fossi coinvolto?!<br />'''Matt Murdock''': Si procuri un avvocato.<br />'''Happy Hogan''': Mi serve un avvocato, perché sono sotto inchiesta?! Pensavo che... Ha detto nessuna accusa. Potrei dire su un consiglio del mio legale che rifiuto rispettosamente di rispondere alla domanda perché la responsabilità potrebbe incriminarmi. Lo dicono quei in ''Bravi ragazzi''? Cosa dicono quei in ''Bravi ragazzi''?<br />'''May Parker''': Happy, Happy, lo so cosa stai pensando. Calmati. Sentiamo cosa ha da dire. Matt?<br />'''Matt Murdock''': Deve procurarsi di un avvocato eccellente. Peter, avrai eppure evitato i problemi illegali per ora, ma è solo l'inizio. C'è ancora il tribunale dell'opinione pubblica. {{NDR|dalla finestra viene lanciato un mattone verso Peter, ma Matt lo afferra subito}}<br />'''Peter Parker''' {{NDR|sorpreso}}: Come è riuscito a farlo!?<br />'''Matt Murdock''': Sono un avvocato eccellente.<br />'''May Parker''': Ci occorre un luogo più sicuro dove vivere. *'''Dottor Strange''': Allora, Peter, a cosa devo il piacere?<br />'''Peter Parker''': Ah, giusto. Mi dispiace disturbarla, signore, ma...<br />'''Dottor Strange''': Per favore, abbiamo salvato mezzo universo insieme, puoi evitare di chiamarmi "signore".<br />'''Peter Parker''': Okay, ah, Stephen.<br />'''Dottor Strange''': Suona strano, ma te lo concedo. *'''Dottor Octopus''': Ciao, Peter.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|confuso}}: Ciao! Noi ci... La conosco?<br />'''Dottor Octopus''': Cosa hai fatto al mio apparecchio?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ah, il suo apparecchio? Non so di cosa stia parlando! Non so... Quale apparecchio?<br />'''Dottor Octopus''': La potenza del sole nel palmo della mia mano. È sparita!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ascolti, signore, se la smette di devastare auto, potremmo lavorare insieme e la aiuterò a trovare il suo apparecchio!<br />'''Dottor Octopus''': Vuoi giocare con me?! {{NDR|solleva le due auto}} Prendile!! {{NDR|lo attacca}} *'''Dottor Octopus''' {{NDR|si [[Spider-Man 2|riferisce però a Mary Jane]]}}: Avrei dovuto uccidere la tua fidanzatina quando potevo! {{NDR|Spider-Man fuoriesce le zampe meccaniche della sua tuta nanotecnologica}}<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|visibilmente infuriato, credendo che fosse Michelle Jones}}: Che cosa ha detto?!<br />'''Dottor Octopus''' {{NDR|ai suoi tentacoli}}: Pare che ci sia una gara. {{NDR|iniziano a combattersi}} *'''Dottor Octopus''': Nanotecnologia. Ah, hai superato te stesso, Peter. Ti ho sottovalutato. Ma ora morirai. {{NDR|cerca di ucciderlo con una lama del tentacolo, ma la tuta nanotecnologica difende Peter nel petto che però mostra il suo volto, Doc Ock si toglie gli occhiali da sole per vederlo meglio che ne rimane confuso}} Tu non sei Peter Parker.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|esterrefatto}}: Sono davvero confuso, ora. *'''Dottor Strange''': Devi stare attento a ciò che desideri, Parker!<br />'''Dottor Octopus''' {{NDR|imprigionato nella cella magica}}: Fatemi uscire!!!<br />'''Peter Parker''': Potrebbe spiegarmi, per favore, che cosa succede?<br />'''Dottor Strange''': Sai l'incantesimo che hai rovinato che doveva far dimenticare a tutti che Peter Parker è Spider-Man? Sta attirando tutti coloro che sanno che Peter Parker è Spider-Man, da ogni universo fino al nostro.<br />'''Peter Parker''': Da ogni universo?<br />'''Dottor Octopus''' {{NDR|rivolto al Dottor Strange}}: Chi sei tu? E dove mi trovo?<br />'''Dottor Strange''': Penso sia meglio non coinvolgerli, perché francamente il multiverso è un concerto di cui sappiamo spaventosamente poco.<br />'''Peter Parker''': Il multiverso esiste?<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|sospira}}: Non dovrebbe nemmeno essere possibile.<br />'''Peter Parker''': Ma aveva fermato l'incantesimo?<br />'''Dottor Strange''': No, lo contenuto. Ma pare che qualcuno di loro siano riusciti a passare. Quando sei andato via, ho rilevato una presenza ultraterrena, l'ho seguita nelle fogne, e dove ho trovato quel... {{NDR|indicando Lizard che è anche lui imprigionato}} viscido meticcio verdastro.<br />'''Dottor Octopus''': Incantesimo?! Come nella magia? Che cos'è? Una festa di compleanno?! Chi è questo pagliaccio?! Cos'è questa follia?!<br />'''Dottor Strange''': Guarda. Conosci un Peter Parker che è Spider-Man?<br />'''Dottor Octopus''': Sì.<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|indica il Peter di questo universo}}: È lui?<br />'''Dottor Octopus''': No!<br />'''Dottor Strange''': Visto? Okay, ecco cosa dobbiamo fare. Non so di quanti visitatori ci siano arri...<br />'''Peter Parker''': Io ne ho visto un altro. Sul ponte. Ero tipo... era tipo un elfo verde volante. {{NDR|si riferisce al Goblin}}<br />'''Dottor Strange''': Sembra gioioso. Perché non cominci da lui. Li devi catturare e portali qui, intanto io capisco come rispedirli indietro prima che distruggano il tessuto della realtà, o peggio, che Wong lo scopra. *'''Dottor Octopus''' {{NDR|sbalordito di aver visto, per la prima volta, lanciare un incantesimo a Peter nell'altra cella}}: Come ci sei riuscito?!?<br />'''Dottor Strange''': Tante feste di compleanno! *'''Ned Leeds''': Allora, come sono arrivati quei cattivi?<br />'''Dottor Strange''': Rovinando un incantesimo per farmi ammettere all'università!<br />'''Michelle Jones''': Come?! Cosa?! Non è stata la signora dell'MIT che hai salvato?<br />'''Ned Leeds''': Hai usato la magia?!<br />'''Peter Parker''': E... No, quello era dopo. Concentriamoci sulla buona notizia, okay.<br />'''Dottor Strange''': No, concentriamoci sulla brutta notizia. Sino ad ora avete individuato zero intrusi del multiverso, perciò tirate fuori i cellulari, setacciate [[Internet]] e... fiutate quelle carogne!<br />'''Michelle Jones''' {{NDR|ridacchia ironicamente}}: Ci sta dicendo cosa fare anche se il suo incantesimo che ha combinato il casino e che vuol dire che è colpa sua? Sa, io conosco delle frasi magiche che cominciano con le parole "per favore".<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|sarcastico}}: Per favore, fiutate quelle carogne. *'''Dottor Octopus''' {{NDR|parlando di Norman}}: Non può essere lui.<br />'''Michelle Jones''': Perché?<br />'''Dottor Octopus''': Perché Norman Osborn è morto anni fa. O abbiamo visto qualcun altro, oppure stai per volare nell'oscurità a combattere un fantasma. *'''Uomo Sabbia''' {{NDR|finito nella cella magica}}: Che succede?!<br />'''Electro''': Hai scelto la parte sbagliata. {{NDR|Lizard si mette a ridacchiare per averlo riconosciuto}} Connors?<br />'''Dottor Octopus''': Aspetta. Conosci questa creatura?<br />'''Electro''': No no no no, non una creatura. Un uomo.<br />'''Ned Leeds''': Oh, gli stessi universi.<br />'''Electro''': Il dottor Curt Connors era uno scienziato di Oscorp, quando lavoravo lì. Uno scienziato brillante che si è trasformato in una lucertola. Poi voleva trasformare tutta la città in lucertole. Roba da pazzi.<br />'''Lizard''': Quale roba da pazzi, Max?! Era il prossimo passo nell'evoluzione umana!<ref>Riferimento al film ''[[The Amazing Spider-Man (film)|The Amazing Spider-Man]]'' (2012).</ref><br />'''Ned Leeds''' {{NDR|sottovoce a MJ}}: Il dinosauro parla.<br />'''Michelle Jones''': È una lucertola.<br />'''Ned Leeds''': Giusto.<br />'''Lizard''': A proposito, a te cos'è successo? Ti ricordavo con i denti marci, gli occhiali e il riporto ai capelli. Ti sei rifatto di sana pianta? Sei vuoi, te lo posso farti io, di sana pianta.<br />'''Electro''': Mi trasformi in lucertola?<br />'''Lizard''': Esatto!<br />'''Uomo Sabbia''': Voi due fatela finita! *'''Ned Leeds''' {{NDR|a MJ}}: Ehi, mi chiedi se questo è un mostro albero oppure uno scienziato che si è trasformato un albero.<br />'''Electro''': È solamente un albero. Solo un albero. *'''Goblin''': Vigliacco! Abbiamo un nuovo mondo da conquistare! Mi dai il voltastomaco!<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|ormai impaurito}}: Lasciami in pace, ti prego.<br />'''Goblin''': Ti nascondi nell'ombra! Ti nascondi da chi sei veramente!!<br />'''Norman Osborn''': No!<br />'''Goblin''': Non puoi scappare da te stesso!!! *'''Peter Parker/Spider-Man''': Ragazzi, lui è il signor Orsborn.<br />'''Norman Osborn''': Ehi, dottore.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Scusi, il dottor Osborn. Loro sono i miei amici: lui è Ned e MJ.<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|confuso}}: "Mary Jane"?<br />'''Michelle Jones''': È Michelle Jones, in verità.<br />'''Norman Osborn''': Affascinante.<br />'''Ned Leeds''': Dici che ci sono altri Ned Leeds? *'''Norman Osborn''': Octavius?<br />'''Dottor Octopus''': Osborn?<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|riguardo ai tentacoli di Octavius}}: Cosa... Cosa ti è successo?<br />'''Dottor Octopus''': Cosa è successo a me?! Sei il morto vivente!<br />'''Norman Osborn''': Che... che vuoi dire?<br />'''Dottor Octopus''': Sei morto, Norman. Anni fa.<br />'''Norman Osborn''' {{NDR|continuando non capire}}: Tu sei pazzo.<br />'''Electro''' {{NDR|ridacchiando}}: Adoro questo universo!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Di che sta parlando? Lui era qui, non può...<br />'''Uomo Sabbia''': Morti. Sono morti entrambi, combattendo Spider-Man. Ne parlarono i notiziari. Green Goblin, trafitto dallo stesso aliante su cui volavi.<ref>Riferimento al film ''[[Spider-Man (film)|Spider-Man]]'' (2002).</ref> E, un paio di anni dopo, tu, Doc Ock, annegato nel fiume con il tuo apparecchio.<ref>Riferimento al film ''[[Spider-Man 2]]'' (2004).</ref><br />'''Dottor Octopus''': Sono sciocchezze! Spider-Man stava cercando di fermare il mio reattore a fusione! E io ho fermato lui! L'ho avevo per la gola e poi io... {{NDR|realizzando di essere sfuggito nel suo destino}} Poi ero qui.<br />'''Electro''': Oh, mai dai! Non sai una cosa? Io stavo pestando Spider-Man! Fatelo dire! E lui ha causato un sovraccarico, ero bloccato nella griglia, assorbivo dati, stavo per trasformami in energia pura, e poi... e poi... e... {{NDR|realizzando di aver subito anche lui il suo destino}} E poi... Oh, cazzo! Stavo per morire.<ref>Riferimento al film ''[[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro]]'' (2014).