Wikiquote itwikiquote https://it.wikiquote.org/wiki/Pagina_principale MediaWiki 1.39.0-wmf.21 first-letter Media Speciale Discussione Utente Discussioni utente Wikiquote Discussioni Wikiquote File Discussioni file MediaWiki Discussioni MediaWiki Template Discussioni template Aiuto Discussioni aiuto Categoria Discussioni categoria Portale Discussioni portale TimedText TimedText talk Modulo Discussioni modulo Accessorio Discussioni accessorio Definizione accessorio Discussioni definizione accessorio Albert Camus 0 100 1218102 1215735 2022-07-20T23:34:52Z Dread83 47 /* Nozze */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Albert Camus, gagnant de prix Nobel, portrait en buste, posé au bureau, faisant face à gauche, cigarette de tabagisme.jpg|thumb|right|Albert Camus]] {{Premio|Nobel|la letteratura '''(1957)'''}} '''Albert Camus''' (1913 – 1960), scrittore e filosofo francese. ==Citazioni di Albert Camus== *A ben guardare [[Plotino]] si propone di fare, con le sole risorse della filosofia greca, ciò che a stento sono riusciti a fare dieci secoli di cristianesimo.[...] A metà strada tra le due dottrine, Plotino è designato a fare da intercessore.<ref name=metafisica>Da ''Metafisica cristiana e neoplatonismo''</ref> *Chi crede di saper tutto pensa di poter tutto. Idoli temporali, che esigono una fede assoluta, pronunciano instancabilmente castighi assoluti. E religioni senza trascendenza uccidono in massa condannati senza speranza. <ref name=riflessioni-morte/> *{{NDR|In risposta alla domanda su quali scrittori viventi fossero più importanti per lui}} E anche [[Simone Weil]] – a volte i [[morti]] sono più vicini a noi dei vivi. :''And also Simone Weil – sometimes the dead are closer to us than the living.''<ref>Da una conferenza a Stoccolma in occasione del ricevimento del Nobel; citato in postfazione a Simone Weil, ''[http://books.google.it/books?id=-CXdJmswenYC&pg=PA0 On the Abolition of All Political Parties]'', Black Inc., Melbourne, 2013. ISBN 9781921870903</ref> *Il rumore del treno, il cicaleccio puerile che lo circondava nello scompartimento stipato, tutto ciò che rideva e cantava intorno a lui ritmava e accompagnava una specie di danza interiore che lo portò per ore, immobile, ai confini del mondo e finalmente lo scaricò, giubilante e interdetto in una [[Genova]] assordante, che scoppiava di salute davanti al suo golfo e al suo cielo in cui fino a sera lottavano il desiderio e la pigrizia. [...] Si smarrì poi nelle strade strette e piene di odori della città vecchia, lasciò che i colori urlassero per lui, che il cielo si consumasse sopra alle case sotto il suo peso di sole e che i gatti si riposassero per lui nell'immondizia e nell'afa. Andò sulla strada che domina Genova e lasciò salire verso di lui, in una lunga lievitazione, tutto il mare carico di profumi e di luci. Chiudendo gli occhi stringeva la pietra calda su cui stava seduto e poi li riapriva su questa città in cui l'eccesso di vita urlava in un esaltante cattivo gusto.<ref>Da ''La morte felice'', traduzione di Jean Sarocchi, Rizzoli, Milano, 1971, p. 77</ref> *Il senso d'impotenza e di solitudine del condannato incatenato, di fronte alla coalizione pubblica che vuole la sua morte, è già di per sé una punizione inconcepibile. [...] Generalmente l'uomo è distrutto dall'attesa della [[pena di morte|pena capitale]] molto tempo prima di morire. Gli si infliggono così due morti, e la prima è peggiore dell'altra, mentre egli ha ucciso una volta sola. Paragonata a questo supplizio, la legge del taglione appare ancora come una legge di civiltà. Non ha mai preteso che si dovessero cavare entrambi gli occhi a chi aveva reso cieco di un occhio il proprio fratello.<ref name=riflessioni-morte>Da ''Riflessioni sulla pena di morte''</ref> *Imparavo finalmente, nel cuore dell'inverno, che c'era in me un'invincibile [[estate]].<ref>Da ''L'estate e altri saggi solari'', p. 99.</ref> *In verità, è un [[paradossi dai libri|paradosso]] tipico dello spirito umano cogliere gli elementi senza poterne abbracciare la sintesi: paradosso epistemologico d'una scienza certa nei fatti, ma comunque insufficiente: sufficiente nelle sue teorie, ma comunque incerta, ovvero paradosso psicologico di un io percettibile nelle sue parti, ma inaccessibile nella sua profonda unità.<ref name=metafisica/> *Invece di uccidere e morire per diventare quello che non siamo, dovremo vivere e lasciare vivere per creare quello che realmente siamo.<ref>Da ''Riflessioni sulla pena capitale'', 1957</ref> *La battuta di [[Alphonse Karr]]: «Che i signori assassini comincino» non ha più alcun senso. Quelli che fanno versare la maggiore quantità di sangue sono gli stessi che credono di avere dalla loro parte il diritto, la logica, e la storia. Non è dall'individuo ma dallo Stato che oggi la società deve difendersi.<ref name=riflessioni-morte/> *La legge, per definizione, non può obbedire alle stesse regole della natura. Se l'assassinio è nella natura umana, la legge non è fatta per imitare o riprodurre questa natura. È fatta per correggerla. <ref name=riflessioni-morte/> *La [[libertà]] non è altro che una possibilità di essere migliori, mentre la schiavitù è certezza di essere peggiori.<ref>Da ''Resistenza, ribellione e morte''; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *La nostra sola giustificazione, se ne abbiamo una, è di parlare in nome di tutti coloro che non possono farlo.<ref>Da ''L'artista e il suo tempo''</ref> *La pena di morte, così come la si applica, è una disgustosa macelleria, un oltraggio inflitto alla persona e al corpo.<ref name=riflessioni-morte/> *Le grandi [[Idea|idee]] arrivano nel mondo con la dolcezza delle [[colomba|colombe]]. Forse, se ascoltiamo bene, udiremo, tra il frastuono degli imperi e delle nazioni, un debole frullìo d'ali, il dolce fremito della vita e della speranza.<ref>Citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', giugno 1963.</ref> *Non essere amati è una semplice sfortuna; la vera disgrazia è non amare.<ref name=estate/> *Nulla è dato agli uomini e quel poco che possono conquistare è pagato con morti ingiuste. Ma la grandezza dell'uomo è altrove, è nella decisione di elevarsi al di sopra della propria condizione.<ref>Da ''La nuit de la vérité'', ''Combat'', 25 agosto 1944; citato in Michael McDonald, ''Scrittori di fronte al male. Riflessioni su letteratura e politica'', traduzione di Claudia Lionetti, Libri Scheiwiller, Milano, 2009, pp. 81-82. ISBN 9788876445996</ref> *Per [[suicidio|suicidarsi]] bisogna amarsi molto.<ref>Da ''I giusti'', in ''Teatro''</ref> *Quando si è avuto una volta la fortuna di amare intensamente, si spende la vita a cercare di nuovo quell'ardore e quella luce.<ref>Citato in [[Gianfranco Ravasi]], ''Le parole e i giorni. {{small|Nuovo breviario laico}}'', Mondadori, Milano, [https://books.google.it/books?id=pMxocmopAB8C&lpg=PA98&dq=&pg=PA98#v=onepage&q&f=false p. 98].</ref> *Senza cultura e la relativa [[libertà]] che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro. :''Sans la culture, et la liberté relative qu'elle suppose, la société, même parfaite, n'est qu'une jungle. C'est pourquoi toute création authentique est un don à l'avenir.''<ref>Dall'articolo ''[https://inventin.lautre.net/livres/Camus-Creation-et-liberte.pdf Création et liberté]'', 1952.</ref> *Tutto ciò che esalta la [[vita]], ne accresce al tempo stesso l'assurdità.<ref>Da ''Il rovescio e il diritto'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, 1999</ref> *Un [[romanzo]] non è mai altro che una filosofia messa in immagini.<ref>Da La Nausée ''par Jean-Paul Sartre'', ''Alger républicain'', 20 ottobre 1938, in ''Œuvres complètes'', Gallimard, Parigi, 2008, p. 794; citato in [[Paolo Flores d’Arcais]], ''Albert Camus, giornalista e resistente'', introduzione ad Albert Camus, ''Questa lotta vi riguarda'', Bompiani, Milano, 2018. ISBN 978-88-587-8102-9</ref> *Una certa continuità nella disperazione può generare la gioia.<ref>Da ''Il rovescio e il diritto''</ref> *Una [[letteratura]] disperata è una contraddizione in termini.<ref name=estate>Da ''L'estate''</ref> ==''Caligola''== *'''Caligola''': Ma non sono pazzo e posso dire perfino di non essere mai stato così ragionevole come ora. Semplicemente mi sono sentito all'improvviso un bisogno di impossibile. Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti. [...] È vero, ma non lo sapevo prima. Adesso lo so. Questo mondo così com'è fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna, o della felicità o dell'immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo mondo.<br />'''Elicone''': È un ragionamento che sta in piedi. Ma, in generale, non lo si può sostenere fino in fondo, non lo sai? <br />'''Caligola''': È perché non lo si sostiene mai fino in fondo che non lo si sostiene fino in fondo. E non si ottiene nulla. Ma basta forse restare logici fino alla fine. (atto I, scena IV)<ref>L'opinione espressa da Caligola in questo passo è stata poi sintetizzata col motto sessantottino «Siate realisti, chiedete l'impossibile», attribuito anche a [[Che Guevara]]. Cfr. il commento dell'associazione "Il folle volo"; citato in ''[http://la-luna.splinder.com/post/2602658#2602658 Siate realisti, chiedete l'impossibile]'', 21 luglio 2004.</ref> *Mostro, Caligola, mostro. [...] Come si può continuare a vivere con le mani vuote quando prima stringevano l'intera speranza del mondo? Come venirne fuori? (''Scoppia in una risata falsa, artificiosa.'') Fare un contratto con la propria solitudine, no? Mettersi d'accordo con la vita. Darsi delle ragioni, scegliersi un'esistenza tranquilla, consolarsi. Non è per Caligola. (''Batte il palmo della mano sullo specchio.'') Non è per te. Non è vero? *Ho deciso di essere logico. Vedrete quanto vi costerà la logica. *Gli uomini muoiono e non sono felici. *Arricchirò le tue nozioni insegnandoti che non esiste che una sola libertà, quella del condannato a morte. [...] Ecco perché non siete liberi. Ecco perché in tutto l'impero romano l'unico uomo libero è Caligola, circondato da una nazione di schiavi. *Ho male al cuore, Cesonia. [...] Sono tutto scosso da conati di vomito. Mi fanno male le gambe, le braccia. Mi fa male la pelle. Ho la testa svuotata, ma la cosa più rivoltante è questo sapore che ho in bocca. Non sa di sangue né di morte né di febbre, ma di tutto questo messo insieme. Mi basta muovere la lingua perché tutto si faccia nero e l'umanità mi ripugni. *Ho capito una sera con lei che tutta la mia ricchezza era di questo mondo. *Non lasciarmi, Drusilla. Ho paura. Ho paura dell'immensa solitudine dei mostri. Non andartene. *Ah, comincio a vivere finalmente! Vivere, Cesonia, è il contrario di amare. Te lo dico io. Che bello spettacolo, Cesonia. Mi occorre il mondo, e spettatori, vittime e colpevoli. *Basta con Drusilla. Vedi, Drusilla non c'è più. E cosa rimane? Avvicinati ancora. Guarda. Avvicinatevi. Guardate. ''Si mette davanti allo specchio con un'espressioni delirante. [...] Caligola cambia tono, punta il dito sullo specchio e, con lo sguardo sempre fisso, ripete trionfante:'' CALIGOLA. *(''Al vecchio senatore'') Ciao, bella. *Sono un uomo semplice, io. Dev'essere per questo che sono un incompreso. *Insomma, sono io che faccio le veci della peste. *Non c'è nessun cielo, Cesonia. *Ah, che abiezione, che schifo, che senso di vomito sentirci crescere dentro quella stessa [[viltà]] e quell'impotenza che abbiamo disprezzato negli altri. La viltà! Ma che importa? [...] Sto per ritrovare quel grande vuoto in cui l'anima si placa. *''Rumore d'armi e mormorio in quinta. Caligola si alza, prende un seggio e si accosta ansimando allo specchio. Si guarda, fa la mossa di balzare in avanti e, vedendo la propria immagine muoversi di riflesso nello specchio, lancia violentemente il seggio urlando.'' Alla storia, Caligola, alla storia! ''Lo specchio va in frantumi e, contemporaneamente, entrano da tutti i lati i congiurati armati. Caligola li fronteggia esplodendo in una risata selvaggia. Cherea, per primo, gli è addosso con un balzo e lo trafigge col pugnale, tre volte in pieno viso. Il riso di Caligola si trasforma in singhiozzi. Tutti lo colpiscono convulsamente. In un ultimo singhiozzo, ridendo e rantolando, Caligola grida.'' Sono ancora vivo! ==''Conferenze e discorsi''== *C'è un'[[Europa]] borghese, individualista, quella che pensa al proprio frigorifero, ai propri ristoranti di lusso, che dice "io non voto", è l'Europa borghese, è vero. È quella che non vuole vivere. Forse lo dice, di voler vivere, ma ha collocato la vita a un livello così basso che questa ha ben poche probabilità di perpetuarsi nella storia, e perciò vegeta, e nessuna società ha mai potuto vegetare a lungo. Qui però non vedo nulla che sia espressione della misura classica. Vedo solo un [[nichilismo]] individualista, quello che consiste nel dire "non vogliamo né romanticismo né eccesso, non vogliamo vivere sul confine, né conoscere la lacerazione". Se non volete vivere sul confine né conoscere la lacerazione, non vivrete e soprattutto non vivrà la vostra società.<ref>Dalla conferenza ''Il futuro della civiltà europea'', Atene, 1955; 2020. pp. 195-196.</ref> *C'è un mare [[Mediterraneo]], un bacino che unisce una decina di paesi. Gli uomini che strepitano nei caffè concerto in Spagna, quelli che gironzolano nel porto di Genova, sui moli di Marsiglia, la razza curiosa e forte che vive sulle nostre coste, provengono tutti dalla stessa famiglia. Quando si viaggia in Europa, scendendo verso l'Italia o la Provenza si ritrovano con un sospiro di sollievo uomini sbracati e quella vita intensa e colorata che ben conosciamo. Ho passato due mesi in Europa centrale, dall'Austria alla Germania, a chiedermi da dove venisse la strana angustia che mi pesava addosso, l'inquietudine sorda che mi abitava. Di recente l'ho capito. Tutti erano sempre abbottonati fino al collo. Non sapevano lasciarsi andare. Non conoscevano la gioia, così diversa dal riso.<ref>Dalla conferenza ''La cultura indigena. La nuova cultura mediterranea'', Algeri, 1937; 2020, p. 11.</ref> *Che cosa significa quindi tutto ciò? Significa che occorre essere semplici nei propri pensieri e nella propria azione, essere all'altezza del proprio ruolo, e fare bene il proprio lavoro. Significa che dobbiamo tutti creare, al di fuori dei partiti e dei governi, comunità di riflessione che avvieranno il dialogo fra le nazioni e affermeranno con la vita e le parole di ciascuno che questo mondo deve cessare di essere quello dei poliziotti, dei soldati e del denaro per diventare quello dell'uomo e della donna, del lavoro fecondo e del tempo libero meditato.<ref>Dalla conferenza ''La crisi dell'uomo'', New York, 1946; 2020, p. 47.</ref> *L'[[arte]] non è, a mio modo di vedere, un intrattenimento solitario. È un mezzo per commuovere il maggior numero di persone offrendo loro un'immagine privilegiata delle sofferenze e delle gioie comuni. Obbliga quindi l'artista a non isolarsi; lo sottomette alla verità più umile e più universale.<ref>Dal discorso in occasione del premio Nobel, Stoccolma, 1957; 2020, p. 296.</ref> *È vero che quando è fatta in primo luogo di privilegi la [[libertà]] è un insulto al lavoro e lo separa dalla cultura. Ma la libertà non è fatta in primo luogo di privilegi, è fatta soprattutto di doveri. E dall'istante in cui ciascuno di noi cerca di far prevalere i doveri della libertà rispetto ai propri privilegi, da questo istante la libertà salda il [[lavoro]] e la [[cultura]] e mette in moto una forza che è l'unica a poter favorire efficacemente la [[giustizia]]. La regola della nostra azione, il segreto della nostra resistenza, può allora essere espresso in modo molto semplice: tutto ciò che umilia il lavoro umilia l'intelligenza, e viceversa. E la lotta rivoluzionaria, lo sforzo secolare di liberazione si definisce allora come un duplice e incessante rifiuto dell'umiliazione. […] la libertà non è un regalo che si riceve da uno stato o da un capo, ma un bene che si conquista ogni giorno, con l'impegno di ciascuno e l'unione di tutti.<ref>Dal discorso ''Il pane e la libertà'', Saint-Étienne, 1953; 2020, pp. 179-180.</ref> *Non è un caso se il filosofo ispiratore di tutto il pensiero odierno è quello che ha scritto che solo la città moderna permette allo spirito di prendere coscienza di sé stesso e che è arrivato a dire che la natura è astratta e solo la ragione è concreta. Questo è infatti il punto di vista di [[Hegel]], ed è il punto di partenza di un'immensa avventura dell'intelligenza, quella che finisce per uccidere tutto. Nel grande spettacolo della natura, questi spiriti ebbri non vedono altro che sé stessi. È la cecità estrema.<ref>Dall'intervento ''Il testimone della libertà'', Parigi, 1948; 2020, p. 106.</ref> *Poiché se nulla è vero né falso, se nulla è giusto né sbagliato, e se l'unico valore è l'[[efficienza]], allora la regola deve essere quella di risultare il più efficiente, cioè il più forte. Il [[mondo]] non è più diviso fra uomini giusti e uomini ingiusti, ma fra padroni e schiavi. La ragione sta dalla parte di chi sottomette.<ref>Dalla conferenza ''La crisi dell'uomo'', New York, 1946; 2020, p. 39.</ref> *Quel libro, ''[[Herman Melville|Moby Dick]]'', viene dato come premio di fine anno ai bambini delle scuole americane, e tuttavia rappresenta una delle riflessioni più profonde e più toccanti che un artista abbia potuto fare sul problema del male.<ref>Dalla conferenza ''Il futuro della civiltà europea'', Atene, 1955; 2020. p. 210.</ref> ==''Il mito di Sisifo''== ===[[Incipit]]=== Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del [[suicidio]]. Giudicare se la vita valga o non vaga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della [[filosofia]]. Il resto – se il mondo abbia tre dimensioni o se lo spirito abbia nove o dodici categorie – viene dopo. Questi sono giouchi: prima bisogna rispondere. <br />{{NDR|Albert Camus, ''Il mito di Sisifo'', traduzione di Attilio Borrelli, Bompiani, 2020}} ===Citazioni=== *Il senso dell'assurdo, alla svolta di una qualunque via, può imbattersi faccia a faccia con un uomo qualsiasi. (2020, p. 12) *L'abisso che c'è fra la certezza che io ho della mia esistenza e il contenuto che tento di dare a questa sicurezza, non sarà mai colmato. (2020, pp. 19-20) *Il [[mondo]], in sé, non è ragionevole: è tutto ciò che si può dire. Ma ciò che è assurdo, è il confronto di questo irrazionale con il desiderio violento di chiarezza [...] L'assurdo dipende tanto dall'uomo quanto dal mondo, ed è, per il momento, il loro solo legame. (2020, p. 21) *Dal momento in cui viene riconosciuto, l'assurdo diventa la più straziante di tutte le passioni. (2020, p. 22) *Voglio che mi sia spiegato tutto o nulla. E la ragione è impotente di fronte a questo grido del cuore. Lo spirito, risvegliato da questa esigenza, cerca e non trova che contraddizioni e sragionamenti. Ciò che io non comprendo è senza ragione. Il mondo è popolato da questi irrazionali, ed esso stesso, di cui non capisco il significato unico, non è che un immenso irrazionale. (2020, p. 26) *A questo punto del proprio sforzo, l'uomo si trova davanti all'[[razionale e irrazionale|irrazionale]] e sente in sé un desiderio di felicità e di [[razionale e irrazionale|ragione]]. L'assurdo nasce dal confronto fra il richiamo umano e il silenzio irragionevole del mondo. È questo che non bisogna dimenticare; è a questo che bisogna aggrapparsi, poiché possono nascerne le conseguenze di tutta una vita. L'irrazionale, la nostalgia umana e l'assurdo, che sorge dalla loro intima conversazione: ecco i tre personaggi del dramma, che deve necessariamente finire con tutta la logica di cui un'esistenza è capace. (2020, p. 27) *L'[[assurdo]] è essenzialmente un divorzio, che non consiste nell'uno o nell'altro degli elementi comparati, ma nasce dal loro confronto.<br>Nella fattispecie e sul piano dell'intelligenza, posso dunque dire che l'Assurdo non è nell'uomo (se una simile metafora potesse avere un senso), e neppure nel mondo, ma nella loro comune presenza. (2020, pp. 29-30) *[…] un uomo è sempre preda delle proprie verità. Quando le abbia riconosciute, egli non è capace di staccarsene. (2020, p. 31) *L'importante, diceva l'abate [[Ferdinando Galiani|Galiani]] a madama [[Louise d'Épinay|d'Epinay]], non è guarire, ma vivere con i propri mali. [[Kierkegaard]] vuol guarire. (2020, p. 37) *L'assurdo, che è lo stato metafisico dell'uomo cosciente, non conduce a Dio. Forse questa nozione si farà più chiara se arrischierò la seguente enormità: l'assurdo è il peccato senza Dio.<br>Si tratta di vivere entro lo stato d'assurdo. (2020, p. 38) *L'assurdo è la ragione lucida, che accetta i propri limiti. (2020, p. 46) *Così traggo dall'assurdo tre conseguenze, che sono la mia rivolta, la mia libertà e la mia passione. Per mezzo del solo giuoco della [[coscienza]], trasformo in regola di vita ciò che era un invito alla morte e rifiuto il suicidio. (2020, p. 59) *La certezza di un [[Dio]], che darebbe il proprio senso alla vita, supera di gran lunga in attrattiva il potere impunito di mal fare. La scelta non sarebbe difficile; ma non vi è scelta e comincia allora l'amarezza. L'assurdo non libera: vincola. E non autorizza ogni atto. Tutto è permesso<ref>Con riferimento a ''[[I fratelli Karamazov]]'' di [[Fëdor Dostoevskij]], che l'autore cita poco prima.</ref> non significa che nulla sia proibito. (2020, p. 64) *Il tempo farà vivere il tempo e la vita servirà alla vita. (2020, p. 64) *Un impiegato delle Poste è pari a un conquistatore, qualora l'uno e l'altro abbiano una coscienza comune. (2020, p. 65) *Tutto ciò che fa lavorare e agitarsi l'uomo trae partito dalla [[speranza]]. Dunque, il pensiero sterile è il solo che non sia falso. Nel mondo assurdo, il valore di una nozione o di una vita viene misurato in base alla sua infecondità. (2020, p. 65) *Non è affatto per mancanza di amore che [[Don Giovanni]] va da una donna all'altra. È ridicolo rappresentarlo come un visionario in cerca dell'amore totale. Ma è proprio perché egli ama le donne con eguale trasporto e ogni volta con tutto se stesso, che deve sempre rinnovare questo dono e questo approfondimento. (2020, p. 66) *Perché si dovrebbe amare raramente per amare molto? (2020, p. 66) *Il conquistatore dice: "No! Non crediate che per amare l'azione abbia dovuto disimparare a pensare. Al contrario; posso definire perfettamente ciò che credo, in quanto lo credo fortemente e lo vedo con una vista chiara e sicura. Diffidate di coloro che dicono: 'Questa cosa la so troppo bene per poterla esprimere'; poiché, se non possono farlo, è perché non la sanno o perché si sono fermati alle apparenze." (2020, p. 80) *Viene sempre il momento in cui bisogna scegliere fra la contemplazione e l'azione. Ciò si chiama diventare un uomo. (2020, p. 81) *Bisogna vivere con il [[tempo]] e con lui morire o sottrarsi a esso per una vita più grande. So che si può venire a transazioni e vivere nel secolo, credendo nell'eterno. Questo compromesso si chiama accettazione. Ma a me ripugna tale termine e voglio essere tutto o nulla. Se scelgo l'azione, non crediate per questo che la contemplazione sia per me come una terra sconosciuta. Soltanto essa non può tutto darmi, e, privato dell'eterno, voglio allearmi al tempo. (2020, p. 82) *Essere privi di [[speranza]] non significa disperare. (2020, p. 86) *Creare è vivere due volte. (2020, p. 92) *Per l'uomo assurdo non si tratta più di spiegare e risolvere, ma di provare e descrivere: tutto comincia dall'indifferenza perspicace. (2020, p. 92) *L'[[opera d'arte]] nasce dalla rinuncia dell'intelligenza a ragionare il concreto. (2020, p. 95) *Se il [[mondo]] fosse chiaramente comprensibile, l'[[arte]] non esisterebbe. (2020, p. 96) *Anche il [[creare]] è un dar forma al proprio destino. (2020, p. 112) *Quanto rimane, è un destino di cui solo la conclusione è fatale. All'infuori di questa unica fatalità della morte, tutto – gioia o fortuna – è libertà, e rimane un mondo, di cui l'uomo è il solo padrone. (2020, p. 113) *Se questo mito è tragico, è perché il suo eroe è cosciente. In che consisterebbe, infatti, la pena, se, a ogni passo, fosse sostenuto dalla speranza di riuscire? L'operaio d'oggi si affatica, ogni giorno della vita, dietro lo stesso lavoro, e il suo destino non è tragico che nei rari momenti in cui egli diviene cosciente, Sisifo, proletario degli dei, impotente e ribelle, conosce tutta l'estensione della sua miserevole condizione: è a questa che pensa durante la discesa. La perspicacia, che doveva costituire il suo tormento, consuma, nello stesso istante, la sua vittoria. Non esiste destino che non possa essere superato dal disprezzo. (2020, p. 119) ===[[Explicit]]=== Lascio [[Sisifo]] ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni. Anch'egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile. Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la [[lotta]] verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice. <br />{{NDR|Albert Camus, ''Il mito di Sisifo'', traduzione di Attilio Borrelli, Bompiani, 2020}} ==''L'uomo in rivolta''== ===[[Incipit]]=== Cos'è un uomo in [[rivolta]]? Un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, fin dal suo primo muoversi. Uno schiavo che in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. Qual è il contenuto di questo "no"? ===Citazioni=== *I [[martiri]] non fanno le Chiese: ne sono il cemento o l'alibi. Poi vengono i preti e i bigotti. *Il [[fascismo]], effettivamente, è disprezzo. Inversamente, ogni forma di disprezzo, ove intervenga nella politica, prepara o instaura il fascismo. *Il [[marxismo]] non è scientifico; è, al massimo, scientista. *Il [[scopo|fine]] giustifica i [[mezzo|mezzi]]? È possibile. Ma chi giustificherà il fine? A questo interrogativo, che il pensiero storico lascia in sospeso, la rivolta risponde: i mezzi. *L'[[arte]] contesta il reale, ma ad esso non si sottrae. *L'arte e la rivolta non moriranno se non con l'ultimo uomo. *L'avvenire è il solo tipo di proprietà che i padroni concedono volentieri agli schiavi. *L'[[uomo]] è la sola creatura che [[rifiutare|rifiuti]] di essere ciò che è. *L'uomo infine non è interamente colpevole, non ha dato inizio alla [[storia]]; né è del tutto innocente poiché la continua. *La [[bellezza]], senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene il giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno di lei. *La [[rivoluzione]] consiste nell'amare un uomo che ancora non esiste. *La vera generosità verso l'avvenire consiste nel dare tutto al presente. *La vera passione del ventesimo secolo è la [[servitù]]. *La [[virtù]] non può scindersi dal reale senza divenire principio di male. *Lo [[schiavitù|schiavo]] comincia col reclamare giustizia e finisce per volere la sovranità. Ha bisogno di dominare a sua volta. *Nel mondo d'oggi, solo una filosofia dell'eternità può giustificare la non-violenza. *Non tutti i valori trascinano con sé la rivolta, ma ogni moto di rivolta fa tacitamente appello a un valore. *Ogni rivolta è nostalgia d'innocenza e anelito all'essere. *Un solo capo, un solo popolo, significa un solo signore e milioni di schiavi. ==''La caduta''== ===[[Incipit]]=== Potrei, egregio signore, senza rischiare d'importunarla, offrirle i miei servizi? Temo che lei non sappia farsi intendere dall'esimio gorilla che presiede ai destini di questo locale. In effetti, egli parla soltanto olandese. Se non mi autorizza a patrocinare la sua causa, non indovinerà che lei desidera del ginepro. Ecco, oso sperare che m'abbia capito; quella scrollata di capo deve significare che si arrende alle mie ragioni. Infatti si muove, si affretta con saggia lentezza. Lei è fortunato, non brontola. Quando si rifiuta di servire, gli basta un brontolio: nessuno insiste. ===Citazioni=== *{{NDR|Riferendosi agli speleologi}} Sforzarsi di raggiungere quota meno ottocento, a rischio di trovarsi con la testa stretta nella gola di una roccia (un sifone, come dicono quegli incoscienti), mi sembrava una impresa da pervertiti o da traumatizzati. *Si, pochi sono stati più naturali di me. Il mio accordo con la vita era totale, aderivo a quello che essa era, dall'alto al basso, senza rifiutare nessuna delle sue ironie, delle sue grandezze e delle sue servitù. *Devo dirlo, a furia d'essere uomo con tanta pienezza e semplicità, mi trovavo un po' [[oltreuomo|superuomo]]. *[...] mi trovavo a mio agio in tutto, ma nello stesso tempo non ero soddisfatto di niente. *Correvo così, sempre appagato e mai sazio, senza sapere dove fermarmi, fino al giorno, o meglio la sera, in cui la musica cessò, e le luci si spensero. *L'uomo è fatto così, caro signore, ha due facce: non può amare senza amarsi. *Ho conosciuto un uomo che ha dato vent'anni della propria vita ad una sventata, le ha sacrificato tutto, amicizie, lavoro, il decoro della propria vita, e una sera ammise di non averla mai amata. Si annoiava, ecco tutto, si annoiava come la maggior parte della gente. *La [[vita]] diventava meno facile: quando il corpo è triste, il cuore langue. *Caro compatriota, devo umilmente confessarlo. Sono sempre stato pieno di [[vanità]] da scoppiare. Io, io, io, ecco il ritornello della mia cara vita, riecheggiante in tutto quel che dicevo. *Gradualmente ho visto più chiaro, ho imparato un po' di quello che sapevo. Fino allora ero sempre stato aiutato da uno stupefacente potere di dimenticare. Dimenticavo tutto, e in primo luogo le mie risoluzioni. In fondo, non v'era niente che contasse. *Bisogna che accada qualcosa, è questa la spiegazione della maggior parte degli impegni che gli uomini assumono. *Mi rispose, secondo le regole della cortesia parigina, che andassi in malora. *La verità è che ogni uomo intelligente, lei m'insegna, sogna di essere un [[gangster]] e di regnare sulla società con la sola violenza. *In seguito a un concorso di circostanze, è vero, ma le circostanze ci sono sempre. *Lei sa che cos'è il [[fascino]]: un modo di sentirsi rispondere di sì senza aver fatto chiaramente nessuna domanda. *Le amavo, secondo l'espressione consacrata, il che significa che non ne ho mai amata nessuna. *[...] e quasi tutte le donne che ho conosciute, le ho stimate migliori di me. Tuttavia, collocandole così in alto, le ho utilizzate più spesso di quanto le abbia servite. *Le donne infatti hanno una cosa in comune con Bonaparte: pensano sempre di riuscire dove gli altri sono falliti. *Ahimè, dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia. *C'è sempre qualche ragione per l'uccisione d'un uomo. È invece impossibile giustificare che viva. *Ha notato che soltanto la morte ci ridesta i sentimenti? Ma lo sa perché siamo sempre più giusti e generosi con i morti? È semplice. Verso di loro non ci sono obblighi. [...] Se un obbligo ci fosse, sarebbe quello della memoria, e noi abbiamo la memoria corta. No, nei nostri amici amiamo il morto fresco, il morto doloroso, la nostra emozione, noi stessi insomma. *Il vero amore è eccezionale, due o tre volte in un secolo all'incirca. Per il resto, vanità o noia. *Insomma, per diventare [[fama|famosi]], basta ammazzare la portinaia. *Io ho imparato ad accontentarmi della simpatia. La simpatia... un sentimento da presidente del consiglio: si ottiene a buon mercato dopo le catastrofi. L'amicizia è una cosa meno semplice. *Mi creda per certe persone almeno, non prendere quello che non si desidera è la cosa più difficile del mondo. *Per essere felici non ci si deve occupare troppo del prossimo. (1983, p. 51) *Quando saremo tutti colpevoli, ci sarà la democrazia. (2001) *Quando non si ha carattere bisogna pur darsi un metodo. *Quanti delitti commessi semplicemente perché il loro autore non poteva sopportare di essere in colpa! *Tra me e me dicevo che anche la morte del corpo a giudicare da quello che avevo visto, era in sé una punizione sufficiente, assolveva tutto. *Una persona che conoscevo divideva gli esseri umani in tre categorie: quelli che preferiscono non avere niente da nascondere piuttosto che essere obbligati a mentire, quelli che preferiscono mentire che non aver niente da nascondere e gli ultimi quelli che amano sia mentire sia nascondere. (Bompiani, 1980, p. 75) *Una sola frase basterà a descrivere l'uomo [[Modernità|moderno]]: egli fornicava e leggeva i [[giornale|giornali]]. *La [[verità e bugia|verità]] come la luce acceca. La [[verità e bugia|menzogna]], invece, è un bel crepuscolo, che mette in valore tutti gli oggetti. ==''La peste''== ===[[Incipit]]=== I singolari avvenimenti che dànno materia a questa cronaca si sono verificati nel 194... a Orano; per opinione generale, non vi erano al loro posto, uscendo un po' dall'ordinario: a prima vista, infatti, Orano è una città delle solite, null'altro che una prefettura francese della costa algerina.<br> La città in se stessa, bisogna riconoscerlo, è brutta. Di aspetto tranquillo, occorre qualche tempo per accorgersi di quello che la fa diversa da tante altre città mercantili, sotto tutte le latitudini. ===Citazioni=== *L'importante non è che sia un bel modo di ragionare, ma che faccia riflettere. (Castel; p. 39) *Al principio dei flagelli e quando sono terminati, si fa sempre un po' di retorica. Nel primo caso l'abitudine non è ancora perduta, e nel secondo è ormai tornata. Soltanto nel momento della sventura ci si abitua alla verità, ossia al silenzio. (Tarrou<!--credo sia lui l'autore del commento, ma non sono sicuro-->; p. 89) *[...] dando troppa importanza alle [[bontà e cattiveria|buone]] azioni si finisce col rendere un omaggio indiretto e potente al male: allora, infatti, si lascia supporre che le [[buona azione|buone azioni]] non hanno pregio che in quanto sono rare e che la [[bontà e cattiveria|malvagità]] e l'indifferenza determinano assai più frequentemente le azioni degli uomini. E questa è un'idea che il narratore non condivide. Il male che è nel mondo viene quasi sempre dall'ignoranza, e la buona volontà può fare guai quanto la malvagità, se non è illuminata. Gli uomini sono buoni piuttosto che malvagi, e davvero non si tratta di questo; ma essi più o meno ignorano, ed è quello che si chiama virtù o vizio, il vizio più disperato essendo quello dell'ignoranza che crede di saper tutto e che allora si autorizza a uccidere. L'anima dell'assassino è cieca, e non esiste vera bontà né perfetto amore senza tutta la [[chiaroveggenza]] possibile. (p. 101) *Fratelli miei, l'amore di Dio è un amore difficile: suppone un totale abbandono di se stessi e il disprezzo per la propria persona. (Paneloux; p. 176) *Il gran desiderio d'un cuore inquieto è di possedere interminabilmente la creatura che ama o di poterla immergere, quando sia venuto il tempo dell'assenza, in un sonno senza sogni che non possa aver termine che col giorno del ricongiungimento. *Quando scoppia una guerra, la gente dice: "Non durerà, è cosa troppo stupida". E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare. *Il sonno degli uomini è più sacro della vita per gli appestati; non si deve impedire alla brava gente di dormire. Ci vorrebbe del cattivo gusto, e il buon gusto consiste nel non insistere, è cosa che tutti sanno." *Ho capito allora che io, almeno, non avevo finito di essere un appestato durante i lunghi anni in cui, tuttavia, con tutta la mia anima, credevo appunto di lottare contro la peste. Ho saputo di aver indirettamente firmato la morte di migliaia di uomini, che avevo persino provocato tale morte, trovando buoni i principi e le azioni che l'avevano determinata. [...] Mi sembra che la storia mi abbia dato ragione, oggi si fa a chi uccide di più. Sono tutti nel furore del delitto, e non possono fare altrimenti. [...] La faccenda mia, in ogni caso, non era il ragionamento; era quella sudicia avventura in cui sudice bocche appestate annunciavano a un uomo in catene che doveva morire e regolavano le cose per farlo morire dopo notti e notti di agonia. La faccenda mia era il buco nel petto. E mi dicevo che mi sarei rifiutato di dar mai una sola ragione, una sola, lei capisce, a quella disgustosa macelleria.[...] Col tempo, mi sono accorto che anche i migliori d'altri non potevano fare a meno di uccidere o di lasciar uccidere: era nella logica in cui vivevano, e noi non possiamo fare un gesto in questo mondo senza rischiare di far morire. Sì, ho continuato ad avere vergogna e ho capito questo, che tutti eravamo nella peste; e ho perduto la pace. Ancora oggi la cerco, tentando di capirli tutti e di non essere il nemico mortale di nessuno. *"So soltanto che bisogna fare quello che occorre per non essere più un appestato, e che questo soltanto ci può far sperare nella pace, o, al suo posto, in una buona morte. Questo può dar sollievo agli uomini e, se non salvarli, almeno fargli il minor male possibile e persino, talvolta, un po' di bene. E per questo ho deciso di rifiutare tutto ciò che, da vicino o da lontano, per buone o cattive ragioni, faccia morire o giustifichi che si faccia morire. [...] Di qui, so che io non valgo più nulla per questo mondo, e che dal momento in cui ho rinunciato ad uccidere mi sono condannato ad un definitivo esilio. Saranno gli altri a fare la storia. So, inoltre, che non posso giudicare questi altri. [...] Di conseguenza, ho detto che ci sono flagelli e vittime, e nient'altro. Se, dicendo questo, divento flagello io stesso, almeno non lo è col mio consenso. Cerco di essere un assassino innocente; lei vede che non è una grande ambizione. Bisognerebbe certo che ci fosse una terza categoria, quella dei veri medici, ma è un fatto che non si trova sovente, è difficile. Per questo ho deciso di mettermi dalla parte delle vittime. In mezzo a loro, posso almeno cercare come si giunga alla pace. [...]" Dopo un silenzio il dottore domandò se Tarrou avesse un'idea della strada da prendere per arrivare alla pace. "Sì, la simpatia". [...] "Se si può essere un [[santo]] senza Dio, è il solo problema concreto che io oggi conosca". *Ci sono negli uomini più cose da ammirare che non da disprezzare. (1988) ==''La speranza e l'assurdo nell'opera di Franz Kafka''== *Tutta l'arte di [[Kafka]] sta nell'obbligare il lettore a rileggere. I suoi scioglimenti o la mancanza di scioglimento suggeriscono spiegazioni, che non vengono, però, chiaramente manifestate e che richiedono, per apparir fondate, che la storia sia riletta sotto un nuovo punto di vista. A volte, vi è una possibilità di doppia interpretazione, da cui risulta la necessità di una seconda lettura. È quello che l'autore cercava. (2020, p. 125) *Un [[simbolo]] va sempre al di là di colui che se ne serve e gli fa dire, in realtà più di quanto abbia coscienza di esprimere. (2020, p. 125) *{{NDR|Su ''Il Castello''}} Ogni capitolo è un fallimento e anche un ricominciamento. Non si tratta di logica, ma di spirito di connessione. La vastità dell'ostinatezza costituisce la parte tragica dell'opera. (2020, p. 131) *Kafka nega al suo dio la grandezza morale, la bontà, la coerenza, ma solo per gettarsi più facilmente nelle sue braccia. L'Assurdo è riconosciuto, accettato, l'uomo vi si rassegna e, da quel momento, sappiamo che non è più l'assurdo. (2020, p. 134) ==''Lo straniero''== ===[[Incipit]]=== Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio: "Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti." Questo non dice nulla: è stato forse ieri.<br> L'ospizio dei vecchi è a Marengo, a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò l'autobus delle due e arriverò ancora nel pomeriggio. Così potrò vegliarla e essere di ritorno domani sera. Ho chiesto due giorni di libertà al principale e con una scusa simile non poteva dirmi di no. Ma non aveva l'aria contenta. Gli ho persino detto: "Non è colpa mia." Lui non mi ha risposto. Allora ho pensato che non avrei dovuto dirglielo. ===Citazioni=== *Anch'io come tutti, avevo letto dei racconti sui giornali. Ma certo esistevano libri speciali che non ho mai avuto la curiosità di consultare; in essi forse avrei trovato dei racconti di evasione. Avrei saputo che almeno in un caso la ruota si era fermata, che in quel precipitare irresistibile, una sola volta, il caso e la fortuna avevano cambiato qualcosa. Una volta! In fondo credo questo mi sarebbe bastato: il mio cuore avrebbe fatto il resto. *In fondo non c'è [[idea]] cui non si finisca per fare l'[[abitudine]]. *Persino da un banco di imputato è sempre interessante sentire parlare di sé. *Tutte le persone normali, [...], hanno una volta o l'altra desiderato la morte di coloro che amano. *Una [[disgrazia]] tutti sanno cos'è. È una cosa che lascia senza difesa. *A parer suo siamo tutti condannati a morte. Ma l'ho interrotto dicendogli che non era la stessa cosa e che comunque questa non poteva essere in nessun modo una consolazione. *"Non hai dunque nessuna speranza e vivi pensando che morirai tutt'intero?". "Sì", gli ho risposto. <br/>Allora ha abbassato la testa e si è rimesso a sedere. Mi ha detto che aveva pietà di me. Non credeva che un uomo potesse sopportare una simile cosa. Quanto a me, ho sentito soltanto che cominciavo ad annoiarmi. *Secondo lui la giustizia degli uomini non era nulla e la giustizia di Dio era tutto. Gli ho fatto notare che era la prima che mi aveva condannato. *Gli ho detto che non sapevo che cosa fosse un peccato: mi era stato detto soltanto che ero un colpevole. Ero colpevole, pagavo, non si poteva chiedermi nulla di più. *"Tu ti inganni, figlio mio", mi ha detto. "Ti si potrebbe domandare di più. Te lo domanderanno, forse". "E che cosa mai?". "Ti potrebbe esser chiesto di vedere". "Vedere cosa?" [...] "Tutte queste pietre sudano il dolore, lo so. Non l'ho mai guardate senza angoscia. Ma dal fondo del mio cuore so che i più miserabili di voi hanno visto sorgere dalla loro oscurità un volto divino. è questo volto che vi si chiede di vedere".<br/>Mi sono animato un po'. Ho detto che erano mesi che guardavo quei muri. Non c'era nulla né alcuna persona al mondo che conoscessi meglio. Forse, già molto tempo prima vi avevo cercato un volto. Ma quel volto aveva il colore del sole e la fiamma del desiderio: era quello di Maria. *"No, non posso crederti. Sono sicuro che ti è avvenuto di desiderare un'altra vita". Gli ho risposto che naturalmente mi era avvenuto, ma ciò non aveva maggiore importanza che il desiderare di essere ricco, di nuotare molto veloce o di avere una bocca meglio fatta. Erano desideri dello stesso ordine. Ma lui mi ha interrotto e voleva sapere come vedevo quest'altra vita. Allora gli ho urlato:"Una vita in cui possa ricordarmi di questa" *Io, pareva che avessi le mani vuote. Ma ero sicuro di me, sicuro di tutto, più sicuro di lui, sicuro della mia vita e di questa morte che stava per venire. Sì, non avevo che questo. Ma perlomeno avevo in mano questa verità così come essa aveva in mano me. *Tutti sono privilegiati. Non ci sono che privilegiati. Anche gli altri saranno condannati un giorno. Anche lui sarà condannato. *Dal fondo del mio avvenire, durante tutta questa vita assurda che avevo vissuta, un soffio oscuro risaliva verso di me attraverso annate che non erano ancora venute e quel soffio uguagliava, al suo passaggio, ogni cosa che mi fosse stata proposta allora nelle annate non meno irreali che stavo vivendo. *Così vicina alla morte, la mamma doveva sentirsi liberata e pronta a rivivere tutto. Nessuno, nessuno aveva il diritto di piangere su di lei. E anch'io mi sentivo pronto a rivivere tutto. Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora. Perché tutto sia consumato, perché io sia meno solo, mi resta da augurarmi che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida d'odio." ==''Nozze''== *Chiamo imbecille colui che ha [[paura]] di gioire. (''Nozze a Tipasa''; 1960, p. 65) *È noto che la patria si riconosce sempre al momento di perderla. (''L'estate a Algeri''; 1960, p. 84) *Il contrario di un popolo civile è un popolo creatore. (''L'estate a Algeri''; 1960, p. 83) *La [[speranza]], al contrario di quel che si crede, equivale alla [[rassegnazione]]. E vivere non è rassegnarsi. (''L'estate a Algeri''; 1960, p. 85) ==''Saggi letterari''== *C'è la [[bellezza]] e ci sono gli umiliati. Per difficile che sia l'impresa, vorrei non essere mai infedele né all'una né agli altri. *Non c'è amore del vivere senza disperazione di [[vivere]]. *Segno della [[giovinezza]] è forse una magnifica vocazione alle facili [[felicità]]. *Sono avaro di quella libertà che sparisce non appena comincia l'eccesso dei beni. ==''Taccuini''== *[[Cultura]]: grido degli uomini davanti al loro destino. (I, quaderno n. 1) *[[Intellettuale]]? Sì. E non rinnegare mai. Intellettuale = colui che si sdoppia. (I, quaderno n. 1) *Il bisogno di avere ragione: segno di uno spirito volgare. (I, quaderno n. 1) *La politica e il destino degli uomini sono foggiati da individui senza ideali e senza grandezza. Chi ha una grandezza in sé non fa politica. (I, quaderno n. 2) *Non abbiamo il tempo di essere noi stessi. Abbiamo solo il tempo di essere felici. (I, quaderno n. 2) *Trovare il modo d'andar fuori misura nella misura. (I, quaderno n. 2) *La grande [[città]] come rimedio alla vita mondana: è ormai il solo deserto accessibile. (I, quaderno n. 2) *Segreto del mio universo: immaginare Dio senza l'immortalità umana. (I, quaderno n. 4) *Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime. Che si cambi in [[esempio]]. (II, quaderno n. 5) *Gli [[Errore|errori]] sono allegri, la verità è infernale. (II, quaderno n. 6) *Quelli che scrivono in modo oscuro hanno una bella fortuna: avranno dei commentatori. Gli altri avranno soltanto dei lettori, il che, sembra, è spregevole. (II, quaderno n. 6) *Se diminuisce l'amore per il dovere, è perché sono sempre meno i diritti. Solo chi è intransigente sui propri diritti ha la forza del dovere. (III, quaderno n. 7) *Leggo spesso che sono ateo, sento parlare del mio ateismo. Ma queste parole non mi dicono niente, non hanno senso per me. Io non credo in Dio ''e'' non sono ateo. (III, quaderno n. 8) *Mi accuso a volte di essere incapace d'amare. Forse è vero, ma sono stato capace di ''eleggere'' alcune persone e di serbar loro, fedelmente, il meglio di me, qualsiasi cosa facessero. (Appendice al quaderno n. 8) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''L'esilio e il regno''=== Una mosca magra volava da qualche istante in quella corriera dai vetri ermeticamente chiusi. Inconsueta, andava e veniva senza far rumore, con un volo estenuato. Janine la perse di vista, poi la vide atterrare sulla mano immobile di suo marito. Faceva freddo. Ad ogni raffica del vento sabbioso che strideva sui vetri, la mosca aveva un fremito. Nella luce rara di quel mattino d'inverno, il veicolo avanzava a stento, si agitava in bilico, con gran fragore di lamiere e d'assali. Janine guardava suo marito. Spighe di capelli grigi piantati bassi sulla fronte angusta, naso largo, bocca irregolare. Marcel sembrava un fauno imbronciato. ===''L'estate e altri saggi solari''=== In [[primavera]], [[Tipasa]] è abitata dagli [[dèi|dei]] e gli dei parlano nel sole e nell'odore degli assenzi, nel mare corazzato d'argento, nel cielo d'un blu crudo, fra le rovine coperte di fiori e nelle grosse bolle di luce, fra i mucchi di pietre. In certe ore la campagna è nera di sole. Gli occhi tentano invano di cogliere qualcosa che non sian le gocce di luce e di colore che tremano sulle ciglia. Il voluminoso odore delle piante aromatiche raschia in gola e soffoca nella calura enorme. All'estremità del paesaggio, posso vedere a stento la massa scura dello Chenoua che ha la base fra le colline intorno al villaggio, e si muove con ritmo deciso e pesante per andare ad accosciarsi nel mare. ===''La morte felice''=== Erano le dieci del mattino e Patrice Mersault camminava con passo regolare verso la villa di Zagreus.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ==Citazioni su Albert Camus== *Albert Camus è uno degli scrittori dell'Algeria francese che può giustamente essere definito di fama mondiale. Eppure, come era già accaduto nel caso di [[Jane Austen]] un secolo prima, anche con Camus i critici hanno ignorato la realtà dell'impero, così evidente nelle sue opere. [...] Camus è una figura di particolare rilievo nella terribile e caotica situazione delle colonie francesi durante il faticoso processo di decolonizzazione del Novecento. Egli appartiene al periodo finale dell'imperialismo al quale è sopravvissuto, sino ai giorni nostri, come scrittore «universalista» le cui radici affondano in un colonialismo ormai dimenticato. ([[Edward Said]]) *Camus diceva che [[Cristo]] è venuto a questo mondo per affrontare due problemi che la filosofia non risolverà mai. Primo: perché soffro? E secondo: perché nasco con appeso al collo il cartello "condannato a morte"?... Gesù li ha presi su di sé, quindi li ha sacralizzati. ([[Giovanni Reale]]) *{{NDR|L'opera di Camus}} Ci offre la promessa di una letteratura classica, senza illusioni, ma piena di fiducia nella grandezza dell'umanità; dura, ma senza inutile violenza appassionata ma riservata... una letteratura che si sforza di descrivere la condizione metafisica dell'uomo pur partecipando pienamente ai movimenti della società. ([[Jean-Paul Sartre]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Albert Camus, ''Caligola'', traduzione di Franco Cuomo, Bompiani, Milano, 2000. *Albert Camus, ''Conferenze e discorsi, 1937–1958'', traduzione di Yasmina Melaouah, Bompiani, 2020. *Albert Camus, ''Il mito di Sisifo'', prefazione di Corrado Rosso, traduzione di Attilio Borrelli, Bompiani, 2020 (1947). ISBN 9788845246425 *Albert Camus, ''Il primo uomo'', traduzione di Ettore Capriolo, Bompiani, Milano, 2001. *Albert Camus, ''Il rovescio e il diritto'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, 2012. *Albert Camus, ''L'esilio e il regno'', traduzione di Sergio Morando, Garzanti. *Albert Camus, ''L'estate e altri saggi solari'', a cura di Caterina Pastura e Silvio Perrella, Bompiani, Milano, 2003. ISBN 88-452-5459-3 *Albert Camus, ''L'uomo in rivolta'', traduzione di Liliana Magrini, Bompiani, Milano, 2018. ISBN 9788858703861 *Albert Camus, ''La caduta'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, Milano, 1958. *Albert Camus, ''La caduta'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, Milano, 1983<sup>2</sup>. *Albert Camus, ''La caduta'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, Milano, 2011<sup>11</sup>. *Albert Camus, ''La devozione alla croce'', a cura di L. Chiuchiù, Diabasis, Reggio Emilia, 2005. *Albert Camus, ''La peste'', traduzione di Beniamino Dal Fabbro, in ''Opere'', ''op. cit.'', 1988. *Albert Camus, ''La peste'', traduzione di Beniamino Dal Fabbro, Bompiani, Milano, 1996. ISBN 8845205665 *Albert Camus, ''La speranza e l'assurdo nell'opera di Franz Kafka'', ''L'Arbalète'', 1943; in ''Il mito di Sisifo'', prefazione di Corrado Rosso, traduzione di Attilio Borrelli, Bompiani, 2020. ISBN 9788845246425. *Albert Camus, ''Lo straniero'', traduzione di Alberto Zevi, Bompiani, Milano, 2001. *Albert Camus, ''Metafisica cristiana e neoplatonismo'', a cura di L. Chiuchiù, Diabasis, Reggio Emilia, 2003. *Albert Camus, ''Riflessioni sulla pena di morte'', traduzione di Giulio Coppi, SE, Milano, 1993. *Albert Camus, ''Saggi letterari. {{small|Il rovescio e il Diritto. Nozze. L'estate}}'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, 1960<sup>2</sup>. *Albert Camus, ''Taccuini'', traduzione di Ettore Capriolo, Bompiani, 2018. *Albert Camus, ''Teatro'', traduzione di Vito Pandolfi, Cesare Vico Lodovici e François Ousset, Bompiani, Milano, 1964. *Albert Camus, ''Tutto il teatro'': ''Il malinteso''; ''Caligola''; ''I giusti''; ''Stato d'assedio'', Bompiani, Milano, 2003. ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Il mito di Sisifo|''Il mito di Sisifo''|(1942)}} {{Pedia|Lo straniero (romanzo)|''Lo straniero''|(1942)}} {{Pedia|Caligola (Camus)|''Caligola''|(1944)}} {{Pedia|La peste|''La peste''|(1947)}} {{Pedia|Lo stato d'assedio|''Lo stato d'assedio''|(1948)}} {{vetrina|5|novembre|2005|scrittori|filosofi}} {{DEFAULTSORT:Camus, Albert}} [[Categoria:Aforisti francesi]] [[Categoria:Anarchici francesi]] [[Categoria:Antifascisti]] [[Categoria:Drammaturghi francesi]] [[Categoria:Filosofi francesi]] [[Categoria:Giornalisti francesi]] [[Categoria:Personalità dell'ateismo]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Scrittori algerini]] [[Categoria:Scrittori francesi]] brstkc55dky4hv1xeejfs739x7ikfo0 1218103 1218102 2022-07-20T23:43:11Z Dread83 47 fonti corrette: sono in ''Nozze'' wikitext text/x-wiki [[Immagine:Albert Camus, gagnant de prix Nobel, portrait en buste, posé au bureau, faisant face à gauche, cigarette de tabagisme.jpg|thumb|right|Albert Camus]] {{Premio|Nobel|la letteratura '''(1957)'''}} '''Albert Camus''' (1913 – 1960), scrittore e filosofo francese. ==Citazioni di Albert Camus== *A ben guardare [[Plotino]] si propone di fare, con le sole risorse della filosofia greca, ciò che a stento sono riusciti a fare dieci secoli di cristianesimo.[...] A metà strada tra le due dottrine, Plotino è designato a fare da intercessore.<ref name=metafisica>Da ''Metafisica cristiana e neoplatonismo''</ref> *Chi crede di saper tutto pensa di poter tutto. Idoli temporali, che esigono una fede assoluta, pronunciano instancabilmente castighi assoluti. E religioni senza trascendenza uccidono in massa condannati senza speranza. <ref name=riflessioni-morte/> *{{NDR|In risposta alla domanda su quali scrittori viventi fossero più importanti per lui}} E anche [[Simone Weil]] – a volte i [[morti]] sono più vicini a noi dei vivi. :''And also Simone Weil – sometimes the dead are closer to us than the living.''<ref>Da una conferenza a Stoccolma in occasione del ricevimento del Nobel; citato in postfazione a Simone Weil, ''[http://books.google.it/books?id=-CXdJmswenYC&pg=PA0 On the Abolition of All Political Parties]'', Black Inc., Melbourne, 2013. ISBN 9781921870903</ref> *Il rumore del treno, il cicaleccio puerile che lo circondava nello scompartimento stipato, tutto ciò che rideva e cantava intorno a lui ritmava e accompagnava una specie di danza interiore che lo portò per ore, immobile, ai confini del mondo e finalmente lo scaricò, giubilante e interdetto in una [[Genova]] assordante, che scoppiava di salute davanti al suo golfo e al suo cielo in cui fino a sera lottavano il desiderio e la pigrizia. [...] Si smarrì poi nelle strade strette e piene di odori della città vecchia, lasciò che i colori urlassero per lui, che il cielo si consumasse sopra alle case sotto il suo peso di sole e che i gatti si riposassero per lui nell'immondizia e nell'afa. Andò sulla strada che domina Genova e lasciò salire verso di lui, in una lunga lievitazione, tutto il mare carico di profumi e di luci. Chiudendo gli occhi stringeva la pietra calda su cui stava seduto e poi li riapriva su questa città in cui l'eccesso di vita urlava in un esaltante cattivo gusto.<ref>Da ''La morte felice'', traduzione di Jean Sarocchi, Rizzoli, Milano, 1971, p. 77</ref> *Il senso d'impotenza e di solitudine del condannato incatenato, di fronte alla coalizione pubblica che vuole la sua morte, è già di per sé una punizione inconcepibile. [...] Generalmente l'uomo è distrutto dall'attesa della [[pena di morte|pena capitale]] molto tempo prima di morire. Gli si infliggono così due morti, e la prima è peggiore dell'altra, mentre egli ha ucciso una volta sola. Paragonata a questo supplizio, la legge del taglione appare ancora come una legge di civiltà. Non ha mai preteso che si dovessero cavare entrambi gli occhi a chi aveva reso cieco di un occhio il proprio fratello.<ref name=riflessioni-morte>Da ''Riflessioni sulla pena di morte''</ref> *Imparavo finalmente, nel cuore dell'inverno, che c'era in me un'invincibile [[estate]].<ref>Da ''L'estate e altri saggi solari'', p. 99.</ref> *In verità, è un [[paradossi dai libri|paradosso]] tipico dello spirito umano cogliere gli elementi senza poterne abbracciare la sintesi: paradosso epistemologico d'una scienza certa nei fatti, ma comunque insufficiente: sufficiente nelle sue teorie, ma comunque incerta, ovvero paradosso psicologico di un io percettibile nelle sue parti, ma inaccessibile nella sua profonda unità.<ref name=metafisica/> *Invece di uccidere e morire per diventare quello che non siamo, dovremo vivere e lasciare vivere per creare quello che realmente siamo.<ref>Da ''Riflessioni sulla pena capitale'', 1957</ref> *La battuta di [[Alphonse Karr]]: «Che i signori assassini comincino» non ha più alcun senso. Quelli che fanno versare la maggiore quantità di sangue sono gli stessi che credono di avere dalla loro parte il diritto, la logica, e la storia. Non è dall'individuo ma dallo Stato che oggi la società deve difendersi.<ref name=riflessioni-morte/> *La legge, per definizione, non può obbedire alle stesse regole della natura. Se l'assassinio è nella natura umana, la legge non è fatta per imitare o riprodurre questa natura. È fatta per correggerla. <ref name=riflessioni-morte/> *La [[libertà]] non è altro che una possibilità di essere migliori, mentre la schiavitù è certezza di essere peggiori.<ref>Da ''Resistenza, ribellione e morte''; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *La nostra sola giustificazione, se ne abbiamo una, è di parlare in nome di tutti coloro che non possono farlo.<ref>Da ''L'artista e il suo tempo''</ref> *La pena di morte, così come la si applica, è una disgustosa macelleria, un oltraggio inflitto alla persona e al corpo.<ref name=riflessioni-morte/> *Le grandi [[Idea|idee]] arrivano nel mondo con la dolcezza delle [[colomba|colombe]]. Forse, se ascoltiamo bene, udiremo, tra il frastuono degli imperi e delle nazioni, un debole frullìo d'ali, il dolce fremito della vita e della speranza.<ref>Citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', giugno 1963.</ref> *Non essere amati è una semplice sfortuna; la vera disgrazia è non amare.<ref name=estate/> *Nulla è dato agli uomini e quel poco che possono conquistare è pagato con morti ingiuste. Ma la grandezza dell'uomo è altrove, è nella decisione di elevarsi al di sopra della propria condizione.<ref>Da ''La nuit de la vérité'', ''Combat'', 25 agosto 1944; citato in Michael McDonald, ''Scrittori di fronte al male. Riflessioni su letteratura e politica'', traduzione di Claudia Lionetti, Libri Scheiwiller, Milano, 2009, pp. 81-82. ISBN 9788876445996</ref> *Per [[suicidio|suicidarsi]] bisogna amarsi molto.<ref>Da ''I giusti'', in ''Teatro''</ref> *Quando si è avuto una volta la fortuna di amare intensamente, si spende la vita a cercare di nuovo quell'ardore e quella luce.<ref>Citato in [[Gianfranco Ravasi]], ''Le parole e i giorni. {{small|Nuovo breviario laico}}'', Mondadori, Milano, [https://books.google.it/books?id=pMxocmopAB8C&lpg=PA98&dq=&pg=PA98#v=onepage&q&f=false p. 98].</ref> *Senza cultura e la relativa [[libertà]] che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro. :''Sans la culture, et la liberté relative qu'elle suppose, la société, même parfaite, n'est qu'une jungle. C'est pourquoi toute création authentique est un don à l'avenir.''<ref>Dall'articolo ''[https://inventin.lautre.net/livres/Camus-Creation-et-liberte.pdf Création et liberté]'', 1952.</ref> *Un [[romanzo]] non è mai altro che una filosofia messa in immagini.<ref>Da La Nausée ''par Jean-Paul Sartre'', ''Alger républicain'', 20 ottobre 1938, in ''Œuvres complètes'', Gallimard, Parigi, 2008, p. 794; citato in [[Paolo Flores d’Arcais]], ''Albert Camus, giornalista e resistente'', introduzione ad Albert Camus, ''Questa lotta vi riguarda'', Bompiani, Milano, 2018. ISBN 978-88-587-8102-9</ref> *Una [[letteratura]] disperata è una contraddizione in termini.<ref name=estate>Da ''L'estate''</ref> ==''Caligola''== *'''Caligola''': Ma non sono pazzo e posso dire perfino di non essere mai stato così ragionevole come ora. Semplicemente mi sono sentito all'improvviso un bisogno di impossibile. Le cose così come sono non mi sembrano soddisfacenti. [...] È vero, ma non lo sapevo prima. Adesso lo so. Questo mondo così com'è fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna, o della felicità o dell'immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo mondo.<br />'''Elicone''': È un ragionamento che sta in piedi. Ma, in generale, non lo si può sostenere fino in fondo, non lo sai? <br />'''Caligola''': È perché non lo si sostiene mai fino in fondo che non lo si sostiene fino in fondo. E non si ottiene nulla. Ma basta forse restare logici fino alla fine. (atto I, scena IV)<ref>L'opinione espressa da Caligola in questo passo è stata poi sintetizzata col motto sessantottino «Siate realisti, chiedete l'impossibile», attribuito anche a [[Che Guevara]]. Cfr. il commento dell'associazione "Il folle volo"; citato in ''[http://la-luna.splinder.com/post/2602658#2602658 Siate realisti, chiedete l'impossibile]'', 21 luglio 2004.</ref> *Mostro, Caligola, mostro. [...] Come si può continuare a vivere con le mani vuote quando prima stringevano l'intera speranza del mondo? Come venirne fuori? (''Scoppia in una risata falsa, artificiosa.'') Fare un contratto con la propria solitudine, no? Mettersi d'accordo con la vita. Darsi delle ragioni, scegliersi un'esistenza tranquilla, consolarsi. Non è per Caligola. (''Batte il palmo della mano sullo specchio.'') Non è per te. Non è vero? *Ho deciso di essere logico. Vedrete quanto vi costerà la logica. *Gli uomini muoiono e non sono felici. *Arricchirò le tue nozioni insegnandoti che non esiste che una sola libertà, quella del condannato a morte. [...] Ecco perché non siete liberi. Ecco perché in tutto l'impero romano l'unico uomo libero è Caligola, circondato da una nazione di schiavi. *Ho male al cuore, Cesonia. [...] Sono tutto scosso da conati di vomito. Mi fanno male le gambe, le braccia. Mi fa male la pelle. Ho la testa svuotata, ma la cosa più rivoltante è questo sapore che ho in bocca. Non sa di sangue né di morte né di febbre, ma di tutto questo messo insieme. Mi basta muovere la lingua perché tutto si faccia nero e l'umanità mi ripugni. *Ho capito una sera con lei che tutta la mia ricchezza era di questo mondo. *Non lasciarmi, Drusilla. Ho paura. Ho paura dell'immensa solitudine dei mostri. Non andartene. *Ah, comincio a vivere finalmente! Vivere, Cesonia, è il contrario di amare. Te lo dico io. Che bello spettacolo, Cesonia. Mi occorre il mondo, e spettatori, vittime e colpevoli. *Basta con Drusilla. Vedi, Drusilla non c'è più. E cosa rimane? Avvicinati ancora. Guarda. Avvicinatevi. Guardate. ''Si mette davanti allo specchio con un'espressioni delirante. [...] Caligola cambia tono, punta il dito sullo specchio e, con lo sguardo sempre fisso, ripete trionfante:'' CALIGOLA. *(''Al vecchio senatore'') Ciao, bella. *Sono un uomo semplice, io. Dev'essere per questo che sono un incompreso. *Insomma, sono io che faccio le veci della peste. *Non c'è nessun cielo, Cesonia. *Ah, che abiezione, che schifo, che senso di vomito sentirci crescere dentro quella stessa [[viltà]] e quell'impotenza che abbiamo disprezzato negli altri. La viltà! Ma che importa? [...] Sto per ritrovare quel grande vuoto in cui l'anima si placa. *''Rumore d'armi e mormorio in quinta. Caligola si alza, prende un seggio e si accosta ansimando allo specchio. Si guarda, fa la mossa di balzare in avanti e, vedendo la propria immagine muoversi di riflesso nello specchio, lancia violentemente il seggio urlando.'' Alla storia, Caligola, alla storia! ''Lo specchio va in frantumi e, contemporaneamente, entrano da tutti i lati i congiurati armati. Caligola li fronteggia esplodendo in una risata selvaggia. Cherea, per primo, gli è addosso con un balzo e lo trafigge col pugnale, tre volte in pieno viso. Il riso di Caligola si trasforma in singhiozzi. Tutti lo colpiscono convulsamente. In un ultimo singhiozzo, ridendo e rantolando, Caligola grida.'' Sono ancora vivo! ==''Conferenze e discorsi''== *C'è un'[[Europa]] borghese, individualista, quella che pensa al proprio frigorifero, ai propri ristoranti di lusso, che dice "io non voto", è l'Europa borghese, è vero. È quella che non vuole vivere. Forse lo dice, di voler vivere, ma ha collocato la vita a un livello così basso che questa ha ben poche probabilità di perpetuarsi nella storia, e perciò vegeta, e nessuna società ha mai potuto vegetare a lungo. Qui però non vedo nulla che sia espressione della misura classica. Vedo solo un [[nichilismo]] individualista, quello che consiste nel dire "non vogliamo né romanticismo né eccesso, non vogliamo vivere sul confine, né conoscere la lacerazione". Se non volete vivere sul confine né conoscere la lacerazione, non vivrete e soprattutto non vivrà la vostra società.<ref>Dalla conferenza ''Il futuro della civiltà europea'', Atene, 1955; 2020. pp. 195-196.</ref> *C'è un mare [[Mediterraneo]], un bacino che unisce una decina di paesi. Gli uomini che strepitano nei caffè concerto in Spagna, quelli che gironzolano nel porto di Genova, sui moli di Marsiglia, la razza curiosa e forte che vive sulle nostre coste, provengono tutti dalla stessa famiglia. Quando si viaggia in Europa, scendendo verso l'Italia o la Provenza si ritrovano con un sospiro di sollievo uomini sbracati e quella vita intensa e colorata che ben conosciamo. Ho passato due mesi in Europa centrale, dall'Austria alla Germania, a chiedermi da dove venisse la strana angustia che mi pesava addosso, l'inquietudine sorda che mi abitava. Di recente l'ho capito. Tutti erano sempre abbottonati fino al collo. Non sapevano lasciarsi andare. Non conoscevano la gioia, così diversa dal riso.<ref>Dalla conferenza ''La cultura indigena. La nuova cultura mediterranea'', Algeri, 1937; 2020, p. 11.</ref> *Che cosa significa quindi tutto ciò? Significa che occorre essere semplici nei propri pensieri e nella propria azione, essere all'altezza del proprio ruolo, e fare bene il proprio lavoro. Significa che dobbiamo tutti creare, al di fuori dei partiti e dei governi, comunità di riflessione che avvieranno il dialogo fra le nazioni e affermeranno con la vita e le parole di ciascuno che questo mondo deve cessare di essere quello dei poliziotti, dei soldati e del denaro per diventare quello dell'uomo e della donna, del lavoro fecondo e del tempo libero meditato.<ref>Dalla conferenza ''La crisi dell'uomo'', New York, 1946; 2020, p. 47.</ref> *L'[[arte]] non è, a mio modo di vedere, un intrattenimento solitario. È un mezzo per commuovere il maggior numero di persone offrendo loro un'immagine privilegiata delle sofferenze e delle gioie comuni. Obbliga quindi l'artista a non isolarsi; lo sottomette alla verità più umile e più universale.<ref>Dal discorso in occasione del premio Nobel, Stoccolma, 1957; 2020, p. 296.</ref> *È vero che quando è fatta in primo luogo di privilegi la [[libertà]] è un insulto al lavoro e lo separa dalla cultura. Ma la libertà non è fatta in primo luogo di privilegi, è fatta soprattutto di doveri. E dall'istante in cui ciascuno di noi cerca di far prevalere i doveri della libertà rispetto ai propri privilegi, da questo istante la libertà salda il [[lavoro]] e la [[cultura]] e mette in moto una forza che è l'unica a poter favorire efficacemente la [[giustizia]]. La regola della nostra azione, il segreto della nostra resistenza, può allora essere espresso in modo molto semplice: tutto ciò che umilia il lavoro umilia l'intelligenza, e viceversa. E la lotta rivoluzionaria, lo sforzo secolare di liberazione si definisce allora come un duplice e incessante rifiuto dell'umiliazione. […] la libertà non è un regalo che si riceve da uno stato o da un capo, ma un bene che si conquista ogni giorno, con l'impegno di ciascuno e l'unione di tutti.<ref>Dal discorso ''Il pane e la libertà'', Saint-Étienne, 1953; 2020, pp. 179-180.</ref> *Non è un caso se il filosofo ispiratore di tutto il pensiero odierno è quello che ha scritto che solo la città moderna permette allo spirito di prendere coscienza di sé stesso e che è arrivato a dire che la natura è astratta e solo la ragione è concreta. Questo è infatti il punto di vista di [[Hegel]], ed è il punto di partenza di un'immensa avventura dell'intelligenza, quella che finisce per uccidere tutto. Nel grande spettacolo della natura, questi spiriti ebbri non vedono altro che sé stessi. È la cecità estrema.<ref>Dall'intervento ''Il testimone della libertà'', Parigi, 1948; 2020, p. 106.</ref> *Poiché se nulla è vero né falso, se nulla è giusto né sbagliato, e se l'unico valore è l'[[efficienza]], allora la regola deve essere quella di risultare il più efficiente, cioè il più forte. Il [[mondo]] non è più diviso fra uomini giusti e uomini ingiusti, ma fra padroni e schiavi. La ragione sta dalla parte di chi sottomette.<ref>Dalla conferenza ''La crisi dell'uomo'', New York, 1946; 2020, p. 39.</ref> *Quel libro, ''[[Herman Melville|Moby Dick]]'', viene dato come premio di fine anno ai bambini delle scuole americane, e tuttavia rappresenta una delle riflessioni più profonde e più toccanti che un artista abbia potuto fare sul problema del male.<ref>Dalla conferenza ''Il futuro della civiltà europea'', Atene, 1955; 2020. p. 210.</ref> ==''Il mito di Sisifo''== ===[[Incipit]]=== Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del [[suicidio]]. Giudicare se la vita valga o non vaga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della [[filosofia]]. Il resto – se il mondo abbia tre dimensioni o se lo spirito abbia nove o dodici categorie – viene dopo. Questi sono giouchi: prima bisogna rispondere. <br />{{NDR|Albert Camus, ''Il mito di Sisifo'', traduzione di Attilio Borrelli, Bompiani, 2020}} ===Citazioni=== *Il senso dell'assurdo, alla svolta di una qualunque via, può imbattersi faccia a faccia con un uomo qualsiasi. (2020, p. 12) *L'abisso che c'è fra la certezza che io ho della mia esistenza e il contenuto che tento di dare a questa sicurezza, non sarà mai colmato. (2020, pp. 19-20) *Il [[mondo]], in sé, non è ragionevole: è tutto ciò che si può dire. Ma ciò che è assurdo, è il confronto di questo irrazionale con il desiderio violento di chiarezza [...] L'assurdo dipende tanto dall'uomo quanto dal mondo, ed è, per il momento, il loro solo legame. (2020, p. 21) *Dal momento in cui viene riconosciuto, l'assurdo diventa la più straziante di tutte le passioni. (2020, p. 22) *Voglio che mi sia spiegato tutto o nulla. E la ragione è impotente di fronte a questo grido del cuore. Lo spirito, risvegliato da questa esigenza, cerca e non trova che contraddizioni e sragionamenti. Ciò che io non comprendo è senza ragione. Il mondo è popolato da questi irrazionali, ed esso stesso, di cui non capisco il significato unico, non è che un immenso irrazionale. (2020, p. 26) *A questo punto del proprio sforzo, l'uomo si trova davanti all'[[razionale e irrazionale|irrazionale]] e sente in sé un desiderio di felicità e di [[razionale e irrazionale|ragione]]. L'assurdo nasce dal confronto fra il richiamo umano e il silenzio irragionevole del mondo. È questo che non bisogna dimenticare; è a questo che bisogna aggrapparsi, poiché possono nascerne le conseguenze di tutta una vita. L'irrazionale, la nostalgia umana e l'assurdo, che sorge dalla loro intima conversazione: ecco i tre personaggi del dramma, che deve necessariamente finire con tutta la logica di cui un'esistenza è capace. (2020, p. 27) *L'[[assurdo]] è essenzialmente un divorzio, che non consiste nell'uno o nell'altro degli elementi comparati, ma nasce dal loro confronto.<br>Nella fattispecie e sul piano dell'intelligenza, posso dunque dire che l'Assurdo non è nell'uomo (se una simile metafora potesse avere un senso), e neppure nel mondo, ma nella loro comune presenza. (2020, pp. 29-30) *[…] un uomo è sempre preda delle proprie verità. Quando le abbia riconosciute, egli non è capace di staccarsene. (2020, p. 31) *L'importante, diceva l'abate [[Ferdinando Galiani|Galiani]] a madama [[Louise d'Épinay|d'Epinay]], non è guarire, ma vivere con i propri mali. [[Kierkegaard]] vuol guarire. (2020, p. 37) *L'assurdo, che è lo stato metafisico dell'uomo cosciente, non conduce a Dio. Forse questa nozione si farà più chiara se arrischierò la seguente enormità: l'assurdo è il peccato senza Dio.<br>Si tratta di vivere entro lo stato d'assurdo. (2020, p. 38) *L'assurdo è la ragione lucida, che accetta i propri limiti. (2020, p. 46) *Così traggo dall'assurdo tre conseguenze, che sono la mia rivolta, la mia libertà e la mia passione. Per mezzo del solo giuoco della [[coscienza]], trasformo in regola di vita ciò che era un invito alla morte e rifiuto il suicidio. (2020, p. 59) *La certezza di un [[Dio]], che darebbe il proprio senso alla vita, supera di gran lunga in attrattiva il potere impunito di mal fare. La scelta non sarebbe difficile; ma non vi è scelta e comincia allora l'amarezza. L'assurdo non libera: vincola. E non autorizza ogni atto. Tutto è permesso<ref>Con riferimento a ''[[I fratelli Karamazov]]'' di [[Fëdor Dostoevskij]], che l'autore cita poco prima.</ref> non significa che nulla sia proibito. (2020, p. 64) *Il tempo farà vivere il tempo e la vita servirà alla vita. (2020, p. 64) *Un impiegato delle Poste è pari a un conquistatore, qualora l'uno e l'altro abbiano una coscienza comune. (2020, p. 65) *Tutto ciò che fa lavorare e agitarsi l'uomo trae partito dalla [[speranza]]. Dunque, il pensiero sterile è il solo che non sia falso. Nel mondo assurdo, il valore di una nozione o di una vita viene misurato in base alla sua infecondità. (2020, p. 65) *Non è affatto per mancanza di amore che [[Don Giovanni]] va da una donna all'altra. È ridicolo rappresentarlo come un visionario in cerca dell'amore totale. Ma è proprio perché egli ama le donne con eguale trasporto e ogni volta con tutto se stesso, che deve sempre rinnovare questo dono e questo approfondimento. (2020, p. 66) *Perché si dovrebbe amare raramente per amare molto? (2020, p. 66) *Il conquistatore dice: "No! Non crediate che per amare l'azione abbia dovuto disimparare a pensare. Al contrario; posso definire perfettamente ciò che credo, in quanto lo credo fortemente e lo vedo con una vista chiara e sicura. Diffidate di coloro che dicono: 'Questa cosa la so troppo bene per poterla esprimere'; poiché, se non possono farlo, è perché non la sanno o perché si sono fermati alle apparenze." (2020, p. 80) *Viene sempre il momento in cui bisogna scegliere fra la contemplazione e l'azione. Ciò si chiama diventare un uomo. (2020, p. 81) *Bisogna vivere con il [[tempo]] e con lui morire o sottrarsi a esso per una vita più grande. So che si può venire a transazioni e vivere nel secolo, credendo nell'eterno. Questo compromesso si chiama accettazione. Ma a me ripugna tale termine e voglio essere tutto o nulla. Se scelgo l'azione, non crediate per questo che la contemplazione sia per me come una terra sconosciuta. Soltanto essa non può tutto darmi, e, privato dell'eterno, voglio allearmi al tempo. (2020, p. 82) *Essere privi di [[speranza]] non significa disperare. (2020, p. 86) *Creare è vivere due volte. (2020, p. 92) *Per l'uomo assurdo non si tratta più di spiegare e risolvere, ma di provare e descrivere: tutto comincia dall'indifferenza perspicace. (2020, p. 92) *L'[[opera d'arte]] nasce dalla rinuncia dell'intelligenza a ragionare il concreto. (2020, p. 95) *Se il [[mondo]] fosse chiaramente comprensibile, l'[[arte]] non esisterebbe. (2020, p. 96) *Anche il [[creare]] è un dar forma al proprio destino. (2020, p. 112) *Quanto rimane, è un destino di cui solo la conclusione è fatale. All'infuori di questa unica fatalità della morte, tutto – gioia o fortuna – è libertà, e rimane un mondo, di cui l'uomo è il solo padrone. (2020, p. 113) *Se questo mito è tragico, è perché il suo eroe è cosciente. In che consisterebbe, infatti, la pena, se, a ogni passo, fosse sostenuto dalla speranza di riuscire? L'operaio d'oggi si affatica, ogni giorno della vita, dietro lo stesso lavoro, e il suo destino non è tragico che nei rari momenti in cui egli diviene cosciente, Sisifo, proletario degli dei, impotente e ribelle, conosce tutta l'estensione della sua miserevole condizione: è a questa che pensa durante la discesa. La perspicacia, che doveva costituire il suo tormento, consuma, nello stesso istante, la sua vittoria. Non esiste destino che non possa essere superato dal disprezzo. (2020, p. 119) ===[[Explicit]]=== Lascio [[Sisifo]] ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni. Anch'egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile. Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la [[lotta]] verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice. <br />{{NDR|Albert Camus, ''Il mito di Sisifo'', traduzione di Attilio Borrelli, Bompiani, 2020}} ==''L'uomo in rivolta''== ===[[Incipit]]=== Cos'è un uomo in [[rivolta]]? Un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, fin dal suo primo muoversi. Uno schiavo che in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. Qual è il contenuto di questo "no"? ===Citazioni=== *I [[martiri]] non fanno le Chiese: ne sono il cemento o l'alibi. Poi vengono i preti e i bigotti. *Il [[fascismo]], effettivamente, è disprezzo. Inversamente, ogni forma di disprezzo, ove intervenga nella politica, prepara o instaura il fascismo. *Il [[marxismo]] non è scientifico; è, al massimo, scientista. *Il [[scopo|fine]] giustifica i [[mezzo|mezzi]]? È possibile. Ma chi giustificherà il fine? A questo interrogativo, che il pensiero storico lascia in sospeso, la rivolta risponde: i mezzi. *L'[[arte]] contesta il reale, ma ad esso non si sottrae. *L'arte e la rivolta non moriranno se non con l'ultimo uomo. *L'avvenire è il solo tipo di proprietà che i padroni concedono volentieri agli schiavi. *L'[[uomo]] è la sola creatura che [[rifiutare|rifiuti]] di essere ciò che è. *L'uomo infine non è interamente colpevole, non ha dato inizio alla [[storia]]; né è del tutto innocente poiché la continua. *La [[bellezza]], senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene il giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno di lei. *La [[rivoluzione]] consiste nell'amare un uomo che ancora non esiste. *La vera generosità verso l'avvenire consiste nel dare tutto al presente. *La vera passione del ventesimo secolo è la [[servitù]]. *La [[virtù]] non può scindersi dal reale senza divenire principio di male. *Lo [[schiavitù|schiavo]] comincia col reclamare giustizia e finisce per volere la sovranità. Ha bisogno di dominare a sua volta. *Nel mondo d'oggi, solo una filosofia dell'eternità può giustificare la non-violenza. *Non tutti i valori trascinano con sé la rivolta, ma ogni moto di rivolta fa tacitamente appello a un valore. *Ogni rivolta è nostalgia d'innocenza e anelito all'essere. *Un solo capo, un solo popolo, significa un solo signore e milioni di schiavi. ==''La caduta''== ===[[Incipit]]=== Potrei, egregio signore, senza rischiare d'importunarla, offrirle i miei servizi? Temo che lei non sappia farsi intendere dall'esimio gorilla che presiede ai destini di questo locale. In effetti, egli parla soltanto olandese. Se non mi autorizza a patrocinare la sua causa, non indovinerà che lei desidera del ginepro. Ecco, oso sperare che m'abbia capito; quella scrollata di capo deve significare che si arrende alle mie ragioni. Infatti si muove, si affretta con saggia lentezza. Lei è fortunato, non brontola. Quando si rifiuta di servire, gli basta un brontolio: nessuno insiste. ===Citazioni=== *{{NDR|Riferendosi agli speleologi}} Sforzarsi di raggiungere quota meno ottocento, a rischio di trovarsi con la testa stretta nella gola di una roccia (un sifone, come dicono quegli incoscienti), mi sembrava una impresa da pervertiti o da traumatizzati. *Si, pochi sono stati più naturali di me. Il mio accordo con la vita era totale, aderivo a quello che essa era, dall'alto al basso, senza rifiutare nessuna delle sue ironie, delle sue grandezze e delle sue servitù. *Devo dirlo, a furia d'essere uomo con tanta pienezza e semplicità, mi trovavo un po' [[oltreuomo|superuomo]]. *[...] mi trovavo a mio agio in tutto, ma nello stesso tempo non ero soddisfatto di niente. *Correvo così, sempre appagato e mai sazio, senza sapere dove fermarmi, fino al giorno, o meglio la sera, in cui la musica cessò, e le luci si spensero. *L'uomo è fatto così, caro signore, ha due facce: non può amare senza amarsi. *Ho conosciuto un uomo che ha dato vent'anni della propria vita ad una sventata, le ha sacrificato tutto, amicizie, lavoro, il decoro della propria vita, e una sera ammise di non averla mai amata. Si annoiava, ecco tutto, si annoiava come la maggior parte della gente. *La [[vita]] diventava meno facile: quando il corpo è triste, il cuore langue. *Caro compatriota, devo umilmente confessarlo. Sono sempre stato pieno di [[vanità]] da scoppiare. Io, io, io, ecco il ritornello della mia cara vita, riecheggiante in tutto quel che dicevo. *Gradualmente ho visto più chiaro, ho imparato un po' di quello che sapevo. Fino allora ero sempre stato aiutato da uno stupefacente potere di dimenticare. Dimenticavo tutto, e in primo luogo le mie risoluzioni. In fondo, non v'era niente che contasse. *Bisogna che accada qualcosa, è questa la spiegazione della maggior parte degli impegni che gli uomini assumono. *Mi rispose, secondo le regole della cortesia parigina, che andassi in malora. *La verità è che ogni uomo intelligente, lei m'insegna, sogna di essere un [[gangster]] e di regnare sulla società con la sola violenza. *In seguito a un concorso di circostanze, è vero, ma le circostanze ci sono sempre. *Lei sa che cos'è il [[fascino]]: un modo di sentirsi rispondere di sì senza aver fatto chiaramente nessuna domanda. *Le amavo, secondo l'espressione consacrata, il che significa che non ne ho mai amata nessuna. *[...] e quasi tutte le donne che ho conosciute, le ho stimate migliori di me. Tuttavia, collocandole così in alto, le ho utilizzate più spesso di quanto le abbia servite. *Le donne infatti hanno una cosa in comune con Bonaparte: pensano sempre di riuscire dove gli altri sono falliti. *Ahimè, dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia. *C'è sempre qualche ragione per l'uccisione d'un uomo. È invece impossibile giustificare che viva. *Ha notato che soltanto la morte ci ridesta i sentimenti? Ma lo sa perché siamo sempre più giusti e generosi con i morti? È semplice. Verso di loro non ci sono obblighi. [...] Se un obbligo ci fosse, sarebbe quello della memoria, e noi abbiamo la memoria corta. No, nei nostri amici amiamo il morto fresco, il morto doloroso, la nostra emozione, noi stessi insomma. *Il vero amore è eccezionale, due o tre volte in un secolo all'incirca. Per il resto, vanità o noia. *Insomma, per diventare [[fama|famosi]], basta ammazzare la portinaia. *Io ho imparato ad accontentarmi della simpatia. La simpatia... un sentimento da presidente del consiglio: si ottiene a buon mercato dopo le catastrofi. L'amicizia è una cosa meno semplice. *Mi creda per certe persone almeno, non prendere quello che non si desidera è la cosa più difficile del mondo. *Per essere felici non ci si deve occupare troppo del prossimo. (1983, p. 51) *Quando saremo tutti colpevoli, ci sarà la democrazia. (2001) *Quando non si ha carattere bisogna pur darsi un metodo. *Quanti delitti commessi semplicemente perché il loro autore non poteva sopportare di essere in colpa! *Tra me e me dicevo che anche la morte del corpo a giudicare da quello che avevo visto, era in sé una punizione sufficiente, assolveva tutto. *Una persona che conoscevo divideva gli esseri umani in tre categorie: quelli che preferiscono non avere niente da nascondere piuttosto che essere obbligati a mentire, quelli che preferiscono mentire che non aver niente da nascondere e gli ultimi quelli che amano sia mentire sia nascondere. (Bompiani, 1980, p. 75) *Una sola frase basterà a descrivere l'uomo [[Modernità|moderno]]: egli fornicava e leggeva i [[giornale|giornali]]. *La [[verità e bugia|verità]] come la luce acceca. La [[verità e bugia|menzogna]], invece, è un bel crepuscolo, che mette in valore tutti gli oggetti. ==''La peste''== ===[[Incipit]]=== I singolari avvenimenti che dànno materia a questa cronaca si sono verificati nel 194... a Orano; per opinione generale, non vi erano al loro posto, uscendo un po' dall'ordinario: a prima vista, infatti, Orano è una città delle solite, null'altro che una prefettura francese della costa algerina.<br> La città in se stessa, bisogna riconoscerlo, è brutta. Di aspetto tranquillo, occorre qualche tempo per accorgersi di quello che la fa diversa da tante altre città mercantili, sotto tutte le latitudini. ===Citazioni=== *L'importante non è che sia un bel modo di ragionare, ma che faccia riflettere. (Castel; p. 39) *Al principio dei flagelli e quando sono terminati, si fa sempre un po' di retorica. Nel primo caso l'abitudine non è ancora perduta, e nel secondo è ormai tornata. Soltanto nel momento della sventura ci si abitua alla verità, ossia al silenzio. (Tarrou<!--credo sia lui l'autore del commento, ma non sono sicuro-->; p. 89) *[...] dando troppa importanza alle [[bontà e cattiveria|buone]] azioni si finisce col rendere un omaggio indiretto e potente al male: allora, infatti, si lascia supporre che le [[buona azione|buone azioni]] non hanno pregio che in quanto sono rare e che la [[bontà e cattiveria|malvagità]] e l'indifferenza determinano assai più frequentemente le azioni degli uomini. E questa è un'idea che il narratore non condivide. Il male che è nel mondo viene quasi sempre dall'ignoranza, e la buona volontà può fare guai quanto la malvagità, se non è illuminata. Gli uomini sono buoni piuttosto che malvagi, e davvero non si tratta di questo; ma essi più o meno ignorano, ed è quello che si chiama virtù o vizio, il vizio più disperato essendo quello dell'ignoranza che crede di saper tutto e che allora si autorizza a uccidere. L'anima dell'assassino è cieca, e non esiste vera bontà né perfetto amore senza tutta la [[chiaroveggenza]] possibile. (p. 101) *Fratelli miei, l'amore di Dio è un amore difficile: suppone un totale abbandono di se stessi e il disprezzo per la propria persona. (Paneloux; p. 176) *Il gran desiderio d'un cuore inquieto è di possedere interminabilmente la creatura che ama o di poterla immergere, quando sia venuto il tempo dell'assenza, in un sonno senza sogni che non possa aver termine che col giorno del ricongiungimento. *Quando scoppia una guerra, la gente dice: "Non durerà, è cosa troppo stupida". E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare. *Il sonno degli uomini è più sacro della vita per gli appestati; non si deve impedire alla brava gente di dormire. Ci vorrebbe del cattivo gusto, e il buon gusto consiste nel non insistere, è cosa che tutti sanno." *Ho capito allora che io, almeno, non avevo finito di essere un appestato durante i lunghi anni in cui, tuttavia, con tutta la mia anima, credevo appunto di lottare contro la peste. Ho saputo di aver indirettamente firmato la morte di migliaia di uomini, che avevo persino provocato tale morte, trovando buoni i principi e le azioni che l'avevano determinata. [...] Mi sembra che la storia mi abbia dato ragione, oggi si fa a chi uccide di più. Sono tutti nel furore del delitto, e non possono fare altrimenti. [...] La faccenda mia, in ogni caso, non era il ragionamento; era quella sudicia avventura in cui sudice bocche appestate annunciavano a un uomo in catene che doveva morire e regolavano le cose per farlo morire dopo notti e notti di agonia. La faccenda mia era il buco nel petto. E mi dicevo che mi sarei rifiutato di dar mai una sola ragione, una sola, lei capisce, a quella disgustosa macelleria.[...] Col tempo, mi sono accorto che anche i migliori d'altri non potevano fare a meno di uccidere o di lasciar uccidere: era nella logica in cui vivevano, e noi non possiamo fare un gesto in questo mondo senza rischiare di far morire. Sì, ho continuato ad avere vergogna e ho capito questo, che tutti eravamo nella peste; e ho perduto la pace. Ancora oggi la cerco, tentando di capirli tutti e di non essere il nemico mortale di nessuno. *"So soltanto che bisogna fare quello che occorre per non essere più un appestato, e che questo soltanto ci può far sperare nella pace, o, al suo posto, in una buona morte. Questo può dar sollievo agli uomini e, se non salvarli, almeno fargli il minor male possibile e persino, talvolta, un po' di bene. E per questo ho deciso di rifiutare tutto ciò che, da vicino o da lontano, per buone o cattive ragioni, faccia morire o giustifichi che si faccia morire. [...] Di qui, so che io non valgo più nulla per questo mondo, e che dal momento in cui ho rinunciato ad uccidere mi sono condannato ad un definitivo esilio. Saranno gli altri a fare la storia. So, inoltre, che non posso giudicare questi altri. [...] Di conseguenza, ho detto che ci sono flagelli e vittime, e nient'altro. Se, dicendo questo, divento flagello io stesso, almeno non lo è col mio consenso. Cerco di essere un assassino innocente; lei vede che non è una grande ambizione. Bisognerebbe certo che ci fosse una terza categoria, quella dei veri medici, ma è un fatto che non si trova sovente, è difficile. Per questo ho deciso di mettermi dalla parte delle vittime. In mezzo a loro, posso almeno cercare come si giunga alla pace. [...]" Dopo un silenzio il dottore domandò se Tarrou avesse un'idea della strada da prendere per arrivare alla pace. "Sì, la simpatia". [...] "Se si può essere un [[santo]] senza Dio, è il solo problema concreto che io oggi conosca". *Ci sono negli uomini più cose da ammirare che non da disprezzare. (1988) ==''La speranza e l'assurdo nell'opera di Franz Kafka''== *Tutta l'arte di [[Kafka]] sta nell'obbligare il lettore a rileggere. I suoi scioglimenti o la mancanza di scioglimento suggeriscono spiegazioni, che non vengono, però, chiaramente manifestate e che richiedono, per apparir fondate, che la storia sia riletta sotto un nuovo punto di vista. A volte, vi è una possibilità di doppia interpretazione, da cui risulta la necessità di una seconda lettura. È quello che l'autore cercava. (2020, p. 125) *Un [[simbolo]] va sempre al di là di colui che se ne serve e gli fa dire, in realtà più di quanto abbia coscienza di esprimere. (2020, p. 125) *{{NDR|Su ''Il Castello''}} Ogni capitolo è un fallimento e anche un ricominciamento. Non si tratta di logica, ma di spirito di connessione. La vastità dell'ostinatezza costituisce la parte tragica dell'opera. (2020, p. 131) *Kafka nega al suo dio la grandezza morale, la bontà, la coerenza, ma solo per gettarsi più facilmente nelle sue braccia. L'Assurdo è riconosciuto, accettato, l'uomo vi si rassegna e, da quel momento, sappiamo che non è più l'assurdo. (2020, p. 134) ==''Lo straniero''== ===[[Incipit]]=== Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio: "Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti." Questo non dice nulla: è stato forse ieri.<br> L'ospizio dei vecchi è a Marengo, a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò l'autobus delle due e arriverò ancora nel pomeriggio. Così potrò vegliarla e essere di ritorno domani sera. Ho chiesto due giorni di libertà al principale e con una scusa simile non poteva dirmi di no. Ma non aveva l'aria contenta. Gli ho persino detto: "Non è colpa mia." Lui non mi ha risposto. Allora ho pensato che non avrei dovuto dirglielo. ===Citazioni=== *Anch'io come tutti, avevo letto dei racconti sui giornali. Ma certo esistevano libri speciali che non ho mai avuto la curiosità di consultare; in essi forse avrei trovato dei racconti di evasione. Avrei saputo che almeno in un caso la ruota si era fermata, che in quel precipitare irresistibile, una sola volta, il caso e la fortuna avevano cambiato qualcosa. Una volta! In fondo credo questo mi sarebbe bastato: il mio cuore avrebbe fatto il resto. *In fondo non c'è [[idea]] cui non si finisca per fare l'[[abitudine]]. *Persino da un banco di imputato è sempre interessante sentire parlare di sé. *Tutte le persone normali, [...], hanno una volta o l'altra desiderato la morte di coloro che amano. *Una [[disgrazia]] tutti sanno cos'è. È una cosa che lascia senza difesa. *A parer suo siamo tutti condannati a morte. Ma l'ho interrotto dicendogli che non era la stessa cosa e che comunque questa non poteva essere in nessun modo una consolazione. *"Non hai dunque nessuna speranza e vivi pensando che morirai tutt'intero?". "Sì", gli ho risposto. <br/>Allora ha abbassato la testa e si è rimesso a sedere. Mi ha detto che aveva pietà di me. Non credeva che un uomo potesse sopportare una simile cosa. Quanto a me, ho sentito soltanto che cominciavo ad annoiarmi. *Secondo lui la giustizia degli uomini non era nulla e la giustizia di Dio era tutto. Gli ho fatto notare che era la prima che mi aveva condannato. *Gli ho detto che non sapevo che cosa fosse un peccato: mi era stato detto soltanto che ero un colpevole. Ero colpevole, pagavo, non si poteva chiedermi nulla di più. *"Tu ti inganni, figlio mio", mi ha detto. "Ti si potrebbe domandare di più. Te lo domanderanno, forse". "E che cosa mai?". "Ti potrebbe esser chiesto di vedere". "Vedere cosa?" [...] "Tutte queste pietre sudano il dolore, lo so. Non l'ho mai guardate senza angoscia. Ma dal fondo del mio cuore so che i più miserabili di voi hanno visto sorgere dalla loro oscurità un volto divino. è questo volto che vi si chiede di vedere".<br/>Mi sono animato un po'. Ho detto che erano mesi che guardavo quei muri. Non c'era nulla né alcuna persona al mondo che conoscessi meglio. Forse, già molto tempo prima vi avevo cercato un volto. Ma quel volto aveva il colore del sole e la fiamma del desiderio: era quello di Maria. *"No, non posso crederti. Sono sicuro che ti è avvenuto di desiderare un'altra vita". Gli ho risposto che naturalmente mi era avvenuto, ma ciò non aveva maggiore importanza che il desiderare di essere ricco, di nuotare molto veloce o di avere una bocca meglio fatta. Erano desideri dello stesso ordine. Ma lui mi ha interrotto e voleva sapere come vedevo quest'altra vita. Allora gli ho urlato:"Una vita in cui possa ricordarmi di questa" *Io, pareva che avessi le mani vuote. Ma ero sicuro di me, sicuro di tutto, più sicuro di lui, sicuro della mia vita e di questa morte che stava per venire. Sì, non avevo che questo. Ma perlomeno avevo in mano questa verità così come essa aveva in mano me. *Tutti sono privilegiati. Non ci sono che privilegiati. Anche gli altri saranno condannati un giorno. Anche lui sarà condannato. *Dal fondo del mio avvenire, durante tutta questa vita assurda che avevo vissuta, un soffio oscuro risaliva verso di me attraverso annate che non erano ancora venute e quel soffio uguagliava, al suo passaggio, ogni cosa che mi fosse stata proposta allora nelle annate non meno irreali che stavo vivendo. *Così vicina alla morte, la mamma doveva sentirsi liberata e pronta a rivivere tutto. Nessuno, nessuno aveva il diritto di piangere su di lei. E anch'io mi sentivo pronto a rivivere tutto. Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora. Perché tutto sia consumato, perché io sia meno solo, mi resta da augurarmi che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida d'odio." ==''Nozze''== *Chiamo imbecille colui che ha [[paura]] di gioire. (''Nozze a Tipasa''; 1960, p. 65) *È noto che la patria si riconosce sempre al momento di perderla. (''L'estate a Algeri''; 1960, p. 84) *Il contrario di un popolo civile è un popolo creatore. (''L'estate a Algeri''; 1960, p. 83) *La [[speranza]], al contrario di quel che si crede, equivale alla [[rassegnazione]]. E vivere non è rassegnarsi. (''L'estate a Algeri''; 1960, p. 85) *Tutto ciò che esalta la [[vita]], ne accresce al tempo stesso l'assurdità. (''L'estate a Algeri''; 1960, p. 84) *Una certa continuità nella disperazione può generare la gioia. (''Il deserto''; 1960, p. 93) ==''Saggi letterari''== *C'è la [[bellezza]] e ci sono gli umiliati. Per difficile che sia l'impresa, vorrei non essere mai infedele né all'una né agli altri. *Non c'è amore del vivere senza disperazione di [[vivere]]. *Segno della [[giovinezza]] è forse una magnifica vocazione alle facili [[felicità]]. *Sono avaro di quella libertà che sparisce non appena comincia l'eccesso dei beni. ==''Taccuini''== *[[Cultura]]: grido degli uomini davanti al loro destino. (I, quaderno n. 1) *[[Intellettuale]]? Sì. E non rinnegare mai. Intellettuale = colui che si sdoppia. (I, quaderno n. 1) *Il bisogno di avere ragione: segno di uno spirito volgare. (I, quaderno n. 1) *La politica e il destino degli uomini sono foggiati da individui senza ideali e senza grandezza. Chi ha una grandezza in sé non fa politica. (I, quaderno n. 2) *Non abbiamo il tempo di essere noi stessi. Abbiamo solo il tempo di essere felici. (I, quaderno n. 2) *Trovare il modo d'andar fuori misura nella misura. (I, quaderno n. 2) *La grande [[città]] come rimedio alla vita mondana: è ormai il solo deserto accessibile. (I, quaderno n. 2) *Segreto del mio universo: immaginare Dio senza l'immortalità umana. (I, quaderno n. 4) *Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime. Che si cambi in [[esempio]]. (II, quaderno n. 5) *Gli [[Errore|errori]] sono allegri, la verità è infernale. (II, quaderno n. 6) *Quelli che scrivono in modo oscuro hanno una bella fortuna: avranno dei commentatori. Gli altri avranno soltanto dei lettori, il che, sembra, è spregevole. (II, quaderno n. 6) *Se diminuisce l'amore per il dovere, è perché sono sempre meno i diritti. Solo chi è intransigente sui propri diritti ha la forza del dovere. (III, quaderno n. 7) *Leggo spesso che sono ateo, sento parlare del mio ateismo. Ma queste parole non mi dicono niente, non hanno senso per me. Io non credo in Dio ''e'' non sono ateo. (III, quaderno n. 8) *Mi accuso a volte di essere incapace d'amare. Forse è vero, ma sono stato capace di ''eleggere'' alcune persone e di serbar loro, fedelmente, il meglio di me, qualsiasi cosa facessero. (Appendice al quaderno n. 8) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''L'esilio e il regno''=== Una mosca magra volava da qualche istante in quella corriera dai vetri ermeticamente chiusi. Inconsueta, andava e veniva senza far rumore, con un volo estenuato. Janine la perse di vista, poi la vide atterrare sulla mano immobile di suo marito. Faceva freddo. Ad ogni raffica del vento sabbioso che strideva sui vetri, la mosca aveva un fremito. Nella luce rara di quel mattino d'inverno, il veicolo avanzava a stento, si agitava in bilico, con gran fragore di lamiere e d'assali. Janine guardava suo marito. Spighe di capelli grigi piantati bassi sulla fronte angusta, naso largo, bocca irregolare. Marcel sembrava un fauno imbronciato. ===''L'estate e altri saggi solari''=== In [[primavera]], [[Tipasa]] è abitata dagli [[dèi|dei]] e gli dei parlano nel sole e nell'odore degli assenzi, nel mare corazzato d'argento, nel cielo d'un blu crudo, fra le rovine coperte di fiori e nelle grosse bolle di luce, fra i mucchi di pietre. In certe ore la campagna è nera di sole. Gli occhi tentano invano di cogliere qualcosa che non sian le gocce di luce e di colore che tremano sulle ciglia. Il voluminoso odore delle piante aromatiche raschia in gola e soffoca nella calura enorme. All'estremità del paesaggio, posso vedere a stento la massa scura dello Chenoua che ha la base fra le colline intorno al villaggio, e si muove con ritmo deciso e pesante per andare ad accosciarsi nel mare. ===''La morte felice''=== Erano le dieci del mattino e Patrice Mersault camminava con passo regolare verso la villa di Zagreus.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ==Citazioni su Albert Camus== *Albert Camus è uno degli scrittori dell'Algeria francese che può giustamente essere definito di fama mondiale. Eppure, come era già accaduto nel caso di [[Jane Austen]] un secolo prima, anche con Camus i critici hanno ignorato la realtà dell'impero, così evidente nelle sue opere. [...] Camus è una figura di particolare rilievo nella terribile e caotica situazione delle colonie francesi durante il faticoso processo di decolonizzazione del Novecento. Egli appartiene al periodo finale dell'imperialismo al quale è sopravvissuto, sino ai giorni nostri, come scrittore «universalista» le cui radici affondano in un colonialismo ormai dimenticato. ([[Edward Said]]) *Camus diceva che [[Cristo]] è venuto a questo mondo per affrontare due problemi che la filosofia non risolverà mai. Primo: perché soffro? E secondo: perché nasco con appeso al collo il cartello "condannato a morte"?... Gesù li ha presi su di sé, quindi li ha sacralizzati. ([[Giovanni Reale]]) *{{NDR|L'opera di Camus}} Ci offre la promessa di una letteratura classica, senza illusioni, ma piena di fiducia nella grandezza dell'umanità; dura, ma senza inutile violenza appassionata ma riservata... una letteratura che si sforza di descrivere la condizione metafisica dell'uomo pur partecipando pienamente ai movimenti della società. ([[Jean-Paul Sartre]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Albert Camus, ''Caligola'', traduzione di Franco Cuomo, Bompiani, Milano, 2000. *Albert Camus, ''Conferenze e discorsi, 1937–1958'', traduzione di Yasmina Melaouah, Bompiani, 2020. *Albert Camus, ''Il mito di Sisifo'', prefazione di Corrado Rosso, traduzione di Attilio Borrelli, Bompiani, 2020 (1947). ISBN 9788845246425 *Albert Camus, ''Il primo uomo'', traduzione di Ettore Capriolo, Bompiani, Milano, 2001. *Albert Camus, ''L'esilio e il regno'', traduzione di Sergio Morando, Garzanti. *Albert Camus, ''L'estate e altri saggi solari'', a cura di Caterina Pastura e Silvio Perrella, Bompiani, Milano, 2003. ISBN 88-452-5459-3 *Albert Camus, ''L'uomo in rivolta'', traduzione di Liliana Magrini, Bompiani, Milano, 2018. ISBN 9788858703861 *Albert Camus, ''La caduta'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, Milano, 1958. *Albert Camus, ''La caduta'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, Milano, 1983<sup>2</sup>. *Albert Camus, ''La caduta'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, Milano, 2011<sup>11</sup>. *Albert Camus, ''La devozione alla croce'', a cura di L. Chiuchiù, Diabasis, Reggio Emilia, 2005. *Albert Camus, ''La peste'', traduzione di Beniamino Dal Fabbro, in ''Opere'', ''op. cit.'', 1988. *Albert Camus, ''La peste'', traduzione di Beniamino Dal Fabbro, Bompiani, Milano, 1996. ISBN 8845205665 *Albert Camus, ''La speranza e l'assurdo nell'opera di Franz Kafka'', ''L'Arbalète'', 1943; in ''Il mito di Sisifo'', prefazione di Corrado Rosso, traduzione di Attilio Borrelli, Bompiani, 2020. ISBN 9788845246425. *Albert Camus, ''Lo straniero'', traduzione di Alberto Zevi, Bompiani, Milano, 2001. *Albert Camus, ''Metafisica cristiana e neoplatonismo'', a cura di L. Chiuchiù, Diabasis, Reggio Emilia, 2003. *Albert Camus, ''Riflessioni sulla pena di morte'', traduzione di Giulio Coppi, SE, Milano, 1993. *Albert Camus, ''Saggi letterari. {{small|Il rovescio e il Diritto. Nozze. L'estate}}'', traduzione di Sergio Morando, Bompiani, 1960<sup>2</sup>. *Albert Camus, ''Taccuini'', traduzione di Ettore Capriolo, Bompiani, 2018. *Albert Camus, ''Teatro'', traduzione di Vito Pandolfi, Cesare Vico Lodovici e François Ousset, Bompiani, Milano, 1964. *Albert Camus, ''Tutto il teatro'': ''Il malinteso''; ''Caligola''; ''I giusti''; ''Stato d'assedio'', Bompiani, Milano, 2003. ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Il mito di Sisifo|''Il mito di Sisifo''|(1942)}} {{Pedia|Lo straniero (romanzo)|''Lo straniero''|(1942)}} {{Pedia|Caligola (Camus)|''Caligola''|(1944)}} {{Pedia|La peste|''La peste''|(1947)}} {{Pedia|Lo stato d'assedio|''Lo stato d'assedio''|(1948)}} {{vetrina|5|novembre|2005|scrittori|filosofi}} {{DEFAULTSORT:Camus, Albert}} [[Categoria:Aforisti francesi]] [[Categoria:Anarchici francesi]] [[Categoria:Antifascisti]] [[Categoria:Drammaturghi francesi]] [[Categoria:Filosofi francesi]] [[Categoria:Giornalisti francesi]] [[Categoria:Personalità dell'ateismo]] [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Scrittori algerini]] [[Categoria:Scrittori francesi]] i509pd020xn3xcr2etp09khdlpxg1w0 Animaniacs 0 179 1218025 1217095 2022-07-20T17:29:17Z 80.181.83.10 wikitext text/x-wiki {{FictionTV |titoloitaliano=Animaniacs |tipofiction=Serie animata |titolooriginale=Animaniacs |immagine= Altena - Hagener Straße 02 ies.jpg |paese=Stati Uniti d'America |anno=1993-1998 |genere=umorismo |stagioni=5 |episodi=99 |ideatore = [[Tom Ruegger]] |doppiatorioriginali = |doppiatoriitaliani = *[[Massimiliano Alto]]: Yakko Warner *[[Davide Lepore]]: Wakko Warner *[[Ilaria Latini]]: Dot Warner *[[Ilaria Stagni]]: Vera Peste *[[Laura Latini]]: Cocco *[[Fabrizio Mazzotta]]: Mignolo *[[Angelo Nicotra]]: Prof. *[[Pasquale Anselmo]]: Bobby *[[Mino Caprio]]: Pesto *[[Vittorio Guerrieri]]: Squit e Freakazoid *[[Monica Ward]]: Mindy *[[Simona Patitucci]]: Rita *[[Roberto Stocchi]]: Runt *[[Vittorio Amandola]]: Flavio e Ralph T. Guard *[[Francesca Guadagno]]: Marita *[[George Lepore]]: Minerva Visone *[[Ettore Conti]]: Dottor Otto Scratchansniff *[[Piero Tiberi]]: Thaddeus Plotz *[[Antonella Rinaldi]]: Ciao Infermiera *[[Gerolamo Alchieri]]: Lupo Lupotto *[[Oliviero Dinelli]]: Carramba *[[Enzo Avolio]]: Babbione }} '''''Animaniacs''''', serie televisiva statunitense trasmessa dal 1993 al 1998, preceduto da ''[[I favolosi Tiny]]''. == Citazioni == * 2B or not 2B? This is the pencil...{{da controllare|Chi lo dice? Dovrebbe essere la morale alla fine dell'ep. 73, ovvero ep. 9 della stagione 3. Lo dice in inglese? Se no, com'è stato tradotto?}} :In italiano non rende, ma sarebbe: «2B o non 2B? Questa è la matita» (2B è l'indicazione del grado di durezza della matita, e in inglese suona come ''to be'', che significa appunto ''essere'', dunque sarebbe come «Essere o non essere? Questa è la matita.») * Buonanotte a tutti! ('''Yakko Warner''') * Faboo (esclamazione di '''Wakko Warner''') * Non posso farci niente se sono carina! ('''Dot Warner''') * Ciaooooooo Infermiera. ('''Yakko e Wakko''') * Maschi! ('''Dot Warner''') * Vale a capire! ('''Dot Warner''') * D'accordo, ma se lei dà ancora i numeri, noi usiamo il sedativo per elefanti! ('''Yakko Warner''') * Questa gente applaudirebbe di tutto! ('''Yakko Warner''') * E ricordate, Yakko scritto alla rovescia è "Okkay"! ('''Yakko Warner''') * Ognuno di noi era stato scelto per le proprie rare capacità: quella è Dot, la sua specialità: la carineria; quello è Wakko, la sua specialità: la mazza; quello sono io, la mia specialità: due racchette con pallina contemporaneamente! ('''Yakko Warner''') * Hai una bella testa sulle spalle, Plotz; peccato che ti manchi il collo! ('''Yakko Warner''') * Sai cosa mi piace di te Plotz? Assolutamente niente! ('''Yakko Warner''')*{{NDR|Prima di gettarlo dalle scale}} * Se io fossi una persona migliore la ignorerei ed andrei avanti per la mia strada... ma non lo sono! ('''Vera Peste''') * ...così aggiunsi tutto l'esplosivo trovato in Groenlandia... (Definitemi pure all'antica, ma ho sempre creduto nella teoria del Big-Bang!) ('''Vera Peste''') * L'ho visto fare meglio nella biografia di Hulk Hogan, bamboccio! ('''Vera Peste''') * Ma va al diavolo! Schifosa emittente che taglia una mia battuta portentosa per la squallidosa pubblicità per delle palline mollacchiose! Eh?!? Che qualcuno mi rimedi un martello da muratore! ('''Vera Peste''') *Questo è il peggior film francese che abbia mai visto.... e anche l'unico film francese che abbia mai visto! ('''Yakko Warner''') *Ahhh! Mastro Don Gesualdo! ('''Squit''') *Ora basta! ('''Pesto''') *Non preoccupatevi, fratelli: venderemo una scatola di biscotti a quel tipo o schiatteremo tentando, ooo tenteremo schiattando! O schiariremo le tende.. ('''Yakko Warner'''){{NDR|Riferito a [[Albert Einstein]]}} *Questa cosa mi fa sentire tutta calda e appiccicosa! Forse perché mi sono seduta su qualcosa! ('''Dot Warner''') *{{NDR|Dopo essere divenuto re di Incudinia}} Mio popolo, sono qui d'innanzi a voi, perché sé fossi dietro di voi non potreste vedermi! ('''Yakko Warner''') *Questo sì che è un bel cartone! ('''Vera Peste''') == Dialoghi == *'''Yakko e Wakko''': Noi siamo i Warner Brothers!<br />'''Dot''': E la Warner Sister. == Prima stagione == === Episodio 1a, ''De-Sanati'' === *'''Scratchansniff''': ...bene, che cosa hai in testa?<br />'''Wakko''': Il cappello.<br />'''Scratchansniff''': No-no-no-no! Il cappello sta sulla testa: che cosa hai in testa?<br />'''Wakko''': Il... cervello?!?!<br />'''Scratchansniff''': No! Quello sta nella testa! Che cosa hai in testa!<br />'''Wakko''': Ah, ci sono! I capelli!<br />'''Scratchansniff''': I capelli stanno sulla testa! Questi sono capelli! Questi sono capelli! Non stanno nella testa! Stanno sulla testa! {{NDR|Si strappa i capelli per la rabbia}}<br />'''Wakko''': No, stanno nella tua mano...<br />'''Scratchansniff''': Aaargh! *'''Scratchansniff''': Dot... Posso chiamarti Dot?<br />'''Dot''': Sì, ma se mi chiami Dottie, sei un uomo morto... *'''Scratchansniff''': D'accordo, ci proverò!<br />'''Plotz''': Provarci non è sufficiente Scratchasniff... Fallo! *'''Scratchansniff''': Basta! Stoop! Sapete perché vi trovate qui?<br />'''Yakko''': Nessuno sa perché ci troviamo qui, anche se [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]] ha formulato una teoria interessante... *'''Scratchansniff''': Vi prego! Però c'è anche una brutta notizia.<br />'''Dot''': Liz Taylor apparirà su un calendario in costume da bagno? === Episodio 5, ''I bislacchi domati'' === *'''Yakko''': Sai doc, c'è una lezione da imparare in tutto questo!<br />'''Scratchansniff''': Ia! E quale sarebbe?<br />'''Yakko''': Ah, non ne ho idea! Ma pare che valga un bilione di dollari! === Episodio ''TG Folle'' === *{{NDR|Dalla puntata '''Tg Folle'''}} <br> '''Sam Fonderson''': Tutto questo è assurdo! Non permetterò che il TG venga interrotto da un mucchio di marmocchi!<br />'''Yakko''': Protestiamo anche perché ci chiami marmocchi; vogliamo essere chiamati pre-adulti verticalmente limitati! *'''Dot''': Interrompiamo "notizie in diretta" per offrirvi questa inchiesta speciale: Sam Fonderson è un grosso scemunito? Per la risposta ci rivolgiamo a William F. Yakkley!<br />'''Yakko''': Eemh, quello che voglio esprimere è che Fonderson è ipso facto un magno magnificum ipso cretinum, in altre parole un grosso scemunito...<br />'''Dot''': Ma non direbbe che è un grosso, orribile, scemunito?<br />'''Yakko''': No, direi piuttosto che è un grosso, puzzolente, scemunito... *'''Dot''': Di' un po', secondo te gli stiamo antipatici?<br />'''Yakko''': Se gli siamo antipatici adesso, figuriamoci dopo! *'''Scratchansniff''': Ora lavoreremo un po' sulla dizione: come si evita una cattiva elocuzione?<br />'''Yakko''': Masticando bene prima di inghiottire! === Episodio ''Compagni di volo'' === *{{NDR|Su un aereo}} <br> '''Wakko''': Ehi, signore, che cos'è questo?<br />'''Bloski il contabile''': Un sacchetto per il vomito.<br />'''Wakko''': Ahhh, cavolo! Mi hanno fregato: non c'è niente nel mio! *{{NDR|Nel [[Limbo]]}} <br> '''Yakko''': È tutto così strano e vago.<br />'''Dot''': Siamo morti?<br />'''Yakko''': Oppure ci troviamo nell'[[Ohio]]? === Episodio 65 ''Special per il 65° anniversario dei Warner'' === *{{NDR|Riferendo a Buddy}} <br> '''Lon Borax''': Allora che te ne pare?<br />'''Weird Meelo''': Congratulazioni, Borax! Hai scoperto una straordinaria cura per l'insonnia! Questo è il cartone più soporifero che abbia mai visto! Ti rendi conto che domani dobbiamo fare vedere questa roba ai nostri dirigenti?<br />'''Wakko''': Ahhh, cavolo! Mi hanno fregato: non c'è niente nel mio!<br> '''Lon Borax''': Ehm, non è poi tanto male!<br />'''Weird Meelo''': No, fa schifo! Rimedia! Aggiungi i personaggi! Dagli sprint! Se è necessario rimani in piedi tutta la notte! Voglio qualcosa di buffo! Oh, se hai bisogno di me, io sono nel ristorante! Ciao, Buck! == Terza stagione == === Episodio ''Gli 003'' === *'''[[w:Freakazoid|Freakazoid]]''': Scusate. Sono nel posto giusto?<br />'''Dot''': E tu sei...<br />'''Freakazoid''': Freakazoid!<br />'''Dot''': Ah, certo, no. Il set di ''[[Freakazoid|Freakazoid!]]'' è in fondo al corridoio, terza porta a destra al teatro 12.<br />'''Freakazoid''': Blah! Blah!<br />'''Dot''': A me non credo. Può darsi che sia cambiato.<br />'''Freakazoid''': Grazie!<br />'''Dot''': Questo è un episodio un pò svitatello. ==Voci correlate== *''[[I favolosi Tiny]]'' (1990-1992) *''[[Mignolo e Prof.]]'' (1995-1998) *''[[Freakazoid]]'' (1995-1997) ==Altri progetti== {{interprogetto|etichetta=''Animaniacs''}} [[Categoria:Serie televisive d'animazione]] kfx6l9om08gn3b7cptloii8e3b2ywf6 1218027 1218025 2022-07-20T17:30:25Z 80.181.83.10 wikitext text/x-wiki {{FictionTV |titoloitaliano=Animaniacs |tipofiction=Serie animata |titolooriginale=Animaniacs |immagine= Altena - Hagener Straße 02 ies.jpg |paese=Stati Uniti d'America |anno=1993-1998 |genere=umorismo |stagioni=5 |episodi=99 |ideatore = [[Tom Ruegger]] |doppiatorioriginali = |doppiatoriitaliani = *[[Massimiliano Alto]]: Yakko Warner *[[Davide Lepore]]: Wakko Warner *[[Ilaria Latini]]: Dot Warner *[[Ilaria Stagni]]: Vera Peste *[[Laura Latini]]: Cocco *[[Fabrizio Mazzotta]]: Mignolo *[[Angelo Nicotra]]: Prof. *[[Pasquale Anselmo]]: Bobby *[[Mino Caprio]]: Pesto *[[Vittorio Guerrieri]]: Squit e Freakazoid *[[Monica Ward]]: Mindy *[[Simona Patitucci]]: Rita *[[Roberto Stocchi]]: Runt *[[Vittorio Amandola]]: Flavio e Ralph T. Guard *[[Francesca Guadagno]]: Marita *[[George Lepore]]: Minerva Visone *[[Ettore Conti]]: Dottor Otto Scratchansniff *[[Piero Tiberi]]: Thaddeus Plotz *[[Antonella Rinaldi]]: Ciao Infermiera *[[Gerolamo Alchieri]]: Lupo Lupotto *[[Oliviero Dinelli]]: Carramba *[[Enzo Avolio]]: Babbione }} '''''Animaniacs''''', serie televisiva statunitense trasmessa dal 1993 al 1998, preceduto da ''[[I favolosi Tiny]]''. == Citazioni == * 2B or not 2B? This is the pencil...{{da controllare|Chi lo dice? Dovrebbe essere la morale alla fine dell'ep. 73, ovvero ep. 9 della stagione 3. Lo dice in inglese? Se no, com'è stato tradotto?}} :In italiano non rende, ma sarebbe: «2B o non 2B? Questa è la matita» (2B è l'indicazione del grado di durezza della matita, e in inglese suona come ''to be'', che significa appunto ''essere'', dunque sarebbe come «Essere o non essere? Questa è la matita.») * Buonanotte a tutti! ('''Yakko Warner''') * Faboo (esclamazione di '''Wakko Warner''') * Non posso farci niente se sono carina! ('''Dot Warner''') * Ciaooooooo Infermiera. ('''Yakko e Wakko''') * Maschi! ('''Dot Warner''') * Vale a capire! ('''Dot Warner''') * D'accordo, ma se lei dà ancora i numeri, noi usiamo il sedativo per elefanti! ('''Yakko Warner''') * Questa gente applaudirebbe di tutto! ('''Yakko Warner''') * E ricordate, Yakko scritto alla rovescia è "Okkay"! ('''Yakko Warner''') * Ognuno di noi era stato scelto per le proprie rare capacità: quella è Dot, la sua specialità: la carineria; quello è Wakko, la sua specialità: la mazza; quello sono io, la mia specialità: due racchette con pallina contemporaneamente! ('''Yakko Warner''') * Hai una bella testa sulle spalle, Plotz; peccato che ti manchi il collo! ('''Yakko Warner''') * Sai cosa mi piace di te Plotz? Assolutamente niente! ('''Yakko Warner''')*{{NDR|Prima di gettarlo dalle scale}} * Se io fossi una persona migliore la ignorerei ed andrei avanti per la mia strada... ma non lo sono! ('''Vera Peste''') * ...così aggiunsi tutto l'esplosivo trovato in Groenlandia... (Definitemi pure all'antica, ma ho sempre creduto nella teoria del Big-Bang!) ('''Vera Peste''') * L'ho visto fare meglio nella biografia di Hulk Hogan, bamboccio! ('''Vera Peste''') * Ma va al diavolo! Schifosa emittente che taglia una mia battuta portentosa per la squallidosa pubblicità per delle palline mollacchiose! Eh?!? Che qualcuno mi rimedi un martello da muratore! ('''Vera Peste''') *Questo è il peggior film francese che abbia mai visto.... e anche l'unico film francese che abbia mai visto! ('''Yakko Warner''') *Ahhh! Mastro Don Gesualdo! ('''Squit''') *Ora basta! ('''Pesto''') *Non preoccupatevi, fratelli: venderemo una scatola di biscotti a quel tipo o schiatteremo tentando, ooo tenteremo schiattando! O schiariremo le tende.. ('''Yakko Warner'''){{NDR|Riferito a [[Albert Einstein]]}} *Questa cosa mi fa sentire tutta calda e appiccicosa! Forse perché mi sono seduta su qualcosa! ('''Dot Warner''') *{{NDR|Dopo essere divenuto re di Incudinia}} Mio popolo, sono qui d'innanzi a voi, perché sé fossi dietro di voi non potreste vedermi! ('''Yakko Warner''') *Questo sì che è un bel cartone! ('''Vera Peste''') == Dialoghi == *'''Yakko e Wakko''': Noi siamo i Warner Brothers!<br />'''Dot''': E la Warner Sister. == Prima stagione == === Episodio 1a, ''De-Sanati'' === *'''Scratchansniff''': ...bene, che cosa hai in testa?<br />'''Wakko''': Il cappello.<br />'''Scratchansniff''': No-no-no-no! Il cappello sta sulla testa: che cosa hai in testa?<br />'''Wakko''': Il... cervello?!?!<br />'''Scratchansniff''': No! Quello sta nella testa! Che cosa hai in testa!<br />'''Wakko''': Ah, ci sono! I capelli!<br />'''Scratchansniff''': I capelli stanno sulla testa! Questi sono capelli! Questi sono capelli! Non stanno nella testa! Stanno sulla testa! {{NDR|Si strappa i capelli per la rabbia}}<br />'''Wakko''': No, stanno nella tua mano...<br />'''Scratchansniff''': Aaargh! *'''Scratchansniff''': Dot... Posso chiamarti Dot?<br />'''Dot''': Sì, ma se mi chiami Dottie, sei un uomo morto... *'''Scratchansniff''': D'accordo, ci proverò!<br />'''Plotz''': Provarci non è sufficiente Scratchasniff... Fallo! *'''Scratchansniff''': Basta! Stoop! Sapete perché vi trovate qui?<br />'''Yakko''': Nessuno sa perché ci troviamo qui, anche se [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]] ha formulato una teoria interessante... *'''Scratchansniff''': Vi prego! Però c'è anche una brutta notizia.<br />'''Dot''': Liz Taylor apparirà su un calendario in costume da bagno? === Episodio 5, ''I bislacchi domati'' === *'''Yakko''': Sai doc, c'è una lezione da imparare in tutto questo!<br />'''Scratchansniff''': Ia! E quale sarebbe?<br />'''Yakko''': Ah, non ne ho idea! Ma pare che valga un bilione di dollari! === Episodio ''TG Folle'' === *{{NDR|Dalla puntata '''Tg Folle'''}} <br> '''Sam Fonderson''': Tutto questo è assurdo! Non permetterò che il TG venga interrotto da un mucchio di marmocchi!<br />'''Yakko''': Protestiamo anche perché ci chiami marmocchi; vogliamo essere chiamati pre-adulti verticalmente limitati! *'''Dot''': Interrompiamo "notizie in diretta" per offrirvi questa inchiesta speciale: Sam Fonderson è un grosso scemunito? Per la risposta ci rivolgiamo a William F. Yakkley!<br />'''Yakko''': Eemh, quello che voglio esprimere è che Fonderson è ipso facto un magno magnificum ipso cretinum, in altre parole un grosso scemunito...<br />'''Dot''': Ma non direbbe che è un grosso, orribile, scemunito?<br />'''Yakko''': No, direi piuttosto che è un grosso, puzzolente, scemunito... *'''Dot''': Di' un po', secondo te gli stiamo antipatici?<br />'''Yakko''': Se gli siamo antipatici adesso, figuriamoci dopo! *'''Scratchansniff''': Ora lavoreremo un po' sulla dizione: come si evita una cattiva elocuzione?<br />'''Yakko''': Masticando bene prima di inghiottire! === Episodio ''Compagni di volo'' === *{{NDR|Su un aereo}} <br> '''Wakko''': Ehi, signore, che cos'è questo?<br />'''Bloski il contabile''': Un sacchetto per il vomito.<br />'''Wakko''': Ahhh, cavolo! Mi hanno fregato: non c'è niente nel mio! *{{NDR|Nel [[Limbo]]}} <br> '''Yakko''': È tutto così strano e vago.<br />'''Dot''': Siamo morti?<br />'''Yakko''': Oppure ci troviamo nell'[[Ohio]]? === Episodio 65 ''Special per il 65° anniversario dei Warner'' === *{{NDR|Riferendo a Buddy}} <br> '''Lon Borax''': Allora che te ne pare?<br />'''Weird Meelo''': Congratulazioni, Borax! Hai scoperto una straordinaria cura per l'insonnia! Questo è il cartone più soporifero che abbia mai visto! Ti rendi conto che domani dobbiamo fare vedere questa roba ai nostri dirigenti?<br />'''Lon Borax''': Ehm, non è poi tanto male!<br />'''Weird Meelo''': No, fa schifo! Rimedia! Aggiungi i personaggi! Dagli sprint! Se è necessario rimani in piedi tutta la notte! Voglio qualcosa di buffo! Oh, se hai bisogno di me, io sono nel ristorante! Ciao, Buck! == Terza stagione == === Episodio ''Gli 003'' === *'''[[w:Freakazoid|Freakazoid]]''': Scusate. Sono nel posto giusto?<br />'''Dot''': E tu sei...<br />'''Freakazoid''': Freakazoid!<br />'''Dot''': Ah, certo, no. Il set di ''[[Freakazoid|Freakazoid!]]'' è in fondo al corridoio, terza porta a destra al teatro 12.<br />'''Freakazoid''': Blah! Blah!<br />'''Dot''': A me non credo. Può darsi che sia cambiato.<br />'''Freakazoid''': Grazie!<br />'''Dot''': Questo è un episodio un pò svitatello. ==Voci correlate== *''[[I favolosi Tiny]]'' (1990-1992) *''[[Mignolo e Prof.]]'' (1995-1998) *''[[Freakazoid]]'' (1995-1997) ==Altri progetti== {{interprogetto|etichetta=''Animaniacs''}} [[Categoria:Serie televisive d'animazione]] kqukf2uwr110xiesfjxul0fh6zdq8ay Umberto Eco 0 1567 1218115 1217652 2022-07-21T05:41:50Z IppolitoN 23099 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Umberto Eco 01.jpg|thumb|Umberto Eco]] {{indicedx}} '''Umberto Eco''' (1932 – 2016), scrittore, filosofo e semiologo italiano. ==Citazioni di Umberto Eco== *Anzitutto, se alcuni giovani scrittori sono presi da esigenze di mercato questo non esclude che, se ci guardiamo in giro, esista il gruppo che fa la rivistina dove per vocazione si produce senza pretese di far cassa. Poi, negli anni Cinquanta in televisione la rubrica sui libri di [[Luigi Silori]] s'intitolava ''Decimo Migliaio'', il che voleva dire che se un libro riusciva ad arrivare a diecimila copie era un successo al pari di ''[[Via col vento]]''. Quindi chi faceva letteratura (ma anche pittura: il contemporaneo allora non veniva venduto certo per milioni di dollari) sapeva benissimo che non era da quella attività che avrebbe tratto da vivere. Ora, si metta nella situazione di uno scrittore che vede intorno a sé un mercato che può trasformare il suo prodotto in qualcosa che gli permette di vivere.<ref>Da ''Intervista sul Gruppo '63'' di Marco Filoni, ''Il Venerdì di Repubblica'' n. 1299, febbraio 2013.</ref> *Chi controlla a [[Wikipedia]] non solo i testi ma anche le loro correzioni? O agisce una sorta di compensazione statistica, per cui una notizia falsa verrà prima o poi individuata?<ref name=copiare>Da ''Come copiare da Internet'', ''L'espresso'', 16 gennaio 2006.</ref> *Col ''Grande Fratello'' di [[George Orwell|Orwell]] pochissimi spiavano tutti. Con quello televisivo, invece, tutti possono spiare pochissimi. Così che ci abitueremo a pensare al ''[[Grande Fratello (programma televisivo)|Grande Fratello]]'' come a qualcosa di molto democratico e sommamente piacevole.<ref>Da ''Ci sono due Grandi Fratelli. Noi rischiamo di riconoscerne uno'', ''L'Espresso'', 12 ottobre 2000.</ref> *Cos'è la [[filosofia]]? Scusate il mio conservatorismo banale, ma non trovo ancora di meglio che la definizione che ne dà [[Aristotele]] nella Metafisica: è la risposta a un atto di meraviglia.<ref>{{Cfr}} [[Aristotele]]: «Gli uomini, sia nel nostro tempo sia dapprincipio, hanno preso dalla meraviglia lo spunto per filosofare, poiché dapprincipio essi si stupivano dei fenomeni che erano a portata di mano e di cui essi non sapevano rendersi conto, e in un secondo momento, a poco a poco, procedendo in questo stesso modo, si trovarono di fronte a maggiori difficoltà, quali le affezioni della luna e del sole e delle stelle e l'origine dell'universo».</ref><ref name=filosofi>Da ''Che cosa fanno oggi i filosofi?''</ref> *Cosa è il [[Lega Nord|leghismo]] se non la storia di un movimento che non legge?<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/06/eco-se-la-lega-ignora-il-romanzo.html Eco: se la Lega ignora il romanzo italiano]'', ''la Repubblica'', 6 marzo 2009.</ref> *Del resto la [[fotocopia]] è uno strumento di estrema utilità, ma molte volte costituisce anche un alibi intellettuale: cioè uno, uscendo dalla biblioteca con un fascio di fotocopie, ha la certezza che non potrà di solito mai [[lettura|leggerle]] tutte, non potrà neanche poi ritrovarle perché incominciano a confondersi tra di loro, ma ha la sensazione di essersi impadronito del contenuto di quei libri. Prima della xerociviltà costui si faceva lunghe schede a mano in queste enormi sale di consultazione e qualcosa gli rimaneva in testa. Con la nevrosi da fotocopia c'è il rischio che si perdano giornate in biblioteca a fotocopiare libri che poi non vengono letti.<ref name=bibliotheca>Da ''De bibliotheca''.</ref> *Di qualsiasi cosa i [[mass media]] si stanno occupando oggi, l'[[università]] se ne è occupata venti anni fa e quello di cui si occupa oggi l'università sarà riportato dai mass media tra vent'anni. Frequentare bene l'università vuol dire avere vent'anni di vantaggio. È la stessa ragione per cui saper leggere allunga la vita. Chi non legge ha solo la sua vita, che, vi assicuro, è pochissimo. Invece noi quando moriremo ci ricorderemo di aver attraversato il Rubicone con Cesare, di aver combattuto a Waterloo con Napoleone, di aver viaggiato con Gulliver e incontrato nani e giganti. Un piccolo compenso per la mancanza di immortalità. Auguri.<ref>Dal [http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/repubblica-i-consigli-di-eco-alle-matricole.flc discorso alle matricole di Scienze della Comunicazione a Bologna], settembre 2009.</ref> *È [[bellezza|bello]] qualcosa che, se fosse nostro, ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro.<ref>Da ''Storia della Bellezza'', Bompiani, 2004.</ref> *Ecco, se dovessi tentare a ogni costo la proposta di una cartina di tornasole per un buon [[romanzo storico]], direi che la nostra reazione dovrebbe essere: «Forse questo personaggio non è mai esistito, ma avrebbe meritato di esistere; esso ci permette di capire meglio, se vogliamo, quel periodo, ma ci consente anche di ignorarlo e di riflettere su noi stessi». Così il buon romanzo storico è scritto sempre al presente.<ref>Da [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/11/23/quando-la-storia-diventa-un-romanzo.html ''Quando la Storia diventa un romanzo''], ''repubblica.it'', 23 novembre 2002.</ref> *Emendarsi di continuo è pratica raccomandabile, a cui spesso mi attengo – ai limiti della schizofrenia. Ma ci sono casi in cui non si deve far mostra di avere cambiato idea solo per dimostrare che si è ''à la page''. Anche nel campo delle idee, non sempre la monogamia è necessariamente segno di un'assenza di libido.<ref>Da ''Sul simbolo'', in ''Sulla letteratura'', Bompiani, Milano, 2002.</ref> *{{NDR|Sull'[[ateismo|ateo]]}} [...] figura la cui psicologia mi sfugge, perché kantianamente non vedo come si possa non credere in Dio, e ritenere che non se ne possa provare l'esistenza, e poi credere fermamente all'inesistenza di Dio, ritenendo di poterla provare [...].<ref>Da ''Quando entra in scena l'altro nasce l'etica''; in Umberto Eco e [[Carlo Maria Martini]], ''[http://web.archive.org/web/20160910070056/http://gruppofamiglie.sitiwebs.com/attachments/File/Carlo_Maria_Martini__Umberto_Eco_-_In_cosa_crede_chi_non_crede.pdf In cosa crede chi non crede]'', ''Liberal'', 1996, p. 23.</ref> *Ho sempre sostenuto che il progetto Erasmus ha non solo valore intellettuale, ma anche sessuale, o se volete genetico. Mi è capitato di conoscere molti studenti e studentesse che, dopo un certo periodo trascorso all'estero, si sono sposati con una studentessa o uno studente locale. Se la tendenza s'intensifica, visto che poi nascerebbero figli bilingui, in una trentina d'anni potremmo avere una classe dirigente europea almeno bilingue. E non sarebbe poco.<ref>Da ''[http://web.archive.org/web/20090118202712/https://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/298528&.%20idCategory=4789 C'è un'identità europea?]'', ''La bustina di Minerva'', ''L'espresso'', n. 40, anno 2003.</ref> *{{NDR|Sull' [[Esperanto]]}} Ho studiato un po' tutte queste utopie sulla creazione della lingua perfetta o della lingua originaria, la lingua di Adamo, fino a quelle lingue che sono dette universali – come l'Esperanto, il Volapük e le altre –, che non ambiscono ad essere lingue “perfette”, ma lingue “ausiliarie”. E in questo caso ho persino studiato la grammatica dell'Esperanto per capire di cosa si trattasse. E sono arrivato a due conclusioni. È una lingua molto, molto ben fatta. Dal punto di vista linguistico, segue davvero criteri ammirevoli di economia ed efficienza. In secondo luogo, tutti i movimenti per le lingue internazionali hanno fallito, ma non quello per l'Esperanto, che ancora oggi riunisce una moltitudine di persone in tutto il mondo, perché dietro all'Esperanto vi è un'idea, un ideale. Voglio dire che Zamenhof non ha solo costruito un oggetto linguistico: dietro a questo vi era un'idea di fratellanza, un'idea pacifista, e la forza di questo ideale – per il quale l'[[Esperanto]] è stato anche perseguitato sotto il nazismo e lo stalinismo – riunisce ancora la comunità degli esperantisti. Non si può dire che abbia fallito. Ma una cosa deve essere detta. Il motivo per cui qualsiasi lingua ha successo è sempre indefinibile.<ref>Intervista a Radio Paris Première (27 febbraio 1996); citato in Esperanto (rivista), maggio 1996, n. 1081 (5), pag. 90.</ref> *I [[Vittoria e sconfitta|perdenti]], come gli autodidatti, hanno sempre conoscenze più vaste dei vincenti, se vuoi vincere devi sapere una cosa sola e non perdere tempo a saperle tutte, il piacere dell'erudizione è riservato ai perdenti. Più cose uno sa, più le cose non gli sono andate per il verso giusto.<ref>Da ''[https://books.google.it/books?id=nPKgDQAAQBAJ&pg=PT0 Numero zero]'', Bompiani, Milano, 2015, cap. I.</ref> *Il che m'indurrebbe a riflettere su come, in questo universo globalizzato in cui pare che ormai tutti vedano gli stessi film e mangino lo stesso cibo, esistano ancora fratture abissali e incolmabili tra cultura e cultura. Come faranno mai a intendersi due popoli di cui uno ignora [[Totò]]?<ref>Commentando le richieste di chiarimenti per una traduzione in cinese di una raccolta di ''bustine'', fra cui alcune su certi riferimenti a vari film di Totò.</ref><ref>Da ''Ma che capirà il cinese?'', ''La bustina di Minerva'', ''L'espresso'', n. 45, anno LIII, 15 novembre 2007.</ref> *Il [[Calcio (sport)|calcio]] è un rituale in cui i diseredati bruciano l'energia combattiva e la voglia di rivolta.<ref>Citato in Cesare Medail, ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/19/UMBERTO_ECO_GOL_AZIONE_SHAKESPEARE_co_0_97121915040.shtml Umberto Eco va in gol su azione di Shakespeare]'', ''Corriere della Sera'', 19 dicembre 1997, p. 33.</ref> *Il [[cinema]] è un alto artificio che mira a costruire realtà alternative a spese di quella fattuale, che gli provvede solo il materiale grezzo.<ref>Da ''L'effetto Kulesov e l'orso che ride'', ''La bustina di Minerva'', ''L'espresso'', 19 febbraio 1989.</ref> *Il [[computer]] non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti.<ref>Dalla prefazione a Claudio Pozzoli, ''Come scrivere una tesi di laurea con il personal computer'', Rizzoli.</ref> *Il fenomeno [[twitter]] permette a certa gente, in fondo, di essere in contatto con gli altri, benché abbia una natura leggermente onanistica ed escluda la gente da tanti contatti faccia a faccia. Crea però da un lato un fenomeno anche positivo, pensiamo a cose che succedono in Cina o a Erdogan in Turchia. È stato anche un movimento di opinioni. Qualcuno ha detto se ci fosse stato internet ai tempi di Hitler, i [[campo di sterminio|campi di sterminio]] non sarebbero stati possibili perché la notizia si sarebbe diffusa viralmente. Ma d'altro canto [...] dà diritto di parola a legioni di imbecilli, i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e quindi non danneggiavano la società. [...] Sono della gente che di solito veniva messa a tacere dai compagni [...] e che adesso invece ha lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. [...] Credo che dopo un poco si crei una sindrome di scetticismo, la gente non crederà più a quello che gli dice Twitter. All'inizio è tutto un grande entusiasmo, a poco poco a poco dice: chi l'ha detto? Twitter. Allora tutte balle.<ref>Dall'incontro con i giornalisti in occasione della laurea honoris causa in Comunicazione e cultura dei media conferitagli dall'Università di Torino, 10 giugno 2015; video visibile su ''[https://video.repubblica.it/tecno-e-scienze/umberto-eco-e-i-social-danno-diritto-di-parola-a-legioni-di-imbecilli/203952/203032 Umberto Eco e i social: "Danno diritto di parola a legioni di imbecilli"]'', ''Video.Repubblica.it'', 11 giugno 2015.</ref> *Il grande problema della scuola oggi è insegnare ai giovani a filtrare le informazioni di [[Internet]], cosa di cui non sono però capaci neppure i professori, perché sono neofiti in questo campo.<ref>Dall'incontro con i giornalisti in occasione della laurea honoris causa in Comunicazione e cultura dei media conferitagli dall'Università di Torino, 10 giugno 2015; citato in Anna Matino, ''[http://www.bolognatoday.it/cronaca/umberto-eco-social-internet-web-imbecilli.html Social, Umberto Eco: "Danno diritto di parola a legioni di imbecilli"]'', ''BolognaToday.it''.</ref> *Il [[Divina Commedia|paradiso]] dantesco è l'apoteosi del virtuale, degli immateriali, del puro software, senza il peso dello hardware terrestre e infernale, di cui rimangono i cascami nel purgatorio. Il ''Paradiso'' è più che moderno, può diventare, per il lettore che abbia dimenticato la storia, tremendamente futuribile. È il trionfo di una energia pura, ciò che la ragnatela del [[Internet|Web]] ci promette e non saprà mai darci, è una esaltazione di flussi, di corpi senz'organi, un poema fatto di novae e stelle nane, un [[Big Bang]] ininterrotto, un racconto le cui vicende corrono per la lunghezza di anni luce e, se proprio volete ricorrere a esempi familiari, una trionfale [[2001: Odissea nello spazio|odissea nello spazio]], a lietissimo fine. Se volete, leggete il ''Paradiso'' anche così, male non potrà farvi e sarà meglio di una discoteca stroboscopica e dell'ecstasy. Perché, quanto a estasi, la terza cantica mantiene le sue promesse.<ref>Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/09/06/la-profezia-del-software.html La profezia del software]'', ''ricerca.repubblica.it'', 6 settembre 2000.</ref> *In politica l'appello alla volontà popolare ha soltanto valore legale ("Ho diritto a governare perché ho ricevuto più voti") ma non permette che da questo dato quantitativo si traggano conseguenze teoriche ed etiche ("Ho la maggioranza dei consensi e dunque sono il migliore").<ref>Da [http://web.archive.org/web/20100530082424/https://espresso.repubblica.it/dettaglio/noi-contro-la-legge/2127975//0 ''Noi contro la legge''], ''L'espresso'', 27 maggio 2010.</ref> *Io ho il diritto di scegliere la mia [[morte]] per il bene degli altri.<ref>Da [http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/cronaca/eluana-englaro-5/eluana-englaro-5/eluana-englaro-5.html ''Perché ho il diritto di scegliere la mia morte''], ''la Repubblica'', 12 febbraio 2009.</ref> *L'ambiguità delle nostre lingue, la naturale imperfezione dei nostri idiomi, non rappresentano il morbo postbabelico dal quale l'umanità deve guarire, bensì la sola opportunità che Dio aveva dato ad Adamo, l'animale parlante. Capire i linguaggi umani, imperfetti e capaci nello stesso tempo di realizzare quella suprema imperfezione che chiamiamo poesia, rappresenta l'unica conclusione di ogni ricerca della perfezione.<ref>Da ''A portrait of the artist as a bachelor'', in ''Sulla letteratura''.</ref> *L'illusione democratica del [[museo]] fa sì che si cerchi di allargare a tutti i cittadini i diritti di cui godeva il collezionista privato. Di fatto invece il visitatore del museo non gode del possesso dell'opera, che non gli appartiene; ma l'assenza di questo sentimento mercantile non va a vantaggio di un piacere estetico e di una comprensione culturale realizzati in modo sereno e distaccato. L'opera gli appare ancora come simbolo di un valore estetico ed economico insieme, e gli si presenta accumulata con altre opere, come in una immensa raccolta di merci preziose. Il visitatore del museo diventa così un avaro senza ricchezze, un avido accumulatore che non possiede nulla [...]. La sua situazione è diversa da quella del cittadino greco o del popolano medievale che vivevano in una città popolata di opere d'arte. E l'esperienza artistica più vera gli rimane solo quando sa riconoscere l'arte che lo circonda nella città d'oggi, l'arte dei grattacieli o delle piazze, delle carrozzerie delle automobili o degli aeroporti.<ref>Da ''L'arte come mestiere'', Bompiani, Milano, p. 23. In Riccardo Marchese, Luigi Concato, Giuseppe Tibaldi, Antonio Genovese e Adriano Colombo, ''Uomini e istituzioni. {{small|Ricerche interdisciplinari sui principali meccanismi della società}}'', La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1979<sup>2</sup> ristampa, p. 739.</ref> *L'unico modo per riconoscere se un libro sui [[Cavalieri templari|Templari]] è serio è controllare se finisce col 1314, data in cui il loro Gran Maestro viene bruciato sul rogo.<ref>Da [http://web.archive.org/web/20071023032014/https://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/730780 ''La bustina di Minerva''], ''L'espresso'', 2 dicembre 2004.</ref> *La decadenza dei costumi non sta in ciò che fanno Lady D e l'amante, ma nel fatto che i lettori paghino per farselo raccontare.<ref>Da ''La bustina di Minerva'', 1996; citato ne ''la Repubblica'', 16 marzo 2007, p. 56.</ref> *La dolorosa meraviglia che ci procura ogni rilettura dei grandi tragici è che i loro [[eroismo|eroi]], che avrebbero potuto sfuggire a un [[fato]] atroce, per debolezza o cecità non capiscono a cosa vanno incontro, e precipitano nell'abisso che si sono scavati con le proprie mani.<ref>Da ''Su alcune funzioni della letteratura'', in ''Sulla letteratura''.</ref> *La [[filosofia]] è sempre una forma di alto dilettantismo, in cui qualcuno, per tanto che abbia letto, parla sempre di cose su cui non si è preparato abbastanza.<ref name=filosofi/> *La paranoia della cospirazione universale non finirà mai e non puoi stanarla perché non sai mai cosa c'è dietro. È una tentazione psicologica della nostra specie. [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] ha passato tutte le sue campagne elettorali a parlare di doppia cospirazione, dei giudici e dei comunisti. Non ci sono più comunisti in circolazione, nemmeno a cercarli col lanternino, eppure per Berlusconi stavano tentando di conquistare il potere...<ref>Da un'intervista a ''The Guardian''; citato in ''[http://www.affaritaliani.it/politica/umberto-eco-berlusconi-ritorner281111.html Umberto Eco: Berlusconi ritornerà]'', ''Affaritaliani.it'', 28 novembre 2011.</ref> *La più grande rivoluzione politica fatta in Italia nell'ultimo secolo, la marcia su Roma, è stata fatta con il suo capo e organizzatore nella cuccetta di un treno.<ref>Dalla trasmissione televisiva ''Che tempo che fa'', Rai 3, 5 febbraio 2006.</ref> *La ripresa [[Diretta televisiva|diretta]] non è mai una resa speculare dell'avvenimento che si svolge, ma sempre - se pur in certi casi in misura infinitesimale - una interpretazione di esso. Per riprendere un avvenimento il regista televisivo piazza le tre o più telecamere in modo che la disposizione gli consenta tre o più punti di vista complementari, sia che tutte le camere siano puntate nei limiti di uno stesso campo visuale, sia (come può avvenire in una corsa ciclistica) che siano dislocate in tre punti diversi, per seguire il movimento di un mobile qualsiasi. È vero che la disposizione delle telecamere è sempre condizionata da possibilità tecniche, ma non tanto da non permettere, già in questa fase preliminare, una certa scelta. (da ''Il caso e l'intreccio. L'esperienza televisiva e l'estetica''<ref>Citato in [https://books.google.it/books?id=bW9yDwAAQBAJ ''Sulla televisione: Scritti 1956 – 2015''], La Nave di Teseo Editore. ISBN 9788893447010</ref>) *[...] la scienza di quelle soluzioni che, se uno non si affretta a immaginarle per malvagità e malizia, saranno ben presto immaginate da qualcuno, e sul serio, e senza malizia [...] la cacopedia ha il fine, santamente ignobile, di porre freni all'immaginazione umana e di mandare a vuoto numerosi futuri concorsi a cattedre universitarie.<ref>Citato in Franco Minonzio, [http://www.bibliotecheoggi.it/2001/20010607401.pdf recensione] a Paolo Albani, Paolo della Bella, ''Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale'', ''Biblioteche oggi'', luglio-agosto 2001, p. 76.</ref> *La televisione di Stato è carismatica per eccellenza: il pubblico e i giornali rimangono sconvolti e affascinati da quello che avviene sulle tre reti nazionali, mentre da Berlusconi può avvenire qualsiasi cosa. Se Baudo sulla Rete Uno parla male del suo presidente, entra in crisi il sistema politico nazionale, ma Baudo da Berlusconi potrebbe bestemmiare in prima serata, e protesterebbe al massimo il prevosto della parrocchia all'angolo.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/29/madre-rai-ci-conduce-il-novello-lutero.html Madre Rai ci conduce il novello Lutero]'', ''la Repubblica'', 29 dicembre 1987.</ref> *Le opere letterarie ci invitano alla libertà dell'interpretazione, perché ci propongono un discorso dai molti piani di lettura e ci pongono di fronte alle ambiguità e del linguaggio e della vita.<ref>Da ''Su alcune funzioni della letteratura'', in ''Sulla letteratura''.</ref> *{{NDR|[[George Orwell]]}} Le pagine sulla tortura, sul sottile legame d'amore che lega il torturato al torturatore, le avevamo già lette da qualche altra parte, se non altro in Sade. L'idea che la vittima di un processo ideologico debba non solo confessare, ma pentirsi, convincersi del suo errore e amare sinceramente i suoi persecutori, identificarsi con essi (e che solo a quel punto valga la pena di ucciderla), Orwell ce la presenta come nuova, ma non è vero: è pratica costante di tutte le inquisizioni che si rispettino. Eppure ad un certo punto indignazione ed energia visionaria prendono la mano all'autore e lo fanno andare al di là della "letteratura", così che Orwell non scrive soltanto un'opera di narrativa, ma un cult book, un libro mitico. Le pagine sulla tortura di Winston Smith sono terribili, hanno una grandezza cultuale, appunto, e la figura del suo persecutore ci prende alla gola, perché anche costui abbiamo già conosciuto da qualche parte, sia pure travestito, e a qualche liturgia noi abbiamo già in qualche modo partecipato, e temiamo che improvvisamente il persecutore si riveli e ci appaia al fianco, o dietro, o davanti, e ci sorrida con infinita tenerezza.<ref>Citato in ''Orwell o dell'energia visionaria'', prefazione a ''1984'', Mondadori, 1984.</ref> *Le preoccupazioni della stampa europea non sono dovute a pietà e amore per l'Italia ma semplicemente al timore che l'Italia, come in un altro infausto passato, sia il laboratorio di esperimenti che potrebbero estendersi all'Europa intera.<ref>Da ''Provocare per vincere'', in ''MicroMega'' n. 4/2003, p. 59.</ref> *Lo scrittore deve mantenersi oggettivo, essere ''au dessus de la melée''. Non c'è dunque da stupirsi se le società entrano in crisi, se oggi subiscono un'accelerazione i ritmi della crisi; importa rendersi conto che la crisi apre spazi che prima non esistevano. Quella del '68 fu troppo enfatizzata; si pensava alla [[rivoluzione]] come se fosse "un caffé solubile".<ref>Citato in Ruggero Puletti, ''Il nome della rosa. Struttura forme e temi'', Piero Lacaita Editore, Manduria, 1995, p. 575.</ref> *{{NDR|[[Alberto Moravia]]}} Ma non è scomparso uno dei Grandi Vecchi del secolo. Moravia è stato sino alla fine un Grande Giovane... Non si è costruito l'immagine del vate, dell'eroe, del maledetto o del martire, come altri protagonisti letterari del secolo: si è presa la parte del borghese, raccontando il suo essere borghese, dal di dentro, con lucida e scettica vocazione di moralista. Un poco annoiato, appunto, esibendo qualche acciacco e improvvisi guizzi da scavezzacollo passionale, e molte sorprese quasi infantili di fronte alla varietà della vita. Alla quale annoiatissimo e con frequenti sbuffi di irritazione non si è mai sottratto, aspettando che fosse lei a prendere la decisione di lasciarlo. Cosa che deve avergli provocato l'ultimo moto di stizza.<ref>Citato in "Un giovane fino alla fine", ''la Repubblica'', 27 settembre 1990.</ref> *Ma poi mi rendo conto che il problema della [[Stupidità]] ha la stessa valenza metafisica del problema del Male, anzi di più: perché si può persino pensare (gnosticamente) che il male si annidi come possibilità rimossa del seno stesso della Divinità; ma la Divinità non può ospitare e concepire la Stupidità, e pertanto la sola presenza degli stupidi nel Cosmo potrebbe testimoniare della [[Morte di Dio]].<ref>Da ''L'espresso'', 20 luglio 2006, n. 28 anno LII, p. 170.</ref> *Mentre un saggio [...] tende ad arrivare a delle conclusioni, un romanzo mette in scena le contraddizioni.<ref>Dalla conversazione col rabbino Riccardo Di Segni, [http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/26713763 video] disponibile su ''Espresso.it'' (minuto 15:00).</ref> *Mi dicono che «[[Linus (periodico)|Linus]]» è letto (oltre che da Rettori Magnifici di Università, da fisici nucleari, da economisti e da studiosi di sanscrito) anche dai giovani, dai ragazzi. Ebbene, vorrei che anche i ragazzi sapessero che, con la morte di [[Elio Vittorini|Vittorini]], hanno perso un maestro e un amico. Vorrei che leggendo le storie di [[Charlie Brown]] sapessero che qualcuno, un giorno, aveva saputo stupirsi e riflettere anche su queste cose, perché tutto può diventare importante se visto con interesse e spirito critico, unito a una ilare e curiosa serenità.<ref>Dal ricordo di Elio Vittorini apparso su ''Linus'' n. 12, marzo 1996, citato in Paolo Interdonato, ''Linus. {{small|Storia di una rivoluzione nata per gioco}}'', prefazione di Umberto Eco, Rizzoli, Milano, 2015, [https://books.google.it/books?id=vPSsBwAAQBAJ&lpg=PT131&dq=&pg=PT131#v=onepage&q&f=false p. 131]. ISBN 978-88-58-67874-9</ref> *Noi usiamo continuamente la parola "bello" per dire "una bella bistecca", "una bella giornata", "una bella notte d'amore", "un bel bambino", e così via. Vedete quindi che ci troviamo in un intrico di problemi, come già sa chi studia estetica. Alla fine mi sono accorto che noi, per muoverci nel mondo, giochiamo su pochissimi aggettivi (bello, brutto, buono, cattivo) coi quali copriamo tutto. Proprio per questo, in filosofia, quando uno deve definire cos'è il buono, cos'è il male, cos'è il bello, ci passa la vita o i secoli!<ref>Citato in ''[http://www.festivaletteratura.it/it/racconti/di-letteratura-e-bellezza Di letteratura e bellezza]'', ''Festivaletteratura.it'', 20 febbraio 2016.</ref> *Non aspettatevi [...] che io vi parli troppo de ''[[Umberto Eco#Il nome della rosa|Il nome della rosa]]'', perché io odio questo libro e spero che anche voi lo odiate. Di romanzi ne ho scritti sei, gli ultimi cinque sono naturalmente migliori ma, per la [[w:legge di Gresham|legge di Gresham]], quello che rimane più famoso è sempre il primo.<ref name="Salone">[https://video.repubblica.it/edizione/torino/umberto-eco-odio-il-nome-della-rosa-e-il-mio-peggior-romanzo/68364/66795 Umberto Eco: "Odio 'Il nome della rosa', è il mio peggior romanzo"], intervento al [[w:Salone internazionale del libro|Salone del Libro di Torino]], 14 maggio 2011, ''Video.Repubblica.it''.</ref> *{{NDR|[[Charles M. Schulz]]}} Non beve, non fuma, non bestemmia.<ref>Citato in Franco Cavallone, prefazione a ''Fiocca, la neve fiocca'', Rizzoli, Milano, 1979.</ref> *Non credo che [[Papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]] sia un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale. Le sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto grossolane, nemmeno uno studente della scuola dell'obbligo le formulerebbe come lui. La sua formazione filosofica è estremamente debole.<ref>Da un'intervista sul quotidiano tedesco ''Berliner Zeitung''; citato in ''[http://www.ilpost.it/2011/09/20/umberto-eco-contro-ratzinger/ Umberto Eco contro Ratzinger]'', ''ilPost.it'', 20 settembre 2011.</ref> *Ora, cos'è importante nel problema dell'accessibilità agli scaffali? È che uno dei malintesi che dominano la nozione di biblioteca è che si vada in biblioteca per cercare un libro di cui si conosce il titolo. In verità accade sovente di andare in biblioteca perché si vuole un libro di cui si conosce il titolo, ma la principale funzione della biblioteca, almeno la funzione della biblioteca di casa mia e di qualsiasi amico che possiamo andare a visitare, è di scoprire dei libri di cui non si sospettava l'esistenza, e che tuttavia si scoprono essere di estrema importanza per noi.<ref name=bibliotheca/> *{{NDR|Sull'[[ispirazione]]}} Parliamo un po' di come sono nati i miei romanzi, perché si è sovente oppressi dalla domanda giornalistica: "Come scrive?". Di solito rispondevo "Da sinistra a destra", ma poi mi sono accorto che, per esempio, in Israele non funzionava e quindi ho dovuto cercare una risposta un poco più articolata. I miei romanzi sono nati tutti da un'idea seminale ch'era poco più di un'immagine e che mi ha preso e mi ha fatto venir voglia di andare avanti.<ref name="Salone"/> *Pensa a una trasmissione come ''[[Drive In|Drive in]]'', al suo ritmo, alla quantità di cose che riesce a far vedere in due minuti e paragona due minuti di ''Drive in'' a due minuti della vecchia televisione. Un salto da fantascienza, no? Eppure a quanto pare la cosa non ha provocato traumi, noi siamo passati dal ritmo di valzer a quello di rock'n roll senza perdere nessuna memoria.<ref>Citato in ''[http://web.archive.org/web/20120713222350/http://www.ilgiornale.it/news/sinistra-amava-drive-eco-e-ragazze-fast-food.html La sinistra amava Drive in Eco e le ragazze fast food]'', ''Il Giornale.it'', 23 febbraio 2011.</ref> *Posso leggere la [[Bibbia]], [[Omero]] o ''[[Dylan Dog]]'' per giorni e giorni senza annoiarmi.<ref>Da ''Umberto Eco e Tiziano Sclavi. Un dialogo'', in Alberto Ostini (a cura di), ''Dylan Dog, indocili sentimenti, arcane paure'', Euresis, Milano, 1998.</ref> *Quand'anche [[Gesù]] fosse – per assurdo – un personaggio inventato dagli uomini, il fatto che abbia potuto essere immaginato da noi bipedi implumi, di per sé sarebbe altrettanto miracoloso (miracolosamente misterioso) del fatto che il figlio di un Dio si sia veramente incarnato. Questo mistero naturale e terreno non cesserebbe di turbare e ingentilire il cuore di chi non crede.<ref>Da ''Cinque scritti morali'', Bompiani 1997.</ref> *{{NDR|[[Pier Paolo Pasolini]]}} Quando ho sentito la notizia alla radio ho avuto un primo moto di rimorso: mesi fa, a proposito del suo articolo sull'aborto, lo avevo attaccato con cosciente cattiveria, e lui se ne era molto risentito, contrattaccando (una sola battuta nel corso di un'intervista) con altrettanta cattiveria. E al saperlo morto ammazzato, così bruttamente, ho avuto un sentimento di colpa, come se quei segni sul suo corpo fossero le tracce di un lungo linciaggio, a cui anch'io avevo preso parte.<ref>Citato in "Perché non sempre eravamo d'accordo", ''l'Espresso'', 9 novembre 1975.</ref> *Quando un personaggio genera un nome comune, ha infranto la barriera dell'immortalità ed è entrato nel mito: si è un [[Calimero]], come si è un [[Don Giovanni]], un [[Giacomo Casanova|Casanova]], un [[Don Chisciotte]], una [[Cenerentola]].<ref>Citato in Mario Mazzoleni, ''Management realizzato: prassi e teorie di un'azienda di successo. Il caso Sunstar'', ''Franco Angeli'', 2005, ISBN-10: 8846470303, ISBN-13: 978-8846470300, pagina 144.</ref> *Quanto ci si deve fidare di [[Wikipedia]], allora? Dico subito che io mi fido perché la uso con la tecnica dello studioso di professione [...] Ma io ho fatto l'esempio di uno studioso che ha imparato un poco come si lavora confrontando le fonti tra loro. E gli altri? Quelli che si fidano? I ragazzini che ricorrono a Wikipedia per i compiti scolastici? [...] da gran tempo io avevo consigliato, anche a gruppi di giovani, di costituire un centro di monitoraggio di [[Internet]], con un comitato formato da esperti sicuri, materia per materia, in modo che i vari siti fossero recensiti (o in linea, o con una pubblicazione a stampa) e giudicati quanto ad attendibilità e completezza.<ref>Da [http://web.archive.org/web/20110312101550/https://espresso.repubblica.it/dettaglio/ho-sposato-wikipedia/2108845 ''Ho sposato Wikipedia?''], ''Espresso.it'', 4 settembre 2009.</ref> *[...] quindi [[Casablanca]] non è un film: è molti film, un'antologia. Fatto a casaccio, si è probabilmente fatto da solo, se non contro la volontà dei suoi autori ed attori, almeno al di là del loro controllo. Ed è per questo motivo che funziona, a dispetto delle teorie estetiche e sull'arte di girare film. Perché in esso si svela con forza quasi tellurica il potere della Narrativa stessa, senza che l'Arte intervenga a disciplinarla. (da ''Casablanca, or, the Clichés are having a ball'') *Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: "Maestro, come si può bene appressarsi alla [[morte]]?" Ho risposto che l'unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.<br>[...] cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abandonare questa valle di coglioni?"<br>Critone mi ha allora domandato: "Maestro, ma quando devo incominciare a pensare così?" Gli ho risposto che non lo si deve fare molto presto, perché qualcuno che a venti o anche trent'anni pensa che tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a chiudere in pari non appena giunga il telegramma di convocazione.<br>Convincersi che tutti gli altri che ci stanno attorno (sei miliardi) siano coglioni, è effetto di un'arte sottile e accorta, non è disposizione del primo Cebete con l'anellino all'orecchio (o al naso). Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma il giorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può morire.<br>[...] È naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai compreso perché vale la pena (anzi, è splendido) morire.<br>Critone mi ha allora detto: "Maestro, non vorrei prendere decisioni precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione". "Vedi", gli ho detto, "sei già sulla buona strada."<ref>Da ''Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo'', ''La bustina di Minerva'', ''L'Espresso'', 12 giugno 1997; citato in ''[http://web.archive.org/web/20160221092727/https://espresso.repubblica.it/attualita/2016/02/20/news/umberto-eco-come-prepararsi-serenamente-alla-morte-sommesse-istruzioni-a-un-eventuale-discepolo-1.251268 Umberto Eco: "Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo"]'', ''Espresso.repubblica.it'', 20 febbraio 2016.</ref> *Scrivere un libro senza preoccuparsi della sua sopravvivenza sarebbe da imbecilli.<ref>Dall'intervista di Deborah Solomon, ''[http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/politica/inte-eco/inte-eco/inte-eco.html "Populismo e controllo totale dei media: rischio-Berlusconi anche in altri Paesi"]'', traduzione di Elisabetta Horvat, ''la Repubblica'', 25 novembre 2007.</ref> *{{NDR|Per le elezioni politiche del 1963}} Se la [[Democrazia Cristiana|Dc]], per forza grammaticale, è donna, come è che una donna può piacere? Ma se è bella e giovane, e cioè se è scopabile [...] Dunque facciamo una Dc fanciulletta; naturale che dovrà essere una fanciulletta per bene col mazzolin di fiori; al postutto il messaggio si rivolge ai buoni cattolici. Ma al di sotto, l'allusione è sessuale, ovvero è fallocentrica, e non ci è sfuggito neppure l'ufficio propaganda del più sessuofobo partito d'Italia.<ref>Da ''La donna è nubile'', in Adriana Sartogo, ''Le donne al muro''.</ref> *Un esempio deteriore di impiego gratuito di stilemi ex-colti è dato dalla prosa del cronista sportivo [[Gianni Brera]], che rappresenta un esempio di "[[Carlo Emilio Gadda|gaddismo spiegato al popolo]]", là dove il "popolo" avrebbe bisogno solo di un linguaggio appropriato alla materia trattata.<ref>Sintetizzata in «Brera è Gadda spiegato al popolo» ([[Marco Pastonesi]] e Giorgio Terruzzi, ''Palla lunga e pedalare'', Dalai Editore, 1992, p. 42, ISBN 88-8598-826-2), tale etichetta irritò non poco Brera: «Umberto smemora, e parla di Gadda spiegato al popolo» (Gianni Brera, ''L'arcimatto. 1960-1966'', Dalai editore, 1993); e ancora, su Gadda: «Lo detesto. È anche lui uno scapigliato che non racconta nulla, fa degli arpeggi da cui non escono melodie. Butirro! Ma andiamo... Nel Pasticciaccio fa due pagine sulla cagata della gallina o sul peto di un carabiniere che si china per vedere una moto. È un insieme di bozzetti. Il signor Eco Umberto, prima di diventare un grande botanico, era un professore pieno di spocchia che pretendeva di giudicare i miei articoli di sette o otto cartelle scritti in un'ora e mezzo. Diceva che ero un Gadda spiegato al popolo: non teneva conto che il giro mentale era diverso.» (dall'intervista di Paolo Di Stefano, ''Brera, le parole in campo'', ''Corriere della Sera'', 10 giugno 1992, p. 8)</ref><ref>Da ''Apocalittici e integrati''.</ref> *Una dose di vittimismo è indispensabile per non galvanizzare gli avversari. [[Beppe Grillo|Grillo]] ha fatto una campagna da vincente, ma è riuscito a dare l'impressione che lo escludessero dalla tv e dovesse rifugiarsi nelle piazze – e così ha riempito i teleschermi prendendo le parti delle vittime del sistema. Ma sapevano piangere [[Palmiro Togliatti|Togliatti]], che presentava i lavoratori come tenuti fuori dalla stanza dei bottoni dalla reazione in agguato; [[Marco Pannella|Pannella]] che, lamentandosi sempre che i media ignorassero i radicali, riusciva a monopolizzare l'attenzione costante di giornali e televisioni; [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]], che si è sempre presentato come perseguitato dai giornali, dai poteri forti e dalla magistratura, e quando era al potere si lamentava che non lo lasciassero lavorare e gli remassero contro. È dunque fondamentale il principio del "[[Chiagne e fotte|chiagne e fotti]]", ovvero, per non esprimerci in modo troppo volgare, quello del "keep a low profile", tieni sempre un "profilo basso".<ref>Durante la campagna elettorale per le elezioni politiche italiane del 2013; in [http://web.archive.org/web/20130322225159/https://espresso.repubblica.it/dettaglio/consiglio-al-pd-vola-bassissimo/2202020/18 ''Consiglio al Pd: vola bassissimo''], ''l'Espresso'', 14 marzo 2013.</ref> *{{NDR|Su ''[[Marcello Marchesi#Il malloppo|Il malloppo]]'' di [[Marcello Marchesi]]}} [...] una sorta di monologo ininterrotto fatto di battute fulminanti.<ref>Da ''[http://espresso.repubblica.it/opinioni/la-bustina-di-minerva/2012/04/17/news/nessuno-e-ateo-in-trincea-1.42257 Nessuno è ateo in trincea]'', ''La bustina di minerva'', ''Espresso.it'', 17 aprile 2012.</ref> *Vedevo il [[volto]] di un [[uomo]] esposto alla gogna, spiato in ogni piega del labbro, esposto al ludibrio di milioni di spettatori. Questo tipo di gogna vale un ergastolo.<ref>Da ''La bustina di Minerva''; citato ne ''la Repubblica'', 8 febbraio 2008.</ref> *Voglio [...] parlare della mia [[morte]], e ammetterete che in questo caso ho qualche diritto all'esternazione.<ref>Da [http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/cronaca/eluana-englaro-5/eluana-englaro-5/eluana-englaro-5.html ''Perché ho il diritto di scegliere la mia morte''], ''Repubblica.it'', 12 febbraio 2009.</ref> *[[Wikipedia]] ha anche un'altra proprietà: chiunque può correggere una voce che ritiene sbagliata. Ho fatto la prova per la voce che mi riguarda: conteneva un dato biografico impreciso, l'ho corretto e da allora la voce non contiene più quell'errore. [...] La cosa non mi tranquillizza per nulla. Chiunque potrebbe domani intervenire ancora su questa voce e attribuirmi (per gusto della [[beffa]], per cattiveria, per stupidità) il contrario di quello che ho detto o fatto.<ref name=copiare/> {{Int|Da [http://espresso.repubblica.it/opinioni/la-bustina-di-minerva/2010/11/26/news/rustaveli-chi-era-costui-1.26172 ''Rustaveli, chi era costui?'']|''L'Espresso'', 26 novembre 2010}} *Quali sono i libri che hanno formato la cultura sia di un francese che di un finlandese, e che ciascuno dovrebbe leggere? Certamente la cultura di ciascun occidentale è stata influenzata dalla Divina Commedia, da Shakespeare e, andando indietro, da Omero, Virgilio o Sofocle. Ma ne siamo stati influenzati perché li abbiamo letti? *In certe università americane si era risposto tempo fa con un gesto che, più che "politically correct" era "politically stupid": siccome abbiamo tanti studenti neri, si diceva, non dobbiamo più insegnare Shakespeare ma la letteratura africana. Bello scherzo giocato a quei ragazzi che poi avrebbero dovuto vivere negli Stati Uniti, ignorando cosa volesse dire "essere o non essere", e quindi rimanendo sempre ai margini della cultura dominante. Caso mai, come si suggerisce oggi per le ore di religione, i ragazzi dovrebbero venire a sapere qualcosa, oltre che del Vangelo, anche del Corano, o della tradizione buddista. E così non sarebbe male che alla media superiore, oltre che sentire parlare della civiltà greca, lo studente apprendesse qualcosa della grande civiltà letteraria araba, indiana o giapponese. *Arriveremo davvero a una educazione adatta al mondo della globalizzazione quando il 99 per cento degli europei colti ignora che per i georgiani uno dei poemi più grandi di tutta la storia letteraria è stato quello di Rustaveli, "[[Il cavaliere dalla pelle di leopardo|L'uomo dalla pelle di pantera]]", e non ci siamo neppure messi d'accordo (controllate su Internet) se in quella lingua dall'alfabeto illeggibile si parlava di una pelle di pantera o non piuttosto di tigre o di leopardo? O continueremo a domandarci "Rustaveli, chi era costui?". ===Attribuite=== *Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito... perché la lettura è un'immortalità all'indietro. :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Diffusasi nei social network all'indomani della morte di Eco, la citazione appare falsa.<ref>{{cfr}} Claudio Paolucci, ''Umberto Eco: tra ordine e avventura'', Feltrinelli, Milano, 2017 [https://books.google.it/books?id=mmARDQAAQBAJ&pg=PT16 p. 16]. ISBN 9788858826836</ref> Un brano simile, nelle opere di Eco, è il seguente: «Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all'analfabeta (o di chi, alfabeta, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissuto moltissime. Ricordiamo, insieme ai nostri giochi d'infanzia, quelli di Proust, abbiamo spasimato per il nostro amore ma anche per quello di Piramo e Tisbe, abbiamo assimilato qualcosa della saggezza di Solone, abbiamo rabbrividito per certe notti di vento a Sant'Elena e ci ripetiamo, insieme alla fiaba che ci ha raccontato la nonna, quella che aveva raccontato Sheherazade».<ref>Da ''Perché i libri allungano la nostra vita'' (1991), in ''La bustina di Minerva'', p. 232.</ref> *La superstizione porta sfortuna.<ref>Citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Le Formiche: anno terzo'', Zelig Editore, 1995, § 1465.</ref> :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} È in realtà una citazione di [[Raymond Smullyan]]. Eco la cita ne ''Il pendolo di Foucault''. ==''A passo di gambero''== ===[[Incipit]]=== Questo libro raccoglie una serie di articoli e interventi scritti tra il 2000 e il 2005. Il periodo è fatidico, si apre con le ansie per il nuovo millennio, esordisce con l'[[11 settembre]], seguito dalle due guerre in Afghanistan e in Iraq, e in Italia vede l'ascesa al potere di [[Silvio Berlusconi]]. Pertanto, lasciando cadere tanti altri contributi su svariati argomenti, ho voluto raccogliere solo gli scritti che si riferivano agli eventi politici e mediatici di questi sei anni. Il criterio di selezione mi è stato suggerito da uno degli ultimi pezzi della mia precedente raccolta di articoli (''La bustina di Minerva''), che s'intitolava "il trionfo della tecnologia leggera". ===Citazioni=== *Parliamo dunque di lavoro intellettuale per definire l'attività di chi lavora più con la mente che con le mani, e proprio per distinguere il lavoro intellettuale da quella che chiameremo funzione intellettuale. [...] La funzione intellettuale si svolge dunque per innovazione ma anche attraverso la critica del sapere o delle pratiche precedenti, e soprattutto attraverso la critica del proprio discorso. (''Norberto Bobbio: la missione del dotto rivisitata'': p. 63-64) *Gli intellettuali non risolvono le crisi, ma le creano. (''Norberto Bobbio: la missione del dotto rivisitata'': p. 68) *La lezione principale di [[Norberto Bobbio|Bobbio]] [...] è stata che l'intellettuale svolge la propria funzione critica e non propagandistica solo (o anzitutto) quando sa parlare contro la propria parte. (''Norberto Bobbio: la missione del dotto rivisitata'': p. 68) *Perché l'eredità fondamentale dell'[[illuminismo]] sta tutta qui: c'è un modo ragionevole di ragionare e, se si tengono i piedi per terra, tutti dovrebbero concordare su quello che diciamo, perché anche in filosofia bisogna dare retta al buon senso. [...] Il buon senso ci dice che ci sono casi in cui possiamo concordare tutti su come vadano le cose. (''Illuminismo e senso comune'': pp. 72-73) *Uno degli aspetti positivi della felix culpa è che, se Adamo non peccava, non avrebbe dovuto guadagnarsi il pane col sudore della fronte, e a gingillarsi tutto il giorno nell'Eden sarebbe rimasto uno zuzzurellone. Dal che emerge la provvidenzialità del Serpente. (''Dal gioco al carnevale'': p. 77) *Ma l'esibizionista (tale il suo dramma) non ci consente di ignorare la sua vergogna. (''La perdita della privatezza'': p. 89) *Ma democrazia è anche accettare una dose sopportabile di ingiustizia per evitare ingiustizie maggiori. (''Che cos'è una scuola privata'': p. 102) *Che cos'era la magia, che cosa è stata nei secoli e che cosa è ancora oggi, sia pure sotto mentite spoglie? La presunzione che i potesse passare di colpa da una causa a un effetto per cortocircuito, senza compiere i passi intermedi. [...] La magia ignora la catena lunga delle cause e degli effetti e soprattutto non si preoccupa di stabilire provando e riprovando se ci sia un rapporto replicabile fra [[causa ed effetto]]. [...] Il desiderio della simultaneità tra causa ed effetto si è trasferito alla tecnologia, che sembra la figlia naturale della scienza. (''Scienza, tecnologia e magia'': p. 105) *La mentalità magica vede solo un processo, il cortocircuito sempre trionfante tra la causa presunta e l'effetto sperato. (''Scienza, tecnologia e magia'': p. 107) *Appellarsi invece al popolo significa costruire un figmento: siccome il popolo in quanto tale non esiste, il populista è colui che si crea una immagine virtuale della volontà popolare. (''Sul populismo mediatico'': p. 125) *Quando il terrorismo perde, non solo non fa la rivoluzione ma agisce come elemento di conservazione, ovvero di rallentamento dei processi di cambiamento. (''Ritorno agli anni settanta'': p. 207) *La scuola deve insegnare ad analizzare e discutere i parametri su cui si reggono le nostre affermazioni passionali. (''Guerre sante, passione e ragione'': p. 221) *Tutti aspiriamo al meglio ma abbiamo imparato che talora il meglio è nemico del bene, e dunque negoziando si deve scegliere il meno peggio. (''Negoziare in una società multietnica'': p. 230) *Ogni cultura assimila elementi di culture vicine o lontane, ma poi si caratterizza per il modo in cui li fa propri. (''Le radici dell'Europa'': p. 246) ==''Come si fa una tesi di laurea''== ===[[Incipit]]=== Perché si deve fare una tesi e cos'è? Una tesi di laurea è un elaborato dattiloscritto, di una lunghezza media variabile tra le cento e le quattrocento cartelle, in cui lo studente tratta un problema concernente l'indirizzo di studi in cui si vuol laureare. La tesi è, secondo la legge italiana, indispensabile per laurearsi. Quando ha dato tutti gli esami prescritti, lo studente presenta la tesi davanti a una commissione di laurea che ascolta il resoconto del relatore (il professore con cui "si fa" la tesi) e del o dei controrelatori, i quali muovono anche alcune obbiezioni al candidato; ne nasce una discussione alla quale prendono parte anche gli altri membri della commissione. ===Citazioni=== *Il bello di un procedimento scientifico è che esso non fa mai perdere tempo agli altri: anche lavorare sulla scia di una ipotesi scientifica per scoprire poi che bisogna confutarla significa avere fatto qualcosa di utile sotto l'impulso di una proposta precedente. (p. 42) *I libri si rispettano usandoli, non lasciandoli stare. (p. 139) ==''Dalla periferia dell'Impero''== *L'[[olografia]] non è un giochetto: viene studiata e applicata dalla NASA per le esplorazioni spaziali, è utilizzata in medicina per ottenere rappresentazioni realistiche delle alterazioni anatomiche, serve alla cartografia aerea, a molte industrie per studiare processi fisici... Ma cominciano a usarla artisti che un tempo avrebbero forse fatto dell'[[w:iperrealismo|iperrealismo]], e dell'iperrealismo soddisfa le ambizioni più ambiziose. [...] L'olografia non poteva prosperare che in America, un paese ossessionato dal realismo dove, perché una rievocazione sia credibile, deve essere assolutamente iconica, copia rassomigliante, illusionisticamente "vera", della realtà rappresentata. (da ''Le fortezze della solitudine'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', pp. 13-14) *La [[Lyndon Baines Johnson Library and Museum|Lyndon Johnoson Library]] è una Fortezza della Solitudine: camera delle meraviglie, esempio ingenuo di [[w:narrative art|narrative-art]], museo delle cere, caverna degli automi. E lascia capire come esista una costante dell'immaginazione e del gusto americano medio, per cui il passato deve essere conservato e celebrato in forma di copia assoluta, formato reale, scala uno a uno: una filosofia della immortalità come duplicazione. (da ''Le Fortezze della Solitudine'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 16) *Le povere parole di cui è dotato il linguaggio naturale degli uomini non possono bastare a descrivere il [[Madonna Inn]]. Per renderne l'aspetto dall'esterno, distribuito in una serie di costruzioni a cui si accede passando per un distributore di benzina scolpito in roccia dolomitica, o il ristorante, i bar e la cafetteria, si possono tentare solo alcuni suggerimenti analogici. Diciamo che [[Marcello Piacentini|Piacentini]], mentre sfogliava un libro di [[Antoni Gaudí|{{sic|Gaudi}}]], abbia ingerito una dose esagerata di LSD e si sia messo a costruire una catacomba nuziale per [[Liza Minnelli]]. Ma non rende l'idea. Diciamo, l'Arcimboldi che costruisca per [[Orietta Berti]] la Sagrada Familia. Oppure: Carmen Miranda che disegna un locale Tiffany per i motel Motta. Ancora, il [[Vittoriale degli Italiani|Vittoriale]] immaginato da Ugo [[Fantozzi|Fantozzi]], le Città invisibili di [[Italo Calvino|Calvino]] descritte da [[Liala]] e realizzate da Eleanor Fini per la Fiera del Panno Lenci, la sonata in si bemolle minore di Chopin cantata da [[Claudio Villa]] su arrangiamento di Valentino Liberace ed eseguita dalla banda dei Pompieri di Viggiù. Ma non ci siamo ancora. (da ''I castelli incantati'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', pp. 34-35) *[...] la [[Lower Manhattan|bassa Manhattan]] è un capolavoro di architettura viva, storta come la chiostra inferiore dei denti di Cowboy Kathy, grattacieli e cattedrali gotiche vi compongono quella che è stata definita la più grande jam session in pietra di tutta la storia dell'umanità. (da ''I castelli incantati'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 39) *[...] il [[Quartiere francese|Vieux Carré]] non corrisponde affatto al quartiere dei divertimenti di una città americana, è piuttosto cugino germano di Montmartre. In questo lembo di Europa pre-tropicale esistono ancora ristoranti abitati da personaggi alla [[w:Via col Vento|Via col Vento]], dove i camerieri in marsina discutono con voi sulle variazioni subite dalla "sauce béarnaise" nell'impatto con le spezie locali, altri stranamente somiglianti a una "brasera" meneghina, che conoscono i misteri del bollito col bagnetto verde (disinvoltamente presentato come salsa creola). (da ''I castelli incantati'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 40) *[[New Orleans]] non è presa dalla nevrosi di un passato negato, regala ricordi con la disinvoltura del gran signore, non ha bisogno di inseguire la "real thing".<br/>Altrove invece il desiderio spasmodico del Quasi Vero nasce solo come reazione nevrotica al vuoto dei ricordi, il Falso Assoluto è figlio della coscienza infelice del presente senza spessore. (da ''I castelli incantati'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 41) *[...] nella costruzione della [[Fama]] Immortale ci vuole anzitutto una sfacciataggine cosmica. Ditemi chi sarebbe, senza la tomba omonima, [[Cecilia Metella Cretica|Cecilia Metella]]. (da ''I monasteri della salvezza'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 48) *Se l'America è quella del Guggenheim Museum o dei nuovi grattacieli di Manhattan, allora Disneyland è una eccezione curiosa e ben fanno gli intellettuali americani che si rifiutano di andarla a vedere. Ma se l'America è quella che abbiamo visto nel corso del nostro viaggio, allora Disneyland ne è la Cappella Sistina e gli iperrealisti delle gallerie sono solo dei timidi voyeurs di un immenso e continuo "oggetto trovato". (da ''La città degli automi'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', pp. 59-60) *Quali sono le zone di ipersensibilità della società italiana? Bisognerebbe proprio chiederselo, perché è lì che la battaglia andrebbe condotta. Ma noi non abbiamo avuto i [[w:Padri Pellegrini|Padri Pellegrini]], e che un presidente del consiglio menta non scandalizza nessuno. Che un generale perda una guerra, dopo che abbiamo avuto Carlo Alberto, Persano e gli artefici di Caporetto, sembra quasi umano. Non ci scandalizzeremo nemmeno per qualche bustarella, una concussioncella, un pastrocchio valutario, una evasioncella fiscale. Siamo uomini, tutti abbiamo le nostre debolezze. E allora? Allora bisognerebbe chiedersi chi e che cosa riesca ancora a scandalizzare gli italiani, senza speranza di perdono. E la risposta è preoccupante. Nell'ordine sono: 1) il cornuto contento; 2) l'impotente beffato; 3) l'omosessuale non autorizzato (quindi sono esclusi gli artisti); 4) chi picchia i bambini; 5) chi non ama la mamma; 6) chi guadagna più di me. [...] Ma questo significa che nel nostro paese di [[Lucrezia Borgia|Lucrezie Borgia]] che avvelenano, Maramaldi che tradiscono, Freda che bombardano, dove non ci si scandalizza né per il malgoverno né per la mafia, l'ultima battaglia per la libertà non dovrebbe essere combattuta rivelando le conversazioni segrete tra gli ammiragli e i ministri, ma filmando dietro un falso specchio un ammiraglio che si masturba bevendo champagne mentre il suo attendente nudo picchia la vecchia madre inferma. Il che, ammettiamolo, è un po' triste. (da ''L'uomo che morde troppo'', ''Cronache dei regni vassalli'', pp. 78-79) *La [[Chiesa cattolica]] apostolica romana è un organismo formatosi negli ultimi secoli dell'impero romano che ha trovato la sua definizione teologica, politica e organizzativa proprio nel [[Medioevo]] (e la [[Controriforma]] ne ha dato solo un puro adeguamento tattico alle esigenze del tempo). La Chiesa cattolica, quella buona, è quella di [[Papa Pio XII|Pio XII]]. Tutti gli altri tentativi di modernizzazione non hanno nulla a che vedere col cattolicesimo, che è una cosa diversa. Sono [[eresia|eresie]].<br />Non si può giocare sui termini e confondere il cristianesimo col cattolicesimo. Il cattolicesimo è "un" cristianesimo. I cattolici che aspirano a un cristianesimo al passo coi tempi e vogliono un cattolicesimo purificato, sono dei dogmatici che identificano il cattolicesimo con l'unico cristianesimo possibile; e sono degli incontentabili perché vogliono essere cristiani e non perdere il cattolicesimo "storico". Una pretesa offensiva sia per il mondo contemporaneo che per la Chiesa. (da ''[[Papa Paolo VI|Paolo Sesto]] ritorna al sesto'', ''Primi sintomi della morte degli dei'', pp. 106-107) *{{NDR|Su [[Casablanca]]}} [...] portati a inventare una trama a braccio, gli autori ci hanno messo dentro tutto. E per mettere tutto sceglievano nel repertorio del già collaudato. Quando la scelta del già collaudato è limitata, si ha il film di maniera, di serie, o addirittuta il Kitsch. Ma quando del già collaudato si mette proprio tutto, si ha una architettura come la Sagrada Familia di [[Antoni Gaudí|Gaudi]]. Si ha la vertigine, si sfiora la genialità. (da ''Casablanca o la rinascita degli dei'', ''Primi sintomi della morte degli dei'', p. 139) *{{NDR|Su Casablanca}} In tal modo ''Casablanca'' non è un film, è tanti film, una antologia. Fatto quasi per caso, probabilmente si è fatto da sé, se non contro almeno al di là della volontà dei suoi autori, e dei suoi attori. E per questo funziona, a dispetto delle teorie estetiche e delle teorie filmografiche. Perché in esso si dispiegano per forza quasi tellurica le Potenze della Narratività allo stato brado, senza che l'Arte intervenga a disciplinarle. (da ''Casablanca o la rinascita degli dei'', ''Primi sintomi della morte degli dei'', p. 142) *{{NDR|Su Casablanca}} Quando tutti gli archetipi irrompono senza decenza, si raggiungono profondità omeriche. Due cliché fanno ridere. Cento cliché commuovono. Perché si avverte oscuramente che i cliché stanno parlando tra loro e celebrano una festa di ritrovamento. Come il colmo del dolore incontra la voluttà e il colmo della perversione rasenta l'energia mistica, il colmo della banalità lascia intravvedere un sospetto di sublime. Qualcosa ha parlato al posto del regista. Il fenomeno è degno se non altro di venerazione. (da ''Casablanca o la rinascita degli dei'', ''Primi sintomi della morte degli dei'', pp. 142-143) *Qualcuno potrebbe obiettare che la società seminomade medievale era una società del [[viaggio]] insicuro; partire voleva dire far testamento (si pensi alla partenza del vecchio Anne Vercos nell<nowiki>'</nowiki>''Annuncio fatto a Maria'' di [[Paul Claudel|Claudel]], e viaggiare significava incontrare briganti, bande di vaganti, e fiere. Ma l'idea del viaggio moderno come un capolavoro di comfort e sicurezza è ormai naufragata da tempo, e salire su un jet passando attraverso i vari controlli elettronici e le perquisizioni contro il dirottamento restituisce pari pari l'antico sentimento di avventurosa insicurezza destinato presumibilmente ad aumentare. (da ''Il neonomadismo'', ''Verso un nuovo Medioevo'', pp. 200-201) *Gli eccessi formalistici e la tentazione antistorica dello [[strutturalismo]] sono gli stessi delle discussioni scolastiche, così come la tensione pragmatica e modificatrice dei rivoluzionari, che allora si chiamavano eretici tout court, deve (come doveva) appoggiarsi su furibonde diatribe teoriche e ogni sfumatura teorica coinvolgeva una prassi diversa. Persino le discussioni tra [[Bernardo da Chiaravalle|San Bernardo]], fautore di un'arte senza immagini, tersa e rigorosa, e [[Sugerio di Saint-Denis|Suger]], fautore della cattedrale sontuosa e pullulante di comunicazioni figurative, trovano riscontro, a vari livelli e in varie chiavi, nell'opposizione tra costruttivismo sovietico e realismo socialista, tra astrattisti e neobarocchi, tra teorici rigoristi della comunicazione concettuale e fautori macluhaniani del villaggio globale della comunicazione visiva. (da ''Le forme del pensiero'', ''Verso un nuovo Medioevo'', pp. 206-207) *Civiltà della visione il Medioevo, dove la cattedrale è il grande libro di pietra, e in effetti è il manifesto pubblicitario, lo schermo televisivo, il mistico fumetto che deve raccontare e spiegare tutto, i popoli della terra, le arti e i mestieri, i giorni dell'anno, le stagioni della semina e del raccolto, i misteri della fede, gli aneddoti della storia sacra e profana e la vita dei santi (grandi modelli di comportamento, come oggi i divi e i cantanti, élite senza potere politico, come spiegherebbe [[Francesco Alberoni]], ma con enorme potere carismatico).<br />Accanto a questa massiccia impresa di cultura popolare si svolge il lavoro di composizione e collage che la cultura dotta esercita sui detriti della cultura passata. Si prenda una scatola magica di [[Joseph Cornell|Cornell]] o [[Armand Pierre Fernandez|Armand]], un collage di [[Max Ernst]], una macchina inutile di [[Bruno Munari|Munari]] o [[Jean Tinguely|Tinguely]], e ci si ritroverà in un paesaggio che non ha nulla a che vedere con [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] o [[Antonio Canova|Canova]] ma che ha moltissimo a che vedere con il gusto estetico medievale. (da ''L'arte come ''bricolage'', Verso un nuovo Medioevo'', pp. 207-208) *Arte non sistematica ma additiva e compositiva la nostra come quella medievale, oggi come allora coesiste l'esperimento elitistico raffinato con la grande impresa di divulgazione popolare (il rapporto miniatura-cattedrale è lo stesso che c'è tra Museum of Modern Art e Hollywood), con interscambi e prestiti reciproci e continui: e l'apparente bizantinismo, il gusto forsennato per la collezione, l'elenco, l'assemblage, l'ammasso di cose diverse è dovuto all'esigenza di scomporre e rigiudicare i detriti di un mondo precedente, forse armonico, ma ormai desueto, da vivere, direbbe [[Edoardo Sanguineti|Sanguineti]], come una Palus Putredinis che aveva attraversata e dimenticata. (da ''L'arte come ''bricolage'', Verso un nuovo Medioevo'', p. 209) *Il [[Medioevo]] ha conservato a modo suo l'eredità del passato ma non per ibernazione bensì per continua ritraduzione e riutilizzazione, è stata una immensa operazione di bricolage in bilico tra nostalgia, speranza e disperazione.<br/>Sotto la sua apparenza immobilistica e dogmatica è stato, paradossalmente, un momento di "rivoluzione culturale". Tutto il processo è stato naturalmente caratterizzato da pestilenze e stragi, intolleranza e morte. Nessuno dice che il nuovo Medioevo rappresenti una prospettiva del tutto allegra. Come dicevano i cinesi per maledire qualcuno: "Che tu possa vivere in un'epoca interessante." (da ''La transizione permanente'', ''Verso un nuovo Medioevo'', p. 211) *Docile strumento del potere, la vittima sportiva dirotta i propri istinti in riserve di caccia dove non può influire sulla vita politica nazionale, e la sua rabbia è controllata. Ma del sistema è la vittima più repressa, e la più disperata, perché non sa più di che cosa è privato. Questa sua violenza senza oggetto potrà essere ricuperata al momento opportuno: gli stadi (così come oggi sono concepiti) sono una riserva di energia per ogni dittatura che sappia offrire un oggetto d'amore altrettanto mitico e inconsistente del gioco non giocato. (da ''I commandos dello stadio'', ''Eretici e millenaristi'', p. 217) *Il [[nudità|nudo]], anche e specie quando non è volgare, è sublimato e sublimante. Impone un modello al desiderio, ma questo modello non è reale. (da ''Troubadours for Men only'', ''Eretici e millenaristi'', pp. 238-239) *[...] le grandi elaborazioni teoriche nascono sempre in epoche di restaurazione, si può essere Hegel quando la rivoluzione francese è già liquidata, ma prima che la rivoluzione esploda (e durante) ci vuole l<nowiki>'</nowiki>''Enciclopedia'' di Diderot, con la sua attenzione al lavoro umano e alla vita di tutti i giorni, la sua critica corrosiva del quotidiano e della cultura precedente, e ci vogliono i volantini, le stampe di ''colportage'', i pamphlets. (da ''Chi scrive, Chi legge'', ''Ordini mendicanti e scritture alternative'', p. 320) *Come ha potuto l'esercizio dell'inventiva e del gioco diventare una faccenda per specializzati (considerati d'altronde un po' matti), a cui i sani sono ammessi solo come auditori passivi? Come può un [[artista]] che crede a quello che fa adattarsi ancora a produrre oggetti che altri guarderanno senza sapere come sono nati, invece di buttarsi in situazioni di partecipazione in cui gli altri imparino a fare gli oggetti con lui? (da ''Un messaggio chiamato Cavallo'', ''Ordini mendicanti e scritture alternative'', p. 335) *{{NDR|Sull'insegnamento della [[filosofia]]}} Ma è possibile parlare, non dico di Socrate, ma di Parmenide in termini contemporanei? Credo proprio di sì. Non è che per far le scienze umane basti leggere i romanzi gialli come fossero Parmenide: occorre anche leggere Parmenide come se fosse un romanzo giallo. (da ''De consolatione philosophiae'', p. 339) ==''Diario Minimo''== ===[[Incipit]]=== [Il presente manoscritto ci è stato consegnato dal guardiano capo delle carceri comunali di un paesino del Piemonte. Le notizie incerte che l'uomo ci diede sul misterioso prigioniero che lo abbandonò in una cella, la nebbia di cui è avvolta la sorte dello scrittore, una certa complessiva, inspiegabile reticenza di coloro che conobbero l'individuo che vergò queste pagine, ci inducono ad accontentarci di ciò che sappiamo come ci appaghiamo di quel che del manoscritto rimane – il resto roso dai topi – e in base al quale pensiamo che il lettore possa farsi un'idea della straordinaria vicenda di questo Umberto Umberto (ma non fu forse, il misterioso prigioniero, Vladimiro Nabokov paradossalmente profugo per le Langhe, e non mostra forse questo manoscritto l'antivolto del proteico immoralista?) e possa infine trarre da queste pagine quella che ne è la lezione nascosta – sotto la spoglia del libertinaggio una lezione di superiore moralità.]