</ref><br />'''Lizard''' {{NDR|in preda dalla paura}}: Max, tu sai? Che io morirò? *'''Dottor Octopus''' {{NDR|rivolto sorpreso a Peter per il rifiuto di lasciare gli alcuni cattivi a morire nei loro universi}}: Avresti potuto lasciarci a morire. Perché non l'hai fatto?<br />'''Michelle Jones''': Perché lui è diverso. *'''Electro''': Guarda questo posto e quante possibilità.<br />'''Uomo Sabbia''': Cosa? L'appartamento?<br />'''Electro''' {{NDR|ridacchiando}}: Sì, sì, l'appartamento! Mi piace il dancing dell'open space, no! No, amico. Sto parlando del mondo. A me piace come sono qui. E tutta quell'energia potrei essere molto di più. Perché ti sei aggregato?<br />'''Uomo Sabbia''': Ho una figlia {{NDR|Penny}}. E voglio vederla. {{NDR|parlando del Peter di questo universo}} A lui non rimarrà a casa, fin quando non avrà finito il suo piccolo progetto.<br />'''Electro''': Ti fidi lui?<br />'''Uomo Sabbia''': Non mi fido di nessuno. Ma come hai fatto finire?<br />'''Electro''': Ah, dove lavoravo prima, facevano esperimenti con l'elettricità creata dagli organismi viventi e poi sono caduto in una vasca di anguille elettriche.<br />'''Uomo Sabbia''': Scherzi?! Io sono caduto in un super collisore.<br />'''Electro''': Accidenti, devi stare attento a dove cadi. *'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|dopo essere stato curato da Peter}}: Che silenzio. Quelle voci nella mia testa... l'avevo dimenticate.<br />'''Norman Osborn''': Otto.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|sorridendo}}: Sì, Norman. Sono io.<br />'''Uomo Sabbia''': Ma guarda un po'.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|stringendo la mano a Peter}}: Ti ringrazio, ragazzo. Davvero.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Si figuri. *'''Peter Parker/Spider-Man''': È tutta colpa mia, May. Avrei dovuto dare ascolto a Strange a lasciare che li mandasse...<br />'''May Parker''': No, no, no, no, hai fatto la cosa giusta. Sarebbero stati uccisi. Hai fatto la cosa giusta.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Non è una mia responsabilità, May.<br />'''May Parker''': Oh, quello che ha detto Norman? La missione morale? No.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': No, May, tu non devi...<br />'''May Parker''': No, no, no. Peter, ascoltami bene. Tu hai un dono. Tu hai un potere. E da un grande potere derivano anche grandi responsabilità. *'''Michelle Jones''': Chi diavolo sei?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sono Peter Parker.<br />'''Michelle Jones''': Non è possibile.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sono Spider-Man, nel mio mondo. Ma poi, ieri, io mi sono... E mi sono ritrovato qui. *'''Ned Leeds''': Allora anche tu sei Spider-Man? Perché non l'hai detto subito?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Di solito non vado in giro a pubblicizzarlo. Sennò l'anonimato del supereroe finirebbe.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man e Michelle Jones''': Ha detto la stessa cosa. *'''Michelle Jones''' {{NDR|lei e Ned confortano Peter per la morte della zia May}}: Mi dispiace. Peter, ci sono... Ci sono delle persone qui.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Cosa?! {{NDR|vede arrivare le sue due varianti dei loro universi alternativi}} Ehi, ehi, aspetta, aspetta! Wow! Cosa...?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Mi dispiace... per May.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì, condoglianze. Credo di sapere che cosa stai provando...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|interrompendolo dall'angoscia}}: No, no, no, non dirmi che cosa sto provando.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|esterrefatto}}: Okay...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lei non c'è più. Ed è tutta colpa mia. È morta invano. Perciò farei quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Peter...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ti prego, no! Non dovreste essere qui. Nessuno dei due, vi rispedisco a casa. Quei tipi provengono dai vostri mondi, giusto? Vedetevela voi. Se moriranno, se li ucciderete... dipenderà da voi. Non è un mio problema. Non m'interessa più. Ho chiuso. Mi dispiace di avervi trascinato in questa cosa. Ma ora dovete tornare a casa. Buona fortuna.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Mio zio Ben è stato ucciso. È stata colpa mia.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ho perso... Ho perso Gwen, era la mia... Era la mia MJ. Non ho potuto salvarla. Non potrò mai perdonarlo per questo. Ho continuato, ho cercato di andare avanti, ho cercato di essere l'amichevole Spider-Man di quartiere, perché so che lei l'avrebbe voluto, ma... ad un certo punto non ho più usato mezzo misure. Sono diventato rabbioso. Mi sono inasprito. Non voglio che tu finisca come me.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': La notte in cui morì Ben, cercai l'uomo che ritenevo colpevole. Lo volevo morto. Ho raggiunto il mio obbiettivo. Non mi ha fatto sentire meglio. Ci ho messo molto tempo a... imparare a uscire dall'oscurità.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|riferendosi amaramente al Goblin}}: Io voglio ucciderlo. Voglio farlo a pezzi. Ho ancora la sua voce nelle orecchie. Anche dopo che è stata ferita, mi ha detto che abbiamo fatto una cosa giusta. Mi ha detto che da un grande potere...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': ...derivano grandi responsabilità.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Aspetta, cosa, come fai a saperlo?!?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Lo disse zio Ben.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Il giorno in cui morì. {{NDR|commosso}} Forse non è morta invano, Peter. *'''Ned Leeds''': Ehm, voi ce l'avete un migliore amico?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|riguardo proprio a Harry Osborn}}: Ce l'avevo.<br />'''Ned Leeds''': Ce l'avevi?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': È morto tra le mie braccia, dopo che ha provato di uccidermi. È stato atroce.<ref>Riferimento al film ''[[Spider-Man 3]]'' (2007).</ref> *'''Peter Parker/Spider-Man''': Ehi, quali sono i cattivi più assurdi che avete dovuto combattere?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Tu ne avrai conosciuto parecchio.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|ridacchiando}}: Bella domanda!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Si, io ho combattuto un alieno fatto di gelatina nera, una volta. {{NDR|si riferisce a Venom in ''[[Spider-Man 3]]''}}<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Oh, ma dai! Anch'io ho combattuto un alieno. Sulla Terra e nello spazio.<ref>Riferimento ai film ''[[Avengers: Infinity War]]'' (2018) e ''[[Avengers: Endgame]]'' (2019).</ref><br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Ah.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sì, era viola. {{NDR|si riferisce a Thanos}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Io vorrei combattere un alieno!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Io, io sono stupito che tu abbia combattuto un alieno nello spazio?!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|sospira}}: Io non posso competere. Ho combattuto un russo dentro una macchina da rinoceronte. {{NDR|si riferisce a Rhino in ''[[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro|The Amazing Spider-Man 2]]''}}<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Aspetta, perché stai dicendo che tu non puoi competere? Secondo me non è vero.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ah, grazie, l'apprezzo, non dico che faccio schifo...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': È solo la tua voce interiore... Io dico che non dovresti...<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ecco, lo so, lo so... Io...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Tu sei... Tu sei incredibile. Devi soltanto convincertene.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì, sì, devo convincerne! Posso farlo!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Tu sei incredibile.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Posso farlo.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Sei incredibile.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì, grazie!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Lo dirai.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Mi è bastato sentirtelo dire, grazie! *'''Uomo Sabbia''': Dov'è la scatola, Peter?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Flint, possiamo aiutare tutti!<br />'''Uomo Sabbia''': Non m'interessa! *{{NDR|Durante lo scontro con Electro, Lizard e l'Uomo Sabbia}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ma che sta succedendo?! Continuavo a chiamare Peter Due, Peter Due, Peter Due!!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ehi, ehi, ehi, ehi!!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Lo so, ma pensavo che fossi tu Peter Due!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Cosa?! Io non sono Peter Due!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Basta litigare!! Ascoltate Peter Uno! Sentite, è chiaro che non sappiamo lavorare insieme!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Sì!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Lo so, lo so, facciamo pena! Io... io non so come si lavora in squadra!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Nemmeno io!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Beh, io sì! Io sono stato in una squadra, okay!? Non voglio vantarmi, ma lo farò, ero negli Avengers!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Gli Avengers, grandioso!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Grazie!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Ma chi sono?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Non conoscete gli Avengers!?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': È... è una band? Tu sei in una band?