<br><br> Nonita. Fiore della mia adolescenza, angoscia delle mie notti. Potrò mai rivederti. Nonita. Nonita. Nonita. Tre sillabe, come una negazione fatta di dolcezza: No. Ni. Ta. Nonita che io possa ricordarti sinché la tua immagine non sarà tenebra e il tuo luogo sepolcro. {{NDR|Umberto Eco, ''Diario minimo'', Fabbri Editori, 1992}} ===Citazioni=== *[...] una delle prime e più nobili funzioni delle cose poco serie è di gettare un'ombra di diffidenza sulle cose troppo serie – e tale è la funzione seria della [[parodia]]. (da ''Nota all'edizione 1975'', 1995 p. 8) *{{NDR|Al [[Consumismo|consumatore]]}} si chiede di diventare un uomo con il frigorifero e un televisore da 21 pollici, e cioè gli si chiede di rimanere com'è aggiungendo agli oggetti che possiede un frigorifero e un televisore; in compenso gli si propone come ideale [[Kirk Douglas]] o [[Superman]]. L'ideale del consumatore di ''mass media'' è un superuomo che egli non pretenderà mai di diventare, ma che si diletta a impersonare fantasticamente, come si indossa per alcuni minuti davanti a uno specchio un abito altrui, senza neppur pensare di possederlo un giorno.<br>La situazione nuova in cui si pone al riguardo la TV è questa: la TV non offre, come ideale in cui immedesimarsi, il ''superman'', ma l'''everyman''. La TV presenta come ideale l'uomo assolutamente medio. (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 pp. 45-46) *Ora, nel campo dei fenomeni quantitativi, la [[media]] rappresenta appunto un termine di mezzo, e per chi non vi si è ancora uniformato, essa rappresenta un traguardo. [...] Invece, nel campo dei fenomeni qualitativi, il livellamento alla media corrisponde al livellamento a zero. Un uomo che possieda ''tutte'' le virtù morali e intellettuali in ''grado medio'', si trova immediatamente a un livello minimale di evoluzione. La "medietà" aristotelica è equilibrio nell'esercizio delle proprie passioni, retto dalla virtù discernitrice della "prudenza". Mentre nutrire passioni [[mediocrità|in grado medio]] e aver una media prudenza significa essere un povero campione di umanità. (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 p. 46) *[[Mike Bongiorno]] non è particolarmente bello, atletico, coraggioso, intelligente. Rappresenta, biologicamente parlando, un grado modesto di adattamento all'ambiente. [...]<br>Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto, confortando le altrui naturali tendenze all'apatia e alla pigrizia mentale. Pone gran cura nel non impressionare lo spettatore, non solo mostrandosi all'oscuro dei fatti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla. In compenso Mike Bongiorno dimostra sincera e primitiva ammirazione per colui che sa. (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 pp. 47-48) *L'ammirazione per la [[cultura]] tuttavia sopraggiunge quando, in base alla cultura, si viene a guadagnar denaro. Allora si scopre che la cultura serve a qualcosa. L'uomo [[mediocrità|mediocre]] rifiuta di imparare ma si propone di far studiare il figlio. (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 p.48) *In questo vertiginoso gioco di ''gaffes'' non tenta neppure di usare perifrasi: la perifrasi è già una ''agudeza'', e le ''agudezas'' appartengono a un ciclo vichiano cui Bongiorno è estraneo. Per lui, lo si è detto, ogni cosa ha un nome e uno solo, l'artificio retorico è una sofisticazione. In fondo la ''[[gaffe]]'' nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata; quando la sincerità è voluta non si ha gaffe ma sfida e provocazione; la ''gaffe'' (in cui Bongiorno eccelle, a detta dei critici e del pubblico) nasce proprio quando si è sinceri per sbaglio e per sconsideratezza. Quanto più è mediocre, l'uomo mediocre è maldestro. Mike Bongiorno lo conforta portando la ''gaffe'' a dignità di figura retorica [...] (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 p. 51) *Franti ride perché è [[cattiveria|cattivo]] – pensa Enrico – ma di fatto pare cattivo perché ride. (da ''Elogio di Franti'', 1995 p. 135) *[...] l'Ordine o lo si ride dal di dentro o lo si bestemmia dal di fuori; o si finge di accettarlo per farlo esplodere, o si finge di rifiutarlo per farlo rifiorire in altre forme; o si è [[François Rabelais|Rabelais]] o si è [[Cartesio]] [...] (da ''Elogio di Franti'', pp. 142-143) ==''Elogio di Franti''== *Chi sia codesto Enrico è sin troppo risaputo: di mediocre intelletto (non si sa che voti prenda né se riesca promosso a fine anno), oppresso sin dalla piú tenera infanzia da un padre, da una madre e da una sorella che gli scrivono nottetempo, come sicari dell'OAS, lettere pressoché minatorie sul suo diario, egli vive continuamente immerso in umbratili complessi, un po' diviso tra l'ammirazione prona per un Garrone che non perde occasione per far della bassa retorica elettorale [...] e d'altro lato una sorta di attrazione omosessuale per il Derossi, che è «il piú bello di tutti», scuote i capelli biondi, prende il primo premio, si fa baciare dal giovane calabrese e sembra insomma certi personaggi dei libri di Arbasino. Tra questi poli è l'Enrico: di carattere impreciso, incostante nei suoi propositi etici, schiavo di ambigui culti della personalità, non poteva essere gran che diverso col padre che si ritrovava, torbido personaggio costui, incarnazione di quell'ambiguo socialismo umanitario che precedette il fascismo, e in cui l'ideologia dolciastra stava alla lotta di classe come il repubblicanesimo di [[Giosuè Carducci|Carducci]] alla rivoluzione francese (odi alla [[Margherita di Savoia|regina Margherita]], nonne e cipressi che a {{sic|bolgheri}} alti e schietti, ma repubblica, ciccia) [...]. (pp. 355-356) *E {{NDR|il padre di Enrico}} ti educava cosí questo figlio alla violenza e alla retorica nazionale, all'interclassismo corporativista e all'umanitarismo paternalista, sí che svolgendosi la vicenda nell'ottantadue, possiamo immaginarci Enrico interventista quarantenne (e quindi a casa, da tavolino), all'inizio della guerra, e professionista fiancheggiatore delle squadre d'azione nel ventidue, lieto infine che il Paese sia andato in mano a un uomo forte garante dell'ordine e della fratellanza. Il Derossi a quell'epoca era già morto sicuramente in guerra, volontario, caduto scagliando la sua medaglia di primo della classe in faccia al nemico, Votini era passato spia dell'{{sic|Ovra}} e Nobis, che doveva avere possedimenti in campagna, e già da piccolo dava dello straccione ai figli di carbonai, agrario fiancheggiatore delle squadre, sicuramente era già federale. C'è da sperare che il muratorino e il Precossi si fossero almeno presi il loro olio di ricino e tramassero nell'ombra; e forse Stardi, sgobbone com'era, si era letto tutto il ''[[Il Capitale|Capitale]]'', senonaltro per puntiglio, e quindi qualcosa aveva capito; ma Garoffi di certo si era allineato e non faceva politica, e Coretti, con quel padre che gli passava calda calda la carezza del [[Umberto I di Savoia|Re]], chissà che non facesse la guardia d'onore all'[[Benito Mussolini|Uomo della Provvidenza]]. (p. 357) *Chi ride è malvagio solo per chi crede in ciò di cui si ride. Ma chi ride, per ridere, e per dare al suo riso tutta la sua forza, deve accettare e credere, sia pure tra parentesi, ciò di cui ride, e ''ridere dal di dentro'', se cosí si vuol dire, se no il riso non ha valore. Ridere del piegabaffi, oggi, è un gioco da ragazzi; ridete dell'usanza di radersi, e poi discuteremo. Chi ride deve dunque essere figlio di una situazione, accettarla ''in toto'', quasi amarla, e quindi, da figlio infame, farle uno sberleffo. (Franti a parte, solo di fronte al riso la situazione misura la sua forza: quello che esce indenne dal riso è valido, quello che crolla doveva morire. E quindi il riso, l'ironia, la beffa, il marameo, il fare il verso, il prendere a gabbo, è alla fine un servizio reso alla cosa derisa, come per salvare quello che resiste nonostante tutto alla critica interna. Il resto poteva e doveva cadere).<br />Tale è Franti. Dall'interno idilliaco della terza classe in cui alligna Enrico Bottini, egli irraggia il suo riso distruttore; e chi si aggrappa a ciò che egli distrugge, lo chiama infame. (p. 363) *[...] perché l'Ordine o lo si ride dal di dentro o lo si bestemmia dal di fuori; o si finge di accettarlo per farlo esplodere, o si finge di rifiutarlo per farlo rifiorire in altre forme; o si è [[Rabelais]] o si è [[Cartesio]]; o si è, come Franti ha tentato, uno scolaro che ride in scuola, o un analfabeta di avanguardia. E forse Franti, con la memoria accesa del gesto di papà Coretti che dava al figlio, con la mano ancor calda, la carezza del [[Umberto I di Savoia|Re]] (impeditogli da Enrico di sorridere ancora una volta, cancellato con un tratto di penna), si apprestava in un lunga ascesi a esercitare, all'alba del nuovo secolo, sotto il nome d'arte di Gaetano Bresci. (p. 364) {{NDR|[[Edmondo De Amicis]], ''[[Edmondo De Amicis#Cuore|Cuore. Libro per i ragazzi]]'' (1886), seguito da ''Elogio di Franti'' di Umberto Eco, a cura di Luciano Tamburini, Einaudi, Torino, 2001. ISBN 8806159291}} ==''Il cimitero di Praga''== ===[[Incipit]]=== Il passante che in quella grigia mattina del marzo 1897 avesse attraversato a proprio rischio e pericolo place Maubert, o la Maub, come la chiamavano i malviventi (già centro di vita universitaria nel Medioevo, quando accoglieva la folla degli studenti che frequentavano la Facoltà delle Arti nel Vicus Stramineus o rue du Fouarre, e più tardi luogo dell'esecuzione capitale di apostoli del libero pensiero come [[Étienne Dolet]]), si sarebbe trovato in uno dei pochi luoghi di Parigi risparmiato dagli sventramenti del barone Haussmann, tra un groviglio di vicoli maleodoranti, tagliati in due settori dal corso della Bièvre, che laggiù ancora fuoriusciva da quelle viscere della metropoli dove da tempo era stata confinata, per gettarsi febbricitante, rantolante e verminosa nella vicinissima Senna. Da place Maubert, ormai sfregiata dal boulevard Saint-Germain, si dipartiva ancora una ragnatela di straducole come rue Maître-Albert, rue Saint-Séverin, rue Galande, rue de la Bûcherie, rue Saint-Julien-le-Pauvre, sino a rue de la Huchette, disseminate di sordidi hotel tenuti in genere da alvergnati, albergatori dalla leggendaria cupidigia, che domandavano un franco per la prima notte e quaranta centesimi per le seguenti (più venti soldi se si voleva anche un lenzuolo). ===Citazioni=== *Anche qui, come se la cosa l'avessimo inventata noi, era intervenuta a favore di Diana una mistica carmelitana di Lisieux in odore di santità malgrado la sua giovane età. Questa [[Teresa di Lisieux|suor Teresa del Bambino Gesù e del Santo Volto]], avendo ricevuto copia delle memorie di Diana convertita, si era talmente commossa per questa creatura da inserirla come personaggio in una sua operetta teatrale scritta per le consorelle, ''Il trionfo dell'Umiltà''', dove c'entrava persino Giovanna d'Arco. (cap. 22) *Degli [[ebrei]] so solo ciò che mi ha insegnato il nonno: – Sono il popolo ateo per eccellenza, mi istruiva. Partono dal concetto che il bene deve realizzarsi qui, e non oltre la tomba. Quindi operano solo per la conquista di questo mondo. (p. 11) *[...] l'ebreo, oltre che vanitoso come uno spagnolo, ignorante come un croato, cupido come un levantino, ingrato come un maltese, insolente come uno zingaro, sporco come un inglese, untuoso come un calmucco, imperioso come un prussiano e maldicente come un astigiano, è adultero per foia irrefrenabile [...]. (p. 12) *L'italiano è infido, bugiardo, vile, traditore, si trova più a suo agio col pugnale che con la spada, meglio col veleno che col farmaco, viscido nella trattativa, coerente solo nel cambiar bandiera a ogni vento. (p. 17) *Gli uomini non fanno mai il male così completamente ed entusiasticamente come quando lo fanno per convinzione religiosa. (p. 18) *Qual è stato il lievito che qualcuno, o la sorte, o il diavolo ha immesso nel corpo ancora sano delle conventicole dei templari e dei liberi muratori per farne lievitare la più diabolica delle sette di tutti i tempi? (p. 64) *{{NDR|In riferimento alla [[Sicilia]]}} In questa terra dove da secoli non accadeva niente, è arrivato [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] coi suoi. Non è che la gente di qui partecipi per lui, né che tenga ancora per il re che Garibaldi sta detronizzando. Semplicemente sono come ubriacati dal fatto che sia accaduto qualcosa di diverso. E ciascuno interpreta la diversità a modo suo. Forse questo gran vento di novità è solo uno scirocco che li addormenterà di nuovo tutti. (p. 160) *Così sono, e son condannato a esserlo. Sarò sempre fantastico, buio, tenebroso, bilioso. Ho ormai trent'anni e ho sempre fatto la guerra, per distrarmi da un mondo che non amo. E così ho lasciato a casa un grande romanzo ancora manoscritto. Vorrei vederlo stampato, e non posso occuparmene perché ho questi sudici conti da curare. Se fossi ambizioso, se avessi sete di piaceri... se fossi almeno cattivo... Almeno come [[Nino Bixio|Bixio]]. Niente. Mi conservo ragazzo, vivo alla giornata, amo il moto per muovermi, l'aria per respirarla. Morirò per morire... E tutto sarà finito. ([[Ippolito Nievo]]: p. 172) *Immaginarsi come elemento necessario nell'ordine dell'universo equivale, per noi gente di buone letture, a quello che è la superstizione per gli illetterati. Non si cambia il mondo con le idee. Le persone con poche idee sono meno soggette all'errore, seguono ciò che fanno tutti e non disturbano nessuno, e riescono, si arricchiscono, raggiungono buone posizioni, deputati, decorati, uomini di lettere rinomati, accademici, giornalisti.<br />Si può essere sciocchi quando si fanno così bene i propri affari? Lo sciocco sono io, che ho voluto battermi coi mulini a vento. (Maurice Joly: p. 209) *Viene un momento in cui qualcosa si spezza dentro, e non si ha più né energia né volontà. Dicono che bisogna vivere, ma vivere è un problema che alla lunga conduce al suicidio. (p. 317) *Ma non vi è nulla di più inedito di ciò che è già stato pubblicato. (p. 376) *Qualcuno ha detto che il patriottismo è l'ultimo rifugio delle canaglie: chi non ha principi morali si avvolge di solito in una bandiera, e i bastardi si richiamano sempre alla purezza della loro razza. L'identità nazionale è l'ultima risorsa dei diseredati. (p. 399) *Ora il senso dell'identità si fonda sull'[[odio]], sull'odio per chi non è identico. Bisogna coltivare l'odio come passione civile. Il nemico è l'amico dei popoli. Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria. L'[[amore e odio|odio]] è la vera passione primordiale. È l'[[amore e odio|amore]] che è una situazione anomala. Per questo Cristo è stato ucciso: parlava contro natura. Non si ama qualcuno per tutta la vita, da questa speranza impossibile nascono adulterio, matricidio, tradimento dell'amico... Invece si può odiare qualcuno per tutta la vita. Purché sia sempre là a rinfocolare il nostro odio. L'odio riscalda il cuore. (p. 400) *I buoni cristiani non credono forse che Satana abbia trasportato Gesù Cristo stesso sulla cima di una montagna, da cui gli ha mostrato tutti i regni della terra? E come faceva a mostrarglieli tutti se la terra è tonda? (p. 475) ==''Il fascismo eterno''== *In Italia c'è oggi qualcuno che dice che il mito della [[Resistenza italiana|Resistenza]] era una bugia comunista. È vero che i comunisti hanno sfruttato la Resistenza come una proprietà personale, dal momento che vi ebbero un ruolo primario; ma io ricordo partigiani con fazzoletti di diversi colori. (p. 16) *Se per [[totalitarismo]] si intende un regime che subordina ogni atto individuale allo stato e alla sua ideologia, allora nazismo e stalinismo erano regimi totalitari. Il [[fascismo]] fu certamente una dittatura, ma non era compiutamente totalitario, non tanto per la sua mitezza, quanto per la debolezza filosofica della sua ideologia. [...] [[Mussolini]] non aveva nessuna filosofia: aveva solo una retorica. (p. 22) *Si può dire che il fascismo italiano sia stata la prima dittatura di destra che abbia dominato un paese europeo, e che tutti i movimenti analoghi abbiano trovato in seguito una sorta di archetipo comune nel regime di Mussolini. Il fascismo italiano fu il primo a creare una liturgia militare, un folklore, e persino un modo di vestire [...]. (p. 23) *[...] il fascismo non possedeva alcuna quintessenza, e neppure una singola essenza. Il fascismo era un totalitarismo '' fuzzy''. Il fascismo non era un ideologia monolitica, ma piuttosto un collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni. Si può forse concepire un movimento totalitario che riesca a mettere insieme monarchia e rivoluzione, esercito regio e milizia personale di Mussolini, i privilegi concessi alla chiesa e una educazione statale che esaltava la violenza, il controllo assoluto e il libero mercato? (p. 25) *Il fascismo era filosoficamente scardinato, ma dal punto di vista emotivo era fermamente incernierato ad alcuni archetipi. (pp. 30-31) *[...] si può giocare al fascismo in molti modi, e il nome del gioco non cambia. [...] Il termine "fascismo" si adatta a tutto perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista. Togliete al fascismo l'imperialismo e avrete [[Francisco Franco|Franco]] o [[António de Oliveira Salazar|Salazar]]; togliete il colonialismo e avrete il fascismo balcanico. Aggiungete al fascismo italiano un anticapitalismo radicale (che non affascinò mai Mussolini) e avrete [[Ezra Pound]]. Aggiungete il culto della mitologia celtica e il misticismo del Graal (completamente estraneo al fascismo ufficiale) e avrete uno dei più rispettati guru fascisti, [[Julius Evola]]. (pp. 31-33) *1. La prima caratteristica di un Ur-Fascismo è il culto della tradizione. (p. 34) *2. Il tradizionalismo implica il rifiuto del modernismo. [...] L'illuminismo, l'età della ragione vengono visti come l'inizio della depravazione moderna. In questo senso, l'Ur-Fascismo può venire definito come "irrazionalismo". (pp. 36-37) *3. L'irrazionalismo dipende anche dal culto dell'azione per l'azione. l'azione è bella di per sé, e dunque deve essere attuata prima di e senza una qualunque riflessione. Pensare è una forma di evirazione. (p. 37) *4. Nessuna forma di sincretismo può accettare la critica. Lo spirito critico opera distinzioni, e distinguere è un segno di modernità. Per l'Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento. [...] (pp. 38-39) *5. Il disaccordo è inoltre un segno di diversità. L'Ur-Fascismo cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza. Il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi. L'Ur-Fascismo è dunque razzista per definizione. (p. 39) *6. L'Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. Il che spiega perché una delle caratteristiche tipiche dei fascismi storici è stato l'appello alle classi medie frustrate, a disagio per qualche crisi economica o umiliazione politica, spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni. (p. 39) *7. A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l'Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese. È questa l'origine del "nazionalismo". Inoltre, gli unici che possono fornire una identità alla nazione sono i nemici. Così, alla radice della psicologica Ur-Fascista vi è l'ossessione del complotto, possibilmente internazionale. I seguaci debbono sentirsi assediati. Il modo più facile per far emergere un complotto è quello di fare appello alla xenofobia. Ma il complotto deve venire anche dall'interno: gli [[ebrei]] sono di solito l'obiettivo migliore, in quanto presentano il vantaggio di essere al tempo stesso dentro e fuori. (p. 40) *8. I seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza ostentata e dalla forza dei nemici. [...] I seguaci debbono tuttavia essere convinti di poter sconfiggere i nemici. Così, grazie a un continuo spostamento di registro retorico, i nemici sono al tempo stesso troppo forti e troppo deboli. (p. 41) *9. Per l'Ur-Fascismo non c'è lotta per la vita, ma piuttosto "vita per la lotta". Il pacifismo è allora collusione col nemico, il pacifismo è cattivo perché la vita è una guerra permanente. (p. 42) *10. L'elitismo è un aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, in quanto fondamentalmente aristocratico. Nel corso della storia, tutti gli elitismi aristocratici e militaristici hanno implicato il disprezzo per i deboli. L'Ur-Fascismo non può fare a meno di predicare un "elitismo popolare". (pp. 42-43) *11. In questa prospettiva, ciascuno è educato per diventare un eroe. [...] Questo culto dell'eroismo è strettamente legato al culto della morte [...] L'eroe Ur-Fascista, invece, aspira alla morte, annunciata come la migliore ricompensa per una vita eroica. L'eroe Ur-Fascista è impaziente di morire. (p. 44) *12. Dal momento che sia la guerra permanente sia l'eroismo sono giochi difficili da giocare, l'Ur-Fascista trasferisce la sua volontà di potenza su questioni sessuali. [...] Dal momento che anche il sesso è un gioco difficile da giocare, l'eroe Ur-Fascista gioca con le armi, che sono il suo ''Ersatz'' fallico: i suoi giochi di guerra sono dovuti a una ''invidia penis'' permanente. (pp. 44-45) *13. L'Ur-Fascismo si basa su un "populismo qualitativo". [...] Per l'Ur-Fascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti [...] (p. 45) *Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la "[[populismo|voce del popolo]]", possiamo sentire l'odore di Ur-Fascismo. (p. 47) *14. L'Ur-Fascismo parla la "neolingua". (p. 47) *Il mattino del 27 luglio del 1943 mi fu detto che, secondo delle informazioni lette alla radio, il fascismo era crollato e Mussolini era stato arrestato. Mia madre mi mandò a comperare il giornale. Andai al chiosco più vicino e vidi che i giornali c'erano, ma i nomi erano diversi. [...] Il messaggio celebrava la fine della dittatura e il ritorno della libertà: libertà di parola, di stampa, di associazione politica. Questa parole, "libertà", "dittatura" – Dio mio – era la prima volta in vita mia che le leggevo. In virtù di queste nuove parole ero rinato uomo libero occidentale. (pp. 48-49) *L'Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. [...] L'Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l'indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo. (pp. 49-50) ==''Il nome della rosa''== ===[[Incipit]]=== In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l'unico immodificabile evento di cui si possa asserire l'incontrovertibile verità. Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell'errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.<br /> Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell'attesa di perdermi nell'abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l'Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione. ===Citazioni=== *Come dice Boezio, nulla è più fugace della forma esteriore, che appassisce e muta come i fiori di campo all'apparire dell'autunno; e che senso avrebbe dire dell'abate Abbone che ebbe l'occhio severo e le guance pallide quando ormai lui e coloro che lo attorniavano sono polvere e della polvere il loro corpo ha ormai il grigiore mortifero (solo l'animo, lo voglia Iddio, risplendendo di una luce che non si spegnerà mai più)? (Prologo) *Tale è la forza del [[Verità|vero]] che, come il [[bene]], è diffusivo di sé. (Primo giorno, Prima) *La bellezza del cosmo è data non solo dalla unità nella varietà, ma anche dalla varietà nell'unità. (Primo giorno, Prima) *Se mai fossi saggio, lo sarei perché so essere severo. (Abate: Primo giorno, Terza) *Se un pastore falla deve essere isolato dagli altri pastori, ma guai se le pecore cominciassero a diffidare dei pastori. (Abate: Primo giorno, Terza) *Ecco, forse l'unica vera prova della presenza del diavolo è l'intensità con cui tutti in quel momento ambiscono saperlo all'opera... (Guglielmo: Primo giorno, Terza) *Non tutte le verità sono per tutte le orecchie, non tutte le menzogne possono essere riconosciute come tali da un animo pio, e i monaci, infine, stanno nello scriptorium per porre capo a un'opera precisa, per la quale debbono leggere certi e non altri volumi, e non per seguire ogni dissennata curiosità che li colga, vuoi per debolezza della mente, vuoi per superbia, vuoi per suggestione diabolica. (l'Abate a Guglielmo; primo giorno, Terza) *Monasterium sine libris est sicut civitas sine opibus, castrum sine numeris, coquina sine suppellectili, mensa sine cibis, hortus sine herbis, pratum sine floribus, arbor sine foliis... (l'Abate a Guglielmo; Primo giorno, Terza) *Sì, c'è una [[lussuria]] del [[dolore]], come c'è una lussuria dell'adorazione e persino una lussuria dell'[[umiltà]]. Se bastò così poco agli [[angelo|angeli]] ribelli per mutare il loro ardore d'adorazione e umiltà in ardore di superbia e di rivolta, cosa dire di un essere umano? E fu per questo che rinunciai a quella attività [di inquisitore]. Mi mancò il coraggio di inquisire sulle debolezze dei malvagi, perché scoprii che sono le stesse debolezze dei santi. (Guglielmo: Primo giorno, Sesta) *Quando entra in gioco il possesso delle cose terrene, è difficile che gli uomini ragionino secondo giustizia. (Primo giorno, Sesta) *"È un uomo...strano", dissi. <br /> "È, o è stato, per molti aspetti, un grande uomo. Ma proprio per questo è strano. Sono solo gli uomini piccoli che sembrano normali. Ubertino avrebbe potuto diventare uno degli eretici che ha contribuito a fare bruciare, o un cardinale di santa romana chiesa. È andato vicinissimo a entrambe le perversioni. Quando parlo con Ubertino ho l'impressione che l'inferno sia il paradiso guardato dall'altra parte." (Adso e Guglielmo: Primo giorno, Verso nona) *Perché tre cose concorrono a creare la bellezza: anzitutto l'integrità o perfezione, e per questo reputiamo brutte le cose incomplete; poi la debita proporzione ovvero la consonanza; e infine la clarità e la luce, e infatti chiamiamo belle le cose di colore nitido. E siccome la visione del bello comporta la pace, e per il nostro appetito è la stessa cosa acquetarsi nella pace, nel bene o nel bello, mi sentii pervaso di grande consolazione e pensai quanto dovesse essere piacevole lavorare in quel luogo [lo scriptorium]. (Primo giorno, Dopo Nona) *Vedi tu questa cappa di [[sofisma|sofismi]] della quale sono stato vestito sino ad oggi? Questa mi grava e pesa come avessi la maggior torre di Parigi o la montagna del mondo in su le spalle e mai la potrò più porre giù. E questa pena m'è data dalla divina giustizia per la mia vanagloria, per aver creduto il mio corpo un luogo di delizie, e per aver supposto di sapere più degli altri, e per l'essermi dilettato di cose mostruose che hanno prodotto cose ben più mostruose nell'interno dell'anima mia – e ora con esse dovrò vivere in eterno. (Berengario da Arundel: Secondo giorno, Prima) *Anche una guerra santa è una guerra. Per questo forse non dovrebbero esserci guerre sante. (Guglielmo: Secondo giorno, Nona) *È sempre meglio che chi ci incute paura abbia più [[paura]] di noi. (Adso riprendendo un'osservazione di Guglielmo: Secondo giorno, Compieta) *Quando i veri nemici sono troppo forti, bisogna pur scegliere dei nemici più deboli. Riflettei che per questo i semplici son detti tali. Solo i potenti sanno sempre con grande chiarezza chi siano i loro nemici veri. (Terzo giorno, Sesta) *Tutte le [[Eresia|eresie]] sono bandiera di una realtà dell'esclusione. Gratta l'eresia, troverai il lebbroso. Ogni battaglia contro l'eresia vuole solamente questo: che il lebbroso rimanga tale. Quanto ai lebbrosi cosa vuoi chiedere loro? Che distinguano nel dogma trinitario o nella definizione dell'eucarestia quanto è giusto e quanto è sbagliato? Suvvia Adso, questi sono giochi per noi uomini di dottrina. I semplici hanno altri problemi. E bada, li risolvono tutti nel modo sbagliato. Per questo diventano eretici. (Terzo giorno, Nona) *Pensa un fiume, denso e maestoso, che corre per miglia e miglia entro argini robusti, e tu sai dove sia il fiume, dove l'argine, dove la terra ferma. A un certo punto il fiume, per stanchezza, perché ha corso per troppo tempo e troppo spazio, perché si avvicina il mare, che annulla in sé tutti i fiumi, non sa più cosa sia. Diventa il proprio delta. Rimane forse un ramo maggiore, ma molti se ne diramano, in ogni direzione, e alcuni riconfluiscono gli uni negli altri, e non sai più cosa sia origine di cosa, e talora non sai cosa sia fiume ancora, e cosa già mare... {{NDR|Guglielmo, riferendosi alle forme di eresia presenti nel '300}} (Terzo giorno, Nona) *Nulla infonde più [[Coraggio e paura|coraggio]] al pauroso della [[coraggio e paura|paura]] altrui. (Terzo giorno, Dopo compieta) *Scoprii che più amara della morte è la donna, che è come il laccio dei cacciatori, il suo cuore è come una rete, le sue mani funi. (Terzo giorno, Notte) *Avevo sempre creduto che la logica fosse un'arma universale e mi accorgevo ora di come la sua validità dipendesse dal modo in cui la si usava. D'altra parte, frequentando il mio maestro mi ero reso conto, e sempre più me ne resi conto nei giorni che seguirono, che la logica poteva servire a molto a condizione di entrarci dentro e poi di uscirne. (Quarto giorno, Laudi) *Vedi, un tempo ho tentato di ribellarmi ai signori, ora li servo e per il signore di queste terre comando a quelli come me. O ribellarsi o tradire, è data poca scelta a noi semplici. (Remigio a Guglielmo: Quarto giorno, Prima) *Vidi la pecora, che "ovis" è detta "ab oblatione" perché serviva sin dai primi tempi ai riti sacrificali [...] E le greggi erano sorvegliate dai cani, così chiamati da "canor" a causa del loro latrato. [...] E coi buoi uscivano in quel momento dalle stalle i vitellini che, femmine e maschi, traggono il loro nome dalla parola "viriditas" o anche da "virgo", perché‚ a quella età, essi sono ancora freschi, giovani e casti, e male avevo fatto e facevo, mi dissi, a vedere nelle loro movenze graziose una immagine della fanciulla non casta. (Quarto giorno, Terza) *Ebbi l'impressione che Guglielmo non fosse affatto interessato alla verità, che altro non è che l'adeguazione fra la cosa e l'intelletto. Egli invece si divertiva a immaginare quanti più possibili fosse possibile. (Quarto giorno, Vespri) *Per non apparire sciocco dopo, rinuncio ad apparire astuto ora. Lasciami pensare sino a domani, almeno. (Guglielmo: Quarto giorno, Vespri) *"Ma allora," ardii commentare, "siete ancora lontano dalla soluzione..." <br /> "Ci sono vicinissimo," disse Guglielmo, "ma non so a quale." <br /> "Quindi non avete una sola risposta alle vostre domande?" <br /> "Adso, se l'avessi insegnerei teologia a Parigi." <br /> "A Parigi hanno sempre la risposta vera?" <br /> "Mai," disse Guglielmo, "ma sono molto sicuri dei loro errori." <br /> "E voi," dissi con infantile impertinenza, "non commettete mai errori?" <br /> "Spesso," rispose. "Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno." (Quarto giorno, Vespri) *I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta) *Non sempre un'impronta ha la stessa forma del corpo che l'ha impressa e non sempre nasce dalla pressione di un corpo. Talora riproduce l'impressione che un corpo ha lasciato nella nostra mente, è impronta di una idea. L'idea è segno delle cose, e l'immagine è segno dell'idea, segno di un segno. Ma dall'immagine ricostruisco, se non il corpo, l'idea che altri ne aveva. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta) *Se la guardi perché è bella, e ne sei turbato (ma so che sei turbato, perché il peccato di cui la si sospetta te la rende ancora più affascinante), se la guardi e provi desiderio, perciostesso essa è una strega. Sta' in guardia, figlio mio... La bellezza del corpo si limita alla pelle. Se gli uomini vedessero quello che è sotto la pelle, così come accade con la lince di Beozia, rabbrividirebbero alla visione della donna. Tutta quella grazia consiste di mucosità e di sangue, di umori e di bile. Se si pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola e nel ventre, non si troverà che lordume. E se ti ripugna toccare il muco o lo sterco con la punta del dito, come mai potremmo desiderare di abbracciare il sacco stesso che contiene lo sterco? (Ubertino, a Adso: Quarto giorno, Notte) *Dio condusse all'uomo tutti gli animali per vedere come li avrebbe chiamati, e in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ciascun essere vivente, quello doveva essere il suo [[nome]]. E benché certamente il primo uomo fosse stato così accorto da chiamare, nella sua lingua edenica, ogni cosa e animale secondo la sua natura, ciò non toglie che egli non esercitasse una sorta di diritto sovrano nell'immaginare il nome che a suo giudizio meglio corrispondesse a quella natura. Perché infatti è ormai noto che diversi sono i nomi che gli uomini impongono per designare i [[concetto|concetti]], e uguali per tutti sono solo i concetti, segni delle cose. Così che certamente viene la parola "nomen" da "nomos", ovvero legge, dato che appunto i "nomina" vengono dati dagli uomini "ad placitum", e cioè per libera e collettiva convenzione. (Guglielmo: Quinto giorno, Terza) *Il cellario non rispose, ma il suo [[silenzio]] era abbastanza eloquente. (Quinto giorno, Nona) *La [[Giustizia|giustizia]] non è mossa dalla fretta, come credevano gli pseudoapostoli, e quella di Dio ha secoli a disposizione. Si proceda piano, e per gradi [nella tortura]. E soprattutto, ricordate quanto è stato detto ripetutamente: che si evitino le mutilazioni e il pericolo di morte. Una delle provvidenze che questo procedimento riconosce all'empio, è proprio che la morte venga assaporata, e attesa, ma non venga prima che la confessione sia stata piena, e volontaria, e purificatrice. (Bernardo Gui: Quinto giorno, Nona) *I folli e i bambini dicono sempre la verità, Adso. Sarà perché‚ come consigliere imperiale, il mio amico Marsilio è più bravo di me, ma come inquisitore sono più bravo io. Persino più bravo di Bernardo Gui, Dio mi perdoni. Perché a Bernardo non interessa scoprire i colpevoli, bensì bruciare gli imputati. E io invece trovo il diletto più gaudioso nel dipanare una bella e intricata matassa. E sarà ancora perché‚ in un momento in cui, come filosofo, dubito che il mondo abbia un ordine, mi consola scoprire, se non un ordine, almeno una serie di connessioni in piccole porzioni degli affari del mondo. (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri) *Il bene di un libro sta nell'essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto. Questa biblioteca è nata forse per salvare i libri che contiene, ma ora vive per seppellirli. Per questo è diventata fomite di empietà. (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri) *L'amore vero vuole il bene dell'amato. (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri) *Dell'unico amore terreno della mia vita, non sapevo, e non seppi mai, il nome. (Quinto giorno, Compieta) *«E tu non t'incantare troppo su queste teche. Di frammenti della croce ne ho visti molti altri, in altre chiese. Se tutti fossero autentici, Nostro Signore non sarebbe stato suppliziato su due assi incrociate, ma su di una intera foresta.» <br /> «Maestro!» dissi scandalizzato. <br /> «È così Adso. E ci sono dei tesori ancora più ricchi. Tempo fa, nella cattedrale di Colonia vidi il cranio di Giovanni Battista all'età di dodici anni.» <br /> «Davvero?» esclamai ammirato. Poi, colto da un dubbio: «Ma il Battista fu ucciso in età più avanzata!» <br /> «L'altro cranio dev'essere in un altro tesoro» disse Guglielmo con viso serio. (Sesto giorno, Prima) *A quel punto l'Abate gridò: "Traete, filii de puta!" [...] <ref>Adso sta raccontando un sogno: questa citazione si riferisce all'[[w:Basilica di San Clemente al Laterano|Iscrizione di San Clemente]], una delle prime espressioni scritte tra latino e volgare.</ref> (Sesto giorno, Terza) *«Aveva un altro senso, come tutti i sogni, e le visioni. Va letto allegoricamente o anagogicamente...» <br /> «Come le scritture!?» <br /> «Un [[Sogno|sogno]] è una scrittura, e molte scritture non sono altro che sogni.» (Guglielmo a Adso: Sesto giorno, Dopo terza) *«Ma ormai la sfida non è solo tra me e Abbone [l'Abate del monastero], è tra me e tutta la vicenda, io non esco da questa cinta prima di aver saputo. Vuole che io parta domattina? Bene, è lui il padrone di casa, ma entro domattina io devo sapere. Devo.»<br />«Dovete? Ma chi ve lo impone, ormai?»<br />«Nessuno ci impone di sapere, Adso. Si deve, ecco tutto, anche a costo di capire male.» (Guglielmo e Adso: Sesto giorno, nona) *Disse un filosofo greco (che il tuo Aristotele qui cita, complice e immonda auctoritas) che si deve smantellare la serietà degli avversari con il riso, e il riso avversare con la serietà. La prudenza dei nostri padri ha fatto la sua scelta: se il riso è il diletto della plebe, la licenza della plebe venga tenuta a freno e umiliata, e intimorita con la severità. E la plebe non ha armi per affinare il suo riso sino a farlo diventare strumento contro la serietà dei pastori che devono condurla alla vita eterna e sottrarla alle seduzioni del ventre, delle pudenda, del cibo, dei suoi sordidi desideri. Ma se qualcuno un giorno, agitando le parole del Filosofo, e quindi parlando da filosofo, portasse l'arte del riso a condizione di arma sottile, se alla retorica della convinzione si sostituisse la retorica dell'irrisione, se alla topica della paziente e salvifica costruzione delle immagini della redenzione si sostituisse la topica dell'impaziente decostruzione e dello stravolgimento di tutte le immagini più sante e venerabili — oh, quel giorno anche tu e tutta la tua sapienza, Guglielmo, ne sareste travolti! (Jorge: Settimo giorno, Notte I) *«Tu sei il diavolo» disse allora Guglielmo. <br /> Jorge parve non capire. Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore con sguardo attonito. «Io?» disse. <br /> «Sì, ti hanno mentito. Il [[diavolo]] non è il principe della materia, il diavolo è l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio. Il diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto. Tu sei il diavolo e come il diavolo vivi nelle tenebre.» (Settimo giorno, Notte I) *Jorge, dico. In quel viso devastato dall'odio per la filosofia, ho visto per la prima volta il ritratto dell'Anticristo, che non viene dalla tribù di Giuda come vogliono i suoi annunciatori, né da un paese lontano. L'Anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall'eccessivo amor di Dio o della verità, come l'eretico nasce dal santo e l'indemoniato dal veggente. Temi, Adso, i profeti e coloro disposti a morire per la verità, ché di solito fan morire moltissimo con loro, spesso prima di loro, talvolta al posto loro. Jorge ha compiuto un'opera diabolica perché amava in modo così lubrico la sua verità da osare tutto pur di distruggere la menzogna. Jorge temeva il secondo libro di Aristotele perché esso forse insegnava davvero a deformare il volto di ogni verità, affinché non diventassimo schiavi dei nostri fantasmi. Forse il compito di chi ama gli uomini e di far ridere della verità, ''fare ridere la verità'', perché l'unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità. (Settimo giorno, Notte II) *«Dove sta tutta la mia saggezza? Mi sono comportato da ostinato, inseguendo una parvenza di ordine, quando dovevo sapere bene che non vi è un ordine nell'universo.» <br /> «Ma immaginando degli ordini errati avete pur trovato qualcosa...» <br /> «Hai detto una cosa molto bella, Adso, ti ringrazio. L'ordine che la nostra mente immagina è come una rete, o una scala, che si costruisce per raggiungere qualcosa. Ma dopo si deve gettare la scala, perché si scopre che, se pure serviva, era priva di senso.» (Settimo giorno, Notte II) *Un [[romanzo]] [...] è una macchina per generare interpretazioni. *Un monaco dovrebbe certo amare i suoi libri con umiltà, volendo il ben loro e non la gloria della propria curiosità: me quello che per i laici è la tentazione dell'adulterio e per gli ecclesiastici regolari è la brama di richezze, questa per i monaci è la seduzione della conoscenza. *I semplici pagano sempre per tutti, anche per coloro che parlano in loro favore. *Non ci fa paura la bestemmia, perché anche nella maledizione di Dio riconosciamo l'immagine stranita dell'ira di Geova che maledice gli angeli ribelli. Non ci fa paura la violenza di chi uccide i pastori in nome di qualche fantasia di rinnovamento, perché è la stessa violenza dei principi che cercarono di distruggere il popolo di Israele. Non ci fa paura il rigore del donatista, la follia suicida del circoncellione, la lussuria del bogomilo, l'orgogliosa purezza dell'albigese, il bisogno di sangue del flagellante, la vertigine del male del fratello del libero spirito: li conosciamo tutti e conosciamo la radice dei loro peccati che è la radice stessa della nostra santità. Non ci fanno paura e soprattutto sappiamo come distruggerli, meglio, come lasciare che si distruggano da soli portando protervamente allo zenit la volontà di morte che nasce dagli abissi stessi del loro nadir. Anzi, vorrei dire, la loro presenza ci è preziosa, si iscrive nel disegno di Dio, perché il loro peccato incita la nostra virtù, la loro bestemmia incoraggia il nostro canto di lode, la loro sregolata penitenza regola il nostro gusto del sacrificio, la loro empietà fa risplendere la nostra pietà, così come il principe delle tenebre è stato necessario, con la sua ribellione e la sua disperazione, a far meglio rifulgere la gloria di Dio, principio e fine di ogni speranza. ===[[Explicit]]=== Mi inoltrerò presto in questo deserto amplissimo, perfettamente piano e incommensurabile, in cui il cuore veramente pio soccombe beato. Sprofonderò nella tenebra divina, in un silenzio muto e in una unione ineffabile, e in questo sprofondarsi andrà perduta ogni eguaglianza e ogni disuguaglianza, e in quell'abisso il mio spirito perderà se stesso, e non conoscerà né l'uguale né il disuguale, né altro: e saranno dimenticate tutte le differenze, sarò nel fondamento semplice, nel deserto silenzioso dove mai si vide diversità, nell'intimo dove nessuno si trova nel proprio luogo. Cadrò nella divinità silenziosa e disabitata dove non c'è opera né immagine. Fa freddo nello scriptorium, il pollice mi duole. Lascio questa scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.<ref>"L'antica rosa rimane nel nome, noi possediamo soltanto nudi nomi". Si tratta di una variante, rintracciabile in manoscritti medievali, di un verso del ''De contemptu mundi'' di [[Bernardo Morliacense]], monaco benedettino del XII secolo. Il verso originale di Bernardo è leggermente diverso, poiché recita "stat ''Roma'' pristina nomine, nomina nuda tenemus" (I, v. 952). Per approfondire leggi la voce su [[w:Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus|Wikipedia]]</ref> ===Citazioni su ''Il nome della rosa''=== *Da un bestseller al best per eccellenza: ''Il nome della rosa'' di Umberto Eco. A questo libro non si sfugge. Si deve a tutti i costi averlo letto e apprezzato. In caso contrario bisogna prepararsi a passare alcune ore spiegando perché la nostra comunione mistica col ''Nome della rosa'' non è avvenuta. Questo comunque è un problema di esigue minoranze perseguitate: la maggioranza, professori di università compresi, è entusiasta. ''Il nome della rosa'', romanzo per goliardi, è diventato un bestseller mondiale: tutto il mondo è una grande università in pectore. Ho il fondato sospetto che non sia un libro scritto a macchina, ma un libro scritto da una macchina. E chi oggi non aspira ad essere una macchina? Ha il sapore delle patatine dei fast-food, e il fatto emozionante che abbia avuto successo negli USA è la sola ragione per la quale ha avuto successo in Europa. In casi bizzarri come questo la tecnologia passa visibilmente in secondo piano. Gli europei hanno letto voracemente ''il nome della rosa'' perché è un libro scritto per essere letto voracemente dagli americani che l'avrebbero letto dopo. ([[Grazia Cherchi]]) *L'eccellente riuscita de ''il nome della rosa'' è proprio nella felicità narrativa, nella consumata astuzia del mestiere, che permette anche alla casalinga di arrivare alla fine appassionandosi alla trama, assorbendone gli umori maliziosi senza neppure accorgersene. In questo senso, perfetto strumento di massa. ([[Vittorio Messori]]) ==''Il pendolo di Foucault''== ===[[Incipit]]=== Fu allora che vidi il Pendolo. <br />La sfera, mobile all'estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà. <br />Io sapevo – ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell'incanto di quel placido respiro – che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel numero π che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili – così che il tempo di quel vagare di una sfera dall'uno all'altro polo era effetto di una arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l'unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di π, il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio. <br />Ancora sapevo che sulla verticale del punto di sospensione, alla base, un dispositivo magnetico, comunicando il suo richiamo a un cilindro nascosto nel cuore della sfera, garantiva la costanza del moto, artificio disposto a contrastare le resistenze della materia, ma che non si opponeva alla legge del Pendolo, anzi le permetteva di manifestarsi, perché nel vuoto qualsiasi punto materiale pesante, sospeso all'estremità di un filo inestensibile e senza peso, che non subisse la resistenza dell'aria, e non facesse attrito col suo punto d'appoggio, avrebbe oscillato in modo regolare per l'eternità. ===Citazioni=== *Come non cadere in ginocchio davanti all'[[altare]] della certezza? (cap. 1; p. 12) *Ormai mi muovevo come un uomo braccato – dall'orologio e dall'orrido avanzare del numero. (cap. 2; p .23) *Che sollievo. Solo a sapere che, volendo, potrei ricordare, dimentico subito. (cap. 3; p. 35) *“Signori,” disse, “invito loro ad andare a misurare quel chiosco. Vedranno che la lunghezza del ripiano è di 149 centimetri, vale a dire un centomiliardesimo della distanza Terra-Sole. L’altezza posteriore divisa per la larghezza della finestra fa 176/56=3,14. L’altezza anteriore è di 19 decimetri e cioè pari al numero di anni del ciclo lunare greco. La somma delle altezze dei due spigoli anteriori e dei due spigoli posteriori fa 190×2+176×2=732, che è la data della vittoria di Poitiers. Lo spessore del ripiano è di 3,10 centimetri e la larghezza della cornice della finestra di 8,8 centimetri. Sostituendo ai numeri interi la corrispondente lettera dell’alfabeto avremo C10H8, che è la formula della naftalina.” (cap. 5; p. 48) *Si nasce sempre sotto il segno sbagliato e stare al mondo in modo dignitoso vuol dire correggere giorno per giorno il proprio [[oroscopo]].<br />Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza. (cap. 7; p. 57) *Non è che l'incredulo non debba credere a nulla. Non crede a tutto. Crede a una cosa per volta, e a una seconda solo se in qualche modo discende dalla prima. Procede in modo miope, metodico, non azzarda orizzonti. Di due cose che non stiano insieme, crederle tutte e due, e con l'idea che da qualche parte ve ne sia una terza, occulta, che le unisce questa è la credulità.<br />L'incredulità non esclude la curiosità, la conforta. (cap. 7; p. 57) *Più tardi Lia mi avrebbe detto: "Tu vivi di superfici. Quando sembri profondo è perché ne incastri molte, e combini l'apparenza di un solido – un solido che se fosse solido non potrebbe stare in piedi."<br/>"Stai dicendo che sono superficiale?"<br/>"No," mi aveva risposto, "quello che gli altri chiamano profondità è solo un tesseract, un cubo tetradimensionale. Entri da un lato, esci dall'altro, e ti trovi in un universo che non può coesistere col tuo." (cap. 7; p. 58) *[...] la creazione, anche se produce l'errore, si dà sempre per amore di qualcuno che non siamo noi. (cap. 8; p. 65) *Si possono dire le cose sbagliate, basta che le ragioni siano giuste. (cap. 10; p. 74) *Popolare il mondo di figli che andranno sotto un altro nome, e nessuno saprà che sono tuoi. Come essere Dio in borghese. Tu sei Dio, giri per la città, senti la gente che parla di te, e Dio qua e Dio là, e che mirabile universo è questo, e che eleganza la gravitazione universale, e tu sorridi sotto i baffi (bisogna girare con una barba finta, oppure no, senza barba, perché dalla barba Dio lo riconosci subito), e dici fra te e te (il solipsismo di Dio è drammatico): "Ecco, questo sono io e loro non lo sanno." E qualcuno ti urta per strada, magari ti insulta, e tu umile dici scusi, e via, tanto sei Dio e se tu volessi, uno schiocco di dita, e il mondo sarebbe cenere. Ma tu sei così infinitamente potente da permetterti di esser buono. (cap. 11; p. 80) *Appartengo a una generazione perduta, e mi ritrovo soltanto quando assisto in compagnia alla solitudine dei miei simili. (cap. 12; p. 89) *Ancora all'inizio degli anni sessanta la barba era fascista – ma occorreva disegnarne il profilo, rasandola sulle guance, alla Italo Balbo – nel sessantotto era stata contestataria, e ora stava diventando neutra e universale, scelta di libertà. La barba è sempre stata maschera (ci si mette una barba finta per non essere riconosciuti), ma in quello scorcio d'inizio anni settanta ci si poteva camuffare con una barba vera. Si poteva mentire dicendo la verità, anzi, rendendo la verità enigmatica e sfuggente, perché di fronte a una barba non si poteva più inferire l'ideologia del barbuto. Ma quella sera, la barba risplendeva anche sui volti glabri di chi, non portandola, lasciava capire che avrebbe potuto coltivarla e vi aveva rinunciato solo per sfida. (cap. 13; p. 90) *E forse {{NDR|i [[Templari]]}} erano tutto questo, anime perse e anime sante, cavallanti e cavalieri, banchieri ed eroi... (cap. 13; p. 105) *[...] uno che fa la tesi sulla sifilide finisce per amare anche la spirocheta pallida. (cap. 13; p. 105) *Sa che si può essere ossessionati dal rimorso tutta la vita, non per aver scelto l'errore, di cui almeno ci si può pentire, ma per essersi trovati nell'impossibilità di provare a se stessi che non si sarebbe scelto l'errore... (cap. 15; p. 121) *"O basta là," disse Belbo. Solo un piemontese può capire l'animo con cui si pronuncia questa espressione di educata stupefazione. Nessuno dei suoi equivalenti in altra lingua o dialetto (non mi dica, dis donc, are you kidding?) può rendere il sovrano senso di disinteresse, il fatalismo con cui essa riconferma l'indefettibile persuasione che gli altri siano, e irrimediabilmente, figli di una divinità maldestra. (cap. 20; p. 158) *Così l'altra sera dovevo credere che il Piano fosse vero, altrimenti negli ultimi due anni sarei stato l'architetto onnipossente di un incubo maligno. Meglio che l'incubo fosse realtà, se una cosa è vera è vera, e tu non c'entri. (cap. 23; p. 178) *Il criterio era rigoroso, e credo sia lo stesso seguito dai servizi segreti: non ci sono informazioni migliori delle altre, il potere sta nello schedarle tutte, e poi cercare le connessioni. Le connessioni ci sono sempre, basta volerle trovare. (cap. 34; p. 240) *Bisogno di innamorarsi.<br />Certe cose le senti venire, non è che ti innamori perché ti innamori, ti innamori perché in quel periodo avevi un disperato bisogno di innamorarti. Nei periodi in cui senti la voglia di innamorarti devi stare attento a dove metti piede: come aver bevuto un filtro, di quelli che ti innamorerai del primo essere che incontri. Potrebbe essere un [[ornitorinco]]. (cap. 37; p. 246) *L'umanità non sopporta il pensiero che il mondo sia nato per caso, per sbaglio, solo perché quattro atomi scriteriati si sono tamponati sull'autostrada bagnata. E allora occorre trovare un complotto cosmico, Dio, gli angeli o i diavoli. (cap. 53; p. 337) *Una celebrante salì su un dolmen e soffiò in una tromba. Pareva, più ancora di quella che avevamo visto qualche ora prima, una buccina da marcia trionfale dell'Aida. Ma ne usciva un suono feltrato e notturno, che sembrava venire da molto lontano. Belbo mi toccò il braccio: "È il [[ramsinga]], il ramsinga dei thugs presso il baniano sacro..." (cap. 62; p. 377) *Perché non posso sognare l'[[esame di maturità]] come tutti? (cap. 64; p. 392) *[...] i Templari c'entrano sempre. (cap. 65; p. 395) *Aveva ragione lei. Qualsiasi dato diventa importante se è connesso a un altro. La connessione cambia la prospettiva. Induce a pensare che ogni parvenza del mondo, ogni voce, ogni parola scritta o detta non abbia il senso che appare, ma ci parli di un Segreto. Il criterio è semplice: sospettare, sospettare sempre. Si può leggere in trasparenza anche un cartello di senso vietato. (cap. 66; pp. 398-399) *Bisogna saper distinguere occultismo da esoterismo. L'esoterismo è la ricerca di un sapere che non si trasmette se non per simboli, sigillati per i profani. L'occultismo, invece, che si diffonde nell'Ottocento, è la punta dell'iceberg, quel poco che affiora del segreto esoterico. I Templari erano degli iniziati, e la prova è che, sottoposti a tortura, muoiono per salvare il loro segreto. È la forza con cui lo hanno occultato che ci fa sicuri della loro iniziazione, e nostalgici di ciò che essi avevano saputo. L'occultista è esibizionista. (cap. 76; p. 459) *In ogni caso, e quale fosse il ritmo, la sorte ci premiava, perché a voler trovare connessioni se ne trovano sempre, dappertutto e tra tutto, il mondo esplode in una rete, in un vortice di parentele e tutto rimanda a tutto, tutto spiega tutto... (cap. 85; p. 491) *Quella volta Belbo aveva perso il controllo. Almeno, come poteva perdere il controllo lui. Aveva atteso che Agliè fosse uscito e aveva detto tra i denti: «Ma gavte la nata.»<br/>Lorenza, che stava ancora facendo gesti complici di allegrezza, gli aveva chiesto che cosa volesse dire.<br/>«È torinese. Significa levati il tappo, ovvero, se preferisci, voglia ella levarsi il tappo. In presenza di persona altezzosa e impettita, la si suppone enfiata dalla propria immodestia, e parimenti si suppone che tale smodata autoconsiderazione tenga in vita il corpo dilatato solo in virtù di un tappo che, infilato nello sfintere, impedisca che tutta quella aerostatica dignità si dissolva, talché, invitando il soggetto a togliersi esso turacciolo, lo si condanna a perseguire il proprio irreversibile afflosciamento, non di rado accompagnato da sibilo acutissimo e riduzione del superstite involucro esterno a povera cosa, scarna immagine ed esangue fantasma della prisca maestà.» (cap. 98; p. 538) *Guai a fare finta, ti credono tutti. (cap. 106; p. 572) *C'era un tale, forse Rubinstein, che quando gli avevano chiesto se credeva in Dio aveva risposto: "Oh no, io credo... in qualcosa di molto più grande..." Ma c'era un altro (forse [[Gilbert Keith Chesterton|Chesterton]]?) che aveva detto: da quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credano più a nulla, credono a tutto<ref>Si tratta in realtà di una frase di [[Emile Cammaerts]], comunemente (ma erroneamente) attribuita a Chesterton.</ref>. (cap. 118; p. 657) *L'ho capito io questa sera: occorre che l'[[scrittore e lettore|autore]] muoia perché il [[scrittore e lettore|lettore]] si accorga della sua verità. (cap. 119; p. 671) ===[[Explicit]]=== Che io abbia scritto o no, non fa differenza. Cercherebbero sempre un altro senso, anche nel mio silenzio. Sono fatti così. Sono ciechi alla rivelazione. Malkut è Malkut e basta. <br/>Ma vaglielo a dire. Non hanno fede.<br/><br/>E allora tanto vale star qui, attendere, e guardare la [[collina]].<br/><br/>È così bella. ===Citazioni su ''Il pendolo di Foucalt''=== *Bilanci di fine anno. Sono stato a lungo incerto se includere o non includere ''Il pendolo di Foucault'' fra i libri più brutti letti nel corso dell'88. A farmi decidere per il no è stata la convinzione che non può essere brutto un libro che in nessun caso avrebbe potuto essere bello. Il bello, in letteratura, è una sorta di utilità marginale: nasce, se nasce, dal sovrappiù di senso che lo stile riesce a strappare al di là della realizzazione del progetto. E basta aprire il secondo romanzo di Eco per accorgersi che non vi spira alito di stile, che il motorino della scrittura ce la fa appena a smuovere la carretta dell'intreccio con il suo greve carico erudito. ''Il pendolo di Foucault'' può assomigliare a tutto – a un'inchiesta dell'"Espresso", a un'enciclopedia tascabile, a un'annata della "Settimana enigmistica", al "papiro" di una matricola – tranne che al libro di uno scrittore. Sotto il profilo letterario Eco va assolto per non aver commesso il fatto. ([[Giovanni Raboni]]) ==''In cosa crede chi non crede''== * Se Cristo fosse pur solo il soggetto di un grande racconto, il fatto che questo racconto abbia potuto essere immaginato e voluto da bipedi implumi che sanno solo di non sapere, sarebbe altrettanto miracoloso (miracolosamente misterioso) del fatto che il figlio di un Dio reale si sia veramente incarnato. Questo mistero naturale e terreno non cesserebbe di turbare e ingentilire il cuore di chi non crede. *Io ritengo che un'etica naturale – rispettata nella profonda religiosità che l'[[anima]] – possa incontrarsi coi princìpi di un'etica fondata sulla fede nella trascendenza, la quale non può non riconoscere che i princìpi naturali siano stati scolpiti nel nostro cuore in base a un programma di [[salvezza]]. (p. 25)<ref>Citato in {{cita web | url = https://it.zenit.org/articles/la-misericordia-nella-vita-di-umberto-eco/ | titolo = La misericordia nella vita di Umberto Eco | sito = zenit.org}}, 21 febbraio 2016. URL archiato il [http://archive.is/2fzjZ/ 6 marzo 2019]</ref> ==''L'isola del giorno prima''== ===[[Incipit]]=== "Eppure m'inorgoglisco della mia umiliazione, e poiché a tal privilegio son condannato, quasi godo di un'aborrita salvezza: sono, credo, a memoria d'uomo, l'unico essere della nostra specie ad aver fatto naufragio su di una nave deserta."<br /> <br /> Così, con impenitente concettosità, Roberto de la Grive, presumibilmente tra il luglio e l'agosto del 1643.<br /> Da quanti giorni vagava sulle onde, legato a una tavola, a faccia in giù di giorno per non essere accecato dal sole, il collo innaturalmente teso per evitare di bere, riarso dal salmastro, certamente febbricitante? Le lettere non lo dicono e lasciano pensare a una eternità, ma si dev'essere trattato di due giorni al più, altrimenti non sarebbe sopravvissuto sotto la sferza di Febo (come immaginosamente lamenta) – lui così infermiccio quale si descrive, animale nottivago per naturale difetto. ===Citazioni=== *Il vero è tanto più gradito quanto sia ispido di difficoltà, e più stimata è la rivelazione che assai ci sia costata. *L'assenza è all'amore come il vento al fuoco: spegne il piccolo, fa avvampare il grande. *La presenza sminuisce la fama, mentre la lontananza l'accresce: le qualità perdono lucentezza se si toccano troppo, mentre la fantasia giunge più lontano della vista. *Dunque il geloso (che pure vuole o vorrebbe l'amata casta e fedele) non vuole né può pensarla se non come degna di [[gelosia]], e dunque colpevole di tradimento, rinfocolando così nella sofferenza presente il piacere dell'amore assente. [...] Il contatto amoroso, che il geloso immagina, è l'unico modo in cui possa raffigurarsi con verisimiglianza un connubio altrui che, se non indubitabile, è per lo meno possibile, mentre il proprio è impossibile. (cap. 28) *La verità è una giovinetta tanto bella quanto pudica e perciò va sempre avvolta nel suo mantello. *Siamo animali tra gli animali, figli entrambi della materia, salvo che siamo più disarmati. Ma poiché a differenza delle bestie sappiamo che dobbiamo morire, prepariamoci a quel momento godendo della vita che ci è stata data dal caso e per caso. La saggezza ci insegni a impiegare i nostri giorni per bere e conversare amabilmente, come si conviene ai gentiluomini, disprezzando le anime vili. *La prima qualità di un onest'uomo è il disprezzo della [[religione]], che ci vuole timorosi della cosa più naturale del mondo, che è la [[morte]], odiatori dell'unica cosa bella che il destino ci ha dato, che è la vita, e aspiranti a un cielo dove di eterna beatitudine vivono solo i pianeti, che non godono né di premi né di condanne, ma del loro moto eterno, nelle braccia del vuoto. Siate forte come i saggi dell'antica Grecia e guardate alla morte con occhio fermo e senza paura. (cap. 5) *Dovrete imparare a fare con la parola arguta quello che non potete fare con la parola aperta; a muovervi in un mondo, che privilegia l'apparenza, con tutte le sveltezze dell'eloquenza, a esser tessitore di parole di seta. Se gli strali trafiggono il corpo, le parole possono trapassare l'anima. *Credeva di doversi abituare all'idea, e non aveva ancora capito che alla perdita di un padre è inutile abituarsi, perché non accadrà una seconda volta: tanto vale lasciare la ferita aperta. (cap. 7) ==''La bustina di Minerva''== *Si può essere colti sia avendo letto dieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovrebbero preoccuparsi solo coloro che di libri non ne leggono mai. Ma proprio per questa ragione essi sono gli unici che non avranno mai preoccupazioni di questo genere. (''Quanti libri non abbiamo letto?'', 1997) *Perché [[Cesare]] prima di morire ebbe tempo di dire "Tu quoque, Brute"? Perché a vibrargli la pugnalata fatale non fu Marcelino Menendez y Pelayo. (''Perché'', 1997) *Perché [[san Paolo]] non era sposato? Perché con tutti i viaggi che ha fatto, se avesse dovuto scrivere lettere anche alla moglie, il Nuovo Testamento avrebbe dimensioni proibitive. (''Perché'') *Perché Dio è l'essere perfettissimo? Perché se fosse imperfettissimo sarebbe mio cugino Gustavo. (''Perché'') *Perché [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] è nato in Corsica? Perché sì. (''Perché'') *Perché [[Cristoforo Colombo]] ha navigato verso Ponente? Perché se avesse navigato verso Levante avrebbe scoperto Messina. (''Perché'') *Perché un angolo retto misura novanta gradi? Domanda mal posta: lui non misura niente, sono gli altri che misurano lui. (''Perché'') *Clonare esseri umani sarà un pessimo investimento per chiunque. Quale grande personaggio vorrebbe correre il rischio di perpetuarsi attraverso una caricatura? Tutto sommato è ancora più ragionevole fare figli col vecchio sistema. E poi, se fosse vero che in una cellula c'è già tutto il nostro destino, perché varrebbe la pena di vivere? (''Uno scienziato pazzo ha deciso di clonarmi'', 1997) *Questo è il bello dell'anarchia di Internet. Chiunque ha diritto di manifestare la propria irrilevanza. *Se leggo la Bibbia, la più antica professione del mondo è quella del [[lessicografia|lessicografo]], perché subito Adamo diede nome alle cose.<ref>Da ''Evitiamo di far troppi casini'', in ''L'Espresso'', Editrice L'Espresso, Roma, 1990, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=-QYyAQAAIAAJ&focus=searchwithinvolume&q=lessicografo p. 162].</ref> *Una volta un tale che doveva fare una ricerca andava in biblioteca, trovava dieci titoli sull'argomento e li leggeva; oggi schiaccia un bottone del suo computer, riceve una bibliografia di diecimila titoli, e rinuncia. ==''La misteriosa fiamma della regina Loana''== ===[[Incipit]]=== «E lei come si chiama?»<br /> «Aspetti, ce l'ho sulla punta della lingua.»<br /> <br /> Tutto è cominciato così.<br /> Mi ero come risvegliato da un lungo sonno, e però ero ancora sospeso in un grigio lattiginoso. Oppure, non ero sveglio ma stavo sognando. Era uno strano sogno, privo di immagini, popolato di suoni. Come se non vedessi, ma udissi voci che mi raccontavano che cosa dovessi vedere. E mi raccontavano che non vedevo ancora nulla, salvo un fumigare lungo i canali, dove il paesaggio si dissolveva. Bruges, mi ero detto, ero a Bruges, ero mai stato a Bruges la morta? ===Citazioni=== *«Scrivevo?»<br />«Niente di tuo. Sono un genio sterile, dicevi, a questo mondo o si legge o si scrive, gli scrittori scrivono per disprezzo verso i colleghi, per avere ogni tanto qualche cosa di buono da leggere.» == ''Numero'' ''zero'' == === [[Incipit]] === Questa mattina non colava acqua dal rubinetto. Blop blop, due ruttini da neonato, poi più niente. Ho bussato dalla vicina: a casa loro, tutto regolare. Avrà chiuso la manopola centrale, mi ha detto. Io? Non so neppure dove sia, è poco che vivo qui, lo sa, e torno a casa solo alla sera. Mio Dio, ma quando parte per una settimana non chiude acqua e gas? Io no. Bella imprudenza, mi lasci entrare, le faccio vedere. === Citazioni === * Stiamo parlando di finanza, non di commercio. Prima comperi, poi vedrai che i soldi per pagare ti arrivano.(cap. II) * Già nel ’46 [[Palmiro Togliatti|Togliatti]] aveva dato il via all’amnistia generalizzata, contraddizioni della storia, i fascisti riabilitati dai comunisti, ma forse Togliatti aveva ragione, bisognava tornare a ogni costo alla normalità. (cap. III) * I sospetti non sono mai esagerati. Sospettare, sospettare sempre, solo così trovi la verità. Non è così che dice di fare la scienza? (cap. III) * Essere il solo ad aver colto la verità può farti girare la testa. (cap. XV) * Nel 1964 nasce ufficialmente l’[[organizzazione Gladio]], finanziata dalla [[Central Intelligence Agency|CIA]]. Gladio: il nome dovrebbe dirti qualcosa perché il gladio è un’arma dei legionari romani, e quindi dire gladio era come dire fascio littorio o cose del genere. Un nome che poteva attrarre militari in pensione, amanti dell’avventura e nostalgici fascisti. (cap. XV) * La questione è che i giornali non sono fatti per diffondere ma per coprire le notizie. Accade il fatto X, non puoi non parlarne ma imbarazza troppa gente, e allora in quello stesso numero metti titoloni da far rizzare i capelli, madre sgozza i quattro figli, forse i nostri risparmi finiranno in cenere, scoperta una lettera d’insulti di Garibaldi a Nino Bixio e via, la tua notizia annega nel gran mare dell’informazione. (cap. XV) * iIl golpe era stato progettato accuratamente sin dal 1969, […]l’anno della [[strage di piazza Fontana]], certamente già pensata per far cadere tutti i sospetti sulla sinistra e preparare psicologicamente l’opinione pubblica a un ritorno all’ordine. [[Junio Valerio Borghese|Borghese]] prevedeva l’occupazione del ministero dell’interno, del ministero della difesa, delle sedi RAI, dei mezzi di telecomunicazione (radio e telefoni) e la deportazione degli oppositori presenti nel parlamento. Queste non sono mie fantasie perché dopo è stato trovato un proclama che Borghese avrebbe dovuto leggere alla radio, e che diceva a un dipresso che era finalmente arrivata l’attesa svolta politica, la classe che aveva governato un venticinquennio aveva portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale, le forze armate e le forze dell’ordine fiancheggiavano la presa di potere dei golpisti. Italiani, avrebbe dovuto concludere Borghese, nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso Tricolore vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d’amore, Viva l’Italia. Tipica retorica mussoliniana. (cap. XV) ==''Postille a ''Il nome della rosa'' ''== *Un narratore non deve fornire interpretazioni della propria opera, altrimenti non avrebbe scritto un romanzo, che è una macchina per generare interpretazioni. (p. 507) *L'autore dovrebbe morire dopo aver scritto. Per non disturbare il cammino del testo. (p. 509) *Occorre crearsi delle costrizioni, per potere inventare liberamente. (p. 514) ==''Sei passeggiate nei boschi narrativi''== ===[[Incipit]]=== Vorrei iniziare ricordando [[Italo Calvino]], che doveva tenere otto anni fa, in questo stesso luogo, le sue sei Norton Lectures, ma fece in tempo a scriverne solo cinque, e ci lasciò prima di poter iniziare il suo soggiorno alla Harvard University. Non ricordo Calvino solo per ragioni d'amicizia, ma perché queste mie conferenze saranno in gran parte dedicate alla situazione del lettore nei testi narrativi, e alla presenza del lettore nella narrazione è dedicato uno dei libri più belli di Calvino, ''Se una notte d'inverno un viaggiatore''. ===Citazioni=== *Talora uno scrittore, per dire troppo, diventa più comico dei suoi personaggi. (p. 5) *Era molto popolare, nel XIX secolo, [[Carolina Invernizio]], che ha fatto sognare intere generazioni di proletari con storie che si intitolavano ''Il bacio di una morta'', ''La vendetta di una pazza'' o ''Il cadavere accusatore''. Carolina Invernizio scriveva malissimo e qualcuno ha osservato che aveva avuto il coraggio, o la debolezza, di introdurre nella letteratura il linguaggio della piccola burocrazia del giovane Stato Italiano (a cui apparteneva suo marito, direttore di una panetteria militare.) *[[Alfred Kazin]] racconta che una volta [[Thomas Mann]] aveva prestato un romanzo di [[Franz Kafka|Kafka]] a [[Albert Einstein|Einstein]], che glielo aveva restituito dicendo: "Non m'è riuscito di leggerlo: il cervello umano non è complesso fino a questo punto". (p. 5-6) *L'Italia è uno di quei paesi in cui non si è obbligati a entrare in un cinema all'inizio dello spettacolo, ma ci si può entrare in qualsiasi momento, e poi riprendere dall'inizio. La giudico una buona abitudine perché ritengo che un film sia come la vita: io nella vita sono entrato quando i miei genitori erano già nati e [[Omero]] aveva già scritto l'''[[Odissea]]'', poi ho cercato di ricostruire la fabula all'indietro, come ho fatto per ''Sylvie'' {{NDR|[[Gérard de Nerval]]}}, e bene o male ho capito che cosa era accaduto nel mondo prima della mia entrata. E così mi pare giusto fare coi film. (p. 81) ==''Sette anni di desiderio''== *Imponendo un contegno esteriore, gli abiti sono artifici semiotici ovvero macchine per comunicare. *L'[[America]] ha un'incredibile capacità di storicizzare il passato prossimo. (''I preti spretati'') *L'[[coraggio e viltà|eroe]] vero è sempre eroe per sbaglio, il suo sogno sarebbe di essere un onesto [[coraggio e viltà|vigliacco]] come tutti. *Talora la [[barzelletta]] oscena (come d'altra parte quella non oscena) è una forma d'arte, una variazione dell'epigramma o della satira antica: ve ne sono alcune che sono piccoli capolavori teatrali o verbali. *La [[saggezza]] non sta nel distruggere gli idoli, sta nel non crearne mai. *Mentre il [[comicità|comico]] è la percezione dell'opposto, l'[[umorismo]] ne è il sentimento. *Quello che continuo a ritenere irragionevole è che qualcuno mi sostenga, poniamo, che il Desiderio la vince sempre e comunque sul ''modus ponens'' (il che sarebbe anche possibile) ma per impormi la sua nozione di Desiderio e per confutare la mia confutazione, cerca di cogliermi in contraddizione usando il ''modus ponens''. Mi viene il Desiderio di rompergli la testa. ==''Sugli specchi e altri saggi''== *Il [[teatro]] è anche finzione solo perché è anzitutto segno. (''Il segno teatrale'') *In fondo quando si mente con eleganza e inventività si vorrebbe sempre, da un lato, convincere che stiamo dicendo la verità, e dall'altro essere smascherati, in modo che venga riconosciuta la nostra bravura. Talora l'assassino confessa il proprio delitto, rimasto impunito, perché l'investigatore riconosca la sua abilità. (''Ritratto di Plinio da giovane'') *La [[fantascienza]] è, in altri termini, narrativa dell'ipotesi, della congettura o dell'abduzione, e in tal senso è gioco scientifico per eccellenza, dato che ogni scienza funziona per congetture, ovvero per abduzioni. (''I mondi della fantascienza'') *Accanto al culto dei concetti trasmessi come deposito di verità e saggezza, accanto a un modo di vedere la natura come riflesso della trascendeza, ostacolo e remora, è viva nella sensibilità dell'epoca una fresca sollecitudine verso la realtà sensibile in tutti i suoi aspetti, compreso quello della sua godibilità in termini estetici. (''Arte e bellezza nell'estetica medievale'') * È nazista ogni vagheggiamento di una forza, eminentemente virile, che non sappia né leggere né scrivere: il Medioevo, con [[Carlo Magno]] che appena sapeva fare la propria firma, si presta mirabilmente a questi sogni di un ritorno alla villosità incontaminata. Quanto più peloso il modello, tanto maggiore il vagheggiamento: l'[[J._R._R._Tolkien#Lo_Hobbit|Hobbit]] sia modello umano per i nuovi aspiranti a nuove e lunghe notti dei lunghi coltelli. (''Dieci modi di sognare il Medioevo'') ==''Trattato di semiotica generale''== *La [[semiotica]] ha a che fare con qualsiasi cosa possa essere ASSUNTA come segno. È segno ogni cosa che possa essere assunto come un sostituto significante di qualcosa d'altro. Questo qualcosa d'altro non deve necessariamente esistere, né deve sussistere di fatto nel momento in cui il segno sta in luogo di esso. In tal senso la semiotica, in principio, è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire. (p. 17) *Non ci sono regole oggettive di trasformazione da [[ideologia]] a ideologia. La sconnessione dello spazio semantico permette solo di vedere come diversi angoli visuali producono diverse organizzazioni semantiche. Non esiste teoria semiotica delle ideologie capace di verificarne la validità o di permetterne il miglioramento. C'è solo una tecnica di analisi semiotica che permette di mettere in crisi una ideologia mostrandone la relatività rispetto a un'altra opposta. La scelta del punto di vista non riguarda la semiotica. La [[semiotica]] aiuta ad analizzare le diverse scelte, ma non aiuta a scegliere. (p. 368) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Apocalittici e integrati''=== È profondamente ingiusto sussumere degli atteggiamenti umani – in tutta la loro varietà, in tutte le loro sfumature – sotto due concetti generici e polemici come quelli di "apocalittico" e "integrato". Certe cose si fanno perché la titolazione di un libro ha le sue esigenze (si tratta, lo vedremo, di industria culturale, ma cercheremo appunto di dire come questo termine vada assunto in una accezione il più possibile decongestionata); e si fanno anche perché, se si vuole impostare un discorso introduttivo ai saggi che seguiranno, occorrerà fatalmente identificare alcune linee metodologiche generali: e per definire ciò che non si vorrebbe fare, risulta comodo tipicizzare all'estremo una serie di scelte culturali, che naturalmente andrebbero analizzate in concreto e con maggiore serenità. Ma questo è compito dei vari saggi e non di una introduzione. ===''Baudolino''=== Ratispone Anno <del>Dommini</del> Domini mense decembri mclv kronica Baudolini cognomento de Aulario<br /> io Baudolino di Galiaudo de li Aulari con na testa ke somilia un lione alleluja sieno rese Gratie al siniore ke mi perdoni<br /> <del>a yo face</del> habeo facto il rubamento più grande de la mia vita cio è preso da uno scrinio del vescovo Oto molti folii ke forse sono cose de la <del>kancel</del> cancelleria imperiale et li o gratati quasi tutti meno ke dove non veniva via et adesso o tanto Pergamino per schriverci quel ke volio cioè la mia chronica anca se non la so scrivere in latino<br /> se poi scoprono ke i folii non ci sono più ki sa ke cafarnaum viene fuori et pensano ke magari è una Spia dei vescovi romani ke voliono male all'imperatore federico<br /> ma forse non li importa a nessuno in chancelleria schrivono tutto anca quando non serve et ki li trova [questi folii] <del>se li infila nel büs del kü</del> non se ne fa negott. ===''De Bibliotheca''=== Io credo che in un luogo così venerando sia opportuno cominciare, come in una cerimonia religiosa, con la lettura del Libro, non a scopo di informazione, perché quando si legge un libro sacro tutti sanno già quello che il libro dice, ma con funzioni litaniali e di buona disposizione dello spirito. Dunque: :"L'universo (che altri chiama la biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella di una biblioteca normale. ===''Segno''=== Supponiamo che il signor Sigma, durante un soggiorno a Parigi, cominci ad avvertire dei disturbi alla "pancia". Ho usato un termine generico perché il signor Sigma ha ancora una sensazione confusa. Ora fa mente locale e cerca di definire il disturbo: bruciori di stomaco? spasimi? dolori viscerali? Egli cerca di dare un nome a stimoli imprecisi: dando loro un nome li culturalizza, cioè riassume quello che era un fenomeno naturale sotto precise rubriche "codificate", cerca quindi di dare a una sua esperienza personale una qualifica che la renda simile ad altre esperienze già nominate nei libri di medicina o negli articoli di giornale. ===''Segno e inferenza''=== Proprio nel volgere di secolo in cui la semiotica si è affermata come disciplina, si è assistito a una serie di dichiarazioni teoriche circa la morte, o nel migliore dei casi, la crisi del segno.<br> Naturalmente è procedimento corretto per una disciplina mettere anzitutto sotto inchiesta l'oggetto che le è stato assegnato dalla tradizione. Il termine greco σημείον, sia pure inestricabilmente connesso a quello di τεκμήριον (che di solito si traduce con 'sintomo') appare già come termine tecnico nella scuola ippocratica e nella speculazione parmenidea; l'idea di una dottrina dei segni si organizza con gli stoici; Galeno usa il termine σημειωτική; e da quel momento, ogni qual volta nella storia del pensiero occidentale si fa strada l'idea di una scienza semiotica, comunque la si chiami, essa viene sempre definita come 'dottrina dei segni' [cfr. Jakobson 1974; Rey 1973; Sebeok 1976; Todorov 1977]. Siccome però la nozione di 'segno' acquista significati spesso non omogenei, è giusto sottoporla a critica severa (se non altro nel senso kantiano del termine). Ma in questo senso la nozione viene messa in crisi sin dal suo primo apparire. ==Citazioni su Umberto Eco== *Anni fa si tagliò la barba per non farsi riconoscere. Poi, visto che nessuno lo riconosceva, se la fece ricrescere. ([[Roberto Gervaso]]) *"Come chi, abbandonato da una donna, diventa misogino a vita, pensando che sono tutte puttane" (p. 33 di ''Sette anni di desiderio''). Eco crede di liquidare con una battuta d'effetto i "nouveaux philosophes" e qualche altro cretino. E non s'accorge che l'analogia usata, che per lui significa il colmo dell'ottusità, tocca invece, nonostante la trivialità dell'espressione, cose non riducibili alla chiacchiera illuminata o alla misura di un seminario accademico: il bisogno degli uomini di credere e di amare, la sofferenza della sconfitta, la volontà di non dimenticare... Ma basta, qui si cade nel serio... ([[Piergiorgio Bellocchio]]) *È chiaro professor Eco, è chiaro che lei Kant lo legge fino a tarda notte ma non lo capisce? ([[Giuliano Ferrara]]) *{{maiuscoletto|Umberto Eco}}. La pietra di Pappagone della cultura italiana. ([[Marcello Marchesi]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *[[Norberto Bobbio]], [[Umberto Cerroni]], Umberto Eco, [[Italo Mancini]], [[Paolo Rossi (filosofo)|Paolo Rossi]], [[Emanuele Severino]], [[Gianni Vattimo]], ''Che cosa fanno oggi i filosofi?'', Bompiani, Milano, 1982. *[[Edmondo De Amicis]], ''[[Edmondo De Amicis#Cuore|Cuore. {{small|Libro per i ragazzi}}]]'' (1886), seguito da ''Elogio di Franti'' di Umberto Eco, a cura di Luciano Tamburini, Einaudi, Torino, 2001. ISBN 8806159291 *Umberto Eco, ''A passo di gambero. {{small|Guerre calde e populismo mediatico}}'', Bompiani, Milano, 2006. ISBN 8845256200 *Umberto Eco, ''Apocalittici e integrati'', Bompiani, Milano, 1964. *Umberto Eco, ''Baudolino'', Bompiani, Milano, 2000. *Umberto Eco, ''Come si fa una tesi di laurea'', Bompiani, 1995. *Umberto Eco, ''Dalla periferia dell'Impero, {{small|Cronache da un nuovo medioevo}}'', Bompiani, Milano. ISBN 88-452-2997-1 *Umberto Eco, ''Diario minimo'', Fabbri Editori, 1992 *Umberto Eco, ''Diario minimo'', Fabbri Editori-Corriere della Sera, Milano, 1995 *Umberto Eco, ''Diario minimo'', Mondadori, Milano, 2001. *Umberto Eco, ''[http://www.liberliber.it/libri/e/eco/index.htm De Bibliotheca]'', in ''I quaderni di Palazzo Sormani'', Biblioteca Comunale di Milano, – Palazzo Sormani, gennaio 1982. *Umberto Eco, ''Il cimitero di Praga'', Bompiani, 2010. ISBN 9788845266225 *Umberto Eco, ''Il fascismo eterno'', La nave di Teseo, Milano, 2018. ISBN 9788893442411 *Umberto Eco, ''Il nome della rosa'', Bompiani, Milano, 1984. *Umberto Eco, ''Il pendolo di Foucault'', Bompiani, Milano, 1999. ISBN 8845215911 *Umberto Eco, ''L'isola del giorno prima'', Bompiani, Milano, 1994. *Umberto Eco, ''La bustina di Minerva'', Bompiani, Milano, 2000. ISBN 88-452-4383-4 *Umberto Eco, ''La misteriosa fiamma della regina Loana'', Bompiani, Milano, 2004. *Umberto Eco, ''Numero'' ''Zero'', Bompiani, Milano, 2015 *Umberto Eco, ''Postille a ''Il nome della rosa(1983), in ''Il nome della rosa'', Bompiani, Milano, 2000. ISBN 8845246345 *Umberto Eco, ''Segno'', Isedi, Milano, 1973. *Umberto Eco, ''Segno e inferenza'', in ''Semiotica e filosofia del linguaggio'', Einaudi, 1997. *Umberto Eco, ''Sei passeggiate nei boschi narrativi'', Bompiani, 1995. *Umberto Eco, ''Sette anni di desiderio'', Bompiani, Milano, 1983. *Umberto Eco, ''Sugli specchi e altri saggi. {{small|Il segno, la rappresentazione, l'illusione, l'immagine}}'', Bompiani, 2012. *Umberto Eco, ''Trattato di semiotica generale'', Bompiani, 1975. *Adriana Sartogo, ''Le donne al muro: {{small|l'immagine femminile nel manifesto politico italiano, 1945–1977}}'', con interventi di Umberto Eco, Luciana Castellina, didascalie e grafica di Pasquale Prunas, Savelli, Roma, 1977. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Interprogetto/notizia|Intervista a Umberto Eco|data=24 aprile 2010}} ===Opere=== {{Pedia|Apocalittici e integrati|''Apocalittici e integrati''|(1964)}} {{Pedia|Il nome della rosa|''Il nome della rosa''|(1980)}} {{Pedia|Il pendolo di Foucault|''Il pendolo di Foucault''|(1988)}} {{Pedia|L'isola del giorno prima|''L'isola del giorno prima''|(1994)}} {{Pedia|Baudolino|''Baudolino''|(2000)}} {{Pedia|La misteriosa fiamma della regina Loana|''La misteriosa fiamma della regina Loana''|(2004)}} {{Pedia|A passo di gambero|''A passo di gambero''|(2006)}} {{vetrina|11|ottobre|2006|scrittori|semiologi}} {{DEFAULTSORT:Eco, Umberto}} [[Categoria:Accademici italiani]] [[Categoria:Filosofi italiani]] [[Categoria:Saggisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] [[Categoria:Semiologi italiani]] 3c2e3jc86xc2gtvy0z2o5n3tc66ciw3 1218116 1218115 2022-07-21T05:43:11Z IppolitoN 23099 /* Postille a Il nome della rosa */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Umberto Eco 01.jpg|thumb|Umberto Eco]] {{indicedx}} '''Umberto Eco''' (1932 – 2016), scrittore, filosofo e semiologo italiano. ==Citazioni di Umberto Eco== *Anzitutto, se alcuni giovani scrittori sono presi da esigenze di mercato questo non esclude che, se ci guardiamo in giro, esista il gruppo che fa la rivistina dove per vocazione si produce senza pretese di far cassa. Poi, negli anni Cinquanta in televisione la rubrica sui libri di [[Luigi Silori]] s'intitolava ''Decimo Migliaio'', il che voleva dire che se un libro riusciva ad arrivare a diecimila copie era un successo al pari di ''[[Via col vento]]''. Quindi chi faceva letteratura (ma anche pittura: il contemporaneo allora non veniva venduto certo per milioni di dollari) sapeva benissimo che non era da quella attività che avrebbe tratto da vivere. Ora, si metta nella situazione di uno scrittore che vede intorno a sé un mercato che può trasformare il suo prodotto in qualcosa che gli permette di vivere.<ref>Da ''Intervista sul Gruppo '63'' di Marco Filoni, ''Il Venerdì di Repubblica'' n. 1299, febbraio 2013.</ref> *Chi controlla a [[Wikipedia]] non solo i testi ma anche le loro correzioni? O agisce una sorta di compensazione statistica, per cui una notizia falsa verrà prima o poi individuata?<ref name=copiare>Da ''Come copiare da Internet'', ''L'espresso'', 16 gennaio 2006.</ref> *Col ''Grande Fratello'' di [[George Orwell|Orwell]] pochissimi spiavano tutti. Con quello televisivo, invece, tutti possono spiare pochissimi. Così che ci abitueremo a pensare al ''[[Grande Fratello (programma televisivo)|Grande Fratello]]'' come a qualcosa di molto democratico e sommamente piacevole.<ref>Da ''Ci sono due Grandi Fratelli. Noi rischiamo di riconoscerne uno'', ''L'Espresso'', 12 ottobre 2000.</ref> *Cos'è la [[filosofia]]? Scusate il mio conservatorismo banale, ma non trovo ancora di meglio che la definizione che ne dà [[Aristotele]] nella Metafisica: è la risposta a un atto di meraviglia.<ref>{{Cfr}} [[Aristotele]]: «Gli uomini, sia nel nostro tempo sia dapprincipio, hanno preso dalla meraviglia lo spunto per filosofare, poiché dapprincipio essi si stupivano dei fenomeni che erano a portata di mano e di cui essi non sapevano rendersi conto, e in un secondo momento, a poco a poco, procedendo in questo stesso modo, si trovarono di fronte a maggiori difficoltà, quali le affezioni della luna e del sole e delle stelle e l'origine dell'universo».</ref><ref name=filosofi>Da ''Che cosa fanno oggi i filosofi?''</ref> *Cosa è il [[Lega Nord|leghismo]] se non la storia di un movimento che non legge?<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/06/eco-se-la-lega-ignora-il-romanzo.html Eco: se la Lega ignora il romanzo italiano]'', ''la Repubblica'', 6 marzo 2009.</ref> *Del resto la [[fotocopia]] è uno strumento di estrema utilità, ma molte volte costituisce anche un alibi intellettuale: cioè uno, uscendo dalla biblioteca con un fascio di fotocopie, ha la certezza che non potrà di solito mai [[lettura|leggerle]] tutte, non potrà neanche poi ritrovarle perché incominciano a confondersi tra di loro, ma ha la sensazione di essersi impadronito del contenuto di quei libri. Prima della xerociviltà costui si faceva lunghe schede a mano in queste enormi sale di consultazione e qualcosa gli rimaneva in testa. Con la nevrosi da fotocopia c'è il rischio che si perdano giornate in biblioteca a fotocopiare libri che poi non vengono letti.<ref name=bibliotheca>Da ''De bibliotheca''.</ref> *Di qualsiasi cosa i [[mass media]] si stanno occupando oggi, l'[[università]] se ne è occupata venti anni fa e quello di cui si occupa oggi l'università sarà riportato dai mass media tra vent'anni. Frequentare bene l'università vuol dire avere vent'anni di vantaggio. È la stessa ragione per cui saper leggere allunga la vita. Chi non legge ha solo la sua vita, che, vi assicuro, è pochissimo. Invece noi quando moriremo ci ricorderemo di aver attraversato il Rubicone con Cesare, di aver combattuto a Waterloo con Napoleone, di aver viaggiato con Gulliver e incontrato nani e giganti. Un piccolo compenso per la mancanza di immortalità. Auguri.<ref>Dal [http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/repubblica-i-consigli-di-eco-alle-matricole.flc discorso alle matricole di Scienze della Comunicazione a Bologna], settembre 2009.</ref> *È [[bellezza|bello]] qualcosa che, se fosse nostro, ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro.<ref>Da ''Storia della Bellezza'', Bompiani, 2004.</ref> *Ecco, se dovessi tentare a ogni costo la proposta di una cartina di tornasole per un buon [[romanzo storico]], direi che la nostra reazione dovrebbe essere: «Forse questo personaggio non è mai esistito, ma avrebbe meritato di esistere; esso ci permette di capire meglio, se vogliamo, quel periodo, ma ci consente anche di ignorarlo e di riflettere su noi stessi». Così il buon romanzo storico è scritto sempre al presente.<ref>Da [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/11/23/quando-la-storia-diventa-un-romanzo.html ''Quando la Storia diventa un romanzo''], ''repubblica.it'', 23 novembre 2002.</ref> *Emendarsi di continuo è pratica raccomandabile, a cui spesso mi attengo – ai limiti della schizofrenia. Ma ci sono casi in cui non si deve far mostra di avere cambiato idea solo per dimostrare che si è ''à la page''. Anche nel campo delle idee, non sempre la monogamia è necessariamente segno di un'assenza di libido.<ref>Da ''Sul simbolo'', in ''Sulla letteratura'', Bompiani, Milano, 2002.</ref> *{{NDR|Sull'[[ateismo|ateo]]}} [...] figura la cui psicologia mi sfugge, perché kantianamente non vedo come si possa non credere in Dio, e ritenere che non se ne possa provare l'esistenza, e poi credere fermamente all'inesistenza di Dio, ritenendo di poterla provare [...].<ref>Da ''Quando entra in scena l'altro nasce l'etica''; in Umberto Eco e [[Carlo Maria Martini]], ''[http://web.archive.org/web/20160910070056/http://gruppofamiglie.sitiwebs.com/attachments/File/Carlo_Maria_Martini__Umberto_Eco_-_In_cosa_crede_chi_non_crede.pdf In cosa crede chi non crede]'', ''Liberal'', 1996, p. 23.</ref> *Ho sempre sostenuto che il progetto Erasmus ha non solo valore intellettuale, ma anche sessuale, o se volete genetico. Mi è capitato di conoscere molti studenti e studentesse che, dopo un certo periodo trascorso all'estero, si sono sposati con una studentessa o uno studente locale. Se la tendenza s'intensifica, visto che poi nascerebbero figli bilingui, in una trentina d'anni potremmo avere una classe dirigente europea almeno bilingue. E non sarebbe poco.<ref>Da ''[http://web.archive.org/web/20090118202712/https://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/298528&.%20idCategory=4789 C'è un'identità europea?]'', ''La bustina di Minerva'', ''L'espresso'', n. 40, anno 2003.</ref> *{{NDR|Sull' [[Esperanto]]}} Ho studiato un po' tutte queste utopie sulla creazione della lingua perfetta o della lingua originaria, la lingua di Adamo, fino a quelle lingue che sono dette universali – come l'Esperanto, il Volapük e le altre –, che non ambiscono ad essere lingue “perfette”, ma lingue “ausiliarie”. E in questo caso ho persino studiato la grammatica dell'Esperanto per capire di cosa si trattasse. E sono arrivato a due conclusioni. È una lingua molto, molto ben fatta. Dal punto di vista linguistico, segue davvero criteri ammirevoli di economia ed efficienza. In secondo luogo, tutti i movimenti per le lingue internazionali hanno fallito, ma non quello per l'Esperanto, che ancora oggi riunisce una moltitudine di persone in tutto il mondo, perché dietro all'Esperanto vi è un'idea, un ideale. Voglio dire che Zamenhof non ha solo costruito un oggetto linguistico: dietro a questo vi era un'idea di fratellanza, un'idea pacifista, e la forza di questo ideale – per il quale l'[[Esperanto]] è stato anche perseguitato sotto il nazismo e lo stalinismo – riunisce ancora la comunità degli esperantisti. Non si può dire che abbia fallito. Ma una cosa deve essere detta. Il motivo per cui qualsiasi lingua ha successo è sempre indefinibile.<ref>Intervista a Radio Paris Première (27 febbraio 1996); citato in Esperanto (rivista), maggio 1996, n. 1081 (5), pag. 90.</ref> *I [[Vittoria e sconfitta|perdenti]], come gli autodidatti, hanno sempre conoscenze più vaste dei vincenti, se vuoi vincere devi sapere una cosa sola e non perdere tempo a saperle tutte, il piacere dell'erudizione è riservato ai perdenti. Più cose uno sa, più le cose non gli sono andate per il verso giusto.<ref>Da ''[https://books.google.it/books?id=nPKgDQAAQBAJ&pg=PT0 Numero zero]'', Bompiani, Milano, 2015, cap. I.</ref> *Il che m'indurrebbe a riflettere su come, in questo universo globalizzato in cui pare che ormai tutti vedano gli stessi film e mangino lo stesso cibo, esistano ancora fratture abissali e incolmabili tra cultura e cultura. Come faranno mai a intendersi due popoli di cui uno ignora [[Totò]]?<ref>Commentando le richieste di chiarimenti per una traduzione in cinese di una raccolta di ''bustine'', fra cui alcune su certi riferimenti a vari film di Totò.</ref><ref>Da ''Ma che capirà il cinese?'', ''La bustina di Minerva'', ''L'espresso'', n. 45, anno LIII, 15 novembre 2007.</ref> *Il [[Calcio (sport)|calcio]] è un rituale in cui i diseredati bruciano l'energia combattiva e la voglia di rivolta.<ref>Citato in Cesare Medail, ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/19/UMBERTO_ECO_GOL_AZIONE_SHAKESPEARE_co_0_97121915040.shtml Umberto Eco va in gol su azione di Shakespeare]'', ''Corriere della Sera'', 19 dicembre 1997, p. 33.</ref> *Il [[cinema]] è un alto artificio che mira a costruire realtà alternative a spese di quella fattuale, che gli provvede solo il materiale grezzo.<ref>Da ''L'effetto Kulesov e l'orso che ride'', ''La bustina di Minerva'', ''L'espresso'', 19 febbraio 1989.</ref> *Il [[computer]] non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti.<ref>Dalla prefazione a Claudio Pozzoli, ''Come scrivere una tesi di laurea con il personal computer'', Rizzoli.</ref> *Il fenomeno [[twitter]] permette a certa gente, in fondo, di essere in contatto con gli altri, benché abbia una natura leggermente onanistica ed escluda la gente da tanti contatti faccia a faccia. Crea però da un lato un fenomeno anche positivo, pensiamo a cose che succedono in Cina o a Erdogan in Turchia. È stato anche un movimento di opinioni. Qualcuno ha detto se ci fosse stato internet ai tempi di Hitler, i [[campo di sterminio|campi di sterminio]] non sarebbero stati possibili perché la notizia si sarebbe diffusa viralmente. Ma d'altro canto [...] dà diritto di parola a legioni di imbecilli, i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e quindi non danneggiavano la società. [...] Sono della gente che di solito veniva messa a tacere dai compagni [...] e che adesso invece ha lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. [...] Credo che dopo un poco si crei una sindrome di scetticismo, la gente non crederà più a quello che gli dice Twitter. All'inizio è tutto un grande entusiasmo, a poco poco a poco dice: chi l'ha detto? Twitter. Allora tutte balle.<ref>Dall'incontro con i giornalisti in occasione della laurea honoris causa in Comunicazione e cultura dei media conferitagli dall'Università di Torino, 10 giugno 2015; video visibile su ''[https://video.repubblica.it/tecno-e-scienze/umberto-eco-e-i-social-danno-diritto-di-parola-a-legioni-di-imbecilli/203952/203032 Umberto Eco e i social: "Danno diritto di parola a legioni di imbecilli"]'', ''Video.Repubblica.it'', 11 giugno 2015.</ref> *Il grande problema della scuola oggi è insegnare ai giovani a filtrare le informazioni di [[Internet]], cosa di cui non sono però capaci neppure i professori, perché sono neofiti in questo campo.<ref>Dall'incontro con i giornalisti in occasione della laurea honoris causa in Comunicazione e cultura dei media conferitagli dall'Università di Torino, 10 giugno 2015; citato in Anna Matino, ''[http://www.bolognatoday.it/cronaca/umberto-eco-social-internet-web-imbecilli.html Social, Umberto Eco: "Danno diritto di parola a legioni di imbecilli"]'', ''BolognaToday.it''.</ref> *Il [[Divina Commedia|paradiso]] dantesco è l'apoteosi del virtuale, degli immateriali, del puro software, senza il peso dello hardware terrestre e infernale, di cui rimangono i cascami nel purgatorio. Il ''Paradiso'' è più che moderno, può diventare, per il lettore che abbia dimenticato la storia, tremendamente futuribile. È il trionfo di una energia pura, ciò che la ragnatela del [[Internet|Web]] ci promette e non saprà mai darci, è una esaltazione di flussi, di corpi senz'organi, un poema fatto di novae e stelle nane, un [[Big Bang]] ininterrotto, un racconto le cui vicende corrono per la lunghezza di anni luce e, se proprio volete ricorrere a esempi familiari, una trionfale [[2001: Odissea nello spazio|odissea nello spazio]], a lietissimo fine. Se volete, leggete il ''Paradiso'' anche così, male non potrà farvi e sarà meglio di una discoteca stroboscopica e dell'ecstasy. Perché, quanto a estasi, la terza cantica mantiene le sue promesse.<ref>Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/09/06/la-profezia-del-software.html La profezia del software]'', ''ricerca.repubblica.it'', 6 settembre 2000.</ref> *In politica l'appello alla volontà popolare ha soltanto valore legale ("Ho diritto a governare perché ho ricevuto più voti") ma non permette che da questo dato quantitativo si traggano conseguenze teoriche ed etiche ("Ho la maggioranza dei consensi e dunque sono il migliore").<ref>Da [http://web.archive.org/web/20100530082424/https://espresso.repubblica.it/dettaglio/noi-contro-la-legge/2127975//0 ''Noi contro la legge''], ''L'espresso'', 27 maggio 2010.</ref> *Io ho il diritto di scegliere la mia [[morte]] per il bene degli altri.<ref>Da [http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/cronaca/eluana-englaro-5/eluana-englaro-5/eluana-englaro-5.html ''Perché ho il diritto di scegliere la mia morte''], ''la Repubblica'', 12 febbraio 2009.</ref> *L'ambiguità delle nostre lingue, la naturale imperfezione dei nostri idiomi, non rappresentano il morbo postbabelico dal quale l'umanità deve guarire, bensì la sola opportunità che Dio aveva dato ad Adamo, l'animale parlante. Capire i linguaggi umani, imperfetti e capaci nello stesso tempo di realizzare quella suprema imperfezione che chiamiamo poesia, rappresenta l'unica conclusione di ogni ricerca della perfezione.<ref>Da ''A portrait of the artist as a bachelor'', in ''Sulla letteratura''.</ref> *L'illusione democratica del [[museo]] fa sì che si cerchi di allargare a tutti i cittadini i diritti di cui godeva il collezionista privato. Di fatto invece il visitatore del museo non gode del possesso dell'opera, che non gli appartiene; ma l'assenza di questo sentimento mercantile non va a vantaggio di un piacere estetico e di una comprensione culturale realizzati in modo sereno e distaccato. L'opera gli appare ancora come simbolo di un valore estetico ed economico insieme, e gli si presenta accumulata con altre opere, come in una immensa raccolta di merci preziose. Il visitatore del museo diventa così un avaro senza ricchezze, un avido accumulatore che non possiede nulla [...]. La sua situazione è diversa da quella del cittadino greco o del popolano medievale che vivevano in una città popolata di opere d'arte. E l'esperienza artistica più vera gli rimane solo quando sa riconoscere l'arte che lo circonda nella città d'oggi, l'arte dei grattacieli o delle piazze, delle carrozzerie delle automobili o degli aeroporti.<ref>Da ''L'arte come mestiere'', Bompiani, Milano, p. 23. In Riccardo Marchese, Luigi Concato, Giuseppe Tibaldi, Antonio Genovese e Adriano Colombo, ''Uomini e istituzioni. {{small|Ricerche interdisciplinari sui principali meccanismi della società}}'', La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1979<sup>2</sup> ristampa, p. 739.</ref> *L'unico modo per riconoscere se un libro sui [[Cavalieri templari|Templari]] è serio è controllare se finisce col 1314, data in cui il loro Gran Maestro viene bruciato sul rogo.<ref>Da [http://web.archive.org/web/20071023032014/https://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/730780 ''La bustina di Minerva''], ''L'espresso'', 2 dicembre 2004.</ref> *La decadenza dei costumi non sta in ciò che fanno Lady D e l'amante, ma nel fatto che i lettori paghino per farselo raccontare.<ref>Da ''La bustina di Minerva'', 1996; citato ne ''la Repubblica'', 16 marzo 2007, p. 56.</ref> *La dolorosa meraviglia che ci procura ogni rilettura dei grandi tragici è che i loro [[eroismo|eroi]], che avrebbero potuto sfuggire a un [[fato]] atroce, per debolezza o cecità non capiscono a cosa vanno incontro, e precipitano nell'abisso che si sono scavati con le proprie mani.<ref>Da ''Su alcune funzioni della letteratura'', in ''Sulla letteratura''.</ref> *La [[filosofia]] è sempre una forma di alto dilettantismo, in cui qualcuno, per tanto che abbia letto, parla sempre di cose su cui non si è preparato abbastanza.<ref name=filosofi/> *La paranoia della cospirazione universale non finirà mai e non puoi stanarla perché non sai mai cosa c'è dietro. È una tentazione psicologica della nostra specie. [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] ha passato tutte le sue campagne elettorali a parlare di doppia cospirazione, dei giudici e dei comunisti. Non ci sono più comunisti in circolazione, nemmeno a cercarli col lanternino, eppure per Berlusconi stavano tentando di conquistare il potere...<ref>Da un'intervista a ''The Guardian''; citato in ''[http://www.affaritaliani.it/politica/umberto-eco-berlusconi-ritorner281111.html Umberto Eco: Berlusconi ritornerà]'', ''Affaritaliani.it'', 28 novembre 2011.</ref> *La più grande rivoluzione politica fatta in Italia nell'ultimo secolo, la marcia su Roma, è stata fatta con il suo capo e organizzatore nella cuccetta di un treno.<ref>Dalla trasmissione televisiva ''Che tempo che fa'', Rai 3, 5 febbraio 2006.</ref> *La ripresa [[Diretta televisiva|diretta]] non è mai una resa speculare dell'avvenimento che si svolge, ma sempre - se pur in certi casi in misura infinitesimale - una interpretazione di esso. Per riprendere un avvenimento il regista televisivo piazza le tre o più telecamere in modo che la disposizione gli consenta tre o più punti di vista complementari, sia che tutte le camere siano puntate nei limiti di uno stesso campo visuale, sia (come può avvenire in una corsa ciclistica) che siano dislocate in tre punti diversi, per seguire il movimento di un mobile qualsiasi. È vero che la disposizione delle telecamere è sempre condizionata da possibilità tecniche, ma non tanto da non permettere, già in questa fase preliminare, una certa scelta. (da ''Il caso e l'intreccio. L'esperienza televisiva e l'estetica''<ref>Citato in [https://books.google.it/books?id=bW9yDwAAQBAJ ''Sulla televisione: Scritti 1956 – 2015''], La Nave di Teseo Editore. ISBN 9788893447010</ref>) *[...] la scienza di quelle soluzioni che, se uno non si affretta a immaginarle per malvagità e malizia, saranno ben presto immaginate da qualcuno, e sul serio, e senza malizia [...] la cacopedia ha il fine, santamente ignobile, di porre freni all'immaginazione umana e di mandare a vuoto numerosi futuri concorsi a cattedre universitarie.<ref>Citato in Franco Minonzio, [http://www.bibliotecheoggi.it/2001/20010607401.pdf recensione] a Paolo Albani, Paolo della Bella, ''Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale'', ''Biblioteche oggi'', luglio-agosto 2001, p. 76.</ref> *La televisione di Stato è carismatica per eccellenza: il pubblico e i giornali rimangono sconvolti e affascinati da quello che avviene sulle tre reti nazionali, mentre da Berlusconi può avvenire qualsiasi cosa. Se Baudo sulla Rete Uno parla male del suo presidente, entra in crisi il sistema politico nazionale, ma Baudo da Berlusconi potrebbe bestemmiare in prima serata, e protesterebbe al massimo il prevosto della parrocchia all'angolo.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/29/madre-rai-ci-conduce-il-novello-lutero.html Madre Rai ci conduce il novello Lutero]'', ''la Repubblica'', 29 dicembre 1987.</ref> *Le opere letterarie ci invitano alla libertà dell'interpretazione, perché ci propongono un discorso dai molti piani di lettura e ci pongono di fronte alle ambiguità e del linguaggio e della vita.<ref>Da ''Su alcune funzioni della letteratura'', in ''Sulla letteratura''.</ref> *{{NDR|[[George Orwell]]}} Le pagine sulla tortura, sul sottile legame d'amore che lega il torturato al torturatore, le avevamo già lette da qualche altra parte, se non altro in Sade. L'idea che la vittima di un processo ideologico debba non solo confessare, ma pentirsi, convincersi del suo errore e amare sinceramente i suoi persecutori, identificarsi con essi (e che solo a quel punto valga la pena di ucciderla), Orwell ce la presenta come nuova, ma non è vero: è pratica costante di tutte le inquisizioni che si rispettino. Eppure ad un certo punto indignazione ed energia visionaria prendono la mano all'autore e lo fanno andare al di là della "letteratura", così che Orwell non scrive soltanto un'opera di narrativa, ma un cult book, un libro mitico. Le pagine sulla tortura di Winston Smith sono terribili, hanno una grandezza cultuale, appunto, e la figura del suo persecutore ci prende alla gola, perché anche costui abbiamo già conosciuto da qualche parte, sia pure travestito, e a qualche liturgia noi abbiamo già in qualche modo partecipato, e temiamo che improvvisamente il persecutore si riveli e ci appaia al fianco, o dietro, o davanti, e ci sorrida con infinita tenerezza.<ref>Citato in ''Orwell o dell'energia visionaria'', prefazione a ''1984'', Mondadori, 1984.</ref> *Le preoccupazioni della stampa europea non sono dovute a pietà e amore per l'Italia ma semplicemente al timore che l'Italia, come in un altro infausto passato, sia il laboratorio di esperimenti che potrebbero estendersi all'Europa intera.<ref>Da ''Provocare per vincere'', in ''MicroMega'' n. 4/2003, p. 59.</ref> *Lo scrittore deve mantenersi oggettivo, essere ''au dessus de la melée''. Non c'è dunque da stupirsi se le società entrano in crisi, se oggi subiscono un'accelerazione i ritmi della crisi; importa rendersi conto che la crisi apre spazi che prima non esistevano. Quella del '68 fu troppo enfatizzata; si pensava alla [[rivoluzione]] come se fosse "un caffé solubile".<ref>Citato in Ruggero Puletti, ''Il nome della rosa. Struttura forme e temi'', Piero Lacaita Editore, Manduria, 1995, p. 575.</ref> *{{NDR|[[Alberto Moravia]]}} Ma non è scomparso uno dei Grandi Vecchi del secolo. Moravia è stato sino alla fine un Grande Giovane... Non si è costruito l'immagine del vate, dell'eroe, del maledetto o del martire, come altri protagonisti letterari del secolo: si è presa la parte del borghese, raccontando il suo essere borghese, dal di dentro, con lucida e scettica vocazione di moralista. Un poco annoiato, appunto, esibendo qualche acciacco e improvvisi guizzi da scavezzacollo passionale, e molte sorprese quasi infantili di fronte alla varietà della vita. Alla quale annoiatissimo e con frequenti sbuffi di irritazione non si è mai sottratto, aspettando che fosse lei a prendere la decisione di lasciarlo. Cosa che deve avergli provocato l'ultimo moto di stizza.<ref>Citato in "Un giovane fino alla fine", ''la Repubblica'', 27 settembre 1990.</ref> *Ma poi mi rendo conto che il problema della [[Stupidità]] ha la stessa valenza metafisica del problema del Male, anzi di più: perché si può persino pensare (gnosticamente) che il male si annidi come possibilità rimossa del seno stesso della Divinità; ma la Divinità non può ospitare e concepire la Stupidità, e pertanto la sola presenza degli stupidi nel Cosmo potrebbe testimoniare della [[Morte di Dio]].<ref>Da ''L'espresso'', 20 luglio 2006, n. 28 anno LII, p. 170.</ref> *Mentre un saggio [...] tende ad arrivare a delle conclusioni, un romanzo mette in scena le contraddizioni.<ref>Dalla conversazione col rabbino Riccardo Di Segni, [http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/26713763 video] disponibile su ''Espresso.it'' (minuto 15:00).</ref> *Mi dicono che «[[Linus (periodico)|Linus]]» è letto (oltre che da Rettori Magnifici di Università, da fisici nucleari, da economisti e da studiosi di sanscrito) anche dai giovani, dai ragazzi. Ebbene, vorrei che anche i ragazzi sapessero che, con la morte di [[Elio Vittorini|Vittorini]], hanno perso un maestro e un amico. Vorrei che leggendo le storie di [[Charlie Brown]] sapessero che qualcuno, un giorno, aveva saputo stupirsi e riflettere anche su queste cose, perché tutto può diventare importante se visto con interesse e spirito critico, unito a una ilare e curiosa serenità.<ref>Dal ricordo di Elio Vittorini apparso su ''Linus'' n. 12, marzo 1996, citato in Paolo Interdonato, ''Linus. {{small|Storia di una rivoluzione nata per gioco}}'', prefazione di Umberto Eco, Rizzoli, Milano, 2015, [https://books.google.it/books?id=vPSsBwAAQBAJ&lpg=PT131&dq=&pg=PT131#v=onepage&q&f=false p. 131]. ISBN 978-88-58-67874-9</ref> *Noi usiamo continuamente la parola "bello" per dire "una bella bistecca", "una bella giornata", "una bella notte d'amore", "un bel bambino", e così via. Vedete quindi che ci troviamo in un intrico di problemi, come già sa chi studia estetica. Alla fine mi sono accorto che noi, per muoverci nel mondo, giochiamo su pochissimi aggettivi (bello, brutto, buono, cattivo) coi quali copriamo tutto. Proprio per questo, in filosofia, quando uno deve definire cos'è il buono, cos'è il male, cos'è il bello, ci passa la vita o i secoli!<ref>Citato in ''[http://www.festivaletteratura.it/it/racconti/di-letteratura-e-bellezza Di letteratura e bellezza]'', ''Festivaletteratura.it'', 20 febbraio 2016.</ref> *Non aspettatevi [...] che io vi parli troppo de ''[[Umberto Eco#Il nome della rosa|Il nome della rosa]]'', perché io odio questo libro e spero che anche voi lo odiate. Di romanzi ne ho scritti sei, gli ultimi cinque sono naturalmente migliori ma, per la [[w:legge di Gresham|legge di Gresham]], quello che rimane più famoso è sempre il primo.<ref name="Salone">[https://video.repubblica.it/edizione/torino/umberto-eco-odio-il-nome-della-rosa-e-il-mio-peggior-romanzo/68364/66795 Umberto Eco: "Odio 'Il nome della rosa', è il mio peggior romanzo"], intervento al [[w:Salone internazionale del libro|Salone del Libro di Torino]], 14 maggio 2011, ''Video.Repubblica.it''.</ref> *{{NDR|[[Charles M. Schulz]]}} Non beve, non fuma, non bestemmia.<ref>Citato in Franco Cavallone, prefazione a ''Fiocca, la neve fiocca'', Rizzoli, Milano, 1979.</ref> *Non credo che [[Papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]] sia un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale. Le sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto grossolane, nemmeno uno studente della scuola dell'obbligo le formulerebbe come lui. La sua formazione filosofica è estremamente debole.<ref>Da un'intervista sul quotidiano tedesco ''Berliner Zeitung''; citato in ''[http://www.ilpost.it/2011/09/20/umberto-eco-contro-ratzinger/ Umberto Eco contro Ratzinger]'', ''ilPost.it'', 20 settembre 2011.</ref> *Ora, cos'è importante nel problema dell'accessibilità agli scaffali? È che uno dei malintesi che dominano la nozione di biblioteca è che si vada in biblioteca per cercare un libro di cui si conosce il titolo. In verità accade sovente di andare in biblioteca perché si vuole un libro di cui si conosce il titolo, ma la principale funzione della biblioteca, almeno la funzione della biblioteca di casa mia e di qualsiasi amico che possiamo andare a visitare, è di scoprire dei libri di cui non si sospettava l'esistenza, e che tuttavia si scoprono essere di estrema importanza per noi.<ref name=bibliotheca/> *{{NDR|Sull'[[ispirazione]]}} Parliamo un po' di come sono nati i miei romanzi, perché si è sovente oppressi dalla domanda giornalistica: "Come scrive?". Di solito rispondevo "Da sinistra a destra", ma poi mi sono accorto che, per esempio, in Israele non funzionava e quindi ho dovuto cercare una risposta un poco più articolata. I miei romanzi sono nati tutti da un'idea seminale ch'era poco più di un'immagine e che mi ha preso e mi ha fatto venir voglia di andare avanti.<ref name="Salone"/> *Pensa a una trasmissione come ''[[Drive In|Drive in]]'', al suo ritmo, alla quantità di cose che riesce a far vedere in due minuti e paragona due minuti di ''Drive in'' a due minuti della vecchia televisione. Un salto da fantascienza, no? Eppure a quanto pare la cosa non ha provocato traumi, noi siamo passati dal ritmo di valzer a quello di rock'n roll senza perdere nessuna memoria.<ref>Citato in ''[http://web.archive.org/web/20120713222350/http://www.ilgiornale.it/news/sinistra-amava-drive-eco-e-ragazze-fast-food.html La sinistra amava Drive in Eco e le ragazze fast food]'', ''Il Giornale.it'', 23 febbraio 2011.</ref> *Posso leggere la [[Bibbia]], [[Omero]] o ''[[Dylan Dog]]'' per giorni e giorni senza annoiarmi.<ref>Da ''Umberto Eco e Tiziano Sclavi. Un dialogo'', in Alberto Ostini (a cura di), ''Dylan Dog, indocili sentimenti, arcane paure'', Euresis, Milano, 1998.</ref> *Quand'anche [[Gesù]] fosse – per assurdo – un personaggio inventato dagli uomini, il fatto che abbia potuto essere immaginato da noi bipedi implumi, di per sé sarebbe altrettanto miracoloso (miracolosamente misterioso) del fatto che il figlio di un Dio si sia veramente incarnato. Questo mistero naturale e terreno non cesserebbe di turbare e ingentilire il cuore di chi non crede.<ref>Da ''Cinque scritti morali'', Bompiani 1997.</ref> *{{NDR|[[Pier Paolo Pasolini]]}} Quando ho sentito la notizia alla radio ho avuto un primo moto di rimorso: mesi fa, a proposito del suo articolo sull'aborto, lo avevo attaccato con cosciente cattiveria, e lui se ne era molto risentito, contrattaccando (una sola battuta nel corso di un'intervista) con altrettanta cattiveria. E al saperlo morto ammazzato, così bruttamente, ho avuto un sentimento di colpa, come se quei segni sul suo corpo fossero le tracce di un lungo linciaggio, a cui anch'io avevo preso parte.<ref>Citato in "Perché non sempre eravamo d'accordo", ''l'Espresso'', 9 novembre 1975.</ref> *Quando un personaggio genera un nome comune, ha infranto la barriera dell'immortalità ed è entrato nel mito: si è un [[Calimero]], come si è un [[Don Giovanni]], un [[Giacomo Casanova|Casanova]], un [[Don Chisciotte]], una [[Cenerentola]].<ref>Citato in Mario Mazzoleni, ''Management realizzato: prassi e teorie di un'azienda di successo. Il caso Sunstar'', ''Franco Angeli'', 2005, ISBN-10: 8846470303, ISBN-13: 978-8846470300, pagina 144.</ref> *Quanto ci si deve fidare di [[Wikipedia]], allora? Dico subito che io mi fido perché la uso con la tecnica dello studioso di professione [...] Ma io ho fatto l'esempio di uno studioso che ha imparato un poco come si lavora confrontando le fonti tra loro. E gli altri? Quelli che si fidano? I ragazzini che ricorrono a Wikipedia per i compiti scolastici? [...] da gran tempo io avevo consigliato, anche a gruppi di giovani, di costituire un centro di monitoraggio di [[Internet]], con un comitato formato da esperti sicuri, materia per materia, in modo che i vari siti fossero recensiti (o in linea, o con una pubblicazione a stampa) e giudicati quanto ad attendibilità e completezza.<ref>Da [http://web.archive.org/web/20110312101550/https://espresso.repubblica.it/dettaglio/ho-sposato-wikipedia/2108845 ''Ho sposato Wikipedia?''], ''Espresso.it'', 4 settembre 2009.</ref> *[...] quindi [[Casablanca]] non è un film: è molti film, un'antologia. Fatto a casaccio, si è probabilmente fatto da solo, se non contro la volontà dei suoi autori ed attori, almeno al di là del loro controllo. Ed è per questo motivo che funziona, a dispetto delle teorie estetiche e sull'arte di girare film. Perché in esso si svela con forza quasi tellurica il potere della Narrativa stessa, senza che l'Arte intervenga a disciplinarla. (da ''Casablanca, or, the Clichés are having a ball'') *Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: "Maestro, come si può bene appressarsi alla [[morte]]?" Ho risposto che l'unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.<br>[...] cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abandonare questa valle di coglioni?"<br>Critone mi ha allora domandato: "Maestro, ma quando devo incominciare a pensare così?" Gli ho risposto che non lo si deve fare molto presto, perché qualcuno che a venti o anche trent'anni pensa che tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a chiudere in pari non appena giunga il telegramma di convocazione.<br>Convincersi che tutti gli altri che ci stanno attorno (sei miliardi) siano coglioni, è effetto di un'arte sottile e accorta, non è disposizione del primo Cebete con l'anellino all'orecchio (o al naso). Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma il giorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può morire.<br>[...] È naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai compreso perché vale la pena (anzi, è splendido) morire.<br>Critone mi ha allora detto: "Maestro, non vorrei prendere decisioni precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione". "Vedi", gli ho detto, "sei già sulla buona strada."<ref>Da ''Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo'', ''La bustina di Minerva'', ''L'Espresso'', 12 giugno 1997; citato in ''[http://web.archive.org/web/20160221092727/https://espresso.repubblica.it/attualita/2016/02/20/news/umberto-eco-come-prepararsi-serenamente-alla-morte-sommesse-istruzioni-a-un-eventuale-discepolo-1.251268 Umberto Eco: "Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo"]'', ''Espresso.repubblica.it'', 20 febbraio 2016.</ref> *Scrivere un libro senza preoccuparsi della sua sopravvivenza sarebbe da imbecilli.<ref>Dall'intervista di Deborah Solomon, ''[http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/politica/inte-eco/inte-eco/inte-eco.html "Populismo e controllo totale dei media: rischio-Berlusconi anche in altri Paesi"]'', traduzione di Elisabetta Horvat, ''la Repubblica'', 25 novembre 2007.</ref> *{{NDR|Per le elezioni politiche del 1963}} Se la [[Democrazia Cristiana|Dc]], per forza grammaticale, è donna, come è che una donna può piacere? Ma se è bella e giovane, e cioè se è scopabile [...] Dunque facciamo una Dc fanciulletta; naturale che dovrà essere una fanciulletta per bene col mazzolin di fiori; al postutto il messaggio si rivolge ai buoni cattolici. Ma al di sotto, l'allusione è sessuale, ovvero è fallocentrica, e non ci è sfuggito neppure l'ufficio propaganda del più sessuofobo partito d'Italia.<ref>Da ''La donna è nubile'', in Adriana Sartogo, ''Le donne al muro''.</ref> *Un esempio deteriore di impiego gratuito di stilemi ex-colti è dato dalla prosa del cronista sportivo [[Gianni Brera]], che rappresenta un esempio di "[[Carlo Emilio Gadda|gaddismo spiegato al popolo]]", là dove il "popolo" avrebbe bisogno solo di un linguaggio appropriato alla materia trattata.<ref>Sintetizzata in «Brera è Gadda spiegato al popolo» ([[Marco Pastonesi]] e Giorgio Terruzzi, ''Palla lunga e pedalare'', Dalai Editore, 1992, p. 42, ISBN 88-8598-826-2), tale etichetta irritò non poco Brera: «Umberto smemora, e parla di Gadda spiegato al popolo» (Gianni Brera, ''L'arcimatto. 1960-1966'', Dalai editore, 1993); e ancora, su Gadda: «Lo detesto. È anche lui uno scapigliato che non racconta nulla, fa degli arpeggi da cui non escono melodie. Butirro! Ma andiamo... Nel Pasticciaccio fa due pagine sulla cagata della gallina o sul peto di un carabiniere che si china per vedere una moto. È un insieme di bozzetti. Il signor Eco Umberto, prima di diventare un grande botanico, era un professore pieno di spocchia che pretendeva di giudicare i miei articoli di sette o otto cartelle scritti in un'ora e mezzo. Diceva che ero un Gadda spiegato al popolo: non teneva conto che il giro mentale era diverso.» (dall'intervista di Paolo Di Stefano, ''Brera, le parole in campo'', ''Corriere della Sera'', 10 giugno 1992, p. 8)</ref><ref>Da ''Apocalittici e integrati''.</ref> *Una dose di vittimismo è indispensabile per non galvanizzare gli avversari. [[Beppe Grillo|Grillo]] ha fatto una campagna da vincente, ma è riuscito a dare l'impressione che lo escludessero dalla tv e dovesse rifugiarsi nelle piazze – e così ha riempito i teleschermi prendendo le parti delle vittime del sistema. Ma sapevano piangere [[Palmiro Togliatti|Togliatti]], che presentava i lavoratori come tenuti fuori dalla stanza dei bottoni dalla reazione in agguato; [[Marco Pannella|Pannella]] che, lamentandosi sempre che i media ignorassero i radicali, riusciva a monopolizzare l'attenzione costante di giornali e televisioni; [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]], che si è sempre presentato come perseguitato dai giornali, dai poteri forti e dalla magistratura, e quando era al potere si lamentava che non lo lasciassero lavorare e gli remassero contro. È dunque fondamentale il principio del "[[Chiagne e fotte|chiagne e fotti]]", ovvero, per non esprimerci in modo troppo volgare, quello del "keep a low profile", tieni sempre un "profilo basso".<ref>Durante la campagna elettorale per le elezioni politiche italiane del 2013; in [http://web.archive.org/web/20130322225159/https://espresso.repubblica.it/dettaglio/consiglio-al-pd-vola-bassissimo/2202020/18 ''Consiglio al Pd: vola bassissimo''], ''l'Espresso'', 14 marzo 2013.</ref> *{{NDR|Su ''[[Marcello Marchesi#Il malloppo|Il malloppo]]'' di [[Marcello Marchesi]]}} [...] una sorta di monologo ininterrotto fatto di battute fulminanti.<ref>Da ''[http://espresso.repubblica.it/opinioni/la-bustina-di-minerva/2012/04/17/news/nessuno-e-ateo-in-trincea-1.42257 Nessuno è ateo in trincea]'', ''La bustina di minerva'', ''Espresso.it'', 17 aprile 2012.</ref> *Vedevo il [[volto]] di un [[uomo]] esposto alla gogna, spiato in ogni piega del labbro, esposto al ludibrio di milioni di spettatori. Questo tipo di gogna vale un ergastolo.<ref>Da ''La bustina di Minerva''; citato ne ''la Repubblica'', 8 febbraio 2008.</ref> *Voglio [...] parlare della mia [[morte]], e ammetterete che in questo caso ho qualche diritto all'esternazione.<ref>Da [http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/cronaca/eluana-englaro-5/eluana-englaro-5/eluana-englaro-5.html ''Perché ho il diritto di scegliere la mia morte''], ''Repubblica.it'', 12 febbraio 2009.</ref> *[[Wikipedia]] ha anche un'altra proprietà: chiunque può correggere una voce che ritiene sbagliata. Ho fatto la prova per la voce che mi riguarda: conteneva un dato biografico impreciso, l'ho corretto e da allora la voce non contiene più quell'errore. [...] La cosa non mi tranquillizza per nulla. Chiunque potrebbe domani intervenire ancora su questa voce e attribuirmi (per gusto della [[beffa]], per cattiveria, per stupidità) il contrario di quello che ho detto o fatto.<ref name=copiare/> {{Int|Da [http://espresso.repubblica.it/opinioni/la-bustina-di-minerva/2010/11/26/news/rustaveli-chi-era-costui-1.26172 ''Rustaveli, chi era costui?'']|''L'Espresso'', 26 novembre 2010}} *Quali sono i libri che hanno formato la cultura sia di un francese che di un finlandese, e che ciascuno dovrebbe leggere? Certamente la cultura di ciascun occidentale è stata influenzata dalla Divina Commedia, da Shakespeare e, andando indietro, da Omero, Virgilio o Sofocle. Ma ne siamo stati influenzati perché li abbiamo letti? *In certe università americane si era risposto tempo fa con un gesto che, più che "politically correct" era "politically stupid": siccome abbiamo tanti studenti neri, si diceva, non dobbiamo più insegnare Shakespeare ma la letteratura africana. Bello scherzo giocato a quei ragazzi che poi avrebbero dovuto vivere negli Stati Uniti, ignorando cosa volesse dire "essere o non essere", e quindi rimanendo sempre ai margini della cultura dominante. Caso mai, come si suggerisce oggi per le ore di religione, i ragazzi dovrebbero venire a sapere qualcosa, oltre che del Vangelo, anche del Corano, o della tradizione buddista. E così non sarebbe male che alla media superiore, oltre che sentire parlare della civiltà greca, lo studente apprendesse qualcosa della grande civiltà letteraria araba, indiana o giapponese. *Arriveremo davvero a una educazione adatta al mondo della globalizzazione quando il 99 per cento degli europei colti ignora che per i georgiani uno dei poemi più grandi di tutta la storia letteraria è stato quello di Rustaveli, "[[Il cavaliere dalla pelle di leopardo|L'uomo dalla pelle di pantera]]", e non ci siamo neppure messi d'accordo (controllate su Internet) se in quella lingua dall'alfabeto illeggibile si parlava di una pelle di pantera o non piuttosto di tigre o di leopardo? O continueremo a domandarci "Rustaveli, chi era costui?". ===Attribuite=== *Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito... perché la lettura è un'immortalità all'indietro. :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} Diffusasi nei social network all'indomani della morte di Eco, la citazione appare falsa.<ref>{{cfr}} Claudio Paolucci, ''Umberto Eco: tra ordine e avventura'', Feltrinelli, Milano, 2017 [https://books.google.it/books?id=mmARDQAAQBAJ&pg=PT16 p. 16]. ISBN 9788858826836</ref> Un brano simile, nelle opere di Eco, è il seguente: «Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all'analfabeta (o di chi, alfabeta, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissuto moltissime. Ricordiamo, insieme ai nostri giochi d'infanzia, quelli di Proust, abbiamo spasimato per il nostro amore ma anche per quello di Piramo e Tisbe, abbiamo assimilato qualcosa della saggezza di Solone, abbiamo rabbrividito per certe notti di vento a Sant'Elena e ci ripetiamo, insieme alla fiaba che ci ha raccontato la nonna, quella che aveva raccontato Sheherazade».<ref>Da ''Perché i libri allungano la nostra vita'' (1991), in ''La bustina di Minerva'', p. 232.</ref> *La superstizione porta sfortuna.<ref>Citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Le Formiche: anno terzo'', Zelig Editore, 1995, § 1465.</ref> :{{NDR|[[Citazioni errate|Citazione errata]]}} È in realtà una citazione di [[Raymond Smullyan]]. Eco la cita ne ''Il pendolo di Foucault''. ==''A passo di gambero''== ===[[Incipit]]=== Questo libro raccoglie una serie di articoli e interventi scritti tra il 2000 e il 2005. Il periodo è fatidico, si apre con le ansie per il nuovo millennio, esordisce con l'[[11 settembre]], seguito dalle due guerre in Afghanistan e in Iraq, e in Italia vede l'ascesa al potere di [[Silvio Berlusconi]]. Pertanto, lasciando cadere tanti altri contributi su svariati argomenti, ho voluto raccogliere solo gli scritti che si riferivano agli eventi politici e mediatici di questi sei anni. Il criterio di selezione mi è stato suggerito da uno degli ultimi pezzi della mia precedente raccolta di articoli (''La bustina di Minerva''), che s'intitolava "il trionfo della tecnologia leggera". ===Citazioni=== *Parliamo dunque di lavoro intellettuale per definire l'attività di chi lavora più con la mente che con le mani, e proprio per distinguere il lavoro intellettuale da quella che chiameremo funzione intellettuale. [...] La funzione intellettuale si svolge dunque per innovazione ma anche attraverso la critica del sapere o delle pratiche precedenti, e soprattutto attraverso la critica del proprio discorso. (''Norberto Bobbio: la missione del dotto rivisitata'': p. 63-64) *Gli intellettuali non risolvono le crisi, ma le creano. (''Norberto Bobbio: la missione del dotto rivisitata'': p. 68) *La lezione principale di [[Norberto Bobbio|Bobbio]] [...] è stata che l'intellettuale svolge la propria funzione critica e non propagandistica solo (o anzitutto) quando sa parlare contro la propria parte. (''Norberto Bobbio: la missione del dotto rivisitata'': p. 68) *Perché l'eredità fondamentale dell'[[illuminismo]] sta tutta qui: c'è un modo ragionevole di ragionare e, se si tengono i piedi per terra, tutti dovrebbero concordare su quello che diciamo, perché anche in filosofia bisogna dare retta al buon senso. [...] Il buon senso ci dice che ci sono casi in cui possiamo concordare tutti su come vadano le cose. (''Illuminismo e senso comune'': pp. 72-73) *Uno degli aspetti positivi della felix culpa è che, se Adamo non peccava, non avrebbe dovuto guadagnarsi il pane col sudore della fronte, e a gingillarsi tutto il giorno nell'Eden sarebbe rimasto uno zuzzurellone. Dal che emerge la provvidenzialità del Serpente. (''Dal gioco al carnevale'': p. 77) *Ma l'esibizionista (tale il suo dramma) non ci consente di ignorare la sua vergogna. (''La perdita della privatezza'': p. 89) *Ma democrazia è anche accettare una dose sopportabile di ingiustizia per evitare ingiustizie maggiori. (''Che cos'è una scuola privata'': p. 102) *Che cos'era la magia, che cosa è stata nei secoli e che cosa è ancora oggi, sia pure sotto mentite spoglie? La presunzione che i potesse passare di colpa da una causa a un effetto per cortocircuito, senza compiere i passi intermedi. [...] La magia ignora la catena lunga delle cause e degli effetti e soprattutto non si preoccupa di stabilire provando e riprovando se ci sia un rapporto replicabile fra [[causa ed effetto]]. [...] Il desiderio della simultaneità tra causa ed effetto si è trasferito alla tecnologia, che sembra la figlia naturale della scienza. (''Scienza, tecnologia e magia'': p. 105) *La mentalità magica vede solo un processo, il cortocircuito sempre trionfante tra la causa presunta e l'effetto sperato. (''Scienza, tecnologia e magia'': p. 107) *Appellarsi invece al popolo significa costruire un figmento: siccome il popolo in quanto tale non esiste, il populista è colui che si crea una immagine virtuale della volontà popolare. (''Sul populismo mediatico'': p. 125) *Quando il terrorismo perde, non solo non fa la rivoluzione ma agisce come elemento di conservazione, ovvero di rallentamento dei processi di cambiamento. (''Ritorno agli anni settanta'': p. 207) *La scuola deve insegnare ad analizzare e discutere i parametri su cui si reggono le nostre affermazioni passionali. (''Guerre sante, passione e ragione'': p. 221) *Tutti aspiriamo al meglio ma abbiamo imparato che talora il meglio è nemico del bene, e dunque negoziando si deve scegliere il meno peggio. (''Negoziare in una società multietnica'': p. 230) *Ogni cultura assimila elementi di culture vicine o lontane, ma poi si caratterizza per il modo in cui li fa propri. (''Le radici dell'Europa'': p. 246) ==''Come si fa una tesi di laurea''== ===[[Incipit]]=== Perché si deve fare una tesi e cos'è? Una tesi di laurea è un elaborato dattiloscritto, di una lunghezza media variabile tra le cento e le quattrocento cartelle, in cui lo studente tratta un problema concernente l'indirizzo di studi in cui si vuol laureare. La tesi è, secondo la legge italiana, indispensabile per laurearsi. Quando ha dato tutti gli esami prescritti, lo studente presenta la tesi davanti a una commissione di laurea che ascolta il resoconto del relatore (il professore con cui "si fa" la tesi) e del o dei controrelatori, i quali muovono anche alcune obbiezioni al candidato; ne nasce una discussione alla quale prendono parte anche gli altri membri della commissione. ===Citazioni=== *Il bello di un procedimento scientifico è che esso non fa mai perdere tempo agli altri: anche lavorare sulla scia di una ipotesi scientifica per scoprire poi che bisogna confutarla significa avere fatto qualcosa di utile sotto l'impulso di una proposta precedente. (p. 42) *I libri si rispettano usandoli, non lasciandoli stare. (p. 139) ==''Dalla periferia dell'Impero''== *L'[[olografia]] non è un giochetto: viene studiata e applicata dalla NASA per le esplorazioni spaziali, è utilizzata in medicina per ottenere rappresentazioni realistiche delle alterazioni anatomiche, serve alla cartografia aerea, a molte industrie per studiare processi fisici... Ma cominciano a usarla artisti che un tempo avrebbero forse fatto dell'[[w:iperrealismo|iperrealismo]], e dell'iperrealismo soddisfa le ambizioni più ambiziose. [...] L'olografia non poteva prosperare che in America, un paese ossessionato dal realismo dove, perché una rievocazione sia credibile, deve essere assolutamente iconica, copia rassomigliante, illusionisticamente "vera", della realtà rappresentata. (da ''Le fortezze della solitudine'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', pp. 13-14) *La [[Lyndon Baines Johnson Library and Museum|Lyndon Johnoson Library]] è una Fortezza della Solitudine: camera delle meraviglie, esempio ingenuo di [[w:narrative art|narrative-art]], museo delle cere, caverna degli automi. E lascia capire come esista una costante dell'immaginazione e del gusto americano medio, per cui il passato deve essere conservato e celebrato in forma di copia assoluta, formato reale, scala uno a uno: una filosofia della immortalità come duplicazione. (da ''Le Fortezze della Solitudine'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 16) *Le povere parole di cui è dotato il linguaggio naturale degli uomini non possono bastare a descrivere il [[Madonna Inn]]. Per renderne l'aspetto dall'esterno, distribuito in una serie di costruzioni a cui si accede passando per un distributore di benzina scolpito in roccia dolomitica, o il ristorante, i bar e la cafetteria, si possono tentare solo alcuni suggerimenti analogici. Diciamo che [[Marcello Piacentini|Piacentini]], mentre sfogliava un libro di [[Antoni Gaudí|{{sic|Gaudi}}]], abbia ingerito una dose esagerata di LSD e si sia messo a costruire una catacomba nuziale per [[Liza Minnelli]]. Ma non rende l'idea. Diciamo, l'Arcimboldi che costruisca per [[Orietta Berti]] la Sagrada Familia. Oppure: Carmen Miranda che disegna un locale Tiffany per i motel Motta. Ancora, il [[Vittoriale degli Italiani|Vittoriale]] immaginato da Ugo [[Fantozzi|Fantozzi]], le Città invisibili di [[Italo Calvino|Calvino]] descritte da [[Liala]] e realizzate da Eleanor Fini per la Fiera del Panno Lenci, la sonata in si bemolle minore di Chopin cantata da [[Claudio Villa]] su arrangiamento di Valentino Liberace ed eseguita dalla banda dei Pompieri di Viggiù. Ma non ci siamo ancora. (da ''I castelli incantati'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', pp. 34-35) *[...] la [[Lower Manhattan|bassa Manhattan]] è un capolavoro di architettura viva, storta come la chiostra inferiore dei denti di Cowboy Kathy, grattacieli e cattedrali gotiche vi compongono quella che è stata definita la più grande jam session in pietra di tutta la storia dell'umanità. (da ''I castelli incantati'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 39) *[...] il [[Quartiere francese|Vieux Carré]] non corrisponde affatto al quartiere dei divertimenti di una città americana, è piuttosto cugino germano di Montmartre. In questo lembo di Europa pre-tropicale esistono ancora ristoranti abitati da personaggi alla [[w:Via col Vento|Via col Vento]], dove i camerieri in marsina discutono con voi sulle variazioni subite dalla "sauce béarnaise" nell'impatto con le spezie locali, altri stranamente somiglianti a una "brasera" meneghina, che conoscono i misteri del bollito col bagnetto verde (disinvoltamente presentato come salsa creola). (da ''I castelli incantati'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 40) *[[New Orleans]] non è presa dalla nevrosi di un passato negato, regala ricordi con la disinvoltura del gran signore, non ha bisogno di inseguire la "real thing".<br/>Altrove invece il desiderio spasmodico del Quasi Vero nasce solo come reazione nevrotica al vuoto dei ricordi, il Falso Assoluto è figlio della coscienza infelice del presente senza spessore. (da ''I castelli incantati'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 41) *[...] nella costruzione della [[Fama]] Immortale ci vuole anzitutto una sfacciataggine cosmica. Ditemi chi sarebbe, senza la tomba omonima, [[Cecilia Metella Cretica|Cecilia Metella]]. (da ''I monasteri della salvezza'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', p. 48) *Se l'America è quella del Guggenheim Museum o dei nuovi grattacieli di Manhattan, allora Disneyland è una eccezione curiosa e ben fanno gli intellettuali americani che si rifiutano di andarla a vedere. Ma se l'America è quella che abbiamo visto nel corso del nostro viaggio, allora Disneyland ne è la Cappella Sistina e gli iperrealisti delle gallerie sono solo dei timidi voyeurs di un immenso e continuo "oggetto trovato". (da ''La città degli automi'', ''Nel cuore dell'Impero: Viaggio nell'iperrealtà'', pp. 59-60) *Quali sono le zone di ipersensibilità della società italiana? Bisognerebbe proprio chiederselo, perché è lì che la battaglia andrebbe condotta. Ma noi non abbiamo avuto i [[w:Padri Pellegrini|Padri Pellegrini]], e che un presidente del consiglio menta non scandalizza nessuno. Che un generale perda una guerra, dopo che abbiamo avuto Carlo Alberto, Persano e gli artefici di Caporetto, sembra quasi umano. Non ci scandalizzeremo nemmeno per qualche bustarella, una concussioncella, un pastrocchio valutario, una evasioncella fiscale. Siamo uomini, tutti abbiamo le nostre debolezze. E allora? Allora bisognerebbe chiedersi chi e che cosa riesca ancora a scandalizzare gli italiani, senza speranza di perdono. E la risposta è preoccupante. Nell'ordine sono: 1) il cornuto contento; 2) l'impotente beffato; 3) l'omosessuale non autorizzato (quindi sono esclusi gli artisti); 4) chi picchia i bambini; 5) chi non ama la mamma; 6) chi guadagna più di me. [...] Ma questo significa che nel nostro paese di [[Lucrezia Borgia|Lucrezie Borgia]] che avvelenano, Maramaldi che tradiscono, Freda che bombardano, dove non ci si scandalizza né per il malgoverno né per la mafia, l'ultima battaglia per la libertà non dovrebbe essere combattuta rivelando le conversazioni segrete tra gli ammiragli e i ministri, ma filmando dietro un falso specchio un ammiraglio che si masturba bevendo champagne mentre il suo attendente nudo picchia la vecchia madre inferma. Il che, ammettiamolo, è un po' triste. (da ''L'uomo che morde troppo'', ''Cronache dei regni vassalli'', pp. 78-79) *La [[Chiesa cattolica]] apostolica romana è un organismo formatosi negli ultimi secoli dell'impero romano che ha trovato la sua definizione teologica, politica e organizzativa proprio nel [[Medioevo]] (e la [[Controriforma]] ne ha dato solo un puro adeguamento tattico alle esigenze del tempo). La Chiesa cattolica, quella buona, è quella di [[Papa Pio XII|Pio XII]]. Tutti gli altri tentativi di modernizzazione non hanno nulla a che vedere col cattolicesimo, che è una cosa diversa. Sono [[eresia|eresie]].<br />Non si può giocare sui termini e confondere il cristianesimo col cattolicesimo. Il cattolicesimo è "un" cristianesimo. I cattolici che aspirano a un cristianesimo al passo coi tempi e vogliono un cattolicesimo purificato, sono dei dogmatici che identificano il cattolicesimo con l'unico cristianesimo possibile; e sono degli incontentabili perché vogliono essere cristiani e non perdere il cattolicesimo "storico". Una pretesa offensiva sia per il mondo contemporaneo che per la Chiesa. (da ''[[Papa Paolo VI|Paolo Sesto]] ritorna al sesto'', ''Primi sintomi della morte degli dei'', pp. 106-107) *{{NDR|Su [[Casablanca]]}} [...] portati a inventare una trama a braccio, gli autori ci hanno messo dentro tutto. E per mettere tutto sceglievano nel repertorio del già collaudato. Quando la scelta del già collaudato è limitata, si ha il film di maniera, di serie, o addirittuta il Kitsch. Ma quando del già collaudato si mette proprio tutto, si ha una architettura come la Sagrada Familia di [[Antoni Gaudí|Gaudi]]. Si ha la vertigine, si sfiora la genialità. (da ''Casablanca o la rinascita degli dei'', ''Primi sintomi della morte degli dei'', p. 139) *{{NDR|Su Casablanca}} In tal modo ''Casablanca'' non è un film, è tanti film, una antologia. Fatto quasi per caso, probabilmente si è fatto da sé, se non contro almeno al di là della volontà dei suoi autori, e dei suoi attori. E per questo funziona, a dispetto delle teorie estetiche e delle teorie filmografiche. Perché in esso si dispiegano per forza quasi tellurica le Potenze della Narratività allo stato brado, senza che l'Arte intervenga a disciplinarle. (da ''Casablanca o la rinascita degli dei'', ''Primi sintomi della morte degli dei'', p. 142) *{{NDR|Su Casablanca}} Quando tutti gli archetipi irrompono senza decenza, si raggiungono profondità omeriche. Due cliché fanno ridere. Cento cliché commuovono. Perché si avverte oscuramente che i cliché stanno parlando tra loro e celebrano una festa di ritrovamento. Come il colmo del dolore incontra la voluttà e il colmo della perversione rasenta l'energia mistica, il colmo della banalità lascia intravvedere un sospetto di sublime. Qualcosa ha parlato al posto del regista. Il fenomeno è degno se non altro di venerazione. (da ''Casablanca o la rinascita degli dei'', ''Primi sintomi della morte degli dei'', pp. 142-143) *Qualcuno potrebbe obiettare che la società seminomade medievale era una società del [[viaggio]] insicuro; partire voleva dire far testamento (si pensi alla partenza del vecchio Anne Vercos nell<nowiki>'</nowiki>''Annuncio fatto a Maria'' di [[Paul Claudel|Claudel]], e viaggiare significava incontrare briganti, bande di vaganti, e fiere. Ma l'idea del viaggio moderno come un capolavoro di comfort e sicurezza è ormai naufragata da tempo, e salire su un jet passando attraverso i vari controlli elettronici e le perquisizioni contro il dirottamento restituisce pari pari l'antico sentimento di avventurosa insicurezza destinato presumibilmente ad aumentare. (da ''Il neonomadismo'', ''Verso un nuovo Medioevo'', pp. 200-201) *Gli eccessi formalistici e la tentazione antistorica dello [[strutturalismo]] sono gli stessi delle discussioni scolastiche, così come la tensione pragmatica e modificatrice dei rivoluzionari, che allora si chiamavano eretici tout court, deve (come doveva) appoggiarsi su furibonde diatribe teoriche e ogni sfumatura teorica coinvolgeva una prassi diversa. Persino le discussioni tra [[Bernardo da Chiaravalle|San Bernardo]], fautore di un'arte senza immagini, tersa e rigorosa, e [[Sugerio di Saint-Denis|Suger]], fautore della cattedrale sontuosa e pullulante di comunicazioni figurative, trovano riscontro, a vari livelli e in varie chiavi, nell'opposizione tra costruttivismo sovietico e realismo socialista, tra astrattisti e neobarocchi, tra teorici rigoristi della comunicazione concettuale e fautori macluhaniani del villaggio globale della comunicazione visiva. (da ''Le forme del pensiero'', ''Verso un nuovo Medioevo'', pp. 206-207) *Civiltà della visione il Medioevo, dove la cattedrale è il grande libro di pietra, e in effetti è il manifesto pubblicitario, lo schermo televisivo, il mistico fumetto che deve raccontare e spiegare tutto, i popoli della terra, le arti e i mestieri, i giorni dell'anno, le stagioni della semina e del raccolto, i misteri della fede, gli aneddoti della storia sacra e profana e la vita dei santi (grandi modelli di comportamento, come oggi i divi e i cantanti, élite senza potere politico, come spiegherebbe [[Francesco Alberoni]], ma con enorme potere carismatico).<br />Accanto a questa massiccia impresa di cultura popolare si svolge il lavoro di composizione e collage che la cultura dotta esercita sui detriti della cultura passata. Si prenda una scatola magica di [[Joseph Cornell|Cornell]] o [[Armand Pierre Fernandez|Armand]], un collage di [[Max Ernst]], una macchina inutile di [[Bruno Munari|Munari]] o [[Jean Tinguely|Tinguely]], e ci si ritroverà in un paesaggio che non ha nulla a che vedere con [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] o [[Antonio Canova|Canova]] ma che ha moltissimo a che vedere con il gusto estetico medievale. (da ''L'arte come ''bricolage'', Verso un nuovo Medioevo'', pp. 207-208) *Arte non sistematica ma additiva e compositiva la nostra come quella medievale, oggi come allora coesiste l'esperimento elitistico raffinato con la grande impresa di divulgazione popolare (il rapporto miniatura-cattedrale è lo stesso che c'è tra Museum of Modern Art e Hollywood), con interscambi e prestiti reciproci e continui: e l'apparente bizantinismo, il gusto forsennato per la collezione, l'elenco, l'assemblage, l'ammasso di cose diverse è dovuto all'esigenza di scomporre e rigiudicare i detriti di un mondo precedente, forse armonico, ma ormai desueto, da vivere, direbbe [[Edoardo Sanguineti|Sanguineti]], come una Palus Putredinis che aveva attraversata e dimenticata. (da ''L'arte come ''bricolage'', Verso un nuovo Medioevo'', p. 209) *Il [[Medioevo]] ha conservato a modo suo l'eredità del passato ma non per ibernazione bensì per continua ritraduzione e riutilizzazione, è stata una immensa operazione di bricolage in bilico tra nostalgia, speranza e disperazione.<br/>Sotto la sua apparenza immobilistica e dogmatica è stato, paradossalmente, un momento di "rivoluzione culturale". Tutto il processo è stato naturalmente caratterizzato da pestilenze e stragi, intolleranza e morte. Nessuno dice che il nuovo Medioevo rappresenti una prospettiva del tutto allegra. Come dicevano i cinesi per maledire qualcuno: "Che tu possa vivere in un'epoca interessante." (da ''La transizione permanente'', ''Verso un nuovo Medioevo'', p. 211) *Docile strumento del potere, la vittima sportiva dirotta i propri istinti in riserve di caccia dove non può influire sulla vita politica nazionale, e la sua rabbia è controllata. Ma del sistema è la vittima più repressa, e la più disperata, perché non sa più di che cosa è privato. Questa sua violenza senza oggetto potrà essere ricuperata al momento opportuno: gli stadi (così come oggi sono concepiti) sono una riserva di energia per ogni dittatura che sappia offrire un oggetto d'amore altrettanto mitico e inconsistente del gioco non giocato. (da ''I commandos dello stadio'', ''Eretici e millenaristi'', p. 217) *Il [[nudità|nudo]], anche e specie quando non è volgare, è sublimato e sublimante. Impone un modello al desiderio, ma questo modello non è reale. (da ''Troubadours for Men only'', ''Eretici e millenaristi'', pp. 238-239) *[...] le grandi elaborazioni teoriche nascono sempre in epoche di restaurazione, si può essere Hegel quando la rivoluzione francese è già liquidata, ma prima che la rivoluzione esploda (e durante) ci vuole l<nowiki>'</nowiki>''Enciclopedia'' di Diderot, con la sua attenzione al lavoro umano e alla vita di tutti i giorni, la sua critica corrosiva del quotidiano e della cultura precedente, e ci vogliono i volantini, le stampe di ''colportage'', i pamphlets. (da ''Chi scrive, Chi legge'', ''Ordini mendicanti e scritture alternative'', p. 320) *Come ha potuto l'esercizio dell'inventiva e del gioco diventare una faccenda per specializzati (considerati d'altronde un po' matti), a cui i sani sono ammessi solo come auditori passivi? Come può un [[artista]] che crede a quello che fa adattarsi ancora a produrre oggetti che altri guarderanno senza sapere come sono nati, invece di buttarsi in situazioni di partecipazione in cui gli altri imparino a fare gli oggetti con lui? (da ''Un messaggio chiamato Cavallo'', ''Ordini mendicanti e scritture alternative'', p. 335) *{{NDR|Sull'insegnamento della [[filosofia]]}} Ma è possibile parlare, non dico di Socrate, ma di Parmenide in termini contemporanei? Credo proprio di sì. Non è che per far le scienze umane basti leggere i romanzi gialli come fossero Parmenide: occorre anche leggere Parmenide come se fosse un romanzo giallo. (da ''De consolatione philosophiae'', p. 339) ==''Diario Minimo''== ===[[Incipit]]=== [Il presente manoscritto ci è stato consegnato dal guardiano capo delle carceri comunali di un paesino del Piemonte. Le notizie incerte che l'uomo ci diede sul misterioso prigioniero che lo abbandonò in una cella, la nebbia di cui è avvolta la sorte dello scrittore, una certa complessiva, inspiegabile reticenza di coloro che conobbero l'individuo che vergò queste pagine, ci inducono ad accontentarci di ciò che sappiamo come ci appaghiamo di quel che del manoscritto rimane – il resto roso dai topi – e in base al quale pensiamo che il lettore possa farsi un'idea della straordinaria vicenda di questo Umberto Umberto (ma non fu forse, il misterioso prigioniero, Vladimiro Nabokov paradossalmente profugo per le Langhe, e non mostra forse questo manoscritto l'antivolto del proteico immoralista?) e possa infine trarre da queste pagine quella che ne è la lezione nascosta – sotto la spoglia del libertinaggio una lezione di superiore moralità.]<br><br> Nonita. Fiore della mia adolescenza, angoscia delle mie notti. Potrò mai rivederti. Nonita. Nonita. Nonita. Tre sillabe, come una negazione fatta di dolcezza: No. Ni. Ta. Nonita che io possa ricordarti sinché la tua immagine non sarà tenebra e il tuo luogo sepolcro. {{NDR|Umberto Eco, ''Diario minimo'', Fabbri Editori, 1992}} ===Citazioni=== *[...] una delle prime e più nobili funzioni delle cose poco serie è di gettare un'ombra di diffidenza sulle cose troppo serie – e tale è la funzione seria della [[parodia]]. (da ''Nota all'edizione 1975'', 1995 p. 8) *{{NDR|Al [[Consumismo|consumatore]]}} si chiede di diventare un uomo con il frigorifero e un televisore da 21 pollici, e cioè gli si chiede di rimanere com'è aggiungendo agli oggetti che possiede un frigorifero e un televisore; in compenso gli si propone come ideale [[Kirk Douglas]] o [[Superman]]. L'ideale del consumatore di ''mass media'' è un superuomo che egli non pretenderà mai di diventare, ma che si diletta a impersonare fantasticamente, come si indossa per alcuni minuti davanti a uno specchio un abito altrui, senza neppur pensare di possederlo un giorno.<br>La situazione nuova in cui si pone al riguardo la TV è questa: la TV non offre, come ideale in cui immedesimarsi, il ''superman'', ma l'''everyman''. La TV presenta come ideale l'uomo assolutamente medio. (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 pp. 45-46) *Ora, nel campo dei fenomeni quantitativi, la [[media]] rappresenta appunto un termine di mezzo, e per chi non vi si è ancora uniformato, essa rappresenta un traguardo. [...] Invece, nel campo dei fenomeni qualitativi, il livellamento alla media corrisponde al livellamento a zero. Un uomo che possieda ''tutte'' le virtù morali e intellettuali in ''grado medio'', si trova immediatamente a un livello minimale di evoluzione. La "medietà" aristotelica è equilibrio nell'esercizio delle proprie passioni, retto dalla virtù discernitrice della "prudenza". Mentre nutrire passioni [[mediocrità|in grado medio]] e aver una media prudenza significa essere un povero campione di umanità. (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 p. 46) *[[Mike Bongiorno]] non è particolarmente bello, atletico, coraggioso, intelligente. Rappresenta, biologicamente parlando, un grado modesto di adattamento all'ambiente. [...]<br>Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto, confortando le altrui naturali tendenze all'apatia e alla pigrizia mentale. Pone gran cura nel non impressionare lo spettatore, non solo mostrandosi all'oscuro dei fatti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla. In compenso Mike Bongiorno dimostra sincera e primitiva ammirazione per colui che sa. (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 pp. 47-48) *L'ammirazione per la [[cultura]] tuttavia sopraggiunge quando, in base alla cultura, si viene a guadagnar denaro. Allora si scopre che la cultura serve a qualcosa. L'uomo [[mediocrità|mediocre]] rifiuta di imparare ma si propone di far studiare il figlio. (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 p.48) *In questo vertiginoso gioco di ''gaffes'' non tenta neppure di usare perifrasi: la perifrasi è già una ''agudeza'', e le ''agudezas'' appartengono a un ciclo vichiano cui Bongiorno è estraneo. Per lui, lo si è detto, ogni cosa ha un nome e uno solo, l'artificio retorico è una sofisticazione. In fondo la ''[[gaffe]]'' nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata; quando la sincerità è voluta non si ha gaffe ma sfida e provocazione; la ''gaffe'' (in cui Bongiorno eccelle, a detta dei critici e del pubblico) nasce proprio quando si è sinceri per sbaglio e per sconsideratezza. Quanto più è mediocre, l'uomo mediocre è maldestro. Mike Bongiorno lo conforta portando la ''gaffe'' a dignità di figura retorica [...] (da ''Fenomenologia di Mike Bongiorno'', 1995 p. 51) *Franti ride perché è [[cattiveria|cattivo]] – pensa Enrico – ma di fatto pare cattivo perché ride. (da ''Elogio di Franti'', 1995 p. 135) *[...] l'Ordine o lo si ride dal di dentro o lo si bestemmia dal di fuori; o si finge di accettarlo per farlo esplodere, o si finge di rifiutarlo per farlo rifiorire in altre forme; o si è [[François Rabelais|Rabelais]] o si è [[Cartesio]] [...] (da ''Elogio di Franti'', pp. 142-143) ==''Elogio di Franti''== *Chi sia codesto Enrico è sin troppo risaputo: di mediocre intelletto (non si sa che voti prenda né se riesca promosso a fine anno), oppresso sin dalla piú tenera infanzia da un padre, da una madre e da una sorella che gli scrivono nottetempo, come sicari dell'OAS, lettere pressoché minatorie sul suo diario, egli vive continuamente immerso in umbratili complessi, un po' diviso tra l'ammirazione prona per un Garrone che non perde occasione per far della bassa retorica elettorale [...] e d'altro lato una sorta di attrazione omosessuale per il Derossi, che è «il piú bello di tutti», scuote i capelli biondi, prende il primo premio, si fa baciare dal giovane calabrese e sembra insomma certi personaggi dei libri di Arbasino. Tra questi poli è l'Enrico: di carattere impreciso, incostante nei suoi propositi etici, schiavo di ambigui culti della personalità, non poteva essere gran che diverso col padre che si ritrovava, torbido personaggio costui, incarnazione di quell'ambiguo socialismo umanitario che precedette il fascismo, e in cui l'ideologia dolciastra stava alla lotta di classe come il repubblicanesimo di [[Giosuè Carducci|Carducci]] alla rivoluzione francese (odi alla [[Margherita di Savoia|regina Margherita]], nonne e cipressi che a {{sic|bolgheri}} alti e schietti, ma repubblica, ciccia) [...]. (pp. 355-356) *E {{NDR|il padre di Enrico}} ti educava cosí questo figlio alla violenza e alla retorica nazionale, all'interclassismo corporativista e all'umanitarismo paternalista, sí che svolgendosi la vicenda nell'ottantadue, possiamo immaginarci Enrico interventista quarantenne (e quindi a casa, da tavolino), all'inizio della guerra, e professionista fiancheggiatore delle squadre d'azione nel ventidue, lieto infine che il Paese sia andato in mano a un uomo forte garante dell'ordine e della fratellanza. Il Derossi a quell'epoca era già morto sicuramente in guerra, volontario, caduto scagliando la sua medaglia di primo della classe in faccia al nemico, Votini era passato spia dell'{{sic|Ovra}} e Nobis, che doveva avere possedimenti in campagna, e già da piccolo dava dello straccione ai figli di carbonai, agrario fiancheggiatore delle squadre, sicuramente era già federale. C'è da sperare che il muratorino e il Precossi si fossero almeno presi il loro olio di ricino e tramassero nell'ombra; e forse Stardi, sgobbone com'era, si era letto tutto il ''[[Il Capitale|Capitale]]'', senonaltro per puntiglio, e quindi qualcosa aveva capito; ma Garoffi di certo si era allineato e non faceva politica, e Coretti, con quel padre che gli passava calda calda la carezza del [[Umberto I di Savoia|Re]], chissà che non facesse la guardia d'onore all'[[Benito Mussolini|Uomo della Provvidenza]]. (p. 357) *Chi ride è malvagio solo per chi crede in ciò di cui si ride. Ma chi ride, per ridere, e per dare al suo riso tutta la sua forza, deve accettare e credere, sia pure tra parentesi, ciò di cui ride, e ''ridere dal di dentro'', se cosí si vuol dire, se no il riso non ha valore. Ridere del piegabaffi, oggi, è un gioco da ragazzi; ridete dell'usanza di radersi, e poi discuteremo. Chi ride deve dunque essere figlio di una situazione, accettarla ''in toto'', quasi amarla, e quindi, da figlio infame, farle uno sberleffo. (Franti a parte, solo di fronte al riso la situazione misura la sua forza: quello che esce indenne dal riso è valido, quello che crolla doveva morire. E quindi il riso, l'ironia, la beffa, il marameo, il fare il verso, il prendere a gabbo, è alla fine un servizio reso alla cosa derisa, come per salvare quello che resiste nonostante tutto alla critica interna. Il resto poteva e doveva cadere).<br />Tale è Franti. Dall'interno idilliaco della terza classe in cui alligna Enrico Bottini, egli irraggia il suo riso distruttore; e chi si aggrappa a ciò che egli distrugge, lo chiama infame. (p. 363) *[...] perché l'Ordine o lo si ride dal di dentro o lo si bestemmia dal di fuori; o si finge di accettarlo per farlo esplodere, o si finge di rifiutarlo per farlo rifiorire in altre forme; o si è [[Rabelais]] o si è [[Cartesio]]; o si è, come Franti ha tentato, uno scolaro che ride in scuola, o un analfabeta di avanguardia. E forse Franti, con la memoria accesa del gesto di papà Coretti che dava al figlio, con la mano ancor calda, la carezza del [[Umberto I di Savoia|Re]] (impeditogli da Enrico di sorridere ancora una volta, cancellato con un tratto di penna), si apprestava in un lunga ascesi a esercitare, all'alba del nuovo secolo, sotto il nome d'arte di Gaetano Bresci. (p. 364) {{NDR|[[Edmondo De Amicis]], ''[[Edmondo De Amicis#Cuore|Cuore. Libro per i ragazzi]]'' (1886), seguito da ''Elogio di Franti'' di Umberto Eco, a cura di Luciano Tamburini, Einaudi, Torino, 2001. ISBN 8806159291}} ==''Il cimitero di Praga''== ===[[Incipit]]=== Il passante che in quella grigia mattina del marzo 1897 avesse attraversato a proprio rischio e pericolo place Maubert, o la Maub, come la chiamavano i malviventi (già centro di vita universitaria nel Medioevo, quando accoglieva la folla degli studenti che frequentavano la Facoltà delle Arti nel Vicus Stramineus o rue du Fouarre, e più tardi luogo dell'esecuzione capitale di apostoli del libero pensiero come [[Étienne Dolet]]), si sarebbe trovato in uno dei pochi luoghi di Parigi risparmiato dagli sventramenti del barone Haussmann, tra un groviglio di vicoli maleodoranti, tagliati in due settori dal corso della Bièvre, che laggiù ancora fuoriusciva da quelle viscere della metropoli dove da tempo era stata confinata, per gettarsi febbricitante, rantolante e verminosa nella vicinissima Senna. Da place Maubert, ormai sfregiata dal boulevard Saint-Germain, si dipartiva ancora una ragnatela di straducole come rue Maître-Albert, rue Saint-Séverin, rue Galande, rue de la Bûcherie, rue Saint-Julien-le-Pauvre, sino a rue de la Huchette, disseminate di sordidi hotel tenuti in genere da alvergnati, albergatori dalla leggendaria cupidigia, che domandavano un franco per la prima notte e quaranta centesimi per le seguenti (più venti soldi se si voleva anche un lenzuolo). ===Citazioni=== *Anche qui, come se la cosa l'avessimo inventata noi, era intervenuta a favore di Diana una mistica carmelitana di Lisieux in odore di santità malgrado la sua giovane età. Questa [[Teresa di Lisieux|suor Teresa del Bambino Gesù e del Santo Volto]], avendo ricevuto copia delle memorie di Diana convertita, si era talmente commossa per questa creatura da inserirla come personaggio in una sua operetta teatrale scritta per le consorelle, ''Il trionfo dell'Umiltà''', dove c'entrava persino Giovanna d'Arco. (cap. 22) *Degli [[ebrei]] so solo ciò che mi ha insegnato il nonno: – Sono il popolo ateo per eccellenza, mi istruiva. Partono dal concetto che il bene deve realizzarsi qui, e non oltre la tomba. Quindi operano solo per la conquista di questo mondo. (p. 11) *[...] l'ebreo, oltre che vanitoso come uno spagnolo, ignorante come un croato, cupido come un levantino, ingrato come un maltese, insolente come uno zingaro, sporco come un inglese, untuoso come un calmucco, imperioso come un prussiano e maldicente come un astigiano, è adultero per foia irrefrenabile [...]. (p. 12) *L'italiano è infido, bugiardo, vile, traditore, si trova più a suo agio col pugnale che con la spada, meglio col veleno che col farmaco, viscido nella trattativa, coerente solo nel cambiar bandiera a ogni vento. (p. 17) *Gli uomini non fanno mai il male così completamente ed entusiasticamente come quando lo fanno per convinzione religiosa. (p. 18) *Qual è stato il lievito che qualcuno, o la sorte, o il diavolo ha immesso nel corpo ancora sano delle conventicole dei templari e dei liberi muratori per farne lievitare la più diabolica delle sette di tutti i tempi? (p. 64) *{{NDR|In riferimento alla [[Sicilia]]}} In questa terra dove da secoli non accadeva niente, è arrivato [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] coi suoi. Non è che la gente di qui partecipi per lui, né che tenga ancora per il re che Garibaldi sta detronizzando. Semplicemente sono come ubriacati dal fatto che sia accaduto qualcosa di diverso. E ciascuno interpreta la diversità a modo suo. Forse questo gran vento di novità è solo uno scirocco che li addormenterà di nuovo tutti. (p. 160) *Così sono, e son condannato a esserlo. Sarò sempre fantastico, buio, tenebroso, bilioso. Ho ormai trent'anni e ho sempre fatto la guerra, per distrarmi da un mondo che non amo. E così ho lasciato a casa un grande romanzo ancora manoscritto. Vorrei vederlo stampato, e non posso occuparmene perché ho questi sudici conti da curare. Se fossi ambizioso, se avessi sete di piaceri... se fossi almeno cattivo... Almeno come [[Nino Bixio|Bixio]]. Niente. Mi conservo ragazzo, vivo alla giornata, amo il moto per muovermi, l'aria per respirarla. Morirò per morire... E tutto sarà finito. ([[Ippolito Nievo]]: p. 172) *Immaginarsi come elemento necessario nell'ordine dell'universo equivale, per noi gente di buone letture, a quello che è la superstizione per gli illetterati. Non si cambia il mondo con le idee. Le persone con poche idee sono meno soggette all'errore, seguono ciò che fanno tutti e non disturbano nessuno, e riescono, si arricchiscono, raggiungono buone posizioni, deputati, decorati, uomini di lettere rinomati, accademici, giornalisti.<br />Si può essere sciocchi quando si fanno così bene i propri affari? Lo sciocco sono io, che ho voluto battermi coi mulini a vento. (Maurice Joly: p. 209) *Viene un momento in cui qualcosa si spezza dentro, e non si ha più né energia né volontà. Dicono che bisogna vivere, ma vivere è un problema che alla lunga conduce al suicidio. (p. 317) *Ma non vi è nulla di più inedito di ciò che è già stato pubblicato. (p. 376) *Qualcuno ha detto che il patriottismo è l'ultimo rifugio delle canaglie: chi non ha principi morali si avvolge di solito in una bandiera, e i bastardi si richiamano sempre alla purezza della loro razza. L'identità nazionale è l'ultima risorsa dei diseredati. (p. 399) *Ora il senso dell'identità si fonda sull'[[odio]], sull'odio per chi non è identico. Bisogna coltivare l'odio come passione civile. Il nemico è l'amico dei popoli. Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria. L'[[amore e odio|odio]] è la vera passione primordiale. È l'[[amore e odio|amore]] che è una situazione anomala. Per questo Cristo è stato ucciso: parlava contro natura. Non si ama qualcuno per tutta la vita, da questa speranza impossibile nascono adulterio, matricidio, tradimento dell'amico... Invece si può odiare qualcuno per tutta la vita. Purché sia sempre là a rinfocolare il nostro odio. L'odio riscalda il cuore. (p. 400) *I buoni cristiani non credono forse che Satana abbia trasportato Gesù Cristo stesso sulla cima di una montagna, da cui gli ha mostrato tutti i regni della terra? E come faceva a mostrarglieli tutti se la terra è tonda? (p. 475) ==''Il fascismo eterno''== *In Italia c'è oggi qualcuno che dice che il mito della [[Resistenza italiana|Resistenza]] era una bugia comunista. È vero che i comunisti hanno sfruttato la Resistenza come una proprietà personale, dal momento che vi ebbero un ruolo primario; ma io ricordo partigiani con fazzoletti di diversi colori. (p. 16) *Se per [[totalitarismo]] si intende un regime che subordina ogni atto individuale allo stato e alla sua ideologia, allora nazismo e stalinismo erano regimi totalitari. Il [[fascismo]] fu certamente una dittatura, ma non era compiutamente totalitario, non tanto per la sua mitezza, quanto per la debolezza filosofica della sua ideologia. [...] [[Mussolini]] non aveva nessuna filosofia: aveva solo una retorica. (p. 22) *Si può dire che il fascismo italiano sia stata la prima dittatura di destra che abbia dominato un paese europeo, e che tutti i movimenti analoghi abbiano trovato in seguito una sorta di archetipo comune nel regime di Mussolini. Il fascismo italiano fu il primo a creare una liturgia militare, un folklore, e persino un modo di vestire [...]. (p. 23) *[...] il fascismo non possedeva alcuna quintessenza, e neppure una singola essenza. Il fascismo era un totalitarismo '' fuzzy''. Il fascismo non era un ideologia monolitica, ma piuttosto un collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni. Si può forse concepire un movimento totalitario che riesca a mettere insieme monarchia e rivoluzione, esercito regio e milizia personale di Mussolini, i privilegi concessi alla chiesa e una educazione statale che esaltava la violenza, il controllo assoluto e il libero mercato? (p. 25) *Il fascismo era filosoficamente scardinato, ma dal punto di vista emotivo era fermamente incernierato ad alcuni archetipi. (pp. 30-31) *[...] si può giocare al fascismo in molti modi, e il nome del gioco non cambia. [...] Il termine "fascismo" si adatta a tutto perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista. Togliete al fascismo l'imperialismo e avrete [[Francisco Franco|Franco]] o [[António de Oliveira Salazar|Salazar]]; togliete il colonialismo e avrete il fascismo balcanico. Aggiungete al fascismo italiano un anticapitalismo radicale (che non affascinò mai Mussolini) e avrete [[Ezra Pound]]. Aggiungete il culto della mitologia celtica e il misticismo del Graal (completamente estraneo al fascismo ufficiale) e avrete uno dei più rispettati guru fascisti, [[Julius Evola]]. (pp. 31-33) *1. La prima caratteristica di un Ur-Fascismo è il culto della tradizione. (p. 34) *2. Il tradizionalismo implica il rifiuto del modernismo. [...] L'illuminismo, l'età della ragione vengono visti come l'inizio della depravazione moderna. In questo senso, l'Ur-Fascismo può venire definito come "irrazionalismo". (pp. 36-37) *3. L'irrazionalismo dipende anche dal culto dell'azione per l'azione. l'azione è bella di per sé, e dunque deve essere attuata prima di e senza una qualunque riflessione. Pensare è una forma di evirazione. (p. 37) *4. Nessuna forma di sincretismo può accettare la critica. Lo spirito critico opera distinzioni, e distinguere è un segno di modernità. Per l'Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento. [...] (pp. 38-39) *5. Il disaccordo è inoltre un segno di diversità. L'Ur-Fascismo cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza. Il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi. L'Ur-Fascismo è dunque razzista per definizione. (p. 39) *6. L'Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. Il che spiega perché una delle caratteristiche tipiche dei fascismi storici è stato l'appello alle classi medie frustrate, a disagio per qualche crisi economica o umiliazione politica, spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni. (p. 39) *7. A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l'Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese. È questa l'origine del "nazionalismo". Inoltre, gli unici che possono fornire una identità alla nazione sono i nemici. Così, alla radice della psicologica Ur-Fascista vi è l'ossessione del complotto, possibilmente internazionale. I seguaci debbono sentirsi assediati. Il modo più facile per far emergere un complotto è quello di fare appello alla xenofobia. Ma il complotto deve venire anche dall'interno: gli [[ebrei]] sono di solito l'obiettivo migliore, in quanto presentano il vantaggio di essere al tempo stesso dentro e fuori. (p. 40) *8. I seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza ostentata e dalla forza dei nemici. [...] I seguaci debbono tuttavia essere convinti di poter sconfiggere i nemici. Così, grazie a un continuo spostamento di registro retorico, i nemici sono al tempo stesso troppo forti e troppo deboli. (p. 41) *9. Per l'Ur-Fascismo non c'è lotta per la vita, ma piuttosto "vita per la lotta". Il pacifismo è allora collusione col nemico, il pacifismo è cattivo perché la vita è una guerra permanente. (p. 42) *10. L'elitismo è un aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, in quanto fondamentalmente aristocratico. Nel corso della storia, tutti gli elitismi aristocratici e militaristici hanno implicato il disprezzo per i deboli. L'Ur-Fascismo non può fare a meno di predicare un "elitismo popolare". (pp. 42-43) *11. In questa prospettiva, ciascuno è educato per diventare un eroe. [...] Questo culto dell'eroismo è strettamente legato al culto della morte [...] L'eroe Ur-Fascista, invece, aspira alla morte, annunciata come la migliore ricompensa per una vita eroica. L'eroe Ur-Fascista è impaziente di morire. (p. 44) *12. Dal momento che sia la guerra permanente sia l'eroismo sono giochi difficili da giocare, l'Ur-Fascista trasferisce la sua volontà di potenza su questioni sessuali. [...] Dal momento che anche il sesso è un gioco difficile da giocare, l'eroe Ur-Fascista gioca con le armi, che sono il suo ''Ersatz'' fallico: i suoi giochi di guerra sono dovuti a una ''invidia penis'' permanente. (pp. 44-45) *13. L'Ur-Fascismo si basa su un "populismo qualitativo". [...] Per l'Ur-Fascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti [...] (p. 45) *Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la "[[populismo|voce del popolo]]", possiamo sentire l'odore di Ur-Fascismo. (p. 47) *14. L'Ur-Fascismo parla la "neolingua". (p. 47) *Il mattino del 27 luglio del 1943 mi fu detto che, secondo delle informazioni lette alla radio, il fascismo era crollato e Mussolini era stato arrestato. Mia madre mi mandò a comperare il giornale. Andai al chiosco più vicino e vidi che i giornali c'erano, ma i nomi erano diversi. [...] Il messaggio celebrava la fine della dittatura e il ritorno della libertà: libertà di parola, di stampa, di associazione politica. Questa parole, "libertà", "dittatura" – Dio mio – era la prima volta in vita mia che le leggevo. In virtù di queste nuove parole ero rinato uomo libero occidentale. (pp. 48-49) *L'Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. [...] L'Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l'indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo. (pp. 49-50) ==''Il nome della rosa''== ===[[Incipit]]=== In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l'unico immodificabile evento di cui si possa asserire l'incontrovertibile verità. Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell'errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.<br /> Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell'attesa di perdermi nell'abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere, ripetendo verbatim quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l'Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione. ===Citazioni=== *Come dice Boezio, nulla è più fugace della forma esteriore, che appassisce e muta come i fiori di campo all'apparire dell'autunno; e che senso avrebbe dire dell'abate Abbone che ebbe l'occhio severo e le guance pallide quando ormai lui e coloro che lo attorniavano sono polvere e della polvere il loro corpo ha ormai il grigiore mortifero (solo l'animo, lo voglia Iddio, risplendendo di una luce che non si spegnerà mai più)? (Prologo) *Tale è la forza del [[Verità|vero]] che, come il [[bene]], è diffusivo di sé. (Primo giorno, Prima) *La bellezza del cosmo è data non solo dalla unità nella varietà, ma anche dalla varietà nell'unità. (Primo giorno, Prima) *Se mai fossi saggio, lo sarei perché so essere severo. (Abate: Primo giorno, Terza) *Se un pastore falla deve essere isolato dagli altri pastori, ma guai se le pecore cominciassero a diffidare dei pastori. (Abate: Primo giorno, Terza) *Ecco, forse l'unica vera prova della presenza del diavolo è l'intensità con cui tutti in quel momento ambiscono saperlo all'opera... (Guglielmo: Primo giorno, Terza) *Non tutte le verità sono per tutte le orecchie, non tutte le menzogne possono essere riconosciute come tali da un animo pio, e i monaci, infine, stanno nello scriptorium per porre capo a un'opera precisa, per la quale debbono leggere certi e non altri volumi, e non per seguire ogni dissennata curiosità che li colga, vuoi per debolezza della mente, vuoi per superbia, vuoi per suggestione diabolica. (l'Abate a Guglielmo; primo giorno, Terza) *Monasterium sine libris est sicut civitas sine opibus, castrum sine numeris, coquina sine suppellectili, mensa sine cibis, hortus sine herbis, pratum sine floribus, arbor sine foliis... (l'Abate a Guglielmo; Primo giorno, Terza) *Sì, c'è una [[lussuria]] del [[dolore]], come c'è una lussuria dell'adorazione e persino una lussuria dell'[[umiltà]]. Se bastò così poco agli [[angelo|angeli]] ribelli per mutare il loro ardore d'adorazione e umiltà in ardore di superbia e di rivolta, cosa dire di un essere umano? E fu per questo che rinunciai a quella attività [di inquisitore]. Mi mancò il coraggio di inquisire sulle debolezze dei malvagi, perché scoprii che sono le stesse debolezze dei santi. (Guglielmo: Primo giorno, Sesta) *Quando entra in gioco il possesso delle cose terrene, è difficile che gli uomini ragionino secondo giustizia. (Primo giorno, Sesta) *"È un uomo...strano", dissi. <br /> "È, o è stato, per molti aspetti, un grande uomo. Ma proprio per questo è strano. Sono solo gli uomini piccoli che sembrano normali. Ubertino avrebbe potuto diventare uno degli eretici che ha contribuito a fare bruciare, o un cardinale di santa romana chiesa. È andato vicinissimo a entrambe le perversioni. Quando parlo con Ubertino ho l'impressione che l'inferno sia il paradiso guardato dall'altra parte." (Adso e Guglielmo: Primo giorno, Verso nona) *Perché tre cose concorrono a creare la bellezza: anzitutto l'integrità o perfezione, e per questo reputiamo brutte le cose incomplete; poi la debita proporzione ovvero la consonanza; e infine la clarità e la luce, e infatti chiamiamo belle le cose di colore nitido. E siccome la visione del bello comporta la pace, e per il nostro appetito è la stessa cosa acquetarsi nella pace, nel bene o nel bello, mi sentii pervaso di grande consolazione e pensai quanto dovesse essere piacevole lavorare in quel luogo [lo scriptorium]. (Primo giorno, Dopo Nona) *Vedi tu questa cappa di [[sofisma|sofismi]] della quale sono stato vestito sino ad oggi? Questa mi grava e pesa come avessi la maggior torre di Parigi o la montagna del mondo in su le spalle e mai la potrò più porre giù. E questa pena m'è data dalla divina giustizia per la mia vanagloria, per aver creduto il mio corpo un luogo di delizie, e per aver supposto di sapere più degli altri, e per l'essermi dilettato di cose mostruose che hanno prodotto cose ben più mostruose nell'interno dell'anima mia – e ora con esse dovrò vivere in eterno. (Berengario da Arundel: Secondo giorno, Prima) *Anche una guerra santa è una guerra. Per questo forse non dovrebbero esserci guerre sante. (Guglielmo: Secondo giorno, Nona) *È sempre meglio che chi ci incute paura abbia più [[paura]] di noi. (Adso riprendendo un'osservazione di Guglielmo: Secondo giorno, Compieta) *Quando i veri nemici sono troppo forti, bisogna pur scegliere dei nemici più deboli. Riflettei che per questo i semplici son detti tali. Solo i potenti sanno sempre con grande chiarezza chi siano i loro nemici veri. (Terzo giorno, Sesta) *Tutte le [[Eresia|eresie]] sono bandiera di una realtà dell'esclusione. Gratta l'eresia, troverai il lebbroso. Ogni battaglia contro l'eresia vuole solamente questo: che il lebbroso rimanga tale. Quanto ai lebbrosi cosa vuoi chiedere loro? Che distinguano nel dogma trinitario o nella definizione dell'eucarestia quanto è giusto e quanto è sbagliato? Suvvia Adso, questi sono giochi per noi uomini di dottrina. I semplici hanno altri problemi. E bada, li risolvono tutti nel modo sbagliato. Per questo diventano eretici. (Terzo giorno, Nona) *Pensa un fiume, denso e maestoso, che corre per miglia e miglia entro argini robusti, e tu sai dove sia il fiume, dove l'argine, dove la terra ferma. A un certo punto il fiume, per stanchezza, perché ha corso per troppo tempo e troppo spazio, perché si avvicina il mare, che annulla in sé tutti i fiumi, non sa più cosa sia. Diventa il proprio delta. Rimane forse un ramo maggiore, ma molti se ne diramano, in ogni direzione, e alcuni riconfluiscono gli uni negli altri, e non sai più cosa sia origine di cosa, e talora non sai cosa sia fiume ancora, e cosa già mare... {{NDR|Guglielmo, riferendosi alle forme di eresia presenti nel '300}} (Terzo giorno, Nona) *Nulla infonde più [[Coraggio e paura|coraggio]] al pauroso della [[coraggio e paura|paura]] altrui. (Terzo giorno, Dopo compieta) *Scoprii che più amara della morte è la donna, che è come il laccio dei cacciatori, il suo cuore è come una rete, le sue mani funi. (Terzo giorno, Notte) *Avevo sempre creduto che la logica fosse un'arma universale e mi accorgevo ora di come la sua validità dipendesse dal modo in cui la si usava. D'altra parte, frequentando il mio maestro mi ero reso conto, e sempre più me ne resi conto nei giorni che seguirono, che la logica poteva servire a molto a condizione di entrarci dentro e poi di uscirne. (Quarto giorno, Laudi) *Vedi, un tempo ho tentato di ribellarmi ai signori, ora li servo e per il signore di queste terre comando a quelli come me. O ribellarsi o tradire, è data poca scelta a noi semplici. (Remigio a Guglielmo: Quarto giorno, Prima) *Vidi la pecora, che "ovis" è detta "ab oblatione" perché serviva sin dai primi tempi ai riti sacrificali [...] E le greggi erano sorvegliate dai cani, così chiamati da "canor" a causa del loro latrato. [...] E coi buoi uscivano in quel momento dalle stalle i vitellini che, femmine e maschi, traggono il loro nome dalla parola "viriditas" o anche da "virgo", perché‚ a quella età, essi sono ancora freschi, giovani e casti, e male avevo fatto e facevo, mi dissi, a vedere nelle loro movenze graziose una immagine della fanciulla non casta. (Quarto giorno, Terza) *Ebbi l'impressione che Guglielmo non fosse affatto interessato alla verità, che altro non è che l'adeguazione fra la cosa e l'intelletto. Egli invece si divertiva a immaginare quanti più possibili fosse possibile. (Quarto giorno, Vespri) *Per non apparire sciocco dopo, rinuncio ad apparire astuto ora. Lasciami pensare sino a domani, almeno. (Guglielmo: Quarto giorno, Vespri) *"Ma allora," ardii commentare, "siete ancora lontano dalla soluzione..." <br /> "Ci sono vicinissimo," disse Guglielmo, "ma non so a quale." <br /> "Quindi non avete una sola risposta alle vostre domande?" <br /> "Adso, se l'avessi insegnerei teologia a Parigi." <br /> "A Parigi hanno sempre la risposta vera?" <br /> "Mai," disse Guglielmo, "ma sono molto sicuri dei loro errori." <br /> "E voi," dissi con infantile impertinenza, "non commettete mai errori?" <br /> "Spesso," rispose. "Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno." (Quarto giorno, Vespri) *I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta) *Non sempre un'impronta ha la stessa forma del corpo che l'ha impressa e non sempre nasce dalla pressione di un corpo. Talora riproduce l'impressione che un corpo ha lasciato nella nostra mente, è impronta di una idea. L'idea è segno delle cose, e l'immagine è segno dell'idea, segno di un segno. Ma dall'immagine ricostruisco, se non il corpo, l'idea che altri ne aveva. (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta) *Se la guardi perché è bella, e ne sei turbato (ma so che sei turbato, perché il peccato di cui la si sospetta te la rende ancora più affascinante), se la guardi e provi desiderio, perciostesso essa è una strega. Sta' in guardia, figlio mio... La bellezza del corpo si limita alla pelle. Se gli uomini vedessero quello che è sotto la pelle, così come accade con la lince di Beozia, rabbrividirebbero alla visione della donna. Tutta quella grazia consiste di mucosità e di sangue, di umori e di bile. Se si pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola e nel ventre, non si troverà che lordume. E se ti ripugna toccare il muco o lo sterco con la punta del dito, come mai potremmo desiderare di abbracciare il sacco stesso che contiene lo sterco? (Ubertino, a Adso: Quarto giorno, Notte) *Dio condusse all'uomo tutti gli animali per vedere come li avrebbe chiamati, e in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ciascun essere vivente, quello doveva essere il suo [[nome]]. E benché certamente il primo uomo fosse stato così accorto da chiamare, nella sua lingua edenica, ogni cosa e animale secondo la sua natura, ciò non toglie che egli non esercitasse una sorta di diritto sovrano nell'immaginare il nome che a suo giudizio meglio corrispondesse a quella natura. Perché infatti è ormai noto che diversi sono i nomi che gli uomini impongono per designare i [[concetto|concetti]], e uguali per tutti sono solo i concetti, segni delle cose. Così che certamente viene la parola "nomen" da "nomos", ovvero legge, dato che appunto i "nomina" vengono dati dagli uomini "ad placitum", e cioè per libera e collettiva convenzione. (Guglielmo: Quinto giorno, Terza) *Il cellario non rispose, ma il suo [[silenzio]] era abbastanza eloquente. (Quinto giorno, Nona) *La [[Giustizia|giustizia]] non è mossa dalla fretta, come credevano gli pseudoapostoli, e quella di Dio ha secoli a disposizione. Si proceda piano, e per gradi [nella tortura]. E soprattutto, ricordate quanto è stato detto ripetutamente: che si evitino le mutilazioni e il pericolo di morte. Una delle provvidenze che questo procedimento riconosce all'empio, è proprio che la morte venga assaporata, e attesa, ma non venga prima che la confessione sia stata piena, e volontaria, e purificatrice. (Bernardo Gui: Quinto giorno, Nona) *I folli e i bambini dicono sempre la verità, Adso. Sarà perché‚ come consigliere imperiale, il mio amico Marsilio è più bravo di me, ma come inquisitore sono più bravo io. Persino più bravo di Bernardo Gui, Dio mi perdoni. Perché a Bernardo non interessa scoprire i colpevoli, bensì bruciare gli imputati. E io invece trovo il diletto più gaudioso nel dipanare una bella e intricata matassa. E sarà ancora perché‚ in un momento in cui, come filosofo, dubito che il mondo abbia un ordine, mi consola scoprire, se non un ordine, almeno una serie di connessioni in piccole porzioni degli affari del mondo. (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri) *Il bene di un libro sta nell'essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto. Questa biblioteca è nata forse per salvare i libri che contiene, ma ora vive per seppellirli. Per questo è diventata fomite di empietà. (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri) *L'amore vero vuole il bene dell'amato. (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri) *Dell'unico amore terreno della mia vita, non sapevo, e non seppi mai, il nome. (Quinto giorno, Compieta) *«E tu non t'incantare troppo su queste teche. Di frammenti della croce ne ho visti molti altri, in altre chiese. Se tutti fossero autentici, Nostro Signore non sarebbe stato suppliziato su due assi incrociate, ma su di una intera foresta.» <br /> «Maestro!» dissi scandalizzato. <br /> «È così Adso. E ci sono dei tesori ancora più ricchi. Tempo fa, nella cattedrale di Colonia vidi il cranio di Giovanni Battista all'età di dodici anni.» <br /> «Davvero?» esclamai ammirato. Poi, colto da un dubbio: «Ma il Battista fu ucciso in età più avanzata!» <br /> «L'altro cranio dev'essere in un altro tesoro» disse Guglielmo con viso serio. (Sesto giorno, Prima) *A quel punto l'Abate gridò: "Traete, filii de puta!" [...] <ref>Adso sta raccontando un sogno: questa citazione si riferisce all'[[w:Basilica di San Clemente al Laterano|Iscrizione di San Clemente]], una delle prime espressioni scritte tra latino e volgare.</ref> (Sesto giorno, Terza) *«Aveva un altro senso, come tutti i sogni, e le visioni. Va letto allegoricamente o anagogicamente...» <br /> «Come le scritture!?» <br /> «Un [[Sogno|sogno]] è una scrittura, e molte scritture non sono altro che sogni.» (Guglielmo a Adso: Sesto giorno, Dopo terza) *«Ma ormai la sfida non è solo tra me e Abbone [l'Abate del monastero], è tra me e tutta la vicenda, io non esco da questa cinta prima di aver saputo. Vuole che io parta domattina? Bene, è lui il padrone di casa, ma entro domattina io devo sapere. Devo.»<br />«Dovete? Ma chi ve lo impone, ormai?»<br />«Nessuno ci impone di sapere, Adso. Si deve, ecco tutto, anche a costo di capire male.» (Guglielmo e Adso: Sesto giorno, nona) *Disse un filosofo greco (che il tuo Aristotele qui cita, complice e immonda auctoritas) che si deve smantellare la serietà degli avversari con il riso, e il riso avversare con la serietà. La prudenza dei nostri padri ha fatto la sua scelta: se il riso è il diletto della plebe, la licenza della plebe venga tenuta a freno e umiliata, e intimorita con la severità. E la plebe non ha armi per affinare il suo riso sino a farlo diventare strumento contro la serietà dei pastori che devono condurla alla vita eterna e sottrarla alle seduzioni del ventre, delle pudenda, del cibo, dei suoi sordidi desideri. Ma se qualcuno un giorno, agitando le parole del Filosofo, e quindi parlando da filosofo, portasse l'arte del riso a condizione di arma sottile, se alla retorica della convinzione si sostituisse la retorica dell'irrisione, se alla topica della paziente e salvifica costruzione delle immagini della redenzione si sostituisse la topica dell'impaziente decostruzione e dello stravolgimento di tutte le immagini più sante e venerabili — oh, quel giorno anche tu e tutta la tua sapienza, Guglielmo, ne sareste travolti! (Jorge: Settimo giorno, Notte I) *«Tu sei il diavolo» disse allora Guglielmo. <br /> Jorge parve non capire. Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore con sguardo attonito. «Io?» disse. <br /> «Sì, ti hanno mentito. Il [[diavolo]] non è il principe della materia, il diavolo è l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio. Il diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto. Tu sei il diavolo e come il diavolo vivi nelle tenebre.» (Settimo giorno, Notte I) *Jorge, dico. In quel viso devastato dall'odio per la filosofia, ho visto per la prima volta il ritratto dell'Anticristo, che non viene dalla tribù di Giuda come vogliono i suoi annunciatori, né da un paese lontano. L'Anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall'eccessivo amor di Dio o della verità, come l'eretico nasce dal santo e l'indemoniato dal veggente. Temi, Adso, i profeti e coloro disposti a morire per la verità, ché di solito fan morire moltissimo con loro, spesso prima di loro, talvolta al posto loro. Jorge ha compiuto un'opera diabolica perché amava in modo così lubrico la sua verità da osare tutto pur di distruggere la menzogna. Jorge temeva il secondo libro di Aristotele perché esso forse insegnava davvero a deformare il volto di ogni verità, affinché non diventassimo schiavi dei nostri fantasmi. Forse il compito di chi ama gli uomini e di far ridere della verità, ''fare ridere la verità'', perché l'unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità. (Settimo giorno, Notte II) *«Dove sta tutta la mia saggezza? Mi sono comportato da ostinato, inseguendo una parvenza di ordine, quando dovevo sapere bene che non vi è un ordine nell'universo.» <br /> «Ma immaginando degli ordini errati avete pur trovato qualcosa...» <br /> «Hai detto una cosa molto bella, Adso, ti ringrazio. L'ordine che la nostra mente immagina è come una rete, o una scala, che si costruisce per raggiungere qualcosa. Ma dopo si deve gettare la scala, perché si scopre che, se pure serviva, era priva di senso.» (Settimo giorno, Notte II) *Un [[romanzo]] [...] è una macchina per generare interpretazioni. *Un monaco dovrebbe certo amare i suoi libri con umiltà, volendo il ben loro e non la gloria della propria curiosità: me quello che per i laici è la tentazione dell'adulterio e per gli ecclesiastici regolari è la brama di richezze, questa per i monaci è la seduzione della conoscenza. *I semplici pagano sempre per tutti, anche per coloro che parlano in loro favore. *Non ci fa paura la bestemmia, perché anche nella maledizione di Dio riconosciamo l'immagine stranita dell'ira di Geova che maledice gli angeli ribelli. Non ci fa paura la violenza di chi uccide i pastori in nome di qualche fantasia di rinnovamento, perché è la stessa violenza dei principi che cercarono di distruggere il popolo di Israele. Non ci fa paura il rigore del donatista, la follia suicida del circoncellione, la lussuria del bogomilo, l'orgogliosa purezza dell'albigese, il bisogno di sangue del flagellante, la vertigine del male del fratello del libero spirito: li conosciamo tutti e conosciamo la radice dei loro peccati che è la radice stessa della nostra santità. Non ci fanno paura e soprattutto sappiamo come distruggerli, meglio, come lasciare che si distruggano da soli portando protervamente allo zenit la volontà di morte che nasce dagli abissi stessi del loro nadir. Anzi, vorrei dire, la loro presenza ci è preziosa, si iscrive nel disegno di Dio, perché il loro peccato incita la nostra virtù, la loro bestemmia incoraggia il nostro canto di lode, la loro sregolata penitenza regola il nostro gusto del sacrificio, la loro empietà fa risplendere la nostra pietà, così come il principe delle tenebre è stato necessario, con la sua ribellione e la sua disperazione, a far meglio rifulgere la gloria di Dio, principio e fine di ogni speranza. ===[[Explicit]]=== Mi inoltrerò presto in questo deserto amplissimo, perfettamente piano e incommensurabile, in cui il cuore veramente pio soccombe beato. Sprofonderò nella tenebra divina, in un silenzio muto e in una unione ineffabile, e in questo sprofondarsi andrà perduta ogni eguaglianza e ogni disuguaglianza, e in quell'abisso il mio spirito perderà se stesso, e non conoscerà né l'uguale né il disuguale, né altro: e saranno dimenticate tutte le differenze, sarò nel fondamento semplice, nel deserto silenzioso dove mai si vide diversità, nell'intimo dove nessuno si trova nel proprio luogo. Cadrò nella divinità silenziosa e disabitata dove non c'è opera né immagine. Fa freddo nello scriptorium, il pollice mi duole. Lascio questa scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.<ref>"L'antica rosa rimane nel nome, noi possediamo soltanto nudi nomi". Si tratta di una variante, rintracciabile in manoscritti medievali, di un verso del ''De contemptu mundi'' di [[Bernardo Morliacense]], monaco benedettino del XII secolo. Il verso originale di Bernardo è leggermente diverso, poiché recita "stat ''Roma'' pristina nomine, nomina nuda tenemus" (I, v. 952). Per approfondire leggi la voce su [[w:Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus|Wikipedia]]</ref> ===Citazioni su ''Il nome della rosa''=== *Da un bestseller al best per eccellenza: ''Il nome della rosa'' di Umberto Eco. A questo libro non si sfugge. Si deve a tutti i costi averlo letto e apprezzato. In caso contrario bisogna prepararsi a passare alcune ore spiegando perché la nostra comunione mistica col ''Nome della rosa'' non è avvenuta. Questo comunque è un problema di esigue minoranze perseguitate: la maggioranza, professori di università compresi, è entusiasta. ''Il nome della rosa'', romanzo per goliardi, è diventato un bestseller mondiale: tutto il mondo è una grande università in pectore. Ho il fondato sospetto che non sia un libro scritto a macchina, ma un libro scritto da una macchina. E chi oggi non aspira ad essere una macchina? Ha il sapore delle patatine dei fast-food, e il fatto emozionante che abbia avuto successo negli USA è la sola ragione per la quale ha avuto successo in Europa. In casi bizzarri come questo la tecnologia passa visibilmente in secondo piano. Gli europei hanno letto voracemente ''il nome della rosa'' perché è un libro scritto per essere letto voracemente dagli americani che l'avrebbero letto dopo. ([[Grazia Cherchi]]) *L'eccellente riuscita de ''il nome della rosa'' è proprio nella felicità narrativa, nella consumata astuzia del mestiere, che permette anche alla casalinga di arrivare alla fine appassionandosi alla trama, assorbendone gli umori maliziosi senza neppure accorgersene. In questo senso, perfetto strumento di massa. ([[Vittorio Messori]]) ==''Il pendolo di Foucault''== ===[[Incipit]]=== Fu allora che vidi il Pendolo. <br />La sfera, mobile all'estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà. <br />Io sapevo – ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell'incanto di quel placido respiro – che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel numero π che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili – così che il tempo di quel vagare di una sfera dall'uno all'altro polo era effetto di una arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l'unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di π, il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio. <br />Ancora sapevo che sulla verticale del punto di sospensione, alla base, un dispositivo magnetico, comunicando il suo richiamo a un cilindro nascosto nel cuore della sfera, garantiva la costanza del moto, artificio disposto a contrastare le resistenze della materia, ma che non si opponeva alla legge del Pendolo, anzi le permetteva di manifestarsi, perché nel vuoto qualsiasi punto materiale pesante, sospeso all'estremità di un filo inestensibile e senza peso, che non subisse la resistenza dell'aria, e non facesse attrito col suo punto d'appoggio, avrebbe oscillato in modo regolare per l'eternità. ===Citazioni=== *Come non cadere in ginocchio davanti all'[[altare]] della certezza? (cap. 1; p. 12) *Ormai mi muovevo come un uomo braccato – dall'orologio e dall'orrido avanzare del numero. (cap. 2; p .23) *Che sollievo. Solo a sapere che, volendo, potrei ricordare, dimentico subito. (cap. 3; p. 35) *“Signori,” disse, “invito loro ad andare a misurare quel chiosco. Vedranno che la lunghezza del ripiano è di 149 centimetri, vale a dire un centomiliardesimo della distanza Terra-Sole. L’altezza posteriore divisa per la larghezza della finestra fa 176/56=3,14. L’altezza anteriore è di 19 decimetri e cioè pari al numero di anni del ciclo lunare greco. La somma delle altezze dei due spigoli anteriori e dei due spigoli posteriori fa 190×2+176×2=732, che è la data della vittoria di Poitiers. Lo spessore del ripiano è di 3,10 centimetri e la larghezza della cornice della finestra di 8,8 centimetri. Sostituendo ai numeri interi la corrispondente lettera dell’alfabeto avremo C10H8, che è la formula della naftalina.” (cap. 5; p. 48) *Si nasce sempre sotto il segno sbagliato e stare al mondo in modo dignitoso vuol dire correggere giorno per giorno il proprio [[oroscopo]].<br />Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza. (cap. 7; p. 57) *Non è che l'incredulo non debba credere a nulla. Non crede a tutto. Crede a una cosa per volta, e a una seconda solo se in qualche modo discende dalla prima. Procede in modo miope, metodico, non azzarda orizzonti. Di due cose che non stiano insieme, crederle tutte e due, e con l'idea che da qualche parte ve ne sia una terza, occulta, che le unisce questa è la credulità.<br />L'incredulità non esclude la curiosità, la conforta. (cap. 7; p. 57) *Più tardi Lia mi avrebbe detto: "Tu vivi di superfici. Quando sembri profondo è perché ne incastri molte, e combini l'apparenza di un solido – un solido che se fosse solido non potrebbe stare in piedi."<br/>"Stai dicendo che sono superficiale?"<br/>"No," mi aveva risposto, "quello che gli altri chiamano profondità è solo un tesseract, un cubo tetradimensionale. Entri da un lato, esci dall'altro, e ti trovi in un universo che non può coesistere col tuo." (cap. 7; p. 58) *[...] la creazione, anche se produce l'errore, si dà sempre per amore di qualcuno che non siamo noi. (cap. 8; p. 65) *Si possono dire le cose sbagliate, basta che le ragioni siano giuste. (cap. 10; p. 74) *Popolare il mondo di figli che andranno sotto un altro nome, e nessuno saprà che sono tuoi. Come essere Dio in borghese. Tu sei Dio, giri per la città, senti la gente che parla di te, e Dio qua e Dio là, e che mirabile universo è questo, e che eleganza la gravitazione universale, e tu sorridi sotto i baffi (bisogna girare con una barba finta, oppure no, senza barba, perché dalla barba Dio lo riconosci subito), e dici fra te e te (il solipsismo di Dio è drammatico): "Ecco, questo sono io e loro non lo sanno." E qualcuno ti urta per strada, magari ti insulta, e tu umile dici scusi, e via, tanto sei Dio e se tu volessi, uno schiocco di dita, e il mondo sarebbe cenere. Ma tu sei così infinitamente potente da permetterti di esser buono. (cap. 11; p. 80) *Appartengo a una generazione perduta, e mi ritrovo soltanto quando assisto in compagnia alla solitudine dei miei simili. (cap. 12; p. 89) *Ancora all'inizio degli anni sessanta la barba era fascista – ma occorreva disegnarne il profilo, rasandola sulle guance, alla Italo Balbo – nel sessantotto era stata contestataria, e ora stava diventando neutra e universale, scelta di libertà. La barba è sempre stata maschera (ci si mette una barba finta per non essere riconosciuti), ma in quello scorcio d'inizio anni settanta ci si poteva camuffare con una barba vera. Si poteva mentire dicendo la verità, anzi, rendendo la verità enigmatica e sfuggente, perché di fronte a una barba non si poteva più inferire l'ideologia del barbuto. Ma quella sera, la barba risplendeva anche sui volti glabri di chi, non portandola, lasciava capire che avrebbe potuto coltivarla e vi aveva rinunciato solo per sfida. (cap. 13; p. 90) *E forse {{NDR|i [[Templari]]}} erano tutto questo, anime perse e anime sante, cavallanti e cavalieri, banchieri ed eroi... (cap. 13; p. 105) *[...] uno che fa la tesi sulla sifilide finisce per amare anche la spirocheta pallida. (cap. 13; p. 105) *Sa che si può essere ossessionati dal rimorso tutta la vita, non per aver scelto l'errore, di cui almeno ci si può pentire, ma per essersi trovati nell'impossibilità di provare a se stessi che non si sarebbe scelto l'errore... (cap. 15; p. 121) *"O basta là," disse Belbo. Solo un piemontese può capire l'animo con cui si pronuncia questa espressione di educata stupefazione. Nessuno dei suoi equivalenti in altra lingua o dialetto (non mi dica, dis donc, are you kidding?) può rendere il sovrano senso di disinteresse, il fatalismo con cui essa riconferma l'indefettibile persuasione che gli altri siano, e irrimediabilmente, figli di una divinità maldestra. (cap. 20; p. 158) *Così l'altra sera dovevo credere che il Piano fosse vero, altrimenti negli ultimi due anni sarei stato l'architetto onnipossente di un incubo maligno. Meglio che l'incubo fosse realtà, se una cosa è vera è vera, e tu non c'entri. (cap. 23; p. 178) *Il criterio era rigoroso, e credo sia lo stesso seguito dai servizi segreti: non ci sono informazioni migliori delle altre, il potere sta nello schedarle tutte, e poi cercare le connessioni. Le connessioni ci sono sempre, basta volerle trovare. (cap. 34; p. 240) *Bisogno di innamorarsi.<br />Certe cose le senti venire, non è che ti innamori perché ti innamori, ti innamori perché in quel periodo avevi un disperato bisogno di innamorarti. Nei periodi in cui senti la voglia di innamorarti devi stare attento a dove metti piede: come aver bevuto un filtro, di quelli che ti innamorerai del primo essere che incontri. Potrebbe essere un [[ornitorinco]]. (cap. 37; p. 246) *L'umanità non sopporta il pensiero che il mondo sia nato per caso, per sbaglio, solo perché quattro atomi scriteriati si sono tamponati sull'autostrada bagnata. E allora occorre trovare un complotto cosmico, Dio, gli angeli o i diavoli. (cap. 53; p. 337) *Una celebrante salì su un dolmen e soffiò in una tromba. Pareva, più ancora di quella che avevamo visto qualche ora prima, una buccina da marcia trionfale dell'Aida. Ma ne usciva un suono feltrato e notturno, che sembrava venire da molto lontano. Belbo mi toccò il braccio: "È il [[ramsinga]], il ramsinga dei thugs presso il baniano sacro..." (cap. 62; p. 377) *Perché non posso sognare l'[[esame di maturità]] come tutti? (cap. 64; p. 392) *[...] i Templari c'entrano sempre. (cap. 65; p. 395) *Aveva ragione lei. Qualsiasi dato diventa importante se è connesso a un altro. La connessione cambia la prospettiva. Induce a pensare che ogni parvenza del mondo, ogni voce, ogni parola scritta o detta non abbia il senso che appare, ma ci parli di un Segreto. Il criterio è semplice: sospettare, sospettare sempre. Si può leggere in trasparenza anche un cartello di senso vietato. (cap. 66; pp. 398-399) *Bisogna saper distinguere occultismo da esoterismo. L'esoterismo è la ricerca di un sapere che non si trasmette se non per simboli, sigillati per i profani. L'occultismo, invece, che si diffonde nell'Ottocento, è la punta dell'iceberg, quel poco che affiora del segreto esoterico. I Templari erano degli iniziati, e la prova è che, sottoposti a tortura, muoiono per salvare il loro segreto. È la forza con cui lo hanno occultato che ci fa sicuri della loro iniziazione, e nostalgici di ciò che essi avevano saputo. L'occultista è esibizionista. (cap. 76; p. 459) *In ogni caso, e quale fosse il ritmo, la sorte ci premiava, perché a voler trovare connessioni se ne trovano sempre, dappertutto e tra tutto, il mondo esplode in una rete, in un vortice di parentele e tutto rimanda a tutto, tutto spiega tutto... (cap. 85; p. 491) *Quella volta Belbo aveva perso il controllo. Almeno, come poteva perdere il controllo lui. Aveva atteso che Agliè fosse uscito e aveva detto tra i denti: «Ma gavte la nata.»<br/>Lorenza, che stava ancora facendo gesti complici di allegrezza, gli aveva chiesto che cosa volesse dire.<br/>«È torinese. Significa levati il tappo, ovvero, se preferisci, voglia ella levarsi il tappo. In presenza di persona altezzosa e impettita, la si suppone enfiata dalla propria immodestia, e parimenti si suppone che tale smodata autoconsiderazione tenga in vita il corpo dilatato solo in virtù di un tappo che, infilato nello sfintere, impedisca che tutta quella aerostatica dignità si dissolva, talché, invitando il soggetto a togliersi esso turacciolo, lo si condanna a perseguire il proprio irreversibile afflosciamento, non di rado accompagnato da sibilo acutissimo e riduzione del superstite involucro esterno a povera cosa, scarna immagine ed esangue fantasma della prisca maestà.» (cap. 98; p. 538) *Guai a fare finta, ti credono tutti. (cap. 106; p. 572) *C'era un tale, forse Rubinstein, che quando gli avevano chiesto se credeva in Dio aveva risposto: "Oh no, io credo... in qualcosa di molto più grande..." Ma c'era un altro (forse [[Gilbert Keith Chesterton|Chesterton]]?) che aveva detto: da quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credano più a nulla, credono a tutto<ref>Si tratta in realtà di una frase di [[Emile Cammaerts]], comunemente (ma erroneamente) attribuita a Chesterton.</ref>. (cap. 118; p. 657) *L'ho capito io questa sera: occorre che l'[[scrittore e lettore|autore]] muoia perché il [[scrittore e lettore|lettore]] si accorga della sua verità. (cap. 119; p. 671) ===[[Explicit]]=== Che io abbia scritto o no, non fa differenza. Cercherebbero sempre un altro senso, anche nel mio silenzio. Sono fatti così. Sono ciechi alla rivelazione. Malkut è Malkut e basta. <br/>Ma vaglielo a dire. Non hanno fede.<br/><br/>E allora tanto vale star qui, attendere, e guardare la [[collina]].<br/><br/>È così bella. ===Citazioni su ''Il pendolo di Foucalt''=== *Bilanci di fine anno. Sono stato a lungo incerto se includere o non includere ''Il pendolo di Foucault'' fra i libri più brutti letti nel corso dell'88. A farmi decidere per il no è stata la convinzione che non può essere brutto un libro che in nessun caso avrebbe potuto essere bello. Il bello, in letteratura, è una sorta di utilità marginale: nasce, se nasce, dal sovrappiù di senso che lo stile riesce a strappare al di là della realizzazione del progetto. E basta aprire il secondo romanzo di Eco per accorgersi che non vi spira alito di stile, che il motorino della scrittura ce la fa appena a smuovere la carretta dell'intreccio con il suo greve carico erudito. ''Il pendolo di Foucault'' può assomigliare a tutto – a un'inchiesta dell'"Espresso", a un'enciclopedia tascabile, a un'annata della "Settimana enigmistica", al "papiro" di una matricola – tranne che al libro di uno scrittore. Sotto il profilo letterario Eco va assolto per non aver commesso il fatto. ([[Giovanni Raboni]]) ==''In cosa crede chi non crede''== * Se Cristo fosse pur solo il soggetto di un grande racconto, il fatto che questo racconto abbia potuto essere immaginato e voluto da bipedi implumi che sanno solo di non sapere, sarebbe altrettanto miracoloso (miracolosamente misterioso) del fatto che il figlio di un Dio reale si sia veramente incarnato. Questo mistero naturale e terreno non cesserebbe di turbare e ingentilire il cuore di chi non crede. *Io ritengo che un'etica naturale – rispettata nella profonda religiosità che l'[[anima]] – possa incontrarsi coi princìpi di un'etica fondata sulla fede nella trascendenza, la quale non può non riconoscere che i princìpi naturali siano stati scolpiti nel nostro cuore in base a un programma di [[salvezza]]. (p. 25)<ref>Citato in {{cita web | url = https://it.zenit.org/articles/la-misericordia-nella-vita-di-umberto-eco/ | titolo = La misericordia nella vita di Umberto Eco | sito = zenit.org}}, 21 febbraio 2016. URL archiato il [http://archive.is/2fzjZ/ 6 marzo 2019]</ref> ==''L'isola del giorno prima''== ===[[Incipit]]=== "Eppure m'inorgoglisco della mia umiliazione, e poiché a tal privilegio son condannato, quasi godo di un'aborrita salvezza: sono, credo, a memoria d'uomo, l'unico essere della nostra specie ad aver fatto naufragio su di una nave deserta."<br /> <br /> Così, con impenitente concettosità, Roberto de la Grive, presumibilmente tra il luglio e l'agosto del 1643.<br /> Da quanti giorni vagava sulle onde, legato a una tavola, a faccia in giù di giorno per non essere accecato dal sole, il collo innaturalmente teso per evitare di bere, riarso dal salmastro, certamente febbricitante? Le lettere non lo dicono e lasciano pensare a una eternità, ma si dev'essere trattato di due giorni al più, altrimenti non sarebbe sopravvissuto sotto la sferza di Febo (come immaginosamente lamenta) – lui così infermiccio quale si descrive, animale nottivago per naturale difetto. ===Citazioni=== *Il vero è tanto più gradito quanto sia ispido di difficoltà, e più stimata è la rivelazione che assai ci sia costata. *L'assenza è all'amore come il vento al fuoco: spegne il piccolo, fa avvampare il grande. *La presenza sminuisce la fama, mentre la lontananza l'accresce: le qualità perdono lucentezza se si toccano troppo, mentre la fantasia giunge più lontano della vista. *Dunque il geloso (che pure vuole o vorrebbe l'amata casta e fedele) non vuole né può pensarla se non come degna di [[gelosia]], e dunque colpevole di tradimento, rinfocolando così nella sofferenza presente il piacere dell'amore assente. [...] Il contatto amoroso, che il geloso immagina, è l'unico modo in cui possa raffigurarsi con verisimiglianza un connubio altrui che, se non indubitabile, è per lo meno possibile, mentre il proprio è impossibile. (cap. 28) *La verità è una giovinetta tanto bella quanto pudica e perciò va sempre avvolta nel suo mantello. *Siamo animali tra gli animali, figli entrambi della materia, salvo che siamo più disarmati. Ma poiché a differenza delle bestie sappiamo che dobbiamo morire, prepariamoci a quel momento godendo della vita che ci è stata data dal caso e per caso. La saggezza ci insegni a impiegare i nostri giorni per bere e conversare amabilmente, come si conviene ai gentiluomini, disprezzando le anime vili. *La prima qualità di un onest'uomo è il disprezzo della [[religione]], che ci vuole timorosi della cosa più naturale del mondo, che è la [[morte]], odiatori dell'unica cosa bella che il destino ci ha dato, che è la vita, e aspiranti a un cielo dove di eterna beatitudine vivono solo i pianeti, che non godono né di premi né di condanne, ma del loro moto eterno, nelle braccia del vuoto. Siate forte come i saggi dell'antica Grecia e guardate alla morte con occhio fermo e senza paura. (cap. 5) *Dovrete imparare a fare con la parola arguta quello che non potete fare con la parola aperta; a muovervi in un mondo, che privilegia l'apparenza, con tutte le sveltezze dell'eloquenza, a esser tessitore di parole di seta. Se gli strali trafiggono il corpo, le parole possono trapassare l'anima. *Credeva di doversi abituare all'idea, e non aveva ancora capito che alla perdita di un padre è inutile abituarsi, perché non accadrà una seconda volta: tanto vale lasciare la ferita aperta. (cap. 7) ==''La bustina di Minerva''== *Si può essere colti sia avendo letto dieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovrebbero preoccuparsi solo coloro che di libri non ne leggono mai. Ma proprio per questa ragione essi sono gli unici che non avranno mai preoccupazioni di questo genere. (''Quanti libri non abbiamo letto?'', 1997) *Perché [[Cesare]] prima di morire ebbe tempo di dire "Tu quoque, Brute"? Perché a vibrargli la pugnalata fatale non fu Marcelino Menendez y Pelayo. (''Perché'', 1997) *Perché [[san Paolo]] non era sposato? Perché con tutti i viaggi che ha fatto, se avesse dovuto scrivere lettere anche alla moglie, il Nuovo Testamento avrebbe dimensioni proibitive. (''Perché'') *Perché Dio è l'essere perfettissimo? Perché se fosse imperfettissimo sarebbe mio cugino Gustavo. (''Perché'') *Perché [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] è nato in Corsica? Perché sì. (''Perché'') *Perché [[Cristoforo Colombo]] ha navigato verso Ponente? Perché se avesse navigato verso Levante avrebbe scoperto Messina. (''Perché'') *Perché un angolo retto misura novanta gradi? Domanda mal posta: lui non misura niente, sono gli altri che misurano lui. (''Perché'') *Clonare esseri umani sarà un pessimo investimento per chiunque. Quale grande personaggio vorrebbe correre il rischio di perpetuarsi attraverso una caricatura? Tutto sommato è ancora più ragionevole fare figli col vecchio sistema. E poi, se fosse vero che in una cellula c'è già tutto il nostro destino, perché varrebbe la pena di vivere? (''Uno scienziato pazzo ha deciso di clonarmi'', 1997) *Questo è il bello dell'anarchia di Internet. Chiunque ha diritto di manifestare la propria irrilevanza. *Se leggo la Bibbia, la più antica professione del mondo è quella del [[lessicografia|lessicografo]], perché subito Adamo diede nome alle cose.<ref>Da ''Evitiamo di far troppi casini'', in ''L'Espresso'', Editrice L'Espresso, Roma, 1990, [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=-QYyAQAAIAAJ&focus=searchwithinvolume&q=lessicografo p. 162].</ref> *Una volta un tale che doveva fare una ricerca andava in biblioteca, trovava dieci titoli sull'argomento e li leggeva; oggi schiaccia un bottone del suo computer, riceve una bibliografia di diecimila titoli, e rinuncia. ==''La misteriosa fiamma della regina Loana''== ===[[Incipit]]=== «E lei come si chiama?»<br /> «Aspetti, ce l'ho sulla punta della lingua.»<br /> <br /> Tutto è cominciato così.<br /> Mi ero come risvegliato da un lungo sonno, e però ero ancora sospeso in un grigio lattiginoso. Oppure, non ero sveglio ma stavo sognando. Era uno strano sogno, privo di immagini, popolato di suoni. Come se non vedessi, ma udissi voci che mi raccontavano che cosa dovessi vedere. E mi raccontavano che non vedevo ancora nulla, salvo un fumigare lungo i canali, dove il paesaggio si dissolveva. Bruges, mi ero detto, ero a Bruges, ero mai stato a Bruges la morta? ===Citazioni=== *«Scrivevo?»<br />«Niente di tuo. Sono un genio sterile, dicevi, a questo mondo o si legge o si scrive, gli scrittori scrivono per disprezzo verso i colleghi, per avere ogni tanto qualche cosa di buono da leggere.» == ''Numero'' ''zero'' == === [[Incipit]] === Questa mattina non colava acqua dal rubinetto. Blop blop, due ruttini da neonato, poi più niente. Ho bussato dalla vicina: a casa loro, tutto regolare. Avrà chiuso la manopola centrale, mi ha detto. Io? Non so neppure dove sia, è poco che vivo qui, lo sa, e torno a casa solo alla sera. Mio Dio, ma quando parte per una settimana non chiude acqua e gas? Io no. Bella imprudenza, mi lasci entrare, le faccio vedere. === Citazioni === * Stiamo parlando di finanza, non di commercio. Prima comperi, poi vedrai che i soldi per pagare ti arrivano.(cap. II) * Già nel ’46 [[Palmiro Togliatti|Togliatti]] aveva dato il via all’amnistia generalizzata, contraddizioni della storia, i fascisti riabilitati dai comunisti, ma forse Togliatti aveva ragione, bisognava tornare a ogni costo alla normalità. (cap. III) * I sospetti non sono mai esagerati. Sospettare, sospettare sempre, solo così trovi la verità. Non è così che dice di fare la scienza? (cap. III) * Essere il solo ad aver colto la verità può farti girare la testa. (cap. XV) * Nel 1964 nasce ufficialmente l’[[organizzazione Gladio]], finanziata dalla [[Central Intelligence Agency|CIA]]. Gladio: il nome dovrebbe dirti qualcosa perché il gladio è un’arma dei legionari romani, e quindi dire gladio era come dire fascio littorio o cose del genere. Un nome che poteva attrarre militari in pensione, amanti dell’avventura e nostalgici fascisti. (cap. XV) * La questione è che i giornali non sono fatti per diffondere ma per coprire le notizie. Accade il fatto X, non puoi non parlarne ma imbarazza troppa gente, e allora in quello stesso numero metti titoloni da far rizzare i capelli, madre sgozza i quattro figli, forse i nostri risparmi finiranno in cenere, scoperta una lettera d’insulti di Garibaldi a Nino Bixio e via, la tua notizia annega nel gran mare dell’informazione. (cap. XV) * Il golpe era stato progettato accuratamente sin dal 1969, […]l’anno della [[strage di piazza Fontana]], certamente già pensata per far cadere tutti i sospetti sulla sinistra e preparare psicologicamente l’opinione pubblica a un ritorno all’ordine. [[Junio Valerio Borghese|Borghese]] prevedeva l’occupazione del ministero dell’interno, del ministero della difesa, delle sedi RAI, dei mezzi di telecomunicazione (radio e telefoni) e la deportazione degli oppositori presenti nel parlamento. Queste non sono mie fantasie perché dopo è stato trovato un proclama che Borghese avrebbe dovuto leggere alla radio, e che diceva a un dipresso che era finalmente arrivata l’attesa svolta politica, la classe che aveva governato un venticinquennio aveva portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale, le forze armate e le forze dell’ordine fiancheggiavano la presa di potere dei golpisti. Italiani, avrebbe dovuto concludere Borghese, nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso Tricolore vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d’amore, Viva l’Italia. Tipica retorica mussoliniana. (cap. XV) ==''Postille a ''Il nome della rosa'' ''== *Un narratore non deve fornire interpretazioni della propria opera, altrimenti non avrebbe scritto un romanzo, che è una macchina per generare interpretazioni. (p. 507) *L'autore dovrebbe morire dopo aver scritto. Per non disturbare il cammino del testo. (p. 509) *Occorre crearsi delle costrizioni, per potere inventare liberamente. (p. 514) ==''Sei passeggiate nei boschi narrativi''== ===[[Incipit]]=== Vorrei iniziare ricordando [[Italo Calvino]], che doveva tenere otto anni fa, in questo stesso luogo, le sue sei Norton Lectures, ma fece in tempo a scriverne solo cinque, e ci lasciò prima di poter iniziare il suo soggiorno alla Harvard University. Non ricordo Calvino solo per ragioni d'amicizia, ma perché queste mie conferenze saranno in gran parte dedicate alla situazione del lettore nei testi narrativi, e alla presenza del lettore nella narrazione è dedicato uno dei libri più belli di Calvino, ''Se una notte d'inverno un viaggiatore''. ===Citazioni=== *Talora uno scrittore, per dire troppo, diventa più comico dei suoi personaggi. (p. 5) *Era molto popolare, nel XIX secolo, [[Carolina Invernizio]], che ha fatto sognare intere generazioni di proletari con storie che si intitolavano ''Il bacio di una morta'', ''La vendetta di una pazza'' o ''Il cadavere accusatore''. Carolina Invernizio scriveva malissimo e qualcuno ha osservato che aveva avuto il coraggio, o la debolezza, di introdurre nella letteratura il linguaggio della piccola burocrazia del giovane Stato Italiano (a cui apparteneva suo marito, direttore di una panetteria militare.) *[[Alfred Kazin]] racconta che una volta [[Thomas Mann]] aveva prestato un romanzo di [[Franz Kafka|Kafka]] a [[Albert Einstein|Einstein]], che glielo aveva restituito dicendo: "Non m'è riuscito di leggerlo: il cervello umano non è complesso fino a questo punto". (p. 5-6) *L'Italia è uno di quei paesi in cui non si è obbligati a entrare in un cinema all'inizio dello spettacolo, ma ci si può entrare in qualsiasi momento, e poi riprendere dall'inizio. La giudico una buona abitudine perché ritengo che un film sia come la vita: io nella vita sono entrato quando i miei genitori erano già nati e [[Omero]] aveva già scritto l'''[[Odissea]]'', poi ho cercato di ricostruire la fabula all'indietro, come ho fatto per ''Sylvie'' {{NDR|[[Gérard de Nerval]]}}, e bene o male ho capito che cosa era accaduto nel mondo prima della mia entrata. E così mi pare giusto fare coi film. (p. 81) ==''Sette anni di desiderio''== *Imponendo un contegno esteriore, gli abiti sono artifici semiotici ovvero macchine per comunicare. *L'[[America]] ha un'incredibile capacità di storicizzare il passato prossimo. (''I preti spretati'') *L'[[coraggio e viltà|eroe]] vero è sempre eroe per sbaglio, il suo sogno sarebbe di essere un onesto [[coraggio e viltà|vigliacco]] come tutti. *Talora la [[barzelletta]] oscena (come d'altra parte quella non oscena) è una forma d'arte, una variazione dell'epigramma o della satira antica: ve ne sono alcune che sono piccoli capolavori teatrali o verbali. *La [[saggezza]] non sta nel distruggere gli idoli, sta nel non crearne mai. *Mentre il [[comicità|comico]] è la percezione dell'opposto, l'[[umorismo]] ne è il sentimento. *Quello che continuo a ritenere irragionevole è che qualcuno mi sostenga, poniamo, che il Desiderio la vince sempre e comunque sul ''modus ponens'' (il che sarebbe anche possibile) ma per impormi la sua nozione di Desiderio e per confutare la mia confutazione, cerca di cogliermi in contraddizione usando il ''modus ponens''. Mi viene il Desiderio di rompergli la testa. ==''Sugli specchi e altri saggi''== *Il [[teatro]] è anche finzione solo perché è anzitutto segno. (''Il segno teatrale'') *In fondo quando si mente con eleganza e inventività si vorrebbe sempre, da un lato, convincere che stiamo dicendo la verità, e dall'altro essere smascherati, in modo che venga riconosciuta la nostra bravura. Talora l'assassino confessa il proprio delitto, rimasto impunito, perché l'investigatore riconosca la sua abilità. (''Ritratto di Plinio da giovane'') *La [[fantascienza]] è, in altri termini, narrativa dell'ipotesi, della congettura o dell'abduzione, e in tal senso è gioco scientifico per eccellenza, dato che ogni scienza funziona per congetture, ovvero per abduzioni. (''I mondi della fantascienza'') *Accanto al culto dei concetti trasmessi come deposito di verità e saggezza, accanto a un modo di vedere la natura come riflesso della trascendeza, ostacolo e remora, è viva nella sensibilità dell'epoca una fresca sollecitudine verso la realtà sensibile in tutti i suoi aspetti, compreso quello della sua godibilità in termini estetici. (''Arte e bellezza nell'estetica medievale'') * È nazista ogni vagheggiamento di una forza, eminentemente virile, che non sappia né leggere né scrivere: il Medioevo, con [[Carlo Magno]] che appena sapeva fare la propria firma, si presta mirabilmente a questi sogni di un ritorno alla villosità incontaminata. Quanto più peloso il modello, tanto maggiore il vagheggiamento: l'[[J._R._R._Tolkien#Lo_Hobbit|Hobbit]] sia modello umano per i nuovi aspiranti a nuove e lunghe notti dei lunghi coltelli. (''Dieci modi di sognare il Medioevo'') ==''Trattato di semiotica generale''== *La [[semiotica]] ha a che fare con qualsiasi cosa possa essere ASSUNTA come segno. È segno ogni cosa che possa essere assunto come un sostituto significante di qualcosa d'altro. Questo qualcosa d'altro non deve necessariamente esistere, né deve sussistere di fatto nel momento in cui il segno sta in luogo di esso. In tal senso la semiotica, in principio, è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire. (p. 17) *Non ci sono regole oggettive di trasformazione da [[ideologia]] a ideologia. La sconnessione dello spazio semantico permette solo di vedere come diversi angoli visuali producono diverse organizzazioni semantiche. Non esiste teoria semiotica delle ideologie capace di verificarne la validità o di permetterne il miglioramento. C'è solo una tecnica di analisi semiotica che permette di mettere in crisi una ideologia mostrandone la relatività rispetto a un'altra opposta. La scelta del punto di vista non riguarda la semiotica. La [[semiotica]] aiuta ad analizzare le diverse scelte, ma non aiuta a scegliere. (p. 368) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Apocalittici e integrati''=== È profondamente ingiusto sussumere degli atteggiamenti umani – in tutta la loro varietà, in tutte le loro sfumature – sotto due concetti generici e polemici come quelli di "apocalittico" e "integrato". Certe cose si fanno perché la titolazione di un libro ha le sue esigenze (si tratta, lo vedremo, di industria culturale, ma cercheremo appunto di dire come questo termine vada assunto in una accezione il più possibile decongestionata); e si fanno anche perché, se si vuole impostare un discorso introduttivo ai saggi che seguiranno, occorrerà fatalmente identificare alcune linee metodologiche generali: e per definire ciò che non si vorrebbe fare, risulta comodo tipicizzare all'estremo una serie di scelte culturali, che naturalmente andrebbero analizzate in concreto e con maggiore serenità. Ma questo è compito dei vari saggi e non di una introduzione. ===''Baudolino''=== Ratispone Anno <del>Dommini</del> Domini mense decembri mclv kronica Baudolini cognomento de Aulario<br /> io Baudolino di Galiaudo de li Aulari con na testa ke somilia un lione alleluja sieno rese Gratie al siniore ke mi perdoni<br /> <del>a yo face</del> habeo facto il rubamento più grande de la mia vita cio è preso da uno scrinio del vescovo Oto molti folii ke forse sono cose de la <del>kancel</del> cancelleria imperiale et li o gratati quasi tutti meno ke dove non veniva via et adesso o tanto Pergamino per schriverci quel ke volio cioè la mia chronica anca se non la so scrivere in latino<br /> se poi scoprono ke i folii non ci sono più ki sa ke cafarnaum viene fuori et pensano ke magari è una Spia dei vescovi romani ke voliono male all'imperatore federico<br /> ma forse non li importa a nessuno in chancelleria schrivono tutto anca quando non serve et ki li trova [questi folii] <del>se li infila nel büs del kü</del> non se ne fa negott. ===''De Bibliotheca''=== Io credo che in un luogo così venerando sia opportuno cominciare, come in una cerimonia religiosa, con la lettura del Libro, non a scopo di informazione, perché quando si legge un libro sacro tutti sanno già quello che il libro dice, ma con funzioni litaniali e di buona disposizione dello spirito. Dunque: :"L'universo (che altri chiama la biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella di una biblioteca normale. ===''Segno''=== Supponiamo che il signor Sigma, durante un soggiorno a Parigi, cominci ad avvertire dei disturbi alla "pancia". Ho usato un termine generico perché il signor Sigma ha ancora una sensazione confusa. Ora fa mente locale e cerca di definire il disturbo: bruciori di stomaco? spasimi? dolori viscerali? Egli cerca di dare un nome a stimoli imprecisi: dando loro un nome li culturalizza, cioè riassume quello che era un fenomeno naturale sotto precise rubriche "codificate", cerca quindi di dare a una sua esperienza personale una qualifica che la renda simile ad altre esperienze già nominate nei libri di medicina o negli articoli di giornale. ===''Segno e inferenza''=== Proprio nel volgere di secolo in cui la semiotica si è affermata come disciplina, si è assistito a una serie di dichiarazioni teoriche circa la morte, o nel migliore dei casi, la crisi del segno.<br> Naturalmente è procedimento corretto per una disciplina mettere anzitutto sotto inchiesta l'oggetto che le è stato assegnato dalla tradizione. Il termine greco σημείον, sia pure inestricabilmente connesso a quello di τεκμήριον (che di solito si traduce con 'sintomo') appare già come termine tecnico nella scuola ippocratica e nella speculazione parmenidea; l'idea di una dottrina dei segni si organizza con gli stoici; Galeno usa il termine σημειωτική; e da quel momento, ogni qual volta nella storia del pensiero occidentale si fa strada l'idea di una scienza semiotica, comunque la si chiami, essa viene sempre definita come 'dottrina dei segni' [cfr. Jakobson 1974; Rey 1973; Sebeok 1976; Todorov 1977]. Siccome però la nozione di 'segno' acquista significati spesso non omogenei, è giusto sottoporla a critica severa (se non altro nel senso kantiano del termine). Ma in questo senso la nozione viene messa in crisi sin dal suo primo apparire. ==Citazioni su Umberto Eco== *Anni fa si tagliò la barba per non farsi riconoscere. Poi, visto che nessuno lo riconosceva, se la fece ricrescere. ([[Roberto Gervaso]]) *"Come chi, abbandonato da una donna, diventa misogino a vita, pensando che sono tutte puttane" (p. 33 di ''Sette anni di desiderio''). Eco crede di liquidare con una battuta d'effetto i "nouveaux philosophes" e qualche altro cretino. E non s'accorge che l'analogia usata, che per lui significa il colmo dell'ottusità, tocca invece, nonostante la trivialità dell'espressione, cose non riducibili alla chiacchiera illuminata o alla misura di un seminario accademico: il bisogno degli uomini di credere e di amare, la sofferenza della sconfitta, la volontà di non dimenticare... Ma basta, qui si cade nel serio... ([[Piergiorgio Bellocchio]]) *È chiaro professor Eco, è chiaro che lei Kant lo legge fino a tarda notte ma non lo capisce? ([[Giuliano Ferrara]]) *{{maiuscoletto|Umberto Eco}}. La pietra di Pappagone della cultura italiana. ([[Marcello Marchesi]]) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *[[Norberto Bobbio]], [[Umberto Cerroni]], Umberto Eco, [[Italo Mancini]], [[Paolo Rossi (filosofo)|Paolo Rossi]], [[Emanuele Severino]], [[Gianni Vattimo]], ''Che cosa fanno oggi i filosofi?'', Bompiani, Milano, 1982. *[[Edmondo De Amicis]], ''[[Edmondo De Amicis#Cuore|Cuore. {{small|Libro per i ragazzi}}]]'' (1886), seguito da ''Elogio di Franti'' di Umberto Eco, a cura di Luciano Tamburini, Einaudi, Torino, 2001. ISBN 8806159291 *Umberto Eco, ''A passo di gambero. {{small|Guerre calde e populismo mediatico}}'', Bompiani, Milano, 2006. ISBN 8845256200 *Umberto Eco, ''Apocalittici e integrati'', Bompiani, Milano, 1964. *Umberto Eco, ''Baudolino'', Bompiani, Milano, 2000. *Umberto Eco, ''Come si fa una tesi di laurea'', Bompiani, 1995. *Umberto Eco, ''Dalla periferia dell'Impero, {{small|Cronache da un nuovo medioevo}}'', Bompiani, Milano. ISBN 88-452-2997-1 *Umberto Eco, ''Diario minimo'', Fabbri Editori, 1992 *Umberto Eco, ''Diario minimo'', Fabbri Editori-Corriere della Sera, Milano, 1995 *Umberto Eco, ''Diario minimo'', Mondadori, Milano, 2001. *Umberto Eco, ''[http://www.liberliber.it/libri/e/eco/index.htm De Bibliotheca]'', in ''I quaderni di Palazzo Sormani'', Biblioteca Comunale di Milano, – Palazzo Sormani, gennaio 1982. *Umberto Eco, ''Il cimitero di Praga'', Bompiani, 2010. ISBN 9788845266225 *Umberto Eco, ''Il fascismo eterno'', La nave di Teseo, Milano, 2018. ISBN 9788893442411 *Umberto Eco, ''Il nome della rosa'', Bompiani, Milano, 1984. *Umberto Eco, ''Il pendolo di Foucault'', Bompiani, Milano, 1999. ISBN 8845215911 *Umberto Eco, ''L'isola del giorno prima'', Bompiani, Milano, 1994. *Umberto Eco, ''La bustina di Minerva'', Bompiani, Milano, 2000. ISBN 88-452-4383-4 *Umberto Eco, ''La misteriosa fiamma della regina Loana'', Bompiani, Milano, 2004. *Umberto Eco, ''Numero'' ''Zero'', Bompiani, Milano, 2015 *Umberto Eco, ''Postille a ''Il nome della rosa(1983), in ''Il nome della rosa'', Bompiani, Milano, 2000. ISBN 8845246345 *Umberto Eco, ''Segno'', Isedi, Milano, 1973. *Umberto Eco, ''Segno e inferenza'', in ''Semiotica e filosofia del linguaggio'', Einaudi, 1997. *Umberto Eco, ''Sei passeggiate nei boschi narrativi'', Bompiani, 1995. *Umberto Eco, ''Sette anni di desiderio'', Bompiani, Milano, 1983. *Umberto Eco, ''Sugli specchi e altri saggi. {{small|Il segno, la rappresentazione, l'illusione, l'immagine}}'', Bompiani, 2012. *Umberto Eco, ''Trattato di semiotica generale'', Bompiani, 1975. *Adriana Sartogo, ''Le donne al muro: {{small|l'immagine femminile nel manifesto politico italiano, 1945–1977}}'', con interventi di Umberto Eco, Luciana Castellina, didascalie e grafica di Pasquale Prunas, Savelli, Roma, 1977. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{Interprogetto/notizia|Intervista a Umberto Eco|data=24 aprile 2010}} ===Opere=== {{Pedia|Apocalittici e integrati|''Apocalittici e integrati''|(1964)}} {{Pedia|Il nome della rosa|''Il nome della rosa''|(1980)}} {{Pedia|Il pendolo di Foucault|''Il pendolo di Foucault''|(1988)}} {{Pedia|L'isola del giorno prima|''L'isola del giorno prima''|(1994)}} {{Pedia|Baudolino|''Baudolino''|(2000)}} {{Pedia|La misteriosa fiamma della regina Loana|''La misteriosa fiamma della regina Loana''|(2004)}} {{Pedia|A passo di gambero|''A passo di gambero''|(2006)}} {{vetrina|11|ottobre|2006|scrittori|semiologi}} {{DEFAULTSORT:Eco, Umberto}} [[Categoria:Accademici italiani]] [[Categoria:Filosofi italiani]] [[Categoria:Saggisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] [[Categoria:Semiologi italiani]] c2rq5ncnvyo8nqtpvj0isxr0svj4f0l Georges Bernanos 0 1921 1218124 1215777 2022-07-21T06:53:29Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Georges-Bernanos.jpg|thumb|150px|Georges Bernanos]] '''Georges Bernanos''' (1888 – 1948), scrittore francese. ==Citazioni di Georges Bernanos== *Chi cerca la [[verità]] nell'uomo deve farsi padrone del suo dolore. (da ''La gioia'', traduzione di Bice Tibiletti, Istituto di Propaganda Libraria, Milano) *Chi di noi ha mantenuto la [[purezza]] di cuore? Chi può credersi senza macchia? Ma la [[grazia divina|grazia di Dio]] fa dell'uomo più indurito un bambino. (da ''Il signor Ouine'') *Diffido della [[pietà]]. Esalta in me sentimenti piuttosto vili, un prurito di tutte le piaghe dell'anima. (da ''Il signor Ouine'')<ref name=espa>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref> *{{NDR|[[Henry de Montherlant]]}} Forse il più grande tra i nostri scrittori viventi.<ref>Citato in Félicien Marceau, ''Equilibrio dello spirito in un classico moderno'', ''La Fiera Letteraria'', anno VI, n. 45, 25 novembre 1951, p. 3.</ref> *L'[[intellettuale]] è così spesso un [[imbecillità|imbecille]] che dovremmo sempre considerarlo tale fino a prova contraria.<ref>Citato in [[Guido Almansi]], ''Il filosofo portatile'', TEA, Milano, 1991.</ref> *L'[[ipocrisia]] è soltanto un vizio simile agli altri, debolezza e forza, istinto e calcolo. Invece una menzogna così totale che alimenta ciascuno dei nostri atti deve abbracciare strettamente la vita, sposarne il ritmo. (da ''La gioia'') *L'[[orgoglio]] non ha niente di proprio; altro non è che il nome dato all'anima che divora sè stessa. Quando questa sconcertante perversione dell'amore ha dato il suo frutto, essa porta ormai un altro nome, più ricco di senso, sostanziale: [[odio]]. (da ''L'Impostura'') *L'umanità ha [[paura]] di se stessa [...] Sta sacrificando la sua libertà alla paura che ha di sé medesima. (citato in Lukacs 2006, p. 191) *La grande disgrazia, l'unica disgrazia di questa società moderna, la sua maledizione, è che essa si organizza visibilmente per fare a meno della speranza come dell'amore; immagina di supplirvi con la tecnica, aspetta che i propri economisti e i propri legislatori le forniscano la doppia formula di una giustizia senza amore, di una sicurezza senza speranza. (da ''La France contre le robots'') *La [[mediocrità]] non cerca che certezze solide contro i rischi del divino. (da ''L'eretica e santa Giovanna'') *La [[scienza]] non libera che un ben piccolo numero di spiriti fatti per lei, predestinati. Gli altri li asservisce.<ref>Da ''La Grande Paura dei benpensanti''; citato in Franca Rosti, ''Tra virgolette. Dizionario di citazioni'', Zanichelli, Bologna, 1995, p. 391. ISBN 88-08-09982-2</ref> *La [[speranza]] è un rischio da correre. È addirittura il rischio dei rischi. (da ''La libertà perché?'')<ref name=espa /> *Le più grandi canagliate della [[storia]] non sono state commesse dalle più grandi canaglie, ma dai vigliacchi e dagli incapaci. (da ''Le cheminde la croix-des-âmes'') *Lo scandalo non sta nel non dire la [[verità e bugia|verità]], ma di non dirla tutta intera, introducendo per distrazione una [[verità e bugia|menzogna]] che la lascia intatta all'esterno, ma che le corrode, così come un cancro, il cuore e le viscere. (da ''Scandale de la vérité'') *Lo Stato moderno ha soltanto diritti, non riconosce doveri.<ref>Da ''A che serve questa libertà?'', in ''Lo spirito europeo e il mondo delle macchine'', traduzione di Gennaro Auletta, Rusconi, Milano, 1972, p. 242.</ref> *Nello spirito della rivolta c'è un odio o disprezzo di principio per l'umanità. Temo che il [[ribelle]] non sarà mai capace di nutrire per coloro che ama un amore altrettanto grande dell'odio che nutre per coloro che odia. (citato in Lukacs 2006, p. 187) *Non si può insieme essere ed apparire: bisogna scegliere. (da ''Le cheminde la croix-des-âmes'') *Non vi è nulla di irreparabile oltre la [[bugia|menzogna]]. (da ''Nous autres Français'') *Quella brama collettiva di [[nazionalismo]] che perverte la nozione di Patria facendone un idolo: lo Stato del Popolo. (da ''La grande peur des bien-pensants'', 1931; citato in Lukacs 2006, p. 67) *Una [[civiltà]] non crolla come un edificio, si direbbe molto più esattamente che si vuota a poco a poco della sua sostanza finché non ne resta più che la scorza.<ref>Da ''La Francia contro la civiltà degli automi''; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *Verrà il giorno in cui gli uomini non potranno pronunciare il nome di [[Gesù]] senza piangere. (citato in [[Antonio Socci]], ''Indagine su Gesù'', BUR, 2009. ISBN 978-88-17-03252-0) ===''Pensieri, parole, profezie''=== *L'[[ottimismo e pessimismo|ottimista]] è un imbecille felice, il [[ottimismo e pessimismo|pessimista]] un imbecille infelice. (p. 29) *La peggiore disgrazia che possa capitare a un uomo è essere soddisfatto di sé.<ref>Da ''Correspondence'', II, 713.</ref> (p. 35) *Niente giustifica la [[tristezza]]: soltanto il [[diavolo]] ha ragioni per essere triste.<ref>Da ''Correspondence'', II, 263.</ref> (p. 117) *Non ci conosciamo, il [[peccato]] ci fa vivere alla superficie di noi stessi, rientriamo in noi stessi solo per morire, ed è lì che egli ci aspetta.<ref>Da ''Dernier agenda'', 1948, in [[Albert Béguin]], ''Bernanos par lui-même'', p. 147.</ref> (p. 81) *Una volta usciti dall'[[infanzia]], occorre soffrire molto a lungo per rientrarvi, così come proprio in fondo alla notte si ritrova un'altra aurora.<ref>Da ''Carmélites'', 1586.</ref> (p. 50) ==''I grandi cimiteri sotto la luna''== *Quel poco che ho fatto in questo mondo m'è sempre apparso in principio inutile, inutile sino al ridicolo, inutile sino al disgusto. Il demone del mio cuore si chiama "a che pro?". *No, io non sono uno scrittore. La sola vista di un foglio di carta bianca mi disanima. *Scrivo nei caffè, col rischio di passare per un [[ubriachezza|ubriacone]], e difatti lo sarei forse diventato se le potenti repubbliche non colpissero col dazio, crudelmente, gli alcool consolatori. *Quelli che io chiamo a raccolta non sono certo numerosi. Non cambieranno nulla alle faccende del mondo, ma è per loro, è per loro che sono nato. *Sono quasi soltanto le [[ceto medio|classi medie]] a fornire l'esemplare tipo dell'[[imbecillità|imbecille]]. *Solidamente radicata al proprio terreno natale come un banco di mitili allo scoglio, la colonia degli imbecilli può essere ritenuta innocua e perfino capace di fornire allo stato e all'[[industria]] un prezioso materiale. L'imbecille è innanzitutto abitudinario e vive di partito preso. *Quel che voi chiamate [[semplicità]] è proprio il suo contrario. Voi siete facili, non semplici. *È chiaro che la moltiplicazione dei partiti a tutta prima [[lusinga]] la vanità degli imbecilli. Dona loro l'illusione di scegliere. *In virtù dei mezzi meccanici vi è consentito di spostare i vostri imbecilli non solo di città in città, da provincia a provincia, ma da nazione a nazione, da continente, perfino, a continente. *Il mito del [[progresso]] ha reso buoni servigi alle democrazie. *[[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] scriveva rivolgendosi solo a un certo numero di iniziati. I dottrinari del realismo politico parlano al pubblico. *La stampa italiana si dà oggi {{NDR|1938}} molto da fare per giustificare agli occhi di questi ultimi la distruzione di massa, per mezzo dei gas, del materiale abissino. *I nostri antenati hanno fatto essi pure fortuna, come questo signore coi negri, però non si sentivano obbligati a elaborare perciò una filosofia. *Gli uomini del medio evo non erano abbastanza virtuosi per disdegnare il danaro, disprezzavano però gli uomini che lo possedevano. *Esiste una borghesia di sinistra e una borghesia di destra. Non c'è invece un popolo di sinistra e un popolo di destra, c'è un popolo solo. *La [[democrazia]] è un'invenzione di intellettuali. *Le [[elezioni]] favoriscono i chiacchieroni. *Il [[popolo]] ha perduto il suo proprio carattere, la sua originalità razziale e culturale ed è diventato un immenso serbatoio di stupidi intrighi, cui si aggiunge un minuscolo semenzaio di futuri borghesi. *Quando il popolo penserà esattamente come voi, la questione sociale sarà vicinissima a esser risolta, e al minimo prezzo. *Se la [[pace]] sociale costa tanto cara, è perché probabilmente il sistema non vale nulla. Andatevene! *Mi sforzo di parlare sempre senza [[ironia]]. So bene che l'ironia non ha mai toccato il cuore di nessuno. *Grazie al progresso tecnologico e alla settimana di sei ore, i cittadini cambierebbero [[Autocrazia|autocrate]] ogni sabato sera. *Il regime dei sospetti è anche il regime della delazione. *È meglio mille volte crepare che vivere nel [[mondo]] che state per costruire. È già diventato impossibile sentir parlare di guerra di diritto senza che si mettano a ridere perfino i dispeptici. *Appiccherebbero il fuoco all'umanità per un colpo in Borsa, senza curarsi un istante di sapere come spegnerlo. ==''Diario di un curato di campagna''== ===[[Incipit]]=== La mia parrocchia è una parrocchia come tutte le altre. Si rassomigliano tutte. Le parrocchie d'oggi, naturalmente. Lo dicevo ieri al curato di Norenfontes: «[[bene e male|Il bene e il male]] debbono equilibrarsi; senonché, il centro di gravità è collocato in basso, molto in basso. O, se lo preferite, si sovrappongono l'uno all'altro senza mescolarsi, come due liquidi di diversa densità». Il curato m'ha riso in faccia. È un buon prete, affabilissimo, molto paterno, che all'arcivescovado passa addirittura per un ingegno forte, un po' pericoloso. I suoi motti di spirito formano la gioia dei presbitèri, ed egli li sottolinea con uno sguardo che vorrebbe essere vivacissimo e che in fondo io trovo così frusto, così stanco da mettermi voglia di piangere.<br>La mia parrocchia è divorata dalla noia, ecco la parola. Come tante altre parrocchie! La noia le divora sotto i nostri occhi e noi non possiamo farci nulla. Qualche giorno forse saremo vinti dal contagio, scopriremo in noi un simile cancro. Si può vivere molto a lungo con questo in corpo. ===Citazioni=== *Il ventre d'un miserabile ha più bisogno d'illusione che di pane. (cap. II, pp. 70-71) *[[Dio]] ci scampi anche dai [[santo|santi]]! (cap. II, p. 74) *A che serve parlare del [[passato]]? M'importa solo l'avvenire, e non mi sento ancora capace di guardarlo in faccia. (cap. II, p. 97) *Non esistono verità medie! (cap. II, p. 99) *Il desiderio della preghiera è già una [[preghiera]]. (cap. II, p. 106) *Il peccato contro la [[speranza]] - il più mortale di tutti - è forse il meglio accolto, il più accarezzato. (cap. II, p. 112) *L'inferno, [...] è di non amare più. (cap. II, p. 158) *Non fosse per la vigilante pietà di Dio, mi sembra che al primo prender coscienza di se stesso l'uomo ricadrebbe in polvere. (cap. II, p. 188) *Lo sguardo della [[Maria|Vergine]] è il solo sguardo veramente infantile, il solo vero sguardo di bambino che si sia mai levato sulla nostra vergogna e sulla nostra disgrazia. (cap. II, p. 200) *È il timore incessante della [[coraggio e paura|paura]], la paura della paura che modella il viso dell'uomo [[coraggio e paura|coraggioso]]. (cap. II, p. 225) *Dubitare di sé non è [[umiltà]], credo persino che spesso sia la forma più esaltata, quasi delirante, dell'orgoglio, una sorta di ferocia gelosa che fa rivoltare un disgraziato contro se stesso, per divorarsi. Il segreto dell'inferno dev'essere in ciò. (cap. II, p. 231) *Il gusto del [[suicidio]] è un dono. (cap. III, p. 248) *Odiarsi è più facile di quanto si creda. La grazia consiste nel dimenticarsi. (cap. III, p. 272) ==[[Incipit]] di ''Un delitto''== «Chi sei? Sei tu, Femia?»<br>Era poco probabile che la campanara venisse così tardi alla canonica. Dalla finestra lo sguardo ansioso della vecchia governante non poteva giungere oltre la prima svolta del viale; al di là il minuscolo giardino si perdeva nelle tenebre.<br>«Oh, sei tu Femia?» ripeté senza convinzione e, questa volta, con un tremito nella [[voce]].<br>Non aveva più il coraggio di chiudere la finestra, eppure il sordo turbinìo del [[vento]] in fondo alla valle andava aumentando di minuto in minuto come ogni [[sera]] e non si sarebbe placato che con le prime nebbie dell'[[alba]]. Ma più che la [[notte]] ella temeva l'odore indefinibile di quella [[casa]] solitaria piena dei ricordi di un morto. Per un momento le sue [[Mano|mani]] rimasero avvinghiate allo stipite della finestra. Per staccarle dovette fare uno sforzo e mentre le sue dita indugiavano ancora sulla maniglia, le sfuggì un grido di [[terrore]]. ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Georges Bernanos, ''I grandi cimiteri sotto la luna'', traduzione di Giacinto Spagnoletti, Il saggiatore, Milano, 1967. *Georges Bernanos, ''Diario di un curato di campagna'' (''Journal d'un curé de campagne''), traduzione di Adriano Grande, Oscar Mondadori, 1965. *Georges Bernanos, ''Pensieri, parole, profezie'', a cura di Maria Antonietta La Barbera, Edizioni Paoline, Milano, 1996. ISBN 88-315-1186-6 *Georges Bernanos, ''Un delitto'' (''Un crime''), traduzione di Enrico Piceni, Mondadori – De Agostini, 1989. *[[John Lukacs]], ''Democrazia e populismo'', traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Longanesi, 2006. ==Filmografia== *''[[I dialoghi delle Carmelitane (film 1960)|I dialoghi delle Carmelitane]]'' (1960) – soggetto ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Bernanos, Georges}} [[Categoria:Aforisti francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] ibgyvmslsw37pwob7aydcphg09a0m5l 1218125 1218124 2022-07-21T07:00:21Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Georges-Bernanos.jpg|thumb|150px|Georges Bernanos]] '''Georges Bernanos''' (1888 – 1948), scrittore francese. ==Citazioni di Georges Bernanos== *Chi cerca la [[verità]] nell'uomo deve farsi padrone del suo dolore. (da ''La gioia'', traduzione di Bice Tibiletti, Istituto di Propaganda Libraria, Milano) *Diffido della [[pietà]]. Esalta in me sentimenti piuttosto vili, un prurito di tutte le piaghe dell'anima. (da ''Il signor Ouine'')<ref name=espa>Citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref> *{{NDR|[[Henry de Montherlant]]}} Forse il più grande tra i nostri scrittori viventi.<ref>Citato in Félicien Marceau, ''Equilibrio dello spirito in un classico moderno'', ''La Fiera Letteraria'', anno VI, n. 45, 25 novembre 1951, p. 3.</ref> *L'[[intellettuale]] è così spesso un [[imbecillità|imbecille]] che dovremmo sempre considerarlo tale fino a prova contraria.<ref>Citato in [[Guido Almansi]], ''Il filosofo portatile'', TEA, Milano, 1991.</ref> *L'[[ipocrisia]] è soltanto un vizio simile agli altri, debolezza e forza, istinto e calcolo. Invece una menzogna così totale che alimenta ciascuno dei nostri atti deve abbracciare strettamente la vita, sposarne il ritmo. (da ''La gioia'') *L'[[orgoglio]] non ha niente di proprio; altro non è che il nome dato all'anima che divora sè stessa. Quando questa sconcertante perversione dell'amore ha dato il suo frutto, essa porta ormai un altro nome, più ricco di senso, sostanziale: [[odio]]. (da ''L'Impostura'') *L'umanità ha [[paura]] di se stessa [...] Sta sacrificando la sua libertà alla paura che ha di sé medesima. (citato in Lukacs 2006, p. 191) *La grande disgrazia, l'unica disgrazia di questa società moderna, la sua maledizione, è che essa si organizza visibilmente per fare a meno della speranza come dell'amore; immagina di supplirvi con la tecnica, aspetta che i propri economisti e i propri legislatori le forniscano la doppia formula di una giustizia senza amore, di una sicurezza senza speranza. (da ''La France contre le robots'') *La [[mediocrità]] non cerca che certezze solide contro i rischi del divino. (da ''L'eretica e santa Giovanna'') *La [[scienza]] non libera che un ben piccolo numero di spiriti fatti per lei, predestinati. Gli altri li asservisce.<ref>Da ''La Grande Paura dei benpensanti''; citato in Franca Rosti, ''Tra virgolette. Dizionario di citazioni'', Zanichelli, Bologna, 1995, p. 391. ISBN 88-08-09982-2</ref> *La [[speranza]] è un rischio da correre. È addirittura il rischio dei rischi. (da ''La libertà perché?'')<ref name=espa /> *Le più grandi canagliate della [[storia]] non sono state commesse dalle più grandi canaglie, ma dai vigliacchi e dagli incapaci. (da ''Le cheminde la croix-des-âmes'') *Lo scandalo non sta nel non dire la [[verità e bugia|verità]], ma di non dirla tutta intera, introducendo per distrazione una [[verità e bugia|menzogna]] che la lascia intatta all'esterno, ma che le corrode, così come un cancro, il cuore e le viscere. (da ''Scandale de la vérité'') *Lo Stato moderno ha soltanto diritti, non riconosce doveri.<ref>Da ''A che serve questa libertà?'', in ''Lo spirito europeo e il mondo delle macchine'', traduzione di Gennaro Auletta, Rusconi, Milano, 1972, p. 242.</ref> *Nello spirito della rivolta c'è un odio o disprezzo di principio per l'umanità. Temo che il [[ribelle]] non sarà mai capace di nutrire per coloro che ama un amore altrettanto grande dell'odio che nutre per coloro che odia. (citato in Lukacs 2006, p. 187) *Non si può insieme essere ed apparire: bisogna scegliere. (da ''Le cheminde la croix-des-âmes'') *Non vi è nulla di irreparabile oltre la [[bugia|menzogna]]. (da ''Nous autres Français'') *Quella brama collettiva di [[nazionalismo]] che perverte la nozione di Patria facendone un idolo: lo Stato del Popolo. (da ''La grande peur des bien-pensants'', 1931; citato in Lukacs 2006, p. 67) *Una [[civiltà]] non crolla come un edificio, si direbbe molto più esattamente che si vuota a poco a poco della sua sostanza finché non ne resta più che la scorza.<ref>Da ''La Francia contro la civiltà degli automi''; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *Verrà il giorno in cui gli uomini non potranno pronunciare il nome di [[Gesù]] senza piangere. (citato in [[Antonio Socci]], ''Indagine su Gesù'', BUR, 2009. ISBN 978-88-17-03252-0) ===''Pensieri, parole, profezie''=== *Chi di noi ha mantenuto sempre la [[purezza]] di cuore? Chi può credersi senza macchia? Ma la [[grazia divina|grazia di Dio]] fa dell'uomo più indurito un piccolo bambino.<ref>Da ''Il signor Ouine'', 1520.</ref> (p. 50) *L'[[ottimismo e pessimismo|ottimista]] è un imbecille felice, il [[ottimismo e pessimismo|pessimista]] un imbecille infelice. (p. 29) *La peggiore disgrazia che possa capitare a un uomo è essere soddisfatto di sé.<ref>Da ''Correspondence'', II, 713.</ref> (p. 35) *Niente giustifica la [[tristezza]]: soltanto il [[diavolo]] ha ragioni per essere triste.<ref>Da ''Correspondence'', II, 263.</ref> (p. 117) *Non ci conosciamo, il [[peccato]] ci fa vivere alla superficie di noi stessi, rientriamo in noi stessi solo per morire, ed è lì che egli ci aspetta.<ref>Da ''Dernier agenda'', 1948, in [[Albert Béguin]], ''Bernanos par lui-même'', p. 147.</ref> (p. 81) *Una volta usciti dall'[[infanzia]], occorre soffrire molto a lungo per rientrarvi, così come proprio in fondo alla notte si ritrova un'altra aurora.<ref>Da ''Carmélites'', 1586.</ref> (p. 50) ==''I grandi cimiteri sotto la luna''== *Quel poco che ho fatto in questo mondo m'è sempre apparso in principio inutile, inutile sino al ridicolo, inutile sino al disgusto. Il demone del mio cuore si chiama "a che pro?". *No, io non sono uno scrittore. La sola vista di un foglio di carta bianca mi disanima. *Scrivo nei caffè, col rischio di passare per un [[ubriachezza|ubriacone]], e difatti lo sarei forse diventato se le potenti repubbliche non colpissero col dazio, crudelmente, gli alcool consolatori. *Quelli che io chiamo a raccolta non sono certo numerosi. Non cambieranno nulla alle faccende del mondo, ma è per loro, è per loro che sono nato. *Sono quasi soltanto le [[ceto medio|classi medie]] a fornire l'esemplare tipo dell'[[imbecillità|imbecille]]. *Solidamente radicata al proprio terreno natale come un banco di mitili allo scoglio, la colonia degli imbecilli può essere ritenuta innocua e perfino capace di fornire allo stato e all'[[industria]] un prezioso materiale. L'imbecille è innanzitutto abitudinario e vive di partito preso. *Quel che voi chiamate [[semplicità]] è proprio il suo contrario. Voi siete facili, non semplici. *È chiaro che la moltiplicazione dei partiti a tutta prima [[lusinga]] la vanità degli imbecilli. Dona loro l'illusione di scegliere. *In virtù dei mezzi meccanici vi è consentito di spostare i vostri imbecilli non solo di città in città, da provincia a provincia, ma da nazione a nazione, da continente, perfino, a continente. *Il mito del [[progresso]] ha reso buoni servigi alle democrazie. *[[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] scriveva rivolgendosi solo a un certo numero di iniziati. I dottrinari del realismo politico parlano al pubblico. *La stampa italiana si dà oggi {{NDR|1938}} molto da fare per giustificare agli occhi di questi ultimi la distruzione di massa, per mezzo dei gas, del materiale abissino. *I nostri antenati hanno fatto essi pure fortuna, come questo signore coi negri, però non si sentivano obbligati a elaborare perciò una filosofia. *Gli uomini del medio evo non erano abbastanza virtuosi per disdegnare il danaro, disprezzavano però gli uomini che lo possedevano. *Esiste una borghesia di sinistra e una borghesia di destra. Non c'è invece un popolo di sinistra e un popolo di destra, c'è un popolo solo. *La [[democrazia]] è un'invenzione di intellettuali. *Le [[elezioni]] favoriscono i chiacchieroni. *Il [[popolo]] ha perduto il suo proprio carattere, la sua originalità razziale e culturale ed è diventato un immenso serbatoio di stupidi intrighi, cui si aggiunge un minuscolo semenzaio di futuri borghesi. *Quando il popolo penserà esattamente come voi, la questione sociale sarà vicinissima a esser risolta, e al minimo prezzo. *Se la [[pace]] sociale costa tanto cara, è perché probabilmente il sistema non vale nulla. Andatevene! *Mi sforzo di parlare sempre senza [[ironia]]. So bene che l'ironia non ha mai toccato il cuore di nessuno. *Grazie al progresso tecnologico e alla settimana di sei ore, i cittadini cambierebbero [[Autocrazia|autocrate]] ogni sabato sera. *Il regime dei sospetti è anche il regime della delazione. *È meglio mille volte crepare che vivere nel [[mondo]] che state per costruire. È già diventato impossibile sentir parlare di guerra di diritto senza che si mettano a ridere perfino i dispeptici. *Appiccherebbero il fuoco all'umanità per un colpo in Borsa, senza curarsi un istante di sapere come spegnerlo. ==''Diario di un curato di campagna''== ===[[Incipit]]=== La mia parrocchia è una parrocchia come tutte le altre. Si rassomigliano tutte. Le parrocchie d'oggi, naturalmente. Lo dicevo ieri al curato di Norenfontes: «[[bene e male|Il bene e il male]] debbono equilibrarsi; senonché, il centro di gravità è collocato in basso, molto in basso. O, se lo preferite, si sovrappongono l'uno all'altro senza mescolarsi, come due liquidi di diversa densità». Il curato m'ha riso in faccia. È un buon prete, affabilissimo, molto paterno, che all'arcivescovado passa addirittura per un ingegno forte, un po' pericoloso. I suoi motti di spirito formano la gioia dei presbitèri, ed egli li sottolinea con uno sguardo che vorrebbe essere vivacissimo e che in fondo io trovo così frusto, così stanco da mettermi voglia di piangere.<br>La mia parrocchia è divorata dalla noia, ecco la parola. Come tante altre parrocchie! La noia le divora sotto i nostri occhi e noi non possiamo farci nulla. Qualche giorno forse saremo vinti dal contagio, scopriremo in noi un simile cancro. Si può vivere molto a lungo con questo in corpo. ===Citazioni=== *Il ventre d'un miserabile ha più bisogno d'illusione che di pane. (cap. II, pp. 70-71) *[[Dio]] ci scampi anche dai [[santo|santi]]! (cap. II, p. 74) *A che serve parlare del [[passato]]? M'importa solo l'avvenire, e non mi sento ancora capace di guardarlo in faccia. (cap. II, p. 97) *Non esistono verità medie! (cap. II, p. 99) *Il desiderio della preghiera è già una [[preghiera]]. (cap. II, p. 106) *Il peccato contro la [[speranza]] - il più mortale di tutti - è forse il meglio accolto, il più accarezzato. (cap. II, p. 112) *L'inferno, [...] è di non amare più. (cap. II, p. 158) *Non fosse per la vigilante pietà di Dio, mi sembra che al primo prender coscienza di se stesso l'uomo ricadrebbe in polvere. (cap. II, p. 188) *Lo sguardo della [[Maria|Vergine]] è il solo sguardo veramente infantile, il solo vero sguardo di bambino che si sia mai levato sulla nostra vergogna e sulla nostra disgrazia. (cap. II, p. 200) *È il timore incessante della [[coraggio e paura|paura]], la paura della paura che modella il viso dell'uomo [[coraggio e paura|coraggioso]]. (cap. II, p. 225) *Dubitare di sé non è [[umiltà]], credo persino che spesso sia la forma più esaltata, quasi delirante, dell'orgoglio, una sorta di ferocia gelosa che fa rivoltare un disgraziato contro se stesso, per divorarsi. Il segreto dell'inferno dev'essere in ciò. (cap. II, p. 231) *Il gusto del [[suicidio]] è un dono. (cap. III, p. 248) *Odiarsi è più facile di quanto si creda. La grazia consiste nel dimenticarsi. (cap. III, p. 272) ==[[Incipit]] di ''Un delitto''== «Chi sei? Sei tu, Femia?»<br>Era poco probabile che la campanara venisse così tardi alla canonica. Dalla finestra lo sguardo ansioso della vecchia governante non poteva giungere oltre la prima svolta del viale; al di là il minuscolo giardino si perdeva nelle tenebre.<br>«Oh, sei tu Femia?» ripeté senza convinzione e, questa volta, con un tremito nella [[voce]].<br>Non aveva più il coraggio di chiudere la finestra, eppure il sordo turbinìo del [[vento]] in fondo alla valle andava aumentando di minuto in minuto come ogni [[sera]] e non si sarebbe placato che con le prime nebbie dell'[[alba]]. Ma più che la [[notte]] ella temeva l'odore indefinibile di quella [[casa]] solitaria piena dei ricordi di un morto. Per un momento le sue [[Mano|mani]] rimasero avvinghiate allo stipite della finestra. Per staccarle dovette fare uno sforzo e mentre le sue dita indugiavano ancora sulla maniglia, le sfuggì un grido di [[terrore]]. ==Note== <references/> ==Bibliografia== *Georges Bernanos, ''I grandi cimiteri sotto la luna'', traduzione di Giacinto Spagnoletti, Il saggiatore, Milano, 1967. *Georges Bernanos, ''Diario di un curato di campagna'' (''Journal d'un curé de campagne''), traduzione di Adriano Grande, Oscar Mondadori, 1965. *Georges Bernanos, ''Pensieri, parole, profezie'', a cura di Maria Antonietta La Barbera, Edizioni Paoline, Milano, 1996. ISBN 88-315-1186-6 *Georges Bernanos, ''Un delitto'' (''Un crime''), traduzione di Enrico Piceni, Mondadori – De Agostini, 1989. *[[John Lukacs]], ''Democrazia e populismo'', traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Longanesi, 2006. ==Filmografia== *''[[I dialoghi delle Carmelitane (film 1960)|I dialoghi delle Carmelitane]]'' (1960) – soggetto ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Bernanos, Georges}} [[Categoria:Aforisti francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] 00ff5canm2q4vvknytra8u4lvszvihy Gaio Sallustio Crispo 0 2653 1218110 1195789 2022-07-21T03:14:39Z Eumolpo 789 ortografia wikitext text/x-wiki {{w|Sistemare le traduzioni integrali riportate nella voce, a momenti pare wikisource...}} [[Immagine:Sallustio Crispo incisione.jpg|thumb|Gaio Sallustio Crispo]] '''Gaio Sallustio Crispo''' (86 a.C. – 34 a.C.), storico e politico romano. {{indicedx}} ==''La congiura di Catilina''== ===[[Incipit]]=== ====Originale==== ''Omnis homines qui sese student praestare ceteris animalibus summa ope niti decet ne vitam silentio transeant, veluti pecora quae natura prona atque ventri oboedientia finxit''.<ref name=":1">Da C. Sallusti Crispi, ''Catilina, Iugurtha – Historiarum fragmenta selecta – Appendix Sallustiana'', a cura di L.D. Reynolds, Oxford University Press, 1991. ISBN 0-19-814667-1</ref> ====Vittorio Alfieri==== Agli uomini, che ambiscono esser da più degli altri animali, conviene con intenso volere sforzarsi di viver chiari; e non come bruti, cui natura a terra inchinò, ed al ventre fe' servi. ====Luca Canali==== Tutti gli uomini che si studiano di superare ogni altro vivente, con somma energia conviene si adoprino per non trascorrere la vita nel silenzio, come le bestie che la natura fece chine in terra e solo ubbidienti agli impulsi del ventre. ====Lidia Storoni Mazzolani==== Tutti gli uomini che mirano a emergere su gli altri esseri animati debbono impegnarsi con il massimo sforzo, se non vogliono trascorrere l'esistenza oscuri, a guisa di pecore, che la natura ha create prone a terra e schiave del ventre. ====Silvia Perezzani e Sandro Usai==== Per tutti coloro che mirano a emergere su altri esseri viventi, è conveniente applicarsi con fortissimo impegno al fine di non trascorrere la vita senza lasciare memoria di sé, a guisa di bestie che la natura ha formato prone a terra e dedite unicamente alla preoccupazione del cibo. ====Giuseppe Pontiggia==== Tutti gli uomini che desiderano eccedere fra gli esseri del mondo, con ogni mezzo debbono prodigarsi per non condurre oscuramente la vita, come gli animali, che la natura ha foggiato con il capo rivolto a terra, e schiavi del ventre.<ref name=":0">Da Sallustio, ''La congiura di Catilina'', a cura di [[Giuseppe Pontiggia]], Mondadori, Milano, 2010.</ref> ===Citazioni=== *Ogni nostra forza è posta nell'anima e nel corpo: la prima è destinata a comandare, l'altro ad ubbidire; l'una ci accomuna agli dèi, l'altro ai bruti. (I, 2)<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Infatti la fama delle ricchezze e della bellezza è fugace e fragile, la virtù è considerata illustre ed eterna.<ref name=":0" /> :''Nam divitiarum et formae gloria fluxa atque fragilis est, virtus clara aeternaque habetur''. (1.4)<ref name=":1" /> *La [[prosperità]] mette alla prova persino l'animo dei saggi. (XI, 8)<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Volere e non volere le stesse cose, questa è la vera amicizia.<ref name=":0" /> :''Nam idem velle atque idem nolle, ea demum firma amicitia est''. (20, 4)<ref name=":1" /> *Più grande è la fortuna, tanto minore la libertà d'azione.<ref name=":0" /> :''Ita in maxuma fortuna minuma licentia est''. (51, 13)<ref name=":1" /> *[...] un non far guerra e non aver pace [...]. (31; 1998) :[...] ''neque bellum gerere neque pacem habere'' [...]. *Ma chi avrà da ridire su una punizione decretata contro assassini dello Stato? Le circostanze il tempo la sorte, il cui capriccio governa le genti.<ref name=":0" /> :''At enim quis reprehendet quod in parricidas rei publicae decretum erit? Tempus dies fortuna, quoius lubido gentibus moderatur''. (51,25)<ref name=":1" /> *Tutte le [[bontà e cattiveria|cattive]] azioni derivano e prendono a esempio delle [[bontà e cattiveria|buone]] azioni. (Cesare, commentando il precedente che costituirebbe la messa a morte di un cittadino romano: 51,27)<ref name=":0" /> :''Omnia mala exempla ex rebus bonis orta sunt''.<ref name=":1" /> *{{NDR|Catilina}} Sempre, in battaglia, è più grave il pericolo per coloro che hanno il maggior timore; l'[[audacia]] è un baluardo. (58; 1998) :''Semper in proelio iis maxumum est periculum, qui maxume timent; audacia pro muro habetur.'' ====Silvia Perezzani e Sandro Usai==== *La vita è breve ma viene resa più lunga dal ricordo che di noi lasciamo. Infatti il prestigio, che ci viene dal denaro e dalla prestanza fisica scorre come un fiume ed è fragile come un fuscello. La rettitudine, invece, risplende eternamente. (p. 17) *Nella molteplicità delle attività umane la [[Natura]] offre sempre a ciascuno la propria strada. (p. 19) *Ai potenti risulta più sospetta l'onestà che la depravazione e per loro la virtù è fonte di angoscia. (p. 23) *In tutte le cose la [[sorte]] è padrona e a suo capriccio, più che in base alla verità, le imprese vengono rese illustri oppure oscure. (p. 25) *L'[[avidità]] non ama che il denaro, cosa non certo tipica dei saggi; questa forma di avidità è simile ad un veleno mortale; illanguidisce il corpo e l'animo dell'uomo; è sempre inesauribile e insaziabile, né l'abbondanza, né la penuria di mezzi riescono a placarla. (p. 27) ===Ritratto di Catilina (5,1-8)=== {|cellspacing=20 px |''<small>'''1.'''</small> L. Catilina, nobili genere natus, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque. <small>'''2.'''</small> Huic ab adulescentia bella intestina, caedes, rapinae, discordia civilis grata fuere, ibique iuventutem suam exercuit. <small>'''3.'''</small> Corpus patiens inediae, algoris, vigiliae supra quam cuiquam credibile est; <small>'''4.'''</small> animus audax, subdolus, varius, cuius rei lubet simulator ac dissimulator, alieni adpetens, sui profusus, ardens in cupiditatibus. <small>'''5.'''</small> Satis eloquentiae, sapientiae parum vastus animus immoderata, incredibilia, nimis alta semper cupiebat. <small>'''6.'''</small> Hunc post dominationem L. Sullae lubido maxuma invaserat rei publicae capiundae, neque id quibus modis adsequeretur, dum sibi regnum pararet, quicquam pensi habebat. <small>'''7.'''</small> Agitabatur magis magisque in dies animus ferox inopia rei familiaris et conscientia scelerum, quae utraque iis artibus auxerat quas supra memoravi. <small>'''8.'''</small> Incitabant praeterea corrupti civitatis mores, quos pessuma ac divorsa inter se mala, luxuria atque avaritia, vexabant.''<ref name=":1" /> |''<small>'''1.'''</small> Lucio Catilina, nato da una famiglia nobile, fu un uomo di grande energia intellettuale e fisica, ma di natura maligna e cattiva. <small>'''2.'''</small> Fin dall'adolescenza trovava il suo piacere nelle guerre civili, nelle stragi, nelle rapine e nella discordia civile, e lì trascorse la sua gioventù. <small>'''3.'''</small> Aveva un fisico capace di sopportare i digiuni, al freddo e alle veglie più di quanto sia credibile a ciascuno. <small>'''4.'''</small> L'animo audace, subdolo, mutevole, simulatore e dissimulatore di qualunque cosa, avido delle cose altrui, sperperatore del proprio, ardente nei piaceri. <small>'''5.'''</small> Non privo di eloquenza, ma di poco giudizio: un'[[indole]] insaziabile in lui desiderava sempre cose smodate, incredibili, troppo alte. <small>'''6.'''</small> Dopo il dispotismo di Lucio Silla, lo assalì un desiderio grandissimo di impadronirsi dello Stato, e non dava importanza in quali modi otteneva ciò pur di procurarsi il potere. <small>'''7.'''</small> Sempre più di giorno in giorno l'animo fiero è turbato dalla mancanza di un patrimonio familiare e dalla consapevolezza dei misfatti, frutto tutti e due della condotta di vita che ho già prima ricordato. <small>'''8.'''</small> Inoltre lo incitavano i costumi corrotti della città, che due mali pessimi e diversi tra loro, il lusso e l'[[avidità]], corrompevano.''<ref name=":0" /> |} ===Un drammatico confronto (31,1-9)=== {|cellspacing=20 px |''<small>'''1.'''</small> Quis rebus permota civitas atque inmutata urbis facies erat. Ex summa laetitia atque lascivia, quae diuturna quies pepererat, repente omnis tristitia invasit: <small>'''2.'''</small> festinare, trepidare, neque loco nec homini quoiquam satis credere, neque bellum gerere, neque pacem habere, suo quisque metu pericola metiri. <small>'''3.'''</small> Ad hoc mulieres, quibus rei publicae magnitudine belli timor insolitus incesserat, adflictare sese, manus supplices ad caelum tendere, miserari parvos liberos, rogitare, omnia, <omni rumore> pavere,<adripere omnia> superbia atque deliciis omissis sibi patriaeque diffidere. <small>'''4.'''</small> At Catilinae crudelis animus eadem illa movebat, tametsi praesidia parabantur et ipse lege Plautia interrogatus erat ab L. Paulo. <small>'''5.'''</small> Postremo, dissimulandi causa, aut sui expurgandi, sicut iurgio lacessitus foret, in senatum venit. <small>'''6.'''</small> Tum M. Tullius consul, sive praesentiam eius timens, sive ira conmotus, orationem habuit luculentam atque utilem rei publicae, quam postea scriptam edidit. <small>'''7.'''</small> Sed ubi ille adsedit, Catilina, ut erat paratus ad dissimulanda omnia, demisso voltu, voce supplici postulare a patribus coepit ne quid de se temere crederent; ea familia ortum, ita se ab adulescentia vitam instituisse ut omnia bona in spe haberet; ne existumarent sibi patricio homini, cuius ipsius atque maiorum pluruma beneficia in plebem Romanam essent, perdita re publica opus esse, cum eam servaret M. Tullius, inquilinus civis urbis Romae. <small>'''8.'''</small> Ad hoc maledicta alia quom adderet, obstrepere omnes, hostem atque parricidam vocare. <small>'''9.'''</small> Tum ille furibundus: «Quoniam quidem circumventus – inquit – ab inimicis praeceps agor, incendium ruina restinguam.»''<ref name=":1" /> |''<small>'''1.'''</small> La popolazione era sconvolta da queste notizie e l'aspetto della città era cambiato. Da una somma gioia e spensieratezza, che aveva procurato un lungo periodo di quiete, ben presto la mestizia invase tutti: <small>'''2.'''</small> si agiva in fretta, si trepidava, non ci si fidava abbastanza né delle circostanze né di nessun uomo, non si faceva la guerra, né si aveva la pace, ognuno misurava i pericoli dal proprio timore. <small>'''3.'''</small> Inoltre le donne, per le quali era diventato insolito il timore della guerra per la grandezza dello Stato, si affliggevano, tendevano le mani supplichevoli al cielo, compassionavano i figlioletti, chiedevano con insistenza, temevano tutto, messi da parte la superbia e i piaceri non avevano fiducia in se stesse o nella patria. <small>'''4.'''</small> Nè desisteva il crudele animo di Catilina dai suoi fini portava avanti quei piani sebbene le difese fossero state preparate ed egli fosse stato messo sotto accusa da Lucio Paolo in base alla legge Plozia. <small>'''5.'''</small> Infine, per dissimulare e per discolparsi, come se fosse stato provocato da un attacco, giunse in Senato. <small>'''6.'''</small> Allora il console Marco Tullio, sia poiché temeva la sua presenza, sia perché mosso dall'ira, tenne un discorso eloquente e vantaggioso per lo Stato, che in seguito rese per iscritto. <small>'''7.'''</small> Ma quando egli si sedette preparato com'era a fingere tutto, con il volto avvilito, con la voce supplichevole cominciò a chiedere ai senatori che non credessero qualcosa di lui sconsideratamente; egli disse che nato da quella famiglia aveva condotto una vita, fin dall'adolescenza in modo tale da sperare ogni bene; e disse loro di non pensare che lui, un patrizio i cui benefici e quelli dei suoi antenati verso la plebe romana erano moltissimi, avesse bisogno di distruggere lo Stato, mentre Marco Tullio inquilino nato fuori dalla città di Roma lo conservasse. <small>'''8.'''</small> Aggiungendo a queste anche altre ingiurie, tutti gridavano e lo chiamavano nemico e parricida. <small>'''9.'''</small> Allora quello disse furioso: «Poiché circondato da nemici sono spinto alla rovina, spegnerò il mio incendio con la rovina».''<ref name=":0" /> |} ===Cesare e Catone a confronto=== {|cellspacing=20 px |''<small>'''1.'''</small> Igitur eis genus, aetas, eloquentia, prope aequalia fuere; magnitudo animi par, item gloria, sed alia alii. <small>'''2.'''</small> Caesar beneficiis ac munificentia magnus habebatur, integritate vitae Cato. Ille mansuetudine et misericordia clarus factus, huic severitas dignitatem addiderat. <small>'''3.'''</small> Caesar dando, sublevando ignoscendo, Cato nihil largiundo gloriam adeptus est. In altero miseris perfugium erat, in altero malis pernicies. Illius facilitas, huius costantia laudabatur. <small>'''4.'''</small> Postremo Caesar in animum induxerat laborare, vigilare, negotiis amicorum intentus sua neglegere, nihil denegare quod dono dignum esset; sibi magnum imperium, exercitum, bellum novum exoptabat ubi virtus enitescere posset. <small>'''5.'''</small> At Catoni studium modestiae, decoris, sed maxume severitatis erat. <small>'''6.'''</small> Non divitiis cum divite neque factione cum factioso, sed cum strenuo virtute, cum modesto pudore, cum innocente abstinentia certabat. Esse quam videri bonus malebat; ita, quo minus petebat gloriam, eo magis illum assequebatur.'' |''<small>'''1.'''</small> Essi ebbero dunque la stessa origine, età, eloquenza quasi uguali; uguale grandezza d'animo, parimenti la gloria, ma diversa nell'uno e nell'altro. <small>'''2.'''</small> Cesare era considerato grande per i favori e per la generosità, Catone per l'integrità della vita. Quello era diventato famoso per la mitezza e per la pietà, a questo l'austerità aveva aggiunto dignità. <small>'''3.'''</small> Cesare conseguì la gloria col dare, con l'aiutare, con il perdonare, Catone con il non concedere niente.In uno c'era rifugio per i miseri, nell'altro rovina per i malvagi. Di quello veniva lodata l'indulgenza, di questo la coerenza. <small>'''4.'''</small> Alla fine Cesare si era deciso a darsi da fare, a vegliare, interessato agli affari degli amici, a trascurare i propri, non negando niente che fosse degno di un dono. Desiderava per sé un grande potere, un esercito, una nuova guerra dove il valore potesse risplendere. <small>'''5.'''</small> Ma Catone aveva la passione della modestia, del decoro, ma soprattutto dell'austerità. <small>'''6.'''</small> Gareggiava non in ricchezza con il ricco, non in faziosità con il fazioso, ma con il valoroso in valore, con il modesto in pudore, con l'onesto in temperanza. Preferiva essere buono piuttosto che apparire; così quanto meno aspirava alla gloria tanto più questa lo inseguiva.'' |} ===Il discorso di Catilina ai soldati=== {|cellspacing=20 px niquet ta grand mere |''<small>'''1.'''</small> «Compertum ego habeo, milites, verba virtutem non addere, neque ex ignavo strenuum, neque fortem ex timido exercitum oratione imperatoris fieri. <small>'''2.'''</small> Quanta cuiusque animo audacia natura aut moribus inest, tanta in bello patere solet. Quem neque gloria neque pericula excitant, nequiquam hortere; timor animi auribus officit. <small>'''3.'''</small> Sed ego vos quo pauca monerem advocavi, simul uti causam mei consili aperirem. <small>'''4.'''</small> Scitis equidem, milites, socordia atque ignavia Lentuli quantam ipsi nobisque cladem attulerit, quoque modo, dum ex urbe praesidia opperior, in Galliam proficici nequiverim. <small>'''5.'''</small> Nunc vero quo loco res nostrae sint iuxta mecum omnes intellegitis. <small>'''6.'''</small> Exercitus hostium duo, unus ab urbe, alter a Gallia obstant. Diutius in his locis esse, si maxume animus erat, frumenti atque aliarum rerum egestas prohibet. <small>'''7.'''</small> Ouocumque ire placet, ferro iter aperiundum est. <small>'''8.'''</small> Quapropter vos moneo uti forti atque parato animo sitis et, cum proelio inibitis, memineritis vos dìvitias, decus, gloriam, praeterea libertatem atque patriam in dextris vostris portare. <small>'''9.'''</small> Si vincimus, omnia nobis tuta erunt; commeatus abunde, municipia atque coloniae petebunt. <small>'''10.'''</small> Si metu cesserimus, eadem illa advorsa fient, neque locus neque amicus quisquam teget quem arma non texerint. <small>'''11.'''</small> Praeterea, milites, non nobis et illis necessitudo impendet: nos pro patria, pro libertate, pro vita certamus; illis supervacaneum est pugnare pro potentia paucorum. <small>'''12.'''</small> Quo audacius adgredimini, memores pristinae virtutis. <small>'''13.'''</small> Licuit vobis cum summa turpitudine in exilio aetatem agere; potuisti nonnulli Romae, amissis bonis, alienas opes expectare. <small>'''14.'''</small> Quia illa foeda atque intoleranda viris videbantur, haec seqi decrevisti. <small>'''15.'''</small> Si haec relinquere voltis, audacia opus est; nemo nisi victor pace bellum mutavit. <small>'''16.'''</small> Nam in fuga salutem sperare, cum arma quibus corpus tegitur ab hostibus avorteris, ea vero dementia est. <small>'''17.'''</small> Semper in proelio eis maxumum est periculum qui maxume timent; audacia pro muro habetur. <small>'''18.'''</small> Cum vos considero, milites, et cum facta vostra aestumo, magna me spes victoriae tenet. <small>'''19.'''</small> Animus, aetas, virtus vostra me hortantur, praeterea necessitudo, quae etiam timidos fortis facit. <small>'''20.'''</small> Nam multitudo hostium ne circumvenire queat prohibent angustiae loci. <small>'''21.'''</small> Quod si virtuti vostrae fortuna inviderit, cavete inulti animam amittatis, neu capti potius sicuti pecora trucidemini quam virorum more pugnantes cruentam atque luctuosam victoriam hostibus relinquatis».'' |''<small>'''1.'''</small> «So bene, o soldati, che le parole non infondono coraggio e che l'esercito da pauroso non diventa valoroso né da pigro diventa lavoratore con il discorso di un generale. <small>'''2.'''</small> In guerra è solito manifestarsi quanto coraggio ciascuno possiede grazie alla natura o alla sua formazione. È inutile esortare colui che non è stimolato né dalla gloria né dai pericoli; la paura dell'animo è di ostacolo alle orecchie. <small>'''3.'''</small> Io vi ho convocati soltanto per darvi qualche consiglio ed esporvi la ragione della mia decisione. <small>'''4.'''</small> Come certamente sapete, o soldati, Lentulo con la sua negligenza e la sua vitalità ha provocato un enorme danno a sé stesso e a noi; mentre attendevo rinforzi da Roma mi è stato impossibile trasferirmi in Gallia. <small>'''5.'''</small> Perciò in questo momento voi tutti vi rendete conto quanto me di quale sia la nostra situazione. <small>'''6.'''</small> Ci sbarrano la strada due eserciti, uno da Roma, l'altro dalla Gallia. La scarsità di grano e di altri generi alimentari ci impedisce di restare più a lungo in questi luoghi anche se il nostro animo lo sopporterebbe: <small>'''7.'''</small> in qualsiasi direzione si voglia andare, è necessario aprire il cammino con le armi. <small>'''8.'''</small> Per questa ragione vi invito ad essere forti e risoluti e, quando inizierete la battaglia, a tenere presente che portate nelle vostre destre la ricchezze, l'onore, la gloria oltre alla libertà e alla patria. <small>'''9.'''</small> Se vinceremo, sarà tutto nostro; ci verranno dati rifornimenti in abbondanza, i municipi e le colonie ci apriranno le porte. <small>'''10.'''</small> Se la paura ci farà retrocedere, tutto si volterà contro di noi, non ci sarà un rifugio, non un amico proteggerà chi non si è saputo difendere con le armi. <small>'''11.'''</small> Non incombe su di noi e su di loro, soldati, la medesima necessità: noi ci battiamo per la patria, la libertà, la vita; a loro poco importa combattere per il potere di pochi. <small>'''12.'''</small> Siate dunque più arditi all'attacco, memori della virtù antica. <small>'''13.'''</small> Avreste potuto trascorrere la vita vergognosamente in esilio; alcuni di voi, perduto ogni avere, avrebbero potuto vivere a Roma di carità. <small>'''14.'''</small> Ma situazioni come queste sono sembrate vergognose e intollerabili a veri uomini e perciò avete preferito seguire questa via. <small>'''15.'''</small> Se volete uscire dalla guerra, ci vuole coraggio; nessuno può mutare la guerra con la pace se non da vincitore. <small>'''16.'''</small> Ma sperare la salvezza nella fuga, dopo aver distolto le armi con le quali si protegge il corpo, codesta è pura follia! <small>'''17.'''</small> Nei combattimenti, il maggior pericolo lo corrono coloro che hanno più paura: l'audacia è la miglior difesa. <small>'''18.'''</small> Quando vi considero, soldati, e valuto le vostre azioni passate, mi prende una grande speranza di vittoria. <small>'''19.'''</small> L'animo, l'età, il vostro valore mi danno coraggio e inoltre la situazione disperata rende eroi anche i paurosi. <small>'''20.'''</small> I nemici, benché più numerosi, non possono accerchiarci: infatti lo impedisce l'angustia dei luoghi. <small>'''21.'''</small> E se la sorte si opporrà al vostro valore, badate a non cadere invendicati e a non farvi catturare per essere sgozzati come pecore, ma piuttosto battetevi da prodi e lasciate ai nemici una vittoria piena di lutti e di sangue.»'' |} ==''La guerra giugurtina''== ===[[Incipit]]=== ''Falso queritur de natura sua genus humanum, quod imbecilla atque aevi brevis forte potius quam virtute regatur. Nam contra reputando neque maius aliud neque praestabilius invenias, magisque naturae industriam hominum quam vim aut tempus deesse''. ====Vittorio Alfieri==== A torto si dolgono gli uomini d'essere, per la debile loro e poco durevol natura, più da fortuna che da virtù governati. Che all'incontro, chi bene investiga nulla troverà di più grande, di più eccellente, che la nostra natura; a cui l'industria bensì, ma non la forza vien meno, né il tempo. ====Lidia Storoni Mazzolani==== A torto il genere umano si duole della propria natura perché, debole e di breve durata, è dominata dal caso più che dal valore. Se vi si riflette, al contrario, non si troverà al mondo cosa più alta e mirabile; ciò che manca alla natura umana non è il vigore, non è il tempo, è la costanza nell'operare. ===Citazioni=== *I piccoli [[stato|stati]] prosperano con la [[concordia]], con la [[discordia]] vanno in rovina i più grandi. ([[Micipsa]]: X, 6; 2013) :''Concordia parvae res crescunt, discordia maxumae dilabuntur''. *Ma il re {{NDR|[[Giugurta]]}} ormai s'era convinto che nulla fosse impossibile a [[Quinto Cecilio Metello Numidico|Metello]], l'uomo che, con la sua tenacia, aveva saputo dominare tutto: armi, dardi, terreni impervii, clima e la natura stessa, che è signora di tutte le cose. (LXXVI, 1; 2013) :''Sed rex nihil iam infectum Metello credens, quippe qui omnia, arma, tela, locos, tempora, denique naturam ipsam ceteris imperitantem industria vicerat''. *La natura umana, a mio modo di vedere, è la stessa e identica per tutti gli uomini e il più nobile è il più valoroso, chiunque esso sia. ([[Gaio Mario]]: LXXXV, 15; 2013) :''Quamquam ego naturam unam et communem omnium existumo, sed fortissumum quemque generosissumum''. *Ho imparato da mio padre e da altri uomini integerrimi che alle donne si addice la raffinatezza, agli uomini il lavoro e che alle persone di coscienza serve più il nome onorato che il denaro, più le armi che le suppellettili: poiché sono le armi che costituiscono il loro migliore ornamento. ([[Gaio Mario]]: LXXXV, 40; 2013) :''Nam ex parente meo et ex aliis sanctis viris ita accepi, munditias mulieribus, viris laborem convenire, omnibusque bonis oportere plus gloriae quam divitiarum esse; arma, non supellectilem decori esse''. *Io non posso, per conquistare la vostra fiducia, vantare ritratti o trionfi o consolati dei miei antenati, ma se necessario, posso mostrare lance, stendardi, falere, altre decorazioni militari, e infine le cicatrici che mi attraversano il petto. Questi sono i miei ritratti, questa è la mia nobiltà: non mi è stata lasciata in eredità come la loro, ma l'ho conquistata a prezzo di innumerevoli fatiche e pericoli. ([[Gaio Mario]]: LXXXV, 29-30; 2013) :''Non possum fidei causa imagines neque triumphos aut consulatus maiorum meorum ostentare, at, si res postulet, hastas, uexillum, phaleras, alia militaria dona, praeterea cicatrices aduerso corpore. Hae sunt meae imagines, haec nobilitas, non hereditate relicta, ut illa illis, sed quae ego meis plurimis laboribus et periculis quaesiui.'' ==Citazioni su Gaio Sallustio Crispo== *Alto – se non altissimo – valore ha Sallustio come storico artista. Primo fra i Romani egli ha avuto il concetto, e [[Tucidide]] glielo ha dato, che la storia possa o debba non essere soltanto racconto chiaro e fedele di fatti, ed anche delle loro concatenazioni causali, ma anche un penetrare nell'intimo dramma umano che entro i fatti si racchiude; uno studio delle umane passioni, di individui e di moltitudini, e de' loro effetti; una rivelazione dell'uomo all'uomo; e che questa severa opera di pensiero dello storico richieda una espressione artistica alta e severa, e un linguaggio suo, schivo della naturalezza e delle agilità, sia pure artistiche, del linguaggio dell'uso. ([[Carlo Giussani]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Gaio Sallustio Crispo, ''La congiura di Catilina'', a cura di G. Pontiggia, Mondadori, 1992. *Gaio Sallustio Crispo, ''La congiura di Catilina'', a cura e versione di Silvia Perazzi e Sandro Usai, TEN, 1994. *Gaio Sallustio Crispo, ''La congiura di Catilina'', introduzione e note di Riccardo Scarcia, prefazione e traduzione di [[Luca Canali]], Garzanti, Milano, 1998. ISBN 88-11-58278-4 *C. Crispo Sallustio, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/sallustius/index.htm La congiura di Catilina]'' e ''[http://www.liberliber.it/libri/s/sallustius/index.htm La guerra di Giugurta]'', traduzione di Vittorio Alfieri, Londra [i.e. Firenze], [Piatti], 1804. *Sallustio, ''La congiura di Catilina'', a cura di Lidia Storoni Mazzolani, Rizzoli, 2013. *Sallustio, ''La guerra di Giugurta'', a cura di Lidia Storoni Mazzolani, Rizzoli, 2013. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Sallustio Crispo, Gaio}} [[Categoria:Politici romani]] [[Categoria:Storici romani]] p8byuiecd3wvma2kdvwmf1678vcpl7b José Ortega y Gasset 0 2832 1218035 1208855 2022-07-20T18:39:41Z Dread83 47 /* Meditazioni del Chisciotte */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Jose Ortega y Gasset.jpg|thumb|José Ortega y Gasset]] '''José Ortega y Gasset''' (1883 – 1956), filosofo spagnolo. ==Citazioni di José Ortega y Gasset== *Il [[liberalismo]] prima che una questione di più o di meno in politica, è un'idea radicale della vita: è credere che ogni essere umano debba essere libero di soddisfare la propria individualità e il proprio destino intrasferibile.<ref>Da ''Lo spettatore''.</ref> *L'europeo è rimasto solo, senza uno spirito vivo al suo fianco.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 250. ISBN 9788858019429</ref> *L'[[ordine]] non è una pressione imposta alla società dal di fuori, ma un equilibrio instaurato dal di dentro.<ref>Da ''Mirabeau''.</ref><ref name=e /> *{{NDR|Nella società chiusa}} l'uomo non sceglie il suo modo di pensare e di comportarsi, ma lo riceve automaticamente dal passato e vive spinto da una ''vis a tergo''. La fede non gli pare una fede, bensì la realtà stessa.<ref>Da ''Una interpretazione della storia universale'', SugarCo, Milano, 1978, p. 150; citato in Luciano Pellicani, ''Saggio sulla genesi del capitalismo'', SugarCo Edizioni, 1992, ISBN 88-7198-203-7, cap. X, p. 284.</ref> *La bellezza che seduce coincide poche volte con la bellezza che fa innamorare.<ref name=diz/> *La [[Castiglia]] ha fatto la [[Spagna]] e la Castiglia l'ha disfatta. :''Castilla ha hecho a España y Castilla la ha deshecho.''<ref>{{es}} Citato in [[Manuel González Herrero]], ''Memorial de Castilla'', M. González Herrero, Segovia, 1978, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NglXAAAAYAAJ&dq=Castilla+hizo+a+Espa%C3%B1a+y+Espa%C3%B1a+deshizo+a+Castilla.&focus=searchwithinvolume&q=+hizo p. 104].</ref> *La [[conversazione]] è lo strumento socializzante per eccellenza, e nel suo stile si possono veder riflesse le capacità della razza.<ref>Da ''Spagna invertebrata''.</ref><ref name="e">Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *{{NDR|L'[[Monastero dell'Escorial|Escorial]]}} [...] la nostra grande roccia lirica.<ref>Citato in Jean Babelon, ''Jacopo da Trezzo e la costruzione de L'Escorial. {{small|Saggio sulle arti alla corte di Filippo II}}'', traduzione e revisione delle note con aggiunta di nuove immagini di Eleonora Mauri e Pasquale Villa, Diogene Edizioni, Pomigliano d'Arco, 2015, [https://books.google.it/books?id=8CFFCQAAQBAJ&lpg=PA31&ots=G0KAKmCxHQ&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]. ISBN 978-88-6647-108-0</ref> *La scienza consiste nel sostituire un sapere che sembrava ormai certo, con una teoria, ovvero con qualcosa di problematico.<ref name=diz/> *La secca legge dell'arte è questa: «Ne quid nimis», niente più del necessario. Tutto ciò che è superfluo, tutto quello che possiamo sopprimere senza che la sostanza ne risenta, è contrario all'esistenza della bellezza.<ref name="diz">Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Molti uomini, come i [[bambini]], vogliono una cosa ma non le sue conseguenze.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Non è la fame, ma, al contrario, l'abbondanza, l'eccesso di energia, a provocare la guerra.<ref name=diz/> *Non si può dire che il poeta insegua la verità, visto che la crea.<ref name=diz/> *Quando si parla di [[Diego Velázquez|Velázquez]] si dice sempre che dipingeva l'aria, l'ambiente, eccetera. Io non credo a nulla di tutto questo e non mi sono mai accorto che si sia chiarito ciò che si intende enunciare con siffatte espressioni. L'effetto aereo delle sue figure è dovuto semplicemente all'indecisione di profili e di superfici in cui le lascia. Ai suoi contemporanei pareva che fossero rimaste "non finite" di dipingere, e a questo appunto è dovuto il fatto che Velázquez non fu popolare ai tempi suoi. Aveva fatto la scoperta più "impopolare": che la realtà si differenzia dal mito, nell'ambito del quale non è mai del tutto "finita".<ref>Da ''Velázquez'', 1953. Citato in ''Velázquez'', I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pp. 183-188, Rizzoli/Skira, Milano, 2003.</ref> *[...] questo Escorial, rigoroso impero della pietra e della geometria in cui ho collocato la mia anima [...]<ref>Da ''Il tema del nostro tempo'', traduzione di A. Lozano Maneiro e C. Rocco, SugarCo, Milano, 1985, citato in Eusebio Ciccotti, in ''La "Dottrina del punto di vista" in J. Ortega Y Gasset. {{small|Una lettura estetica tra letteratura e cinema}}'', ''Rivista di estetica'', n. 44, 2010, ''[https://journals.openedition.org/estetica/1680 journals.openedition.org/estetica/1680]''.</ref> *Saper [[comandare]] a se stessi è la prima condizione per poter comandare agli altri.<ref name="multi">Citato in [[Guido Almansi]], ''Il filosofo portatile'', TEA, Milano, 1991.</ref> *Se [[insegnare|insegni]], insegna anche a dubitare di ciò che insegni.<ref name="multi" /> *Sorprendersi, [[stupore|stupirsi]], è iniziare a capire.<ref>Citato in Giovanni Ricler, ''Aforismi per vivere felici'', Barbera Editore, p. 310.</ref> *[[Vita]] umana, in senso proprio ed originale, è quella di ognuno, vista dal di dentro; pertanto, è sempre la mia, è personale.<ref>Da ''L'uomo e la gente''.</ref> {{Int|Citato in Gabriele Morelli, ''LUDUS gioco, sport, cinema nell'avanguardia spagnola''|Jaca book, Milano, pp. 13-32. ISBN 88-16-95097-8}} *Il sintomo generale del nuovo stile che traspare in tutte le sue multiformi manifestazioni consiste nel fatto che l'arte abbia sgomberato dalla zona seria della vita, ha smesso di essere un centro di gravitazione vitale. (p. 23) *Se invece di prendere sul serio l'[[arte]], la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione. (p. 24) *Per i vecchi, la mancanza di serietà della nuova arte è un difetto che è sufficiente ad annullarla; mentre per i giovani, questa mancanza di serietà, è il sommo valore dell'arte, e, di conseguenza, cercano di commetterla in modo più deciso e premeditato. (p. 24) *Al lavoro si contrappone un altro tipo di sforzo che non nasce da un'imposizione, ma da un impulso veramente libero e generoso della potenza vitale: lo [[sport]] [...] Si tratta di uno sforzo lussuoso, che si dà a mani piene senza speranza di ricompensa, come il traboccare di un'intima energia. Perciò la qualità dello sforzo sportivo è sempre egregia, squisita. (p. 25) *Alle opere veramente preziose si perviene soltanto tramite la mediazione di questo sforzo antieconomico (lo sport), i cui sublimi risultati sono: la creazione scientifica e artistica, l'eroismo politico e morale, la santità religiosa. (p. 25) *Decrescerà, per quanto possibile, il gesto triste del lavoro che pretende giustificarsi con patetiche considerazioni riguardanti i doveri umani e il sacro lavoro della cultura. [L'artista] otterrà le sue splendide creazioni scherzando e senza darle grande importanza. Il poeta tratterà la sua propria arte con la punta del piede, come un buon calciatore. Nel corso di tutto il secolo XIX si è assistito ad un amaro gesto del giorno feriale. Oggi i giovani sembrano disposti a dare alla vita un aspetto imperturbabile di giorno festivo. (p. 26) *Nell'insieme, quando si introduce un nuovo termine, muta la gerarchia di ciò che resta. Allo stesso modo, nel sistema spontaneo di valutazioni che l'uomo nuovo porta con sé, di cui è parte integrante, è apparso un nuovo valore – il vitale –, che per la semplice presenza deprime tutto il resto. (p. 26) *Invece di indurre il giovane a prodezze patetiche di falsa gesticolazione solenne, io gli direi: "amico mio: scienza, arte, morale inclusa, non sono cose serie, solennità sacerdotali. Si tratta meramente di un gioco". (p. 30) *La cultura non è figlia del lavoro ma dello [[sport]]. Si sa bene che attualmente mi trovo solo tra i miei contemporanei nell'affermare che la forma superiore dell'esistenza umana è proprio lo sport. (pp. 36-37) *Lo sport è sforzo fatto liberamente, per pura soddisfazione in sé, mentre il lavoro è uno sforzo a cui si è costretti in vista del suo rendimento. (p. 37) ==''Aurora della ragione storica''== *Che l'uomo abbia bisogno di sapere, che abbia bisogno, lo voglia o no, di darsi da fare con i mezzi intellettuali di cui dispone, è quel che indubitabilmente costituisce la condizione umana. *È tempo che la storia abbandoni lo psicologismo e il soggettivismo in cui si disperdono i più acuti lavori contemporanei e riconosca che la sua missione è quella di ricostruire le condizioni oggettive in cui gli individui, i soggetti umani si trovano immersi. *Vivere significa, fin dall'inizio, essere costretti ad [[interpretazione|interpretare]] la nostra vita. Sempre, in modo irremissibile, in ogni istante, abbiamo a che fare con determinate convinzioni radicali intorno a ciò che le cose sono e a ciò che noi siamo in mezzo a loro: questo groviglio di convinzioni profonde fa diventare la nostra caotica circostanza un mondo unitario o universo.<ref>Da ''Intorno a Galileo'' (1933), in ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, Sugarco, Milano, 1994, p. 37. ISBN 88-7198-284-3. Citato in Enzo Di Nuoscio, ''Tucidide come Einstein?: {{small|la spiegazione scientifica in storiografia}}'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, [https://books.google.it/books?id=v9cxo_ImtpoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false nota 65, p. 22]. ISBN 9788849809787</ref> ==''Il tema del nostro tempo''== *Abbiamo il dovere di presentire il nuovo, e dobbiamo trovare anche il coraggio di affermarlo. *Il senso della [[vita]], quindi, non è altro che accettare ognuno la propria circostanza e, nell'accettarla, trasformarla in una creazione nostra. L'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà. *La condizione dell'[[uomo]] è, in verità, stupefacente. Non gli viene data né gli è imposta la forma della sua vita come viene imposta all'astro e all'albero la forma del loro essere. L'uomo deve scegliersi in ogni istante la sua. È, per forza, libero. ==[[Incipit]] de ''L'uomo e la gente''== Si tratta di questo: gli uomini, oggi, parlano continuamente di diritti e di leggi, di stato, di nazione e internazionalismo [...], pacifismo e bellicismo [...]. giustizia e ingiustizia sociale [...], autoritarismo, individualismo ecc. E non solo parlano, ma discutono. E non solo discutono ma, per le cose che quelle parole significano, combattono. E accade che combattendo s'ammazzino gli uni con gli altri a centinaia, a milioni.<ref>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref> ==''La ribellione delle masse''== *Definirsi di destra o di sinistra è uno dei modi che un uomo ha per autoproclamarsi imbecille. :''Ser de la izquierda es, como ser de la derecha, una de las infinitas maneras que el hombre puede elegir para ser un imbécil''. *È stato l'[[individualismo]] che ha arricchito il mondo e tutti gli uomini del mondo. *Essere della sinistra è, come essere della destra, una delle infinite maniere che l'uomo può scegliere per essere imbecille: ambedue, in effetti, sono forme dell'emiplegia morale. *L'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia d'affermare il diritto alla volgarità e lo impone dovunque. *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Cura il suo aspetto di perfetta inutilità; e con ciò si affranca da ogni soggezione all'uomo-medio. Sa di essere per essenza problematica, e abbraccia allegramente il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere a nessuno che l'accetti, senza raccomandarsi né difendersi. *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. *La missione del così detto «intellettuale» è, in un certo modo, opposta a quella del politico. L'opera intellettuale aspira, frequentemente invano, a chiarire un poco le cose, mentre quella del politico suole, al contrario, consistere nel confonderle più di quanto non lo siano. *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario. *La storia della [[corrida]] è legata a quella della Spagna, tanto che senza conoscere la prima è impossibile capire la seconda. :''La historia del toreo está ligada a la de España, tanto que sin conocer la primera, resultará imposible comprender la segunda.'' *Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. *Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai. ==''Meditazioni del Chisciotte''== *Ogni cosa concreta è costituita da una somma infinita di relazioni. Le scienze procedono discorsivamente, cercano ad una ad una queste relazioni, e, pertanto, avranno bisogno di un tempo infinito per esaurirle tutte. È questa la vera tragedia della scienza: lavorare per un risultato che non raggiungerà mai pienamente. (p. 8) *Il [[rancore]] è un'emanazione della coscienza dell'inferiorità. (p. 35) *Il bene, come la natura, è un immenso paesaggio in cui da secoli l'uomo avanza in esplorazione. (p. 37) *C'è chi considera nulla ciò che è piccolo: per essi non sarà grande nemmeno ciò che è grande. (p. 43) *Io sono io e la mia circostanza, e se non la salvo non salvo neanche me stesso. (p. 44) *Se non esistesse altro che un vedere passivo, il mondo si ridurrebbe ad un caos di punti luminosi. Ma oltre al vedere passivo esiste un vedere attivo, che interpreta vedendo e vede interpretando; un vedere che è guardare. [[Platone]] seppe trovare per queste visioni che sono sguardi una parola divina: le chiamò ''[[idea|idee]]''. (p. 59) *La [[cultura]] non è la vita intera, ma solo il momento della sicurezza, della stabilità, della chiarezza. (p. 80) *{{NDR|La [[Cattedrale di Santa Maria (Sigüenza)|Cattedrale di Sigüenza]]}} [...] una vecchia cattedrale a pianta romanica con due torri fosche, merlate, due castelli guerreschi, costruiti per dominare sulla terra, gravi, con le loro quattro pareti lisce, senza aspirazioni irrealizzabili. Quel terreno è tanto accidentato che, alla luce tremante dell'alba, assumeva un'ondulazione simile a quella del mare, e la cattedrale, tutta olivastra e rosa, mi sembrava una nave che per quel mare veniva a portarmi la tradizione religiosa della mia razza condensata nel reliquiario del suo tabernacolo.<br>La cattedrale di Sigüenza è, più o meno, contemporanea del venerabile ''Cantare del mio Cid'' [...]. Entrambe, religione e poesia, sono qui gravide, terrene, affermatrici di questo mondo. [...] L'uno e l'altro, tempio e cantare si contentano di circoscrivere una parte di vita. La religione e la poesia non pretendono di soppiantare questa vita, ma, con discrezione, la servono e le fanno da diacono: sono per la vita. (p. 236) *[...] in certi quadri di [[Ignacio Zuloaga|Zuloaga]] passa soffiando fieramente un vento irresistibile, terrificante, barbaro; un alito caldo che sembra giungere da inospitali deserti, o gelido, come se discendesse dai ghiacciai. In tutti i modi, una corrente di qualcosa, di un qualcosa di così vigoroso, così sostanziale, così evidente e necessario che, opprimendo nella tela ciò che è dipinto, lo rapprende, lo stringe su se stesso, gli dà peso esistenziale, solidità, necessità. Di alcuni quadri di Zuloaga si potrebbe dire che sono come stretti passaggi attraverso i quali irrompe tempestosamente un dinamismo superiore ad essi e da essi indipendente. (pp. 261-262) *Il disegno di Zuloaga è pura forza viva: un cavaliere dalla sensibilità chisciottesca che accorre lì dove le cose sopportano maggior violenza dalle potenze inerti, vendicatore dei torti originati dalla materia, e soprattutto del più grave: la trivialità, l'inespressività. Questo lirico sforzo del disegno consiste nel disarticolare le forme triviali, le forme materializzate, e con lieve tocco articolarle secondo lo Spirito. (p. 264) *Quanto più superficiale è un'[[intelligenza]], maggior propensione mostrerà a qualificare le discussioni come mere dispute verbali. (p. 337) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *José Ortega y Gasset, ''Il tema del nostro tempo'', a cura di Claudio Rocco, SugarCo Edizioni, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Meditazioni del Chisciotte'', introduzione di Otello Lottini, traduzione di Bruno Arpaia, Guida, Napoli, 1986. *José Ortega y Gasset, ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, SugarCo, Milano. *José Ortega y Gasset, ''La ribellione delle masse'', traduzione di Salvatore Battaglia e Cesare Greppi, SE, Milano, 2001. *José Ortega y Gasset, ''Lo spettatore'', a cura di Carlo Bo, Bompiani, Milano. *José Ortega y Gasset, ''L'uomo e la gente'', traduzione di L. Infantino, Armando Editore, Roma. ==Altri progetti== {{interprogetto|s=es:José Ortega y Gasset|s_lingua=spagnola|s_preposizione=di}} {{DEFAULTSORT:Ortega y Gasset, José}} [[Categoria:Filosofi spagnoli]] 99zgecyhimbjlxnmbhq4akjsylhlbh9 1218037 1218035 2022-07-20T19:00:13Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Jose Ortega y Gasset.jpg|thumb|José Ortega y Gasset]] '''José Ortega y Gasset''' (1883 – 1956), filosofo spagnolo. ==Citazioni di José Ortega y Gasset== *Il [[liberalismo]] prima che una questione di più o di meno in politica, è un'idea radicale della vita: è credere che ogni essere umano debba essere libero di soddisfare la propria individualità e il proprio destino intrasferibile.<ref>Da ''Lo spettatore''.</ref> *L'europeo è rimasto solo, senza uno spirito vivo al suo fianco.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 250. ISBN 9788858019429</ref> *L'[[ordine]] non è una pressione imposta alla società dal di fuori, ma un equilibrio instaurato dal di dentro.<ref>Da ''Mirabeau''.</ref><ref name=e /> *{{NDR|Nella società chiusa}} l'uomo non sceglie il suo modo di pensare e di comportarsi, ma lo riceve automaticamente dal passato e vive spinto da una ''vis a tergo''. La fede non gli pare una fede, bensì la realtà stessa.<ref>Da ''Una interpretazione della storia universale'', SugarCo, Milano, 1978, p. 150; citato in Luciano Pellicani, ''Saggio sulla genesi del capitalismo'', SugarCo Edizioni, 1992, ISBN 88-7198-203-7, cap. X, p. 284.</ref> *La bellezza che seduce coincide poche volte con la bellezza che fa innamorare.<ref name=diz/> *La [[Castiglia]] ha fatto la [[Spagna]] e la Castiglia l'ha disfatta. :''Castilla ha hecho a España y Castilla la ha deshecho.''<ref>{{es}} Citato in [[Manuel González Herrero]], ''Memorial de Castilla'', M. González Herrero, Segovia, 1978, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NglXAAAAYAAJ&dq=Castilla+hizo+a+Espa%C3%B1a+y+Espa%C3%B1a+deshizo+a+Castilla.&focus=searchwithinvolume&q=+hizo p. 104].</ref> *La [[conversazione]] è lo strumento socializzante per eccellenza, e nel suo stile si possono veder riflesse le capacità della razza.<ref>Da ''Spagna invertebrata''.</ref><ref name="e">Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *{{NDR|L'[[Monastero dell'Escorial|Escorial]]}} [...] la nostra grande roccia lirica.<ref>Citato in Jean Babelon, ''Jacopo da Trezzo e la costruzione de L'Escorial. {{small|Saggio sulle arti alla corte di Filippo II}}'', traduzione e revisione delle note con aggiunta di nuove immagini di Eleonora Mauri e Pasquale Villa, Diogene Edizioni, Pomigliano d'Arco, 2015, [https://books.google.it/books?id=8CFFCQAAQBAJ&lpg=PA31&ots=G0KAKmCxHQ&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]. ISBN 978-88-6647-108-0</ref> *La scienza consiste nel sostituire un sapere che sembrava ormai certo, con una teoria, ovvero con qualcosa di problematico.<ref name=diz/> *La secca legge dell'arte è questa: «Ne quid nimis», niente più del necessario. Tutto ciò che è superfluo, tutto quello che possiamo sopprimere senza che la sostanza ne risenta, è contrario all'esistenza della bellezza.<ref name="diz">Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Molti uomini, come i [[bambini]], vogliono una cosa ma non le sue conseguenze.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Non è la fame, ma, al contrario, l'abbondanza, l'eccesso di energia, a provocare la guerra.<ref name=diz/> *Non si può dire che il poeta insegua la verità, visto che la crea.<ref name=diz/> *Quando si parla di [[Diego Velázquez|Velázquez]] si dice sempre che dipingeva l'aria, l'ambiente, eccetera. Io non credo a nulla di tutto questo e non mi sono mai accorto che si sia chiarito ciò che si intende enunciare con siffatte espressioni. L'effetto aereo delle sue figure è dovuto semplicemente all'indecisione di profili e di superfici in cui le lascia. Ai suoi contemporanei pareva che fossero rimaste "non finite" di dipingere, e a questo appunto è dovuto il fatto che Velázquez non fu popolare ai tempi suoi. Aveva fatto la scoperta più "impopolare": che la realtà si differenzia dal mito, nell'ambito del quale non è mai del tutto "finita".<ref>Da ''Velázquez'', 1953. Citato in ''Velázquez'', I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pp. 183-188, Rizzoli/Skira, Milano, 2003.</ref> *[...] questo Escorial, rigoroso impero della pietra e della geometria in cui ho collocato la mia anima [...]<ref>Da ''Il tema del nostro tempo'', traduzione di A. Lozano Maneiro e C. Rocco, SugarCo, Milano, 1985, citato in Eusebio Ciccotti, in ''La "Dottrina del punto di vista" in J. Ortega Y Gasset. {{small|Una lettura estetica tra letteratura e cinema}}'', ''Rivista di estetica'', n. 44, 2010, ''[https://journals.openedition.org/estetica/1680 journals.openedition.org/estetica/1680]''.</ref> *Saper [[comandare]] a se stessi è la prima condizione per poter comandare agli altri.<ref name="multi">Citato in [[Guido Almansi]], ''Il filosofo portatile'', TEA, Milano, 1991.</ref> *Se [[insegnare|insegni]], insegna anche a dubitare di ciò che insegni.<ref name="multi" /> *Sorprendersi, [[stupore|stupirsi]], è iniziare a capire.<ref>Citato in Giovanni Ricler, ''Aforismi per vivere felici'', Barbera Editore, p. 310.</ref> *[[Vita]] umana, in senso proprio ed originale, è quella di ognuno, vista dal di dentro; pertanto, è sempre ''la mia'', è personale.<ref>Da ''L'uomo e la gente'', p. 64.</ref> {{Int|Citato in Gabriele Morelli, ''LUDUS gioco, sport, cinema nell'avanguardia spagnola''|Jaca book, Milano, pp. 13-32. ISBN 88-16-95097-8}} *Il sintomo generale del nuovo stile che traspare in tutte le sue multiformi manifestazioni consiste nel fatto che l'arte abbia sgomberato dalla zona seria della vita, ha smesso di essere un centro di gravitazione vitale. (p. 23) *Se invece di prendere sul serio l'[[arte]], la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione. (p. 24) *Per i vecchi, la mancanza di serietà della nuova arte è un difetto che è sufficiente ad annullarla; mentre per i giovani, questa mancanza di serietà, è il sommo valore dell'arte, e, di conseguenza, cercano di commetterla in modo più deciso e premeditato. (p. 24) *Al lavoro si contrappone un altro tipo di sforzo che non nasce da un'imposizione, ma da un impulso veramente libero e generoso della potenza vitale: lo [[sport]] [...] Si tratta di uno sforzo lussuoso, che si dà a mani piene senza speranza di ricompensa, come il traboccare di un'intima energia. Perciò la qualità dello sforzo sportivo è sempre egregia, squisita. (p. 25) *Alle opere veramente preziose si perviene soltanto tramite la mediazione di questo sforzo antieconomico (lo sport), i cui sublimi risultati sono: la creazione scientifica e artistica, l'eroismo politico e morale, la santità religiosa. (p. 25) *Decrescerà, per quanto possibile, il gesto triste del lavoro che pretende giustificarsi con patetiche considerazioni riguardanti i doveri umani e il sacro lavoro della cultura. [L'artista] otterrà le sue splendide creazioni scherzando e senza darle grande importanza. Il poeta tratterà la sua propria arte con la punta del piede, come un buon calciatore. Nel corso di tutto il secolo XIX si è assistito ad un amaro gesto del giorno feriale. Oggi i giovani sembrano disposti a dare alla vita un aspetto imperturbabile di giorno festivo. (p. 26) *Nell'insieme, quando si introduce un nuovo termine, muta la gerarchia di ciò che resta. Allo stesso modo, nel sistema spontaneo di valutazioni che l'uomo nuovo porta con sé, di cui è parte integrante, è apparso un nuovo valore – il vitale –, che per la semplice presenza deprime tutto il resto. (p. 26) *Invece di indurre il giovane a prodezze patetiche di falsa gesticolazione solenne, io gli direi: "amico mio: scienza, arte, morale inclusa, non sono cose serie, solennità sacerdotali. Si tratta meramente di un gioco". (p. 30) *La cultura non è figlia del lavoro ma dello [[sport]]. Si sa bene che attualmente mi trovo solo tra i miei contemporanei nell'affermare che la forma superiore dell'esistenza umana è proprio lo sport. (pp. 36-37) *Lo sport è sforzo fatto liberamente, per pura soddisfazione in sé, mentre il lavoro è uno sforzo a cui si è costretti in vista del suo rendimento. (p. 37) ==''Aurora della ragione storica''== *Che l'uomo abbia bisogno di sapere, che abbia bisogno, lo voglia o no, di darsi da fare con i mezzi intellettuali di cui dispone, è quel che indubitabilmente costituisce la condizione umana. *È tempo che la storia abbandoni lo psicologismo e il soggettivismo in cui si disperdono i più acuti lavori contemporanei e riconosca che la sua missione è quella di ricostruire le condizioni oggettive in cui gli individui, i soggetti umani si trovano immersi. *Vivere significa, fin dall'inizio, essere costretti ad [[interpretazione|interpretare]] la nostra vita. Sempre, in modo irremissibile, in ogni istante, abbiamo a che fare con determinate convinzioni radicali intorno a ciò che le cose sono e a ciò che noi siamo in mezzo a loro: questo groviglio di convinzioni profonde fa diventare la nostra caotica circostanza un mondo unitario o universo.<ref>Da ''Intorno a Galileo'' (1933), in ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, Sugarco, Milano, 1994, p. 37. ISBN 88-7198-284-3. Citato in Enzo Di Nuoscio, ''Tucidide come Einstein?: {{small|la spiegazione scientifica in storiografia}}'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, [https://books.google.it/books?id=v9cxo_ImtpoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false nota 65, p. 22]. ISBN 9788849809787</ref> ==''Il tema del nostro tempo''== *Abbiamo il dovere di presentire il nuovo, e dobbiamo trovare anche il coraggio di affermarlo. *Il senso della [[vita]], quindi, non è altro che accettare ognuno la propria circostanza e, nell'accettarla, trasformarla in una creazione nostra. L'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà. *La condizione dell'[[uomo]] è, in verità, stupefacente. Non gli viene data né gli è imposta la forma della sua vita come viene imposta all'astro e all'albero la forma del loro essere. L'uomo deve scegliersi in ogni istante la sua. È, per forza, libero. ==[[Incipit]] de ''L'uomo e la gente''== Si tratta di questo: gli uomini, oggi, parlano continuamente di diritti e di leggi, di stato, di nazione e internazionalismo [...], pacifismo e bellicismo [...]. giustizia e ingiustizia sociale [...], autoritarismo, individualismo ecc. E non solo parlano, ma discutono. E non solo discutono ma, per le cose che quelle parole significano, combattono. E accade che combattendo s'ammazzino gli uni con gli altri a centinaia, a milioni.<ref>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref> ==''La ribellione delle masse''== *Definirsi di destra o di sinistra è uno dei modi che un uomo ha per autoproclamarsi imbecille. :''Ser de la izquierda es, como ser de la derecha, una de las infinitas maneras que el hombre puede elegir para ser un imbécil''. *È stato l'[[individualismo]] che ha arricchito il mondo e tutti gli uomini del mondo. *Essere della sinistra è, come essere della destra, una delle infinite maniere che l'uomo può scegliere per essere imbecille: ambedue, in effetti, sono forme dell'emiplegia morale. *L'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia d'affermare il diritto alla volgarità e lo impone dovunque. *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Cura il suo aspetto di perfetta inutilità; e con ciò si affranca da ogni soggezione all'uomo-medio. Sa di essere per essenza problematica, e abbraccia allegramente il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere a nessuno che l'accetti, senza raccomandarsi né difendersi. *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. *La missione del così detto «intellettuale» è, in un certo modo, opposta a quella del politico. L'opera intellettuale aspira, frequentemente invano, a chiarire un poco le cose, mentre quella del politico suole, al contrario, consistere nel confonderle più di quanto non lo siano. *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario. *La storia della [[corrida]] è legata a quella della Spagna, tanto che senza conoscere la prima è impossibile capire la seconda. :''La historia del toreo está ligada a la de España, tanto que sin conocer la primera, resultará imposible comprender la segunda.'' *Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. *Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai. ==''Meditazioni del Chisciotte''== *Ogni cosa concreta è costituita da una somma infinita di relazioni. Le scienze procedono discorsivamente, cercano ad una ad una queste relazioni, e, pertanto, avranno bisogno di un tempo infinito per esaurirle tutte. È questa la vera tragedia della scienza: lavorare per un risultato che non raggiungerà mai pienamente. (p. 8) *Il [[rancore]] è un'emanazione della coscienza dell'inferiorità. (p. 35) *Il bene, come la natura, è un immenso paesaggio in cui da secoli l'uomo avanza in esplorazione. (p. 37) *C'è chi considera nulla ciò che è piccolo: per essi non sarà grande nemmeno ciò che è grande. (p. 43) *Io sono io e la mia circostanza, e se non la salvo non salvo neanche me stesso. (p. 44) *Se non esistesse altro che un vedere passivo, il mondo si ridurrebbe ad un caos di punti luminosi. Ma oltre al vedere passivo esiste un vedere attivo, che interpreta vedendo e vede interpretando; un vedere che è guardare. [[Platone]] seppe trovare per queste visioni che sono sguardi una parola divina: le chiamò ''[[idea|idee]]''. (p. 59) *La [[cultura]] non è la vita intera, ma solo il momento della sicurezza, della stabilità, della chiarezza. (p. 80) *{{NDR|La [[Cattedrale di Santa Maria (Sigüenza)|Cattedrale di Sigüenza]]}} [...] una vecchia cattedrale a pianta romanica con due torri fosche, merlate, due castelli guerreschi, costruiti per dominare sulla terra, gravi, con le loro quattro pareti lisce, senza aspirazioni irrealizzabili. Quel terreno è tanto accidentato che, alla luce tremante dell'alba, assumeva un'ondulazione simile a quella del mare, e la cattedrale, tutta olivastra e rosa, mi sembrava una nave che per quel mare veniva a portarmi la tradizione religiosa della mia razza condensata nel reliquiario del suo tabernacolo.<br>La cattedrale di Sigüenza è, più o meno, contemporanea del venerabile ''Cantare del mio Cid'' [...]. Entrambe, religione e poesia, sono qui gravide, terrene, affermatrici di questo mondo. [...] L'uno e l'altro, tempio e cantare si contentano di circoscrivere una parte di vita. La religione e la poesia non pretendono di soppiantare questa vita, ma, con discrezione, la servono e le fanno da diacono: sono per la vita. (p. 236) *[...] in certi quadri di [[Ignacio Zuloaga|Zuloaga]] passa soffiando fieramente un vento irresistibile, terrificante, barbaro; un alito caldo che sembra giungere da inospitali deserti, o gelido, come se discendesse dai ghiacciai. In tutti i modi, una corrente di qualcosa, di un qualcosa di così vigoroso, così sostanziale, così evidente e necessario che, opprimendo nella tela ciò che è dipinto, lo rapprende, lo stringe su se stesso, gli dà peso esistenziale, solidità, necessità. Di alcuni quadri di Zuloaga si potrebbe dire che sono come stretti passaggi attraverso i quali irrompe tempestosamente un dinamismo superiore ad essi e da essi indipendente. (pp. 261-262) *Il disegno di Zuloaga è pura forza viva: un cavaliere dalla sensibilità chisciottesca che accorre lì dove le cose sopportano maggior violenza dalle potenze inerti, vendicatore dei torti originati dalla materia, e soprattutto del più grave: la trivialità, l'inespressività. Questo lirico sforzo del disegno consiste nel disarticolare le forme triviali, le forme materializzate, e con lieve tocco articolarle secondo lo Spirito. (p. 264) *Quanto più superficiale è un'[[intelligenza]], maggior propensione mostrerà a qualificare le discussioni come mere dispute verbali. (p. 337) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *José Ortega y Gasset, ''Il tema del nostro tempo'', a cura di Claudio Rocco, SugarCo Edizioni, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Meditazioni del Chisciotte'', introduzione di Otello Lottini, traduzione di Bruno Arpaia, Guida, Napoli, 1986. *José Ortega y Gasset, ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, SugarCo, Milano. *José Ortega y Gasset, ''La ribellione delle masse'', traduzione di Salvatore Battaglia e Cesare Greppi, SE, Milano, 2001. *José Ortega y Gasset, ''Lo spettatore'', a cura di Carlo Bo, Bompiani, Milano. *José Ortega y Gasset, ''L'uomo e la gente'', traduzione di Lorenzo Infantino, Armando Editore, Roma, 2005. ISBN 88-8358-280-2 ==Altri progetti== {{interprogetto|s=es:José Ortega y Gasset|s_lingua=spagnola|s_preposizione=di}} {{DEFAULTSORT:Ortega y Gasset, José}} [[Categoria:Filosofi spagnoli]] i1fmqn43lo08ka4syikcbiuwpqd5qog 1218039 1218037 2022-07-20T19:37:56Z Dread83 47 -1, fonte falsa wikitext text/x-wiki [[Immagine:Jose Ortega y Gasset.jpg|thumb|José Ortega y Gasset]] '''José Ortega y Gasset''' (1883 – 1956), filosofo spagnolo. ==Citazioni di José Ortega y Gasset== *Il [[liberalismo]] prima che una questione di più o di meno in politica, è un'idea radicale della vita: è credere che ogni essere umano debba essere libero di soddisfare la propria individualità e il proprio destino intrasferibile.<ref>Da ''Lo spettatore''.</ref> *L'europeo è rimasto solo, senza uno spirito vivo al suo fianco.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 250. ISBN 9788858019429</ref> *L'[[ordine]] non è una pressione imposta alla società dal di fuori, ma un equilibrio instaurato dal di dentro.<ref>Da ''Mirabeau''.</ref><ref name=e /> *{{NDR|Nella società chiusa}} l'uomo non sceglie il suo modo di pensare e di comportarsi, ma lo riceve automaticamente dal passato e vive spinto da una ''vis a tergo''. La fede non gli pare una fede, bensì la realtà stessa.<ref>Da ''Una interpretazione della storia universale'', SugarCo, Milano, 1978, p. 150; citato in Luciano Pellicani, ''Saggio sulla genesi del capitalismo'', SugarCo Edizioni, 1992, ISBN 88-7198-203-7, cap. X, p. 284.</ref> *La bellezza che seduce coincide poche volte con la bellezza che fa innamorare.<ref name=diz/> *La [[Castiglia]] ha fatto la [[Spagna]] e la Castiglia l'ha disfatta. :''Castilla ha hecho a España y Castilla la ha deshecho.''<ref>{{es}} Citato in [[Manuel González Herrero]], ''Memorial de Castilla'', M. González Herrero, Segovia, 1978, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NglXAAAAYAAJ&dq=Castilla+hizo+a+Espa%C3%B1a+y+Espa%C3%B1a+deshizo+a+Castilla.&focus=searchwithinvolume&q=+hizo p. 104].</ref> *La [[conversazione]] è lo strumento socializzante per eccellenza, e nel suo stile si possono veder riflesse le capacità della razza.<ref>Da ''Spagna invertebrata''.</ref><ref name="e">Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *{{NDR|L'[[Monastero dell'Escorial|Escorial]]}} [...] la nostra grande roccia lirica.<ref>Citato in Jean Babelon, ''Jacopo da Trezzo e la costruzione de L'Escorial. {{small|Saggio sulle arti alla corte di Filippo II}}'', traduzione e revisione delle note con aggiunta di nuove immagini di Eleonora Mauri e Pasquale Villa, Diogene Edizioni, Pomigliano d'Arco, 2015, [https://books.google.it/books?id=8CFFCQAAQBAJ&lpg=PA31&ots=G0KAKmCxHQ&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]. ISBN 978-88-6647-108-0</ref> *La scienza consiste nel sostituire un sapere che sembrava ormai certo, con una teoria, ovvero con qualcosa di problematico.<ref name=diz/> *La secca legge dell'arte è questa: «Ne quid nimis», niente più del necessario. Tutto ciò che è superfluo, tutto quello che possiamo sopprimere senza che la sostanza ne risenta, è contrario all'esistenza della bellezza.<ref name="diz">Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Molti uomini, come i [[bambini]], vogliono una cosa ma non le sue conseguenze.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Non è la fame, ma, al contrario, l'abbondanza, l'eccesso di energia, a provocare la guerra.<ref name=diz/> *Non si può dire che il poeta insegua la verità, visto che la crea.<ref name=diz/> *Quando si parla di [[Diego Velázquez|Velázquez]] si dice sempre che dipingeva l'aria, l'ambiente, eccetera. Io non credo a nulla di tutto questo e non mi sono mai accorto che si sia chiarito ciò che si intende enunciare con siffatte espressioni. L'effetto aereo delle sue figure è dovuto semplicemente all'indecisione di profili e di superfici in cui le lascia. Ai suoi contemporanei pareva che fossero rimaste "non finite" di dipingere, e a questo appunto è dovuto il fatto che Velázquez non fu popolare ai tempi suoi. Aveva fatto la scoperta più "impopolare": che la realtà si differenzia dal mito, nell'ambito del quale non è mai del tutto "finita".<ref>Da ''Velázquez'', 1953. Citato in ''Velázquez'', I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pp. 183-188, Rizzoli/Skira, Milano, 2003.</ref> *[...] questo Escorial, rigoroso impero della pietra e della geometria in cui ho collocato la mia anima [...]<ref>Da ''Il tema del nostro tempo'', traduzione di A. Lozano Maneiro e C. Rocco, SugarCo, Milano, 1985, citato in Eusebio Ciccotti, in ''La "Dottrina del punto di vista" in J. Ortega Y Gasset. {{small|Una lettura estetica tra letteratura e cinema}}'', ''Rivista di estetica'', n. 44, 2010, ''[https://journals.openedition.org/estetica/1680 journals.openedition.org/estetica/1680]''.</ref> *Saper [[comandare]] a se stessi è la prima condizione per poter comandare agli altri.<ref name="multi">Citato in [[Guido Almansi]], ''Il filosofo portatile'', TEA, Milano, 1991.</ref> *Se [[insegnare|insegni]], insegna anche a dubitare di ciò che insegni.<ref name="multi" /> *Sorprendersi, [[stupore|stupirsi]], è iniziare a capire.<ref>Citato in Giovanni Ricler, ''Aforismi per vivere felici'', Barbera Editore, p. 310.</ref> *[[Vita]] umana, in senso proprio ed originale, è quella di ognuno, vista dal di dentro; pertanto, è sempre ''la mia'', è personale.<ref>Da ''L'uomo e la gente'', p. 64.</ref> {{Int|Citato in Gabriele Morelli, ''LUDUS gioco, sport, cinema nell'avanguardia spagnola''|Jaca book, Milano, pp. 13-32. ISBN 88-16-95097-8}} *Il sintomo generale del nuovo stile che traspare in tutte le sue multiformi manifestazioni consiste nel fatto che l'arte abbia sgomberato dalla zona seria della vita, ha smesso di essere un centro di gravitazione vitale. (p. 23) *Se invece di prendere sul serio l'[[arte]], la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione. (p. 24) *Per i vecchi, la mancanza di serietà della nuova arte è un difetto che è sufficiente ad annullarla; mentre per i giovani, questa mancanza di serietà, è il sommo valore dell'arte, e, di conseguenza, cercano di commetterla in modo più deciso e premeditato. (p. 24) *Al lavoro si contrappone un altro tipo di sforzo che non nasce da un'imposizione, ma da un impulso veramente libero e generoso della potenza vitale: lo [[sport]] [...] Si tratta di uno sforzo lussuoso, che si dà a mani piene senza speranza di ricompensa, come il traboccare di un'intima energia. Perciò la qualità dello sforzo sportivo è sempre egregia, squisita. (p. 25) *Alle opere veramente preziose si perviene soltanto tramite la mediazione di questo sforzo antieconomico (lo sport), i cui sublimi risultati sono: la creazione scientifica e artistica, l'eroismo politico e morale, la santità religiosa. (p. 25) *Decrescerà, per quanto possibile, il gesto triste del lavoro che pretende giustificarsi con patetiche considerazioni riguardanti i doveri umani e il sacro lavoro della cultura. [L'artista] otterrà le sue splendide creazioni scherzando e senza darle grande importanza. Il poeta tratterà la sua propria arte con la punta del piede, come un buon calciatore. Nel corso di tutto il secolo XIX si è assistito ad un amaro gesto del giorno feriale. Oggi i giovani sembrano disposti a dare alla vita un aspetto imperturbabile di giorno festivo. (p. 26) *Nell'insieme, quando si introduce un nuovo termine, muta la gerarchia di ciò che resta. Allo stesso modo, nel sistema spontaneo di valutazioni che l'uomo nuovo porta con sé, di cui è parte integrante, è apparso un nuovo valore – il vitale –, che per la semplice presenza deprime tutto il resto. (p. 26) *Invece di indurre il giovane a prodezze patetiche di falsa gesticolazione solenne, io gli direi: "amico mio: scienza, arte, morale inclusa, non sono cose serie, solennità sacerdotali. Si tratta meramente di un gioco". (p. 30) *La cultura non è figlia del lavoro ma dello [[sport]]. Si sa bene che attualmente mi trovo solo tra i miei contemporanei nell'affermare che la forma superiore dell'esistenza umana è proprio lo sport. (pp. 36-37) *Lo sport è sforzo fatto liberamente, per pura soddisfazione in sé, mentre il lavoro è uno sforzo a cui si è costretti in vista del suo rendimento. (p. 37) ==''Aurora della ragione storica''== *Che l'uomo abbia bisogno di sapere, che abbia bisogno, lo voglia o no, di darsi da fare con i mezzi intellettuali di cui dispone, è quel che indubitabilmente costituisce la condizione umana. *È tempo che la storia abbandoni lo psicologismo e il soggettivismo in cui si disperdono i più acuti lavori contemporanei e riconosca che la sua missione è quella di ricostruire le condizioni oggettive in cui gli individui, i soggetti umani si trovano immersi. *Vivere significa, fin dall'inizio, essere costretti ad [[interpretazione|interpretare]] la nostra vita. Sempre, in modo irremissibile, in ogni istante, abbiamo a che fare con determinate convinzioni radicali intorno a ciò che le cose sono e a ciò che noi siamo in mezzo a loro: questo groviglio di convinzioni profonde fa diventare la nostra caotica circostanza un mondo unitario o universo.<ref>Da ''Intorno a Galileo'' (1933), in ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, Sugarco, Milano, 1994, p. 37. ISBN 88-7198-284-3. Citato in Enzo Di Nuoscio, ''Tucidide come Einstein?: {{small|la spiegazione scientifica in storiografia}}'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, [https://books.google.it/books?id=v9cxo_ImtpoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false nota 65, p. 22]. ISBN 9788849809787</ref> ==''Il tema del nostro tempo''== *Abbiamo il dovere di presentire il nuovo, e dobbiamo trovare anche il coraggio di affermarlo. *Il senso della [[vita]], quindi, non è altro che accettare ognuno la propria circostanza e, nell'accettarla, trasformarla in una creazione nostra. L'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà. *La condizione dell'[[uomo]] è, in verità, stupefacente. Non gli viene data né gli è imposta la forma della sua vita come viene imposta all'astro e all'albero la forma del loro essere. L'uomo deve scegliersi in ogni istante la sua. È, per forza, libero. ==[[Incipit]] de ''L'uomo e la gente''== Si tratta di questo: gli uomini, oggi, parlano continuamente di diritti e di leggi, di stato, di nazione e internazionalismo [...], pacifismo e bellicismo [...]. giustizia e ingiustizia sociale [...], autoritarismo, individualismo ecc. E non solo parlano, ma discutono. E non solo discutono ma, per le cose che quelle parole significano, combattono. E accade che combattendo s'ammazzino gli uni con gli altri a centinaia, a milioni.<ref>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref> ==''La ribellione delle masse''== *Definirsi di destra o di sinistra è uno dei modi che un uomo ha per autoproclamarsi imbecille. :''Ser de la izquierda es, como ser de la derecha, una de las infinitas maneras que el hombre puede elegir para ser un imbécil''. *È stato l'[[individualismo]] che ha arricchito il mondo e tutti gli uomini del mondo. *Essere della sinistra è, come essere della destra, una delle infinite maniere che l'uomo può scegliere per essere imbecille: ambedue, in effetti, sono forme dell'emiplegia morale. *L'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia d'affermare il diritto alla volgarità e lo impone dovunque. *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Cura il suo aspetto di perfetta inutilità; e con ciò si affranca da ogni soggezione all'uomo-medio. Sa di essere per essenza problematica, e abbraccia allegramente il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere a nessuno che l'accetti, senza raccomandarsi né difendersi. *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. *La missione del così detto «intellettuale» è, in un certo modo, opposta a quella del politico. L'opera intellettuale aspira, frequentemente invano, a chiarire un poco le cose, mentre quella del politico suole, al contrario, consistere nel confonderle più di quanto non lo siano. *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario. *Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. *Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai. ==''Meditazioni del Chisciotte''== *Ogni cosa concreta è costituita da una somma infinita di relazioni. Le scienze procedono discorsivamente, cercano ad una ad una queste relazioni, e, pertanto, avranno bisogno di un tempo infinito per esaurirle tutte. È questa la vera tragedia della scienza: lavorare per un risultato che non raggiungerà mai pienamente. (p. 8) *Il [[rancore]] è un'emanazione della coscienza dell'inferiorità. (p. 35) *Il bene, come la natura, è un immenso paesaggio in cui da secoli l'uomo avanza in esplorazione. (p. 37) *C'è chi considera nulla ciò che è piccolo: per essi non sarà grande nemmeno ciò che è grande. (p. 43) *Io sono io e la mia circostanza, e se non la salvo non salvo neanche me stesso. (p. 44) *Se non esistesse altro che un vedere passivo, il mondo si ridurrebbe ad un caos di punti luminosi. Ma oltre al vedere passivo esiste un vedere attivo, che interpreta vedendo e vede interpretando; un vedere che è guardare. [[Platone]] seppe trovare per queste visioni che sono sguardi una parola divina: le chiamò ''[[idea|idee]]''. (p. 59) *La [[cultura]] non è la vita intera, ma solo il momento della sicurezza, della stabilità, della chiarezza. (p. 80) *{{NDR|La [[Cattedrale di Santa Maria (Sigüenza)|Cattedrale di Sigüenza]]}} [...] una vecchia cattedrale a pianta romanica con due torri fosche, merlate, due castelli guerreschi, costruiti per dominare sulla terra, gravi, con le loro quattro pareti lisce, senza aspirazioni irrealizzabili. Quel terreno è tanto accidentato che, alla luce tremante dell'alba, assumeva un'ondulazione simile a quella del mare, e la cattedrale, tutta olivastra e rosa, mi sembrava una nave che per quel mare veniva a portarmi la tradizione religiosa della mia razza condensata nel reliquiario del suo tabernacolo.<br>La cattedrale di Sigüenza è, più o meno, contemporanea del venerabile ''Cantare del mio Cid'' [...]. Entrambe, religione e poesia, sono qui gravide, terrene, affermatrici di questo mondo. [...] L'uno e l'altro, tempio e cantare si contentano di circoscrivere una parte di vita. La religione e la poesia non pretendono di soppiantare questa vita, ma, con discrezione, la servono e le fanno da diacono: sono per la vita. (p. 236) *[...] in certi quadri di [[Ignacio Zuloaga|Zuloaga]] passa soffiando fieramente un vento irresistibile, terrificante, barbaro; un alito caldo che sembra giungere da inospitali deserti, o gelido, come se discendesse dai ghiacciai. In tutti i modi, una corrente di qualcosa, di un qualcosa di così vigoroso, così sostanziale, così evidente e necessario che, opprimendo nella tela ciò che è dipinto, lo rapprende, lo stringe su se stesso, gli dà peso esistenziale, solidità, necessità. Di alcuni quadri di Zuloaga si potrebbe dire che sono come stretti passaggi attraverso i quali irrompe tempestosamente un dinamismo superiore ad essi e da essi indipendente. (pp. 261-262) *Il disegno di Zuloaga è pura forza viva: un cavaliere dalla sensibilità chisciottesca che accorre lì dove le cose sopportano maggior violenza dalle potenze inerti, vendicatore dei torti originati dalla materia, e soprattutto del più grave: la trivialità, l'inespressività. Questo lirico sforzo del disegno consiste nel disarticolare le forme triviali, le forme materializzate, e con lieve tocco articolarle secondo lo Spirito. (p. 264) *Quanto più superficiale è un'[[intelligenza]], maggior propensione mostrerà a qualificare le discussioni come mere dispute verbali. (p. 337) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *José Ortega y Gasset, ''Il tema del nostro tempo'', a cura di Claudio Rocco, SugarCo Edizioni, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Meditazioni del Chisciotte'', introduzione di Otello Lottini, traduzione di Bruno Arpaia, Guida, Napoli, 1986. *José Ortega y Gasset, ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, SugarCo, Milano. *José Ortega y Gasset, ''La ribellione delle masse'', traduzione di Salvatore Battaglia e Cesare Greppi, SE, Milano, 2001. *José Ortega y Gasset, ''Lo spettatore'', a cura di Carlo Bo, Bompiani, Milano. *José Ortega y Gasset, ''L'uomo e la gente'', traduzione di Lorenzo Infantino, Armando Editore, Roma, 2005. ISBN 88-8358-280-2 ==Altri progetti== {{interprogetto|s=es:José Ortega y Gasset|s_lingua=spagnola|s_preposizione=di}} {{DEFAULTSORT:Ortega y Gasset, José}} [[Categoria:Filosofi spagnoli]] cu1whb4yeo41e19m929zkvunlp5z7ls 1218044 1218039 2022-07-20T19:49:48Z Dread83 47 -1, doppione wikitext text/x-wiki [[Immagine:Jose Ortega y Gasset.jpg|thumb|José Ortega y Gasset]] '''José Ortega y Gasset''' (1883 – 1956), filosofo spagnolo. ==Citazioni di José Ortega y Gasset== *Il [[liberalismo]] prima che una questione di più o di meno in politica, è un'idea radicale della vita: è credere che ogni essere umano debba essere libero di soddisfare la propria individualità e il proprio destino intrasferibile.<ref>Da ''Lo spettatore''.</ref> *L'europeo è rimasto solo, senza uno spirito vivo al suo fianco.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 250. ISBN 9788858019429</ref> *L'[[ordine]] non è una pressione imposta alla società dal di fuori, ma un equilibrio instaurato dal di dentro.<ref>Da ''Mirabeau''.</ref><ref name=e /> *{{NDR|Nella società chiusa}} l'uomo non sceglie il suo modo di pensare e di comportarsi, ma lo riceve automaticamente dal passato e vive spinto da una ''vis a tergo''. La fede non gli pare una fede, bensì la realtà stessa.<ref>Da ''Una interpretazione della storia universale'', SugarCo, Milano, 1978, p. 150; citato in Luciano Pellicani, ''Saggio sulla genesi del capitalismo'', SugarCo Edizioni, 1992, ISBN 88-7198-203-7, cap. X, p. 284.</ref> *La bellezza che seduce coincide poche volte con la bellezza che fa innamorare.<ref name=diz/> *La [[Castiglia]] ha fatto la [[Spagna]] e la Castiglia l'ha disfatta. :''Castilla ha hecho a España y Castilla la ha deshecho.''<ref>{{es}} Citato in [[Manuel González Herrero]], ''Memorial de Castilla'', M. González Herrero, Segovia, 1978, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NglXAAAAYAAJ&dq=Castilla+hizo+a+Espa%C3%B1a+y+Espa%C3%B1a+deshizo+a+Castilla.&focus=searchwithinvolume&q=+hizo p. 104].</ref> *La [[conversazione]] è lo strumento socializzante per eccellenza, e nel suo stile si possono veder riflesse le capacità della razza.<ref>Da ''Spagna invertebrata''.</ref><ref name="e">Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *{{NDR|L'[[Monastero dell'Escorial|Escorial]]}} [...] la nostra grande roccia lirica.<ref>Citato in Jean Babelon, ''Jacopo da Trezzo e la costruzione de L'Escorial. {{small|Saggio sulle arti alla corte di Filippo II}}'', traduzione e revisione delle note con aggiunta di nuove immagini di Eleonora Mauri e Pasquale Villa, Diogene Edizioni, Pomigliano d'Arco, 2015, [https://books.google.it/books?id=8CFFCQAAQBAJ&lpg=PA31&ots=G0KAKmCxHQ&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]. ISBN 978-88-6647-108-0</ref> *La scienza consiste nel sostituire un sapere che sembrava ormai certo, con una teoria, ovvero con qualcosa di problematico.<ref name=diz/> *La secca legge dell'arte è questa: «Ne quid nimis», niente più del necessario. Tutto ciò che è superfluo, tutto quello che possiamo sopprimere senza che la sostanza ne risenta, è contrario all'esistenza della bellezza.<ref name="diz">Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Molti uomini, come i [[bambini]], vogliono una cosa ma non le sue conseguenze.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Non è la fame, ma, al contrario, l'abbondanza, l'eccesso di energia, a provocare la guerra.<ref name=diz/> *Non si può dire che il poeta insegua la verità, visto che la crea.<ref name=diz/> *Quando si parla di [[Diego Velázquez|Velázquez]] si dice sempre che dipingeva l'aria, l'ambiente, eccetera. Io non credo a nulla di tutto questo e non mi sono mai accorto che si sia chiarito ciò che si intende enunciare con siffatte espressioni. L'effetto aereo delle sue figure è dovuto semplicemente all'indecisione di profili e di superfici in cui le lascia. Ai suoi contemporanei pareva che fossero rimaste "non finite" di dipingere, e a questo appunto è dovuto il fatto che Velázquez non fu popolare ai tempi suoi. Aveva fatto la scoperta più "impopolare": che la realtà si differenzia dal mito, nell'ambito del quale non è mai del tutto "finita".<ref>Da ''Velázquez'', 1953. Citato in ''Velázquez'', I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pp. 183-188, Rizzoli/Skira, Milano, 2003.</ref> *[...] questo Escorial, rigoroso impero della pietra e della geometria in cui ho collocato la mia anima [...]<ref>Da ''Il tema del nostro tempo'', traduzione di A. Lozano Maneiro e C. Rocco, SugarCo, Milano, 1985, citato in Eusebio Ciccotti, in ''La "Dottrina del punto di vista" in J. Ortega Y Gasset. {{small|Una lettura estetica tra letteratura e cinema}}'', ''Rivista di estetica'', n. 44, 2010, ''[https://journals.openedition.org/estetica/1680 journals.openedition.org/estetica/1680]''.</ref> *Saper [[comandare]] a se stessi è la prima condizione per poter comandare agli altri.<ref name="multi">Citato in [[Guido Almansi]], ''Il filosofo portatile'', TEA, Milano, 1991.</ref> *Se [[insegnare|insegni]], insegna anche a dubitare di ciò che insegni.<ref name="multi" /> *Sorprendersi, [[stupore|stupirsi]], è iniziare a capire.<ref>Citato in Giovanni Ricler, ''Aforismi per vivere felici'', Barbera Editore, p. 310.</ref> *[[Vita]] umana, in senso proprio ed originale, è quella di ognuno, vista dal di dentro; pertanto, è sempre ''la mia'', è personale.<ref>Da ''L'uomo e la gente'', p. 64.</ref> {{Int|Citato in Gabriele Morelli, ''LUDUS gioco, sport, cinema nell'avanguardia spagnola''|Jaca book, Milano, pp. 13-32. ISBN 88-16-95097-8}} *Il sintomo generale del nuovo stile che traspare in tutte le sue multiformi manifestazioni consiste nel fatto che l'arte abbia sgomberato dalla zona seria della vita, ha smesso di essere un centro di gravitazione vitale. (p. 23) *Se invece di prendere sul serio l'[[arte]], la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione. (p. 24) *Per i vecchi, la mancanza di serietà della nuova arte è un difetto che è sufficiente ad annullarla; mentre per i giovani, questa mancanza di serietà, è il sommo valore dell'arte, e, di conseguenza, cercano di commetterla in modo più deciso e premeditato. (p. 24) *Al lavoro si contrappone un altro tipo di sforzo che non nasce da un'imposizione, ma da un impulso veramente libero e generoso della potenza vitale: lo [[sport]] [...] Si tratta di uno sforzo lussuoso, che si dà a mani piene senza speranza di ricompensa, come il traboccare di un'intima energia. Perciò la qualità dello sforzo sportivo è sempre egregia, squisita. (p. 25) *Alle opere veramente preziose si perviene soltanto tramite la mediazione di questo sforzo antieconomico (lo sport), i cui sublimi risultati sono: la creazione scientifica e artistica, l'eroismo politico e morale, la santità religiosa. (p. 25) *Decrescerà, per quanto possibile, il gesto triste del lavoro che pretende giustificarsi con patetiche considerazioni riguardanti i doveri umani e il sacro lavoro della cultura. [L'artista] otterrà le sue splendide creazioni scherzando e senza darle grande importanza. Il poeta tratterà la sua propria arte con la punta del piede, come un buon calciatore. Nel corso di tutto il secolo XIX si è assistito ad un amaro gesto del giorno feriale. Oggi i giovani sembrano disposti a dare alla vita un aspetto imperturbabile di giorno festivo. (p. 26) *Nell'insieme, quando si introduce un nuovo termine, muta la gerarchia di ciò che resta. Allo stesso modo, nel sistema spontaneo di valutazioni che l'uomo nuovo porta con sé, di cui è parte integrante, è apparso un nuovo valore – il vitale –, che per la semplice presenza deprime tutto il resto. (p. 26) *Invece di indurre il giovane a prodezze patetiche di falsa gesticolazione solenne, io gli direi: "amico mio: scienza, arte, morale inclusa, non sono cose serie, solennità sacerdotali. Si tratta meramente di un gioco". (p. 30) *La cultura non è figlia del lavoro ma dello [[sport]]. Si sa bene che attualmente mi trovo solo tra i miei contemporanei nell'affermare che la forma superiore dell'esistenza umana è proprio lo sport. (pp. 36-37) *Lo sport è sforzo fatto liberamente, per pura soddisfazione in sé, mentre il lavoro è uno sforzo a cui si è costretti in vista del suo rendimento. (p. 37) ==''Aurora della ragione storica''== *Che l'uomo abbia bisogno di sapere, che abbia bisogno, lo voglia o no, di darsi da fare con i mezzi intellettuali di cui dispone, è quel che indubitabilmente costituisce la condizione umana. *È tempo che la storia abbandoni lo psicologismo e il soggettivismo in cui si disperdono i più acuti lavori contemporanei e riconosca che la sua missione è quella di ricostruire le condizioni oggettive in cui gli individui, i soggetti umani si trovano immersi. *Vivere significa, fin dall'inizio, essere costretti ad [[interpretazione|interpretare]] la nostra vita. Sempre, in modo irremissibile, in ogni istante, abbiamo a che fare con determinate convinzioni radicali intorno a ciò che le cose sono e a ciò che noi siamo in mezzo a loro: questo groviglio di convinzioni profonde fa diventare la nostra caotica circostanza un mondo unitario o universo.<ref>Da ''Intorno a Galileo'' (1933), in ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, Sugarco, Milano, 1994, p. 37. ISBN 88-7198-284-3. Citato in Enzo Di Nuoscio, ''Tucidide come Einstein?: {{small|la spiegazione scientifica in storiografia}}'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, [https://books.google.it/books?id=v9cxo_ImtpoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false nota 65, p. 22]. ISBN 9788849809787</ref> ==''Il tema del nostro tempo''== *Abbiamo il dovere di presentire il nuovo, e dobbiamo trovare anche il coraggio di affermarlo. *Il senso della [[vita]], quindi, non è altro che accettare ognuno la propria circostanza e, nell'accettarla, trasformarla in una creazione nostra. L'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà. *La condizione dell'[[uomo]] è, in verità, stupefacente. Non gli viene data né gli è imposta la forma della sua vita come viene imposta all'astro e all'albero la forma del loro essere. L'uomo deve scegliersi in ogni istante la sua. È, per forza, libero. ==[[Incipit]] de ''L'uomo e la gente''== Si tratta di questo: gli uomini, oggi, parlano continuamente di diritti e di leggi, di stato, di nazione e internazionalismo [...], pacifismo e bellicismo [...]. giustizia e ingiustizia sociale [...], autoritarismo, individualismo ecc. E non solo parlano, ma discutono. E non solo discutono ma, per le cose che quelle parole significano, combattono. E accade che combattendo s'ammazzino gli uni con gli altri a centinaia, a milioni.<ref>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref> ==''La ribellione delle masse''== *È stato l'[[individualismo]] che ha arricchito il mondo e tutti gli uomini del mondo. *Essere della sinistra è, come essere della destra, una delle infinite maniere che l'uomo può scegliere per essere imbecille: ambedue, in effetti, sono forme dell'emiplegia morale. *L'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia d'affermare il diritto alla volgarità e lo impone dovunque. *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Cura il suo aspetto di perfetta inutilità; e con ciò si affranca da ogni soggezione all'uomo-medio. Sa di essere per essenza problematica, e abbraccia allegramente il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere a nessuno che l'accetti, senza raccomandarsi né difendersi. *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. *La missione del così detto «intellettuale» è, in un certo modo, opposta a quella del politico. L'opera intellettuale aspira, frequentemente invano, a chiarire un poco le cose, mentre quella del politico suole, al contrario, consistere nel confonderle più di quanto non lo siano. *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario. *Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. *Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai. ==''Meditazioni del Chisciotte''== *Ogni cosa concreta è costituita da una somma infinita di relazioni. Le scienze procedono discorsivamente, cercano ad una ad una queste relazioni, e, pertanto, avranno bisogno di un tempo infinito per esaurirle tutte. È questa la vera tragedia della scienza: lavorare per un risultato che non raggiungerà mai pienamente. (p. 8) *Il [[rancore]] è un'emanazione della coscienza dell'inferiorità. (p. 35) *Il bene, come la natura, è un immenso paesaggio in cui da secoli l'uomo avanza in esplorazione. (p. 37) *C'è chi considera nulla ciò che è piccolo: per essi non sarà grande nemmeno ciò che è grande. (p. 43) *Io sono io e la mia circostanza, e se non la salvo non salvo neanche me stesso. (p. 44) *Se non esistesse altro che un vedere passivo, il mondo si ridurrebbe ad un caos di punti luminosi. Ma oltre al vedere passivo esiste un vedere attivo, che interpreta vedendo e vede interpretando; un vedere che è guardare. [[Platone]] seppe trovare per queste visioni che sono sguardi una parola divina: le chiamò ''[[idea|idee]]''. (p. 59) *La [[cultura]] non è la vita intera, ma solo il momento della sicurezza, della stabilità, della chiarezza. (p. 80) *{{NDR|La [[Cattedrale di Santa Maria (Sigüenza)|Cattedrale di Sigüenza]]}} [...] una vecchia cattedrale a pianta romanica con due torri fosche, merlate, due castelli guerreschi, costruiti per dominare sulla terra, gravi, con le loro quattro pareti lisce, senza aspirazioni irrealizzabili. Quel terreno è tanto accidentato che, alla luce tremante dell'alba, assumeva un'ondulazione simile a quella del mare, e la cattedrale, tutta olivastra e rosa, mi sembrava una nave che per quel mare veniva a portarmi la tradizione religiosa della mia razza condensata nel reliquiario del suo tabernacolo.<br>La cattedrale di Sigüenza è, più o meno, contemporanea del venerabile ''Cantare del mio Cid'' [...]. Entrambe, religione e poesia, sono qui gravide, terrene, affermatrici di questo mondo. [...] L'uno e l'altro, tempio e cantare si contentano di circoscrivere una parte di vita. La religione e la poesia non pretendono di soppiantare questa vita, ma, con discrezione, la servono e le fanno da diacono: sono per la vita. (p. 236) *[...] in certi quadri di [[Ignacio Zuloaga|Zuloaga]] passa soffiando fieramente un vento irresistibile, terrificante, barbaro; un alito caldo che sembra giungere da inospitali deserti, o gelido, come se discendesse dai ghiacciai. In tutti i modi, una corrente di qualcosa, di un qualcosa di così vigoroso, così sostanziale, così evidente e necessario che, opprimendo nella tela ciò che è dipinto, lo rapprende, lo stringe su se stesso, gli dà peso esistenziale, solidità, necessità. Di alcuni quadri di Zuloaga si potrebbe dire che sono come stretti passaggi attraverso i quali irrompe tempestosamente un dinamismo superiore ad essi e da essi indipendente. (pp. 261-262) *Il disegno di Zuloaga è pura forza viva: un cavaliere dalla sensibilità chisciottesca che accorre lì dove le cose sopportano maggior violenza dalle potenze inerti, vendicatore dei torti originati dalla materia, e soprattutto del più grave: la trivialità, l'inespressività. Questo lirico sforzo del disegno consiste nel disarticolare le forme triviali, le forme materializzate, e con lieve tocco articolarle secondo lo Spirito. (p. 264) *Quanto più superficiale è un'[[intelligenza]], maggior propensione mostrerà a qualificare le discussioni come mere dispute verbali. (p. 337) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *José Ortega y Gasset, ''Il tema del nostro tempo'', a cura di Claudio Rocco, SugarCo Edizioni, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Meditazioni del Chisciotte'', introduzione di Otello Lottini, traduzione di Bruno Arpaia, Guida, Napoli, 1986. *José Ortega y Gasset, ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, SugarCo, Milano. *José Ortega y Gasset, ''La ribellione delle masse'', traduzione di Salvatore Battaglia e Cesare Greppi, SE, Milano, 2001. *José Ortega y Gasset, ''Lo spettatore'', a cura di Carlo Bo, Bompiani, Milano. *José Ortega y Gasset, ''L'uomo e la gente'', traduzione di Lorenzo Infantino, Armando Editore, Roma, 2005. ISBN 88-8358-280-2 ==Altri progetti== {{interprogetto|s=es:José Ortega y Gasset|s_lingua=spagnola|s_preposizione=di}} {{DEFAULTSORT:Ortega y Gasset, José}} [[Categoria:Filosofi spagnoli]] otlvfh4kk044bjo5937qc1kgw8w9o3y 1218078 1218044 2022-07-20T21:34:31Z Dread83 47 rev. sezione La ribellione delle masse wikitext text/x-wiki [[Immagine:Jose Ortega y Gasset.jpg|thumb|José Ortega y Gasset]] '''José Ortega y Gasset''' (1883 – 1956), filosofo spagnolo. ==Citazioni di José Ortega y Gasset== *Il [[liberalismo]] prima che una questione di più o di meno in politica, è un'idea radicale della vita: è credere che ogni essere umano debba essere libero di soddisfare la propria individualità e il proprio destino intrasferibile.<ref>Da ''Lo spettatore''.</ref> *L'europeo è rimasto solo, senza uno spirito vivo al suo fianco.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 250. ISBN 9788858019429</ref> *L'[[ordine]] non è una pressione imposta alla società dal di fuori, ma un equilibrio instaurato dal di dentro.<ref>Da ''Mirabeau''.</ref><ref name=e /> *{{NDR|Nella società chiusa}} l'uomo non sceglie il suo modo di pensare e di comportarsi, ma lo riceve automaticamente dal passato e vive spinto da una ''vis a tergo''. La fede non gli pare una fede, bensì la realtà stessa.<ref>Da ''Una interpretazione della storia universale'', SugarCo, Milano, 1978, p. 150; citato in Luciano Pellicani, ''Saggio sulla genesi del capitalismo'', SugarCo Edizioni, 1992, ISBN 88-7198-203-7, cap. X, p. 284.</ref> *La bellezza che seduce coincide poche volte con la bellezza che fa innamorare.<ref name=diz/> *La [[Castiglia]] ha fatto la [[Spagna]] e la Castiglia l'ha disfatta. :''Castilla ha hecho a España y Castilla la ha deshecho.''<ref>{{es}} Citato in [[Manuel González Herrero]], ''Memorial de Castilla'', M. González Herrero, Segovia, 1978, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NglXAAAAYAAJ&dq=Castilla+hizo+a+Espa%C3%B1a+y+Espa%C3%B1a+deshizo+a+Castilla.&focus=searchwithinvolume&q=+hizo p. 104].</ref> *La [[conversazione]] è lo strumento socializzante per eccellenza, e nel suo stile si possono veder riflesse le capacità della razza.<ref>Da ''Spagna invertebrata''.</ref><ref name="e">Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *{{NDR|L'[[Monastero dell'Escorial|Escorial]]}} [...] la nostra grande roccia lirica.<ref>Citato in Jean Babelon, ''Jacopo da Trezzo e la costruzione de L'Escorial. {{small|Saggio sulle arti alla corte di Filippo II}}'', traduzione e revisione delle note con aggiunta di nuove immagini di Eleonora Mauri e Pasquale Villa, Diogene Edizioni, Pomigliano d'Arco, 2015, [https://books.google.it/books?id=8CFFCQAAQBAJ&lpg=PA31&ots=G0KAKmCxHQ&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]. ISBN 978-88-6647-108-0</ref> *La scienza consiste nel sostituire un sapere che sembrava ormai certo, con una teoria, ovvero con qualcosa di problematico.<ref name=diz/> *La secca legge dell'arte è questa: «Ne quid nimis», niente più del necessario. Tutto ciò che è superfluo, tutto quello che possiamo sopprimere senza che la sostanza ne risenta, è contrario all'esistenza della bellezza.<ref name="diz">Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Molti uomini, come i [[bambini]], vogliono una cosa ma non le sue conseguenze.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Non è la fame, ma, al contrario, l'abbondanza, l'eccesso di energia, a provocare la guerra.<ref name=diz/> *Non si può dire che il poeta insegua la verità, visto che la crea.<ref name=diz/> *Quando si parla di [[Diego Velázquez|Velázquez]] si dice sempre che dipingeva l'aria, l'ambiente, eccetera. Io non credo a nulla di tutto questo e non mi sono mai accorto che si sia chiarito ciò che si intende enunciare con siffatte espressioni. L'effetto aereo delle sue figure è dovuto semplicemente all'indecisione di profili e di superfici in cui le lascia. Ai suoi contemporanei pareva che fossero rimaste "non finite" di dipingere, e a questo appunto è dovuto il fatto che Velázquez non fu popolare ai tempi suoi. Aveva fatto la scoperta più "impopolare": che la realtà si differenzia dal mito, nell'ambito del quale non è mai del tutto "finita".<ref>Da ''Velázquez'', 1953. Citato in ''Velázquez'', I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pp. 183-188, Rizzoli/Skira, Milano, 2003.</ref> *[...] questo Escorial, rigoroso impero della pietra e della geometria in cui ho collocato la mia anima [...]<ref>Da ''Il tema del nostro tempo'', traduzione di A. Lozano Maneiro e C. Rocco, SugarCo, Milano, 1985, citato in Eusebio Ciccotti, in ''La "Dottrina del punto di vista" in J. Ortega Y Gasset. {{small|Una lettura estetica tra letteratura e cinema}}'', ''Rivista di estetica'', n. 44, 2010, ''[https://journals.openedition.org/estetica/1680 journals.openedition.org/estetica/1680]''.</ref> *Saper [[comandare]] a se stessi è la prima condizione per poter comandare agli altri.<ref name="multi">Citato in [[Guido Almansi]], ''Il filosofo portatile'', TEA, Milano, 1991.</ref> *Se [[insegnare|insegni]], insegna anche a dubitare di ciò che insegni.<ref name="multi" /> *Sorprendersi, [[stupore|stupirsi]], è iniziare a capire.<ref>Citato in Giovanni Ricler, ''Aforismi per vivere felici'', Barbera Editore, p. 310.</ref> *[[Vita]] umana, in senso proprio ed originale, è quella di ognuno, vista dal di dentro; pertanto, è sempre ''la mia'', è personale.<ref>Da ''L'uomo e la gente'', p. 64.</ref> {{Int|Citato in Gabriele Morelli, ''LUDUS gioco, sport, cinema nell'avanguardia spagnola''|Jaca book, Milano, pp. 13-32. ISBN 88-16-95097-8}} *Il sintomo generale del nuovo stile che traspare in tutte le sue multiformi manifestazioni consiste nel fatto che l'arte abbia sgomberato dalla zona seria della vita, ha smesso di essere un centro di gravitazione vitale. (p. 23) *Se invece di prendere sul serio l'[[arte]], la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione. (p. 24) *Per i vecchi, la mancanza di serietà della nuova arte è un difetto che è sufficiente ad annullarla; mentre per i giovani, questa mancanza di serietà, è il sommo valore dell'arte, e, di conseguenza, cercano di commetterla in modo più deciso e premeditato. (p. 24) *Al lavoro si contrappone un altro tipo di sforzo che non nasce da un'imposizione, ma da un impulso veramente libero e generoso della potenza vitale: lo [[sport]] [...] Si tratta di uno sforzo lussuoso, che si dà a mani piene senza speranza di ricompensa, come il traboccare di un'intima energia. Perciò la qualità dello sforzo sportivo è sempre egregia, squisita. (p. 25) *Alle opere veramente preziose si perviene soltanto tramite la mediazione di questo sforzo antieconomico (lo sport), i cui sublimi risultati sono: la creazione scientifica e artistica, l'eroismo politico e morale, la santità religiosa. (p. 25) *Decrescerà, per quanto possibile, il gesto triste del lavoro che pretende giustificarsi con patetiche considerazioni riguardanti i doveri umani e il sacro lavoro della cultura. [L'artista] otterrà le sue splendide creazioni scherzando e senza darle grande importanza. Il poeta tratterà la sua propria arte con la punta del piede, come un buon calciatore. Nel corso di tutto il secolo XIX si è assistito ad un amaro gesto del giorno feriale. Oggi i giovani sembrano disposti a dare alla vita un aspetto imperturbabile di giorno festivo. (p. 26) *Nell'insieme, quando si introduce un nuovo termine, muta la gerarchia di ciò che resta. Allo stesso modo, nel sistema spontaneo di valutazioni che l'uomo nuovo porta con sé, di cui è parte integrante, è apparso un nuovo valore – il vitale –, che per la semplice presenza deprime tutto il resto. (p. 26) *Invece di indurre il giovane a prodezze patetiche di falsa gesticolazione solenne, io gli direi: "amico mio: scienza, arte, morale inclusa, non sono cose serie, solennità sacerdotali. Si tratta meramente di un gioco". (p. 30) *La cultura non è figlia del lavoro ma dello [[sport]]. Si sa bene che attualmente mi trovo solo tra i miei contemporanei nell'affermare che la forma superiore dell'esistenza umana è proprio lo sport. (pp. 36-37) *Lo sport è sforzo fatto liberamente, per pura soddisfazione in sé, mentre il lavoro è uno sforzo a cui si è costretti in vista del suo rendimento. (p. 37) ==''Aurora della ragione storica''== *Che l'uomo abbia bisogno di sapere, che abbia bisogno, lo voglia o no, di darsi da fare con i mezzi intellettuali di cui dispone, è quel che indubitabilmente costituisce la condizione umana. *È tempo che la storia abbandoni lo psicologismo e il soggettivismo in cui si disperdono i più acuti lavori contemporanei e riconosca che la sua missione è quella di ricostruire le condizioni oggettive in cui gli individui, i soggetti umani si trovano immersi. *Vivere significa, fin dall'inizio, essere costretti ad [[interpretazione|interpretare]] la nostra vita. Sempre, in modo irremissibile, in ogni istante, abbiamo a che fare con determinate convinzioni radicali intorno a ciò che le cose sono e a ciò che noi siamo in mezzo a loro: questo groviglio di convinzioni profonde fa diventare la nostra caotica circostanza un mondo unitario o universo.<ref>Da ''Intorno a Galileo'' (1933), in ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, Sugarco, Milano, 1994, p. 37. ISBN 88-7198-284-3. Citato in Enzo Di Nuoscio, ''Tucidide come Einstein?: {{small|la spiegazione scientifica in storiografia}}'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, [https://books.google.it/books?id=v9cxo_ImtpoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false nota 65, p. 22]. ISBN 9788849809787</ref> ==''Il tema del nostro tempo''== *Abbiamo il dovere di presentire il nuovo, e dobbiamo trovare anche il coraggio di affermarlo. *Il senso della [[vita]], quindi, non è altro che accettare ognuno la propria circostanza e, nell'accettarla, trasformarla in una creazione nostra. L'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà. *La condizione dell'[[uomo]] è, in verità, stupefacente. Non gli viene data né gli è imposta la forma della sua vita come viene imposta all'astro e all'albero la forma del loro essere. L'uomo deve scegliersi in ogni istante la sua. È, per forza, libero. ==[[Incipit]] de ''L'uomo e la gente''== Si tratta di questo: gli uomini, oggi, parlano continuamente di diritti e di leggi, di stato, di nazione e internazionalismo [...], pacifismo e bellicismo [...]. giustizia e ingiustizia sociale [...], autoritarismo, individualismo ecc. E non solo parlano, ma discutono. E non solo discutono ma, per le cose che quelle parole significano, combattono. E accade che combattendo s'ammazzino gli uni con gli altri a centinaia, a milioni.<ref>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref> ==''La ribellione delle masse''== *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. (''Prologo per i francesi'', III, p. 29) *La missione del cosiddetto «intellettuale» è, in certo modo, opposta a quella del politico. Il lavoro intellettuale aspira, spesso invano, a chiarire un poco le cose, mentre il lavoro del politico, al contrario, consiste normalmente nel confonderle più di quanto già non siano per se stesse. Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31) *È stato il cosiddetto «[[individualismo]]» ad arricchire il mondo, ad arricchire tutti nel mondo. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 35) *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 39) *Le città sono piene di gente. Le case, piene di inquilini. Gli alberghi, pieni di ospiti. I treni, pieni di viaggiatori. I caffè, pieni di consumatori. Le strade, piene di passanti. Le anticamere dei medici più noti, piene d'ammalati. Gli spettacoli, appena non siano particolarmente estemporanei, pieni di spettatori. [...] La moltitudine, improvvisamente, si è fatta visibile, si è installata nei luoghi migliori della società. Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; ora è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. (pp. 47-49) *''Il fatto caratteristico del momento è che l'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia di affermare il diritto della volgarità e lo impone ovunque.'' (p. 53) *Come quegli insetti che è impossibile estrarre dal loro nido, non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua insipienza, di farlo uscire dalla sua cecità e costringerlo a mettere a fuoco la visione abitualmente torpida con altri punti di vista più sottili. L'ottuso è insipiente perennemente, incessantemente. Per questo [[Anatole France]] diceva che un imbecille è più funesto di un malvagio: il malvagio talvolta si riposa, l'imbecille mai. (p. 99) *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Conserva il suo carattere di perfetta inutilità; e in tal modo si affranca da ogni soggezione all'uomo-massa. Si riconosce come essenza problematica, e abbraccia in letizia il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere di essere accettata, senza raccomandarsi a qualcuno né difendersi. (p. 113) *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro carattere e il loro grado, dipende da un miserabile particolare tecnico: il sistema elettorale. Tutto il resto è secondario. (p. 181) ==''Meditazioni del Chisciotte''== *Ogni cosa concreta è costituita da una somma infinita di relazioni. Le scienze procedono discorsivamente, cercano ad una ad una queste relazioni, e, pertanto, avranno bisogno di un tempo infinito per esaurirle tutte. È questa la vera tragedia della scienza: lavorare per un risultato che non raggiungerà mai pienamente. (p. 8) *Il [[rancore]] è un'emanazione della coscienza dell'inferiorità. (p. 35) *Il bene, come la natura, è un immenso paesaggio in cui da secoli l'uomo avanza in esplorazione. (p. 37) *C'è chi considera nulla ciò che è piccolo: per essi non sarà grande nemmeno ciò che è grande. (p. 43) *Io sono io e la mia circostanza, e se non la salvo non salvo neanche me stesso. (p. 44) *Se non esistesse altro che un vedere passivo, il mondo si ridurrebbe ad un caos di punti luminosi. Ma oltre al vedere passivo esiste un vedere attivo, che interpreta vedendo e vede interpretando; un vedere che è guardare. [[Platone]] seppe trovare per queste visioni che sono sguardi una parola divina: le chiamò ''[[idea|idee]]''. (p. 59) *La [[cultura]] non è la vita intera, ma solo il momento della sicurezza, della stabilità, della chiarezza. (p. 80) *{{NDR|La [[Cattedrale di Santa Maria (Sigüenza)|Cattedrale di Sigüenza]]}} [...] una vecchia cattedrale a pianta romanica con due torri fosche, merlate, due castelli guerreschi, costruiti per dominare sulla terra, gravi, con le loro quattro pareti lisce, senza aspirazioni irrealizzabili. Quel terreno è tanto accidentato che, alla luce tremante dell'alba, assumeva un'ondulazione simile a quella del mare, e la cattedrale, tutta olivastra e rosa, mi sembrava una nave che per quel mare veniva a portarmi la tradizione religiosa della mia razza condensata nel reliquiario del suo tabernacolo.<br>La cattedrale di Sigüenza è, più o meno, contemporanea del venerabile ''Cantare del mio Cid'' [...]. Entrambe, religione e poesia, sono qui gravide, terrene, affermatrici di questo mondo. [...] L'uno e l'altro, tempio e cantare si contentano di circoscrivere una parte di vita. La religione e la poesia non pretendono di soppiantare questa vita, ma, con discrezione, la servono e le fanno da diacono: sono per la vita. (p. 236) *[...] in certi quadri di [[Ignacio Zuloaga|Zuloaga]] passa soffiando fieramente un vento irresistibile, terrificante, barbaro; un alito caldo che sembra giungere da inospitali deserti, o gelido, come se discendesse dai ghiacciai. In tutti i modi, una corrente di qualcosa, di un qualcosa di così vigoroso, così sostanziale, così evidente e necessario che, opprimendo nella tela ciò che è dipinto, lo rapprende, lo stringe su se stesso, gli dà peso esistenziale, solidità, necessità. Di alcuni quadri di Zuloaga si potrebbe dire che sono come stretti passaggi attraverso i quali irrompe tempestosamente un dinamismo superiore ad essi e da essi indipendente. (pp. 261-262) *Il disegno di Zuloaga è pura forza viva: un cavaliere dalla sensibilità chisciottesca che accorre lì dove le cose sopportano maggior violenza dalle potenze inerti, vendicatore dei torti originati dalla materia, e soprattutto del più grave: la trivialità, l'inespressività. Questo lirico sforzo del disegno consiste nel disarticolare le forme triviali, le forme materializzate, e con lieve tocco articolarle secondo lo Spirito. (p. 264) *Quanto più superficiale è un'[[intelligenza]], maggior propensione mostrerà a qualificare le discussioni come mere dispute verbali. (p. 337) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *José Ortega y Gasset, ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, SugarCo, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Il tema del nostro tempo'', a cura di Claudio Rocco, SugarCo Edizioni, Milano. *José Ortega y Gasset, ''L'uomo e la gente'', traduzione di Lorenzo Infantino, Armando Editore, Roma, 2005. ISBN 88-8358-280-2 *José Ortega y Gasset, ''La ribellione delle masse'', traduzione di Salvatore Battaglia e Cesare Greppi, SE, Milano, 2001. ISBN 88-7710-495-3 *José Ortega y Gasset, ''Lo spettatore'', a cura di Carlo Bo, Bompiani, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Meditazioni del Chisciotte'', introduzione di Otello Lottini, traduzione di Bruno Arpaia, Guida, Napoli, 1986. ==Altri progetti== {{interprogetto|s=es:José Ortega y Gasset|s_lingua=spagnola|s_preposizione=di}} {{DEFAULTSORT:Ortega y Gasset, José}} [[Categoria:Filosofi spagnoli]] 653le7jhfobsmfxb3nz1d2ledg1jupl 1218095 1218078 2022-07-20T22:36:33Z Dread83 47 fonte primaria wikitext text/x-wiki [[Immagine:Jose Ortega y Gasset.jpg|thumb|José Ortega y Gasset]] '''José Ortega y Gasset''' (1883 – 1956), filosofo spagnolo. ==Citazioni di José Ortega y Gasset== *Il [[liberalismo]] prima che una questione di più o di meno in politica, è un'idea radicale della vita: è credere che ogni essere umano debba essere libero di soddisfare la propria individualità e il proprio destino intrasferibile.<ref>Da ''Lo spettatore''.</ref> *L'europeo è rimasto solo, senza uno spirito vivo al suo fianco.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 250. ISBN 9788858019429</ref> *L'[[ordine]] non è una pressione imposta alla società dal di fuori, ma un equilibrio instaurato dal di dentro.<ref>Da ''Mirabeau''.</ref><ref name=e /> *{{NDR|Nella società chiusa}} l'uomo non sceglie il suo modo di pensare e di comportarsi, ma lo riceve automaticamente dal passato e vive spinto da una ''vis a tergo''. La fede non gli pare una fede, bensì la realtà stessa.<ref>Da ''Una interpretazione della storia universale'', SugarCo, Milano, 1978, p. 150; citato in Luciano Pellicani, ''Saggio sulla genesi del capitalismo'', SugarCo Edizioni, 1992, ISBN 88-7198-203-7, cap. X, p. 284.</ref> *La bellezza che seduce coincide poche volte con la bellezza che fa innamorare.<ref name=diz/> *La [[Castiglia]] ha fatto la [[Spagna]] e la Castiglia l'ha disfatta. :''Castilla ha hecho a España y Castilla la ha deshecho.''<ref>{{es}} Citato in [[Manuel González Herrero]], ''Memorial de Castilla'', M. González Herrero, Segovia, 1978, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NglXAAAAYAAJ&dq=Castilla+hizo+a+Espa%C3%B1a+y+Espa%C3%B1a+deshizo+a+Castilla.&focus=searchwithinvolume&q=+hizo p. 104].</ref> *La [[conversazione]] è lo strumento socializzante per eccellenza, e nel suo stile si possono veder riflesse le capacità della razza.<ref>Da ''Spagna invertebrata''.</ref><ref name="e">Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *{{NDR|L'[[Monastero dell'Escorial|Escorial]]}} [...] la nostra grande roccia lirica.<ref>Citato in Jean Babelon, ''Jacopo da Trezzo e la costruzione de L'Escorial. {{small|Saggio sulle arti alla corte di Filippo II}}'', traduzione e revisione delle note con aggiunta di nuove immagini di Eleonora Mauri e Pasquale Villa, Diogene Edizioni, Pomigliano d'Arco, 2015, [https://books.google.it/books?id=8CFFCQAAQBAJ&lpg=PA31&ots=G0KAKmCxHQ&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]. ISBN 978-88-6647-108-0</ref> *La scienza consiste nel sostituire un sapere che sembrava ormai certo, con una teoria, ovvero con qualcosa di problematico.<ref name=diz/> *La secca legge dell'arte è questa: «Ne quid nimis», niente più del necessario. Tutto ciò che è superfluo, tutto quello che possiamo sopprimere senza che la sostanza ne risenta, è contrario all'esistenza della bellezza.<ref name="diz">Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Molti uomini, come i [[bambini]], vogliono una cosa ma non le sue conseguenze.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Non è la fame, ma, al contrario, l'abbondanza, l'eccesso di energia, a provocare la guerra.<ref name=diz/> *Non si può dire che il poeta insegua la verità, visto che la crea.<ref name=diz/> *Quando si parla di [[Diego Velázquez|Velázquez]] si dice sempre che dipingeva l'aria, l'ambiente, eccetera. Io non credo a nulla di tutto questo e non mi sono mai accorto che si sia chiarito ciò che si intende enunciare con siffatte espressioni. L'effetto aereo delle sue figure è dovuto semplicemente all'indecisione di profili e di superfici in cui le lascia. Ai suoi contemporanei pareva che fossero rimaste "non finite" di dipingere, e a questo appunto è dovuto il fatto che Velázquez non fu popolare ai tempi suoi. Aveva fatto la scoperta più "impopolare": che la realtà si differenzia dal mito, nell'ambito del quale non è mai del tutto "finita".