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': No, non sono una band! No! Gli Avengers sono, ehm, i più potenti eroi... {{NDR|durante il dialogo viene interrotto dai colpi di Electro in mezzo alla statua}}<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|continuando nervosamente a non capire}}: Non è di aiuto!!!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sentite, non è importante! Dobbiamo solo concentrarci, fidarsi del prurito e coordinarsi ai nostri attacchi!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|con onore}}: Sì, okay. Scegliamo un bersaglio.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Giusto!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|autoconvinto}}: Li togliamo alla lista una alla volta.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Adesso ci siamo! Peter Uno, Peter Due!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Peter Due.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Peter Tre!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|un po' imbarazzato}}: Peter Tre!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Va bene! Andiamoci dentro!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Fermi, fermi, fermi, fermi!! Vi voglio bene, ragazzi!<br />'''Peter Parker/Spider-Man e Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|un po' confusi}}: Grazie!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Avanti, al lavoro!<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere e Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Andiamo! {{NDR|riprendono lo scontro con i tre supercriminali}} *'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ehi, dottor Connors!<br />'''Lizard''': Salve, Peter! *{{NDR|Dopo che Max è stato curato da Octavius}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Max? Maaax?<br />'''Max Dillon/Electro''': Tranquillo, sono a secco.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Ne sei sicuro?<br />'''Max Dillon/Electro''': Torno ad essere nessuno.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Non sei mai stato un nessuno.<br />'''Max Dillon/Electro''': No, no, no. Sì, lo sono stato. Tu non mi hai visto. {{NDR|ridacchia}} Pero, posso dirti una cosa?<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì.<br />'''Max Dillon/Electro''': Hai una bella faccia. Sei giovane. {{NDR|Peter-Tre ammette con timidezza}} Vieni dai Queens. Hai quella tuta. Aiuti molta povera gente. Pensavo solo che fossi nero.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Oh, mi dispiace, scusa.<br />'''Max Dillon/Electro''': Oh, non scusarti. Ci sarà uno Spider-Ma nero<ref>Riferimento a [[Miles Morales]], il giovane erede di Peter Parker.</ref> da qualche parte. {{NDR|Peter gll offre una mano}} Maledette anguille. {{NDR|si stringono la mano}} *'''Otto Octavius/Dottor Octopus''' {{NDR|guardando ammirato il reattore ARC di Iron Man}}: La potenza del sole...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': ...Nel palmo della tua mano<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''': Peter?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|si toglie la maschera per essere quello dell'universo di Doc Ock}}: Otto.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''': Ah, che piacere vederti, ragazzo.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Il piacere è mio.<br />'''Otto Octavius/Dottor Octopus''': Sei cresciuto. {{NDR|sorridendo}} Come stai?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Un po' meno pigro. *'''Peter Parker/Spider-Man''': Strange, aspetta!! Ci sono quasi!<br />'''Dottor Strange''': Finiscila!!! Sono stato appeso sopra al Grand Canyon per dodici ore!!!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lo so, lo so! Ehm... Ehm... {{NDR|Strange guarda sbalordito gli altri due Spider-Man}} Per quello le chiedo scusa, signore! Be', insomma...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|con tono sorpreso}}: È andato al Grand Canyon?!<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Non avrebbe dovuto aiutarlo?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': No, no, no! A posto, a posto! E loro sono i miei nuovi amici. Lui è Peter Parker, Peter Parker! Spider-Man, Spider-Man! Loro sono me di altri universi! Sono qui per aiutare!<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|tra sé e sé, non sapendo come avrebbe fatto}}: No, no, no.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lui è lo stregone di cui vi parlavo prima.<br />'''Dottor Strange''': Senti, sono sorpreso che tu sia riuscito a dargli una seconda occasione, ragazzo. Ma devono andarsene, ora. *{{NDR|Dopo che Peter-Tre ha salvato MJ dalla caduta per non subire la [[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro|stessa sorte di Gwen]]}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Stai bene?<br />'''Michelle Jones''': Sì, sto bene! Tu stai bene? {{NDR|Peter-Tre annuisce commosso}} *'''Goblin''' {{NDR|con falso dispiacere}}: Povero Peter! Troppo debole per mandarmi a casa a morire!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|furibondo}}: No, voglio solo ucciderti con le mie mani.<br />'''Goblin''' {{NDR|sorridendo malignamente impressionato}}: Bravissimo. {{NDR|inizia il combattimento finale}} *'''Peter Parker/Spider-Man''': Che succede?<br />'''Dottor Strange''': Cominciano ad arrivare e non riesco a fermarli!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Dev'esserci qualcosa che possiamo fare? Non potrebbe lanciare di nuovo l'incantesimo? Ma nella forma originale, prima che io lo rovinasse!<br />'''Dottor Strange''': Ormai è troppo tardi! Sono qui! Sono qui per causa tua!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': E se tutti dimenticassero chi sono?<br />'''Dottor Strange''': Cosa!?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Vengono qui per causa mia, giusto? Perché io sono Peter Parker. Allora lancia un nuovo incantesimo, ma stavolta che tutti dimenticano chi è Peter Parker! Che tutti dimentichi... chi sono.<br />'''Dottor Strange''': No...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ma funzionerebbe, giusto?<br />'''Dottor Strange''': Sì, funzionerebbe. Ma devi comprendere che tutti quelli che ti conoscono e ti amano... noi... non avremo ricordo di te. Sarebbe come se non fossi mai esistito.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lo so. Lo faccia.<br />'''Dottor Strange''': Okay, meglio che tu vada a salutare tutti, non hai molto tempo.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Grazie, signore.<br />'''Dottor Strange''': Chiamami "Stephen".<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Grazie, Stephen.<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|ridacchiando}}: Sì, mi suona ancora strano.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|sorride}}: Allora ci vediamo. {{NDR|si allontana}}<br />'''Dottor Strange''' {{NDR|tra sé e sé, emozionato}}: Addio, ragazzo. *'''Peter Parker/Spider-Man''': Ehi, ehm, credo che ci siamo: state per tornare a casa.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Okay, va bene.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Ehm, sentite... {{NDR|lamentando timidamente}} Grazie. Voglio solo che... Voglio solo che voi... Voglio dirvi... Non so proprio come dirlo.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Peter...<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Voglio che sappiate che...<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''' {{NDR|lui e Peter-Tre sorridono}}: Lo sai, è la nostra etica.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''' {{NDR|sorridendo}}: Sì, è la nostra etica. Devo trovare Ned e MJ. Ehm... {{NDR|abbraccia le sue varianti dall'emozione}} Grazie, grazie, grazie, grazie... Allora, ci vediamo.<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Sì.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Bene. {{NDR|si allontana}}<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''' {{NDR|emozionato}}: Soffre parecchio, eh?<br />'''Peter "Due" Parker/Amichevole Spider-Man di quartiere''': Esatto.<br />'''Peter "Tre" Parker/Amazing Spider-Man''': Sì. *'''Peter Parker/Spider-Man''': Dimenticherete chi sono.<br />'''Ned Leeds''': Cosa?!<br />'''Michelle Jones''': Dimenticarti?! Ma di che parli?!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Tutto okay. Io verrò a cercarvi e vi spiegherò tutto. Farò in modo che vi ricordiate. E sarà come se fosse niente successo. Okay?<br />'''Michelle Jones''' {{NDR|preoccupata tristemente che non lo vedrà più}}: Okay, ma se non funzionasse? Se non dovesse funzionare?! E se non riuscissimo a ricordarti?!? Io non voglio farlo. Non voglio... Non voglio farlo.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Lo so, MJ, lo so.<br />'''Michelle Jones''' {{NDR|balbettando dalla tristezza}}: Ma... non c'è niente che si può fare?! Non si può escogitare qualcosa, un piano?! Ci sarà qualcosa che si può fare?!<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Non c'è niente che si può fare. Ma andrà tutto bene.<br />'''Ned Leeds''' {{NDR|con tono triste}}: Lo prometti?<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sì, lo prometto. {{NDR|si danno i batti cinque e pugni della loro amicizia, e si abbracciano in lacrime}} Verrò a cercarvi, okay?<br />'''Ned Leeds''' {{NDR|piangendo}}: Sì, ne sono certo. Va bene, okay.<br />'''Michelle Jones''' {{NDR|piangendo}}: Ti conviene. Se non lo farai e lo capirò da sola. L'ho già fatto una volta, posso rifarlo.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Prometto che sistemerò tutto.<br />'''Michelle Jones''': Odio la magia.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Sì, anch'io.<br />'''Michelle Jones''' {{NDR|toccandogli il volto}}: Ti amo.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Anch'io ti...<br />'''Michelle Jones''' {{NDR|lo interrompe in un attimo}}: Aspetta. Voglio che me lo dirai quando ci rivedremo.<br />'''Peter Parker/Spider-Man''': Certo. {{NDR|si baciano}} ==[[Explicit]]== {{Explicit film}} {{NDR|Nella scena finale dopo i titoli di coda, che narra dopo gli eventi di ''[[Venom - La furia di Carnage]]''}}<br />'''Eddie Brock''' {{NDR|al barista spagnolo, parlando degli Avengers}}: Okay. Okay, okay, credo di aver capito. Stai dicendo che in questo posto, ci... ci sono tantissime... superpersone.<br />'''Venom''': Te l'ho stavi per dirlo da ore!<br />'''Eddie Brock''': Va bene. Dimmelo di nuovo. Scusa, sono idiota. {{NDR|si riferisce ad Iron Man}} C'era un miliardario che ha un armatura di latta che poteva volare. Giusto? {{NDR|il barista fa il segno della croce per [[Avengers: Endgame|la morte di Iron Man]]}} Mmh. Okay, e c'era un uomo verde molto arrabbiato.<br />'''Barista''': Hulk.<br />'''Eddie Brock''': Hulk!<br />'''Venom''': E dicevi che il Protettore Letale era un nome di merda!!<br />'''Eddie Brock''': Sì, perché lo è. Allora parlami di nuovo dell'alieno viola che ama le gemme. {{NDR|si riferisce a Thanos e il Guanto dell'Infinito}} Perché sai una cosa, ''amigo'': gli alieni non amano le gemme.<br />'''Venom''': Eddie, per favore!<br />'''Eddie Brock''': No, loro non amano le gemme! Sai che amano gli alieni? Mangiare cervelli! Perché questo che fanno! Va bene?<br />'''Barista''': ''Señor'', li ha fatti sparire la mia famiglia, per cinque anni.<br />'''Eddie Brock''': Cinque anni? Sono tanti. Insomma, forse... forse dovrei andare a New York a parlare con questo... Spider-Man.<br />'''Venom''': Eddie! Siamo sbronzi! {{NDR|rutta}} Facciamo il bagno nudi!<br />'''Eddie Brock''': Non faremo il bagno nudi.<br />'''Barista''': ''Señor'', deve pagare il conto.<br />'''Venom''' {{NDR|succede nuovamente le stesso incantesimo del Dottor Strange nei loro corpi}}: Ma che succede?! No! No! Siamo appena arrivati!! Non di nuovo!! {{NDR|Eddie e Venom svaniscono anche loro per ritornare nel loro universo natale}}<br />'''Barista''': Ecco, è sparito. Non ha pagato il conto, niente mancia, niente. {{NDR|sul balcone del bar si vede ancora il pezzo del simbionte nero che si muove}} ==Note== <references/> ==Voci correlate== *[[Uomo Ragno]] *[[Spider-Man (film)]] *[[Spider-Man 2]] *[[Spider-Man 3]] *[[The Amazing Spider-Man (film)]] *[[The Amazing Spider-Man 2 - Il potere di Electro]] *[[Spider-Man: Homecoming]] *[[Spider-Man: Far from Home]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Spider-Man}} {{Marvel Cinematic Universe}} {{Sony Pictures Universe of Marvel Characters}} [[Categoria:Film dell'Uomo Ragno]] 8e1d6qp6fzyqpnv4kfkic91he8l8lug Hastings Lionel Ismay 0 193147 1223359 1205495 2022-08-19T17:32:53Z AnjaQantina 1348 /* Citazioni di Hastings Lionel Ismay */ +1 wikitext text/x-wiki [[File:Ismay cropped.jpg|thumb|Hastings Lionel Ismay]] '''Hastings Lionel Ismay''' (1887 – 1965), generale, politico e diplomatico britannico. ==Citazioni di Hastings Lionel Ismay== *{{NDR|Su [[Malta]]}} Questa minuscola isola è vitale nella difesa delle nostre posizioni in Medio Oriente.<ref>1942. Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 167. ISBN 9788858041406</ref> *{{NDR|Sulla [[bandiera della NATO]]}} Una stella a quattro punte che rappresenta la [[bussola]] che ci tiene sulla retta via – la via della pace – e un cerchio che rappresenta l'unità che lega assieme i 14 paesi.<ref>Citato in ''[https://www.ilpost.it/2022/04/28/bandiera-nato-rosa-stella/ Da dove viene la bandiera della NATO]'', ''Il Post.it'', 28 aprile 2022.</ref> ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Ismay, Hastings Lionel}} [[Categoria:Generali britannici]] [[Categoria:Politici britannici]] [[Categoria:Diplomatici britannici]] ch760epwpmntgwywuolf3g65dgbj30h Pompée Valentin Vastey 0 195760 1223416 1223181 2022-08-19T21:44:02Z Sun-crops 10277 wlink, forse si potrebbe creare una tematica, magari, se possibile, ampliandola un po' wikitext text/x-wiki [[File:Pompée-Valentin Vastey -Réflexions sur une lettre de Mazères, 1816vast.djvu|thumb|page=7|Pompée Valentin Vastey, ''Réflexions sur une lettre de Mazères'', 1816]] '''Jean-Louis Vastey''', detto '''Pompée-Valentin, barone di Vastey''' (1781 — 1820), scrittore e politico haitiano. *Quale popolo ha mai avuto diritto all'indipendenza più del popolo [[Haiti|haitiano]]?<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della black history'', traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2022, p. 189. ISBN 9788858041147</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=fr}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Vastey, Pompée Valentin}} [[Categoria:Politici]] [[Categoria:Scrittori]] gxgfjm6vcld04urx9fk2w49riyj97q6 Tidiane N'Diaye 0 195763 1223413 1223184 2022-08-19T21:38:27Z Sun-crops 10277 piccolo fix, se è un NDR, andrebbe scritto entro il template NDR: {{NDR|bianchi}} wikitext text/x-wiki '''Tidiane N'Diaye''' (1950 — vivente), antropologo e scrittore franco-senegalese. *La crescente potenza militare dell'Europa pose fine all'espansione islamica, e ora che vi era carenza di schiavi [bianchi] gli arabi musulmani guardavano all'Africa nera.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della black history'', traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2022, p. 205. ISBN 9788858041147</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=fr}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:N'Diaye, Tidiane}} [[Categoria:Antropologi francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] [[Categoria:Scrittori senegalesi]] c51j9ee6c8awri3ja76wrn4vi7tj8ts La rivincita di Natale 0 195777 1223377 1223229 2022-08-19T18:37:55Z Udiki 86035 /* Citazioni su La rivincita di Natale */ wikitext text/x-wiki {{Film |titoloitaliano = La rivincita di Natale |immagine = |didascalia = |titoloalfabetico = Rivincita di Natale, La |soggetto = Pupi Avati |attori = *[[Diego Abatantuono]]: Franco Mattioli *[[Gianni Cavina]]: Ugo Cavara *[[Alessandro Haber]]: Gabriele Bagnoli *[[Carlo Delle Piane]]: avvocato Santelia *[[George Eastman (attore)|George Eastman]]: Stefano Bertoni *[[Petra Khruz]]: Elisa Delai *[[Edoardo Romano]]: Bollino *[[Osvaldo Ruggieri]]: il falso professor Renato Delai *[[Carlo Reali]]: il vero professor Renato Delai (solo voce) *[[Eliana Miglio]]: Mariarosa Boscovich *[[Augusto Zucchi]]: Pietro Boscovich *[[Nino Fuscagni]]: Maurizio *[[Vanessa Galipoli]]: agente immobiliare |doppiatori italiani = *[[Cinzia Villari]]: Elisa Delai }} '''''La rivincita di Natale''''', film italiano del 2004 con [[Diego Abatantuono]] e [[Carlo Delle Piane]], regia di [[Pupi Avati]]. ==Dialoghi== *'''Avvocato Santelia''': Comunque secondo me le donne fanno bene ad amare le donne. Sono di gran lunga più belle degli uomini.<br>'''Franco''': Soprattutto nel suo caso. ==Citazioni su ''La rivincita di Natale''== *In "Regalo di Natale" c'erano ancora in gioco i sentimenti. Tanto che si provava solidarietà per Abatantuono, la vittima, e si restava con la voglia di vedere la sua rivincita. Lui giocava onestamente, gli altri l'avevano truffato. Ora, invece, anche Franco gioca sporco, bara. Ma qui si misura la distanza tra quei tempi e oggi. Ora tutto, rapporti umani compresi, è parametrato sul denaro, quantificato in soldi. ([[Pupi Avati]]) *L'accanimento per vittorie insensate, la tristezza degli animi, la scenografia solenne e insieme familiare di Bologna, l'amarezza della sconfitta, il senso di fine, la bravura degli interpreti diretti benissimo: sono elementi della qualità de «La rivincita di Natale». ([[Lietta Tornabuoni]]) ==Voci correlate== *''[[Regalo di Natale]]'' ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Film commedia drammatica]] [[Categoria:Film natalizi]] nuf971o3v5dwt1ngq89mo2mwbg3gud1 Asa Philip Randolph 0 195778 1223411 1223225 2022-08-19T21:34:26Z Sun-crops 10277 wlink, penso sia possibile creare la tematica Marcia su Washington per il lavoro e la libertà wikitext text/x-wiki [[File:A Philip Randolph, photographed on the day of the March on Washington, 1963. Photograph by Rowland Scherman.tif|thumb|A. Philip Randolph alla marcia su Washington, 1963]] '''Asa Philip Randolph''' (1889 – 1979), sindacalista e attivista statunitense. *Non siamo una folla in tumulto. Siamo l'avanguardia di un'enorme rivoluzione morale per il lavoro e la libertà.<ref>Dal discorso alla [[Marcia su Washington per il lavoro e la libertà|marcia su Washington]]. Citato in AA.VV., ''Il libro della black history'', traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2022, p. 283. ISBN 9788858041147</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Randolph, Asa Philip}} [[Categoria:Attivisti statunitensi]] [[Categoria:Sindacalisti statunitensi]] lo0o9rruz9qlpd7b2enmi82js1fbrl3 John Henrik Clarke 0 195787 1223410 1223257 2022-08-19T21:31:17Z Sun-crops 10277 wlink wikitext text/x-wiki '''John Henrik Clarke''' (1915 — 1998), storico e attivista statunitense. *L'[[Africa]] è il nostro baricentro, la nostra madre e il nostro padre in senso culturale e spirituale, il nostro cuore pulsante, ovunque viviamo sulla faccia della Terra.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della black history'', traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2022, p. 315. ISBN 9788858041147</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=en}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Clarke, John Henrik}} [[Categoria:Attivisti statunitensi]] [[Categoria:Storici statunitensi]] gf0ije5mkrdoya4zyp0eljuzv8x2ynh Ágatha Ruiz de la Prada 0 195800 1223441 1223307 2022-08-20T02:19:41Z Danyele 19198 /* Citazioni di Ágatha Ruiz de la Prada */ fix wikitext text/x-wiki [[File:Ágatha Ruiz de la Prada (2010).jpg|thumb|Ágatha Ruiz de la Prada nel 2010]] '''Ágatha Ruiz de la Prada y Sentmenat''' (1960 – vivente), stilista spagnola. ==Citazioni di Ágatha Ruiz de la Prada== *Il mio primo ricordo della [[moda]] italiana forse risale a quando ero bambina e mia madre, tornando da un viaggio, mi portò qualcosa di [[Valentino (stilista)|Valentino]]. Ho amato tantissimo [[Franco Moschino|Moschino]], per il suo infinito senso dell'umorismo. Ma devo riconoscere che sono felice quando mi confondono con [[Miuccia Prada]], perché è un'intellettuale impegnata in politica prima che una stilista. Perfino qualcosa di brutto diventa belllissimo quando lo fa Prada.<ref>Citato in Elisabetta Rosaspina, ''«Non siamo poi così simili. Voi italiani siete più casalinghi, noi sappiamo divertirci»'', ''Corriere della Sera'', 19 agosto 2022.