<ref>Da ''Velázquez'', 1953. Citato in ''Velázquez'', I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pp. 183-188, Rizzoli/Skira, Milano, 2003.</ref> *[...] questo Escorial, rigoroso impero della pietra e della geometria in cui ho collocato la mia anima [...]<ref>Da ''Il tema del nostro tempo'', traduzione di A. Lozano Maneiro e C. Rocco, SugarCo, Milano, 1985, citato in Eusebio Ciccotti, in ''La "Dottrina del punto di vista" in J. Ortega Y Gasset. {{small|Una lettura estetica tra letteratura e cinema}}'', ''Rivista di estetica'', n. 44, 2010, ''[https://journals.openedition.org/estetica/1680 journals.openedition.org/estetica/1680]''.</ref> *Saper [[comandare]] a se stessi è la prima condizione per poter comandare agli altri.<ref name="multi">Citato in [[Guido Almansi]], ''Il filosofo portatile'', TEA, Milano, 1991.</ref> *Se [[insegnare|insegni]], insegna anche a dubitare di ciò che insegni.<ref name="multi" /> *[[Vita]] umana, in senso proprio ed originale, è quella di ognuno, vista dal di dentro; pertanto, è sempre ''la mia'', è personale.<ref>Da ''L'uomo e la gente'', p. 64.</ref> {{Int|Citato in Gabriele Morelli, ''LUDUS gioco, sport, cinema nell'avanguardia spagnola''|Jaca book, Milano, pp. 13-32. ISBN 88-16-95097-8}} *Il sintomo generale del nuovo stile che traspare in tutte le sue multiformi manifestazioni consiste nel fatto che l'arte abbia sgomberato dalla zona seria della vita, ha smesso di essere un centro di gravitazione vitale. (p. 23) *Se invece di prendere sul serio l'[[arte]], la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione. (p. 24) *Per i vecchi, la mancanza di serietà della nuova arte è un difetto che è sufficiente ad annullarla; mentre per i giovani, questa mancanza di serietà, è il sommo valore dell'arte, e, di conseguenza, cercano di commetterla in modo più deciso e premeditato. (p. 24) *Al lavoro si contrappone un altro tipo di sforzo che non nasce da un'imposizione, ma da un impulso veramente libero e generoso della potenza vitale: lo [[sport]] [...] Si tratta di uno sforzo lussuoso, che si dà a mani piene senza speranza di ricompensa, come il traboccare di un'intima energia. Perciò la qualità dello sforzo sportivo è sempre egregia, squisita. (p. 25) *Alle opere veramente preziose si perviene soltanto tramite la mediazione di questo sforzo antieconomico (lo sport), i cui sublimi risultati sono: la creazione scientifica e artistica, l'eroismo politico e morale, la santità religiosa. (p. 25) *Decrescerà, per quanto possibile, il gesto triste del lavoro che pretende giustificarsi con patetiche considerazioni riguardanti i doveri umani e il sacro lavoro della cultura. [L'artista] otterrà le sue splendide creazioni scherzando e senza darle grande importanza. Il poeta tratterà la sua propria arte con la punta del piede, come un buon calciatore. Nel corso di tutto il secolo XIX si è assistito ad un amaro gesto del giorno feriale. Oggi i giovani sembrano disposti a dare alla vita un aspetto imperturbabile di giorno festivo. (p. 26) *Nell'insieme, quando si introduce un nuovo termine, muta la gerarchia di ciò che resta. Allo stesso modo, nel sistema spontaneo di valutazioni che l'uomo nuovo porta con sé, di cui è parte integrante, è apparso un nuovo valore – il vitale –, che per la semplice presenza deprime tutto il resto. (p. 26) *Invece di indurre il giovane a prodezze patetiche di falsa gesticolazione solenne, io gli direi: "amico mio: scienza, arte, morale inclusa, non sono cose serie, solennità sacerdotali. Si tratta meramente di un gioco". (p. 30) *La cultura non è figlia del lavoro ma dello [[sport]]. Si sa bene che attualmente mi trovo solo tra i miei contemporanei nell'affermare che la forma superiore dell'esistenza umana è proprio lo sport. (pp. 36-37) *Lo sport è sforzo fatto liberamente, per pura soddisfazione in sé, mentre il lavoro è uno sforzo a cui si è costretti in vista del suo rendimento. (p. 37) ==''Aurora della ragione storica''== *Che l'uomo abbia bisogno di sapere, che abbia bisogno, lo voglia o no, di darsi da fare con i mezzi intellettuali di cui dispone, è quel che indubitabilmente costituisce la condizione umana. *È tempo che la storia abbandoni lo psicologismo e il soggettivismo in cui si disperdono i più acuti lavori contemporanei e riconosca che la sua missione è quella di ricostruire le condizioni oggettive in cui gli individui, i soggetti umani si trovano immersi. *Vivere significa, fin dall'inizio, essere costretti ad [[interpretazione|interpretare]] la nostra vita. Sempre, in modo irremissibile, in ogni istante, abbiamo a che fare con determinate convinzioni radicali intorno a ciò che le cose sono e a ciò che noi siamo in mezzo a loro: questo groviglio di convinzioni profonde fa diventare la nostra caotica circostanza un mondo unitario o universo.<ref>Da ''Intorno a Galileo'' (1933), in ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, Sugarco, Milano, 1994, p. 37. ISBN 88-7198-284-3. Citato in Enzo Di Nuoscio, ''Tucidide come Einstein?: {{small|la spiegazione scientifica in storiografia}}'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, [https://books.google.it/books?id=v9cxo_ImtpoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false nota 65, p. 22]. ISBN 9788849809787</ref> ==''Il tema del nostro tempo''== *Abbiamo il dovere di presentire il nuovo, e dobbiamo trovare anche il coraggio di affermarlo. *Il senso della [[vita]], quindi, non è altro che accettare ognuno la propria circostanza e, nell'accettarla, trasformarla in una creazione nostra. L'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà. *La condizione dell'[[uomo]] è, in verità, stupefacente. Non gli viene data né gli è imposta la forma della sua vita come viene imposta all'astro e all'albero la forma del loro essere. L'uomo deve scegliersi in ogni istante la sua. È, per forza, libero. ==[[Incipit]] de ''L'uomo e la gente''== Si tratta di questo: gli uomini, oggi, parlano continuamente di diritti e di leggi, di stato, di nazione e internazionalismo [...], pacifismo e bellicismo [...]. giustizia e ingiustizia sociale [...], autoritarismo, individualismo ecc. E non solo parlano, ma discutono. E non solo discutono ma, per le cose che quelle parole significano, combattono. E accade che combattendo s'ammazzino gli uni con gli altri a centinaia, a milioni.<ref>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref> ==''La ribellione delle masse''== *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. (''Prologo per i francesi'', III, p. 29) *La missione del cosiddetto «intellettuale» è, in certo modo, opposta a quella del politico. Il lavoro intellettuale aspira, spesso invano, a chiarire un poco le cose, mentre il lavoro del politico, al contrario, consiste normalmente nel confonderle più di quanto già non siano per se stesse. Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31) *È stato il cosiddetto «[[individualismo]]» ad arricchire il mondo, ad arricchire tutti nel mondo. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 35) *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 39) *Le città sono piene di gente. Le case, piene di inquilini. Gli alberghi, pieni di ospiti. I treni, pieni di viaggiatori. I caffè, pieni di consumatori. Le strade, piene di passanti. Le anticamere dei medici più noti, piene d'ammalati. Gli spettacoli, appena non siano particolarmente estemporanei, pieni di spettatori. [...] La moltitudine, improvvisamente, si è fatta visibile, si è installata nei luoghi migliori della società. Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; ora è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. (pp. 47-49) *Sorprendersi, stupirsi, è incominciare a capire. (p. 48) *''Il fatto caratteristico del momento è che l'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia di affermare il diritto della volgarità e lo impone ovunque.'' (p. 53) *Come quegli insetti che è impossibile estrarre dal loro nido, non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua insipienza, di farlo uscire dalla sua cecità e costringerlo a mettere a fuoco la visione abitualmente torpida con altri punti di vista più sottili. L'ottuso è insipiente perennemente, incessantemente. Per questo [[Anatole France]] diceva che un imbecille è più funesto di un malvagio: il malvagio talvolta si riposa, l'imbecille mai. (p. 99) *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Conserva il suo carattere di perfetta inutilità; e in tal modo si affranca da ogni soggezione all'uomo-massa. Si riconosce come essenza problematica, e abbraccia in letizia il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere di essere accettata, senza raccomandarsi a qualcuno né difendersi. (p. 113) *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro carattere e il loro grado, dipende da un miserabile particolare tecnico: il sistema elettorale. Tutto il resto è secondario. (p. 181) ==''Meditazioni del Chisciotte''== *Ogni cosa concreta è costituita da una somma infinita di relazioni. Le scienze procedono discorsivamente, cercano ad una ad una queste relazioni, e, pertanto, avranno bisogno di un tempo infinito per esaurirle tutte. È questa la vera tragedia della scienza: lavorare per un risultato che non raggiungerà mai pienamente. (p. 8) *Il [[rancore]] è un'emanazione della coscienza dell'inferiorità. (p. 35) *Il bene, come la natura, è un immenso paesaggio in cui da secoli l'uomo avanza in esplorazione. (p. 37) *C'è chi considera nulla ciò che è piccolo: per essi non sarà grande nemmeno ciò che è grande. (p. 43) *Io sono io e la mia circostanza, e se non la salvo non salvo neanche me stesso. (p. 44) *Se non esistesse altro che un vedere passivo, il mondo si ridurrebbe ad un caos di punti luminosi. Ma oltre al vedere passivo esiste un vedere attivo, che interpreta vedendo e vede interpretando; un vedere che è guardare. [[Platone]] seppe trovare per queste visioni che sono sguardi una parola divina: le chiamò ''[[idea|idee]]''. (p. 59) *La [[cultura]] non è la vita intera, ma solo il momento della sicurezza, della stabilità, della chiarezza. (p. 80) *{{NDR|La [[Cattedrale di Santa Maria (Sigüenza)|Cattedrale di Sigüenza]]}} [...] una vecchia cattedrale a pianta romanica con due torri fosche, merlate, due castelli guerreschi, costruiti per dominare sulla terra, gravi, con le loro quattro pareti lisce, senza aspirazioni irrealizzabili. Quel terreno è tanto accidentato che, alla luce tremante dell'alba, assumeva un'ondulazione simile a quella del mare, e la cattedrale, tutta olivastra e rosa, mi sembrava una nave che per quel mare veniva a portarmi la tradizione religiosa della mia razza condensata nel reliquiario del suo tabernacolo.<br>La cattedrale di Sigüenza è, più o meno, contemporanea del venerabile ''Cantare del mio Cid'' [...]. Entrambe, religione e poesia, sono qui gravide, terrene, affermatrici di questo mondo. [...] L'uno e l'altro, tempio e cantare si contentano di circoscrivere una parte di vita. La religione e la poesia non pretendono di soppiantare questa vita, ma, con discrezione, la servono e le fanno da diacono: sono per la vita. (p. 236) *[...] in certi quadri di [[Ignacio Zuloaga|Zuloaga]] passa soffiando fieramente un vento irresistibile, terrificante, barbaro; un alito caldo che sembra giungere da inospitali deserti, o gelido, come se discendesse dai ghiacciai. In tutti i modi, una corrente di qualcosa, di un qualcosa di così vigoroso, così sostanziale, così evidente e necessario che, opprimendo nella tela ciò che è dipinto, lo rapprende, lo stringe su se stesso, gli dà peso esistenziale, solidità, necessità. Di alcuni quadri di Zuloaga si potrebbe dire che sono come stretti passaggi attraverso i quali irrompe tempestosamente un dinamismo superiore ad essi e da essi indipendente. (pp. 261-262) *Il disegno di Zuloaga è pura forza viva: un cavaliere dalla sensibilità chisciottesca che accorre lì dove le cose sopportano maggior violenza dalle potenze inerti, vendicatore dei torti originati dalla materia, e soprattutto del più grave: la trivialità, l'inespressività. Questo lirico sforzo del disegno consiste nel disarticolare le forme triviali, le forme materializzate, e con lieve tocco articolarle secondo lo Spirito. (p. 264) *Quanto più superficiale è un'[[intelligenza]], maggior propensione mostrerà a qualificare le discussioni come mere dispute verbali. (p. 337) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *José Ortega y Gasset, ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, SugarCo, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Il tema del nostro tempo'', a cura di Claudio Rocco, SugarCo Edizioni, Milano. *José Ortega y Gasset, ''L'uomo e la gente'', traduzione di Lorenzo Infantino, Armando Editore, Roma, 2005. ISBN 88-8358-280-2 *José Ortega y Gasset, ''La ribellione delle masse'', traduzione di Salvatore Battaglia e Cesare Greppi, SE, Milano, 2001. ISBN 88-7710-495-3 *José Ortega y Gasset, ''Lo spettatore'', a cura di Carlo Bo, Bompiani, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Meditazioni del Chisciotte'', introduzione di Otello Lottini, traduzione di Bruno Arpaia, Guida, Napoli, 1986. ==Altri progetti== {{interprogetto|s=es:José Ortega y Gasset|s_lingua=spagnola|s_preposizione=di}} {{DEFAULTSORT:Ortega y Gasset, José}} [[Categoria:Filosofi spagnoli]] 2qb4qhfe4o315pllu4cahfi32zmj0mt 1218099 1218095 2022-07-20T22:59:46Z Dread83 47 /* La ribellione delle masse */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Jose Ortega y Gasset.jpg|thumb|José Ortega y Gasset]] '''José Ortega y Gasset''' (1883 – 1956), filosofo spagnolo. ==Citazioni di José Ortega y Gasset== *Il [[liberalismo]] prima che una questione di più o di meno in politica, è un'idea radicale della vita: è credere che ogni essere umano debba essere libero di soddisfare la propria individualità e il proprio destino intrasferibile.<ref>Da ''Lo spettatore''.</ref> *L'europeo è rimasto solo, senza uno spirito vivo al suo fianco.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della politica'', traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 250. ISBN 9788858019429</ref> *L'[[ordine]] non è una pressione imposta alla società dal di fuori, ma un equilibrio instaurato dal di dentro.<ref>Da ''Mirabeau''.</ref><ref name=e /> *{{NDR|Nella società chiusa}} l'uomo non sceglie il suo modo di pensare e di comportarsi, ma lo riceve automaticamente dal passato e vive spinto da una ''vis a tergo''. La fede non gli pare una fede, bensì la realtà stessa.<ref>Da ''Una interpretazione della storia universale'', SugarCo, Milano, 1978, p. 150; citato in Luciano Pellicani, ''Saggio sulla genesi del capitalismo'', SugarCo Edizioni, 1992, ISBN 88-7198-203-7, cap. X, p. 284.</ref> *La bellezza che seduce coincide poche volte con la bellezza che fa innamorare.<ref name=diz/> *La [[Castiglia]] ha fatto la [[Spagna]] e la Castiglia l'ha disfatta. :''Castilla ha hecho a España y Castilla la ha deshecho.''<ref>{{es}} Citato in [[Manuel González Herrero]], ''Memorial de Castilla'', M. González Herrero, Segovia, 1978, [https://books.google.it/books?hl=it&id=NglXAAAAYAAJ&dq=Castilla+hizo+a+Espa%C3%B1a+y+Espa%C3%B1a+deshizo+a+Castilla.&focus=searchwithinvolume&q=+hizo p. 104].</ref> *La [[conversazione]] è lo strumento socializzante per eccellenza, e nel suo stile si possono veder riflesse le capacità della razza.<ref>Da ''Spagna invertebrata''.</ref><ref name="e">Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref> *{{NDR|L'[[Monastero dell'Escorial|Escorial]]}} [...] la nostra grande roccia lirica.<ref>Citato in Jean Babelon, ''Jacopo da Trezzo e la costruzione de L'Escorial. {{small|Saggio sulle arti alla corte di Filippo II}}'', traduzione e revisione delle note con aggiunta di nuove immagini di Eleonora Mauri e Pasquale Villa, Diogene Edizioni, Pomigliano d'Arco, 2015, [https://books.google.it/books?id=8CFFCQAAQBAJ&lpg=PA31&ots=G0KAKmCxHQ&dq=&pg=PA31#v=onepage&q&f=false p. 31]. ISBN 978-88-6647-108-0</ref> *La scienza consiste nel sostituire un sapere che sembrava ormai certo, con una teoria, ovvero con qualcosa di problematico.<ref name=diz/> *La secca legge dell'arte è questa: «Ne quid nimis», niente più del necessario. Tutto ciò che è superfluo, tutto quello che possiamo sopprimere senza che la sostanza ne risenta, è contrario all'esistenza della bellezza.<ref name="diz">Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *Molti uomini, come i [[bambini]], vogliono una cosa ma non le sue conseguenze.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644</ref> *Non è la fame, ma, al contrario, l'abbondanza, l'eccesso di energia, a provocare la guerra.<ref name=diz/> *Non si può dire che il poeta insegua la verità, visto che la crea.<ref name=diz/> *Quando si parla di [[Diego Velázquez|Velázquez]] si dice sempre che dipingeva l'aria, l'ambiente, eccetera. Io non credo a nulla di tutto questo e non mi sono mai accorto che si sia chiarito ciò che si intende enunciare con siffatte espressioni. L'effetto aereo delle sue figure è dovuto semplicemente all'indecisione di profili e di superfici in cui le lascia. Ai suoi contemporanei pareva che fossero rimaste "non finite" di dipingere, e a questo appunto è dovuto il fatto che Velázquez non fu popolare ai tempi suoi. Aveva fatto la scoperta più "impopolare": che la realtà si differenzia dal mito, nell'ambito del quale non è mai del tutto "finita".<ref>Da ''Velázquez'', 1953. Citato in ''Velázquez'', I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pp. 183-188, Rizzoli/Skira, Milano, 2003.</ref> *[...] questo Escorial, rigoroso impero della pietra e della geometria in cui ho collocato la mia anima [...]<ref>Da ''Il tema del nostro tempo'', traduzione di A. Lozano Maneiro e C. Rocco, SugarCo, Milano, 1985, citato in Eusebio Ciccotti, in ''La "Dottrina del punto di vista" in J. Ortega Y Gasset. {{small|Una lettura estetica tra letteratura e cinema}}'', ''Rivista di estetica'', n. 44, 2010, ''[https://journals.openedition.org/estetica/1680 journals.openedition.org/estetica/1680]''.</ref> *Saper [[comandare]] a se stessi è la prima condizione per poter comandare agli altri.<ref name="multi">Citato in [[Guido Almansi]], ''Il filosofo portatile'', TEA, Milano, 1991.</ref> *Se [[insegnare|insegni]], insegna anche a dubitare di ciò che insegni.<ref name="multi" /> *[[Vita]] umana, in senso proprio ed originale, è quella di ognuno, vista dal di dentro; pertanto, è sempre ''la mia'', è personale.<ref>Da ''L'uomo e la gente'', p. 64.</ref> {{Int|Citato in Gabriele Morelli, ''LUDUS gioco, sport, cinema nell'avanguardia spagnola''|Jaca book, Milano, pp. 13-32. ISBN 88-16-95097-8}} *Il sintomo generale del nuovo stile che traspare in tutte le sue multiformi manifestazioni consiste nel fatto che l'arte abbia sgomberato dalla zona seria della vita, ha smesso di essere un centro di gravitazione vitale. (p. 23) *Se invece di prendere sul serio l'[[arte]], la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione. (p. 24) *Per i vecchi, la mancanza di serietà della nuova arte è un difetto che è sufficiente ad annullarla; mentre per i giovani, questa mancanza di serietà, è il sommo valore dell'arte, e, di conseguenza, cercano di commetterla in modo più deciso e premeditato. (p. 24) *Al lavoro si contrappone un altro tipo di sforzo che non nasce da un'imposizione, ma da un impulso veramente libero e generoso della potenza vitale: lo [[sport]] [...] Si tratta di uno sforzo lussuoso, che si dà a mani piene senza speranza di ricompensa, come il traboccare di un'intima energia. Perciò la qualità dello sforzo sportivo è sempre egregia, squisita. (p. 25) *Alle opere veramente preziose si perviene soltanto tramite la mediazione di questo sforzo antieconomico (lo sport), i cui sublimi risultati sono: la creazione scientifica e artistica, l'eroismo politico e morale, la santità religiosa. (p. 25) *Decrescerà, per quanto possibile, il gesto triste del lavoro che pretende giustificarsi con patetiche considerazioni riguardanti i doveri umani e il sacro lavoro della cultura. [L'artista] otterrà le sue splendide creazioni scherzando e senza darle grande importanza. Il poeta tratterà la sua propria arte con la punta del piede, come un buon calciatore. Nel corso di tutto il secolo XIX si è assistito ad un amaro gesto del giorno feriale. Oggi i giovani sembrano disposti a dare alla vita un aspetto imperturbabile di giorno festivo. (p. 26) *Nell'insieme, quando si introduce un nuovo termine, muta la gerarchia di ciò che resta. Allo stesso modo, nel sistema spontaneo di valutazioni che l'uomo nuovo porta con sé, di cui è parte integrante, è apparso un nuovo valore – il vitale –, che per la semplice presenza deprime tutto il resto. (p. 26) *Invece di indurre il giovane a prodezze patetiche di falsa gesticolazione solenne, io gli direi: "amico mio: scienza, arte, morale inclusa, non sono cose serie, solennità sacerdotali. Si tratta meramente di un gioco". (p. 30) *La cultura non è figlia del lavoro ma dello [[sport]]. Si sa bene che attualmente mi trovo solo tra i miei contemporanei nell'affermare che la forma superiore dell'esistenza umana è proprio lo sport. (pp. 36-37) *Lo sport è sforzo fatto liberamente, per pura soddisfazione in sé, mentre il lavoro è uno sforzo a cui si è costretti in vista del suo rendimento. (p. 37) ==''Aurora della ragione storica''== *Che l'uomo abbia bisogno di sapere, che abbia bisogno, lo voglia o no, di darsi da fare con i mezzi intellettuali di cui dispone, è quel che indubitabilmente costituisce la condizione umana. *È tempo che la storia abbandoni lo psicologismo e il soggettivismo in cui si disperdono i più acuti lavori contemporanei e riconosca che la sua missione è quella di ricostruire le condizioni oggettive in cui gli individui, i soggetti umani si trovano immersi. *Vivere significa, fin dall'inizio, essere costretti ad [[interpretazione|interpretare]] la nostra vita. Sempre, in modo irremissibile, in ogni istante, abbiamo a che fare con determinate convinzioni radicali intorno a ciò che le cose sono e a ciò che noi siamo in mezzo a loro: questo groviglio di convinzioni profonde fa diventare la nostra caotica circostanza un mondo unitario o universo.<ref>Da ''Intorno a Galileo'' (1933), in ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, Sugarco, Milano, 1994, p. 37. ISBN 88-7198-284-3. Citato in Enzo Di Nuoscio, ''Tucidide come Einstein?: {{small|la spiegazione scientifica in storiografia}}'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, [https://books.google.it/books?id=v9cxo_ImtpoC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA22&dq=&pg=PA22#v=onepage&q&f=false nota 65, p. 22]. ISBN 9788849809787</ref> ==''Il tema del nostro tempo''== *Abbiamo il dovere di presentire il nuovo, e dobbiamo trovare anche il coraggio di affermarlo. *Il senso della [[vita]], quindi, non è altro che accettare ognuno la propria circostanza e, nell'accettarla, trasformarla in una creazione nostra. L'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà. *La condizione dell'[[uomo]] è, in verità, stupefacente. Non gli viene data né gli è imposta la forma della sua vita come viene imposta all'astro e all'albero la forma del loro essere. L'uomo deve scegliersi in ogni istante la sua. È, per forza, libero. ==[[Incipit]] de ''L'uomo e la gente''== Si tratta di questo: gli uomini, oggi, parlano continuamente di diritti e di leggi, di stato, di nazione e internazionalismo [...], pacifismo e bellicismo [...]. giustizia e ingiustizia sociale [...], autoritarismo, individualismo ecc. E non solo parlano, ma discutono. E non solo discutono ma, per le cose che quelle parole significano, combattono. E accade che combattendo s'ammazzino gli uni con gli altri a centinaia, a milioni.<ref>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref> ==''La ribellione delle masse''== *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. (''Prologo per i francesi'', III, p. 29) *La missione del cosiddetto «intellettuale» è, in certo modo, opposta a quella del politico. Il lavoro intellettuale aspira, spesso invano, a chiarire un poco le cose, mentre il lavoro del politico, al contrario, consiste normalmente nel confonderle più di quanto già non siano per se stesse. Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31) *È stato il cosiddetto «[[individualismo]]» ad arricchire il mondo, ad arricchire tutti nel mondo. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 35) *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 39) *Le città sono piene di gente. Le case, piene di inquilini. Gli alberghi, pieni di ospiti. I treni, pieni di viaggiatori. I caffè, pieni di consumatori. Le strade, piene di passanti. Le anticamere dei medici più noti, piene d'ammalati. Gli spettacoli, appena non siano particolarmente estemporanei, pieni di spettatori. [...] La moltitudine, improvvisamente, si è fatta visibile, si è installata nei luoghi migliori della società. Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; ora è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. (pp. 47-49) *Sorprendersi, stupirsi, è incominciare a capire. (p. 48) *''Il fatto caratteristico del momento è che l'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia di affermare il diritto della volgarità e lo impone ovunque.'' (p. 53) *Come quegli insetti che è impossibile estrarre dal loro nido, non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua insipienza, di farlo uscire dalla sua cecità e costringerlo a mettere a fuoco la visione abitualmente torpida con altri punti di vista più sottili. L'ottuso è insipiente perennemente, incessantemente. Per questo [[Anatole France]] diceva che un imbecille è più funesto di un malvagio: il malvagio talvolta si riposa, l'imbecille mai. (p. 99) *La barbarie è assenza di norme e del ricorso a esse. (p. 101) *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Conserva il suo carattere di perfetta inutilità; e in tal modo si affranca da ogni soggezione all'uomo-massa. Si riconosce come essenza problematica, e abbraccia in letizia il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere di essere accettata, senza raccomandarsi a qualcuno né difendersi. (p. 113) *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro carattere e il loro grado, dipende da un miserabile particolare tecnico: il sistema elettorale. Tutto il resto è secondario. (p. 181) ==''Meditazioni del Chisciotte''== *Ogni cosa concreta è costituita da una somma infinita di relazioni. Le scienze procedono discorsivamente, cercano ad una ad una queste relazioni, e, pertanto, avranno bisogno di un tempo infinito per esaurirle tutte. È questa la vera tragedia della scienza: lavorare per un risultato che non raggiungerà mai pienamente. (p. 8) *Il [[rancore]] è un'emanazione della coscienza dell'inferiorità. (p. 35) *Il bene, come la natura, è un immenso paesaggio in cui da secoli l'uomo avanza in esplorazione. (p. 37) *C'è chi considera nulla ciò che è piccolo: per essi non sarà grande nemmeno ciò che è grande. (p. 43) *Io sono io e la mia circostanza, e se non la salvo non salvo neanche me stesso. (p. 44) *Se non esistesse altro che un vedere passivo, il mondo si ridurrebbe ad un caos di punti luminosi. Ma oltre al vedere passivo esiste un vedere attivo, che interpreta vedendo e vede interpretando; un vedere che è guardare. [[Platone]] seppe trovare per queste visioni che sono sguardi una parola divina: le chiamò ''[[idea|idee]]''. (p. 59) *La [[cultura]] non è la vita intera, ma solo il momento della sicurezza, della stabilità, della chiarezza. (p. 80) *{{NDR|La [[Cattedrale di Santa Maria (Sigüenza)|Cattedrale di Sigüenza]]}} [...] una vecchia cattedrale a pianta romanica con due torri fosche, merlate, due castelli guerreschi, costruiti per dominare sulla terra, gravi, con le loro quattro pareti lisce, senza aspirazioni irrealizzabili. Quel terreno è tanto accidentato che, alla luce tremante dell'alba, assumeva un'ondulazione simile a quella del mare, e la cattedrale, tutta olivastra e rosa, mi sembrava una nave che per quel mare veniva a portarmi la tradizione religiosa della mia razza condensata nel reliquiario del suo tabernacolo.<br>La cattedrale di Sigüenza è, più o meno, contemporanea del venerabile ''Cantare del mio Cid'' [...]. Entrambe, religione e poesia, sono qui gravide, terrene, affermatrici di questo mondo. [...] L'uno e l'altro, tempio e cantare si contentano di circoscrivere una parte di vita. La religione e la poesia non pretendono di soppiantare questa vita, ma, con discrezione, la servono e le fanno da diacono: sono per la vita. (p. 236) *[...] in certi quadri di [[Ignacio Zuloaga|Zuloaga]] passa soffiando fieramente un vento irresistibile, terrificante, barbaro; un alito caldo che sembra giungere da inospitali deserti, o gelido, come se discendesse dai ghiacciai. In tutti i modi, una corrente di qualcosa, di un qualcosa di così vigoroso, così sostanziale, così evidente e necessario che, opprimendo nella tela ciò che è dipinto, lo rapprende, lo stringe su se stesso, gli dà peso esistenziale, solidità, necessità. Di alcuni quadri di Zuloaga si potrebbe dire che sono come stretti passaggi attraverso i quali irrompe tempestosamente un dinamismo superiore ad essi e da essi indipendente. (pp. 261-262) *Il disegno di Zuloaga è pura forza viva: un cavaliere dalla sensibilità chisciottesca che accorre lì dove le cose sopportano maggior violenza dalle potenze inerti, vendicatore dei torti originati dalla materia, e soprattutto del più grave: la trivialità, l'inespressività. Questo lirico sforzo del disegno consiste nel disarticolare le forme triviali, le forme materializzate, e con lieve tocco articolarle secondo lo Spirito. (p. 264) *Quanto più superficiale è un'[[intelligenza]], maggior propensione mostrerà a qualificare le discussioni come mere dispute verbali. (p. 337) ==Note== <references/> ==Bibliografia== *José Ortega y Gasset, ''Aurora della ragione storica'', traduzione di Leonardo Rossi, SugarCo, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Il tema del nostro tempo'', a cura di Claudio Rocco, SugarCo Edizioni, Milano. *José Ortega y Gasset, ''L'uomo e la gente'', traduzione di Lorenzo Infantino, Armando Editore, Roma, 2005. ISBN 88-8358-280-2 *José Ortega y Gasset, ''La ribellione delle masse'', traduzione di Salvatore Battaglia e Cesare Greppi, SE, Milano, 2001. ISBN 88-7710-495-3 *José Ortega y Gasset, ''Lo spettatore'', a cura di Carlo Bo, Bompiani, Milano. *José Ortega y Gasset, ''Meditazioni del Chisciotte'', introduzione di Otello Lottini, traduzione di Bruno Arpaia, Guida, Napoli, 1986. ==Altri progetti== {{interprogetto|s=es:José Ortega y Gasset|s_lingua=spagnola|s_preposizione=di}} {{DEFAULTSORT:Ortega y Gasset, José}} [[Categoria:Filosofi spagnoli]] red4cmjecx2lkid077bpd316m6yda8u Georg Groddeck 0 2959 1218019 1216122 2022-07-20T16:53:31Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki '''Walter Georg Groddeck''' (1866 – 1934), medico e psicanalista tedesco. ==Citazioni di Georg Groddeck== *La [[malattia]] è una manifestazione vitale dell'organismo umano.<ref>Da ''Il libro dell'Es'', lettera XXXI.</ref> *La [[verità]] non si può sapere, ma soltanto credere.<ref name="donna">Da ''Questione di donna'', traduzione di G. Agabio, Guanda, Milano, 1980</ref><ref>Citato in ''Tra virgolette'', p. 454.</ref> *Vivi coi [[bambini]], e imparerai ad amare. Così diventerai tu un bambino e più ancora: un essere umano.<ref name="donna" /><ref>Citato in ''Tra virgolette'', p. 49.</ref> ==''Lo scrutatore d'anime''== *Chi si sente sporco, spiritualmente sporco, quegli si lava, come se in quel modo potesse strofinarsi via dal cuore il sudiciume del peccato. Ma bisognerebbe avere una troppo alta opinione di sé, essere troppo orgogliosi per trovarsi sporchi. *L'idea delle abluzioni è opera del demonio, una bassezza la cui invenzione ha come premessa l'imperscrutabile malignità della donna. *La gente racconta meraviglie di [[Giotto]], o come diavolo si chiamava quel tale, e della O perfetta che avrebbe disegnato nella polvere della strada, lo chiamano un fenomeno, ma al fatto che ogni bambino dipinge le sue fasce e i suoi pannolini e che lì sta la radice di ogni arte, a questo la gente passa accanto senza neppure farci caso. Talento innato? *La ''Madonna Sistina'' non è un'immagine cristiana, essa ci rivela simbolicamente il fenomeno originario della vita, il segreto della madre. *Le epoche forti immaginavano angeli maschili, ora da noi sono stati degradati a figure femminili e il nostro volgare modo di pensare è persino capace di dare a un angelo dalla spada fiammeggiante i lineamenti di una donna. *Nel lavarsi si nasconde la causa prima di tutte le menzogne e di tutte le cattiverie. *Se il buon Dio non avesse voluto la sporcizia, non l'avrebbe creata. *Tutte le opere della scultura, i capolavori di [[Fidia]] e di [[Michelangelo]] non esisterebbero se il neonato non avesse formato con gli intestini e con l'ano i suoi stronzi, per poi lavorarli con le manine in immagini della sua fantasia ancora vicino al cielo. ==[[Incipit]] de ''Il libro dell'Es''== E così, mia cara amica, Lei desidera che io Le scriva; ma non vuole notizie personali, pettegolezzi, belle frasi: vuole una corrispondenza seria, istruttiva, il più possibile scientifica. È un brutto affare!<br> Che cosa c'entro io con la scienza, poveretto? Quel poco di scienza di cui mi servo nella pratica medica non Glielo posso esporre, altrimenti Lei scoprirebbe le magagne nascoste sotto il camice che indossiamo con tanto di autorizzazione statale. Ma forse La potrò accontentare raccontandoLe perché ho voluto fare il medico, e come sono giunto al mio atteggiamento di rifiuto nei riguardi della scienza. ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Franca Rosti, ''Tra virgolette. Dizionario di citazioni'', Zanichelli, Bologna, 1995. ISBN 88-08-09982-2 *Georg Groddeck, ''Il libro dell'Es. Lettere di psicoanalisi a un'amica'', traduzione di Laura Schwarz, Adelphi, 2014. ISBN 9788845973741 *Georg Groddeck, ''Lo scrutatore d'anime. Un romanzo psicoanalitico'', traduzione di Amina Pandolfi, Adelphi, 2016. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Groddeck, Georg}} [[Categoria:Medici tedeschi]] [[Categoria:Psicologi tedeschi]] 5f5sou3zpdjn07b7zckb3ql8m2fpaxx 1218020 1218019 2022-07-20T16:56:02Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki [[File:Baden-Baden-Hauptfriedhof-Grabmal Georg Groddeck-10-hf18-2022-gje.jpg|miniatura|Immagine della sepoltura di Georg Groddeck]] '''Georg Walther Groddeck''' (1866 – 1934), medico e psicanalista tedesco. ==Citazioni di Georg Groddeck== *La [[malattia]] è una manifestazione vitale dell'organismo umano.<ref>Da ''Il libro dell'Es'', lettera XXXI.</ref> *La [[verità]] non si può sapere, ma soltanto credere.<ref name="donna">Da ''Questione di donna'', traduzione di G. Agabio, Guanda, Milano, 1980</ref><ref>Citato in ''Tra virgolette'', p. 454.</ref> *Vivi coi [[bambini]], e imparerai ad amare. Così diventerai tu un bambino e più ancora: un essere umano.<ref name="donna" /><ref>Citato in ''Tra virgolette'', p. 49.</ref> ==''Lo scrutatore d'anime''== *Chi si sente sporco, spiritualmente sporco, quegli si lava, come se in quel modo potesse strofinarsi via dal cuore il sudiciume del peccato. Ma bisognerebbe avere una troppo alta opinione di sé, essere troppo orgogliosi per trovarsi sporchi. *L'idea delle abluzioni è opera del demonio, una bassezza la cui invenzione ha come premessa l'imperscrutabile malignità della donna. *La gente racconta meraviglie di [[Giotto]], o come diavolo si chiamava quel tale, e della O perfetta che avrebbe disegnato nella polvere della strada, lo chiamano un fenomeno, ma al fatto che ogni bambino dipinge le sue fasce e i suoi pannolini e che lì sta la radice di ogni arte, a questo la gente passa accanto senza neppure farci caso. Talento innato? *La ''Madonna Sistina'' non è un'immagine cristiana, essa ci rivela simbolicamente il fenomeno originario della vita, il segreto della madre. *Le epoche forti immaginavano angeli maschili, ora da noi sono stati degradati a figure femminili e il nostro volgare modo di pensare è persino capace di dare a un angelo dalla spada fiammeggiante i lineamenti di una donna. *Nel lavarsi si nasconde la causa prima di tutte le menzogne e di tutte le cattiverie. *Se il buon Dio non avesse voluto la sporcizia, non l'avrebbe creata. *Tutte le opere della scultura, i capolavori di [[Fidia]] e di [[Michelangelo]] non esisterebbero se il neonato non avesse formato con gli intestini e con l'ano i suoi stronzi, per poi lavorarli con le manine in immagini della sua fantasia ancora vicino al cielo. ==[[Incipit]] de ''Il libro dell'Es''== E così, mia cara amica, Lei desidera che io Le scriva; ma non vuole notizie personali, pettegolezzi, belle frasi: vuole una corrispondenza seria, istruttiva, il più possibile scientifica. È un brutto affare!<br> Che cosa c'entro io con la scienza, poveretto? Quel poco di scienza di cui mi servo nella pratica medica non Glielo posso esporre, altrimenti Lei scoprirebbe le magagne nascoste sotto il camice che indossiamo con tanto di autorizzazione statale. Ma forse La potrò accontentare raccontandoLe perché ho voluto fare il medico, e come sono giunto al mio atteggiamento di rifiuto nei riguardi della scienza. ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Franca Rosti, ''Tra virgolette. Dizionario di citazioni'', Zanichelli, Bologna, 1995. ISBN 88-08-09982-2 *Georg Groddeck, ''Il libro dell'Es. Lettere di psicoanalisi a un'amica'', traduzione di Laura Schwarz, Adelphi, 2014. ISBN 9788845973741 *Georg Groddeck, ''Lo scrutatore d'anime. Un romanzo psicoanalitico'', traduzione di Amina Pandolfi, Adelphi, 2016. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Groddeck, Georg}} [[Categoria:Medici tedeschi]] [[Categoria:Psicologi tedeschi]] gvclnihkphwr0f4861tj0yjopq4la1z 1218030 1218020 2022-07-20T17:50:05Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki [[File:Baden-Baden-Hauptfriedhof-Grabmal Georg Groddeck-10-hf18-2022-gje.jpg|miniatura|Immagine della sepoltura di Georg Groddeck]] '''Georg Walther Groddeck''' (1866 – 1934), medico e psicanalista tedesco. ==Citazioni di Georg Groddeck== *Chi accusa si accusa.<ref>Da ''Il libro dell'Es'', lettera XXII.</ref> *La [[malattia]] è una manifestazione vitale dell'organismo umano.<ref>Da ''Il libro dell'Es'', lettera XXXI.</ref> *La [[verità]] non si può sapere, ma soltanto credere.<ref name="donna">Da ''Questione di donna'', traduzione di G. Agabio, Guanda, Milano, 1980</ref><ref>Citato in ''Tra virgolette'', p. 454.</ref> *Vivi coi [[bambini]], e imparerai ad amare. Così diventerai tu un bambino e più ancora: un essere umano.<ref name="donna" /><ref>Citato in ''Tra virgolette'', p. 49.</ref> ==''Lo scrutatore d'anime''== *Chi si sente sporco, spiritualmente sporco, quegli si lava, come se in quel modo potesse strofinarsi via dal cuore il sudiciume del peccato. Ma bisognerebbe avere una troppo alta opinione di sé, essere troppo orgogliosi per trovarsi sporchi. *L'idea delle abluzioni è opera del demonio, una bassezza la cui invenzione ha come premessa l'imperscrutabile malignità della donna. *La gente racconta meraviglie di [[Giotto]], o come diavolo si chiamava quel tale, e della O perfetta che avrebbe disegnato nella polvere della strada, lo chiamano un fenomeno, ma al fatto che ogni bambino dipinge le sue fasce e i suoi pannolini e che lì sta la radice di ogni arte, a questo la gente passa accanto senza neppure farci caso. Talento innato? *La ''Madonna Sistina'' non è un'immagine cristiana, essa ci rivela simbolicamente il fenomeno originario della vita, il segreto della madre. *Le epoche forti immaginavano angeli maschili, ora da noi sono stati degradati a figure femminili e il nostro volgare modo di pensare è persino capace di dare a un angelo dalla spada fiammeggiante i lineamenti di una donna. *Nel lavarsi si nasconde la causa prima di tutte le menzogne e di tutte le cattiverie. *Se il buon Dio non avesse voluto la sporcizia, non l'avrebbe creata. *Tutte le opere della scultura, i capolavori di [[Fidia]] e di [[Michelangelo]] non esisterebbero se il neonato non avesse formato con gli intestini e con l'ano i suoi stronzi, per poi lavorarli con le manine in immagini della sua fantasia ancora vicino al cielo. ==[[Incipit]] de ''Il libro dell'Es''== E così, mia cara amica, Lei desidera che io Le scriva; ma non vuole notizie personali, pettegolezzi, belle frasi: vuole una corrispondenza seria, istruttiva, il più possibile scientifica. È un brutto affare!<br> Che cosa c'entro io con la scienza, poveretto? Quel poco di scienza di cui mi servo nella pratica medica non Glielo posso esporre, altrimenti Lei scoprirebbe le magagne nascoste sotto il camice che indossiamo con tanto di autorizzazione statale. Ma forse La potrò accontentare raccontandoLe perché ho voluto fare il medico, e come sono giunto al mio atteggiamento di rifiuto nei riguardi della scienza. ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Franca Rosti, ''Tra virgolette. Dizionario di citazioni'', Zanichelli, Bologna, 1995. ISBN 88-08-09982-2 *Georg Groddeck, ''Il libro dell'Es. Lettere di psicoanalisi a un'amica'', traduzione di Laura Schwarz, Adelphi, 2014. ISBN 9788845973741 *Georg Groddeck, ''Lo scrutatore d'anime. Un romanzo psicoanalitico'', traduzione di Amina Pandolfi, Adelphi, 2016. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Groddeck, Georg}} [[Categoria:Medici tedeschi]] [[Categoria:Psicologi tedeschi]] rar6oxxgrsb08ruuia02ecq9pjtks9x Claes Oldenburg 0 3914 1218071 638887 2022-07-20T21:19:22Z Ahti-Saku 90970 Immagine wikitext text/x-wiki [[File:Museum Ludwig - Pressekonferenz - Claes Oldenburg-3979.jpg|thumb|Claes Oldenburg nel 2012]] [[File:MuensterGiantPoolBalls260.jpg|thumb|Le Giant Pool Balls am Aasee di Oldenburg esposte a Münster, Germania]] '''Claes Oldenburg''' (1929 – vivente), scultore statunitense, esponente della pop art. *Sono per un'arte che prende le sue forme dalla [[vita]], che si contorce e si estende impossibilmente e accumula e sputa e sgocciola, ed è dolce e stupida come la vita stessa. Sono per l'artista che sparisce e rispunta con un berretto da muratore a dipingere insegne e cartelloni. :[...] Sono per l'arte che viene fuori come un pennacchio di fumo e si disperde nel cielo. :[...] Sono per l'arte su cui ci si può mettere a sedere... :[...] Sono per l'arte del vecchio gesso e del nuovo smalto. :[...] Sono per l'arte che piega le cose, le prende a calci e le rompe e le tira e le fa cadere. :(dichiarazioni pubblicate in Pop Art in USA di A. Boatto, estratte dal catalogo ''Environments Situations Spaces'' di una mostra a New York nel 1961) == Altri progetti== {{interprogetto|w|commons}} {{stub}} [[Categoria:Scultori statunitensi|Oldenburg, Claes]] 7ux3ypqyqgpy7nrelaazto1cxzgx6bw Template:SelezioneNuove 10 4465 1218053 1217939 2022-07-20T20:28:27Z Mariomassone 17056 wikitext text/x-wiki <noinclude>{{Protetta}}</noinclude> <div style="text-align:justify; margin-right:10px;"><!-- AGGIUNGI UNA NUOVA VOCE IN CIMA ALLA LISTA, CANCELLANDONE UNA DAL FONDO. La lista viene aggiornata periodicamente da un utente registrato qualunque (nessun timore!), per un totale di 25. AGGIUNGI QUI UNA NUOVA VOCE: NON DIMENTICARE IL SEPARATORE "{{,}}" --> [[Dar'ja Kasatkina]]{{,}} [[Claudio Castiglioni]]{{,}} [[Noah Gordon]]{{,}} [[‎Arturo Castiglioni]]{{,}} [[Gloria Peritore]]{{,}} [[Giorgio Petrosyan]]{{,}} [[Yair Lapid]]{{,}} [[Mychajlo Podoljak]]{{,}} [[Giovanni De Martino]]{{,}} [[Emmanuele Jannini]]{{,}} [[Luciano Favero]]{{,}} [[Leone Caetani]]{{,}} [[Donatismo]]{{,}} [[Berberi]]{{,}} [[‎Aldobrandino Malvezzi]]{{,}} [[Alexander J. Motyl]]{{,}} [[Marta Carissimi]]{{,}} [[Piero Trellini]]{{,}} [[Lorenzo Pinna]]{{,}} [[Gareth L. Powell]]{{,}} [[‎Basilica di San Lorenzo (Firenze)]]{{,}} [[Mariasole Pollio]]{{,}} [[Giulia Stabile]]{{,}} [[Giorgia Boni]]{{,}} [[Rebecca Antonaci]] <!-- NON DIMENTICARE DI TOGLIERE L'ULTIMO SEPARATORE "{{,}}" --></div><noinclude> [[Categoria:Template selezione]] </noinclude> nyqsj4o3dlxew00mwyeinr4weoxgzhv 1218108 1218053 2022-07-21T00:38:45Z Danyele 19198 aggiornamento wikitext text/x-wiki <noinclude>{{Protetta}}</noinclude> <div style="text-align:justify; margin-right:10px;"><!-- AGGIUNGI UNA NUOVA VOCE IN CIMA ALLA LISTA, CANCELLANDONE UNA DAL FONDO. La lista viene aggiornata periodicamente da un utente registrato qualunque (nessun timore!), per un totale di 25. AGGIUNGI QUI UNA NUOVA VOCE: NON DIMENTICARE IL SEPARATORE "{{,}}" --> [[Massimo Tamburini]]{{,}} [[Dar'ja Kasatkina]]{{,}} [[Claudio Castiglioni]]{{,}} [[Noah Gordon]]{{,}} [[‎Arturo Castiglioni]]{{,}} [[Gloria Peritore]]{{,}} [[Giorgio Petrosyan]]{{,}} [[Yair Lapid]]{{,}} [[Mychajlo Podoljak]]{{,}} [[Giovanni De Martino]]{{,}} [[Emmanuele Jannini]]{{,}} [[Luciano Favero]]{{,}} [[Leone Caetani]]{{,}} [[Donatismo]]{{,}} [[Berberi]]{{,}} [[‎Aldobrandino Malvezzi]]{{,}} [[Alexander J. Motyl]]{{,}} [[Marta Carissimi]]{{,}} [[Piero Trellini]]{{,}} [[Lorenzo Pinna]]{{,}} [[Gareth L. Powell]]{{,}} [[‎Basilica di San Lorenzo (Firenze)]]{{,}} [[Mariasole Pollio]]{{,}} [[Giulia Stabile]]{{,}} [[Giorgia Boni]] <!-- NON DIMENTICARE DI TOGLIERE L'ULTIMO SEPARATORE "{{,}}" --></div><noinclude> [[Categoria:Template selezione]] </noinclude> mjwu2tnvq3x6ah4kl0qyhwrgbv97v6g 1218118 1218108 2022-07-21T06:16:45Z Mariomassone 17056 wikitext text/x-wiki <noinclude>{{Protetta}}</noinclude> <div style="text-align:justify; margin-right:10px;"><!-- AGGIUNGI UNA NUOVA VOCE IN CIMA ALLA LISTA, CANCELLANDONE UNA DAL FONDO. La lista viene aggiornata periodicamente da un utente registrato qualunque (nessun timore!), per un totale di 25. AGGIUNGI QUI UNA NUOVA VOCE: NON DIMENTICARE IL SEPARATORE "{{,}}" --> [[Marcelo Caetano]]{{,}} [[Massimo Tamburini]]{{,}} [[Dar'ja Kasatkina]]{{,}} [[Claudio Castiglioni]]{{,}} [[Noah Gordon]]{{,}} [[‎Arturo Castiglioni]]{{,}} [[Gloria Peritore]]{{,}} [[Giorgio Petrosyan]]{{,}} [[Yair Lapid]]{{,}} [[Mychajlo Podoljak]]{{,}} [[Giovanni De Martino]]{{,}} [[Emmanuele Jannini]]{{,}} [[Luciano Favero]]{{,}} [[Leone Caetani]]{{,}} [[Donatismo]]{{,}} [[Berberi]]{{,}} [[‎Aldobrandino Malvezzi]]{{,}} [[Alexander J. Motyl]]{{,}} [[Marta Carissimi]]{{,}} [[Piero Trellini]]{{,}} [[Lorenzo Pinna]]{{,}} [[Gareth L. Powell]]{{,}} [[‎Basilica di San Lorenzo (Firenze)]]{{,}} [[Mariasole Pollio]]{{,}} [[Giulia Stabile]] <!-- NON DIMENTICARE DI TOGLIERE L'ULTIMO SEPARATORE "{{,}}" --></div><noinclude> [[Categoria:Template selezione]] </noinclude> okv2ehxy1ujwhhlvk2mw9tbjslyc58e Giuseppe Marotta (scrittore) 0 6649 1218007 1217721 2022-07-20T15:48:56Z Sun-crops 10277 Gli alunni del sole wikitext text/x-wiki [[File:Giuseppe Marotta 1947.jpg|thumb|Giuseppe Marotta, 1947]] {{indicedx}} '''Giuseppe Marotta''' (1902 – 1963), scrittore e sceneggiatore italiano. ==Citazioni di Giuseppe Marotta== *Dunque non userò, per [[La dolce vita]], espressioni come "ritratto di una società e di un periodo", o come "potente affresco", delle quali tanti avidi collezionisti di frasi fatte, individui che non hanno addosso un pelo che gli appartenga, hanno immediatamente abusato. No. Dico semplicemente che La dolce vita è un poema cinematografico, suddiviso in canti e strofe.<ref>Da ''Un fraterno evviva all'amara via Veneto di Fellini''; in ''Al cinema non fa freddo'', a cura di G. Amelio, postfazione di G. Fofi, Cava de' Tirreni, Avagliano, 1992, pp. 79-80.</ref> *Ma io recensisco film o colleziono nemici?<ref name=anedd>Citato in Fernando Palazzi, ''Dizionario degli aneddoti'', Baldini Castoldi Dalai, 2000.</ref> *Ne ho visti morire tanti, e se nessuno torna vuol dire che non ci si trovano male.<ref name=anedd/> *Oggi pure i ciechi vedono che la [[dittatura]] è l'esito di una cattiva [[democrazia]], mentre la democrazia è l'esito di una cattiva dittatura.<ref>Da ''Visti e perduti'', Bompiani.</ref> *Ogni padrone, piccolo o grosso, ha sempre l'aria di pensare che lui non ha fatto il sole perché i salariati ne usufruiscano senza pagarlo.<ref>Da ''A Milano non fa freddo'', Bompiani, 1949.</ref> ==''Dieci racconti''== *Gli scettici osservino, prego, l'Arco di Sant'Eligio in qualsiasi fotografia o nel vecchio dipinto di Vincenzo Migliaro: quelle pietre assorte, rozze e magiche insieme come il bastimento nella bottiglia; i negozietti di panni e di ferraglia, di sugheri e di cordami, di crusca e di carrube intorno all'erma su cui ride e piange la deturpatissima testa greca, l'enigmatica e remota scultura detta dalla plebe "donna Marianna, capa di Napoli"; un pianino automatico scantona e un gobbo s'inoltra gesticolando come se incarnasse l'ultima vibrazione di quella storta musica; insomma dove, se non a Sant'Eligio, nulla succede ma succede tutto, specialmente l'impossibile? (da ''Nell'orologio di Sant'eligio'', p. 216) *[...] Figurella per esempio era [[sensale]] {{sic|e come}}. In che diavolo non si immischiava, cioè, questo giovane rosso di pelo, altissimo, lentigginoso, puntuto e vagamente arcaico, forse derivato da qualche lontanissimo armigero svevo? Egli impartiva la sua mediazione ad ogni cosa, valendosi del primordiale sistema di trovarsi comunque, fin dall'inizio o all'ultimo istante, gradito o tollerato, negletto o riconosciuto, fra l'origine e il destino delle cose. Il suo lavoro indubitabile era nell'aria, pulviscolo di mansioni rivelato dal raggio di qualche idea felice, subitanea. Un ragazzo corre verso il portoncino dell'ostetrica? Don Arturo lo trattiene, s'informa, bussa e parla per lui: domani, femmina o maschio, l'otto per cento a don Arturo non glielo toglierà nessuno. Passano botti piene e carri funebri vuoti, mansueti o stizziti discorsi, fiori, frutti, sorrisi, lacrime, conoscenti, forestieri, teste rotte, {{sic|calcina}}, travi, guardie, pompieri, asini, galline o finanche i Sacramenti sotto la stola del compunto sacerdote, i cui piedi non toccano terra e le cui occhiate sono basse e fremono come l'erba? Don Arturo li segue, domanda o intuisce, si trasforma lentamente, insensibilmente, in un'equa e opportuna mediazione. (da ''Nell'orologio di Sant'eligio'', pp. 216-217) *{{NDR|Il}} mesto orologio di Sant'Eligio – il quale è gotico, ha dunque una serietà indiscutibile, una mutria di secolare galantuomo tedesco [...]. (da ''Nell'orologio di Sant'eligio'', p. 220) *La [[Riviera di Chiaia]] bruciava. [[Festa di Piedigrotta|Piedigrotta]] è anche questo, una furia di luci. "Bancarelle", trespoli, carretti, finestre, chioschi, negozi, palchi delle orchestrine vi fissano con gli occhi roventi e spalancati dei matti. Non esagero, la notte del sette è un interrogatorio di terzo grado, coi riflettori puntati in faccia e una stridula voce che ripete: «Sei contento, ammettilo, ti diverti!»; è una deliziosa tortura per farci confessare che non avremo, domani, cielo da vedere e terra da camminare. Pazienza! Salute a noi! (da ''La notte del sette'', p. 227) ==''Gli alunni del sole''== *[...] don Febo? Che era il dio del sole e delle zingare, di ogni strega sibillina, ve ne informai quando parlammo di Mercurio, di Vulcano, eccetera. Come divinità fu di prim'ordine... e a [[Napoli]] che abbiamo un continuo mezzogiorno pure nei cassetti del comò, don [[Apollo]] nostro dovremmo venerarlo eternamente! ('''Don Federico Sòrice''', da ''Febo, anice e bengala'', p. 105) *Un dio simile, fratello carnale di Giove, chi lo frena se si arrabbia? Pescicani, balene... ma erano cuccioli, erano trastulli, "pazzielle" di [[Nettuno (divinità)|Nettuno]]! Volendo, lui poteva gettarvi addosso un Atlantico o una Spagna... frantumare qualche razza intera... ma essendo buono se ne asteneva. Desiderava la tranquillità perché gli piacevano molto le femmine... avete notato, a proposito, che raramente i {{sic|donnaiuoli}} sono cattivi? {{sic|l}}'amore acquieta, stanca, e quando uno è debole dà ragione a tutti. Basta, conoscete i [[Faraglioni di Capri]]? Sono le corna di Anfitrite, la povera moglie di Nettuno! ('''Don Federico Sòrice''', da ''Fantasmi nel braciere'', p. 113) *Quella non fu esclusivamente un'arca di scienza, fu pure la Dèa della guerra intelligente. Prima di lei, greci e romani combattevano, sì, ma come bruti, come facchini: da Minerva impararono le astuzie, gli agguati, gli accerchiamenti... donna [[Atena]] fu peggio di [[Paul von Hindenburg|Hindenburg]]... si può dire che solo quando arrivò lei gli eserciti cominciarono veramente a morire per la Patria! ('''Don Federico Sòrice''', da ''Nascita di Minerva ai «Pellegrini»'', p. 132) *[...] Napoli è una bara di madreperla con quattro corde e una tastiera; affermo sul mio onore, toccandomi il petto come la statua di Gioacchino Murat nella nicchia di piazza San Ferdinando, che Napoli è un mandolino dal quale si affaccia continuamente uno scheletro. Ebbene, salute a noi; strizziamo l'occhio a questo buffo sosia di ognuno, a queste anonime ossa trasformatesi in radici di canzonette [...]. (da ''Oggi succede tutto'', p. 154) *Qui è [[Castel sant'Elmo|Sant'Elmo]], diafano, aereo: un castello, non nego, ma dipinto su un aquilone. (da ''Oggi succede tutto'', p. 157) *Puntiamo sul Capo, radendo sabbia e tufo. Gli incontri, gli amori, gli alterchi dell'azzurro e del verde ci attirano, quasi ne udiamo il tramestio, le voci. Ecco lo Scoglio di Frisio, ed ecco San Pietro a due Frati; ecco Villa d'Abro, Villa Gallotti, Villa Rosebery, [[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]], il Palazzo degli Spiriti, la Grotta dei Tuoni alla Gaiola; giriamo la punta e qui ci sovrastano i ruderi della Scuola di Virgilio; da Trentaremi ci affacciamo sul Golfo di Pozzuoli, dove fra non molto il sole ci abbandonerà per correre a spegnersi nel Fusaro o in un antro di [[Cuma]], ne sapete niente voi? A prora non ci manca una "lampara", se è per questo; riapproderemo a [[Borgo Santa Lucia|Snta Lucia]] di notte, o all'alba, ma vogliamo accertare se le Esperidi sono bionde o brune, che sostanza e che colore hanno i loro volti enigmatici e i loro capelli.<br>Don Federico Sòrice, con la gialla fronte in mano, abbagliato e rapito:<br>{{sic|«Fermiamoci}}... Ah, Napoli bella, tozzo di pane mio, estrema unzione mia!»{{sic|.}}<br>Perché no? Un definitivo boccone di "{{sic|tòrtano}}" e, per inalterabile vestito, quattro sassi di Coroglio. (da ''Le figlie del tramonto a Marechiaro'', pp. 164-165) ==''Gli alunni del tempo''== ===[[Incipit]]=== Nella via del [[Pallonetto di Santa Lucia]] trovate qualunque cosa, tranne che un giornalaio. Perché? Non fateci ridere con queste domande. In primo luogo onorateci, favorite, allungateci un'occhiata gentile, come se foste un barone di passaggio, o addirittura il sindaco [[Achille Lauro|Lauro]]. Ecco qua: la nostra via del Pallonetto è a "gradoni", sale con l'affanno da Santa Lucia a Monte di Dio, sale con tre quarti di lingua in gola da un "basso" a un palazzetto e da un palazzetto a un "basso", fino all'odore (sempre sia lodato) di lire e di signori della città alta. Mi spiego? Alla conformazione del suolo, aggiungete l'affollamento. Chi non è nato senza gomiti, al Pallonetto, li ha nei fianchi del prossimo; e, d'inverno specialmente, ce li lascia. È chiaro? ===Citazioni=== *Giurateci: se la Vergine potesse arricchirci, lo farebbe; ma si vede che il Padre e il Figlio la tengono a stecchetto. (da ''È civile, è cristiano, il denaro?'', p. 20) *A noi toglieteci dallo stomaco il tam tam selvaggio dell'appetito, e subito ci fabbrichiamo una garitta di paradiso in qualunque inferno. (da ''Come lavoratore si presenta'', p. 23) *Dunque la professione attuale di mio figlio è che nelle strade nobili s'avvicina piangendo ai signori e dice: "Ho rotto le tazze... il padrone mi licenzia se non le pago... Aiutatemi". ('''Don Fulvio Cardillo''', da ''Come lavoratore si presenta'', pp. 25-26) *Abbiamo voglia di esclamare: "Bentornato, Pallonetto di Santa Lucia... dove eri fuggito, all'estero?" E infatti le prime giornate limpide ci restituiscono il genuino Pallonetto: vecchio, sì, mangiato dai secoli, rotto nelle giunture dalle mazzate di ogni specie di vento, corroso dalle tarme della salsedine, ma abitato da un sole marino, trionfale, che benda con garze di pulviscolo intinte nell'argento e nell'oro di Mida, le sue ferite. Ah gente, che sollievo; in ognuno di noi s'è acceso un forno di allegria. (da ''Popolo, come stai, ti serve niente?'', p. 87) *Vieni Giugno, vieni Giugno, e Giugno è venuto. Come s'allargano: diventano saloni, ecco qua, i nostri avari "[[Basso (Napoli)|bassi]]", ora che abitiamo nella strada. È una famiglia sola, in giugno, il Pallonetto di Santa Lucia. Dove ripara, don Attilio Sgueglia, reti di letti? Nella via. Dove espone tegami, bacinelle e orinalucci, don Cosimo Pellecchia? Nella via. Dove spolvera macchine da cucire e grammofoni, biciclette e quadri ("pegni" insomma) il titolare dell'Agenzia di Pegni Fulgenzi? Nella via. Dove ha messo, il carbonaio Quintieri, le sue bombole di gas liquido? Nella via. Giugno sviscera il Pallonetto, è una radiografia di questi vecchi muri e di questa vecchia gente. Approfittatene. Diagnosticate. Abbiamo qualche numero, secondo voi, per la buffa lotteria della vita? O ci conviene scendere a Castel dell'Ovo e affogarci tenendoci per mano e cantando: " Giro giro tondo, cavallo imperotondo"? Giudicate voi. (da ''Avremo infine l'abbondanza e l'ozio'', p. 103) *Don Vito Cacace appunto zucchine ha mangiato, alla "scapece". Ne avete un'idea? Le fette sottili e rotonde (simili a grosse monete) di zucchine, vengono prima offerte al sole, che in un paio di ore le asciuga e le irradia; poi friggono in teglia; poi con aglio tritato e foglioline di menta, riposano, fortificandosi, in un bagnetto d'aceto. Vergine dell'Aiuto! Assaporiamo, nelle [[Zucchine alla scapece|zucchine alla "scapece"]], gli umori faziosi degli orti di Secondigliano, i raggi ultravioletti dei quali ogni fetta (voltata e rivoltata) s'imbevve, l'olio di Bitonto, il ferro della teglia, l'arguzia dell'aglio, il profumo di canzonetta della menta, l'aceto che è vino gobbo e pazzo e sfottente come i giullari... uh mamma mia bella [...]. (da ''Avremo infine l'abbondanza e l'ozio'', p. 104) *Ḕ sceso da Pizzofalcone don Saverio Scippo, il [[Cibo di strada|friggitore ambulante]] di riso, di patate, di [[baccalà]], di fiori di zucchine infarinati. Piazza in un angolo fornello, teglia, canestro, e agisce. Non decanta la sua merce: il fumo grasso e nero dell'olio furibondo porta notizie impellenti di don Saverio in tutte le case del Pallonetto. Risorge di colpo, in ognuno, l'appetito dell'infanzia; vecchi e bambini, a causa della frittura dello Scippo, che li fruga con i suoi odori equivalenti ad un mazzo di grimaldelli, diventano coetanei. (da ''In origine l'uomo stava sugli alberi e si grattava'', p. 148) *[[Pioggia|Piove]] fino fino, è la prima acqua d'autunno sulla città; è una ragnatela di freschezza, è un liquido ricamo al tombolo fra casa e casa. Il Pallonetto, che bellezza, sembra una lucida e umida bottega di venditore di baccalà. Sapete? Quei marmi, quelle vaschette, quegli spruzzi lievi come aghi (un lungo pettegolezzo di gocce) e il roseo baccalà di Norvegia che si gonfia, si dilata, rivive. (da ''Avremo la famosa Apocalisse'', p. 151) *Eh, caro don Fulvio, potrei non essere nipote di mio nonno? Io Brigida la scelsi qua, nel mio quartiere nativo, una ragazza della condizione mia, che aveva scritto in fronte, come Vito Cacace: "Sono del Pallonetto e mangio, bevo e rido quando capita." ('''Don Vito Cacace''', da ''Eccoti le nozze cattoliche, ma un po' fredde'', p. 163) *Oggi sul Pallonetto abbiamo [[Nuvola|nuvole]] di prim'ordine, eccezionali, spettacolari. Ma guardatele. Che tinte, che misure, che potenza. Vanno dal {{sic|bianco-panna}} al viola di contusione, giù fino al nero sfrangiato di uno scialle da vedova. Sono aguzzi faraglioni e lunghe scogliere di fumo pieni di rabbia: vanno, vengono, si urtano, si avvinghiano e si respingono; è un amore ed è un odio, non vogliono (come le persone, d'altronde) né separarsi né fondersi. [[Ottobre]] {{sic|spàssati}}. Farai un cenno e zac, saranno tonnellate d'acqua; o invece spazzerai con un soffio la tovaglia dalle miche, e riavremo il sole. Chi nasce quadro non muore tondo: sei la fedele copia di {{sic|Marzo}} e tanto basta. (da ''Il subcosciente non ha freni, è scostumato'', p. 167) *Ehi ehi. Dovessero piovere mazzate? I due contraggono le mascelle e s'irrigidiscono. Mannaggia. Stanno agli antipodi: il Cardillo vende luna, e cioè trasforma in lavoro qualunque cosa, l'Inzerra muta in ozio tutto, tutto. Napoli ha questi due volti, come Giano era sé ed il contrario di sé nell'identica figura; perciò chi dice: "Napoli è fervida, operosa, alacre" non è meno fesso di chi dice: "Napoli è svogliata, indolente, pigra{{sic|.}}" Ma allora? Gesù Gesù. Napoli è femmina, ossia volubile, contraddittoria, spesso incoerente. Sgobba quanto [[Milano]] e poltrisce quanto Honolulu: per ogni napoletano che, immoto in una barca a [[Mergellina]], o riverso in un prato ai Camaldoli, si lascia beatamente crocifiggere dal sole, abbiamo nelle vicinanze un altro napoletano che vacilla e affanna trasportando un quintale. (da ''No, no, Sua Santità non mi doveva lasciare'', pp. 176-177) *{{NDR|Un memorabile [[pernacchia|{{sic|pernacchio}}]]}} Ha una forza e una classe wagneriane; è favoloso, nibelungico, trasfigurante [...]. (da ''Non siamo del parere, egregio amico'', p. 189) *Il mondo è mondo, signori miei, la gente è gente. In buona fede o in mala fede, noi sosteniamo questo o quel regime. Senonché, ogni regime nuovo è un abito nuovo: ma dentro c'è l'antico individuo, come Domineddio lo fece e come il demonio lo prese in consegna... amen. ('''Don Vito Cacace''', da ''I Fagioli sono, dovunque, nemici dell'uomo'', p. 196) *Il popolo, in ogni luogo, ha soltanto verità e libertà a gocce, come i veleni curativi. ('''Don Vito Cacace''', da ''I Fagioli sono, dovunque, nemici dell'uomo'', p. 196) *Qualcuno fondò Napoli, situando magnificamente il [[Vesuvio]], le isole, Capodimonte e il [[Vomero]]; disse ai napoletani: "Ecco... Tenete, ricreatevi{{sic|,}}" e mentre quelli si distraevano a guardare l'ombelico del [[Golfo di Napoli|golfo]], agguantò la cassa e fuggì. (da ''Pazzo chi gioca e pazzo chi non gioca'', p. 201) *Laggiù, intorno al Castel dell'Ovo, l'acqua è riccia, spumosa, come lo sciampagna. Abbiamo voglia di [[vino]], appunto; dicembre senza vino è un carcere a sbarre doppie, rinforzato di secondini, insopportabile. (da ''Pazzo chi gioca e pazzo chi non gioca'', p. 204) *Ne avete un'idea, se è lecito, dei "[[friarielli]]"? Non vanno bolliti, ma cotti al vivo nei propri umori e nell'olio, come i polipi di scoglio. Sono di zucchero e d'aloe, sono di una tale amarezza e dolcezza congiunte (nel velluto, nel conforto dell'olio di Bitonto) che la pagnotta nella quale, abbreviata la mollica, vanno situati a regola d'arte, se ne commuove fino all'ultima crosticina. (da ''E là c'è una dattilografa più scollata della fortuna'', p. 231) ==''L'oro di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Nel maggio del 1943, in una sua lettera da Napoli, mia sorella Ada fra l'altro mi scriveva: "Ti ricordi Don Ignazio? S'era ridotto a vivere in un basso a Mergellina. L'ultimo bombardamento gli ha spazzato via tutto. Figurati che nella fretta di scappare lasciò sul comodino perfino i denti finti. ===Citazioni=== *Napoli, io, certe pietre e certa gente: ecco quanto, forse, si troverà in questo libro. (prefazione) *''Napoli, panorama'' – È un panorama per modo di dire, incompleto, la striscia che va da Mergellina a Castel dell'Ovo con una curva in cui il mare si rifugia e dorme. Riconosco il viale Elena e via Caracciolo, mezza collina di Pizzofalcone, la Villa Comunale, il cielo bianco e adulto del primo pomeriggio. Qui, in agosto, l'aria odora di alberi e di carne giovane, non so, come se le foglie crescessero sul capo di un bambino; dall'altro lato le acque blu vi sgridano se cedete al piacere della terra, non esiste un colore più salato e ironico del loro. (pp. 79-80; 1955) *Avete malattie? Debiti, corna, pene di qualsiasi genere? Per carità, teneteveli. (p. 81) *Voglio bene, perché ci son nato, al mondo dei vicoli e della povera gente del mio paese. Di tutti i suoi mali sono depositario e amico, ne parlo perché li conosco, ne parlo con la speranza di giustificarli, di dimostrare che prima di risolversi in colpe i mali di Napoli sono soltanto dolore. Qui il castissimo cielo non è fratello di nessuno. (p. 149; 1955) *Il Santuario di Montevergine sorge sul monte Partenio nella feracissima Irpinia, sta come un'arca sul mare dei castagneti e delle selve che gli ribolle intorno. Forse l'antica Madonna a cui è dedicato scosta ogni tanto da sé come un'indocile onda di capelli, quella vegetazione irrompente: poi composta e soave ricomincia a specchiarsi nel suo Bambino, mentre i domenicani del convento vanno e vengono sulle bianche terrazze per escogitare la formula di una nuova preghiera o di un nuovo liquore. (Citato in Raffaele Giglio, ''Letteratura delle regioni d'Italia, Storia e testi, Campania'', Editrice La Scuola, Brescia, 1988, p. 330. ISBN 88-350-7971-3) *I «[[Quartieri di Napoli|Quartieri]]», a Napoli, sono tutti i vicoli che da Toledo si dirigono sgroppando verso la città alta. Vi formicolano i gatti e la gente; incalcolabile è il loro contenuto di festini nuziali, di malattie ereditarie, di ladri, di strozzini, di avvocati, di monache, di onesti artigiani, di case equivoche, di coltellate, di botteghini del lotto: Dio creò insomma i «Quartieri» per sentirvisi lodato e offeso il maggior numero di volte nel minore spazio possibile. (p. 157; 1955) *Il [[matrimonio]] è come la morte, viene una volta sola. ==''Mal di Galleria''== ===[[Incipit]]=== Stavo immobile nel centro della Galleria, puntato là come la gamba ferma di un compasso, quando rividi la bionda. Attizzo il nodo della cravatta, mi abbottono la giacca sportiva (non vesto male), e con due balzi affianco la mia bella sconosciuta.<br>«Permette una parola?»<br>«No, se ne vada».<br>«La prego... Sia gentile... Dopo tutto quello che giovedì feci per lei, mi tratta così»<br>«Giovedì! Lei? Dunque fu lei?».<br>Usciamo dai rigagnoli di gente, io la guido in un angolo morto, ci fissiamo. Che ragazza, o meglio che donna. Quanto a me, potrei essere (trentanove anni, alto un metro e ottanta, bruno, asciutto e nervoso) il colonnello Townsend di qualunque Altezza Reale; e con la massima finezza e disinvoltura, bruciai le tappe. ===Citazioni=== *Un esimio ladro di portafogli ha contemporaneamente le due mani che ha e le due mani che finge di avere. (p. 14) *Il [[teatro]] è la chiesa delle bugie. (p. 24) *Mi rendo conto, oggi, solo oggi, che il destino, o chi è, permette i ricchi ma li adopera come ingenui strumenti, li obbliga a non turbare l'ingiustizia e l'inimicizia universali. (p. 87) *La [[vedova]] sa tutto, dell'uomo, perché non l'ha visto unicamente vivere ma lo ha visto anche morire. Lo ha conseguito, lo ha detenuto e lo ha congedato. Ne ha un ritratto completo, esattissimo. (p. 174) *Una [[vedova]], come un'attrice, è due volte donna; voi la circuite, ma ne rimane sempre una libera, disoccupata, agevole preda, secondo me, dei cattivi pensieri. (p. 179) ==''Racconti''== *Al ''monito di cristiana pietà ai posteri'', i fondatori delle [[Cimitero delle Fontanelle|catacombe delle Fontanelle]] impartirono caratteri vezzosi, allettanti, architettonici. Nelle vaste grotte, nei tortuosi cunicoli, essi edificarono altari, navate, colonne di ossa. Ma le unghie dei secoli produssero innumerevoli frane e guasti nella cattedrale sotterranea. È probabile che nel giorno del Giudizio, quando ognuno si accalcherà al guardaroba, ci sarà un po' di confusione, laggiù. Dio, fate che non prevalga, nel singolo, il concetto di arraffare alla cieca il meglio che c'è. (da ''Le {{sic|Fontanelle}}'', p. 299) *Forse non è vero che l'[[amore]] sia una vetta al sole; occorre forse scendere nell'amore, il supremo coraggio di {{sic|scendere scendere}} nell'oscurità più densa, come in fondo a un pozzo. (da ''Le {{sic|Fontanelle}}'', p. 300) *Non date retta agli odierni lamentatori della città, i quali tetramente affermano che è morta e seppellita; ma neanche badate ai tam-tam di quanti la proclamano fortunata e contenta; [[Napoli]] è terra di favole puerili e angosciose, tutta miele e cicuta, grembo di mamma e schiaffo di {{sic|padrigno}}, favola sono pure chi la denigra e chi la decanta, vorreste che le mancassero proprio gli orchi e le fate? (da ''Le apparizioni'', p. 303) *È una ''penna'', una piuma dichiaravano fremendo i nostri coetanei, mentre nelle sudicie manine loro, a titolo di saggio, concedevamo che frusciasse brevemente lo ''{{sic|[[strummolo|strùmmolo]]}}'' incantato degli zingari. Quel prodigio ci estraeva puliti puliti, fra la smorfia della bocca di ghisa della fontanina pubblica, e l'immondizia accatastata negli angoli, dei nostri cenci. L'impercettibile ronzio della trottola napoletana ha proprio la dolcezza con cui si srotolano veloci e quiete le reminiscenze in un cuore. (da ''Le apparizioni'', pp 305-306) ==''San Gennaro non dice mai no''== ===[[Incipit]]=== Sono contento, pensai, che mi capiti di andare a [[Napoli]] proprio in questi giorni, prima che finisca il mese di marzo.<br>In marzo a Napoli è una città bambina, con le violette in mano, che va a fare la sua prima comunione. Chiede indulgenza per i suoi peccatucci invernali – una incipriatura di neve il 29 dicembre, pioggia e vento nell'ultima settimana di gennaio, uno scivolone il 15 febbraio all'Arco Mirelli con frattura del femore eccetera –, mea culpa dice sfavillando in ogni vetro di finestra, riceve l'assoluzione, riceve come sacramento un sole purissimo, un sole particolare; e infine si alza, strizza l'occhio a una nuvoletta che è apparsa dietro il [[Vesuvio]], conta fino a sessanta. ===Citazioni=== *Toledo era invasa dai mendicanti, ne era pavimentata. Costoro inventavano Napoli con una forza vittorughiana. (p. 26) *Allora come allora, nel marzo del 1947, Napoli, eccettuandone via dei Mille, via Tasso, il viale Elena e poche altre arterie di Chiaia di San Ferdinando del Vomero, era tutta un rione popolare. Napoli era allora un vicolo solo, un "basso" solo, una botteguccia sola. (p. 29) *Non importava vendere molto o vendere poco o non vendere affatto: bastava che si tentasse di vendere. (p. 29-30) *Il vero mare di Napoli è quello esiguo e domestico di Santa Lucia, di Coroglio e di Posillipo. Consuma Castel dell'Ovo e il Palazzo Donn'Anna, bruca il muschio delle vecchie pietre, sente d'alga e di sale come nessun altro mare. (p. 42-43) *[[Salvatore Di Giacomo]] morirà solo quando Marechiaro (che ora ha una via intitolata al suo nome) e l'intera Napoli avranno cessato di esistere... (p. 61) *Che cosa c'è tutto sommato, a Napoli? C'è un vulcano {{NDR|[[Vesuvio]]}} che ha tante possibilità di sterminio quanti sono gli acini d'uva e le ginestre cui si agghinda per dissimulare le sue intenzioni. (p. 99) *Lasciatemi dire che a Napoli i Santi, dal supremo e volubile San Gennaro al distratto San Giuseppe, da Sant'Antonio che protegge Posillipo a San Pasquale che sorveglia attentamente Chiaia, non sono che autorevoli congiunti del popolo. Il napoletano ha San Luigi, Sant'Espedito e ogni altro Santo come a certi poveracci dei vicoli capita di essere imparentati con un insigne professore residente a via dei Mille. Questi poveracci descrivono orgogliosamente l'attività e i successi dell'eccezionale consanguineo, dicono: «E quello il commendatore ci è stretto cugino», solo per qualche consiglio o raccomandazione si permettono di disturbarlo, la verità è che si leverebbero il pane di bocca per accrescere il suo benessere. Così, o quasi, stanno le cose a Napoli tra il popolino e i Santi; ma sempre fede è, sempre amore. (p. 135) ==[[Incipit]] de ''Le milanesi''== Il dottor Ghislaghi dice: «Gliela faccio, non tema, l'iniezione. Ma cerchi di resistere un poco, signora Galò... bisogna ricorrere alla morfina quando proprio... quando proprio... eh signora, mi capisce, vero?»<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ==Citazioni su Giuseppe Marotta== *La pagina di Giuseppe Marotta ha sempre il sapore di una cosa non definita e non compiuta. Si muove ai limiti del bozzetto e del surreale. Possiede, infatti, del bozzetto il vigore concentrato sulla parola e l'illimitata possibilità di fare presagire vicende ancora da costruirsi come prende dal surreale certe evasioni e certe nostalgie che rasentano i regni della favola e del sogno. ([[Francesco Grisi]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Giuseppe Marotta, ''Dieci racconti'', in ''Gli alunni del sole'', Bompiani, Milano, 1966. *Giuseppe Marotta, ''Gli alunni del tempo'', Bompiani, Milano, 1967. *Giuseppe Marotta, ''L'oro di Napoli'', Rizzoli, BUR, 1987. *Giuseppe Marotta, ''L'oro di Napoli'', Bompiani, 1955. *Giuseppe Marotta, ''Mal di Galleria'', Bompiani, Milano 1958. *Giuseppe Marotta, ''Racconti'', in ''Gli alunni del tempo'', Bompiani, Milano, 1967. *Giuseppe Marotta, ''San Gennaro non dice mai no'', prefazione di [[Michele Prisco]], Avagliano Editore, 1995. ==Filmografia== *''[[Un ladro in paradiso]]'' (1952) *''[[Tempi nostri - Zibaldone n. 2]]'' (1954) ==Voci correlate== *[[Giuseppe Marotta jr.]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Gli alunni del tempo||}} {{Pedia|L'oro di Napoli||}} {{Pedia|Le milanesi||}} {{Pedia|Mal di Galleria||}} {{Pedia|San Gennaro non dice mai no||}} {{DEFAULTSORT:Marotta, Giuseppe}} [[Categoria:Sceneggiatori italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] 5cdykxzrer73ualx1fikheuk4n50xk2 1218010 1218007 2022-07-20T15:56:59Z Sun-crops 10277 /* Gli alunni del sole */ wikitext text/x-wiki [[File:Giuseppe Marotta 1947.jpg|thumb|Giuseppe Marotta, 1947]] {{indicedx}} '''Giuseppe Marotta''' (1902 – 1963), scrittore e sceneggiatore italiano. ==Citazioni di Giuseppe Marotta== *Dunque non userò, per [[La dolce vita]], espressioni come "ritratto di una società e di un periodo", o come "potente affresco", delle quali tanti avidi collezionisti di frasi fatte, individui che non hanno addosso un pelo che gli appartenga, hanno immediatamente abusato. No. Dico semplicemente che La dolce vita è un poema cinematografico, suddiviso in canti e strofe.<ref>Da ''Un fraterno evviva all'amara via Veneto di Fellini''; in ''Al cinema non fa freddo'', a cura di G. Amelio, postfazione di G. Fofi, Cava de' Tirreni, Avagliano, 1992, pp. 79-80.</ref> *Ma io recensisco film o colleziono nemici?<ref name=anedd>Citato in Fernando Palazzi, ''Dizionario degli aneddoti'', Baldini Castoldi Dalai, 2000.</ref> *Ne ho visti morire tanti, e se nessuno torna vuol dire che non ci si trovano male.<ref name=anedd/> *Oggi pure i ciechi vedono che la [[dittatura]] è l'esito di una cattiva [[democrazia]], mentre la democrazia è l'esito di una cattiva dittatura.<ref>Da ''Visti e perduti'', Bompiani.</ref> *Ogni padrone, piccolo o grosso, ha sempre l'aria di pensare che lui non ha fatto il sole perché i salariati ne usufruiscano senza pagarlo.<ref>Da ''A Milano non fa freddo'', Bompiani, 1949.</ref> ==''Dieci racconti''== *Gli scettici osservino, prego, l'Arco di Sant'Eligio in qualsiasi fotografia o nel vecchio dipinto di Vincenzo Migliaro: quelle pietre assorte, rozze e magiche insieme come il bastimento nella bottiglia; i negozietti di panni e di ferraglia, di sugheri e di cordami, di crusca e di carrube intorno all'erma su cui ride e piange la deturpatissima testa greca, l'enigmatica e remota scultura detta dalla plebe "donna Marianna, capa di Napoli"; un pianino automatico scantona e un gobbo s'inoltra gesticolando come se incarnasse l'ultima vibrazione di quella storta musica; insomma dove, se non a Sant'Eligio, nulla succede ma succede tutto, specialmente l'impossibile? (da ''Nell'orologio di Sant'eligio'', p. 216) *[...] Figurella per esempio era [[sensale]] {{sic|e come}}. In che diavolo non si immischiava, cioè, questo giovane rosso di pelo, altissimo, lentigginoso, puntuto e vagamente arcaico, forse derivato da qualche lontanissimo armigero svevo? Egli impartiva la sua mediazione ad ogni cosa, valendosi del primordiale sistema di trovarsi comunque, fin dall'inizio o all'ultimo istante, gradito o tollerato, negletto o riconosciuto, fra l'origine e il destino delle cose. Il suo lavoro indubitabile era nell'aria, pulviscolo di mansioni rivelato dal raggio di qualche idea felice, subitanea. Un ragazzo corre verso il portoncino dell'ostetrica? Don Arturo lo trattiene, s'informa, bussa e parla per lui: domani, femmina o maschio, l'otto per cento a don Arturo non glielo toglierà nessuno. Passano botti piene e carri funebri vuoti, mansueti o stizziti discorsi, fiori, frutti, sorrisi, lacrime, conoscenti, forestieri, teste rotte, {{sic|calcina}}, travi, guardie, pompieri, asini, galline o finanche i Sacramenti sotto la stola del compunto sacerdote, i cui piedi non toccano terra e le cui occhiate sono basse e fremono come l'erba? Don Arturo li segue, domanda o intuisce, si trasforma lentamente, insensibilmente, in un'equa e opportuna mediazione. (da ''Nell'orologio di Sant'eligio'', pp. 216-217) *{{NDR|Il}} mesto orologio di Sant'Eligio – il quale è gotico, ha dunque una serietà indiscutibile, una mutria di secolare galantuomo tedesco [...]. (da ''Nell'orologio di Sant'eligio'', p. 220) *La [[Riviera di Chiaia]] bruciava. [[Festa di Piedigrotta|Piedigrotta]] è anche questo, una furia di luci. "Bancarelle", trespoli, carretti, finestre, chioschi, negozi, palchi delle orchestrine vi fissano con gli occhi roventi e spalancati dei matti. Non esagero, la notte del sette è un interrogatorio di terzo grado, coi riflettori puntati in faccia e una stridula voce che ripete: «Sei contento, ammettilo, ti diverti!»; è una deliziosa tortura per farci confessare che non avremo, domani, cielo da vedere e terra da camminare. Pazienza! Salute a noi! (da ''La notte del sette'', p. 227) ==''Gli alunni del sole''== *[...] don Febo? Che era il dio del sole e delle zingare, di ogni strega sibillina, ve ne informai quando parlammo di Mercurio, di Vulcano, eccetera. Come divinità fu di prim'ordine... e a [[Napoli]] che abbiamo un continuo mezzogiorno pure nei cassetti del comò, don [[Apollo]] nostro dovremmo venerarlo eternamente! ('''Don Federico Sòrice''', da ''Febo, anice e bengala'', p. 105) *Un dio simile, fratello carnale di Giove, chi lo frena se si arrabbia? Pescicani, balene... ma erano cuccioli, erano trastulli, "pazzielle" di [[Nettuno (divinità)|Nettuno]]! Volendo, lui poteva gettarvi addosso un Atlantico o una Spagna... frantumare qualche razza intera... ma essendo buono se ne asteneva. Desiderava la tranquillità perché gli piacevano molto le femmine... avete notato, a proposito, che raramente i {{sic|donnaiuoli}} sono cattivi? {{sic|l}}'amore acquieta, stanca, e quando uno è debole dà ragione a tutti. Basta, conoscete i [[Faraglioni di Capri]]? Sono le corna di Anfitrite, la povera moglie di Nettuno! ('''Don Federico Sòrice''', da ''Fantasmi nel braciere'', p. 113) *Quella non fu esclusivamente un'arca di scienza, fu pure la Dèa della guerra intelligente. Prima di lei, greci e romani combattevano, sì, ma come bruti, come facchini: da Minerva impararono le astuzie, gli agguati, gli accerchiamenti... donna [[Atena]] fu peggio di [[Paul von Hindenburg|Hindenburg]]... si può dire che solo quando arrivò lei gli eserciti cominciarono veramente a morire per la Patria! ('''Don Federico Sòrice''', da ''Nascita di Minerva ai «Pellegrini»'', p. 132) *[...] Napoli è una bara di madreperla con quattro corde e una tastiera; affermo sul mio onore, toccandomi il petto come la statua di Gioacchino Murat nella nicchia di piazza San Ferdinando, che Napoli è un mandolino dal quale si affaccia continuamente uno scheletro. Ebbene, salute a noi; strizziamo l'occhio a questo buffo sosia di ognuno, a queste anonime ossa trasformatesi in radici di canzonette [...]. (da ''Oggi succede tutto'', p. 154) *Qui è [[Castel sant'Elmo|Sant'Elmo]], diafano, aereo: un castello, non nego, ma dipinto su un aquilone. (da ''Oggi succede tutto'', p. 157) *Puntiamo sul Capo, radendo sabbia e tufo. Gli incontri, gli amori, gli alterchi dell'azzurro e del verde ci attirano, quasi ne udiamo il tramestio, le voci. Ecco lo Scoglio di Frisio, ed ecco San Pietro a due Frati; ecco Villa d'Abro, Villa Gallotti, Villa Rosebery, [[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]], il Palazzo degli Spiriti, la Grotta dei Tuoni alla Gaiola; giriamo la punta e qui ci sovrastano i ruderi della Scuola di Virgilio; da Trentaremi ci affacciamo sul Golfo di Pozzuoli, dove fra non molto il sole ci abbandonerà per correre a spegnersi nel Fusaro o in un antro di [[Cuma]], ne sapete niente voi? A prora non ci manca una "lampara", se è per questo; riapproderemo a [[Borgo Santa Lucia|Santa Lucia]] di notte, o all'alba, ma vogliamo accertare se le Esperidi sono bionde o brune, che sostanza e che colore hanno i loro volti enigmatici e i loro capelli.<br>Don Federico Sòrice, con la gialla fronte in mano, abbagliato e rapito:<br>{{sic|«Fermiamoci}}... Ah, Napoli bella, tozzo di pane mio, estrema unzione mia!»{{sic|.}}<br>Perché no? Un definitivo boccone di "{{sic|tòrtano}}" e, per inalterabile vestito, quattro sassi di Coroglio. (da ''Le figlie del tramonto a Marechiaro'', pp. 164-165) ==''Gli alunni del tempo''== ===[[Incipit]]=== Nella via del [[Pallonetto di Santa Lucia]] trovate qualunque cosa, tranne che un giornalaio. Perché? Non fateci ridere con queste domande. In primo luogo onorateci, favorite, allungateci un'occhiata gentile, come se foste un barone di passaggio, o addirittura il sindaco [[Achille Lauro|Lauro]]. Ecco qua: la nostra via del Pallonetto è a "gradoni", sale con l'affanno da Santa Lucia a Monte di Dio, sale con tre quarti di lingua in gola da un "basso" a un palazzetto e da un palazzetto a un "basso", fino all'odore (sempre sia lodato) di lire e di signori della città alta. Mi spiego? Alla conformazione del suolo, aggiungete l'affollamento. Chi non è nato senza gomiti, al Pallonetto, li ha nei fianchi del prossimo; e, d'inverno specialmente, ce li lascia. È chiaro? ===Citazioni=== *Giurateci: se la Vergine potesse arricchirci, lo farebbe; ma si vede che il Padre e il Figlio la tengono a stecchetto. (da ''È civile, è cristiano, il denaro?'', p. 20) *A noi toglieteci dallo stomaco il tam tam selvaggio dell'appetito, e subito ci fabbrichiamo una garitta di paradiso in qualunque inferno. (da ''Come lavoratore si presenta'', p. 23) *Dunque la professione attuale di mio figlio è che nelle strade nobili s'avvicina piangendo ai signori e dice: "Ho rotto le tazze... il padrone mi licenzia se non le pago... Aiutatemi". ('''Don Fulvio Cardillo''', da ''Come lavoratore si presenta'', pp. 25-26) *Abbiamo voglia di esclamare: "Bentornato, Pallonetto di Santa Lucia... dove eri fuggito, all'estero?" E infatti le prime giornate limpide ci restituiscono il genuino Pallonetto: vecchio, sì, mangiato dai secoli, rotto nelle giunture dalle mazzate di ogni specie di vento, corroso dalle tarme della salsedine, ma abitato da un sole marino, trionfale, che benda con garze di pulviscolo intinte nell'argento e nell'oro di Mida, le sue ferite. Ah gente, che sollievo; in ognuno di noi s'è acceso un forno di allegria. (da ''Popolo, come stai, ti serve niente?'', p. 87) *Vieni Giugno, vieni Giugno, e Giugno è venuto. Come s'allargano: diventano saloni, ecco qua, i nostri avari "[[Basso (Napoli)|bassi]]", ora che abitiamo nella strada. È una famiglia sola, in giugno, il Pallonetto di Santa Lucia. Dove ripara, don Attilio Sgueglia, reti di letti? Nella via. Dove espone tegami, bacinelle e orinalucci, don Cosimo Pellecchia? Nella via. Dove spolvera macchine da cucire e grammofoni, biciclette e quadri ("pegni" insomma) il titolare dell'Agenzia di Pegni Fulgenzi? Nella via. Dove ha messo, il carbonaio Quintieri, le sue bombole di gas liquido? Nella via. Giugno sviscera il Pallonetto, è una radiografia di questi vecchi muri e di questa vecchia gente. Approfittatene. Diagnosticate. Abbiamo qualche numero, secondo voi, per la buffa lotteria della vita? O ci conviene scendere a Castel dell'Ovo e affogarci tenendoci per mano e cantando: " Giro giro tondo, cavallo imperotondo"? Giudicate voi. (da ''Avremo infine l'abbondanza e l'ozio'', p. 103) *Don Vito Cacace appunto zucchine ha mangiato, alla "scapece". Ne avete un'idea? Le fette sottili e rotonde (simili a grosse monete) di zucchine, vengono prima offerte al sole, che in un paio di ore le asciuga e le irradia; poi friggono in teglia; poi con aglio tritato e foglioline di menta, riposano, fortificandosi, in un bagnetto d'aceto. Vergine dell'Aiuto! Assaporiamo, nelle [[Zucchine alla scapece|zucchine alla "scapece"]], gli umori faziosi degli orti di Secondigliano, i raggi ultravioletti dei quali ogni fetta (voltata e rivoltata) s'imbevve, l'olio di Bitonto, il ferro della teglia, l'arguzia dell'aglio, il profumo di canzonetta della menta, l'aceto che è vino gobbo e pazzo e sfottente come i giullari... uh mamma mia bella [...]. (da ''Avremo infine l'abbondanza e l'ozio'', p. 104) *Ḕ sceso da Pizzofalcone don Saverio Scippo, il [[Cibo di strada|friggitore ambulante]] di riso, di patate, di [[baccalà]], di fiori di zucchine infarinati. Piazza in un angolo fornello, teglia, canestro, e agisce. Non decanta la sua merce: il fumo grasso e nero dell'olio furibondo porta notizie impellenti di don Saverio in tutte le case del Pallonetto. Risorge di colpo, in ognuno, l'appetito dell'infanzia; vecchi e bambini, a causa della frittura dello Scippo, che li fruga con i suoi odori equivalenti ad un mazzo di grimaldelli, diventano coetanei. (da ''In origine l'uomo stava sugli alberi e si grattava'', p. 148) *[[Pioggia|Piove]] fino fino, è la prima acqua d'autunno sulla città; è una ragnatela di freschezza, è un liquido ricamo al tombolo fra casa e casa. Il Pallonetto, che bellezza, sembra una lucida e umida bottega di venditore di baccalà. Sapete? Quei marmi, quelle vaschette, quegli spruzzi lievi come aghi (un lungo pettegolezzo di gocce) e il roseo baccalà di Norvegia che si gonfia, si dilata, rivive. (da ''Avremo la famosa Apocalisse'', p. 151) *Eh, caro don Fulvio, potrei non essere nipote di mio nonno? Io Brigida la scelsi qua, nel mio quartiere nativo, una ragazza della condizione mia, che aveva scritto in fronte, come Vito Cacace: "Sono del Pallonetto e mangio, bevo e rido quando capita." ('''Don Vito Cacace''', da ''Eccoti le nozze cattoliche, ma un po' fredde'', p. 163) *Oggi sul Pallonetto abbiamo [[Nuvola|nuvole]] di prim'ordine, eccezionali, spettacolari. Ma guardatele. Che tinte, che misure, che potenza. Vanno dal {{sic|bianco-panna}} al viola di contusione, giù fino al nero sfrangiato di uno scialle da vedova. Sono aguzzi faraglioni e lunghe scogliere di fumo pieni di rabbia: vanno, vengono, si urtano, si avvinghiano e si respingono; è un amore ed è un odio, non vogliono (come le persone, d'altronde) né separarsi né fondersi. [[Ottobre]] {{sic|spàssati}}. Farai un cenno e zac, saranno tonnellate d'acqua; o invece spazzerai con un soffio la tovaglia dalle miche, e riavremo il sole. Chi nasce quadro non muore tondo: sei la fedele copia di {{sic|Marzo}} e tanto basta. (da ''Il subcosciente non ha freni, è scostumato'', p. 167) *Ehi ehi. Dovessero piovere mazzate? I due contraggono le mascelle e s'irrigidiscono. Mannaggia. Stanno agli antipodi: il Cardillo vende luna, e cioè trasforma in lavoro qualunque cosa, l'Inzerra muta in ozio tutto, tutto. Napoli ha questi due volti, come Giano era sé ed il contrario di sé nell'identica figura; perciò chi dice: "Napoli è fervida, operosa, alacre" non è meno fesso di chi dice: "Napoli è svogliata, indolente, pigra{{sic|.}}" Ma allora? Gesù Gesù. Napoli è femmina, ossia volubile, contraddittoria, spesso incoerente. Sgobba quanto [[Milano]] e poltrisce quanto Honolulu: per ogni napoletano che, immoto in una barca a [[Mergellina]], o riverso in un prato ai Camaldoli, si lascia beatamente crocifiggere dal sole, abbiamo nelle vicinanze un altro napoletano che vacilla e affanna trasportando un quintale. (da ''No, no, Sua Santità non mi doveva lasciare'', pp. 176-177) *{{NDR|Un memorabile [[pernacchia|{{sic|pernacchio}}]]}} Ha una forza e una classe wagneriane; è favoloso, nibelungico, trasfigurante [...]. (da ''Non siamo del parere, egregio amico'', p. 189) *Il mondo è mondo, signori miei, la gente è gente. In buona fede o in mala fede, noi sosteniamo questo o quel regime. Senonché, ogni regime nuovo è un abito nuovo: ma dentro c'è l'antico individuo, come Domineddio lo fece e come il demonio lo prese in consegna... amen. ('''Don Vito Cacace''', da ''I Fagioli sono, dovunque, nemici dell'uomo'', p. 196) *Il popolo, in ogni luogo, ha soltanto verità e libertà a gocce, come i veleni curativi. ('''Don Vito Cacace''', da ''I Fagioli sono, dovunque, nemici dell'uomo'', p. 196) *Qualcuno fondò Napoli, situando magnificamente il [[Vesuvio]], le isole, Capodimonte e il [[Vomero]]; disse ai napoletani: "Ecco... Tenete, ricreatevi{{sic|,}}" e mentre quelli si distraevano a guardare l'ombelico del [[Golfo di Napoli|golfo]], agguantò la cassa e fuggì. (da ''Pazzo chi gioca e pazzo chi non gioca'', p. 201) *Laggiù, intorno al Castel dell'Ovo, l'acqua è riccia, spumosa, come lo sciampagna. Abbiamo voglia di [[vino]], appunto; dicembre senza vino è un carcere a sbarre doppie, rinforzato di secondini, insopportabile. (da ''Pazzo chi gioca e pazzo chi non gioca'', p. 204) *Ne avete un'idea, se è lecito, dei "[[friarielli]]"? Non vanno bolliti, ma cotti al vivo nei propri umori e nell'olio, come i polipi di scoglio. Sono di zucchero e d'aloe, sono di una tale amarezza e dolcezza congiunte (nel velluto, nel conforto dell'olio di Bitonto) che la pagnotta nella quale, abbreviata la mollica, vanno situati a regola d'arte, se ne commuove fino all'ultima crosticina. (da ''E là c'è una dattilografa più scollata della fortuna'', p. 231) ==''L'oro di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Nel maggio del 1943, in una sua lettera da Napoli, mia sorella Ada fra l'altro mi scriveva: "Ti ricordi Don Ignazio? S'era ridotto a vivere in un basso a Mergellina. L'ultimo bombardamento gli ha spazzato via tutto. Figurati che nella fretta di scappare lasciò sul comodino perfino i denti finti. ===Citazioni=== *Napoli, io, certe pietre e certa gente: ecco quanto, forse, si troverà in questo libro. (prefazione) *''Napoli, panorama'' – È un panorama per modo di dire, incompleto, la striscia che va da Mergellina a Castel dell'Ovo con una curva in cui il mare si rifugia e dorme. Riconosco il viale Elena e via Caracciolo, mezza collina di Pizzofalcone, la Villa Comunale, il cielo bianco e adulto del primo pomeriggio. Qui, in agosto, l'aria odora di alberi e di carne giovane, non so, come se le foglie crescessero sul capo di un bambino; dall'altro lato le acque blu vi sgridano se cedete al piacere della terra, non esiste un colore più salato e ironico del loro. (pp. 79-80; 1955) *Avete malattie? Debiti, corna, pene di qualsiasi genere? Per carità, teneteveli. (p. 81) *Voglio bene, perché ci son nato, al mondo dei vicoli e della povera gente del mio paese. Di tutti i suoi mali sono depositario e amico, ne parlo perché li conosco, ne parlo con la speranza di giustificarli, di dimostrare che prima di risolversi in colpe i mali di Napoli sono soltanto dolore. Qui il castissimo cielo non è fratello di nessuno. (p. 149; 1955) *Il Santuario di Montevergine sorge sul monte Partenio nella feracissima Irpinia, sta come un'arca sul mare dei castagneti e delle selve che gli ribolle intorno. Forse l'antica Madonna a cui è dedicato scosta ogni tanto da sé come un'indocile onda di capelli, quella vegetazione irrompente: poi composta e soave ricomincia a specchiarsi nel suo Bambino, mentre i domenicani del convento vanno e vengono sulle bianche terrazze per escogitare la formula di una nuova preghiera o di un nuovo liquore. (Citato in Raffaele Giglio, ''Letteratura delle regioni d'Italia, Storia e testi, Campania'', Editrice La Scuola, Brescia, 1988, p. 330. ISBN 88-350-7971-3) *I «[[Quartieri di Napoli|Quartieri]]», a Napoli, sono tutti i vicoli che da Toledo si dirigono sgroppando verso la città alta. Vi formicolano i gatti e la gente; incalcolabile è il loro contenuto di festini nuziali, di malattie ereditarie, di ladri, di strozzini, di avvocati, di monache, di onesti artigiani, di case equivoche, di coltellate, di botteghini del lotto: Dio creò insomma i «Quartieri» per sentirvisi lodato e offeso il maggior numero di volte nel minore spazio possibile. (p. 157; 1955) *Il [[matrimonio]] è come la morte, viene una volta sola. ==''Mal di Galleria''== ===[[Incipit]]=== Stavo immobile nel centro della Galleria, puntato là come la gamba ferma di un compasso, quando rividi la bionda. Attizzo il nodo della cravatta, mi abbottono la giacca sportiva (non vesto male), e con due balzi affianco la mia bella sconosciuta.<br>«Permette una parola?»<br>«No, se ne vada».<br>«La prego... Sia gentile... Dopo tutto quello che giovedì feci per lei, mi tratta così»<br>«Giovedì! Lei? Dunque fu lei?».<br>Usciamo dai rigagnoli di gente, io la guido in un angolo morto, ci fissiamo. Che ragazza, o meglio che donna. Quanto a me, potrei essere (trentanove anni, alto un metro e ottanta, bruno, asciutto e nervoso) il colonnello Townsend di qualunque Altezza Reale; e con la massima finezza e disinvoltura, bruciai le tappe. ===Citazioni=== *Un esimio ladro di portafogli ha contemporaneamente le due mani che ha e le due mani che finge di avere. (p. 14) *Il [[teatro]] è la chiesa delle bugie. (p. 24) *Mi rendo conto, oggi, solo oggi, che il destino, o chi è, permette i ricchi ma li adopera come ingenui strumenti, li obbliga a non turbare l'ingiustizia e l'inimicizia universali. (p. 87) *La [[vedova]] sa tutto, dell'uomo, perché non l'ha visto unicamente vivere ma lo ha visto anche morire. Lo ha conseguito, lo ha detenuto e lo ha congedato. Ne ha un ritratto completo, esattissimo. (p. 174) *Una [[vedova]], come un'attrice, è due volte donna; voi la circuite, ma ne rimane sempre una libera, disoccupata, agevole preda, secondo me, dei cattivi pensieri. (p. 179) ==''Racconti''== *Al ''monito di cristiana pietà ai posteri'', i fondatori delle [[Cimitero delle Fontanelle|catacombe delle Fontanelle]] impartirono caratteri vezzosi, allettanti, architettonici. Nelle vaste grotte, nei tortuosi cunicoli, essi edificarono altari, navate, colonne di ossa. Ma le unghie dei secoli produssero innumerevoli frane e guasti nella cattedrale sotterranea. È probabile che nel giorno del Giudizio, quando ognuno si accalcherà al guardaroba, ci sarà un po' di confusione, laggiù. Dio, fate che non prevalga, nel singolo, il concetto di arraffare alla cieca il meglio che c'è. (da ''Le {{sic|Fontanelle}}'', p. 299) *Forse non è vero che l'[[amore]] sia una vetta al sole; occorre forse scendere nell'amore, il supremo coraggio di {{sic|scendere scendere}} nell'oscurità più densa, come in fondo a un pozzo. (da ''Le {{sic|Fontanelle}}'', p. 300) *Non date retta agli odierni lamentatori della città, i quali tetramente affermano che è morta e seppellita; ma neanche badate ai tam-tam di quanti la proclamano fortunata e contenta; [[Napoli]] è terra di favole puerili e angosciose, tutta miele e cicuta, grembo di mamma e schiaffo di {{sic|padrigno}}, favola sono pure chi la denigra e chi la decanta, vorreste che le mancassero proprio gli orchi e le fate? (da ''Le apparizioni'', p. 303) *È una ''penna'', una piuma dichiaravano fremendo i nostri coetanei, mentre nelle sudicie manine loro, a titolo di saggio, concedevamo che frusciasse brevemente lo ''{{sic|[[strummolo|strùmmolo]]}}'' incantato degli zingari. Quel prodigio ci estraeva puliti puliti, fra la smorfia della bocca di ghisa della fontanina pubblica, e l'immondizia accatastata negli angoli, dei nostri cenci. L'impercettibile ronzio della trottola napoletana ha proprio la dolcezza con cui si srotolano veloci e quiete le reminiscenze in un cuore. (da ''Le apparizioni'', pp 305-306) ==''San Gennaro non dice mai no''== ===[[Incipit]]=== Sono contento, pensai, che mi capiti di andare a [[Napoli]] proprio in questi giorni, prima che finisca il mese di marzo.<br>In marzo a Napoli è una città bambina, con le violette in mano, che va a fare la sua prima comunione. Chiede indulgenza per i suoi peccatucci invernali – una incipriatura di neve il 29 dicembre, pioggia e vento nell'ultima settimana di gennaio, uno scivolone il 15 febbraio all'Arco Mirelli con frattura del femore eccetera –, mea culpa dice sfavillando in ogni vetro di finestra, riceve l'assoluzione, riceve come sacramento un sole purissimo, un sole particolare; e infine si alza, strizza l'occhio a una nuvoletta che è apparsa dietro il [[Vesuvio]], conta fino a sessanta. ===Citazioni=== *Toledo era invasa dai mendicanti, ne era pavimentata. Costoro inventavano Napoli con una forza vittorughiana. (p. 26) *Allora come allora, nel marzo del 1947, Napoli, eccettuandone via dei Mille, via Tasso, il viale Elena e poche altre arterie di Chiaia di San Ferdinando del Vomero, era tutta un rione popolare. Napoli era allora un vicolo solo, un "basso" solo, una botteguccia sola. (p. 29) *Non importava vendere molto o vendere poco o non vendere affatto: bastava che si tentasse di vendere. (p. 29-30) *Il vero mare di Napoli è quello esiguo e domestico di Santa Lucia, di Coroglio e di Posillipo. Consuma Castel dell'Ovo e il Palazzo Donn'Anna, bruca il muschio delle vecchie pietre, sente d'alga e di sale come nessun altro mare. (p. 42-43) *[[Salvatore Di Giacomo]] morirà solo quando Marechiaro (che ora ha una via intitolata al suo nome) e l'intera Napoli avranno cessato di esistere... (p. 61) *Che cosa c'è tutto sommato, a Napoli? C'è un vulcano {{NDR|[[Vesuvio]]}} che ha tante possibilità di sterminio quanti sono gli acini d'uva e le ginestre cui si agghinda per dissimulare le sue intenzioni. (p. 99) *Lasciatemi dire che a Napoli i Santi, dal supremo e volubile San Gennaro al distratto San Giuseppe, da Sant'Antonio che protegge Posillipo a San Pasquale che sorveglia attentamente Chiaia, non sono che autorevoli congiunti del popolo. Il napoletano ha San Luigi, Sant'Espedito e ogni altro Santo come a certi poveracci dei vicoli capita di essere imparentati con un insigne professore residente a via dei Mille. Questi poveracci descrivono orgogliosamente l'attività e i successi dell'eccezionale consanguineo, dicono: «E quello il commendatore ci è stretto cugino», solo per qualche consiglio o raccomandazione si permettono di disturbarlo, la verità è che si leverebbero il pane di bocca per accrescere il suo benessere. Così, o quasi, stanno le cose a Napoli tra il popolino e i Santi; ma sempre fede è, sempre amore. (p. 135) ==[[Incipit]] de ''Le milanesi''== Il dottor Ghislaghi dice: «Gliela faccio, non tema, l'iniezione. Ma cerchi di resistere un poco, signora Galò... bisogna ricorrere alla morfina quando proprio... quando proprio... eh signora, mi capisce, vero?»<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ==Citazioni su Giuseppe Marotta== *La pagina di Giuseppe Marotta ha sempre il sapore di una cosa non definita e non compiuta. Si muove ai limiti del bozzetto e del surreale. Possiede, infatti, del bozzetto il vigore concentrato sulla parola e l'illimitata possibilità di fare presagire vicende ancora da costruirsi come prende dal surreale certe evasioni e certe nostalgie che rasentano i regni della favola e del sogno. ([[Francesco Grisi]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Giuseppe Marotta, ''Dieci racconti'', in ''Gli alunni del sole'', Bompiani, Milano, 1966. *Giuseppe Marotta, ''Gli alunni del tempo'', Bompiani, Milano, 1967. *Giuseppe Marotta, ''L'oro di Napoli'', Rizzoli, BUR, 1987. *Giuseppe Marotta, ''L'oro di Napoli'', Bompiani, 1955. *Giuseppe Marotta, ''Mal di Galleria'', Bompiani, Milano 1958. *Giuseppe Marotta, ''Racconti'', in ''Gli alunni del tempo'', Bompiani, Milano, 1967. *Giuseppe Marotta, ''San Gennaro non dice mai no'', prefazione di [[Michele Prisco]], Avagliano Editore, 1995. ==Filmografia== *''[[Un ladro in paradiso]]'' (1952) *''[[Tempi nostri - Zibaldone n. 2]]'' (1954) ==Voci correlate== *[[Giuseppe Marotta jr.]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Gli alunni del tempo||}} {{Pedia|L'oro di Napoli||}} {{Pedia|Le milanesi||}} {{Pedia|Mal di Galleria||}} {{Pedia|San Gennaro non dice mai no||}} {{DEFAULTSORT:Marotta, Giuseppe}} [[Categoria:Sceneggiatori italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] 5o06jv3yybuc6kxtfhmwzikvppgkwfd 1218016 1218010 2022-07-20T16:44:33Z Sun-crops 10277 allineo wikitext text/x-wiki [[File:Giuseppe Marotta 1947.jpg|thumb|Giuseppe Marotta, 1947]] {{indicedx}} '''Giuseppe Marotta''' (1902 – 1963), scrittore e sceneggiatore italiano. ==Citazioni di Giuseppe Marotta== *Dunque non userò, per [[La dolce vita]], espressioni come "ritratto di una società e di un periodo", o come "potente affresco", delle quali tanti avidi collezionisti di frasi fatte, individui che non hanno addosso un pelo che gli appartenga, hanno immediatamente abusato. No. Dico semplicemente che La dolce vita è un poema cinematografico, suddiviso in canti e strofe.<ref>Da ''Un fraterno evviva all'amara via Veneto di Fellini''; in ''Al cinema non fa freddo'', a cura di G. Amelio, postfazione di G. Fofi, Cava de' Tirreni, Avagliano, 1992, pp. 79-80.</ref> *Ma io recensisco film o colleziono nemici?<ref name=anedd>Citato in Fernando Palazzi, ''Dizionario degli aneddoti'', Baldini Castoldi Dalai, 2000.</ref> *Ne ho visti morire tanti, e se nessuno torna vuol dire che non ci si trovano male.<ref name=anedd/> *Oggi pure i ciechi vedono che la [[dittatura]] è l'esito di una cattiva [[democrazia]], mentre la democrazia è l'esito di una cattiva dittatura.<ref>Da ''Visti e perduti'', Bompiani.</ref> *Ogni padrone, piccolo o grosso, ha sempre l'aria di pensare che lui non ha fatto il sole perché i salariati ne usufruiscano senza pagarlo.<ref>Da ''A Milano non fa freddo'', Bompiani, 1949.</ref> ==''Dieci racconti''== *Gli scettici osservino, prego, l'Arco di Sant'Eligio in qualsiasi fotografia o nel vecchio dipinto di Vincenzo Migliaro: quelle pietre assorte, rozze e magiche insieme come il bastimento nella bottiglia; i negozietti di panni e di ferraglia, di sugheri e di cordami, di crusca e di carrube intorno all'erma su cui ride e piange la deturpatissima testa greca, l'enigmatica e remota scultura detta dalla plebe "donna Marianna, capa di Napoli"; un pianino automatico scantona e un gobbo s'inoltra gesticolando come se incarnasse l'ultima vibrazione di quella storta musica; insomma dove, se non a Sant'Eligio, nulla succede ma succede tutto, specialmente l'impossibile? (da ''Nell'orologio di Sant'eligio'', p. 216) *[...] Figurella per esempio era [[sensale]] {{sic|e come}}. In che diavolo non si immischiava, cioè, questo giovane rosso di pelo, altissimo, lentigginoso, puntuto e vagamente arcaico, forse derivato da qualche lontanissimo armigero svevo? Egli impartiva la sua mediazione ad ogni cosa, valendosi del primordiale sistema di trovarsi comunque, fin dall'inizio o all'ultimo istante, gradito o tollerato, negletto o riconosciuto, fra l'origine e il destino delle cose. Il suo lavoro indubitabile era nell'aria, pulviscolo di mansioni rivelato dal raggio di qualche idea felice, subitanea. Un ragazzo corre verso il portoncino dell'ostetrica? Don Arturo lo trattiene, s'informa, bussa e parla per lui: domani, femmina o maschio, l'otto per cento a don Arturo non glielo toglierà nessuno. Passano botti piene e carri funebri vuoti, mansueti o stizziti discorsi, fiori, frutti, sorrisi, lacrime, conoscenti, forestieri, teste rotte, {{sic|calcina}}, travi, guardie, pompieri, asini, galline o finanche i Sacramenti sotto la stola del compunto sacerdote, i cui piedi non toccano terra e le cui occhiate sono basse e fremono come l'erba? Don Arturo li segue, domanda o intuisce, si trasforma lentamente, insensibilmente, in un'equa e opportuna mediazione. (da ''Nell'orologio di Sant'eligio'', pp. 216-217) *{{NDR|Il}} mesto orologio di Sant'Eligio – il quale è gotico, ha dunque una serietà indiscutibile, una mutria di secolare galantuomo tedesco [...]. (da ''Nell'orologio di Sant'eligio'', p. 220) *La [[Riviera di Chiaia]] bruciava. [[Festa di Piedigrotta|Piedigrotta]] è anche questo, una furia di luci. "Bancarelle", trespoli, carretti, finestre, chioschi, negozi, palchi delle orchestrine vi fissano con gli occhi roventi e spalancati dei matti. Non esagero, la notte del sette è un interrogatorio di terzo grado, coi riflettori puntati in faccia e una stridula voce che ripete: «Sei contento, ammettilo, ti diverti!»; è una deliziosa tortura per farci confessare che non avremo, domani, cielo da vedere e terra da camminare. Pazienza! Salute a noi! (da ''La notte del sette'', p. 227) ==''Gli alunni del sole''== *[...] don Febo? Che era il dio del sole e delle zingare, di ogni strega sibillina, ve ne informai quando parlammo di Mercurio, di Vulcano, eccetera. Come divinità fu di prim'ordine... e a [[Napoli]] che abbiamo un continuo mezzogiorno pure nei cassetti del comò, don [[Apollo]] nostro dovremmo venerarlo eternamente! ('''Don Federico Sòrice''', da ''Febo, anice e bengala'', p. 105) *Un dio simile, fratello carnale di Giove, chi lo frena se si arrabbia? Pescicani, balene... ma erano cuccioli, erano trastulli, "pazzielle" di [[Nettuno (divinità)|Nettuno]]! Volendo, lui poteva gettarvi addosso un Atlantico o una Spagna... frantumare qualche razza intera... ma essendo buono se ne asteneva. Desiderava la tranquillità perché gli piacevano molto le femmine... avete notato, a proposito, che raramente i {{sic|donnaiuoli}} sono cattivi? {{sic|l}}'amore acquieta, stanca, e quando uno è debole dà ragione a tutti. Basta, conoscete i [[Faraglioni di Capri]]? Sono le corna di Anfitrite, la povera moglie di Nettuno! ('''Don Federico Sòrice''', da ''Fantasmi nel braciere'', p. 113) *Quella non fu esclusivamente un'arca di scienza, fu pure la Dèa della guerra intelligente. Prima di lei, greci e romani combattevano, sì, ma come bruti, come facchini: da Minerva impararono le astuzie, gli agguati, gli accerchiamenti... donna [[Atena]] fu peggio di [[Paul von Hindenburg|Hindenburg]]... si può dire che solo quando arrivò lei gli eserciti cominciarono veramente a morire per la Patria! ('''Don Federico Sòrice''', da ''Nascita di Minerva ai «Pellegrini»'', p. 132) *[...] Napoli è una bara di madreperla con quattro corde e una tastiera; affermo sul mio onore, toccandomi il petto come la statua di Gioacchino Murat nella nicchia di piazza San Ferdinando, che Napoli è un mandolino dal quale si affaccia continuamente uno scheletro. Ebbene, salute a noi; strizziamo l'occhio a questo buffo sosia di ognuno, a queste anonime ossa trasformatesi in radici di canzonette [...]. (da ''Oggi succede tutto'', p. 154) *Qui è [[Castel sant'Elmo|Sant'Elmo]], diafano, aereo: un castello, non nego, ma dipinto su un aquilone. (da ''Oggi succede tutto'', p. 157) *Puntiamo sul Capo, radendo sabbia e tufo. Gli incontri, gli amori, gli alterchi dell'azzurro e del verde ci attirano, quasi ne udiamo il tramestio, le voci. Ecco lo Scoglio di Frisio, ed ecco San Pietro a due Frati; ecco Villa d'Abro, Villa Gallotti, Villa Rosebery, [[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]], il Palazzo degli Spiriti, la Grotta dei Tuoni alla Gaiola; giriamo la punta e qui ci sovrastano i ruderi della Scuola di Virgilio; da Trentaremi ci affacciamo sul Golfo di Pozzuoli, dove fra non molto il sole ci abbandonerà per correre a spegnersi nel Fusaro o in un antro di [[Cuma]], ne sapete niente voi? A prora non ci manca una "lampara", se è per questo; riapproderemo a [[Borgo Santa Lucia|Santa Lucia]] di notte, o all'alba, ma vogliamo accertare se le Esperidi sono bionde o brune, che sostanza e che colore hanno i loro volti enigmatici e i loro capelli.<br>Don Federico Sòrice, con la gialla fronte in mano, abbagliato e rapito:<br>{{sic|«Fermiamoci}}... Ah, Napoli bella, tozzo di pane mio, estrema unzione mia!»{{sic|.}}<br>Perché no? Un definitivo boccone di "{{sic|tòrtano}}" e, per inalterabile vestito, quattro sassi di Coroglio. (da ''Le figlie del tramonto a Marechiaro'', pp. 164-165) ==''Gli alunni del tempo''== ===[[Incipit]]=== Nella via del [[Pallonetto di Santa Lucia]] trovate qualunque cosa, tranne che un giornalaio. Perché? Non fateci ridere con queste domande. In primo luogo onorateci, favorite, allungateci un'occhiata gentile, come se foste un barone di passaggio, o addirittura il sindaco [[Achille Lauro|Lauro]]. Ecco qua: la nostra via del Pallonetto è a "gradoni", sale con l'affanno da Santa Lucia a Monte di Dio, sale con tre quarti di lingua in gola da un "basso" a un palazzetto e da un palazzetto a un "basso", fino all'odore (sempre sia lodato) di lire e di signori della città alta. Mi spiego? Alla conformazione del suolo, aggiungete l'affollamento. Chi non è nato senza gomiti, al Pallonetto, li ha nei fianchi del prossimo; e, d'inverno specialmente, ce li lascia. È chiaro? ===Citazioni=== *Giurateci: se la Vergine potesse arricchirci, lo farebbe; ma si vede che il Padre e il Figlio la tengono a stecchetto. (da ''È civile, è cristiano, il denaro?'', p. 20) *A noi toglieteci dallo stomaco il tam tam selvaggio dell'appetito, e subito ci fabbrichiamo una garitta di paradiso in qualunque inferno. (da ''Come lavoratore si presenta'', p. 23) *Dunque la professione attuale di mio figlio è che nelle strade nobili s'avvicina piangendo ai signori e dice: "Ho rotto le tazze... il padrone mi licenzia se non le pago... Aiutatemi". ('''Don Fulvio Cardillo''', da ''Come lavoratore si presenta'', pp. 25-26) *Abbiamo voglia di esclamare: "Bentornato, Pallonetto di Santa Lucia... dove eri fuggito, all'estero?" E infatti le prime giornate limpide ci restituiscono il genuino Pallonetto: vecchio, sì, mangiato dai secoli, rotto nelle giunture dalle mazzate di ogni specie di vento, corroso dalle tarme della salsedine, ma abitato da un sole marino, trionfale, che benda con garze di pulviscolo intinte nell'argento e nell'oro di Mida, le sue ferite. Ah gente, che sollievo; in ognuno di noi s'è acceso un forno di allegria. (da ''Popolo, come stai, ti serve niente?'', p. 87) *Vieni Giugno, vieni Giugno, e Giugno è venuto. Come s'allargano: diventano saloni, ecco qua, i nostri avari "[[Basso (Napoli)|bassi]]", ora che abitiamo nella strada. È una famiglia sola, in giugno, il Pallonetto di Santa Lucia. Dove ripara, don Attilio Sgueglia, reti di letti? Nella via. Dove espone tegami, bacinelle e orinalucci, don Cosimo Pellecchia? Nella via. Dove spolvera macchine da cucire e grammofoni, biciclette e quadri ("pegni" insomma) il titolare dell'Agenzia di Pegni Fulgenzi? Nella via. Dove ha messo, il carbonaio Quintieri, le sue bombole di gas liquido? Nella via. Giugno sviscera il Pallonetto, è una radiografia di questi vecchi muri e di questa vecchia gente. Approfittatene. Diagnosticate. Abbiamo qualche numero, secondo voi, per la buffa lotteria della vita? O ci conviene scendere a Castel dell'Ovo e affogarci tenendoci per mano e cantando: "Giro giro tondo, cavallo imperotondo"? Giudicate voi. (da ''Avremo infine l'abbondanza e l'ozio'', p. 103) *Don Vito Cacace appunto zucchine ha mangiato, alla "scapece". Ne avete un'idea? Le fette sottili e rotonde (simili a grosse monete) di zucchine, vengono prima offerte al sole, che in un paio di ore le asciuga e le irradia; poi friggono in teglia; poi con aglio tritato e foglioline di menta, riposano, fortificandosi, in un bagnetto d'aceto. Vergine dell'Aiuto! Assaporiamo, nelle [[Zucchine alla scapece|zucchine alla "scapece"]], gli umori faziosi degli orti di Secondigliano, i raggi ultravioletti dei quali ogni fetta (voltata e rivoltata) s'imbevve, l'olio di Bitonto, il ferro della teglia, l'arguzia dell'aglio, il profumo di canzonetta della menta, l'aceto che è vino gobbo e pazzo e sfottente come i giullari... uh mamma mia bella [...]. (da ''Avremo infine l'abbondanza e l'ozio'', p. 104) *Ḕ sceso da Pizzofalcone don Saverio Scippo, il [[Cibo di strada|friggitore ambulante]] di riso, di patate, di [[baccalà]], di fiori di zucchine infarinati. Piazza in un angolo fornello, teglia, canestro, e agisce. Non decanta la sua merce: il fumo grasso e nero dell'olio furibondo porta notizie impellenti di don Saverio in tutte le case del Pallonetto. Risorge di colpo, in ognuno, l'appetito dell'infanzia; vecchi e bambini, a causa della frittura dello Scippo, che li fruga con i suoi odori equivalenti ad un mazzo di grimaldelli, diventano coetanei. (da ''In origine l'uomo stava sugli alberi e si grattava'', p. 148) *[[Pioggia|Piove]] fino fino, è la prima acqua d'autunno sulla città; è una ragnatela di freschezza, è un liquido ricamo al tombolo fra casa e casa. Il Pallonetto, che bellezza, sembra una lucida e umida bottega di venditore di baccalà. Sapete? Quei marmi, quelle vaschette, quegli spruzzi lievi come aghi (un lungo pettegolezzo di gocce) e il roseo baccalà di Norvegia che si gonfia, si dilata, rivive. (da ''Avremo la famosa Apocalisse'', p. 151) *Eh, caro don Fulvio, potrei non essere nipote di mio nonno? Io Brigida la scelsi qua, nel mio quartiere nativo, una ragazza della condizione mia, che aveva scritto in fronte, come Vito Cacace: "Sono del Pallonetto e mangio, bevo e rido quando capita." ('''Don Vito Cacace''', da ''Eccoti le nozze cattoliche, ma un po' fredde'', p. 163) *Oggi sul Pallonetto abbiamo [[Nuvola|nuvole]] di prim'ordine, eccezionali, spettacolari. Ma guardatele. Che tinte, che misure, che potenza. Vanno dal {{sic|bianco-panna}} al viola di contusione, giù fino al nero sfrangiato di uno scialle da vedova. Sono aguzzi faraglioni e lunghe scogliere di fumo pieni di rabbia: vanno, vengono, si urtano, si avvinghiano e si respingono; è un amore ed è un odio, non vogliono (come le persone, d'altronde) né separarsi né fondersi. [[Ottobre]] {{sic|spàssati}}. Farai un cenno e zac, saranno tonnellate d'acqua; o invece spazzerai con un soffio la tovaglia dalle miche, e riavremo il sole. Chi nasce quadro non muore tondo: sei la fedele copia di {{sic|Marzo}} e tanto basta. (da ''Il subcosciente non ha freni, è scostumato'', p. 167) *Ehi ehi. Dovessero piovere mazzate? I due contraggono le mascelle e s'irrigidiscono. Mannaggia. Stanno agli antipodi: il Cardillo vende luna, e cioè trasforma in lavoro qualunque cosa, l'Inzerra muta in ozio tutto, tutto. Napoli ha questi due volti, come Giano era sé ed il contrario di sé nell'identica figura; perciò chi dice: "Napoli è fervida, operosa, alacre" non è meno fesso di chi dice: "Napoli è svogliata, indolente, pigra{{sic|.}}" Ma allora? Gesù Gesù. Napoli è femmina, ossia volubile, contraddittoria, spesso incoerente. Sgobba quanto [[Milano]] e poltrisce quanto Honolulu: per ogni napoletano che, immoto in una barca a [[Mergellina]], o riverso in un prato ai Camaldoli, si lascia beatamente crocifiggere dal sole, abbiamo nelle vicinanze un altro napoletano che vacilla e affanna trasportando un quintale. (da ''No, no, Sua Santità non mi doveva lasciare'', pp. 176-177) *{{NDR|Un memorabile [[pernacchia|{{sic|pernacchio}}]]}} Ha una forza e una classe wagneriane; è favoloso, nibelungico, trasfigurante [...]. (da ''Non siamo del parere, egregio amico'', p. 189) *Il mondo è mondo, signori miei, la gente è gente. In buona fede o in mala fede, noi sosteniamo questo o quel regime. Senonché, ogni regime nuovo è un abito nuovo: ma dentro c'è l'antico individuo, come Domineddio lo fece e come il demonio lo prese in consegna... amen. ('''Don Vito Cacace''', da ''I Fagioli sono, dovunque, nemici dell'uomo'', p. 196) *Il popolo, in ogni luogo, ha soltanto verità e libertà a gocce, come i veleni curativi. ('''Don Vito Cacace''', da ''I Fagioli sono, dovunque, nemici dell'uomo'', p. 196) *Qualcuno fondò Napoli, situando magnificamente il [[Vesuvio]], le isole, Capodimonte e il [[Vomero]]; disse ai napoletani: "Ecco... Tenete, ricreatevi{{sic|,}}" e mentre quelli si distraevano a guardare l'ombelico del [[Golfo di Napoli|golfo]], agguantò la cassa e fuggì. (da ''Pazzo chi gioca e pazzo chi non gioca'', p. 201) *Laggiù, intorno al Castel dell'Ovo, l'acqua è riccia, spumosa, come lo sciampagna. Abbiamo voglia di [[vino]], appunto; dicembre senza vino è un carcere a sbarre doppie, rinforzato di secondini, insopportabile. (da ''Pazzo chi gioca e pazzo chi non gioca'', p. 204) *Ne avete un'idea, se è lecito, dei "[[friarielli]]"? Non vanno bolliti, ma cotti al vivo nei propri umori e nell'olio, come i polipi di scoglio. Sono di zucchero e d'aloe, sono di una tale amarezza e dolcezza congiunte (nel velluto, nel conforto dell'olio di Bitonto) che la pagnotta nella quale, abbreviata la mollica, vanno situati a regola d'arte, se ne commuove fino all'ultima crosticina. (da ''E là c'è una dattilografa più scollata della fortuna'', p. 231) ==''L'oro di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Nel maggio del 1943, in una sua lettera da Napoli, mia sorella Ada fra l'altro mi scriveva: "Ti ricordi Don Ignazio? S'era ridotto a vivere in un basso a Mergellina. L'ultimo bombardamento gli ha spazzato via tutto. Figurati che nella fretta di scappare lasciò sul comodino perfino i denti finti. ===Citazioni=== *Napoli, io, certe pietre e certa gente: ecco quanto, forse, si troverà in questo libro. (prefazione) *''Napoli, panorama'' – È un panorama per modo di dire, incompleto, la striscia che va da Mergellina a Castel dell'Ovo con una curva in cui il mare si rifugia e dorme. Riconosco il viale Elena e via Caracciolo, mezza collina di Pizzofalcone, la Villa Comunale, il cielo bianco e adulto del primo pomeriggio. Qui, in agosto, l'aria odora di alberi e di carne giovane, non so, come se le foglie crescessero sul capo di un bambino; dall'altro lato le acque blu vi sgridano se cedete al piacere della terra, non esiste un colore più salato e ironico del loro. (pp. 79-80; 1955) *Avete malattie? Debiti, corna, pene di qualsiasi genere? Per carità, teneteveli. (p. 81) *Voglio bene, perché ci son nato, al mondo dei vicoli e della povera gente del mio paese. Di tutti i suoi mali sono depositario e amico, ne parlo perché li conosco, ne parlo con la speranza di giustificarli, di dimostrare che prima di risolversi in colpe i mali di Napoli sono soltanto dolore. Qui il castissimo cielo non è fratello di nessuno. (p. 149; 1955) *Il Santuario di Montevergine sorge sul monte Partenio nella feracissima Irpinia, sta come un'arca sul mare dei castagneti e delle selve che gli ribolle intorno. Forse l'antica Madonna a cui è dedicato scosta ogni tanto da sé come un'indocile onda di capelli, quella vegetazione irrompente: poi composta e soave ricomincia a specchiarsi nel suo Bambino, mentre i domenicani del convento vanno e vengono sulle bianche terrazze per escogitare la formula di una nuova preghiera o di un nuovo liquore. (Citato in Raffaele Giglio, ''Letteratura delle regioni d'Italia, Storia e testi, Campania'', Editrice La Scuola, Brescia, 1988, p. 330. ISBN 88-350-7971-3) *I «[[Quartieri di Napoli|Quartieri]]», a Napoli, sono tutti i vicoli che da Toledo si dirigono sgroppando verso la città alta. Vi formicolano i gatti e la gente; incalcolabile è il loro contenuto di festini nuziali, di malattie ereditarie, di ladri, di strozzini, di avvocati, di monache, di onesti artigiani, di case equivoche, di coltellate, di botteghini del lotto: Dio creò insomma i «Quartieri» per sentirvisi lodato e offeso il maggior numero di volte nel minore spazio possibile. (p. 157; 1955) *Il [[matrimonio]] è come la morte, viene una volta sola. ==''Mal di Galleria''== ===[[Incipit]]=== Stavo immobile nel centro della Galleria, puntato là come la gamba ferma di un compasso, quando rividi la bionda. Attizzo il nodo della cravatta, mi abbottono la giacca sportiva (non vesto male), e con due balzi affianco la mia bella sconosciuta.<br>«Permette una parola?»<br>«No, se ne vada».<br>«La prego... Sia gentile... Dopo tutto quello che giovedì feci per lei, mi tratta così»<br>«Giovedì! Lei? Dunque fu lei?».<br>Usciamo dai rigagnoli di gente, io la guido in un angolo morto, ci fissiamo. Che ragazza, o meglio che donna. Quanto a me, potrei essere (trentanove anni, alto un metro e ottanta, bruno, asciutto e nervoso) il colonnello Townsend di qualunque Altezza Reale; e con la massima finezza e disinvoltura, bruciai le tappe. ===Citazioni=== *Un esimio ladro di portafogli ha contemporaneamente le due mani che ha e le due mani che finge di avere. (p. 14) *Il [[teatro]] è la chiesa delle bugie. (p. 24) *Mi rendo conto, oggi, solo oggi, che il destino, o chi è, permette i ricchi ma li adopera come ingenui strumenti, li obbliga a non turbare l'ingiustizia e l'inimicizia universali. (p. 87) *La [[vedova]] sa tutto, dell'uomo, perché non l'ha visto unicamente vivere ma lo ha visto anche morire. Lo ha conseguito, lo ha detenuto e lo ha congedato. Ne ha un ritratto completo, esattissimo. (p. 174) *Una [[vedova]], come un'attrice, è due volte donna; voi la circuite, ma ne rimane sempre una libera, disoccupata, agevole preda, secondo me, dei cattivi pensieri. (p. 179) ==''Racconti''== *Al ''monito di cristiana pietà ai posteri'', i fondatori delle [[Cimitero delle Fontanelle|catacombe delle Fontanelle]] impartirono caratteri vezzosi, allettanti, architettonici. Nelle vaste grotte, nei tortuosi cunicoli, essi edificarono altari, navate, colonne di ossa. Ma le unghie dei secoli produssero innumerevoli frane e guasti nella cattedrale sotterranea. È probabile che nel giorno del Giudizio, quando ognuno si accalcherà al guardaroba, ci sarà un po' di confusione, laggiù. Dio, fate che non prevalga, nel singolo, il concetto di arraffare alla cieca il meglio che c'è. (da ''Le {{sic|Fontanelle}}'', p. 299) *Forse non è vero che l'[[amore]] sia una vetta al sole; occorre forse scendere nell'amore, il supremo coraggio di {{sic|scendere scendere}} nell'oscurità più densa, come in fondo a un pozzo. (da ''Le {{sic|Fontanelle}}'', p. 300) *Non date retta agli odierni lamentatori della città, i quali tetramente affermano che è morta e seppellita; ma neanche badate ai tam-tam di quanti la proclamano fortunata e contenta; [[Napoli]] è terra di favole puerili e angosciose, tutta miele e cicuta, grembo di mamma e schiaffo di {{sic|padrigno}}, favola sono pure chi la denigra e chi la decanta, vorreste che le mancassero proprio gli orchi e le fate? (da ''Le apparizioni'', p. 303) *È una ''penna'', una piuma dichiaravano fremendo i nostri coetanei, mentre nelle sudicie manine loro, a titolo di saggio, concedevamo che frusciasse brevemente lo ''{{sic|[[strummolo|strùmmolo]]}}'' incantato degli zingari. Quel prodigio ci estraeva puliti puliti, fra la smorfia della bocca di ghisa della fontanina pubblica, e l'immondizia accatastata negli angoli, dei nostri cenci. L'impercettibile ronzio della trottola napoletana ha proprio la dolcezza con cui si srotolano veloci e quiete le reminiscenze in un cuore. (da ''Le apparizioni'', pp 305-306) ==''San Gennaro non dice mai no''== ===[[Incipit]]=== Sono contento, pensai, che mi capiti di andare a [[Napoli]] proprio in questi giorni, prima che finisca il mese di marzo.<br>In marzo a Napoli è una città bambina, con le violette in mano, che va a fare la sua prima comunione. Chiede indulgenza per i suoi peccatucci invernali – una incipriatura di neve il 29 dicembre, pioggia e vento nell'ultima settimana di gennaio, uno scivolone il 15 febbraio all'Arco Mirelli con frattura del femore eccetera –, mea culpa dice sfavillando in ogni vetro di finestra, riceve l'assoluzione, riceve come sacramento un sole purissimo, un sole particolare; e infine si alza, strizza l'occhio a una nuvoletta che è apparsa dietro il [[Vesuvio]], conta fino a sessanta. ===Citazioni=== *Toledo era invasa dai mendicanti, ne era pavimentata. Costoro inventavano Napoli con una forza vittorughiana. (p. 26) *Allora come allora, nel marzo del 1947, Napoli, eccettuandone via dei Mille, via Tasso, il viale Elena e poche altre arterie di Chiaia di San Ferdinando del Vomero, era tutta un rione popolare. Napoli era allora un vicolo solo, un "basso" solo, una botteguccia sola. (p. 29) *Non importava vendere molto o vendere poco o non vendere affatto: bastava che si tentasse di vendere. (p. 29-30) *Il vero mare di Napoli è quello esiguo e domestico di Santa Lucia, di Coroglio e di Posillipo. Consuma Castel dell'Ovo e il Palazzo Donn'Anna, bruca il muschio delle vecchie pietre, sente d'alga e di sale come nessun altro mare. (p. 42-43) *[[Salvatore Di Giacomo]] morirà solo quando Marechiaro (che ora ha una via intitolata al suo nome) e l'intera Napoli avranno cessato di esistere... (p. 61) *Che cosa c'è tutto sommato, a Napoli? C'è un vulcano {{NDR|[[Vesuvio]]}} che ha tante possibilità di sterminio quanti sono gli acini d'uva e le ginestre cui si agghinda per dissimulare le sue intenzioni. (p. 99) *Lasciatemi dire che a Napoli i Santi, dal supremo e volubile San Gennaro al distratto San Giuseppe, da Sant'Antonio che protegge Posillipo a San Pasquale che sorveglia attentamente Chiaia, non sono che autorevoli congiunti del popolo. Il napoletano ha San Luigi, Sant'Espedito e ogni altro Santo come a certi poveracci dei vicoli capita di essere imparentati con un insigne professore residente a via dei Mille. Questi poveracci descrivono orgogliosamente l'attività e i successi dell'eccezionale consanguineo, dicono: «E quello il commendatore ci è stretto cugino», solo per qualche consiglio o raccomandazione si permettono di disturbarlo, la verità è che si leverebbero il pane di bocca per accrescere il suo benessere. Così, o quasi, stanno le cose a Napoli tra il popolino e i Santi; ma sempre fede è, sempre amore. (p. 135) ==[[Incipit]] de ''Le milanesi''== Il dottor Ghislaghi dice: «Gliela faccio, non tema, l'iniezione. Ma cerchi di resistere un poco, signora Galò... bisogna ricorrere alla morfina quando proprio... quando proprio... eh signora, mi capisce, vero?»<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ==Citazioni su Giuseppe Marotta== *La pagina di Giuseppe Marotta ha sempre il sapore di una cosa non definita e non compiuta. Si muove ai limiti del bozzetto e del surreale. Possiede, infatti, del bozzetto il vigore concentrato sulla parola e l'illimitata possibilità di fare presagire vicende ancora da costruirsi come prende dal surreale certe evasioni e certe nostalgie che rasentano i regni della favola e del sogno. ([[Francesco Grisi]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Giuseppe Marotta, ''Dieci racconti'', in ''Gli alunni del sole'', Bompiani, Milano, 1966. *Giuseppe Marotta, ''Gli alunni del tempo'', Bompiani, Milano, 1967. *Giuseppe Marotta, ''L'oro di Napoli'', Rizzoli, BUR, 1987. *Giuseppe Marotta, ''L'oro di Napoli'', Bompiani, 1955. *Giuseppe Marotta, ''Mal di Galleria'', Bompiani, Milano 1958. *Giuseppe Marotta, ''Racconti'', in ''Gli alunni del tempo'', Bompiani, Milano, 1967. *Giuseppe Marotta, ''San Gennaro non dice mai no'', prefazione di [[Michele Prisco]], Avagliano Editore, 1995. ==Filmografia== *''[[Un ladro in paradiso]]'' (1952) *''[[Tempi nostri - Zibaldone n. 2]]'' (1954) ==Voci correlate== *[[Giuseppe Marotta jr.]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} ===Opere=== {{Pedia|Gli alunni del tempo||}} {{Pedia|L'oro di Napoli||}} {{Pedia|Le milanesi||}} {{Pedia|Mal di Galleria||}} {{Pedia|San Gennaro non dice mai no||}} {{DEFAULTSORT:Marotta, Giuseppe}} [[Categoria:Sceneggiatori italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] qydpm3vw2udq7kqxszfsafjp4aigsu4 Matilde Serao 0 7582 1218026 1180023 2022-07-20T17:30:11Z Sun-crops 10277 /* Bibliografia */ riferimenti (che sono assenti per la sezione) wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[File:Matilde Serao.jpg|thumb|Matilde Serao]] '''Matilde Serao''' (1856 – 1927), scrittrice e giornalista italiana. ==Citazioni di Matilde Serao== *Attraverso tutta la {{sic|rettorica}} delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare, che sarà poi il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e colla loro topografia i vicoli sordidi e lugubri, dove si annida in Napoli l'onta, la corruzione, la morte: piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere, che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di veder molto, di veder tutto: piccola verità, dirò così esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è verità, ma che è uno spiraglio di luce attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda, che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, a tutta quanta la verità com'è, nuda, schietta, tutta piena di strazio, ma non senza conforto. (da un articolo necrologico del 1891.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''La letteratura della nuova Italia, Saggi critici'', vol. IV, Giuseppe Laterza & Figli, Bari, 1922<sup>2</sup> riveduta, p. 316.</</ref>) *Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.<ref>Citato in [[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980, p. 124.</ref> *Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell'aria; in fondo al burrone canta il torrente; sotto le felci canta il ruscello ... Si ascende sempre, fra il silenzio, fra la boscaglia fitta, per un'ampia via ... Tacciono le voci umane ... Non v'è che questa foresta, immensa, sconfinata: solo quest'alta vegetazione esiste. Siamo lontani per centinaia di miglia dall'abitato: forse il mondo è morto dietro di noi. Ma ad un tratto, tra la taciturnà serena di questa boscaglia, un che di bianco traspare tra le altezze dei faggi. Questa è Ferdinandea. (dal ''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886) *Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco secondo]]. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità , colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone.<ref>Da ''Il re di Napoli'', in ''Il Mattino'' del 29 dicembre 1894; citato in Gigi di Fiore, ''L'ultimo re di Napoli. {{small|L’esilio di Francesco II di Borbone nell’Italia dei Savoia}}'', UTET, 2018, [https://books.google.it/books?id=GkttDwAAQBAJ&lpg=PT287&dq=it&pg=PT287#v=onepage&q&f=false p. 287]. ISBN 978-88-511-6521-5</ref> *I gusti sono differenti. Vi è chi, leggendo il giornale, si diletta nei brillanti paradossi dell'articolo di fondo, seguendone mentalmente le evoluzioni: molti frequentano l'appendice, pianterreno lugubre e sanguinoso, dove si commettono, sera per sera, i più atroci delitti: alcuni scelgono la cronaca ''interna'' dove leggono importantissimi fatti avvenuti nell'Uraguay, a [[Capracotta]] o a Roccacannuccia; altri prediligono i telegrammi particolari, tanto particolari che talvolta i fili del telegrafo non ne hanno saputo nulla: non mancano, infine, gli amatori della quarta pagina. (da ''Estratto dello stato civile'', in ''Dal vero'') *{{NDR|Scrivendo a un amico poco dopo il suo arrivo a Roma}} Io sto bene come salute fisica, come salute morale sono in un periodo di produzione febbrile da far paura: scrivo dappertutto e di tutto con audacia unica, conquisto il mio posto a forza di urti, di gomitate, col fitto e ardente desiderio di arrivare, senza avere nessuno che mi aiuti o quasi nessuno. Ma tu sai che io non do ascolto alle debolezze del mio sesso e tiro avanti per la vita come se fossi un giovanotto».<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, pp. 169-170.</ref> *Ma il ponente, si sa, serve a cullare col suo rombo il paesaggio napoletano che dorme, è la canzone che concilia il sonno delle persone, delle case e degli alberi.<ref>Da ''All'erta, sentinella!'', Galli, Milano, 1896, p. 2.</ref> *{{NDR|Rispondendo ai colleghi del ''Corriere di Napoli'' che, stupiti dalla sua decisione, le chiedevano i motivi del suo trasferimento a Roma}} Nient'altro che scrivere. Questo è il mio mestiere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte.<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 170.</ref> *Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come [[Benevento]]. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell'antica grandezza.<ref name="Napoli, N 1889, p. 492">da ''Corriere di Napoli'', N.° 226, anno XVIII; citato in Almerico Meomartini, ''I monumenti e le opere d'arte di Benevento'', 1889, p. 492.</ref> *Qui e la spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non è dunque questo Ferdinandea? No, questo è [[Pazzano]]: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell'aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere. (agosto 1883) {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}} *Romba, romba il [[Vesuvio]], proprio su noi, proprio su tutti noi: alto è l'incendio del cratere, oramai, nella sera che discende; si erge, spaventosa, innanzi a noi, la duplice massa bruna e mostruosa delle due lave immote: ardono, esse, profondamente, le lave; e, intanto, una pazzia è nelle persone, popolani, contadini, signori, indigeni, napoletani, stranieri, come una tragica gazzarra è intorno a quel paesaggio di tragedia, fra il pericolo appena scongiurato di questa notte, e il pericolo imminente di domani! (da ''Il giorno'', 1906; ora in ''Sterminator Vesevo. Diario dell'eruzione aprile 1906'', 1910) *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. Non per te, lo so, e già mi pento di questa insinuazione contro la fedeltà di un uomo che emulerà Filemone e Bauci. (da una lettera a Gaetano Bonavenia da Napoli del 23 giugno 1878<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', pp. 135-136.</ref>) *{{NDR|Su [[Benevento]]}} Una delle più antiche e delle più gloriose città del Mezzogiorno<ref name="Napoli, N 1889, p. 492"/>. ==''Il ventre di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole [[Agostino Depretis|Depretis]], il ventre di [[Napoli]]. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il [[Governo]] deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l<nowiki>'</nowiki>''altra parte''; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e ''quanto renda il lotto''. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro? ===Citazioni=== *Napoli è il paese dove meno costa l'opera tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura; una lira, venticinque soldi, al più, trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli, è la meglio vestita d'Italia: che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i migliori guanti. (pp.&nbsp;11–12) *Ascoltate un poco, quando una operaia napoletana nomina i suoi figli. Dice: le ''creature'', e lo dice con tanta dolcezza malinconica, con tanta materna pietà, con un [[amor materno|amore]] così doloroso, che vi par di conoscere tutta, acutamente, la intensità della miseria napoletana. (p.&nbsp;13) *Credete che al napoletano basti la [[Madonna]] del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi alla Vergine, e non sono tutti. Quattro o cinque tengono il primato. Quando una napoletana è ammalata o corre un grave pericolo, uno dei suoi, si vota a una di queste Madonne. Dopo scioglie il voto, portandone il vestito, un abito nuovo, benedetto in chiesa, che non si deve smettere, se non quando è logoro. Per l'Addolorata il vestito è nero, coi nastri bianchi; per la Madonna del Carmine, è color pulce coi nastri bianchi; per l'Immacolata Concezione, bianco coi nastri azzurri; per la Madonna della Saletta, bianco coi nastri rosa. Quando non hanno i danari per farsi il vestito, si fanno il grembiule; quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa.<br />E il sacro si mescola al profano. Per aver marito, bisogna fare la novena a san Giovanni, nove sere, a mezzanotte, fuori un balcone, e pregare con certe antifone speciali. (p.&nbsp;18) *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il [[lotto]] è l'acquavite di Napoli. (p.&nbsp;22) *E, in ultimo, sapete che è accaduto? Che il popolo, non potendo abitare il Rettifilo, di cui le pigioni sono molto care, non avendo le traverse a sua disposizione, non avendo delle ''vere case del popolo'', è stato respinto, respinto, dietro il paravento! Così si è accalcato molto più di prima; così il Censimento potrebbe dirvi che tutta la facciata del Rettifilo, è poco abitata, e tutto ciò che è dietro, disgraziatamente, è abitato più di prima; che dove erano otto persone, ora sono dodici; che lo spazio è diminuito e le persone sono cresciute; che il Rettifilo, infine, ha fatto al popolo napoletano più male che bene! (pp.&nbsp;40–41) *Quel che si è fatto a Nizza e a Montecarlo, ha formato la fortuna di tutta la Cornice da Mentone a Hyères quel che si è fatto al Cairo, ha formato la fortuna di tutto l'Egitto: sia, sia, questa opera buona, questa opera santa, e in questo paese così bello e così povero, così affascinante e così pieno di miseria, in questo paese così delizioso e dove si muore di fame, in questo paese dall'incanto indicibile, si dia alla industria del forestiero la forma larga, felice, fortunata, che porti, a Napoli, il solo modo di far vivere centinaia di migliaia di persone! (p.&nbsp;46) *Un cattivo odore di stantio, di cose antiche e consunte, tenute troppo tempo chiuse e tirate fuori, si è diffuso nell'aria che respiriamo, da qualche giorno. Nei primi comizî, nei primi proclami, con una certa finzione di serietà, anche, son venuti fuori dagli armadi sgangherati della rettorica amministrativa: il partito ''clerico-borbonico'', il partito ''clerico-moderato'', il partito ''socialistoide'', il partito ''anarcoide'' e, persino, guarda, guarda, quella consumatissima cosa che è il partito ''liberale''. (p.&nbsp;58) *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! (pp.&nbsp;59–60) ==''La ballerina''== ===[[Incipit]]=== Carmela Minino, in piedi presso il cassettone, macchinalmente, contò ancora una volta il denaro che teneva chiuso nello sdrucito piccolo portafogli: e vi trovò sempre le medesime diciotto lire, tre biglietti da cinque e tre biglietti da una lira che vi erano il giorno prima e la settimana prima. Si cavò di tasca il portamonete che portava addosso, quando usciva e dove riponeva i pochi spiccioli per pagare l'omnibus, per pagare la sedia, alla messa, per bere un bicchier d'acqua: vi pescò sette soldi. E con un atto puerile e triste guardò desolata e ansiosa intorno, quasi che dalle nude pareti della sua stanza, dai poveri mobili strettamente necessarii potesse uscire, fantasticamente, qualche immaginaria somma di denaro che venisse ad aumentare il suo così insufficiente capitaletto. ===Citazioni=== *Ella sorrideva dagli occhi e dalle labbra, danzando, mentre il suo corpo pieghevole si arrotondava allo slancio lievissimo: ella danzava, senza che mai quel sorriso, quel lampeggio degli occhi venissero meno, per la fatica: ella danzava, così, come se null'altro ella fosse venuta a fare, sulla terra. E veramente, la sua irresistibile perizia, veramente la delizia di quella danza facevano delirare le platee: e dal loggione dove il popolo si ammassava nelle serate classiche alle poltrone d'orchestra dove si raccoglieva la nobiltà napoletana, il nome di [[Amina Boschetti]] era acclamato come quello di una trionfatrice. La coprivano di fiori, di doni, di gioielli: le offrivano i loro cuori e le loro fortune: ed ella tutto accoglieva, sorvolando su tutto, sapendo che i fiori, i gioielli, i cuori, le fortune, erano fatti per lei, perché i suoi piedini calzati dalle fini scarpette di raso rosa vi facessero in mezzo una gaia danza. (Vol. I, pp. 55-57) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Addio, Amore!''=== Lunga distesa, immobile sotto la bianca coltre del letto, con le braccia prosciolte e le mani aperte, con la bruna testa inclinata sopra una spalla, con un soffio impercettibile di respiro, ''Anna'' pareva dormisse da due ore, immersa nel profondo abbandono del sonno giovanile. Sua sorella Laura, che dormiva in un secondo candido lettino da fanciulla, all'altro capo della vasta stanza, aveva quella sera molto prolungata la sua solita lettura notturna, con cui sfuggiva alla conversazione ultima della giornata, fra sorelle. Ma appena l'ombra della lunga e fredda notte d'inverno aveva avvolto le cose e le persone della camera delle due fanciulle, Anna aveva schiuso gli occhi e li teneva fissi, sbarrati sul letto di laura, il cui biancore appariva confusamente, anche nell'oscurità. ===''All'erta, sentinella''=== Nella luminosa e calda ora pomeridiana, il paesaggio napoletano aveva dormito assai, deserto, silenzioso, immobile sotto il leonino sole di agosto. Nella lunga siesta, da mezzogiorno alle quattro, nessuna ombra d'uomo si era veduta, apparendo e sparendo, sulla gran pianura verde dei Bagnoli; sulla larga via bianca, a sinistra, che viene da Posillipo, rasentando l'ultimo spalto di quella collina che è anche un capo, larga via che è la delizia di quanti amano Napoli, stranieri e indigeni, non una carrozza, non un carretto; non una carrozza, non un carretto sulla dritta via, chiamata di Fuorigrotta, e che ai Bagnoli trova il suo primo angolo, voltando per andare a Pozzuoli, a Cuma, a Baia; non una nave sul mare, che sorpassasse il bellissimo capo di Posillipo, per andarsene lontano, linea nera filante, sormontata da un vago piumetto di fumo; non una vela bianca nel canale di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli. ===''Castigo''=== Un alto e tetro silenzio era nella stanza di Cesare Dias. Egli stava seduto nel seggiolone di cuoio bruno, teneva appoggiati i gomiti sulla grande scrivania di legno scolpito e le due mani gli nascondevano gli occhi e la fronte: si vedean solo i capelli un po' scomposti e le labbra pallidissime sotto i mustacchi disfatti. Fuori, la triste giornata invernale declinava e tetre si facevano le ombre nell'austera stanza, tetre intorno a quella immobile figura di uomo di cui, nell'alto silenzio, parea non si udisse neanche il respiro. ===''Cuore infermo''=== Finiva la giornata violenta e tormentosa. Dal mattino la terra bruciava sotto lo splendido sole di agosto, bruciava lentamente, consumando le sue sorgenti di vita e di freschezza, diventando gialla, smorta, arida; l'aria rimaneva senza moto, greve, infiammata, carica di profumi acri; i fiori dei giardini morivano, estenuati da quel lusso di calore, simili a coppe d'incenso dove fumano intensamente gli ultimi granelli votivi; le vigne vesuviane, basse, contorte, arse dal nero terreno vulcanico, arse dal sole esalavano un forte sentore di zolfo che saliva al cervello; dai terrazzi saliva un penetrante odore di asfalto liquefatto. ===''Dal vero''=== Di certo il fanciullo era bellissimo. Aveva gli occhi grandi ed azzurri, ma di quell'azzurro vero, leale che non diventa mai nero di sera; il bianco della cornea era anche irradiato da una tinta bluastra, cosa che faceva sembrare anche più grande la pupilla: i lumi della sala, riflettendosi in quegli occhi azzurri, vi accendevano una stella luccicante, una sola. Poi era biondo; non tendente al giallo, come la Gioconda di Leonardo da Vinci, né al fulvo, come la Maddalena del Tiziano, e nemmeno come dovette essere biondo il danese Amleto: quei capelli erano fini, lucidi, biondi e dolci alla vista, riposavano lo sguardo stanco da tante teste sfrontatamente brune. Quella testina originale, dal profilo abbozzato, dai lineamenti puri, dalla fronte serena, attirava il mio sguardo. ===''Ella non rispose''=== <div align=right>''«Roma, notte di maggio...''</div> «Non vi conosco: non mi conoscete. Non vi ho vista, mai. E vi vedrò, io, forse, mai? Voi, forse, non mi vedrete mai. Eppure la mia anima, inattesamente, si è legata, salda, alla vostra, in un vincolo tanto più tenace e stretto, in quanto che oscuro, fantastico e misterioso: e io sento di amarvi, con tutte le mie forze, come se il vostro volto di donna — siete voi giovane? bella? Non lo so: non vi conosco — come se questo volto chiuso nell'ombra, mi fosse seducentemente noto da mesi e da anni, come se il fascino della vostr'anima, da mesi e da anni si esercitasse su me e mi tenesse e mi avvincesse. ===''Fantasia''=== — Il fioretto di domani è questo — disse il predicatore, leggendo un cartellino: — Voi offrirete a Maria Vergine i sentimenti di rancore che avete nel cuore e abbraccerete la compagna di scuola, la maestra, la serva che credete di odiare.<br> Nella penombra della cappella vi fu un movimento tra le educande grandi e tra le maestre: le piccine non si mossero. Delle piccine qualcuna sonnecchiava, qualcuna sbadigliava dietro la manina: sui rotondi visetti si dilatava la contrazione della noia. ===''Fior di passione''=== Fulvio s'inchinò, prese dalla mano di Paola il gelato che ella, sorridendo dolcissimamente, gli porgeva, e le disse, guardandola negli occhi:<br> - Vi amo.<br> - Non dovete amarmi – mormorò lei, senza scomporsi, seguitando a sorridere.<br> - E perché?<br> - Perché ho marito – ribatté ella, ma placidamente.<br> - Non importa! ===''Gli amanti: pastelli''=== Donna Grazia scrive così, di questo suo amante:<br> La prima volta in cui Nino Stresa mi mancò di rispetto, fu in un ballo. Ero vestita di broccato bianco, quella sera: e il busto del vestito era sostenuto, sulle spalle, da due fascie di brillanti che formavano manica. Egli, Nino Stresa, mi cominciò a guardare, di lontano, poco dopo la mia apparizione nel ballo: e non potei più fare un movimento per passeggiare o per ballare, senza sentire il suo sguardo fermo sovra me. ===''I capelli di Sansone''=== Paolo Joanna andava e veniva per la stanza, vestendosi, straccamente, ancora tutto pieno di sonno. Sul suo letto disfatto stavano una quantità di giornali aperti e spiegazzati, cascavano dalla sponda, giacevano sul tappetino miserabile, erano quelli della sera innanzi, su cui si era addormentato, su cui si era arrotolato, dormendo: quelli della mattina, ancora chiusi dalle fascette multicolori erano deposti sul vecchio tavolino da notte, accanto a una tazza da caffè — e attratte dal fondiccio melmoso del caffè, dove lo zucchero si liquefaceva, le mosche vi ronzavano attorno — e un sottile odore d'inchiostro di stamperia fluttuava nell'aria. ===''Il paese di cuccagna''=== Dopo mezzogiorno il sole penetrò nella piazzetta dei Banchi Nuovi, allargandosi dalla litografia Cardone alla farmacia Cappa e di là si venne allungando, risalendo tutta la strada di Santa Chiara, dando una insolita gaiezza di luce a quella via che conserva sempre, anche nelle ore di maggior movimento, un gelido aspetto fra claustrale e scolastico. Ma il gran movimento mattinale di via Santa Chiara, delle persone che scendono dai quartieri settentrionali della città, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e se ne vanno ai quartieri bassi di Porto, Pendino e Mercato, o viceversa, dopo il mezzogiorno andava lentamente decrescendo; l'andirivieni delle carrozze, dei carri, dei venditori ambulanti, cessava: era un continuo scantonare per il Chiostro di Santa Chiara, per il vicolo Foglia, verso la viuzza di Mezzocannone, verso il Gesù Nuovo, verso San Giovanni Maggiore. Presto, la gaiezza del sole illuminò una via oramai solitaria. ===''Il romanzo della fanciulla''=== Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell'abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un'anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del ''Pungolo'' era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine. ===''L'infedele''=== Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza famigliare e il decoro del nome Herz: qui si era ammogliato con una italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel temperamento e nel carattere. ===''La mano tagliata''=== Tutto chiuso nella preziosa pelliccia di lontra, fumando una fine e odorosa sigaretta russa, Roberto Alimena guardava distrattamente il facchino dalla blusa azzurra che, ritto nel compartimento di prima classe, collocava pazientemente sulla reticella i bagagli eleganti e ricchi del giovane viaggiatore, le valigie, i sacchi da viaggio, i portamantelli, le borsette di cuoio dalle cifre di argento: ''R. A''. ===''La moglie di un grand'uomo''=== Vi era una volta una fanciulla — ohimè quante ve ne furono e quante ve ne sono! — una fanciulla che doveva pacificamente sposare un giovanotto. Costui era un bravo ragazzo, negoziante all'ingrosso di spirito e di zucchero; i suoi buoni amici dicevano che del primo non gliene rimaneva mai in deposito e del secondo troppo, volendo significare, con una ignobile freddura, che era buono e stupido. ===''La virtù di Checchina''=== Venne ad aprire Susanna, la serva. Portava un vestito di lanetta bigia, stinto, rimboccato sui fianchi, lasciando vedere una sottana frusta di cotonina scura; il grembiule di tela grossa era cosparso di macchie untuose; teneva in mano uno strofinaccio puzzolente. Entrando, Isolina fece una smorfia di disgusto.<br /> – C'è Checchina? – chiese.<br /> – C'è – rispose Susanna, stringendo le sue labbra sottili di beghina.<br /> – E che fa?<br /> – Stiamo ripulendo i mobili, col petrolio.<br /> – Volevo dire che si sentiva questo puzzo! E non ci pigliate una malattia, voi?<br /> – Il puzzo del petrolio non fa male. ===''Le amanti''=== ====''La grande fiamma''==== Nell'ora tarda della sera, partita l'ultima persona amica o indifferente, per la quale essa provava l'orgogliosa e invincibile necessità di mentire, chiuse tutte le porte ermeticamente, piombata la casa nel profondo silenzio notturno, interrogate con lo sguardo sospettoso fin le fantastiche penombre della sua stanza solitaria, dove sola vivente era una pia lampada consumantesi innanzi a una sacra immagine, prosciolto il suo spirito dall'obbligo della bugia e le sue labbra dall'obbligo del sorriso, ella si lasciava abbruciare dalla grande fiamma. ====''Tramontando il sole''==== - Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra – disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.<br> - Oh Anna, ma io lo conosco! – esclamò Clara Lieti, vivacemente, stendendogli la mano con un atto famigliare.<br> - Veramente? E come? – soggiunse Anna, con quel falso interesse mondano, che copre di amabilità la perfetta indifferenza.<br> - Da vari anni.... da moltissimi anni.... da un numero infinito di anni, lo conosco – e Clara finì con una risatina squillante. ====''L'amante sciocca''==== Paolo Spada aspettava la sua nuova innamorata, con una vivace curiosità mescolata a una certa tenerezza piena d'indulgenza e a movimenti improvvisi e insoliti di buon umore. Egli aveva realizzato, finalmente, dopo alcuni anni vissuti fra i tormentosi piaceri di amori inconsciamente complicati, dopo aver adorato delle bizzarre e inquietanti creature che eran tali, naturalmente, o che si affrettavano a diventare bizzarre e inquietanti al suo contatto, dopo essere stato adorato nelle forme più turbolenti, più folli e più tetre dalle medesime creature, finalmente, egli aveva realizzato un suo antico desiderio: desiderio fluttuante sempre in quell'anima, ora sommersa in fondo al naufragio di qualche stravagante passione, ora galleggiante sul mare cheto che segue le tempeste, il desiderio, cioè, di amare una donna semplice e di esserne amato. ====''Sogno di una notte d'estate''==== Massimo era solo. L'amico d'infanzia, non veduto da anni e poi incontrato improvvisamente per la via, dopo il lieto riconoscimento era venuto, alle sette, a pranzare in casa di Massimo. E costui che trascinava pesantemente il fardello di un'estate cittadina, mentre tutti gli altri anni era partito nel mese di giugno, si riprometteva una buona serata di ricordi, in compagnia dell'amico ritrovato. ===''Leggende napoletane''=== *Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l'uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi le bianchezze immacolate della neve che dànno la vertigine del candore; mancano le rocce aspre, brulle, dai profili duri ed energici; manca il mare livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli ''elfi'' a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici ''walkirie'', innamorate degli uomini; non compaiono al limitare dei boschi le ''roussalke'' bellissime; qui non battono i panni umidi le maledette lavandaie, perfide allettatrici del viandante; il folletto ''kelpis'' non salta in groppa al cavaliere smarrito. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;3) *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;4) *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. (da ''Virgilio'', p. 9) *Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle sue alghe. Di notte il palazzo diventa nero, intensamente nero; si serena il cielo sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei boschetti escono canti malinconici d'amore e le monotone note del mandolino: il palazzo rimane cupo e sotto le sue {{sic|vôlte}} fragoreggia l’onda marina. Ogni tanto par di vedere un lumicino passare lentamente nelle sale e fantastiche ombre disegnarsi nel vano delle finestre: ma non fanno paura. (da ''Il palazzo [[Palazzo Donn'Anna|dogn'Anna]]'', in ''Leggende napoletane'', Perino, Roma, 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/73 pp. 69-70]) *Là, dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere {{sic|roccie}} che sono le inattaccabili fondamenta del [[Castel dell'Ovo|Castello dell'Ovo]], dove lo sguardo malinconico del pensatore {{sic|scuopre}} un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni almeno prima la nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata [[Isolotto di Megaride|Megaride]] o Megara che significa grande nell'idioma di Grecia. Quel pezzo di terra s'era staccato dalla riva di Platamonia, ma non s'era allontanato di molto: e quasi che il fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per le onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di fiorranci il colle, così l'isola fioriva tutta in mezzo al mare come un gigantesco gruppo di fiori che la natura vi facesse sorgere, come un altare elevato a Flora, la olezzante dea. Nelle notti estive dall'isola partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed {{sic|inebbriante}}; onde il viatore della riva, colpito dal rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e le coppie di amanti cui era bello errare abbracciati sulla spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti, dalle Nereidi e dalle Driadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale sotto il raggio lunare, sempre colorita, sempre serena, sempre profumata. Era divina, poiché gli dei l'abitavano. (da ''Megaride'', 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/167 pp. 163-164]) *Pensa, o poetica amica, al felice connubio dell'arte con la natura, pensa alla celeste armonia fra l'uomo che crea ed il mondo da lui creato, pensa alla città che sarà bella e buona, tutta bianca e colorita dal sole, senza macchie, senza cenci: oh, allora, allora! O lontano avvenire, o giorno splendido che come quello di Faust meriteresti di essere fermato... (da ''La leggenda dell'avvenire'', p.&nbsp;46) ===''Nel paese di Gesù''=== <div align=right>''In mare''.</div> Un giorno, un'ora, un minuto prima della partenza, tutto il febbrile entusiasmo di chi parte si dilegua. L'egoistico ardore con cui si son fatti i preparativi del viaggio, la gaia fretta che par quasi quella del prigioniero cui sorrida, ineffabile, la libertà imminente, quel vivo sogno interiore che rende un po' folli gli occhi di colui che deve andar via, tutto svanisce, lasciando al suo posto un dubbio freddo e sterile, una sottile e opprimente angoscia. ===''O Giovannino, o la morte''=== Alle dieci e mezzo di quella domenica, il sagrestano della parrocchia dei Ss. Apostoli uscì sulla porta dell'antica chiesa napoletana e cominciò ad agitare vivamente un grosso e stridulo campanello di argento. Il sagrestano, appoggiato allo stipite della pesante vecchia porta di quercia, scrollava il campanello a trilli, a distesa, continuamente: serviva per avvertire i fedeli di via Gerolomini, del vico Grotta della Marra in Vertecoeli, della piazza Ss. Apostoli, delle Gradelle, che fra poco sarebbe cominciata nella chiesa dei Ss. Apostoli la messa cantata, la funzione grande di Pentecoste. ===''Pagina azzurra''=== Infine, quando tu sei partita per Castellamare, la tua, diciam così, attrezzeria, era completa. Non hai dimenticato nulla qui, tranne due o tre disgraziati condannati alla città forzata e che sospirano dietro le tue {{sic|treccie}} bionde, scomparse per la linea di Napoli—Castellamare. Rassicurati dunque. Tutto parte con te. Abbiamo fatto insieme uno dei nostri allegri inventari: nulla mancava. ===''Piccole anime''=== ====''Una fioraia''==== <div align=right>''Date lilia......''</div> La bimba camminava lentamente, rasentando il muro, per la via stretta e tortuosa dei Mercanti. Ella non guardava nelle botteghe, non alzava gli occhi a quella lunga striscia di cielo che appariva fra le alte case, non guardava neppure dinnanzi a sé. Guardava le pietre, come se le contasse. Camminava, senza curarsi del fango del selciato, degli urtoni che le davano, di qualche rara carrozza che passava. ====''Giuochi''==== Era una grande casa di provincia, con un portone sempre chiuso, quello nobile, pei signori, che vi davano un forte picchio col battente — e un portone sempre spalancato, quello dove passavano i carri di grano, di vino, di carbone, di pasta. Sopra, gli stanzoni vasti, alti di soffitto, con le travi foderate di carta fiorata, coi muri dipinti di giallo chiaro o di lilla pallido. ====''Canituccia''==== Nella penombra, seduta sulla panca di legno, sotto la cappa nera ed ampia dei focolare, Pasqualina, con le mani sotto il grembiule, recitava il rosario. Non si udiva che il pissi pissi delle labbra sibilanti le preghiere. La cucina tutta affumicata, con la larga tavola di legno verde-bruno, con la madia oscura, con le sedie a spalliera dipinta, senza un punto luminoso, s'immergeva nella notte. Il fuoco, semispento, covava sotto la cenere. ====''Profili''==== Ella porta quel poetico e soave nome che Leopardi ha amato: Nerina. E in tutta la persona di questa fanciulletta alta e sottile è diffuso un mite riflesso di poesia. La mollezza dei capelli castagni, abbandonata in lunghe anella sulle spalle, lascia libera una fronte larga, bianca e spirituale: fronte pensierosa, come i grandi occhi bruni, egiziani; occhi limpidi e profondi, pieni di calma, a cui un principio di miopìa dà, talvolta, una incertezza come di sogno, o una finezza elegante di sguardo. ====''Alla scuola''==== Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l'essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva. A casa, qualcuna di noi aveva la povertà, quasi tutte una miseria decente — e chi un fratello ebete, chi un padre paralizzato, chi una matrigna tormentatrice, qualche piaga celata con cura, qualche vergogna nascosta con una nobile pietà, qualche infelicità, qualche ingiustizia del destino, a cui la rassegnazione era completa. ====''Nebulose''==== Sulla via che si allunga, diritta, quasi interminabile, sotto i pioppi, camminavano lentamente i due amanti che non si amavano. Lasciavano alle spalle un tramonto di viola: andavano verso un tramonto di un grigio tenue delicatissimo. Ella si trascinava stanca e svogliata, facendo strisciare nella polvere la punta del suo ombrellino, trattenuto mollemente dalle dita: lo sguardo aveva la sola espressione di una grande lassezza. ====''La moda''==== È utile qui dire, che nessun bimbo può essere assolutamente brutto; che nessun bimbo ispira una completa ripugnanza. Se sono malaticci, hanno la dolcezza di una malattia; se sono rachitici, hanno la malinconia attraente di un corpo condannato; se sono precoci, hanno quel sapore strano e acre delle piccole anime, già troppo grandi. Infine potranno avere il naso camuso o gli occhi piccoli o la bocca grande — ma avranno sempre qualche cosa bella: o la guancia rotonda o la delicatezza della pelle o la morbidezza dei capelli, o avranno, nello insieme, tanta grazia soave, tanta freschezza, tanta gioventù che vale come bellezza. ====''Perdizione''==== Mentre la bionda mammina placidamente ricamava un orlo di camiciuola e Mario, seduto sul tappeto, intagliava certi soldatini dipinti di rosso e di azzurro sulla carta, entrò improvvisamente il giovane padre, tutto allegro:<br> — Su, Mario, su fantoccetto mio, fatti vestire da mammina ed usciamo: ti conduco a spasso. ====''Gli spostati''==== Suo padre è un giornalista, sua madre una maestra di lingue straniere. Il bimbo ha otto anni, ma pare che ne abbia dodici per le strane cose che sa, per le singolari risposte che dà. Egli è già stato a [[Venezia]], a [[Firenze]], a [[Napoli]], non gli resta più nessuna impressione di paesaggio per la sua gioventù: egli si stringe nelle spalle quando gli nominano il Vesuvio o la gondola. ====''Salvazione''==== Dopo il forte momento della passione — nelle placide ore di conversazione, quando le confidenze sgorgano, in una espansione spontanea, quando l'intimità sa essere amichevole e amorosa, Flavia parlava volentieri dell'infanzia propria, di quel giocondo tempo, tutto sole, tutto baci, tutto confetti. Questi ricordi la esaltavano, e come se sognasse, guardando lontano, con la voce tremante di emozione, narrava ancora di quante dolcezze l'aveva circondata l'amore materno. ===''Storia di due anime''=== La bottega dei santi era la penultima della piccola via bassa e oscura, che sinuosamente lega la piazza grande di santa Maria la Nova alla piazzetta di santa Maria dell'Aiuto: e godeva un po' d'aria, un po' di luce, sol perché, dirimpetto ad essa, le antiche e brune case del vecchio quartiere popolare cessavano e poco indietro si ergeva la chiesa della Madonna dell'Aiuto, avente, accanto, il portoncino della sua Congregazione di Spirito. ==Citazioni su Matilde Serao== *Che Matilde fosse una donna eccezionale – nel senso letterale di un'eccezione alle regole: la regola dell'ambiente italiano e quella del suo genere sessuale – se ne accorse perfino una signora snob come la scrittrice americana, ma europea per scelta e per gusto, [[Edith Wharton]], la pupilla di Henry James. Quando negli ultimi anni della Vecchia Europa, alla vigilia della Grande Guerra, la incontrò nell'elegante e selettivo salotto parigino di Madame Fitz-James, la Wharton non esitò a definirla nel suo diario «una donna tozza e grossa, rossa in faccia e sul collo», riconoscendo, però, che quando prendeva la parola era capace di raggiungere punte che l'americana cosmopolita e chic non aveva mai rilevato nei discorsi delle altre donne. ([[Elisabetta Rasy]]) *Di Roma non la interessavano i monumenti e le opere d'arte, ma la politica, la circolazione di idee e di denaro, la promessa di modernità. Anche se, rispetto alle altre emancipate dell'epoca, non solo le italiane, Matilde fu al tempo stesso più audace e più conservatrice. Non amava le suffragette, ma voleva essere indipendente; apprezzava gli uomini e i piaceri – e i tormenti – dell'amore, ma aveva il gusto degli affari e del denaro; non saltava un giorno di lavoro ma accettava con serenità le sue numerose maternità – come se in lei convivessero un uomo moderno e una donna all'antica. ([[Elisabetta Rasy]]) *La cultura e l'esperienza si fondevano in lei nello splendore della sua vigorosa intelligenza. ([[Edith Wharton]]) *La giovane Matilde non avrebbe ripetuto il genio ch'ebbe e quella sua, davvero scespiriana, ampiezza di visione se fosse vissuta altrove o altrove fosse nata all'arte. Il fenomeno più interessante, nell'arte di donna Matilde, è appunto questa sua facoltà di assorbire e di serbare, trasformandolo, il mondo esterno. In un'epoca nella quale non si conosceva ancora [[Marcel Proust]], ella poteva dire di sé: «Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.»<br>Non sapremmo immaginare, perciò, fuori di Napoli e di quella Napoli, la più verace e sincera Matilde Serao. Non è possibile staccarla dalle strade e dai vicoli della sua prima giovinezza. ([[Giovanni Artieri]]) *La Serao, nonostante le ambizioni proprie e la moda letteraria del suo tempo è, e resta, un grande poeta di Napoli. Nasce alla vita dell'arte come una creatura di Napoli, un suggerimento o una espansione della città. ([[Giovanni Artieri]]) *Matilde Serao fu il simbolo napoletano della rivoluzione femminile, lei che di certo [[femminismo|femminista]] non era, ma ugualmente esempio straordinario di scrittrice, imprenditrice, organizzatrice e madre insieme: potentissima fondatrice di giornali, ricercatrice di fondi, scrittrice inesauribile di romanzi e racconti, candidata al Nobel, scippatole da un'altra considerevole narratrice e figura di donna, [[Grazia Deledda]]. ([[Antonella Cilento]]) *Solo nel 1900 Matilde Serao, autrice di un galateo destinato alle donne in cui vi è una appendice per le care fanciulle, «Piccolo codice per le signorine» –, è molto assertiva nel precisare quando finisce l'infanzia: «Da dodici anni in poi si finisce di essere bimbe», a tredici si è «giovanette», a sedici «signorine» e a diciotto anni si è «presentate in società». ([[Simonetta Ulivieri]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Addio, Amore!]'', A. Barion Edit. Tip., Milano-Sesto S. Giovanni, 1927. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm All'erta, sentinella]'', Milano, Baldini e Castoldi, 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Castigo]'', Milano, Armando Curcio Editore, 1977. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Cuore infermo]'', Roma, Lucarini, 1988. ISBN 8870332446 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Dal vero]'', Perussia & Quadrio, Milano, 1879. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Ella non rispose]'', Milano, F.lli Treves, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fantasia]'', Firenze, A. Salani, stampa 1932. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fior di passione]'', Giuseppe Galli Editore, Milano, 1888. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Gli amanti: pastelli]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm I capelli di Sansone]'', casa editrice Madella, Sesto S. Giovanni [Milano], 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Il romanzo della fanciulla]'', Milano, Treves, 1893. *Matilde Serao, ''[https://www.google.it/books/edition/Il_ventre_di_Napoli/8SUADQAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=matilde+serao+ventre+di+Napoli&printsec=frontcover Il ventre di Napoli]'', Perrella, Napoli, 1906. *Matilde Serao, ''[https://archive.org/details/laballerina01serauoft/page/n2/mode/1up La ballerina]'', 2 voll, Cav. Niccolò Giannotta editore, Catania, 1899. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La mano tagliata]'', Firenze, A. Salani, 1912. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La moglie di un grand'uomo]'', Milano, Dott. R. Quintieri, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Le amanti: La grande fiamma, Tramontando il sole, L'amante sciocca, Sogno di una notte d'estate]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm L'infedele]'', Ditta Edit. Brigola di E. Brigola e G. Marco, Milano, 1897. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Leggende napoletane]'', Edizioni Bideri spa, Napoli, 1970. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Nel paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina]'', Milano, Treves, 1923. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm O Giovannino, o la morte]'', Edizioni e/o, Roma, 1995. ISBN 8876412476 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Pagina azzurra (Commedie borghesi)]'', Firenze, Casa editrice italiana, 1910. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Piccole anime]'', Milano, Libreria ed. Galli di C. Chiesa e F. Guindani, 1890. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Storia di due anime]'', in "[Opere di Matilde] Serao", a cura di Pietro Pancrazi, Milano, A. Garzanti, 1944. == Altri progetti== {{interprogetto}} {{Portale|donne}} {{DEFAULTSORT:Serao, Matilde}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] 2i2hfuvbbkiasg4s7hn8j5dtu9k1fxp 1218028 1218026 2022-07-20T17:38:53Z Sun-crops 10277 nuovo link in bibliografia, +1 wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[File:Matilde Serao.jpg|thumb|Matilde Serao]] '''Matilde Serao''' (1856 – 1927), scrittrice e giornalista italiana. ==Citazioni di Matilde Serao== *Attraverso tutta la {{sic|rettorica}} delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare, che sarà poi il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e colla loro topografia i vicoli sordidi e lugubri, dove si annida in Napoli l'onta, la corruzione, la morte: piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere, che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di veder molto, di veder tutto: piccola verità, dirò così esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è verità, ma che è uno spiraglio di luce attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda, che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, a tutta quanta la verità com'è, nuda, schietta, tutta piena di strazio, ma non senza conforto. (da un articolo necrologico del 1891.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''La letteratura della nuova Italia, Saggi critici'', vol. IV, Giuseppe Laterza & Figli, Bari, 1922<sup>2</sup> riveduta, p. 316.</</ref>) *Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.<ref>Citato in [[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980, p. 124.</ref> *Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell'aria; in fondo al burrone canta il torrente; sotto le felci canta il ruscello ... Si ascende sempre, fra il silenzio, fra la boscaglia fitta, per un'ampia via ... Tacciono le voci umane ... Non v'è che questa foresta, immensa, sconfinata: solo quest'alta vegetazione esiste. Siamo lontani per centinaia di miglia dall'abitato: forse il mondo è morto dietro di noi. Ma ad un tratto, tra la taciturnà serena di questa boscaglia, un che di bianco traspare tra le altezze dei faggi. Questa è Ferdinandea. (dal ''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886) *Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco secondo]]. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità , colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone.<ref>Da ''Il re di Napoli'', in ''Il Mattino'' del 29 dicembre 1894; citato in Gigi di Fiore, ''L'ultimo re di Napoli. {{small|L’esilio di Francesco II di Borbone nell’Italia dei Savoia}}'', UTET, 2018, [https://books.google.it/books?id=GkttDwAAQBAJ&lpg=PT287&dq=it&pg=PT287#v=onepage&q&f=false p. 287]. ISBN 978-88-511-6521-5</ref> *I gusti sono differenti. Vi è chi, leggendo il giornale, si diletta nei brillanti paradossi dell'articolo di fondo, seguendone mentalmente le evoluzioni: molti frequentano l'appendice, pianterreno lugubre e sanguinoso, dove si commettono, sera per sera, i più atroci delitti: alcuni scelgono la cronaca ''interna'' dove leggono importantissimi fatti avvenuti nell'Uraguay, a [[Capracotta]] o a Roccacannuccia; altri prediligono i telegrammi particolari, tanto particolari che talvolta i fili del telegrafo non ne hanno saputo nulla: non mancano, infine, gli amatori della quarta pagina. (da ''Estratto dello stato civile'', in ''Dal vero'') *{{NDR|Scrivendo a un amico poco dopo il suo arrivo a Roma}} Io sto bene come salute fisica, come salute morale sono in un periodo di produzione febbrile da far paura: scrivo dappertutto e di tutto con audacia unica, conquisto il mio posto a forza di urti, di gomitate, col fitto e ardente desiderio di arrivare, senza avere nessuno che mi aiuti o quasi nessuno. Ma tu sai che io non do ascolto alle debolezze del mio sesso e tiro avanti per la vita come se fossi un giovanotto».<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, pp. 169-170.</ref> *Ma il ponente, si sa, serve a cullare col suo rombo il paesaggio napoletano che dorme, è la canzone che concilia il sonno delle persone, delle case e degli alberi.<ref>Da ''All'erta, sentinella!'', Galli, Milano, 1896, p. 2.</ref> *{{NDR|Rispondendo ai colleghi del ''Corriere di Napoli'' che, stupiti dalla sua decisione, le chiedevano i motivi del suo trasferimento a Roma}} Nient'altro che scrivere. Questo è il mio mestiere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte.<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 170.</ref> *Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come [[Benevento]]. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell'antica grandezza.<ref name="Napoli, N 1889, p. 492">da ''Corriere di Napoli'', N.° 226, anno XVIII; citato in Almerico Meomartini, ''I monumenti e le opere d'arte di Benevento'', 1889, p. 492.</ref> *Qui e la spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non è dunque questo Ferdinandea? No, questo è [[Pazzano]]: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell'aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere. (agosto 1883) {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}} *Romba, romba il [[Vesuvio]], proprio su noi, proprio su tutti noi: alto è l'incendio del cratere, oramai, nella sera che discende; si erge, spaventosa, innanzi a noi, la duplice massa bruna e mostruosa delle due lave immote: ardono, esse, profondamente, le lave; e, intanto, una pazzia è nelle persone, popolani, contadini, signori, indigeni, napoletani, stranieri, come una tragica gazzarra è intorno a quel paesaggio di tragedia, fra il pericolo appena scongiurato di questa notte, e il pericolo imminente di domani! (da ''Il giorno'', 1906; ora in ''Sterminator Vesevo. Diario dell'eruzione aprile 1906'', 1910) *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. Non per te, lo so, e già mi pento di questa insinuazione contro la fedeltà di un uomo che emulerà Filemone e Bauci. (da una lettera a Gaetano Bonavenia da Napoli del 23 giugno 1878<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', pp. 135-136.</ref>) *{{NDR|Su [[Benevento]]}} Una delle più antiche e delle più gloriose città del Mezzogiorno<ref name="Napoli, N 1889, p. 492"/>. ==''Il ventre di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole [[Agostino Depretis|Depretis]], il ventre di [[Napoli]]. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il [[Governo]] deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l<nowiki>'</nowiki>''altra parte''; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e ''quanto renda il lotto''. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro? ===Citazioni=== *Napoli è il paese dove meno costa l'opera tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura; una lira, venticinque soldi, al più, trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli, è la meglio vestita d'Italia: che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i migliori guanti. (pp.&nbsp;11–12) *Ascoltate un poco, quando una operaia napoletana nomina i suoi figli. Dice: le ''creature'', e lo dice con tanta dolcezza malinconica, con tanta materna pietà, con un [[amor materno|amore]] così doloroso, che vi par di conoscere tutta, acutamente, la intensità della miseria napoletana. (p.&nbsp;13) *Credete che al napoletano basti la [[Madonna]] del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi alla Vergine, e non sono tutti. Quattro o cinque tengono il primato. Quando una napoletana è ammalata o corre un grave pericolo, uno dei suoi, si vota a una di queste Madonne. Dopo scioglie il voto, portandone il vestito, un abito nuovo, benedetto in chiesa, che non si deve smettere, se non quando è logoro. Per l'Addolorata il vestito è nero, coi nastri bianchi; per la Madonna del Carmine, è color pulce coi nastri bianchi; per l'Immacolata Concezione, bianco coi nastri azzurri; per la Madonna della Saletta, bianco coi nastri rosa. Quando non hanno i danari per farsi il vestito, si fanno il grembiule; quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa.<br />E il sacro si mescola al profano. Per aver marito, bisogna fare la novena a san Giovanni, nove sere, a mezzanotte, fuori un balcone, e pregare con certe antifone speciali. (p.&nbsp;18) *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il [[lotto]] è l'acquavite di Napoli. (p.&nbsp;22) *La massima golosità è il ''[[Zuppa di soffritto|soffritto]]'': dei ritagli di carne di maiale cotti con olio, pomidoro, peperone rosso, condensati, che formano una catasta rossa, bellissima all'occhio, da cui si tagliano delle fette: costano cinque soldi. In bocca, sembra dinamite. (1906, p. 29) *E, in ultimo, sapete che è accaduto? Che il popolo, non potendo abitare il Rettifilo, di cui le pigioni sono molto care, non avendo le traverse a sua disposizione, non avendo delle ''vere case del popolo'', è stato respinto, respinto, dietro il paravento! Così si è accalcato molto più di prima; così il Censimento potrebbe dirvi che tutta la facciata del Rettifilo, è poco abitata, e tutto ciò che è dietro, disgraziatamente, è abitato più di prima; che dove erano otto persone, ora sono dodici; che lo spazio è diminuito e le persone sono cresciute; che il Rettifilo, infine, ha fatto al popolo napoletano più male che bene! (pp.&nbsp;40–41) *Quel che si è fatto a Nizza e a Montecarlo, ha formato la fortuna di tutta la Cornice da Mentone a Hyères quel che si è fatto al Cairo, ha formato la fortuna di tutto l'Egitto: sia, sia, questa opera buona, questa opera santa, e in questo paese così bello e così povero, così affascinante e così pieno di miseria, in questo paese così delizioso e dove si muore di fame, in questo paese dall'incanto indicibile, si dia alla industria del forestiero la forma larga, felice, fortunata, che porti, a Napoli, il solo modo di far vivere centinaia di migliaia di persone! (p.&nbsp;46) *Un cattivo odore di stantio, di cose antiche e consunte, tenute troppo tempo chiuse e tirate fuori, si è diffuso nell'aria che respiriamo, da qualche giorno. Nei primi comizî, nei primi proclami, con una certa finzione di serietà, anche, son venuti fuori dagli armadi sgangherati della rettorica amministrativa: il partito ''clerico-borbonico'', il partito ''clerico-moderato'', il partito ''socialistoide'', il partito ''anarcoide'' e, persino, guarda, guarda, quella consumatissima cosa che è il partito ''liberale''. (p.&nbsp;58) *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! (pp.&nbsp;59–60) ==''La ballerina''== ===[[Incipit]]=== Carmela Minino, in piedi presso il cassettone, macchinalmente, contò ancora una volta il denaro che teneva chiuso nello sdrucito piccolo portafogli: e vi trovò sempre le medesime diciotto lire, tre biglietti da cinque e tre biglietti da una lira che vi erano il giorno prima e la settimana prima. Si cavò di tasca il portamonete che portava addosso, quando usciva e dove riponeva i pochi spiccioli per pagare l'omnibus, per pagare la sedia, alla messa, per bere un bicchier d'acqua: vi pescò sette soldi. E con un atto puerile e triste guardò desolata e ansiosa intorno, quasi che dalle nude pareti della sua stanza, dai poveri mobili strettamente necessarii potesse uscire, fantasticamente, qualche immaginaria somma di denaro che venisse ad aumentare il suo così insufficiente capitaletto. ===Citazioni=== *Ella sorrideva dagli occhi e dalle labbra, danzando, mentre il suo corpo pieghevole si arrotondava allo slancio lievissimo: ella danzava, senza che mai quel sorriso, quel lampeggio degli occhi venissero meno, per la fatica: ella danzava, così, come se null'altro ella fosse venuta a fare, sulla terra. E veramente, la sua irresistibile perizia, veramente la delizia di quella danza facevano delirare le platee: e dal loggione dove il popolo si ammassava nelle serate classiche alle poltrone d'orchestra dove si raccoglieva la nobiltà napoletana, il nome di [[Amina Boschetti]] era acclamato come quello di una trionfatrice. La coprivano di fiori, di doni, di gioielli: le offrivano i loro cuori e le loro fortune: ed ella tutto accoglieva, sorvolando su tutto, sapendo che i fiori, i gioielli, i cuori, le fortune, erano fatti per lei, perché i suoi piedini calzati dalle fini scarpette di raso rosa vi facessero in mezzo una gaia danza. (Vol. I, pp. 55-57) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Addio, Amore!''=== Lunga distesa, immobile sotto la bianca coltre del letto, con le braccia prosciolte e le mani aperte, con la bruna testa inclinata sopra una spalla, con un soffio impercettibile di respiro, ''Anna'' pareva dormisse da due ore, immersa nel profondo abbandono del sonno giovanile. Sua sorella Laura, che dormiva in un secondo candido lettino da fanciulla, all'altro capo della vasta stanza, aveva quella sera molto prolungata la sua solita lettura notturna, con cui sfuggiva alla conversazione ultima della giornata, fra sorelle. Ma appena l'ombra della lunga e fredda notte d'inverno aveva avvolto le cose e le persone della camera delle due fanciulle, Anna aveva schiuso gli occhi e li teneva fissi, sbarrati sul letto di laura, il cui biancore appariva confusamente, anche nell'oscurità. ===''All'erta, sentinella''=== Nella luminosa e calda ora pomeridiana, il paesaggio napoletano aveva dormito assai, deserto, silenzioso, immobile sotto il leonino sole di agosto. Nella lunga siesta, da mezzogiorno alle quattro, nessuna ombra d'uomo si era veduta, apparendo e sparendo, sulla gran pianura verde dei Bagnoli; sulla larga via bianca, a sinistra, che viene da Posillipo, rasentando l'ultimo spalto di quella collina che è anche un capo, larga via che è la delizia di quanti amano Napoli, stranieri e indigeni, non una carrozza, non un carretto; non una carrozza, non un carretto sulla dritta via, chiamata di Fuorigrotta, e che ai Bagnoli trova il suo primo angolo, voltando per andare a Pozzuoli, a Cuma, a Baia; non una nave sul mare, che sorpassasse il bellissimo capo di Posillipo, per andarsene lontano, linea nera filante, sormontata da un vago piumetto di fumo; non una vela bianca nel canale di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli. ===''Castigo''=== Un alto e tetro silenzio era nella stanza di Cesare Dias. Egli stava seduto nel seggiolone di cuoio bruno, teneva appoggiati i gomiti sulla grande scrivania di legno scolpito e le due mani gli nascondevano gli occhi e la fronte: si vedean solo i capelli un po' scomposti e le labbra pallidissime sotto i mustacchi disfatti. Fuori, la triste giornata invernale declinava e tetre si facevano le ombre nell'austera stanza, tetre intorno a quella immobile figura di uomo di cui, nell'alto silenzio, parea non si udisse neanche il respiro. ===''Cuore infermo''=== Finiva la giornata violenta e tormentosa. Dal mattino la terra bruciava sotto lo splendido sole di agosto, bruciava lentamente, consumando le sue sorgenti di vita e di freschezza, diventando gialla, smorta, arida; l'aria rimaneva senza moto, greve, infiammata, carica di profumi acri; i fiori dei giardini morivano, estenuati da quel lusso di calore, simili a coppe d'incenso dove fumano intensamente gli ultimi granelli votivi; le vigne vesuviane, basse, contorte, arse dal nero terreno vulcanico, arse dal sole esalavano un forte sentore di zolfo che saliva al cervello; dai terrazzi saliva un penetrante odore di asfalto liquefatto. ===''Dal vero''=== Di certo il fanciullo era bellissimo. Aveva gli occhi grandi ed azzurri, ma di quell'azzurro vero, leale che non diventa mai nero di sera; il bianco della cornea era anche irradiato da una tinta bluastra, cosa che faceva sembrare anche più grande la pupilla: i lumi della sala, riflettendosi in quegli occhi azzurri, vi accendevano una stella luccicante, una sola. Poi era biondo; non tendente al giallo, come la Gioconda di Leonardo da Vinci, né al fulvo, come la Maddalena del Tiziano, e nemmeno come dovette essere biondo il danese Amleto: quei capelli erano fini, lucidi, biondi e dolci alla vista, riposavano lo sguardo stanco da tante teste sfrontatamente brune. Quella testina originale, dal profilo abbozzato, dai lineamenti puri, dalla fronte serena, attirava il mio sguardo. ===''Ella non rispose''=== <div align=right>''«Roma, notte di maggio...''</div> «Non vi conosco: non mi conoscete. Non vi ho vista, mai. E vi vedrò, io, forse, mai? Voi, forse, non mi vedrete mai. Eppure la mia anima, inattesamente, si è legata, salda, alla vostra, in un vincolo tanto più tenace e stretto, in quanto che oscuro, fantastico e misterioso: e io sento di amarvi, con tutte le mie forze, come se il vostro volto di donna — siete voi giovane? bella? Non lo so: non vi conosco — come se questo volto chiuso nell'ombra, mi fosse seducentemente noto da mesi e da anni, come se il fascino della vostr'anima, da mesi e da anni si esercitasse su me e mi tenesse e mi avvincesse. ===''Fantasia''=== — Il fioretto di domani è questo — disse il predicatore, leggendo un cartellino: — Voi offrirete a Maria Vergine i sentimenti di rancore che avete nel cuore e abbraccerete la compagna di scuola, la maestra, la serva che credete di odiare.