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Ruiz de la Prada, Ágatha}} [[Categoria:Stilisti spagnoli]] 6nc8t6pe292lsypj7jzpivh32qiffu4 Discussioni utente:CiceroCiceronis30091997 3 195804 1223330 2022-08-19T12:59:33Z Cabayi 83486 Cabayi ha spostato la pagina [[Discussioni utente:CiceroCiceronis30091997]] a [[Discussioni utente:CiceroCiceronis08354]]: Pagina spostata automaticamente durante la rinomina dell'utente "[[Special:CentralAuth/CiceroCiceronis30091997|CiceroCiceronis30091997]]" a "[[Special:CentralAuth/CiceroCiceronis08354|CiceroCiceronis08354]]" wikitext text/x-wiki #RINVIA [[Discussioni utente:CiceroCiceronis08354]] 0sgnpsmcl7xfwmkb32a20eron7l97qm Dina Pronicheva 0 195805 1223351 2022-08-19T17:10:20Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Dina pronicheva trial big.jpg|thumb|24 gennaio 1946: Dina Mironovna Pronicheva, sopravvissuta al massacro, testimone al processo di Kiev per crimini di guerra tenutosi contro i quindici responsabili della polizia tedesca durante l'occupazione]] '''Dina (Vera) Mironovna Pronicheva''' ('''Діна Миронівна Пронічева'''; 1911 – 1977), attrice ucraina. *{{NDR|Sul massacro di Babij Jar}} Le truppe di Hitler occuparono Kiev... e dal primissimo giorno iniziarono a derubare e a uccidere gli ebrei. Vivevamo nel terrore.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 136. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w=Пронічева Діна Миронівна|w_site=uk}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Pronicheva, Dina}} [[Categoria:Attori ucraini]] im4u8kq6q3t79da3x0ggo3o2tdomk0t Craig Symonds 0 195806 1223357 2022-08-19T17:29:29Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Dr. Craig Symonds at The Mariners Museum Newport News (VA) 2012 (8080270959).jpg|thumb|Craig Symonds, 2012]] '''Craig Lee Symonds''' (1946 — vivente), storico statunitense. *{{NDR|Sulla battaglia di Midway}} Uno degli scontri navali della storia più carico di conseguenze... decisivo per la tattica e significativo per la strategia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 162. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Symonds, Craig}} [[Categoria:Storici statunitensi]] rmnw08zy7mwrtg6aupvwoznymyv72r0 1223358 1223357 2022-08-19T17:30:02Z AnjaQantina 1348 /* Altri progetti */ w_site=en wikitext text/x-wiki [[File:Dr. Craig Symonds at The Mariners Museum Newport News (VA) 2012 (8080270959).jpg|thumb|Craig Symonds, 2012]] '''Craig Lee Symonds''' (1946 — vivente), storico statunitense. *{{NDR|Sulla battaglia di Midway}} Uno degli scontri navali della storia più carico di conseguenze... decisivo per la tattica e significativo per la strategia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 162. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=en}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Symonds, Craig}} [[Categoria:Storici statunitensi]] 2fhmh1etlhw0a7ees9469g2cgufxn5p Herbert Selle 0 195807 1223363 2022-08-19T17:51:15Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki '''Herbert Selle''' (1895 — 1988), militare tedesco. *{{NDR|Sulla battaglia di Stalingrado}} Le macerie divennero fortezze, le fabbriche distrutte ospitavano mortali cecchini, dietro ogni tornio e ogni attrezzo si nascondeva la morte improvvisa.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 181. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=de}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Selle, Herbert}} [[Categoria:Militari tedeschi]] 025jxbsabdrcibbvu0d163sd86pai3r 1223364 1223363 2022-08-19T17:52:19Z AnjaQantina 1348 wlink wikitext text/x-wiki '''Herbert Selle''' (1895 — 1988), militare tedesco. *{{NDR|Sulla [[battaglia di Stalingrado]]}} Le macerie divennero fortezze, le fabbriche distrutte ospitavano mortali cecchini, dietro ogni tornio e ogni attrezzo si nascondeva la morte improvvisa.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 181. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=de}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Selle, Herbert}} [[Categoria:Militari tedeschi]] 09g8t6bzet9mgtlwo2u1bgfyxulymxz Wolf Jobst Siedler 0 195808 1223369 2022-08-19T18:07:48Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Wolf Jobst Siedler 1.jpg|thumb|Wolf Jobst Siedler]] '''Wolf Jobst Siedler''' (1926 – 2013), scrittore tedesco. *Noi, i ragazzi di Berlino... pensavamo... che la battaglia d'Inghilterra fosse un torneo. Guerra no, non era una parola che usavamo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 189. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=de}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Siedler, Wolf Jobst}} [[Categoria:Scrittori tedeschi]] 6de4930s0b18by7kgd9g7etgbo2p8us Williamson Murray 0 195809 1223373 2022-08-19T18:27:32Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki '''Williamson Murray''' (1941 — vivente), storico statunitense. *{{NDR|Sulla campagna bellica nazista in Tunisia}} La decisione di rafforzare il Nordafrica fu una delle peggiori cantonate di Hitler... mise... le migliori truppe tedesche in una posizione indifendibile da cui... non ci sarebbe stata via d'uscita.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 208. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=en}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Murray, Williamson}} [[Categoria:Storici statunitensi]] b81yv45wx9o1on8i7t1crbz81sc2nm5 Jean Moulin 0 195811 1223382 2022-08-19T20:31:58Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Moulin Harcourt 1937.jpg|thumb|Jean Moulin, 1937]] '''Jean Moulin''' (1899 – 1943), militare e partigiano francese. *Per sette ore sono stato torturato fisicamente e mentalmente. So che oggi sono arrivato al limite della resistenza.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 228. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Moulin, Jean}} [[Categoria:Militari francesi]] [[Categoria:Partigiani francesi]] svxnx6d80gjorrujz8dlnx2z7sbfjkl Mary Berg 0 195812 1223385 2022-08-19T20:39:41Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki '''Mary Berg''', pseudonimo di '''Miriam Wattenberg''', (1924 – 2013), ebrea polacca superstite dell'Olocausto. *Le donne ebree presero parte attiva alla lotta... gettando acqua bollente sui tedeschi che attaccavano. Una battaglia così aspra, così impari non ha precedenti nella storia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 242. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Berg, Mary}} [[Categoria:Polacchi]] kg45djxikmf6jkttk2ie98lichbfxpf Miriam Wattenberg 0 195813 1223386 2022-08-19T20:40:54Z AnjaQantina 1348 Redirect alla pagina [[Mary Berg]] wikitext text/x-wiki #RINVIA [[Mary Berg]] hqtn8skdzlwdncaqmub7k0lwggmytff Chester Nimitz 0 195814 1223387 2022-08-19T20:45:35Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Chester Nimitz-fleet-admiral.jpg|thumb|Chester Nimitz]] '''Chester William Nimitz''' (1885 – 1966), ammiraglio statunitense. *{{NDR|Sulla guerra nel Pacifico}} La cattura di Tarawa abbatté la porta d'ingresso alle difese giapponesi nel Pacifico centrale.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 247. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Nimitz, Chester}} [[Categoria:Ammiragli statunitensi]] [[Categoria:Militari statunitensi]] ozd5qlm0v4ybmez11ep6pjbibsbd7oh 1223388 1223387 2022-08-19T20:47:53Z AnjaQantina 1348 removed [[Category:Ammiragli statunitensi]] using [[Help:Gadget-HotCat|HotCat]] wikitext text/x-wiki [[File:Chester Nimitz-fleet-admiral.jpg|thumb|Chester Nimitz]] '''Chester William Nimitz''' (1885 – 1966), ammiraglio statunitense. *{{NDR|Sulla guerra nel Pacifico}} La cattura di Tarawa abbatté la porta d'ingresso alle difese giapponesi nel Pacifico centrale.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 247. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Nimitz, Chester}} [[Categoria:Militari statunitensi]] nh6l94ut6qudc3twq1g5f3r99nrt8dp 1223420 1223388 2022-08-19T21:52:10Z AnjaQantina 1348 +citazione wikitext text/x-wiki [[File:Chester Nimitz-fleet-admiral.jpg|thumb|Chester Nimitz]] '''Chester William Nimitz''' (1885 – 1966), ammiraglio statunitense. *{{NDR|Sulla guerra nel Pacifico}} La cattura di Tarawa abbatté la porta d'ingresso alle difese giapponesi nel Pacifico centrale.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 247. ISBN 9788858041406</ref> *{{NDR|Sulla battaglia di Midway}} Stiamo per ottenere una vittoria cruciale.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 160. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Nimitz, Chester}} [[Categoria:Militari statunitensi]] l7cs4fjs62fbedaofba2ozjvpl615or Mark Clark 0 195815 1223389 2022-08-19T20:51:09Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:General Mark Wayne Clark, Comandante do 5º Exército Norte Americano.tif|thumb|Mark Clark, 1943]] '''Mark Wayne Clark''' (1896 – 1984), generale statunitense. *{{NDR|Sulla battaglia per Montecassino}} La più ardua, la più straziante e per certi aspetti la più tragica di tutte le fasi della guerra in Italia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 254. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Clark, Mark}} [[Categoria:Generali statunitensi]] [[Categoria:Militari statunitensi]] mnp718bpa83s3sx7y4r99f9y96jj6hi 1223404 1223389 2022-08-19T21:24:01Z Sun-crops 10277 wlink per la creazione della voce tematica Battaglia di Cassino wikitext text/x-wiki [[File:General Mark Wayne Clark, Comandante do 5º Exército Norte Americano.tif|thumb|Mark Clark, 1943]] '''Mark Wayne Clark''' (1896 – 1984), generale statunitense. *{{NDR|Sulla [[Battaglia di Cassino|battaglia per Montecassino]]}} La più ardua, la più straziante e per certi aspetti la più tragica di tutte le fasi della guerra in Italia.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 254. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Clark, Mark}} [[Categoria:Generali statunitensi]] [[Categoria:Militari statunitensi]] agwk1ncjgahok4jwdr7g45bsjeta39t Sylwester Braun 0 195816 1223392 2022-08-19T20:59:35Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Braun Sylwester Kris powstanie.jpg|thumb|Sylwester Braun, 1944]] '''Sylwester Braun''', detto '''Kris''' (1909 – 1996), fotografo polacco. *{{NDR|Sulla rivolta di Varsavia}} I primi giorni della rivolta ebbero successo, e ci dettero speranza.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 271. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto|w|w_site=pl}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Braun, Sylwester}} [[Categoria:Fotografi polacchi]] omvh2ktcqtu95smff6aodem2vtfru8m George Marshall 0 195817 1223405 2022-08-19T21:24:48Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:George C. Marshall, U.S. Secretary of State (cropped).jpg|thumb|George Marshall]] '''George Catlett Marshall''' (1880 – 1959), generale e politico statunitense. *Gli Stati Uniti dovrebbero fare tutto ciò che possono per facilitare il ritorno di un normale benessere economico nel mondo, senza il quale non ci può essere stabilità politica né pace duratura.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 324. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Marshall, George}} [[Categoria:Generali statunitensi]] [[Categoria:Politici statunitensi]] 8nhkgv8dvtlzmx7xu89nitlo2wji3di 1223407 1223405 2022-08-19T21:27:53Z AnjaQantina 1348 +voci correlate wikitext text/x-wiki [[File:George C. Marshall, U.S. Secretary of State (cropped).jpg|thumb|George Marshall]] '''George Catlett Marshall''' (1880 – 1959), generale e politico statunitense. *Gli Stati Uniti dovrebbero fare tutto ciò che possono per facilitare il ritorno di un normale benessere economico nel mondo, senza il quale non ci può essere stabilità politica né pace duratura.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 324. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Piano Marshall]] ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Marshall, George}} [[Categoria:Generali statunitensi]] [[Categoria:Politici statunitensi]] 98kj4htidf8mwgeoybbftig5qhmk7bb Otto Kretschmer 0 195818 1223417 2022-08-19T21:44:48Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Bundesarchiv Bild 183-L16644, Kapitänleutnant Otto Kretschmer Recolored.jpg|thumb|Otto Kretschmer]] '''Otto Kretschmer''' (1912 – 1998), ammiraglio tedesco. *Un siluro, una nave.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 110. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Kretschmer, Otto}} [[Categoria:Militari tedeschi]] aux6lpohcorrn68yzjyly22gdd0q7xb Vasilij Ivanovič Čujkov 0 195819 1223423 2022-08-19T21:58:39Z AnjaQantina 1348 Nuova pagina wikitext text/x-wiki [[File:Маршал Советского Союза дважды Герой Советского Союза Василий Иванович Чуйков.jpg|thumb|Vasilij Ivanovič Čujkov]] '''Vasilij Ivanovič Čujkov''' (in russo: '''Васи́лий Ива́нович Чуйко́в'''; 1900 – 1982), generale e politico sovietico. *{{NDR|Sulla [[battaglia di Stalingrado]]}} Dobbiamo difendere la città o morire nel tentativo.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della Seconda guerra mondiale'', traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 178. ISBN 9788858041406</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{Interprogetto}} {{stub}} {{DEFAULTSORT:Čujkov, Vasilij Ivanovič}} [[Categoria:Generali sovietici]] [[Categoria:Politici sovietici]] 6yi5strnkhlhwuv250h22f35kzx545p Discussione:Karl Dönitz 1 195820 1223425 2022-08-19T22:09:59Z AnjaQantina 1348 /* Senza fonte */ nuova sezione wikitext text/x-wiki == Senza fonte == {{sfid}} *Attaccare, farsi sotto, affondare. *Chiunque si esprima anche solo minimamente in modo disfattista, indebolisce la [[volontà]] di resistenza del popolo tedesco e va dunque eliminato. *Il giudizio imparziale della storia riconoscerà e celebrerà quanto è stato fatto al fronte e in patria. *Se non avessimo avuto il [[Adolf Hitler|Führer]], ora la [[Germania]] sarebbe una landa spopolata. *Tutti noi, rispetto al Führer, siamo solo dei poveretti. [[Utente:AnjaQantina|AnjaQantina]] ([[Discussioni utente:AnjaQantina|scrivimi]]) 00:09, 20 ago 2022 (CEST) 9s5vkvuyg6qw8fmeg2zyy1s2e7xohkr Aron Winter 0 195821 1223429 2022-08-20T00:45:16Z Danyele 19198 Creata pagina con "[[File:Aron Winter.jpg|thumb|Aron Winter (2010)]] '''Aron Winter''' (1967 – vivente), allenatore di calcio ed ex calciatore olandese. {{Int2|''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/29/troppo-calcio-per-favore-guardate-oltre.html "Troppo calcio, per favore guardate oltre"]''|Intervista di Emanuela Audisio, ''la Repubblica'', 29 maggio 1993.}} *In Italia la cosa che mi ha dato più fastidio è il sole: si inizia a giocare il campionato c..." wikitext text/x-wiki [[File:Aron Winter.jpg|thumb|Aron Winter (2010)]] '''Aron Winter''' (1967 – vivente), allenatore di calcio ed ex calciatore olandese. {{Int2|''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/29/troppo-calcio-per-favore-guardate-oltre.html "Troppo calcio, per favore guardate oltre"]''|Intervista di Emanuela Audisio, ''la Repubblica'', 29 maggio 1993.}} *In Italia la cosa che mi ha dato più fastidio è il sole: si inizia a giocare il campionato che fa caldo e si finisce che fa sempre più caldo. *{{NDR|Sul [[giornalismo sportivo]] in Italia}} Si dicono sempre le stesse cose, una noia infinita. In un anno le cose da dire saranno due o tre, solo che all'allenamento i giornalisti ci sono tutti i giorni. In Olanda non era così. [...] Da noi con i giornalisti si parla il giorno prima della partita e dopo l'incontro. È tutto. Sia chiaro che non sono impaurito da questa cosa, ma la trovo eccessiva. Tutta l'Italia in questo senso è eccessiva. Calcio, solo calcio, sempre calcio, nient'altro che calcio. Ovunque e dovunque. È veramente troppo, anche per me che lo gioco. Come fate a non stancarvi? È una stranezza a cui non mi abituerò mai. *Parla uno che gioca a calcio per professione, per passione a squash e ama molto il golf. Parla uno che vede come sono maltrattati gli altri sport e ha da sempre chiara una cosa: il calcio non è tutto, c'è un'altra vita, altrettanto importante. Parla uno che è stato ben educato dalla famiglia. Ho ancora nelle orecchie le raccomandazioni dei miei: tieni la testa a posto, non sciupare i soldi, stai attento che la tua ricchezza non sparisca così com'è venuta. So che se tutto va bene giocherò fino a 35 anni, bisogna prepararsi all'idea che non si può tirare calci al pallone fino a sessanta. *Avevo molti compagni bravi, che giocavano con me, ma non hanno sfondato. Non penso che sono stato fortunato, è che a loro evidentemente mancava qualcosa. *{{NDR|Sull'impatto col razzismo nel calcio italiano}} Mi hanno fischiato, massacrato ogni volta che toccavo il pallone [...]. È stato pesante, sì. Cori da sporco negro. Poi più niente. A me piace pensare che il motivo è uno solo: gioco bene e non provoco. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Winter, Aron}} [[Categoria:Allenatori di calcio olandesi]] [[Categoria:Calciatori olandesi]] 91z2kcwfku4trxjh7ao2bspvv3tk0s1 1223430 1223429 2022-08-20T00:50:16Z Danyele 19198 +wl wikitext text/x-wiki [[File:Aron Winter.jpg|thumb|Aron Winter (2010)]] '''Aron Winter''' (1967 – vivente), allenatore di calcio ed ex calciatore olandese. {{Int2|''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/29/troppo-calcio-per-favore-guardate-oltre.html "Troppo calcio, per favore guardate oltre"]''|Intervista di Emanuela Audisio, ''la Repubblica'', 29 maggio 1993.}} *In Italia la cosa che mi ha dato più fastidio è il sole: si inizia a giocare il [[Campionato italiano di calcio|campionato]] che fa caldo e si finisce che fa sempre più caldo. *{{NDR|Sul [[giornalismo sportivo]] in Italia}} Si dicono sempre le stesse cose, una noia infinita. In un anno le cose da dire saranno due o tre, solo che all'allenamento i giornalisti ci sono tutti i giorni. In Olanda non era così. [...] Da noi con i giornalisti si parla il giorno prima della partita e dopo l'incontro. È tutto. Sia chiaro che non sono impaurito da questa cosa, ma la trovo eccessiva. Tutta l'Italia in questo senso è eccessiva. Calcio, solo calcio, sempre calcio, nient'altro che calcio. Ovunque e dovunque. È veramente troppo, anche per me che lo gioco. Come fate a non stancarvi? È una stranezza a cui non mi abituerò mai. *Parla uno che gioca a calcio per professione, per passione a squash e ama molto il golf. Parla uno che vede come sono maltrattati gli altri sport e ha da sempre chiara una cosa: il calcio non è tutto, c'è un'altra vita, altrettanto importante. Parla uno che è stato ben educato dalla famiglia. Ho ancora nelle orecchie le raccomandazioni dei miei: tieni la testa a posto, non sciupare i soldi, stai attento che la tua ricchezza non sparisca così com'è venuta. So che se tutto va bene giocherò fino a 35 anni, bisogna prepararsi all'idea che non si può tirare calci al pallone fino a sessanta. *Avevo molti compagni bravi, che giocavano con me, ma non hanno sfondato. Non penso che sono stato fortunato, è che a loro evidentemente mancava qualcosa. *{{NDR|Sull'impatto col razzismo nel calcio italiano}} Mi hanno fischiato, massacrato ogni volta che toccavo il pallone [...]. È stato pesante, sì. Cori da sporco negro. Poi più niente. A me piace pensare che il motivo è uno solo: gioco bene e non provoco. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Winter, Aron}} [[Categoria:Allenatori di calcio olandesi]] [[Categoria:Calciatori olandesi]] fdxsyu5qm2aq213mwj4n48m1iqz21lz Lea T 0 195822 1223436 2022-08-20T01:51:31Z Danyele 19198 Creata pagina con "[[File:Lea T at Punks Wear Prada (cropped).jpg|thumb|Lea T (2009)]] '''Lea T''', pseudonimo di '''Leandra Medeiros Cerezo''' (1981 – vivente), supermodella e personaggio televisivo brasiliana. ==Citazioni di Lea T== {{cronologico}} * [...] ho cominciato a pensare che il mondo perfetto non è quello dove tutti hanno diritto a farsi operare per diventare uomo o donna. Il mondo perfetto sarebbe quello in cui, davvero, chi ha un disturbo d'identità come l'ho avuto io po..." wikitext text/x-wiki [[File:Lea T at Punks Wear Prada (cropped).jpg|thumb|Lea T (2009)]] '''Lea T''', pseudonimo di '''Leandra Medeiros Cerezo''' (1981 – vivente), supermodella e personaggio televisivo brasiliana. ==Citazioni di Lea T== {{cronologico}} * [...] ho cominciato a pensare che il mondo perfetto non è quello dove tutti hanno diritto a farsi operare per diventare uomo o donna. Il mondo perfetto sarebbe quello in cui, davvero, chi ha un disturbo d'identità come l'ho avuto io possa vivere serenamente, senza essere condizionato da questo manicheismo maschi o femmine, femmine o maschi perché, alla fine, se ci pensi, tutta questa ossessione per i genitali è limitata e superficiale. Gli esseri umani sono molto di più di un pene o una vagina.