<br> Nella penombra della cappella vi fu un movimento tra le educande grandi e tra le maestre: le piccine non si mossero. Delle piccine qualcuna sonnecchiava, qualcuna sbadigliava dietro la manina: sui rotondi visetti si dilatava la contrazione della noia. ===''Fior di passione''=== Fulvio s'inchinò, prese dalla mano di Paola il gelato che ella, sorridendo dolcissimamente, gli porgeva, e le disse, guardandola negli occhi:<br> - Vi amo.<br> - Non dovete amarmi – mormorò lei, senza scomporsi, seguitando a sorridere.<br> - E perché?<br> - Perché ho marito – ribatté ella, ma placidamente.<br> - Non importa! ===''Gli amanti: pastelli''=== Donna Grazia scrive così, di questo suo amante:<br> La prima volta in cui Nino Stresa mi mancò di rispetto, fu in un ballo. Ero vestita di broccato bianco, quella sera: e il busto del vestito era sostenuto, sulle spalle, da due fascie di brillanti che formavano manica. Egli, Nino Stresa, mi cominciò a guardare, di lontano, poco dopo la mia apparizione nel ballo: e non potei più fare un movimento per passeggiare o per ballare, senza sentire il suo sguardo fermo sovra me. ===''I capelli di Sansone''=== Paolo Joanna andava e veniva per la stanza, vestendosi, straccamente, ancora tutto pieno di sonno. Sul suo letto disfatto stavano una quantità di giornali aperti e spiegazzati, cascavano dalla sponda, giacevano sul tappetino miserabile, erano quelli della sera innanzi, su cui si era addormentato, su cui si era arrotolato, dormendo: quelli della mattina, ancora chiusi dalle fascette multicolori erano deposti sul vecchio tavolino da notte, accanto a una tazza da caffè — e attratte dal fondiccio melmoso del caffè, dove lo zucchero si liquefaceva, le mosche vi ronzavano attorno — e un sottile odore d'inchiostro di stamperia fluttuava nell'aria. ===''Il paese di cuccagna''=== Dopo mezzogiorno il sole penetrò nella piazzetta dei Banchi Nuovi, allargandosi dalla litografia Cardone alla farmacia Cappa e di là si venne allungando, risalendo tutta la strada di Santa Chiara, dando una insolita gaiezza di luce a quella via che conserva sempre, anche nelle ore di maggior movimento, un gelido aspetto fra claustrale e scolastico. Ma il gran movimento mattinale di via Santa Chiara, delle persone che scendono dai quartieri settentrionali della città, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e se ne vanno ai quartieri bassi di Porto, Pendino e Mercato, o viceversa, dopo il mezzogiorno andava lentamente decrescendo; l'andirivieni delle carrozze, dei carri, dei venditori ambulanti, cessava: era un continuo scantonare per il Chiostro di Santa Chiara, per il vicolo Foglia, verso la viuzza di Mezzocannone, verso il Gesù Nuovo, verso San Giovanni Maggiore. Presto, la gaiezza del sole illuminò una via oramai solitaria. ===''Il romanzo della fanciulla''=== Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell'abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un'anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del ''Pungolo'' era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine. ===''L'infedele''=== Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza famigliare e il decoro del nome Herz: qui si era ammogliato con una italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel temperamento e nel carattere. ===''La mano tagliata''=== Tutto chiuso nella preziosa pelliccia di lontra, fumando una fine e odorosa sigaretta russa, Roberto Alimena guardava distrattamente il facchino dalla blusa azzurra che, ritto nel compartimento di prima classe, collocava pazientemente sulla reticella i bagagli eleganti e ricchi del giovane viaggiatore, le valigie, i sacchi da viaggio, i portamantelli, le borsette di cuoio dalle cifre di argento: ''R. A''. ===''La moglie di un grand'uomo''=== Vi era una volta una fanciulla — ohimè quante ve ne furono e quante ve ne sono! — una fanciulla che doveva pacificamente sposare un giovanotto. Costui era un bravo ragazzo, negoziante all'ingrosso di spirito e di zucchero; i suoi buoni amici dicevano che del primo non gliene rimaneva mai in deposito e del secondo troppo, volendo significare, con una ignobile freddura, che era buono e stupido. ===''La virtù di Checchina''=== Venne ad aprire Susanna, la serva. Portava un vestito di lanetta bigia, stinto, rimboccato sui fianchi, lasciando vedere una sottana frusta di cotonina scura; il grembiule di tela grossa era cosparso di macchie untuose; teneva in mano uno strofinaccio puzzolente. Entrando, Isolina fece una smorfia di disgusto.<br /> – C'è Checchina? – chiese.<br /> – C'è – rispose Susanna, stringendo le sue labbra sottili di beghina.<br /> – E che fa?<br /> – Stiamo ripulendo i mobili, col petrolio.<br /> – Volevo dire che si sentiva questo puzzo! E non ci pigliate una malattia, voi?<br /> – Il puzzo del petrolio non fa male. ===''Le amanti''=== ====''La grande fiamma''==== Nell'ora tarda della sera, partita l'ultima persona amica o indifferente, per la quale essa provava l'orgogliosa e invincibile necessità di mentire, chiuse tutte le porte ermeticamente, piombata la casa nel profondo silenzio notturno, interrogate con lo sguardo sospettoso fin le fantastiche penombre della sua stanza solitaria, dove sola vivente era una pia lampada consumantesi innanzi a una sacra immagine, prosciolto il suo spirito dall'obbligo della bugia e le sue labbra dall'obbligo del sorriso, ella si lasciava abbruciare dalla grande fiamma. ====''Tramontando il sole''==== - Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra – disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.<br> - Oh Anna, ma io lo conosco! – esclamò Clara Lieti, vivacemente, stendendogli la mano con un atto famigliare.<br> - Veramente? E come? – soggiunse Anna, con quel falso interesse mondano, che copre di amabilità la perfetta indifferenza.<br> - Da vari anni.... da moltissimi anni.... da un numero infinito di anni, lo conosco – e Clara finì con una risatina squillante. ====''L'amante sciocca''==== Paolo Spada aspettava la sua nuova innamorata, con una vivace curiosità mescolata a una certa tenerezza piena d'indulgenza e a movimenti improvvisi e insoliti di buon umore. Egli aveva realizzato, finalmente, dopo alcuni anni vissuti fra i tormentosi piaceri di amori inconsciamente complicati, dopo aver adorato delle bizzarre e inquietanti creature che eran tali, naturalmente, o che si affrettavano a diventare bizzarre e inquietanti al suo contatto, dopo essere stato adorato nelle forme più turbolenti, più folli e più tetre dalle medesime creature, finalmente, egli aveva realizzato un suo antico desiderio: desiderio fluttuante sempre in quell'anima, ora sommersa in fondo al naufragio di qualche stravagante passione, ora galleggiante sul mare cheto che segue le tempeste, il desiderio, cioè, di amare una donna semplice e di esserne amato. ====''Sogno di una notte d'estate''==== Massimo era solo. L'amico d'infanzia, non veduto da anni e poi incontrato improvvisamente per la via, dopo il lieto riconoscimento era venuto, alle sette, a pranzare in casa di Massimo. E costui che trascinava pesantemente il fardello di un'estate cittadina, mentre tutti gli altri anni era partito nel mese di giugno, si riprometteva una buona serata di ricordi, in compagnia dell'amico ritrovato. ===''Leggende napoletane''=== *Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l'uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi le bianchezze immacolate della neve che dànno la vertigine del candore; mancano le rocce aspre, brulle, dai profili duri ed energici; manca il mare livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli ''elfi'' a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici ''walkirie'', innamorate degli uomini; non compaiono al limitare dei boschi le ''roussalke'' bellissime; qui non battono i panni umidi le maledette lavandaie, perfide allettatrici del viandante; il folletto ''kelpis'' non salta in groppa al cavaliere smarrito. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;3) *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;4) *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. (da ''Virgilio'', p. 9) *Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle sue alghe. Di notte il palazzo diventa nero, intensamente nero; si serena il cielo sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei boschetti escono canti malinconici d'amore e le monotone note del mandolino: il palazzo rimane cupo e sotto le sue {{sic|vôlte}} fragoreggia l’onda marina. Ogni tanto par di vedere un lumicino passare lentamente nelle sale e fantastiche ombre disegnarsi nel vano delle finestre: ma non fanno paura. (da ''Il palazzo [[Palazzo Donn'Anna|dogn'Anna]]'', in ''Leggende napoletane'', Perino, Roma, 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/73 pp. 69-70]) *Là, dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere {{sic|roccie}} che sono le inattaccabili fondamenta del [[Castel dell'Ovo|Castello dell'Ovo]], dove lo sguardo malinconico del pensatore {{sic|scuopre}} un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni almeno prima la nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata [[Isolotto di Megaride|Megaride]] o Megara che significa grande nell'idioma di Grecia. Quel pezzo di terra s'era staccato dalla riva di Platamonia, ma non s'era allontanato di molto: e quasi che il fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per le onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di fiorranci il colle, così l'isola fioriva tutta in mezzo al mare come un gigantesco gruppo di fiori che la natura vi facesse sorgere, come un altare elevato a Flora, la olezzante dea. Nelle notti estive dall'isola partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed {{sic|inebbriante}}; onde il viatore della riva, colpito dal rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e le coppie di amanti cui era bello errare abbracciati sulla spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti, dalle Nereidi e dalle Driadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale sotto il raggio lunare, sempre colorita, sempre serena, sempre profumata. Era divina, poiché gli dei l'abitavano. (da ''Megaride'', 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/167 pp. 163-164]) *Pensa, o poetica amica, al felice connubio dell'arte con la natura, pensa alla celeste armonia fra l'uomo che crea ed il mondo da lui creato, pensa alla città che sarà bella e buona, tutta bianca e colorita dal sole, senza macchie, senza cenci: oh, allora, allora! O lontano avvenire, o giorno splendido che come quello di Faust meriteresti di essere fermato... (da ''La leggenda dell'avvenire'', p.&nbsp;46) ===''Nel paese di Gesù''=== <div align=right>''In mare''.</div> Un giorno, un'ora, un minuto prima della partenza, tutto il febbrile entusiasmo di chi parte si dilegua. L'egoistico ardore con cui si son fatti i preparativi del viaggio, la gaia fretta che par quasi quella del prigioniero cui sorrida, ineffabile, la libertà imminente, quel vivo sogno interiore che rende un po' folli gli occhi di colui che deve andar via, tutto svanisce, lasciando al suo posto un dubbio freddo e sterile, una sottile e opprimente angoscia. ===''O Giovannino, o la morte''=== Alle dieci e mezzo di quella domenica, il sagrestano della parrocchia dei Ss. Apostoli uscì sulla porta dell'antica chiesa napoletana e cominciò ad agitare vivamente un grosso e stridulo campanello di argento. Il sagrestano, appoggiato allo stipite della pesante vecchia porta di quercia, scrollava il campanello a trilli, a distesa, continuamente: serviva per avvertire i fedeli di via Gerolomini, del vico Grotta della Marra in Vertecoeli, della piazza Ss. Apostoli, delle Gradelle, che fra poco sarebbe cominciata nella chiesa dei Ss. Apostoli la messa cantata, la funzione grande di Pentecoste. ===''Pagina azzurra''=== Infine, quando tu sei partita per Castellamare, la tua, diciam così, attrezzeria, era completa. Non hai dimenticato nulla qui, tranne due o tre disgraziati condannati alla città forzata e che sospirano dietro le tue {{sic|treccie}} bionde, scomparse per la linea di Napoli—Castellamare. Rassicurati dunque. Tutto parte con te. Abbiamo fatto insieme uno dei nostri allegri inventari: nulla mancava. ===''Piccole anime''=== ====''Una fioraia''==== <div align=right>''Date lilia......''</div> La bimba camminava lentamente, rasentando il muro, per la via stretta e tortuosa dei Mercanti. Ella non guardava nelle botteghe, non alzava gli occhi a quella lunga striscia di cielo che appariva fra le alte case, non guardava neppure dinnanzi a sé. Guardava le pietre, come se le contasse. Camminava, senza curarsi del fango del selciato, degli urtoni che le davano, di qualche rara carrozza che passava. ====''Giuochi''==== Era una grande casa di provincia, con un portone sempre chiuso, quello nobile, pei signori, che vi davano un forte picchio col battente — e un portone sempre spalancato, quello dove passavano i carri di grano, di vino, di carbone, di pasta. Sopra, gli stanzoni vasti, alti di soffitto, con le travi foderate di carta fiorata, coi muri dipinti di giallo chiaro o di lilla pallido. ====''Canituccia''==== Nella penombra, seduta sulla panca di legno, sotto la cappa nera ed ampia dei focolare, Pasqualina, con le mani sotto il grembiule, recitava il rosario. Non si udiva che il pissi pissi delle labbra sibilanti le preghiere. La cucina tutta affumicata, con la larga tavola di legno verde-bruno, con la madia oscura, con le sedie a spalliera dipinta, senza un punto luminoso, s'immergeva nella notte. Il fuoco, semispento, covava sotto la cenere. ====''Profili''==== Ella porta quel poetico e soave nome che Leopardi ha amato: Nerina. E in tutta la persona di questa fanciulletta alta e sottile è diffuso un mite riflesso di poesia. La mollezza dei capelli castagni, abbandonata in lunghe anella sulle spalle, lascia libera una fronte larga, bianca e spirituale: fronte pensierosa, come i grandi occhi bruni, egiziani; occhi limpidi e profondi, pieni di calma, a cui un principio di miopìa dà, talvolta, una incertezza come di sogno, o una finezza elegante di sguardo. ====''Alla scuola''==== Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l'essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva. A casa, qualcuna di noi aveva la povertà, quasi tutte una miseria decente — e chi un fratello ebete, chi un padre paralizzato, chi una matrigna tormentatrice, qualche piaga celata con cura, qualche vergogna nascosta con una nobile pietà, qualche infelicità, qualche ingiustizia del destino, a cui la rassegnazione era completa. ====''Nebulose''==== Sulla via che si allunga, diritta, quasi interminabile, sotto i pioppi, camminavano lentamente i due amanti che non si amavano. Lasciavano alle spalle un tramonto di viola: andavano verso un tramonto di un grigio tenue delicatissimo. Ella si trascinava stanca e svogliata, facendo strisciare nella polvere la punta del suo ombrellino, trattenuto mollemente dalle dita: lo sguardo aveva la sola espressione di una grande lassezza. ====''La moda''==== È utile qui dire, che nessun bimbo può essere assolutamente brutto; che nessun bimbo ispira una completa ripugnanza. Se sono malaticci, hanno la dolcezza di una malattia; se sono rachitici, hanno la malinconia attraente di un corpo condannato; se sono precoci, hanno quel sapore strano e acre delle piccole anime, già troppo grandi. Infine potranno avere il naso camuso o gli occhi piccoli o la bocca grande — ma avranno sempre qualche cosa bella: o la guancia rotonda o la delicatezza della pelle o la morbidezza dei capelli, o avranno, nello insieme, tanta grazia soave, tanta freschezza, tanta gioventù che vale come bellezza. ====''Perdizione''==== Mentre la bionda mammina placidamente ricamava un orlo di camiciuola e Mario, seduto sul tappeto, intagliava certi soldatini dipinti di rosso e di azzurro sulla carta, entrò improvvisamente il giovane padre, tutto allegro:<br> — Su, Mario, su fantoccetto mio, fatti vestire da mammina ed usciamo: ti conduco a spasso. ====''Gli spostati''==== Suo padre è un giornalista, sua madre una maestra di lingue straniere. Il bimbo ha otto anni, ma pare che ne abbia dodici per le strane cose che sa, per le singolari risposte che dà. Egli è già stato a [[Venezia]], a [[Firenze]], a [[Napoli]], non gli resta più nessuna impressione di paesaggio per la sua gioventù: egli si stringe nelle spalle quando gli nominano il Vesuvio o la gondola. ====''Salvazione''==== Dopo il forte momento della passione — nelle placide ore di conversazione, quando le confidenze sgorgano, in una espansione spontanea, quando l'intimità sa essere amichevole e amorosa, Flavia parlava volentieri dell'infanzia propria, di quel giocondo tempo, tutto sole, tutto baci, tutto confetti. Questi ricordi la esaltavano, e come se sognasse, guardando lontano, con la voce tremante di emozione, narrava ancora di quante dolcezze l'aveva circondata l'amore materno. ===''Storia di due anime''=== La bottega dei santi era la penultima della piccola via bassa e oscura, che sinuosamente lega la piazza grande di santa Maria la Nova alla piazzetta di santa Maria dell'Aiuto: e godeva un po' d'aria, un po' di luce, sol perché, dirimpetto ad essa, le antiche e brune case del vecchio quartiere popolare cessavano e poco indietro si ergeva la chiesa della Madonna dell'Aiuto, avente, accanto, il portoncino della sua Congregazione di Spirito. ==Citazioni su Matilde Serao== *Che Matilde fosse una donna eccezionale – nel senso letterale di un'eccezione alle regole: la regola dell'ambiente italiano e quella del suo genere sessuale – se ne accorse perfino una signora snob come la scrittrice americana, ma europea per scelta e per gusto, [[Edith Wharton]], la pupilla di Henry James. Quando negli ultimi anni della Vecchia Europa, alla vigilia della Grande Guerra, la incontrò nell'elegante e selettivo salotto parigino di Madame Fitz-James, la Wharton non esitò a definirla nel suo diario «una donna tozza e grossa, rossa in faccia e sul collo», riconoscendo, però, che quando prendeva la parola era capace di raggiungere punte che l'americana cosmopolita e chic non aveva mai rilevato nei discorsi delle altre donne. ([[Elisabetta Rasy]]) *Di Roma non la interessavano i monumenti e le opere d'arte, ma la politica, la circolazione di idee e di denaro, la promessa di modernità. Anche se, rispetto alle altre emancipate dell'epoca, non solo le italiane, Matilde fu al tempo stesso più audace e più conservatrice. Non amava le suffragette, ma voleva essere indipendente; apprezzava gli uomini e i piaceri – e i tormenti – dell'amore, ma aveva il gusto degli affari e del denaro; non saltava un giorno di lavoro ma accettava con serenità le sue numerose maternità – come se in lei convivessero un uomo moderno e una donna all'antica. ([[Elisabetta Rasy]]) *La cultura e l'esperienza si fondevano in lei nello splendore della sua vigorosa intelligenza. ([[Edith Wharton]]) *La giovane Matilde non avrebbe ripetuto il genio ch'ebbe e quella sua, davvero scespiriana, ampiezza di visione se fosse vissuta altrove o altrove fosse nata all'arte. Il fenomeno più interessante, nell'arte di donna Matilde, è appunto questa sua facoltà di assorbire e di serbare, trasformandolo, il mondo esterno. In un'epoca nella quale non si conosceva ancora [[Marcel Proust]], ella poteva dire di sé: «Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.»<br>Non sapremmo immaginare, perciò, fuori di Napoli e di quella Napoli, la più verace e sincera Matilde Serao. Non è possibile staccarla dalle strade e dai vicoli della sua prima giovinezza. ([[Giovanni Artieri]]) *La Serao, nonostante le ambizioni proprie e la moda letteraria del suo tempo è, e resta, un grande poeta di Napoli. Nasce alla vita dell'arte come una creatura di Napoli, un suggerimento o una espansione della città. ([[Giovanni Artieri]]) *Matilde Serao fu il simbolo napoletano della rivoluzione femminile, lei che di certo [[femminismo|femminista]] non era, ma ugualmente esempio straordinario di scrittrice, imprenditrice, organizzatrice e madre insieme: potentissima fondatrice di giornali, ricercatrice di fondi, scrittrice inesauribile di romanzi e racconti, candidata al Nobel, scippatole da un'altra considerevole narratrice e figura di donna, [[Grazia Deledda]]. ([[Antonella Cilento]]) *Solo nel 1900 Matilde Serao, autrice di un galateo destinato alle donne in cui vi è una appendice per le care fanciulle, «Piccolo codice per le signorine» –, è molto assertiva nel precisare quando finisce l'infanzia: «Da dodici anni in poi si finisce di essere bimbe», a tredici si è «giovanette», a sedici «signorine» e a diciotto anni si è «presentate in società». ([[Simonetta Ulivieri]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Addio, Amore!]'', A. Barion Edit. Tip., Milano-Sesto S. Giovanni, 1927. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm All'erta, sentinella]'', Milano, Baldini e Castoldi, 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Castigo]'', Milano, Armando Curcio Editore, 1977. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Cuore infermo]'', Roma, Lucarini, 1988. ISBN 8870332446 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Dal vero]'', Perussia & Quadrio, Milano, 1879. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Ella non rispose]'', Milano, F.lli Treves, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fantasia]'', Firenze, A. Salani, stampa 1932. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fior di passione]'', Giuseppe Galli Editore, Milano, 1888. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Gli amanti: pastelli]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm I capelli di Sansone]'', casa editrice Madella, Sesto S. Giovanni [Milano], 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Il romanzo della fanciulla]'', Milano, Treves, 1893. *Matilde Serao, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/serao_il_ventre_di_napoli.pdf Il ventre di Napoli]'', Perrella, Napoli, 1906. *Matilde Serao, ''[https://archive.org/details/laballerina01serauoft/page/n2/mode/1up La ballerina]'', 2 voll, Cav. Niccolò Giannotta editore, Catania, 1899. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La mano tagliata]'', Firenze, A. Salani, 1912. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La moglie di un grand'uomo]'', Milano, Dott. R. Quintieri, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Le amanti: La grande fiamma, Tramontando il sole, L'amante sciocca, Sogno di una notte d'estate]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm L'infedele]'', Ditta Edit. Brigola di E. Brigola e G. Marco, Milano, 1897. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Leggende napoletane]'', Edizioni Bideri spa, Napoli, 1970. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Nel paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina]'', Milano, Treves, 1923. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm O Giovannino, o la morte]'', Edizioni e/o, Roma, 1995. ISBN 8876412476 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Pagina azzurra (Commedie borghesi)]'', Firenze, Casa editrice italiana, 1910. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Piccole anime]'', Milano, Libreria ed. Galli di C. Chiesa e F. Guindani, 1890. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Storia di due anime]'', in "[Opere di Matilde] Serao", a cura di Pietro Pancrazi, Milano, A. Garzanti, 1944. == Altri progetti== {{interprogetto}} {{Portale|donne}} {{DEFAULTSORT:Serao, Matilde}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] 3f96zwkzeyulabegok5he7peot347vr 1218033 1218028 2022-07-20T18:06:26Z Sun-crops 10277 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[File:Matilde Serao.jpg|thumb|Matilde Serao]] '''Matilde Serao''' (1856 – 1927), scrittrice e giornalista italiana. ==Citazioni di Matilde Serao== *Attraverso tutta la {{sic|rettorica}} delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare, che sarà poi il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e colla loro topografia i vicoli sordidi e lugubri, dove si annida in Napoli l'onta, la corruzione, la morte: piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere, che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di veder molto, di veder tutto: piccola verità, dirò così esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è verità, ma che è uno spiraglio di luce attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda, che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, a tutta quanta la verità com'è, nuda, schietta, tutta piena di strazio, ma non senza conforto. (da un articolo necrologico del 1891.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''La letteratura della nuova Italia, Saggi critici'', vol. IV, Giuseppe Laterza & Figli, Bari, 1922<sup>2</sup> riveduta, p. 316.</</ref>) *Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.<ref>Citato in [[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980, p. 124.</ref> *Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell'aria; in fondo al burrone canta il torrente; sotto le felci canta il ruscello ... Si ascende sempre, fra il silenzio, fra la boscaglia fitta, per un'ampia via ... Tacciono le voci umane ... Non v'è che questa foresta, immensa, sconfinata: solo quest'alta vegetazione esiste. Siamo lontani per centinaia di miglia dall'abitato: forse il mondo è morto dietro di noi. Ma ad un tratto, tra la taciturnà serena di questa boscaglia, un che di bianco traspare tra le altezze dei faggi. Questa è Ferdinandea. (dal ''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886) *Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco secondo]]. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità , colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone.<ref>Da ''Il re di Napoli'', in ''Il Mattino'' del 29 dicembre 1894; citato in Gigi di Fiore, ''L'ultimo re di Napoli. {{small|L’esilio di Francesco II di Borbone nell’Italia dei Savoia}}'', UTET, 2018, [https://books.google.it/books?id=GkttDwAAQBAJ&lpg=PT287&dq=it&pg=PT287#v=onepage&q&f=false p. 287]. ISBN 978-88-511-6521-5</ref> *I gusti sono differenti. Vi è chi, leggendo il giornale, si diletta nei brillanti paradossi dell'articolo di fondo, seguendone mentalmente le evoluzioni: molti frequentano l'appendice, pianterreno lugubre e sanguinoso, dove si commettono, sera per sera, i più atroci delitti: alcuni scelgono la cronaca ''interna'' dove leggono importantissimi fatti avvenuti nell'Uraguay, a [[Capracotta]] o a Roccacannuccia; altri prediligono i telegrammi particolari, tanto particolari che talvolta i fili del telegrafo non ne hanno saputo nulla: non mancano, infine, gli amatori della quarta pagina. (da ''Estratto dello stato civile'', in ''Dal vero'') *{{NDR|Scrivendo a un amico poco dopo il suo arrivo a Roma}} Io sto bene come salute fisica, come salute morale sono in un periodo di produzione febbrile da far paura: scrivo dappertutto e di tutto con audacia unica, conquisto il mio posto a forza di urti, di gomitate, col fitto e ardente desiderio di arrivare, senza avere nessuno che mi aiuti o quasi nessuno. Ma tu sai che io non do ascolto alle debolezze del mio sesso e tiro avanti per la vita come se fossi un giovanotto».<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, pp. 169-170.</ref> *Ma il ponente, si sa, serve a cullare col suo rombo il paesaggio napoletano che dorme, è la canzone che concilia il sonno delle persone, delle case e degli alberi.<ref>Da ''All'erta, sentinella!'', Galli, Milano, 1896, p. 2.</ref> *{{NDR|Rispondendo ai colleghi del ''Corriere di Napoli'' che, stupiti dalla sua decisione, le chiedevano i motivi del suo trasferimento a Roma}} Nient'altro che scrivere. Questo è il mio mestiere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte.<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 170.</ref> *Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come [[Benevento]]. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell'antica grandezza.<ref name="Napoli, N 1889, p. 492">da ''Corriere di Napoli'', N.° 226, anno XVIII; citato in Almerico Meomartini, ''I monumenti e le opere d'arte di Benevento'', 1889, p. 492.</ref> *Qui e la spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non è dunque questo Ferdinandea? No, questo è [[Pazzano]]: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell'aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere. (agosto 1883) {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}} *Romba, romba il [[Vesuvio]], proprio su noi, proprio su tutti noi: alto è l'incendio del cratere, oramai, nella sera che discende; si erge, spaventosa, innanzi a noi, la duplice massa bruna e mostruosa delle due lave immote: ardono, esse, profondamente, le lave; e, intanto, una pazzia è nelle persone, popolani, contadini, signori, indigeni, napoletani, stranieri, come una tragica gazzarra è intorno a quel paesaggio di tragedia, fra il pericolo appena scongiurato di questa notte, e il pericolo imminente di domani! (da ''Il giorno'', 1906; ora in ''Sterminator Vesevo. Diario dell'eruzione aprile 1906'', 1910) *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. Non per te, lo so, e già mi pento di questa insinuazione contro la fedeltà di un uomo che emulerà Filemone e Bauci. (da una lettera a Gaetano Bonavenia da Napoli del 23 giugno 1878<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', pp. 135-136.</ref>) *{{NDR|Su [[Benevento]]}} Una delle più antiche e delle più gloriose città del Mezzogiorno<ref name="Napoli, N 1889, p. 492"/>. ==''Il ventre di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole [[Agostino Depretis|Depretis]], il ventre di [[Napoli]]. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il [[Governo]] deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l<nowiki>'</nowiki>''altra parte''; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e ''quanto renda il lotto''. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro? ===Citazioni=== *Napoli è il paese dove meno costa l'opera tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura; una lira, venticinque soldi, al più, trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli, è la meglio vestita d'Italia: che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i migliori guanti. (1906, pp.&nbsp;20–21) *Ascoltate un poco, quando una operaia napoletana nomina i suoi figli. Dice: ''le creature'', e lo dice con tanta dolcezza malinconica, con tanta materna pietà, con un [[amor materno|amore]] così doloroso, che vi par di conoscere tutta, acutamente, la intensità della miseria napoletana. (1906, p. 24) *Credete che al napoletano basti la [[Madonna]] del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi alla Vergine, e non sono tutti. Quattro o cinque tengono il primato. Quando una napoletana è ammalata o corre un grave pericolo, uno dei suoi, si vota a una di queste Madonne. Dopo scioglie il voto, portandone il vestito, un abito nuovo, benedetto in chiesa, che non si deve smettere, se non quando è logoro. Per l'Addolorata il vestito è nero, coi nastri bianchi; per la Madonna del Carmine, è color pulce coi nastri bianchi; per l'Immacolata Concezione, bianco coi nastri azzurri; per la Madonna della Saletta, bianco coi nastri rosa. Quando non hanno i danari per farsi il vestito, si fanno il grembiule; quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa.<br />E il sacro si mescola al profano. Per aver marito, bisogna fare la novena a san Giovanni, nove sere, a mezzanotte, fuori un balcone, e pregare con certe antifone speciali. (p.&nbsp;18) *La massima golosità è il ''[[Zuppa di soffritto|soffritto]]'': dei ritagli di carne di maiale cotti con olio, pomidoro, peperone rosso, condensati, che formano una catasta rossa, bellissima all'occhio, da cui si tagliano delle fette: costano cinque soldi. In bocca, sembra dinamite. (1906, p. 29) *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il [[lotto]] è l'acquavite di Napoli. (1906, p. 45) *E, in ultimo, sapete che è accaduto? Che il popolo, non potendo abitare il Rettifilo, di cui le pigioni sono molto care, non avendo le traverse a sua disposizione, non avendo delle ''vere case del popolo'', è stato respinto, respinto, dietro il paravento! Così si è accalcato molto più di prima; così il Censimento potrebbe dirvi che tutta la facciata del Rettifilo, è poco abitata, e tutto ciò che è dietro, disgraziatamente, è abitato più di prima; che dove erano otto persone, ora sono dodici; che lo spazio è diminuito e le persone sono cresciute; che il Rettifilo, infine, ha fatto al popolo napoletano più male che bene! (pp.&nbsp;40–41) *Quel che si è fatto a Nizza e a Montecarlo, ha formato la fortuna di tutta la Cornice da Mentone a Hyères quel che si è fatto al Cairo, ha formato la fortuna di tutto l'Egitto: sia, sia, questa opera buona, questa opera santa, e in questo paese così bello e così povero, così affascinante e così pieno di miseria, in questo paese così delizioso e dove si muore di fame, in questo paese dall'incanto indicibile, si dia alla industria del forestiero la forma larga, felice, fortunata, che porti, a Napoli, il solo modo di far vivere centinaia di migliaia di persone! (p.&nbsp;46) *Un cattivo odore di stantio, di cose antiche e consunte, tenute troppo tempo chiuse e tirate fuori, si è diffuso nell'aria che respiriamo, da qualche giorno. Nei primi comizî, nei primi proclami, con una certa finzione di serietà, anche, son venuti fuori dagli armadi sgangherati della rettorica amministrativa: il partito ''clerico-borbonico'', il partito ''clerico-moderato'', il partito ''socialistoide'', il partito ''anarcoide'' e, persino, guarda, guarda, quella consumatissima cosa che è il partito ''liberale''. (1906, p. 138) *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! (pp.&nbsp;59–60) ==''La ballerina''== ===[[Incipit]]=== Carmela Minino, in piedi presso il cassettone, macchinalmente, contò ancora una volta il denaro che teneva chiuso nello sdrucito piccolo portafogli: e vi trovò sempre le medesime diciotto lire, tre biglietti da cinque e tre biglietti da una lira che vi erano il giorno prima e la settimana prima. Si cavò di tasca il portamonete che portava addosso, quando usciva e dove riponeva i pochi spiccioli per pagare l'omnibus, per pagare la sedia, alla messa, per bere un bicchier d'acqua: vi pescò sette soldi. E con un atto puerile e triste guardò desolata e ansiosa intorno, quasi che dalle nude pareti della sua stanza, dai poveri mobili strettamente necessarii potesse uscire, fantasticamente, qualche immaginaria somma di denaro che venisse ad aumentare il suo così insufficiente capitaletto. ===Citazioni=== *Ella sorrideva dagli occhi e dalle labbra, danzando, mentre il suo corpo pieghevole si arrotondava allo slancio lievissimo: ella danzava, senza che mai quel sorriso, quel lampeggio degli occhi venissero meno, per la fatica: ella danzava, così, come se null'altro ella fosse venuta a fare, sulla terra. E veramente, la sua irresistibile perizia, veramente la delizia di quella danza facevano delirare le platee: e dal loggione dove il popolo si ammassava nelle serate classiche alle poltrone d'orchestra dove si raccoglieva la nobiltà napoletana, il nome di [[Amina Boschetti]] era acclamato come quello di una trionfatrice. La coprivano di fiori, di doni, di gioielli: le offrivano i loro cuori e le loro fortune: ed ella tutto accoglieva, sorvolando su tutto, sapendo che i fiori, i gioielli, i cuori, le fortune, erano fatti per lei, perché i suoi piedini calzati dalle fini scarpette di raso rosa vi facessero in mezzo una gaia danza. (Vol. I, pp. 55-57) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Addio, Amore!''=== Lunga distesa, immobile sotto la bianca coltre del letto, con le braccia prosciolte e le mani aperte, con la bruna testa inclinata sopra una spalla, con un soffio impercettibile di respiro, ''Anna'' pareva dormisse da due ore, immersa nel profondo abbandono del sonno giovanile. Sua sorella Laura, che dormiva in un secondo candido lettino da fanciulla, all'altro capo della vasta stanza, aveva quella sera molto prolungata la sua solita lettura notturna, con cui sfuggiva alla conversazione ultima della giornata, fra sorelle. Ma appena l'ombra della lunga e fredda notte d'inverno aveva avvolto le cose e le persone della camera delle due fanciulle, Anna aveva schiuso gli occhi e li teneva fissi, sbarrati sul letto di laura, il cui biancore appariva confusamente, anche nell'oscurità. ===''All'erta, sentinella''=== Nella luminosa e calda ora pomeridiana, il paesaggio napoletano aveva dormito assai, deserto, silenzioso, immobile sotto il leonino sole di agosto. Nella lunga siesta, da mezzogiorno alle quattro, nessuna ombra d'uomo si era veduta, apparendo e sparendo, sulla gran pianura verde dei Bagnoli; sulla larga via bianca, a sinistra, che viene da Posillipo, rasentando l'ultimo spalto di quella collina che è anche un capo, larga via che è la delizia di quanti amano Napoli, stranieri e indigeni, non una carrozza, non un carretto; non una carrozza, non un carretto sulla dritta via, chiamata di Fuorigrotta, e che ai Bagnoli trova il suo primo angolo, voltando per andare a Pozzuoli, a Cuma, a Baia; non una nave sul mare, che sorpassasse il bellissimo capo di Posillipo, per andarsene lontano, linea nera filante, sormontata da un vago piumetto di fumo; non una vela bianca nel canale di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli. ===''Castigo''=== Un alto e tetro silenzio era nella stanza di Cesare Dias. Egli stava seduto nel seggiolone di cuoio bruno, teneva appoggiati i gomiti sulla grande scrivania di legno scolpito e le due mani gli nascondevano gli occhi e la fronte: si vedean solo i capelli un po' scomposti e le labbra pallidissime sotto i mustacchi disfatti. Fuori, la triste giornata invernale declinava e tetre si facevano le ombre nell'austera stanza, tetre intorno a quella immobile figura di uomo di cui, nell'alto silenzio, parea non si udisse neanche il respiro. ===''Cuore infermo''=== Finiva la giornata violenta e tormentosa. Dal mattino la terra bruciava sotto lo splendido sole di agosto, bruciava lentamente, consumando le sue sorgenti di vita e di freschezza, diventando gialla, smorta, arida; l'aria rimaneva senza moto, greve, infiammata, carica di profumi acri; i fiori dei giardini morivano, estenuati da quel lusso di calore, simili a coppe d'incenso dove fumano intensamente gli ultimi granelli votivi; le vigne vesuviane, basse, contorte, arse dal nero terreno vulcanico, arse dal sole esalavano un forte sentore di zolfo che saliva al cervello; dai terrazzi saliva un penetrante odore di asfalto liquefatto. ===''Dal vero''=== Di certo il fanciullo era bellissimo. Aveva gli occhi grandi ed azzurri, ma di quell'azzurro vero, leale che non diventa mai nero di sera; il bianco della cornea era anche irradiato da una tinta bluastra, cosa che faceva sembrare anche più grande la pupilla: i lumi della sala, riflettendosi in quegli occhi azzurri, vi accendevano una stella luccicante, una sola. Poi era biondo; non tendente al giallo, come la Gioconda di Leonardo da Vinci, né al fulvo, come la Maddalena del Tiziano, e nemmeno come dovette essere biondo il danese Amleto: quei capelli erano fini, lucidi, biondi e dolci alla vista, riposavano lo sguardo stanco da tante teste sfrontatamente brune. Quella testina originale, dal profilo abbozzato, dai lineamenti puri, dalla fronte serena, attirava il mio sguardo. ===''Ella non rispose''=== <div align=right>''«Roma, notte di maggio...''</div> «Non vi conosco: non mi conoscete. Non vi ho vista, mai. E vi vedrò, io, forse, mai? Voi, forse, non mi vedrete mai. Eppure la mia anima, inattesamente, si è legata, salda, alla vostra, in un vincolo tanto più tenace e stretto, in quanto che oscuro, fantastico e misterioso: e io sento di amarvi, con tutte le mie forze, come se il vostro volto di donna — siete voi giovane? bella? Non lo so: non vi conosco — come se questo volto chiuso nell'ombra, mi fosse seducentemente noto da mesi e da anni, come se il fascino della vostr'anima, da mesi e da anni si esercitasse su me e mi tenesse e mi avvincesse. ===''Fantasia''=== — Il fioretto di domani è questo — disse il predicatore, leggendo un cartellino: — Voi offrirete a Maria Vergine i sentimenti di rancore che avete nel cuore e abbraccerete la compagna di scuola, la maestra, la serva che credete di odiare.<br> Nella penombra della cappella vi fu un movimento tra le educande grandi e tra le maestre: le piccine non si mossero. Delle piccine qualcuna sonnecchiava, qualcuna sbadigliava dietro la manina: sui rotondi visetti si dilatava la contrazione della noia. ===''Fior di passione''=== Fulvio s'inchinò, prese dalla mano di Paola il gelato che ella, sorridendo dolcissimamente, gli porgeva, e le disse, guardandola negli occhi:<br> - Vi amo.<br> - Non dovete amarmi – mormorò lei, senza scomporsi, seguitando a sorridere.<br> - E perché?<br> - Perché ho marito – ribatté ella, ma placidamente.<br> - Non importa! ===''Gli amanti: pastelli''=== Donna Grazia scrive così, di questo suo amante:<br> La prima volta in cui Nino Stresa mi mancò di rispetto, fu in un ballo. Ero vestita di broccato bianco, quella sera: e il busto del vestito era sostenuto, sulle spalle, da due fascie di brillanti che formavano manica. Egli, Nino Stresa, mi cominciò a guardare, di lontano, poco dopo la mia apparizione nel ballo: e non potei più fare un movimento per passeggiare o per ballare, senza sentire il suo sguardo fermo sovra me. ===''I capelli di Sansone''=== Paolo Joanna andava e veniva per la stanza, vestendosi, straccamente, ancora tutto pieno di sonno. Sul suo letto disfatto stavano una quantità di giornali aperti e spiegazzati, cascavano dalla sponda, giacevano sul tappetino miserabile, erano quelli della sera innanzi, su cui si era addormentato, su cui si era arrotolato, dormendo: quelli della mattina, ancora chiusi dalle fascette multicolori erano deposti sul vecchio tavolino da notte, accanto a una tazza da caffè — e attratte dal fondiccio melmoso del caffè, dove lo zucchero si liquefaceva, le mosche vi ronzavano attorno — e un sottile odore d'inchiostro di stamperia fluttuava nell'aria. ===''Il paese di cuccagna''=== Dopo mezzogiorno il sole penetrò nella piazzetta dei Banchi Nuovi, allargandosi dalla litografia Cardone alla farmacia Cappa e di là si venne allungando, risalendo tutta la strada di Santa Chiara, dando una insolita gaiezza di luce a quella via che conserva sempre, anche nelle ore di maggior movimento, un gelido aspetto fra claustrale e scolastico. Ma il gran movimento mattinale di via Santa Chiara, delle persone che scendono dai quartieri settentrionali della città, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e se ne vanno ai quartieri bassi di Porto, Pendino e Mercato, o viceversa, dopo il mezzogiorno andava lentamente decrescendo; l'andirivieni delle carrozze, dei carri, dei venditori ambulanti, cessava: era un continuo scantonare per il Chiostro di Santa Chiara, per il vicolo Foglia, verso la viuzza di Mezzocannone, verso il Gesù Nuovo, verso San Giovanni Maggiore. Presto, la gaiezza del sole illuminò una via oramai solitaria. ===''Il romanzo della fanciulla''=== Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell'abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un'anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del ''Pungolo'' era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine. ===''L'infedele''=== Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza famigliare e il decoro del nome Herz: qui si era ammogliato con una italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel temperamento e nel carattere. ===''La mano tagliata''=== Tutto chiuso nella preziosa pelliccia di lontra, fumando una fine e odorosa sigaretta russa, Roberto Alimena guardava distrattamente il facchino dalla blusa azzurra che, ritto nel compartimento di prima classe, collocava pazientemente sulla reticella i bagagli eleganti e ricchi del giovane viaggiatore, le valigie, i sacchi da viaggio, i portamantelli, le borsette di cuoio dalle cifre di argento: ''R. A''. ===''La moglie di un grand'uomo''=== Vi era una volta una fanciulla — ohimè quante ve ne furono e quante ve ne sono! — una fanciulla che doveva pacificamente sposare un giovanotto. Costui era un bravo ragazzo, negoziante all'ingrosso di spirito e di zucchero; i suoi buoni amici dicevano che del primo non gliene rimaneva mai in deposito e del secondo troppo, volendo significare, con una ignobile freddura, che era buono e stupido. ===''La virtù di Checchina''=== Venne ad aprire Susanna, la serva. Portava un vestito di lanetta bigia, stinto, rimboccato sui fianchi, lasciando vedere una sottana frusta di cotonina scura; il grembiule di tela grossa era cosparso di macchie untuose; teneva in mano uno strofinaccio puzzolente. Entrando, Isolina fece una smorfia di disgusto.<br /> – C'è Checchina? – chiese.<br /> – C'è – rispose Susanna, stringendo le sue labbra sottili di beghina.<br /> – E che fa?<br /> – Stiamo ripulendo i mobili, col petrolio.<br /> – Volevo dire che si sentiva questo puzzo! E non ci pigliate una malattia, voi?<br /> – Il puzzo del petrolio non fa male. ===''Le amanti''=== ====''La grande fiamma''==== Nell'ora tarda della sera, partita l'ultima persona amica o indifferente, per la quale essa provava l'orgogliosa e invincibile necessità di mentire, chiuse tutte le porte ermeticamente, piombata la casa nel profondo silenzio notturno, interrogate con lo sguardo sospettoso fin le fantastiche penombre della sua stanza solitaria, dove sola vivente era una pia lampada consumantesi innanzi a una sacra immagine, prosciolto il suo spirito dall'obbligo della bugia e le sue labbra dall'obbligo del sorriso, ella si lasciava abbruciare dalla grande fiamma. ====''Tramontando il sole''==== - Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra – disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.<br> - Oh Anna, ma io lo conosco! – esclamò Clara Lieti, vivacemente, stendendogli la mano con un atto famigliare.<br> - Veramente? E come? – soggiunse Anna, con quel falso interesse mondano, che copre di amabilità la perfetta indifferenza.<br> - Da vari anni.... da moltissimi anni.... da un numero infinito di anni, lo conosco – e Clara finì con una risatina squillante. ====''L'amante sciocca''==== Paolo Spada aspettava la sua nuova innamorata, con una vivace curiosità mescolata a una certa tenerezza piena d'indulgenza e a movimenti improvvisi e insoliti di buon umore. Egli aveva realizzato, finalmente, dopo alcuni anni vissuti fra i tormentosi piaceri di amori inconsciamente complicati, dopo aver adorato delle bizzarre e inquietanti creature che eran tali, naturalmente, o che si affrettavano a diventare bizzarre e inquietanti al suo contatto, dopo essere stato adorato nelle forme più turbolenti, più folli e più tetre dalle medesime creature, finalmente, egli aveva realizzato un suo antico desiderio: desiderio fluttuante sempre in quell'anima, ora sommersa in fondo al naufragio di qualche stravagante passione, ora galleggiante sul mare cheto che segue le tempeste, il desiderio, cioè, di amare una donna semplice e di esserne amato. ====''Sogno di una notte d'estate''==== Massimo era solo. L'amico d'infanzia, non veduto da anni e poi incontrato improvvisamente per la via, dopo il lieto riconoscimento era venuto, alle sette, a pranzare in casa di Massimo. E costui che trascinava pesantemente il fardello di un'estate cittadina, mentre tutti gli altri anni era partito nel mese di giugno, si riprometteva una buona serata di ricordi, in compagnia dell'amico ritrovato. ===''Leggende napoletane''=== *Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l'uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi le bianchezze immacolate della neve che dànno la vertigine del candore; mancano le rocce aspre, brulle, dai profili duri ed energici; manca il mare livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli ''elfi'' a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici ''walkirie'', innamorate degli uomini; non compaiono al limitare dei boschi le ''roussalke'' bellissime; qui non battono i panni umidi le maledette lavandaie, perfide allettatrici del viandante; il folletto ''kelpis'' non salta in groppa al cavaliere smarrito. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;3) *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;4) *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. (da ''Virgilio'', p. 9) *Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle sue alghe. Di notte il palazzo diventa nero, intensamente nero; si serena il cielo sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei boschetti escono canti malinconici d'amore e le monotone note del mandolino: il palazzo rimane cupo e sotto le sue {{sic|vôlte}} fragoreggia l’onda marina. Ogni tanto par di vedere un lumicino passare lentamente nelle sale e fantastiche ombre disegnarsi nel vano delle finestre: ma non fanno paura. (da ''Il palazzo [[Palazzo Donn'Anna|dogn'Anna]]'', in ''Leggende napoletane'', Perino, Roma, 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/73 pp. 69-70]) *Là, dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere {{sic|roccie}} che sono le inattaccabili fondamenta del [[Castel dell'Ovo|Castello dell'Ovo]], dove lo sguardo malinconico del pensatore {{sic|scuopre}} un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni almeno prima la nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata [[Isolotto di Megaride|Megaride]] o Megara che significa grande nell'idioma di Grecia. Quel pezzo di terra s'era staccato dalla riva di Platamonia, ma non s'era allontanato di molto: e quasi che il fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per le onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di fiorranci il colle, così l'isola fioriva tutta in mezzo al mare come un gigantesco gruppo di fiori che la natura vi facesse sorgere, come un altare elevato a Flora, la olezzante dea. Nelle notti estive dall'isola partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed {{sic|inebbriante}}; onde il viatore della riva, colpito dal rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e le coppie di amanti cui era bello errare abbracciati sulla spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti, dalle Nereidi e dalle Driadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale sotto il raggio lunare, sempre colorita, sempre serena, sempre profumata. Era divina, poiché gli dei l'abitavano. (da ''Megaride'', 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/167 pp. 163-164]) *Pensa, o poetica amica, al felice connubio dell'arte con la natura, pensa alla celeste armonia fra l'uomo che crea ed il mondo da lui creato, pensa alla città che sarà bella e buona, tutta bianca e colorita dal sole, senza macchie, senza cenci: oh, allora, allora! O lontano avvenire, o giorno splendido che come quello di Faust meriteresti di essere fermato... (da ''La leggenda dell'avvenire'', p.&nbsp;46) ===''Nel paese di Gesù''=== <div align=right>''In mare''.</div> Un giorno, un'ora, un minuto prima della partenza, tutto il febbrile entusiasmo di chi parte si dilegua. L'egoistico ardore con cui si son fatti i preparativi del viaggio, la gaia fretta che par quasi quella del prigioniero cui sorrida, ineffabile, la libertà imminente, quel vivo sogno interiore che rende un po' folli gli occhi di colui che deve andar via, tutto svanisce, lasciando al suo posto un dubbio freddo e sterile, una sottile e opprimente angoscia. ===''O Giovannino, o la morte''=== Alle dieci e mezzo di quella domenica, il sagrestano della parrocchia dei Ss. Apostoli uscì sulla porta dell'antica chiesa napoletana e cominciò ad agitare vivamente un grosso e stridulo campanello di argento. Il sagrestano, appoggiato allo stipite della pesante vecchia porta di quercia, scrollava il campanello a trilli, a distesa, continuamente: serviva per avvertire i fedeli di via Gerolomini, del vico Grotta della Marra in Vertecoeli, della piazza Ss. Apostoli, delle Gradelle, che fra poco sarebbe cominciata nella chiesa dei Ss. Apostoli la messa cantata, la funzione grande di Pentecoste. ===''Pagina azzurra''=== Infine, quando tu sei partita per Castellamare, la tua, diciam così, attrezzeria, era completa. Non hai dimenticato nulla qui, tranne due o tre disgraziati condannati alla città forzata e che sospirano dietro le tue {{sic|treccie}} bionde, scomparse per la linea di Napoli—Castellamare. Rassicurati dunque. Tutto parte con te. Abbiamo fatto insieme uno dei nostri allegri inventari: nulla mancava. ===''Piccole anime''=== ====''Una fioraia''==== <div align=right>''Date lilia......''</div> La bimba camminava lentamente, rasentando il muro, per la via stretta e tortuosa dei Mercanti. Ella non guardava nelle botteghe, non alzava gli occhi a quella lunga striscia di cielo che appariva fra le alte case, non guardava neppure dinnanzi a sé. Guardava le pietre, come se le contasse. Camminava, senza curarsi del fango del selciato, degli urtoni che le davano, di qualche rara carrozza che passava. ====''Giuochi''==== Era una grande casa di provincia, con un portone sempre chiuso, quello nobile, pei signori, che vi davano un forte picchio col battente — e un portone sempre spalancato, quello dove passavano i carri di grano, di vino, di carbone, di pasta. Sopra, gli stanzoni vasti, alti di soffitto, con le travi foderate di carta fiorata, coi muri dipinti di giallo chiaro o di lilla pallido. ====''Canituccia''==== Nella penombra, seduta sulla panca di legno, sotto la cappa nera ed ampia dei focolare, Pasqualina, con le mani sotto il grembiule, recitava il rosario. Non si udiva che il pissi pissi delle labbra sibilanti le preghiere. La cucina tutta affumicata, con la larga tavola di legno verde-bruno, con la madia oscura, con le sedie a spalliera dipinta, senza un punto luminoso, s'immergeva nella notte. Il fuoco, semispento, covava sotto la cenere. ====''Profili''==== Ella porta quel poetico e soave nome che Leopardi ha amato: Nerina. E in tutta la persona di questa fanciulletta alta e sottile è diffuso un mite riflesso di poesia. La mollezza dei capelli castagni, abbandonata in lunghe anella sulle spalle, lascia libera una fronte larga, bianca e spirituale: fronte pensierosa, come i grandi occhi bruni, egiziani; occhi limpidi e profondi, pieni di calma, a cui un principio di miopìa dà, talvolta, una incertezza come di sogno, o una finezza elegante di sguardo. ====''Alla scuola''==== Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l'essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva. A casa, qualcuna di noi aveva la povertà, quasi tutte una miseria decente — e chi un fratello ebete, chi un padre paralizzato, chi una matrigna tormentatrice, qualche piaga celata con cura, qualche vergogna nascosta con una nobile pietà, qualche infelicità, qualche ingiustizia del destino, a cui la rassegnazione era completa. ====''Nebulose''==== Sulla via che si allunga, diritta, quasi interminabile, sotto i pioppi, camminavano lentamente i due amanti che non si amavano. Lasciavano alle spalle un tramonto di viola: andavano verso un tramonto di un grigio tenue delicatissimo. Ella si trascinava stanca e svogliata, facendo strisciare nella polvere la punta del suo ombrellino, trattenuto mollemente dalle dita: lo sguardo aveva la sola espressione di una grande lassezza. ====''La moda''==== È utile qui dire, che nessun bimbo può essere assolutamente brutto; che nessun bimbo ispira una completa ripugnanza. Se sono malaticci, hanno la dolcezza di una malattia; se sono rachitici, hanno la malinconia attraente di un corpo condannato; se sono precoci, hanno quel sapore strano e acre delle piccole anime, già troppo grandi. Infine potranno avere il naso camuso o gli occhi piccoli o la bocca grande — ma avranno sempre qualche cosa bella: o la guancia rotonda o la delicatezza della pelle o la morbidezza dei capelli, o avranno, nello insieme, tanta grazia soave, tanta freschezza, tanta gioventù che vale come bellezza. ====''Perdizione''==== Mentre la bionda mammina placidamente ricamava un orlo di camiciuola e Mario, seduto sul tappeto, intagliava certi soldatini dipinti di rosso e di azzurro sulla carta, entrò improvvisamente il giovane padre, tutto allegro:<br> — Su, Mario, su fantoccetto mio, fatti vestire da mammina ed usciamo: ti conduco a spasso. ====''Gli spostati''==== Suo padre è un giornalista, sua madre una maestra di lingue straniere. Il bimbo ha otto anni, ma pare che ne abbia dodici per le strane cose che sa, per le singolari risposte che dà. Egli è già stato a [[Venezia]], a [[Firenze]], a [[Napoli]], non gli resta più nessuna impressione di paesaggio per la sua gioventù: egli si stringe nelle spalle quando gli nominano il Vesuvio o la gondola. ====''Salvazione''==== Dopo il forte momento della passione — nelle placide ore di conversazione, quando le confidenze sgorgano, in una espansione spontanea, quando l'intimità sa essere amichevole e amorosa, Flavia parlava volentieri dell'infanzia propria, di quel giocondo tempo, tutto sole, tutto baci, tutto confetti. Questi ricordi la esaltavano, e come se sognasse, guardando lontano, con la voce tremante di emozione, narrava ancora di quante dolcezze l'aveva circondata l'amore materno. ===''Storia di due anime''=== La bottega dei santi era la penultima della piccola via bassa e oscura, che sinuosamente lega la piazza grande di santa Maria la Nova alla piazzetta di santa Maria dell'Aiuto: e godeva un po' d'aria, un po' di luce, sol perché, dirimpetto ad essa, le antiche e brune case del vecchio quartiere popolare cessavano e poco indietro si ergeva la chiesa della Madonna dell'Aiuto, avente, accanto, il portoncino della sua Congregazione di Spirito. ==Citazioni su Matilde Serao== *Che Matilde fosse una donna eccezionale – nel senso letterale di un'eccezione alle regole: la regola dell'ambiente italiano e quella del suo genere sessuale – se ne accorse perfino una signora snob come la scrittrice americana, ma europea per scelta e per gusto, [[Edith Wharton]], la pupilla di Henry James. Quando negli ultimi anni della Vecchia Europa, alla vigilia della Grande Guerra, la incontrò nell'elegante e selettivo salotto parigino di Madame Fitz-James, la Wharton non esitò a definirla nel suo diario «una donna tozza e grossa, rossa in faccia e sul collo», riconoscendo, però, che quando prendeva la parola era capace di raggiungere punte che l'americana cosmopolita e chic non aveva mai rilevato nei discorsi delle altre donne. ([[Elisabetta Rasy]]) *Di Roma non la interessavano i monumenti e le opere d'arte, ma la politica, la circolazione di idee e di denaro, la promessa di modernità. Anche se, rispetto alle altre emancipate dell'epoca, non solo le italiane, Matilde fu al tempo stesso più audace e più conservatrice. Non amava le suffragette, ma voleva essere indipendente; apprezzava gli uomini e i piaceri – e i tormenti – dell'amore, ma aveva il gusto degli affari e del denaro; non saltava un giorno di lavoro ma accettava con serenità le sue numerose maternità – come se in lei convivessero un uomo moderno e una donna all'antica. ([[Elisabetta Rasy]]) *La cultura e l'esperienza si fondevano in lei nello splendore della sua vigorosa intelligenza. ([[Edith Wharton]]) *La giovane Matilde non avrebbe ripetuto il genio ch'ebbe e quella sua, davvero scespiriana, ampiezza di visione se fosse vissuta altrove o altrove fosse nata all'arte. Il fenomeno più interessante, nell'arte di donna Matilde, è appunto questa sua facoltà di assorbire e di serbare, trasformandolo, il mondo esterno. In un'epoca nella quale non si conosceva ancora [[Marcel Proust]], ella poteva dire di sé: «Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.»<br>Non sapremmo immaginare, perciò, fuori di Napoli e di quella Napoli, la più verace e sincera Matilde Serao. Non è possibile staccarla dalle strade e dai vicoli della sua prima giovinezza. ([[Giovanni Artieri]]) *La Serao, nonostante le ambizioni proprie e la moda letteraria del suo tempo è, e resta, un grande poeta di Napoli. Nasce alla vita dell'arte come una creatura di Napoli, un suggerimento o una espansione della città. ([[Giovanni Artieri]]) *Matilde Serao fu il simbolo napoletano della rivoluzione femminile, lei che di certo [[femminismo|femminista]] non era, ma ugualmente esempio straordinario di scrittrice, imprenditrice, organizzatrice e madre insieme: potentissima fondatrice di giornali, ricercatrice di fondi, scrittrice inesauribile di romanzi e racconti, candidata al Nobel, scippatole da un'altra considerevole narratrice e figura di donna, [[Grazia Deledda]]. ([[Antonella Cilento]]) *Solo nel 1900 Matilde Serao, autrice di un galateo destinato alle donne in cui vi è una appendice per le care fanciulle, «Piccolo codice per le signorine» –, è molto assertiva nel precisare quando finisce l'infanzia: «Da dodici anni in poi si finisce di essere bimbe», a tredici si è «giovanette», a sedici «signorine» e a diciotto anni si è «presentate in società». ([[Simonetta Ulivieri]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Addio, Amore!]'', A. Barion Edit. Tip., Milano-Sesto S. Giovanni, 1927. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm All'erta, sentinella]'', Milano, Baldini e Castoldi, 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Castigo]'', Milano, Armando Curcio Editore, 1977. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Cuore infermo]'', Roma, Lucarini, 1988. ISBN 8870332446 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Dal vero]'', Perussia & Quadrio, Milano, 1879. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Ella non rispose]'', Milano, F.lli Treves, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fantasia]'', Firenze, A. Salani, stampa 1932. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fior di passione]'', Giuseppe Galli Editore, Milano, 1888. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Gli amanti: pastelli]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm I capelli di Sansone]'', casa editrice Madella, Sesto S. Giovanni [Milano], 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Il romanzo della fanciulla]'', Milano, Treves, 1893. *Matilde Serao, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/serao_il_ventre_di_napoli.pdf Il ventre di Napoli]'', Perrella, Napoli, 1906. *Matilde Serao, ''[https://archive.org/details/laballerina01serauoft/page/n2/mode/1up La ballerina]'', 2 voll, Cav. Niccolò Giannotta editore, Catania, 1899. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La mano tagliata]'', Firenze, A. Salani, 1912. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La moglie di un grand'uomo]'', Milano, Dott. R. Quintieri, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Le amanti: La grande fiamma, Tramontando il sole, L'amante sciocca, Sogno di una notte d'estate]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm L'infedele]'', Ditta Edit. Brigola di E. Brigola e G. Marco, Milano, 1897. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Leggende napoletane]'', Edizioni Bideri spa, Napoli, 1970. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Nel paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina]'', Milano, Treves, 1923. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm O Giovannino, o la morte]'', Edizioni e/o, Roma, 1995. ISBN 8876412476 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Pagina azzurra (Commedie borghesi)]'', Firenze, Casa editrice italiana, 1910. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Piccole anime]'', Milano, Libreria ed. Galli di C. Chiesa e F. Guindani, 1890. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Storia di due anime]'', in "[Opere di Matilde] Serao", a cura di Pietro Pancrazi, Milano, A. Garzanti, 1944. == Altri progetti== {{interprogetto}} {{Portale|donne}} {{DEFAULTSORT:Serao, Matilde}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] 6ydxteezndvww10eet6ixk0xlajo8wm 1218034 1218033 2022-07-20T18:09:53Z Sun-crops 10277 /* Citazioni */ sto sistemando, wip wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[File:Matilde Serao.jpg|thumb|Matilde Serao]] '''Matilde Serao''' (1856 – 1927), scrittrice e giornalista italiana. ==Citazioni di Matilde Serao== *Attraverso tutta la {{sic|rettorica}} delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare, che sarà poi il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e colla loro topografia i vicoli sordidi e lugubri, dove si annida in Napoli l'onta, la corruzione, la morte: piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere, che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di veder molto, di veder tutto: piccola verità, dirò così esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è verità, ma che è uno spiraglio di luce attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda, che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, a tutta quanta la verità com'è, nuda, schietta, tutta piena di strazio, ma non senza conforto. (da un articolo necrologico del 1891.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''La letteratura della nuova Italia, Saggi critici'', vol. IV, Giuseppe Laterza & Figli, Bari, 1922<sup>2</sup> riveduta, p. 316.</</ref>) *Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.<ref>Citato in [[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980, p. 124.</ref> *Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell'aria; in fondo al burrone canta il torrente; sotto le felci canta il ruscello ... Si ascende sempre, fra il silenzio, fra la boscaglia fitta, per un'ampia via ... Tacciono le voci umane ... Non v'è che questa foresta, immensa, sconfinata: solo quest'alta vegetazione esiste. Siamo lontani per centinaia di miglia dall'abitato: forse il mondo è morto dietro di noi. Ma ad un tratto, tra la taciturnà serena di questa boscaglia, un che di bianco traspare tra le altezze dei faggi. Questa è Ferdinandea. (dal ''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886) *Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco secondo]]. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità , colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone.<ref>Da ''Il re di Napoli'', in ''Il Mattino'' del 29 dicembre 1894; citato in Gigi di Fiore, ''L'ultimo re di Napoli. {{small|L’esilio di Francesco II di Borbone nell’Italia dei Savoia}}'', UTET, 2018, [https://books.google.it/books?id=GkttDwAAQBAJ&lpg=PT287&dq=it&pg=PT287#v=onepage&q&f=false p. 287]. ISBN 978-88-511-6521-5</ref> *I gusti sono differenti. Vi è chi, leggendo il giornale, si diletta nei brillanti paradossi dell'articolo di fondo, seguendone mentalmente le evoluzioni: molti frequentano l'appendice, pianterreno lugubre e sanguinoso, dove si commettono, sera per sera, i più atroci delitti: alcuni scelgono la cronaca ''interna'' dove leggono importantissimi fatti avvenuti nell'Uraguay, a [[Capracotta]] o a Roccacannuccia; altri prediligono i telegrammi particolari, tanto particolari che talvolta i fili del telegrafo non ne hanno saputo nulla: non mancano, infine, gli amatori della quarta pagina. (da ''Estratto dello stato civile'', in ''Dal vero'') *{{NDR|Scrivendo a un amico poco dopo il suo arrivo a Roma}} Io sto bene come salute fisica, come salute morale sono in un periodo di produzione febbrile da far paura: scrivo dappertutto e di tutto con audacia unica, conquisto il mio posto a forza di urti, di gomitate, col fitto e ardente desiderio di arrivare, senza avere nessuno che mi aiuti o quasi nessuno. Ma tu sai che io non do ascolto alle debolezze del mio sesso e tiro avanti per la vita come se fossi un giovanotto».<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, pp. 169-170.</ref> *Ma il ponente, si sa, serve a cullare col suo rombo il paesaggio napoletano che dorme, è la canzone che concilia il sonno delle persone, delle case e degli alberi.<ref>Da ''All'erta, sentinella!'', Galli, Milano, 1896, p. 2.</ref> *{{NDR|Rispondendo ai colleghi del ''Corriere di Napoli'' che, stupiti dalla sua decisione, le chiedevano i motivi del suo trasferimento a Roma}} Nient'altro che scrivere. Questo è il mio mestiere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte.<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 170.</ref> *Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come [[Benevento]]. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell'antica grandezza.<ref name="Napoli, N 1889, p. 492">da ''Corriere di Napoli'', N.° 226, anno XVIII; citato in Almerico Meomartini, ''I monumenti e le opere d'arte di Benevento'', 1889, p. 492.</ref> *Qui e la spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non è dunque questo Ferdinandea? No, questo è [[Pazzano]]: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell'aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere. (agosto 1883) {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}} *Romba, romba il [[Vesuvio]], proprio su noi, proprio su tutti noi: alto è l'incendio del cratere, oramai, nella sera che discende; si erge, spaventosa, innanzi a noi, la duplice massa bruna e mostruosa delle due lave immote: ardono, esse, profondamente, le lave; e, intanto, una pazzia è nelle persone, popolani, contadini, signori, indigeni, napoletani, stranieri, come una tragica gazzarra è intorno a quel paesaggio di tragedia, fra il pericolo appena scongiurato di questa notte, e il pericolo imminente di domani! (da ''Il giorno'', 1906; ora in ''Sterminator Vesevo. Diario dell'eruzione aprile 1906'', 1910) *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. Non per te, lo so, e già mi pento di questa insinuazione contro la fedeltà di un uomo che emulerà Filemone e Bauci. (da una lettera a Gaetano Bonavenia da Napoli del 23 giugno 1878<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', pp. 135-136.</ref>) *{{NDR|Su [[Benevento]]}} Una delle più antiche e delle più gloriose città del Mezzogiorno<ref name="Napoli, N 1889, p. 492"/>. ==''Il ventre di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole [[Agostino Depretis|Depretis]], il ventre di [[Napoli]]. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il [[Governo]] deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l<nowiki>'</nowiki>''altra parte''; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e ''quanto renda il lotto''. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro? ===Citazioni=== *Napoli è il paese dove meno costa l'opera tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura; una lira, venticinque soldi, al più, trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli, è la meglio vestita d'Italia: che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i migliori guanti. (1906, pp.&nbsp;20-21) *Ascoltate un poco, quando una operaia napoletana nomina i suoi figli. Dice: ''le creature'', e lo dice con tanta dolcezza malinconica, con tanta materna pietà, con un [[amor materno|amore]] così doloroso, che vi par di conoscere tutta, acutamente, la intensità della miseria napoletana. (1906, p. 24) *Credete che al napoletano basti la [[Madonna]] del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi alla Vergine, e non sono tutti. Quattro o cinque tengono il primato. Quando una napoletana è ammalata o corre un grave pericolo, uno dei suoi, si vota a una di queste Madonne. Dopo scioglie il voto, portandone il vestito, un abito nuovo, benedetto in chiesa, che non si deve smettere, se non quando è logoro. Per l'Addolorata il vestito è nero, coi nastri bianchi; per la Madonna del Carmine, è color pulce coi nastri bianchi; per l'Immacolata Concezione, bianco coi nastri azzurri; per la Madonna della Saletta, bianco coi nastri rosa. Quando non hanno i danari per farsi il vestito, si fanno il grembiule; quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa.<br />E il sacro si mescola al profano. Per aver marito, bisogna fare la novena a san Giovanni, nove sere, a mezzanotte, fuori un balcone, e pregare con certe antifone speciali. (p.&nbsp;18) *La massima golosità è il ''[[Zuppa di soffritto|soffritto]]'': dei ritagli di carne di maiale cotti con olio, pomidoro, peperone rosso, condensati, che formano una catasta rossa, bellissima all'occhio, da cui si tagliano delle fette: costano cinque soldi. In bocca, sembra dinamite. (1906, p. 29) *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il [[lotto]] è l'acquavite di Napoli. (1906, p. 45) *E, in ultimo, sapete che è accaduto? Che il popolo, non potendo abitare il Rettifilo, di cui le pigioni sono molto care, non avendo le traverse a sua disposizione, non avendo delle ''vere case del popolo'', è stato respinto, respinto, dietro il paravento! Così si è accalcato molto più di prima; così il Censimento potrebbe dirvi che tutta la facciata del Rettifilo, è poco abitata, e tutto ciò che è dietro, disgraziatamente, è abitato più di prima; che dove erano otto persone, ora sono dodici; che lo spazio è diminuito e le persone sono cresciute; che il Rettifilo, infine, ha fatto al popolo napoletano più male che bene! (pp.&nbsp;40–41) *Quel che si è fatto a Nizza e a Montecarlo, ha formato la fortuna di tutta la Cornice da Mentone a Hyères quel che si è fatto al Cairo, ha formato la fortuna di tutto l'Egitto: sia, sia, questa opera buona, questa opera santa, e in questo paese così bello e così povero, così affascinante e così pieno di miseria, in questo paese così delizioso e dove si muore di fame, in questo paese dall'incanto indicibile, si dia alla industria del forestiero la forma larga, felice, fortunata, che porti, a Napoli, il solo modo di far vivere centinaia di migliaia di persone! (p.&nbsp;46) *Un cattivo odore di stantio, di cose antiche e consunte, tenute troppo tempo chiuse e tirate fuori, si è diffuso nell'aria che respiriamo, da qualche giorno. Nei primi comizî, nei primi proclami, con una certa finzione di serietà, anche, son venuti fuori dagli armadi sgangherati della rettorica amministrativa: il partito ''clerico-borbonico'', il partito ''clerico-moderato'', il partito ''socialistoide'', il partito ''anarcoide'' e, persino, guarda, guarda, quella consumatissima cosa che è il partito ''liberale''. (1906, p. 138) *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! (pp.&nbsp;59–60) ==''La ballerina''== ===[[Incipit]]=== Carmela Minino, in piedi presso il cassettone, macchinalmente, contò ancora una volta il denaro che teneva chiuso nello sdrucito piccolo portafogli: e vi trovò sempre le medesime diciotto lire, tre biglietti da cinque e tre biglietti da una lira che vi erano il giorno prima e la settimana prima. Si cavò di tasca il portamonete che portava addosso, quando usciva e dove riponeva i pochi spiccioli per pagare l'omnibus, per pagare la sedia, alla messa, per bere un bicchier d'acqua: vi pescò sette soldi. E con un atto puerile e triste guardò desolata e ansiosa intorno, quasi che dalle nude pareti della sua stanza, dai poveri mobili strettamente necessarii potesse uscire, fantasticamente, qualche immaginaria somma di denaro che venisse ad aumentare il suo così insufficiente capitaletto. ===Citazioni=== *Ella sorrideva dagli occhi e dalle labbra, danzando, mentre il suo corpo pieghevole si arrotondava allo slancio lievissimo: ella danzava, senza che mai quel sorriso, quel lampeggio degli occhi venissero meno, per la fatica: ella danzava, così, come se null'altro ella fosse venuta a fare, sulla terra. E veramente, la sua irresistibile perizia, veramente la delizia di quella danza facevano delirare le platee: e dal loggione dove il popolo si ammassava nelle serate classiche alle poltrone d'orchestra dove si raccoglieva la nobiltà napoletana, il nome di [[Amina Boschetti]] era acclamato come quello di una trionfatrice. La coprivano di fiori, di doni, di gioielli: le offrivano i loro cuori e le loro fortune: ed ella tutto accoglieva, sorvolando su tutto, sapendo che i fiori, i gioielli, i cuori, le fortune, erano fatti per lei, perché i suoi piedini calzati dalle fini scarpette di raso rosa vi facessero in mezzo una gaia danza. (Vol. I, pp. 55-57) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Addio, Amore!''=== Lunga distesa, immobile sotto la bianca coltre del letto, con le braccia prosciolte e le mani aperte, con la bruna testa inclinata sopra una spalla, con un soffio impercettibile di respiro, ''Anna'' pareva dormisse da due ore, immersa nel profondo abbandono del sonno giovanile. Sua sorella Laura, che dormiva in un secondo candido lettino da fanciulla, all'altro capo della vasta stanza, aveva quella sera molto prolungata la sua solita lettura notturna, con cui sfuggiva alla conversazione ultima della giornata, fra sorelle. Ma appena l'ombra della lunga e fredda notte d'inverno aveva avvolto le cose e le persone della camera delle due fanciulle, Anna aveva schiuso gli occhi e li teneva fissi, sbarrati sul letto di laura, il cui biancore appariva confusamente, anche nell'oscurità. ===''All'erta, sentinella''=== Nella luminosa e calda ora pomeridiana, il paesaggio napoletano aveva dormito assai, deserto, silenzioso, immobile sotto il leonino sole di agosto. Nella lunga siesta, da mezzogiorno alle quattro, nessuna ombra d'uomo si era veduta, apparendo e sparendo, sulla gran pianura verde dei Bagnoli; sulla larga via bianca, a sinistra, che viene da Posillipo, rasentando l'ultimo spalto di quella collina che è anche un capo, larga via che è la delizia di quanti amano Napoli, stranieri e indigeni, non una carrozza, non un carretto; non una carrozza, non un carretto sulla dritta via, chiamata di Fuorigrotta, e che ai Bagnoli trova il suo primo angolo, voltando per andare a Pozzuoli, a Cuma, a Baia; non una nave sul mare, che sorpassasse il bellissimo capo di Posillipo, per andarsene lontano, linea nera filante, sormontata da un vago piumetto di fumo; non una vela bianca nel canale di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli. ===''Castigo''=== Un alto e tetro silenzio era nella stanza di Cesare Dias. Egli stava seduto nel seggiolone di cuoio bruno, teneva appoggiati i gomiti sulla grande scrivania di legno scolpito e le due mani gli nascondevano gli occhi e la fronte: si vedean solo i capelli un po' scomposti e le labbra pallidissime sotto i mustacchi disfatti. Fuori, la triste giornata invernale declinava e tetre si facevano le ombre nell'austera stanza, tetre intorno a quella immobile figura di uomo di cui, nell'alto silenzio, parea non si udisse neanche il respiro. ===''Cuore infermo''=== Finiva la giornata violenta e tormentosa. Dal mattino la terra bruciava sotto lo splendido sole di agosto, bruciava lentamente, consumando le sue sorgenti di vita e di freschezza, diventando gialla, smorta, arida; l'aria rimaneva senza moto, greve, infiammata, carica di profumi acri; i fiori dei giardini morivano, estenuati da quel lusso di calore, simili a coppe d'incenso dove fumano intensamente gli ultimi granelli votivi; le vigne vesuviane, basse, contorte, arse dal nero terreno vulcanico, arse dal sole esalavano un forte sentore di zolfo che saliva al cervello; dai terrazzi saliva un penetrante odore di asfalto liquefatto. ===''Dal vero''=== Di certo il fanciullo era bellissimo. Aveva gli occhi grandi ed azzurri, ma di quell'azzurro vero, leale che non diventa mai nero di sera; il bianco della cornea era anche irradiato da una tinta bluastra, cosa che faceva sembrare anche più grande la pupilla: i lumi della sala, riflettendosi in quegli occhi azzurri, vi accendevano una stella luccicante, una sola. Poi era biondo; non tendente al giallo, come la Gioconda di Leonardo da Vinci, né al fulvo, come la Maddalena del Tiziano, e nemmeno come dovette essere biondo il danese Amleto: quei capelli erano fini, lucidi, biondi e dolci alla vista, riposavano lo sguardo stanco da tante teste sfrontatamente brune. Quella testina originale, dal profilo abbozzato, dai lineamenti puri, dalla fronte serena, attirava il mio sguardo. ===''Ella non rispose''=== <div align=right>''«Roma, notte di maggio...''</div> «Non vi conosco: non mi conoscete. Non vi ho vista, mai. E vi vedrò, io, forse, mai? Voi, forse, non mi vedrete mai. Eppure la mia anima, inattesamente, si è legata, salda, alla vostra, in un vincolo tanto più tenace e stretto, in quanto che oscuro, fantastico e misterioso: e io sento di amarvi, con tutte le mie forze, come se il vostro volto di donna — siete voi giovane? bella? Non lo so: non vi conosco — come se questo volto chiuso nell'ombra, mi fosse seducentemente noto da mesi e da anni, come se il fascino della vostr'anima, da mesi e da anni si esercitasse su me e mi tenesse e mi avvincesse. ===''Fantasia''=== — Il fioretto di domani è questo — disse il predicatore, leggendo un cartellino: — Voi offrirete a Maria Vergine i sentimenti di rancore che avete nel cuore e abbraccerete la compagna di scuola, la maestra, la serva che credete di odiare.<br> Nella penombra della cappella vi fu un movimento tra le educande grandi e tra le maestre: le piccine non si mossero. Delle piccine qualcuna sonnecchiava, qualcuna sbadigliava dietro la manina: sui rotondi visetti si dilatava la contrazione della noia. ===''Fior di passione''=== Fulvio s'inchinò, prese dalla mano di Paola il gelato che ella, sorridendo dolcissimamente, gli porgeva, e le disse, guardandola negli occhi:<br> - Vi amo.<br> - Non dovete amarmi – mormorò lei, senza scomporsi, seguitando a sorridere.<br> - E perché?<br> - Perché ho marito – ribatté ella, ma placidamente.<br> - Non importa! ===''Gli amanti: pastelli''=== Donna Grazia scrive così, di questo suo amante:<br> La prima volta in cui Nino Stresa mi mancò di rispetto, fu in un ballo. Ero vestita di broccato bianco, quella sera: e il busto del vestito era sostenuto, sulle spalle, da due fascie di brillanti che formavano manica. Egli, Nino Stresa, mi cominciò a guardare, di lontano, poco dopo la mia apparizione nel ballo: e non potei più fare un movimento per passeggiare o per ballare, senza sentire il suo sguardo fermo sovra me. ===''I capelli di Sansone''=== Paolo Joanna andava e veniva per la stanza, vestendosi, straccamente, ancora tutto pieno di sonno. Sul suo letto disfatto stavano una quantità di giornali aperti e spiegazzati, cascavano dalla sponda, giacevano sul tappetino miserabile, erano quelli della sera innanzi, su cui si era addormentato, su cui si era arrotolato, dormendo: quelli della mattina, ancora chiusi dalle fascette multicolori erano deposti sul vecchio tavolino da notte, accanto a una tazza da caffè — e attratte dal fondiccio melmoso del caffè, dove lo zucchero si liquefaceva, le mosche vi ronzavano attorno — e un sottile odore d'inchiostro di stamperia fluttuava nell'aria. ===''Il paese di cuccagna''=== Dopo mezzogiorno il sole penetrò nella piazzetta dei Banchi Nuovi, allargandosi dalla litografia Cardone alla farmacia Cappa e di là si venne allungando, risalendo tutta la strada di Santa Chiara, dando una insolita gaiezza di luce a quella via che conserva sempre, anche nelle ore di maggior movimento, un gelido aspetto fra claustrale e scolastico. Ma il gran movimento mattinale di via Santa Chiara, delle persone che scendono dai quartieri settentrionali della città, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e se ne vanno ai quartieri bassi di Porto, Pendino e Mercato, o viceversa, dopo il mezzogiorno andava lentamente decrescendo; l'andirivieni delle carrozze, dei carri, dei venditori ambulanti, cessava: era un continuo scantonare per il Chiostro di Santa Chiara, per il vicolo Foglia, verso la viuzza di Mezzocannone, verso il Gesù Nuovo, verso San Giovanni Maggiore. Presto, la gaiezza del sole illuminò una via oramai solitaria. ===''Il romanzo della fanciulla''=== Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell'abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un'anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del ''Pungolo'' era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine. ===''L'infedele''=== Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza famigliare e il decoro del nome Herz: qui si era ammogliato con una italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel temperamento e nel carattere. ===''La mano tagliata''=== Tutto chiuso nella preziosa pelliccia di lontra, fumando una fine e odorosa sigaretta russa, Roberto Alimena guardava distrattamente il facchino dalla blusa azzurra che, ritto nel compartimento di prima classe, collocava pazientemente sulla reticella i bagagli eleganti e ricchi del giovane viaggiatore, le valigie, i sacchi da viaggio, i portamantelli, le borsette di cuoio dalle cifre di argento: ''R. A''. ===''La moglie di un grand'uomo''=== Vi era una volta una fanciulla — ohimè quante ve ne furono e quante ve ne sono! — una fanciulla che doveva pacificamente sposare un giovanotto. Costui era un bravo ragazzo, negoziante all'ingrosso di spirito e di zucchero; i suoi buoni amici dicevano che del primo non gliene rimaneva mai in deposito e del secondo troppo, volendo significare, con una ignobile freddura, che era buono e stupido. ===''La virtù di Checchina''=== Venne ad aprire Susanna, la serva. Portava un vestito di lanetta bigia, stinto, rimboccato sui fianchi, lasciando vedere una sottana frusta di cotonina scura; il grembiule di tela grossa era cosparso di macchie untuose; teneva in mano uno strofinaccio puzzolente. Entrando, Isolina fece una smorfia di disgusto.<br /> – C'è Checchina? – chiese.<br /> – C'è – rispose Susanna, stringendo le sue labbra sottili di beghina.<br /> – E che fa?<br /> – Stiamo ripulendo i mobili, col petrolio.<br /> – Volevo dire che si sentiva questo puzzo! E non ci pigliate una malattia, voi?<br /> – Il puzzo del petrolio non fa male. ===''Le amanti''=== ====''La grande fiamma''==== Nell'ora tarda della sera, partita l'ultima persona amica o indifferente, per la quale essa provava l'orgogliosa e invincibile necessità di mentire, chiuse tutte le porte ermeticamente, piombata la casa nel profondo silenzio notturno, interrogate con lo sguardo sospettoso fin le fantastiche penombre della sua stanza solitaria, dove sola vivente era una pia lampada consumantesi innanzi a una sacra immagine, prosciolto il suo spirito dall'obbligo della bugia e le sue labbra dall'obbligo del sorriso, ella si lasciava abbruciare dalla grande fiamma. ====''Tramontando il sole''==== - Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra – disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.<br> - Oh Anna, ma io lo conosco! – esclamò Clara Lieti, vivacemente, stendendogli la mano con un atto famigliare.<br> - Veramente? E come? – soggiunse Anna, con quel falso interesse mondano, che copre di amabilità la perfetta indifferenza.<br> - Da vari anni.... da moltissimi anni.... da un numero infinito di anni, lo conosco – e Clara finì con una risatina squillante. ====''L'amante sciocca''==== Paolo Spada aspettava la sua nuova innamorata, con una vivace curiosità mescolata a una certa tenerezza piena d'indulgenza e a movimenti improvvisi e insoliti di buon umore. Egli aveva realizzato, finalmente, dopo alcuni anni vissuti fra i tormentosi piaceri di amori inconsciamente complicati, dopo aver adorato delle bizzarre e inquietanti creature che eran tali, naturalmente, o che si affrettavano a diventare bizzarre e inquietanti al suo contatto, dopo essere stato adorato nelle forme più turbolenti, più folli e più tetre dalle medesime creature, finalmente, egli aveva realizzato un suo antico desiderio: desiderio fluttuante sempre in quell'anima, ora sommersa in fondo al naufragio di qualche stravagante passione, ora galleggiante sul mare cheto che segue le tempeste, il desiderio, cioè, di amare una donna semplice e di esserne amato. ====''Sogno di una notte d'estate''==== Massimo era solo. L'amico d'infanzia, non veduto da anni e poi incontrato improvvisamente per la via, dopo il lieto riconoscimento era venuto, alle sette, a pranzare in casa di Massimo. E costui che trascinava pesantemente il fardello di un'estate cittadina, mentre tutti gli altri anni era partito nel mese di giugno, si riprometteva una buona serata di ricordi, in compagnia dell'amico ritrovato. ===''Leggende napoletane''=== *Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l'uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi le bianchezze immacolate della neve che dànno la vertigine del candore; mancano le rocce aspre, brulle, dai profili duri ed energici; manca il mare livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli ''elfi'' a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici ''walkirie'', innamorate degli uomini; non compaiono al limitare dei boschi le ''roussalke'' bellissime; qui non battono i panni umidi le maledette lavandaie, perfide allettatrici del viandante; il folletto ''kelpis'' non salta in groppa al cavaliere smarrito. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;3) *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;4) *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. (da ''Virgilio'', p. 9) *Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle sue alghe. Di notte il palazzo diventa nero, intensamente nero; si serena il cielo sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei boschetti escono canti malinconici d'amore e le monotone note del mandolino: il palazzo rimane cupo e sotto le sue {{sic|vôlte}} fragoreggia l’onda marina. Ogni tanto par di vedere un lumicino passare lentamente nelle sale e fantastiche ombre disegnarsi nel vano delle finestre: ma non fanno paura. (da ''Il palazzo [[Palazzo Donn'Anna|dogn'Anna]]'', in ''Leggende napoletane'', Perino, Roma, 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/73 pp. 69-70]) *Là, dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere {{sic|roccie}} che sono le inattaccabili fondamenta del [[Castel dell'Ovo|Castello dell'Ovo]], dove lo sguardo malinconico del pensatore {{sic|scuopre}} un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni almeno prima la nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata [[Isolotto di Megaride|Megaride]] o Megara che significa grande nell'idioma di Grecia. Quel pezzo di terra s'era staccato dalla riva di Platamonia, ma non s'era allontanato di molto: e quasi che il fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per le onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di fiorranci il colle, così l'isola fioriva tutta in mezzo al mare come un gigantesco gruppo di fiori che la natura vi facesse sorgere, come un altare elevato a Flora, la olezzante dea. Nelle notti estive dall'isola partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed {{sic|inebbriante}}; onde il viatore della riva, colpito dal rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e le coppie di amanti cui era bello errare abbracciati sulla spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti, dalle Nereidi e dalle Driadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale sotto il raggio lunare, sempre colorita, sempre serena, sempre profumata. Era divina, poiché gli dei l'abitavano. (da ''Megaride'', 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/167 pp. 163-164]) *Pensa, o poetica amica, al felice connubio dell'arte con la natura, pensa alla celeste armonia fra l'uomo che crea ed il mondo da lui creato, pensa alla città che sarà bella e buona, tutta bianca e colorita dal sole, senza macchie, senza cenci: oh, allora, allora! O lontano avvenire, o giorno splendido che come quello di Faust meriteresti di essere fermato... (da ''La leggenda dell'avvenire'', p.&nbsp;46) ===''Nel paese di Gesù''=== <div align=right>''In mare''.</div> Un giorno, un'ora, un minuto prima della partenza, tutto il febbrile entusiasmo di chi parte si dilegua. L'egoistico ardore con cui si son fatti i preparativi del viaggio, la gaia fretta che par quasi quella del prigioniero cui sorrida, ineffabile, la libertà imminente, quel vivo sogno interiore che rende un po' folli gli occhi di colui che deve andar via, tutto svanisce, lasciando al suo posto un dubbio freddo e sterile, una sottile e opprimente angoscia. ===''O Giovannino, o la morte''=== Alle dieci e mezzo di quella domenica, il sagrestano della parrocchia dei Ss. Apostoli uscì sulla porta dell'antica chiesa napoletana e cominciò ad agitare vivamente un grosso e stridulo campanello di argento. Il sagrestano, appoggiato allo stipite della pesante vecchia porta di quercia, scrollava il campanello a trilli, a distesa, continuamente: serviva per avvertire i fedeli di via Gerolomini, del vico Grotta della Marra in Vertecoeli, della piazza Ss. Apostoli, delle Gradelle, che fra poco sarebbe cominciata nella chiesa dei Ss. Apostoli la messa cantata, la funzione grande di Pentecoste. ===''Pagina azzurra''=== Infine, quando tu sei partita per Castellamare, la tua, diciam così, attrezzeria, era completa. Non hai dimenticato nulla qui, tranne due o tre disgraziati condannati alla città forzata e che sospirano dietro le tue {{sic|treccie}} bionde, scomparse per la linea di Napoli—Castellamare. Rassicurati dunque. Tutto parte con te. Abbiamo fatto insieme uno dei nostri allegri inventari: nulla mancava. ===''Piccole anime''=== ====''Una fioraia''==== <div align=right>''Date lilia......''</div> La bimba camminava lentamente, rasentando il muro, per la via stretta e tortuosa dei Mercanti. Ella non guardava nelle botteghe, non alzava gli occhi a quella lunga striscia di cielo che appariva fra le alte case, non guardava neppure dinnanzi a sé. Guardava le pietre, come se le contasse. Camminava, senza curarsi del fango del selciato, degli urtoni che le davano, di qualche rara carrozza che passava. ====''Giuochi''==== Era una grande casa di provincia, con un portone sempre chiuso, quello nobile, pei signori, che vi davano un forte picchio col battente — e un portone sempre spalancato, quello dove passavano i carri di grano, di vino, di carbone, di pasta. Sopra, gli stanzoni vasti, alti di soffitto, con le travi foderate di carta fiorata, coi muri dipinti di giallo chiaro o di lilla pallido. ====''Canituccia''==== Nella penombra, seduta sulla panca di legno, sotto la cappa nera ed ampia dei focolare, Pasqualina, con le mani sotto il grembiule, recitava il rosario. Non si udiva che il pissi pissi delle labbra sibilanti le preghiere. La cucina tutta affumicata, con la larga tavola di legno verde-bruno, con la madia oscura, con le sedie a spalliera dipinta, senza un punto luminoso, s'immergeva nella notte. Il fuoco, semispento, covava sotto la cenere. ====''Profili''==== Ella porta quel poetico e soave nome che Leopardi ha amato: Nerina. E in tutta la persona di questa fanciulletta alta e sottile è diffuso un mite riflesso di poesia. La mollezza dei capelli castagni, abbandonata in lunghe anella sulle spalle, lascia libera una fronte larga, bianca e spirituale: fronte pensierosa, come i grandi occhi bruni, egiziani; occhi limpidi e profondi, pieni di calma, a cui un principio di miopìa dà, talvolta, una incertezza come di sogno, o una finezza elegante di sguardo. ====''Alla scuola''==== Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l'essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva. A casa, qualcuna di noi aveva la povertà, quasi tutte una miseria decente — e chi un fratello ebete, chi un padre paralizzato, chi una matrigna tormentatrice, qualche piaga celata con cura, qualche vergogna nascosta con una nobile pietà, qualche infelicità, qualche ingiustizia del destino, a cui la rassegnazione era completa. ====''Nebulose''==== Sulla via che si allunga, diritta, quasi interminabile, sotto i pioppi, camminavano lentamente i due amanti che non si amavano. Lasciavano alle spalle un tramonto di viola: andavano verso un tramonto di un grigio tenue delicatissimo. Ella si trascinava stanca e svogliata, facendo strisciare nella polvere la punta del suo ombrellino, trattenuto mollemente dalle dita: lo sguardo aveva la sola espressione di una grande lassezza. ====''La moda''==== È utile qui dire, che nessun bimbo può essere assolutamente brutto; che nessun bimbo ispira una completa ripugnanza. Se sono malaticci, hanno la dolcezza di una malattia; se sono rachitici, hanno la malinconia attraente di un corpo condannato; se sono precoci, hanno quel sapore strano e acre delle piccole anime, già troppo grandi. Infine potranno avere il naso camuso o gli occhi piccoli o la bocca grande — ma avranno sempre qualche cosa bella: o la guancia rotonda o la delicatezza della pelle o la morbidezza dei capelli, o avranno, nello insieme, tanta grazia soave, tanta freschezza, tanta gioventù che vale come bellezza. ====''Perdizione''==== Mentre la bionda mammina placidamente ricamava un orlo di camiciuola e Mario, seduto sul tappeto, intagliava certi soldatini dipinti di rosso e di azzurro sulla carta, entrò improvvisamente il giovane padre, tutto allegro:<br> — Su, Mario, su fantoccetto mio, fatti vestire da mammina ed usciamo: ti conduco a spasso. ====''Gli spostati''==== Suo padre è un giornalista, sua madre una maestra di lingue straniere. Il bimbo ha otto anni, ma pare che ne abbia dodici per le strane cose che sa, per le singolari risposte che dà. Egli è già stato a [[Venezia]], a [[Firenze]], a [[Napoli]], non gli resta più nessuna impressione di paesaggio per la sua gioventù: egli si stringe nelle spalle quando gli nominano il Vesuvio o la gondola. ====''Salvazione''==== Dopo il forte momento della passione — nelle placide ore di conversazione, quando le confidenze sgorgano, in una espansione spontanea, quando l'intimità sa essere amichevole e amorosa, Flavia parlava volentieri dell'infanzia propria, di quel giocondo tempo, tutto sole, tutto baci, tutto confetti. Questi ricordi la esaltavano, e come se sognasse, guardando lontano, con la voce tremante di emozione, narrava ancora di quante dolcezze l'aveva circondata l'amore materno. ===''Storia di due anime''=== La bottega dei santi era la penultima della piccola via bassa e oscura, che sinuosamente lega la piazza grande di santa Maria la Nova alla piazzetta di santa Maria dell'Aiuto: e godeva un po' d'aria, un po' di luce, sol perché, dirimpetto ad essa, le antiche e brune case del vecchio quartiere popolare cessavano e poco indietro si ergeva la chiesa della Madonna dell'Aiuto, avente, accanto, il portoncino della sua Congregazione di Spirito. ==Citazioni su Matilde Serao== *Che Matilde fosse una donna eccezionale – nel senso letterale di un'eccezione alle regole: la regola dell'ambiente italiano e quella del suo genere sessuale – se ne accorse perfino una signora snob come la scrittrice americana, ma europea per scelta e per gusto, [[Edith Wharton]], la pupilla di Henry James. Quando negli ultimi anni della Vecchia Europa, alla vigilia della Grande Guerra, la incontrò nell'elegante e selettivo salotto parigino di Madame Fitz-James, la Wharton non esitò a definirla nel suo diario «una donna tozza e grossa, rossa in faccia e sul collo», riconoscendo, però, che quando prendeva la parola era capace di raggiungere punte che l'americana cosmopolita e chic non aveva mai rilevato nei discorsi delle altre donne. ([[Elisabetta Rasy]]) *Di Roma non la interessavano i monumenti e le opere d'arte, ma la politica, la circolazione di idee e di denaro, la promessa di modernità. Anche se, rispetto alle altre emancipate dell'epoca, non solo le italiane, Matilde fu al tempo stesso più audace e più conservatrice. Non amava le suffragette, ma voleva essere indipendente; apprezzava gli uomini e i piaceri – e i tormenti – dell'amore, ma aveva il gusto degli affari e del denaro; non saltava un giorno di lavoro ma accettava con serenità le sue numerose maternità – come se in lei convivessero un uomo moderno e una donna all'antica. ([[Elisabetta Rasy]]) *La cultura e l'esperienza si fondevano in lei nello splendore della sua vigorosa intelligenza. ([[Edith Wharton]]) *La giovane Matilde non avrebbe ripetuto il genio ch'ebbe e quella sua, davvero scespiriana, ampiezza di visione se fosse vissuta altrove o altrove fosse nata all'arte. Il fenomeno più interessante, nell'arte di donna Matilde, è appunto questa sua facoltà di assorbire e di serbare, trasformandolo, il mondo esterno. In un'epoca nella quale non si conosceva ancora [[Marcel Proust]], ella poteva dire di sé: «Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.»<br>Non sapremmo immaginare, perciò, fuori di Napoli e di quella Napoli, la più verace e sincera Matilde Serao. Non è possibile staccarla dalle strade e dai vicoli della sua prima giovinezza. ([[Giovanni Artieri]]) *La Serao, nonostante le ambizioni proprie e la moda letteraria del suo tempo è, e resta, un grande poeta di Napoli. Nasce alla vita dell'arte come una creatura di Napoli, un suggerimento o una espansione della città. ([[Giovanni Artieri]]) *Matilde Serao fu il simbolo napoletano della rivoluzione femminile, lei che di certo [[femminismo|femminista]] non era, ma ugualmente esempio straordinario di scrittrice, imprenditrice, organizzatrice e madre insieme: potentissima fondatrice di giornali, ricercatrice di fondi, scrittrice inesauribile di romanzi e racconti, candidata al Nobel, scippatole da un'altra considerevole narratrice e figura di donna, [[Grazia Deledda]]. ([[Antonella Cilento]]) *Solo nel 1900 Matilde Serao, autrice di un galateo destinato alle donne in cui vi è una appendice per le care fanciulle, «Piccolo codice per le signorine» –, è molto assertiva nel precisare quando finisce l'infanzia: «Da dodici anni in poi si finisce di essere bimbe», a tredici si è «giovanette», a sedici «signorine» e a diciotto anni si è «presentate in società». ([[Simonetta Ulivieri]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Addio, Amore!]'', A. Barion Edit. Tip., Milano-Sesto S. Giovanni, 1927. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm All'erta, sentinella]'', Milano, Baldini e Castoldi, 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Castigo]'', Milano, Armando Curcio Editore, 1977. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Cuore infermo]'', Roma, Lucarini, 1988. ISBN 8870332446 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Dal vero]'', Perussia & Quadrio, Milano, 1879. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Ella non rispose]'', Milano, F.lli Treves, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fantasia]'', Firenze, A. Salani, stampa 1932. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fior di passione]'', Giuseppe Galli Editore, Milano, 1888. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Gli amanti: pastelli]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm I capelli di Sansone]'', casa editrice Madella, Sesto S. Giovanni [Milano], 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Il romanzo della fanciulla]'', Milano, Treves, 1893. *Matilde Serao, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/serao_il_ventre_di_napoli.pdf Il ventre di Napoli]'', Perrella, Napoli, 1906. *Matilde Serao, ''[https://archive.org/details/laballerina01serauoft/page/n2/mode/1up La ballerina]'', 2 voll, Cav. Niccolò Giannotta editore, Catania, 1899. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La mano tagliata]'', Firenze, A. Salani, 1912. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La moglie di un grand'uomo]'', Milano, Dott. R. Quintieri, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Le amanti: La grande fiamma, Tramontando il sole, L'amante sciocca, Sogno di una notte d'estate]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm L'infedele]'', Ditta Edit. Brigola di E. Brigola e G. Marco, Milano, 1897. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Leggende napoletane]'', Edizioni Bideri spa, Napoli, 1970. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Nel paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina]'', Milano, Treves, 1923. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm O Giovannino, o la morte]'', Edizioni e/o, Roma, 1995. ISBN 8876412476 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Pagina azzurra (Commedie borghesi)]'', Firenze, Casa editrice italiana, 1910. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Piccole anime]'', Milano, Libreria ed. Galli di C. Chiesa e F. Guindani, 1890. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Storia di due anime]'', in "[Opere di Matilde] Serao", a cura di Pietro Pancrazi, Milano, A. Garzanti, 1944. == Altri progetti== {{interprogetto}} {{Portale|donne}} {{DEFAULTSORT:Serao, Matilde}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] 9j3t82e0tva3c2zt2gw8xy7z463zs3a 1218040 1218034 2022-07-20T19:39:10Z Sun-crops 10277 /* Citazioni */ fixed wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[File:Matilde Serao.jpg|thumb|Matilde Serao]] '''Matilde Serao''' (1856 – 1927), scrittrice e giornalista italiana. ==Citazioni di Matilde Serao== *Attraverso tutta la {{sic|rettorica}} delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare, che sarà poi il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e colla loro topografia i vicoli sordidi e lugubri, dove si annida in Napoli l'onta, la corruzione, la morte: piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere, che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di veder molto, di veder tutto: piccola verità, dirò così esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è verità, ma che è uno spiraglio di luce attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda, che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, a tutta quanta la verità com'è, nuda, schietta, tutta piena di strazio, ma non senza conforto. (da un articolo necrologico del 1891.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''La letteratura della nuova Italia, Saggi critici'', vol. IV, Giuseppe Laterza & Figli, Bari, 1922<sup>2</sup> riveduta, p. 316.</</ref>) *Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.<ref>Citato in [[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980, p. 124.</ref> *Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell'aria; in fondo al burrone canta il torrente; sotto le felci canta il ruscello ... Si ascende sempre, fra il silenzio, fra la boscaglia fitta, per un'ampia via ... Tacciono le voci umane ... Non v'è che questa foresta, immensa, sconfinata: solo quest'alta vegetazione esiste. Siamo lontani per centinaia di miglia dall'abitato: forse il mondo è morto dietro di noi. Ma ad un tratto, tra la taciturnà serena di questa boscaglia, un che di bianco traspare tra le altezze dei faggi. Questa è Ferdinandea. (dal ''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886) *Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco secondo]]. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità , colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone.<ref>Da ''Il re di Napoli'', in ''Il Mattino'' del 29 dicembre 1894; citato in Gigi di Fiore, ''L'ultimo re di Napoli. {{small|L’esilio di Francesco II di Borbone nell’Italia dei Savoia}}'', UTET, 2018, [https://books.google.it/books?id=GkttDwAAQBAJ&lpg=PT287&dq=it&pg=PT287#v=onepage&q&f=false p. 287]. ISBN 978-88-511-6521-5</ref> *I gusti sono differenti. Vi è chi, leggendo il giornale, si diletta nei brillanti paradossi dell'articolo di fondo, seguendone mentalmente le evoluzioni: molti frequentano l'appendice, pianterreno lugubre e sanguinoso, dove si commettono, sera per sera, i più atroci delitti: alcuni scelgono la cronaca ''interna'' dove leggono importantissimi fatti avvenuti nell'Uraguay, a [[Capracotta]] o a Roccacannuccia; altri prediligono i telegrammi particolari, tanto particolari che talvolta i fili del telegrafo non ne hanno saputo nulla: non mancano, infine, gli amatori della quarta pagina. (da ''Estratto dello stato civile'', in ''Dal vero'') *{{NDR|Scrivendo a un amico poco dopo il suo arrivo a Roma}} Io sto bene come salute fisica, come salute morale sono in un periodo di produzione febbrile da far paura: scrivo dappertutto e di tutto con audacia unica, conquisto il mio posto a forza di urti, di gomitate, col fitto e ardente desiderio di arrivare, senza avere nessuno che mi aiuti o quasi nessuno. Ma tu sai che io non do ascolto alle debolezze del mio sesso e tiro avanti per la vita come se fossi un giovanotto».<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, pp. 169-170.</ref> *Ma il ponente, si sa, serve a cullare col suo rombo il paesaggio napoletano che dorme, è la canzone che concilia il sonno delle persone, delle case e degli alberi.<ref>Da ''All'erta, sentinella!'', Galli, Milano, 1896, p. 2.</ref> *{{NDR|Rispondendo ai colleghi del ''Corriere di Napoli'' che, stupiti dalla sua decisione, le chiedevano i motivi del suo trasferimento a Roma}} Nient'altro che scrivere. Questo è il mio mestiere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte.<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 170.</ref> *Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come [[Benevento]]. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell'antica grandezza.<ref name="Napoli, N 1889, p. 492">da ''Corriere di Napoli'', N.° 226, anno XVIII; citato in Almerico Meomartini, ''I monumenti e le opere d'arte di Benevento'', 1889, p. 492.</ref> *Qui e la spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non è dunque questo Ferdinandea? No, questo è [[Pazzano]]: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell'aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere. (agosto 1883) {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}} *Romba, romba il [[Vesuvio]], proprio su noi, proprio su tutti noi: alto è l'incendio del cratere, oramai, nella sera che discende; si erge, spaventosa, innanzi a noi, la duplice massa bruna e mostruosa delle due lave immote: ardono, esse, profondamente, le lave; e, intanto, una pazzia è nelle persone, popolani, contadini, signori, indigeni, napoletani, stranieri, come una tragica gazzarra è intorno a quel paesaggio di tragedia, fra il pericolo appena scongiurato di questa notte, e il pericolo imminente di domani! (da ''Il giorno'', 1906; ora in ''Sterminator Vesevo. Diario dell'eruzione aprile 1906'', 1910) *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. Non per te, lo so, e già mi pento di questa insinuazione contro la fedeltà di un uomo che emulerà Filemone e Bauci. (da una lettera a Gaetano Bonavenia da Napoli del 23 giugno 1878<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', pp. 135-136.</ref>) *{{NDR|Su [[Benevento]]}} Una delle più antiche e delle più gloriose città del Mezzogiorno<ref name="Napoli, N 1889, p. 492"/>. ==''Il ventre di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole [[Agostino Depretis|Depretis]], il ventre di [[Napoli]]. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l'''altra parte''; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e ''quanto renda il lotto''. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro? ===Citazioni=== *Napoli è il paese dove meno costa l'opera tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura; una lira, venticinque soldi, al più, trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli, è la meglio vestita d'Italia: che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i migliori guanti. (pp. 20-21) *Ascoltate un poco, quando una operaia napoletana nomina i suoi figli. Dice: ''le creature'', e lo dice con tanta dolcezza malinconica, con tanta materna pietà, con un [[amor materno|amore]] così doloroso, che vi par di conoscere tutta, acutamente, la intensità della miseria napoletana. (p. 24) *La massima golosità è il ''[[Zuppa di soffritto|soffritto]]'': dei ritagli di carne di maiale cotti con olio, pomidoro, peperone rosso, condensati, che formano una catasta rossa, bellissima all'occhio, da cui si tagliano delle fette: costano cinque soldi. In bocca, sembra dinamite. (p. 29) *Credete che al napoletano basti la [[Madonna]] del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi alla Vergine, e non sono tutti. Quattro o cinque tengono il primato. Quando una napoletana è ammalata o corre un grave pericolo, uno dei suoi, si vota a una di queste Madonne. Dopo scioglie il voto, portandone il vestito, un abito nuovo, benedetto in chiesa, che non si deve smettere, se non quando è logoro. Per l'Addolorata il vestito è nero, coi nastri bianchi; per la Madonna del Carmine, è color pulce coi nastri bianchi; per l'Immacolata Concezione, bianco coi nastri azzurri; per la Madonna della Saletta, bianco coi nastri rosa. Quando non hanno i danari per farsi il vestito, si fanno il grembiule; quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa.<br />E il sacro si mescola al profano. Per aver marito, bisogna fare la novena a san Giovanni, nove sere, a mezzanotte, fuori un balcone, e pregare con certe antifone speciali. (p. 34) *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il [[lotto]] è l'acquavite di Napoli. (p. 45) *E, in ultimo, sapete che è accaduto? Che il popolo, non potendo abitare il [[Corso Umberto I|Rettifilo]], di cui le pigioni sono molto care, non avendo le traverse a sua disposizione, non avendo delle ''vere case del popolo'', è stato respinto, respinto, dietro il paravento! Così si è accalcato molto più di prima; così il Censimento potrebbe dirvi che tutta la facciata del Rettifilo, è poco abitata, e tutto ciò che è dietro, disgraziatamente, è abitato più di prima; che dove erano otto persone, ora sono dodici; che lo spazio è diminuito e le persone sono cresciute; che il Rettifilo, infine, ha fatto al popolo napoletano più male che bene! (p. 96) *Quel che si è fatto a Nizza e a Montecarlo, ha formato la fortuna di tutta la Cornice da Mentone a Hyères quel che si è fatto al Cairo, ha formato la fortuna di tutto l'Egitto: sia, sia, questa opera buona, questa opera santa, e in questo paese così bello e così povero, così affascinante e così pieno di miseria, in questo paese così delizioso e dove si muore di fame, in questo paese dall'incanto indicibile, si dia alla industria del forestiero la forma larga, felice, fortunata, che porti, a Napoli, il solo modo di far vivere centinaia di migliaia di persone! (p. 110) *Un cattivo odore di stantio, di cose antiche e consunte, tenute troppo tempo chiuse e tirate fuori, si è diffuso nell'aria che respiriamo, da qualche giorno. Nei primi comizî, nei primi proclami, con una certa finzione di serietà, anche, son venuti fuori dagli armadi sgangherati della rettorica amministrativa: il partito ''clerico-borbonico'', il partito ''clerico-moderato'', il partito ''socialistoide'', il partito ''anarcoide'' e, persino, guarda, guarda, quella consumatissima cosa che è il partito ''liberale''. (1906, p. 138) *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! (p. 143) ==''La ballerina''== ===[[Incipit]]=== Carmela Minino, in piedi presso il cassettone, macchinalmente, contò ancora una volta il denaro che teneva chiuso nello sdrucito piccolo portafogli: e vi trovò sempre le medesime diciotto lire, tre biglietti da cinque e tre biglietti da una lira che vi erano il giorno prima e la settimana prima. Si cavò di tasca il portamonete che portava addosso, quando usciva e dove riponeva i pochi spiccioli per pagare l'omnibus, per pagare la sedia, alla messa, per bere un bicchier d'acqua: vi pescò sette soldi. E con un atto puerile e triste guardò desolata e ansiosa intorno, quasi che dalle nude pareti della sua stanza, dai poveri mobili strettamente necessarii potesse uscire, fantasticamente, qualche immaginaria somma di denaro che venisse ad aumentare il suo così insufficiente capitaletto. ===Citazioni=== *Ella sorrideva dagli occhi e dalle labbra, danzando, mentre il suo corpo pieghevole si arrotondava allo slancio lievissimo: ella danzava, senza che mai quel sorriso, quel lampeggio degli occhi venissero meno, per la fatica: ella danzava, così, come se null'altro ella fosse venuta a fare, sulla terra. E veramente, la sua irresistibile perizia, veramente la delizia di quella danza facevano delirare le platee: e dal loggione dove il popolo si ammassava nelle serate classiche alle poltrone d'orchestra dove si raccoglieva la nobiltà napoletana, il nome di [[Amina Boschetti]] era acclamato come quello di una trionfatrice. La coprivano di fiori, di doni, di gioielli: le offrivano i loro cuori e le loro fortune: ed ella tutto accoglieva, sorvolando su tutto, sapendo che i fiori, i gioielli, i cuori, le fortune, erano fatti per lei, perché i suoi piedini calzati dalle fini scarpette di raso rosa vi facessero in mezzo una gaia danza. (Vol. I, pp. 55-57) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Addio, Amore!''=== Lunga distesa, immobile sotto la bianca coltre del letto, con le braccia prosciolte e le mani aperte, con la bruna testa inclinata sopra una spalla, con un soffio impercettibile di respiro, ''Anna'' pareva dormisse da due ore, immersa nel profondo abbandono del sonno giovanile. Sua sorella Laura, che dormiva in un secondo candido lettino da fanciulla, all'altro capo della vasta stanza, aveva quella sera molto prolungata la sua solita lettura notturna, con cui sfuggiva alla conversazione ultima della giornata, fra sorelle. Ma appena l'ombra della lunga e fredda notte d'inverno aveva avvolto le cose e le persone della camera delle due fanciulle, Anna aveva schiuso gli occhi e li teneva fissi, sbarrati sul letto di laura, il cui biancore appariva confusamente, anche nell'oscurità. ===''All'erta, sentinella''=== Nella luminosa e calda ora pomeridiana, il paesaggio napoletano aveva dormito assai, deserto, silenzioso, immobile sotto il leonino sole di agosto. Nella lunga siesta, da mezzogiorno alle quattro, nessuna ombra d'uomo si era veduta, apparendo e sparendo, sulla gran pianura verde dei Bagnoli; sulla larga via bianca, a sinistra, che viene da Posillipo, rasentando l'ultimo spalto di quella collina che è anche un capo, larga via che è la delizia di quanti amano Napoli, stranieri e indigeni, non una carrozza, non un carretto; non una carrozza, non un carretto sulla dritta via, chiamata di Fuorigrotta, e che ai Bagnoli trova il suo primo angolo, voltando per andare a Pozzuoli, a Cuma, a Baia; non una nave sul mare, che sorpassasse il bellissimo capo di Posillipo, per andarsene lontano, linea nera filante, sormontata da un vago piumetto di fumo; non una vela bianca nel canale di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli. ===''Castigo''=== Un alto e tetro silenzio era nella stanza di Cesare Dias. Egli stava seduto nel seggiolone di cuoio bruno, teneva appoggiati i gomiti sulla grande scrivania di legno scolpito e le due mani gli nascondevano gli occhi e la fronte: si vedean solo i capelli un po' scomposti e le labbra pallidissime sotto i mustacchi disfatti. Fuori, la triste giornata invernale declinava e tetre si facevano le ombre nell'austera stanza, tetre intorno a quella immobile figura di uomo di cui, nell'alto silenzio, parea non si udisse neanche il respiro. ===''Cuore infermo''=== Finiva la giornata violenta e tormentosa. Dal mattino la terra bruciava sotto lo splendido sole di agosto, bruciava lentamente, consumando le sue sorgenti di vita e di freschezza, diventando gialla, smorta, arida; l'aria rimaneva senza moto, greve, infiammata, carica di profumi acri; i fiori dei giardini morivano, estenuati da quel lusso di calore, simili a coppe d'incenso dove fumano intensamente gli ultimi granelli votivi; le vigne vesuviane, basse, contorte, arse dal nero terreno vulcanico, arse dal sole esalavano un forte sentore di zolfo che saliva al cervello; dai terrazzi saliva un penetrante odore di asfalto liquefatto. ===''Dal vero''=== Di certo il fanciullo era bellissimo. Aveva gli occhi grandi ed azzurri, ma di quell'azzurro vero, leale che non diventa mai nero di sera; il bianco della cornea era anche irradiato da una tinta bluastra, cosa che faceva sembrare anche più grande la pupilla: i lumi della sala, riflettendosi in quegli occhi azzurri, vi accendevano una stella luccicante, una sola. Poi era biondo; non tendente al giallo, come la Gioconda di Leonardo da Vinci, né al fulvo, come la Maddalena del Tiziano, e nemmeno come dovette essere biondo il danese Amleto: quei capelli erano fini, lucidi, biondi e dolci alla vista, riposavano lo sguardo stanco da tante teste sfrontatamente brune. Quella testina originale, dal profilo abbozzato, dai lineamenti puri, dalla fronte serena, attirava il mio sguardo. ===''Ella non rispose''=== <div align=right>''«Roma, notte di maggio...''</div> «Non vi conosco: non mi conoscete. Non vi ho vista, mai. E vi vedrò, io, forse, mai? Voi, forse, non mi vedrete mai. Eppure la mia anima, inattesamente, si è legata, salda, alla vostra, in un vincolo tanto più tenace e stretto, in quanto che oscuro, fantastico e misterioso: e io sento di amarvi, con tutte le mie forze, come se il vostro volto di donna — siete voi giovane? bella? Non lo so: non vi conosco — come se questo volto chiuso nell'ombra, mi fosse seducentemente noto da mesi e da anni, come se il fascino della vostr'anima, da mesi e da anni si esercitasse su me e mi tenesse e mi avvincesse. ===''Fantasia''=== — Il fioretto di domani è questo — disse il predicatore, leggendo un cartellino: — Voi offrirete a Maria Vergine i sentimenti di rancore che avete nel cuore e abbraccerete la compagna di scuola, la maestra, la serva che credete di odiare.<br> Nella penombra della cappella vi fu un movimento tra le educande grandi e tra le maestre: le piccine non si mossero. Delle piccine qualcuna sonnecchiava, qualcuna sbadigliava dietro la manina: sui rotondi visetti si dilatava la contrazione della noia. ===''Fior di passione''=== Fulvio s'inchinò, prese dalla mano di Paola il gelato che ella, sorridendo dolcissimamente, gli porgeva, e le disse, guardandola negli occhi:<br> - Vi amo.<br> - Non dovete amarmi – mormorò lei, senza scomporsi, seguitando a sorridere.<br> - E perché?<br> - Perché ho marito – ribatté ella, ma placidamente.<br> - Non importa! ===''Gli amanti: pastelli''=== Donna Grazia scrive così, di questo suo amante:<br> La prima volta in cui Nino Stresa mi mancò di rispetto, fu in un ballo. Ero vestita di broccato bianco, quella sera: e il busto del vestito era sostenuto, sulle spalle, da due fascie di brillanti che formavano manica. Egli, Nino Stresa, mi cominciò a guardare, di lontano, poco dopo la mia apparizione nel ballo: e non potei più fare un movimento per passeggiare o per ballare, senza sentire il suo sguardo fermo sovra me. ===''I capelli di Sansone''=== Paolo Joanna andava e veniva per la stanza, vestendosi, straccamente, ancora tutto pieno di sonno. Sul suo letto disfatto stavano una quantità di giornali aperti e spiegazzati, cascavano dalla sponda, giacevano sul tappetino miserabile, erano quelli della sera innanzi, su cui si era addormentato, su cui si era arrotolato, dormendo: quelli della mattina, ancora chiusi dalle fascette multicolori erano deposti sul vecchio tavolino da notte, accanto a una tazza da caffè — e attratte dal fondiccio melmoso del caffè, dove lo zucchero si liquefaceva, le mosche vi ronzavano attorno — e un sottile odore d'inchiostro di stamperia fluttuava nell'aria. ===''Il paese di cuccagna''=== Dopo mezzogiorno il sole penetrò nella piazzetta dei Banchi Nuovi, allargandosi dalla litografia Cardone alla farmacia Cappa e di là si venne allungando, risalendo tutta la strada di Santa Chiara, dando una insolita gaiezza di luce a quella via che conserva sempre, anche nelle ore di maggior movimento, un gelido aspetto fra claustrale e scolastico. Ma il gran movimento mattinale di via Santa Chiara, delle persone che scendono dai quartieri settentrionali della città, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e se ne vanno ai quartieri bassi di Porto, Pendino e Mercato, o viceversa, dopo il mezzogiorno andava lentamente decrescendo; l'andirivieni delle carrozze, dei carri, dei venditori ambulanti, cessava: era un continuo scantonare per il Chiostro di Santa Chiara, per il vicolo Foglia, verso la viuzza di Mezzocannone, verso il Gesù Nuovo, verso San Giovanni Maggiore. Presto, la gaiezza del sole illuminò una via oramai solitaria. ===''Il romanzo della fanciulla''=== Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell'abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un'anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del ''Pungolo'' era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine. ===''L'infedele''=== Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza famigliare e il decoro del nome Herz: qui si era ammogliato con una italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel temperamento e nel carattere. ===''La mano tagliata''=== Tutto chiuso nella preziosa pelliccia di lontra, fumando una fine e odorosa sigaretta russa, Roberto Alimena guardava distrattamente il facchino dalla blusa azzurra che, ritto nel compartimento di prima classe, collocava pazientemente sulla reticella i bagagli eleganti e ricchi del giovane viaggiatore, le valigie, i sacchi da viaggio, i portamantelli, le borsette di cuoio dalle cifre di argento: ''R. A''. ===''La moglie di un grand'uomo''=== Vi era una volta una fanciulla — ohimè quante ve ne furono e quante ve ne sono! — una fanciulla che doveva pacificamente sposare un giovanotto. Costui era un bravo ragazzo, negoziante all'ingrosso di spirito e di zucchero; i suoi buoni amici dicevano che del primo non gliene rimaneva mai in deposito e del secondo troppo, volendo significare, con una ignobile freddura, che era buono e stupido. ===''La virtù di Checchina''=== Venne ad aprire Susanna, la serva. Portava un vestito di lanetta bigia, stinto, rimboccato sui fianchi, lasciando vedere una sottana frusta di cotonina scura; il grembiule di tela grossa era cosparso di macchie untuose; teneva in mano uno strofinaccio puzzolente. Entrando, Isolina fece una smorfia di disgusto.<br /> – C'è Checchina? – chiese.<br /> – C'è – rispose Susanna, stringendo le sue labbra sottili di beghina.<br /> – E che fa?<br /> – Stiamo ripulendo i mobili, col petrolio.<br /> – Volevo dire che si sentiva questo puzzo! E non ci pigliate una malattia, voi?<br /> – Il puzzo del petrolio non fa male. ===''Le amanti''=== ====''La grande fiamma''==== Nell'ora tarda della sera, partita l'ultima persona amica o indifferente, per la quale essa provava l'orgogliosa e invincibile necessità di mentire, chiuse tutte le porte ermeticamente, piombata la casa nel profondo silenzio notturno, interrogate con lo sguardo sospettoso fin le fantastiche penombre della sua stanza solitaria, dove sola vivente era una pia lampada consumantesi innanzi a una sacra immagine, prosciolto il suo spirito dall'obbligo della bugia e le sue labbra dall'obbligo del sorriso, ella si lasciava abbruciare dalla grande fiamma. ====''Tramontando il sole''==== - Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra – disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.<br> - Oh Anna, ma io lo conosco! – esclamò Clara Lieti, vivacemente, stendendogli la mano con un atto famigliare.<br> - Veramente? E come? – soggiunse Anna, con quel falso interesse mondano, che copre di amabilità la perfetta indifferenza.<br> - Da vari anni.... da moltissimi anni.... da un numero infinito di anni, lo conosco – e Clara finì con una risatina squillante. ====''L'amante sciocca''==== Paolo Spada aspettava la sua nuova innamorata, con una vivace curiosità mescolata a una certa tenerezza piena d'indulgenza e a movimenti improvvisi e insoliti di buon umore. Egli aveva realizzato, finalmente, dopo alcuni anni vissuti fra i tormentosi piaceri di amori inconsciamente complicati, dopo aver adorato delle bizzarre e inquietanti creature che eran tali, naturalmente, o che si affrettavano a diventare bizzarre e inquietanti al suo contatto, dopo essere stato adorato nelle forme più turbolenti, più folli e più tetre dalle medesime creature, finalmente, egli aveva realizzato un suo antico desiderio: desiderio fluttuante sempre in quell'anima, ora sommersa in fondo al naufragio di qualche stravagante passione, ora galleggiante sul mare cheto che segue le tempeste, il desiderio, cioè, di amare una donna semplice e di esserne amato. ====''Sogno di una notte d'estate''==== Massimo era solo. L'amico d'infanzia, non veduto da anni e poi incontrato improvvisamente per la via, dopo il lieto riconoscimento era venuto, alle sette, a pranzare in casa di Massimo. E costui che trascinava pesantemente il fardello di un'estate cittadina, mentre tutti gli altri anni era partito nel mese di giugno, si riprometteva una buona serata di ricordi, in compagnia dell'amico ritrovato. ===''Leggende napoletane''=== *Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l'uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi le bianchezze immacolate della neve che dànno la vertigine del candore; mancano le rocce aspre, brulle, dai profili duri ed energici; manca il mare livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli ''elfi'' a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici ''walkirie'', innamorate degli uomini; non compaiono al limitare dei boschi le ''roussalke'' bellissime; qui non battono i panni umidi le maledette lavandaie, perfide allettatrici del viandante; il folletto ''kelpis'' non salta in groppa al cavaliere smarrito. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;3) *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;4) *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. (da ''Virgilio'', p. 9) *Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle sue alghe. Di notte il palazzo diventa nero, intensamente nero; si serena il cielo sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei boschetti escono canti malinconici d'amore e le monotone note del mandolino: il palazzo rimane cupo e sotto le sue {{sic|vôlte}} fragoreggia l’onda marina. Ogni tanto par di vedere un lumicino passare lentamente nelle sale e fantastiche ombre disegnarsi nel vano delle finestre: ma non fanno paura. (da ''Il palazzo [[Palazzo Donn'Anna|dogn'Anna]]'', in ''Leggende napoletane'', Perino, Roma, 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/73 pp. 69-70]) *Là, dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere {{sic|roccie}} che sono le inattaccabili fondamenta del [[Castel dell'Ovo|Castello dell'Ovo]], dove lo sguardo malinconico del pensatore {{sic|scuopre}} un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni almeno prima la nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata [[Isolotto di Megaride|Megaride]] o Megara che significa grande nell'idioma di Grecia. Quel pezzo di terra s'era staccato dalla riva di Platamonia, ma non s'era allontanato di molto: e quasi che il fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per le onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di fiorranci il colle, così l'isola fioriva tutta in mezzo al mare come un gigantesco gruppo di fiori che la natura vi facesse sorgere, come un altare elevato a Flora, la olezzante dea. Nelle notti estive dall'isola partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed {{sic|inebbriante}}; onde il viatore della riva, colpito dal rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e le coppie di amanti cui era bello errare abbracciati sulla spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti, dalle Nereidi e dalle Driadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale sotto il raggio lunare, sempre colorita, sempre serena, sempre profumata. Era divina, poiché gli dei l'abitavano. (da ''Megaride'', 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/167 pp. 163-164]) *Pensa, o poetica amica, al felice connubio dell'arte con la natura, pensa alla celeste armonia fra l'uomo che crea ed il mondo da lui creato, pensa alla città che sarà bella e buona, tutta bianca e colorita dal sole, senza macchie, senza cenci: oh, allora, allora! O lontano avvenire, o giorno splendido che come quello di Faust meriteresti di essere fermato... (da ''La leggenda dell'avvenire'', p.&nbsp;46) ===''Nel paese di Gesù''=== <div align=right>''In mare''.</div> Un giorno, un'ora, un minuto prima della partenza, tutto il febbrile entusiasmo di chi parte si dilegua. L'egoistico ardore con cui si son fatti i preparativi del viaggio, la gaia fretta che par quasi quella del prigioniero cui sorrida, ineffabile, la libertà imminente, quel vivo sogno interiore che rende un po' folli gli occhi di colui che deve andar via, tutto svanisce, lasciando al suo posto un dubbio freddo e sterile, una sottile e opprimente angoscia. ===''O Giovannino, o la morte''=== Alle dieci e mezzo di quella domenica, il sagrestano della parrocchia dei Ss. Apostoli uscì sulla porta dell'antica chiesa napoletana e cominciò ad agitare vivamente un grosso e stridulo campanello di argento. Il sagrestano, appoggiato allo stipite della pesante vecchia porta di quercia, scrollava il campanello a trilli, a distesa, continuamente: serviva per avvertire i fedeli di via Gerolomini, del vico Grotta della Marra in Vertecoeli, della piazza Ss. Apostoli, delle Gradelle, che fra poco sarebbe cominciata nella chiesa dei Ss. Apostoli la messa cantata, la funzione grande di Pentecoste. ===''Pagina azzurra''=== Infine, quando tu sei partita per Castellamare, la tua, diciam così, attrezzeria, era completa. Non hai dimenticato nulla qui, tranne due o tre disgraziati condannati alla città forzata e che sospirano dietro le tue {{sic|treccie}} bionde, scomparse per la linea di Napoli—Castellamare. Rassicurati dunque. Tutto parte con te. Abbiamo fatto insieme uno dei nostri allegri inventari: nulla mancava. ===''Piccole anime''=== ====''Una fioraia''==== <div align=right>''Date lilia......''</div> La bimba camminava lentamente, rasentando il muro, per la via stretta e tortuosa dei Mercanti. Ella non guardava nelle botteghe, non alzava gli occhi a quella lunga striscia di cielo che appariva fra le alte case, non guardava neppure dinnanzi a sé. Guardava le pietre, come se le contasse. Camminava, senza curarsi del fango del selciato, degli urtoni che le davano, di qualche rara carrozza che passava. ====''Giuochi''==== Era una grande casa di provincia, con un portone sempre chiuso, quello nobile, pei signori, che vi davano un forte picchio col battente — e un portone sempre spalancato, quello dove passavano i carri di grano, di vino, di carbone, di pasta. Sopra, gli stanzoni vasti, alti di soffitto, con le travi foderate di carta fiorata, coi muri dipinti di giallo chiaro o di lilla pallido. ====''Canituccia''==== Nella penombra, seduta sulla panca di legno, sotto la cappa nera ed ampia dei focolare, Pasqualina, con le mani sotto il grembiule, recitava il rosario. Non si udiva che il pissi pissi delle labbra sibilanti le preghiere. La cucina tutta affumicata, con la larga tavola di legno verde-bruno, con la madia oscura, con le sedie a spalliera dipinta, senza un punto luminoso, s'immergeva nella notte. Il fuoco, semispento, covava sotto la cenere. ====''Profili''==== Ella porta quel poetico e soave nome che Leopardi ha amato: Nerina. E in tutta la persona di questa fanciulletta alta e sottile è diffuso un mite riflesso di poesia. La mollezza dei capelli castagni, abbandonata in lunghe anella sulle spalle, lascia libera una fronte larga, bianca e spirituale: fronte pensierosa, come i grandi occhi bruni, egiziani; occhi limpidi e profondi, pieni di calma, a cui un principio di miopìa dà, talvolta, una incertezza come di sogno, o una finezza elegante di sguardo. ====''Alla scuola''==== Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l'essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva. A casa, qualcuna di noi aveva la povertà, quasi tutte una miseria decente — e chi un fratello ebete, chi un padre paralizzato, chi una matrigna tormentatrice, qualche piaga celata con cura, qualche vergogna nascosta con una nobile pietà, qualche infelicità, qualche ingiustizia del destino, a cui la rassegnazione era completa. ====''Nebulose''==== Sulla via che si allunga, diritta, quasi interminabile, sotto i pioppi, camminavano lentamente i due amanti che non si amavano. Lasciavano alle spalle un tramonto di viola: andavano verso un tramonto di un grigio tenue delicatissimo. Ella si trascinava stanca e svogliata, facendo strisciare nella polvere la punta del suo ombrellino, trattenuto mollemente dalle dita: lo sguardo aveva la sola espressione di una grande lassezza. ====''La moda''==== È utile qui dire, che nessun bimbo può essere assolutamente brutto; che nessun bimbo ispira una completa ripugnanza. Se sono malaticci, hanno la dolcezza di una malattia; se sono rachitici, hanno la malinconia attraente di un corpo condannato; se sono precoci, hanno quel sapore strano e acre delle piccole anime, già troppo grandi. Infine potranno avere il naso camuso o gli occhi piccoli o la bocca grande — ma avranno sempre qualche cosa bella: o la guancia rotonda o la delicatezza della pelle o la morbidezza dei capelli, o avranno, nello insieme, tanta grazia soave, tanta freschezza, tanta gioventù che vale come bellezza. ====''Perdizione''==== Mentre la bionda mammina placidamente ricamava un orlo di camiciuola e Mario, seduto sul tappeto, intagliava certi soldatini dipinti di rosso e di azzurro sulla carta, entrò improvvisamente il giovane padre, tutto allegro:<br> — Su, Mario, su fantoccetto mio, fatti vestire da mammina ed usciamo: ti conduco a spasso. ====''Gli spostati''==== Suo padre è un giornalista, sua madre una maestra di lingue straniere. Il bimbo ha otto anni, ma pare che ne abbia dodici per le strane cose che sa, per le singolari risposte che dà. Egli è già stato a [[Venezia]], a [[Firenze]], a [[Napoli]], non gli resta più nessuna impressione di paesaggio per la sua gioventù: egli si stringe nelle spalle quando gli nominano il Vesuvio o la gondola. ====''Salvazione''==== Dopo il forte momento della passione — nelle placide ore di conversazione, quando le confidenze sgorgano, in una espansione spontanea, quando l'intimità sa essere amichevole e amorosa, Flavia parlava volentieri dell'infanzia propria, di quel giocondo tempo, tutto sole, tutto baci, tutto confetti. Questi ricordi la esaltavano, e come se sognasse, guardando lontano, con la voce tremante di emozione, narrava ancora di quante dolcezze l'aveva circondata l'amore materno. ===''Storia di due anime''=== La bottega dei santi era la penultima della piccola via bassa e oscura, che sinuosamente lega la piazza grande di santa Maria la Nova alla piazzetta di santa Maria dell'Aiuto: e godeva un po' d'aria, un po' di luce, sol perché, dirimpetto ad essa, le antiche e brune case del vecchio quartiere popolare cessavano e poco indietro si ergeva la chiesa della Madonna dell'Aiuto, avente, accanto, il portoncino della sua Congregazione di Spirito. ==Citazioni su Matilde Serao== *Che Matilde fosse una donna eccezionale – nel senso letterale di un'eccezione alle regole: la regola dell'ambiente italiano e quella del suo genere sessuale – se ne accorse perfino una signora snob come la scrittrice americana, ma europea per scelta e per gusto, [[Edith Wharton]], la pupilla di Henry James. Quando negli ultimi anni della Vecchia Europa, alla vigilia della Grande Guerra, la incontrò nell'elegante e selettivo salotto parigino di Madame Fitz-James, la Wharton non esitò a definirla nel suo diario «una donna tozza e grossa, rossa in faccia e sul collo», riconoscendo, però, che quando prendeva la parola era capace di raggiungere punte che l'americana cosmopolita e chic non aveva mai rilevato nei discorsi delle altre donne. ([[Elisabetta Rasy]]) *Di Roma non la interessavano i monumenti e le opere d'arte, ma la politica, la circolazione di idee e di denaro, la promessa di modernità. Anche se, rispetto alle altre emancipate dell'epoca, non solo le italiane, Matilde fu al tempo stesso più audace e più conservatrice. Non amava le suffragette, ma voleva essere indipendente; apprezzava gli uomini e i piaceri – e i tormenti – dell'amore, ma aveva il gusto degli affari e del denaro; non saltava un giorno di lavoro ma accettava con serenità le sue numerose maternità – come se in lei convivessero un uomo moderno e una donna all'antica. ([[Elisabetta Rasy]]) *La cultura e l'esperienza si fondevano in lei nello splendore della sua vigorosa intelligenza. ([[Edith Wharton]]) *La giovane Matilde non avrebbe ripetuto il genio ch'ebbe e quella sua, davvero scespiriana, ampiezza di visione se fosse vissuta altrove o altrove fosse nata all'arte. Il fenomeno più interessante, nell'arte di donna Matilde, è appunto questa sua facoltà di assorbire e di serbare, trasformandolo, il mondo esterno. In un'epoca nella quale non si conosceva ancora [[Marcel Proust]], ella poteva dire di sé: «Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.»<br>Non sapremmo immaginare, perciò, fuori di Napoli e di quella Napoli, la più verace e sincera Matilde Serao. Non è possibile staccarla dalle strade e dai vicoli della sua prima giovinezza. ([[Giovanni Artieri]]) *La Serao, nonostante le ambizioni proprie e la moda letteraria del suo tempo è, e resta, un grande poeta di Napoli. Nasce alla vita dell'arte come una creatura di Napoli, un suggerimento o una espansione della città. ([[Giovanni Artieri]]) *Matilde Serao fu il simbolo napoletano della rivoluzione femminile, lei che di certo [[femminismo|femminista]] non era, ma ugualmente esempio straordinario di scrittrice, imprenditrice, organizzatrice e madre insieme: potentissima fondatrice di giornali, ricercatrice di fondi, scrittrice inesauribile di romanzi e racconti, candidata al Nobel, scippatole da un'altra considerevole narratrice e figura di donna, [[Grazia Deledda]]. ([[Antonella Cilento]]) *Solo nel 1900 Matilde Serao, autrice di un galateo destinato alle donne in cui vi è una appendice per le care fanciulle, «Piccolo codice per le signorine» –, è molto assertiva nel precisare quando finisce l'infanzia: «Da dodici anni in poi si finisce di essere bimbe», a tredici si è «giovanette», a sedici «signorine» e a diciotto anni si è «presentate in società». ([[Simonetta Ulivieri]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Addio, Amore!]'', A. Barion Edit. Tip., Milano-Sesto S. Giovanni, 1927. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm All'erta, sentinella]'', Milano, Baldini e Castoldi, 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Castigo]'', Milano, Armando Curcio Editore, 1977. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Cuore infermo]'', Roma, Lucarini, 1988. ISBN 8870332446 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Dal vero]'', Perussia & Quadrio, Milano, 1879. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Ella non rispose]'', Milano, F.lli Treves, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fantasia]'', Firenze, A. Salani, stampa 1932. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fior di passione]'', Giuseppe Galli Editore, Milano, 1888. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Gli amanti: pastelli]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm I capelli di Sansone]'', casa editrice Madella, Sesto S. Giovanni [Milano], 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Il romanzo della fanciulla]'', Milano, Treves, 1893. *Matilde Serao, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/serao_il_ventre_di_napoli.pdf Il ventre di Napoli]'', Perrella, Napoli, 1906. *Matilde Serao, ''[https://archive.org/details/laballerina01serauoft/page/n2/mode/1up La ballerina]'', 2 voll, Cav. Niccolò Giannotta editore, Catania, 1899. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La mano tagliata]'', Firenze, A. Salani, 1912. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La moglie di un grand'uomo]'', Milano, Dott. R. Quintieri, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Le amanti: La grande fiamma, Tramontando il sole, L'amante sciocca, Sogno di una notte d'estate]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm L'infedele]'', Ditta Edit. Brigola di E. Brigola e G. Marco, Milano, 1897. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Leggende napoletane]'', Edizioni Bideri spa, Napoli, 1970. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Nel paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina]'', Milano, Treves, 1923. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm O Giovannino, o la morte]'', Edizioni e/o, Roma, 1995. ISBN 8876412476 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Pagina azzurra (Commedie borghesi)]'', Firenze, Casa editrice italiana, 1910. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Piccole anime]'', Milano, Libreria ed. Galli di C. Chiesa e F. Guindani, 1890. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Storia di due anime]'', in "[Opere di Matilde] Serao", a cura di Pietro Pancrazi, Milano, A. Garzanti, 1944. == Altri progetti== {{interprogetto}} {{Portale|donne}} {{DEFAULTSORT:Serao, Matilde}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] rz0t7dfcn6m4n2ylqdzxlyjb072xgwl 1218041 1218040 2022-07-20T19:45:47Z Sun-crops 10277 ordine wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[File:Matilde Serao.jpg|thumb|Matilde Serao]] '''Matilde Serao''' (1856 – 1927), scrittrice e giornalista italiana. ==Citazioni di Matilde Serao== *Attraverso tutta la {{sic|rettorica}} delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare, che sarà poi il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e colla loro topografia i vicoli sordidi e lugubri, dove si annida in Napoli l'onta, la corruzione, la morte: piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere, che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di veder molto, di veder tutto: piccola verità, dirò così esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è verità, ma che è uno spiraglio di luce attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda, che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, a tutta quanta la verità com'è, nuda, schietta, tutta piena di strazio, ma non senza conforto. (da un articolo necrologico del 1891.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''La letteratura della nuova Italia, Saggi critici'', vol. IV, Giuseppe Laterza & Figli, Bari, 1922<sup>2</sup> riveduta, p. 316.</</ref>) *Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.<ref>Citato in [[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980, p. 124.</ref> *Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell'aria; in fondo al burrone canta il torrente; sotto le felci canta il ruscello ... Si ascende sempre, fra il silenzio, fra la boscaglia fitta, per un'ampia via ... Tacciono le voci umane ... Non v'è che questa foresta, immensa, sconfinata: solo quest'alta vegetazione esiste. Siamo lontani per centinaia di miglia dall'abitato: forse il mondo è morto dietro di noi. Ma ad un tratto, tra la taciturnà serena di questa boscaglia, un che di bianco traspare tra le altezze dei faggi. Questa è Ferdinandea. (dal ''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886) *Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco secondo]]. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità , colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone.<ref>Da ''Il re di Napoli'', in ''Il Mattino'' del 29 dicembre 1894; citato in Gigi di Fiore, ''L'ultimo re di Napoli. {{small|L’esilio di Francesco II di Borbone nell’Italia dei Savoia}}'', UTET, 2018, [https://books.google.it/books?id=GkttDwAAQBAJ&lpg=PT287&dq=it&pg=PT287#v=onepage&q&f=false p. 287]. ISBN 978-88-511-6521-5</ref> *I gusti sono differenti. Vi è chi, leggendo il giornale, si diletta nei brillanti paradossi dell'articolo di fondo, seguendone mentalmente le evoluzioni: molti frequentano l'appendice, pianterreno lugubre e sanguinoso, dove si commettono, sera per sera, i più atroci delitti: alcuni scelgono la cronaca ''interna'' dove leggono importantissimi fatti avvenuti nell'Uraguay, a [[Capracotta]] o a Roccacannuccia; altri prediligono i telegrammi particolari, tanto particolari che talvolta i fili del telegrafo non ne hanno saputo nulla: non mancano, infine, gli amatori della quarta pagina. (da ''Estratto dello stato civile'', in ''Dal vero'') *{{NDR|Scrivendo a un amico poco dopo il suo arrivo a Roma}} Io sto bene come salute fisica, come salute morale sono in un periodo di produzione febbrile da far paura: scrivo dappertutto e di tutto con audacia unica, conquisto il mio posto a forza di urti, di gomitate, col fitto e ardente desiderio di arrivare, senza avere nessuno che mi aiuti o quasi nessuno. Ma tu sai che io non do ascolto alle debolezze del mio sesso e tiro avanti per la vita come se fossi un giovanotto».<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, pp. 169-170.</ref> *Ma il ponente, si sa, serve a cullare col suo rombo il paesaggio napoletano che dorme, è la canzone che concilia il sonno delle persone, delle case e degli alberi.<ref>Da ''All'erta, sentinella!'', Galli, Milano, 1896, p. 2.</ref> *{{NDR|Rispondendo ai colleghi del ''Corriere di Napoli'' che, stupiti dalla sua decisione, le chiedevano i motivi del suo trasferimento a Roma}} Nient'altro che scrivere. Questo è il mio mestiere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte.<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 170.</ref> *Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come [[Benevento]]. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell'antica grandezza.<ref name="Napoli, N 1889, p. 492">da ''Corriere di Napoli'', N.° 226, anno XVIII; citato in Almerico Meomartini, ''I monumenti e le opere d'arte di Benevento'', 1889, p. 492.</ref> *Qui e la spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non è dunque questo Ferdinandea? No, questo è [[Pazzano]]: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell'aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere. (agosto 1883) {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}} *Romba, romba il [[Vesuvio]], proprio su noi, proprio su tutti noi: alto è l'incendio del cratere, oramai, nella sera che discende; si erge, spaventosa, innanzi a noi, la duplice massa bruna e mostruosa delle due lave immote: ardono, esse, profondamente, le lave; e, intanto, una pazzia è nelle persone, popolani, contadini, signori, indigeni, napoletani, stranieri, come una tragica gazzarra è intorno a quel paesaggio di tragedia, fra il pericolo appena scongiurato di questa notte, e il pericolo imminente di domani! (da ''Il giorno'', 1906; ora in ''Sterminator Vesevo. Diario dell'eruzione aprile 1906'', 1910) *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. Non per te, lo so, e già mi pento di questa insinuazione contro la fedeltà di un uomo che emulerà Filemone e Bauci. (da una lettera a Gaetano Bonavenia da Napoli del 23 giugno 1878<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', pp. 135-136.</ref>) *{{NDR|Su [[Benevento]]}} Una delle più antiche e delle più gloriose città del Mezzogiorno<ref name="Napoli, N 1889, p. 492"/>. ==''Il ventre di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole [[Agostino Depretis|Depretis]], il ventre di [[Napoli]]. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l'''altra parte''; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e ''quanto renda il lotto''. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro? ===Citazioni=== *Napoli è il paese dove meno costa l'opera tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura; una lira, venticinque soldi, al più, trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli, è la meglio vestita d'Italia: che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i migliori guanti. (pp. 20-21) *Ascoltate un poco, quando una operaia napoletana nomina i suoi figli. Dice: ''le creature'', e lo dice con tanta dolcezza malinconica, con tanta materna pietà, con un [[amor materno|amore]] così doloroso, che vi par di conoscere tutta, acutamente, la intensità della miseria napoletana. (p. 24) *La massima golosità è il ''[[Zuppa di soffritto|soffritto]]'': dei ritagli di carne di maiale cotti con olio, pomidoro, peperone rosso, condensati, che formano una catasta rossa, bellissima all'occhio, da cui si tagliano delle fette: costano cinque soldi. In bocca, sembra dinamite. (p. 29) *Credete che al napoletano basti la [[Madonna]] del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi alla Vergine, e non sono tutti. Quattro o cinque tengono il primato. Quando una napoletana è ammalata o corre un grave pericolo, uno dei suoi, si vota a una di queste Madonne. Dopo scioglie il voto, portandone il vestito, un abito nuovo, benedetto in chiesa, che non si deve smettere, se non quando è logoro. Per l'Addolorata il vestito è nero, coi nastri bianchi; per la Madonna del Carmine, è color pulce coi nastri bianchi; per l'Immacolata Concezione, bianco coi nastri azzurri; per la Madonna della Saletta, bianco coi nastri rosa. Quando non hanno i danari per farsi il vestito, si fanno il grembiule; quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa.<br />E il sacro si mescola al profano. Per aver marito, bisogna fare la novena a san Giovanni, nove sere, a mezzanotte, fuori un balcone, e pregare con certe antifone speciali. (p. 34) *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il [[lotto]] è l'acquavite di Napoli. (p. 45) *E, in ultimo, sapete che è accaduto? Che il popolo, non potendo abitare il [[Corso Umberto I|Rettifilo]], di cui le pigioni sono molto care, non avendo le traverse a sua disposizione, non avendo delle ''vere case del popolo'', è stato respinto, respinto, dietro il paravento! Così si è accalcato molto più di prima; così il Censimento potrebbe dirvi che tutta la facciata del Rettifilo, è poco abitata, e tutto ciò che è dietro, disgraziatamente, è abitato più di prima; che dove erano otto persone, ora sono dodici; che lo spazio è diminuito e le persone sono cresciute; che il Rettifilo, infine, ha fatto al popolo napoletano più male che bene! (p. 96) *Quel che si è fatto a Nizza e a Montecarlo, ha formato la fortuna di tutta la Cornice da Mentone a Hyères quel che si è fatto al Cairo, ha formato la fortuna di tutto l'Egitto: sia, sia, questa opera buona, questa opera santa, e in questo paese così bello e così povero, così affascinante e così pieno di miseria, in questo paese così delizioso e dove si muore di fame, in questo paese dall'incanto indicibile, si dia alla industria del forestiero la forma larga, felice, fortunata, che porti, a Napoli, il solo modo di far vivere centinaia di migliaia di persone! (p. 110) *Un cattivo odore di stantio, di cose antiche e consunte, tenute troppo tempo chiuse e tirate fuori, si è diffuso nell'aria che respiriamo, da qualche giorno. Nei primi comizî, nei primi proclami, con una certa finzione di serietà, anche, son venuti fuori dagli armadi sgangherati della rettorica amministrativa: il partito ''clerico-borbonico'', il partito ''clerico-moderato'', il partito ''socialistoide'', il partito ''anarcoide'' e, persino, guarda, guarda, quella consumatissima cosa che è il partito ''liberale''. (1906, p. 138) *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! (p. 143) ==''La ballerina''== ===[[Incipit]]=== Carmela Minino, in piedi presso il cassettone, macchinalmente, contò ancora una volta il denaro che teneva chiuso nello sdrucito piccolo portafogli: e vi trovò sempre le medesime diciotto lire, tre biglietti da cinque e tre biglietti da una lira che vi erano il giorno prima e la settimana prima. Si cavò di tasca il portamonete che portava addosso, quando usciva e dove riponeva i pochi spiccioli per pagare l'omnibus, per pagare la sedia, alla messa, per bere un bicchier d'acqua: vi pescò sette soldi. E con un atto puerile e triste guardò desolata e ansiosa intorno, quasi che dalle nude pareti della sua stanza, dai poveri mobili strettamente necessarii potesse uscire, fantasticamente, qualche immaginaria somma di denaro che venisse ad aumentare il suo così insufficiente capitaletto. ===Citazioni=== *Ella sorrideva dagli occhi e dalle labbra, danzando, mentre il suo corpo pieghevole si arrotondava allo slancio lievissimo: ella danzava, senza che mai quel sorriso, quel lampeggio degli occhi venissero meno, per la fatica: ella danzava, così, come se null'altro ella fosse venuta a fare, sulla terra. E veramente, la sua irresistibile perizia, veramente la delizia di quella danza facevano delirare le platee: e dal loggione dove il popolo si ammassava nelle serate classiche alle poltrone d'orchestra dove si raccoglieva la nobiltà napoletana, il nome di [[Amina Boschetti]] era acclamato come quello di una trionfatrice. La coprivano di fiori, di doni, di gioielli: le offrivano i loro cuori e le loro fortune: ed ella tutto accoglieva, sorvolando su tutto, sapendo che i fiori, i gioielli, i cuori, le fortune, erano fatti per lei, perché i suoi piedini calzati dalle fini scarpette di raso rosa vi facessero in mezzo una gaia danza. (Vol. I, pp. 55-57) ==''Leggende napoletane''== *Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l'uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi le bianchezze immacolate della neve che dànno la vertigine del candore; mancano le rocce aspre, brulle, dai profili duri ed energici; manca il mare livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli ''elfi'' a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici ''walkirie'', innamorate degli uomini; non compaiono al limitare dei boschi le ''roussalke'' bellissime; qui non battono i panni umidi le maledette lavandaie, perfide allettatrici del viandante; il folletto ''kelpis'' non salta in groppa al cavaliere smarrito. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;3) *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;4) *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. (da ''Virgilio'', p. 9) *Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle sue alghe. Di notte il palazzo diventa nero, intensamente nero; si serena il cielo sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei boschetti escono canti malinconici d'amore e le monotone note del mandolino: il palazzo rimane cupo e sotto le sue {{sic|vôlte}} fragoreggia l’onda marina. Ogni tanto par di vedere un lumicino passare lentamente nelle sale e fantastiche ombre disegnarsi nel vano delle finestre: ma non fanno paura. (da ''Il palazzo [[Palazzo Donn'Anna|dogn'Anna]]'', in ''Leggende napoletane'', Perino, Roma, 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/73 pp. 69-70]) *Là, dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere {{sic|roccie}} che sono le inattaccabili fondamenta del [[Castel dell'Ovo|Castello dell'Ovo]], dove lo sguardo malinconico del pensatore {{sic|scuopre}} un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni almeno prima la nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata [[Isolotto di Megaride|Megaride]] o Megara che significa grande nell'idioma di Grecia. Quel pezzo di terra s'era staccato dalla riva di Platamonia, ma non s'era allontanato di molto: e quasi che il fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per le onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di fiorranci il colle, così l'isola fioriva tutta in mezzo al mare come un gigantesco gruppo di fiori che la natura vi facesse sorgere, come un altare elevato a Flora, la olezzante dea. Nelle notti estive dall'isola partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed {{sic|inebbriante}}; onde il viatore della riva, colpito dal rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e le coppie di amanti cui era bello errare abbracciati sulla spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti, dalle Nereidi e dalle Driadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale sotto il raggio lunare, sempre colorita, sempre serena, sempre profumata. Era divina, poiché gli dei l'abitavano. (da ''Megaride'', 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/167 pp. 163-164]) *Pensa, o poetica amica, al felice connubio dell'arte con la natura, pensa alla celeste armonia fra l'uomo che crea ed il mondo da lui creato, pensa alla città che sarà bella e buona, tutta bianca e colorita dal sole, senza macchie, senza cenci: oh, allora, allora! O lontano avvenire, o giorno splendido che come quello di Faust meriteresti di essere fermato... (da ''La leggenda dell'avvenire'', p.&nbsp;46) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Addio, Amore!''=== Lunga distesa, immobile sotto la bianca coltre del letto, con le braccia prosciolte e le mani aperte, con la bruna testa inclinata sopra una spalla, con un soffio impercettibile di respiro, ''Anna'' pareva dormisse da due ore, immersa nel profondo abbandono del sonno giovanile. Sua sorella Laura, che dormiva in un secondo candido lettino da fanciulla, all'altro capo della vasta stanza, aveva quella sera molto prolungata la sua solita lettura notturna, con cui sfuggiva alla conversazione ultima della giornata, fra sorelle. Ma appena l'ombra della lunga e fredda notte d'inverno aveva avvolto le cose e le persone della camera delle due fanciulle, Anna aveva schiuso gli occhi e li teneva fissi, sbarrati sul letto di laura, il cui biancore appariva confusamente, anche nell'oscurità. ===''All'erta, sentinella''=== Nella luminosa e calda ora pomeridiana, il paesaggio napoletano aveva dormito assai, deserto, silenzioso, immobile sotto il leonino sole di agosto. Nella lunga siesta, da mezzogiorno alle quattro, nessuna ombra d'uomo si era veduta, apparendo e sparendo, sulla gran pianura verde dei Bagnoli; sulla larga via bianca, a sinistra, che viene da Posillipo, rasentando l'ultimo spalto di quella collina che è anche un capo, larga via che è la delizia di quanti amano Napoli, stranieri e indigeni, non una carrozza, non un carretto; non una carrozza, non un carretto sulla dritta via, chiamata di Fuorigrotta, e che ai Bagnoli trova il suo primo angolo, voltando per andare a Pozzuoli, a Cuma, a Baia; non una nave sul mare, che sorpassasse il bellissimo capo di Posillipo, per andarsene lontano, linea nera filante, sormontata da un vago piumetto di fumo; non una vela bianca nel canale di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli. ===''Castigo''=== Un alto e tetro silenzio era nella stanza di Cesare Dias. Egli stava seduto nel seggiolone di cuoio bruno, teneva appoggiati i gomiti sulla grande scrivania di legno scolpito e le due mani gli nascondevano gli occhi e la fronte: si vedean solo i capelli un po' scomposti e le labbra pallidissime sotto i mustacchi disfatti. Fuori, la triste giornata invernale declinava e tetre si facevano le ombre nell'austera stanza, tetre intorno a quella immobile figura di uomo di cui, nell'alto silenzio, parea non si udisse neanche il respiro. ===''Cuore infermo''=== Finiva la giornata violenta e tormentosa. Dal mattino la terra bruciava sotto lo splendido sole di agosto, bruciava lentamente, consumando le sue sorgenti di vita e di freschezza, diventando gialla, smorta, arida; l'aria rimaneva senza moto, greve, infiammata, carica di profumi acri; i fiori dei giardini morivano, estenuati da quel lusso di calore, simili a coppe d'incenso dove fumano intensamente gli ultimi granelli votivi; le vigne vesuviane, basse, contorte, arse dal nero terreno vulcanico, arse dal sole esalavano un forte sentore di zolfo che saliva al cervello; dai terrazzi saliva un penetrante odore di asfalto liquefatto. ===''Dal vero''=== Di certo il fanciullo era bellissimo. Aveva gli occhi grandi ed azzurri, ma di quell'azzurro vero, leale che non diventa mai nero di sera; il bianco della cornea era anche irradiato da una tinta bluastra, cosa che faceva sembrare anche più grande la pupilla: i lumi della sala, riflettendosi in quegli occhi azzurri, vi accendevano una stella luccicante, una sola. Poi era biondo; non tendente al giallo, come la Gioconda di Leonardo da Vinci, né al fulvo, come la Maddalena del Tiziano, e nemmeno come dovette essere biondo il danese Amleto: quei capelli erano fini, lucidi, biondi e dolci alla vista, riposavano lo sguardo stanco da tante teste sfrontatamente brune. Quella testina originale, dal profilo abbozzato, dai lineamenti puri, dalla fronte serena, attirava il mio sguardo. ===''Ella non rispose''=== <div align=right>''«Roma, notte di maggio...''</div> «Non vi conosco: non mi conoscete. Non vi ho vista, mai. E vi vedrò, io, forse, mai? Voi, forse, non mi vedrete mai. Eppure la mia anima, inattesamente, si è legata, salda, alla vostra, in un vincolo tanto più tenace e stretto, in quanto che oscuro, fantastico e misterioso: e io sento di amarvi, con tutte le mie forze, come se il vostro volto di donna — siete voi giovane? bella? Non lo so: non vi conosco — come se questo volto chiuso nell'ombra, mi fosse seducentemente noto da mesi e da anni, come se il fascino della vostr'anima, da mesi e da anni si esercitasse su me e mi tenesse e mi avvincesse. ===''Fantasia''=== — Il fioretto di domani è questo — disse il predicatore, leggendo un cartellino: — Voi offrirete a Maria Vergine i sentimenti di rancore che avete nel cuore e abbraccerete la compagna di scuola, la maestra, la serva che credete di odiare.<br> Nella penombra della cappella vi fu un movimento tra le educande grandi e tra le maestre: le piccine non si mossero. Delle piccine qualcuna sonnecchiava, qualcuna sbadigliava dietro la manina: sui rotondi visetti si dilatava la contrazione della noia. ===''Fior di passione''=== Fulvio s'inchinò, prese dalla mano di Paola il gelato che ella, sorridendo dolcissimamente, gli porgeva, e le disse, guardandola negli occhi:<br> - Vi amo.<br> - Non dovete amarmi – mormorò lei, senza scomporsi, seguitando a sorridere.<br> - E perché?<br> - Perché ho marito – ribatté ella, ma placidamente.<br> - Non importa! ===''Gli amanti: pastelli''=== Donna Grazia scrive così, di questo suo amante:<br> La prima volta in cui Nino Stresa mi mancò di rispetto, fu in un ballo. Ero vestita di broccato bianco, quella sera: e il busto del vestito era sostenuto, sulle spalle, da due fascie di brillanti che formavano manica. Egli, Nino Stresa, mi cominciò a guardare, di lontano, poco dopo la mia apparizione nel ballo: e non potei più fare un movimento per passeggiare o per ballare, senza sentire il suo sguardo fermo sovra me. ===''I capelli di Sansone''=== Paolo Joanna andava e veniva per la stanza, vestendosi, straccamente, ancora tutto pieno di sonno. Sul suo letto disfatto stavano una quantità di giornali aperti e spiegazzati, cascavano dalla sponda, giacevano sul tappetino miserabile, erano quelli della sera innanzi, su cui si era addormentato, su cui si era arrotolato, dormendo: quelli della mattina, ancora chiusi dalle fascette multicolori erano deposti sul vecchio tavolino da notte, accanto a una tazza da caffè — e attratte dal fondiccio melmoso del caffè, dove lo zucchero si liquefaceva, le mosche vi ronzavano attorno — e un sottile odore d'inchiostro di stamperia fluttuava nell'aria. ===''Il paese di cuccagna''=== Dopo mezzogiorno il sole penetrò nella piazzetta dei Banchi Nuovi, allargandosi dalla litografia Cardone alla farmacia Cappa e di là si venne allungando, risalendo tutta la strada di Santa Chiara, dando una insolita gaiezza di luce a quella via che conserva sempre, anche nelle ore di maggior movimento, un gelido aspetto fra claustrale e scolastico. Ma il gran movimento mattinale di via Santa Chiara, delle persone che scendono dai quartieri settentrionali della città, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e se ne vanno ai quartieri bassi di Porto, Pendino e Mercato, o viceversa, dopo il mezzogiorno andava lentamente decrescendo; l'andirivieni delle carrozze, dei carri, dei venditori ambulanti, cessava: era un continuo scantonare per il Chiostro di Santa Chiara, per il vicolo Foglia, verso la viuzza di Mezzocannone, verso il Gesù Nuovo, verso San Giovanni Maggiore. Presto, la gaiezza del sole illuminò una via oramai solitaria. ===''Il romanzo della fanciulla''=== Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell'abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un'anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del ''Pungolo'' era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine. ===''L'infedele''=== Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza famigliare e il decoro del nome Herz: qui si era ammogliato con una italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel temperamento e nel carattere. ===''La mano tagliata''=== Tutto chiuso nella preziosa pelliccia di lontra, fumando una fine e odorosa sigaretta russa, Roberto Alimena guardava distrattamente il facchino dalla blusa azzurra che, ritto nel compartimento di prima classe, collocava pazientemente sulla reticella i bagagli eleganti e ricchi del giovane viaggiatore, le valigie, i sacchi da viaggio, i portamantelli, le borsette di cuoio dalle cifre di argento: ''R. A''. ===''La moglie di un grand'uomo''=== Vi era una volta una fanciulla — ohimè quante ve ne furono e quante ve ne sono! — una fanciulla che doveva pacificamente sposare un giovanotto. Costui era un bravo ragazzo, negoziante all'ingrosso di spirito e di zucchero; i suoi buoni amici dicevano che del primo non gliene rimaneva mai in deposito e del secondo troppo, volendo significare, con una ignobile freddura, che era buono e stupido. ===''La virtù di Checchina''=== Venne ad aprire Susanna, la serva. Portava un vestito di lanetta bigia, stinto, rimboccato sui fianchi, lasciando vedere una sottana frusta di cotonina scura; il grembiule di tela grossa era cosparso di macchie untuose; teneva in mano uno strofinaccio puzzolente. Entrando, Isolina fece una smorfia di disgusto.<br /> – C'è Checchina? – chiese.<br /> – C'è – rispose Susanna, stringendo le sue labbra sottili di beghina.<br /> – E che fa?<br /> – Stiamo ripulendo i mobili, col petrolio.<br /> – Volevo dire che si sentiva questo puzzo! E non ci pigliate una malattia, voi?<br /> – Il puzzo del petrolio non fa male. ===''Le amanti''=== ====''La grande fiamma''==== Nell'ora tarda della sera, partita l'ultima persona amica o indifferente, per la quale essa provava l'orgogliosa e invincibile necessità di mentire, chiuse tutte le porte ermeticamente, piombata la casa nel profondo silenzio notturno, interrogate con lo sguardo sospettoso fin le fantastiche penombre della sua stanza solitaria, dove sola vivente era una pia lampada consumantesi innanzi a una sacra immagine, prosciolto il suo spirito dall'obbligo della bugia e le sue labbra dall'obbligo del sorriso, ella si lasciava abbruciare dalla grande fiamma. ====''Tramontando il sole''==== - Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra – disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.<br> - Oh Anna, ma io lo conosco! – esclamò Clara Lieti, vivacemente, stendendogli la mano con un atto famigliare.<br> - Veramente? E come? – soggiunse Anna, con quel falso interesse mondano, che copre di amabilità la perfetta indifferenza.<br> - Da vari anni.... da moltissimi anni.... da un numero infinito di anni, lo conosco – e Clara finì con una risatina squillante. ====''L'amante sciocca''==== Paolo Spada aspettava la sua nuova innamorata, con una vivace curiosità mescolata a una certa tenerezza piena d'indulgenza e a movimenti improvvisi e insoliti di buon umore. Egli aveva realizzato, finalmente, dopo alcuni anni vissuti fra i tormentosi piaceri di amori inconsciamente complicati, dopo aver adorato delle bizzarre e inquietanti creature che eran tali, naturalmente, o che si affrettavano a diventare bizzarre e inquietanti al suo contatto, dopo essere stato adorato nelle forme più turbolenti, più folli e più tetre dalle medesime creature, finalmente, egli aveva realizzato un suo antico desiderio: desiderio fluttuante sempre in quell'anima, ora sommersa in fondo al naufragio di qualche stravagante passione, ora galleggiante sul mare cheto che segue le tempeste, il desiderio, cioè, di amare una donna semplice e di esserne amato. ====''Sogno di una notte d'estate''==== Massimo era solo. L'amico d'infanzia, non veduto da anni e poi incontrato improvvisamente per la via, dopo il lieto riconoscimento era venuto, alle sette, a pranzare in casa di Massimo. E costui che trascinava pesantemente il fardello di un'estate cittadina, mentre tutti gli altri anni era partito nel mese di giugno, si riprometteva una buona serata di ricordi, in compagnia dell'amico ritrovato. ===''Nel paese di Gesù''=== <div align=right>''In mare''.</div> Un giorno, un'ora, un minuto prima della partenza, tutto il febbrile entusiasmo di chi parte si dilegua. L'egoistico ardore con cui si son fatti i preparativi del viaggio, la gaia fretta che par quasi quella del prigioniero cui sorrida, ineffabile, la libertà imminente, quel vivo sogno interiore che rende un po' folli gli occhi di colui che deve andar via, tutto svanisce, lasciando al suo posto un dubbio freddo e sterile, una sottile e opprimente angoscia. ===''O Giovannino, o la morte''=== Alle dieci e mezzo di quella domenica, il sagrestano della parrocchia dei Ss. Apostoli uscì sulla porta dell'antica chiesa napoletana e cominciò ad agitare vivamente un grosso e stridulo campanello di argento. Il sagrestano, appoggiato allo stipite della pesante vecchia porta di quercia, scrollava il campanello a trilli, a distesa, continuamente: serviva per avvertire i fedeli di via Gerolomini, del vico Grotta della Marra in Vertecoeli, della piazza Ss. Apostoli, delle Gradelle, che fra poco sarebbe cominciata nella chiesa dei Ss. Apostoli la messa cantata, la funzione grande di Pentecoste. ===''Pagina azzurra''=== Infine, quando tu sei partita per Castellamare, la tua, diciam così, attrezzeria, era completa. Non hai dimenticato nulla qui, tranne due o tre disgraziati condannati alla città forzata e che sospirano dietro le tue {{sic|treccie}} bionde, scomparse per la linea di Napoli—Castellamare. Rassicurati dunque. Tutto parte con te. Abbiamo fatto insieme uno dei nostri allegri inventari: nulla mancava. ===''Piccole anime''=== ====''Una fioraia''==== <div align=right>''Date lilia......''</div> La bimba camminava lentamente, rasentando il muro, per la via stretta e tortuosa dei Mercanti. Ella non guardava nelle botteghe, non alzava gli occhi a quella lunga striscia di cielo che appariva fra le alte case, non guardava neppure dinnanzi a sé. Guardava le pietre, come se le contasse. Camminava, senza curarsi del fango del selciato, degli urtoni che le davano, di qualche rara carrozza che passava. ====''Giuochi''==== Era una grande casa di provincia, con un portone sempre chiuso, quello nobile, pei signori, che vi davano un forte picchio col battente — e un portone sempre spalancato, quello dove passavano i carri di grano, di vino, di carbone, di pasta. Sopra, gli stanzoni vasti, alti di soffitto, con le travi foderate di carta fiorata, coi muri dipinti di giallo chiaro o di lilla pallido. ====''Canituccia''==== Nella penombra, seduta sulla panca di legno, sotto la cappa nera ed ampia dei focolare, Pasqualina, con le mani sotto il grembiule, recitava il rosario. Non si udiva che il pissi pissi delle labbra sibilanti le preghiere. La cucina tutta affumicata, con la larga tavola di legno verde-bruno, con la madia oscura, con le sedie a spalliera dipinta, senza un punto luminoso, s'immergeva nella notte. Il fuoco, semispento, covava sotto la cenere. ====''Profili''==== Ella porta quel poetico e soave nome che Leopardi ha amato: Nerina. E in tutta la persona di questa fanciulletta alta e sottile è diffuso un mite riflesso di poesia. La mollezza dei capelli castagni, abbandonata in lunghe anella sulle spalle, lascia libera una fronte larga, bianca e spirituale: fronte pensierosa, come i grandi occhi bruni, egiziani; occhi limpidi e profondi, pieni di calma, a cui un principio di miopìa dà, talvolta, una incertezza come di sogno, o una finezza elegante di sguardo. ====''Alla scuola''==== Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l'essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva. A casa, qualcuna di noi aveva la povertà, quasi tutte una miseria decente — e chi un fratello ebete, chi un padre paralizzato, chi una matrigna tormentatrice, qualche piaga celata con cura, qualche vergogna nascosta con una nobile pietà, qualche infelicità, qualche ingiustizia del destino, a cui la rassegnazione era completa. ====''Nebulose''==== Sulla via che si allunga, diritta, quasi interminabile, sotto i pioppi, camminavano lentamente i due amanti che non si amavano. Lasciavano alle spalle un tramonto di viola: andavano verso un tramonto di un grigio tenue delicatissimo. Ella si trascinava stanca e svogliata, facendo strisciare nella polvere la punta del suo ombrellino, trattenuto mollemente dalle dita: lo sguardo aveva la sola espressione di una grande lassezza. ====''La moda''==== È utile qui dire, che nessun bimbo può essere assolutamente brutto; che nessun bimbo ispira una completa ripugnanza. Se sono malaticci, hanno la dolcezza di una malattia; se sono rachitici, hanno la malinconia attraente di un corpo condannato; se sono precoci, hanno quel sapore strano e acre delle piccole anime, già troppo grandi. Infine potranno avere il naso camuso o gli occhi piccoli o la bocca grande — ma avranno sempre qualche cosa bella: o la guancia rotonda o la delicatezza della pelle o la morbidezza dei capelli, o avranno, nello insieme, tanta grazia soave, tanta freschezza, tanta gioventù che vale come bellezza. ====''Perdizione''==== Mentre la bionda mammina placidamente ricamava un orlo di camiciuola e Mario, seduto sul tappeto, intagliava certi soldatini dipinti di rosso e di azzurro sulla carta, entrò improvvisamente il giovane padre, tutto allegro:<br> — Su, Mario, su fantoccetto mio, fatti vestire da mammina ed usciamo: ti conduco a spasso. ====''Gli spostati''==== Suo padre è un giornalista, sua madre una maestra di lingue straniere. Il bimbo ha otto anni, ma pare che ne abbia dodici per le strane cose che sa, per le singolari risposte che dà. Egli è già stato a [[Venezia]], a [[Firenze]], a [[Napoli]], non gli resta più nessuna impressione di paesaggio per la sua gioventù: egli si stringe nelle spalle quando gli nominano il Vesuvio o la gondola. ====''Salvazione''==== Dopo il forte momento della passione — nelle placide ore di conversazione, quando le confidenze sgorgano, in una espansione spontanea, quando l'intimità sa essere amichevole e amorosa, Flavia parlava volentieri dell'infanzia propria, di quel giocondo tempo, tutto sole, tutto baci, tutto confetti. Questi ricordi la esaltavano, e come se sognasse, guardando lontano, con la voce tremante di emozione, narrava ancora di quante dolcezze l'aveva circondata l'amore materno. ===''Storia di due anime''=== La bottega dei santi era la penultima della piccola via bassa e oscura, che sinuosamente lega la piazza grande di santa Maria la Nova alla piazzetta di santa Maria dell'Aiuto: e godeva un po' d'aria, un po' di luce, sol perché, dirimpetto ad essa, le antiche e brune case del vecchio quartiere popolare cessavano e poco indietro si ergeva la chiesa della Madonna dell'Aiuto, avente, accanto, il portoncino della sua Congregazione di Spirito. ==Citazioni su Matilde Serao== *Che Matilde fosse una donna eccezionale – nel senso letterale di un'eccezione alle regole: la regola dell'ambiente italiano e quella del suo genere sessuale – se ne accorse perfino una signora snob come la scrittrice americana, ma europea per scelta e per gusto, [[Edith Wharton]], la pupilla di Henry James. Quando negli ultimi anni della Vecchia Europa, alla vigilia della Grande Guerra, la incontrò nell'elegante e selettivo salotto parigino di Madame Fitz-James, la Wharton non esitò a definirla nel suo diario «una donna tozza e grossa, rossa in faccia e sul collo», riconoscendo, però, che quando prendeva la parola era capace di raggiungere punte che l'americana cosmopolita e chic non aveva mai rilevato nei discorsi delle altre donne. ([[Elisabetta Rasy]]) *Di Roma non la interessavano i monumenti e le opere d'arte, ma la politica, la circolazione di idee e di denaro, la promessa di modernità. Anche se, rispetto alle altre emancipate dell'epoca, non solo le italiane, Matilde fu al tempo stesso più audace e più conservatrice. Non amava le suffragette, ma voleva essere indipendente; apprezzava gli uomini e i piaceri – e i tormenti – dell'amore, ma aveva il gusto degli affari e del denaro; non saltava un giorno di lavoro ma accettava con serenità le sue numerose maternità – come se in lei convivessero un uomo moderno e una donna all'antica. ([[Elisabetta Rasy]]) *La cultura e l'esperienza si fondevano in lei nello splendore della sua vigorosa intelligenza. ([[Edith Wharton]]) *La giovane Matilde non avrebbe ripetuto il genio ch'ebbe e quella sua, davvero scespiriana, ampiezza di visione se fosse vissuta altrove o altrove fosse nata all'arte. Il fenomeno più interessante, nell'arte di donna Matilde, è appunto questa sua facoltà di assorbire e di serbare, trasformandolo, il mondo esterno. In un'epoca nella quale non si conosceva ancora [[Marcel Proust]], ella poteva dire di sé: «Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.»<br>Non sapremmo immaginare, perciò, fuori di Napoli e di quella Napoli, la più verace e sincera Matilde Serao. Non è possibile staccarla dalle strade e dai vicoli della sua prima giovinezza. ([[Giovanni Artieri]]) *La Serao, nonostante le ambizioni proprie e la moda letteraria del suo tempo è, e resta, un grande poeta di Napoli. Nasce alla vita dell'arte come una creatura di Napoli, un suggerimento o una espansione della città. ([[Giovanni Artieri]]) *Matilde Serao fu il simbolo napoletano della rivoluzione femminile, lei che di certo [[femminismo|femminista]] non era, ma ugualmente esempio straordinario di scrittrice, imprenditrice, organizzatrice e madre insieme: potentissima fondatrice di giornali, ricercatrice di fondi, scrittrice inesauribile di romanzi e racconti, candidata al Nobel, scippatole da un'altra considerevole narratrice e figura di donna, [[Grazia Deledda]]. ([[Antonella Cilento]]) *Solo nel 1900 Matilde Serao, autrice di un galateo destinato alle donne in cui vi è una appendice per le care fanciulle, «Piccolo codice per le signorine» –, è molto assertiva nel precisare quando finisce l'infanzia: «Da dodici anni in poi si finisce di essere bimbe», a tredici si è «giovanette», a sedici «signorine» e a diciotto anni si è «presentate in società». ([[Simonetta Ulivieri]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Addio, Amore!]'', A. Barion Edit. Tip., Milano-Sesto S. Giovanni, 1927. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm All'erta, sentinella]'', Milano, Baldini e Castoldi, 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Castigo]'', Milano, Armando Curcio Editore, 1977. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Cuore infermo]'', Roma, Lucarini, 1988. ISBN 8870332446 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Dal vero]'', Perussia & Quadrio, Milano, 1879. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Ella non rispose]'', Milano, F.lli Treves, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fantasia]'', Firenze, A. Salani, stampa 1932. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fior di passione]'', Giuseppe Galli Editore, Milano, 1888. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Gli amanti: pastelli]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm I capelli di Sansone]'', casa editrice Madella, Sesto S. Giovanni [Milano], 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Il romanzo della fanciulla]'', Milano, Treves, 1893. *Matilde Serao, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/serao_il_ventre_di_napoli.pdf Il ventre di Napoli]'', Perrella, Napoli, 1906. *Matilde Serao, ''[https://archive.org/details/laballerina01serauoft/page/n2/mode/1up La ballerina]'', 2 voll, Cav. Niccolò Giannotta editore, Catania, 1899. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La mano tagliata]'', Firenze, A. Salani, 1912. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La moglie di un grand'uomo]'', Milano, Dott. R. Quintieri, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Le amanti: La grande fiamma, Tramontando il sole, L'amante sciocca, Sogno di una notte d'estate]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm L'infedele]'', Ditta Edit. Brigola di E. Brigola e G. Marco, Milano, 1897. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Leggende napoletane]'', Edizioni Bideri spa, Napoli, 1970. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Nel paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina]'', Milano, Treves, 1923. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm O Giovannino, o la morte]'', Edizioni e/o, Roma, 1995. ISBN 8876412476 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Pagina azzurra (Commedie borghesi)]'', Firenze, Casa editrice italiana, 1910. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Piccole anime]'', Milano, Libreria ed. Galli di C. Chiesa e F. Guindani, 1890. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Storia di due anime]'', in "[Opere di Matilde] Serao", a cura di Pietro Pancrazi, Milano, A. Garzanti, 1944. == Altri progetti== {{interprogetto}} {{Portale|donne}} {{DEFAULTSORT:Serao, Matilde}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] 5p236e89580mrh1ffh7b5tiw7biqwdp 1218046 1218041 2022-07-20T20:09:21Z Sun-crops 10277 /* Citazioni */ +1 wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[File:Matilde Serao.jpg|thumb|Matilde Serao]] '''Matilde Serao''' (1856 – 1927), scrittrice e giornalista italiana. ==Citazioni di Matilde Serao== *Attraverso tutta la {{sic|rettorica}} delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare, che sarà poi il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e colla loro topografia i vicoli sordidi e lugubri, dove si annida in Napoli l'onta, la corruzione, la morte: piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere, che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di veder molto, di veder tutto: piccola verità, dirò così esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è verità, ma che è uno spiraglio di luce attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda, che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, a tutta quanta la verità com'è, nuda, schietta, tutta piena di strazio, ma non senza conforto. (da un articolo necrologico del 1891.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''La letteratura della nuova Italia, Saggi critici'', vol. IV, Giuseppe Laterza & Figli, Bari, 1922<sup>2</sup> riveduta, p. 316.</</ref>) *Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.<ref>Citato in [[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980, p. 124.</ref> *Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell'aria; in fondo al burrone canta il torrente; sotto le felci canta il ruscello ... Si ascende sempre, fra il silenzio, fra la boscaglia fitta, per un'ampia via ... Tacciono le voci umane ... Non v'è che questa foresta, immensa, sconfinata: solo quest'alta vegetazione esiste. Siamo lontani per centinaia di miglia dall'abitato: forse il mondo è morto dietro di noi. Ma ad un tratto, tra la taciturnà serena di questa boscaglia, un che di bianco traspare tra le altezze dei faggi. Questa è Ferdinandea. (dal ''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886) *Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco secondo]]. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità , colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone.<ref>Da ''Il re di Napoli'', in ''Il Mattino'' del 29 dicembre 1894; citato in Gigi di Fiore, ''L'ultimo re di Napoli. {{small|L’esilio di Francesco II di Borbone nell’Italia dei Savoia}}'', UTET, 2018, [https://books.google.it/books?id=GkttDwAAQBAJ&lpg=PT287&dq=it&pg=PT287#v=onepage&q&f=false p. 287]. ISBN 978-88-511-6521-5</ref> *I gusti sono differenti. Vi è chi, leggendo il giornale, si diletta nei brillanti paradossi dell'articolo di fondo, seguendone mentalmente le evoluzioni: molti frequentano l'appendice, pianterreno lugubre e sanguinoso, dove si commettono, sera per sera, i più atroci delitti: alcuni scelgono la cronaca ''interna'' dove leggono importantissimi fatti avvenuti nell'Uraguay, a [[Capracotta]] o a Roccacannuccia; altri prediligono i telegrammi particolari, tanto particolari che talvolta i fili del telegrafo non ne hanno saputo nulla: non mancano, infine, gli amatori della quarta pagina. (da ''Estratto dello stato civile'', in ''Dal vero'') *{{NDR|Scrivendo a un amico poco dopo il suo arrivo a Roma}} Io sto bene come salute fisica, come salute morale sono in un periodo di produzione febbrile da far paura: scrivo dappertutto e di tutto con audacia unica, conquisto il mio posto a forza di urti, di gomitate, col fitto e ardente desiderio di arrivare, senza avere nessuno che mi aiuti o quasi nessuno. Ma tu sai che io non do ascolto alle debolezze del mio sesso e tiro avanti per la vita come se fossi un giovanotto».<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, pp. 169-170.</ref> *Ma il ponente, si sa, serve a cullare col suo rombo il paesaggio napoletano che dorme, è la canzone che concilia il sonno delle persone, delle case e degli alberi.<ref>Da ''All'erta, sentinella!'', Galli, Milano, 1896, p. 2.</ref> *{{NDR|Rispondendo ai colleghi del ''Corriere di Napoli'' che, stupiti dalla sua decisione, le chiedevano i motivi del suo trasferimento a Roma}} Nient'altro che scrivere. Questo è il mio mestiere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte.<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 170.</ref> *Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come [[Benevento]]. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell'antica grandezza.<ref name="Napoli, N 1889, p. 492">da ''Corriere di Napoli'', N.° 226, anno XVIII; citato in Almerico Meomartini, ''I monumenti e le opere d'arte di Benevento'', 1889, p. 492.</ref> *Qui e la spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non è dunque questo Ferdinandea? No, questo è [[Pazzano]]: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell'aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere. (agosto 1883) {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}} *Romba, romba il [[Vesuvio]], proprio su noi, proprio su tutti noi: alto è l'incendio del cratere, oramai, nella sera che discende; si erge, spaventosa, innanzi a noi, la duplice massa bruna e mostruosa delle due lave immote: ardono, esse, profondamente, le lave; e, intanto, una pazzia è nelle persone, popolani, contadini, signori, indigeni, napoletani, stranieri, come una tragica gazzarra è intorno a quel paesaggio di tragedia, fra il pericolo appena scongiurato di questa notte, e il pericolo imminente di domani! (da ''Il giorno'', 1906; ora in ''Sterminator Vesevo. Diario dell'eruzione aprile 1906'', 1910) *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. Non per te, lo so, e già mi pento di questa insinuazione contro la fedeltà di un uomo che emulerà Filemone e Bauci. (da una lettera a Gaetano Bonavenia da Napoli del 23 giugno 1878<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', pp. 135-136.</ref>) *{{NDR|Su [[Benevento]]}} Una delle più antiche e delle più gloriose città del Mezzogiorno<ref name="Napoli, N 1889, p. 492"/>. ==''Il ventre di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole [[Agostino Depretis|Depretis]], il ventre di [[Napoli]]. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l'''altra parte''; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e ''quanto renda il lotto''. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro? ===Citazioni=== *Napoli è il paese dove meno costa l'opera tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura; una lira, venticinque soldi, al più, trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli, è la meglio vestita d'Italia: che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i migliori guanti. (pp. 20-21) *Ascoltate un poco, quando una operaia napoletana nomina i suoi figli. Dice: ''le creature'', e lo dice con tanta dolcezza malinconica, con tanta materna pietà, con un [[amor materno|amore]] così doloroso, che vi par di conoscere tutta, acutamente, la intensità della miseria napoletana. (p. 24) *La massima golosità è il ''[[Zuppa di soffritto|soffritto]]'': dei ritagli di carne di maiale cotti con olio, pomidoro, peperone rosso, condensati, che formano una catasta rossa, bellissima all'occhio, da cui si tagliano delle fette: costano cinque soldi. In bocca, sembra dinamite. (p. 29) *Credete che al napoletano basti la [[Madonna]] del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi alla Vergine, e non sono tutti. Quattro o cinque tengono il primato. Quando una napoletana è ammalata o corre un grave pericolo, uno dei suoi, si vota a una di queste Madonne. Dopo scioglie il voto, portandone il vestito, un abito nuovo, benedetto in chiesa, che non si deve smettere, se non quando è logoro. Per l'Addolorata il vestito è nero, coi nastri bianchi; per la Madonna del Carmine, è color pulce coi nastri bianchi; per l'Immacolata Concezione, bianco coi nastri azzurri; per la Madonna della Saletta, bianco coi nastri rosa. Quando non hanno i danari per farsi il vestito, si fanno il grembiule; quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa.<br />E il sacro si mescola al profano. Per aver marito, bisogna fare la novena a san Giovanni, nove sere, a mezzanotte, fuori un balcone, e pregare con certe antifone speciali. (p. 34) *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il [[lotto]] è l'acquavite di Napoli. (p. 45) *E, in ultimo, sapete che è accaduto? Che il popolo, non potendo abitare il [[Corso Umberto I|Rettifilo]], di cui le pigioni sono molto care, non avendo le traverse a sua disposizione, non avendo delle ''vere case del popolo'', è stato respinto, respinto, dietro il paravento! Così si è accalcato molto più di prima; così il Censimento potrebbe dirvi che tutta la facciata del Rettifilo, è poco abitata, e tutto ciò che è dietro, disgraziatamente, è abitato più di prima; che dove erano otto persone, ora sono dodici; che lo spazio è diminuito e le persone sono cresciute; che il Rettifilo, infine, ha fatto al popolo napoletano più male che bene! (p. 96) *Quel che si è fatto a Nizza e a Montecarlo, ha formato la fortuna di tutta la Cornice da Mentone a Hyères quel che si è fatto al Cairo, ha formato la fortuna di tutto l'Egitto: sia, sia, questa opera buona, questa opera santa, e in questo paese così bello e così povero, così affascinante e così pieno di miseria, in questo paese così delizioso e dove si muore di fame, in questo paese dall'incanto indicibile, si dia alla industria del forestiero la forma larga, felice, fortunata, che porti, a Napoli, il solo modo di far vivere centinaia di migliaia di persone! (p. 110) *Un cattivo odore di stantio, di cose antiche e consunte, tenute troppo tempo chiuse e tirate fuori, si è diffuso nell'aria che respiriamo, da qualche giorno. Nei primi comizî, nei primi proclami, con una certa finzione di serietà, anche, son venuti fuori dagli armadi sgangherati della rettorica amministrativa: il partito ''clerico-borbonico'', il partito ''clerico-moderato'', il partito ''socialistoide'', il partito ''anarcoide'' e, persino, guarda, guarda, quella consumatissima cosa che è il partito ''liberale''. (1906, p. 138) *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! (p. 143) ==''La ballerina''== ===[[Incipit]]=== Carmela Minino, in piedi presso il cassettone, macchinalmente, contò ancora una volta il denaro che teneva chiuso nello sdrucito piccolo portafogli: e vi trovò sempre le medesime diciotto lire, tre biglietti da cinque e tre biglietti da una lira che vi erano il giorno prima e la settimana prima. Si cavò di tasca il portamonete che portava addosso, quando usciva e dove riponeva i pochi spiccioli per pagare l'omnibus, per pagare la sedia, alla messa, per bere un bicchier d'acqua: vi pescò sette soldi. E con un atto puerile e triste guardò desolata e ansiosa intorno, quasi che dalle nude pareti della sua stanza, dai poveri mobili strettamente necessarii potesse uscire, fantasticamente, qualche immaginaria somma di denaro che venisse ad aumentare il suo così insufficiente capitaletto. ===Citazioni=== *Sotto il cielo basso e bigio, in quel tetro giorno di novembre, il camposanto di Napoli che occupa una delle sue più belle e più amene colline, quella di Poggioreale, conservava il suo aspetto d'immenso e florido giardino signorile: e i suoi cespuglietti di fìori vivaci che circondano le tombe e le sue siepi di bosso e di mortella che dividono gii ombrosi viali dai campi pieni di lapidi e i boschetti di alberi dove da mattina a sera cinguettano gii uccellini, gli alberi alti che ombreggiano le sue cappellette, le sue chiesette, i suoi più grandi monumenti, gli conservano, in ogni stagione questo grandioso aspetto di parco aristocratico, qua e là interrotto da piccoli editici ora vezzosi, ora pomposi. Non solo nel giorno della commemorazione dei morti, ma sempre vi lavorano giardinieri, sotto la direzione di qualcuno che ama quel camposanto teneramente, e le più belle rose di Napoli vi crescono e i meravigliosi crisantemi, di ogni tinta, ne smaltano persino le aiuole dei poveri e in tutte le stagioni pare che vi sorrida dolcemente la primavera dei morti. Tutto l'anno il camposanto di Poggioreale ha un aspetto, nella sua florida solitudine, raccolto, non triste; mentre in quel giorno, coi suoi viali neri di gente, con tutte le porte delle sue cappelle, delle sue chiese, dei suoi grandi monumenti da cui escivan chiarore di cerei, canti liturgici e odore d'incensi, misto a quello dei fiori freschi, il suo aspetto, sempre, non era triste, ma singolare, ma bizzarro, come di una strana fiera mortuaria, come di una mai vista pompa funebre, in un parco vastissimo, percorso da una folla immensa e svariata. (vol. I, pp. 43-44) *Ella sorrideva dagli occhi e dalle labbra, danzando, mentre il suo corpo pieghevole si arrotondava allo slancio lievissimo: ella danzava, senza che mai quel sorriso, quel lampeggio degli occhi venissero meno, per la fatica: ella danzava, così, come se null'altro ella fosse venuta a fare, sulla terra. E veramente, la sua irresistibile perizia, veramente la delizia di quella danza facevano delirare le platee: e dal loggione dove il popolo si ammassava nelle serate classiche alle poltrone d'orchestra dove si raccoglieva la nobiltà napoletana, il nome di [[Amina Boschetti]] era acclamato come quello di una trionfatrice. La coprivano di fiori, di doni, di gioielli: le offrivano i loro cuori e le loro fortune: ed ella tutto accoglieva, sorvolando su tutto, sapendo che i fiori, i gioielli, i cuori, le fortune, erano fatti per lei, perché i suoi piedini calzati dalle fini scarpette di raso rosa vi facessero in mezzo una gaia danza. (vol. I, pp. 55-57) ==''Leggende napoletane''== *Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l'uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi le bianchezze immacolate della neve che dànno la vertigine del candore; mancano le rocce aspre, brulle, dai profili duri ed energici; manca il mare livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli ''elfi'' a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici ''walkirie'', innamorate degli uomini; non compaiono al limitare dei boschi le ''roussalke'' bellissime; qui non battono i panni umidi le maledette lavandaie, perfide allettatrici del viandante; il folletto ''kelpis'' non salta in groppa al cavaliere smarrito. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;3) *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;4) *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. (da ''Virgilio'', p. 9) *Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle sue alghe. Di notte il palazzo diventa nero, intensamente nero; si serena il cielo sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei boschetti escono canti malinconici d'amore e le monotone note del mandolino: il palazzo rimane cupo e sotto le sue {{sic|vôlte}} fragoreggia l’onda marina. Ogni tanto par di vedere un lumicino passare lentamente nelle sale e fantastiche ombre disegnarsi nel vano delle finestre: ma non fanno paura. (da ''Il palazzo [[Palazzo Donn'Anna|dogn'Anna]]'', in ''Leggende napoletane'', Perino, Roma, 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/73 pp. 69-70]) *Là, dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere {{sic|roccie}} che sono le inattaccabili fondamenta del [[Castel dell'Ovo|Castello dell'Ovo]], dove lo sguardo malinconico del pensatore {{sic|scuopre}} un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni almeno prima la nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata [[Isolotto di Megaride|Megaride]] o Megara che significa grande nell'idioma di Grecia. Quel pezzo di terra s'era staccato dalla riva di Platamonia, ma non s'era allontanato di molto: e quasi che il fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per le onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di fiorranci il colle, così l'isola fioriva tutta in mezzo al mare come un gigantesco gruppo di fiori che la natura vi facesse sorgere, come un altare elevato a Flora, la olezzante dea. Nelle notti estive dall'isola partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed {{sic|inebbriante}}; onde il viatore della riva, colpito dal rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e le coppie di amanti cui era bello errare abbracciati sulla spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti, dalle Nereidi e dalle Driadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale sotto il raggio lunare, sempre colorita, sempre serena, sempre profumata. Era divina, poiché gli dei l'abitavano. (da ''Megaride'', 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/167 pp. 163-164]) *Pensa, o poetica amica, al felice connubio dell'arte con la natura, pensa alla celeste armonia fra l'uomo che crea ed il mondo da lui creato, pensa alla città che sarà bella e buona, tutta bianca e colorita dal sole, senza macchie, senza cenci: oh, allora, allora! O lontano avvenire, o giorno splendido che come quello di Faust meriteresti di essere fermato... (da ''La leggenda dell'avvenire'', p.&nbsp;46) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Addio, Amore!''=== Lunga distesa, immobile sotto la bianca coltre del letto, con le braccia prosciolte e le mani aperte, con la bruna testa inclinata sopra una spalla, con un soffio impercettibile di respiro, ''Anna'' pareva dormisse da due ore, immersa nel profondo abbandono del sonno giovanile. Sua sorella Laura, che dormiva in un secondo candido lettino da fanciulla, all'altro capo della vasta stanza, aveva quella sera molto prolungata la sua solita lettura notturna, con cui sfuggiva alla conversazione ultima della giornata, fra sorelle. Ma appena l'ombra della lunga e fredda notte d'inverno aveva avvolto le cose e le persone della camera delle due fanciulle, Anna aveva schiuso gli occhi e li teneva fissi, sbarrati sul letto di laura, il cui biancore appariva confusamente, anche nell'oscurità. ===''All'erta, sentinella''=== Nella luminosa e calda ora pomeridiana, il paesaggio napoletano aveva dormito assai, deserto, silenzioso, immobile sotto il leonino sole di agosto. Nella lunga siesta, da mezzogiorno alle quattro, nessuna ombra d'uomo si era veduta, apparendo e sparendo, sulla gran pianura verde dei Bagnoli; sulla larga via bianca, a sinistra, che viene da Posillipo, rasentando l'ultimo spalto di quella collina che è anche un capo, larga via che è la delizia di quanti amano Napoli, stranieri e indigeni, non una carrozza, non un carretto; non una carrozza, non un carretto sulla dritta via, chiamata di Fuorigrotta, e che ai Bagnoli trova il suo primo angolo, voltando per andare a Pozzuoli, a Cuma, a Baia; non una nave sul mare, che sorpassasse il bellissimo capo di Posillipo, per andarsene lontano, linea nera filante, sormontata da un vago piumetto di fumo; non una vela bianca nel canale di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli. ===''Castigo''=== Un alto e tetro silenzio era nella stanza di Cesare Dias. Egli stava seduto nel seggiolone di cuoio bruno, teneva appoggiati i gomiti sulla grande scrivania di legno scolpito e le due mani gli nascondevano gli occhi e la fronte: si vedean solo i capelli un po' scomposti e le labbra pallidissime sotto i mustacchi disfatti. Fuori, la triste giornata invernale declinava e tetre si facevano le ombre nell'austera stanza, tetre intorno a quella immobile figura di uomo di cui, nell'alto silenzio, parea non si udisse neanche il respiro. ===''Cuore infermo''=== Finiva la giornata violenta e tormentosa. Dal mattino la terra bruciava sotto lo splendido sole di agosto, bruciava lentamente, consumando le sue sorgenti di vita e di freschezza, diventando gialla, smorta, arida; l'aria rimaneva senza moto, greve, infiammata, carica di profumi acri; i fiori dei giardini morivano, estenuati da quel lusso di calore, simili a coppe d'incenso dove fumano intensamente gli ultimi granelli votivi; le vigne vesuviane, basse, contorte, arse dal nero terreno vulcanico, arse dal sole esalavano un forte sentore di zolfo che saliva al cervello; dai terrazzi saliva un penetrante odore di asfalto liquefatto. ===''Dal vero''=== Di certo il fanciullo era bellissimo. Aveva gli occhi grandi ed azzurri, ma di quell'azzurro vero, leale che non diventa mai nero di sera; il bianco della cornea era anche irradiato da una tinta bluastra, cosa che faceva sembrare anche più grande la pupilla: i lumi della sala, riflettendosi in quegli occhi azzurri, vi accendevano una stella luccicante, una sola. Poi era biondo; non tendente al giallo, come la Gioconda di Leonardo da Vinci, né al fulvo, come la Maddalena del Tiziano, e nemmeno come dovette essere biondo il danese Amleto: quei capelli erano fini, lucidi, biondi e dolci alla vista, riposavano lo sguardo stanco da tante teste sfrontatamente brune. Quella testina originale, dal profilo abbozzato, dai lineamenti puri, dalla fronte serena, attirava il mio sguardo. ===''Ella non rispose''=== <div align=right>''«Roma, notte di maggio...''</div> «Non vi conosco: non mi conoscete. Non vi ho vista, mai. E vi vedrò, io, forse, mai? Voi, forse, non mi vedrete mai. Eppure la mia anima, inattesamente, si è legata, salda, alla vostra, in un vincolo tanto più tenace e stretto, in quanto che oscuro, fantastico e misterioso: e io sento di amarvi, con tutte le mie forze, come se il vostro volto di donna — siete voi giovane? bella? Non lo so: non vi conosco — come se questo volto chiuso nell'ombra, mi fosse seducentemente noto da mesi e da anni, come se il fascino della vostr'anima, da mesi e da anni si esercitasse su me e mi tenesse e mi avvincesse. ===''Fantasia''=== — Il fioretto di domani è questo — disse il predicatore, leggendo un cartellino: — Voi offrirete a Maria Vergine i sentimenti di rancore che avete nel cuore e abbraccerete la compagna di scuola, la maestra, la serva che credete di odiare.<br> Nella penombra della cappella vi fu un movimento tra le educande grandi e tra le maestre: le piccine non si mossero. Delle piccine qualcuna sonnecchiava, qualcuna sbadigliava dietro la manina: sui rotondi visetti si dilatava la contrazione della noia. ===''Fior di passione''=== Fulvio s'inchinò, prese dalla mano di Paola il gelato che ella, sorridendo dolcissimamente, gli porgeva, e le disse, guardandola negli occhi:<br> - Vi amo.<br> - Non dovete amarmi – mormorò lei, senza scomporsi, seguitando a sorridere.<br> - E perché?<br> - Perché ho marito – ribatté ella, ma placidamente.<br> - Non importa! ===''Gli amanti: pastelli''=== Donna Grazia scrive così, di questo suo amante:<br> La prima volta in cui Nino Stresa mi mancò di rispetto, fu in un ballo. Ero vestita di broccato bianco, quella sera: e il busto del vestito era sostenuto, sulle spalle, da due fascie di brillanti che formavano manica. Egli, Nino Stresa, mi cominciò a guardare, di lontano, poco dopo la mia apparizione nel ballo: e non potei più fare un movimento per passeggiare o per ballare, senza sentire il suo sguardo fermo sovra me. ===''I capelli di Sansone''=== Paolo Joanna andava e veniva per la stanza, vestendosi, straccamente, ancora tutto pieno di sonno. Sul suo letto disfatto stavano una quantità di giornali aperti e spiegazzati, cascavano dalla sponda, giacevano sul tappetino miserabile, erano quelli della sera innanzi, su cui si era addormentato, su cui si era arrotolato, dormendo: quelli della mattina, ancora chiusi dalle fascette multicolori erano deposti sul vecchio tavolino da notte, accanto a una tazza da caffè — e attratte dal fondiccio melmoso del caffè, dove lo zucchero si liquefaceva, le mosche vi ronzavano attorno — e un sottile odore d'inchiostro di stamperia fluttuava nell'aria. ===''Il paese di cuccagna''=== Dopo mezzogiorno il sole penetrò nella piazzetta dei Banchi Nuovi, allargandosi dalla litografia Cardone alla farmacia Cappa e di là si venne allungando, risalendo tutta la strada di Santa Chiara, dando una insolita gaiezza di luce a quella via che conserva sempre, anche nelle ore di maggior movimento, un gelido aspetto fra claustrale e scolastico. Ma il gran movimento mattinale di via Santa Chiara, delle persone che scendono dai quartieri settentrionali della città, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e se ne vanno ai quartieri bassi di Porto, Pendino e Mercato, o viceversa, dopo il mezzogiorno andava lentamente decrescendo; l'andirivieni delle carrozze, dei carri, dei venditori ambulanti, cessava: era un continuo scantonare per il Chiostro di Santa Chiara, per il vicolo Foglia, verso la viuzza di Mezzocannone, verso il Gesù Nuovo, verso San Giovanni Maggiore. Presto, la gaiezza del sole illuminò una via oramai solitaria. ===''Il romanzo della fanciulla''=== Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell'abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un'anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del ''Pungolo'' era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine. ===''L'infedele''=== Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza famigliare e il decoro del nome Herz: qui si era ammogliato con una italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel temperamento e nel carattere. ===''La mano tagliata''=== Tutto chiuso nella preziosa pelliccia di lontra, fumando una fine e odorosa sigaretta russa, Roberto Alimena guardava distrattamente il facchino dalla blusa azzurra che, ritto nel compartimento di prima classe, collocava pazientemente sulla reticella i bagagli eleganti e ricchi del giovane viaggiatore, le valigie, i sacchi da viaggio, i portamantelli, le borsette di cuoio dalle cifre di argento: ''R. A''. ===''La moglie di un grand'uomo''=== Vi era una volta una fanciulla — ohimè quante ve ne furono e quante ve ne sono! — una fanciulla che doveva pacificamente sposare un giovanotto. Costui era un bravo ragazzo, negoziante all'ingrosso di spirito e di zucchero; i suoi buoni amici dicevano che del primo non gliene rimaneva mai in deposito e del secondo troppo, volendo significare, con una ignobile freddura, che era buono e stupido. ===''La virtù di Checchina''=== Venne ad aprire Susanna, la serva. Portava un vestito di lanetta bigia, stinto, rimboccato sui fianchi, lasciando vedere una sottana frusta di cotonina scura; il grembiule di tela grossa era cosparso di macchie untuose; teneva in mano uno strofinaccio puzzolente. Entrando, Isolina fece una smorfia di disgusto.<br /> – C'è Checchina? – chiese.<br /> – C'è – rispose Susanna, stringendo le sue labbra sottili di beghina.<br /> – E che fa?<br /> – Stiamo ripulendo i mobili, col petrolio.<br /> – Volevo dire che si sentiva questo puzzo! E non ci pigliate una malattia, voi?<br /> – Il puzzo del petrolio non fa male. ===''Le amanti''=== ====''La grande fiamma''==== Nell'ora tarda della sera, partita l'ultima persona amica o indifferente, per la quale essa provava l'orgogliosa e invincibile necessità di mentire, chiuse tutte le porte ermeticamente, piombata la casa nel profondo silenzio notturno, interrogate con lo sguardo sospettoso fin le fantastiche penombre della sua stanza solitaria, dove sola vivente era una pia lampada consumantesi innanzi a una sacra immagine, prosciolto il suo spirito dall'obbligo della bugia e le sue labbra dall'obbligo del sorriso, ella si lasciava abbruciare dalla grande fiamma. ====''Tramontando il sole''==== - Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra – disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.<br> - Oh Anna, ma io lo conosco! – esclamò Clara Lieti, vivacemente, stendendogli la mano con un atto famigliare.<br> - Veramente? E come? – soggiunse Anna, con quel falso interesse mondano, che copre di amabilità la perfetta indifferenza.<br> - Da vari anni.... da moltissimi anni.... da un numero infinito di anni, lo conosco – e Clara finì con una risatina squillante. ====''L'amante sciocca''==== Paolo Spada aspettava la sua nuova innamorata, con una vivace curiosità mescolata a una certa tenerezza piena d'indulgenza e a movimenti improvvisi e insoliti di buon umore. Egli aveva realizzato, finalmente, dopo alcuni anni vissuti fra i tormentosi piaceri di amori inconsciamente complicati, dopo aver adorato delle bizzarre e inquietanti creature che eran tali, naturalmente, o che si affrettavano a diventare bizzarre e inquietanti al suo contatto, dopo essere stato adorato nelle forme più turbolenti, più folli e più tetre dalle medesime creature, finalmente, egli aveva realizzato un suo antico desiderio: desiderio fluttuante sempre in quell'anima, ora sommersa in fondo al naufragio di qualche stravagante passione, ora galleggiante sul mare cheto che segue le tempeste, il desiderio, cioè, di amare una donna semplice e di esserne amato. ====''Sogno di una notte d'estate''==== Massimo era solo. L'amico d'infanzia, non veduto da anni e poi incontrato improvvisamente per la via, dopo il lieto riconoscimento era venuto, alle sette, a pranzare in casa di Massimo. E costui che trascinava pesantemente il fardello di un'estate cittadina, mentre tutti gli altri anni era partito nel mese di giugno, si riprometteva una buona serata di ricordi, in compagnia dell'amico ritrovato. ===''Nel paese di Gesù''=== <div align=right>''In mare''.</div> Un giorno, un'ora, un minuto prima della partenza, tutto il febbrile entusiasmo di chi parte si dilegua. L'egoistico ardore con cui si son fatti i preparativi del viaggio, la gaia fretta che par quasi quella del prigioniero cui sorrida, ineffabile, la libertà imminente, quel vivo sogno interiore che rende un po' folli gli occhi di colui che deve andar via, tutto svanisce, lasciando al suo posto un dubbio freddo e sterile, una sottile e opprimente angoscia. ===''O Giovannino, o la morte''=== Alle dieci e mezzo di quella domenica, il sagrestano della parrocchia dei Ss. Apostoli uscì sulla porta dell'antica chiesa napoletana e cominciò ad agitare vivamente un grosso e stridulo campanello di argento. Il sagrestano, appoggiato allo stipite della pesante vecchia porta di quercia, scrollava il campanello a trilli, a distesa, continuamente: serviva per avvertire i fedeli di via Gerolomini, del vico Grotta della Marra in Vertecoeli, della piazza Ss. Apostoli, delle Gradelle, che fra poco sarebbe cominciata nella chiesa dei Ss. Apostoli la messa cantata, la funzione grande di Pentecoste. ===''Pagina azzurra''=== Infine, quando tu sei partita per Castellamare, la tua, diciam così, attrezzeria, era completa. Non hai dimenticato nulla qui, tranne due o tre disgraziati condannati alla città forzata e che sospirano dietro le tue {{sic|treccie}} bionde, scomparse per la linea di Napoli—Castellamare. Rassicurati dunque. Tutto parte con te. Abbiamo fatto insieme uno dei nostri allegri inventari: nulla mancava. ===''Piccole anime''=== ====''Una fioraia''==== <div align=right>''Date lilia......''</div> La bimba camminava lentamente, rasentando il muro, per la via stretta e tortuosa dei Mercanti. Ella non guardava nelle botteghe, non alzava gli occhi a quella lunga striscia di cielo che appariva fra le alte case, non guardava neppure dinnanzi a sé. Guardava le pietre, come se le contasse. Camminava, senza curarsi del fango del selciato, degli urtoni che le davano, di qualche rara carrozza che passava. ====''Giuochi''==== Era una grande casa di provincia, con un portone sempre chiuso, quello nobile, pei signori, che vi davano un forte picchio col battente — e un portone sempre spalancato, quello dove passavano i carri di grano, di vino, di carbone, di pasta. Sopra, gli stanzoni vasti, alti di soffitto, con le travi foderate di carta fiorata, coi muri dipinti di giallo chiaro o di lilla pallido. ====''Canituccia''==== Nella penombra, seduta sulla panca di legno, sotto la cappa nera ed ampia dei focolare, Pasqualina, con le mani sotto il grembiule, recitava il rosario. Non si udiva che il pissi pissi delle labbra sibilanti le preghiere. La cucina tutta affumicata, con la larga tavola di legno verde-bruno, con la madia oscura, con le sedie a spalliera dipinta, senza un punto luminoso, s'immergeva nella notte. Il fuoco, semispento, covava sotto la cenere. ====''Profili''==== Ella porta quel poetico e soave nome che Leopardi ha amato: Nerina. E in tutta la persona di questa fanciulletta alta e sottile è diffuso un mite riflesso di poesia. La mollezza dei capelli castagni, abbandonata in lunghe anella sulle spalle, lascia libera una fronte larga, bianca e spirituale: fronte pensierosa, come i grandi occhi bruni, egiziani; occhi limpidi e profondi, pieni di calma, a cui un principio di miopìa dà, talvolta, una incertezza come di sogno, o una finezza elegante di sguardo. ====''Alla scuola''==== Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l'essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva. A casa, qualcuna di noi aveva la povertà, quasi tutte una miseria decente — e chi un fratello ebete, chi un padre paralizzato, chi una matrigna tormentatrice, qualche piaga celata con cura, qualche vergogna nascosta con una nobile pietà, qualche infelicità, qualche ingiustizia del destino, a cui la rassegnazione era completa. ====''Nebulose''==== Sulla via che si allunga, diritta, quasi interminabile, sotto i pioppi, camminavano lentamente i due amanti che non si amavano. Lasciavano alle spalle un tramonto di viola: andavano verso un tramonto di un grigio tenue delicatissimo. Ella si trascinava stanca e svogliata, facendo strisciare nella polvere la punta del suo ombrellino, trattenuto mollemente dalle dita: lo sguardo aveva la sola espressione di una grande lassezza. ====''La moda''==== È utile qui dire, che nessun bimbo può essere assolutamente brutto; che nessun bimbo ispira una completa ripugnanza. Se sono malaticci, hanno la dolcezza di una malattia; se sono rachitici, hanno la malinconia attraente di un corpo condannato; se sono precoci, hanno quel sapore strano e acre delle piccole anime, già troppo grandi. Infine potranno avere il naso camuso o gli occhi piccoli o la bocca grande — ma avranno sempre qualche cosa bella: o la guancia rotonda o la delicatezza della pelle o la morbidezza dei capelli, o avranno, nello insieme, tanta grazia soave, tanta freschezza, tanta gioventù che vale come bellezza. ====''Perdizione''==== Mentre la bionda mammina placidamente ricamava un orlo di camiciuola e Mario, seduto sul tappeto, intagliava certi soldatini dipinti di rosso e di azzurro sulla carta, entrò improvvisamente il giovane padre, tutto allegro:<br> — Su, Mario, su fantoccetto mio, fatti vestire da mammina ed usciamo: ti conduco a spasso. ====''Gli spostati''==== Suo padre è un giornalista, sua madre una maestra di lingue straniere. Il bimbo ha otto anni, ma pare che ne abbia dodici per le strane cose che sa, per le singolari risposte che dà. Egli è già stato a [[Venezia]], a [[Firenze]], a [[Napoli]], non gli resta più nessuna impressione di paesaggio per la sua gioventù: egli si stringe nelle spalle quando gli nominano il Vesuvio o la gondola. ====''Salvazione''==== Dopo il forte momento della passione — nelle placide ore di conversazione, quando le confidenze sgorgano, in una espansione spontanea, quando l'intimità sa essere amichevole e amorosa, Flavia parlava volentieri dell'infanzia propria, di quel giocondo tempo, tutto sole, tutto baci, tutto confetti. Questi ricordi la esaltavano, e come se sognasse, guardando lontano, con la voce tremante di emozione, narrava ancora di quante dolcezze l'aveva circondata l'amore materno. ===''Storia di due anime''=== La bottega dei santi era la penultima della piccola via bassa e oscura, che sinuosamente lega la piazza grande di santa Maria la Nova alla piazzetta di santa Maria dell'Aiuto: e godeva un po' d'aria, un po' di luce, sol perché, dirimpetto ad essa, le antiche e brune case del vecchio quartiere popolare cessavano e poco indietro si ergeva la chiesa della Madonna dell'Aiuto, avente, accanto, il portoncino della sua Congregazione di Spirito. ==Citazioni su Matilde Serao== *Che Matilde fosse una donna eccezionale – nel senso letterale di un'eccezione alle regole: la regola dell'ambiente italiano e quella del suo genere sessuale – se ne accorse perfino una signora snob come la scrittrice americana, ma europea per scelta e per gusto, [[Edith Wharton]], la pupilla di Henry James. Quando negli ultimi anni della Vecchia Europa, alla vigilia della Grande Guerra, la incontrò nell'elegante e selettivo salotto parigino di Madame Fitz-James, la Wharton non esitò a definirla nel suo diario «una donna tozza e grossa, rossa in faccia e sul collo», riconoscendo, però, che quando prendeva la parola era capace di raggiungere punte che l'americana cosmopolita e chic non aveva mai rilevato nei discorsi delle altre donne. ([[Elisabetta Rasy]]) *Di Roma non la interessavano i monumenti e le opere d'arte, ma la politica, la circolazione di idee e di denaro, la promessa di modernità. Anche se, rispetto alle altre emancipate dell'epoca, non solo le italiane, Matilde fu al tempo stesso più audace e più conservatrice. Non amava le suffragette, ma voleva essere indipendente; apprezzava gli uomini e i piaceri – e i tormenti – dell'amore, ma aveva il gusto degli affari e del denaro; non saltava un giorno di lavoro ma accettava con serenità le sue numerose maternità – come se in lei convivessero un uomo moderno e una donna all'antica. ([[Elisabetta Rasy]]) *La cultura e l'esperienza si fondevano in lei nello splendore della sua vigorosa intelligenza. ([[Edith Wharton]]) *La giovane Matilde non avrebbe ripetuto il genio ch'ebbe e quella sua, davvero scespiriana, ampiezza di visione se fosse vissuta altrove o altrove fosse nata all'arte. Il fenomeno più interessante, nell'arte di donna Matilde, è appunto questa sua facoltà di assorbire e di serbare, trasformandolo, il mondo esterno. In un'epoca nella quale non si conosceva ancora [[Marcel Proust]], ella poteva dire di sé: «Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.»<br>Non sapremmo immaginare, perciò, fuori di Napoli e di quella Napoli, la più verace e sincera Matilde Serao. Non è possibile staccarla dalle strade e dai vicoli della sua prima giovinezza. ([[Giovanni Artieri]]) *La Serao, nonostante le ambizioni proprie e la moda letteraria del suo tempo è, e resta, un grande poeta di Napoli. Nasce alla vita dell'arte come una creatura di Napoli, un suggerimento o una espansione della città. ([[Giovanni Artieri]]) *Matilde Serao fu il simbolo napoletano della rivoluzione femminile, lei che di certo [[femminismo|femminista]] non era, ma ugualmente esempio straordinario di scrittrice, imprenditrice, organizzatrice e madre insieme: potentissima fondatrice di giornali, ricercatrice di fondi, scrittrice inesauribile di romanzi e racconti, candidata al Nobel, scippatole da un'altra considerevole narratrice e figura di donna, [[Grazia Deledda]]. ([[Antonella Cilento]]) *Solo nel 1900 Matilde Serao, autrice di un galateo destinato alle donne in cui vi è una appendice per le care fanciulle, «Piccolo codice per le signorine» –, è molto assertiva nel precisare quando finisce l'infanzia: «Da dodici anni in poi si finisce di essere bimbe», a tredici si è «giovanette», a sedici «signorine» e a diciotto anni si è «presentate in società». ([[Simonetta Ulivieri]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Addio, Amore!]'', A. Barion Edit. Tip., Milano-Sesto S. Giovanni, 1927. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm All'erta, sentinella]'', Milano, Baldini e Castoldi, 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Castigo]'', Milano, Armando Curcio Editore, 1977. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Cuore infermo]'', Roma, Lucarini, 1988. ISBN 8870332446 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Dal vero]'', Perussia & Quadrio, Milano, 1879. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Ella non rispose]'', Milano, F.lli Treves, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fantasia]'', Firenze, A. Salani, stampa 1932. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fior di passione]'', Giuseppe Galli Editore, Milano, 1888. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Gli amanti: pastelli]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm I capelli di Sansone]'', casa editrice Madella, Sesto S. Giovanni [Milano], 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Il romanzo della fanciulla]'', Milano, Treves, 1893. *Matilde Serao, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/serao_il_ventre_di_napoli.pdf Il ventre di Napoli]'', Perrella, Napoli, 1906. *Matilde Serao, ''[https://archive.org/details/laballerina01serauoft/page/n2/mode/1up La ballerina]'', 2 voll, Cav. Niccolò Giannotta editore, Catania, 1899. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La mano tagliata]'', Firenze, A. Salani, 1912. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La moglie di un grand'uomo]'', Milano, Dott. R. Quintieri, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Le amanti: La grande fiamma, Tramontando il sole, L'amante sciocca, Sogno di una notte d'estate]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm L'infedele]'', Ditta Edit. Brigola di E. Brigola e G. Marco, Milano, 1897. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Leggende napoletane]'', Edizioni Bideri spa, Napoli, 1970. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Nel paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina]'', Milano, Treves, 1923. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm O Giovannino, o la morte]'', Edizioni e/o, Roma, 1995. ISBN 8876412476 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Pagina azzurra (Commedie borghesi)]'', Firenze, Casa editrice italiana, 1910. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Piccole anime]'', Milano, Libreria ed. Galli di C. Chiesa e F. Guindani, 1890. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Storia di due anime]'', in "[Opere di Matilde] Serao", a cura di Pietro Pancrazi, Milano, A. Garzanti, 1944. == Altri progetti== {{interprogetto}} {{Portale|donne}} {{DEFAULTSORT:Serao, Matilde}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] ox9jskihmu43s8y7jup88kjypszpot0 1218048 1218046 2022-07-20T20:22:10Z Sun-crops 10277 /* Citazioni */ sic, wlink, & the fix wikitext text/x-wiki {{PDA}} [[File:Matilde Serao.jpg|thumb|Matilde Serao]] '''Matilde Serao''' (1856 – 1927), scrittrice e giornalista italiana. ==Citazioni di Matilde Serao== *Attraverso tutta la {{sic|rettorica}} delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare, che sarà poi il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i tetri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e colla loro topografia i vicoli sordidi e lugubri, dove si annida in Napoli l'onta, la corruzione, la morte: piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere, che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di veder molto, di veder tutto: piccola verità, dirò così esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è verità, ma che è uno spiraglio di luce attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda, che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, a tutta quanta la verità com'è, nuda, schietta, tutta piena di strazio, ma non senza conforto. (da un articolo necrologico del 1891.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''La letteratura della nuova Italia, Saggi critici'', vol. IV, Giuseppe Laterza & Figli, Bari, 1922<sup>2</sup> riveduta, p. 316.</</ref>) *Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.<ref>Citato in [[Giovanni Artieri]], ''Napoli, punto e basta?, {{small|Divertimenti, avventure, biografie, fantasie per napoletani e non}}'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1980, p. 124.</ref> *Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell'aria; in fondo al burrone canta il torrente; sotto le felci canta il ruscello ... Si ascende sempre, fra il silenzio, fra la boscaglia fitta, per un'ampia via ... Tacciono le voci umane ... Non v'è che questa foresta, immensa, sconfinata: solo quest'alta vegetazione esiste. Siamo lontani per centinaia di miglia dall'abitato: forse il mondo è morto dietro di noi. Ma ad un tratto, tra la taciturnà serena di questa boscaglia, un che di bianco traspare tra le altezze dei faggi. Questa è Ferdinandea. (dal ''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886) *Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco secondo]]. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità , colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone.<ref>Da ''Il re di Napoli'', in ''Il Mattino'' del 29 dicembre 1894; citato in Gigi di Fiore, ''L'ultimo re di Napoli. {{small|L’esilio di Francesco II di Borbone nell’Italia dei Savoia}}'', UTET, 2018, [https://books.google.it/books?id=GkttDwAAQBAJ&lpg=PT287&dq=it&pg=PT287#v=onepage&q&f=false p. 287]. ISBN 978-88-511-6521-5</ref> *I gusti sono differenti. Vi è chi, leggendo il giornale, si diletta nei brillanti paradossi dell'articolo di fondo, seguendone mentalmente le evoluzioni: molti frequentano l'appendice, pianterreno lugubre e sanguinoso, dove si commettono, sera per sera, i più atroci delitti: alcuni scelgono la cronaca ''interna'' dove leggono importantissimi fatti avvenuti nell'Uraguay, a [[Capracotta]] o a Roccacannuccia; altri prediligono i telegrammi particolari, tanto particolari che talvolta i fili del telegrafo non ne hanno saputo nulla: non mancano, infine, gli amatori della quarta pagina. (da ''Estratto dello stato civile'', in ''Dal vero'') *{{NDR|Scrivendo a un amico poco dopo il suo arrivo a Roma}} Io sto bene come salute fisica, come salute morale sono in un periodo di produzione febbrile da far paura: scrivo dappertutto e di tutto con audacia unica, conquisto il mio posto a forza di urti, di gomitate, col fitto e ardente desiderio di arrivare, senza avere nessuno che mi aiuti o quasi nessuno. Ma tu sai che io non do ascolto alle debolezze del mio sesso e tiro avanti per la vita come se fossi un giovanotto».<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, pp. 169-170.</ref> *Ma il ponente, si sa, serve a cullare col suo rombo il paesaggio napoletano che dorme, è la canzone che concilia il sonno delle persone, delle case e degli alberi.<ref>Da ''All'erta, sentinella!'', Galli, Milano, 1896, p. 2.</ref> *{{NDR|Rispondendo ai colleghi del ''Corriere di Napoli'' che, stupiti dalla sua decisione, le chiedevano i motivi del suo trasferimento a Roma}} Nient'altro che scrivere. Questo è il mio mestiere. Questo è il mio destino. Scrivere fino alla morte.<ref>Citata in [[Elisabetta Rasy]], ''Matilde Serao'', in AA.VV., ''Italiane. {{small|Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale}}'', vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 170.</ref> *Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come [[Benevento]]. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell'antica grandezza.<ref name="Napoli, N 1889, p. 492">da ''Corriere di Napoli'', N.° 226, anno XVIII; citato in Almerico Meomartini, ''I monumenti e le opere d'arte di Benevento'', 1889, p. 492.</ref> *Qui e la spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non è dunque questo Ferdinandea? No, questo è [[Pazzano]]: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell'aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere. (agosto 1883) {{da controllare|citazione necessaria|Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.}} *Romba, romba il [[Vesuvio]], proprio su noi, proprio su tutti noi: alto è l'incendio del cratere, oramai, nella sera che discende; si erge, spaventosa, innanzi a noi, la duplice massa bruna e mostruosa delle due lave immote: ardono, esse, profondamente, le lave; e, intanto, una pazzia è nelle persone, popolani, contadini, signori, indigeni, napoletani, stranieri, come una tragica gazzarra è intorno a quel paesaggio di tragedia, fra il pericolo appena scongiurato di questa notte, e il pericolo imminente di domani! (da ''Il giorno'', 1906; ora in ''Sterminator Vesevo. Diario dell'eruzione aprile 1906'', 1910) *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. Non per te, lo so, e già mi pento di questa insinuazione contro la fedeltà di un uomo che emulerà Filemone e Bauci. (da una lettera a Gaetano Bonavenia da Napoli del 23 giugno 1878<ref>Citato in ''Napoli, punto e basta?'', pp. 135-136.</ref>) *{{NDR|Su [[Benevento]]}} Una delle più antiche e delle più gloriose città del Mezzogiorno<ref name="Napoli, N 1889, p. 492"/>. ==''Il ventre di Napoli''== ===[[Incipit]]=== Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole [[Agostino Depretis|Depretis]], il ventre di [[Napoli]]. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l'''altra parte''; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; il governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s'impegni al Monte di Pietà e ''quanto renda il lotto''. Quest'altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perché siete ministro? ===Citazioni=== *Napoli è il paese dove meno costa l'opera tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura; una lira, venticinque soldi, al più, trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al giorno. E notate che la gioventù elegante di Napoli, è la meglio vestita d'Italia: che a Napoli si fanno le più belle scarpe e i più bei mobili economici; notate che Napoli produce i migliori guanti. (pp. 20-21) *Ascoltate un poco, quando una operaia napoletana nomina i suoi figli. Dice: ''le creature'', e lo dice con tanta dolcezza malinconica, con tanta materna pietà, con un [[amor materno|amore]] così doloroso, che vi par di conoscere tutta, acutamente, la intensità della miseria napoletana. (p. 24) *La massima golosità è il ''[[Zuppa di soffritto|soffritto]]'': dei ritagli di carne di maiale cotti con olio, pomidoro, peperone rosso, condensati, che formano una catasta rossa, bellissima all'occhio, da cui si tagliano delle fette: costano cinque soldi. In bocca, sembra dinamite. (p. 29) *Credete che al napoletano basti la [[Madonna]] del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi alla Vergine, e non sono tutti. Quattro o cinque tengono il primato. Quando una napoletana è ammalata o corre un grave pericolo, uno dei suoi, si vota a una di queste Madonne. Dopo scioglie il voto, portandone il vestito, un abito nuovo, benedetto in chiesa, che non si deve smettere, se non quando è logoro. Per l'Addolorata il vestito è nero, coi nastri bianchi; per la Madonna del Carmine, è color pulce coi nastri bianchi; per l'Immacolata Concezione, bianco coi nastri azzurri; per la Madonna della Saletta, bianco coi nastri rosa. Quando non hanno i danari per farsi il vestito, si fanno il grembiule; quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa.<br />E il sacro si mescola al profano. Per aver marito, bisogna fare la novena a san Giovanni, nove sere, a mezzanotte, fuori un balcone, e pregare con certe antifone speciali. (p. 34) *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il [[lotto]] è l'acquavite di Napoli. (p. 45) *E, in ultimo, sapete che è accaduto? Che il popolo, non potendo abitare il [[Corso Umberto I|Rettifilo]], di cui le pigioni sono molto care, non avendo le traverse a sua disposizione, non avendo delle ''vere case del popolo'', è stato respinto, respinto, dietro il paravento! Così si è accalcato molto più di prima; così il Censimento potrebbe dirvi che tutta la facciata del Rettifilo, è poco abitata, e tutto ciò che è dietro, disgraziatamente, è abitato più di prima; che dove erano otto persone, ora sono dodici; che lo spazio è diminuito e le persone sono cresciute; che il Rettifilo, infine, ha fatto al popolo napoletano più male che bene! (p. 96) *Quel che si è fatto a Nizza e a Montecarlo, ha formato la fortuna di tutta la Cornice da Mentone a Hyères quel che si è fatto al Cairo, ha formato la fortuna di tutto l'Egitto: sia, sia, questa opera buona, questa opera santa, e in questo paese così bello e così povero, così affascinante e così pieno di miseria, in questo paese così delizioso e dove si muore di fame, in questo paese dall'incanto indicibile, si dia alla industria del forestiero la forma larga, felice, fortunata, che porti, a Napoli, il solo modo di far vivere centinaia di migliaia di persone! (p. 110) *Un cattivo odore di stantio, di cose antiche e consunte, tenute troppo tempo chiuse e tirate fuori, si è diffuso nell'aria che respiriamo, da qualche giorno. Nei primi comizî, nei primi proclami, con una certa finzione di serietà, anche, son venuti fuori dagli armadi sgangherati della rettorica amministrativa: il partito ''clerico-borbonico'', il partito ''clerico-moderato'', il partito ''socialistoide'', il partito ''anarcoide'' e, persino, guarda, guarda, quella consumatissima cosa che è il partito ''liberale''. (1906, p. 138) *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! (p. 143) ==''La ballerina''== ===[[Incipit]]=== Carmela Minino, in piedi presso il cassettone, macchinalmente, contò ancora una volta il denaro che teneva chiuso nello sdrucito piccolo portafogli: e vi trovò sempre le medesime diciotto lire, tre biglietti da cinque e tre biglietti da una lira che vi erano il giorno prima e la settimana prima. Si cavò di tasca il portamonete che portava addosso, quando usciva e dove riponeva i pochi spiccioli per pagare l'omnibus, per pagare la sedia, alla messa, per bere un bicchier d'acqua: vi pescò sette soldi. E con un atto puerile e triste guardò desolata e ansiosa intorno, quasi che dalle nude pareti della sua stanza, dai poveri mobili strettamente necessarii potesse uscire, fantasticamente, qualche immaginaria somma di denaro che venisse ad aumentare il suo così insufficiente capitaletto. ===Citazioni=== *Sotto il cielo basso e bigio, in quel tetro giorno di novembre, il camposanto di Napoli che occupa una delle sue più belle e più amene colline, quella di Poggioreale, conservava il suo aspetto d'immenso e florido giardino signorile: e i suoi cespuglietti di fìori vivaci che circondano le tombe e le sue siepi di bosso e di mortella che dividono gii ombrosi viali dai campi pieni di lapidi e i boschetti di alberi dove da mattina a sera cinguettano gii uccellini, gli alberi alti che ombreggiano le sue cappellette, le sue chiesette, i suoi più grandi monumenti, gli conservano, in ogni stagione questo grandioso aspetto di parco aristocratico, qua e là interrotto da piccoli editici ora vezzosi, ora pomposi. Non solo nel giorno della commemorazione dei morti, ma sempre vi lavorano giardinieri, sotto la direzione di qualcuno che ama quel camposanto teneramente, e le più belle rose di Napoli vi crescono e i meravigliosi crisantemi, di ogni tinta, ne smaltano persino le aiuole dei poveri e in tutte le stagioni pare che vi sorrida dolcemente la primavera dei morti. Tutto l'anno il [[Cimitero di Poggioreale|camposanto di Poggioreale]] ha un aspetto, nella sua florida solitudine, raccolto, non triste; mentre in quel giorno, coi suoi viali neri di gente, con tutte le porte delle sue cappelle, delle sue chiese, dei suoi grandi monumenti da cui escivan chiarore di {{sic|cerei}}, canti liturgici e odore d'incensi, misto a quello dei fiori freschi, il suo aspetto, sempre, non era triste, ma singolare, ma bizzarro, come di una strana fiera mortuaria, come di una mai vista pompa funebre, in un parco vastissimo, percorso da una folla immensa e svariata. (vol. I, pp. 43-44) *Ella sorrideva dagli occhi e dalle labbra, danzando, mentre il suo corpo pieghevole si arrotondava allo slancio lievissimo: ella danzava, senza che mai quel sorriso, quel lampeggio degli occhi venissero meno, per la fatica: ella danzava, così, come se null'altro ella fosse venuta a fare, sulla terra. E veramente, la sua irresistibile perizia, veramente la delizia di quella danza facevano delirare le platee: e dal loggione dove il popolo si ammassava nelle serate classiche alle poltrone d'orchestra dove si raccoglieva la nobiltà napoletana, il nome di [[Amina Boschetti]] era acclamato come quello di una trionfatrice. La coprivano di fiori, di doni, di gioielli: le offrivano i loro cuori e le loro fortune: ed ella tutto accoglieva, sorvolando su tutto, sapendo che i fiori, i gioielli, i cuori, le fortune, erano fatti per lei, perché i suoi piedini calzati dalle fini scarpette di raso rosa vi facessero in mezzo una gaia danza. (vol. I, pp. 55-57) ==''Leggende napoletane''== *Mancano a noi le nere foreste del Nord, le nere foreste degli abeti, cui l'uragano fa torcere i rami come braccia di colossi disperati; mancano a noi le bianchezze immacolate della neve che dànno la vertigine del candore; mancano le rocce aspre, brulle, dai profili duri ed energici; manca il mare livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli ''elfi'' a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici ''walkirie'', innamorate degli uomini; non compaiono al limitare dei boschi le ''roussalke'' bellissime; qui non battono i panni umidi le maledette lavandaie, perfide allettatrici del viandante; il folletto ''kelpis'' non salta in groppa al cavaliere smarrito. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;3) *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. (da ''La città dell'amore'', p.&nbsp;4) *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. (da ''Virgilio'', p. 9) *Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle sue alghe. Di notte il palazzo diventa nero, intensamente nero; si serena il cielo sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei boschetti escono canti malinconici d'amore e le monotone note del mandolino: il palazzo rimane cupo e sotto le sue {{sic|vôlte}} fragoreggia l’onda marina. Ogni tanto par di vedere un lumicino passare lentamente nelle sale e fantastiche ombre disegnarsi nel vano delle finestre: ma non fanno paura. (da ''Il palazzo [[Palazzo Donn'Anna|dogn'Anna]]'', in ''Leggende napoletane'', Perino, Roma, 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/73 pp. 69-70]) *Là, dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere {{sic|roccie}} che sono le inattaccabili fondamenta del [[Castel dell'Ovo|Castello dell'Ovo]], dove lo sguardo malinconico del pensatore {{sic|scuopre}} un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni almeno prima la nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata [[Isolotto di Megaride|Megaride]] o Megara che significa grande nell'idioma di Grecia. Quel pezzo di terra s'era staccato dalla riva di Platamonia, ma non s'era allontanato di molto: e quasi che il fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per le onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di fiorranci il colle, così l'isola fioriva tutta in mezzo al mare come un gigantesco gruppo di fiori che la natura vi facesse sorgere, come un altare elevato a Flora, la olezzante dea. Nelle notti estive dall'isola partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed {{sic|inebbriante}}; onde il viatore della riva, colpito dal rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e le coppie di amanti cui era bello errare abbracciati sulla spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti, dalle Nereidi e dalle Driadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale sotto il raggio lunare, sempre colorita, sempre serena, sempre profumata. Era divina, poiché gli dei l'abitavano. (da ''Megaride'', 1895, [https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Serao_-_Leggende_napoletane,_Roma,_Perino,_1895.djvu/167 pp. 163-164]) *Pensa, o poetica amica, al felice connubio dell'arte con la natura, pensa alla celeste armonia fra l'uomo che crea ed il mondo da lui creato, pensa alla città che sarà bella e buona, tutta bianca e colorita dal sole, senza macchie, senza cenci: oh, allora, allora! O lontano avvenire, o giorno splendido che come quello di Faust meriteresti di essere fermato... (da ''La leggenda dell'avvenire'', p.&nbsp;46) ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''Addio, Amore!''=== Lunga distesa, immobile sotto la bianca coltre del letto, con le braccia prosciolte e le mani aperte, con la bruna testa inclinata sopra una spalla, con un soffio impercettibile di respiro, ''Anna'' pareva dormisse da due ore, immersa nel profondo abbandono del sonno giovanile. Sua sorella Laura, che dormiva in un secondo candido lettino da fanciulla, all'altro capo della vasta stanza, aveva quella sera molto prolungata la sua solita lettura notturna, con cui sfuggiva alla conversazione ultima della giornata, fra sorelle. Ma appena l'ombra della lunga e fredda notte d'inverno aveva avvolto le cose e le persone della camera delle due fanciulle, Anna aveva schiuso gli occhi e li teneva fissi, sbarrati sul letto di laura, il cui biancore appariva confusamente, anche nell'oscurità. ===''All'erta, sentinella''=== Nella luminosa e calda ora pomeridiana, il paesaggio napoletano aveva dormito assai, deserto, silenzioso, immobile sotto il leonino sole di agosto. Nella lunga siesta, da mezzogiorno alle quattro, nessuna ombra d'uomo si era veduta, apparendo e sparendo, sulla gran pianura verde dei Bagnoli; sulla larga via bianca, a sinistra, che viene da Posillipo, rasentando l'ultimo spalto di quella collina che è anche un capo, larga via che è la delizia di quanti amano Napoli, stranieri e indigeni, non una carrozza, non un carretto; non una carrozza, non un carretto sulla dritta via, chiamata di Fuorigrotta, e che ai Bagnoli trova il suo primo angolo, voltando per andare a Pozzuoli, a Cuma, a Baia; non una nave sul mare, che sorpassasse il bellissimo capo di Posillipo, per andarsene lontano, linea nera filante, sormontata da un vago piumetto di fumo; non una vela bianca nel canale di Procida; non una barchetta intorno alla verde isola di Nisida, che prospetta, in tutta la sua lunghezza, la spiaggia dolce dei Bagnoli. ===''Castigo''=== Un alto e tetro silenzio era nella stanza di Cesare Dias. Egli stava seduto nel seggiolone di cuoio bruno, teneva appoggiati i gomiti sulla grande scrivania di legno scolpito e le due mani gli nascondevano gli occhi e la fronte: si vedean solo i capelli un po' scomposti e le labbra pallidissime sotto i mustacchi disfatti. Fuori, la triste giornata invernale declinava e tetre si facevano le ombre nell'austera stanza, tetre intorno a quella immobile figura di uomo di cui, nell'alto silenzio, parea non si udisse neanche il respiro. ===''Cuore infermo''=== Finiva la giornata violenta e tormentosa. Dal mattino la terra bruciava sotto lo splendido sole di agosto, bruciava lentamente, consumando le sue sorgenti di vita e di freschezza, diventando gialla, smorta, arida; l'aria rimaneva senza moto, greve, infiammata, carica di profumi acri; i fiori dei giardini morivano, estenuati da quel lusso di calore, simili a coppe d'incenso dove fumano intensamente gli ultimi granelli votivi; le vigne vesuviane, basse, contorte, arse dal nero terreno vulcanico, arse dal sole esalavano un forte sentore di zolfo che saliva al cervello; dai terrazzi saliva un penetrante odore di asfalto liquefatto. ===''Dal vero''=== Di certo il fanciullo era bellissimo. Aveva gli occhi grandi ed azzurri, ma di quell'azzurro vero, leale che non diventa mai nero di sera; il bianco della cornea era anche irradiato da una tinta bluastra, cosa che faceva sembrare anche più grande la pupilla: i lumi della sala, riflettendosi in quegli occhi azzurri, vi accendevano una stella luccicante, una sola. Poi era biondo; non tendente al giallo, come la Gioconda di Leonardo da Vinci, né al fulvo, come la Maddalena del Tiziano, e nemmeno come dovette essere biondo il danese Amleto: quei capelli erano fini, lucidi, biondi e dolci alla vista, riposavano lo sguardo stanco da tante teste sfrontatamente brune. Quella testina originale, dal profilo abbozzato, dai lineamenti puri, dalla fronte serena, attirava il mio sguardo. ===''Ella non rispose''=== <div align=right>''«Roma, notte di maggio...''</div> «Non vi conosco: non mi conoscete. Non vi ho vista, mai. E vi vedrò, io, forse, mai? Voi, forse, non mi vedrete mai. Eppure la mia anima, inattesamente, si è legata, salda, alla vostra, in un vincolo tanto più tenace e stretto, in quanto che oscuro, fantastico e misterioso: e io sento di amarvi, con tutte le mie forze, come se il vostro volto di donna — siete voi giovane? bella? Non lo so: non vi conosco — come se questo volto chiuso nell'ombra, mi fosse seducentemente noto da mesi e da anni, come se il fascino della vostr'anima, da mesi e da anni si esercitasse su me e mi tenesse e mi avvincesse. ===''Fantasia''=== — Il fioretto di domani è questo — disse il predicatore, leggendo un cartellino: — Voi offrirete a Maria Vergine i sentimenti di rancore che avete nel cuore e abbraccerete la compagna di scuola, la maestra, la serva che credete di odiare.<br> Nella penombra della cappella vi fu un movimento tra le educande grandi e tra le maestre: le piccine non si mossero. Delle piccine qualcuna sonnecchiava, qualcuna sbadigliava dietro la manina: sui rotondi visetti si dilatava la contrazione della noia. ===''Fior di passione''=== Fulvio s'inchinò, prese dalla mano di Paola il gelato che ella, sorridendo dolcissimamente, gli porgeva, e le disse, guardandola negli occhi:<br> - Vi amo.<br> - Non dovete amarmi – mormorò lei, senza scomporsi, seguitando a sorridere.<br> - E perché?<br> - Perché ho marito – ribatté ella, ma placidamente.<br> - Non importa! ===''Gli amanti: pastelli''=== Donna Grazia scrive così, di questo suo amante:<br> La prima volta in cui Nino Stresa mi mancò di rispetto, fu in un ballo. Ero vestita di broccato bianco, quella sera: e il busto del vestito era sostenuto, sulle spalle, da due fascie di brillanti che formavano manica. Egli, Nino Stresa, mi cominciò a guardare, di lontano, poco dopo la mia apparizione nel ballo: e non potei più fare un movimento per passeggiare o per ballare, senza sentire il suo sguardo fermo sovra me. ===''I capelli di Sansone''=== Paolo Joanna andava e veniva per la stanza, vestendosi, straccamente, ancora tutto pieno di sonno. Sul suo letto disfatto stavano una quantità di giornali aperti e spiegazzati, cascavano dalla sponda, giacevano sul tappetino miserabile, erano quelli della sera innanzi, su cui si era addormentato, su cui si era arrotolato, dormendo: quelli della mattina, ancora chiusi dalle fascette multicolori erano deposti sul vecchio tavolino da notte, accanto a una tazza da caffè — e attratte dal fondiccio melmoso del caffè, dove lo zucchero si liquefaceva, le mosche vi ronzavano attorno — e un sottile odore d'inchiostro di stamperia fluttuava nell'aria. ===''Il paese di cuccagna''=== Dopo mezzogiorno il sole penetrò nella piazzetta dei Banchi Nuovi, allargandosi dalla litografia Cardone alla farmacia Cappa e di là si venne allungando, risalendo tutta la strada di Santa Chiara, dando una insolita gaiezza di luce a quella via che conserva sempre, anche nelle ore di maggior movimento, un gelido aspetto fra claustrale e scolastico. Ma il gran movimento mattinale di via Santa Chiara, delle persone che scendono dai quartieri settentrionali della città, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e se ne vanno ai quartieri bassi di Porto, Pendino e Mercato, o viceversa, dopo il mezzogiorno andava lentamente decrescendo; l'andirivieni delle carrozze, dei carri, dei venditori ambulanti, cessava: era un continuo scantonare per il Chiostro di Santa Chiara, per il vicolo Foglia, verso la viuzza di Mezzocannone, verso il Gesù Nuovo, verso San Giovanni Maggiore. Presto, la gaiezza del sole illuminò una via oramai solitaria. ===''Il romanzo della fanciulla''=== Come Maria Vitale schiuse il portoncino di casa, fu colpita dalla gelida brezza mattutina. Le rosee guancie pienotte impallidirono pel freddo; il corpo giovenilmente grassotto rabbrividì nell'abituccio gramo di lanetta nera: ella si ammucchiò al collo e sul petto lo sciallino di lana azzurra, che fingeva di essere un paltoncino. Nella piazzetta dei Bianchi non passava un'anima: la bottega del fabbro era ancora chiusa, la tipografia del ''Pungolo'' era sbarrata: per i vicoli di Montesanto, di Latilla, dei Pellegrini, dello Spirito Santo che sbucavano nella piazzetta, non compariva nessuno. Una nitida luce bigia si diffondeva sulle vecchie case, sui vetri bagnati di brina, sui chiassuoli sudici: e il cielo aveva la chiarezza fredda, la tinta metallica e finissima delle albe invernali. Allora Maria Vitale, mentre si avviava, sorpresa dal silenzio e dalla solitudine, fu côlta da una vaga inquietudine. ===''L'infedele''=== Tre sono i personaggi di questa istoria d'amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l'avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza famigliare e il decoro del nome Herz: qui si era ammogliato con una italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel temperamento e nel carattere. ===''La mano tagliata''=== Tutto chiuso nella preziosa pelliccia di lontra, fumando una fine e odorosa sigaretta russa, Roberto Alimena guardava distrattamente il facchino dalla blusa azzurra che, ritto nel compartimento di prima classe, collocava pazientemente sulla reticella i bagagli eleganti e ricchi del giovane viaggiatore, le valigie, i sacchi da viaggio, i portamantelli, le borsette di cuoio dalle cifre di argento: ''R. A''. ===''La moglie di un grand'uomo''=== Vi era una volta una fanciulla — ohimè quante ve ne furono e quante ve ne sono! — una fanciulla che doveva pacificamente sposare un giovanotto. Costui era un bravo ragazzo, negoziante all'ingrosso di spirito e di zucchero; i suoi buoni amici dicevano che del primo non gliene rimaneva mai in deposito e del secondo troppo, volendo significare, con una ignobile freddura, che era buono e stupido. ===''La virtù di Checchina''=== Venne ad aprire Susanna, la serva. Portava un vestito di lanetta bigia, stinto, rimboccato sui fianchi, lasciando vedere una sottana frusta di cotonina scura; il grembiule di tela grossa era cosparso di macchie untuose; teneva in mano uno strofinaccio puzzolente. Entrando, Isolina fece una smorfia di disgusto.<br /> – C'è Checchina? – chiese.<br /> – C'è – rispose Susanna, stringendo le sue labbra sottili di beghina.<br /> – E che fa?<br /> – Stiamo ripulendo i mobili, col petrolio.<br /> – Volevo dire che si sentiva questo puzzo! E non ci pigliate una malattia, voi?<br /> – Il puzzo del petrolio non fa male. ===''Le amanti''=== ====''La grande fiamma''==== Nell'ora tarda della sera, partita l'ultima persona amica o indifferente, per la quale essa provava l'orgogliosa e invincibile necessità di mentire, chiuse tutte le porte ermeticamente, piombata la casa nel profondo silenzio notturno, interrogate con lo sguardo sospettoso fin le fantastiche penombre della sua stanza solitaria, dove sola vivente era una pia lampada consumantesi innanzi a una sacra immagine, prosciolto il suo spirito dall'obbligo della bugia e le sue labbra dall'obbligo del sorriso, ella si lasciava abbruciare dalla grande fiamma. ====''Tramontando il sole''==== - Chiarina, ti presento un amico, Giovanni Serra – disse la padrona di casa, mentre Serra faceva un grande inchino.<br> - Oh Anna, ma io lo conosco! – esclamò Clara Lieti, vivacemente, stendendogli la mano con un atto famigliare.<br> - Veramente? E come? – soggiunse Anna, con quel falso interesse mondano, che copre di amabilità la perfetta indifferenza.<br> - Da vari anni.... da moltissimi anni.... da un numero infinito di anni, lo conosco – e Clara finì con una risatina squillante. ====''L'amante sciocca''==== Paolo Spada aspettava la sua nuova innamorata, con una vivace curiosità mescolata a una certa tenerezza piena d'indulgenza e a movimenti improvvisi e insoliti di buon umore. Egli aveva realizzato, finalmente, dopo alcuni anni vissuti fra i tormentosi piaceri di amori inconsciamente complicati, dopo aver adorato delle bizzarre e inquietanti creature che eran tali, naturalmente, o che si affrettavano a diventare bizzarre e inquietanti al suo contatto, dopo essere stato adorato nelle forme più turbolenti, più folli e più tetre dalle medesime creature, finalmente, egli aveva realizzato un suo antico desiderio: desiderio fluttuante sempre in quell'anima, ora sommersa in fondo al naufragio di qualche stravagante passione, ora galleggiante sul mare cheto che segue le tempeste, il desiderio, cioè, di amare una donna semplice e di esserne amato. ====''Sogno di una notte d'estate''==== Massimo era solo. L'amico d'infanzia, non veduto da anni e poi incontrato improvvisamente per la via, dopo il lieto riconoscimento era venuto, alle sette, a pranzare in casa di Massimo. E costui che trascinava pesantemente il fardello di un'estate cittadina, mentre tutti gli altri anni era partito nel mese di giugno, si riprometteva una buona serata di ricordi, in compagnia dell'amico ritrovato. ===''Nel paese di Gesù''=== <div align=right>''In mare''.</div> Un giorno, un'ora, un minuto prima della partenza, tutto il febbrile entusiasmo di chi parte si dilegua. L'egoistico ardore con cui si son fatti i preparativi del viaggio, la gaia fretta che par quasi quella del prigioniero cui sorrida, ineffabile, la libertà imminente, quel vivo sogno interiore che rende un po' folli gli occhi di colui che deve andar via, tutto svanisce, lasciando al suo posto un dubbio freddo e sterile, una sottile e opprimente angoscia. ===''O Giovannino, o la morte''=== Alle dieci e mezzo di quella domenica, il sagrestano della parrocchia dei Ss. Apostoli uscì sulla porta dell'antica chiesa napoletana e cominciò ad agitare vivamente un grosso e stridulo campanello di argento. Il sagrestano, appoggiato allo stipite della pesante vecchia porta di quercia, scrollava il campanello a trilli, a distesa, continuamente: serviva per avvertire i fedeli di via Gerolomini, del vico Grotta della Marra in Vertecoeli, della piazza Ss. Apostoli, delle Gradelle, che fra poco sarebbe cominciata nella chiesa dei Ss. Apostoli la messa cantata, la funzione grande di Pentecoste. ===''Pagina azzurra''=== Infine, quando tu sei partita per Castellamare, la tua, diciam così, attrezzeria, era completa. Non hai dimenticato nulla qui, tranne due o tre disgraziati condannati alla città forzata e che sospirano dietro le tue {{sic|treccie}} bionde, scomparse per la linea di Napoli—Castellamare. Rassicurati dunque. Tutto parte con te. Abbiamo fatto insieme uno dei nostri allegri inventari: nulla mancava. ===''Piccole anime''=== ====''Una fioraia''==== <div align=right>''Date lilia......''</div> La bimba camminava lentamente, rasentando il muro, per la via stretta e tortuosa dei Mercanti. Ella non guardava nelle botteghe, non alzava gli occhi a quella lunga striscia di cielo che appariva fra le alte case, non guardava neppure dinnanzi a sé. Guardava le pietre, come se le contasse. Camminava, senza curarsi del fango del selciato, degli urtoni che le davano, di qualche rara carrozza che passava. ====''Giuochi''==== Era una grande casa di provincia, con un portone sempre chiuso, quello nobile, pei signori, che vi davano un forte picchio col battente — e un portone sempre spalancato, quello dove passavano i carri di grano, di vino, di carbone, di pasta. Sopra, gli stanzoni vasti, alti di soffitto, con le travi foderate di carta fiorata, coi muri dipinti di giallo chiaro o di lilla pallido. ====''Canituccia''==== Nella penombra, seduta sulla panca di legno, sotto la cappa nera ed ampia dei focolare, Pasqualina, con le mani sotto il grembiule, recitava il rosario. Non si udiva che il pissi pissi delle labbra sibilanti le preghiere. La cucina tutta affumicata, con la larga tavola di legno verde-bruno, con la madia oscura, con le sedie a spalliera dipinta, senza un punto luminoso, s'immergeva nella notte. Il fuoco, semispento, covava sotto la cenere. ====''Profili''==== Ella porta quel poetico e soave nome che Leopardi ha amato: Nerina. E in tutta la persona di questa fanciulletta alta e sottile è diffuso un mite riflesso di poesia. La mollezza dei capelli castagni, abbandonata in lunghe anella sulle spalle, lascia libera una fronte larga, bianca e spirituale: fronte pensierosa, come i grandi occhi bruni, egiziani; occhi limpidi e profondi, pieni di calma, a cui un principio di miopìa dà, talvolta, una incertezza come di sogno, o una finezza elegante di sguardo. ====''Alla scuola''==== Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l'essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva. A casa, qualcuna di noi aveva la povertà, quasi tutte una miseria decente — e chi un fratello ebete, chi un padre paralizzato, chi una matrigna tormentatrice, qualche piaga celata con cura, qualche vergogna nascosta con una nobile pietà, qualche infelicità, qualche ingiustizia del destino, a cui la rassegnazione era completa. ====''Nebulose''==== Sulla via che si allunga, diritta, quasi interminabile, sotto i pioppi, camminavano lentamente i due amanti che non si amavano. Lasciavano alle spalle un tramonto di viola: andavano verso un tramonto di un grigio tenue delicatissimo. Ella si trascinava stanca e svogliata, facendo strisciare nella polvere la punta del suo ombrellino, trattenuto mollemente dalle dita: lo sguardo aveva la sola espressione di una grande lassezza. ====''La moda''==== È utile qui dire, che nessun bimbo può essere assolutamente brutto; che nessun bimbo ispira una completa ripugnanza. Se sono malaticci, hanno la dolcezza di una malattia; se sono rachitici, hanno la malinconia attraente di un corpo condannato; se sono precoci, hanno quel sapore strano e acre delle piccole anime, già troppo grandi. Infine potranno avere il naso camuso o gli occhi piccoli o la bocca grande — ma avranno sempre qualche cosa bella: o la guancia rotonda o la delicatezza della pelle o la morbidezza dei capelli, o avranno, nello insieme, tanta grazia soave, tanta freschezza, tanta gioventù che vale come bellezza. ====''Perdizione''==== Mentre la bionda mammina placidamente ricamava un orlo di camiciuola e Mario, seduto sul tappeto, intagliava certi soldatini dipinti di rosso e di azzurro sulla carta, entrò improvvisamente il giovane padre, tutto allegro:<br> — Su, Mario, su fantoccetto mio, fatti vestire da mammina ed usciamo: ti conduco a spasso. ====''Gli spostati''==== Suo padre è un giornalista, sua madre una maestra di lingue straniere. Il bimbo ha otto anni, ma pare che ne abbia dodici per le strane cose che sa, per le singolari risposte che dà. Egli è già stato a [[Venezia]], a [[Firenze]], a [[Napoli]], non gli resta più nessuna impressione di paesaggio per la sua gioventù: egli si stringe nelle spalle quando gli nominano il Vesuvio o la gondola. ====''Salvazione''==== Dopo il forte momento della passione — nelle placide ore di conversazione, quando le confidenze sgorgano, in una espansione spontanea, quando l'intimità sa essere amichevole e amorosa, Flavia parlava volentieri dell'infanzia propria, di quel giocondo tempo, tutto sole, tutto baci, tutto confetti. Questi ricordi la esaltavano, e come se sognasse, guardando lontano, con la voce tremante di emozione, narrava ancora di quante dolcezze l'aveva circondata l'amore materno. ===''Storia di due anime''=== La bottega dei santi era la penultima della piccola via bassa e oscura, che sinuosamente lega la piazza grande di santa Maria la Nova alla piazzetta di santa Maria dell'Aiuto: e godeva un po' d'aria, un po' di luce, sol perché, dirimpetto ad essa, le antiche e brune case del vecchio quartiere popolare cessavano e poco indietro si ergeva la chiesa della Madonna dell'Aiuto, avente, accanto, il portoncino della sua Congregazione di Spirito. ==Citazioni su Matilde Serao== *Che Matilde fosse una donna eccezionale – nel senso letterale di un'eccezione alle regole: la regola dell'ambiente italiano e quella del suo genere sessuale – se ne accorse perfino una signora snob come la scrittrice americana, ma europea per scelta e per gusto, [[Edith Wharton]], la pupilla di Henry James. Quando negli ultimi anni della Vecchia Europa, alla vigilia della Grande Guerra, la incontrò nell'elegante e selettivo salotto parigino di Madame Fitz-James, la Wharton non esitò a definirla nel suo diario «una donna tozza e grossa, rossa in faccia e sul collo», riconoscendo, però, che quando prendeva la parola era capace di raggiungere punte che l'americana cosmopolita e chic non aveva mai rilevato nei discorsi delle altre donne. ([[Elisabetta Rasy]]) *Di Roma non la interessavano i monumenti e le opere d'arte, ma la politica, la circolazione di idee e di denaro, la promessa di modernità. Anche se, rispetto alle altre emancipate dell'epoca, non solo le italiane, Matilde fu al tempo stesso più audace e più conservatrice. Non amava le suffragette, ma voleva essere indipendente; apprezzava gli uomini e i piaceri – e i tormenti – dell'amore, ma aveva il gusto degli affari e del denaro; non saltava un giorno di lavoro ma accettava con serenità le sue numerose maternità – come se in lei convivessero un uomo moderno e una donna all'antica. ([[Elisabetta Rasy]]) *La cultura e l'esperienza si fondevano in lei nello splendore della sua vigorosa intelligenza. ([[Edith Wharton]]) *La giovane Matilde non avrebbe ripetuto il genio ch'ebbe e quella sua, davvero scespiriana, ampiezza di visione se fosse vissuta altrove o altrove fosse nata all'arte. Il fenomeno più interessante, nell'arte di donna Matilde, è appunto questa sua facoltà di assorbire e di serbare, trasformandolo, il mondo esterno. In un'epoca nella quale non si conosceva ancora [[Marcel Proust]], ella poteva dire di sé: «Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto e saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria. Mi sono affidata all'istinto e non credo che mi abbia ingannato.»<br>Non sapremmo immaginare, perciò, fuori di Napoli e di quella Napoli, la più verace e sincera Matilde Serao. Non è possibile staccarla dalle strade e dai vicoli della sua prima giovinezza. ([[Giovanni Artieri]]) *La Serao, nonostante le ambizioni proprie e la moda letteraria del suo tempo è, e resta, un grande poeta di Napoli. Nasce alla vita dell'arte come una creatura di Napoli, un suggerimento o una espansione della città. ([[Giovanni Artieri]]) *Matilde Serao fu il simbolo napoletano della rivoluzione femminile, lei che di certo [[femminismo|femminista]] non era, ma ugualmente esempio straordinario di scrittrice, imprenditrice, organizzatrice e madre insieme: potentissima fondatrice di giornali, ricercatrice di fondi, scrittrice inesauribile di romanzi e racconti, candidata al Nobel, scippatole da un'altra considerevole narratrice e figura di donna, [[Grazia Deledda]]. ([[Antonella Cilento]]) *Solo nel 1900 Matilde Serao, autrice di un galateo destinato alle donne in cui vi è una appendice per le care fanciulle, «Piccolo codice per le signorine» –, è molto assertiva nel precisare quando finisce l'infanzia: «Da dodici anni in poi si finisce di essere bimbe», a tredici si è «giovanette», a sedici «signorine» e a diciotto anni si è «presentate in società». ([[Simonetta Ulivieri]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Addio, Amore!]'', A. Barion Edit. Tip., Milano-Sesto S. Giovanni, 1927. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm All'erta, sentinella]'', Milano, Baldini e Castoldi, 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Castigo]'', Milano, Armando Curcio Editore, 1977. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Cuore infermo]'', Roma, Lucarini, 1988. ISBN 8870332446 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Dal vero]'', Perussia & Quadrio, Milano, 1879. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Ella non rispose]'', Milano, F.lli Treves, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fantasia]'', Firenze, A. Salani, stampa 1932. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Fior di passione]'', Giuseppe Galli Editore, Milano, 1888. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Gli amanti: pastelli]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm I capelli di Sansone]'', casa editrice Madella, Sesto S. Giovanni [Milano], 1914. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Il romanzo della fanciulla]'', Milano, Treves, 1893. *Matilde Serao, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/s/serao/il_ventre_di_napoli/pdf/serao_il_ventre_di_napoli.pdf Il ventre di Napoli]'', Perrella, Napoli, 1906. *Matilde Serao, ''[https://archive.org/details/laballerina01serauoft/page/n2/mode/1up La ballerina]'', 2 voll, Cav. Niccolò Giannotta editore, Catania, 1899. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La mano tagliata]'', Firenze, A. Salani, 1912. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm La moglie di un grand'uomo]'', Milano, Dott. R. Quintieri, 1919. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Le amanti: La grande fiamma, Tramontando il sole, L'amante sciocca, Sogno di una notte d'estate]'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1894. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm L'infedele]'', Ditta Edit. Brigola di E. Brigola e G. Marco, Milano, 1897. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Leggende napoletane]'', Edizioni Bideri spa, Napoli, 1970. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Nel paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina]'', Milano, Treves, 1923. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm O Giovannino, o la morte]'', Edizioni e/o, Roma, 1995. ISBN 8876412476 *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Pagina azzurra (Commedie borghesi)]'', Firenze, Casa editrice italiana, 1910. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Piccole anime]'', Milano, Libreria ed. Galli di C. Chiesa e F. Guindani, 1890. *Matilde Serao, ''[http://www.liberliber.it/libri/s/serao/index.htm Storia di due anime]'', in "[Opere di Matilde] Serao", a cura di Pietro Pancrazi, Milano, A. Garzanti, 1944. == Altri progetti== {{interprogetto}} {{Portale|donne}} {{DEFAULTSORT:Serao, Matilde}} [[Categoria:Giornalisti italiani]] [[Categoria:Scrittori italiani]] dtktikcoc7xjd7pi21knvdovg0x22hw Felicità 0 8777 1218086 1212676 2022-07-20T21:59:39Z Sun-crops 10277 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:The Best Things in Life Are Free.jpg|thumb|Momenti di felicità]] {{indicedx}} Citazioni sulla '''felicità'''. ==Citazioni== *A chi è felice è difficile avere una vera comprensione della miseria. ([[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]]) *– Ah, se potessi trovare il [[libro]] che contiene il vangelo della felicità...<br>– Amico mio, nel nostro tempo si scrivono dei libri, ma non delle [[verità]]... ([[Carlo Maria Franzero]]) *Andate pure di continente in continente, di regno in regno, di ricchezza in ricchezza, di piacere in piacere: non troverete la felicità che cercate. La terra e quanto contiene non possono appagare un'anima immortale più di quanto un pizzico di farina, in bocca ad un affamato, possa saziarlo. ([[Giovanni Maria Vianney]]) *Beate quelle persone il cui cuore è gonfio di felicità, poiché ogni gioia proviene da Dio. (''[[Sissi - Il destino di un'imperatrice]]'') *''C'è un'Ape che se posa | su un bottone de rosa: | lo succhia e se ne va... | Tutto sommato, la felicità | è una piccola cosa.'' ([[Trilussa]]) *Chi è felice è stupido. Non è vero ma consola. ([[Marcello Marchesi]]) *Chiedetevi se siete felici e cesserete di esserlo. ([[John Stuart Mill]]) *Con il mito volgare della felicità, si può fare degli uomini press'a poco ciò che si vuole, e tutto quello che si vuole delle donne. ([[Paul Valéry]]) *''Corre intanto il seren per l'universa | Calma notturna e pochi o niuno il sa: | Così l'urna sovente inclina e versa | Silenziosa la Felicità.'' ([[Enrico Panzacchi]]) *''Io sento fra le dita | ancor color di rosa | un lungo filo bianco, | cui relegata sta, | in alto, molto in alto, | la mia felicità.'' ([[Michele Marzulli]]) *È americano quanto la torta di mele considerare un diritto la felicità, e rivolgersi alla legge per tutelare tale diritto nel caso si verifichi qualcosa che modifichi quella felicità. ([[Lawrence Lessig]]) *È arduo sopportare la felicità altrui, specie se innocente. Non poter imputare a chi l'ha raggiunta nulla d'ingiusto o disonesto, la rende indigeribile a milioni di poveri diavoli che l'hanno cercata inutilmente. Sei felice ma almeno dimmi che hai strozzato una vecchietta o che hai derubato tuo fratello. Niente, neanche questo mi viene concesso. ([[Marco Presta]]) *È certamente vero che noi dobbiamo pensare alla felicità degli altri; ma non si dice mai abbastanza che il meglio che possiamo fare per quelli che amiamo è ancora l'essere felici. ([[Émile-Auguste Chartier]]) *''E chi non ha mai visto nascere una Dea | non lo sa che cos'è la felicità.'' ([[Cesare Cremonini]]) *È impossibile rinunciare alla felicità, si può solo se non la si è mai conosciuta. ([[Fabio Volo]]) *È per la felicità come per la [[verità]]: non si ''ha'', ma ci si ''è''. Felicità non è che l'essere circondati, l'«esser dentro», come un tempo nel grembo della madre. Ecco perché nessuno che sia felice può sapere di esserlo. Per vedere la felicità, dovrebbe uscirne: e sarebbe come chi è già nato. Chi dice di essere felice mente, in quanto evoca la felicità, e pecca contro di essa. Fedele alla felicità è solo chi dice de ''essere stato'' felice. Il solo rapporto della coscienza ala felicità è la gratitudine: ed è ciò che costituisce la sua dignità incomparabile. ([[Theodor W. Adorno]]) *– Eminenza, io non sono felice.<br/>– Perché dovrebbe essere felice? Il suo compito non è questo. Chi le ha detto che si viene al mondo per essere felici. (''[[8½]]'') *Esser felici vuol dire potersi accorgere di se stessi senza spavento. ([[Walter Benjamin]]) *Essere felici non è poi così fantastico. Mi ricordo l'ultima volta che sono stata felice: ero così ingrassata... (''[[Sesso, bugie e videotape]]'') *''Felicità che sappiamo soltanto guardare, aspettare, cercare già fatta, | quasi fosse anagramma perfetto di facilità, | barando su un'unica lettera...'' ([[Francesco Guccini]]) *Felice colui che ha trovato il suo lavoro; non chieda altra felicità. ([[Thomas Carlyle]]) *Felice è la semplicità che ignora le biforcazioni del dubbio, ma più selvaggia e più virile è la felicità che fiorisce ai margini degli abissi. ([[Ernst Jünger]]) *Felicità è scegliersi certi fini, fare certi propositi e lottare per ottenerli e realizzarli, senza lamentarsi o deprimersi se poi non possono essere raggiunti. Si può anche dire che la felicità è avere dei valori e degli ideali e sforzarsi di seguirli. ([[Albert Ellis]]) *Felicità? È una parola che, di tanto in tanto, nella mia vita, ho raccolto, ho osservato – ma mai l'ho scoperta sotto le stesse sembianze. ([[Doris Lessing]]) *Felicità e bontà, secondo i moralisti ipocriti, sono in rapporto di effetto e causa. Non è mai esistita una cosa meno provata o probabile: la nostra felicità non è mai nelle nostre mani: ereditiamo la nostra costituzione; veniamo sballottati tra le braccia di amici e nemici; possiamo essere fatti in modo tale da sentire un ghigno o una calunnia con insolita acutezza, e trovarci nelle circostanze insolite di esservi esposti: possiamo avere nervi molto sensibili al dolore e venire afflitti da un male molto doloroso. ([[Robert Louis Stevenson]]) *Felicità è vera soltanto se condivisa. ([[Christopher McCandless]]) *''Felicità mi spiace, | felicità è loquace | come un bimbo; l'ho a noia! | La mia rete ha ceduto, | la mia stella ha perduto | il fedele seguace''. ([[Sergio Corazzini]]) *''Felicità raggiunta, si cammina | per te sul fil di lama. | Agli occhi sei barlume che vacilla, | al piede, teso ghiaccio che s'incrina; e dunque non ti tocchi chi più t'ama. Se giungi sulle anime invase | di tristezza e le schiarì, il tuo mattino | è dolce e turbatore come i nidi delle cimase. Ma nulla paga il pianto del bambino a cui fugge il pallone tra le case''. ([[Eugenio Montale]]) *Felicità (''s.f.''). Gradevole sensazione suscitata dalla contemplazione delle miserie altrui. ([[Ambrose Bierce]]) *Felicità? Una piccola incombenza giornaliera da curare come faresti con un giardino. ([[Annabel Buffet]]) *Figlio mio... Non voglio che tu pensi che questa è la felicità... Guarda laggiù... Quella è la felicità... No sta cacat di yacht. (''[[Sole a catinelle]]'') *Fu già osservato mille volte, e debbo notarlo ancora una volta, che le ore che trascorriamo in prospettive di felicità, sono più piacevoli di quelle coronate dal godimento. Nel primo caso, ci prepariamo il piatto secondo il nostro appetito, nel secondo, la natura ce lo prepara lei. ([[Oliver Goldsmith]]) *Gli elementi della felicità sono dati a tutti sotto forme diverse. Beato colui che sa combinarli, misero colui che resta inerme e disperato davanti alle vuote convenzioni degli uomini. ([[Henry Furst]]) *Il compito attuale dell'arte è di introdurre caos nell'ordine. ([[Theodor W. Adorno]]) *Il ricordo della felicità non è più felicità, il ricordo del [[dolore]] è ancora dolore. ([[Albert Einstein]]) *Il segreto della felicità è non permettere mai a se stessi di desiderare cose che la ragione ci dice che non abbiamo speranza di raggiungere. ([[Phyllis Dorothy James]]) *Il segreto della felicità è quello di trovare una [[monotonia]] congeniale. ([[Victor Sawdon Pritchett]]) *{{NDR|«Il tuo segreto di bellezza?»}} È la mia felicità. ([[Ellen Hidding]]) *Imparare ad [[Amor di Dio|amare Dio]] — e, con lui, il [[prossimo]] — significa aver trovato finalmente il luogo del proprio riposo, la fonte stessa della felicità. ([[Raniero Cantalamessa]]) *In teoria vi è una perfetta possibilità di felicità: credere all'indistruttibile in noi e non aspirare a raggiungerlo. ([[Franz Kafka]]) *''Io la {{NDR|felicità}} inseguo per monti, per piani, | pel mare, pel cielo, nel cuore, | io la vedo, già tendo le mani, | già tengo la gloria e l'amore''. ([[Giovanni Pascoli]]) *L'[[amicizia]] è il massimo alimento della felicità umana. ([[Prospero Viani]]) *L'uomo è fatto per essere felice, come l'uccello per volare. ([[Vladimir Galaktionovič Korolenko]]) *La caccia alla felicità conduce nel folto della boscaglia. La felicità vi deve entrare. Essa non si trova a suo agio fra gli impazienti; dovrebbe assomigliare alla preparazione che diviene sempre più bella. La vita non può avere fretta; deve rallentare, come avviene per i grandi fiumi che scorrono verso il mare. ([[Ernst Jünger]]) *La chiave della felicità è la disobbedienza in sé a quello che non c'è. ([[Afterhours]]) *La cosa più bella quando ci si sente felici è che sembra che non si sarà mai più infelici. (''[[Il bacio della donna ragno]]'') *La felicità bisogna guadagnarsela. (''[[Chi è senza peccato...]]'') *La felicità che nasce dalla chiara discriminazione percettiva della realizzazione del Sé, è chiamata sattvica. In principio sembra veleno, ma alla fine è come nettare.<br />La felicità che nasce dall'unione dei sensi con la materia è chiamata rajasica. In principio sembra nettare, ma alla fine è come veleno. (''[[Bhagavadgītā]]'') *La felicità consiste in un corso facile di vita. ([[Zenone di Cizio]]) *La felicità consiste nell'interiorità dello spirito, ossia nello sviluppo della personalità in intima colleganza con un destino celeste. ([[Fulton John Sheen]]) *La felicità consiste nella realizzazione dello spirito attraverso il corpo. ([[Cyril Connolly]]) *La felicità – cosa maledetta! La felicità è un grande forse. Io sono l'Ateo della felicità! ([[Aleksandr Sergeevič Puškin]]) *La felicità credo che sia vivere un momento del presente senza desiderare altro: né proiettati nel [[futuro]], né nel [[passato]]. ([[Nicoletta Braschi]]). *La felicità è accarezzare un cucciolo caldo caldo, è stare a letto mentre fuori piove, è passeggiare sull'erba a piedi nudi, è il [[singhiozzo]] dopo che è passato. ([[Charles Monroe Schulz]]) *La felicità è avere una [[famiglia]] numerosa, amorevole, sollecita e unita in un'altra città. ([[George Burns]]) *La felicità è formata di sventure evitate. ([[Alphonse Karr]]) *La felicità è il fine di se stessa. ([[Jorge Luis Borges]]) *La felicità è nel differirla, non nell'averla. Nell'averla c'è la noia di averla avuta. ([[Carmelo Bene]]) *La felicità è reale solo quando condivisa. (''[[Into the Wild - Nelle terre selvagge]]'') *La felicità è sempre e soltanto un istante. La felicità non è una cosa che dura. Non è un tempo, è un istante o una serie di istanti. Un punto di contatto con qualche cosa di straordinario. ([[Francesco Alberoni]]) *La felicità è un'opera d'arte. Trattatela con cura. ([[Edith Wharton]]) *La felicità è un luogo che esiste solo finché non ci mettiamo i piedi. ([[Francesca Duranti]]) *La felicità è una cosa seria, no? Ecco, allora se c'è, deve essere assoluta. (''[[Bianca]]'') *''La felicità è una pistola calda.'' ([[The Beatles]]) *La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l'ha cercata. ([[Anton Cechov]]) *La felicità è una realtà sfuggente, simile per certi versi a un'anguilla: ogni volta che pensi di averla catturata, ti sfugge, sguscia via. ([[Willy Pasini]]) *La felicità è uno stato di grazia irraggiungibile che forse non esiste nella realtà terrena. È un qualche cosa a cui si tende, ma che non si riesce mai a raggiungere. ([[Silvio Berlusconi]]) *La felicità è vivere e io sono per la vita. ([[Giorgio Albertazzi]]) *La felicità effettiva sembra sempre molto squallida in confronto ai grandi compensi che la miseria trova. E si capisce anche che la stabilità non è neppure emozionante come l'instabilità. E l'essere contenti non ha nulla d'affascinante al paragone di una buona lotta contro la sfortuna, nulla del pittoresco di una lotta contro la tentazione, o di una fatale sconfitta a causa della passione o del dubbio. La felicità non è mai grandiosa. ([[Aldous Huxley]]) *La felicità esiste anche se hai trentatré anni, il sederone e le gambe da calciatore. (''[[Che pasticcio, Bridget Jones!]]'') *La felicità esiste solo nel dono, nel dono completo; il suo disinteresse gli conferisce sapori d'eternità; esso ritorna alle labbra dell'anima con una soavità immortale. ([[Léon Degrelle]]) *La felicitá grande consiste in questo: ma maggiore ancora è la gloria in usare tanta fortuna laudabilmente, cioè essere clemente e perdonare; cosa propria degli animi generosi e eccelsi. ([[Francesco Guicciardini]]) *La felicità ha acquisito un profilo molto più alto, non tanto nella filosofia, quanto nella cultura più generale. È diventata addirittura un grosso affare. Milioni di ettari di foresta sono stati sacrificati sul suo altare per farne tutti quei libri che ci spiegano come far funzionare il trucco della felicità. ([[Mark Rowlands]]) *La felicità, in quanto successo personale, non è altro che l’estensione della logica del capitale alla produzione della soggettività. Interessandoci alla difficile e tumultuosa vita di Marx è possibile concludere che, contrariamente a quanto la psicologia dell’io e del miglioramento personale cercano di farci credere, la felicità non dipende dal successo personale, né dall’accumulo di proprietà o di ricchezze economiche. ([[Paul B. Preciado]]) *La felicità nasce dalla conoscenza di quell'ordine necessario che è la stessa sostanza di Dio. La conoscenza di ogni singola cosa come elemento o manifestazione necessaria di quell'ordine è contemplazione di Dio e amore intellettuale di lui. ([[Baruch Spinoza]]) *La felicità non accompagna mai né la potenza né il genio né la bellezza, benché questi tre doni siano i più desiderati dalle creature umane. Eppure la felicità è uno dei sogni più comuni degli uomini e molti credono conseguirla attraverso quei tre beni che invece la fanno impossibile. E siccome la felicità può essere difficilmente ottenuta dai deformi, dagli imbecilli e dai deboli risulta chiaramente che la ''chasse au bonheur'' che, secondo Stendhal, era la grande occupazione della vita, equivale alla [[caccia]] del liocorno o della fenice. ([[Giovanni Papini]]) *La felicità non ci spetta di diritto. È frutto di un lavoro che richiede sforzi. ([[Karl Lagerfeld]]) *La felicità non è affatto una forma di soddisfazione o compiacimento: non è serenità o contentezza, come ho creduto fino ad oggi. La felicità non porta la pace, ma una spada: ti scuote come un lancio di dadi sul quale hai puntato tutto, toglie la parola e annebbia la vista. La felicità è più forte di se stessi e poggia il suo piede con fermezza sulla tua testa. ([[Gilbert Keith Chesterton]]) *La felicità non è cosa facile a conquistare: è difficile trovarla in noi, affatto impossibile poi trovarla altrove. ([[Nicolas Chamfort]]) *La felicità non è ereditaria, la [[sifilide|lue]] sì, il [[tumore|cancro]] forse. ([[Marcello Marchesi]]) *La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa. ([[Friedrich Nietzsche]]) *La felicità non è un risultato: è una conseguenza. Se ti dico che amando sarai felice, la felicità sarà una conseguenza, non un risultato. Se pensi che devi amare, poiché vuoi essere felice, non ne verrà fuori nulla. ([[Osho Rajneesh]]) *La felicità non può attuarsi mai. Anche se le circostanze vengono superate, la natura trasporta la lotta dall'esterno all'interno e, a poco a poco, muta il nostro cuore abbastanza perché desideri una cosa diversa da ciò che gli vien dato di possedere. E se la vicenda è stata così rapida che il nostro cuore non ha avuto il tempo di mutare, non per questo la natura dispera di vincerci, in una maniera più tardiva, è vero, più sottile, ma altrettanto efficace. Allora, all'ultimo istante il possesso della felicità ci vien tolto, o piuttosto, a questo stesso possesso la natura, per un'astuzia diabolica, dà incarico di distruggere la felicità. Avendo fallito in tutto quanto rientra nel campo dei fatti della vita, la natura crea un'estrema impossibilità, l'impossibilità psicologica della felicità. Il fenomeno della felicità non s'avvera o dà luogo alle reazioni più amare. ([[Marcel Proust]]) *La felicità non si commercia, non è una app da scaricare sul telefonino. ([[Papa Francesco]]) *La felicità non si ottiene con una pillola, la vita è un privilegio. ([[Patch Adams]]) *La felicità, nonostante la [[pubblicità]] vi illuda, non ci viene dall'ultima generazione di telefonini o di computer, e più in generale di «prodotti», ma da uno straccio di «relazione in più». ([[Umberto Galimberti]]) *La felicità per me non ha motivazioni, non ne ha mai avute, per me è fatta di cose ridicole… Io la felicità l’ho trovata sempre nelle cose terrene, concrete, negli odori, nei sapori, nei rapporti umani, non nella letteratura. ([[Andrea Camilleri]]) *La felicità per noi poveretti sta solo nell'umiltà e nell'ubbidienza. ([[Émile Zola]]) *La felicità perpetua non è che un'altra parola per indicare Dio. ([[Louis De Wohl]]) *La felicità più che altro è un desiderio, è un'utopia. ([[Giorgio Albertazzi]]) *La felicità sta nella capacità di percepire ogni cosa come facente parte di noi stessi, proprietà al contempo di tutti e di nessuno. La felicità sta nella convinzione che essere vivi significhi essere testimoni di un’epoca, sentendosi in questo modo responsabili, in maniera vitale e appassionatamente responsabile, del destino collettivo del pianeta. ([[Paul B. Preciado]]) *La felicità? Un buon sigaro, un buon pasto, una bella donna; o una donna cattiva. Dipende da quanta felicità siete in grado di maneggiare. ([[George Burns]]) *La [[ricchezza]] è la piú notevole forma di felicità terrena e felicità significa anche prova per se stessi. Sei tu uomo da sopportare la tua felicità? Questo è il quesito. ([[Frans Eemil Sillanpää]]) *La somma filicità sarà somma cagione della infelicità, e la perfezion della sapienza cagion della stoltizia. ([[Leonardo da Vinci]]) *La [[speranza]] raddoppia la felicità perché vivifica nel godimento de' beni, percliè conforta e sostiene ne' mali, perché ispira fermezza e coraggio contro tutti i pericoli ed ostacoli ai doveri ed alla virtù, e perché accompagna persino negli ultimi istanti della vita onde alleggerire l'aspro dolore del suo abbandono. ([[Baldassarre Poli]]) *La [[storia]] non è il terreno della felicità. I periodi di felicità sono in essa pagine vuote. ([[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]]) *La tua felicità dipende da te. ([[Denis Ivanovič Fonvizin]]) *La vera felicità consiste nell'amore dei propri doveri. ([[Étienne-Louis Boullée]]) *La vera felicità la faccio consistere nella tranquillità d'animo, nella vita pacifica in [[famiglia]], nel rispetto e nell'affetto reciproco e in tutta l'indipendenza possibile dai fastidi che impone la società di pura [[Galateo|etichetta]]. ([[Antonio Raimondi]]) *La vera felicità (non quella solo immaginata o sognata) consiste sempre in tre cose indivisibili: forza di godere, oggetto e godimento. Governo e educazione devono provvedere a rafforzarle e abbellirle. ([[Wilhelm Heinse]]) *La vita ha richiesto oltre 4 miliardi di anni per evolversi fino a voi, e avete circa 70 anni per godervela. Non cercate solo la felicità, afferratela. ([[Eric Idle]]) *Le rimembranze della felicità già passata sono le rughe dell'anima! ([[Xavier de Maistre]]) *M'infastidisce rintracciare presso gli antichi Greci la norma morale secondo cui la felicità deve essere acquisita mediante la sofferenza. Cosa che è anche alla base delle offerte agli dei: in cambio di un bene richiesto, si abdica da uno di quelli che si possiede. Volgarità di questo cristianesimo ''ante litteram''. ([[Henry de Montherlant]]) *Ma ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone. Dio ha messo la felicità dappertutto, è ovunque, in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose. (''[[Into the Wild - Nelle terre selvagge]]'') *Mi dimetto dal tentativo di essere felice. ([[Jack Kerouac]]) *Mie care, la felicità consiste nel poter dire la verità senza far mai soffrire nessuno. (''[[8½]]'') *Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo, in guisa che la sua libertà possa coesistere con la libertà di ogni altro secondo una possibile legge universale (cioè non leda questo diritto degli altri). ([[Immanuel Kant]]) *Nessuno può essere felice finché tutti non sono felici. ([[Vivekananda]]) *Non abbiamo bisogno di cercare la felicità: se possediamo l'amore per gli altri, ci verrà data. È il dono di Dio. ([[Madre Teresa di Calcutta]]) *Non basta essere felici! È necessario anche che gli altri non lo siano. ([[Jules Renard]]) *Non c'è pienezza di felicità, senza pienezza d'[[indipendenza]]. ([[Nikolaj Gavrilovič Černyševskij]]) *Non credere, amico mio, che l'uomo sia capace di sentire tanta felicità quanta ne può concepire; c'è nel [[desiderio]] e nell'[[immaginazione]] meno forza che nella sensibilità. ([[Sully Prudhomme]]) *Non dissetarti a tutte le fonti che trovi: la felicità sta nell'avere sempre sete. ([[Nino Salvaneschi]]) *Non è forse la felicità qualcosa che può venire solo da noi stessi, cioè da ciò che come filosofi possiamo padroneggiare, e non dagli accidenti del mondo esterno che sono sempre così instabili e mutevoli? ([[Armando Massarenti]]) *Non è nel potere della nostra volontà non desiderare di essere felici. ([[Nicolas Malebranche]]) *Non è quanto si possiede, ma quanto si assapora a fare la felicità. ([[Charles Spurgeon]]) *Non è vero che ''ciò che ci rende felici è buono''; al contrario: ''solo ciò che è buono ci rende felici''. ([[Johann Gottlieb Fichte]]) *Non possiamo conoscere e apprezzare la felicità senza aver preso lezioni alla scuola dell'avversità. ([[Mariano José Pereira da Fonseca]]) *Non può dirsi felice uno, se non quando si contenta del proprio stato. ([[Papa Sisto V]]) *Non puoi essere felice se non metti per prima la felicità delle altre persone. ([[Russell Brand]]) *Non si può essere felici finché intorno a noi tutti soffrono e si infliggono sofferenze; non si può essere [[Morale|morali]] fintantoché il procedere delle cose umane viene deciso da violenza, inganno e ingiustizia; non si può neppure essere [[Saggezza|saggi]] fintantoché l'umanità non si sia impegnata nella gara della saggezza e non introduca l'uomo alla vita e al sapere del più saggio dei modi. ([[Friedrich Nietzsche]]) *Non si può negare a nessuno sulla terra la [[libertà]] e la felicità, anzi, tutti dovrebbero cercarle. ([[Karl Rahner]]) *Non so che diritto io abbia a tanta felicità, ma preferisco metterla da parte per il tempo della mia desolazione. ([[Henry David Thoreau]]) *Non sono stata abituata alla felicità: è qualcosa che non ho mai dato per scontato, ma pensavo che sarebbe arrivata con il [[matrimonio]]. ([[Marilyn Monroe]]) *Non voglio la felicità, nemmeno gratuitamente se non mi sento tranquillo sul destino di tutti i miei fratelli... Che mi importa del fatto di essere sicuro che la ragione vincerà, che il futuro sarà radioso, se il destino mi ha condannato ad essere testimone del trionfo del caso, dell'irrazionale, della forza bruta? ([[Vissarion Grigor'evič Belinskij]]) *Nulla giova alla felicità come sostituire il lavoro alle preoccupazioni. ([[Maurice Maeterlinck]]) *''Oggi lasciate | che sia felice, | io e basta, | con o senza tutti, | essere felice | con l'erba | e la sabbia, | essere felice | con l'aria e la terra, | essere felice | con te, con la tua bocca, | essere felice.'' ([[Pablo Neruda]]) *Ogni felicità se non è di tutti è rubata. Ogni felicità deve essere comunicata e condivisa o sfiorisce. ([[Ermes Ronchi]]) *Oh! c'è nella vita un istante di felicità, crediamolo! ([[Xavier Forneret]]) *– Ok ok, eccoti il segreto per essere felici.<br />– Non vedo l'ora di ascoltarlo.<br />– Fingi di essere felice e, alla fine, dimentica che stai fingendo. (''[[BoJack Horseman]]'') *Onde si può ben dir, quel che ho già udito | e molti saggi dir, che sol felice | è chi unqua nel mondo mai non nasce, | o che subito nato, se ne more. | E così fugge, come dall'incendio | levato fosse, l'incostante sorte; ([[Giambattista Giraldi Cinzio]]) *Ora so che se deciderò ancora di andare in cerca della felicità, non dovrò cercarla oltre i confini del mio giardino... perché se non la trovo là... non la troverò mai da nessun'altra parte. (''[[Il mago di Oz]]'') *Pensare alla felicità non come a uno stato vago che si prova a cose fatte, ma come a uno stato acuto che si coglie sul momento. ([[Henry de Montherlant]]) *Pensavi che la felicità stesse nell'avere tutto. Verifichi ora che, al contrario, consiste nel darti completamente. ([[Plinio Corrêa de Oliveira]]) *Per digerire la felicità naturale, come quella artificiale, bisogna avere innanzitutto il coraggio di ingoiarla; e le persone che forse meriterebbero la felicità sono proprio quelle alle quali la felicità — almeno come la concepiscono i mortali — ha sempre avuto l'effetto di un emetico. ([[Charles Baudelaire]]) *Per essere felici non ci vuole tanto. Per essere felici non ci vuole quasi niente. Niente, comunque, che non sia già dentro di noi. ([[Concita De Gregorio]]) *Per essere veramente felici in modo duraturo è necessario riconoscere innanzitutto la realtà della sofferenza. Forse all'inizio è deprimente, ma alla lunga ci si guadagna. ([[Tenzin Gyatso]]) *Per le persone sublimi, il non soffrire consiste nella suggestione di essere felici. ([[Carlo Maria Franzero]]) *Preferisco essere [[serenità|serena]]. Perché è lo stato d'animo in cui ti accorgi di tutto quello che vivi: adrenalina, ansia, intimità, piacere, dolore. La felicità dura poco e stordisce. Io voglio vivermi tutto fino in fondo. ([[Serena Autieri]]) *Quando ci si trova a vivere con altre persone bisogna pensare prima alla loro felicità che alla nostra. È così, rendendo gli altri felici si impara inevitabilmente a gioire della loro stessa gioia. (''[[Nadia - Il mistero della pietra azzurra]]'') *Quando non si è mai conosciuta la felicità non si ha il diritto di disprezzarla. ([[Yukio Mishima]]) *Resta in ogni caso il pericolo costituito da chi vuole imporre, a ogni costo, il proprio modello di felicità agli altri. Di solito le conseguenze per chi vorrebbe essere felice a modo suo sono i roghi o i campi di concentramento. ([[Enzo Biagi]]) *Riflessioni sulla felicità; non si deve sognare la felicità al di fuori di quelle che sono le condizioni fondamentali dell'essenza umana; ora, la nostra essenza comporta la sazietà e la noia; la felicità perciò consiste nella soddisfazione della nostra essenza, ma nell'esercizio delle nostre facoltà; essa è una condizione terrestre. ([[Sully Prudhomme]]) *[[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]] ha detto che la felicità è uno stato negativo, ma io non sono d'accordo. Negli ultimi vent'anni ho capito che cosa significa felicità. Perché ho la fortuna di essere sposato con una moglie meravigliosa. Vorrei poter scrivere di più su questo tema, ma si tratta di amore, e il perfetto amore è la più bella di tutte le frustrazioni perché è più di ciò che si possa esprimere. ([[Charles Chaplin]]) *Se si costruisse la casa della felicità, la stanza più grande sarebbe la sala d'attesa. ([[Jules Renard]]) *Se uno fosse sempre felice, non sarebbe capace di apprezzare nulla. ([[Charlize Theron]]) *Siamo noi che non siamo pronti. Gli oggetti della nostra felicità sono qui da giorni, da anni, da secoli forse; attendono che la luce si sia fatta nei nostri occhi per vederli, e che il vigore giunga al nostro braccio per coglierli. Attendono e stupiscono di essere qui da tanto tempo, inutili. ([[Jeanne de Vietinghoff]]) *Sono felici soltanto il più sciocco degli sciocchi e il più elevato tra i mistici; ma a coloro che si trovano fra questi due limiti tocca godere e soffrire. (''[[Bhāgavata Purāṇa]]'') *[[Moglie|Sposa]]. Una donna con una buona prospettiva di felicità dietro di lei. ([[Ambrose Bierce]]) *Talvolta si è felici per un nonnulla, ed è crudele distruggere questa gioia quando, lasciandola vivere, si può rendere ancora più felice colui che la prova. ([[Alexandre Dumas (figlio)|Alexandre Dumas, figlio]]) *Trovo la felicità nelle cose più semplici, più piccole che ci siano. Non ha niente a che vedere con la grandiosità ma ha a che fare con la semplicità. Ad esempio, tenere mio figlio stamattina, non c'è niente di migliore di questo. Questa è la mia felicità. Guardare il sole sorgere, questa è la mia felicità. Essere nella mia tavola da surf, toccare la superficie dell'oceano, questa è la mia felicità. Mettere un CD con la nuova canzone a cui la mia band sta lavorando, questa è la mia felicità. Chiamare mio padre, sentire la sua voce al telefono, essere contento di chiamarlo, questa è la mia felicità. Leggere un libro per mio figlio a cena, questa è la mia felicità. È qualcosa che è ovunque, tutta intorno a me, se sto bene con me stesso. Se sto male con me stesso, non la trovo ovunque. ([[Anthony Kiedis]]) *Tu sapevi che la prima Matrix era stata progettata per essere un mondo umano ideale? Dove non si soffriva, e dove erano felici tutti quanti, e contenti. Fu un disastro. Nessuno si adattò a quel programma, andarono perduti interi raccolti. Tra noi ci fu chi pensò a... ad errori nel linguaggio di programmazione nel descrivere il vostro mondo ideale, ma io ritengo che, in quanto specie, il genere umano riconosca come propria una realtà di miseria e di sofferenza. Quello del mondo ideale era un sogno dal quale il vostro primitivo cervello cercava, si sforzava, di liberarsi. (''[[Matrix]]'') *Una ricetta universale per far felici le persone non esiste, ma una cosa è certa: facendole mangiare male, vai nella direzione contraria. ([[Marco Malvaldi]]) *Vi è qualcosa di curiosamente noioso nella felicità altrui: quel che comunica non può generare compassione. ([[Stefano Rodotà]]) *Vivi nell'atarassia, nella [[apatia]], e troverai la tua felicità. Non preoccuparti mai; non volere gli entusiasmi, le forti emozioni. Siamo in un'epoca di [[Egoismo|egoismi]] senza individualità, e forse appunto per questo non si è inneggiato mai così forte al collettivismo. ([[Carlo Maria Franzero]]) *Vorrei essere più forte, più indipendente e più felice. Essere felice è un dovere morale. Non è un privilegio, né una fortuna. È una scelta. ([[Chiara Castellani]]) ===[[Al Bano e Romina]]=== *''Felicità | è tenersi per mano, | andare lontano, la felicità. | È il tuo sguardo innocente | in mezzo alla gente, la felicità. | È restare vicini | come bambini, la felicità.'' *''Felicità | è un bicchiere di vino | con un panino, la felicità. | È lasciarti un biglietto | dentro al cassetto, la felicità. | È cantare a due voci | quanto mi piaci, la felicità.'' *''Felicità | è una spiaggia di notte, | l'onda che batte, la felicità. | È una mano sul cuore | piena d'amore, la felicità. | È aspettare l'aurora | per farlo ancora, la felicità.'' ===[[Chiara Amirante]]=== *Chiunque insegue Dio raggiunge la felicità, ma chi insegue la felicità non raggiunge Dio. *Dalla verità che Dio è felicità siamo passati alla menzogna che la felicità è Dio. *É vero che tutti abbiamo sete di felicità (che in fondo è sete di Dio), ma in così pochi arriviamo a questa felicità... Forse perché sbagliamo il versante del monte. *L'obiettivo del viaggio della nostra vita non è la felicità, l'obiettivo è vivere ogni attimo felicemente. *La felicità non dipende tanto da ciò che viviamo ma da come decidiamo di vivere tutto ciò che di doloroso e meraviglioso la vita ci regala. *Noi siamo creati per la felicità, per vivere una vita piena, entusiasmante, con un cuore traboccante di gioia. ===[[Robert Baden-Powell]]=== *Dopo le nubi splende di nuovo il sole. Che la vostra nube particolare sia tristezza o dolore o ansietà, il sole della felicità verrà di nuovo su di voi se prenderete al meglio la situazione quando i tempi sono duri. *Il modo vero di essere felici è rendere felici gli altri. *La vera felicità è come il radio. È una forma di amore che diviene tanto più piena quanto più viene rivolta verso gli altri; per questo la felicità è alla portata di tutti, anche del più povero. *Vi sono opinioni diverse su ciò che costituisce il «successo»; alcuni dicono il denaro, altri la posizione sociale, il potere, i risultati raggiunti, le onorificenze, e così via. Ma non tutte queste cose sono alla portata di ciascuno, né arrecano ciò che è il vero successo, cioè la felicità. ===[[Romano Battaglia]]=== *La felicità più grande consiste nell'accettare i nostri limiti e amarli. *La vera felicità non si conquista, ma arriva all'improvviso con l'incanto di una notte di luna o il rumore della pioggia che batte sulle tegole del tetto. Nasce in noi se sappiamo cercarla con il nostro entusiasmo e la nostra onestà morale.<br>La felicità non si compra, si vive. *Ho inseguito la felicità in ogni luogo, credevo di trovarla nascosta dietro alle montagne o in mezzo alla valle, ma ben presto mi sono reso conto che essa vive nel breve spazio di un respiro. *Quando la felicità ci viene incontro non è mai vestita come pensavamo. Spesso ci passa accanto silenziosa e non sappiamo riconoscerla. ===[[Gesualdo Bufalino]]=== *Capita a volte di sentirsi per un minuto felici. Non fatevi cogliere dal panico: è questione di un attimo e passa. *Due [[infelicità]], sommate, possono fare una felicità. *La felicità esiste, ne ho sentito parlare. ===[[Paolo Crepet]]=== *Essere [[libertà|liberi]] costa, non esserlo costa di piú. Essere felici è impegnativo, non esserlo richiede ancor piú sforzo. *L'idea che la felicità sia un sentimento ''prêt-à-porter'', facile da reperire, genera una soglia bassissima di anticorpi contro la noia, induce sazietà emotiva, e ciò comporta, nel medio termine, un rischio enorme per i giovani: lo svuotamento emozionale, il distacco sensitivo dalla realtà, l'assoluta negazione del desiderio e della passione. *La felicità è come un treno senza orario: ne passa uno ogni tanto. Non puoi prevederne l'arrivo, né sapere quando ripartirà. Il tuo compito è andare in stazione. *Le felicità è racchiusa nel coraggio di provocarsi, di pretendere qualcosa dal proprio destino senza lasciare che faccia il suo corso senza il nostro contributo. ===[[Helen Keller]]=== *È curioso osservare quale ideale di felicità amino gli uomini e in quali singolari posti essi cerchino la sua sorgente. Alcuni la cercano nell'ammucchiare ricchezze, alcuni nella superbia del potere, altri nelle conquiste dell'arte e della letteratura. Pochi la cercano nell'esplorazione del loro spirito o nel miglioramento della conoscenza. *La felicità è il frutto finale e perfetto dell'obbedienza alle leggi della vita. *Molte persone hanno un'idea sbagliata di ciò che porta alla vera felicità. Essa non si raggiunge attraverso il piacere personale, ma attraverso la fedeltà ad un proposito degno. *Non importa quanto tardo, avaro o saggio sia un uomo. Egli sa che la felicità è indisputabilmente giusta. ===[[Giacomo Leopardi]]=== *Certo l'ultima causa dell'essere non è la felicità; perocché niuna cosa è felice. (''[[Operette morali]]'') *Dicono che la felicità dell'uomo non può consistere fuorché nella verità. Così parrebbe, perché qual felicità in una cosa che sia falsa? E come, se il mondo è diretto alla felicità, il vero non deve render felice? Eppure io dico che la felicità consiste nell'ignoranza del vero. *Felicità non è altro che contentezza del proprio essere e del proprio modo di essere, soddisfazione, amore perfetto del proprio stato, qualunque del resto esso stato si sia, e fosse pur anco il più spregevole. Ora da questa sola definizione si può comprendere che la felicità è di sua natura impossibile in un ente che ami se stesso sopra ogni cosa, quali sono per natura tutti i viventi, soli capaci d'altronde di felicità. Un amor di se stesso che non può cessare e che non ha limiti, è incompatibile colla contentezza, colla soddisfazione. Qualunque sia il bene di cui goda un vivente, egli si desidererà sempre un ben maggiore, perché il suo amor proprio [amore della propria persona] non cesserà, e perché quel bene, per grande che sia, sarà sempre limitato, e il suo amor proprio non può aver limite. Per amabile che sia il vostro stato, voi amerete voi stesso più che esso stato, quindi voi desidererete uno stato migliore. Quindi non sarete mai contento, mai in uno stato di soddisfazione, di perfetto amore del vostro modo di essere, di perfetta compiacenza di esso. Quindi non sarete mai e non potete esser felice, né in questo mondo, né in un altro. *La felicità è impossibile a chi la desidera, perché il desiderio, sí come è desiderio assoluto di felicità e non di una tal felicità, è senza limiti necessariamente, perché la felicità assoluta è indefinita e non ha limiti. *Ogni felicità si trova falsa e vana, quando l'oggetto suo giunge ad essere conosciuto nella sua realtà e verità. ===[[Arthur Schopenhauer]]=== *Bastare a se stesso, esser per se stesso tutto in tutto, e poter dire: «''Omnia mea mecum porto''» (porto con me tutte le cose mie), ecco certamente la condizione più favorevole per la nostra felicità. *È dunque facile veder chiaramente quanto la nostra felicità dipenda da ciò che ''siamo'', dalla nostra individualità, mentre non si tiene conto il più delle volte che di ciò che ''abbiamo'' o di ciò che ''rappresentiamo''. *L'uomo più felice è dunque colui che conduce un'esistenza senza dolori troppo forti sia nel morale, sia nel fisico, e non colui che ebbe per sua parte le gioie più vive ed i piaceri più grandi. *Quando si volesse valutare la condizione di un uomo dal punto di vista della sua felicità, bisognerebbe prender notizie non su ciò che lo diverte, ma su ciò che lo attrista. ===[[Lucio Anneo Seneca]]=== *La felicità è sempre instabile e incerta. *La felicità vera è nella [[virtù]]. *La vera felicità è non aver bisogno di felicità. ===[[Lev Tolstoj]]=== *La felicità, ecco quel ch'é – disse a sé medesimo – la felicità sta nel vivere per gli altri. E questo è chiaro. Nell'uomo è stato posto il bisogno della felicità; esso dunque è legittimo. Appagandolo egoisticamente, cioè cercando per sé la ricchezza, la gloria, i comodi della vita, l'amore, può accadere che le circostanze prendano una tal piega che sia impossibile soddisfare questi desideri. Per conseguenza, questi desideri sono illegittimi, ma non è illegittimo il bisogno di felicità. Quali desideri possono dunque sempre venir soddisfatti, nonostante le circostanze esteriori? Quali? L'amore, l'abnegazione! *La [[vita]] è stata data agli uomini per la loro felicità, loro devono solo viverla al modo giusto. Se la gente si amasse, invece di odiarsi a vicenda, la vita sarebbe una continua felicità per tutti. [...] C'è un solo modo per far sì che la vita divenga più felice ed è che le singole persone divengano più [[bontà|buone]]. *Non vi è che un modo per essere felici: [[vivere]] per gli altri. *Per essere felice, occorre una cosa sola: amare, e amare con sacrificio di sé, amare tutti e tutto, stendere in tutte le direzioni la tela di ragno dell'amore: chi ci capita dentro, quello va preso. ===[[Gabrielle Émilie Le Tonnelier de Breteuil]]=== *La nostra felicità non dipende soltanto dalle gioie attuali ma anche dalle nostre speranze e dai nostri ricordi. Il presente si arricchisce del passato e del futuro. *L'uomo più felice è colui che non vuole cambiare il proprio stato. *Ogni età ha la felicità che le è propria. *Si è felici soltanto quando i piaceri e le passioni sono soddisfatti. *Uno dei grandi segreti della felicità è moderare i desideri e amare ciò che già si possiede. ===[[Marguerite Yourcenar]]=== *Come sarebbe stato scialbo essere felici! *Ogni felicità è un'innocenza. *Qualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa, la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa, la minima insulsaggine la degrada. ==[[Proverbi]]== *Tutta la felicità dell'huomo consiste, in havere un buon cavallo, un miglior cane, et un ottimo falcone. ([[Proverbi georgiani|georgiano]]) ===[[Proverbi italiani]]=== *A maggior felicità, minor fede. *Chi può conseguir oggi la propria felicità, non deve aspettar domani. *Chi s'accontenta, gode. *Ciascuno pianta la propria felicità, ciascuno semina le proprie gioie, e ciascuno ha in mano il proprio destino. *È più rar della fenice, uom che in tutto sia felice. *Felice non è, chi d'esserlo non sa. *I soldi non fanno la felicità. *La felicità sta in gran parte nella fantasia. *Mondana felicità, più grande è più presto se ne va. *Per essere felici bisogna occupare poco spazio, e cambiar poco di luogo. *Talun festeggia quando prende moglie, tal altro quando morte gliela toglie. *Tre cose fondano la felicità della vita: misura, ordine e convenienza. ==Bibliografia== *Annarosa Selene, ''Dizionario dei proverbi'', Pan libri, 2004. ISBN 8872171903 ==Voci correlate== *[[Allegria]] *[[Gioia]] *[[Risata]] *[[Sorriso]] *[[Felicità e infelicità]] *[[Infelicità]] ==Altri progetti== {{interprogetto|b=Il significato della vita|w_preposizione=riguardante la|wikt|preposizione=sulla}} [[Categoria:Sentimenti]] 954om5oqiv1c6s94oi0mdun99nsivph Template:Qotd/26luglio 10 8974 1218128 891830 2022-07-21T08:12:39Z Spinoziano 2297 Manzoni > Hugo wikitext text/x-wiki {{Cdg|citazione=Si resiste all'invasione degli eserciti; non si resiste all'invasione delle idee.|tipo=uomo|autore=Victor Hugo}} 21e79bulom4xguotfp1kxfqrgdggys5 Template:Qotd/27luglio 10 9047 1218129 768750 2022-07-21T08:14:13Z Spinoziano 2297 Shaw > Antistene wikitext text/x-wiki {{Cdg|citazione=È meglio combattere al fianco di pochi virtuosi contro tutti i malvagi piuttosto che al fianco di molti malvagi contro pochi virtuosi.|tipo=uomo|autore=Antistene}} nrktifd7zkqmo70g60ixv9jh8g3yt8f Template:Qotd/5agosto 10 9104 1218133 628000 2022-07-21T08:20:35Z Spinoziano 2297 Hölderlin > Chilone wikitext text/x-wiki {{Cdg|citazione=Accorri lentamente ai pranzi degli amici, velocemente alle loro sventure.|tipo=uomo|autore=Chilone}} awlundzufuibbitzordfd03whafowq8 Template:Qotd/28agosto 10 9273 1218131 661542 2022-07-21T08:15:47Z Spinoziano 2297 Stratocle > Antistene wikitext text/x-wiki {{Cdg|citazione=Meglio cadere nelle grinfie dei corvi [kórakas] piuttosto che in quelle degli adulatori [kólakas]: i primi, infatti, divorano i cadaveri, i secondi, invece, i vivi.|tipo=uomo|autore=Antistene}} t6iafvivdr7qmosvkadx76wqta9ovgp Napoli 0 10486 1218012 1217904 2022-07-20T16:19:22Z Sun-crops 10277 /* Giuseppe Marotta */ +1, fix wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulla città di '''Napoli''' e sui '''napoletani'''. [[Immagine:Napoli.jpg|thumb|530px|Napoli vista dal quartiere di Posillipo; sullo sfondo, il [[Vesuvio]]]] ===Citazioni in prosa=== {{indicedx}} *A dir la verità, la bellezza di Napoli è un po' un inganno. Napoli non è bella, finché non la guardate da lontano. Da lontano si stende dorata nel sole, il mare è azzurro, quanto ne avete appena un'idea, qui davanti un bel pino, lì quell'azzurro è [[Capri]], il [[Vesuvio]] soffia un batuffolo di ovatta biancastra, [[Sorrento]] splende lontana e netta – Dio, è bello. E poi scende il crepuscolo, tutto si inazzurra e spuntano le luci, adesso è tutto un semicerchio di piccole scintille, sul mare si muove una nave e splende di luci verdi, azzurre, dorate: Dio, è bello! Ma entra in città, amico mio; cammina per le strade, posa su tutto i tuoi occhi boemi e goditi quanto puoi il pittoresco di questa vita; tra un po' ne sarai nauseato. Forse queste strade sono pittoresche, ma sono decisamente bruttissime. Girovaghi sotto ghirlande di biancheria sporca, ti fai largo tra una minutaglia di ogni risma, asini, mascalzoni, capre, bambini, automobili, ceste di ortaggi, e di altre equivoche porcherie, officine che fuoriescono sul marciapiede e arrivano al centro della strada, immondizie, marinai, pesci, carrozzelle, cespi di cavolo, strilloni, ragazze con i capelli acconciati, sudici monelli stesi a terra; è tutto uno spintonarsi, uno schiamazzare, un bastonare con malagrazia gli animali, un chiamare a gran voce, offrire, urlare, schioccare la frusta, derubare. ([[Karel Čapek]]) *'A disoccupazione pure è un grave problema a Napoli, che pure stanno cercando di risolvere... di venirci incontro... stanno cercando di risolverlo con gli investimenti... no, soltanto ca poi, la volontà ce l'hanno misa... però hanno visto ca nu camion, eh... quante disoccupate ponno investi'? [...] cioè, effettivamente, se in questo campo ci vogliono aiutare, vogliono venirci incontro... na politica seria, e ccose... hann' 'a fa' 'e camiòn cchiù gruosse. ([[Massimo Troisi]]) *A guardare nella nazione napolitana solamente l'uomo, a contemplare l'enorme sciupio delle leggi morali e religiose, ogni anima onesta sarebbe tentata a gridare: Dio non è, o l'uomo non è l'opera della sua mano! Ma quando lo sguardo ricade su quelle soavi creature, in cui non sai che più ammirare, se lo splendore della bellezza o la nobilità dello spirito, quando vagheggi quell'opàla eterna i cui fuochi non muoiono mai; allora ti riconcilii con Dio e dici: quest'uomo è caduto, e la sua tristizia è un'espiazione. Un'espiazione forse della sapienza etrusca, della signoria romana, della libertà proficua del medio evo; un'espiazione della codardia moderna e dello scoraggiamento di oggidì. ([[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]) *A [[Milano]] od a [[Torino]] come nella maggior parte delle grandi città moderne, è appunto il moderno sviluppo industriale e commerciale che ha determinato progressivamente, con l'incremento demografico, l'ossatura fondamentale della vita cittadina, mentre il grande agglomerato umano di Napoli e la sua struttura sociale hanno origini assai più lontane, sono il prodotto di altre condizioni economiche, di altre forme di vita. Assai prima della costituzione del [[Regno d'Italia]], Napoli era stata, per lunghi secoli, la capitale del maggiore tra gli Stati in cui l'Italia era divisa, ed una delle più grandi città d'Europa. Già nello scorcio del Medio Evo, Napoli oltrepassava i 200 mila abitanti, quando Milano non sorpassava che di poco i 50 mila e Torino ne contava 16 mila soltanto; quando [[Amburgo]] ne aveva meno di Torino e [[Londra]] meno di Milano. ([[Emilio Sereni]]) *A mio parere, Napoli è l'unica città d'Italia che rappresenta veramente la sua capitale. ([[Charles de Brosses]]) *A Napoli, diversamente da [[Firenze]] o [[Venezia]], che sono città museo, prive di una vera vita cittadina, e dove tutto è organizzato in funzione di un turismo di massa che ha completamente cambiato la qualità della vita rendendo queste città dei musei ingessati, Napoli ha la possibilità, non potendo contenere un turismo di massa come le suddette città, di conservare il suo straordinario fascino e le qualità dove il museo è un museo vivente, dove il patrimonio artistico convive con le realtà sociali, economiche, commerciali. Dove cioè il patrimonio artistico non è visto come un museo ma come parte di una vita in continua trasformazione, con le sue ombre, le sue luci, la miseria e la nobiltà. Napoli, cioè, come ultimo luogo di una mediterraneità vissuta non come museo ma come vita e realtà in continua evoluzione. ([[Nicola Spinosa]]) *A Napoli è cambiato tutto. O quasi. Per i rifiuti è cambiato molto poco. La [[camorra]], è vero, è diventata meno aggressiva. E da qualche avamposto si è dovuta ritirare. Però la raccolta dei sacchi «da 'a munnezza» è rimasta nelle mani delle stesse imprese che l'avevano ottenuta in appalto agli inizi degli anni Novanta, gli anni d'oro di Cirino Pomicino, De Lorenzo, Di Donato: i tre avidi «viceré» del Caf. Imprese che nel settembre del '96 hanno riottenuto dalla giunta Bassolino l'appalto per la raccolta delle 1300 tonnellate/giorno di pattume tal quale generate dalla città di Napoli. ([[Ivan Berni]]) *A Napoli è stata affibbiata una mutazione di funzione e destino di cui non si è mai compresa la connotazione: da ex capitale, che cosa è diventata? Non si sa. E quel che è peggio: non se ne discute. ([[Philippe Daverio]]) *A Napoli, il 15 maggio, una sollevazione popolare aveva colto tutti di sorpresa. I soldati spararono e ci furono molti morti. Il Parlamento, che aveva tentato una mediazione, venne invece accusato di aver sostenuto la sedizione. ([[Nico Perrone]]) *A Napoli puoi anche mandare un prefetto di frontiera come Mori o un baluardo della cultura come il sottoscritto. Ma non ci fai nulla. Un po' come a [[Palermo]]. Al Sud c'è una travolgente forza del male. ([[Vittorio Sgarbi]]) *A Napoli va debitrice l'[[Italia]] della restaurazione della moderna [[filosofia]] razionale, che da quel regno si propagò per tutta la penisola. Il [[Bernardino Telesio|Telesio]], il [[Giordano Bruno|Bruno]] ed il [[Tommaso Campanella|Campanella]] aveano cominciato a scuotere il gioco aristotelico; il [[Giambattista Vico|Vico]] ed il [[Antonio Genovesi|Genovesi]] lo levarono dal collo degli Italiani e lo infransero. ([[Giuseppe Maffei]]) *Amo Napoli perché mi ricorda [[New York]], specialmente per i tanti travestiti e per i rifiuti per strada. Come New York è una città che cade a pezzi, e nonostante tutto la gente è felice come quella di New York. ([[Andy Warhol]]) *Avevo visto Valencia e Barcellona, avevo visto Genova, Milano, Venezia, Firenze e anche Roma; tuttavia non sapevo cosa fosse una grande Città fino a quando non sono giunto a Napoli. Altre la superano per la bellezza degli edifici e il gusto degli ornamenti, ma quella folla immensa, quello strepito di persone; quello splendore e frastuono di carrozze, quell'abbondanza di cose, quell'allegro tumulto e quella pacifica confusione destano scompiglio nell'animo di chi la vede per la prima volta. [...] Una splendida corte, una milizia brillante, un'innumerevole e ricca nobiltà, un altrettanto numeroso e ricco foro, un popolo chiassoso, una folla infinita fanno di Napoli una grande città come solo se ne possono vedere in Inghilterra e in Francia, ma non certo in altre nazioni europee. ([[Juan Andrés]]) *Cara Napoli, è difficile, tanto difficile dopo quattro anni... e allora ho pensato che forse è meglio salutarti così: chiedendo in prestito prima a zio Pino e poi a te, quello che la gente, la meravigliosa tua gente, ti canta ogni volta come una promessa di amore eterno. [...] ''Napule è tutto nu' suonno e a' sape tutto o' munno ma nun sann' a verità.''<ref>Nella lettera vengono citati i versi di ''Napule è'' di [[Pino Daniele]].</ref> Io la so. L'ho scoperta, l'ho amata, l'ho chiusa a chiave nel cuore: ed è per questo che oggi i miei occhi sono bagnati da questo mare e sporcati da questa terra. Terra mia. Ciao guagliù, forza Napoli sempre. ([[Gökhan Inler]]) *''[[Francesco Caracciolo (ammiraglio)|Caracciolo]]'' era uno di quei pochi che al più gran genio riuniva la più pura virtù. Chi più di lui amava la patria? Che non avrebbe fatto per lei? Diceva che la Nazione Napolitana era fatta dalla natura per avere una gran marina, e che questa si avrebbe potuto far sorgere in pochissimo tempo: avea in grandissima stima i nostri marinari. ([[Vincenzo Cuoco]]) *Che cosa significasse per il [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]] l’incontro con la immensa capitale mediterranea, più classicamente antica di Roma stessa, e insieme spagnolesca e orientale, non è difficile intendere a chi abbia letto almeno qualche passo del Porta o del Basile; un’immersione entro una realtà quotidiana violenta e mimica, disperatamente popolare. ([[Roberto Longhi]]) *{{NDR|Sembrerebbe}} che un riflesso del sorriso di questo cielo privilegiato si diffonda su di essi<ref>I napoletani.</ref>, che anche sul dolore sanno innalzare a Dio canti festosi. ([[Fanny Salazar Zampini]]) *Chi ha ragione? Chi ha visto meglio il tratto saliente della città che, come ogni realtà complessa, può essere considerata da molti e differenti punti di vista? Lo scrittore napoletano [[Raffaele La Capria]] definisce Napoli una città bifronte, come Giano, il dio con due facce: «Secondo come la si guarda può essere "disperatissima" o "felicissima"».<br>Il dilemma rappresentato da Napoli è forse nel fatto che qualunque giudizio si esprima può essere considerato giusto. La magnificenza e l'abiezione, la bellezza e l'orrore, una gentilezza e una crudeltà che sembrano venire entrambe da tempi remoti. Perché se Napoli fosse solo orrore e ferocia come talvolta la cronaca induce a pensare, non varrebbe nemmeno la pena di arrovellarsi, di chiedersi come mai possa accadere tutto ciò che vi accade. ([[Corrado Augias]]) *Ci sono città più forti dei secoli: il tempo non le muta. Si succedono le dominazioni, le civiltà vi si depositano come sedimenti geologici; ma esse conservano attraverso i tempi il loro carattere, il loro profumo, il loro ritmo e il loro rumore, diversi da tutte le altre città della terra. Da sempre Napoli è una di queste e, come appare oggi al viaggiatore, così era nel Medioevo e così indubbiamente mille anni prima, mezzo africana e mezzo latina, con i suoi vicoletti affollati, il suo chiassoso brulichio di gente, il suo odore di olio, di zafferano e di pesce fritto, la sua polvere color del sole e il rumore di sonagli che dondolano al collo dei muli. ([[Maurice Druon]]) *Città cosmopolita per eccellenza e tollerante quante altre mai, Napoli, più che limitarsi ad offrire ospitalità e rifugio agli esuli greci nelle diverse, tristi o meno tristi, vicende della loro storia, ha costituito quasi sempre una seconda patria, come a suggellare nel tempo il significato dell'antico nome ellenico. Per chi è greco e ha stabilito la propria dimora in questa città, non diversamente dai tanti altri che l'hanno preceduto nei tempi andati, non è solo un conforto o un compiacimento, è un motivo di esaltazione, e anche una lusinga cui non è facile sottrarsi. ([[Costantino Nicas]]) *Colpito dalla prima apparizione di Napoli. Grandi folle, strade belle, edifici alti. ([[Herman Melville]]) *Comm si bell... I miss you assai assai.<ref>Come sei bella {{NDR|Napoli}}... Mi manchi assai assai.</ref> ([[David Rocco]]) *Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un'impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle "Quattro Giornate" di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria. Napoli, 27 – 30 settembre 1943. (<small>Motivazione data dalla Presidenza della Repubblica italiana con decreto del 10 settembre 1944, che così assegnava alla città di Napoli la Medaglia d'oro al valor militare.</small><ref>''[http://archive.today/2013.07.02-161334/http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=18392 Medaglia d'oro al valor militare, città di Napoli.]'', ''quirinale.it''.</ref>) *Con una ovvietà potremmo ricordare che le tre grandi lingue del teatro sono il [[veneto]], il napoletano e il [[Sicilia|siciliano]]. Lingue che consentono di rappresentare comportamenti, allusioni, doppi fondi capaci di alimentarsi nel gesto, come accade nell’inglese di Shakespeare. ([[Toni Servillo]]) *Credimi, per chi ha un po' d'onore e di sangue nelle vene, è una gran calamità nascere napoletano. ([[Carlo Filangieri]]) *Cuffià: Dileggiare, beffare, deridere, burlare, prendere in giro, ma in una cadenza autenticamente napoletana, cioè ironica, sorridente e canzonatoria, tutt'altro che beffarda, sarcastica e maligna. [...] per l<nowiki>'</nowiki>''homo neapolitanus'' il ''cuffià'' si configura spesso quale itinerante supporto esistenziale: per lui, che sotto le disincantate specie del ''Tatonno 'e Quagliarella'' di [[Giovanni Capurro]] (musicato da [[Francesco Buongiovanni]] nel 1919), può dire «cuffeio pure 'a morte e 'a piglio 'a risa»... Ed è proprio in questa sovrana irrisione che si condensa e si sublima tutta la millenaria saggezza del nostro popolo, tutta la perenne essenzialità del suo sussistere, tutta la esplicita garanzia della sua rinnovantesi sopravvivenza... ([[Renato De Falco]]) *{{NDR|Napoli, vista dal Museo di San Martino}} Da questo cumulo di tetti si levava un frastuono, un urlo continuo, come esplosioni di voci ininterrotte, di cui non ci si fa l'idea nella città stessa. Questo vi incute davvero una sorta di spavento, e questo rumore che si alza con la nebbia azzurra fa stranamente sentire a quale altezza ci si trova e dà le vertigini.<br />Queste cappelle di marmo mi hanno incantato. Il paese che possiede quel che possiede l'Italia è il paese più ricco del mondo. Io paragono l'[[Italia]] con il resto dell'universo, come un magnifico quadro con un muro imbiancato a calce.<br />Come ho osato giudicare Napoli l'anno scorso! se solo avessi visto! Tutta la strada di San Martino e la discesa lungo Posillipo offrono bellezze da lasciare stupefatti. E queste ville sparpagliate e questo mare, e il Vesuvio e il cielo, e la grotta di Pozzuoli, che si scorge come una bocca di cannone! – Si perde la testa! ([[Marija Konstantinovna Baškirceva]]) *Da Parigi, seguendo i confini di Francia, abbiamo visto il Meno gettarsi nel Reno tra sponde fitte di bei vigneti, e la fertile Campania fino a Napoli, coi suoi palazzi stupendi e le strade dritte, ben lastricate, che dividono la città in quattro parti. E la tomba d'oro del saggio [[Publio Virgilio Marone|Marone]], e la strada lunga un miglio che tagliò nella roccia in una sola notte. ([[Christopher Marlowe]]) *Dei magnati napoletani mi ricorda di avere una volta parlato con poco favore a cagione di certo barbaro spettacolo non so se tuttavia costì praticato, che allora mi mosse a sdegno e a ribrezzo. Ma per ben costumata che sia, non v' è città che alcuna cosa in se stessa non offra degna di biasimo: ed or m'avveggo come degnissimi essi si porgano di bella lode per animo liberale, per indole generosa, e per singolare fedeltà nell' amicizia. E questo vanto {{sic|meritamente}} a loro consente la storia di Roma, che ridotta nella seconda guerra Punica allo stremo delle sue forze, abbandonata e combattuta da quasi tutta l' Italia, e tradita dai Capuani vostri vicini, che i benefizi ed i soccorsi da lei ricevuti rimeritarono con odio mortale e con gravissime ingiurie, dalla esimia fedeltà, e dalla liberale munificenza dei Napolitani ebbe nell'ora del suo più grave pericolo aiuto e sostegno. Perché gli antichi non meno che i recenti tempi mi porgono sicuri argomenti ad affermare che, chi veduta Napoli non se ne innamora, o non conosce che sia virtù, o non è capace di amarla. ([[Francesco Petrarca]]) *Disumanizzare Napoli non deve essere stato facile, ma sembrano esserci riusciti. Un popolo che ha molto patito superando con la sua vitalità e la sua impressionante saggezza prova dopo prova è facilmente preso alla sprovvista da un'aggressione disumanizzante, che ha lo scopo di ucciderne l'anima fingendo di liberarlo; così mi spiego questo popolo stravolto, paralizzato, che non può più fare nient'altro che gonfiarsi di rumore e produrne, ingoiare caos e trombettarlo fuori. ([[Guido Ceronetti]]) *{{NDR|A Napoli}} Dopo il 1830 nacque una nidiata di giornali, che sebbene parlassero di sole cose letterarie, e dicessero quello che potevan dire, pure ei si facevano intendere, erano pieni di vita e di brio, e toccavano quella corda che in tutti rispondeva. Era moda parlare d'Italia in ogni scritturella, si intende già l'Italia dei letterati: e sebbene molti avessero la sacra parola pure al sommo della bocca, nondimeno molti altri l'avevano in cuore. ([[Luigi Settembrini]]) *È così! I più grandi uomini, le figure nostre più luminose, non trovarono mai chi si agitasse in loro favore: [[Francesco de Sanctis]] e [[Luigi Settembrini]] hanno appena due povere teste marmoree in quel giardino pubblico che chiamiamo ''la [[Villa comunale di Napoli|Villa]]''; [[Salvator Rosa]], [[Luca Giordano]], [[Pietro Giannone]], [[Carlo III di Spagna|Carlo III]], nulla; e i monumenti di Napoli sorti da cinquant'anni a questa parte, – salvo qualche rarissima eccezione – rappresentano, nella sciagurata decadenza della Scultura, la Partigianeria, la Politica e l'Intrigo...<br>Nemmeno le [[Accademia|Accademie]], delle quali pure il [[Bartolommeo Capasso|Capasso]] fu tanta parte, si mossero per onorarlo. Ma si muovono, forse, le Accademie? O non sono, forse, ora più che mai, acque stagnanti, necropoli anticipate, in cui si adagiano e nicchiano, nel ''severo raccoglimento'' che è torpore letale, le Mummie dell'Arte, della Letteratura e della Scienza?<br>Conto fra gli Accademici amici illustri e carissimi, viva minoranza d'intelletti fervidi in quelle Case dei Morti; e mi domando da anni perché non si riuniscono, in una iniziativa che qualcuno già tentò di sviluppare! Or vedremo invece altri marmi, non meno brutti di quelli già esistenti, ingombrare le piazze. ([[Ferdinando Russo]]) *È l'unica vera capitale d'Italia, avendo conservato splendori e miserie dell'impero spagnolo. Questo è l'unico posto al mondo dove gli aristocratici possono ancora fare i funerali col tiro a 8 di cavalli infiocchettati. Dove convivono la miseria disperata di [[Spaccanapoli]] e la sofisticazione disperata delle case degli aristocratici, capaci di affrontare così bene il ridicolo di quei fiocchetti sui cavalli ai funerali. ([[Fernanda Pivano]]) *{{NDR|[[Totò]]}} È la mia passione perché, oltre che grande interprete, è il simbolo di una Italia furba ma un po' ingenua, in cui non esisteva solitudine. Un'epoca che avete vissuto voi in Italia, soprattutto a Napoli e anche noi in Spagna. Ma che ora non esiste più. Quando cammino per le vie della città, nei [[Quartieri Spagnoli]] o nelle strade del centro storico provo una profonda malinconia, perché sono il segno del tempo che è passato e non ritornerà. ([[Arturo Pérez-Reverte]]) *È proprio di Napoli che si può ripetere con un famoso personaggio: qual è quel gentiluomo che non ha scritto una tragedia? Con questa variante, per altro, che la moda delle tragedie essendo passata, quei giovanetti egregi si erano dati al dramma e alla commedia; ingannando gli ozî signorili nel culto delle Muse, "cui giovano le quinte e la ribalta". La nobiltà napoletana segue in {{sic|cotesto}} le tradizioni del suo duca di Ventignano e del suo barone (sic)<ref>Nel testo citato.</ref> Genoino. Parte coltiva ancora gli studî classici, sotto gli auspici di Gargallo e di [[Basilio Puoti]]; parte si è data con ardore alla scuola moderna, e va sull'orme di [[Eugenio Scribe]] e di [[Alfred de Musset|Alfredo de Musset]]. Ma gli uni e gli altri, col loro culto per la scena, ci fanno fede che l'amore delle lettere è sempre vivo nel seno dell'aristocrazia del Sebeto, diversa in ciò da quella di tante altre città italiane. Epperò va lodata, e tutti debbono augurarsi che i baci delle Muse, una volta dati, non vadano perduti. ([[Anton Giulio Barrili]]) *È un fatto per me oramai fermo: codesti meridionali, dal più al meno, recano nella poesia quella volubilità delle loro chiacchiere, che si devolve per lunghi meandri di versi sciolti o per cadenzati intrecciamenti di strofe senza una cura al mondo del pensiero. Il poeta napoletano tipo è il [[Giovan Battista Marino|Marino]]. È inutile: i meridionali non sono poeti né artisti, non ostante tutte le apparenze: sono musici e filosofi. La poesia (anche questo parrà un paradosso) è delle genti più prosaiche e fredde della Toscana e del Settentrione. ([[Giosuè Carducci]]) *È una città dove concorrono elementi che ritroviamo separatamente altrove, ma che a Napoli sono tutti riuniti. Perché Napoli è l'unica città del [[Mediterraneo]] in cui elementi di cultura greca, orientale, nordafricana, slava, francese, catalana, aragonese, perfino tedesca, si riuniscono in modo tale che non esiste un esempio simile nel Mediterraneo. Napoli è soprattutto Napoli ed è in questo aspetto la sua vera napoletanità, la capacità naturale di coordinare e conciliare fatti sociali, culturali ed antropologici in un luogo che è l'emblema di tutta la mediterraneità. ([[Nicola Spinosa]]) *È una trappola in cui noi napoletani cadiamo spesso, pensiamo sempre di essere simpatici. ([[Silvio Orlando]]) *Eccoci finalmente qui. Un proverbio italiano dice: – Vedi Napoli e poi muori!, ma io dico: – Vedi Napoli e vivi – perché c'è molto qui degno di essere vissuto. ([[Arthur John Strutt]]) *Ed è questa l'altra differenza con Berlino: mentre la seconda torna a vivere con la riunificazione germanica un momento di grande rilancio, all'opposto Napoli con l'unità d'Italia non ha fatto che perdere colpi. Eppure, le due città hanno in comune «tutte le caratteristiche che le rendono amabili agli occhi dei giovani, solo che a Napoli questa risorsa non viene percepita come una ricchezza bensì come un problema. Bisogna cambiare il paradigma, così come fu fatto per Berlino negli anni '80, e comprendere che i centri storici sono risorse su cui investire». ([[Hans Stimmann]]) *Era allora Napoli in un periodo di grande splendore. La sua vecchia aristocrazia, nella quale s'intrecciavano con la boriosità spagnola e l'argutezza francese l'innato senso estetico della [[Magna Grecia]], era fra le prime d'[[Europa]]. Briosa, svagata, scapigliata, elegante, vi si alternavano splendide feste a chiassose mattane, spettacoli di eccezione a banchetti pantagruelici, gite a [[Capri]], ad [[Ischia]], sul [[Vesuvio]]. ([[Salvatore Gaetani]]) *Era sera quando arrivai in città. Una sagra era stata allestita lungo tutta via Caracciolo e [[Posillipo]], con tamburi, pifferi e tarantelle. Più tardi i fuochi d'artificio illuminarono l'intero [[Golfo di Napoli|golfo]]. Non avevo più visto niente di così spettacolare dai bombardamenti notturni dei primi anni quaranta. Ho capito, allora, come luci e saette non siano sempre messaggeri di morte, ma possano invece rappresentare un rituale incantatorio grazie al quale cacciare i demoni ed esorcizzare la malasorte. Mi sentivo a mio agio, completamente solo, anonimo e libero tra migliaia di anonimi e liberi stranieri. ([[Hans Werner Henze]]) *Farei fatica a vivere nel caos delle grandi città. Ma io adoro Napoli e la sua umanità, adoro lo spirito sociale che c'è lì, il fatto che se succede una cosa al tuo vicino è come se fosse successa a te. Napoli ti dà un amore unico che ogni allenatore dovrebbe provare nella vita. ([[Maurizio Sarri]]) *Già non vi sono più tutte le immagini religiose che c'erano in altri tempi. L'immagine di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] ha sostituito quella del Signore. Adorare è una necessità di Napoli, adorare con fervore, qualunque sia l'oggetto dell'adorazione; adorare con urla, gesti, in mezzo allo strepito e alla gazzarra, con l'esaltazione propria dei temperamenti nervosi e col fanatismo che accompagna le passioni meridionali accese dal caldo molto intenso del clima. C'è qualcosa del Vesuvio, qualcosa dei suoi ardori e delle sue eruzioni, e anche qualcosa delle sue velleità nella mobile e ardente natura dei napoletani, di questi greci degenerati che vivono col sorriso sulle labbra sempre sull'orlo della morte, minacciati da un vulcano delle stesse catastrofi che seppellirono Ercolano e Pompei. ([[Emilio Castelar]]) *Gloria d'Italia e ancor del mondo lustro, madre di nobiltade e di abbondanza, benigna nella pace e dura in guerra. ([[Miguel de Cervantes]]) *Grande civiltà di Napoli: la città più civile del mondo. La vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana. ([[Elsa Morante]]) *Guardo in questo momento con rinnovata fiducia a Napoli e ai napoletani, alla loro capacità di cogliere i frutti del riconoscimento rappresentato dalla competizione che oggi si inaugura {{NDR|l'America's cup}}, e di esprimere, in generale, lo slancio necessario per la valorizzazione delle preziose risorse e potenzialità di cui è ricca la nostra grande, storica città. ([[Giorgio Napolitano]]) *Ho maltrattato Napoli: nondimeno, non la lasciammo, senz'avervi veduto il bel tempo. Bisogna confessare ch'ell'è bella e brillante allor che splende il solo, quanto nojosa e sgarbata sotto un cielo di pioggia. Immaginatevi, inquest'ultimo caso, di vedere una povera fanciulla che corre le strade, durante il {{sic|carnovale}}, in orpelli da teatro. Quanto più porta e nastri e merletti, quanto più fiori ha nelle chiome, quanto più la di lei acconciatura {{sic|strigne}} splendidi e freschi colori e tanto più parimenti vi si mostra il fango, e tanto più il vento e la pioggia la scompongono e la scolorano, e tutto ciò di cui ornossi per piacere la rende esosa a vedersi. Ma se dolce l'aria e limpida e sonora mai siasi all'indomani, se riede il sole, ed ella ritorni col sole: ell'è attillata, ell'è leggiera; que' suoi nastri cangiano di colore all'occhio, lusinghiero è il suo riso, ed il suo canto ci allegra. Ecco veramente Napoli. Essa è fatta per vivere al sole. ([[Louis Veuillot]]) *Ho vissuto in questa città, per la prima volta, non da turista, ma da napoletano. Per conoscerla a fondo dovevo anche viverla a fondo. Per me è stata l’esperienza lavorativa più bella in assoluto. Oggi mi sento come un vero e proprio ambasciatore di Napoli. Parlo sempre di questa città stupenda quando vengo intervistato dai giornali americani. Molti mi chiedono perché ho scelto di raccontare proprio Napoli. Io rispondo che volevo raccontare una città diversa. All'estero l'Italia viene associata alla pizza, al caffè, al sole, ma in realtà tutti questi cliché provengono da Napoli: questo fa capire che è Napoli il vero cuore dell’Italia. Molti che vanno in vacanza in Italia scelgono altre regioni come la [[Toscana]] per prendere il vino, ma questa come altre mete simili fanno parte del turismo chic; per conoscere veramente l'Italia bisogna andare a Napoli. ([[David Rocco]]) *I miei primi giorni a Napoli li ho trascorsi a guardare le processioni, sempre molto sontuose durante la settimana santa. ([[Joseph Addison]]) *I napoletani amano la loro città come un padre brutale si sente in diritto di maltrattare la propria figlia e non è consapevole di maltrattare innanzitutto se stesso, la nobiltà che è propria di un essere umano, senza la quale la brutalità dilaga verso la più bieca bestialità. ([[Gea Martire]]) *I napoletani guardano sempre indietro e mai al presente e al futuro, e dicono con nostalgia "prima si stava così bene". ([[Carlo Buccirosso]]) *I napoletani sono ipocriti, sembrano allegri, invece sono tristi. La gente li osserva, e loro fanno finta di essere spensierati. Non s'impegnano, perché da quando avevano in casa i mori sanno come va a finire. ([[Peppino De Filippo]]) *I Napolitani mi paiono incomparabilmente migliori.<ref>Rispetto ai romani.</ref> Sono rozzi, ma cordiali, franchi, aperti: sono generalmente incolti, ma non presumono: sono superstiziosi, ma non persecutori come i Romani. la natura ha fatto qui tutto, ma gli uomini non hanno fatto nulla{{sic|,..,.}} Contuttociò Napoli mi piace più di tutte le città d'Italia. Se la natura avesse dato ai Napolitani la maniera, la lingua e la polizia dei Fiorentini, io credo che gli angeli e i santi del paradiso abbandonerebbero il Padre eterno per venire a stare a Napoli. ([[Carlantonio Pilati]]) *I nostri sono de' vili, degli infami, degli esseri esecrati. Il fratello d' Acton è giunto e racconta orrori. Mack è alla disperazione. Sono fra duolo e fra sbalordimento.<br>Addio, i miei complimenti all'eroe Nelson ed alla sua buona nazione: arrossisco dell'infame viltà della nostra. ([[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]]) *Il 1848 era alle porte, ma pareva che nessuno lo sospettasse; Napoli ha sempre di queste placide esteriorità: l'interno lavorio non offusca il suo aspetto e neppur le più grandi disgrazie valgono a mutarne la fisionomia. Con un grano, in quegli anni, il lazzarone era quasi ricco, e una piastra ballonzolante nella saccoccia del panciotto a un borghese gli conferiva l'aria della più grande superiorità. L'allegra povertà, in pieno possesso della strada, vi si sciorinava al sole; il facchino appisolato, a un angolo, in una cesta, schiudeva, di volta in volta, gli occhi e tranquillamente, abituato a posare, contemplava il forestiero, inglese o francese, che, impiedi, davanti a lui, pigliava note in un taccuino. Le solite baldorie per le feste de' soliti suoi santi occupavano la gente de' quartieri inferiori – come anche adesso la occupano – ma pareva che un senso di caricatura fosse pur penetrato dal giornale fin nella plebe. ([[Salvatore Di Giacomo]]) *Il Comitato ha deciso l'iscrizione sulla base di criteri (ii) e (iv), considerando che il sito è di eccezionale valore. Si tratta di una fra le più antiche città d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia lunga e densa di eventi. La sua posizione sulla baia di Napoli gli conferisce un valore universale eccezionale che ha avuto una profonda influenza in molte parti d'Europa e oltre. (<small>Motivazione data dal Comitato di valutazione dell'UNESCO che nel 1995 decise di annoverare il centro storico di Napoli fra i siti patrimonio dell'umanità.</small><ref>«''The Committee decided to inscribe the property on the basis of criteria (ii) and (iv), considering that the site is of exceptional value. It is one of the most ancient cities in Europe, whose contemporary urban fabric preserves the elements of its long and eventful history. Its setting on the Bay of Naples gives it an outstanding universal value which has had a profound influence in many parts of Europe and beyond.''» Vedi ''[http://whc.unesco.org/en/decisions/3088 Decision - 19COM VIII.C.1 - Inscription: The Historic Centre of Naples (Italy)]'', ''unesco.org''.</ref>) *Il giorno appresso abbandonai con dispiacere quelle incantevoli spiagge di Napoli che pur m'erano state fatali due volte: non le potei salutare cogli occhi, ma il cuore armonizzò co' suoi palpiti l'inno mestissimo della partenza. Sapeva di non doverle piú rivedere, e se io non moriva per loro, esse restavano come morte per me. ([[Ippolito Nievo]]) *Il [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] aveva ragione nel demolire la leggenda del «lazzaronismo » organico dei napoletani e nel rilevare invece che essi sono molto attivi e industriosi. Ma la {{sic|quistione}} consiste nel vedere quale sia il risultato effettivo di questa industriosità: essa non è produttiva e non è rivolta a soddisfare i bisogni e le esigenze di classi produttive. Napoli è la città dove la maggior parte dei proprietari terrieri del Mezzogiorno (nobili e no) spendono la rendita agraria. Intorno a qualche decina di migliaia di queste famiglie di proprietari, di maggiore o minore importanza economica, con le loro corti di servi e di lacchè immediati, si organizza la vita pratica di una parte imponente della città, con le sue industrie artigianesche, coi suoi mestieri ambulanti, con lo sminuzzamento inaudito dell'offerta immediata di merci e servizi agli sfaccendati che circolano nelle strade. Un'altra parte importante della città si organizza intorno al transito e al commercio all'ingrosso. L'industria «produttiva», nel senso che crea e accumula nuovi beni, è relativamente piccola, nonostante che nelle statistiche ufficiali Napoli sia annoverata come la quarta città industriale dell'Italia, dopo [[Milano]], [[Torino]] e [[Genova]]. Questa struttura economico-sociale di Napoli spiega molta parte della storia di Napoli, città cosi piena di apparenti contraddizioni e di spinosi problemi politici. Il fatto di Napoli si ripete in grande per Palermo e Roma e per tutta una serie numerosa (le famose «cento città») di città non solo dell'Italia meridionale e delle isole, ma dell'Italia centrale e anche di quella settentrionale (Bologna, in buona parte, Parma, Ferrara, ecc). Si può ripetere per molta popolazione di tal genere di città il proverbio popolare: quando un cavallo caca cento passeri fanno il loro desinare. ([[Antonio Gramsci]]) *Il napoletano è per ordinario sobrio, ma intemperante fino alla ghiottornia nelle grandi gioie eccezionali. Dissi fino alla ghiottornia, mai però fino all'ebrezza: dopo questi formidabili pasti e queste omeriche libagioni i convitati se ne tornavano in città insieme, camminando dritti e sicuri, come una pattuglia di granatieri digiuni. ([[Marc Monnier]]) *Il napoletano è quello che era. Parlo in generale. Se pensa, non pensa che a Napoli. Gli stessi imbroglioni, gli stessi ciarlatani, gli stessi vigliacchi: non senso comune, non vera conoscenza delle cose del mondo, la stessa spensieratezza. Il brigantaggio è sempre lì. Già cominciano a borbottar contro le nuove imposte. ([[Bertrando Spaventa]]) *Il napoletano non chiede l'elemosina, ve la suggerisce. ([[Leo Longanesi]]) *Il Papa è a Roma, [[Dio]] è a Napoli. ([[Jean Cocteau]]) *Il papa non è venuto mai a Napoli per paura che gli chiedono i soldi. [...] Io una volta ci sono andato a Napoli. Era pulita. Però forse non ho visto bene. A Napoli ci sono tutti i ladri, mariuoli, assassini e drogati. Il mare è una latrina. Vendono le cozze usate. (''[[Io speriamo che me la cavo]]'') *Il popolo non era né greco, né romano, né bizantino; era il popolo napoletano di sempre, un popolo che non assomiglia a nessun altro: di un'allegria che è uno schermo a coprire la tragedia della miseria; di un'enfasi che è un modo per dare un valore allo scorrere monotono dei giorni; di una pigrizia che è saggezza e che consiste nel non fingere di essere attivi quando non si ha nulla da fare. Un popolo che ama la vita, che gioca d'astuzia con i rovesci del destino, che ha il gusto della parola e il disprezzo per l'agitazione militare, perché la pace, che ha conosciuto solo raramente, non lo annoia mai. ([[Maurice Druon]]) *Il segreto del [[blu]] è ben custodito. Il blu arriva da laggiù. Man mano che avanza s'indurisce e si muta in montagna. La cicala vi lavora. Gli uccelli vi lavorano. In realtà, non si sa niente. Si parla del blu di Prussia. A Napoli la [[Maria|Santa Vergine]] resta nei buchi dei muri quando il cielo si ritira.<br>Ma qui tutto è mistero. Mistero lo zaffiro, mistero la Santa Vergine, mistero il sifone, mistero il collo del marinaio, mistero i raggi blu che accecano ed il tuo occhio blu che attraversa il mio cuore. ([[Jean Cocteau]]) *Il tumulto e l'andirivieni quotidiano rendono Napoli una città popolata e piena di vita come Parigi. ([[Donatien Alphonse François de Sade]]) *Imperciocché ad un tratto si fa un gran rivolgimento di cose letterarie in Napoli, che, quando si credevano dovervisi per lunga età ristabilire tutte le lettere migliori del Cinquecento, con la dipartenza del duca viceré vi surse un altro ordine di cose da mandarle tutte in brievissimo tempo in rovina contro ogni aspettazione. ([[Giambattista Vico]]) *In [[Campania]] è finita l'era [[Antonio Bassolino|Bassolino]], nonostante «Un posto al sole». Negli anni, la soap di Raitre ha disegnato una Napoli che non c'è, una Napoli molto bassoliniana, una Napoli da portineria dove però non è mai esistito il problema spazzatura (tanto che si è dovuto provvedere altrimenti). ([[Aldo Grasso]]) *In tutta la sua vicenda millenaria, Napoli non è mai stata solo dei napoletani, dalle origini si è caratterizzata come un ''melting pot'', un punto d'incontro di popoli, di culture e di lingue diverse le cui tracce si percepiscono ancora oggi, dando vita alla sua fisionomia inconfondibile di "metropoli della memoria".<br>[[Sigmund Freud]], grande viaggiatore e appassionato dilettante di archeologia, ha paragonato la psiche umana a una città antica come [[Roma]], sotto la cui forma moderna apparentemente visibile si celano i residui di una storia secolare che continua a influenzare la sua vita attuale. La metafora può essere valida in maniera particolare per Napoli, luogo in cui la «contemporaneità del non contemporaneo» ([[Ernst Bloch]]) salta subito agli occhi di chiunque percorra i suoi vicoli, strade e piazze, e la cui «porosità» si esprime anche come intreccio indissolubile di spazi e di tempi: città delle metamorfosi eterne in cui niente sembra scomparire per sempre. ([[Dieter Richter]]) *In tutte le chiese si vedono lapidi sepolcrali di spagnoli, e molte in castigliano, e qualcuna in catalano. La grande strada di Toledo, e quasi tutti gli edifici e monumenti pubblici, portano il nome di qualche spagnolo, e tutto è pieno di memorie di spagnoli, ma soprattutto ad ogni passo si avverte la presenza del nostro augusto monarca [[Carlo III di Spagna|Carlo III]]. La Strada Nuova, l'Albergo dei Poveri, Capo di Monte, Portici, Caserta, tutta Napoli e i suoi dintorni testimoniano l'animo generoso di Carlo III, e il Re ''Cattolico'' è un nome che si sente ripetere ad ogni occasione dai napoletani, e con un particolare sentimento di tenerezza e gratitudine. ([[Juan Andrés]]) *In tutti i modi la fusione ''coi Napoletani'' mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso! ([[Massimo d'Azeglio]]) *In uno dei quartieri popolari dove arrivai bighellonando vidi la seguente scena: da una stanza all' ultimo piano di un palazzo, si aprì una finestra e una vecchia signora calò una lunga fune con un cesto dal quale alcuni bambini che giocavano presero dei pupazzi ritagliati dalla carta colorata, con una gioia che mi commosse fino alle lacrime. Imparai che la povertà non esclude la gioia. ([[Hans-Georg Gadamer]]) *Innamoratevi a Napoli. Sposatevi a Battipaglia. Divorzierete a Potenza. Napoli città degli innamorati.<br>Per la gioia di [[Francesco Alberoni|Alberoni]] e sua moglie. Macchine incolonnate aspettano di entrare in città. Gente smaniosa, single, depressi, abbattuti, ipocondriaci, gente insomma spenta che fa la fila perché ha saputo che a Napoli ci s'innamora. ([[Peppe Lanzetta]]) *Intanto a Napoli con l'editto del 1802 (RD 30.06.1802) il Re proibiva l'accattonaggio per le Chiese, per le strade e nei luoghi pubblici (art. 1); ordinava il ricovero nel Real Albergo de' poveri, se storpi ed inabili al lavoro (artt. 2 e 4); comminava pene ai trasgressori (art. 3), e ai parenti, che non ne prendessero cura (artt. 5 e 9); prescriveva norme per l'amministrazione dell'Istituto e all'art. 12 dichiarava espressamente: «Oltre ai mendici saranno raccolti e rinchiusi per ora nel Real Albergo de' Poveri tutti i fanciulli e le fanciulle che vagano per la città abbandonati dai loro genitori, o da coloro che avendoli presi dalla Santa Casa dell'Annunziata, gli lascino esposti di nuovo, senza più curarne il mantenimento e l'istruzione». ([[Gabriele Amendola]]) *{{NDR|Alla recettività linguistica del [[dialetto napoletano]] si unisce quella}} intensamente e concretamente solidale sul piano umano. Si pensi all'accoglienza riservata agli Ebrei, non ghettizzati ma inseriti in due zone che ancora ne ricordano la presenza: Giudecca vecchia, nei pressi di Forcella e Giudecca nuova, verso Portanova, nonché alle varie Logge (cioè alloggiamenti) dei Pisani, dei Francesi, dei Genovesi... Etnie cui nel materno grembo partenopeo era possibile integrarsi e comunicare al di fuori di ogni discriminazione, nella stessa misura in cui il nostro aperto e multimediale idioma ha saputo dare spazio alle tante componenti in esso armonicamente trasfuse... ([[Renato De Falco]]) *Io ammiro in cotesta città principalmente due cose: la religione verso Dio, e la pietà verso il prossimo; che sono la perfettione di tutti quelli, ch'aspirano alla vita immortale, e gloriosa. ([[Gabriele Fiamma]]) *Io aveva creduto insino allora, che la terra e il genere umano fossero Napoli e i Napoletani; che gli ordini più sublimi di questo genere umano fossero quei feroci della fonte Capuana e dell'orto Botanico, e quei gendarmi del convento; e che la meta finale a cui questo genere umano intendesse, fossero certi saporitissimi desinari, e certe appetitivissime cenette, che, con eloquenza senza pari al mondo, que' miei eruditissimi studenti ragionavano sempre fra loro solersi dalla gente scelta fare qui alle lune estive, ponendo le tavole o in una bella contrada marina detta Santa Lucia, o in un'altra spiaggia deliziosissima detta Posilipo. ([[Antonio Ranieri]]) *Io, che ho camminato qualche parte d'Italia, ed ho notizia delle genti e de' costumi delle altre città, ardisco dire che non vi sia città al mondo dove sia più premiato il valore, e dove l'uomo senza avere altra qualità che il proprio merito possa ascender a cariche grandi e ricchezze immense, a dignità supreme ed a governar la repubblica, senza aver bisogno né di nascita, né di danari per arrivarci, anzi senza che nemmeno abbia l'onore della cittadinanza: stando così aperta la porta degli onori alli regnicoli come ai cittadini, e così a' poveri come a' ricchi, e così a' nobili come ad ignobili, ancorché siano d'infima plebe, e della più umile terra del regno: ciò che in nessun'altra città del mondo, non che dell'Italia, è lecito di desiderare, non che di sperare. ([[Francesco D'Andrea]]) *Io pur venni a Napoli gentile e da bene, il cui sito a me pare meraviglioso e il più bello ch'io vedessi mai, perché io non ho veduto città ch'abbia dall'un de' lati il monte e dall'altro la batti il mare, come fa questa; ed anche per altre sue particolarità, che tutte insieme e ciascuna per sé la fanno parere mirabile. Ma perché dovete sapere che la natura non vuole, né si conviene (come disse quella pecora del [[Francesco Petrarca|Petrarca]]) "per far ricco un, por gli altri in povertate", quando l'ebbe molte delle sue doti più care concedute, le parve di ristringer la mano, affine che l'altre città non le mandassero loro ambasciatori a dolersi con esso lei di tanta parzialità, e propose fra se stessa di dare questo paradiso ad habitare a diavoli; e così come aveva proposto, mandò ad effetto. ([[Bernardino Daniello]]) *Io ritengo Napoli una città estremamente civile; ebbene, nel vocabolario dei napoletani non esiste la parola lavoro, dicono la «fatica». Anche io sono così, non amo la fatica. ([[Roberto Rossellini]]) *L'eruzione dell'anno 79 ed i terremoti che si ad essa si accompagnarono non rattristarono che per pochi anni il sempre sorridente golfo. Dopo Costantino e Giuliano, anche dopo Teodosio, Napoli e i suoi dintorni non hanno perso il fascino che aveva sedotto i contemporanei di Augusto. Nelle lettere di Simmaco come nei versi di Orazio non si parla d'altro che delle delizie di Baia e del suo golfo in miniatura. [[Cecina Decio Albino|Decio]] aveva fama di rinnovare nella sua villa le magnifiche follie di Lucullo. ([[Émile Bertaux (storico)|Émile Bertaux]]) *L'espansione delle idee se era stata più sollecita a Napoli, non era men feconda nelle altre terre d'Italia. Napoli aveva risposta la prima al solenne appello del secolo; ma il Piemonte, la Toscana, Roma, e la grande voce di Lombardia e di Venezia non tardarono a farsi udire. La costituzione di Napoli era stata la lieve scintilla che aveva destato il grande incendio. Tutta la penisola da un capo all'altro subiva da lungo tempo l'azione di una disorganizzazione vitale. Il vecchio abito dell'assolutismo cadeva a brani, ed il bisogno della ricostruzione era universalmente sentito. ([[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]) *L'indimenticabile ed eterna Napoli, che a volte prende sembianze mortali e va in rovina solo per esaltare ancora di più la sua sopravvivenza, l'incanto imperituro, la voluttuosità inesauribile che strugge il cuore con un piacere malinconico e ardente, con un supremo "qualcosa" che non è il golfo azzurrino, né le sue grotte trasparenti, né il suo vulcano dongiovannesco, né la sua Pompei, che ride e vive in idillio perpetuo nelle sue rovine, ma qualcosa di così particolare e così suo, che fa vivere nella nascosta trattoria l'averno e il cielo, l'angelico e l'umano, ciò che è stato e ciò che sarà poi, ed ancor più, il più struggente non voler morire che ho mai conosciuto. ([[Ramón Gómez de la Serna]]) *L'unico luogo che forse potrei scambiare con Napoli è Milano, l'altra grande metropoli italiana. ([[Toni Servillo]]) *La Capitale! Ma è egli possibile Napoli per capitale dell'Italia? Poi qual meschina idea?! Ma questo per Dio, non è amor patrio. ([[Giuseppe Verdi]]) *La Circe ingrata, che pur glorifica tante bestie, lo vide morire molto vecchio e quasi cieco pel troppo attento indugio degli stremati occhi {{sic|su le}} carte: e quasi non s'accorse della dipartita di Lui!<ref>Bartolomeo Capasso.</ref>. ([[Ferdinando Russo]]) *La città di Napoli non è solamente conosciuta per molto nobile, e principale da gl'italiani, che con piccola fatica, e con grandissimo gusto possono godere le comodità, e le delizie sue ma etiandio da tutte le straniere Nationi è stimata, e tenuta in pregio, come quella, da cui si conosce che in gran parte dipende la quiete, e la salute di questa provincia nobilissima d'Italia. ([[Gabriele Fiamma]]) *La città si sveglia di nuovo coi [[Pulcinella]], i borsaioli, i comici e i mendicanti; con gli stracci, le marionette, i fiori, la vivacità, la sporcizia e la universale degradazione; si risveglia sciorinando al sole il suo abito d'[[Arlecchino]], l'indomani e tutti gli altri giorni, cantando e digiunando, danzando e giocando sulla riva del mare. ([[Charles Dickens]]) *La contraddizione fra il genio inventivo e l'insuccesso pratico, tra la fecondità intellettuale e la sfortuna, il sottosviluppo, il marasma cronico, è l'aspetto più suggestivo di Napoli. Per la mancanza di una classe dirigente adulta, questa città che aveva tutto per riuscire ha fatto costantemente fiasco. Ma ha anche prodotto spiriti bizzarri e seducenti, invece di quegli scarafaggi sicuri del fatto loro che pullulano nelle capitali borghesi. ([[Dominique Fernandez]]) *La cosa che più mi colpisce è il continuo confronto forte che in altri posti faccio fatica a trovare, tra l'antico, la tradizione, ed il nuovo che si esprime anche a livello tecnologico. Per dirla con un'immagine sola, la vicinanza tra i computer e le reti dei pescatori. Ciò che trovo stimolante a Napoli è che mentre altre città hanno sacrificato completamente le proprie radici all'innovazione tecnologica, qui ancora si trova un incontro tra le radici profonde della cultura ed una visibile voglia di innovazione. Tanto che sarebbe uno scenario adatto ad un film di fantascienza. ([[Gabriele Salvatores]]) *La [[cucina napoletana|cucina di Napoli]]. E dopo aver mangiato un piatto di spaghetti con le vongole (e aver bevuto alquanto vino di [[Isola di Capri|Capri]] e d'[[Isola d'Ischia|Ischia]]) che [[Tristan Corbière]], il più simpatico dei maudits di [[Francia]], scrisse il "Sonetto a Napoli | {{sic|all'sole, all'luna}}, | {{sic|all'sabato, all'canonico}} | e tutti quanti con Pulcinella".<br/> ''Il n'est pas de samedi | qui n'ait soleil à midi; | femme ou fille soleillant, | qui n'ait midi sans amant!... || Lune, Bouc, Curé cafard | qui n'ait tricorne cornard; | – corne au front et {{sic|corde}} au seuil | préserve au mauvais oeil. || ...L'ombilic du jour filant | son macaroni brulant, | avec la tarantela: || {{sic|Lucia, Maz'Aniello}}, {{sic|Santo}} Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA –''<ref>''Non c'è sabato | che non ci sia il sole a mezzogiorno; | donna o ragazza soleggiante, | che non ha fatto mezzogiorno senza amante!... || Luna, Caprone, Curato scarafaggio | che {{sic|un}} {{NDR|(non)}} abbia tricorno cornuto! | – Corna in fronte e corna all'uscio | preservano dal malocchio. - || ''L'Ombelico del giorno'' filante | i suoi maccheroni brucianti | con la tarantella: || Lucia, Masaniello, | Santa-Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA – ''| Mergellina-Venerdì 15 aprile. (''SONETTO A [[Napoli|NAPOLI]] | AL SOLE ALL'UNA | AL SABATO AL CANONICO | E TUTTI QUANTI | CON PULCINELLA''), in Tristan Corbière, Gli Amori Gialli, poesie, vol. 2, cura e traduzione di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo, Acquaviva, 2006, [https://books.google.it/books?id=2SzGWQFWU2AC&lpg=PP1&dq=tristan%20corbi%C3%A8re%20pulcinella%20napoli%20poesie&hl=it&pg=PA232#v=onepage&q=tricorno&f=false pp. 232-233] </ref><br /> Mangia, lunghi filanti, serpeggianti, gli spaghetti, marezzati dai molluschi gonfi e teneri, ancora saporosi di mare, delle vongole veraci; bevi quei vini; te lo trovi addosso lo spirito maudit. Maledetto? Benedetto, mille volte benedetto da che ti riempie di sole, di desiderio di cantare anche tu con Pulcinella. ([[Luigi Veronelli]]) *La domenica pomeriggio i quartieri di Napoli sono silenziosi e oppressivamente immoti. Nei vicoli deserti una miscela di ritmi musicali, voci, un sommesso acciottolio di piatti e posate esce dalle finestre aperte e dai balconi. Percepire i suoni e i segni della vita da lontano, la quiete e la solitudine delle strade, le saracinesche chiuse dei negozi e dei chioschi, l'immagine di un mondo che si è sottratto allo sguardo esterno, per immergersi nella sua dimensione privata: tutto obbliga a concludere che l'unità elementare di vita sociale a Napoli è la famiglia. ([[Thomas Belmonte]]) *La jettatura napoletana è una particolare ideologia, nata a Napoli in ambiente colto verso la fine del XVIII secolo. Questa tesi può sembrar contraddetta dal fatto che il fascino, il malocchio, e – più generalmente – la credenza nel potere malefico di una persona si ritrovano in tutti i Paesi e in tutte le epoche, come stanno a dimostrare il mauvais œil francese, l'evil eye inglese e il bose blick tedesco, per tacere di tutti i possibili riferimenti extraeuropei. In realtà se si considera la jettatura napoletana in rapporto al resto della vita culturale dell'epoca, e quando si legge in prospettiva la letteratura che sull'argomento fiorì a Napoli dalla seconda metà del Settecento, il fenomeno si presenta con una sua specifica coloritura locale che lo rende inconfondibile. ([[Ernesto de Martino]]) *La litigiosità rientra nell'umore della nostra gente. C'è nell'aria una provocazione continua. Sono in troppi a essere creativi, in quella cinta daziaria. Napoli è sterminata. Ma lo spazio per convivervi tutti in pace risulta sempre troppo stretto. ([[Francesco Rosi]]) *La mia prima impressione del mio approdo a Napoli fu quello di una città caotica. I napoletani sono insolenti e maleducati [...]. In ogni momento ti assalivano gridando in dialetto "Uè Gargà vien accà" magari per fare una foto. Il "per favore" a Napoli non esiste ma è una cosa unica vivere li. La città cambia dal giorno alla notte. Se le cose vanno bene non puoi uscire di casa, se vanno male lo stesso. ([[Walter Gargano]]) *La napoletanità è una parola che si trova nel vocabolario ideale e che individua radici tipiche oltre gli schemi.