<ref>Dall'intervista di Paola Jacobbi a ''Vanity Fair Italia'' nº 42, 17 ottobre 2012; citato in ''[https://www.vanityfair.it/people/mondo/12/10/15/lea-t-leandro-cerezo-prima-modella-trans-vanity-fair Lea T: «Ora che lui non c'è più»]'', ''vanityfair.it'', 15 ottobre 2012.</ref> *{{NDR|«Donna [[Transessualità|transessuale]] e brasiliana. Quali difficoltà hai incontrato in Italia?»}} La società cisgender [quando la sessualità coincide con l'identità di genere di una persona, ''ndr''] è sempre stata portata a escludere e discriminare i transessuali e ha sempre cercato di annullare la visibilità delle donne transessuali come donne. Anche se noi esistiamo da millenni. Prima della colonizzazione bianca eravamo viste come creature sacre. Nelle tribù indiane del nord America eravamo venerate e chiamate Two Spirits, Rae Rae in Polinesia. Anche nella mitologia greca si è tanto parlato di ambiguità di genere. Con il cattolicesimo sono arrivate, invece, le discriminazioni e una mentalità patriarcale. La società italiana ha ancora dei retaggi maschilisti e discriminanti nei confronti delle identità fluide. Per questo mi capita di sentirmi giudicata e trattata, per strada o nei locali, come fossi un viado.<ref name="Eredi">Da Veronica Eredi, ''[https://www.amica.it/2019/11/20/intervista-modella-transessuale-lea-t-capelli-atto-politico/ Intervista alla modella transessuale Lea T: vi spiego perché i miei capelli sono un atto politico]'', ''amica.it'', 20 novembre 2019.</ref> *Considero i [[capelli]] un atto politico e di appartenenza. Portare il capello riccio significa, per esempio, manifestare le tue radici africane. Ogni acconciatura, ogni colore, ogni piega sono portatori di un messaggio. I capelli hanno una memoria storica.<ref name="Eredi"/> *Io non mi sento a casa a Milano, non mi sento a casa in Brasile, non esiste un posto in cui mi senta protetta. Nessuna donna lo è, in realtà.<ref>Dall'intervista di Raffaele Panizza a ''Vogue Italia'', 7 gennaio 2020; citato in ''[https://www.vogue.it/moda/article/lea-t-intervista-gennaio Lea T: l'intervista di Vogue Italia]'', ''vogue.it'', 10 gennaio 2020.</ref> *[...] comunque quando una [[donna]] parla dà fastidio, figurarsi se trans e di colore! E se poi parla prima di mettere in mostra il proprio corpo, dà fastidio ancora di più.<ref name="Corriere">Dall'intervista ''[https://www.corriere.it/moda/20_aprile_17/lea-t-in-ospedale-ho-avuto-paura-volevo-smettere-fare-modella-ma-nostro-mondo-da-lavoro-tanti-b51e4590-80ad-11ea-ac8a-0c2cb4ad9c17.shtml Lea T: «In ospedale ho avuto paura. Volevo smettere di fare la modella»]'', ''corriere.it'', 17 aprile 2020.</ref> *La [[bellezza]]? E una questione che ha che fare con il piacersi e l'accettarsi. Io ci ho messo parecchio e ora non mi importa se la gente mi vede meno o più bella. C'è chi mi trova orrenda, ma va bene così. È normale. Ma ho lavorato parecchio su tanta crudeltà, sui giudizi di questo sistema. E sto bene: sono quella che sono.<ref name="Corriere"/> {{Int2|''[https://www.grazia.it/stile-di-vita/interviste/lea-t-uomo-storia-riccardo-tisci «Ora sono una donna tre volte più forte»]''|Intervista di Marina Speich, ''grazia.it'', 21 dicembre 2017.}} *Avevo 23 anni e avevo iniziato a lavorare come modello. Ho cominciato a viaggiare per il mondo, fino a quando sono arrivata a Miami dove ho conosciuto delle ragazze. Avevo i capelli lunghi e si creavano situazioni imbarazzanti per tutti. Nei locali i camerieri mi chiedevano: "Signorina, che cosa desidera?", oppure qualcuno, indicandomi, diceva alle persone che erano con me: "Carina, me la presenti?". Un giorno le mie amiche mi hanno affrontato di petto: "Tu sei esattamente come noi, una donna. Non possiamo più chiamarti Leo. Devi riflettere su questo". {{NDR|«Quali sono state le sue reazioni?»}} Piangevo disperata: il mondo mi era crollato addosso. *Diciamoci la verità: in Italia una ragazza trans e di colore è considerata una escort. L'attivista [[Vladimir Luxuria]] ha aiutato ad abbattere molti pregiudizi, ma il transessualismo è sempre stato un tabù, una realtà offuscata. C'è stata l'attrice [[Eva Robin's]] negli Anni 90, una delle donne più belle di questo Paese, ma rappresentava un mito inarrivabile. Io non ero perfetta come lei. Che cosa avrei fatto se i miei genitori mi avessero abbandonata? *{{NDR|«Chi l'ha aiuta a uscire dalla disperazione quando ha capito che lei era in realtà Lea, una donna?»}} Lo stilista [[Riccardo Tisci]]. Eravamo diventati amici inseparabili da quando avevo 21 anni, lui era tornato a Milano dopo aver finito la Central Saint Martins College of Art and Design di Londra. Ai tempi avevamo pochi soldi, d'estate giravamo con il suo motorino per la città deserta divertendoci come pazzi. Da Miami, l'ho chiamato in lacrime e gli ho detto la verità. Due giorni dopo mi ha proposto di scattare la sua campagna e sua madre mi ha detto: "Tu sarai sempre una Tisci". La T che segue il mio nome è un omaggio a Ricky. {{NDR|«E alla fine i suoi genitori come hanno reagito?»}} Con un abbraccio. I miei fratelli mi hanno detto: "Finalmente l'hai capito". Insieme con mia madre ho pianto. [[Toninho Cerezo|Il papà]] l'ho raggiunto al telefono, perché i miei genitori sono separati da quando ho 12 anni. "Più donne ho in casa, meglio è. Bello avere una figlia in più", mi ha risposto sereno. *Nella mia fase di transizione da un sesso all'altro, mi ricordo di un uomo in metropolitana che ha iniziato a insultarmi davanti a tutti: "Fai schifo", "Sei un travestito orrendo". È stato uno shock, perché fino a quel momento avevo vissuto in una bolla d'amore. Improvvisamente ero odiata e per molto tempo questo mi ha annichilito: non avevo neanche la forza di salire su un autobus. *Mi definisco una donna, ma sono anche fiera del mio passato transessuale: ne sono così orgogliosa che me lo tatuerei in fronte, per quanto ne sono felice. Non rinuncerei a nessuna lacrima che ho pianto lungo il cammino. E questo ti rende una donna tre volte più forte, perché va contro il mondo. {{Int2|''[https://www.marieclaire.it/bellezza/celebrity-beauty/a27194772/intervista-lea-t-modella-transgender/ "Non vedo l'ora di invecchiare!"]''|Intervista di Cristina Torlaschi, ''marieclaire.it'', 19 aprile 2019.}} *Il diverso fa paura, ma non esistono mostri. Non si è ancora capito che viviamo tutti sullo stesso pianeta e respiriamo, abbiamo fame e sete. Chi emigra in altri Paesi è perché non sopravvive nella terra in cui è nato. Anch'io sono un'emigrante e capisco che il problema sia complesso e delicato. Penso però che la priorità sia aiutare gli esseri umani. Dobbiamo unirci e accettare i cambiamenti, altrimenti si corre il rischio di creare muri [...] *Secondo alcune statistiche le transessuali vivono mediamente fino a 35 anni e io ho già superato questo traguardo [...] [e si commuove, piange, ''ndr'']. Sono una sopravvissuta! Molte donne detestano invecchiare, mentre per me è un privilegio. Viviamo in una società dove le minoranze soffrono spesso di violenze fisiche: io sono viva, nessuno mi ha fatto del male e quindi penso che invecchiare sia il regalo più grande che io possa desiderare. *{{NDR|«Lea, che cos'è la bellezza?»}} La verità. ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Toninho Cerezo]] – padre ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Lea T}} [[Categoria:Modelli brasiliani]] [[Categoria:Personaggi televisivi brasiliani]] irf0ui6nkh6svihefaso9a56gxcda8r Sadie Sink 0 195823 1223439 2022-08-20T02:15:19Z Danyele 19198 Creata pagina con "[[File:Sadie Sink 2-00362 (43866090832) (cropped).jpg|thumb|Sadie Sink (2018)]] '''Sadie Elizabeth Sink''' (2002 – vivente), attrice statunitense. ==Citazioni di Sadie Sink== *Durante le scuole medie e superiori non credo che ci sia mai stato un momento in cui non dubitassi di me stessa o non fossi insicura continuando a cercare chi fossi. Devi superare quegli anni dell'adolescenza prima di ottenere ciò che cerchi.<ref>Da un'intervista a ''Glamour ''; citato in Rob..." wikitext text/x-wiki [[File:Sadie Sink 2-00362 (43866090832) (cropped).jpg|thumb|Sadie Sink (2018)]] '''Sadie Elizabeth Sink''' (2002 – vivente), attrice statunitense. ==Citazioni di Sadie Sink== *Durante le scuole medie e superiori non credo che ci sia mai stato un momento in cui non dubitassi di me stessa o non fossi insicura continuando a cercare chi fossi. Devi superare quegli anni dell'adolescenza prima di ottenere ciò che cerchi.<ref>Da un'intervista a ''Glamour ''; citato in Roberta Cecchi, ''[https://www.cosmopolitan.com/it/star/a40220752/sadie-sink-stranger-things-max-cast-foto/ Sadie Sink e l’autostima dopo Stranger Things: «Grazie a Max ho più fiducia in me stessa»]'', ''cosmopolitan.com'', 8 giugno 2022.</ref> *È una situazione così strana e specifica quella in cui ci troviamo io e il resto del cast di ''Stranger Things'', perché il mondo sa chi sono i nostri personaggi, ma noi stiamo ancora cercando di capire chi siamo come persone. Penso che essere in quest'industria ti acceleri e ti faccia maturare più velocemente. Ma per la maggior parte del tempo è così divertente, perché il cast sta affrontando tutto questo insieme. Onestamente, la mia vita è sembrata un po' come un film di formazione adolescenziale.<ref>Da un'intervosta a ''Fashion Magazine''; citato in ''[http://news.mtv.it/tv-cinema/stranger-things-sadie-sink-rivela-che-era-considerata-troppo-vecchia-per-il-ruolo-di-max/ "Stranger Things": Sadie Sink rivela che era considerata "troppo vecchia" per il ruolo di Max]'', ''news.mtv.it'', 1º agosto 2022.</ref> *{{NDR|«Hai sempre voluto recitare?»}} Sono cresciuta in un paesino dove non c'è niente, e se non fai sport ti annoi. Io invece ho sempre avuto la passione per il ballo e il teatro, e quando la mia scuola ha deciso di mettere in scena ''[[High School Musical]]'' ho lavorato tantissimo per avere una parte. Questa passione mi ha portato a [[Broadway]] e poi ad una nuova vita, dove ho imparato a concentrarmi su canto, ballo e recitazione. A soli 10 anni avevo un programma molto intenso, eppure non mi ha mai pesato perchè amo essere sul palcoscenico. Facevo otto show la settimana, avevo solo un giorno libero, che spesso usavo per finire i compiti! Non andavo mai a letto prima di mezzanotte, eppure è stata un'esperienza che mi ha dato tante soddisfazioni, non me la dimenticherò mai.