<br />Storia e leggenda sono lavoro cosmico dove magia, esoterismo, nobiltà e sacro si fondono con il quotidiano, il peccato e la famiglia. ([[Francesco Grisi]]) *La nazione napolitana è divisa in due classi: il proletario e la borghesia. L'aristocrazia è un essere incompleto ed impotente, la quale non ha che un nome infecondo financo di memorie. ([[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]) *La nostra città, oltre a tutte l'altre italiche di lietissime feste abondevole, non solamente rallegra li suoi cittadini o con nozze o con bagni o con li marini liti, ma, copiosa di molti giuochi, sovente ora con uno ora con un altro letifca la sua gente. Ma tra l'altre cose nelle quali essa appare splendidissima, è nel sovente armeggiare. ([[Giovanni Boccaccio]]) *La plebe napoletana è come quella dell'antica Roma, formata di liberti che non avevano nulla. Perciò è credulona, superstiziosa, avida di notizie. La plebe di Napoli, dove tanta gente non ha nulla, è ancora più plebe delle altre. ([[Montesquieu]]) *La prima volta che giunsi qui, fu per una conferenza accademica. Ero solo e non svolgevo alcun ruolo nell'Università. La povertà e la gioia di vivere, queste erano le cose che più mi hanno impressionato, e poi… {{sic|Il}} rispetto per la cultura. ([[Hans Georg Gadamer]]) *La vita quotidiana a Roma è ormai inquinata. Chiesa, televisione e politica l'hanno occupata nelle sfere più intime e hanno finito per trasformarla in un paesone dove questi mondi la fanno da padrone. Invece Milano e Napoli hanno ancora uno spleen, una solitudine malinconica, sono città con forti valori simbolici. Viverci è nutriente sul piano degli atteggiamenti e dei comportamenti, per questo voglio assolvere Napoli nonostante tutto. Nonostante una realtà dove l'inferno e il paradiso si toccano; dove l' ironia altro non è che la passione quando sa prendere le distanze; dove si lotta continuamente contro la cultura della morte, mentre le altre città hanno la morte in casa e, nella loro quiete apparente, fanno finta di non accorgersene. Tutto questo è sempre foriero di una condizione felice artisticamente parlando. E vale per musica, cinema, arte, letteratura. Napoli è una città che crea continuamente anche nella difficoltà del suo quotidiano. ([[Toni Servillo]]) *Lasciai Napoli nel mese di agosto, e con gran dispiacere. Conosciuto che uno abbia quella città, è impossibile che si risolva a lasciarla; e se avviene che si separi da essa, non accetta l'idea di non più ritornarvi. ([[Charles-Victor Prévost d'Arlincourt]]) *Le donne di Napoli sono dei maiali. Sono maiali grassi con dei vestiti sciatti, di solito neri, macchiati di salsa di pomodoro, urina, grasso, o dalla cacca di un bebè. [...] Ma devo anche spiegare che sono meravigliose, ognuna ha il volto della madre di Dio e le mani contorte, incallite e tenere delle donne che hanno passato la vita a badare ai propri figli e ai propri uomini. ([[John Fante]]) [[Immagine:Oswald Achenbach 001.jpg|thumb|Fuochi d'artificio sul litorale napoletano; olio su tela di Oswald Achenbach, 1875]] *Libera dalle improvvise ceneri il tuo volto semidistrutto, o Partenope, e le tue chiome, sepolte sotto il [[Vesuvio|monte]] scosso dall'aria che soffia al suo interno, poni sul tumulo e sulle reliquie del tuo grande figlio. ([[Publio Papinio Stazio]]) *Ma non lascierò per questo di avertirvi che dovete pensare di essere nella regalissima città di Napoli, vicino al seggio di Nilo. Questa casa che vedete qua formata, per questa notte servirrà per certi barri, furbi e marioli, – guardatevi, pur voi, che non vi faccian vedovi di qualche cosa che portate adosso: – qua costoro stenderranno le sue rete, e zara a chi tocca. ([[Giordano Bruno]]) *{{NDR|Il}} malanno immedicabile, oscuro, osceno, inveterato di questa città, sotto mille altri rispetti preclarissima, per cui il girare di nottetempo qui non si fa con minor paura e pericolo che in mezzo ai folti boschi: conciossiaché le strade sien piene di nobili giovani armati tutti, le immoderatezze de' quali nè la paterna educazione, nè l'autorità de' magistrati, nè la maestà e l'impero dei re valsero mai a raffrenare. Ma come meravigliare che fra le ombre della notte e senza alcun testimonio taluno ardisca commetter delitti, se a pieno giorno, alla vista del popolo, al cospetto dei re, in questa città d'Italia con ferocia da disgradarne i barbari si esercita l'infame giuoco de gladiatori: e come sangue di pecore l'umano sangue si sparge, e, plaudente l'insano volgo affollato, sotto gli occhi de miseri genitori si scannano i figli, e tiensi a disonore l'offerire con ripugnanza la gola al pugnale, quasi che per la patria o per la gloria della vita celeste si combattesse? Di tutto questo inconsapevole io fui condotto un giorno a certo luogo vicino della città chiamato Carbonaria: nome veramente acconcio alla cosa: imperocché quella scelerata officina deturpa e denigra gli spietati fabbri che ivi si affaticano sull'incudine della morte. Era presente la Regina, presente Andrea re fanciullo, che di sè promette riuscir magnanimo, se pur riesca a porsi in capo la contrastata corona: v'eran le milizie di Napoli, delle quali invan cercheresti le più attillate e più eleganti: popolo v'era venuto in folla da tutte parti. A tanto concorso di gente, e a tanta attenzione d'illustri personaggi sospeso, fiso io guardava aspettando di vedere qualche gran cosa, quand'ecco come per lietissimo evento un indicibile universale applauso s'alza alle stelle. Mi guardo intorno e veggo un bellissimo garzone trapassato da freddo pugnale cadermi ai piedi. Rimasi attonito, inorridito; e dato di sproni al cavallo, rampognando l'inganno de'miei compagni, la crudeltà degli spettatori, la stoltezza de'combattenti, all'infernale spettacolo ebbi volte le spalle. Questa doppia peste, o padre mio, quasi eredità de maggiori venne e s'accrebbe ne'posteri, e giunse a tale che la licenza del commetter delitti in conto di dignità e di libertà vien reputata. ([[Francesco Petrarca]]) *Materialmente questa città contribuì alla ricchezza dell'Italia Unita più di qualunque altro Stato; dati e cifre sono stati pubblicati da [[Francesco Saverio Nitti|Francesco Nitti]] in ''Nord e Sud'' (1900) come pure in altri scritti che nessuno ha mai confutato. Nella Scienza delle Finanze, Nitti dà il seguente computo della ricchezza dei diversi Stati al momento dell'unificazione: Regno delle Due Sicilie: milioni di lire oro 443,2; Lombardia: 8,1; Ducato di Modena: 0,4; Romagna, Marche e Umbria: 55,3; Parma e Piacenza: 1,2; Roma: 35,3; Piemonte, Liguria e Sardegna: 27; Toscana: 84,2; Veneto: 12,7; Veneto: 12,7. Così, dunque, contro i 443 milioni in oro corrisposti all'atto delle nozze dal Regno delle Due Sicilie, il resto d'Italia – oltre due terzi della Penisola – non portò in dote neppure metà di quella somma. A dispetto di ogni contrastante asserzione, le finanze di Napoli, nel complesso, non erano male amministrate. ([[Harold Acton]]) *Me ne sono andato da Napoli per stanchezza, ma anche perché sono una persona paurosa ed è una città che riesci a vivere bene solo se la affronti di petto, se la esplori senza il timore che ti possa succedere qualcosa... {{Sic|dipende}} probabilmente anche da dove sei nato. ([[Paolo Sorrentino]]) *Mi contava un sojatore che a Napoli, in certi alberghi, usava il servitore entrare nella camera del forastiero, la bella mattina del suo arrivo, con una guantiera sparsa di piccoli e grossi stronzi, ciascuno dei quali avea appeso un cartellino e scritto su un prezzo. I grossi costavano molto più dei piccini, ed alcuni tenevano in capo un cappellino di prete. Erano questi i prodotti degli abatini. E il forastiero sceglieva. E detto fatto si apriva la porta, e compariva ai comodi del forastiero la parte corrispondente – autrice dell'esemplare. ([[Carlo Dossi]]) *Mi trovo in un paese freddo e nebbioso, fra un popolo in cenci. Quando metto il naso alla finestra, vedo girar nella strada una popolazione che se ne sta sotto grandi e rozzi ombrelli verdi ed azzurri. La nebbia si condensa sulle foglie nascenti e scola {{sic|tristamente}} lungo i rami, anneriti da un inverno che mai finisce: anche i miei orecchi, al par degli occhi, sono spiacevolmente scossi. I rauchi gridi de' mercantelli ambulanti che si vanno agitando nella via, giungono fino a me più lugubri che non quelli dello spazzacamino sul finir dell'autunno; il tabacco è ben caro e molto cattivo. Se voglio azzardarmi alquanto fuori, bisogna affrontare il fango, e le {{sic|grondaie}}; e tutto, nella contrada principale del paese, mi rammenta lo stesso chiasso della Grande-Trouanderie. Lo stesso chiasso, lo stesso tumulto, lo stesso impaccio di carrozze, la stessa luce, lo stesso odor di cattivo formaggio e di vecchie drogherie. ebbene questa contrada chiamasi la ''[[Via Toledo|Strada Toledo]]''; questa città {{sic|sucida}}, stridula, cenciosa, che regala i reumi, comprime i polmoni, e {{sic|strigne}} il cuore, è Napoli. Sì, Napoli, Napoli, Partenope, la città dei poeti, la città dei lazzaroni, la città del sole; quella Napoli di cui si è detto: ''Vedi Napoli e poi muori!'' – Morire! ah! no! no! Bisogna vivere, invece, per cavarsela ben presto, per riedere ad ammirare le rive dell'isola Louviers, per correre a Montmartre, per augurarsi l'orizzonte della strada Mouffetard. ([[Louis Veuillot]]) *Mille volte si ripete che in Napoli eran repubblicani tutti coloro che avevano beni e fortuna, che niuna nazione conta tanti che bramassero una riforma per solo amor della patria; che in Napoli la repubblica é caduta quasi per soverchia virtù de' repubblicani. ([[Vincenzo Cuoco]]) *Mobilità del territorio e sviluppo dei trasporti di massa [...] appaiono oggi condizioni imprescindibili per dare concretezza all'idea del futuro possibile. È un futuro che assumerà una fisionomia sempre più precisa nella misura in cui potrà disporre di un valore e di una risorsa tipici della società moderna: la velocità e la certezza degli spostamenti. Guardare a questo futuro significa anche porre riparo a errori e distorsioni del passato. In termini economici e di qualità della vita, Napoli ha già pagato prezzi molto alti. Un sistema efficiente di trasporti pubblici avrebbe potuto evitare uno sviluppo caotico della città che ha preso forma secondo direzioni non programmate e non razionali. Napoli è andata dove bisogni o pressioni particolari, molte volte speculativi, la spingevano. La stessa rete dei servizi primari si è dovuta realizzare, quando si è potuto, a posteriori, cioè a cose fatte. La «Napoli sbagliata» ha così divorato se stessa. ([[Ermanno Corsi]]) *Moltissimi a Napoli vogliono l'autonomia, ma sono sforzati a votare per l'annessione; e infatti la formula del voto e il modo di raccoglierlo sono sì disposti, che assicurano la più gran maggioranza possibile per l'annessione, ma non a constatare i desideri del paese. [...] I risultati delle votazioni a Napoli e in Sicilia rappresentano appena i diciannove tra cento votanti e designati. ([[Henry Elliot]]) *Napoletani, siamo fieri di questo nome che abbiamo fatto risonare dovunque alto e rispettato. Vogliamo l'unità, ma non l'unità arida e meccanica che esclude le differenze ed è immobile uniformità. Diventando italiani non abbiamo cessato d'essere napoletani. ([[Francesco De Sanctis]]) *Napoli, cità eccellente, como che meritamente sia capo del nostro siculo regno, cossì è e serà sempre florentissima in arme e in littere per li suoi generosi citadini illustrata; ne la quale, non son già multi anni passati, fu un dottor legista de onorevole fameglia, ricchissimo e multo costumato. ([[Masuccio Salernitano]]) *Napoli, città più popolata di tutte relativamente alla sua grandezza, li cui voluttuosi abitanti sembrano collocati sui confini del paradiso e dell'inferno. ([[Edward Gibbon]]) *Napoli è color ferro rugginoso. ([[Guido Ceronetti]]) *Napoli è il cristallo nel quale il viaggiatore si è lasciato catturare per, come l'insetto, eternizzare la vertigine di un volo che l'ambra fossile trasforma in frammento infinito. ([[Gabriel Albiac]]) *Napoli è l'unica città dove le persone ti salutano ancora con il "buongiorno" e non con un laconico "notte" o "giorno". ([[Christian De Sica]]) *Napoli è la capitale musicale d'Europa, che vale a dire, del mondo intero. ([[Charles de Brosses]]) *Napoli è rimasto per me un certo paese magico e misterioso dove le vicende del mondo non camminano ma galoppano, non s'ingranano ma s'accavallano, e dove il sole sfrutta in un giorno quello che nelle altre regioni tarda un mese a fiorire. ([[Ippolito Nievo]]) *Napoli è tante cose, e molti sono i motivi per cui la si può amare o meno, ma soprattutto Napoli è una grande capitale, ed ha una stupefacente capacità di resistere alla paccottiglia kitsch da cui è oberata, una straordinaria possibilità di essere continuamente altro rispetto agli insopportabili stereotipi che la affliggono. ([[Elsa Morante]]) *Napoli è un sorriso della Grecia [...] i suoi orizzonti affogati nella porpora e nell'azzurro, il cielo che si riflette nei flutti di zaffiro azzurri, tutto, perfino il suo antico nome di Partenope trascina a quella civiltà brillante. ([[Charles Gounod]]) *Napoli è una città altamente morale dove si possono cercare mille ruffiani prima di trovare una prostituta. ([[Karl Kraus]]) *Napoli è una città che ha la struttura di un romanzo. Le strade sono piene di storie che chiedono di essere trascritte. Ma quello di Napoli può essere solo un romanzo barocco e surrealista, ma incompiuto, irrisolto, contraddittorio, dove convivono l'apoteosi della religione cattolica e della bestemmia. ([[Tahar Ben Jelloun]]) *Napoli è una città che trovo vibrante, creativa, dove si lotta per vivere, ma splendida. ([[Peter Brook]]) *Napoli è una città dove facilmente si sprofonda. Il nuovo è fragile, il passato ha strati robusti. ([[Domenico Starnone]]) *Napoli è una città viva e rovinata. Tutto è bello, orrendo e in disordine, niente funziona bene tranne il passato. Ma tutto è possibile.<br>Gli esperimenti marini più importanti del Mediterraneo, le speculazioni più colossali e fasulle, le storie più incredibili e piacevoli, le persone più nobili e declassate, le cose più inutili e intelligenti si trovano qui. Con sfondo di sole e di mare.<br>Anche le cose più ingenue e contorte che scendono negli abissi dell'anima prosperano qui meglio che altrove.<br>Se ci fosse una capitale dell'anima, a metà tra oriente e occidente, tra sensi e filosofia, tra onore e imbroglio, avrebbe sede qui.<br>Nel mezzo della città si apre via [[Spaccanapoli]], un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l'enorme agglomerato. È il cuore di questa babele della storia. Qui visse e morì [[Benedetto Croce]]. ([[Stanislao Nievo]]) *Napoli è una grande capitale del mondo ed è un pezzo pregiato del Mezzogiorno d'Italia e del Paese intero. ([[Nichi Vendola]]) *Napoli è una tappa fondamentale, la racconto nelle sue contraddizioni e nella sua estrema vitalità, anche lì [...], Napoli e i napoletani rappresentano nel bene e nel male un'Italia al quadrato. ([[Corrado Augias]]) *Napoli è uno dei peggiori luoghi d'Italia; ma tutta intera questa nazione non è più che uno sbubbonare di tante Napoli, che se anche non sanguinano come Napoli, ne riproducono sintomi, crolli, abbrutimento. ([[Guido Ceronetti]]) *Napoli è uno strano paese!<br />Disteso come un Re orientale sul tappeto del più bel verde che si possa vedere, coi piedi sull'azzurro e limpido Tirreno col capo sul fianco dell'ardente Vesuvio, non v'ha città al mondo che possa rivaleggiare colla capitale della Italia del mezzodì.<br />Non v'ha mare più ridente, non v' ha cielo più sereno, non v'ha terra più feconda di frutti e di fiori.<br />Tutto è bello e tutto è grande qui. Questo popolo che sonnecchia, che si lascia calpestare con una pazienza che ha del dromedario del deserto il quale soccombe sotto al peso senza muover lamento, quando l'ora della rivoluzione lo ha scosso diventa d'un tratto tigre e pantera.<br />Non v'ha gente al mondo che sia stata oppressa di più.<br />La tirannide dei Viceré Spagnuoli avea appena lasciato a quel popolo gli occhi per piangere. ([[Franco Mistrali]]) *Napoli è vero e proprio crocevia della cultura italiana dell'ultimo secolo, luogo reale e simbolico, tempio della lacerazione e della speranza, delle ipotesi che balenano senza poter davvero trasformarsi in realtà e delle derive più inarrestabili, dove è possibile l'abbandono melodico e lo strappo più cupo, dove si esercitano il soccorso più solidale e la beffa più impietosa, l'intelligenza più problematica e la più becera volgarità, dove convivono violenza e dolcezza. ([[Giulio Ferroni]]) *Napoli fu per Metello il Rettifilo, via Toledo, piazza Plebiscito, e via Sergente Maggiore, via de' Fiorentini, quando gli sembrava di non aver altro da fare e si voleva prendere una distrazione. Non soltanto la mancanza di denaro, ma la divisa un poco lo umiliava; e dové adattarsi a quelle domestiche della Villa comunale, seppure non erano, per lui che aveva avuto Viola, proprio il suo tipo. Col tempo ''fece ghega'' insieme a un livornese, uno di Cascina, un fiorentino di Porta Romana: Mascherini, che negli anni dipoi non seppe mai dove fosse finito. Leoni, quello di Cascina, riceveva denaro, suo padre era mobiliere, ed egli era tirato ma finiva per offrire. Fu un sodalizio che durò a lungo: si frequentarono le bettole di Forcella, del Vasto e del Pendino, rioni che chiamano sezioni, come chi dicesse Sezione San Niccolò o Madonnone. Ebbero a che fare con la gente, per quei vicoli traversi o tutti in salita, dove la [[miseria]] e la sporcizia erano pari all'animazione che vi si trovava. Entrarono, piuttosto che in via Sergente Maggiore, in alcuni ''bassi'', dietro una sottana: ragazze tutte more di capelli, dai volti appassiti e i grossi seni. I bambini giocavano al di là della tenda. Non ci si toglieva nemmeno le mollettiere. Poi magari si restava a cena con tutta la famiglia, si diventava amici, ci tenevano in conto di figlioli: era gente come noi, come il livornese che non viveva meglio dietro la Darsena, come Mascherini che aveva il babbo fiaccherajo. E un po' ci si vergognava. Si vuotavano le tasche dell'ultimo soldino, come per farci perdonare. Cose trapassate nella [[memoria]], viste e vissute da dentro la campana. ([[Vasco Pratolini]]) *Napoli ha bisogno non pure di essere descritta, ma di essere spiegata, come città quasi eccezionale in Italia. ([[Antonio Morano]]) *Napoli ha una bellissima posizione. Le strade sono larghe e ben pavimentate con grossi e larghi massi di pietra squadrata. Le case, tutte grandi e pressappoco della stessa altezza. Molte piazze grandi e belle; e cinque castelli o fortezze, che non si finisce di ammirare. [...]<br />Da quando hanno pensato di costruire le fortezze dentro le città, non si ha più bisogno di avere popoli fedelissimi: li hanno resi obbedienti. Perciò prima scoppiava una rivoluzione al giorno, come in Italia. È quasi impossibile che i Napoletani si ribellino, con le cinque cittadelle che hanno. ([[Montesquieu]]) *Napoli, illustrissima e magnifica città, esposta al mezzo giorno, su le falde, anzi in mezzo alle radici del monte di Sant'Ermo [...] e d'alcuni altri piacevolissimi colli si riposa; l'onde mirando dell'imperioso Tirreno. ([[Bernardo Tasso]]) *Napoli in agosto è un po' come Parigi a maggio: ricorda Pescara in aprile. ([[Alessandro Bergonzoni]]) *{{NDR|Tischbein lascia Napoli occupata dai Francesi il 20 marzo 1799}} Napoli, la splendida Napoli mi parve nera e triste come una tomba. Altra volta, nei giorni di festa, i chiostri sulle colline erano illuminati con migliaia di lumi: si sparavano cannoni, s'accendevano fuochi d'artifizio. Ora, tutto scuro e deserto: i palazzi, sinistri e silenziosi: appena qua e là accennava un lume solitario. Il mio sangue era in fermento, i miei nervi in vibrazione, il mio cuore in malinconia. Questa città, in cui avevo goduto tanto: tante gioie, tante amicizie, tanti onori!... – Le ancore furono levate, le vele disciolte e spiegate al vento; il bastimento cominciò a muoversi. E noi passammo dinnanzi alla casa, dov'io avevo abitato tanti anni...<br>La mia commozione crebbe, quando vidi da lungi la roccia, su cui [[William Hamilton|Hamilton]] aveva un giardino pensile. La fantasia mi riprodusse tutte le belle ore, ch'io avevo trascorse in quel luogo. ([[Johann Heinrich Wilhelm Tischbein]]) *Napoli, metropoli di tutte le grandezze, meraviglia di meraviglie, i cui monti sono dolce oblio degli uomini, i cui campi sono splendidi prodigi della natura, il cui celebrato [[Sebeto]] è emulo dello Xanto e rivale del Pattolo, il suo molo, meraviglia del colosso piramidale, i suoi templi resti di quello di Efeso, i suoi principi e signori il simbolo della lealtà, la congregazione del valore, il centro della nobiltà, il sole di tutta l'Europa, e il fiore di tutta l'Italia. (''[[Estebanillo González]]'') *Napoli? Mi dispiace chiamarla solo città del sud, per me è l'unica capitale che abbiamo... In Italia c'è pochissima cultura diffusa e Napoli è un punto fondamentale per questo. ([[Cristina Comencini]]) *Napoli mi manca, sono fiero di essere napoletano. Ma [[Udine]] è come una seconda casa per me, sto benissimo qui, sento il calore della gente. ([[Antonio Di Natale]]) *Napoli nera e nuda. Napoli, che il baccano e la miseria fanno sembrare barbara al viaggiatore venuto da Roma, mentre non esiste, nella penisola, una città altrettanto fine, ingegnosa e colta, una città che abbia come lei l'aria di capitale, soprattutto se la si confronta con Roma; ma, dei successi che il talento dei suoi nativi avrebbe procurarle, è stata misteriosamente spogliata, da sempre. Città enigmatica, la cui popolazione è dotata delle più meravigliose risorse spirituali, senza riuscire a farle fruttare, perennemente vinta, nella lotta contro le offese; mendicante e umiliata da una continua calamità.<br>Così, giungendo da Roma per la strada litoranea, tanto bella da Terracina in poi, dove inizia il Sud, abbiamo proseguito rallentando l'andatura, amando Napoli e in pari tempo temendola. ([[Dominique Fernandez]]) *Napoli non è una città, è un mondo. Napoli non è solo a Napoli ma la trovi ovunque, anche in Germania. La "napoletanità" è una cosa unica. È chiaro che ogni città ha un suo calore, Napoli ce l'ha ma in maniera diversa, questa città vive le cose in maniera passionale, con un amore diverso da tutti gli altri. Non posso dire se rispetto alle altre tappe sia meglio o peggio, Napoli è sicuramente diversa. ([[Marco Masini]]) *Napoli non mi sentirà mai più! Tornerò a Napoli solamente per rivedere la mia cara mamma e per mangiare i vermicelli alle vongole! ([[Enrico Caruso]]) *Napoli per me è tutto, è mia madre, sono i miei ricordi; Napoli è la mia adolescenza. Se non fossi stato napoletano, non avrei potuto essere quello che sono a teatro. È grazie alla mia città, con la sua cultura, che mi sono realizzato come attore e artista. Non riuscirei a vivere lontano da Napoli. Credo di essere l'unico attore che non è scappato da una città vittima di molti pregiudizi. Alcuni veri, altri falsi. Mi piace ricordare sempre ciò che diceva [[Eduardo De Filippo|Eduardo]], "‘o presepio è buono, ‘e pasture so malamente". E aveva ragione. Napoli è quella descritta da [[Pino Daniele]], piena di contraddizioni ma ricca di fascino. ([[Peppe Barra]]) *Napoli per me è una città straordinaria, che soddisfa in pieno le mie esigenze. Io sono un uomo di calcio, e Napoli è forse la città al mondo in cui il calcio si vive in maniera più intensa. Vengo da Liverpool, anche lì c'è un rapporto viscerale con la squadra che pensavo non fosse possibile trovare altrove. Ma a Napoli è forse superiore. Poi sono amante dell'arte. E Napoli da questo punto di vista è una miniera, ci sono cose straordinarie da vedere, forse neanche i napoletani sanno quanto è bella e quanto è ricca la loro città. Mi piacerebbe dare il mio piccolo contributo per far conoscere al mondo la vera immagine di Napoli. ([[Rafael Benitez]]) *Napoli senza sole, senza mare azzurro, senza Vesuvio. Pioggerella monotona, mimose in fiore, in lotta con la tristezza del tempo; ma emanano luce propria e profumi più forti di quelli dei gas delle auto che attraversano la città come interminabili cortei funebri, accompagnati dall'immenso fantasma della benzina bruciata. Un ''auto da {{sic|fe}}'' urbano, uguale in tutte le città del mondo, conquistate dalla tecnica, questa vittoria planetaria della metafisica occidentale, come dice [[Martin Heidegger|Heidegger]]. ([[Vintilă Horia]]) *Napoli, sì come ciascuno di voi molte volte può avere udito, è ne la più fruttifera e dilettevole parte di Italia, al lito del mare posta, famosa e nobilissima città, e di arme e di lettere felice forse quanto alcuna altra che al mondo ne sia. La quale da popoli di Calcidia venuti sovra le vetuste ceneri de la Sirena Partenope edificata, prese et ancora ritiene il venerando nome de la sepolta giovene. ([[Jacopo Sannazaro]]) *Napoli, si fa presto a dire, sembra una città, non lo è, è una nazione, è una repubblica. [...] L'ammirazione che io ho per il popolo napoletano nasce proprio da questo amore per [[Totò]]. [...] Napoli è il mistero della vita, bene e male si confondono, comunque pulsano. ([[Lucio Dalla]]) *Napoli sono due città, una è esterna alla luce del sole, l'altra, sotterranea. Insomma il suolo su cui si costruisce è come la forma di una groviera piena di buchi. (''[[Le mani sulla città]]'') *Napoli – una città dove il «piacere» è attivamente coltivato. ([[Henry James]]) *Napoli! Zi' Teresa! Il Vesuvio! La Bersagliera! «A Marechiaro ce sta 'na fenesta»! Ah, come tornerei volentieri a Napoli! (''[[Totò le Mokò]]'') *Nei primi decenni del XVIII secolo, la città di Napoli è uno smisurato aggregato di persone, un contenitore umano che fa storia a sé nelle vicende demografiche del resto del Regno. ([[Giuseppe Moricola]]) *Nei primi giorni della mia dimora a Napoli visitavo con un nobile napoletano le rovine dei templi e dei palazzi romani a [[Pozzuoli]]. "Siete ancora fieri dei tempi antichi, voi napoletani?" gli chiesi. "Signore" mi rispose il grasso marchese "i napoletani sono tutti poveri ruffiani." Udendo che io mi servivo di un operaio mi disse: "Lo paghi un tanto e non un grano di più e se fa rimostranze, non gli dia niente di più". E proseguì: "Signore, stia in guardia, tutti i napoletani sono mariuoli". "Anche lei sarebbe nel numero?" io risposi, per metà scherzando e per metà sdegnato. "Sì, sì, mezzo birbante" rispose, {{sic|scotendosi}} dalle risa. Egli aveva ordinato al servitore che stava dietro alla carrozza di portare per noi una bottiglia di vino di [[Siracusa]]. Quando la cercammo, non la trovammo. Il marchese montò in gran collera e lo chiamò asino, ladro e bestia, infine lo minacciò di detrargli qualche cosa dalla paga per il mese seguente. Questo ebbe effetto. "Eccellenza" gridò il servitore a mani giunte "mi spezzi una gamba in due, ma non mi punisca sul denaro, il denaro fa male." [...] Il denaro è la grande leva che muove tutti i napoletani. Per il minimo servizio, per una semplice stesa di mano, chiedono denaro. Per denaro ridono, saltano, ballano, cantano. ([[Karl August Mayer]]) *Nel Conservatorio di Napoli vive ancora quel mondo del Settecento confluito dai quattro collegi della città quando, nel secolo passato, se ne è raccolta la sede. ([[Riccardo Muti]]) *Nell'ultimo bollettino del Bureau of Psychological Warfare si dice che a Napoli quarantaduemila donne esercitano, occasionalmente o con regolarità, la prostituzione. Questo su una popolazione femminile nubile che si aggira intorno a centoquarantamila. Pare incredibile. ([[Norman Lewis]]) *Nella convinzione del popolo napoletano due classi d'individui guadagnano con certezza alla lotteria. La prima categoria è composta da coloro che sono in possesso di una formula di calcolo matematico che indica i numeri di un'estrazione prossima in base allo studio delle estrazioni anteriori. La seconda comprende gl'individui che agiscono sotto l'influenza di una suggestione extraumana, divina o diabolica. ([[Marcellin Pellet]]) *Non c'è palazzo di giustizia in cui il chiasso dei litiganti e loro accoliti superi quello dei tribunali di Napoli. Lì si vede la lite calzata e vestita. ([[Montesquieu]]) *{{NDR|Il 13 settembre 1789, presenti [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando]] IV e [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena|Maria Carolina d'Austria]], il pallone aerostatico di Lunardi si alza nel cielo di Napoli.}} Non ero levato appena mille piedi quando restai incantato a osservare la scena che si presentava sotto di me del tutto nuova da quanto<ref>''Quando'', nel testo.</ref>avevo veduto in altre capitali dalla [[Gran Bretagna]] alla [[Scozia]]. Sembrava<ref name=seems>''Sembravami'', in Gleijeses, ''Napoli nostra e nuove storie'', 1977.</ref>Napoli {{sic|composto}} da tante piccole piazzette, tutte ricoperte di anime viventi. Erano questi i lastrici, o siano terrazzi, su de' quali erano saliti gli abitanti delle rispettive case. Nell'innalzarmi maggiormente, principiando a perder la vista gli individui, queste piazzette sembravano<ref name=seems/>tanti giardinetti sparsi di fiori verdi e rossi, ch'erano i diversi ombrelli con i quali si riparavano dal sole. ([[Vincenzo Lunardi]]) *Non passa anno senza che le collezioni scientifiche di qualunque altra città d'[[Italia]] si arricchiscano per la munificenza di qualche privato. E così mano mano si colmano le lacune, si completano le serie e si ottiene più assai di quello che non sia il potere dello stato e de' municipii di fare. Ma il napoletano ''largo di bocca e stretto di mano''; mentre non sa vivere fuori della sua città, non vuol poi far niente per renderla più bella e simpatica; non è superbo delle sue istituzioni, non è zelante di migliorarle; il suo municipalismo non sa mai incarnarsi in un'opera bella e generosa. ([[Vittorio Imbriani]]) *Non potreste credere che bei giardini ho in questa città perché, ne sono io testimone, sembra che manchi solo Adamo ed Eva per farne un paradiso terrestre. ([[Carlo VIII di Francia]]) *Non sembrava di stampo [[Venezia|veneziano]], piuttosto della razza dei comici napoletani, mezzo ruffiani, mezzo commedianti, brutali e protervi, pericolosi e spassosi. ([[Thomas Mann]]) *{{NDR|Sul proverbio: Napoli è un paradiso abitato da diavoli}} Non so se è falso in tutto, ma son certo che quella parte appunto, in cui il credo anch'io vero, sia quella che mostra sino ai ciechi la bontà dei suoi abitanti, avvegnaché non faccia troppo onore alla loro sapienza. ([[Antonio Genovesi]]) *Non sono abbastanza forte per il nord: là imperversano gli spiriti pedanti ed artefatti, che non sanno fare altro che lavorare alle norme della convenienza, come il castoro alla sua costruzione. Ho vissuto tutta la mia gioventù fra gente simile! Mi è venuto in mente all'improvviso, mentre per la prima volta vedevo il cielo grigio e rosso della sera scendere su Napoli – un brivido di compassione per me stesso, l'idea di cominciare a vivere da vecchio, e lacrime, e, all'ultimo istante, la sensazione di essere ancora in tempo per salvarmi. ([[Friedrich Wilhelm Nietzsche]]) *Non vi mettete scuorno, napoletani e affini, ma l'Espresso e Santoro hanno ragione: Napoli è veramente una città impossibile, insopportabile, malata. Mancavano i duemila delinquenti liberati solo a Napoli e dintorni dall'indultaccio per darle la mazzata finale. Ora la delinquenza galoppa con il plauso della gente e don Clemente Mastella con il suo vice Manconi hanno voglia a dire che l'indulto non c'entra: mentre lo ripetevano, venivano acchiappati a Napoli quattro delinquenti che avevano ucciso per rapina e tre di loro erano usciti freschi freschi dal carcere, grazie all'indulto. Ma non è solo questione di indulto, ne convengo. Il problema è Napoli. Che è davvero una brutta chiavica, per dirla in linguaggio indigeno. [...] Andate per le strade dove trabocca l'immondizia, per i quartieri dove regna il casino e il rumore, per le piazze e i vicoli dove comanda la guapparia e dilaga la furbizia truffaldina. No, Napoli non si sopporta. ([[Marcello Veneziani]]) *Non voglio farla grossa, ma la scoper­ta del Dna è iniziata all'ombra del Golfo e l'ho raccontato nel libro La doppia elica. Napoli, quindi, è stato un luogo fondamentale per me. ([[James Dewey Watson]]) *{{NDR|A Napoli}} novantanove volte su 100 finisci scugnizzo. Vengo dai quartieri popolari, cresciuto dalla nonna. Quando entravo in casa, battevo forte i piedi per far scappare i topi. E niente doccia. Scendevi per strada e ti fottevano la cartella. Poi la bicicletta. Poi il motorino. Alla quarta diventavi scugnizzo. ([[Gigi D'Alessio]]) *Oggi fui a vedere trattare le cause. Sono rimasto edificato del metodo: vengono trattate come si deve, con decenza, con maestà, con onoratezza. Ma la quantità dei curiali è sorprendente! {{sic|figuratevi}} tutti gli abitanti di [[Trento]], e de' suoi contorni riuniti nel castello del mal consiglio. ([[Carlantonio Pilati]]) *Pensiamo a cosa è avvenuto a Napoli durante la Liberazione. Gli americani venivano a salvare i napoletani e loro pensavano al modo per derubarli, per riempirli di prostitute, insomma quasi per avvilirli. Sempre per quel senso di superiorità. ([[Giuseppe De Rita]]) *Penso che abbia nella sua natura una tale magnifica tradizione di ibridazione, che questo discorso<ref>Sull'incontro e lo scambio di apporti culturali fra le civiltà del Mediterraneo.</ref>mi pare particolarmente proficuo, e anche perché Napoli è sempre stata vivissima dal punto di vista culturale: penso al circolo culturale aragonese. [[Roma]] difficilmente è stata capitale culturale, Napoli sì. E poi ha un legame molto forte con l'Oriente, e c'è una tradizione di riflessione filosofica sulla libertà. È una capitale del pensiero, non a caso uno spirito libero come [[Giacomo Leopardi|Leopardi]] ha poi scelto questa città. Ha tradizioni che resistono insieme ad avanguardie estreme. ([[Silvia Ronchey]]) *Penso che Napoli sia l'unica capitale d'Italia perché è una città che raccoglie le qualità tipiche di una capitale: estrema miseria ed estremo fasto. A parte le bellezze naturali, che non sono suo merito, le è rimasta la ''grandeur'' spagnola ed è l'unica città a sommare a questa ''grandeur'' l<nowiki>'</nowiki>''allure'' della grande capitale''.'' ([[Fernanda Pivano]]) *Per disonore dell'umana ragione non v'è cosa in Napoli tanto notoria, quanto la libera e pubblica vendita che vi si fa dei falsi attestati. La tariffa loro ordinaria è di tre ducati, o di quattro, secondo la fame di chi vende, e il bisogno di chi compra. Se tu vuoi dunque soppiantare un processo, alterare una particola di testamento, falsificare qualunque carattere, tu non hai ch'a gittar via i rimorsi, e dar mano alla borsa. Le botteghe de' falsari son sempre aperte. Tiriamo un velo sopra queste incredibili e non mai più udite abbominazioni. Il pensiero non può fissarle senza raccapriccio. ([[Vincenzo Monti]]) *Per me Napoli ha un posto particolare. Stendhal diceva: "Ci sono due capitali in Europa. Parigi e Napoli". Ho letto quello che Schifano ha scritto della città. Napoli è per me una città veramente particolare, l'ho visitata più volte e mi è molto cara. ([[Emmanuel Macron]]) *{{NDR|Napoli}}, per molti rispetti eccellente, ha questo oscuro e vergognoso e inveterato malanno, che il girar di notte vi è non meno pauroso e pericoloso che tra folti boschi, essendo le vie percorse da nobili giovani armati, la cui sfrenatezza né la paterna educazione né l'autorità dei magistrati né la maestà e gli ordini del re seppero mai contenere. ([[Francesco Petrarca]]) *Per nessuno tranne che per i meridionali è così. Se scrivi se canti se giochi, e vieni da Napoli sarai sempre il giornalista napoletano, scrittore napoletano pittore napoletano. Quel napoletano non te lo toglierai mai. ([[Roberto Saviano]]) *Per riassumermi, mi limiterò a trasmettervi l'impressione che reco da Napoli, da me prima non vagheggiata se non ne' sogni o ammirata se non ne' libri suoi. Ho visto una città colossale, ricca, potente: innumerevoli sono i suoi palazzi, costrutti con titanica negligenza sulle colline, sulle alture, nei vichi, nelle piazze, quasi che indifferente fosse la scelta del luogo in una terra da per tutto incantevole. Ho visto strade meglio selciate che a [[Parigi]], monumenti più splendidi che nelle prime capitali d'[[Europa]], abitanti fratellevoli, intelligenti, rapidi nel concepire, nel rispondere, nel sociare, nel agire. Napoli è la più grande capitale italiana, e quando domina i fuochi del Vesuvio e le ruine di [[Pompei]] sembra l'eterna regina della natura e delle nazioni. ([[Giuseppe Ferrari]]) *Per tutta la città {{NDR|si fanno}} accademie in diverse facoltà, {{NDR|alcune sono}} sospette essendo certo che la gioventù legge libri francesi ed oltramontani, e le massime di quelli contro la Chiesa ed ecclesiastici si spacciano con pompa pubblica, avendo preso gusto nella critica delle materie ecclesiastiche ed alle nuove opinioni cartesiane: {{NDR|di conseguenza a Napoli si è introdotta}} una specie d'ateismo. {{NDR|Particolarmente}} negli avvocati [...] e ministri si sentono pubblicamente proposizioni e massime contarie alla disciplina ecclesiastica, autorità di vescovi e bene spesso ancora contro la suprema autorità della Santa Sede. [...] Il moderno cappellano maggiore ha intrapreso di fondare una nuova accademia di molte facoltà e singolarmente di filosofia e di matematica, e pretende di introdurre la filosofia del [[John Locke|Loch]] e di altri autori simili, avendo già nominati i soggetti per ciascheduna facoltà. ([[Raniero Felice Simonetti]]) *Più ci penso e più mi convinco della forza delle immagini [[Walter Benjamin|benjaminiane]]. Si tratta di immaginare questa città come una colossale spugna stesa sul mare che non affronta i suoi problemi attraverso macroprogetti, sulla base di una ratio logocentrica, che non riduce il complesso delle tensioni, dei conflitti, che non tende ad annullarli, bensì assimilarli e, quasi, nutrirsene. ([[Massimo Cacciari]]) *Provo un estremo fastidio quando si parla di napoletanità. Essa esiste quando non la si individua, non la si isola in provetta e non la si esalta. È la storia impareggiabile di questa città. È la storia anche dei misteri, della morbosità, delle contraddizioni, della violenza, delle irrisioni. Quando la napoletanità diventa tronfia ed arrogante, un surrogato della retorica di regime, sia di sinistra, di destra che di centro, mi appare in tutta la sua miseria ed indeterminatezza culturale. Non mi piace quando viene sistematizzata, ma quando viene inseguita, quando ti contraddice, ti prende alle spalle per una sensazione, una verità carnale, di clima o di paesaggio. Oggi, con l'avvenuta trasmigrazione delle menti e dei corpi, è difficile vagheggiarla come si faceva una volta. Tanto vale trovarla nel rischio di vivere, di pensare e di cercare a Napoli questa grande emozione. ([[Valerio Caprara]]) *Quando diciamo che Napoli è una città violenta, una città criminale, una città sporca, una città in cui la qualità della vita è bassa, possiamo dire verità o esprimere esclusivamente luoghi comuni o stereotipi. È sbagliato rigettare queste definizioni esclusivamente perché mettono in mostra qualcosa che non va nella nostra città. La nostra città è questo ma è anche altro evidentemente: però è anche questo e allora bisogna cercare di capire qual è il fondamento di verità che c'è in questi stereotipi. ([[Aurelio Musi]]) *Quando mi chiedono che cosa resta, in questo nostro mondo cibernetico, di quel [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] quasi arcadico del ricordo, "Napoli? Il raffinato cadavere di Napoli?", rispondo: "Per restare resta molto. Resta l'immenso paradiso infranto della memoria. Resta la magnifica nostalgia dei perduti splendori. Restano la coscienza profonda di una storia condivisa, le spoglie delle civiltà da cui proveniamo, un presente postatomico con scorie industriali e una vegetazione radioattiva. Il Mediterraneo è anche questo. Una bellissima cloaca, come il [[Golfo di Napoli|golfo di napoli]]. Un rifugio di turisti nordici in pensione, come a [[Ischia]]. Un frammento di sogno di pietra, come [[Capri]]. Una [[Costiera amalfitana|costa]] geniale dove si trova [[Ravello]], sognata da [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], sognata da [[Richard Wagner|Wagner]]. Isole trasformate in prigioni; vulcani in fiamme; vigne d'oro; vino verde, di uve prodotte e raccolte in proprio; un mondo rurale minacciato, fra il drammatico e il gaudente. Rovine di mille anni fa e persino di ieri. Eterni corpi di marmo e altri ancora effimeri, parimenti magnifici. Tutto il cumulo di passato e presente che ora è vita. Resta il bellissimo cadavere barocco che è Napoli". ([[Josep Piera]]) *Quando nell'Ot­tocento è stata scelta l'idea di unità nazionale, non si è rispettata l'identità della penisola, che è stata sempre po­licentrica. Napoli non ha mai fatto riferimento all'Italia, ma al Mediterraneo e all'Europa. I napoletani si son detti ''regnicoli'', mai italiani, e non lo erano. ([[Franco Cardini]]) *Quando sarò morto tornerò a Napoli a fare il fantasma, perché qui la notte è indicibilmente bella. ([[Hans Christian Andersen]]) *Quanto dunque é Napoli per questo Re {{NDR|[[Carlo III di Spagna|Carlo III]]}} malissima sede, tanto buona sarebbe una città mediterranea, quale io ho sempre stimato [[Melfi]], ove spesso sono stati gli antichi Re. Lontana ella è egualmente dai confini del Regno e dai due mari; buonissima vi è l'aria; le spalle ha guardate da una serie di montagne, il lido del mare dell'altra parte è di mal accesso e fortificabile. ([[Bernardo Tanucci]]) *{{NDR|Il misto di autentica generosità ed astuzia senza doppiezza dei napoletani}} Quest'oggi la padrona del basso che mi ospita ha voluto per forza offrirmi un piatto della loro minestra di riso e fagioli. Ero commosso dalla prodigalità di questa povera gente che si toglie un piatto della loro minestra così faticosamente guadagnata. Avevo appena finito di dire "Ma è sorprendente la generosità e l'ospitalità del popolo napoletano, che mi commuove nel profondo del mio animo" quando si è avvicinata la padrona e a un orecchio mi ha sussurrato: "{{sic|Vedite}} un po' voi {{sic|si putite}} ottenere dall'amministrazione un compenso per il disturbo che ci prendiamo." ([[Vittorio De Sica]]) *Questa città dei miracoli, [...] questo centro di sentimentalismo e di abile sforzo quotidiano tra il bene ed il male. ([[Vintilă Horia]]) *Questa era la città del tempo controtempo [...] noi siamo figli di un grande sonno pomeridiano, un immenso sonno storico mentre tutto l'universo attorno a noi si muoveva e vegliava. [...] Era la città dove il pigliamoci un caffè durava mezza giornata. [...] Era la città del presente eterno: un napoletano non diceva 'domani andrò al mare', diceva invece 'domani vado al mare'. E Napoli, come la sedia rotta e molto rotta e poi smembrata, non esiste più. Il nome è vuoto, come quello di una persona cara che è morta, adagiata sul letto, pronta per essere chiusa in una bara e sepolta. ([[Ruggero Cappuccio]]) *{{NDR|[[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] e [[Giacomo Leopardi|Leopardi]]}} [...] questi due solitari e pur diversi poeti della malinconia, questi due perpetui esuli della loro città natale, ambedue innamorati della natura e portati per temperamento ai toni dell’idillio, ma che ambedue scavarono dentro le misure dell’idillio per cantare la fatale tristezza dell’uomo; e pensate anche a ciò che ha significato per l’uno e l’altro l’incontro con Napoli, se l'[[Eneide]] intera, nella sua stessa dimensione religiosa, e in quel di più che essa ha rispetto alle opere precedenti, non la si potrebbe concepire senza la presenza di questo mare e di questi dintorni, e se l’ultima e più alta impennata di Leopardi e la stessa disperata religione de La ginestra presuppongano come scenario, "''e di [[Capri]] la marina | e di Napoli il porto e [[Mergellina]]''". ([[Mario Pomilio]]) *Restituiamo Napoli ai Borbone! ([[Mario Borghezio]]) *[[Roma]] e [[Venezia]] si riuniranno all'Italia ma chissà se Napoli non sfuggirà all'Italia. Facile prender Napoli, difficile il conservarla. ([[Alexandre Dumas (padre)|Alessandro Dumas padre]]) *[[Lucia da Siracusa|Santa Lucia]] è, sotto il profilo strettamente storico, il luogo da cui nacque la città di Napoli. ([[Vittorio Paliotti]]) *«Santa Lucia vi conservi la vista», ripete da secoli, il mendicante napoletano che tende la mano sugli angoli delle strade, e dà con quella frase la misura esatta del significato in cui è tenuta a Napoli la «facoltà di vedere», un bene primario che costituisce la ricchezza estrema dei poveri e la sanità ultima degli ammalati. ([[Vittorio Paliotti]]) *Sarebbe una città di incanto se non vi si incontrasse una folla di plebei che hanno aria di ribaldi e di malandrini, senza essere sovente né l'uno né l'altro. ([[Papa Clemente XIV]]) *Sbarco sempre con angoscia a Napoli. Mi sembra di salire su un insidioso palcoscenico, dove la recita è corale e tu sei osservato e trattato come l'ultimo arrivato. Temi i tranelli della scena e la complicità della platea. Saranno pregiudizi e perfino ancestrali eredità del paesano sbarcato nella capitale storica del suo Regno, come una maschera del mio paese, don Pancrazio Cucuzziello, che veniva raggirato a Napoli per la sua ingenua rozzezza contadina. Ma quando arrivo a Napoli sento un'insidia che non avverto nemmeno nelle città arabe o sudamericane più insicure. Sopporto l'inferno napoletano solo come transito obbligato per accedere al paradiso delle sue isole e penisole o per godere di qualche amico. Non scriverò un ennesimo saggio su Napoli, camorra e sentimenti, semmai scriverei su una grande capitale fallita. Che affascina per la voluttà del suo declino, quasi la civetteria di disfarsi in pubblico. ([[Marcello Veneziani]]) *Se dall'unità il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata: ha perduto la capitale, ha finito di essere il mercato del Mezzogiorno, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone. ([[Gaetano Salvemini]]) *Se la banca Euromediterranea si farà, la sua sede naturale dovrà essere Napoli che per storia, centralità e condizioni geopolitiche non può avere rivali. ([[Giulio Tremonti]]) *Se quand'era tempo avessi potuto compiacere ad un mio desiderio, io sarei andato a vivere alcuni anni a Napoli, alcuni a [[Milano]]. Queste due città, una per la sua grande popolazione, l'altra per molte particolari condizioni, sono da qualche tempo la stanza del pensare filosofico in Italia. Esse furono abitate da quasi tutti i nostri scrittori che s'innalzarono ad una certa elevatezza d'idee, ed abbracciarono una certa estensione di principii. ([[Giuseppe Bianchetti]]) *Se [[Piazza del Mercato (Napoli)|qui]] dunque, pullulano i bassi e se ogni casa diventa bottega − come al Lavinaio − è proprio perché da questa economia il napoletano può trarre i mezzi di vita: e non sarà troppo prossimo il giorno, che tuttavia si auspica, di una Napoli pronta a offrire a tutto il milione dei suoi abitanti condizioni perfette di esistenza e di attività. Intanto, qui più che altrove si mostra come la conclamata inerzia napoletana sia invece una geniale attitudine a far diventare ricchezza il talento d'ognuno e come una rete minutissima leghi la grande alla minima industria, il grosso al minutissimo commercio.<br>Se un viaggiatore viene qui, tra la lunghissima [[Via nuova Marina|via Marina]] e il [[Corso Umberto I|Rettifilo]] e va curiosando − con sguardo acuto e cordiale, non distratto e acido − per questa contrada, s'avvederà subito come si tratti proprio di un pullulante fermento economico, come tutto qui risponda a un gioco essenziale della vita. Magari il ricordo di tante tragiche vicende darà un più oscuro colore ai gesti e alle parole di questa parte di Napoli, ma resterà vivo nell'animo di chiunque vi passerà questo «colore locale» che nasconde un significato sociale ben definito, forse anch'esso amabile perché anch'esso necessario alla vita di una grandissima città. ([[Mario Stefanile]]) *Se volete fare qualcosa di buono, fuitevenne 'a Napoli<ref>Fuggitevene da Napoli.</ref>. ([[Eduardo De Filippo]]) *Sebbene il lotto, introdotto a Napoli nel 1682 dai viceré spagnuoli, non esistesse ai suoi tempi, si è convinti che [[Ignazio di Loyola]] abbia manipolato e manipoli ancora, per mezzo dei suoi discendenti, la forza magica dei numeri. Ogni gesuita conosce la ''regola segreta'' e potrebbe arricchire a suo piacimento la gente povera, ma egli tace e tiene per sé la sua scienza. Perciò il gesuita, tacciato di cattiveria e d'egoismo, è abbastanza odiato nel Basso Porto e a Santa Lucia. ([[Marcellin Pellet]]) *Secondo una tesi prevalente, si fronteggiarono allora<ref>Dagli anni 50 ai primi anni 60.</ref>due città: una della rozza speculazione, l'altra della migliore cultura. Due Napoli impermeabili l'una all'altra. «Ma le cose – afferma {{NDR|Pasquale}} Belfiore – non andarono esattamente in questi termini. Vi fu un groviglio di intrecci fra l'una e l'altra città, tra la migliore cultura e la più proterva speculazione; si generarono perverse implicazioni pur partendo da limpidi presupposti. Il ruolo delle facoltà universitarie, degli ordini professionali, delle associazioni di categoria fu ora di totale estraneità, ora della più flagrante connivenza, ora della più intransigente opposizione in alcune delle loro componenti». Il ventaglio delle complicità, che via via hanno preso corpo, appare molto vasto. E non è ancora finita. La speculazione edilizia si avvia verso la terza fase. Dalle singole licenze rilasciate dalle amministrazioni [[Achille Lauro|Lauro]] si passa alle lottizzazioni; dai cantieri di improvvisati appaltatori e costruttori a quelli delle Immobiliari. In molti quartieri, però, la pioggia di cemento costituisce un attentato alla incolumità fisica. Si apre la stagione dei crolli. Napoli appare come «la città di cartone che scivola a mare e uccide», secondo una frase di [[Rosellina Balbi]]. Una "carta geologica", redatta dal Comune alla fine del '67, censisce {{sic|21mila}} metri quadri di vuoti sotterranei molto profondi, {{sic|119mila}} metri di vuoti ex cava e 366 caverne. Napoli è una città costruita sul vuoto. ([[Ermanno Corsi]]) *Sedevano un dì fra' boschetti d'aranci, sulla pendice a' cui piedi è [[Sorrento]]; e la brezza moveva da' rami e dalle foglie una musica di suoni e di fragranze; mentre di sotto alle verdi ombrelle rideva il golfo di Napoli, e dal cielo azzurro traluceva il Paradiso. ([[Augusto Conti]]) *Siamo tutti futuri napoletani. ([[Susanna Tamaro]]) *Si sa che i napoletani mettono tre o quattro parole dove non ne bisogna che una. ([[Giuseppe Pignata]]) *{{NDR|[[Napoli]] appare}} simile a certe leggendarie città orientali, vagheggiate dai poeti arabi: tetti e torrette che sembrano minareti, cupole ricoperte da tegole multicolori, chiese simili a moschee, guglie scintillanti, più adatte alla mezzaluna che alla croce, una popolazione brulicante simile nell'aspetto al popolo dell<nowiki>'</nowiki>''Arabia felix'', abbigliata secondo la foggia orientale. ([[Lady Morgan]]) *Solo noi abbiamo potuto permettere che la nostra Parigi {{NDR|Napoli}} venisse fagocitata da un centro minore {{NDR|[[Torino]]}}. ([[Pietrangelo Buttafuoco]]) [[File:Sfogliatelle.JPG|thumb|Sfogliatelle ricce, tipico dolce molto in uso a Napoli]] *Sono così afflitta, che preferisco l'entrata dei Francesi e che tolgano a quei miserabili fino all' ultima camicia, piuttosto che di vedere i nostri proprii sudditi bestie vili, poltroni, ma furfanti, condursi in tal guisa. ([[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]]) *Sono due città simili, Napoli come [[Istanbul]] si è lasciata il suo antico splendore alle spalle... ma mentre a Napoli c'è ancora traccia del passato, nei musei, nei palazzi, nelle strade, a Istanbul tutto è andato bruciato, distrutto... Eravamo troppo occupati a sopravvivere. ([[Orhan Pamuk]]) *Su dalla piazza aperta la massa del Maschio Angioino inquadra il panorama del porto e del [[Vesuvio]] lontano. Sullo sfondo celestino del monte s'alza lo stelo rosa del faro e fittiscono gli alberi dei velieri e dei piroscafi. Le pietre del selciato dure e ondulate ricordano quelle delle strade di [[Pompei]]. Ci si inoltra nei quartieri popolari dove le vie sono profonde tra caseggiati enormi e corrosi. Sembra di avanzare in una densa boscaglia, dove tra i rami cantino gli uccelli: sono i richiami dei venditori ambulanti. ([[Giovanni Comisso]]) *Sulla filosofia dell'umanità, sull'economia dei popoli noi abbiamo avuto opere eccellenti da quel paese, giacché la libertà del pensiero illumina e predilige il golfo di Napoli più che ogni altra parte d'Italia. ([[Johann Gottfried Herder]]) *Tra tutti gli amori terreni niuno certamente è più lodevole, più onesto, quanto quel della Patria. E quantunque a ciascuno sembri la propria esserne la più degna, e sola senza divisione d'affetti, senza comparazioni, senza rivalità l'onori, e l'abbia in pregio e l'ami; pure se fosse permesso tra questi doverosi amori far parallelo, niuna Patria a noi ne pare tanto meritevole quanto Napoli per chiunque ebbe in sorte il nascervi cittadino. ([[Ferdinando Galiani]]) *Tu sguazzerai con quei caci cavallucci freschi, arrostiti non con lento fuoco, ma prestissimo, con sopravveste di zucchero e cinamono. Io mi struggo solo a pensarvi. Vedrai in Napoli la Loggia detta per sopranome de' Genovesi, piena di tutte quelle buone cose che per ungere la gola desiderar si possano. Mangerai in Napoli di susameli, mostacciuoli, raffioli, pesci, funghi, castagni di zucchero, schiacciate di màndole, pasta reale, conserve rosate, bianco mangiare. Sarannoti appresentati de' buoni caponi. ([[Ortensio Lando]]) *Tutto quello che esiste passa di qui. Qui dal porto di Napoli. Non v'è manufatto, stoffa, pezzo di plastica, giocattolo, martello, scarpa, cacciavite, bullone, videogioco, giacca, pantalone, trapano, orologio che non passi per il porto. Il porto di Napoli è una ferita. Larga. Punto finale dei viaggi interminabili delle merci. Le navi arrivano, si immettono nel golfo avvicinandosi alla darsena come cuccioli a mammelle, solo che loro non devono succhiare, ma al contrario essere munte. Il porto di Napoli è il buco nel mappamondo da dove esce quello che si produce in Cina, Estremo Oriente come ancora i cronisti si divertono a definirlo. Estremo. Lontanissimo. Quasi inimmaginabile. Chiudendo gli occhi appaiono kimono, la barba di Marco Polo e un calcio a mezz'aria di Bruce Lee. In realtà quest'Oriente è allacciato al porto di Napoli come nessun altro luogo. ([[Roberto Saviano]]) *Un'assoluta estinzione di sentimento morale è lo spettacolo disgustoso di Napoli e della sua gente. Non si vedono uomini ma selvaggi... Al gusto depravato, al senso perverso di questo popolo piace il laido, il ripugnante... È il paese del piacere, niente più. Da [[Tiberio]] ai nostri giorni qui non si è fatto che godere. ([[Ernest Renan]]) *Un popolo che ha più immaginazione che fantasia, più acume ed arguzia che sentimento e passione, il quale rimane con la testa fredda in mezzo agli impeti più selvaggi ed arzigogola e sofistica anche quando sragiona. ([[Vittorio Imbriani]]) *Un turista tedesco dell'Ottocento sosteneva che «nella città del sole, per vendere un pomodoro bisognava cantare una cavatina». C'è di più: il venditore deve essere un attore nato, come dimostra questo crescendo [[Gioacchino Rossini|rossiniano]] impiegato per vendere cocomeri.<br>– Comme so' russe sti mellune!<br>(Un rosso così intenso da sembrare nero).<br>– So' nire, nire, nire sti mellune!<br>(Sono addirittura di fiamma).<br>– Tenenno 'o ffuoco d' 'o Vesuvio 'a dinta, sti mellune!<br>(Macché Vesuvio, questo è addirittura l'inferno!)<br>'Nce sta 'o diavolo 'a dinta: vih, che ffuoco 'e ll'inferno!<br>(Ed infine, è roba da chiamare i pompieri).<br>– S'è appiccicato 'o ciuccio cu tutta 'a carretta oh, anema d' 'o ffuoco!! ([[Riccardo Morbelli]]) *Una cultura cittadina ancora troppo prigioniera di un ottocento napoletano, oltre tutto spesso di seconda e terza mano, una città che in quest'ultimo secolo ha avuto rarissime occasioni di monumenti urbani o di collocazioni artistiche sul territorio. Queste circostanze hanno certamente determinato una scarsa sensibilità e un'{{sic|altrettanta}} scarsa conoscenza collettiva dell'arte contemporanea. Ma se una città che vuole rinnovarsi e rilanciare se stessa, è giusto che sia sempre gelosa custode del suo passato e della sua storia, dalle cui radici deve trarre le sue azioni future, deve anche vivere il suo presente, deve produrre cultura attuale, deve, in altri termini, essere testimone e protagonista della sua contemporaneità.<br>Ci è sembrata, quindi, un'occasione straordinaria poter adoperare luoghi di grande afflusso, come sono le stazioni della metropolitana, come luoghi in cui la città potesse confrontarsi con l'arte e dove il rapporto con l'arte potesse divenire un rapporto quotidiano, ordinario, normale.<br>In altri termini, ci sembra fondamentale che la città nel suo complesso e i suoi cittadini non siano più fermi all'arte del passato, non siano più culturalmente frenati dalla cultura di Napoli come grande capitale borbonica, ma esprimano finalmente la cultura di Napoli come grande capitale del [[Mediterraneo]] e, quindi, vivano e abbiano confidenza con l'arte di oggi. ([[Riccardo Marone]]) *Una romantica rovina da ripensare continuamente. Una splendida festa di sole, di mare e di morte. Immagine, quella della mia città, che fugge via, si avviluppa, si trasforma, si strazia, s'imbelletta, provoca ed eccita incarnandosi in figurazioni anarchiche, aggressive, imprevedibili, irridenti. ([[Valerio Caprara]]) *Una sola città, in Italia, poté resistere, fino al tempo di Diocleziano, all'unità romana. Reggio e Taranto avevano già dimenticato il greco, quando Napoli lo parlava ancora. Mentre le città del litorale ionio erano entrate nell'oscurità in cui dovevano restare sommerse fino all'VIII° secolo dell'era cristiana, mentre Capua, ancora ricca e popolosa, declinava lentamente dal giorno in cui, rivale di Roma, era stata abbattuta per sempre, Napoli non aveva cessato di crescere sotto il dominio romano senza acquistare la sua prosperità a prezzo di una rinuncia a tutte le sue tradizioni elleniche. La città erede dell'antico splendore di Cuma conservò sotto l'Impero forme di gorverno che la stessa Grecia aveva perdute: i cittadini continuarono a ripartirsi entro ''fratrie'' ad imitazione di Atene; imperatori, come Tito e Adriano, si onorarono di portare il titolo di ''demarca'' di Napoli. Le stesse magistrature romane rivestirono nomi ellenici; il duumviro fu un ''arconte'', e l'edile un ''agoranomo''. Giochi di origine antica furono magnificamente restaurati in onore di Augusto e salutati dai poeti e dai retori delle scuole greche, che attirarono in Campania fino alla fine del IV° secolo, come gli ultimi giochi olimpici. È a Napoli che Nerone andò per ricevere al teatro la corona poetica perché contava di trovarvi una società affrancata dai pregiudizi romani e, per dirla tutta, con l'espressione stessa di Tacito, una città greca. ([[Émile Bertaux (storico)|Émile Bertaux]]) *Una volta che arrivi a Napoli e impari a conoscerla, la accetti e la apprezzi per quello che è: fantastica, caotica, a volte anche folle. Può capitare che quella follia un giorno non vada bene per te e per la tua famiglia, ma non succede quasi mai perché è quella stessa follia che te la fa amare e ti rende felice. ([[José Manuel Reina]]) *{{NDR|La Festa di Pedigrotta dell'8 settembre 1608}} Vi accorre tutta Napoli. Vi vanno diecimila donne con gran fasto in infinite carrozze, e duemila cavalieri a cavallo e in carrozza, che solo a vedere tante gale, tanti volti divini, è una gloria; tanta nobiltà di principi e titolati che superano i trecento, e con tanti diversi colori di ricche livree e così numerose, che tutto il passeggio sembra un prato di gradevoli fiori. Vi va un'infinità di gente del popolo, e vi sono tra le donne mille volti stupendi, e sono adorne di mille gioie, ché non v'ha mai donna di ciabattino che non porti il giorno della festa e catene e collane d'oro e vesti molto ricche di seta. Si vedono poi mille belle cortigiane spagnuole e italiane, la cui grazia e il cui brio svegliano i sensi più assorti e mortificati. ([[Miguel de Castro]]) *Vi sono a Napoli dei luoghi sotterranei che funzionano come una sorta di camera di decompressione simbolica, dove le presenze che abitano il fondo del tempo e dell'immaginario abbiano, nel corso della loro risalita, l'opportunità di sostare per farsi riconoscere e nominare, per riaffiorare infine nel presente senza sconvolgerlo [...] Queste "anime antiche" appaiono allo stesso tempo come simboli, custodi e testimoni del tempo: un archivio. A quest'archivio, i luoghi da una parte, il rituale e il mito dall'altra, forniscono la scena, la scrittura drammatica e l'ordine del discorso. Un discorso capace di arditezze metafisiche incredibili, soprattutto quando riflette obliquamente sul continuo e sul discontinuo, sull'oblio e sulla memoria, affidando ai morti il ruolo che nella logica spetta alle astrazioni. ([[Marino Niola]]) *– Vi sono forse città più piacevoli sul continente e capitali più allegre, disse Violetta, ma in una simile notte ed a quest'ora incantata, qual città può paragonarsi a [[Venezia]]?<br>– La Provvidenza è stata meno parziale nella distribuzione de' suoi favori terrestri, che non credono quelli che mancano d'esperienza, disse il Carmelitano. Se noi abbiamo i nostri piaceri particolari e i nostri momenti di contemplazione divina, altre città hanno i lor vantaggi: [[Genova]], [[Firenze]], per esempio, [[Roma]], [[Palermo]] e soprattutto Napoli...<br>– Napoli, padre mio!<br>– Sì, figlia!; di tutte le città della bellissima Italia, è la più bella e la più favorita dalla natura. Di tutti i paesi che ho visitati nella mia vita errante e consacrata alla penitenza, Napoli, è quello verso il quale la mano del Creatore è stata più generosa. ([[James Fenimore Cooper]]) *Via Toledo, presso al tramonto, è una zona di sogno, un canale di felicità trascinante gli ori del crepuscolo, il carminio del cielo caldamente appoggiato sulle bionde verdure del Vomero. L'eleganze, gli amori passano e s'incrociano fra uno scintillamento infiammato di cristallerie e di sorrisi, lungo i marciapiedi. Correre mollemente assisi in questo gurgito allegro di vita meridionale è una gioia di cui porterò con me l'amoroso ricordo. ([[Ardengo Soffici]]) *Voi appartenete a un popolo dalla lunga storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste! E questa la vostra grande risorsa: la gioia, l'allegria. ([[Papa Francesco]]) ====[[Nicola Abbagnano]]==== *A «istruirmi» sull'umanità fu anche l'antica astuzia partenopea, quella che viene detta «arte d'arrangiarsi», ovvero di sopravvivere a una miseria forse invincibile. C'erano per esempio i venditori d'oro falso, che si accostavano con sfacciata impudenza ai turisti appena sbarcati, o in procinto d'entrare da Zi' Teresa, per vendere qualche «patacca», c'erano i vecchi di San Gennaro dei Poveri che, a pagamento, da Piazza Carlo III andavano nelle case a piangere i morti, e potevano spingersi per la bisogna (a tripla paga o almeno doppia: 150 lire) fino a [[Vietri sul Mare|Vietri]] e a [[Sorrento]]; a ogni angolo c'erano gli acquaioli, che t'offrivano boccali d'acqua ghiacciata, assieme ai venditori improvvisati di pasta, vermicelli fumanti e appena scodellati, con su uno spruzzo di pomodori e pepe; e c'erano le prostitute, giovani e vecchie, che vendevano se stesse col medesimo sguardo, ora sfrontato ora implorante. Nei libri, e nei piccoli fatti d'ogni giorno, trovavo una continua, reciproca conferma. *Napoli, del resto, rimase sostanzialmente impermeabile al [[fascismo]]. Lo furono gli stessi notabili che pure nel '22, alla vigilia della marcia su Roma, s'erano spellate le mani ad applaudire Mussolini al [[Teatro di San Carlo|teatro san Carlo]]. Altrettanto estraneo agli slogan mussoliniani fu il popolo, per atavico irridente scetticismo (un difetto, a volte, può trasformarsi in virtù). *Quando sessant'anni fa m'aggiravo per Napoli, e fiutavo l'aria salmastra tra le grida dei venditori di pesce, non m'imbattevo di certo nello Spirito Assoluto, che avanza nella Storia attraverso la sua dialettica fatta di tesi, antitesi, sintesi. M'aggrediva, dolorosa e dolcissima, soltanto la molteplice realtà. Vedevo i volti dei partenopei, le loro espressioni irridenti, con una saggezza antica e popolaresca, tutt'una con la miseria insieme aulica e familiare della «Napoli nobilissima», tra la barocca solennità dei monumenti e lo squallore dei bassi. Mi dicevo che la ''Ratio'' hegeliana era ben remota da tutto questo, dalla bellezza delle donne, dagli sguardi abbaglianti degli occhi morati dietro le lunghe ciglia delle ragazze giù a [[Via Toledo|Toledo]] e a Chiaia, nell'allegria chiassosa che ti veniva incontro ovunque, anche nella povertà, anche nei laceri panni multicolori fatti asciugare nei vicoli alla brezza notturna, sotto la luna. Era forse l'Assoluto a essere il soggetto del mondo reale, della storia, o non piuttosto la molteplicità degli individui, con i loro autentici bisogni? ====[[Percy Allum]]==== *L'elemento fondamentale è l'estraneità di vasti strati della popolazione dalle istituzioni della republica italiana, con tutte le conseguenze che ne derivano: la sopravvivenza del sistema paternalistico clientelare, l'ambigua accettazione dei valori sociali dominanti, la rottura causata dall'emigrazione e dalle trasformazioni economico-sociali. *Il napoletano è convinto di vivere in un mondo ostile, sul quale non è in grado di esercitare alcun controllo... I rapporti tra gli uomini sono regolati da una concezione fatalistica, nella quale l'Autorità svolge lo stesso ruolo che ha il «destino» nel mondo naturale. *In passato, se chi comandava faceva il suo dovere, il popolo lo sosteneva; quando non lo faceva più, il popolo scatenava una piccola rivolta... Il gran numero di dimostrazioni di piazza e di jacqueries che costellano le pagine della storia del napoletano è la prova di quanto sia radicata negli abitanti la fiducia in questo tradizionale meccanismo. ====[[Alberto Arbasino]]==== *Avvicinandoci alla città il cielo s'oscura e l'aria si fa soffocante. Le fiammate delle raffinerie tingono di rosso e di giallo il polverone dei cementifici, a nuvoloni foschi: ma lo si è sempre saputo fin da Virgilio che questi paraggi sono le porte dell'inferno, la sede dell'orrore. *E poi, insomma, una città fra le più vecchie d'Europa, e dalla [[Magna Grecia]] in poi sono i suoi stessi governi a ripeterle che non è ancora matura per... E lei, lì, ad aspettare che vengano Elargite Provvidenze, senza muovere un dito... Tanto vero che mentre gli altri ricostruiscono [[Amburgo]] o [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|Hiroshima]] qui non hanno ancora incominciato a portar via le immondizie del Dugento dalle strade... [...] Solita colpa dei [[Borbone delle Due Sicilie|Borboni]] che avrebbero borbonizzato la città? Mah, dev'essere lei che ha napoletanizzato loro. *Io poi a Napoli vorrei starci sempre il meno possibile. Mai combinato niente e sempre litigato con tutti. Una depressione, sempre. Veramente è una città che non mi dice niente, perciò trovo inutile venirci. Non so cosa farmene del sole mediterraneo e dell'eredità classica e dell'architettura normanna e delle semplici gioie della vita contadina e della pizza alla pescatora. Commedia dell'arte, per me no, grazie. ====[[Giovanni Artieri]]==== *Altri e più terribili dolori sarebbero intervenuti nella vita della città, diventata uno dei centri strategici della seconda guerra mondiale, nel Mediterraneo. Prove eroiche misero a nudo lo spirito stoico della popolazione, la sua illimitata capacità di sopravvivere, la sua quasi magica facoltà di «ridurre» stranieri e invasori al proprio modulo umano, e dominarne così eccessi e barbarie. *Chi ha detto Napoli città «savia», non la conosce: non sa quanto, a Napoli, il filisteo professorale, l'uomo di pomposa serietà che non sbaglia mai, che non sappia ridere o sorridere, rischi di passar da scemo, da «fesso», da persona non pertinente alla città.<br>A Napoli sta di casa una certa illustre e armoniosa follia di origini bacchiche e filosofiche, proveniente dal remoto passato, qualche cosa come i misteriosi raggi cosmici usciti dalle insondabili profondità del caotico universo. La follia trema con la sua luce di diamante, in fondo all'animo {{sic|queto}} e ragionevole dei napoletani. *È la sola città del mondo ove sia possibile scorgere qualche probabilità di sfuggire al destino comune dell'[[Europa]] d'oggi. Che ci appare assai simile a quello del decadente Seicento, alla ricerca d'un'anima che ne sorregga l'affastellata apparenza barocca.<br>In questa ricerca, l'[[Italia]] e l'Europa si affacciano al davanzale di eri. Cercano uno stile, una poesia. Tentano di rifarsi al neorealismo, ch'è poi il semplice e nudo realismo del secolo scorso.<br>Dove si pensa a quest'angoscia, è a Napoli. Napoli è ricca d'una incredibile ricchezza. Essa non ha bisogno di «darsi» uno stile. Non deve cercare una cifra, una chiave, un modulo per essere «se stessa». Non ha perduto, insomma, il contatto con il passato. Essa è sempre affacciata alla finestra che guarda sul giardino (un poco appassito) delle memorie e su quello fragrante e fresco dell'attualità. Perciò tutti invidiano Napoli. *{{NDR|L'ultimo incontro con Gino Doria, alla [[Certosa di San Martino]]}} E noi, «ncielo<ref>In cielo.</ref>» stavamo, chini sulla ringhiera barocca del celebre balcone su Napoli, lì sull'angolo dominato dalla cupa mole del Forte. Si guardava la città ai nostri piedi; compatta e ammonticchiata come sempre appare Napoli a chi la vede da una prospettiva aerea. Un grattacielo tagliava l'aria, dominando il mare confuso delle case, solcato dai neri decumani dei quartieri greco-romani.<br>Freddo e remoto il [[Vesuvio]] spento, albuginoso e come spento anch'esso, il mare; la collina di [[Posillipo]] ricoperta di eczemi. Dal caos brulicante veniva un vago rombo, un respiro di lontanissima risacca. Stavamo zitti, Doria ed io, a guardare come superstiti di una conflagrazione di mondi, reduci spaesati di evi caotici e rotolanti. Di tanto in tanto, don Gino puliva e s'aggiustava il monocolo, per vedere qualcosa nello spessore dell'aria. Qualcosa che nemmeno a me riusciva di scorgere. *[[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] non vende più i suoi pesci e le sue quaglie a questa plebe, ma, in cambio di voti, i partiti politici le vendono feste televisive e adulazioni sociali. *Il concetto di nobiltà, a Napoli, è profondamente unitario e totale: pochi, anche tra i più forti napoletanisti, conoscono, per esempio, un'espressione del dialetto per indicare «tutti, nessuno escluso», questa espressione rara è ''nòbbele e snòbbele''<ref>''Sdòbbele'', refuso, nel testo.</ref>(cioè nobili e non nobili), quanto dire l'intero popolo. Per questo diverso e più sottile coincidere degli intendimenti sociali e unitari della paroletta «nobilissima», Napoli lo è. [...] La loro prima nobiltà è diplomata dall'intelligenza, dall'acume, dallo spirito e dalla cultura. Un principe fesso non vale uno scugnizzo intelligente. *Il napoletano adopera la sua superstizione come un elemento aggiuntivo e razionale del suo giudizio. Come, cioè, una variabile indipendente il cui comportamento gli sfugge, ma la cui influenza gli è nota. Ciò è dimostrato dalla natura stessa della cabala e delle pratiche magico-aritmetiche in uso per la previsione dei numeri del lotto. ''La [[Smorfia]]'', libro dei sogni, introduce l'elemento fantastico nel rigore matematico delle ''scadenze'', delle ''figure'', degli ''estratti'' su cui si intrecciano i movimenti e l'intera meccanica delle giocate. *In ogni napoletano si può scorgere il riflesso dell'ironia, del sarcasmo, del gusto, dolorosamente umano, della deformazione bruegheliana<ref>Nel testo il refuso: breugheliana.</ref>, comica e tragica di [[Eduardo De Filippo|Eduardo de Filippo]]: la facoltà di tradurre in paradosso e poesia, la contingenza storica: nel prodigio di un detto, di una forzatura comica, d'una constatazione centrata nell'ironica e contraddetta natura delle cose.<br>Durante la sfilata a Napoli delle squadre di camicie nere, nell'ottobre del 1922, uno [[scugnizzo]] chiese ad alta voce, dinanzi a tante braccia protese nel saluto romano: «''Ma ched'e', chiove?''» (Ma cos'è, vedono se piove?). Quello scugnizzo non sapeva di fissare un tratto di storia. (Eccetera, eccetera.) *In questo discorrere, il lento e grigio giorno di [[Tokio]] declinava; fedelmente accompagnato dalla pioggia sottile. Ero un poco scontento. Perché a me, allora, [[Harukichi Shimoi|Shimoi]] interessava assai più come «giapponese» che come «napoletano» mentre a lui, quel fatto di possedere ogni segreto dell'anima e della misteriosa essenza d'arte del suo paese, non diceva quasi niente. Un fatto spiegabilissimo, del resto, che dice quanto Napoli avesse mutato o, come gli dissi scherzosamente, «corrotto» un nipponico così puro.<br>Allora Shimoi mi raccontò quest'aneddoto. Nel 1949 ricevette un invito a recarsi al [[Palazzo imperiale di Tokyo|palazzo imperiale]]. [[Douglas MacArthur|Mc Arthur]] aveva stabilito che l'Imperatore diventasse un monarca borghese e [[Hirohito]], prima di obbedire al generale americano ordinò di celebrare, per l'ultima volta, la «cerimonia del [[tè]]», convocando tutti i familiari, cioè tutti i principi del [[Giappone]]. A Shimoi fece dire dal suo maestro di cerimonie: «Venga ad allietarci con le sue storie di Napoli, in quest'ora triste». Nessun napoletano avrebbe immaginato il nome della sua città capace di consolare, anche per poco, la tragedia di un imperatore vinto. *La natura filosofica dei napoletani non è discriminabile nelle manifestazioni della vita comune; anzi è tutt'una con essa; in questo si rintraccia il segno più vero della nostra sostanza ellenica.<br>È un tratto del nostro pudore, della nostra ironia di fronte alle certezze troppo solenni e auguste della scienza, della storia, della morale: un'eleganza dello spirito che rifiuta a se stesso l'orgoglio di ritenersi capace di costruzioni eterne e perfette, di raggiungimenti immuni da incoerenze e contraddizioni. È, a pensarci bene, un senso di squisita umiltà. *Napoli pesa poco nel bagaglio di chi viaggia per il mondo, poiché appartiene al mondo delle idee. Si può incontrare, come una categoria universale, in ogni angolo, il più strano della terra. *{{NDR|Il}} nostro popolo, che è filosofo più d'ogni altro. Libero e sboccato sovente – e questo attrasse molti di coloro che scrissero prima che io giungessi – profondo ironico saggio, sempre, e questo attrae me, per tendenza ed anche per elezione del mio spirito. ([[Rocco Galdieri]]) *Per chissà quali remoti legamenti con il pensiero eleatico ([[Elea-Velia|Elea]], del resto, si trova a due passi da Napoli) i napoletani posseggono un naturale, istintivo senso della relatività. Il velo di ironia che si scopre, come la polvere del caffè in fondo alla tazza, alla fine di ogni conversazione, per quanto seria voglia essere, con un napoletano, viene da questa natura relativistica. *Un pomeriggio del settembre '54 con [[Amedeo Majuri]] e [[Augusto Cesareo]] andammo a rivedere [[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza del Mercato]] e quel che la guerra ne ha lasciato. Spettacolo triste. Il guasto e la polvere avvolgevano ugualmente l'arco di Sant'Eligio e la facciata gotica di San Giovanni a mare. E, di fronte, il piedistallo di «Marianna 'a capa 'e Napule» era vuoto. Vi appoggiava le spalle una bellissima venditrice di pannocchie bollite, una «spicaiola». «''Signò''», ci disse, «''l'hanno luvata stammatina. Dice {{sic|ch'a}} mettono dinto 'o Municipio. Mo ce stongh'io...''<ref>Signore, l'hanno tolta stamattina. Corre voce che la collocano nel Municipio. Adesso ci sono io...</ref>» La [[Cibele]] era stata tolta, per trovar posto nel Cortile del palazzo del Municipio e lei, la bellissima, diceva: «La sostituisco io». Tanto è stretta la parentela tra i napoletani e gli dèi. *{{NDR|A [[Shiraz]], in un tempio zoroastriano}} Vi fummo introdotti e un tale, ch'era l'officiante ''parsi'', accese un fiammifero. Subito dal suolo, traverso una bocchetta di ferro, sprizzò una fiamma chiara e fumosa. Era petrolio nativo, come, in quel paese, se ne incontra dappertutto. «Ecco», ci disse l'uomo, «ecco: guarda la luce dello Spirito.» «Ma», obiettammo, «l'hai accesa tu, adesso, con un fiammifero...» «Non importa. La fiamma era lì, anche quando non appariva. Era lì. Ma tu non la vedevi.» Forse quell'imbroglione di prete ''parsi'' aveva ragione. Anche a Napoli, la «fiamma» è lì: spesso non la vediamo. Spesso la cogliamo per strada, camminando. La troviamo nella bocca di una popolana o nella rassegnata ironia di un tranviere. ====[[Simone de Beauvoir]]==== *In Via dei Tribunali, attorno a [[Porta Capuana]], guardavamo le piramidi di cocomeri e di melloni, i mucchi di pomidori, di melanzane, di limoni, di fichi, di uva, i pesci lucenti, e quelle specie di altarini rococò, così graziosi, che i venditori di frutti di mare fabbricano con muscoli e alghe: ignoravamo che il cibo si espone con tanta violenza solo quando la gente crepa di fame. *La vita degli uomini si esibisce nella sua nudità organica, nel suo calore viscerale: sotto questo aspetto, Napoli ci stordì, ci nauseò, ci stregò. *Misconoscendo la profondità di quella miseria, poterono piacerci certi suoi effetti; ci piaceva ch'essa sopprimesse tutte le barriere che isolano gli uomini e li diminuiscono: tutto quel popolo abitava il calore di un solo ventre; le parole «dentro», «fuori», avevano perduto il loro significato. Gli antri oscuri in cui rilucevano debolmente delle icone appartenevano alla strada, nel gran letto matrimoniale dormivano dei malati; dei morti riposavano allo scoperto. E l'intimità delle case si espandeva sulla strada. Sarti, calzolai, fabbri, fabbricanti di fiori artificiali; gli artigiani lavoravano sulla soglia della loro bottega; le donne si sedevano davanti alla porta di casa per spidocchiare i loro bambini, rammendare la biancheria, pulire il pesce, sorvegliando i bacili pieni di pomodori schiacciati che esponevano all'azzurro lontano del cielo. Da un capo all'altro della via correvano sorrisi, sguardi, voci, amicizia. Questa gentilezza ci conquistò. *Ogni tanto andavamo a prendere un caffè sotto la [[Galleria Umberto I|Galleria]], mangiavamo i lucidi pasticcini della grande pasticceria Caflish oppure un gelato in [[Piazza del Municipio (Napoli)|Piazza del Municipio]], sulla terrazza del [[Caffè Gambrinus]]. Sfuggendo le asprezze della vita napoletana ne scoprivamo le dolcezze. Peraltro, dappertutto, in qualsiasi momento, il vento ci portava la polvere desolata dei docks, odori umidi e ambigui. Quando salivamo a [[Posillipo]], il candore menzognero di Napoli, in lontananza, non ci ingannava. ====[[Walter Benjamin e Asja Lācis]]==== *Il linguaggio mimico è più spiccato che in qualsiasi altra parte d'Italia. Una conversazione tra napoletani risulta impenetrabile per qualsiasi forestiero. Le orecchie, il naso, gli occhi, il petto e le ascelle sono posti di segnalazione azionati attraverso le dita. Tale suddivisione ritorna nel loro erotismo schizzinosamente specializzato. Gesti servizievoli e tocchi impazienti appaiono allo straniero in una regolarità che esclude il caso. Sì, qui egli sarebbe perduto, e invece, bonario, il napoletano lo manda via. Lo manda qualche chilometro in là a Mori. «Vedere Napoli e poi Mori», dice secondo un vecchio motto. «Vedere Napoli e poi muori», ripete il tedesco. *L'architettura è porosa quanto questa pietra. Costruzione e azione si compenetrano in cortili, arcate e scale. Ovunque viene mantenuto dello spazio idoneo a diventare teatro di nuove impreviste circostanze. Si evita ciò che è definitivo, formato. Nessuna situazione appare come essa è, pensata per sempre, nessuna forma dichiara il suo «così e non diversamente». È così che qui si sviluppa l'architettura come sintesi della ritmica comunitaria: civilizzata, privata, ordinata solo nei grandi alberghi e nei magazzini delle banchine – anarchica, intrecciata, rustica nel centro. *Le descrizioni fantastiche di numerosi viaggiatori hanno colorato la città. In realtà essa è grigia: di un rosso grigio o ocra, di un bianco grigio. E assolutamente grigia in confronto al cielo e al mare. Il che contribuisce non poco a togliere piacere al visitatore. Poiché per chi non coglie le forme, qui c'è poco da vedere. La città ha un aspetto roccioso. Vista dall'alto, da Castel San Martino, dove non giungono le grida, al crepuscolo essa giace morta, tutt'uno con la pietra. ====[[Camillo Benso, conte di Cavour]]==== *Il tempo stringendo non le parlerò di [[Sicilia]] ove le cose procedono bene e mi restringerò al doloroso argomento di Napoli.<br>Divido pienamente il suo modo di vedere. Il nostro buon [[Luigi Carlo Farini|Farini]] ha preso una via falsa, ma può riparare l'errore, se alla caduta di Gaeta adotta un altro sistema. Bisogna parlargli schietto, è uomo generoso che non ha altro pensiero che il trionfo della causa cui ha dedicato la sua vita. Farini deve proclamare l'idea unificatrice ed attuarla, qualunque {{sic|sieno}} gli ostacoli che gli si parano innanzi. La menoma esitazione in proposito sarebbe fatale: glielo ripeta su tutti i {{sic|tuoni}} e con tutte le forme. Dato poi che Farini non reggesse o per difetto di forze fisiche o per qualunque altro motivo, che cosa fare?<br>Ci ho studiato bene , e non ho trovato che due soluzioni. Mandare [[Urbano Rattazzi|Rattazzi]] e [[Alfonso La Marmora|La Marmora]] a governare Napoli oppure andarci io.<br>La prima sarebbe preferibile sotto ogni rispetto. Ma Rattazzi e La Marmora accetteranno? Solo il Re potrebbe decidere il primo, ed il primo trarre seco il secondo.<br>So che Rattazzi riuscendo a Napoli, gli spetterà il primo posto nel ministero: ma ciò poco monta. Trionfi pure Rattazzi purché si salvi il paese. Se egli evita una crisi a Napoli, gli daremo l'intiero nostro appoggio come cittadini e come deputati.<br>La seconda ipotesi può avere conseguenze fatali pel paese e per me. Egli è evidente che ho tutto a perdere e nulla a guadagnare.<br>Corro pericolo di vedere distrutta la riputazione che 13 anni di lotte continue mi valsero, senza possibilità di accrescerla. Ma ciò poco monta. L'uomo di Stato che non è disposto a sacrificare il suo nome al suo paese, non è degno di governare i suoi simili. *Io riassumo in due parole il concetto politico e militare che bisogna attuare.<br>Ristabilire l'ordine a Napoli prima, domare il [[Francesco II delle Due Sicilie|Re]] (Borbone) dopo. Guai se si invertisse il modo di procedere. Quindi occupazione immediata di Napoli... Occupate senza indugio gli Abruzzi. Fate entrare il Re in una città qualunque, e là chiami [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] a sé. Lo magnetizzi... La spedizione di Cialdini a Napoli compie l'opera: Cialdini fa da dittatore militare sino all'arrivo del Re nella capitale...<br>...Ecco il solo programma d'esito sicuro.<br>Bisogna evitare che l'assedio di Gaeta preceda l'entrata di Vittorio Emanuele in Napoli. *L'Italia del Settentrione è fatta, non vi sono più né Lombardi, né Piemontesi, né Toscani, né Romagnoli, noi siamo tutti italiani; ma vi sono ancora i Napoletani. Oh! vi è molta corruzione nel loro paese. Non è colpa loro, povera gente: sono stati così mal governati! E quel briccone di Ferdinando! No, no, un governo così corruttore non può essere più restaurato: la Provvidenza non lo permetterà. Bisogna moralizzare il paese, educar l'infanzia e la gioventù, crear sale d'asilo, collegi militari: ma non si pensi di cambiare i Napoletani ingiuriandoli. Essi mi domandano impieghi, croci, promozioni. Bisogna che lavorino, che siano onesti, ed io darò loro croci, promozioni, decorazioni; ma soprattutto non lasciar passargliene una: l'impiegato non deve nemmeno esser sospettato. Niente stato d'assedio, nessun mezzo da governo assoluto. Tutti son capaci di governare con lo stato d'assedio. Io li governerò con la libertà, e mostrerò ciò che possono fare di quel bel paese dieci anni di libertà. In venti anni saranno le provincie più ricche d'Italia. No, niente stato d'assedio: ve lo raccomando. *Se la costituzione dell'Italia è posta a repentaglio perché non ho voluto ammettere ora, in via eccezionale, nella marina un giovane che dava la sua dimissione, e se ne stava a casa quando i suoi compagni si battevano, bisogna dire ch'essa è talmente {{sic|dilicata}} da non potere durare tre mesi.<br>Sapete perché Napoli è caduta sì basso? Si è perché le leggi, i regolamenti non si eseguivano quando si trattava di un gran signore o di un protetto del Re, dei Principi, dei loro confessori od aderenti. Sapete come Napoli risorgerà? coll'applicare le leggi severamente, duramente, ma giustamente. Così ho fatto nella marina; così farò nell'avvenire, e vi fo sicura che fra un anno gli equipaggi napoletani saranno disciplinati come gli antichi equipaggi genovesi. Ma per ottenere questo scopo, credete alla mia vecchia esperienza, bisogna essere inesorabile. ====[[Giorgio Bocca]]==== *E a Napoli non si sa mai se sia una recita o se si faccia sul serio. *È possibile a Napoli pranzare in un educato silenzio, magari prendendo appunti di quel che ti dice un tuo commensale? No, non è possibile, perché "pur isso adda campa'". ''Isso'' è uno con la chitarra che si avvicina al tuo tavolo, sorridendo fra i sorrisi affettuosi dei camerieri suoi amici. *Napoli adagiata sul golfo è stupenda, ci si chiede se anche questa bellezza non faccia parte della maledizione della città, non faccia parte del prezzo spaventoso che paga per esistere. *Per secoli Napoli, capitale del regno, è stata una metropoli che lo stato borbonico riusciva a governare solo grazie alla camorra. ====[[Camillo Boito]]==== *{{NDR|I napoletani}} Cavano l'arte dal sole. *{{NDR|Il popolo napoletano}} Rapido, immaginoso, facile ad infiammarsi e pur sottilissimo e studiatore. *Que' napoletani hanno la benedizione di unire in sé l'impeto e la pazienza: sono pieghevoli e tenaci. Piglieranno tutta in mano la politica e l'arte d'Italia, se gli altri italiani non s'affannano a emularli. ====[[Libero Bovio]]==== *A Napoli il successo dura un'ora, l'insuccesso un anno – quando non ti accompagna tutta la vita. *Napoli tutto tollera e perdona fuor che l'ingegno. *Conosco ed amo tutti i vicoli della vecchia Napoli. È giusto che il piccone li squarci, ma è anche umano che il mio cuore senta i rumori del piccone. *Tutto è azzurro a Napoli. Anche la malinconia è azzurra. ====[[Cesare Brandi]]==== *L'Italia deve salvare Napoli, riportarla al suo rango di capitale della cultura quale ottava meraviglia, non lasciarla abbruttire dalla spazzatura nel traffico immondo. Napoli deve vivere: non ha bisogno di tornare una stella, è una stella, non un buco nero, come si è fatta diventare. La responsabilità è di tutti gli italiani: Napoli appartiene all'Italia. *Napoli, nel '700 non fu provincia ma grande capitale europea in competizione con Madrid, Vienna ed anche Parigi; possedette una fioritura artistica di prim'ordine, pari a quella di Venezia e assai superiore a Firenze e a Roma. *Napoli, questa meravigliosa città, che ora fa arricciare il naso a raffinati e a villani, e nessuno ci va più, se non per vedere Pompei, come se questo palinsesto di culture non valesse che per le sue ossa. *Vi sono dei panorami che rappresentano assai più che una bellezza naturale o lo spettacolo di una grande città, addirittura le fattezze della Patria.<br>In Italia, per quanto ricca si creda, sono in numero limitatissimo. Ad esempio la vista dal Viale dei Colli sulla città e le colline di [[Firenze]]; quella dal Gianicolo su [[Roma]]; la Riva degli Schiavoni a [[Venezia]]: ma su tutte, inutile negarlo, troneggia il panorama del [[Golfo di Napoli]], sia dall'alto del [[Vomero]] o di [[Certosa di San Martino|San Martino]] sia all'arrivo dal mare. È questa la porta celeste dell'[[Italia]], la porta che non è {{sic|rettorico}} chiamare augusta, e provoca nostalgia e rimpianto non solo ai napoletani emigrati. ====[[Fernand Braudel]]==== *E Napoli ha continuato a dare molto all'Italia, all'Europa e al mondo: essa esporta a centinaia i suoi scienziati, i suoi intellettuali, i suoi ricercatori, i suoi artisti, i suoi cineasti.... Con generosità, certo. Ma anche per necessità. Mentre non riceve nulla, o pochissimo, da fuori. L'Italia, secondo me, ha perso molto a non saper utilizzare, per indifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questa città decisamente troppo diversa: europea prima che italiana, essa ha sempre preferito il dialogo diretto con Madrid o Parigi, Londra o Vienna, sue omologhe, snobbando Firenze o Milano o Roma....<br>Non attendiamoci da essa né compiacimenti, né concessioni. Questo capitale oggi sottoutilizzato, sperperato fino ai limiti dell'esaurimento – poiché non si può dare indefinitamente senza ricevere – quale fortuna per tutti noi, se ora, domani, potesse essere sistematicamente mobilitato, sfruttato, valorizzato. Quale fortuna per l'Europa, ma anche e soprattutto per l'Italia. Questa fortuna, Napoli merita, più che mai, che le sia data. *Impossibile, nondimeno, per me non vagheggiare per Napoli una sorte diversa da quella che le conosco oggi e non invitare i miei amici italiani, per assaporarne reazioni, tanto più inorridite in quanto siano originari di Milano, di Bologna o di Firenze, a immaginare quale avrebbe potuto essere il destino dell'Italia ed il volto attuale di questa città se essa fosse stata preferita a Roma come capitale del nuovo Stato. Roma, che nulla qualificava a svolgere questo ruolo, salvo la sua leggenda e il suo passato, quando Napoli era – e di gran lunga –, malgrado i rapidi progressi di Torino, la sola città ad essere, verso il 1860-70, all'altezza del compito. *Nessuno è mai riuscito a governare Napoli. *Non dimentichiamolo, essa sarà l'unica città dell'Occidente, dopo il riflusso dell'Islam, a dare il proprio nome ad un regno; qualcosa di più di una capitale, e l'asserzione di un diritto di proprietà eminente. ====[[Giulio Cesare Capaccio]]==== *Buoni maestri furono i Greci nell'edificar città, eligendo i megliori lochi del mondo. Così vediamo Napoli in sito di tanta vaghezza e posto sotto così clemente cielo, che si fa per questo a qualsivoglia altra città superiore. Et ancor che alcuni han voluto dire che di sito la sopravvanzi Costantinopoli, e Lisboa, l'una per il trafico dei due mari, Propontide, et Marnero in quella felicissima regione della Tracia, l'altra per essere ella emporio di tutti i trafichi settentrionali, et occidentali in quella bellissima parte della Spagna, tutta volta l'una continuamente soggetta ai morbi contagiosi, o sia per il concorso dei barbari, o per il fiato di venti non così felici, l'altra non havendo altra perspettiva che l'horribilità dell'Oceano, all'uscir che si farà dalla foce del Tago, necessaria cosa è che cedano a Napoli, ove i venti meridionali d'austro, zefiri di ponente, e piacevolissima borea senza rigidezza de nevi dal settentrione discacciano ogni aura, che potesse portar simili mali, fronteggiata dal mare, che quasi in una leggiadrissima tazza si va terminando con tanta fertilità di pesci e di frutti marittimi, che se ne raccolgono in più copia ch'in tutti i seni di Europa; circonscritta da piacevolissime colline terminatrici della vista, e nelle quali in ogni tempo vi è la stagione di primavera; ornata di vaghissimi giardini; copiosa di frutti e d'acque le più pretiose che si possano imaginare, sempre ridente nell'amenità di tante riviere, che non la fanno invidiare alle delitiose Tempe di Tessaglia, che perciò gli antichi la chiamarono abitazione di Sirene, delle quali favolosamente una finsero Partenope. *È vero mo che gli edificij della Città di Napoli non han quella magnificenza, che richiederebbe l'architettura, perché toltone il palaggio del Principe di Salerno, hoggi con nova maniera fatta chiesa di [[Giesuiti]], e il principio della casa del Duca di Gravina, el' Palaggio reale, procurato dalla signora contessa di Lemos, non vi si vedrà maniera illustre, ma in quel modo che la copia della gente richiede. Non è però che ciò che par difettoso nell'architettura, non sia ragguardevole negli ornamenti con che sono elle vestite, dilettandosi tutti di varij apparati, aggiungendovisi una grandezza, ch'è manchevole nell'altre città, poiché le case di Napoli han li giardini di agrumi, onde di estate e d'inverno, {{sic|ancorche}} poste in luoghi occupati, sono per la verdura allegrissime accompagnate da bellissime fontane. *Havendo noi la pietra leggierissima, l'arena, detta pozzulana a somiglianza di quella di [[Pozzuoli|Pozzuolo]], che fa le fabbriche forti come ferro, et la calce delle pietre vive di [[Castellammare di Stabia|Castel a mare]], di [[Vico Equense|Vico]], et del contorno, possiamo fabricare in modo verso l'aria, che si alzano gli edificij insino al quinto et sesto solaro, cosa ch'in nissuna parte del mondo si vede, che perciò anco Napoli, se non supera di circuito l'altre città, ch'hanno a pena gli primi tavolati, come Costantinopoli e Parigi, le supera però di popolo, per il ristretto e folto modo di habitare. Et è pur bella cosa il vedere, che con due puntelli sostenendosi un palaggio in aria vi si fabrica di sotto senza far nocumento alcuno agli habitanti. È pur bella cosa anco {{sic|à}} vedere il dono della natura fatto a questo terreno, ove prima si ritrova l'arena, appresso il rapillo o lapillo per la struttuta degli astrachi, poi la pietra, e sotto l'acqua, in modo che, come disse quel buon huomo, di sotto ritroverai il maestro pronto a fabricare. Et essendo tutti gli edificij posti in suolo anco benigno e piacevole, si vede che potendovisi aggiatissimamente cavar le cloache, la Città non si mantiene sporca, come molte Città di Europa, che fundate su la pietra viva, non han questi favori. *I popolari come nati in città libera, et osservando a punto quella libertà greca mentionata da [[Publio Papinio Stazio|Stazio]], poeta Napolitano, han tanto del nobile, che vogliono imitar la nobiltà; nel vestire niente cedendogli, nell'uso di cocchi aguagliandoli, et in ogn'altra civiltà non volendo loro essere inferiori, dalla quale animosità sogliono nelle famiglie nascere mille disordini. Anzi è tanta la libertà, che vi si gode, che han dato animo agli altri forastieri di volerla godere, poiché non tantosto da diversi lochi giungono qua, che liberamente favellano del Principe che governa, dei magistrati che ministrano giustitia, et vogliono il pan bianco grosso a vil mercato, procurano di prevalersi quanto si prevagliono i cittadini, e s'ingeriscono negli officij pubblici, e pretendono tutto ciò che potesse pretendere un antico cittadino.<br> E dall'altra parte fan bene, perché ritrovano il popolo così cortese, che li accettano, et li chiamano ad haver parte in molte amministrationi. *Vivono questi nobili con molta splendidezza, et si fan chiamare Cavalieri, perché essendo per honore detti prima militi nei servigi presso alte persone regali, e militando a cavallo, quasi quelli antichi ch'erano detti ''Equo publico'' nei marmi nostri napolitani, dai quali argomento l'antichissimo nome di Cavaliero, han cambiato il nome dell'armi di soldati in maneggio del cavallo, e veramente ai nobili Napolitani così bel nome conviene, i quali fan tanta professione di cavalcare, che tutte le nationi d'Europa qua vengono, per aver cavalli di prezzo, et per imparar di esercitarli nelli studij cavallereschi di maneggiar l'armi, di far giostre e tornei, guerreggiando con tutte le più famose nationi, che perciò sono nella militia sempre riusciti illustrissimi guerrieri, dei quali infiniti si fa mentione nell'historie. sono universalmente belli di corpo, ma tanto dediti alle delitie, che hanno cortissima vita, affabili, cortesi, ancorché a primo incontro altieri, inimici capitali della viltà interessata della mercatura, onde mentisce Cassaneo<ref>Il riferimento è al libro di Bartolomeo Cassaneo ''Catalogus gloriae mundi''.</ref>, che sotto una generalità, se pur ve ne fusse stato alcuno, tratta da mercanti tutti i nobili Napolitani, pronti a duelli, et massime i giovanetti, amatori della musica, et in quella et in vestire affettatamente imitano gli Spagnoli. È vero che niente attendono alle lettere, ma, quando avverrà che l'abbracciano, per la perspicacia del grande ingegno rinvestito dalla morbidezza della carne, sotto così felice temperamento di cielo, divengono in ogni professione meravigliosi. Tra le matrone ritrovasi esquisita bellezza di corpo, et prudenza tanto grande, ch'in ogni affare dimostrano, saviezza dell'Hortensie e del Cornelie, ma sopratutto dedite al culto della religione. Vestono gli uni e l'altre pomposamente, in maniera che non giovano le leggi suntuarie del vestire, né possono restringere la soverchia spesa degli ori, delle sete, e d'altre morbidezze somiglianti. Vivono tanto agiatamente, che non osano camminar cento passi senza le comodità dei cavalli, dei cocchi, delle sagette, quasi quei pallanchini che nell'Indie usano i Portughesi. E dirò che le matrone in particulare han difficoltà di esercitarsi a piedi, facendo a gara ad haver più alte le pianella che la persona, tutto ciò che coverte poi con le vesti, ove d'avantaggio si spende, mostrano con la lunghezza dell'habito gentilissimo portamento. Dignissima cosa è di considerare la grandezza di questa nobiltà Napolitana, che coi favori che ricevono dalla liberalissima mano di Sua M.<sup>tà</sup>, rilucono in tanto {{sic|spledore}} di 27 principi, 48 duchi, 76 marchesi, 62 conti, in modo che con 213 titolati par'a me e parerà ai giuditiosi, sia una delle più nobili città del mondo. ====[[Cesare Caravaglios]]==== *C'è qualche cosa di comune tra il grido ed il suo creatore; c'è qualche cosa che non si può scindere, e noi non sapremmo immaginare il grido del pizzaiuolo dato da un venditore di cocomeri, o il grido del venditore di acqua solfurea dato da un venditore di fichi d'India. In questa unità inscindibile appare, quindi, nella sua figura caratteristica il venditore ambulante napoletano il cui tipo etnico ed il cui carattere psicologico lo rendono dissimile dai venditori degli altri paesi. *Da Napoli, fortunatamente, è scomparso quello che era dato dal malgoverno e dall'abbandono, mentre restano vivi i suoi costumi e le sue tradizioni, il che vuol dire la sua anima bella e vivace.<br />Che importa se non si incontrerà più il lazzarone coi calzoni rimboccati sino alle ginocchia, lo scugnizzo mangiatore di maccheroni, il ''guappo'' coi calzoni a quadriglié?<br />La bellezza, la varietà, la poesia, i colori del folklore napoletano non sono rappresentati da codesti avanzi borbonici o dai quadretti in cui sono raffigurati i mangiatori di maccheroni con le mani, divenuti mondiali per la leggerezza di taluni napoletani, né dai tarlati ricordi della vita dei vecchi quartieri sepolti sotto la Napoli nuova e trionfante.<br />Chi osserva il popolo napoletano nell'ora del lavoro e della gioia, nelle feste cerimoniali; chi s'addentra nella sua vita, tanto più bella quanto più intima, nella casa e nella famiglia, dalla culla al talamo, dalla tomba all'altare, potrà cogliere i tratti significativi dell'anima popolare napoletana, dei suoi costumi e delle sue consuetudini che costituiscono il suo sacro retaggio morale, in una parola, il vero folklore. *Il dialetto napoletano è gaio e faceto. È ricco di frasi spiritose che si prestano talvolta ad arguti doppi sensi. La sua armonia imitativa è incomparabile; così in nessun dialetto del mondo si dirà ''schizzichèa'', per esprimere la prima pioggia; ''spaparanza'' per esprimere l'aprirsi di una porta; ''sciuliare'' per indicare chi scivola; ''sfrocoliare'' per stuzzicare; ''arripicchiato'' per aggrinzito; ''ha chiuoppete'', per ha piovuto; ''arteteca'' per argento vivo; ''ammarrare'' per chiudere, ecc.<br />Permette quasi sempre una satira pungente e penetrante mentre agevola in maniera meravigliosa le immagini fresche e naturali che sgorgano dalla fantasia dei napoletani.<br />I napoletani, dotati di una gaiezza e di un sentimentalismo introvabili altrove, sono i degni possessori di un linguaggio così faceto e così diffuso. Noi diremmo quasi che l'uno e gli altri si armonizzano e si completano. Il dialetto ed il carattere di questo immaginoso popolo meridionale contribuiscono a rendere più belli i suoi gridi che debbono essere considerati come la migliore espressione della sua natura. *Il grido del venditore napoletano rinasce ad ogni primavera a Napoli e nella sua espressione suggestiva parla della bellezza di questo cielo incantevole e di questo popolo originale. *Per quanto la moderna civiltà abbia travolto tante cose, non compatibili coi nuovi tempi, tuttavia ha lasciato intatte le più belle costumanze napoletane, così varie e così caratteristiche.<br >Napoli s'eleva sempre più nella vita morale, ma non è mutata nelle sue caratteristiche, nei suoi tipi, nelle sue vecchie e secolari istituzioni, nell'incanto dei suoi colori al sole di primavera.<br />Basta guardare con occhio esperto per ritrovare non soltanto la Napoli di eri ma anche quella di molti secoli fa, sempre viva, leggiadra e festevole nel suo spirito. *Sono pochi quelli che si sono portati, verso il tramonto, sulla balconata del belvedere della Certosa di S. Martino per udire la più suggestiva delle sinfonie, la ''vera'' voce di Napoli, quella che nasce nel cuore della città dalla folla che s'intreccia in mille sensi, da strilli di bimbi, da voci di venditori ambulanti, da trilli di organino, da bestemmie di facchini, da rotolii di trams, da suoni di chitarra, dalle voci affievolite di cantatori che si lamentano nelle malinconiche canzonette, e scende sulla spiaggia di S. Lucia, di Mergellina, ove il grido delle donne che vendono l<nowiki>'</nowiki>''acqua zurfegna'', lo ''spassatiempo'', i polipi cotti nell'acqua marina si confonde e si unifica col canto degli uomini che lavorano le reti per la pesca.... e si perde nella profondità suggestiva del mare, nelle {{sic|morbidi}} notti di estate.<br />Nessuna città al mondo ha una così grande varietà di modulazioni: esse sono eterne, come eterno è il sorriso di questa Napoli incomparabile. ====[[Pietro Colletta]]==== *Aveva Napoli antichi trattati di commercio con la Inghilterra, la Francia, ed antiche pratiche colla Spagna; queste non avevano data; quelli colla Gran Bretagna erano due di Madrid del 1667 e 1715, e tre di Utrecht del 1712 e 13; e colla Francia, uno di Madrid del 1669, altro de' Pirenei del 1688. Napoli concedeva innumerabili benefizi alle tre bandiere, senza premi o mercede, come servitù a signoria. Per trattati novelli, del 25 settembre 1816 colla Inghilterra, del 26 febbraio 1817 colla Francia, e del 15 agosto dello stesso anno colla Spagna furono abolti gli antichi, e si diede al commercio delle tre nazioni il ribasso del decimo de' dazi che si pagano dagli altri legni, stranieri o napoletani; perciò, le mercanzie di qualunque luogo venendo a noi colle favorite bandiere, gran parte del commercio di trasporto e quanto di utilità e di forza ne deriva, ci fu rapito. *I difetti che ho toccato, e che in più opportuno luogo descriverò, cagionarono che i delitti, nel regno di Carlo, fossero molti ed atroci: nella sola città di Napoli numerava il censo giudiziario trentamila ladri; gli omicidii, le scorrerie, i furti violenti abbandonavano nelle province, gli avvelenamenti nella città, tanto che il re creò un magistrato, la «Giunta de' Veleni», per discoprirli e punirli. Prevalevano in quel delitto le donne, bastandovi la malvagità de' deboli, come piace alla nequizia de' forti l'atrocità scoperta. *In dieci anni, dal 1720 al 30, non avvennero in Napoli cose memorabili, fuorché tremuoti, eruzioni volcaniche, diluvi ed altre meteore distruggitrici. Ma nella vicina Sicilia, l'anno 1724, fatto atroce apportò tanto spavento al Regno, che io credo mio debito il narrarlo a fine che resti saldo nella memoria di chi leggerà; e i Napoletani si confermino nell'odio giusto alla inquisizione; oggidì che per l'alleanza dell'imperio assoluto al sacerdozio, la superstizione, l'ipocrisia, la falsa venerazione dell'antichità spingono verso tempi e costumi abborriti, e vedesi quel tremendo Uffizio, chiamato Santo, risorgere in non pochi luoghi d'Italia, tacito ancora e discreto, ma per tornare, se fortuna lo aiuta, sanguinario e crudele quanto né tristi secoli di universale ignoranza. *Perciò in sei lustri centomila napoletani perirono di varia morte, tutti per causa di pubblica libertà o di amore d'Italia; e le altre italiche genti, oziose ed intere, serve a straniero impero, tacite o plaudenti, oltraggiano la miseria dei vinti; nel quale dispregio, ingiusto e codardo, sta scolpita la durevole loro servitù, insino a tanto che braccio altrui, quasi a malgrado, le sollevi da quella bassezza. Infausto presagio, che vorremmo fallace, ma discende dalle narrate istorie, e si farà manifesto agli avvenire; i quali ho fede che, imparando da' vizi nostri le contrarie virtù, concederanno al popolo napoletano (misero ed operoso, irrequieto, ma di meglio) qualche sospiro di pietà e qualche lode: sterile mercede che i presenti gli negano. ====[[Francesco Compagna]]==== *{{NDR|Il ruolo di Napoli nel futuro: metropoli regionale}} capace di assolvere a funzioni di equilibrio a livello nazionale e a funzioni di organizzazione e di animazione a livello regionale. Città fornitrice di alti e qualificati servizi a un territorio provinciale e regionale da ristrutturarsi attraverso ulteriori insediamenti industriali che debbono essere favoriti con coordinate iniziative di infrastrutture e di incentivazione. L'obiettivo è una Napoli non più ripiegata su sé stessa, ma aperta verso la Campania e tutto il Mezzogiorno. *Il potenziamento della funzione metropolitana di Napoli è il problema stesso dello sviluppo economico e civile della [[Campania]]; e in questo senso l'efficacia della terapia dell'industrializzazione risulta in [[Campania]] condizionata da quel particolare aspetto della [[questione meridionale]] che [[Gaetano Salvemini]] chiamava la "questione napoletana" e che oggi si pone in termini di promozione e di esaltazione dei valori metropolitani della vecchia capitale parassitaria. *La vera malattia endemica a Napoli è la disoccupazione. ====[[Benedetto Croce]]==== *Accade, d'altra parte, che, pur nella poco alacre vita civile e politica, l'umana virtù si affermi nei particolari, contrastando al generale, e talora negli episodi, e perfino essa sorga dal mezzo stesso dei vizi, come loro correlativo. Onde un popolo che non ha bastevole affetto per la cosa pubblica potrà avere assai vivo quello per la famiglia, per la quale sarà disposto a ogni sacrificio; un popolo indifferente avere la chiaroveggenza dell'indifferenza; un popolo poco operoso nei commerci e negli affari valer molto nella contemplazione dell'arte e nelle indagini dell'intelletto; un popolo privo di spirito di gloria saper ben cogliere il gonfio e il falso delle umane ambizioni e operare nel riso un lavacro di verità. E via discorrendo.<br/>Sulla logica di queste considerazioni, il popolo napoletano è stato perfino più volte difeso, e il suo atteggiamento verso la vita ha suscitato simpatie [...] Napoli è apparsa come un'oasi nella quale sia possibile ritrarsi per obliare, riposare e respirare in mezzo a un popolo che di politica non cura o, tutt'al più, la prende a mera materia di chiacchiera, e, chiacchierandone senza riscaldarsi, spesso la giudica con spregiudicato acume. *I teatri di Napoli (mi suggerisce qui il nostro maestro [[Giuseppe De Blasiis]]) hanno a capo della loro storia perfino una grande memoria classica, le recite che vi venne a fare di persona l'imperatore [[Nerone]]. E, sebbene un'introduzione "archeologica" sembri ora di tanto cattivo gusto quanto una volta di ottimo, sia ricordato dunque che Nerone, avido di popolari applausi, e non osando presentarsi dapprima sulle scene di Roma, preferì pel suo esordio la nostra città, ''quasi graecam urbem''. Napoli, che possedeva, allora un ampio teatro scoperto, ricco di marmi e di statue, del quale ancora restano i ruderi, e la cui scena sorgeva di sbieco alle spalle della presente chiesa di San Paolo e la ''cavea'' volgeva verso la presente strada dell'Anticaglia; e un teatro coperto, un Odeo, posto probabilmente tra l'Anticaglia e gl'Incurabili, nelle vicinanze del luogo dove è adesso l'ex monastero di Santa Patrizia. *Le vecchie leggende rapidamente tramontano nella odierna trasformazione edilizia e sociale di Napoli, e le nuove non nascono, o piuttosto noi non ce ne avvediamo, e se ne avvedranno i nostri posteri, quando raccoglieranno qualche frammento del nostro presente sentire e immaginare, reso vieppiù fantastico dalle esagerazioni tradizionali, circondato dal fascino dell'antico o del vecchio, e fissato sopra taluna delle nostre ora tanto vilipese architetture e sculture. E coloro, «che questo tempo chiameranno antico», lo chiameranno forse anche «il buon vecchio tempo», come noi ora diciamo della Napoli del Settecento, e già, quasi quasi, di quella anteriore al Sessanta. *Napoli è un paese in cui è impossibile promuovere un pubblico interesse senza rimetterci il cervello e la salute. *Se ancor oggi noi accettiamo senza proteste o per nostro conto rinnoviamo in diversa forma l'antico biasimo<ref>Il riferimento è al proverbio: Napoli è un paradiso abitato da diavoli.</ref>, e se, anzi, non lasciamo che ce lo diano gli stranieri o gli altri italiani ma ce lo diamo volentieri noi a noi stessi, è perché stimiamo che esso valga da sferza e da pungolo, e concorra a mantener viva in noi la coscienza di quello che è il dover nostro. E, sotto questo aspetto, c'importa poco ricercare fino a qual punto il detto proverbiale sia vero, giovandoci tenerlo verissimo per far che sia sempre men vero. ====[[Elena Croce]]==== *A Napoli l'orgoglio, appannaggio del dominatore, non è mai considerato legittimo, ma sempre soltanto ridicolo. *Chi ha lasciato Napoli nella prima giovinezza ricorda la sua partenza come un momento di grande esaltazione. A quella età si desidera vivere nel «mondo». o almeno lo si desiderava prima di accorgersi che la guerra ci aveva sprofondati in un «cosmo» tanto incolore. Per chi vi era nato e cresciuto, a meno che non avesse subito precocemente il richiamo dello scetticismo, che è rimasto l'unico stemma della citta, Napoli non era «mondo». Era uno dei più pittoreschi scenari che avessero attirato l'evasione dell'antico viaggiatore in Italia. O altrimenti era un monumento storico grandioso. Nel perdere il paradiso di bellezze naturali che la circondava, la città è stata sempre messa a nudo come un monumento tra i più stratificati e fantasiosi, abbandonati e malinconici. *La coscienza dell'origine napoletana è restia a manifestarsi all'esterno, ed ha una lenta e difficile decantazione interiore. ====[[Lucio Dalla]]==== *Da sempre nutro una grande passione per Napoli, per la sua cultura, dalla scrittura alla filosofia alle canzoni: è una città che mi ha sempre catturato. *La bellezza di [[Totò]] è la bellezza di Napoli. Napoli, si fa presto a dire, sembra una città, non lo è, è una nazione, è una repubblica. [...] L'ammirazione che io ho per il popolo napoletano nasce proprio da questo amore per Totò. [...] Napoli è il mistero della vita, bene e male si confondono, comunque pulsano. *Quando mi parlano di bellezza mi viene in mente, come prima immagine, Napoli. ====[[Pino Daniele]]==== *La napoletanità autentica deve essere coltivata con discrezione, con cura, sforzandosi di eliminarne le parti superflue o ridondanti, frutto di un eccesso di gusto barocco, per arrivare, se possibile, alla essenzialità di sentimenti e pensieri che, una volta colti nel modo giusto, si mostrano fragili e delicati. *Poche centinaia di metri più avanti<ref>Di Piazza del Gesù.</ref>c'è via Atri, dove frequentai il Diaz, istituto di ragioneria. Tutto a pochi passi da casa, andata e ritorno a piedi, sempre immerso nelle voci, negli odori, nell'aria di una Napoli popolare insediata in quello che fu il centro aristocratico della città. Una Napoli che giorno dopo giorno aderiva ai panni che portavo, entrava nei miei pori, circolava nelle vene e mi rendeva per sempre simile a lei, al suo carattere incazzoso e amabile, nervoso e paziente, dolce e amaro. *La napoletanità è bella, ma guai a cadere nel sottobosco delle vedute meschine. Ho un sogno, per Napoli: ogni piazza, un gruppo musicale che sappia unire tradizione e innovazione. Spazi per i giovani che vogliano fare musica in tranquillità. Teatri aperti, possibilità di mettersi alla prova, ritrovi culturali per confrontarsi, parlare, anche polemizzare. Il patrimonio delle esperienze artistiche è tanto grande, in questa città contraddittoria: è l'unico vero patrimonio morale di Napoli, va salvato. Mi piacerebbe una Napoli pienamente europea e tenacemente mediterranea. *Napoli è il [[Big Bang|big-bang]]. Non solo ciò da cui tutto ha avuto inizio, ma anche quell'energia inesauribile che a tutto ha dato e dà movimento. Vite, pensieri, passioni; fatica, sofferenza, dolore. Amore. Senza Napoli non sarei. Né quello che sono, né quello che suono. Sono partito da qui, da questo urlo che sale dal pozzo senza fondo della storia. ====[[Luciano De Crescenzo]]==== *«E chi Io sa! Chi Io sa come è Napoli veramente. Comunque io certe volte penso che anche se Napoli, quella che dico io, non esiste come città, esiste sicuramente come concetto, come aggettivo. E allora penso che Napoli è la città più Napoli che conosco e che dovunque sono andato nel mondo ho visto che c'era bisogno di un poco di Napoli.» *I napoletani sono un popolo pieno di devozione cristiana, ma non hanno mai veramente abbandonato le tradizioni pagane. Sono sempre rimasti un po' politeisti. È proprio l'idea di Dio, del Dio che è uno, che noi napoletani facciamo fatica a digerire. *Napoli per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell'animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no. A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l'ultima speranza che resta alla razza umana. *«Piano, piano con questa parola: industrializzazione» dice il professore. «Napoli è stata rovinata da Lauro, da Gava e dalla chimera dell'industrializzazione. Lauro l'ha gestita come l'ultimo dei Borboni, Gava ha addirittura fatto rimpiangere Lauro, ma nessuno dei due ha fatto tanto male a Napoli come chi ha creduto di risolvere il problema napoletano con l'industrializzazione. Voi invece immaginatevi una Napoli senza ciminiere, una Napoli che nella piana di Bagnoli al posto dell'Italsider avesse avuto tutta una serie di alberghi, di cottages, di villini e di casinò. Positano, Amalfi, Ischia, Capri, Procida, Baia, il lago d'Averno, Pompei. Ercolano, Vietri, Cuma, il Faito, il Vesuvio, isole, scogli, montagne, vulcani, laghi. il punto d'incontro del turismo mondiale! La Las Vegas d'Europa! Il paradiso in terra! Ma pensate, ad esempio, al Castello dell'Ovo, a questo bellissimo maniero medioevale, ricco di enormi sale, di piccole viuzze interne e di suggestive botteghe». *«Ritornando a Napoli lei ritiene che i napoletani siano nella stragrande maggioranza uomini d'amore?»<br />«Senza dubbio: in particolar modo il popolino.» ====[[Aurelio De Laurentiis]]==== *Napoli non è una città violenta, semmai la capitale del crimine ora è [[Roma]]. Certo, in momenti come questi chi gira con auto e orologi di lusso dimostra di non essere diventato abbastanza napoletano. *Sono tornato in Italia, a Napoli, perché per me l'Italia è Napoli, Napoli è la cosa che più mi convince dell'Italia. *Questa città è stata l'unica a liberarsi da sola dai nazisti, prima ancora dell'arrivo degli americani, che trovarono la città già liberata quando vi entrarono. Questo popolo lo si può tradire se non si ha vergogna, ma non prendere per il culo. ====[[Erri De Luca]]==== *A Napoli mancò uno straccio di re che capisse che nell'Europa delle nazioni l'Italia era destino inevitabile. Mancò un re che stipulasse coi modesti Savoia, signori di una provincia subalpina, un contratto Italia almeno alla pari, non tra occupanti e occupati. Napoli da allora è una capitale europea abrogata, non decaduta ma soppressa, come se Londra fosse stata soppiantata da Edimburgo. Così è andata e questa è la materia della sua ragionevole strafottenza verso la condizione di capoluogo di regione. Se non si vede l'evidenza dell'enorme orgoglio assopito nei suoi cittadini, non si sta parlando di lei. *Com'è importante stare a due, maschio e femmina, per questa città. Chi sta solo è meno di uno. *Napoli è una città che brulica di vita e di storia, ha avuto un passato grandioso e ha energie non solo per partecipare a un futuro, ma anche per precederlo. *Napoli si era consumata di lacrime di guerra, si sfogava con gli americani, faceva carnevale tutti i giorni. L'ho capita allora la città: monarchica e anarchica. Voleva un re però nessun governo. Era una città spagnola. In Spagna c'è sempre stata la monarchia ma pure il più forte movimento anarchico. Napoli è spagnola, sta in Italia per sbaglio. *Nella mia città e nel mio tempo di nascita, Napoli in dopoguerra, i bambini venivano sfoltiti dalla più alta mortalità d'Europa. La loro vita era un permesso rilasciato giorno per giorno, la loro morte non una tragedia. Le campane suonavano a festa perché un altro angioletto si era aggiunto alla volatile schiera degli sprotetti in terra, promossi d'ufficio a protettori in cielo. Di colpi ne incassavano tanti quanti atterrerebbero un pugile, assestati senza misura di proporzione, così come i vestiti, i panni: non avevano taglia, l'ultima stesura dell'usato. [...]<br>I bambini di Napoli a quel tempo saltavano la scuola, andavano al lavoro appena in grado, per giustificare la vita con un guadagno, per minimo che era. Rimborsavano il cibo delle madri. E perciò non era così atroce a quel tempo ascoltare la storia di Erode, la sua sbrigativa spada che si sostituiva a una delle periodiche epidemie e stragi di bambini. Erode era niente di più che uno dei tanti adulti da evitare, uno dei cento agguati apparecchiati. *Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare. *Se fu città violata da un numero esorbitante di vincitori, se fu militarmente indifendibile quel golfo spalancato, per reazione rese inespugnabili i suoi cittadini: ognuno di essi è città intera, sapendo di esserlo e di rappresentarla. ====[[Luigi de Magistris]]==== *Napoli è una città particolare, lo è stata anche storicamente. Quando l'intero continente viveva fasi di stallo Napoli ha segnato importanti accelerazioni nel mondo della cultura. L'Università, tra le più antiche d'Europa, è stata punto di riferimento quando tutta l'Europa era dilaniata da guerre interne. È una città che non ha mai consentito alla Santa Inquisizione di agire liberamente e incontrastata. È una città che sotto l'occupazione straniera e militare si è liberata da sola concedendosi autonomamente a chi nella seconda guerra mondiale determinava la ritirata dei nazisti. *Napoli può dimostrare che lo sport ed il calcio possono tranquillamente farsi con le mani pulite senza bisogno di truccare le partite come faceva Moggi con la Juventus e come, purtroppo, sembra stia accadendo nuovamente {{NDR|riferendosi allo scandalo del calcio scommesse relativo al 2011}}. Si potrebbe stringere tra Napoli e De Laurentiis, un patto di lealtà anche nello sport. Nel rilancio della città un punto fondamentale lo ha il calcio. *Duecentomila spettatori per le regate {{NDR|dell'America's Cup 2012}} nonostante le avverse condizioni meteo, senza dimenticare il mezzo milione di persone a Pasquetta: questi sono numeri che mi rendono orgoglioso. La città ha dato una bella immagine al mondo e ha rappresentato l'Italia in maniera entusiasmante. ====[[Madame de Staël]]==== *Ciò che manca il più a questa nazione in generale, è il sentimento della dignità. Eglino fanno azioni generose e benefiche per buon cuore, piuttosto che per principii: poiché la loro teoria in ogni genere nulla vale, e l'opinione in questo paese non ha punto di forza.<br>Ma allorché uomini e donne scansano cotal morale anarchia, la loro condotta è più notabile in sé stessa e più degna di ammirazione che in qualsivoglia altra parte, poiché niuna cosa nelle circostanze esteriori favorisce la virtù.<br>Si adotta tutta intiera nella sua anima. Né leggi, né i costumi ricompensano o puniscono. Quegli ch'è virtuoso è tanto più eroico, in quantoché non è per questo né più tenuto in istima, né più ricercato. *Fatte alcune onorevoli eccezioni, le prime classi di persone hanno molta somiglianza colle ultime; lo spirito delle une non è quasi più coltivato delle altre, e l'uso del mondo costituisce la sola differenza nell'esteriore. Ma in mezzo a questa ignoranza vi è un fondo di spirito naturale e di attitudine a tutto, talché non si può prevedere ciò che diventerebbe una somigliante nazione, se tutta la forza del governo fosse diretta nel senso dei lumi e della morale. Siccome vi è poca istruzione in Napoli, così vi si trova fino al presente più originalità che carattere nello spirito. Ma gli uomini ragguardevoli di questo paese, come l'abate [[Ferdinando Galiani|Galiani]], Caracciolo, ecc. possedevano, si dice, nel più alto grado la lepidezza e la riflessione, rare facoltà del pensiero, e unione, senza di cui la pedanteria o la frivolezza v'impedisce di conoscere il vero valore delle cose. *Giunsero a Napoli di giorno, in mezzo a quella immensa popolazione ch'è cotanto animata e nello stesso tempo cotanto oziosa. Attraversarono di primo lancio la [[Via Toledo|via ''Toledo'']] e videro i [[Lazzari|Lazzaroni]] a dormire sul lastricato o in una cesta di vetrice<ref>Ramo flessibile del salice, vimine.</ref> che serve loro di abitazione notte e giorno. Questo stato selvaggio, che si vede colà mescolato con la ''civilizzazione'', ha qualche cosa di estremamente originale. Tra quegli uomini ve ne sono alcuni che non sanno neppure il loro nome, e vanno a confessarsi di peccati anonimi, non potendo dire come si chiami colui che gli ha commessi. Esiste in Napoli una grotta sotterranea nella quale migliaia di Lazzaroni passano la loro vita, uscendo solamente sul mezzodì per vedere il sole, e dormendo il restante del giorno, mentreché le loro mogli filano. Nei climi in cui il vitto e il vestito sono sì facili, vi abbisognerebbe il più indipendente ed attivo governo per dare alla nazione sufficiente emulazione. Imperroché egli è sì agevole pel popolo il sussistere materialmente in Napoli, che può fare a meno di quella specie d'industria ch'è necessaria altrove per guadagnarsi il pane. L'infingardaggine e l'ignoranza, combinate coll'aria vulcanica che si respira in quel soggiorno, debbono produrre la ferocia, quando le passioni sono eccitate; ma questo popolo non è più cattivo di un altro. Esso ha dell'immaginazione, il che potrebbe essere il principio di azioni disinteressate, e con questa immaginazione si condurrebbe al bene, se le sue istituzioni politiche e religiose fossero buone. *Il popolo di Napoli non ha altra idea della felicità che quella del piacere: ma l'amore del piacere vale più di arido egoismo.<br>È vero che questo è il popolo del mondo che ami più il danaro. Se voi domandate a uomo del popolo il vostro cammino per la via, egli stende subito la mano dopo avervi fatto un cenno, poiché eglino sono più infingardi rapporto alle parole che ai gesti. Ma il loro gusto pel denaro non è né metodico, né ponderato; lo spendono subitoché l'hanno ricevuto. Se s'introducesse il danaro tra i selvaggi, i selvaggi lo domanderebbero come i Napoletani. *Il popolo napoletano, in alcuni rapporti, non è niente affatto dirozzato, ma non somiglia altronde al volgo degli altri popoli. La sua materialità stessa colpisce l'immaginazione. La spiaggia africana che circonda il mare dall'altra banda, vi si fa già quasi sentire e vi è un non so che di numidico nei gridi selvaggi che si odono da tutte le parti. Quei visi bruni, quei vestiti formati di alcuni brani di panno rosso o violetto, il cui colore pieno attrae gli altrui sguardi; quei pezzi d'abito, nel panneggiamento de' quali traspira ancora il gusto delle arti, danno qualche cosa di pittoresco al popolaccio, mentre che in altri paesi non vi si può scorgere che le miserie della ''civilizzazione''. *Si trova sovente in Napoli certo gusto {{sic|pegli}} acconciamenti e per le decorazioni accanto alla penuria assoluta delle cose necessarie o degli agi. Le botteghe sono ornate graziosamente con fiori e con frutta. Alcune hanno un'aria festiva che non dipende dall'abbondanza, né dalla felicità pubblica, ma solamente dalla vivacità dell'immaginazione: prima di ogni altra cosa si vuole rallegrare gli occhi. La dolcezza del clima permette agli artigiani di ogni specie di lavorare nella strada. I sarti vi fanno i vestiti, i vivandieri la loro cucina, e le occupazioni domestiche, succedendo in tal guisa esternamente, moltiplicano i movimenti del popolo in utili maniere; i canti, i balli, i giuochi rumorosi accompagnano assai bene tutto questo spettacolo; e non vi è altro paese, in cui si senta più chiaramente la differenza tra il divertimento e la felicità: finalmente si esce dall'interno della città per andare alla spiaggia d'onde si vede il mare e il [[Vesuvio]], e si dimentica ciò che si sa degli uomini. ====[[Francisco Elías de Tejada]]==== *Forse ora è tardi per risuscitare la Tradizione di Napoli. Ma, per coloro che ancora cercano di denigrarla o vogliono ignorarla, lì stanno le sue vestigia; nei libri che non si leggono, nel popolo che viene disprezzato, nel cuore di molti che inconsciamente le sentono come io le sento. Perciò passeggiando tanti pomeriggi nella rumorosa via Toledo ho sofferto la tristezza profonda della solitudine, consolata solo dalla voce serena dell'ultimo tradizionalista napoletano, Silvio Vitale, quando il richiamo che sentivo nel più profondo del mio essere mi diceva che era impossibile finisse così il popolo dei miei antenati, ricco di lealtà generosa, creatore di grandi libertà concrete, paladino di imprese universali. Morirò, ma voglio morire con la speranza che, anche se sepolta e derisa, la tradizione della mia Napoli non può restare inerte archeologia. La giustizia di Dio non può permettere che muoia tra lubridi un popolo che è stato strumento di Lui nelle battaglie decisive della storia. Neanche se, come sembra accadere, i Napoletani si sono lasciati andare nella pazzia di un suicidio collettivo. *I re delle Spagne sapevano che le Spagne non erano uniformi, ma varie; che Napoli era uno dei popoli spagnoli, ma con personalità culturale e politica peculiarissima; che coltivare questa personalità era uno dei doveri dei suoi re; che Napoli non era popolo da assimilare, ma da proteggere nel culto delle sue proprie caratteristiche. I re delle Spagne furono re della Tradizione, non imposero a Napoli né leggi né lingua castigliana, non furono castigliani dominatori di Napoli, ma re strettamente napoletani. *Quando, nel 1860, si realizzerà l'unità risorgimentale sotto il simbolo barbuto, piemontese, europeo e anticlericale di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], il corpo morto del Regno di Napoli si dissolverà come cadavere da cui centocinquanta anni addietro era volata via l'anima.<br>Ma l'Europa vincitrice non perdonò a Napoli l'aver combattuto per la causa della Cristianità. I vinti pagano e Napoli paga ricevendo il disprezzo dei vincitori, né più né meno degli altri popoli spagnoli. Il prezzo fu qui ancor più doloroso perché veniva dai "fratelli" del nord della Penisola, anche dai fiorentini e dai veneziani che in altri tempi avrebbero voluto dare il Regno di Napoli in mano ai turchi. La famosa questione meridionale non era né è altro che l'inadattabilità di Napoli, a causa dei suoi residui di ispanismo, alle concezioni europee che, sulla punta delle baionette, avevano innalzato gli invasori garibaldini. ====[[Salvatore Di Giacomo]]==== *Chi bada in Napoli al suo decoro? Certo, chi dovrebbe no. Lascia fare e lascia correre – ecco la frase filosofica, sacramentale d'ogni indifferente partenopeo, sia egli in alto nella cosa pubblica o le passi accanto tranquillo. *In verità, quanta somiglianza di costume tra {{sic|que'}} napoletani del tempo di [[Nerone]] e i napoletani del tempo nostro! Ecco [[Petronio Arbitro|Petronio]] che ci descrive un mercato di panni vecchi, così come oggi lo vediamo al ''Carmine'' e a ''Porta Nolana''; ecco il cantastorie, tolto di mira dagli ''[[scugnizzo|scugnizze]]'' del tempo; ecco una erbivendola che si [[Voci e gridi di venditori napoletani|sgola]] a un canto di strada; ecco Gitone e il barbiere d'Encolpio che, a braccetto, nella notte serena, se ne vanno a [[Crotone]] e cantano a distesa, o, come si direbbe adesso, a ''ffigliole''. Un cuoco, al famoso convito di Trimalcione, mette in tavola le lumache ''cum tremula taeterrimaque voce'' accompagnando la leccornia: e così ricordiamo il nostro ''maruzzaro''<ref>Venditore di lumache di terra o di mare o di frutti di mare.</ref>e la maniera e il tono di quel suo canto che s'indugia a vantare <nowiki>'</nowiki>''e maruzze<ref>Lumache di terra o di mare.</ref>d' 'a festa ca so' meglie d' 'e cunfiette''. E quante forme, quasi uguali, di locuzioni e d'apostrofi! Quelli antichi partenopei dicono ''urceatim plovebat'' e noi diciamo ''chiuveva a langelle'': dicono ''bonatus'', e noi diciamo ''abbunato''<ref>Bonaccione, semplicione. La definizione è in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton Editori, Roma, 2016, p. 18. ISBN 978-88-541-8882-2</ref>. Per dir ''tu non sei del bottone''<nowiki>Non appartieni alla nostra combriccola.</nowiki>quelli dicevano ''non es nostrae fasciae''; e la frase ''nescio cui terrae filius''<ref>Non so a chi tu sia figlio. {{cfr}} ''Napoli: figure e paesi e Luci e ombre napoletane'', nota 2, p. 192</ref> tenea luogo di ''nun saccio a chi figlio 'e p...''; e ''nun aiza 'a capa 'a copp' 'o libro'' si diceva ''caput de tabula non tollit''. Le lievi ferite, all'uso nostro, erano medicate con la ragnatela... ''at Giton... primum aranei oleo madentibus vulnus... coartivit...'' Qualcuno diceva ''Dies nihil est, dum versas te nox fit''<ref>La giornata è breve, il tempo di girarti e rigirarti ed è notte. {{cfr}} ''Napoli: figure e paesi e Luci e ombre napoletane'', nota 3, p. 192.</ref>: – e voleva dire: – <nowiki>'</nowiki>''a jurnata è corta: mentre ca te vuote e te ggire s'è fatto notte''. Ma che! Se non mi sbaglio anche il ''[[Pernacchia| vernacchio]]'' è greco. Parla non so qual tronfio oratore alla mensa trimalcionica ed ecco qualcuno che, all'ultime enfatiche parole del conferenziere, ''oppositaque ad os manu nescio quid tetrum exibilavit, quod postea graecum esse adfirmabat!''<ref>E portata la mano alla bocca, non so che cosa abbia sibilato di tetro che dopo abbia detto lingua greca. {{cfr}} ''Napoli: figure e paesi e Luci e ombre napoletane'', nota 4, p. 192.</ref> *La mia fissazione è questa, che Napoli è una città disgraziata, in mano di gente senza ingegno e senza cuore e senza iniziativa. *Napoli è una città bella e singolare – singolare principalmente. Le sue cose rare sono mescolate alle comuni – le nobili alle volgari – a pochi passi dal silenzio è il rumore – prossimi a' luoghi più luminosi ed aperti sono le ombre e il mistero – accanto a un monumento medievale è un lurido fondaco o un vicolo e, forse, alle spalle d'un tempio un lupanare. Ciò che è qui {{sic|da per tutto}}, è la vita: la sanguigna vita popolana, pulsante e ininterrotta, che passa e si rincorre e scivola lungo i muri del monumento e del tempio, che s'addensa e si sparpaglia, e s'agita ed urla o impreca, sotto un fulgido sole che par quasi la fecondi, e investa a un tempo col suo lume diffuso questa folla dell'ultima ora e i ruderi d'un teatro greco, e quel che fu il tempio insigne dei Dioscuri, e una chiesa angioina, e il pallido chiostro d'un antico convento di monache armene... *Napoli, [...] questo strano cuore d'Italia che patisce, se lo si considera bene, di tutti i mali cardiaci, dell'aritmia, dell'{{sic|iperestasia}}, dei ribollimenti subitanei e delle lunghe paci silenziose, da' battiti lenti, quasi malati. *{{NDR|L'uccisione di [[Masaniello]] e lo scempio del suo corpo}} Triste storia, che, peculiarmente, dimostra come il popolo napoletano, la plebe per meglio dire, non abbia mai avuto una coscienza propria: abituata a servire, s'è macchiata, in servitù, fin del sangue suo stesso. Essa ha avuto sempre lo sciagurato destino degl'ignoranti e le sue lacrime postume non hanno cancellato mai più certe crudeltà e certi delitti i quali, tuttavia, la fanno più degna di pietà che d'odio. ====[[Charles Dickens]]==== *Il posto è bello, ma molto meno di quanto la gente non dica. Il famoso golfo, secondo me, come veduta, è incomparabilmente inferiore a quello di Genova, che è quanto di più bello abbia mai visto. Nemmeno la città, dal canto suo, è paragonabile a Genova, con cui in Italia nessuna regge il confronto, salvo Venezia. *Napoli in sé, invece, almeno un po' mi ha deluso. Il golfo non mi pare bello come quello di Genova, non è facile scorgerne o coglierne la linea, e l'effetto delle montagne è sciupato dalle sue dimensioni. La vita per le strade non è pittoresca e insolita neanche la metà di quanto i nostri sapientoni giramondo amino farci credere. *Napoli mi ha ampiamente deluso. È pur vero che il tempo è stato brutto per gran parte della mia permanenza là, ma se non vi fosse stato il fango, vi sarebbe stata la polvere. E se anche avessi avuto il Sole, avrei comunque avuto anche i Lazzaroni, che sono così cenciosi, così luridi, abietti, degradati, immersi e imbevuti nella più totale impossibilità di riscatto, che renderebbero scomodo anche il Paradiso, semmai dovessero arrivarci. Non mi aspettavo di vedere una bella Città, ma qualcosa di più piacevole della lunga monotona {{Sic|filza}} di squallide case che si stendono da Chiaia al Quartiere di Porta Capuana, sì; e mentre ero piuttosto preparato all'idea di una popolazione miserabile, mi aspettavo comunque di vedere qualche straccio pulito ogni tanto, qualche gamba che ballasse, qualche viso sorridente, abbronzato dal sole. La realtà, invece, è che, se penso a Napoli in sé per sé, non mi resta un solo ricordo ''piacevole''. *Noi che pur siamo amanti e ricercatori del pittoresco, non dobbiamo fingere di ignorare la depravazione, la degradazione e la miseria a cui è irrimediabilmente legata l'allegra vita di Napoli! ====[[Gino Doria]]==== *Camminiamo, camminiamo insieme su queste nostre belle strade inondate di sole, e combiniamo insieme mille grandiosi affari. E quando ne avremo concluso uno grandissimo – la vendita della Villa Nazionale per suoli edificatorî io ti offrirò un caffè e tu mi offrirai una sigaretta. E ci prenderemo a braccetto e passeggeremo. E poi così domani, e poi sempre, fino alla morte. Non avremo concluso nulla, ma avremo avuto sempre – e quanti ce li avranno invidiati! – un canto nell'anima e un sogno nel cuore. *Dalla terra impastata, vivificata dal fuoco esso trascorre, e non solo per vecchia metafora, nelle vene e nel sentimento degli esseri umani che felicemente popolano Napoli. E come il fuoco non è sempre visibile ed esplosivo, ma talvolta inerte e sonnolento – non mai morto – sotto strati di cenere o in remoti {{sic|cuniculi}}, così anche nella storia degli uomini di queste terre e nelle loro singole esistenze, la virtù ignea trapassa dalla morte apparente a uno slancio vitale così impetuoso da portare a distruzione implacabile, mentre il più delle volte, e più pacificamente, genera pensieri profondi, opere d'arte, inimitabili modi di vita. *Il popolo napoletano, dunque, ignora la via della saggezza, la quale, al pari della virtù, sta nel mezzo.<br>Egli è sanfedista, ma se non è sanfedista è [[giacobinismo|giacobino]]. Al '60 non fu mai cavouriano: o era legittimista sfegatato, o era garibaldino, perché [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] aveva la capelliera bionda, la camicia rossa e la voce dolce.<br>Non fu sempre così, il napoletano. La maledetta [[rivoluzione francese]] con le sue maledette idee di libertà e d'uguaglianza venne a guastare irrimediabilmente il sangue di un popolo mirabilmente apolitico, iniettandogli il bacillo giacobino. *{{NDR|C'è un colore locale, superficiale ed appariscente che può attrarre ed appagare gli stranieri}} Ma c'è l'altro colore locale, quello che riguarda noi, i nativi, ed è meno appariscente ed è assai più caro al nostro sentimento. E che cos'è? E perché ci si tiene tanto, al punto che ogni colpo di piccone, ogni colpo di scopa, ogni colpo di pennello è come una stretta al cuore? È assai difficile spiegarlo: è un indefinibile, è un inafferrabile, è un complesso di mille cose impalpabili. Sono migliaia di ricordi ammucchiati in un punto, sono abitudini millenarie localizzate in un altro, sono tutte le gioie e i dolori di un popolo che hanno lasciato la loro traccia in quella piazza, in quel vicolo, su quella casa. È l'amore disperato per tutto ciò che fu dei nostri padri e dei nostri nostri nonni e degli avoli ancora più lontani, è il fatto fisico del nostro occhio stesso, conformato, attraverso più generazioni, a vedere le cose disposte in quel modo, in quell'ordine, con quelle tinte.<br>Di colore locale, in questo senso inteso, è fatta tutta la poesia napoletana, quella vera, tutta la pittura napoletana, quella vera. E quando si distrugge questo colore locale è un pezzo di poesia in potenza che se ne va, è una pittura in potenza che se ne va. *Noi napoletani abbiamo tutti, nel nostro foro interiore, un [[Pulcinella]] che ci ammonisce. *Persino il verbo camminare, che in lingua vale a designare la normalità dell'animale in moto, nel [[dialetto napoletano]] assume un significato fantastico. Che cosa è un cavallo che corra molto? È appena un cavallo ''cammenatore''. Ma avete sentito mai parlare di un uomo ''cammenatore''?<br>Eppure il napoletano qualche volta corre. Allorquando Mariantonia fu avvertita del terremoto, stirandosi dal letto e sbadigliando, rispose pacifica: ''Mo... mo...'' Ma se a Mariantonia avessero detto: «Dal terrazzo si vedono le granate del Carmine», Mariantonia si sarebbe precipitata dal letto e, magari nuda, sarebbe corsa sul terrazzo.<br>Il napoletano corre quando può ''vedere'' qualcosa. *Ricordate il lamento di Barcinio, nella duodecima egloga dell<nowiki>'</nowiki>''Arcadia''? ''Dunque, miser''<ref>Il riferimento è al Sebeto, antico fiume di Napoli.</ref>'', perché non rompi, o scapoli | tutte l'onde in un punto, ed inabissiti: | poi che Napoli tua non è più Napoli''? Già Napoli non era più Napoli all'aprirsi del secolo XVI! E che cosa direbbe oggi, se tornasse al mondo, quel bravissimo uomo del [[Iacopo Sannazzaro|Sannazzaro]]?<br>Direbbe che è scomparsa persino quella tradizionale cortesia, che a una giovinetta, cui si fosse detto che era bella, faceva rispondere, coperte le guance di pudico rossore: «sono belli gli occhi vostri». Direbbe che è scomparso persino l'amore, e Napoli era l'ultima rocca dell'amore romantico e sentimentale, cioè dell'amore. *Veramente c'è da discutere sul verbo ''camminare'' applicato al napoletano. Anzi, io voglio appunto dire che il napoletano ignora che cosa sia ''camminare'', mentre sa assai bene cosa significa ''passeggiare''. Il napoletano non cammina mai, ma passeggia sempre: anche se sia il napoletano più attivo, più energico, più preso dagli affari, più difettoso di tempo. ====[[Elena Ferrante]]==== *Ah, che città, diceva a mia figlia zia Lina, che città splendida e significativa: qua si sono parlate tutte le lingue, Imma, qua s’è costruito di tutto e s’è scassato di tutto, qua la gente non si fida di nessuna chiacchiera ed è assai chiacchierona, qua c’è il Vesuvio che ti ricorda ogni giorno che la più grande impresa degli uomini potenti, l’opera più splendida, il fuoco, e il terremoto, e la cenere e il mare in pochi secondi te la riducono a niente. *È una metropoli che ha anticipato e anticipa i mali italiani, forse europei. Perciò non andrebbe mai persa di vista. [...] Ciò che potremmo essere, su questo pianeta, e ciò che invece disgraziatamente siamo, a Napoli si vede meglio che altrove. *Ora cercava testimonianze di viaggiatori stranieri dentro cui le pareva di rintracciare incanto e repulsione mescolati insieme. Tutti, diceva, tutti, di secolo in secolo, hanno lodato il grande porto, il mare, le navi, i castelli, il Vesuvio alto e nero con le sue fiamme sdegnate, la città ad anfiteatro, i giardini, gli orti e i palazzi. Ma poi, sempre di secolo in secolo, sono passati a lagnarsi dell’inefficienza, della corruzione, della miseria fisica e morale. Nessuna istituzione che dietro la facciata, dietro il nome pomposo e i numerosi stipendiati, funzionasse davvero. Nessun ordine decifrabile, solo una folla sregolata e incontenibile per le strade ingombre di venditori d’ogni possibile mercanzia, gente che parla a voce altissima, scugnizzi, pitocchi. Ah, non c’è città che diffonda tanto rumore e tanto strepito come Napoli. ====[[Abel Ferrara]]==== *È una delle più grandi città del mondo, come [[New York]], [[New Orleans]], [[San Francisco]], tutte vicino all'acqua e aperte ai flussi migratori. *Napoli è un punto di riferimento culturale per l'intero Mediterraneo, è stata una tra le culle della civiltà occidentale, ha saputo esportare tutto il suo bene e anche tutto il suo male in giro per il mondo, come solo le grandi città sanno fare. E penso a New York, San Francisco, New Orleans, Londra, Liverpool: tutte città caratterizzate da grandi povertà e altrettanto grandi splendori. Rispetto a tutti questi luoghi, però, Napoli può vantare un elemento in più, al pari della sola New York. E si tratta della caratteristica che ho provato a catturare col mio documentario «Napoli Napoli Napoli». *Napoli mi ricorda la New York anni '90: c'è la stessa violenza, la stessa energia. *Penso che Napoli riuscirà a sopravvivere a tutto, è una città molto dinamica che non è mai cambiata. La mia famiglia proviene da quel luogo ed è come se avessi dei legami di sangue con questa città. La città è stata un centro culturale del mondo dal suo primo giorno. ====[[Maurizio Ferraris]]==== *A ben vedere, la friabilità del tufo, la sua eterna disponibilità a ritornare alla natura, proprio come accade nei templi Maya affondati nelle foreste dello Yucatan, costituisce l'insegnamento più profondo che si può trarre da quella città fatta di tufo che è Napoli. Una simile riflessione getterebbe un ponte ideale verso la lenta ginestra di Leopardi, verso la natura indifferente alla storia. *I [[libertinismo|libertini]], spiega {{NDR|il [[Marchese de Sade]]}}, hanno nel sangue le forze telluriche del [[Vesuvio]], mentre le persone ordinarie sono piatte come le pianure del vercellese.<br>È con questo mantra per la testa che giro per le vie di Napoli infastidito come un leghista di una volta e insieme sottomesso a una realtà più profonda infinitamente più antica di quelle che posso trovarmi tra le vie squadrate che portano i nomi di arciduchesse sabaude: proprio la vita dell'antichità, commentava [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] e ripeteva [[Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff|Wilamowitz]]. Nelle insensate processioni della Madonna dell'Arco riemergono le usanze delle fratrie greche che nessun cristianesimo è riuscito ad addomesticare. Nelle donne grassissime e panterate che girano in moto come se le ruote facessero parte del loro corpo riappare il Pantheon pittoresco che, non dimentichiamocelo, era bianco e composto solo per i gentiluomini della Virginia del diciottesimo secolo. Il tratto dominante nascosto sotto la dolcezza dei paesaggi e la mitezza delle persone è in effetti l'orrore. *{{NDR|Napoli}} è rimasta città di corte. Come [[Torino]]. Solo che Torino è una città piccola, poco più di un villaggio, ma i pochi plebei che l'hanno da sempre abitata sono sta­ti messi in riga, facendogli fare pri­ma i soldati e poi gli operai. A Na­poli, invece, non c'è mai stato un vero esercito; ma un milione di per­sone che non osserva nessun tipo di regole e dei borghesi subordina­ti ad essi, subalterni, che ne hanno paura. *Napoli non ha mai creduto alla modernità ed è per questo che è naturalmente postmoderna e decostruzionista. ====[[Renato Fucini]]==== *Addio, Napoli mia, e, se l'ira del tuo vulcano non ti tocchi in eterno, vogli compatire il piccolo figlio d'una delle tue cento fortunate sorelle, che limpida e sconfinata, come la serenità del tuo cielo, vorrebbe la purezza della tua grande anima di fuoco. *Di patria, d'Italia, di nazionalità non occorre parlarne. Essi sono napoletani e basta, ed il resto degl'Italiani, dal lato Nord son Piemontesi, dal lato Sud cafoni e niente altro. *Dio si deve esser pentito d'essersi lasciato cadere questo pezzo di paradiso su la terra. Per correggere lo sbaglio, ha aperto quaggiù gole d'inferno che vomitan fiamme e minacciano distruzione da ogni parte, ma, per il suo scopo, ha fatto peggio che a lasciar correre. *Il fascino di questo abbrustolito Prometeo {{NDR|Vesuvio}}, che avviva con la sua anima di fuoco tutte le membra della bellissima sfinge posata voluttuosamente ai sui piedi, è qualche cosa di strano, qualche cosa di irresistibile.<br/ >Scendete alla riva di Santa Lucia, o a [[Mergellina]]; salite alla rocca di Sant'Elmo, al Vomero, a Posillipo, a Capodimonte, od in qualunque altro luogo donde si scorga la sua mole fantastica, e contemplate. *Nessun paese al mondo, io credo, conserva al pari di Napoli così scarsa e non pregevole quantità dì tracce monumentali delle dinastie che vi si sono succedute nel dominio. La ragione di questo fatto credo non possa ripetersi altro che dalla breve durata delle singole occupazioni, e, più che da questo, dalle lotte continue che gl'invasori hanno dovuto sostenere fra loro per contrastarsi accanitamente questa agognata regione, tantoché le arti della guerra mai non hanno dato una tregua abbastanza lunga, da permettere l'incremento di quelle della pace, che ogni invasore avrebbe potuto, o buone o cattive, trapiantarvi dal proprio paese. *Quante volte dal folto di questo pandemonio, allorché udivo appena il cannone di Sant'Elmo scaricato a mezzogiorno negli orecchi di Napoli, ho mandato un pensiero e un sospiro alla languida signora dell'Adriatico, ai suoi vuoti palazzi ed al silenzio de' suoi canali che lascia intendere il fiotto dei remi d'una gondola lontana e il tubare de' colombi su le cuspidi delle sue torri affilate! − Bellissime ambedue queste regine del mare, ma quanto diversamente belle! − Su la laguna posa languidamente la bellissima e pallida matrona, stanca sotto il peso degli anni, povera in mezzo alle sue gemme, ma ricca d'orgoglio per antica nobiltà. Ai piedi del Vesuvio, la voluttuosa e procace Almea, balla in ciabatte la tarantella, e canta e suda povera di tutto, ma ricca di speranze, di giovinezza e di sangue. Quella si nutrisce di mestizia e di gloria; questa, di maccheroni e di luce. Quella coperta di laceri broccati, ma lindi; questa seminuda e lercia, dalle ciabatte sfondate alla folta chioma nerissima ed arruffata. *S'io ti dovessi dipingere i colori del camaleonte o disegnarti le forme di Proteo, in verità mi sentirei meno imbrogliato che a darti una netta definizione di quello che mi è sembrato essere il carattere di questo popolo.<br/>È così instabile, così pieno di {{sic|contradizioni}}; si presenta sotto tanti e così disparati aspetti dagli infiniti punti di vista da cui può essere osservato, che su le prime è impossibile raccapezzarsi. Ad un tratto ti sembreranno ingenue creature e ti sentirai portato ad amarle; non avrai anche finito di concepire questo sentimento che ti appariranno furfanti matricolati. Ora laboriosissimi per parerti dopo accidiosi; talvolta sobrii come Arabi del deserto, tal'altra intemperanti come {{sic|parasiti}}; audaci e generosi in un'azione, egoisti e vigliacchi in un'altra. Passano dal riso al pianto, dalla gioja più schietta all'ira più forsennata, con la massima rapidità, per modo che in un momento li crederesti deboli donne o fanciulli, in un altro, uomini in tutto il vigore della parola; insomma, la loro indole non saprei in massima definirla altro che con la parola: ''anguilliforme'', poiché ti guizza, ti scivola così rapidamente da ogni parte che quando credi d'averla afferrata, allora proprio è quando ti scapola e ti lascia con tanto di naso e con le mani in mano. *Strano paese è questo! Quale impasto bizzarro di bellissimo e di orrendo, di eccellente e di pessimo, di gradevole e di nauseante. L'effetto che l'animo riceve da un tale insieme è come se si chiudessero e si riaprissero continuamente gli occhi: tenebre e luce, luce e tenebre. *Son troppi quelli che abbisognano di lavoro, di fronte al movimento industriale e commerciale del paese, onde molti, lo ripeto, rimangono involontariamente inoperosi; ma quando offriamo loro da lavorare, è un'atroce calunnia, almeno ora, il dire che lo ricusino, perché hanno mangiato. Sono stato troppe volte e sul molo e nei quartieri poveri, dove abbondano gli sdraiati e gli addormentati e troppe volte ho fatto la prova, destandoli e incaricandoli di qualche piccola commissione e qualche volta anche grossa e faticosa, e mai mi son sentito rispondere il famoso ''aggio magnato''. Sorgono in piedi come se scattassero per una molla, si stropicciano gli occhi e per pochi centesimi si mettono alle fatiche più improbe, fanno due chilometri di strada correndo, e ritornano ringraziandovi, domandandovi se comandate altro, e scaricandovi addosso un diluvio di ''eccellenze'' e di ''don'', come se avessero da voi ricevuto il più grosso favore del mondo.<br/>Gli ho osservati nelle loro botteghe, passando per le vie, ed ho visto che lavorano; sono stato a visitare opificj e ne sono uscito con le mie convinzioni più radicate che mai. Non contento de' miei occhi, ne ho domandato ad alcuni direttori di stabilimenti manifatturieri, non napoletani e perciò non pregiudicati, e tutti mi hanno confermato nella mia scismatica opinione. Chi ha gambe venga e chi ha occhi veda, e dopo, se è onesto, dovrà convenire con me che lo sbadiglio lungo, sonoro, spasmodico, che quell'aspetto di prostrazione fisica, che quelle fisonomie assonnate e quasi sofferenti per la noia che s'incontrano specialmente nelle città di secondo ordine delle altre provincie, fra le quali non ultima la nostra leggiadra [[Toscana|Toscanina]], a Napoli non le troverà certamente; e giri, e cerchi, e osservi pure a suo piacere, assolutamente non le troverà. *Ti dirò soltanto che da quel tempo in poi la [[camorra]] non ha mai cessato di esistere e che non cesserà mai, nonostante le sfuriate di persecuzione che si è preteso farle, finché non sarà affatto scomparsa l'ultima delle cause che le danno vita. *Togliete a Napoli il Vesuvio, e la voce incantata della sirena avrà perduto per voi le più dolci armonie. ====[[Giuseppe Maria Galanti]]==== *I napoletani sono vivi, ciarlieri e gesticolosi all'eccesso, e non è meraviglia che non abbiano potuto soffrire l'Inquisizione. Sono avidi di feste e di spettacoli, e si sviluppa questo carattere in tutti i modi. *Ma più della situazione è bello il clima. Il cielo vi è quasi sempre puro e sereno: l'aria vi è salubre e libera, e non vi si sentono mai gli estremi del caldo e del freddo. Il suolo è di una fertilità meravigliosa. Tutto dunque invita a vivere e godere in questo angolo del mondo. *Napoli è situata rivolta a mezzogiorno e ad oriente sul pendio di una catena di colline oltremodo deliziose. Questa capitale col suo cratere, colle sue isole e montagne forma un colpo d'occhio ed una bellezza di situazione la più singolare. Tutti i luoghi presentano vedute così vaghe, così varie, così dilettevoli, che l'anima vi è rapita ed incantata. La principale è di osservare Napoli in alto mare. [[Immagine:Napoli - piazza San Domenico Maggiore e guglia 1030736.JPG|thumb|Piazza San Domenico Maggiore, 2007]] ====[[Giuseppe Galasso]]==== *Era solo nelle grandi ricchezze naturali del luogo – la luce, il sole, l'azzurro incomparabile del cielo e del mare, la linea insieme aspra e dolce del paesaggio tirrenico, la non comune mitezza del clima – che le insufficienze enormi dell'abitato cittadino si scioglievano e davano luogo a un paesaggio urbano della vitalità e del colore di Napoli, per cui si poteva anche dimenticare, come spesso avveniva, che quella vitalità e quel colore erano il corrispettivo di una struttura sociale tragicamente caratterizzata dalla presenza dell'enorme massa sottoproletaria. [...] Per cogliere appieno quella che doveva essere allora<ref>Nel 1700.</ref>la bellezza della città, quale ce l'ha trasmessa anche la pittura del tempo, bisogna riferirsi in generale all'equilibrio complessivo dell'insieme dell'abitato col territorio e col paesaggio. Allora lo spettacolo è di una seduzione sottile e inebriante. Le cose sembrano respirare nello stesso tempo un'atmosfera vitalissima, carica di profondi e pesanti effluvi, e una vaga aura di morte. Io capisco molto bene [[Leonardo Sciascia|Sciascia]], quando dice qualcosa del genere per la sua [[Sicilia]], e [[Raffaele La Capria|La Capria]], quando parla del «ferito a morte», ferito da questa dolorosa dialettica tra una natura stupenda e una società senza sufficienti equilibri e cariche interne. *Il napoletanismo deteriore e il mito della napoletanità hanno un po' stravolto, anzi hanno stravolto parecchio, il significato di questo momento aureo<ref>Il riferimento è all'alto livello e alla grande influenza che Napoli conseguì nella cultura e nell'arte durante il cinquantennio liberale.</ref>, l'ultimo grande momento – finora! – della Napoli artistica e letteraria. Ne è venuta fuori la smania del bozzetto napoletano, del colore locale; la coltivazione dell'«umanità» napoletana, che sarebbe un'umanità più umana di ogni altra; lo ''spleen'' di una tavolozza di sentimenti lacrimevolmente patetici; il mito di una vitalità primigenia irreprimibile: insomma, un misto di scugnizzo, di anima bella, di piccolo mondo antico e di provincialismo estetico che a me pare un falso storico, una dannosa evasione dalla realtà e un autentico contributo alla diffamazione napoletana de se stessi. *Il sottoproletariato napoletano non è, del resto, un cane che si faccia portare a passeggio meccanicamente. All'irrazionalità della sua formazione storica corrisponde puntualmente l'imprevedibilità del suo comportamento socio-politico. *L'importante è che di Napoli non si faccia un feticcio, né come caso disperato, né come fatto di napoletanità. La napoletanità è tutta nella storia. Il caso disperato è un comodo luogo comune di evasione della responsabilità. Direi che mai come nel caso di Napoli va bene riconoscere alla questione molte radici, molte tendenze di sviluppo, molte possibilità di orientamento, molta disponibilità di forze attuali, molte potenzialità. E che, quindi, le risposte e le scelte semplicistiche, a una dimensione, sono proprio le meno responsabili, le meno coraggiose. *Napoli fu la base operativa della flotta cristiana che nel 1571 riportò sui turchi la decisiva vittoria di Lepanto, con la quale si pose un alt definitivo alla minaccia ottomana sui paesi cristiani del Mediterraneo. Per quanto non lo si ricordi, ancora più importante fu, tuttavia, la funzione strategica di Napoli nei confronti del teatro politico e militare italiano ed Europeo. Napoli, col Regno, fu infatti la retrovia, la seconda linea dell'azione spagnola nella Valle Padana, dove [[Milano]] apparteneva egualmente, dal 1535, alla Corona madrilena. Retrovia di Milano, fortezza e cittadella, per così dire, di Milano, fu perciò per due secoli Napoli. *Nel corso dei secoli, e specialmente con il consolidarsi dell'appartenenza al dominio romano, la città aveva acquistato pure una fisionomia di centro culturale magari un po' provinciale, ma tranquillo, dignitoso, informato: qualcosa come una piccola città universitaria dell'Inghilterra vittoriana. Nello stesso tempo, però, qualcosa anche come le città turistiche della Riviera ligure in cui dall'Inghilterra vittoriana si veniva a villeggiare o a svernare, in quanto fra [[Isola di Capri|Capri]], [[Baia (Bacoli)|Baia]], Napoli a altri centri campani si andò sviluppando, fra il I secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo, la zona di soggiorno invernale, riposo, villeggiatura, svago più elegante dell'alta società romana. Fu in questa Napoli che [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] trascorse molti anni e scrisse le ''Georgiche'', trasmettendone pure l'immagine serena, benché dolcemente malinconica nella sua malia. Negli ultimi anni dell'Impero romano in Occidente la città sembra presentare una fisionomia più composita, e anche – se così posso dire – meno composta. Sembra come se la dolcezza malinconica, virgiliana, si fosse stemperata nell'edonismo lascivo e vitalisticamente agitato, tumultuoso della città ideata da [[Petronio Arbitro|Petronio]] come scena del ''Satyricon''. *Nel periodo fascista, in un'Italia e in un mondo mutati, col primo avvio della società consumistica, con l'incipiente trionfo della meccanizzazione di massa e dei mezzi di comunicazione di massa, la continuità voleva dire ristagno, degradazione, salto di qualità all'ingiù. E, infatti, è in questo periodo che, dopo le grandi fiammate del '700 e della ''belle époque'', Napoli tende ancora più a provincializzarsi, si trova sempre più spinta ai margini delle correnti principali della vita sociale e intellettuale. *{{NDR|La [[Mostra d'Oltremare]]}} non esprimeva solo il coronamento dell'intervento a Fuorigrotta, ma una più generale visione della città, la visione che in ultimo se ne fece il [[fascismo]]: una Napoli volta verso il [[Mediterraneo]] e l'[[Africa]], grande porto coloniale e militare, sostegno industriale e retrovia commerciale della potenza italiana oltremare e, perfino, base culturale dell'Italia africana, come si diceva allora, tramite l'Istituto Orientale e altre istituzioni universitarie ed extrauniversitarie. [...] Era, però, anche una visione pateticamente provinciale e ritardataria nel 1938-39. *Tutta «speciale» la politica per Napoli da un secolo a questa parte: regi commissari, commissari speciali, leggi speciali. L'eccezionale come norma, e come alibi della classe politica, soprattutto di quella impegnata a livello nazionale, nei riguardi dei problemi cittadini. Ed espressione anche dell'incapacità o difficoltà manifestate nel portare avanti uno sforzo o un disegno più ordinario, ma anche più costante e costruttivo. ====[[Giuseppe Garibaldi]]==== *A Napoli, come in tutti i paesi percorsi dallo [[Stretto Di Messina]], le popolazioni furono sublimi d'entusiasmo e d'amor patrio, ed il loro imponente contegno contribuì certo moltissimo a sì brillanti risultati.<br>Altra circostanza ben favorevole alla causa nazionale fu il tacito consenso della marina militare borbonica, che avrebbe potuto, se intieramente ostile, ritardare molto il nostro progresso verso la capitale. E veramente i nostri piroscafi trasportavano liberamente i corpi dell'esercito meridionale lungo tutto il {{sic|littorale}} napoletano, senza ostacoli; ciò che non avrebbero potuto eseguire con una marina assolutamente contraria. *I pochi giorni passati in Napoli, dopo l'accoglienza gentile fattami da quel popolo generoso, furono piuttosto di nausea, appunto per le mene e sollecitudini di quei tali cagnotti delle monarchie, che altro non sono in sostanza che sacerdoti del ventre. Aspiranti immorali e ridicoli, che usarono i più ignobili espedienti per rovesciare quel povero diavolo di Franceschiello, colpevole solo d'esser nato sui gradini d'un trono, e per sostituirlo del modo che tutti sanno.<br>Tutti sanno le trame d'una tentata insurrezione, che doveva aver luogo prima dell'arrivo dei Mille per toglier loro il merito di cacciar il Borbone, e farsene poi belli costoro presso l'Italia, con poca fatica e merito. Ciò poteva benissimo eseguirsi se coi grossi stipendi la monarchia sapesse infondere ne' suoi agenti un po' più di coraggio, e meno amor della pelle.<br>Non ebbero il coraggio d'una rivoluzione i fautori sabaudi, ed era allora tanto facile di edificare sulle fondamenta altrui, maestri come sono in tali appropriazioni; ma ne ebbero molto per intrigare, tramare, sovvertire l'ordine pubblico, e mentre nulla avean contribuito alla gloriosa spedizione, quando poco rimaneva da fare ed era divenuto il compimento facile, la smargiassavano da protettori ed alleati nostri, sbarcando truppe dell'esercito sardo in Napoli (per assicurare la gran preda, s'intende). *In Napoli più che a Palermo aveva il cavourismo lavorato indefessamente, e vi trovai non pochi ostacoli. Corroborato poi dalla notizia che l'esercito sardo invadeva lo Stato pontificio, esso diventava insolente. Quel partito, basato sulla corruzione, nulla avea lasciato d'intentato. Esso s'era prima lusingato di fermarci al di là dello stretto, e circoscrivere l'azione nostra alla sola [[Sicilia]]. Perciò avea chiamato in sussidio il magnanimo padrone, e già un vascello della marina militare francese era comparso nel Faro; ma ci valse immensamente il veto di lord [[John Russell, I conte di Russell|{{sic|John Russel}}]] che in nome d'[[Gran Bretagna|Albione]] imponeva al sire di [[Francia]] di non immischiarsi nelle cose nostre.<br>Quello che più mi urtava nei maneggi di cotesto partito era di trovare le {{sic|traccie}} in certi individui che mi erano cari, e di cui mai avrei dubitato. Gli uomini incorruttibili erano dominati con l'ipocrita ma terribile pretesto della necessità! La necessità d'esser codardi! La necessità di ravvolgersi nel fango davanti ad un simulacro d'effimera potenza, e non sentire, e non capire la robusta, imponente, maschia volontà d'un popolo che, volendo ''essere'' ad ogni costo, si dispone a frangere cotesti simulacri e disperderli nel letamaio donde scaturirono. *L'ingresso nella grande capitale ha più del portentoso che della realtà. Accompagnato da pochi aiutanti, io passai framezzo alle truppe borboniche ancora padrone, le quali mi presentavano l'armi con più ossequio certamente, che non lo facevano in quei tempi ai loro generali.<br>Il 7 settembre 1860! E chi dei figli di Partenope non ricorderà il gloriosissimo giorno? Il 7 settembre cadeva l'{{sic|abborrita}} [[Borbone delle Due Sicilie|dinastia]] che un grande statista inglese avea chiamato «Maledizione di Dio!» e sorgeva sulle sue ruine la sovranità del popolo, che una sventurata fatalità fa sempre poco duratura.<br>Il 7 settembre un figlio del popolo, accompagnato da pochi suoi amici che si chiamavano aiutanti, entrava nella superba capitale dal focoso destriero<ref>Simbolo di Napoli.</ref>acclamato e sorretto dai cinquecentomila abitatori, la cui fervida ed irresistibile volontà, paralizzando un esercito intiero, li spingeva alla demolizione d'una tirannide, all'emancipazione dei loro sacri diritti; quella scossa avrebbe potuto movere l'intiera Italia, e portarla sulla via del dovere, quel ruggito basterebbe a far mansueti i reggitori insolenti ed insaziabili, ed a rovesciarli nella polve!<br>Eppure il plauso ed il contegno imponente del grande popolo valsero nel 7 settembre 1860 a mantenere innocuo l'esercito borbonico, padrone ancora dei forti e dei punti principali della città, da dove avrebbe potuto distruggerla. *Trattavasi di rovesciare una monarchia per sostituirla, senza volontà o capacità di far meglio per quei poveri popoli, ed era bello veder quei magnati di tutti i dispotismi usar ogni specie di malefica influenza, corrompendo l'esercito, la marina, la corte, i ministri, servendosi di tutti i mezzi più subdoli per ottenere l'intento indecoroso.<br>Sì, era bello il barcamenare di tutti cotesti satelliti, che si atteggiavano ad alleati del re di Napoli, consigliandolo, cercando di condurlo a trattative ''fraterne'' ed attorniandolo d'insidie e di tradimenti. E se non avessero tanto temuto per la loro brutta pelle, essi potevano presentarsi all'Italia come liberatori.<br>Che bel risultato se potevano far restare con tanto di naso i Mille e tutta la democrazia italiana. Ma sì! Sono i bocconi fatti che piacciono a cotesti liberatori dell'Italia a grandi livree. ====[[Alfonso Gatto]]==== *{{NDR|Il napoletano}} Paziente, trasmoda dalla sua pazienza, non la perde. Rinuncia all'attacco per attecchire nel luogo e nel tempo che gli è dato vivere. Non ha radici, ma il fusto interrato come una croce. Potremmo scalzarlo, ma l'arma della sua punta – l'unica ch'egli possiede – sempre lo porterebbe a cercare in ogni sistema, in ogni rapporto, l'eterna provvisorietà del suo appiglio. Chiameremo «reazionario» l'inane opportunista che difende la sua superficialità, la sua parte di spillo a furia di penetrazione, a furia di cadere e d'essere vibrato dall'alto?<br>Io non so rispondere, ma vedo la morte ch'egli ha sulle spalle, quel suo bisogno di penetrare nelle sue ristrettezze come la zeppa di legno in uno spacco, il soliloquio delle parole tenere che nessuno mai gli dirà. *Se parliamo di Napoli, una città interrotta, sappiamo che «qualcosa» deve finire. Che sia l'inganno della distanza – quanto è più vicina – il fascino della sua verità?<br>Il luogo comune nasconde il suo genio o tardi lo rivela, a nostre spese. Napoli è un idolo sconsacrato e ignoto, un avanzo di storia, al quale diamo un nome, una leggenda. La prendiamo in giro e per secondare il gioco, per divertirci, lei ci tiene a distanza. Non ha nulla da riconoscersi, prestigio o fama, ma fa sue le lodi di chi la cerca. Napoli è la nostra provocazione che le fa gioco. Questo deve finire. *Tra l'essere e il non essere, Napoli appare. Siamo davanti alle rovine di un paese felice da cui giungono i primi segni di vita.<br>Gli scampati chini a raccogliere la propria ombra stendono il sole, luminoso prima che caldo. Si lasciano accogliere nelle strette di quel paesaggio ormai illeso e silenzioso al quale è stata tolta la parola. Di colpo, come da una pietra smossa, brulicano i bambini e al loro salto – di casa in casa, sembra –, al loro risalire, la platea di sasso scoscende nell'Ade o s'alza nella sua scena. La luce pesca tutti a uno a uno. Assenti le voci, e pure udite per quell'assiduo fervore, i vivi provano le braccia, le gambe, gli occhi di cui ancora non sanno che fare.<br>Crediamo di vedere, remoto nel suo avvenimento, un passato giunto a noi da secoli di luce. ====[[Andrea Geremicca]]==== *{{NDR|Napoli}} città sospesa che nel suo presente vive ancora il passato e costruisce il futuro, in un intreccio esaltante, doloroso e drammatico al tempo stesso. *Come la storia di un fiume non può essere letta senza scrutare i segni lasciati dalle acque in piena nel loro secolare corso verso il mare aperto, così la storia di questa città non potrà in avvenire essere compresa senza studiare le radici e le ragioni della eccezionale stagione vissuta in questi ultimi anni dal popolo napoletano, come inalienabile tappa del suo travagliato e doloroso cammino verso la propria emancipazione. *{{NDR|Connota Napoli}} l'ambiguità o, meglio, l'ambivalenza [...] della sua storia e delle sue vicende che possono essere lette in chiave di inarrestabile decadenza o in chiave di irrefrenabile vitalità. La mia – e non solo la mia – chiave di lettura è la seconda [...].<br>E non perché sia estranea alla mia – alla nostra – coscienza l'immagine tragicamente presente a [[Pier Paolo Pasolini|Pasolini]], di quella parte della città che per non trasformarsi preferisce estinguersi. Al contrario: proprio perché ci è presente, siamo impegnati nella battaglia – politica, civile e culturale − per l'affermazione piena di quell'altra parte di Napoli, sino ad oggi largamente maggioritaria, che per non estinguersi vuole trasformarsi. *La crisi di Napoli non può essere letta con occhi antichi. Non si può decifrare chiudendosi nel ventre della città e girando nel dedalo dei vicoli, tra i fondaci fitti di voci e di bassi senza luce, nel tentativo di far rivivere le stupende «cronache» di [[Matilde Serao]]. Chi ci prova si perde, ricavandone un senso di mistero e di sgomento. Perché oggi nei vicoli descritti dalla Serao, assieme ai secolari malanni, spunta una nuova malattia sociale: il [[w:saturnismo|saturnismo]], che esce dalle tipografie per aggredire i bambini attraverso il gas di combustione delle auto dilaganti ovunque; e sui bassi incombe l'ombra lunare di mostruosi grattacieli; e nei fondaci le donne cuciono guanti e scarpe che non rimangono nel circuito chiuso di una astorica «economia del vicolo» ma vengono venduti in Asia e nelle Americhe. *Puntando tutte le carte ''sul ruolo produttivo'' di Napoli e della regione, e indicando (orgogliosamente, certo, ma legittimamente) la funzione di Napoli come ''cerniera democratica'' nel processo di unificazione politica del Paese, il movimento operaio e democratico ha contribuito grandemente alla liberazione di una massa nuova e potente di energie, promuovendo il suo impegno su una prospettiva di rinnovamento economico e di sviluppo democratico del Paese e dello Stato. Per la prima volta nella sua storia: Napoli non ''contro'' ma ''per'' uno stato democratico e realmente nazionale. Per la prima volta: da Napoli un apporto decisivo alla unificazione politica del Paese. Per la prima volta: Napoli non palla di piombo ai piedi del Paese ma leva decisiva per un assetto nuovo e diverso dell'economia, della società e dello Stato italiano nel suo insieme. ====[[George Gissing]]==== *È scoraggiante sotto qualunque cielo osservare i cambiamenti di Napoli. Lo sventramento prosegue e intere zone sono trasformate. Penso che sia un bene che l'ampio Corso Umberto I tagli il vecchio Pendino; ma quale contrasto tra il pittoresco di prima e la volgarità cosmopolita che ne ha preso il posto! «''Napoli se ne va!''» *Non ci sarebbe da stupirsi se il rimodernamento della città, insieme alla situazione generale italiana, avesse un effetto calmante sui modi napoletani. Sotto un aspetto le strade sono indubbiamente meno gaie. Quando venni a Napoli per la prima volta non si stava mai, letteralmente mai, senza sentire un organetto; e questi organetti che in generale avevano un timbro particolarmente armonioso suonavano le arie più brillanti; banali, anche volgari, se volete, ma sempre melodiose e care a Napoli. Ora la musica per le strade è rara, e sento che un regolamento di polizia ostacola già da tempo quei teneri strumenti. Ne sento la mancanza [...] (pp. 23-24) *Passo da Santa Lucia con gli occhi bassi, mentre i ricordi di dieci anni fa si fanno strada contro l'opaco presente. Il porto dal quale si partiva per Capri è colmato; il mare è stato scacciato a una disperata distanza, dietro squallidi mucchi di rifiuti. Vogliono fare un argine lungo e diritto da Castel dell'Uovo al Porto Grande, e tra non molto Santa Lucia sarà una strada qualunque, chiusa fra alti caseggiati, senza nessuna veduta. Ah, le notti che si passavano qui, osservando i rossi bagliori del [[Vesuvio]], seguendo la linea scura del promontorio di [[Sorrento]] o aspettando che il chiaro di luna spandesse la sua magìa su [[Capri]], a fiore delle acque! [...] Santa Lucia era unica. È diventata squallida. ====[[Vittorio Gleijeses]]==== *A [[Roma]], ad esempio, della antica città, della magnificenza della ''caput mundi'' oggi possiamo ammirare quanto è stato riportato alla luce per il suo valore archeologico, quasi in un cimitero debitamente recintato. Si possono ammirare o visitare i monumenti, i fori, gli scheletri vuoti dei templi, l'ossatura degli edifici, ruderi che pur testimoniandoci indubbiamente la grandezza di un'epoca che fu, restano avulsi dalla città vera e propria e circoscritti da barriere e confini.<br>A Napoli, ben poco o quasi nulla è rimasto di monumentale o di artistico, in quanto il centro urbano ha subito attraverso i secoli una lenta graduale insensibile trasformazione ma, in compenso, negli stessi luoghi in cui gli abitanti della {{sic|πολίς}} greca si recavano per concludere affari, divertirsi o pregare, ferve la vita, che a distanza di oltre venti secoli offre una continuità di costumi e di abitudini che dà la sensazione di essere fuori dal tempo. Questo vivere in un ambiente così fondamentalmente immutato ed immutabile spiega forse perché fra la nostra gente sia così vivo il senso della ineluttabilità del fato, del fluire incessante delle cose, dell'impotenza del genere umano di fronte all'eternità. Proprio il fatalismo imposto da questa consapevolezza è in parte responsabile della mancanza di riguardo dei napoletani verso il rudere o il monumento antico, ridotto diremmo, alla stregua di un oggetto di uso abituale. *Anche dopo le feste voi pensate che a Napoli le «regalie» siano finite? Vi sbagliate di grosso! Vi sentirete ancora dire: Signurì, buone fatte feste! Le mance hanno validità fino all'[[Epifania]], e se non si aderisce si diventa oggetto di... mormorii poco benevoli e... si perde il saluto. «Eh! La miseria!» mi diceva un giorno Augusto Cesareo, «ma ti pare che dopo tutti quei soldi che abbiamo speso, ci dobbiamo ancora sentire... buone fatte feste?» E così il portalettere, il portiere, lo spazzino che a Napoli sta diventando... la primula rossa, perché non viene mai, non si vede mai, e se c'è... nessuno se ne accorge, nei giorni precedenti le feste si danno da fare, diventano persino premurosi. *Certo che se nell'entusiasmo del momento si intravede la scorza ruvida del [[lazzari|lazzarone]] che in fondo in fondo ancora sopravvive, e se il divertimento degenera talvolta in rissa o in baccanale, bisogna cercare di comprendere questo popolo di lavoratori tenaci e silenziosi, ben lontano dal «cliché» del napoletano pigro e svogliato, anche se in qualche occasione è portato dal suo forte temperamento meridionale ad eccedere sotto alcuni aspetti.<br >Le feste religiose, in realtà, sono per i napoletani un pretesto per fare una scampagnata e mangiare in trattoria o all'aria aperta con ceste portate da casa. È del carattere napoletano cercare di dimenticare gli affanni giornalieri, il solito monotono «tran tran» di tutti i giorni, tuffandosi nella diversità di un giorno solo con tutta l'intensità dei propri sensi fino a sentirsi pervasi da un'allegria totale che ha qualcosa di insano. *Dall'anima cattolicissima di Napoli non è mai scomparso un fondo di paganesimo che tinge di una qualità particolare i costumi religiosi del nostro popolo. Nelle superstizioni e nel fanatismo che due millenni di cristianesimo non sono riusciti a cancellare, vive forse ancora il ricordo degli antichi riti dei culti degli dei pagani. *È stato detto che [[San Gennaro]] è l'anima di Napoli. Si potrebbe dire qualcosa di più. San Gennaro è il sentimento di un popolo che, nonostante le sconfitte, le delusioni, le amarezze patite nella sua lunga e dolorosa storia, trova ancora la forza di sperare, di lottare, di vivere. *L'alta civiltà del popolo napoletano è racchiusa proprio in questa sua immensa generosità, in questa possibilità di dare e di prendere tanto dal nulla, dalle piccole cose, da una infinitesimale soddisfazione morale, o da un minimo sollievo materiale; e si concretizza nel suo saldo amore per la famiglia, che per le feste si riunisce ed attraverso di esse si {{sic|cimenta}} e resta ancora unita, oggi, come credo, in ben pochi paesi al mondo. *La [[malocchio|jettatura]] – con la j (lunga) – è una influenza malefica alla quale, anche se non ci si crede del tutto, non ci si può sottrarre. In [[Campania]] è un fenomeno storico, poiché il timore dei suoi nefasti risultati noi napoletani l'abbiamo nel sangue, forse ereditato dai nostri progenitori greci e romani. [...] L'abate [[Ferdinando Galiani|Galiani]] sosteneva che persino [[Paolo di Tarso|San Paolo]] credesse alla jettatura in quanto scrivendo una epistola ai Galati, dai quali non riusciva ad ottenere quanto voleva, tra l'altro aveva scritto: «''quis vos fascinavit non oboedire veritati!''». Accertato quindi che questa malefica credenza esiste a Napoli sin dall'antichità, bisogna convenire con [[Alexandre Dumas (padre)|Alessandro Dumas]] che essa è una malattia incurabile: si nasce jettatori, si muore jettatori e si può diventarlo, ma quando lo si è diventati, non si cessa più di esserlo. I forestieri che vengono a Napoli, all'inizio ridono di queste sciocchezze, ma poi cominciano a parlarne, diventano titubanti e dopo qualche mese di permanenza finiscono col coprirsi di corni e aggeggi del genere o, come un simpatico funzionario straniero mio buon amico, quando incontrano determinati personaggi, prendono la fuga! *La natura del napoletano, sempre in bilico tra il sacro ed il profano, è tale che egli addenta una [[pizza]] con la stessa voluttà con la quale stringe una bella ragazza e mette nel cantare una canzone tutta l'anima come la mette nelle sue preghiere: è sempre lo stesso entusiasmo che l'accompagna. *La Neapolis dei primi tempi dell'impero, decaduta ormai a luogo di villeggiatura dei romani più ricchi e potenti che vi venivano per essere abbastanza − anche se non troppo − lontani dalla vita pubblica, doveva necessariamente offrire ai suoi ospiti, come una novella Circe, una corruzione sottile e molli blandizie per trattenerli nel suo grembo. La più sottile cultura ellenistica faceva {{sic|si}} che gli usi della città – sia nei lati buoni sia in quelli cattivi – fossero più scanzonati, meno inibiti, con quel senso di superiorità che spesso dipende dal non avere più niente di solido, dentro. *La sensibilità acuta del popolo napoletano lo rende vulnerabile al dolore così come pronto al sorriso, ma questa gente semplice ha ancora la capacità di cercare gioia e felicità nello sguardo di un bimbo, nella bellezza di un tramonto, nel volo di uno stormo di uccelli, dando forse una impressione di superficialità che invece non è che vero, profondo, radicato sentimento poetico. *Le feste, i balli, le canzoni, le taverne, il [[Voci e gridi di venditori napoletani|grido]] dei tipici venditori ambulanti, rendono unico questo popolo, questa gente che sembra sempre allegra, gaia, sorridente e spensierata e molto spesso è invece solo molto coraggiosa nella miseria e nella sventura. Sembrerebbe quasi, come diceva [[Fanny Salazar Zampini|Zampini Salazaro]]: «Che un riflesso del sorriso di questo cielo privilegiato si diffonda su di essi, che anche sul dolore sanno innalzare a Dio canti festosi». *Nella vecchia Napoli non è raro scoprire, fra vecchi palazzetti cadenti dall'intonaco scrostato e stinto, le vestigia di un passato, quasi mimetizzate dall'incuria e dall'abbandono in cui versano. I vasetti di gerani e le «''buatte''<ref>Lattine o scatole di metallo per alimenti.</ref>» con le piante di garofani nascondono talvolta una bordura di pietra viva finemente intagliata; le brutte, policrome insegne di una scuola-guida o di un sarto si addossano a un elegante portale, che, pur se sporco e fuligginoso, resta come isolato dal contesto generale in una sorta di distaccata nobiltà. Napoli antica riserva di queste sorprese a chi sappia guardarla con occhi che vedono, sorprese che, se talvolta mortificano e addolorano, tuttavia inteneriscono. *Oggi i costumi popolari sono spariti o modificati, ma il loro ricordo vive ancora tra noi, lasciando rimpianto ed ammirazione per quegli usi ancora coloriti dalla fantasia, pieni di brio e di giovanile freschezza. [...] il popolo napoletano è come un adulto che ricorda con rimpianto la sua infanzia, primitiva, semplice e bonaria. *Se una città dovesse ricevere un premio per aver coscienziosamente distrutto tutti i ricordi del passato, questo sicuramente spetterebbe a Napoli.<br>Un po' per le bizze dello «''sterminator [[Vesuvio|Vesevo]]''», eruzioni e terremoti, un po' per le guerre che attraverso i secoli hanno ciclicamente devastato questa nostra terra, eternamente appetita da eserciti e dominazioni straniere, un po' per l'entusiasmo degli abitanti nel voler seguire ogni nuova moda, che li ha spinti a modificare i monumenti per mantenerli ''à la page'' con i gusti dei tempi, un po' per il menefreghismo e il lasciar correre altrettanto congeniti nel carattere di noi napoletani, gran parte del nostro patrimonio storico-artistico si è come disintegrato attraverso i secoli. *Un popolo semplice, parco, generoso e civile nell'animo, anche se spesso non del tutto nell'esteriorità. ====[[Johann Wolfgang von Goethe]], ''[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]''==== *Anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso. *Avvicinandoci a Napoli, l'atmosfera si era fatta completamente sgombra di nubi e noi ci trovammo veramente in un altro mondo. Le abitazioni coi tetti a terrazza facevan comprendere che eravamo in un clima diverso; ma non credo che nell'interno esse siano molto ospitali. Tutti sono sulla strada, tutti seggono al sole finché finisce di brillare. Il napoletano crede veramente d'essere in possesso del paradiso, e dei paesi settentrionali ha un concetto molto triste: «Sempre neve, case di legno, grande ignoranza, ma danari assai». Questa è l'idea che essi hanno delle cose nostre. A edificazione di tutte le popolazioni tedesche, questa caratteristica, tradotta, significa: «''Immer Schnee, hölzerne Häuser, grosse Unwissenheit, aber Geld genug''».<br>Napoli per sé si annunzia giocondamente, piena di movimento e di vita; una folla innumerevole s'incrocia per le vie; il re è a caccia, la regina incinta, e non si potrebbe desiderare nulla di meglio. *Come si suol dire che colui, al quale è apparso uno spettro, non può più esser lieto, così si potrebbe dire al contrario che non sarà mai del tutto infelice chi può ritornare, col pensiero, a Napoli. *Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate... Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi! *È interessante e fa così bene, aggirarsi tra una folla innumerevole e irrequieta come questa. Tutti si rimescolano come le onde d'un torrente, eppure ognuno trova la sua via e arriva alla sua meta. Solo in mezzo a tanta folla e fra tanta irrequietezza io mi sento veramente tranquillo e solo; e più le vie rumoreggiano più mi sento calmo. *Il più splendido tramonto, una serata di paradiso, mi hanno estasiato al ritorno<ref>Dal Vesuvio.</ref>Ho potuto tuttavia sentire come un contrasto così enorme basti a turbare i nostri sensi. L'orribile accostato al bello, il bello all'orribile, si annullano a vicenda e finiscono per produrre una sensazione d'indifferenza. Non v'ha dubbio che il napoletano sarebbe un altr'uomo, se non si sentisse prigioniero fra Dio e Satana. *Napoli è un paradiso; tutti vivono in una specie di ebbrezza e di oblio di se stessi. A me accade lo stesso; non mi riconosco quasi più, mi sembra d'essere un altr'uomo. Ieri mi dicevo: o sei stato folle fin qui, o lo sei adesso. *{{NDR|Kniep}} mi condusse sulla terrazza di una casa, dalla quale si poteva abbracciar con lo sguardo specialmente la parte bassa di Napoli, verso il molo, col golfo e la spiaggia di Sorrento; tutta la parte a destra si presentava in uno sfondo singolarissimo, come forse sarebbe difficile vedere da tutt'altro punto. Napoli e bella e stupenda da per tutto. *Oggi ci siamo dati alla pazza gioia e abbiamo dedicato il nostro tempo a contemplare meravigliose bellezze. Si dica o racconti o dipinga quel che si vuole, ma qui ogni attesa è superata. Queste rive, golfi, insenature, il Vesuvio, la città, coi suoi dintorni, i castelli, le ville! Al tramonto andammo a visitare la Grotta di Posillipo, nel momento in cui dall'altro lato entravano i raggi del sole declinante. Siano perdonati tutti coloro che a Napoli escono di senno! Ricordai pure con commozione mio padre, cui proprio le cose da me vedute oggi per la prima volta avevano lasciato un'impressione incancellabile. *Per ritornare al popolino di Napoli, è interessante osservare che, come fanno i ragazzi più vispi quando si comanda loro qualche cosa, anche i napoletani finiscono con l'assolvere il loro compito, ma ne traggono sempre argomento per scherzarvi sopra. Tutta la classe popolana è di spirito vivacissimo ed è dotata di un intuito rapido ed esatto: il suo linguaggio deve essere figurato, le sue trovate acute e mordaci. Non per nulla l'antica Atella sorgeva nei dintorni di Napoli; e come il suo prediletto Pulcinella continua ancora i giuochi atellani, così il basso popolo s'appassiona anche adesso ai suoi lazzi. *Poco dopo arrivammo ad un'altura, dove un quadro grandioso si presentò ai nostro occhi. Napoli in tutta la sua magnificenza, con le sue case schierate lungo la spiaggia del golfo per parecchie miglia, i promontori, le lingue di terra, le pareti delle rocce, e poi le isole, e, nello sfondo, il mare: spettacolo davvero incantevole.<br>Un canto selvaggio, o piuttosto un grido, un urlo di gioia mi spaventò e mi turbò: era il ragazzo, che stava nel biroccio dietro a noi. Io lo rimproverai vivacemente, mentre fino allora egli non aveva inteso una sola parola aspra da noi, essendo in fondo un buon figliuolo. Per un poco, non si mosse; poi mi batté lievemente sulla spalla, tese fra noi due il braccio destro con l'indice alzato e: – Signor, perdonate – disse – questa è la mia patria! Ciò che mi sorprese non men di prima e mi fece luccicare negli occhi, povero figlio del nord, qualche cosa come una lacrima. *Qui la gente non si dà alcun pensiero dei fatti altrui; è molto se si accorgono di correre qua e là, l'uno accanto all'altro; vanno e vengono tutto il giorno in un paradiso, senza guardarsi troppo intorno, e quando la bocca dell'inferno loro vicino minaccia di montar sulle furie, ricorrono a [[San Gennaro|S.Gennaro]] e al suo sangue, come del resto tutto il mondo ricorre al sangue, contro la morte e contro il demonio. *Riscontro in questo popolo un'industriosità sommamente viva e accorta, al fine non già ad arricchirsi ma di vivere senza affanni. *Se i napoletani non vogliono saperne di lasciar la loro città, se i loro poeti decantano con iperboli esagerate la felicità della sua posizione, bisognerebbe scusarli, anche se nei dintorni sorgessero due o tre [[Vesuvio|Vesuvi]] di più. In questo paese non è assolutamente possibile ripensare a [[Roma]]; di fronte alla posizione tutta aperta di Napoli, la capitale del mondo, nella valle del Tevere, fa l'impressione di un monastero mal situato. *«Vedi Napoli e poi muori». Dicono qui. ====[[Ferdinand Gregorovius]]==== *I mercati settimanali hanno pure luogo su quella [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza]], per un Tedesco di triste memoria, perché colà fu decapitato l'[[Corradino di Svevia|ultimo degli Hohenstaufen]]; è del pari caratteristica per essere stato il teatro di uno storico episodio, quello di [[Masaniello]], su quella piazza dai lazzari eletto loro re, e ivi trucidato.