<ref>Dall'intervista ''[https://www.rollingstone.it/cinema/interviste-cinema/odio-i-videogiochi-ma-ama-i-musical-chi-e-sadie-sink-mad-max-di-stranger-things/389716/ Odia i videogiochi ma ama i musical: chi è Sadie Sink, Mad Max di "Stranger Things"]'', ''rollingstone.it'', 3 novembre 2017.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Attori statunitensi|Sink, Sadie]] iznruaveag8327e9ntr275klt9ko0j5 1223440 1223439 2022-08-20T02:16:01Z Danyele 19198 /* Citazioni di Sadie Sink */ +wl wikitext text/x-wiki [[File:Sadie Sink 2-00362 (43866090832) (cropped).jpg|thumb|Sadie Sink (2018)]] '''Sadie Elizabeth Sink''' (2002 – vivente), attrice statunitense. ==Citazioni di Sadie Sink== *Durante le scuole medie e superiori non credo che ci sia mai stato un momento in cui non dubitassi di me stessa o non fossi insicura continuando a cercare chi fossi. Devi superare quegli anni dell'[[adolescenza]] prima di ottenere ciò che cerchi.<ref>Da un'intervista a ''Glamour ''; citato in Roberta Cecchi, ''[https://www.cosmopolitan.com/it/star/a40220752/sadie-sink-stranger-things-max-cast-foto/ Sadie Sink e l’autostima dopo Stranger Things: «Grazie a Max ho più fiducia in me stessa»]'', ''cosmopolitan.com'', 8 giugno 2022.</ref> *È una situazione così strana e specifica quella in cui ci troviamo io e il resto del cast di ''Stranger Things'', perché il mondo sa chi sono i nostri personaggi, ma noi stiamo ancora cercando di capire chi siamo come persone. Penso che essere in quest'industria ti acceleri e ti faccia maturare più velocemente. Ma per la maggior parte del tempo è così divertente, perché il cast sta affrontando tutto questo insieme. Onestamente, la mia vita è sembrata un po' come un film di formazione adolescenziale.<ref>Da un'intervosta a ''Fashion Magazine''; citato in ''[http://news.mtv.it/tv-cinema/stranger-things-sadie-sink-rivela-che-era-considerata-troppo-vecchia-per-il-ruolo-di-max/ "Stranger Things": Sadie Sink rivela che era considerata "troppo vecchia" per il ruolo di Max]'', ''news.mtv.it'', 1º agosto 2022.</ref> *{{NDR|«Hai sempre voluto recitare?»}} Sono cresciuta in un paesino dove non c'è niente, e se non fai sport ti annoi. Io invece ho sempre avuto la passione per il ballo e il teatro, e quando la mia scuola ha deciso di mettere in scena ''[[High School Musical]]'' ho lavorato tantissimo per avere una parte. Questa passione mi ha portato a [[Broadway]] e poi ad una nuova vita, dove ho imparato a concentrarmi su canto, ballo e recitazione. A soli 10 anni avevo un programma molto intenso, eppure non mi ha mai pesato perchè amo essere sul palcoscenico. Facevo otto show la settimana, avevo solo un giorno libero, che spesso usavo per finire i compiti! Non andavo mai a letto prima di mezzanotte, eppure è stata un'esperienza che mi ha dato tante soddisfazioni, non me la dimenticherò mai.<ref>Dall'intervista ''[https://www.rollingstone.it/cinema/interviste-cinema/odio-i-videogiochi-ma-ama-i-musical-chi-e-sadie-sink-mad-max-di-stranger-things/389716/ Odia i videogiochi ma ama i musical: chi è Sadie Sink, Mad Max di "Stranger Things"]'', ''rollingstone.it'', 3 novembre 2017.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Attori statunitensi|Sink, Sadie]] jwpks28vox74xlrzilfi16uv3ckjxer 1223443 1223440 2022-08-20T02:20:38Z Danyele 19198 /* Citazioni di Sadie Sink */ typo wikitext text/x-wiki [[File:Sadie Sink 2-00362 (43866090832) (cropped).jpg|thumb|Sadie Sink (2018)]] '''Sadie Elizabeth Sink''' (2002 – vivente), attrice statunitense. ==Citazioni di Sadie Sink== *Durante le scuole medie e superiori non credo che ci sia mai stato un momento in cui non dubitassi di me stessa o non fossi insicura continuando a cercare chi fossi. Devi superare quegli anni dell'[[adolescenza]] prima di ottenere ciò che cerchi.<ref>Da un'intervista a ''Glamour''; citato in Roberta Cecchi, ''[https://www.cosmopolitan.com/it/star/a40220752/sadie-sink-stranger-things-max-cast-foto/ Sadie Sink e l’autostima dopo Stranger Things: «Grazie a Max ho più fiducia in me stessa»]'', ''cosmopolitan.com'', 8 giugno 2022.</ref> *È una situazione così strana e specifica quella in cui ci troviamo io e il resto del cast di ''Stranger Things'', perché il mondo sa chi sono i nostri personaggi, ma noi stiamo ancora cercando di capire chi siamo come persone. Penso che essere in quest'industria ti acceleri e ti faccia maturare più velocemente. Ma per la maggior parte del tempo è così divertente, perché il cast sta affrontando tutto questo insieme. Onestamente, la mia vita è sembrata un po' come un film di formazione adolescenziale.<ref>Da un'intervista a ''Fashion Magazine''; citato in ''[http://news.mtv.it/tv-cinema/stranger-things-sadie-sink-rivela-che-era-considerata-troppo-vecchia-per-il-ruolo-di-max/ "Stranger Things": Sadie Sink rivela che era considerata "troppo vecchia" per il ruolo di Max]'', ''news.mtv.it'', 1º agosto 2022.</ref> *{{NDR|«Hai sempre voluto recitare?»}} Sono cresciuta in un paesino dove non c'è niente, e se non fai sport ti annoi. Io invece ho sempre avuto la passione per il ballo e il teatro, e quando la mia scuola ha deciso di mettere in scena ''[[High School Musical]]'' ho lavorato tantissimo per avere una parte. Questa passione mi ha portato a [[Broadway]] e poi ad una nuova vita, dove ho imparato a concentrarmi su canto, ballo e recitazione. A soli 10 anni avevo un programma molto intenso, eppure non mi ha mai pesato perchè amo essere sul palcoscenico. Facevo otto show la settimana, avevo solo un giorno libero, che spesso usavo per finire i compiti! Non andavo mai a letto prima di mezzanotte, eppure è stata un'esperienza che mi ha dato tante soddisfazioni, non me la dimenticherò mai.<ref>Dall'intervista ''[https://www.rollingstone.it/cinema/interviste-cinema/odio-i-videogiochi-ma-ama-i-musical-chi-e-sadie-sink-mad-max-di-stranger-things/389716/ Odia i videogiochi ma ama i musical: chi è Sadie Sink, Mad Max di "Stranger Things"]'', ''rollingstone.it'', 3 novembre 2017.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Attori statunitensi|Sink, Sadie]] l1m2nwvuk7ip2dzg3ycuzhawh17xxba Discussioni utente:JaclynLoftin02 3 195824 1223453 2022-08-20T06:45:02Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 08:44, 20 ago 2022 (CEST)}} tjoxm89aokshv8p5a7934xqo3cfs6gc Maurizia Paradiso 0 195825 1223454 2022-08-20T06:53:57Z Spinoziano 2297 Creata pagina con "'''Maurizia Paradiso''' (1955 – vivente), conduttrice televisiva, cantante ed ex attrice pornografica italiana. ==Citazioni di Maurizia Paradiso== *Ho deciso di operarmi a vent'anni e a 23 l'ho fatto. Pensavo che questo avrebbe reso più facile la mia vita.<br>E invece quella sofferenza non è mai sparita. Anzi, si è raddoppiata: se prima portavi la croce, con l'operazione ti viene messa la corona di spine. Nessuno dei motivi per cui mi sono operata ha a che fare con..." wikitext text/x-wiki '''Maurizia Paradiso''' (1955 – vivente), conduttrice televisiva, cantante ed ex attrice pornografica italiana. ==Citazioni di Maurizia Paradiso== *Ho deciso di operarmi a vent'anni e a 23 l'ho fatto. Pensavo che questo avrebbe reso più facile la mia vita.<br>E invece quella sofferenza non è mai sparita. Anzi, si è raddoppiata: se prima portavi la croce, con l'operazione ti viene messa la corona di spine. Nessuno dei motivi per cui mi sono operata ha a che fare con il sesso. Io non amo fare sesso...<ref name="Paradiso">Da ''I travestiti vanno in Paradiso'', Aliberti editore; citato in ''[https://web.archive.org/web/20071226071401/http://notiziegay.blogspot.com/2007/12/i-travestiti-vanno-in-paradiso-di.html I travestiti vanno in Paradiso, di Maurizia Paradiso.]'', ''notiziegay.blogspot.com'', 22 dicembre 2007.</ref> *Più che battere, conoscevo gente. Più che battere diventavo specializzata in psicologia. Io ho fatto un anno di questa specializzazione, per fare i soldi per il seno.<ref name="Paradiso" /> ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Paradiso, Maurizia}} [[Categoria:Attori pornografici italiani]] [[Categoria:Cantanti italiani]] [[Categoria:Conduttori televisivi italiani]] 8jj1yz7bzs6xtkxvqn32wkwpe37lnby 1223455 1223454 2022-08-20T07:02:11Z Spinoziano 2297 wikitext text/x-wiki '''Maurizia Paradiso''' (1955 – vivente), conduttrice televisiva, cantante ed ex attrice pornografica italiana. ==Citazioni di Maurizia Paradiso== *Battevo, sì, come battevano tutti i ragazzini che mettevano la parrucca le prime volte. E sono fiera di averlo fatto, perché più che battere conoscevo gente, più che battere diventavo specializzata in psicologia.<ref>Da ''I travestiti vanno in Paradiso'', Aliberti editore; citato in ''[https://www.blogo.it/post/2245/maurizia-in-libreria-i-travestiti-vanno-in-paradiso Maurizia in libreria: i travestiti vanno in Paradiso]'', ''blogo.it'', 6 dicembre 2007.</ref> *Ho deciso di operarmi a vent'anni e a 23 l'ho fatto. Pensavo che questo avrebbe reso più facile la mia vita.<br>E invece quella sofferenza non è mai sparita. Anzi, si è raddoppiata: se prima portavi la croce, con l'operazione ti viene messa la corona di spine. Nessuno dei motivi per cui mi sono operata ha a che fare con il sesso. Io non amo fare sesso...<ref>Da ''I travestiti vanno in Paradiso'', Aliberti editore; citato in ''[https://web.archive.org/web/20071226071401/http://notiziegay.blogspot.com/2007/12/i-travestiti-vanno-in-paradiso-di.html I travestiti vanno in Paradiso, di Maurizia Paradiso]'', ''notiziegay.blogspot.com'', 22 dicembre 2007.</ref> ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Paradiso, Maurizia}} [[Categoria:Attori pornografici italiani]] [[Categoria:Cantanti italiani]] [[Categoria:Conduttori televisivi italiani]] cmsxd9io95x8g48ayn8qobunwanoruh Discussioni utente:Parzeus 3 195826 1223457 2022-08-20T07:15:20Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 09:15, 20 ago 2022 (CEST)}} 4uy2tq9180vwpcjc5founvgrbupz5kf Discussioni utente:Mdc 3 195827 1223459 2022-08-20T07:20:23Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 09:20, 20 ago 2022 (CEST)}} bcmn4bubylz63xyu4gkksuf608ggvxr Discussioni utente:PaoloLiveraniFaenza 3 195828 1223461 2022-08-20T07:25:06Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 09:25, 20 ago 2022 (CEST)}} jfc75cz269cwzo0b0zdjqi3xblg1rmu