<br>Questo luogo è storico per il popolo napoletano; è come la sua [[Presa della Bastiglia|piazza della Bastiglia]], sanguinosa per le scene terribili di giustizia popolare; il popolo vi troncò il capo a nobili cittadini e li espose all'oltraggio. È rimasta terribile anche per i ricordi della peste. *I Napoletani sono irritati, ma ridono. Non vi è in tutto il mondo un paese in cui il dispotismo sia usato con tanta facilità, poiché è impossibile distruggere i tesori di questa splendida natura, ridurre sterile questo fertile suolo. Sotto questo cielo ognuno può sempre liberamente muoversi, tutti quanti i sensi provano la loro soddisfazione. La natura eguaglia tutto: non vi è luogo più democratico di Napoli. Chi potrebbe mai annullare questa ''magna charta'' della libertà? *Io dimorai a S. Lucia quaranta giorni, e dalla mia finestra vedevasi tutto il golfo raggiante di luce: le due cime del Vesuvio dominanti la bianca città, le pittoresche {{sic|spiaggie}} di Castellammare, di Sorrento, fino a Capo Minerva, e l'isola di Capri. Ogni mattino, quando la rosea luce del golfo veniva a svegliarmi nella mia camera, mi abbandonavo alla contemplazione di quel fantastico spettacolo che è colà il levare del sole, e guardavo le tinte di fuoco dei monti e del mare, che parevano avvolgere in un incendio colossale la grandiosa città. Ma più magico ancora era lo spettacolo che mi si parava dinanzi allorché la luna nel suo pieno, sorgeva sul [[Vesuvio]], e spandeva la sua luce argentea sui monti, sul mare, sulla città, illuminando l'intero golfo. La cupa foresta degli alberi delle navi nel porto si distaccava allora sopra un fondo di brillante bianchezza; la luce dei fanali impallidiva; infinite barche scivolavano sulle onde, e sparivano, e tosto ricomparivano all'orizzonte; lo scoglio gigantesco di Capri appariva, e Somma, il Vesuvio, i monti di Castellammare e di Sorrento, quasi forme fantastiche, s'illuminavano. Chi avrebbe potuto dormire in quelle notti? Io prendevo una barca a S. Lucia e navigavo su quelle onde fosforescenti, oppure rimanevo seduto sulla spiaggia, insieme con popolani a mangiare frutti di mare. *Io ho trovato sempre straordinariamente caratteristico questo spettacolo. Nelle ore calde del pomeriggio, sotto il porticato di una delle principali chiese, quella di S. Francesco di Paola, si vedono centinaia di lazzaroni sdraiati che dormono, sudici e cenciosi, decorazione poco armoniosa e decorosa con quell'opera architettonica. Ho ripensato a quegli altri lazzaroni dell'antica Roma, i quali facevano essi pure la siesta sotto il portico di Augusto e di Pompeo, se non che quelli tenevano in tasca le tessere per la distribuzione del grano, e questi non l'hanno. In qualunque altra capitale d'Europa la polizia caccerebbe via tutti quei dormienti dal portico di una chiesa dinanzi al palazzo reale. Qui, invece, dormono a loro bell'agio, e le sentinelle che passeggiano distratte in su e in giù presso le statue equestri di Carlo III e di Ferdinando I, li guardano come la cosa più naturale del mondo. *L'armonia regna in questo paese: non un volto grave, melanconico: tutto qui sorride; a migliaia scivolano nel porto le barche, a migliaia passano per Chiaia e S. Lucia le carrozze; ad ogni passo s'incontrano persone intente a mangiare maccheroni, o frutti di mare; in terra si canta e si suona; tutti i teatri sono aperti; oggi, come prima, il sangue di S. Gennaro bolle e si discioglie; nessuna bomba ha ucciso {{sic|pulcinella}}; la Villa Reale è piena di forestieri che lasciano cospicue {{sic|mancie}}. Questo popolo vive alla giornata: non ha passioni politiche, non ama le cose gravi, le passioni virili, senza le quali un paese non ha una storia propria. Dalle sue origini Napoli ha sempre avuto per padroni gli stranieri: i Bizantini prima, poi i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Spagnuoli, i Borboni e Gioacchino Murat. Un popolo, che è privo di carattere, che non ha sentimento nazionale, si piega a qualunque signoria. Fa senso vedere ancora oggi in corso le monete coll'effigie di Murat, accanto a quelle di re Ferdinando. Gli uomini assennati, che scusano il carattere di questo popolo e non se ne adontano, mancano di perspicacia e di prudenza. *La folla e il movimento che regnano sul porto, sono un nulla in confronto a quanto si vede nei due maggiori mercati, vicini a Marinella: il Porto Nuovo e il Mercato. Il Porto Nuovo è sempre ingombro da una folla immensa; si direbbe che l'intera Campania abbia mandato le sue frutta e il golfo tutti i suoi pesci su questa piazza. Il popolo vi si reca per comprare, per mangiare; lo si potrebbe dunque definire come il ventricolo di Napoli. È veramente interessante osservare tutta quella folla, tutto quel frastuono, ed uno lo può fare a suo bell'agio, rifugiandosi in una di quelle cucine all'aperto, costituite da quattro tavole, dove si preparano e vengono mangiate le ''pizze'', specie di torte schiacciate, rotonde, condite con formaggio, o con prosciutto. Si ordinano e in cinque minuti sono pronte; per digerirle, però, è necessario avere i succhi gastrici di un lazzarone. *Le bellezze della natura e i sentimenti cristiani, alla presenza delle più grandi meraviglie della creazione, risvegliano sempre idee tristi. Ero giunto su di una altura dove alcuni soldati svizzeri stavano bevendo fuori di una piccola bettola, una capanna di paglia. Di lassù si dominavano il mare, le isole di Nisida, di Procida e d'Ischia, tutte avvolte nel manto meraviglioso del sole al tramonto. Uno di quei soldati mi si avvicinò e, gettando uno sguardo su quello spettacolo meraviglioso, con tono di mestizia mi disse: «Come è bello! troppo bello!... rende melanconici...» *Mentre io stavo seduto sulle rovine della villa di Giove, contemplando lo splendido golfo irradiato dal sole, il [[Vesuvio]] che fumava mi parve quasi il [[Tiberio]] della natura, e pensai che spesso da questo punto Tiberio lo contemplasse cupo e pensoso, ravvisando la sua stessa immagine personificata nel demonio della distruzione. Nel contemplare il vulcano e ai suoi piedi la fertile Campania e il mare avvolto di luce, il monte solitario che terribile signoreggia quella felice regione mi sembrò quasi un simbolo della storia dell'umanità ed il vasto anfiteatro di Napoli la più profonda poesia della natura. ([[Ferdinand Gregorovius]]) *Nel quartiere di S. Lucia è concentrato specialmente il commercio dei frutti marini, disposti in buon ordine, con le ostriche, nelle piccole botteghe, ciascuna delle quali porta un numero e il nome del proprietario. Sono incessanti le grida per invitare la gente ad entrare; le botteghe sono illuminate, e tutti quei prodotti del mare rilucono dei colori più svariati: sono ricci, stelle di mare, coralli, araguste, dalle forme più bizzarre, dalle tinte più dissimili. Il mistero delle profondità marine è ivi svelato e quel piccolo mercato presenta ogni sera il lieto aspetto quasi di una notte di Natale marittima. *Non potrei descrivere quali brutte immagini di santi io abbia visto portare in processione a Napoli; prodotti di un'arte senza principî, senza gusto e di una fantasia bizzarra che, in quanto a stranezza, ha poco da invidiare all'arte indiana. Per formarsi un'idea di quanto sia disposto questo popolo ad essere tollerante in materia d'arte, basta osservare bene quelle barocche statue di santi per le strade e quei Cristi in legno di orribile fattura, sorgenti qua e là nelle piazze. [...] Pur troppo, l'uomo qui non corrisponde, alla natura che lo circonda; diversamente, in vista di questo mare, di questi monti, di questo cielo, non potrebbe pregare davanti a quegli orribili fantocci. *Povere cose, invero, l'erudizione e l'archeologia! In questo angolo di paradiso le cose si sentono e si comprendono oggi come le sentivano e le comprendevano gli antichi. Qui regna ancora l'idea del culto di Bacco e l'immaginazione si solleva in alto come una baccante col tirso; qui ci sembra di staccarci dal suolo e, sciolti da ogni vincolo terreno, di spaziare nell'atmosfera. *Questa Piazza Reale, vicinissima al mare, di cui però non si gode la vista, mirabilmente selciata, tanto che potrebbe servire benissimo da sala da ballo, circondata di eleganti edifici, è uno dei punti più eleganti della città. Vi risiedono il Re, la Corte e le principali amministrazioni; si potrebbe chiamare questa piazza, non il cuore di Napoli, ché questo titolo spetta al porto, ma il cervello. *Rimasi a lungo sulla terrazza di S. Martino appoggiato al parapetto ad ascoltare le voci che salivano da Napoli. Se questo popolo, pensavo, fa tanto chiasso nella sua vita comune, quanto ne farà quando è agitato da passioni, durante le lotte, quando vuole il saccheggio, come fecero il 15 maggio 1848 i lazzaroni a migliaia dietro la carrozza di re Ferdinando!<br>Il frastuono napoletano ha però di solito un carattere pacifico: è allegro ed in fondo è ordinato nel suo apparente disordine. Tutta quella gente, che brulica come formiche, si muove in certe direzioni fisse, con uno scopo determinato. In questo popolo la vita circola come il sangue nel corpo umano, e quelle sue pulsazioni febbrili in apparenza, sono in realtà regolari e normali. *[[Roma]], da dopo la rivoluzione del 1848, appare ancor più silenziosa che nel passato; tutta la vivacità del popolo è scomparsa e le classi agiate si tengono paurosamente nascoste, guardandosi bene di far parlare di sè; e le classi infime sono ancora più misere e più oppresse di prima. Le feste popolari sono scomparse, o quasi; il carnevale è in piena decadenza; e persino le feste di ottobre, un tempo sì allegre fuori delle porte, fra i bicchieri di vino dei Castelli e il saltarello, sono presso che dimenticate. [...] Ben diverso è l'aspetto di Napoli, dove il vivace, febbrile e continuo chiassoso movimento di tutto quel popolo, ha del fantastico. Si direbbe una città in rivoluzione, perché tutti si muovono, tutti si agitano, tutti gridano e schiamazzano. Nel porto, sulle rive del mare, nei mercati, in [[via Toledo]], persino a Capodimonte, al Vomero, a Posillipo, lo stesso movimento, lo stesso chiasso. A Napoli non si riesce a far nulla, e il nostro occhio nulla può fissare: ovunque bisogna guardarsi senza posa contro gli urti e gli spintoni. La stessa viva luce del mare e delle rive mantiene in continua agitazione, eccita la vista e la fantasia; e il frastuono delle voci umane e delle carrozze non cessa nemmeno nel cuore della notte. *S. Lucia, il luogo di carattere più svariato e dove sono le locande di secondo ordine, è la linea di confine fra la parte aristocratica di Napoli e quella popolare. Il porto è il punto del maggior movimento popolare e del commercio; ivi si lavora, si traffica senza posa, e ivi è tutto quello che è necessario alla vita del popolo. V'è un movimento continuo; le calate sono sempre ingombre di carbone e di altri materiali; vi si affollano continuamente pescatori, barcaiuoli, lazzaroni, piccoli mercanti. Gli abitanti delle campagne, i popolani vengono qui ad acquistare gli abiti e le scarpe, che empiono case da cima a fondo. Qui si vendono tutte le masserizie casalinghe, qui sono caffè, liquorerie, spacci di tabacco, unicamente frequentati dal popolo, fruttaioli i quali tengono gli aranci e le angurie già tagliate a fette che essi vendono per un tornese e che vengono mangiate dai compratori in piedi. Qui si vedono vere montagne di fichi d'India, di cui la gente più misera si nutre; questo è il luogo di riunione, si potrebbe dire la sala di conversazione del popolo. *Tanto nella festa della Madonna del Mercato, quanto in altre occasioni, il popolo non pensa che a divertirsi e a stare allegro. I Napoletani non vanno ad una festa per assistere alle funzioni religiose, per ammirare le fonti del culto, ma per stare all'aria aperta, per godere le bellezze naturali, cui la folla variopinta dà un nuovo risalto. Ho visto migliaia e migliaia di Napoletani alla festa per il centenario della Madonna di Posillipo. Non avevo mai assistito ad uno spettacolo così teatrale: la folla variopinta ingombrava la splendida riviera di Chiaia, la Villa Reale, tutta la strada sino a Posillipo: ovunque bandiere, festoni, fiori; il golfo splendeva di luce; sei navi da guerra, ancorate fra Chiaia e il porto, facevano senza posa fuoco dalle loro artiglierie; il rumore ed il chiasso erano indescrivibili; la processione non aveva niente di dignitoso, di solenne, d'imponente, per chi arrivava da Roma. A Roma, anche le processioni più meschine presentano un carattere artistico, il che mostra avere le arti esercitato la loro benefica influenza persino sulle minime cose del culto, quali sono gli emblemi, le allegorie, le immagini dei santi. Il senso del bello ivi regna dovunque, in ogni cosa; si direbbe che gli Dei della Grecia, i quali stanno al Vaticano e al Campidoglio, non tollerino il brutto e il barocco neanche nei santi. Il Museo Borbonico non ha esercitata affatto quest'influenza sul popolo di Napoli. ====[[Pierre-Jean Grosley]]==== *È senza dubbio sorprendente che un tale popolo, tenuto quasi sempre in nessuna considerazione nelle rivoluzioni che gli hanno fatto cambiare dominatore così spesso, abbia preso parte attivamente solo a quella di [[Masaniello]]. La sua indifferenza verso i movimenti politici poté esser messa più fortemente a prova di quando, nel cuore della capitale degli Stati dei suoi padri, lo sfortunato [[Corradino di Svevia|Corradino]], all'età di diciassette anni, versò quel che restava di un sangue riprovato e proscritto dai capi della Chiesa? Non potei vedere, senza fremere, il luogo in cui si mostrano ancora le vestigia di questa spaventosa scena.<br>Questa indifferenza, apparentemente stupida, è l'opera di un istinto illuminato dall'esperienza: ''Cosa m'importa'' – dicono con l'asino della favola – ''purché non mi si faccia portare più del mio carico ordinario''. Per completare il ritratto di questo popolo, è sufficiente aggiungere che Napoli non ha l'ombra di polizia, e tuttavia di rado avvengono quei disordini e quegli eccessi che a Parigi tutta la vigilanza del magistrato riesce a prevenire solo con un'attenzione costante. *Non ho soggiornato abbastanza a Napoli, per essere istruito a fondo sulla vita, sia privata sia di società che vi si conduce. So solo che vi si dorme più che in qualsiasi altro paese dell'Italia; che vi si consuma una quantità prodigiosa di cioccolato che ogni privato fa preparare a casa sua nella dose che più preferisce; che le conversazioni o riunioni generali sono nel tono di quelle delle altre città d'Italia; che nelle cerchie private il parlare è alla greca, cioè, molto allegro ed estremamente libero; che la galanteria è tanto comune e poco discreta nei primi ranghi, quanto rara e misteriosa nella borghesia; che, a seguirla nel popolo, gli estremi si toccano; che la continenza, in generale, a Napoli è la virtù meno comune; che l'amore, che altrove spesso non è che apparenza, fatuità, fantasia, è uno dei più urgenti bisogni; infine che il Vesuvio, che comanda questa città, è l'emblema più esatto sotto cui da questo punto di vista la si possa rappresentare.<br>Altri bisogni, che la polizia ed un certo pudore altrove, soprattutto nelle grandi città, reprimono, a Napoli sono al di sopra di tutte le leggi. Lo zolfo, mescolato a tutti i vegetali e a tutti gli alimenti, l'uso continuo del cioccolato, dei liquori più forti, delle spezie che più riscaldano provocano esplosioni ed eruzioni che non sopportano né rinvio né cerimonie. I cortili dei palazzi e degli alberghi, i porticati delle case private, le loro scale e i loro pianerottoli sono altrettanti ricettacoli per le necessità di tutti i passanti. Anche chi va in carrozza scende per mescolarsi alla folla che cammina; chiunque si prende in casa d'altri la libertà che permette a casa sua. *Sotto un'apparenza di allegria, di distrazione e di leggerezza, il popolo e la borghesia di Napoli, divisi fra il lavoro ed il piacere, nascondono vedute profonde e ben seguite, se non in ciascuna testa, perlomeno nell'insieme. Considerati in questo insieme, formano una democrazia indipendente dal re e dalla nobiltà alla quale si uniscono quando il loro interesse lo esige. Nel loro partito hanno sempre in basso clero e la maggior parte dei monaci di cui Napoli brulica. ====[[Felix Hartlaub]]==== *A nemmeno cento metri di distanza dal mio attuale domicilio ha insegnato [[Tommaso d'Aquino]], è cresciuto [[Giordano Bruno]], sono sepolti il [[Fernando Francesco d'Avalos|Pescara]] e [[Vittoria Colonna]]<br>Dall'altra parte della strada ha passeggiato [[Francesco Petrarca]], e [[Federico II di Svevia|Federico II di Hohenstaufen]] ha amministrato la giustizia − incredibile, incommensurabile. Ma la vita del presente in questa città si muove e gira così rumorosa e disinvolta intorno a questi monumenti che non si ha nemmeno il tempo di rendersi ragione del loro significato. Per tanta ricchezza di tempo – assenza di tempo – Napoli eterna è semplicemente uno degli ingredienti eterni del tempo. Dio creò il cielo, l'acqua e la terra e creò anche l'elemento "napoletano", una piccola nuvola di olio grasso e odore di putrido, con alcune melodie e frammenti di chiasso, un Tutto e un Nulla, un elemento di tutto il mondo e insieme anche qualcosa semplicemente di inferiore. Ci saranno ancora molti bravi napoletani e gente che a Napoli imparerà e farà qualcosa di buono, si pensa, e si compra una pizza in una strada su cui, forse, ha camminato verso Roma l'apostolo [[Paolo di Tarso|Paolo]]. *A volte trovo tutto inverosimilmente grandioso, un'altra volta confuso e perturbante, in ogni caso è sempre molto interessante e prende tutta la persona come un sortilegio. Non esiste un'altra città che così, ad ogni passo, trasmette a chi cammina il suo respiro, con cui bisogna entrare in rapporto interiore. Qui non si possono cogliere, con tranquillo stato d'animo epicureo, i tesori d'arte, perfezionare la propria cultura, no, ogni giorno bisogna ricominciare di nuovo in qualche modo da capo, cercare sempre di nuovo il proprio cammino spirituale attraverso le pesanti grossolane realtà che oppone, ad ogni passo, la vita della strada. *Il grande sole africano dona al cervello una grandiosa asciuttezza, vengono prosciugate tutte le pozzanghere dell'osservazione che psicologizza e individualizza. L'uomo accetta se stesso come è venuto al mondo e si mette subito in marcia verso un fine che gli è naturale. Il carattere matura presto al grande calore e non richiede tanto spazio per sé come da noi, consiste quasi sempre per metà in gentilezza, premura e disponibilità e tante altre piacevoli virtù con cui gli uomini reciprocamente rendono i loro rapporti più facili.<br/>E se da un canto con questa mancanza dell'idea dell'Io e della personalità ci si ritrova già quasi in Oriente, d'altro canto l'Occidente, con il mondo antico, il cristianesimo e con la scienza moderna è presente ovunque nella sua forma più evidente.<br/>Naturalmente bisogna accettare anche altre cose, la mancanza, per esempio, di una qualsiasi generosità eroica. In fondo questa spiritualità del tutto particolare la si può spegare con il fatto che Napoli in realtà è un paese, una nazione a sé, con un passato del tutto diverso da quello del resto dell'Italia. ====[[Raffaele La Capria]]==== *A Napoli, – e in questo mondo di kamikaze dove pietà l'è morta – siamo andati «molto oltre tutto quello che si poteva immaginare». Se eliminassimo tutti gli assassini che vanno in giro nelle nostre città si dovrebbe aprire una succursale dell'Inferno. *La Napoli dimenticata, l'altra faccia di una città che ha dato all'Italia [[Benedetto Croce]], [[Salvatore Di Giacomo]], anche se tutto questo viene trascurato perché nella rappresentazione della città prevale sempre l'osservazione sulla plebe. Io credo che la borghesia napoletana non si è saputa raccontare; non ci sono romanzi e personaggi che la rappresentano, così come invece hanno saputo fare in Sicilia con [[Federico De Roberto|De Roberto]], [[Giovanni Verga|Verga]], [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa|Tomasi di Lampedusa]]; Napoli ha eccelso soltanto nel pensiero, è stata più avanti, non solo della Sicilia ma anche di altre regioni italiane, nella speculazione filosofica. *La nostra non è la città di quel "chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato" che spesso le attribuiscono. Chi ha dato e chi ha avuto restano sulle rispettive posizioni. Intransigenti nel valutarle. Appassionandosi ancora nel discuterne, dopo quarant'anni. Finché una città trova parole per parlare di sé, fa emergere contrasti all'interno di questo discorso e riesce a interessare anche gli altri, vuol dire che non è morta. *Ma è l'Italia il vero problema di Napoli. *Napoli è stata uccisa dalla speculazione edilizia. Si combatteva contro questa speculazione... Cambiare la struttura [[urbanistica]] di una [[città]] significa cambiarne la morale. E Napoli è cambiata moltissimo dopo la speculazione edilizia: è stato allora che sono arrivate le periferie inabitabili, è stato allora che è nata la «corona di spine», così viene chiamata a Napoli la periferia, «corona di spine». Ed è allora che, come scrivevo in ''L'occhio di Napoli'', se ti capita di sbagliare strada, vai a finire in periferia e puoi arrivare all'inferno. ====[[Jérôme Lalande]]==== *Il carattere tranquillo di questo popolo è ben apparso durante la terribile carestia che provò questa città {{NDR|di [[Napoli]]}} nel 1764: non si vide la minima sommossa; tuttavia le strade erano piene di infelici che morivano o di fame o per le malattie che la malnutrizione porta con sé, e i Magistrati avevano tanto più torto, in quanto avevano lasciato esportare i grani in abbondanza qualche mese prima. *Niente si può immaginare di più bello, di più grande, di più singolare sotto tutti i punti di vista del colpo d'occhio di Napoli da quel lato in cui la si vede: questa città è posta al fondo di un bacino, chiamato in italiano cratere, che ha due leghe e mezzo di larghezza e altrettante di profondità; esso sembra quasi chiuso dall'isola di [[Capri]], che si presenta dal lato di mezzogiorno, e sebbene a sette leghe di distanza la vista termini piacevolmente, si crede di vedere ai lati di quest'isola due aperture chiamate in effetti Bocche di Capri, ma l'una ha più di otto leghe di larghezza, e l'altra ha solamente una lega, sebbene esse appaiono pressoché uguali. *Non si incontrano affatto la sera, nelle strade di Napoli, quelle donne che sono la vergogna del loro sesso con le molestie; è vero che vi sono delle guide che si piazzano nei luoghi conosciuti, come vicino al teatro, ma è ancora con una specie di riservatezza, o di timidezza, che fa onore ai costumi e alla città di Napoli. ====[[Giacomo Leopardi]]==== *L'aria di Napoli mi è di qualche utilità; ma nelle altre cose questo soggiorno non mi conviene molto... Spero che partiremo di qua in breve, il mio amico e io. *Lazzaroni pulcinelli nobili e plebei, tutti ladri e b. f. degnissimi di Spagnuoli e di forche. *Paese semibarbaro e {{sic|semiaffricano}}, nel quale io vivo in un perfettissimo isolamento da tutti. ====[[Nanni Loy]]==== *Durante la lavorazione de ''Le quattro giornate di Napoli'', se prendevo il megafono e dicevo alle 500 comparse di correre da una direzione all'altra ad un mio fischio, non si muoveva nessuno. Inizialmente non riuscivo a capire il perché. La realtà è che non mi riconoscevano il diritto di imporre loro qualcosa con un fischio. Bisognava loro spiegare il motivo. Così mi riunii a loro e spiegai il perché di quella scena. [...] Il rendimento si capovolse e tutte le comparse dettero un loro contributo creativo. Non erano stati parcellizzati con un dovere. Si sentirono talmente investiti del problema del film e delle riprese, da comportarsi come dei registi. Durante le prove gridavano stop nel megafono per fermare gli errori, assimilando ciò che facevo io, interrompendo le riprese anche quando andavano bene. Ma perché volevano diventare tutti registi? Perché nei napoletani è insopprimibile il desiderio di essere considerate persone, con una dignità personale, una intelligenza ed una personalità riconoscibili. [...] A Napoli, no. Con i soldi e gli ordini non si compra nulla. *Provo una sorta di amore e odio, una grande ammirazione, affetto e tenerezza per il singolo napoletano. Provo al tempo stesso molto risentimento per quella che ricordo essere l'organizzazione sociale della città. L'odio nasce per questo patrimonio, energie, ed intelligenza che venivano, non so oggi, continuamente deviate, sprecate. È un'amarezza che mi prende qualche volta, nel vedere queste persone che singolarmente valgono tanto, sprecarsi in complicazioni inutili, confusioni evitabili, violenze ingiustificate. *Vi è una cultura di fondo individualista, ed in questo senso è da considerare negativa, per quanto sia al tempo stesso molto ricca di un grande potenziale, che si manifesta in esaltazione della persona e dell'uomo contro tutte le culture di appiattimento del nostro tempo. L'individualismo dei napoletani produce certamente delle difficoltà di gestione degli affari sociali, il che la fa apparire agli occhi di un non napoletano come me una città incivile, una civis incivile; è pur vero, però, che in questo modo si preserva la ricchezza dell'individuo, la sua fantasia, quel potenziale che le permette di essere fuori dalle regole della produzione e del consumo. ====[[Curzio Malaparte]]==== *Napoli è la più misteriosa città d'Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell'immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. Napoli è l'altra Europa. Che, ripeto, la ragione cartesiana non può penetrare. *Nessun popolo sulla terra ha mai tanto sofferto quanto il popolo napoletano. Soffre la fame e la schiavitù da venti secoli, e non si lamenta. Non maledice nessuno, non odia nessuno: neppure la miseria. Cristo era napoletano. *Non potete capire Napoli, non capirete mai Napoli. *Quando Napoli era una delle più illustri capitali d'[[Europa]], una delle più grandi città del mondo, v'era di tutto, a Napoli: v'era Londra, Parigi, Madrid, Vienna, v'era tutta l'Europa. Ora che è decaduta, a Napoli non c'è rimasta che Napoli. Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. E' il destino dell'Europa di diventar Napoli. Se rimarrete un po' di tempo in Europa, diverrete anche voi napoletani. *Tutti piangevano, poiché un lutto, a Napoli, è un lutto comune, non di uno solo, né di pochi o di molti, ma di tutti, e il dolore di ciascuno è il dolore di tutta la città, la fame di uno solo è la fame di tutti. Non v'è dolore privato, a Napoli, né miseria privata: tutti soffrono e piangono l'uno per l'altro, e non c'è angoscia, non c'è fame, né colera, né strage, che questo popolo buono, infelice, e generoso, non consideri un tesoro comune, un comune patrimonio di lacrime. ====[[Giorgio Manganelli]]==== *La storia di Napoli nasce lentamente. Soprattutto, è una storia esotica, una invenzione che sa di [[Omero]], di poemi ciclici, di innumeri indecifrabili frammenti di leggende, favole, conti di mercanti, liti di taverne, imbrogli, risse, coltelli lucidi e rapidi, adulteri e nostalgie. *Napoli voleva essere accerchiata, catturata, la grande metropoli inesistente, invisibile, intoccabile, stava nel centro delle grandi manovre delle flotte tra piratesche e adolescenti che cercavano casa oltre le coste patrie. Napoli non c'era; non c'era il rumore, il clangore, non il precipitoso coagulo di colori, non gli dèi, le donne, l'aroma del cibo, il sonno. Eppure l'ipotesi colossale di Napoli agiva, e i minuscoli uomini sfioravano lo spazio che doveva per sempre essere Napoli. Poi sbarcarono a Cuma. *[[Partenope (sirena)|Partenope]] è una sirena, è una città, è greca, è morta per amore, è una dea, è un luogo, è una strada, è una taverna, è miracolosa, venerarla bisogna, qui è Partenope<ref>Nel testo: [[Partenone]].</ref>, Partenope è in ogni luogo, di soppiatto scaturisce dal mare, qui dove è nome di ninfa sarà sacra la ninfa nei secoli; non morirà mai; la città non morrà, la ninfa città non morrà. Gioco, allucinazione, miracolo, liturgia, la città-ninfa sta nascendo. È inevitabile chiedersi; ma come, ma quando, ma dove nasce Napoli?<br>Giacché il nascere di Napoli non può essere il nascere di altre, anche nobili, eroiche città.<br>Dopo Partenope nascerà una «città nuova», insomma una Neapolis. Siamo arrivati? Forse siamo arrivati da sempre; forse è impossibile arrivare. Ma questo sospettiamo: che vi fu un momento in cui tra i marittimi dalle brache salse e crude, tra i duri campani che non capivano greco, cominciarono ad arrivare gli dèi. *Si ha l'impressione che arrivassero dappertutto, e certamente era così, ma che a Napoli-Partenope fosse impossibile distinguerli dalla folla di {{sic|graeculi}} e campani; erano dèi forastici, meteci, un po' contado un po' mare, ma fitti e inframettenti come i folletti. (Certo che c'erano i culti misterici. A Napoli? Ma dove volete che fossero? E [[Mitra]] si sa. E la bella [[Cerere (divinità)|Cerere]], materna e chiassona, e un'Iside così pervasiva che nemmeno si sa dove si fosse il suo santuario, si è diffusa per tutta la città, non v'è città isiaca come Napoli-Partenope. Ecco, Partenope; no, non è né storia, né folklore, è ancora una presenza sacra, e ancora qualcuno, che non veda Cerere, sussurra nella gran folla una preghiera greca a una ninfa ondosa, una ninfa greca morta dopo aver conosciuto [[Ulisse|Odisseo]]. '''[[Sándor Márai|Sandor Marai]]''' * Già verso Napoli sul treno mi è venuto in mente, e mi animava anche durante i giorni trascorsi a Roma: scrivere un altro romanzo, un’ultimo con il titolo: ''Il sangue di San Gennaro''. Un uomo arriva a Napoli, e decide di salvare il mondo – questo sarebbe il romanzo. * L’addio a Napoli, a [[Posillipo]] fu più doloroso di qualsiasi addio ad una persona, o a qualcosa nella mia vita. [...] Questi tre anni e mezzo in Italia, a Posillipo, erano il dono più grande nella mia vita. Ho amato tutto qui, e sapevo che a modo loro anche loro, gli italiani meridionali, mi hanno accettato. Molti hanno pianto, nella cittadina e nel palazzo i venditori di vino, di carbone come anche il pescivendolo mi stringevano la mano. * Napoli è un posto curioso: una città dove il miracolo regolarmente, due volte all’anno fa parte della vita della città, come un avvenimento turistico. I napoletani sono gli specialisti del miracolo. * Per i vicoli di Napoli, ogni pomeriggio. Nei dintorni di San Biagio dei Librai. Abitano tutti qui: [[Benedetto Croce]], il vescovo, i principi, in mezzo al lerciume, in palazzi pericolanti. Ed è qui che abita il popolo napoletano. Uomini di ogni classe, di ogni condizione mangiano e bevono le stesse cose, la pensano alla stessa maniera, sognano allo stesso modo. Sono tutti uomini mediterranei. Non tanto italiani, quanto piuttosto mediterranei. È questo il loro stato sociale. * [[Posillipo]] è come se fosse la Collina delle Rose a Budapest, ma anche come il villaggio di Leányfalu sul Danubio. Tutto qui è «come se fosse»... Anche Napoli è come Budapest: non c’è l'Isola Margherita ma c'è [[Capri]], non ci sono i Bagni Lukács ma c'è il Mar Tirreno, non c'è il Danubio, ma qui davanti alle mie finestre si spalanca il Golfo di Napoli, non ci sono le Colline di Buda, ma c'è il [[Vesuvio]], non c'è la Váci utca, ma c'è via Chiaia con i suoi negozi eleganti, dove sciama e s'affretta la folla variopinta e orientaleggiante di Napoli, che assomiglia misteriosamente a quella di [[Budapest]]. ====[[Giuseppe Marotta (scrittore)|Giuseppe Marotta]]==== *Ah, Napoli bella, tozzo di pane mio, estrema unzione mia! *Allora come allora, nel marzo del 1947, Napoli, eccettuandone via dei Mille, via Tasso, il viale Elena e poche altre arterie di Chiaia di San Ferdinando del Vomero, era tutta un rione popolare. Napoli era allora un vicolo solo, un "basso" solo, una botteguccia sola. *Che cosa c'è tutto sommato, a Napoli? C'è un vulcano {{NDR|il Vesuvio}} che ha tante possibilità di sterminio quanti sono gli acini d'uva e le ginestre cui si agghinda per dissimulare le sue intenzioni. *Ehi ehi. Dovessero piovere mazzate? I due contraggono le mascelle e s'irrigidiscono. Mannaggia. Stanno agli antipodi: il Cardillo vende luna, e cioè trasforma in lavoro qualunque cosa, l'Inzerra muta in ozio tutto, tutto. Napoli ha questi due volti, come Giano era sé ed il contrario di sé nell'identica figura; perciò chi dice: "Napoli è fervida, operosa, alacre" non è meno fesso di chi dice: "Napoli è svogliata, indolente, pigra{{sic|.}}" Ma allora? Gesù Gesù. Napoli è femmina, ossia volubile, contraddittoria, spesso incoerente. Sgobba quanto [[Milano]] e poltrisce quanto Honolulu: per ogni napoletano che, immoto in una barca a [[Mergellina]], o riverso in un prato ai Camaldoli, si lascia beatamente crocifiggere dal sole, abbiamo nelle vicinanze un altro napoletano che vacilla e affanna trasportando un quintale. *I «Quartieri», a Napoli, sono tutti i vicoli che da Toledo si dirigono sgroppando verso la città alta. Vi formicolano i gatti e la gente; incalcolabile è il loro contenuto di festini nuziali, di malattie ereditarie, di ladri, di strozzini, di avvocati, di monache, di onesti artigiani, di case equivoche, di coltellate, di botteghini del lotto: Dio creò insomma i «Quartieri» per sentirvisi lodato e offeso il maggior numero di volte nel minore spazio possibile. *Il vero mare di Napoli è quello esiguo e domestico di Santa Lucia, di Coroglio e di Posillipo. Consuma Castel dell'Ovo e il Palazzo Donn'Anna, bruca il muschio delle vecchie pietre, sente d'alga e di sale come nessun altro mare. *Lasciatemi dire che a Napoli i Santi, dal supremo e volubile San Gennaro al distratto San Giuseppe, da Sant'Antonio che protegge Posillipo a San Pasquale che sorveglia attentamente Chiaia, non sono che autorevoli congiunti del popolo. Il napoletano ha San Luigi, Sant'Espedito e ogni altro Santo come a certi poveracci dei vicoli capita di essere imparentati con un insigne professore residente a via dei Mille. *Napoli è una bara di madreperla con quattro corde e una tastiera; affermo sul mio onore, toccandomi il petto come la statua di Gioacchino Murat nella nicchia di piazza San Ferdinando, che Napoli è un mandolino dal quale si affaccia continuamente uno scheletro. Ebbene, salute a noi; strizziamo l'occhio a questo buffo sosia di ognuno, a queste anonime ossa trasformatesi in radici di canzonette. *Non date retta agli odierni lamentatori della città, i quali tetramente affermano che è morta e seppellita; ma neanche badate ai tam-tam di quanti la proclamano fortunata e contenta; Napoli è terra di favole puerili e angosciose, tutta miele e cicuta, grembo di mamma e schiaffo di {{sic|padrigno}}, favola sono pure chi la denigra e chi la decanta, vorreste che le mancassero proprio gli orchi e le fate? *Qualcuno fondò Napoli, situando magnificamente il Vesuvio, le isole, Capodimonte e il [[Vomero]]; disse ai napoletani: "Ecco... Tenete, ricreatevi{{sic|,}}" e mentre quelli si distraevano a guardare l'ombelico del [[Golfo di Napoli|golfo]], agguantò la cassa e fuggì. ====[[Mario Martone]]==== *Attraverso il teatro Napoli esprime spudoratamente il suo stato di capitale del Sud del mondo. *Napoli è una città difficile che insegna ad essere aperti, liberi, disponibili alle novità. Napoli ha una forza dolorosa ed è per questo che io l'amo. *Questo popolo, fratello di tanti popoli sofferenti, vivo più che mai intorno a noi, ci insegna a aprire gli occhi, guardare in faccia il dolore e trasformare il dolore in energia. ====[[Francesco Mastriani]]==== *Gli è indubitato che ci è ancora della feccia nel nostro popolo, e ce ne sarà ancora per qualche tempo. Ma è forse possibile una compiuta improvvisa riforma de' suoi costumi?<br>Noi accogliamo la speranza, per non dire la certezza, che tra dieci anni il nostro popolo non sarà secondo ad altri in Europa. Voglia Dio benedire all'opera della nostra rigenerazione, iniziata dal più Grande Italiano vivente [[Giuseppe Garibaldi|GIUSEPPE GARIBALDI]]! Voglia Dio benedire gli sforzi degli uomini che han rette intenzioni e buon volere! Possano le aure incantate del nostro cielo non essere più contaminate da straniere favelle! Possano i nostri ubertosi campi non essere più calpestati da orde inimiche del sangue italiano! Possa presto Napoli festeggiare il dì in cui per tutta [[Italia]] risuoni il grido della compiuta nostra unificazione, proclamata in ROMA CAPITALE. Allora, dopo il ''Pater noster'', noi insegneremo a' nostri figliuoli questa altra prece che eglino dovranno recitare ad ogni alba e ad ogni sera:<br><br>''Da' Tedeschi ed Imperiali,<br>Da' Francesi e Cardinali<br>Libera nos, Domine!'' *L'invenzione dei bassi, cioè delle case a terreno, delle case-botteghe, è proprio un'invenzione tutta napolitana a pro del guaglione, il quale si procura quel divertimento di scegliere quel domicilio che vuole su la soglia di qualcuni di questi bassolini. *Ma è proprio per il guaglione che Napoli è stata creata. Il guaglione è il Re di Napoli è il padrone assoluto del suolo [[Fiume|sebezio]] ed esercita talvolta il suo impero con una [[Bullismo|tirannia]] che è tanto più inesorabilmente quanto è più graziosa. *Napoli, per la sua posizione geografica, per la sua gran popolazione, per la natura feracissima del suo suolo, per le sue gloriose tradizioni in ogni ramo dello scibile, per la prodigiosa attitudine de suoi abitanti alle arti belle e dalle arti meccaniche, per grandiosi e storici monumenti di che è ricca e pei suoi vasti commerci, sarà sempre la Filadelfia d'Italia. Incorporata oggi alla grande [[Italia|Famiglia Italiana]], essa comincia ad appropriarsi dalle città sorelle l'affrancamento da quegli aviti pregiudizi che formarono per sì lungo volger di tempo sì possente ostacolo al progresso della sua civiltà siccome le città sorelle e specialmente le settentrionali cominciano a smettere, per la fusione coi nostri vispi meridionali, le forme pedantesche, le arie pesanti e le rigidezze cancelleresche. *Né climi meridionali sotto un cielo come questo di Napoli che invita così potentemente alla [[Ozio|pigrizia]] ed a quel dolce far niente di che ci han fatto una colpa gli [[Straniero|stranieri]], il [[Mendicante|vagabondaggio]] è così esteso che noi disperiamo che possa il governo giungere ad estirparlo del tutto in un paese come il nostro dove si vive così a buon mercato. Dove con dieci centesimi di maccheroni, dove con cinque centesimi di pane ed altrettanti di frutte un uomo ha messo a poco a poco il suo pranzo, non sappiamo come si possa sentire la suprema necessità e l'obbligo del lavoro. ====[[Raffaele Mastriani]]==== *L'antichità di Napoli si è del tutto smarrita nella oscurità de' secoli trascorsi. *La principal veduta è di mirar Napoli in alto mare, donde l'intiera città si presenta come un immenso anfiteatro. La seconda e di guardarla da S. Martino, dove si vede sotto gli occhi minutamente quasi tutta la città ed il delizioso contorno del golfo. La terza è di veder Napoli dalla Specola Reale o dal palazzo della Riccia: questo luogo per la estensione della sua veduta è detta con nome Spagnuolo Miradolos. La quarta è di contemplarla da' reali giardini di [[Portici]], e più dalla villa del Duca di Gravina e lì è ad essa superiore. La quinta è di osservarla dalla Madonna del Pianto. *La veduta della Capitale è sorprendente dalla cima del Vesuvio in un bel mattino di primavera: e bellissima dal terrazzo di Belvedere e dal palazzo Patrizj al Vomero, è vaga dai punti più elevali dell'Arenella, è incantevole quella parte che se ne scorge dalla strada nuova di Posillipo, al tramonto del sole. *Napoli col suo cratere, colle sue isole, col suo Vesuvio, colle sue montagne offre vedute cosi vaghe, così amene, così varie che l'anima ne resta rapita ed incantata. ====[[Marcello Mastroianni]]==== *{{NDR|A Roma}} [...] in Via del Corso [...], sentii dietro di me uno che fece "ammazza le rughe! Hai visto come si è invecchiato?" Detto forte, perché io potessi sentire. Non so se lo dicesse a una ragazza o a chi: "ammazza le rughe!" La stessa cosa mi è accaduta a Napoli. "Marcelli', c simm fatt vecchiariell eh? 'O vulit nu cafè?" La vedete la differenza? *La città meno americanizzata d'[[Italia]], anzi d'[[Europa]]. Eppure le truppe americane l'hanno avuta per tanto tempo. Ma una volta ripartiti questi soldati (a parte qualche moretto lasciato lì), tutto quanto era americano è stato cancellato.<br />La forza dei napoletani sta in questo: nel loro carattere, nella loro tradizione, nelle loro radici. *Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano perché so che ci starei bene. *Napoli va presa come una città unica, molto intelligente. Napoli è troppo speciale quindi non la possono capire tutti. ====[[Klemens von Metternich]]==== *Questo [[Vesuvio]], mia buona amica, è uno spettacolo imponente ed augusto. Sfortunatamente non posso vederlo dalla mia finestra; lo si vede però da qualsiasi posto, anche solo a cento passi dalla mia casa, come un immenso fanale nella notte. Una forte eruzione come quella del 1814, per esempio, deve essere uno spettacolo incredibile. La montagna è così vicina alla [[Napoli|città]], ed il pendio vi porta in modo così diretto che la formazione di un nuovo cratere, e ogni eruzione ne forma uno nuovo, la metterà in gran pericolo. I napoletani, del resto, non ci pensano; sono come i marinai, che dimenticano che solo una tavola li separa dall'abisso, e si è tentati di dimenticare, al cospetto di una natura tanto bella e ridente, come il pericolo possa essere anche ravvicinato dal godimento. *Qui sareste la creatura più felice del mondo. Tutto ciò che la natura ha fatto di più bello, di più maestoso e di più incantevole è versato qui a torrenti, su tutto ciò che si vede, si sente e si tocca. *Un popolo per metà barbaro, di un'ignoranza assoluta, di una superstizione senza limiti, ardente e passionale come sono gli africani, un popolo che non sa leggere né scrivere e di cui l'ultima parola è il pugnale, offre bel soggetto per l'applicazione dei principi costituzionali. ====[[Paolo Monelli]]==== *Ha detto [[Cicerone]] che Napoli è la città dove i sospettosi diventano confidenti, e gli infelici trovano consolazione. Perciò, quando sono seccato della politica vengo a Napoli a dimenticare tutto. *I napoletani discendono dagli dèi, questa è la verità, non sono né greci né oschi né romani, sono dèi. Che per vivere sulla terra si sono fatti come siamo; un misto di spirito attico grazie agli ateniesi, di tenacia al lavoro osca, di intelligenza indulgente ed acuta quale si conviene ad esseri divini. *Il napoletano non è ozioso; è filosofo. Sa che la vita è labile, l'avvenire è fallace, il lavoro è pena; accetta ogni fatica perché deve dar da mangiare ai piccirilli e alla donna; ma non lo esalta, non ne fa una missione nella vita come avrebbe voluto quello scocciatore di Catone. È povero e non è avido di denaro, è sobrio e non s'ingozza se la fortuna gli mette davanti una tavola imbandita. *Ora Napoli ha un nome greco, e se vuoi fare un complimento a qualche mio compatriota che m'intendo io puoi chiamarla l'Atene dell'occidente; ma prima di essere Neapolis era Paleopolis, città antichissima come dice il nome, e prima era Partenope, la città delle sirene, chiamata così dalla sirena Parthenope che ci ebbe la tomba. ====[[Francesco Saverio Nitti]]==== *Come vivea Napoli prima del 1860? Essa era, come abbiam detto, la capitale del più grande regno della penisola. Messa in clima temperato, tra la collina e il mare (come nell'ideale platonico) dato lo scarso sviluppo della igiene pubblica in tutta Europa, non ostante condizioni cattive della sua edilizia, rimaneva città di dolce soggiorno, in cui i forestieri si recavano spesso a svernare, più spesso ancora erano attratti, oltre che dalla bellezza del clima, dalla facilità della vita. *Napoli ha cessato di essere, per necessità delle cose, ''città di consumo'' e non è diventata città industriale, né di commercio: quindi le risorse dei cittadini sono diminuite. *Napoli, la grande città che era ancora qualche secolo fa la seconda in Europa per popolazione, che nel 1860 soverchiava per importanza tutte le città italiane; Napoli, la città che Sella chiamava ''cospicua'' e che avea almeno fino a qualche tempo fa alcune apparenze di ricchezza, Napoli muore lentamente sulle sponde del Tirreno. ====[[Anna Maria Ortese]]==== *Come tutte le mostruosità, Napoli non aveva alcun effetto su persone scarsamente umane, e i suoi smisurati incanti non potevano lasciare traccia su un cuore freddo. *Di solito, giunti a Napoli, la terra perde per voi buona parte della sua forza di gravità, non avete più peso né direzione. Si cammina senza scopo, si parla senza ragione, si tace senza motivo, ecc. Si viene, si va. Si è qui o lì, non importa dove. È come se tutti avessero perduto la possibilità di una logica, e navigassero nell'astratto profondo, completo, della pura immaginazione. *Era strano, ma questo che vedevo, per tanti aspetti non mi sembrava un popolo. Vedevo della gente camminare adagio, parlare lentamente, salutarsi dieci volte prima di lasciasi, e poi ricominciare a parlare ancora. Qualcosa vi appariva spezzato, o mai stato, un motore segreto, che sostituisce al parlare l'agire, al fantasticare il pensare, al sorridere l'interrogarsi; e, in una parola, dà freno al colore, perché appaia la linea. Non vedevo linea, qui, ma un colore così turbinoso, da farsi a un punto bianco assoluto, o nero. *Erano molto veri il dolore e il male di Napoli, usciti in pezzi dalla guerra. Ma Napoli era città sterminata, godeva anche di infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere pieno di radici. *Ho abitato a lungo in una città veramente eccezionale. Qui [...] tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, [...] tutte queste voci erano così saldamente strette, confuse, amalgamate tra loro, che il forestiero che giungeva in questa città ne aveva, a tutta prima, una impressione stranissima, come di un'orchestra i cui strumenti, composti di anime umane, non obbedissero più alla bacchetta intelligente del Maestro, ma si esprimessero ciascuno per proprio conto suscitando effetti di una meravigliosa confusione. *L'eterna folla di Napoli, semovente come un serpe folgorato dal sole, ma non ancora ucciso. *La città si copriva di rumori, a un tratto, per non riflettere più, come un infelice si ubriaca. Ma non era lieto, non era limpido, non era buono quel rumore fatto di chiacchierii, di richiami, di risate, o solo di suoni meccanici; latente e orribile vi si avvertiva il silenzio, l'irrigidirsi della memoria, l'andirivieni impazzito della speranza. *Napoli è un pezzo di deserto azzurro. *Tornai al mio albergo, e pensando tanti casi e persone passò la notte, e riapparve l'alba del giorno in cui dovevo ripartire. Mi accostai alla finestra di quella casa ch'era alta come una torre, e guardai tutta Napoli: nella immensa luce, delicata come quella di una conchiglia, dalle verdi colline del [[Vomero]] e di Capodimonte fino alla punta scura di [[Posillipo]], era un solo sonno, una meraviglia senza coscienza. ====[[Johan Turesson Oxenstierna]]==== *Il più delizioso paese dell'Europa è Napoli, e di quanto fa {{sic|duopo}} per una vita deliziosa è provveduto, {{sic|benche}} da perverso popolo sia abitato. Albergo è quasi sempre della più trista nazione 'l paese migliore. Si trovano quivi galantuomini quanti altrove fuor d'ogni dubbio, ma così mi spiego al riguardo del popolo minuto, che dello stato la terza parte compone. *Nazione di più inquietissima è questa, e contro cui devesi ad ogni momento ben avvertire; chiara testimonianza ne fanno quaranta due generali rivoluzioni seguite {{sic|doppo}} la separazione sua dal Romano impero, di cui per lo passato era parte, e nello spazio di due anni ha cinque Re tutti di nazioni differenti avuto, questa Corona i Re di Spagna possedendo, dicevasi; ''che 'l Re cattolico in [[Sicilia]] per la dolcezza regnava, per l'autorità in [[Milano]], ed in Napoli con la sottigliezza.'' *Napoli è nel rimanente 'l paese de' Monaci e delle Civette, due spezie d'animali ugualmente pericolosi, e per una quotidiana, ed ordinaria {{sic|Conversazione}}: Forastieri molti perciò non si vedono doppo un breve soggiorno in altra maniera ritornarsene, che colla borsa vuota, caricata la coscienza, e contaminato 'l corpo. Questa è di Napoli la mia sentenza, che per verità d'esser {{sic|veduto}} merita, ma non già d'esser con troppa curiosità {{sic|esaminato}}. ====[[Pier Paolo Pasolini]]==== *Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. Non saranno dei napoletani trasformati. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all'ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili, incorruttibili. *Ho scelto Napoli<ref>Per le riprese del ''Decamerone''.</ref>perché è una sacca storica: i napoletani hanno deciso di restare quello che erano e così di lasciarsi morire: come certe tribù dell'Africa. *Io con un napoletano posso semplicemente dire quel che so, perché ho, per il suo sapere, un'idea piena di rispetto quasi mitico, e comunque pieno di allegria e di naturale affetto. Considero anche l'imbroglio uno scambio di sapere. Un giorno mi sono accorto che un napoletano, durante un'effusione di affetto, mi stava sfilando il portafoglio: gliel'ho fatto notare, e il nostro affetto è cresciuto. *Io so questo: che i napoletani oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Beja (o lo fanno anche da secoli, gli zingari): è un rifiuto sorto dal cuore della collettività [...]; una negazione fatale contro cui non c'è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia come tutte le tragedie che si compiono lentamente; ma anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla storia, è giusto, è sacrosanto. *Io sto scrivendo nei primi mesi del 1975: e, in questo periodo, benché sia ormai un po' di tempo che non vengo a Napoli, i napoletani rappresentano per me una categoria di persone che mi sono appunto, in concreto, e, per di più, ideologicamente, simpatici. Essi infatti in questi anni – e, per la precisione, in questo decennio – non sono molto cambiati. Sono rimasti gli stessi napoletani di tutta la storia. E questo per me è molto importante, anche se so che posso essere sospettato, per questo, delle cose più terribili, fino ad apparire un traditore, un reietto, un poco di buono. Ma cosa vuoi farci, preferisco la povertà dei napoletani al benessere della repubblica italiana, preferisco l'ignoranza dei napoletani alle scuole della repubblica italiana, preferisco le scenette, sia pure un po' naturalistiche, cui si può ancora assistere nei bassi napoletani alle scenette della televisione della repubblica italiana. Coi napoletani mi sento in estrema confidenza, perché siamo costretti a capirci a vicenda. Coi napoletani non ho ritegno fisico, perché essi, innocentemente, non ce l'hanno con me. Coi napoletani posso presumere di poter insegnare qualcosa perché essi sanno che la loro attenzione è un favore che essi mi fanno. Lo scambio di sapere è dunque assolutamente naturale. *Napoli è ancora l'ultima metropoli plebea, l'ultimo grande villaggio (e per di più con tradizioni culturali non strettamente italiane): questo fatto generale e storico livella fisicamente e intellettualmente le classi sociali. La vitalità è sempre fonte di affetto e ingenuità. A Napoli sono pieni di vitalità sia il ragazzo povero che il ragazzo borghese. [[Immagine:Palazzo dello Spagnolo - Naples.jpg|thumb|Palazzo dello Spagnolo]] ====[[Jean Paul]]==== *Ancor prima che avessimo compiuto il periplo del promontorio di [[Posillipo]], il cratere del [[Vesuvio]] eruttò lentamente nel cielo un figlio ardente, il sole, e mare e terra si infiammarono. L'anfiteatro di Napoli coi palazzi color dell'aurora, la sua [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del mercato]] fatta di vele pallide, il brulichio delle sue fattorie sulle pendici dei monti e sulla riva e il suo trono verdeggiante di Sant'Elmo, si drizzò fieramente tra due montagne, davanti al mare. *Io passeggiavo solitario; per me non c'era notte, né casa. Il mare dormiva, la terra pareva desta. Nel fuggevole chiarore (la luna calava già verso Posillipo) contemplavo quella divina città di frontiera del mondo delle acque, quella montagna di palazzi che s'inerpicava, fin dove l'alto [[Castel sant'Elmo|castello di Sant'Elmo]] occhieggiava bianco tra il verde del fogliame. La terra cingeva il bel mare; sul braccio destro, il Posillipo, portava fiorenti vigneti fin dentro le onde, mentre col sinistro reggeva città e racchiudeva le onde e le navi del mare e se le stringeva al petto. Sull'orizzonte la puntuta [[Capri]] giaceva nell'acqua come una sfinge e sorvegliava la porta del [[Golfo di Napoli|golfo]]. Dietro la città il vulcano fumava nell'etere, sprizzando a tratti scintille tra le stelle. *La luna era alta nel cielo, luminosa come un sole, e l'orizzonte era indorato dalle stelle – e in tutto il cielo senza nubi si ergeva sola, a oriente la cupa colonna del Vesuvio. Nel cuore della notte, dopo le due, attraversammo da un capo all'altro la città meravigliosa, in cui continuava a fiorire la vita del giorno. Gente allegra popolava le strade – i balconi si scambiavano canzoni – sui tetti spuntavano fiori, alberi tra i lampioni, e le campanelle delle ore prolungavano il giorno, e la luna sembrava riscaldare. Solo di tanto in tanto ci imbattevamo lungo i colonnati, in qualcuno intento alla sua siesta. ====[[Roger Peyrefitte]]==== *Costumi tranquilli del popolo napoletano, che ci si immagina inquietante: la sorveglianza notturna di questa città è affidata a dodici carabinieri. *La vera Napoli, meravigliosa, pittoresca, commovente: quella della strada. *«Posillipo»: «che calma il dolore». Questo luogo d'incanto deve il nome a una villa di Pollione, il Romano che gettava gli schiavi alle murene. Un nome così di buon augurio non era che un'antifrasi. *Risa e sorrisi – la sola Corte d'Europa dove [[Giacomo Casanova|Casanova]] abbia sentito ridere fragorosamente fu quella di Napoli. *Un incidente qualunque fornisce immediatamente dei numeri per giocare al lotto. Un vaso da fiori è caduto in testa ad una passante: i testimoni, dopo averla soccorsa, vanno a giocare 17 (disgrazia), 21 (ad una donna), 34 (sulla testa). ====[[Guido Piovene]]==== *A Napoli, come a Parigi, è difficile udire, almeno in conversazione, quei giudizi assoluti, radicalmente negativi che si odono altrove; come a Parigi, la tendenza è piuttosto verso l'assoluzione, naturalmente con un sottinteso un po' scettico, e senza approfondire troppo; vi è sempre, nei giudizi, un umorismo e un garbo di capitale anche mondana. *È un accento che spesso ho udito risuonare a Napoli in diversa forma. Un incanto nel vivere, unito però al sottinteso che il vivere ha per se stesso qualche cosa di doloroso. Si ha una specie di pendolo tra quell'incanto e quel sottinteso riposto: non si sa mai quale prevalga. *I bambini, le «creature» brulicano. Anche nei ristoranti medi, pochi sono gli avventori senza i bambini intorno. Napoli è una città allattante e poppante, perpetuamente gravida. Un semidio napoletano è l'amore; nella coscienza popolare, l'amore si redime con la creazione. *L'orario a Napoli può essere una necessità pratica, mai una necessità intima. Lo si abbandona quando non occorre più. *La bellezza di Napoli cresce di giorno in giorno, di settimana in settimana, via via che scopre i suoi segreti, finché si giunge a intendere che veramente è questo il più bel golfo della terra. *Napoli non è una città per puristi. Vedo una chiesetta barocca, che porta a metà altezza la statua di un angelo, e si prolunga sul medesimo piano con la finestra e il balconcino di una casa senza pretese. Al balconcino sta una donna, gomito a gomito con la statua dell'angelo; questa è veramente Napoli; si abbatta la casa e il balcone, e anche la chiesa sarà divenuta scipita. In tutte le città, ma a Napoli specialmente, risulta evidente che l'arte non è fatta soltanto di quelle che chiamiamo opere d'arte. *Come ha trovato modo di convivere con i santi, con i miracoli, con la scienza e la tecnica, questo popolo vive in confidenza con le forze occulte e le potenze cosmiche. Dovunque si destreggia con la sua malizia, come la piccola barca sulle onde del mare. Anche per questo credo che il [[Vesuvio|vulcano di Napoli]], come gli scavi archeologici del Napoletano, non abbiano equivalenti in nessuna parte del mondo: tutto a Napoli, è umanizzato due volte. ====[[Antoine-Claude Pasquin Valéry]]==== *Il popolo di Napoli, malgrado ciò che si pretende ultimamente, deve essere considerato come il primo popolo della terra per inclinazione alla sommossa: esiste un libro italiano, intitolato: ''Relazione della ventisettesima rivolta della FEDELISSIMA città di Napoli''. Ma questi uomini indisciplinati, facili all'ira, non sono né crudeli, né furiosi, e malgrado la loro vivacità e l'ardore del clima che li brucia, la loro storia non offre nessuno di quei grandi massacri popolari di cui la storia di nazioni più civilizzate offre anche troppi esempi; gli orrori della rivoluzione del 1799 scaturirono da [[Horatio Nelson|Nelson]] e dalla [[Borbone delle Due Sicilie|corte]]; degli autentici napoletani non avrebbero mai destituito [[San Gennaro]], come [[Giacobinismo|giacobino]] e protettore dei Giacobini, per sostituirlo, come si fece, con [[Antonio da Padova|S. Antonio]]. *Le diverse dominazioni straniere che hanno occupato questo paese, successivamente greco, arabo, normanno, spagnolo, austriaco, francese, produssero senza dubbio negli abitanti la loro perpetua assuefazione, la loro facilità d'imitazione: fin nei costumi odierni si ritrovano molte tracce dei costumi spagnoli, quali l'esagerazione, la iattanza, il gusto delle cerimonie, e da vent'anni l'esercito ha scimmiottato di volta in volta i Francesi, gli Inglesi, e gli Austriaci, prendendo sempre, come capita a quelle specie di copisti, ciò che c'è di peggio nei loro modelli. *Se la natura del Napoletano è poco elevata, il suo istinto è buono, compassionevole, e benché ignorante, svogliato, ha immaginazione ed un'intelligenza viva, molto suscettibile di essere coltivata; il suo linguaggio è pittoresco, figurato, talvolta eloquente. Quando Sua Maestà l'arciduchessa [[Maria Luisa d'Asburgo-Lorena|Maria Luisa]] venne a Napoli, nel 1824, la si mostrò da lontano ad un uomo del popolo, dicendogli che era ''la vedova di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]'' – ''Che la vedova?'' ribatté il [[lazzari|Lazzarone]], ''è il suo sepolcro''. ====[[Michele Prisco]]==== *La consonanza assoluta della gente napoletana con la città che la tiene stretta è il fatto capitale, che non somiglia a nessun altro fenomeno sociologico di altrove, perché [[New York]] o [[Londra]] potrebbero mutare a loro piacimento la loro disposizione urbanistica e la gente {{sic|neviorchese}} o londinese non muterebbe di un soffio il suo modo di vivere. [...] Ed è proprio dunque da questo costante abbraccio fra la città e la sua gente, da questo rapporto che all'apparenza è anche irrazionale ma che poi si rivela come un preciso equilibrio di forze concomitanti, che nascono tanti aspetti della socialità napoletana. {{NDR|([[Mario Stefanile]])}}<br>Parole che vorremmo fossero meditate dai vari inviati speciali quando vengono quaggiù a diagnosticare le piaghe di Napoli: che sono le stesse piaghe della nazione, ingrandite, se si vuole, o esasperate, solo da questa situazione di fondo registrata da Stefanile. Del resto, aggiungiamo a nostra consolazione, se questi inviati non l'hanno capita, la nostra Napoli, non l'hanno capita neppure tanti ospiti illustri, e ben più validi sul piano letterario: non l'hanno capita, vogliamo dire, né Dumas né Anatole France né Lamartine né Mommsen, i quali l'interpretarono, com'è naturale, ciascuno secondo le reazioni del proprio temperamento. E poi non dimentichiamo le eredità impostate nel nostro sangue: fenicia, greca, moresca, e forse anche slava se la filosofia del «lassamme fa {{sic|a'}} Ddio» si apparenta al «nitchevò» russo: per non parlare dell'eredità del [[Vesuvio]], questa specie di Moby Dick nostrano.<br>Anche per tutto questo in nessun altro luogo del mondo si ritrova con la stessa evidenza che acquista a Napoli la testimonianza di un rapporto immediato viscerale e continuo fra i cittadini e la città, senza la mediazione e anzi a dispregio della legge, della norma e dell'autorità. Pensate per un momento a [[Spaccanapoli]], dove una folla pittoresca, geniale, fertile d'inventiva, sembra quotidianamente accreditare – con parole, gesti e atteggiamenti – la sua duplice singolarità alla [[Giordano Bruno]]: scoprire la gioia di vivere nella sua deprimente miseria, e trovare nelle sue scarse felicità un invito alla malinconia e alla rassegnazione. Ecco perché prima che una città, Napoli è a suo modo una categoria umana, e il suo connotato più rilevante resta l'imprevedibilità e il suo destino quello di favorire e continuare a favorire, con la sua permanente contrapposizione e contraddizione – di paesaggio, di storia, di costume, di vita – un'abbondante fioritura di luoghi comuni che ne perpetuano un'immagine di falso folclore e ininterrotto colore locale. *Si stendeva sul [[Golfo di Napoli|golfo]] una caligine colorata, un cumulo di vapori che andavano dal rosa all'azzurro al viola, conferendo al paesaggio, come il riverbero d'uno specchio rotto, quella vaghezza di riflessi, di ombre, di tinte e di lumi ch'è la tristezza di Napoli. [...] In nessuna casa di Napoli la luce era stata ancora accesa. Ma quante case, Gesù! Da far venire il capogiro a fissarle un poco a lungo: era così grande, Napoli? Non s'era mai affacciata<ref>Aurora, protagonista del romanzo.</ref>da San Martino su Napoli: è uno spettacolo meraviglioso. Era grande, la città, a starci dentro non sembrava: ora osservava le facciate stinte delle case, predominavano l'intonaco rosa e il colore grigio, il rosa pareva un riverbero di fuoco e il grigio un tappeto di cenere vulcanica: riconosceva le cupole argentate delle chiese, i terrazzi asfaltati pieni di rattoppi come la biancheria dei poveretti, le buche dei palazzi distrutti: e le strade dove si trovano? Un groviglio, a guardarle da quassù, un crudo e umido intrico di pietre. *{{NDR|Napoli, vista da San Martino}} [...] a poco a poco emersero in quella velata malinconia, nella foschia dei vapori rosei azzurrastri e violacei, fra un brusio di voci perpetue e lontane, i profili delle case, le squadrature dei terrazzi, le rampe tortuose, le scale a precipizio. Cercava un taglio diritto da riconoscere una strada, e non lo trovava: restava questo aspetto informe e caotico di concrezione uscita dal mare, rimasta a secco, scavata con lenti e individuali accorgimenti per trovarvi riparo. ====[[Hermann von Pückler-Muskau]]==== *Il mio amico ed io ci avventurammo da soli in Via Toledo e, spinti dalla folla, giungemmo alla [[Piazza del Plebiscito|piazza del Palazzo]] dove vedemmo per la prima volta in tutta la loro maestà il [[Golfo di Napoli|golfo]] ed il [[Vesuvio]] fumante. Quale che fosse l'impressione destata in noi da questa immagine, il rumore ed il movimento che ci circondava erano così grandi, che l'intera prospettiva ci sembrava girare con la folla. Ero continuamente sul punto di gridare al popolo: insomma, tenetevi un po' tranquilli, perché possa godere di questa bella veduta che ha altrettanto bisogno di silenzio che di un canto melodioso; ma questo popolo che le baionette austriache sole potevano far tacere, di sicuro non si sarebbe lasciato calmare da belle parole; dovetti così rinunciare per il momento a godere di questa tranquillità a cui aspiravo. *Molto spesso [[Posillipo]] mi era stato vantato come il più bel luogo che si trovi negli immediati dintorni di Napoli, e ci dirigemmo quindi da quella parte. Più di una volta lungo il nostro cammino fummo fermati prima di giungere alla meta cui tendevamo; perché, nonostante già conoscessimo discretamente l'[[Italia]] e ci fossimo abbastanza familiarizzati con gli usi degli Italiani, fummo nondimeno talmente sorpresi da tutto quel che vedevamo e sentivamo a Napoli, che ci sembrava di essere in mezzo ad un popolo del tutto estraneo a ciò che avevamo visto a [[Milano]], a [[Genova]] o a [[Roma]]: erano altri giochi, altri canti, altri costumi; gli stessi cavalli erano diversamente bardati. Tutto, in una parola, era nuovo per noi. Ma ciò che più di ogni altra cosa ci colpì, furono senza dubbio le grida eccessive del popolo. *Napoli non ha né porte né mura di cinta, così che ci trovammo, senza aspettarcelo, in mezzo a questa città popolosa in cui all'improvviso fummo storditi dal rumore della folla che ci circondava come se, durante un viaggio per mare, fossimo stati sorpresi da una tempesta in mezzo alla calma più profonda. Quando entrammo in [[Via Toledo]] immaginai che da poco fosse avvenuta una sommossa e che il popolo si accingesse a prendere d'assalto il palazzo del re o il castel Sant'Elmo; ma, osservando più da vicino, vedemmo che tutte queste persone così chiassose, erano, in fondo, individui assolutamente pacifici che gridavano solo per vendere le loro merci, che consistevano in qualche cipolla, in fette di anguria o in piccoli pesci. Accanto a questi venditori ambulanti si trovavano i mercanti fissi di maccheroni, di frittelle, di limonate e di arance. Oltre a questo, poiché era domenica, e la serata era bella, le strade erano ancora gremite d'un gran numero di allegri oziosi a cui è permesso di gridare e cantare a squarciagola, senza minimamente darsene pensiero. In mezzo a questa folla, i ''calessari'' correvano al gran galoppo come se si trattasse di guadagnare il premio della corsa, ciò che non migliorava la tranquillità ed il buon ordine. Man mano che avanzavamo la folla si faceva sempre più serrata, di modo che alla fine ci trovammo completamente bloccati, sia per la quantità di persone che per le riparazioni che si facevano al lastricato. *Qui imparo anche a conoscere questa trasparenza dell'atmosfera di cui avevo tanto sentito parlare; perché dal mio balcone distinguo perfettamente nella città di [[Sorrento]] da cui sono lontano quindici miglia, ogni casa con la sua forma ed anche il suo colore. Quel che c'è di più straordinario è che, quando il cielo è coperto, gli oggetti si avvicinano e sembrano divenire ancora più distinti; mentre quando fa molto caldo, e soprattutto quando soffia lo scirocco, sono come avvolti in un vapore incerto e gialligno. Dall'altro lato del mio balcone, ho innanzitutto la parte della città che si estende verso la [[Villa comunale di Napoli|Villa Reale]] e [[Posillipo]], poi fiancheggio i giardini e le residenze di villeggiatura, mi elevo verso il Capo Miseno e volo da un'isola all'altra. L'Epomeo, nell'isola d'Ischia, serve da limite da questa parte, ma le isole sono disposte nel mare come una collana di corallo, e le onde, fatte lucenti dal sole, che brillano in un orizzonte lontano, somigliano ad una catena d'argento che lega insieme i due promontori collocati l'uno di fronte all'altro. Quando si hanno davanti agli occhi tante mirabili bellezze, che non si ha bisogno di andare a cercare, non si sente il minimo desiderio di uscire di casa, a meno che non si veda passare sotto le proprie finestre una gondola o una barca a vapore; allora, a dire il vero, si sentono nascere desideri cui si fa fatica a resistere. ====[[Fabrizia Ramondino]]==== *Chi non è vissuto in una città balia, ma solo in una città madre, difficilmente potrà comprendere come le ordinate costellazioni celesti, a immagine dell’ordine terrestre – spirituale, sociale, politico, – siano indifferenti al napoletano, mentre nella Via Lattea egli ritrova quell'indistinto luminoso brulichio, privo di forme e di nomi, quel caos chiaro e nutriente, specchio celeste della sua città. *E fuggendo Napoli, per inseguire un Nord mitico, che quasi sempre non oltrepassava Roma, [i giovani intellettuali napoletani] venivano a loro volta inseguiti da Napoli, come da una segreta ossessione. Ché Napoli usa seguire i suoi concittadini dovunque, come un'ombra, se si trasferiscono altrove.... Così Napoli, dove è così difficile vivere e che invoglia tanto a partire, che è così difficile abbandonare e che costringe sempre a tornare, diventa, più di molti altri, il luogo emblematico di una generale condizione umana nel nostro tempo: trovarsi su un inabitabile pianeta, ma sapere che è l'unico dove per ora possiamo star di casa. *La porta dell'Oriente verso l'Occidente e dell'Occidente verso l'Oriente, come definì Napoli [[Fernand Braudel|Braudel]], è sempre spalancata, pronta ad accogliere tutti. Ma chi la oltrepassa avverte di entrare in un luogo dove sono radunati i membri di una grande setta segreta alla quale è arduo essere iniziati. ====[[Domenico Rea]]==== *A Napoli [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] si preparò non solo a diventare uomo, ma {{sic|intanto}} divenne sommo scrittore in quanto subì una profonda napoletanizzazione. A Napoli acquistò il vastissimo sentimento tragico della vita, di una vita in movimento, senza scrupoli, consumata dalla e nell'azione, senza mezze misure, intensa nel bene e nel male, nell'amore celeste e nel profano. *Boccaccio lontano da Napoli vive come un emigrante. Non sa porre radici profonde in nessun altro luogo. Si rassegnerà a rimanere in Certaldo. E il paese che sempre l'attirerà, anche dopo l'amara delusione del 1362, sarà Napoli, ed è a Napoli, come gli emigranti, che penserà sempre di ritornare. A Napoli, non a [[Firenze]], che non gli ricorda le donne ingrate ma appassionate di Napoli, le scampagnate a [[Baia]], i bagni e e le cacce, quel mare, quel cielo, quella città piena di gente, amante di una vita gridata, che tira a campare senza preoccuparsi se domani sarà domenica o lunedì, giacché sarà un bel giorno se la fortuna avrà dato un segno della sua benevolenza. *Come un popolo tanto disposto al farsesco sia poi giunto a certi suoi grandi giorni, a [[Masaniello]], al netto rifiuto dell'Inquisizione (anche se a Napoli in fatto d'impiccagioni, arrotamenti, squartamenti, supplizi in pubblico se ne contarono a migliaia fino al Settecento), alla [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica del '99]] e ai moti del 1820, non ce lo {{sic|sapremo}} spiegare se dovessimo prendere sul serio la sua letteratura che si è lasciata attrarre quasi sempre dagli effetti e non dalle cause, che ha sottomesso la miseria al colore, non il colore ad essa. Chi ha parlato delle 4 giornate? E donde sono uscite? Dalla pulcinelleria? *{{NDR|Il panorama dal balcone di una casa di Napoli}} Da Punta della Campanella a Capo Miseno<ref>Le due estremità che delimitano il Golfo di Napoli. {{cfr}} ''Letteratura delle regioni d'Italia, Campania'', p. 341, nota 12.</ref>era un cerchio perfetto nella metafisica luce della luna. Ogni punto era un riferimento archeo-storico-sociologico, un «a capo del mito»: il [[Vesuvio]], [[Pompei]], la costa di Stabia, il promontorio di Sorrento, [[Capri]] e il [[Salto di Tiberio]], lo sperone di [[Ischia]], la prua della virgiliana [[Posillipo]] e il vasto mare a cerchi concentrici come l'eco, frastagliato dalle luci delle lampare... Ora mi spiego perché [[Giacomo Leopardi]] dettò gli ultimi sei versi del divino (e mai aggettivo fu più effettuale) ''Tramonto della luna'' da un giardino del [[Golfo di Napoli|golfo]], dopo avere amato e odiato Napoli. *Dovunque si parli di Napoli, c'è una disposizione a comprendere Napoli, che è in sostanza un'accusa alla sua pulcinelleria, alla sua corruzione in politica e in morale. Popolo sporco, dedito all'ozio, alla prostituzione, impoeticissimo! E la nostra meraviglia si leva in dubbio; per come sia stato possibile che un popolo corrotto, da quando se ne ha una memoria, sia ancora tanto vivo, anzi nella piena capacità d'insegnare qualche cosa agli uomini, di dare a loro, se non altro, uno spettacolo che gli stranieri chiamano vita piena. *Il mare a Napoli è un maestro. Il mare è una lenta fatica. *Il napoletano è fuori dalla storia; o meglio vi è stato così addentro e così maltrattato, deriso e beffato che ha finito per uscire dal tempo, creandosi un suo ambiente eterno dominato, è ovvio, da [[San Gennaro]] e dalla [[cabala]].<br>Che cosa poteva fare di diverso con i suoi problemi in sospeso e procrastinati all'infinito? *Il ''rilievo'' del mendicante, che sarebbe violento in un'altra città, a Napoli, rientra nel quadro generale della grande miseria. Si distinguono solo quei mendicanti coperti di piaghe o di altre brutture fisiche, esposte con arte provetta. Ma se piaghe, infermità e mutilazioni, stracci e insetti muovono a ribrezzo la maggioranza degli uomini, ai napoletani suggeriscono una profonda emozione. Il napoletano vecchio tipo nutriva una cieca sfiducia nel Progresso, ma confidava nella Provvidenza. In cuor suo non approvava che un mendicante, ossia un uomo colpevole di non essersi maturato nel grembo di una regina, doveva essere gettato nel fetore e nella promiscuità di un ospizio, togliendogli, in pratica, la libertà. Era considerato un colmo d'ingiustizia. *{{NDR|Napoli}} La porta misteriosa di tutta l'Italia meridionale. *«Ma Napoli, Napoli bella della mia gioventù, com'è diventata?»<br />«È orribile. Altro che odore di mare, che mi dicevi. Odore di merda come qua. Ma qua è la nostra merda». *Napoli, una commedia perpetua recitata in pubblico, gridata e urlata. *Ora l'anno è pieno. Siamo agli sgoccioli. I giorni non passano mai, ma gli anni passano come i lampi. Ma a Napoli se ne fregano. Tutto in questo mese concorre verso il [[presepe]], ossia verso un mondo immaginario pieno di pace e di bendidio. Il presepe è questo: la metafora di come dovrebbe essere la terra governata più che dagli uomini dall'ingenuo Bambino [[Gesù]]. Il presepe è il regno dell'armonia e della fine dell'ingiustizia. *Per noi resta il fatto che ovunque troviamo quattro righe su Napoli, prostituzione, furto, arrangiamento e compromesso sono i punti di forza. Ma il sentimento tragico della vita, spogliato e nudo, che qui regna su tutto, come la violenza di vivere almeno una volta, perché una volta si vive, rimangono forze oscure. *Re, governanti, turisti e poeti passano e se ne vanno. Anche il napoletano se ne andrebbe a vivere in riva al mare, dove l'aria sveltisce il cuore, o sulla collina del [[Vomero]] o ai Camaldoli, dove c'è odore di campagna e di cielo fresco. Egli invece è costretto a restare nel pozzo. Questa certezza ha trasformato il vicolo in una casa in comune, ha sviluppato l'istinto del mutuo soccorso – si prestano tutto: pentole, cibi, panni, scarpe, abiti – ma ha anche sollecitato un'indifferenza politica fatalistica, che ne ha fatto un popolo politicamente rachitico. *Scartati i re, i loro delfini, parenti, congiunti e amici, ai napoletani rimase il patrono, proprio nel significato di padre da cui solo sperare non miracoli, ma il pane allo stato brado. Da questo legittimo desiderio a «un culto di sangue di stampo barbarico<ref>La citazione è tratta dalla voce ''San Gennaro'' nell<nowiki>'</nowiki>''Enciclopedia delle religioni'', edita da Vallecchi. {{cfr}} ''San Gennaro'', ''Opere'', Mondadori, 2005, p. 1520.</ref>» ce ne passa. San Gennaro largamente manovrato dai chierici per tener buoni gli sprovveduti si trasformò in un'arma di ricatto nelle mani di questi ultimi nell'immarcescibile speranza di addomesticare chi aveva e poteva. *Si resta a Napoli perché i napoletani nella collettivizzazione universale, conservano un loro preciso comportamento; perché non provano il rigetto del loro prossimo. Lo accettano, ne sopportano e comprendono i difetti. È per questo motivo che la notte napoletana è ancora tra le più fulgide notti del mondo. Alle tre del mattino si può invitare un amico a gustare un piatto di spaghetti con pomodori, triglie in cartoccio e babà flambé. In molti luoghi d'Europa si vocifera di libertà sessuale: ma soltanto a Napoli, da illo tempore, una creatura di qualsiasi sesso può coltivare i propri sfizi. Il vizio della libertà sessuale a una certa ora della notte si respira nell'aria. Certo, rimane una città difficile. È per palati dal gusto forte. Possono capitare tante cose, tante avventure, tanti guai, tante invenzioni del vivere e tanti delitti. La ragione è semplice. Non c'è mai stata una borghesia a dettare le leggi dell'ipocrisia. La città è rimasta sostanzialmente plebea, incline al «dialettale», al versante greco, quello liberatorio degli istinti, più che mai socratica e legata al superiore ordine divino (umile, semplice) che a quello storico e politico: potere e violenza. Una città con ancora le carni e le piaghe esposte, dolenti e alla ricerca di una giustizia più vicina al diavolo che a Dio. *Troppa folla, troppo disordine, troppo rumore. Non pioveva, ma le strade erano bagnate e umide peggio che in campagna, e dappertutto bucce e cartacce, semi di zucca, scheletrini di pesci, valve di cozze, banchi di pizzaiuoli di paste cresciute esposte alla polvere in un acre fetor d'olio fritto. *Truppe d'occupazione furono quelle americane, ma apportatrici di un vastissimo concetto di democrazia nel significato più comune e umano del termine. Il fatto che un capitano alleato potesse amare fino a sposarla una popolana fu una rivelazione (e una rivoluzione) sociale d'inaudita importanza. Una conquista memorabile, che restò nel fondo del cuore dei napoletani. Per questa ragione la società fittizia e illegale che si instaurò a Napoli per due o tre anni lasciò dei beni morali e spirituali che sono ancora motori di progresso più di mille teorie. *{{NDR|Napoli}} Un infernale miscuglio di casi umani piccoli e piccolissimi, ma ugualmente fatali e terribili, potenti nella gioia e nella tristezza, che riceve, raccoglie e nasconde gente di ogni risma e razza. *Una città in cui l'ingiustizia è diventata edilizia, plastica, rilevo. ====[[Ermanno Rea]]==== *Affidare a un pool di intelligenze il progetto di un nuovo sviluppo, la mappatura dei problemi aperti, la speranza di mobilitazione delle coscienze, il compito di elaborare una prospettiva di futuro. Napoli è una città che non conosce se stessa. *[[Antonio Bassolino]] è il nuovo sindaco di Napoli. La città ha detto no alla nipote del duce, [[Alessandra Mussolini]], che comunque esce dalla piazza non proprio polverizzata, con il 44,4 per cento dei voti che poca cosa non è.<br />Ma che importa? Il dettaglio appartiene alla cronaca; l'evento alla storia. Un ciclo si chiude anche per questa città (si è chiuso per la verità già da tempo con il crollo di tutto un ceto dirigente e di un'impalcatura di potere) e noi, figli della guerra fredda, diventiamo archeologia. *Chi semina vento raccoglie tempesta, sostiene il proverbio. A Napoli il vento fu seminato ancora prima dell'ultimo conflitto mondiale, quando la città fu chiamata a garantire col sacrificio del proprio mare e del proprio porto, insomma con la rinuncia a ogni forma di sviluppo possibile, i perversi equilibri della guerra fredda nell'area sud-europea. ====[[Marchese de Sade]]==== *Fra il popolo, non si vedono che marchi spaventosi del veleno di questa peste<ref>La [[sifilide]].</ref>che sfigura ogni cosa in quasi tutte le parti del corpo. Se il veleno è tenuto più nascosto dai ricchi e dai nobili, non è per questo meno pericoloso, e io credo che ciò che uno straniero può fare di meglio è di evitare ogni contatto con questo popolo corrotto.<br>Come fare tuttavia, in un paese in cui il clima, gli alimenti e la corruzione generale invitano così eternamente alla depravazione? È fisicamente impossibile immaginarsi sino a qual punto essa è spinta a Napoli.<br>Le strade, di sera, sono piene di sventurate vittime offerte alla brutalità del primo venuto, e che vi provocano, per il prezzo più vile, a tutti i tipi di libertinaggio che l'immaginazione può concepire, e persino a quelli per i quali sembra che il loro sesso dovrebbe avere orrore. [...]<br>Con il danaro si può avere a Napoli la prima duchessa della città. E io mi domando cosa diventeranno la virtù, la popolazione, la salute in uno Stato in cui la degradazione dei costumi è arrivata<ref>Arivata, refuso, nel testo.</ref>sino a questo punto, e in cui la più lieve lusinga per il guadagno conduce al delitto, capovolgendo ogni sentimento di probità, di onore e di virtù!<br>L'onesta e piacevole galanteria, il sano commercio dei due sessi, che riscalda tutte le passioni nobili e che serve spesso da focolare a tutte le virtù, è poco conosciuto in una città in cui la brutalità dei costumi non vuole che il godimento. *Il popolo indubbiamente è rozzo, grossolano, superstizioso e brutale, ma ha una certa franchezza, e non è privo, talvolta, persino di amenità. La miglior prova è che questa plebe sterminata si mantiene nell'ordine senza polizia. La borghesia è civile, sollecita. La preferirei alla nobiltà, che l'alterigia e l'orgoglio sminuiscono proporzionalmente al suo desiderio di elevarsi. In generale è una nazione da formarsi; ma non è un'opera di un giorno, né di un regno. *In generale non è a Napoli che bisogna venire a cercare le arti. Si lasciano a [[Roma]]. Qui non bisogna ricercare che la natura e oso credere che essa sia superiore a ciò che le arti stesse sono a Roma. [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] è il viaggiatore da tener presente percorrendo questa felice campagna dove egli fa peregrinare il suo eroe, e si trova che, malgrado le rivoluzioni che hanno desolato questo bel paese, esso non è tuttavia ancora abbastanza mutato per non riconoscerlo dalle descrizioni che egli ci fa. *Risalendo all'origine della mescolanza dei diversi popoli che hanno sostituito i Greci in questa bella contrada, e che non vi hanno apportato che quella crudeltà che li ha condotti a distruggere i più bei monumenti, si troverebbe forse una causa<ref>Della rozzezza del popolo, che l'abate [[w:Jérôme Richard|Jérôme Richard]] attribuiva alle vicende tumultuose che hanno caratterizzato la storia di Napoli. {{cfr}} De Sade, ''Viaggio in Italia'', p. 262.</ref>più giusta: lo scarso progresso che le arti e le scienze vi hanno fatto in seguito, da cui è venuta questa imperdonabile negligenza nell'educazione, ha continuato a nutrire l'ignoranza e conseguentemente l'abbrutimento. La mollezza, vizio ordinario dei popoli che abitano in un bel clima, si è venuta ad aggiungere. La depravazione, che ne è una conseguenza, ha finito di corrompere, e io credo che ci vorrebbe oggi una rivoluzione completa per riportare questo popolo a quella amabilità che regna nella massima parte del resto dell'[[Europa]]. ====[[Jean-Paul Sartre]]==== *A Napoli ho scoperto l'immonda parentela tra l'amore e il Cibo. Non è avvenuto all'improvviso, Napoli non si rivela immediatamente: è una città che si vergogna di se stessa; tenta di far credere agli stranieri che è popolata di casinò, ville e palazzi. Sono arrivato via mare, un mattino di settembre, ed essa mi ha accolto da lontano con dei bagliori scialbi; ho passeggiato tutto il giorno lungo le sue strade diritte e larghe, la Via Umberto, la Via Garibaldi e non ho saputo scorgere, dietro i belletti, le piaghe sospette che esse si portano ai fianchi.<br>Verso sera ero capitato alla terrazza del caffè Gambrinus, davanti a una granita che guardavo malinconicamente mentre si scioglieva nella sua coppa di smalto. Ero piuttosto scoraggiato, non avevo afferrato a volo che piccoli fatti multicolori, dei coriandoli. Mi domandavo: «Ma sono a Napoli? Napoli esiste?» *La nostra corriera fa spostare un carro funebre, che caracolla davanti a noi, più adorno di un carretto siciliano, il cavallo ha l'aria di una bella di notte; la carrozza sobbalza dietro di lui, quattro colonne tortili sostengono una sorta di baldacchino dove volano gli angeli. Dai quattro vetri si vede la bara ricoperta di fiori. Ai quattro lati traballano lanterne d'argento. Sulla predella posteriore, un beccamorto fa acrobazie. È bello essere ricevuti a Napoli dalla morte. Da una morte caracollante, agghindata come una puttana, fantastica, assurda e veloce. Tutto si copre d'ombra, ci si immerge nella città. *Napoli si avvicina. Come ogni volta, prima di arrivarci, ho una stretta al cuore. Attraversiamo un frutteto deserto. So molto bene, troppo bene, ciò che troverò a Napoli. È una città in putrefazione. L'amo e ne ho orrore. *Seguì per un po' [[Via Toledo|Via Roma]], poi si infilò in un vicolo. «Un vicolo di Napoli, non è come un tempio. Ti si appiccica, è come la pece.» [...] Dei bassi impudichi e segreti: ti buttano in faccia il loro calore organico ma non si svelano mai. «Forse perché non si vede mai qualcuno dentro.» Di notte, si chiudevano ermeticamente; di giorno, quando si aprivano, si svuotavano dei loro occupanti, li spingevano fuori, nella strada, e questi restavano là tutto il giorno, madidi, stagnanti, legati ai bassi da un invisibile cordone ombelicale, legati tra di loro da un qualcosa {{sic|più profondo}} del linguaggio, da una comunanza carnale. [...] Il cielo sembrava altissimo, lontanissimo sopra la sua testa; Audry stava proprio in fondo – in fondo a una vita densa e nera come sangue che si coagula, era stordito; a poco a poco era invaso da un desiderio di sonno, di cibo e d'amore. ====[[Giovanni Scafoglio]]==== *La Napoli di oggi è una città stanca, ma di quella stanchezza che non precede rabbia e voglia di cambiare le cose. Che è stanca piuttosto di attendere che passi la nottata. *Napoli che strana città, per viverla serenamente bisognerebbe eliminare tutte quelle sorprese che ti riserva giorno dopo giorno, ma poi non sarebbe più la stessa. Un po' come quegli uomini che le donne amano per il gusto di poterli poi educare una volta sposati. *Napoli, la città che mi ha cresciuto è un mondo di ombre proiettate su pareti degradate dove anche la pioggia si vergogna di cadere. ====[[Jean Noel Schifano]]==== *Con l'unificazione, i reali Savoia vollero trasformare Napoli in una città provinciale, senza successo, saccheggiandone gli immensi tesori. Non riuscirono a governare perché refrattaria, persino usando la collaborazione della Camorra e dei capi di quartieri. Napoli si vide privata, negli anni, di spazio e creatività. Il genio partenopeo si rifugiò nell'illegalità. *E dico che tutti i mali di Napoli nascono a [[Roma]]. In un secolo e mezzo hanno fatto di tutto per trasformare la grande capitale che nei secoli è stata Napoli in una città-bonsai, privandola di banche, ferrovie, cantieri navali e opere d'arte. L'hanno trasformata in una città assistita da tenere al guinzaglio. E ora gli lasciano la monnezza, dopo che gli hanno portato per decenni i rifiuti tossici delle fabbriche del Nord. *Fra 50 anni Salerno e Caserta saranno uniti da un solo territorio urbano, sarà cosa favolosa. Volevano ridurla a una città bonsai, invece ne hanno fatto una pantagruelica, che ha difficoltà a muoversi ancora con le catene del colonizzatore al piede. *In tutti i sensi, credo che la civiltà napoletana sia indispensabile all'uomo moderno. Non si può essere moderni senza avere in gran parte una sensibilità napoletana. *Napoli ha la particolarità di essere tollerante ed accogliente. Napoli fa delle altre culture del mondo la propria cultura. Fagocita, digerisce e ricrea a partire dalle altre culture. Più si dà a Napoli, più Napoli dà al mondo. *Per sensibilità e cultura sono di tutto cuore napoletano. Ho imparato a vivere a Napoli, ho imparato a scrivere a Napoli. *Più Napoli sarà Napoli, più sarà universale. *Un altro simbolo che riconosco in Napoli è l'uovo. L'uovo primordiale si vive a Napoli. Una forma indistinta in cui l'uomo non si distingue dal ventre materno. Lo stesso sangue di [[San Gennaro|S. Gennaro]] che si scioglie ogni sei mesi, fa pensare al sangue femminile: sono ciò che ho chiamato i semestrui di San Gennaro. La civiltà napoletana è un uovo da cui tutti si possono nutrire. *Vogliono neronizzare Napoli e tutta la Campania con la monnezza. Odiano Napoli per la sua trimillenaria intelligenza, per la sua civiltà. Così la sfruttano, come l'hanno sfruttata in questi 150 anni di Unità. ====[[Ingo Schulze]]==== *Ci sono naturalmente città più rumorose, più profumate, più puzzolenti, più anguste, più veloci, più grandi, più imprevedibili – [[Calcutta]], San'a, [[Il Cairo]], [[Tokyo]]. Posso amarle oppure odiarle, ma sono città straniere. Napoli invece è come il tipo strambo in famiglia che turba molto più di un pazzo incontrato alla stazione, Napoli è la bella zia o la bella nipote che confonde i pensieri più di qualunque ragazza pinup. *Napoli è per me un insieme di densità e ampiezza dello sguardo. Il contatto è subito fisico, lo spazio è limitato e denso: rumori, profumi, cattivi odori, tutto è immanente, la storia qui non è lingua morta. E poi la vista del mare e del golfo, che si apre improvvisa e sembra racchiudere l'intera cultura di cui siamo fatti, da Ulisse e Virgilio fino ai giorni nostri. Mi sembra che Napoli possieda una sua intensità in tutte le sue espressioni, nel bene come nel male. *Napoli è una città che sperpera la propria bellezza, non solo a causa della criminalità e del degrado. Qui le chiese più sontuose ti si parano davanti all'improvviso, tanto che quasi non riesci a vederne la facciata, per non dire a ricavarne una visuale d'insieme. Il vero sfarzo si rivela spesso solo nei cortili interni. In nessun altro luogo l'aria è tanto satura di odori, che passo dopo passo si trasformano. Si viene squadrati, toccati, spintonati, non vi è mai tregua. Lo scoppiettio dei motorini costringe a guardarsi continuamente le spalle. Ma questa densità nulla sarebbe senza la corrispettiva vastità. A volte basta salire qualche gradino o cambiare lato della strada o anche solo voltarsi, e già ti coglie la vertigine alla ''vista del mare''. ====[[Matilde Serao]]==== *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l'acquavite di Napoli. *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! ====[[Samuel Sharp (chirurgo)|Samuel Sharp]]==== *A Napoli è una piazza chiamata ''[[Piazza del Municipio (Napoli)|Largo del Castello]]''. Somiglia molto al nostro ''Fower Hill'', ed è il ritrovo del popolo ozioso. Qui, in ogni pomeriggio, i frati e i pagliacci, i borsaiuoli e i ciarlatani compiono la lor bisogna. Un frate (del genere dei nostri predicatori ambulanti) predica a un uditorio di popolani che riesce man mano ad attirare; un pagliaccio tenta di stornar dal frate quella gente, mettendo in mostra ''[[Pulcinella]];'' e gli altri parecchi commedianti s'ingegnano a fare altrettanto. Or accadde un giorno che ''Pulcinella'' ottenne molto successo. Il povero frate predicava addirittura alle panche: nessuno se gli accostava. Seccato, mortificato, imbestialito all'idea che un teatrino di marionette, a venti metri di distanza da lui, potesse in quel modo sviare l'attenzione del pubblico dall'Evangelo e fargli preferire un sì triviale divertimento, egli levò alto a un tratto il Crocifisso e con voce tra {{sic|inspirata}} e rabbiosa si mise a urlare: «Ecco il vero Pulcinella! Ecco il vero Pulcinella! Venite, signori! Venite da me!»<br>Ed è così noto in Napoli questo fatto ch'io non mi sarei permesso di narrarvelo, se non lo narrassero, a tutti, anche le persone più pie. *{{NDR|La ''cuccagna'', offerta al popolo nel periodo di Carnevale per quattro domeniche consecutive}} Ai lati della costruzione sono inchiodati un numero prodigioso di pani in ordine architettonico ed anche una grande quantità di arrosti. Tra i cespugli sono trenta o quaranta montoni vivi, qualche maiale, dei piccoli bovi ed una quantità di polli. Ora la bisogna da compiere è di sacrificare questi poveri animali alla fame del popolo e, per ciò lasciar fare con ordine, ben tremila soldati circondano la costruzione per allontanare la gente finché il Re appaia a un balcone e dia il segnale per principiare la cerimonia sventolando il suo fazzoletto. Allora i soldati aprono i ranghi ed il popolaccio vi si precipita, ognun pigliando la sua preda e portando via le vivande e gli animali. Tutto è finito in un batter d'occhio. In questa confusione ci sono state gravi disgrazie, ma quest'anno non constato che vi siano morti o feriti. Le quattro società dei macellai, dei fornai, dei pescivendoli e dei pollaiuoli fanno le spese dei quattro giorni. Non posso trovare un napoletano qualunque che conosca l'origine di questa abitudine né che mi possa dire se derivi dai mori quando possedevano una parte della Sicilia o se sia d'origine pagana, o, in ultimo, se sia, come pare probabile, un ricordo delle esposizioni di belve che avevano gli antichi romani, giacché corrisponde molto al ''Venatio Direptionis''<ref>"La caccia, a cui per consenso dell'editore, e del principe dava termine la irruzione nell'arena del popolo, autorizzato, in tale occasione, ad impadronirsi di checché gli cadea sottomano, fu detta caccia di saccheggio, ''venatio direptionis''. La magnificenza dello addobbo, e la quantità delle vittime uccise, consentiva largo campo allo spoglio tumultuoso, che, pei seduti nelle gradinate formava pur esso parte animatissima dello spettacolo.<br>I Cesari costumavano far gettare dall'alto nell'affollato anfiteatro pallottole di legno contenenti numeri; ad ogni numero corrispondeva un dono, perfino navigli, isole, poderi." Da ''Storia del Pensiero nei Tempi Moderni del Conte Tullio Dandolo'', vol. II, Stabilimento Tipografico Sensi, Assisi, [https://books.google.it/books?id=dXFUAAAAcAAJ&lpg=PA349&ots=awuYBhSavP&dq=&pg=PA349#v=onepage&q&f=false p. 349]</ref>.<br>Un inglese vede con meraviglia tante migliaia di persone così pacificamente radunate. A Londra in un'occasione di tanta allegria la metà della gente sarebbe {{sic|ubbriaca}}, la si vedrebbe bisticciarsi, azzuffarsi, magari buttar nella folla qualche gatto morto, per accrescere la confusione. Però mi pare che il popolaccio napoletano, per diabolico che sia quando è inquieto, si dimostri più contenuto, quando è di buon umore, del nostro popolaccio. *Certi luoghi delle [[Alpi]] offrono un bellissimo e pur tremendo aspetto: essi mi dettero il primo grande spettacolo, davvero ''meraviglioso''. Credo che la città di [[Venezia]], emergente dalle acque con le incantevoli sue isole adiacenti, potrebbe essere considerata come la seconda delle meraviglie ch'ho visto: e mi permetterei di nominare la [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Chiesa di San Pietro]], in [[Roma]], come la terza di quelle, malgrado che le sue bellezze non derivino dalla natura ma soltanto dall'opera dell'arte. Sopratutto ammiro il cielo, la terra e il mare di Napoli! Le isole, le colline, il [[Golfo di Napoli|golfo]], le costruzioni che scendono, come in anfiteatro, fino al mare rendono l'aspetto di questa città cosa di una infinita bellezza. *Io suppongo che Napoli sia l'unica città d'Europa che basti a' suoi abitanti; tutte le altre sono rinforzate dalla gente di provincia: quel che costa la vita, quel che occorre al lusso costituiscono in altre grandi città tali ostacoli ai {{sic|matrimonii}} ch'esse, in pochi anni, certo resterebbero spopolate se non se ne rimettessero a' provinciali. Invece a Napoli il caso è diverso: si ha la curiosa abitudine di prender gente di servizio coniugata: a [[Parigi]] o a [[Londra]] poche persone di servizio sposate trovano posto, anzi la gran parte di questa classe rimane tutta la vita senza sposarsi; se lo facessero, difficilmente potrebbero in quelle città i domestici e le cameriere trovar posto anche in diverso modo. A Napoli è l'uso quasi generale di dare un tanto al giorno agli uomini di servizio per nutrirsi, essi non dormono in casa del loro padrone, e quindi son costretti a pigliar moglie: ne accade che un gran numero di ragazze è sempre pronto ad accettare la prima domanda di matrimonio, giacché in Italia le donne vanno difficilmente a servizio come in Inghilterra. [...] La difficoltà d'impiegarsi come serve, quella ancora di guadagnarsi il pane in altro modo, son, giusto, le ragioni che inducono certe povere donne ad affrontare la miseria sicura, la quale le aspetta subito dopo il matrimonio. Sciami di bambini si vedono in tutte le strade abitate da' poveri, e son natural conseguenza di quelle unioni: un marito e una moglie che abitualmente hanno sei o sette figliuoli e una sola stanza per casa contribuiscono specialmente ad affollare le vie della città. *Se non ricordo male è il Signor [[Joseph Addison|Addison]] il quale afferma che appena un napoletano non sa che farsene si caccia in saccoccia tutte le sue carte e pianta allegramente un processo; è perfettamente vero, e dico anzi che se il [[Regno di Napoli]] fosse grande come la Repubblica di Roma nel momento del suo splendore, e se ogni causa dovesse essere giudicata nella capitale, le migliaia di avvocati che qui si vedono sarebbero appena sufficienti.<br>La prima volta che mi recai alla [[Castel Capuano|Vicaria]] credetti di essere uscito tardi di casa; le strade erano zeppe di avvocati che andavano a pranzo. Una folla enorme usciva dalla ''Vicaria'' e io credetti che il Tribunale si svuotasse. Invece, riuscito a penetrarvi, vi trovai lo stesso numero di gente che s'incontrerebbe ne' teatri di Londra la sera prima di una nuova rappresentazione!<br>Benedetto paese, ove chi non è principe o pezzente è ''[[w:paglietta|paglietta]]'' o prete. *Si dice che fosse costume dei pagani di non soltanto biasimare ma pur di castigare le loro deità quando non ascoltassero le preghiere di quelli antichi: ebbene lo stesso segue nel popolo napoletano. Se la [[Maria|Madonna]] stessa, oppur un qualunque lor santo in cui ripongono fiducia, non soddisfano le loro preghiere Madonna e santi son davvero trattati male. Per conto mio non posso dire di aver assistito a un caso di una somigliante mancanza di rispetto, ma certo, se mai merita un esemplare castigo una santa, io credo che questa deve essere proprio Santa Lucia. V'era oggi a chiederle aiuto un tal numero di ciechi che al solito arrivano [[Basilica di Santa Lucia a Mare|qui]] ogni anno da queste vicinanze, ch'io non dubito che voi stesso vi sareste indignato al punto di proprio picchiar la santa, per indurla a manifestar senza indugio la sua rara potenza. Ciò naturalmente, se foste stato un cattolico del genere di que' disgraziati. ====[[Amalia Signorelli]]==== *Anche per i non-napoletani, diciamo pure per gli italiani, ad alimentare la produzione dello stereotipo non è solo un bisogno di ordine cognitivo (semplificare la complessità, pre-costituirsi una mappa); credo (ed è ovviamente una mia ipotesi), che gli stereotipi su Napoli servano anche a esorcizzare, a tenere sotto controllo paura e senso di colpa. Paura di ciò che non si sa o non si può gestire, governare, mettere in ordine, far fruttare; senso di colpa per le occasioni sprecate, le ricchezze, anche immateriali dilapidate, le vigliaccherie e le rinunce. Incapace di assegnare un ruolo nuovo e innovativo alla ex-capitale più capitale che ci fosse nella Penisola, è come se l'Italia avesse scelto di farne contemporaneamente il proprio giullare e la propria anima nera: insomma, un vero e proprio capro espiatorio. *Estremamente moderna e urbana è la modalità di interazione con il potere. Rapporto estremamente laico e strumentale, che non riconosce ai potenti nessuna sacralità e ben raramente il carisma, ma è costruito sulla propiziazione strumentale, sul calcolo razionale delle convenienze reciproche (sempre utilizzabili anche se asimmetriche) e sull'ironia come strumento di autotutela della propria dignità. L'ironia è resa possibile dal disincanto, ma anche da un'altra risorsa molto urbana, che è la ricca competenza linguistica. I napoletani delle classi popolari hanno almeno tre competenze linguistiche: il dialetto della loro vita quotidiana; il dialetto «aulico» in parte appreso dalla frequentazione dei ceti borghesi, dalla canzone, dal teatro e così via, in parte inventato da loro stessi come parodia del vero dialetto "alto"; infine l'italiano. Il gioco delle decontestualizzazioni e ricontestualizzazioni surreali, delle cortocircuitazioni, delle iperboli e degli understatement con il quale si prendono le distanze da e si ridimensionano quei potenti con i quali pure è ritenuto inevitabile venire a patti, trova nella ricca competenza linguistica un eccellente strumento. *Napoli è senza dubbio la città d'Italia sulla quale più numerosi si sono prodotti e si producono stereotipi. Spesso in contraddizione fra loro e con quelli già consolidati, che non scompaiono sostituiti dai nuovi, ma persistono. Tutti insieme, e ad onta delle contraddizioni, confluiscono nell'idea di quella "qualità" (immaginata) che ontologicamente dovrebbe permeare di sé tutti i partenopei: la napoletanità. Tanto è forte e diffusa questa idea della napoletanità, che nell'immaginario collettivo nazionale e anche internazionale essa riassume e annulla in sé tutta la Regione, sicché salernitani, casertani, avellinesi finiscono riassorbiti e scoloriti nella categoria dei "napoletani", magari di serie B. *Tuttavia non sono solo gli "altri", gli estranei a produrre e utilizzare gli stereotipi su Napoli. Come si è accennato, sono stati e sono i napoletani stessi a utilizzarli e a farli circolare. Lo stereotipo può rivelarsi non solo irritante ma anche utile per coloro a cui si riferisce. Anche per i napoletani esso funziona, o può funzionare, con un riduttore di complessità, della propria complessità, difficile da gestire nel rapporto con sé stessi e con gli altri. Lo stereotipo si offre come una sorta di staffa cui agganciare il primo nodo dell'ordito e della trama dell'identità: lo stereotipo semplifica, fissa, rende comprensibile per tutti ciò che si è («io so' napoletano e si nun canto moro»), definisce ciò che gli altri si aspettano e dunque anche ciò che ci si può aspettare dagli altri. E ancora, affidato agli imprenditori giusti, lo stereotipo può rivelarsi una merce eccellente, che si vende bene e dà ottimi profitti. Quanta napoletanità i napoletani hanno esportato ed esportano? E quanta riescono ad esportarne in loco, ai visitatori e ai turisti ansiosi di acquistarla?<br>Bisogna sottolineare con forza, però, che le funzioni strumentali non esauriscono l'utilità dello stereotipo. Per i napoletani, esso può assumere un'importante funzione espressiva: deresponsabilizza mentre identifica, perché aggrega il singolo a un "noi", e dunque dà o può dare un senso di legittimazione, persino di forza e di orgoglio. Funzione questa tanto più rilevante per la popolazione di una città che dall'Unità in poi ha vissuto una storia difficile, pesante di regressioni e di delusioni. ====[[Alfred Sohn-Rethel]]==== *A Napoli i congegni tecnici sono quasi sempre rotti: soltanto in via eccezionale, e per puro caso, si trova qualcosa di intatto. Se ne ricava a poco a poco l'impressione che tutto venga prodotto già rotto in partenza [...] per il napoletano le cose cominciano a funzionare soltanto quando sono rotte. *La città viveva sotto il [[Vesuvio]] ed era quindi costantemente minacciata nella propria esistenza. Di conseguenza, aveva preso parte al diffuso sviluppo tecnico ed economico dell'Europa soltanto a sbalzi, poiché non si poteva mai sapere se l'anno sarebbe trascorso senza catastrofi. *Se qualcuno gli dicesse che non è così in realtà che ci si serve di un motore o di un'apparecchiatura tecnica in generale, {{NDR|un napoletano}} lo guarderebbe sbalordito e si opporrebbe addirittura in modo energico: perché l'essenza della tecnica consiste per lui proprio nel far funzionare quel che è rotto. E nel maneggiare macchinari difettosi è senza dubbio un maestro, ben al di là di ogni tecnica. Nell'abilità e nella prontezza di spirito con cui, di fronte a un pericolo, ricava con irrisoria facilità la soluzione vincente proprio da ciò che non funziona, ha per certi versi qualcosa in comune con l'americano. Ma dalla sua ha la suprema ricchezza inventiva dei bambini, e come i bambini è sempre fortunato, e come accade ai bambini, la fortuna gli arride volentieri. Di ciò che è intatto, invece, di quel che per così dire funziona da sé, egli in fondo sospetta e diffida: infatti proprio perché va da solo, alla fine non si può mai sapere come e dove andrà. ====[[Stendhal]]==== *In Europa ci sono due capitali: Parigi e Napoli. (attribuita) *Ingresso solenne: si discende per un'ora verso il mare seguendo una strada larga scavata nella roccia tenera, sulla quale è costruita la città. – Solidità delle mura – 'Albergo dei poveri', primo edificio. Fa un'impressione molto più forte di quella bomboniera tanto celebrata, che a Roma si chiama la Porta del Popolo. Eccoci al palazzo ''degli Studj'', si volta a destra, è la via Toledo. Ecco una delle grandi mete del mio viaggio, la strada più popolosa e allegra del mondo. *Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell'universo. ====[[Hippolyte Taine]]==== *È gente brillante, volubile, pronta all'entusiasmo, senza equilibrio, che si lascia trasportare dalla propria natura. In condizioni normali, sono amabili e persino dolci; ma nei pericoli e nei momenti di collera, in tempi di rivoluzioni o di fanatismo, essi arrivano fino all'estremo limite del furore e della follia. *È un altro clima, un altro cielo, quasi un altro mondo. Questa mattina, avvicinandomi al porto, quando lo spazio s'è slargato e l'orizzonte s'è scoperto, io non ho più visto, tutto a un tratto, che un vivo sfolgorio di luce bianca. In lontananza, sotto la foschia che copriva il mare, si profilavano e si stendevano le montagne, luminose e morbide come nubi. Il mare s'avanzava a grandi ondate biancheggianti, e il sole versava un fiume di fuoco, simile a metallo fuso, che arrivava sino alla spiaggia. *In tutte le cose, la prima impressione è in essi troppo forte; appena toccati, essi scattano di colpo con una esagerazione qualche volta terribile, il più sovente grottesca. I mercanti che gridano la loro mercanzia paiono degli ossessi. Due cocchieri che litigano tra loro, sembrano vogliano uscire dalla pelle; un minuto dopo, essi non ci pensano più. *La gente del popolo è molto sobria, pranza con pane e cipolle. Conosco un vecchio operaio che ha fatto di suo figlio un mezzo signore, e che non mangia che pochi soldi di pane al giorno. Essi lavorano da mattina a sera, qualche volta sino a mezzanotte, ad eccezione della siesta da mezzogiorno alle tre. Si vedono ciabattini all'aria aperta tirare la lesina dal mattino alla sera. Calderai che, in prossimità del porto, occupano intere strade, non cessano di battere. *Quali strade si attraversano! Alte, strette, sudice; a tutti i piani balconi che strapiombano, un formicaio di piccoli fondachi, di botteghe all'aria aperta, di uomini e di donne che comprano, vendono, ciarlano, gesticolano, si urtano; la maggior parte macilenti e brutti, le donne in particolar modo, piccole e camuse, dalla faccia gialla e dagli occhi penetranti, poco pulite e cenciose, con degli scialli disegnati a fogliami e fazzoletti da collo color viola, rossi, arancioni, sempre a colori vivaci, ornate di ninnoli di rame. Nei dintorni della [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del Mercato]] si intreccia un labirinto di straducole lastricate e tortuose, piene di polvere, sparse di bucce d'aranci e d'angurie, di resti di legumi. La folla si pigia, nera e brulicante, nell'ombra spessa, sotto il cielo sereno. *Verso le otto, non soffiava più un alito di vento. Il cielo sembrava di lapislazzuli, la luna, come una regina immacolata, risplendeva sola in mezzo all'azzurro e i suoi fasci di luce tremolavano sulla distesa dell'acqua, simili a torrenti di latte. Non ci sono parole adeguate per esprimere la grazia e la dolcezza delle montagne avvolte nella loro ultima tinta, nel viola vaporoso del loro manto notturno. Il molo, la foresta di barche, colle loro masse nere e cupe, le rendevano ancora più suggestive; e Chiaia a destra, girando intorno al [[Golfo di Napoli|golfo]] con la sua cintura di case illuminate, gli faceva una corona di fiamme.<br>Da tutte le parti, brillano i fanali; la gente all'aria aperta chiacchiera ad alta voce, ride e mangia. Questo cielo è una festa per se stesso. ====[[John Turturro]]==== *Napoli è un luogo misterioso sia per chi non ci abita sia per i suoi stessi abitanti: c'è qualcosa di veramente vibrante e vivo che si percepisce ovunque ed è come qualcosa d'infinito che percepisci anche quando la lasci. Mi ha colpito molto e credo di aver riportato nel film queste sensazioni. *Napoli è un luogo sopravvissuto ad invasioni straniere, eruzioni vulcaniche, terremoti, rivolte popolari e che allo stesso tempo ha prodotto nella sua storia una valanga di musica. *Una città splendida conquistata da popoli diversi, massacrata e ricostruita, con ferite aperte, ma che sa ancora cantare e raccontarsi attraverso la sua musica ed i suoi artisti. ====[[Federigo Verdinois]]==== *Napoli ha otto Biblioteche con circa due milioni di volumi; i quali volumi, pare impossibile, son letti, poiché coteste Biblioteche danno un movimento quotidiano di 3000 lettori: un milione di lettori all'anno. *Nello stesso anno 1899, sopra 3504 matrimoni celebrati, solo 623 atti non furono sottoscritti: il che vuol dire che l'analfabetismo coniugale è in una proporzione decrescente; né si starà molto a vederlo affatto sparire.<br>Il fenomeno è notevolissimo, chi consideri che fra tutte le città italiane Napoli è la più folta di plebe. Via via, dal '60 in qua, cotesta plebe s'è andata sollevando a dignità di popolo, vincendo pregiudizi, abitudini, miseria, ostacoli d'ogni sorta: il che non è poco merito. Il classico paese del ''dolce far niente'' ha dunque fatto qualche cosa più che starsene al sole. I piccoli popolani della generazione che vien su san leggere quasi tutti, e non solo le insegne delle botteghe ma i giornali; sanno scrivere, e non solo il proprio nome; spesso sanno disegnare e non senza gusto. A ciò han contribuito in varia misura l'istruzione obbligatoria, i Ricreatori festivi, i teatri popolari, le officine, l'esercito, la partecipazione alla vita politica e amministrativa, la stampa, e soprattutto un sentimento sempre più dirozzato di individualità e di esistenza intellettuale e morale. *Se la fotografia avesse potuto far commercio dell<nowiki>'</nowiki>''ignoranza'' napoletana, da un pezzo l'ignoranza nostra farebbe artistica mostra di sé nelle vetrine dei cartolai e girerebbe mezzo mondo in compagnia del ''[[lazzari|lazzarone]]'', del ''ladruncolo di fazzoletti'' e dei ''mangiatori di maccheroni''.<br>Più tempo passa, meno codesta fotografia è possibile. L'ignoranza perde, giorno per giorno, contorni e colore e si va sciogliendo anch'essa in nebbia di leggenda. *Pronti a riconoscere ed ammirare i meriti dei nostri fratelli di oltre Tronto, e anche a rallegrarcene, noi siamo parchi di lode pel valore indigeno e modesto. Epperò, siamo i primi a stupire, e in perfetta buona fede, quando ci accade di udir decantare all'estero un ingegno di casa nostra. Ed è così, lo si può affermare senza esagerazione, che ci si è accorti, dopo le consacrazioni francesi, tedesche, russe, perfino americane, che Napoli ha dato al romanzo Matilde Serao, alla lirica [[Gabriele d'Annunzio]], agli studi sociali e giuridici [[Raffaele Garofalo]], al nostro teatro [[Achille Torelli]], [[Roberto Bracco]], [[Salvatore Di Giacomo|Salvatore di Giacomo]], alla poesia popolare lo stesso di Giacomo e [[Ferdinando Russo]], al giornalismo [[Giuseppe Turco|Peppino Turco]], e alla storia, all'archeologia, alla linguistica, alle scienze esatte, agli studi politici tutta una falange di cultori insigni, la cui azione civilizzatrice è più efficace che non si creda e il cui valore tanto meno si può disconoscere quanto più volentieri lasciamo agli stranieri la cura di esaltarlo. *Uno dei pregiudizi più stolti è che il nostro così detto ''gran mondo'' viva soltanto di futilità e non sia informato di niente. È vero che [Napoli non ha l<nowiki>'</nowiki>''Hôtel Rambouillet'', ma non l'ha oggi nemmeno Parigi, la ''ville lumière''. a Napoli, invece, un'accademia di dotti come la [[Accademia Pontaniana|Pontaniana]], si onora di contar fra' suoi membri effettivi due duchesse, la [[Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri|Ravaschieri]] e la [[Enrichetta Carafa Capecelatro|Carafa D'Andria]], che tengono il loro stallo accanto a [[Matilde Serao]]. Il duca [[Giuseppe Avarna|Gualtieri]] ha scritto della costituzione inglese; il principe [[Francesco Pignatelli, principe di Strongoli.|Pignatelli-Strongoli]] ha volgarizzato l<nowiki>'</nowiki>''[[Eneide]]''; il [[Pasquale Del Pezzo|duca Caianiello]] è professore di Università; il principe [[Gaetano Filangieri, principe di Satriano|Filangieri]] ha fondato il [[Museo artistico industriale Filippo Palizzi|Museo artistico industriale]]; e non serve dire di altri. Sono ritrovo di artisti e di scienziati i saloni della duchessa D'Andria, della principessa di Tricase. Con ciò non si nega che vi siano dei nobili ignoranti, allo stesso modo che ve ne sono di borghesi e popolani; ma, su per giù, la cosa si riscontra {{sic|dapertutto}} e in proporzioni non diverse. ====[[Lina Wertmuller]]==== *Come si fa a dire che la [[camorra]] è un dato costitutivo di Napoli? Significa non conoscere la storia di questa città, vittima di continue dominazioni nei secoli. Il popolo minuto doveva difendersi da dominatori ogni volta diversi e nei suoi strati diciamo più distanti dalla Storia ha assunto atteggiamenti di un certo tipo, poi precipitati con la modernità. Ci sono, pertanto, anche tanti mascalzoni. Ma assumerlo a fatto costitutivo non si può. *Napoli è la dea della bellezza. La voglia di cantare dei napoletani deriva dalla loro natura di artisti. Perché disprezzare i mandolini che venivano suonati anche da [[Domenico Cimarosa|Cimarosa]] e [[Antonio Vivaldi|Vivaldi]]. Il [[Conservatorio di San Pietro a Majella|Conservatorio S. Pietro a Maiella]] contiene un enorme patrimonio musicale, è un forziere inesauribile dove l'incuria e l'ignoranza hanno fatto marcire cose inestimabili. Qualsiasi paese al mondo avrebbe attinto a questo patrimonio per creare una stagione speciale d'arte. Napoli dovrebbe diventare, almeno per quattro/cinque mesi all'anno, Turistlandia, un posto cioè dove tutti potrebbero arrivare guidati dalla grande vela della musica, dell'arte e della bellezza. *Per me non è un luogo fisico ma un posto dell’anima. *Sì la amo davvero. È molto più che una città. È speciale. Una perla antica. ===Citazioni in versi=== [[Immagine:‪Piazza del Plebiscito - Augusto De Luca.jpg‬|thumb|Piazza del Plebiscito]] *''(A Napoli dove l'amore è Sovrano | Quando i ragazzi incontrano le ragazze | Ecco cosa dicono) | Quando la luna ti fa spalancare gli occhi | Come un grande fetta di pizza | Questo è l'amore.'' ([[Dean Martin]]) *''Basta ca ce sta 'o Sole, | ca c'è rimasto 'o mare, | na nénna''<ref>Ragazza.</ref>'' a core a core, | na canzone pe' cantà. || Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, | chi ha dato, ha dato, ha dato, | scurdàmmoce 'o ppassato, | simmo''<ref>Siamo.</ref>'' 'e Napule paisà.'' ([[Giuseppe Fiorelli]])<ref>Versi musicati da Nicola Valente.</ref> *''Bella Napoli, o quanto, i primi dì! | [[Chiaia]], e il [[Vesuvio]], e [[Portici]], e [[Via Toledo|Toledo]], | coi calessetti che saettan lì; | e il gran chiasso e il gran moto ch'io ci vedo, | d'altra vasta città finor digiuno, | fan sì che fuggon l'ore e non m'avvedo. | Ignoranti miei pari, assai più d'uno | la neghittosa Napoli men presta, | con cui l'ozio mio stupido accomuno. | Ma, sia pur bella, ha da finir la festa. | Al picchiar di Quaresima, mi trovo | tra un fascio di ganasce senza testa.'' ([[Vittorio Alfieri]]) *''Che fòra il veder Napoli coi fonti, | così nel sommo suo come nel basso! | Altro saria, ch'aver | marchesi e conti!'' ([[Luigi Tansillo]]) *''Chi puoi proteggere, madonna adorata, | dalla cieca miseria? | Il tacchino che si spidocchia sotto le sacre immagini | o la donna gravida nell'armadio a specchiera? | Ci vorrebbe il mare! | O che discendesse da Posillipo un'onda azzurra di cielo! | Essa dovrebbe salire le scalinate rischiarandosi, | carica di torce azzurre e di dolcezza; | e illuminare i poveri, penetrare nelle nostre contrade, | al fine di renderci diversi e di affermarci! || Ahimè! chi potrebbe esaudirci! | Potenti divinità si sono nascoste laggiù | sotto le colonne spezzate vicino al mare. || Il santo barocco s'è contorto impotente. | Le parole del poeta sono inutili.'' | Napoli-Parigi, settembre-ottobre 1959. ([[André Frénaud]]) *''Chiave di volta di un arco di azzurro, Napoli s'adagia sul mare, | Incoronata da compiacenti nazioni regina d'allegria senza pari: | Ride dell'ira dell'oceano, schernisce la furia del Vesuvio, | Disprezza malattia, e miseria, e fame, quelle che affollano le sue strade assolate.'' ([[Martin Farquhar Tupper]]) *''– Chisto è Napule d' 'o sole, | 'o paese d' 'o calore? | Gela l'acqua inte' 'e cannole''<ref>Tubazioni.</ref>'', | s'è schiattato''<ref>Scoppiato.</ref>'' 'o cuntatore!'' ([[Raffaele Viviani]]) *''Comme a stu suonno de marenare | tu duorme, Napule, viat' a tte! | Duorme, ma nzuonno<ref>In sonno.</ref> lacreme amare | tu chiagne, Napule!... Scétete<ref>Svegliati.</ref>, scé'!...'' ([[Salvatore Di Giacomo]]) *''Da secoli vive la miseria | nel sud dell'Italia. Guardate il suo trono: | pendono come tappezzerie | le tremule ragnatele nere | e i topi grigi rodono | i legni antichi. | Bucherellato trono che attraverso | le finestre rotte | della notte di Napoli respira | con rantolo terribile, | e tra i buchi | i neri riccioli cadono sulle tempie | dei bimbi belli | come piccoli dèi straccioni. | Oh, Italia, nella tua dimora | di marmo e splendore, chi abita? | Così tratti, antica lupa rossa, | la tua progenie d'oro?'' ([[Pablo Neruda]]) *''È mezzogiorno, | balena il mare; | sui colli e al piano | un uniforme | tedio. Alla vampa | canicolare | Napoli dorme || È mezzanotte, | sovra il sereno | golfo, alle rive | tra pianta e pianta | l'argento piove. | La luna è in pieno; | Napoli canta.'' ([[Vittoria Aganoor]]) *''Era fermo Imeneo tra l'erto monte | E 'l mare, in cui sovente austro risuona, | La 've cinge e 'ncorona Napoli bella l'onorata fronte : Napoli che di gloria e d'or corona | Impose a tanti duci, | Ouante serene luci | Ha notte ombrosa, allorché 'l vel dispiega; | E con amor, che avvolge i cori, e lega | L'anime pellegrine, | Facean ghirlanda al crine, | Ed allori tesseano e sacre palme, | E tessean preziosi i nodi all'alme.'' ([[Torquato Tasso]]) *''Fuggo i paterni tetti, e i patrii lidi, | Ma con tremante pié, mi lascio a tergo | Passo, e con questi, che di pianto aspergo, | Per voi rimiro amati colli, e fidi. || I tuoi, si vuole il Ciel, vezzi omicidi | Sirena disleal, dal cor dispergo; | E caro men, ma più securo albergo | Pellegrino ricerco, ov'io m'annidi.'' ([[Giovan Battista Marino]]) *''La gente del [[Vomero]] ha sempre campato | vendendo pane in Via Tribunali. | Accarezzati dalla brezza del Vomero, | quei signori guardano dall'alto in basso | il sudore di Via Tribunali, | le lacrime di [[Mergellina]], | il sangue di [[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza Mercato]] – | ma se vogliono pregare i santi, | devono scendere nel buio della povertà. | Perché su al Vomero non ci sono chiese con santi | e nemmeno gli dei abitarono mai.'' ([[Alfred Andersch]]) *{{NDR|Venere}} ''Lascia Gaeta, e su per l'onda corre | tanto ch'arriva a [[Procida]] e la rade, | indi giugne a [[Pozzuoli|Puzzòlo]], e via trascorre, | Puzzòlo che di solfo ha le contrade | quindi s'andava in Nisida a raccorre, | e a Napoli scopría l'alta beltade: | onde dal porto suo parea inchinare | la Regina del mar, la Dea del mare.'' ([[Alessandro Tassoni]]) *''Le grandezze, i stupor, le meraviglie, | le delizie, i piacer, mare, aria e sito, | le cose illustri e celebri famiglie | della mia bella Patria, altiero vanto | de l'altre antiche e de le più moderne | degne di glorie eterne, | da cui per gusto altrui son già partito, | e fiori e frutti, e l'acque fresche e chiare, sotto il ciel più che rare, | oggi a Voi, Donne, io canto | se per cantare o dir ne saprò tanto.'' ([[Giovanni Battista del Tufo]]) *''Ma non posso più accettare l'etichetta provinciale | e una Napoli che ruba in ogni telegiornale, | una Napoli che puzza di ragù di malavita, | di spaghetti, cocaina e di pizza margherita, | di una Napoli abusiva paradiso artificiale | con il sogno ricorrente di fuggire e di emigrare.'' ([[Federico Salvatore]]) *''Ma 'sta città mme pare sempe 'a stessa | che canta pe' cantà, ma sta chiagnenno''<ref>Piangendo.</ref>''. | Napule, chesta si', si 'na canzone | cantata cu dulore, alleramente.'' ([[Raffaele De Novellis]])<ref>Versi musicati da Cafazo.</ref> *''Mamma Napoli | Io stonghe ccà || E nun abbastano cient'anne | A ll'acqua e mare pe putè cagnà sta razza | 'o viento e terra le tocca pe crianza | e nun le passa maie sta vrenzola e speranza || e nun abbastano cient'anne | pe ce putè assettà a sta tavulata e gente | gente che già ha magnato, gente che già ha bevuto | che 'o mmeglio e chisto munno già se ll'ha futtuto | Mamma Napoli.'' ([[Teresa De Sio]]) *''Napolì | 'e benpensante votano Dc | Napolì | 'e camurriste votano Psi | Napolì | 'e sicchie 'e lota''<ref>Secchi di melma.</ref>'' votano Msi | Napolì | ma 'mmiez' 'a via continuano a murì | Napolì | ma tenimmo 'o sole 'a pizza e 'o mandulino | tarantelle canzone sole e mandulino | a Napoli se more a tarallucce e vino.'' ([[99 Posse]]) *''Napoli fu non è. La pompa altera | de le glorie già sue si volse in duolo. | Busto e tomba di sé, sul nudo suolo | pianger si può, ma non veder qual era. || Con aereo velen la Morte arciera | omicide sbalzò le Parche a volo; | e di Grandi e Plebei recisi a stuolo, | l'insepolto carname i Cieli annera. || Son macelli i Palagi, urne le sponde | del bel Sebeto; e sospirando stassi, | d'orride {{sic|straggi}} insanguinato l'onde. || Passeggier, bagna i lumi, affretta i passi, | fuggi, ché di spavento ombre feconde | spira la Morte ancor viva ne' sassi.'' ([[Giacomo Lubrano]]) *''Napoli ride int'a 'na luce 'e sole | chiena 'e feneste aperte e d'uocchie nire.'' ([[Ferdinando Russo]]) *''Napoli! Tu cuore di uomini che sempre ansima | nudo, sotto l'occhio senza palpebre del Cielo! | Città elisia, che calmi con incantesimo | l'aria ammutinata e il mare! Essi attorno a te sono attratti, | come sonno attorno all'amore! | Metropoli di un Paradiso in rovine | da tempo perduto, di recente vinto, ma pure ancora solo a metà riconquistato.'' ([[Percy Bysshe Shelley]]) *''Napule bella, desiata tanto | dal core e da la mia penosa vita, | Napuli bella, ch'io lassai da canto, | Napuli bella, e come t'ho fuggita? | Napuli bella, gli occhi miei di pianto | son pieni per la misera partita!'' ([[Francesco Galeota]]) *''Napule è comm' 'a femmena, | te fa venì 'o gulìo''<ref>Voglia.</ref>''. | Apprimma''<ref>Prima.</ref>'', core mio | e doppo, frusta llà. | E nfrìnghete, nfrìnghete, nfrà, | nfrùnghete, nfrùnghete, nfrù. || Napule, bello mio, | si' sempe tu, | si' sempe tu.'' ([[Pasquale Cinquegrana]])<ref>Versi musicati da Giuseppe De Gregorio.</ref> *''Napule è 'nu paese curioso: | è 'nu teatro antico, sempre apierto. | Ce nasce gente ca senza cuncierto''<ref>Senza preparazione.</ref>'' | scenne p' 'e strate e sape recita'.'' ([[Eduardo De Filippo]]) *''Napule è tutta rampe, scalinate, | scale, gradune, grade, gradiatelle, | sagliute, scese, cupe, calate, | vicule ’e coppa, ’e sotto, viculille, | vicule stuorte, | vicule cecate.'' ([[Carlo Bernari]]) *''Napule Napule Napule Na' | 'na notte e luna chiena | 'o sole ca me vase''<ref>Bacia.</ref>'' | 'n'addore e panne spase | me fa' senti' nu rre.'' ([[Enzo Bonagura]])<ref>Versi musicati da Sergio Bruni.</ref> *''Non c'è sabato | che non ci sia il sole a mezzogiorno; | donna o ragazza soleggiante, | che non ha fatto mezzogiorno senza amante!... || Luna, Caprone, Curato scarafaggio | che {{sic|un}}''<ref>Refuso. In realtà: non.</ref>'' abbia tricorno cornuto! | – Corna in fronte e corna all'uscio | preservano dal malocchio. - || ''L'Ombelico del giorno'' filante | i suoi maccheroni brucianti | con la tarantella: || Lucia, Masaniello, | Santa-Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA – ''| Mergellina-Venerdì 15 aprile. ([[Tristan Corbière]]) *''Non ti ricordi la fresca sera, | molle di nubi, plenilunar, mentre di Napoli per la Riviera | a i parapetti scrosciava il mar? || Era un settembre più che autunnale, | e Piedigrotta passata già; | dentro la Villa, pel gran viale, | avean le raffiche spersa l'està. || Moriva lungi su i mandolini | una canzone, sotto un hôtel. | Ma che profumo di gelsomini! | Parea dal mondo caduto un vel. || Non ti ricordi? Scendea la notte | sempre più opaca, su te, su me; | ci sorpassavano le ultime frotte | de le discepole, da gli ateliers. || Ci soffermammo. Nubi più grosse | spegnean de i cieli, nere, il chiaror; | tossisti, e della piccola tosse | su la tua bocca bevvi il sapor: || e stemmo avvinti, contro a le spume | che ci spruzzavano, salse, ognor più, | mentre [[Posillipo]] con cento e un lume | insanguinava l'onde laggiù...'' ([[Francesco Gaeta]]) *''O bella come una favola d'oro, | città solare, contrada incantata, | ove una dolce invisibile fata | fa sue magie tra una palma e un alloro. || La dolce fata nasconde al mortale, | chiuso in mistero, il divino suo viso; | ma bene effonde nell'aria un sorriso | di mite e ardente fulgor celestiale. || Tutta ne esulta la verde pendice | lungo il grand'arco del golfo beato; | tutto ne splende, commosso, incendiato, | l'azzurro specchio del mare felice. || Solo, laggiù, c'è un cattivo gigante''<ref>Il Vesuvio.</ref>'' | che freme e sbuffa in rabbioso tormento; | ma il suo fumacchio, portato dal vento, | si perde in ciel come un cirro vagante.'' ([[Diego Valeri]]) *''O gente senza alcuna cortesia, | la cu' 'nvidia punge | l'altrui valor, ed ogni ben s'oblia; | o vil malizia, a te, perché t'allunge | di bella leggiadria, | la penna e l'orinal teco s'aggiunge.'' ([[Cino da Pistoia]]) *''Oje né', | si te vuó' sciogliere''<ref>Scioglierti, nel senso di lasciarmi.</ref>'', | 'a strada è libera, | puó' cammenà. | Napule è chino 'e femmene | tutte pe' me, | ca vònno''<ref>Vogliono.</ref>'' a me, | pazze pe'mmé.'' ([[Salvatore Baratta]])<ref>Versi musicati da Gaetano Lama.</ref> *''Pare che a tre generazioni di russi | fosse proibito andare a spasso | senza meta per le vie | di questa città meridionale, | lasciando libero lo sguardo di vagare, | curiosare disinvolti | qua e là, scattanti come bovi, | non com'aquile o leoni in cerca di preda, | che aguzzano la vista crudele''. ([[Maksim Amelin]]) *''Pe' [[Via Toledo|Tuleto]], p' 'a strada cchiù bella | d' 'a cchiù bella città ca se trova, | n'ata vita llà 'n miezo vulesse campà!...'' :'' 'N Paraviso 'stu sciore 'e bellezza | llà sultanto 'o putite truvà!'' ([[Salvatore Baratta]]) *''Per questo, straniero, la gente | a Napoli ha il culto dei santi: | da sempre ha conosciuto non un solo Dio, | ma molti dei, | perciò scambia San Paolo e San Pietro con i Dioscuri, | San Giovanni con Hermes | e Santa Restituta con Cibele. | Vecchie usanze dei tempi di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]].'' ([[Alfred Andersch]]) *''Più volte haver porai tu fors'udito | la nobiltade et la celebre fama | de 'st'inclyta città posta nel lito | de le syrene. Et Napoli hor si chiama. | A questo lieto et fortunato sito | la giovenetta, ch'anchor via più s'ama, | sepolta giace et come antica autrice | la sirena Parthenope si dice.'' ([[Ioan Bernardino Fuscano]]) *''Pure la nostra sirena vedrai, Partenope, alla quale, condotta di qua dal mare, lo stesso Apollo indicò con la colomba Dionea il fertile suolo. A questa mia sede natale io ti invito. Qui è mite l'inverno e fresca l'estate: qui con le onde sue lente batte il mare tranquillo, ed è la pace sicura e il dolce far niente e una quiete senza fine; e si dorme qui, tanto!'' ([[Publio Papinio Stazio]]) *''Qui sicura è la pace, e qui si gode | d'una comoda vita il bel piacere, | né v'è chi l'ozio altrui conturbi, o i sonni. | Non ha litigi il foro, e niun contrasto | conobbero giammai le leggi armate; | del diritto s'appaga ogni uom d'onore | senza aspettar che un tribunal l'astringa. | Or dirò delle superbe cose, | ch'alle colte città crescono il vanto? | Vedrai li sacri templi, e gli atrii suoi | da cento trammezzati alte colonne: | le due moli vedrai, teatro e circo, | e i quinquennali giuochi, il cui splendore | non cede a quei, che [[Roma]] sacra a Giove. | Né di [[Menandro]] a te lodar pretendo | le commedie di riso, e il dir faceto | di greco misto, e di parlar latino. | Né manca qui ciò, ch'è diletto al senso.'' ([[Publio Papinio Stazio]]) *''Quivi Napoli bella i regi alberga, | Città vittoriosa e trionfale: | Veggio altri tempi ancor, e in altri monti | Quel ch'ora innalza tre sublimi fronti.'' ([[Torquato Tasso]]) *''Settimana di sette feste, | questa è Napoli, punto e basta! | Passa il guappo con le maestre, | s'alza il grido dell'acquaiuol.'' ([[Enzo Bonagura]])<ref>Versi musicati da Lino Benedetto.</ref> *''Stace Napole mia, bella, e gentile, | sciore de 'Talia<ref>''Fiore di Italia.''</ref>e schiecco<ref>''Specchio.''</ref>de lo Munno, | mamma che face nascere l'Abrile | Tutto a no ventre | sempre co l'Autunno, | sott'a n'airo né gruosso né sottile, | 'nzino a mare commo uovo chino e tunno, | accanto a sciumme''<ref>Fiumi.</ref>'', e munte, e fontanelle, | Che 'nnanze foro giuvene e zitelle.'' ([[Giulio Cesare Cortese]]) *''T'accumpagno vico vico | sulo a tte ca si' 'n amico | e te porto pe' 'e quartiere | addò 'o sole nun se vede | ma se vede tutto 'o riesto | e s'arapeno 'e ffenèste | e capisce comm'è bella | 'a città 'e Pulecenella. | Comm'è bella comm'è bella | 'a città 'e Pulecenella.'' ([[Claudio Mattone]]) *''T'adoro, sì, domenica | napoletana verso giugno: oh tu | di fragole odorosa! | oh coltri gialle e rosa | a i terrazzi! oh, profumo del ragù! || Ecco, a la chiesa prossima | chiama a distesa il campanello ancor; | nel sole, hanno per «essa», | tornata da la messa, | mobili e letto una scintilla d'or: || spunta con lumi e musica | per la salita la procession; | incede il Santo, e trema; | sul baldacchino crema | foglie di rose piove ogni balcon. || Adoro il tuo crepuscolo: | la gelsa bianca ne i panieri appar: | e l'uom de le campagne | suoi serti di castagne | su la pertica lunga ama cantar: || siede al balcone e dondola | «essa», con il ventaglio in grembo, il pié: | assorta un po', sospira | al dì che si ritira, | e ride a pena, tra le amiche, a me.'' ([[Francesco Gaeta]]) *''Una croce nera sul petto dell'italiano, | senza intaglio, rabesco, splendore, | conservata da una famiglia povera | e portata dall'unico figlio...| Giovane nativo di Napoli! | Cos'hai lasciato sui campi di Russia? | Perché non hai potuto esser felice, | circondato dal celebre golfo? | Io che ti ho ucciso vicino a Mozdòk | sognavo tanto il vulcano lontano! | O, come sognavo nelle distese del Volga | almeno una volta di andare in gondola! | Ma io non son venuto con la pistola | a portarti via l'estate italiana | e le mie pallottole non hanno fischiato | sulla santa terra di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]]! | Qui ho sparato! Qui dove sono nato, | dov'ero orgoglioso di me e degli amici, | dove gli epici canti dei nostri popoli | non risuonano mai in traduzioni. | Forse che l'ansa del medio Don | è studiata da uno scienziato straniero? | La nostra terra, la Russia, la Rus, | l'ha seminata una camicia nera? | T'hanno portato qui in una tradotta | per conquistare lontane colonie, | perché la croce del cofanetto familiare | crescesse alle dimensioni d'una croce di tomba... | Non permetterò che la mia patria sia portata | oltre le distese di mari stranieri! | Io sparo. E non c'è giustizia | più giusta della mia pallottola! | Non sei mai stato né vissuto qui!... | Ma è sparso sui campi nevosi | l'azzurro cielo italiano, | sotto il vetro degli occhi morti.'' ([[Mikhail Svetlov]]) *''Vi quant'è bella Napule | pare nu franfellicco: | ognuno vene e allicca | arronza e se ne va.'' ([[canti popolari|canto popolare napoletano]]) *''Vieni o straniero nella grande Napoli, vedila, e muori! | Ama e inebriati, godi mentre l'attimo fugge | Il più splendido sogno, scorda i desideri delusi, | e i tormenti che un demone ha tessuto nella tua vita: | impara qui a godere, ad essere felice, e poi muori!'' ([[August von Platen-Hallermünde]]) *''Voglia 'e turnà | dint'e vicoli e sta città, | guarda e ride e te vò tuccà | nun se ferma mai, | voglia 'e verè | notte e juorno te fa cantà | chest'è Napule do cafè | nun te può sbaglià.'' ([[Teresa De Sio]]) ====[[Edoardo Bennato]]==== *''Chille ca nun vonno fa' 'a fila, | chille che stanno arreto 'e spurtielle, | chille ca passano c' 'o rrusso, | chille ca se fermano c' 'o giallo, | chille ca stanno chiene 'e miliarde, | chille ca vanno pezziente, 'e viecche, 'e criature, 'e buone, 'e malamente, | nisciuno! | Nun se salva nisciuno, | nisciuno nisciuno, | int' 'a 'sta città nun se salva nisciuno!'' *''E la nottata non passa mai | Bella, appariscente, invidiata, invadente | Volgare, indecente, violenta, incandescente | Ma è la mia città''. *''Non è piana non è verticale | è una linea che sale in collina | è una strada che parte dal mare | il percorso della città obliqua. || Scale mobili sotto la luna | diagonali e passaggi segreti | un cammino che esiste da sempre | il tesoro della città antica.'' ====[[Libero Bovio]]==== *''E cheste è Napule: | Canzone ca nun more, | Profumo 'e ll'aria, | Ciardino sempe 'n fiore. | Speranze, ammore, lacreme: | Napule chesto vo'.'' *''Chist'è 'o paese d' 'o sole, | chist'è 'o paese d' 'o mare, | chist'è 'o paese addó tutt' 'e pparole,| so' doce o so' amare, so' sempe parole d'ammore!'' *''È tutta d'oro, | d'oro e celeste è Napule. | Se canta e more? | Ma i' voglio murì ccà. | Pe' Napule e Maria | trèmmano 'e ccorde d' 'a [[chitarra]] mia, | Marì.''<ref>Versi musicati da Gaetano Lama.</ref> ====[[Chariteo]]==== *''La gentil sacra, cittade, | Napol, di Muse et divi antiquo hospitio; | di [[w:|trabea]] degna et non d'aspro cilitio.'' *''Seconda patria mia, dolce Sirena, | Parthenope gentil, casta cittade, | nido di leggiadria e nobiltade, | d'ogni vertute e di delicie piena; || con tal dolor ti lascio e con tal pena, | qual, lasso!, io mai soffersi in nulla etade. | A dio, amici!, a dio, dolci contrade: | Hor qui ragion le lagrime non frena.'' *''– Parthenope son io, piena di duolo: | Non men beäta pria, c'hor infelice, | squarciata in mille parti, equata al suolo. || Misera me!, fruïr più non mi lice | Primavera, che sempre in me fioriva; | ché Venere è conversa in diva ultrice! || Libera fui gran tempo, hor son captiva, | in man di fieri monstri, horrendi et diri''<ref>I francesi di Luigi XII che occuparono Napoli dal 4 agosto 1501 al 16 maggio 1503.</ref>'', | quai Protheo doma in la Carpathia riva. || Qual re più fida in regno, in me si miri | come in lucido specchio! O re possenti, | imparate frenar vostri desiri! || Non vi inganne il piacer di ben presenti, | ché sempre a voi minaccia il Re {{sic|magiore}} | ciò che temon di voi le minor genti.'' ====[[Nino D'Angelo]]==== *''Ma quanto bene te voglio, mia cara città, | quann'era vierno''<ref>Inverno.</ref>'' cu 'o sole m'ê''<ref>Mi hai.</ref>'' fatto scarfa<nowiki>'</nowiki> ''<ref>Riscaldare.</ref>'', | mmiezzo a 'sti strade cchiù vecchie 'e l'età | tu m'ê 'mparato a parla', | e quanta vote m'ê fatto capi' | ca se po' sempe muri<nowiki>'</nowiki>''. *''<nowiki>'</nowiki>Nu napulitano nunn'è sempe allero, | nun le basta 'o sole, tene troppi pensiere, | dint' 'a chesta gara parte sempe arrete''<ref>Indietro</ref>'', | corre tutt' 'a vita e 'o traguardo è 'na barriera.'' *''Sott' a 'stu cielo blu, | 'o ssaje ca nun se vola | e nun se po' campa' sempe aspetta' | speranza e sole. | T'ha tradito 'sta città, | ca vo' sulo ave' e nun dà. | Stella napulitana | che triemme 'ncopp' 'a 'stu mare | ca nun t'ha dato maje niente.'' ====[[Pino Daniele]]==== *''Città che non mantiene mai le sue promesse, | città fatta di inciuci e di fotografia, | di [[Diego Armando Maradona|Maradona]] e di [[Sofia Loren|Sofia]] | ma è la mia città | tra l'inferno e il cielo.'' *''Napule è mille culure | Napule è mille paure | Napule è a voce d' 'e criature''<ref>Creature, bambini.</ref>'' | che saglie chiano chianu | e tu saje ca nun si sulo''. *''Napule è 'na carta sporca | e nisciuno se ne 'mporta | e ognuno aspetta 'a ciorta.'' *''Napule è tutta 'no suonno | e 'a sape tutto 'o munno | ma nun sanno a verità.'' *''Simmo lazzari felici | gente ca nun trova cchiù pace | quanno canta se dispiace | è sempe pronta a se vutta' | pe' nun perdere l'addore.'' *''Terra mia, terra mia | comm'è bello a la penza'. | Terra mia, terra mia | comm'è bello a la guarda'. | Nunn è 'o vero nun è sempre 'o stesso | tutt' 'e journe po' cagna' | ogge è dritto, dimane è stuorto | e chesta vita se ne va.'' ====[[Ernesto Murolo]]==== *''E 'a Luna guarda e dice: | "Si fosse ancora overo. | Chisto è 'o popolo 'e na vota''<ref>Di una volta.</ref>'', | gente semplice e felice. | Chist'è Napule sincero, | ca pur'isso se ne va".''<ref>Versi musicati da Ernesto Tagliaferri.</ref> *''Napule, | a qua' parte d' 'o munno se fa '[[amore|ammore]] | comm'a Napule, 'e sera, 'int'a ll'està''<ref>Estate.</ref>''? | Vócche vasate''<ref>Bocche baciate.</ref>'', cantano, | core tradute, chiagnono. | Ma è tantu bella Napule | ca pure ll'odio te fa scurdà''<ref>Dimenticare.</ref>''.''<ref>Versi musicati da Ernesto Tagliaferri.</ref> *''Napule bella mia, | terra d'ammore, lacreme e canzone... | che suonno d'oro ca nce faje sunná''<ref>Sognare.</ref>''! | 'Ncòre nce miette na malincunía, | na freva tu nce miette dint'<nowiki>'</nowiki>e vvéne | pecché nce vuó' fa' chiagnere e cantá.''<ref>Versi musicati da Ernesto Tagliaferri.</ref> ====[[Totò]]==== *''A Napule nun se po' sta cuieto''<ref>Quieto.</ref>''. | Aiere un brutto cane mascalzone | se ferma, addora, aiza 'a coscia 'e reto, | e po' mme fa pipi 'nfaccia 'o sciassì.'' *''Io voglio bene a Napule | pecché 'o paese mio | è cchiù bello 'e 'na femmena, | carnale e simpatia. || E voglio bene a te | ca si napulitana | pecché si comm'a me | cu tanto 'e core 'mmano.'' *'''Sta Napule, riggina d' 'e ssirene, | ca cchiù 'a guardammo e cchiù 'a vulimmo bbene. | 'A tengo sana sana dinto''<ref>Dentro.</ref>'' 'e vvene, | 'a porto dinto 'o core, ch'aggia''<ref>Che devo.</ref>'' fa'? | Napule, si' comme 'o zzucchero, | terra d'ammore – che rarità!'' ==Proverbi== *Napl<sub>''ǝ''</sub> tand'avandát<sub>''ǝ''</sub> s'è r<sub>''ǝ''</sub>ddótt<sub>''ǝ''</sub> a car<sub>''ǝ''</sub>scià prèt<sub>''ǝ''</sub>. ([[Proverbi lucani|lucano]]) *Napulitane: larghe 'e vocca e stritte 'e mane. ([[Proverbi napoletani|napoletano]]) *'O napulitano è cavaliere. ([[Proverbi napoletani|napoletano]]) *[[Roma]] santa, [[L'Aquila|Aquila]] bella, Napoli galante. ([[Proverbi italiani|italiano]]) *Tre sono le meraviglie, Napoli, [[Roma]] e la faccia tua. ([[Proverbi italiani|italiano]]) ==Note== <references /> ==Voci correlate== {{div col|strette}} *[[Archivio di Stato di Napoli]] *[[Arcipelago Campano]] *[[Biblioteca dei Girolamini]] *[[Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III]] *[[Borbone delle Due Sicilie]] *[[Borgo Santa Lucia]] *[[Camorra]] *[[Campania]] *[[Canzone classica napoletana]] *[[Casatiello]] *[[Castel Capuano]] *[[Castel sant'Elmo]] *[[Centro direzionale di Napoli]] *[[Certosa di San Martino]] *[[Chiostri di San Martino]] *[[Cimitero delle Fontanelle]] *[[Crypta Neapolitana]] *[[Cucina napoletana]] *[[Ducato di Napoli]] *[[Festa di Piedigrotta]] *[[Filastrocche napoletane]] *[[Fontana della Spinacorona]] *[[Forcella (Napoli)|Forcella]] *[[Galleria Umberto I]] *[[Golfo di Napoli]] *[[Guappo]] *[[Il Vasto]] *[[Indovinelli napoletani]] *[[Istituto italiano per gli studi filosofici]] *[[Lago d'Averno]] *[[Lazzari]] *[[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]] *[[Maschio Angioino]] *[[Mergellina]] *[[Modi di dire napoletani]] *[[Mostra d'Oltremare]] *[[Museo archeologico nazionale di Napoli]] *[[Museo artistico industriale Filippo Palizzi]] *[[Museo nazionale di Capodimonte]] *[[Museo nazionale di San Martino]] *[[Palazzo Donn'Anna]] *[[Pallonetto di Santa Lucia‎]] *[[Pastiera napoletana]] *[[Piazza Dante (Napoli)|Piazza Dante]] *[[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza Dante]] *[[Piazza del Municipio (Napoli)|Piazza del Municipio]] *[[Pignasecca]] *[[Pizza]] *[[Ponticelli (Napoli)|Ponticelli]] *[[Porta Capuana]] *[[Posillipo]] *[[Preghiere napoletane]] *[[Presepe napoletano]] *[[Proverbi napoletani]] *[[Pulcinella]] *[[Quartieri di Napoli]] *[[Quartieri Spagnoli]] *[[Real Albergo dei Poveri]] *[[Regno di Napoli]] *[[Repubblica Napoletana (1799)]] *[[Risanamento di Napoli]] *[[Riviera di Chiaia]] *[[San Gennaro]] *[[Scioglilingua napoletani]] *[[Scugnizzo]] *[[Scuola di Posillipo]] *[[Scuola militare "Nunziatella"]] *[[Sebeto]] *[[Spaccanapoli]] *[[Stazione zoologica Anton Dohrn]] *[[Stazioni dell'arte]] *[[Strummolo]] *[[Teatro di San Carlo]] *[[Teatro napoletano]] *[[Teatro San Carlino]] *[[Università degli Studi di Napoli Federico II]] *[[Vesuvio]] *[[Via Foria]] *[[Villa comunale di Napoli]] *[[Voci e gridi di venditori napoletani]] *[[Vomero]] *[[Zucchine alla scapece]] {{Div col end}} ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt=Napoli|n=Categoria:Napoli}} {{vetrina|7|11|2012|argomenti}} [[Categoria:Comuni della Campania]] [[Categoria:Napoli| ]] cgtxcp6o6vo8d43mosnxxshw8q7nr3w 1218017 1218012 2022-07-20T16:46:48Z Sun-crops 10277 fix, correlata wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulla città di '''Napoli''' e sui '''napoletani'''. [[Immagine:Napoli.jpg|thumb|530px|Napoli vista dal quartiere di Posillipo; sullo sfondo, il [[Vesuvio]]]] ===Citazioni in prosa=== {{indicedx}} *A dir la verità, la bellezza di Napoli è un po' un inganno. Napoli non è bella, finché non la guardate da lontano. Da lontano si stende dorata nel sole, il mare è azzurro, quanto ne avete appena un'idea, qui davanti un bel pino, lì quell'azzurro è [[Capri]], il [[Vesuvio]] soffia un batuffolo di ovatta biancastra, [[Sorrento]] splende lontana e netta – Dio, è bello. E poi scende il crepuscolo, tutto si inazzurra e spuntano le luci, adesso è tutto un semicerchio di piccole scintille, sul mare si muove una nave e splende di luci verdi, azzurre, dorate: Dio, è bello! Ma entra in città, amico mio; cammina per le strade, posa su tutto i tuoi occhi boemi e goditi quanto puoi il pittoresco di questa vita; tra un po' ne sarai nauseato. Forse queste strade sono pittoresche, ma sono decisamente bruttissime. Girovaghi sotto ghirlande di biancheria sporca, ti fai largo tra una minutaglia di ogni risma, asini, mascalzoni, capre, bambini, automobili, ceste di ortaggi, e di altre equivoche porcherie, officine che fuoriescono sul marciapiede e arrivano al centro della strada, immondizie, marinai, pesci, carrozzelle, cespi di cavolo, strilloni, ragazze con i capelli acconciati, sudici monelli stesi a terra; è tutto uno spintonarsi, uno schiamazzare, un bastonare con malagrazia gli animali, un chiamare a gran voce, offrire, urlare, schioccare la frusta, derubare. ([[Karel Čapek]]) *'A disoccupazione pure è un grave problema a Napoli, che pure stanno cercando di risolvere... di venirci incontro... stanno cercando di risolverlo con gli investimenti... no, soltanto ca poi, la volontà ce l'hanno misa... però hanno visto ca nu camion, eh... quante disoccupate ponno investi'? [...] cioè, effettivamente, se in questo campo ci vogliono aiutare, vogliono venirci incontro... na politica seria, e ccose... hann' 'a fa' 'e camiòn cchiù gruosse. ([[Massimo Troisi]]) *A guardare nella nazione napolitana solamente l'uomo, a contemplare l'enorme sciupio delle leggi morali e religiose, ogni anima onesta sarebbe tentata a gridare: Dio non è, o l'uomo non è l'opera della sua mano! Ma quando lo sguardo ricade su quelle soavi creature, in cui non sai che più ammirare, se lo splendore della bellezza o la nobilità dello spirito, quando vagheggi quell'opàla eterna i cui fuochi non muoiono mai; allora ti riconcilii con Dio e dici: quest'uomo è caduto, e la sua tristizia è un'espiazione. Un'espiazione forse della sapienza etrusca, della signoria romana, della libertà proficua del medio evo; un'espiazione della codardia moderna e dello scoraggiamento di oggidì. ([[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]) *A [[Milano]] od a [[Torino]] come nella maggior parte delle grandi città moderne, è appunto il moderno sviluppo industriale e commerciale che ha determinato progressivamente, con l'incremento demografico, l'ossatura fondamentale della vita cittadina, mentre il grande agglomerato umano di Napoli e la sua struttura sociale hanno origini assai più lontane, sono il prodotto di altre condizioni economiche, di altre forme di vita. Assai prima della costituzione del [[Regno d'Italia]], Napoli era stata, per lunghi secoli, la capitale del maggiore tra gli Stati in cui l'Italia era divisa, ed una delle più grandi città d'Europa. Già nello scorcio del Medio Evo, Napoli oltrepassava i 200 mila abitanti, quando Milano non sorpassava che di poco i 50 mila e Torino ne contava 16 mila soltanto; quando [[Amburgo]] ne aveva meno di Torino e [[Londra]] meno di Milano. ([[Emilio Sereni]]) *A mio parere, Napoli è l'unica città d'Italia che rappresenta veramente la sua capitale. ([[Charles de Brosses]]) *A Napoli, diversamente da [[Firenze]] o [[Venezia]], che sono città museo, prive di una vera vita cittadina, e dove tutto è organizzato in funzione di un turismo di massa che ha completamente cambiato la qualità della vita rendendo queste città dei musei ingessati, Napoli ha la possibilità, non potendo contenere un turismo di massa come le suddette città, di conservare il suo straordinario fascino e le qualità dove il museo è un museo vivente, dove il patrimonio artistico convive con le realtà sociali, economiche, commerciali. Dove cioè il patrimonio artistico non è visto come un museo ma come parte di una vita in continua trasformazione, con le sue ombre, le sue luci, la miseria e la nobiltà. Napoli, cioè, come ultimo luogo di una mediterraneità vissuta non come museo ma come vita e realtà in continua evoluzione. ([[Nicola Spinosa]]) *A Napoli è cambiato tutto. O quasi. Per i rifiuti è cambiato molto poco. La [[camorra]], è vero, è diventata meno aggressiva. E da qualche avamposto si è dovuta ritirare. Però la raccolta dei sacchi «da 'a munnezza» è rimasta nelle mani delle stesse imprese che l'avevano ottenuta in appalto agli inizi degli anni Novanta, gli anni d'oro di Cirino Pomicino, De Lorenzo, Di Donato: i tre avidi «viceré» del Caf. Imprese che nel settembre del '96 hanno riottenuto dalla giunta Bassolino l'appalto per la raccolta delle 1300 tonnellate/giorno di pattume tal quale generate dalla città di Napoli. ([[Ivan Berni]]) *A Napoli è stata affibbiata una mutazione di funzione e destino di cui non si è mai compresa la connotazione: da ex capitale, che cosa è diventata? Non si sa. E quel che è peggio: non se ne discute. ([[Philippe Daverio]]) *A Napoli, il 15 maggio, una sollevazione popolare aveva colto tutti di sorpresa. I soldati spararono e ci furono molti morti. Il Parlamento, che aveva tentato una mediazione, venne invece accusato di aver sostenuto la sedizione. ([[Nico Perrone]]) *A Napoli puoi anche mandare un prefetto di frontiera come Mori o un baluardo della cultura come il sottoscritto. Ma non ci fai nulla. Un po' come a [[Palermo]]. Al Sud c'è una travolgente forza del male. ([[Vittorio Sgarbi]]) *A Napoli va debitrice l'[[Italia]] della restaurazione della moderna [[filosofia]] razionale, che da quel regno si propagò per tutta la penisola. Il [[Bernardino Telesio|Telesio]], il [[Giordano Bruno|Bruno]] ed il [[Tommaso Campanella|Campanella]] aveano cominciato a scuotere il gioco aristotelico; il [[Giambattista Vico|Vico]] ed il [[Antonio Genovesi|Genovesi]] lo levarono dal collo degli Italiani e lo infransero. ([[Giuseppe Maffei]]) *Amo Napoli perché mi ricorda [[New York]], specialmente per i tanti travestiti e per i rifiuti per strada. Come New York è una città che cade a pezzi, e nonostante tutto la gente è felice come quella di New York. ([[Andy Warhol]]) *Avevo visto Valencia e Barcellona, avevo visto Genova, Milano, Venezia, Firenze e anche Roma; tuttavia non sapevo cosa fosse una grande Città fino a quando non sono giunto a Napoli. Altre la superano per la bellezza degli edifici e il gusto degli ornamenti, ma quella folla immensa, quello strepito di persone; quello splendore e frastuono di carrozze, quell'abbondanza di cose, quell'allegro tumulto e quella pacifica confusione destano scompiglio nell'animo di chi la vede per la prima volta. [...] Una splendida corte, una milizia brillante, un'innumerevole e ricca nobiltà, un altrettanto numeroso e ricco foro, un popolo chiassoso, una folla infinita fanno di Napoli una grande città come solo se ne possono vedere in Inghilterra e in Francia, ma non certo in altre nazioni europee. ([[Juan Andrés]]) *Cara Napoli, è difficile, tanto difficile dopo quattro anni... e allora ho pensato che forse è meglio salutarti così: chiedendo in prestito prima a zio Pino e poi a te, quello che la gente, la meravigliosa tua gente, ti canta ogni volta come una promessa di amore eterno. [...] ''Napule è tutto nu' suonno e a' sape tutto o' munno ma nun sann' a verità.''<ref>Nella lettera vengono citati i versi di ''Napule è'' di [[Pino Daniele]].</ref> Io la so. L'ho scoperta, l'ho amata, l'ho chiusa a chiave nel cuore: ed è per questo che oggi i miei occhi sono bagnati da questo mare e sporcati da questa terra. Terra mia. Ciao guagliù, forza Napoli sempre. ([[Gökhan Inler]]) *''[[Francesco Caracciolo (ammiraglio)|Caracciolo]]'' era uno di quei pochi che al più gran genio riuniva la più pura virtù. Chi più di lui amava la patria? Che non avrebbe fatto per lei? Diceva che la Nazione Napolitana era fatta dalla natura per avere una gran marina, e che questa si avrebbe potuto far sorgere in pochissimo tempo: avea in grandissima stima i nostri marinari. ([[Vincenzo Cuoco]]) *Che cosa significasse per il [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]] l’incontro con la immensa capitale mediterranea, più classicamente antica di Roma stessa, e insieme spagnolesca e orientale, non è difficile intendere a chi abbia letto almeno qualche passo del Porta o del Basile; un’immersione entro una realtà quotidiana violenta e mimica, disperatamente popolare. ([[Roberto Longhi]]) *{{NDR|Sembrerebbe}} che un riflesso del sorriso di questo cielo privilegiato si diffonda su di essi<ref>I napoletani.</ref>, che anche sul dolore sanno innalzare a Dio canti festosi. ([[Fanny Salazar Zampini]]) *Chi ha ragione? Chi ha visto meglio il tratto saliente della città che, come ogni realtà complessa, può essere considerata da molti e differenti punti di vista? Lo scrittore napoletano [[Raffaele La Capria]] definisce Napoli una città bifronte, come Giano, il dio con due facce: «Secondo come la si guarda può essere "disperatissima" o "felicissima"».<br>Il dilemma rappresentato da Napoli è forse nel fatto che qualunque giudizio si esprima può essere considerato giusto. La magnificenza e l'abiezione, la bellezza e l'orrore, una gentilezza e una crudeltà che sembrano venire entrambe da tempi remoti. Perché se Napoli fosse solo orrore e ferocia come talvolta la cronaca induce a pensare, non varrebbe nemmeno la pena di arrovellarsi, di chiedersi come mai possa accadere tutto ciò che vi accade. ([[Corrado Augias]]) *Ci sono città più forti dei secoli: il tempo non le muta. Si succedono le dominazioni, le civiltà vi si depositano come sedimenti geologici; ma esse conservano attraverso i tempi il loro carattere, il loro profumo, il loro ritmo e il loro rumore, diversi da tutte le altre città della terra. Da sempre Napoli è una di queste e, come appare oggi al viaggiatore, così era nel Medioevo e così indubbiamente mille anni prima, mezzo africana e mezzo latina, con i suoi vicoletti affollati, il suo chiassoso brulichio di gente, il suo odore di olio, di zafferano e di pesce fritto, la sua polvere color del sole e il rumore di sonagli che dondolano al collo dei muli. ([[Maurice Druon]]) *Città cosmopolita per eccellenza e tollerante quante altre mai, Napoli, più che limitarsi ad offrire ospitalità e rifugio agli esuli greci nelle diverse, tristi o meno tristi, vicende della loro storia, ha costituito quasi sempre una seconda patria, come a suggellare nel tempo il significato dell'antico nome ellenico. Per chi è greco e ha stabilito la propria dimora in questa città, non diversamente dai tanti altri che l'hanno preceduto nei tempi andati, non è solo un conforto o un compiacimento, è un motivo di esaltazione, e anche una lusinga cui non è facile sottrarsi. ([[Costantino Nicas]]) *Colpito dalla prima apparizione di Napoli. Grandi folle, strade belle, edifici alti. ([[Herman Melville]]) *Comm si bell... I miss you assai assai.<ref>Come sei bella {{NDR|Napoli}}... Mi manchi assai assai.</ref> ([[David Rocco]]) *Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un'impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle "Quattro Giornate" di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria. Napoli, 27 – 30 settembre 1943. (<small>Motivazione data dalla Presidenza della Repubblica italiana con decreto del 10 settembre 1944, che così assegnava alla città di Napoli la Medaglia d'oro al valor militare.</small><ref>''[http://archive.today/2013.07.02-161334/http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=18392 Medaglia d'oro al valor militare, città di Napoli.]'', ''quirinale.it''.</ref>) *Con una ovvietà potremmo ricordare che le tre grandi lingue del teatro sono il [[veneto]], il napoletano e il [[Sicilia|siciliano]]. Lingue che consentono di rappresentare comportamenti, allusioni, doppi fondi capaci di alimentarsi nel gesto, come accade nell’inglese di Shakespeare. ([[Toni Servillo]]) *Credimi, per chi ha un po' d'onore e di sangue nelle vene, è una gran calamità nascere napoletano. ([[Carlo Filangieri]]) *Cuffià: Dileggiare, beffare, deridere, burlare, prendere in giro, ma in una cadenza autenticamente napoletana, cioè ironica, sorridente e canzonatoria, tutt'altro che beffarda, sarcastica e maligna. [...] per l<nowiki>'</nowiki>''homo neapolitanus'' il ''cuffià'' si configura spesso quale itinerante supporto esistenziale: per lui, che sotto le disincantate specie del ''Tatonno 'e Quagliarella'' di [[Giovanni Capurro]] (musicato da [[Francesco Buongiovanni]] nel 1919), può dire «cuffeio pure 'a morte e 'a piglio 'a risa»... Ed è proprio in questa sovrana irrisione che si condensa e si sublima tutta la millenaria saggezza del nostro popolo, tutta la perenne essenzialità del suo sussistere, tutta la esplicita garanzia della sua rinnovantesi sopravvivenza... ([[Renato De Falco]]) *{{NDR|Napoli, vista dal Museo di San Martino}} Da questo cumulo di tetti si levava un frastuono, un urlo continuo, come esplosioni di voci ininterrotte, di cui non ci si fa l'idea nella città stessa. Questo vi incute davvero una sorta di spavento, e questo rumore che si alza con la nebbia azzurra fa stranamente sentire a quale altezza ci si trova e dà le vertigini.<br />Queste cappelle di marmo mi hanno incantato. Il paese che possiede quel che possiede l'Italia è il paese più ricco del mondo. Io paragono l'[[Italia]] con il resto dell'universo, come un magnifico quadro con un muro imbiancato a calce.<br />Come ho osato giudicare Napoli l'anno scorso! se solo avessi visto! Tutta la strada di San Martino e la discesa lungo Posillipo offrono bellezze da lasciare stupefatti. E queste ville sparpagliate e questo mare, e il Vesuvio e il cielo, e la grotta di Pozzuoli, che si scorge come una bocca di cannone! – Si perde la testa! ([[Marija Konstantinovna Baškirceva]]) *Da Parigi, seguendo i confini di Francia, abbiamo visto il Meno gettarsi nel Reno tra sponde fitte di bei vigneti, e la fertile Campania fino a Napoli, coi suoi palazzi stupendi e le strade dritte, ben lastricate, che dividono la città in quattro parti. E la tomba d'oro del saggio [[Publio Virgilio Marone|Marone]], e la strada lunga un miglio che tagliò nella roccia in una sola notte. ([[Christopher Marlowe]]) *Dei magnati napoletani mi ricorda di avere una volta parlato con poco favore a cagione di certo barbaro spettacolo non so se tuttavia costì praticato, che allora mi mosse a sdegno e a ribrezzo. Ma per ben costumata che sia, non v' è città che alcuna cosa in se stessa non offra degna di biasimo: ed or m'avveggo come degnissimi essi si porgano di bella lode per animo liberale, per indole generosa, e per singolare fedeltà nell' amicizia. E questo vanto {{sic|meritamente}} a loro consente la storia di Roma, che ridotta nella seconda guerra Punica allo stremo delle sue forze, abbandonata e combattuta da quasi tutta l' Italia, e tradita dai Capuani vostri vicini, che i benefizi ed i soccorsi da lei ricevuti rimeritarono con odio mortale e con gravissime ingiurie, dalla esimia fedeltà, e dalla liberale munificenza dei Napolitani ebbe nell'ora del suo più grave pericolo aiuto e sostegno. Perché gli antichi non meno che i recenti tempi mi porgono sicuri argomenti ad affermare che, chi veduta Napoli non se ne innamora, o non conosce che sia virtù, o non è capace di amarla. ([[Francesco Petrarca]]) *Disumanizzare Napoli non deve essere stato facile, ma sembrano esserci riusciti. Un popolo che ha molto patito superando con la sua vitalità e la sua impressionante saggezza prova dopo prova è facilmente preso alla sprovvista da un'aggressione disumanizzante, che ha lo scopo di ucciderne l'anima fingendo di liberarlo; così mi spiego questo popolo stravolto, paralizzato, che non può più fare nient'altro che gonfiarsi di rumore e produrne, ingoiare caos e trombettarlo fuori. ([[Guido Ceronetti]]) *{{NDR|A Napoli}} Dopo il 1830 nacque una nidiata di giornali, che sebbene parlassero di sole cose letterarie, e dicessero quello che potevan dire, pure ei si facevano intendere, erano pieni di vita e di brio, e toccavano quella corda che in tutti rispondeva. Era moda parlare d'Italia in ogni scritturella, si intende già l'Italia dei letterati: e sebbene molti avessero la sacra parola pure al sommo della bocca, nondimeno molti altri l'avevano in cuore. ([[Luigi Settembrini]]) *È così! I più grandi uomini, le figure nostre più luminose, non trovarono mai chi si agitasse in loro favore: [[Francesco de Sanctis]] e [[Luigi Settembrini]] hanno appena due povere teste marmoree in quel giardino pubblico che chiamiamo ''la [[Villa comunale di Napoli|Villa]]''; [[Salvator Rosa]], [[Luca Giordano]], [[Pietro Giannone]], [[Carlo III di Spagna|Carlo III]], nulla; e i monumenti di Napoli sorti da cinquant'anni a questa parte, – salvo qualche rarissima eccezione – rappresentano, nella sciagurata decadenza della Scultura, la Partigianeria, la Politica e l'Intrigo...<br>Nemmeno le [[Accademia|Accademie]], delle quali pure il [[Bartolommeo Capasso|Capasso]] fu tanta parte, si mossero per onorarlo. Ma si muovono, forse, le Accademie? O non sono, forse, ora più che mai, acque stagnanti, necropoli anticipate, in cui si adagiano e nicchiano, nel ''severo raccoglimento'' che è torpore letale, le Mummie dell'Arte, della Letteratura e della Scienza?<br>Conto fra gli Accademici amici illustri e carissimi, viva minoranza d'intelletti fervidi in quelle Case dei Morti; e mi domando da anni perché non si riuniscono, in una iniziativa che qualcuno già tentò di sviluppare! Or vedremo invece altri marmi, non meno brutti di quelli già esistenti, ingombrare le piazze. ([[Ferdinando Russo]]) *È l'unica vera capitale d'Italia, avendo conservato splendori e miserie dell'impero spagnolo. Questo è l'unico posto al mondo dove gli aristocratici possono ancora fare i funerali col tiro a 8 di cavalli infiocchettati. Dove convivono la miseria disperata di [[Spaccanapoli]] e la sofisticazione disperata delle case degli aristocratici, capaci di affrontare così bene il ridicolo di quei fiocchetti sui cavalli ai funerali. ([[Fernanda Pivano]]) *{{NDR|[[Totò]]}} È la mia passione perché, oltre che grande interprete, è il simbolo di una Italia furba ma un po' ingenua, in cui non esisteva solitudine. Un'epoca che avete vissuto voi in Italia, soprattutto a Napoli e anche noi in Spagna. Ma che ora non esiste più. Quando cammino per le vie della città, nei [[Quartieri Spagnoli]] o nelle strade del centro storico provo una profonda malinconia, perché sono il segno del tempo che è passato e non ritornerà. ([[Arturo Pérez-Reverte]]) *È proprio di Napoli che si può ripetere con un famoso personaggio: qual è quel gentiluomo che non ha scritto una tragedia? Con questa variante, per altro, che la moda delle tragedie essendo passata, quei giovanetti egregi si erano dati al dramma e alla commedia; ingannando gli ozî signorili nel culto delle Muse, "cui giovano le quinte e la ribalta". La nobiltà napoletana segue in {{sic|cotesto}} le tradizioni del suo duca di Ventignano e del suo barone (sic)<ref>Nel testo citato.</ref> Genoino. Parte coltiva ancora gli studî classici, sotto gli auspici di Gargallo e di [[Basilio Puoti]]; parte si è data con ardore alla scuola moderna, e va sull'orme di [[Eugenio Scribe]] e di [[Alfred de Musset|Alfredo de Musset]]. Ma gli uni e gli altri, col loro culto per la scena, ci fanno fede che l'amore delle lettere è sempre vivo nel seno dell'aristocrazia del Sebeto, diversa in ciò da quella di tante altre città italiane. Epperò va lodata, e tutti debbono augurarsi che i baci delle Muse, una volta dati, non vadano perduti. ([[Anton Giulio Barrili]]) *È un fatto per me oramai fermo: codesti meridionali, dal più al meno, recano nella poesia quella volubilità delle loro chiacchiere, che si devolve per lunghi meandri di versi sciolti o per cadenzati intrecciamenti di strofe senza una cura al mondo del pensiero. Il poeta napoletano tipo è il [[Giovan Battista Marino|Marino]]. È inutile: i meridionali non sono poeti né artisti, non ostante tutte le apparenze: sono musici e filosofi. La poesia (anche questo parrà un paradosso) è delle genti più prosaiche e fredde della Toscana e del Settentrione. ([[Giosuè Carducci]]) *È una città dove concorrono elementi che ritroviamo separatamente altrove, ma che a Napoli sono tutti riuniti. Perché Napoli è l'unica città del [[Mediterraneo]] in cui elementi di cultura greca, orientale, nordafricana, slava, francese, catalana, aragonese, perfino tedesca, si riuniscono in modo tale che non esiste un esempio simile nel Mediterraneo. Napoli è soprattutto Napoli ed è in questo aspetto la sua vera napoletanità, la capacità naturale di coordinare e conciliare fatti sociali, culturali ed antropologici in un luogo che è l'emblema di tutta la mediterraneità. ([[Nicola Spinosa]]) *È una trappola in cui noi napoletani cadiamo spesso, pensiamo sempre di essere simpatici. ([[Silvio Orlando]]) *Eccoci finalmente qui. Un proverbio italiano dice: – Vedi Napoli e poi muori!, ma io dico: – Vedi Napoli e vivi – perché c'è molto qui degno di essere vissuto. ([[Arthur John Strutt]]) *Ed è questa l'altra differenza con Berlino: mentre la seconda torna a vivere con la riunificazione germanica un momento di grande rilancio, all'opposto Napoli con l'unità d'Italia non ha fatto che perdere colpi. Eppure, le due città hanno in comune «tutte le caratteristiche che le rendono amabili agli occhi dei giovani, solo che a Napoli questa risorsa non viene percepita come una ricchezza bensì come un problema. Bisogna cambiare il paradigma, così come fu fatto per Berlino negli anni '80, e comprendere che i centri storici sono risorse su cui investire». ([[Hans Stimmann]]) *Era allora Napoli in un periodo di grande splendore. La sua vecchia aristocrazia, nella quale s'intrecciavano con la boriosità spagnola e l'argutezza francese l'innato senso estetico della [[Magna Grecia]], era fra le prime d'[[Europa]]. Briosa, svagata, scapigliata, elegante, vi si alternavano splendide feste a chiassose mattane, spettacoli di eccezione a banchetti pantagruelici, gite a [[Capri]], ad [[Ischia]], sul [[Vesuvio]]. ([[Salvatore Gaetani]]) *Era sera quando arrivai in città. Una sagra era stata allestita lungo tutta via Caracciolo e [[Posillipo]], con tamburi, pifferi e tarantelle. Più tardi i fuochi d'artificio illuminarono l'intero [[Golfo di Napoli|golfo]]. Non avevo più visto niente di così spettacolare dai bombardamenti notturni dei primi anni quaranta. Ho capito, allora, come luci e saette non siano sempre messaggeri di morte, ma possano invece rappresentare un rituale incantatorio grazie al quale cacciare i demoni ed esorcizzare la malasorte. Mi sentivo a mio agio, completamente solo, anonimo e libero tra migliaia di anonimi e liberi stranieri. ([[Hans Werner Henze]]) *Farei fatica a vivere nel caos delle grandi città. Ma io adoro Napoli e la sua umanità, adoro lo spirito sociale che c'è lì, il fatto che se succede una cosa al tuo vicino è come se fosse successa a te. Napoli ti dà un amore unico che ogni allenatore dovrebbe provare nella vita. ([[Maurizio Sarri]]) *Già non vi sono più tutte le immagini religiose che c'erano in altri tempi. L'immagine di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] ha sostituito quella del Signore. Adorare è una necessità di Napoli, adorare con fervore, qualunque sia l'oggetto dell'adorazione; adorare con urla, gesti, in mezzo allo strepito e alla gazzarra, con l'esaltazione propria dei temperamenti nervosi e col fanatismo che accompagna le passioni meridionali accese dal caldo molto intenso del clima. C'è qualcosa del Vesuvio, qualcosa dei suoi ardori e delle sue eruzioni, e anche qualcosa delle sue velleità nella mobile e ardente natura dei napoletani, di questi greci degenerati che vivono col sorriso sulle labbra sempre sull'orlo della morte, minacciati da un vulcano delle stesse catastrofi che seppellirono Ercolano e Pompei. ([[Emilio Castelar]]) *Gloria d'Italia e ancor del mondo lustro, madre di nobiltade e di abbondanza, benigna nella pace e dura in guerra. ([[Miguel de Cervantes]]) *Grande civiltà di Napoli: la città più civile del mondo. La vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana. ([[Elsa Morante]]) *Guardo in questo momento con rinnovata fiducia a Napoli e ai napoletani, alla loro capacità di cogliere i frutti del riconoscimento rappresentato dalla competizione che oggi si inaugura {{NDR|l'America's cup}}, e di esprimere, in generale, lo slancio necessario per la valorizzazione delle preziose risorse e potenzialità di cui è ricca la nostra grande, storica città. ([[Giorgio Napolitano]]) *Ho maltrattato Napoli: nondimeno, non la lasciammo, senz'avervi veduto il bel tempo. Bisogna confessare ch'ell'è bella e brillante allor che splende il solo, quanto nojosa e sgarbata sotto un cielo di pioggia. Immaginatevi, inquest'ultimo caso, di vedere una povera fanciulla che corre le strade, durante il {{sic|carnovale}}, in orpelli da teatro. Quanto più porta e nastri e merletti, quanto più fiori ha nelle chiome, quanto più la di lei acconciatura {{sic|strigne}} splendidi e freschi colori e tanto più parimenti vi si mostra il fango, e tanto più il vento e la pioggia la scompongono e la scolorano, e tutto ciò di cui ornossi per piacere la rende esosa a vedersi. Ma se dolce l'aria e limpida e sonora mai siasi all'indomani, se riede il sole, ed ella ritorni col sole: ell'è attillata, ell'è leggiera; que' suoi nastri cangiano di colore all'occhio, lusinghiero è il suo riso, ed il suo canto ci allegra. Ecco veramente Napoli. Essa è fatta per vivere al sole. ([[Louis Veuillot]]) *Ho vissuto in questa città, per la prima volta, non da turista, ma da napoletano. Per conoscerla a fondo dovevo anche viverla a fondo. Per me è stata l’esperienza lavorativa più bella in assoluto. Oggi mi sento come un vero e proprio ambasciatore di Napoli. Parlo sempre di questa città stupenda quando vengo intervistato dai giornali americani. Molti mi chiedono perché ho scelto di raccontare proprio Napoli. Io rispondo che volevo raccontare una città diversa. All'estero l'Italia viene associata alla pizza, al caffè, al sole, ma in realtà tutti questi cliché provengono da Napoli: questo fa capire che è Napoli il vero cuore dell’Italia. Molti che vanno in vacanza in Italia scelgono altre regioni come la [[Toscana]] per prendere il vino, ma questa come altre mete simili fanno parte del turismo chic; per conoscere veramente l'Italia bisogna andare a Napoli. ([[David Rocco]]) *I miei primi giorni a Napoli li ho trascorsi a guardare le processioni, sempre molto sontuose durante la settimana santa. ([[Joseph Addison]]) *I napoletani amano la loro città come un padre brutale si sente in diritto di maltrattare la propria figlia e non è consapevole di maltrattare innanzitutto se stesso, la nobiltà che è propria di un essere umano, senza la quale la brutalità dilaga verso la più bieca bestialità. ([[Gea Martire]]) *I napoletani guardano sempre indietro e mai al presente e al futuro, e dicono con nostalgia "prima si stava così bene". ([[Carlo Buccirosso]]) *I napoletani sono ipocriti, sembrano allegri, invece sono tristi. La gente li osserva, e loro fanno finta di essere spensierati. Non s'impegnano, perché da quando avevano in casa i mori sanno come va a finire. ([[Peppino De Filippo]]) *I Napolitani mi paiono incomparabilmente migliori.<ref>Rispetto ai romani.</ref> Sono rozzi, ma cordiali, franchi, aperti: sono generalmente incolti, ma non presumono: sono superstiziosi, ma non persecutori come i Romani. la natura ha fatto qui tutto, ma gli uomini non hanno fatto nulla{{sic|,..,.}} Contuttociò Napoli mi piace più di tutte le città d'Italia. Se la natura avesse dato ai Napolitani la maniera, la lingua e la polizia dei Fiorentini, io credo che gli angeli e i santi del paradiso abbandonerebbero il Padre eterno per venire a stare a Napoli. ([[Carlantonio Pilati]]) *I nostri sono de' vili, degli infami, degli esseri esecrati. Il fratello d' Acton è giunto e racconta orrori. Mack è alla disperazione. Sono fra duolo e fra sbalordimento.<br>Addio, i miei complimenti all'eroe Nelson ed alla sua buona nazione: arrossisco dell'infame viltà della nostra. ([[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]]) *Il 1848 era alle porte, ma pareva che nessuno lo sospettasse; Napoli ha sempre di queste placide esteriorità: l'interno lavorio non offusca il suo aspetto e neppur le più grandi disgrazie valgono a mutarne la fisionomia. Con un grano, in quegli anni, il lazzarone era quasi ricco, e una piastra ballonzolante nella saccoccia del panciotto a un borghese gli conferiva l'aria della più grande superiorità. L'allegra povertà, in pieno possesso della strada, vi si sciorinava al sole; il facchino appisolato, a un angolo, in una cesta, schiudeva, di volta in volta, gli occhi e tranquillamente, abituato a posare, contemplava il forestiero, inglese o francese, che, impiedi, davanti a lui, pigliava note in un taccuino. Le solite baldorie per le feste de' soliti suoi santi occupavano la gente de' quartieri inferiori – come anche adesso la occupano – ma pareva che un senso di caricatura fosse pur penetrato dal giornale fin nella plebe. ([[Salvatore Di Giacomo]]) *Il Comitato ha deciso l'iscrizione sulla base di criteri (ii) e (iv), considerando che il sito è di eccezionale valore. Si tratta di una fra le più antiche città d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia lunga e densa di eventi. La sua posizione sulla baia di Napoli gli conferisce un valore universale eccezionale che ha avuto una profonda influenza in molte parti d'Europa e oltre. (<small>Motivazione data dal Comitato di valutazione dell'UNESCO che nel 1995 decise di annoverare il centro storico di Napoli fra i siti patrimonio dell'umanità.</small><ref>«''The Committee decided to inscribe the property on the basis of criteria (ii) and (iv), considering that the site is of exceptional value. It is one of the most ancient cities in Europe, whose contemporary urban fabric preserves the elements of its long and eventful history. Its setting on the Bay of Naples gives it an outstanding universal value which has had a profound influence in many parts of Europe and beyond.''» Vedi ''[http://whc.unesco.org/en/decisions/3088 Decision - 19COM VIII.C.1 - Inscription: The Historic Centre of Naples (Italy)]'', ''unesco.org''.</ref>) *Il giorno appresso abbandonai con dispiacere quelle incantevoli spiagge di Napoli che pur m'erano state fatali due volte: non le potei salutare cogli occhi, ma il cuore armonizzò co' suoi palpiti l'inno mestissimo della partenza. Sapeva di non doverle piú rivedere, e se io non moriva per loro, esse restavano come morte per me. ([[Ippolito Nievo]]) *Il [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] aveva ragione nel demolire la leggenda del «lazzaronismo » organico dei napoletani e nel rilevare invece che essi sono molto attivi e industriosi. Ma la {{sic|quistione}} consiste nel vedere quale sia il risultato effettivo di questa industriosità: essa non è produttiva e non è rivolta a soddisfare i bisogni e le esigenze di classi produttive. Napoli è la città dove la maggior parte dei proprietari terrieri del Mezzogiorno (nobili e no) spendono la rendita agraria. Intorno a qualche decina di migliaia di queste famiglie di proprietari, di maggiore o minore importanza economica, con le loro corti di servi e di lacchè immediati, si organizza la vita pratica di una parte imponente della città, con le sue industrie artigianesche, coi suoi mestieri ambulanti, con lo sminuzzamento inaudito dell'offerta immediata di merci e servizi agli sfaccendati che circolano nelle strade. Un'altra parte importante della città si organizza intorno al transito e al commercio all'ingrosso. L'industria «produttiva», nel senso che crea e accumula nuovi beni, è relativamente piccola, nonostante che nelle statistiche ufficiali Napoli sia annoverata come la quarta città industriale dell'Italia, dopo [[Milano]], [[Torino]] e [[Genova]]. Questa struttura economico-sociale di Napoli spiega molta parte della storia di Napoli, città cosi piena di apparenti contraddizioni e di spinosi problemi politici. Il fatto di Napoli si ripete in grande per Palermo e Roma e per tutta una serie numerosa (le famose «cento città») di città non solo dell'Italia meridionale e delle isole, ma dell'Italia centrale e anche di quella settentrionale (Bologna, in buona parte, Parma, Ferrara, ecc). Si può ripetere per molta popolazione di tal genere di città il proverbio popolare: quando un cavallo caca cento passeri fanno il loro desinare. ([[Antonio Gramsci]]) *Il napoletano è per ordinario sobrio, ma intemperante fino alla ghiottornia nelle grandi gioie eccezionali. Dissi fino alla ghiottornia, mai però fino all'ebrezza: dopo questi formidabili pasti e queste omeriche libagioni i convitati se ne tornavano in città insieme, camminando dritti e sicuri, come una pattuglia di granatieri digiuni. ([[Marc Monnier]]) *Il napoletano è quello che era. Parlo in generale. Se pensa, non pensa che a Napoli. Gli stessi imbroglioni, gli stessi ciarlatani, gli stessi vigliacchi: non senso comune, non vera conoscenza delle cose del mondo, la stessa spensieratezza. Il brigantaggio è sempre lì. Già cominciano a borbottar contro le nuove imposte. ([[Bertrando Spaventa]]) *Il napoletano non chiede l'elemosina, ve la suggerisce. ([[Leo Longanesi]]) *Il Papa è a Roma, [[Dio]] è a Napoli. ([[Jean Cocteau]]) *Il papa non è venuto mai a Napoli per paura che gli chiedono i soldi. [...] Io una volta ci sono andato a Napoli. Era pulita. Però forse non ho visto bene. A Napoli ci sono tutti i ladri, mariuoli, assassini e drogati. Il mare è una latrina. Vendono le cozze usate. (''[[Io speriamo che me la cavo]]'') *Il popolo non era né greco, né romano, né bizantino; era il popolo napoletano di sempre, un popolo che non assomiglia a nessun altro: di un'allegria che è uno schermo a coprire la tragedia della miseria; di un'enfasi che è un modo per dare un valore allo scorrere monotono dei giorni; di una pigrizia che è saggezza e che consiste nel non fingere di essere attivi quando non si ha nulla da fare. Un popolo che ama la vita, che gioca d'astuzia con i rovesci del destino, che ha il gusto della parola e il disprezzo per l'agitazione militare, perché la pace, che ha conosciuto solo raramente, non lo annoia mai. ([[Maurice Druon]]) *Il segreto del [[blu]] è ben custodito. Il blu arriva da laggiù. Man mano che avanza s'indurisce e si muta in montagna. La cicala vi lavora. Gli uccelli vi lavorano. In realtà, non si sa niente. Si parla del blu di Prussia. A Napoli la [[Maria|Santa Vergine]] resta nei buchi dei muri quando il cielo si ritira.<br>Ma qui tutto è mistero. Mistero lo zaffiro, mistero la Santa Vergine, mistero il sifone, mistero il collo del marinaio, mistero i raggi blu che accecano ed il tuo occhio blu che attraversa il mio cuore. ([[Jean Cocteau]]) *Il tumulto e l'andirivieni quotidiano rendono Napoli una città popolata e piena di vita come Parigi. ([[Donatien Alphonse François de Sade]]) *Imperciocché ad un tratto si fa un gran rivolgimento di cose letterarie in Napoli, che, quando si credevano dovervisi per lunga età ristabilire tutte le lettere migliori del Cinquecento, con la dipartenza del duca viceré vi surse un altro ordine di cose da mandarle tutte in brievissimo tempo in rovina contro ogni aspettazione. ([[Giambattista Vico]]) *In [[Campania]] è finita l'era [[Antonio Bassolino|Bassolino]], nonostante «Un posto al sole». Negli anni, la soap di Raitre ha disegnato una Napoli che non c'è, una Napoli molto bassoliniana, una Napoli da portineria dove però non è mai esistito il problema spazzatura (tanto che si è dovuto provvedere altrimenti). ([[Aldo Grasso]]) *In tutta la sua vicenda millenaria, Napoli non è mai stata solo dei napoletani, dalle origini si è caratterizzata come un ''melting pot'', un punto d'incontro di popoli, di culture e di lingue diverse le cui tracce si percepiscono ancora oggi, dando vita alla sua fisionomia inconfondibile di "metropoli della memoria".<br>[[Sigmund Freud]], grande viaggiatore e appassionato dilettante di archeologia, ha paragonato la psiche umana a una città antica come [[Roma]], sotto la cui forma moderna apparentemente visibile si celano i residui di una storia secolare che continua a influenzare la sua vita attuale. La metafora può essere valida in maniera particolare per Napoli, luogo in cui la «contemporaneità del non contemporaneo» ([[Ernst Bloch]]) salta subito agli occhi di chiunque percorra i suoi vicoli, strade e piazze, e la cui «porosità» si esprime anche come intreccio indissolubile di spazi e di tempi: città delle metamorfosi eterne in cui niente sembra scomparire per sempre. ([[Dieter Richter]]) *In tutte le chiese si vedono lapidi sepolcrali di spagnoli, e molte in castigliano, e qualcuna in catalano. La grande strada di Toledo, e quasi tutti gli edifici e monumenti pubblici, portano il nome di qualche spagnolo, e tutto è pieno di memorie di spagnoli, ma soprattutto ad ogni passo si avverte la presenza del nostro augusto monarca [[Carlo III di Spagna|Carlo III]]. La Strada Nuova, l'Albergo dei Poveri, Capo di Monte, Portici, Caserta, tutta Napoli e i suoi dintorni testimoniano l'animo generoso di Carlo III, e il Re ''Cattolico'' è un nome che si sente ripetere ad ogni occasione dai napoletani, e con un particolare sentimento di tenerezza e gratitudine. ([[Juan Andrés]]) *In tutti i modi la fusione ''coi Napoletani'' mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso! ([[Massimo d'Azeglio]]) *In uno dei quartieri popolari dove arrivai bighellonando vidi la seguente scena: da una stanza all' ultimo piano di un palazzo, si aprì una finestra e una vecchia signora calò una lunga fune con un cesto dal quale alcuni bambini che giocavano presero dei pupazzi ritagliati dalla carta colorata, con una gioia che mi commosse fino alle lacrime. Imparai che la povertà non esclude la gioia. ([[Hans-Georg Gadamer]]) *Innamoratevi a Napoli. Sposatevi a Battipaglia. Divorzierete a Potenza. Napoli città degli innamorati.<br>Per la gioia di [[Francesco Alberoni|Alberoni]] e sua moglie. Macchine incolonnate aspettano di entrare in città. Gente smaniosa, single, depressi, abbattuti, ipocondriaci, gente insomma spenta che fa la fila perché ha saputo che a Napoli ci s'innamora. ([[Peppe Lanzetta]]) *Intanto a Napoli con l'editto del 1802 (RD 30.06.1802) il Re proibiva l'accattonaggio per le Chiese, per le strade e nei luoghi pubblici (art. 1); ordinava il ricovero nel Real Albergo de' poveri, se storpi ed inabili al lavoro (artt. 2 e 4); comminava pene ai trasgressori (art. 3), e ai parenti, che non ne prendessero cura (artt. 5 e 9); prescriveva norme per l'amministrazione dell'Istituto e all'art. 12 dichiarava espressamente: «Oltre ai mendici saranno raccolti e rinchiusi per ora nel Real Albergo de' Poveri tutti i fanciulli e le fanciulle che vagano per la città abbandonati dai loro genitori, o da coloro che avendoli presi dalla Santa Casa dell'Annunziata, gli lascino esposti di nuovo, senza più curarne il mantenimento e l'istruzione». ([[Gabriele Amendola]]) *{{NDR|Alla recettività linguistica del [[dialetto napoletano]] si unisce quella}} intensamente e concretamente solidale sul piano umano. Si pensi all'accoglienza riservata agli Ebrei, non ghettizzati ma inseriti in due zone che ancora ne ricordano la presenza: Giudecca vecchia, nei pressi di Forcella e Giudecca nuova, verso Portanova, nonché alle varie Logge (cioè alloggiamenti) dei Pisani, dei Francesi, dei Genovesi... Etnie cui nel materno grembo partenopeo era possibile integrarsi e comunicare al di fuori di ogni discriminazione, nella stessa misura in cui il nostro aperto e multimediale idioma ha saputo dare spazio alle tante componenti in esso armonicamente trasfuse... ([[Renato De Falco]]) *Io ammiro in cotesta città principalmente due cose: la religione verso Dio, e la pietà verso il prossimo; che sono la perfettione di tutti quelli, ch'aspirano alla vita immortale, e gloriosa. ([[Gabriele Fiamma]]) *Io aveva creduto insino allora, che la terra e il genere umano fossero Napoli e i Napoletani; che gli ordini più sublimi di questo genere umano fossero quei feroci della fonte Capuana e dell'orto Botanico, e quei gendarmi del convento; e che la meta finale a cui questo genere umano intendesse, fossero certi saporitissimi desinari, e certe appetitivissime cenette, che, con eloquenza senza pari al mondo, que' miei eruditissimi studenti ragionavano sempre fra loro solersi dalla gente scelta fare qui alle lune estive, ponendo le tavole o in una bella contrada marina detta Santa Lucia, o in un'altra spiaggia deliziosissima detta Posilipo. ([[Antonio Ranieri]]) *Io, che ho camminato qualche parte d'Italia, ed ho notizia delle genti e de' costumi delle altre città, ardisco dire che non vi sia città al mondo dove sia più premiato il valore, e dove l'uomo senza avere altra qualità che il proprio merito possa ascender a cariche grandi e ricchezze immense, a dignità supreme ed a governar la repubblica, senza aver bisogno né di nascita, né di danari per arrivarci, anzi senza che nemmeno abbia l'onore della cittadinanza: stando così aperta la porta degli onori alli regnicoli come ai cittadini, e così a' poveri come a' ricchi, e così a' nobili come ad ignobili, ancorché siano d'infima plebe, e della più umile terra del regno: ciò che in nessun'altra città del mondo, non che dell'Italia, è lecito di desiderare, non che di sperare. ([[Francesco D'Andrea]]) *Io pur venni a Napoli gentile e da bene, il cui sito a me pare meraviglioso e il più bello ch'io vedessi mai, perché io non ho veduto città ch'abbia dall'un de' lati il monte e dall'altro la batti il mare, come fa questa; ed anche per altre sue particolarità, che tutte insieme e ciascuna per sé la fanno parere mirabile. Ma perché dovete sapere che la natura non vuole, né si conviene (come disse quella pecora del [[Francesco Petrarca|Petrarca]]) "per far ricco un, por gli altri in povertate", quando l'ebbe molte delle sue doti più care concedute, le parve di ristringer la mano, affine che l'altre città non le mandassero loro ambasciatori a dolersi con esso lei di tanta parzialità, e propose fra se stessa di dare questo paradiso ad habitare a diavoli; e così come aveva proposto, mandò ad effetto. ([[Bernardino Daniello]]) *Io ritengo Napoli una città estremamente civile; ebbene, nel vocabolario dei napoletani non esiste la parola lavoro, dicono la «fatica». Anche io sono così, non amo la fatica. ([[Roberto Rossellini]]) *L'eruzione dell'anno 79 ed i terremoti che si ad essa si accompagnarono non rattristarono che per pochi anni il sempre sorridente golfo. Dopo Costantino e Giuliano, anche dopo Teodosio, Napoli e i suoi dintorni non hanno perso il fascino che aveva sedotto i contemporanei di Augusto. Nelle lettere di Simmaco come nei versi di Orazio non si parla d'altro che delle delizie di Baia e del suo golfo in miniatura. [[Cecina Decio Albino|Decio]] aveva fama di rinnovare nella sua villa le magnifiche follie di Lucullo. ([[Émile Bertaux (storico)|Émile Bertaux]]) *L'espansione delle idee se era stata più sollecita a Napoli, non era men feconda nelle altre terre d'Italia. Napoli aveva risposta la prima al solenne appello del secolo; ma il Piemonte, la Toscana, Roma, e la grande voce di Lombardia e di Venezia non tardarono a farsi udire. La costituzione di Napoli era stata la lieve scintilla che aveva destato il grande incendio. Tutta la penisola da un capo all'altro subiva da lungo tempo l'azione di una disorganizzazione vitale. Il vecchio abito dell'assolutismo cadeva a brani, ed il bisogno della ricostruzione era universalmente sentito. ([[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]) *L'indimenticabile ed eterna Napoli, che a volte prende sembianze mortali e va in rovina solo per esaltare ancora di più la sua sopravvivenza, l'incanto imperituro, la voluttuosità inesauribile che strugge il cuore con un piacere malinconico e ardente, con un supremo "qualcosa" che non è il golfo azzurrino, né le sue grotte trasparenti, né il suo vulcano dongiovannesco, né la sua Pompei, che ride e vive in idillio perpetuo nelle sue rovine, ma qualcosa di così particolare e così suo, che fa vivere nella nascosta trattoria l'averno e il cielo, l'angelico e l'umano, ciò che è stato e ciò che sarà poi, ed ancor più, il più struggente non voler morire che ho mai conosciuto. ([[Ramón Gómez de la Serna]]) *L'unico luogo che forse potrei scambiare con Napoli è Milano, l'altra grande metropoli italiana. ([[Toni Servillo]]) *La Capitale! Ma è egli possibile Napoli per capitale dell'Italia? Poi qual meschina idea?! Ma questo per Dio, non è amor patrio. ([[Giuseppe Verdi]]) *La Circe ingrata, che pur glorifica tante bestie, lo vide morire molto vecchio e quasi cieco pel troppo attento indugio degli stremati occhi {{sic|su le}} carte: e quasi non s'accorse della dipartita di Lui!<ref>Bartolomeo Capasso.</ref>. ([[Ferdinando Russo]]) *La città di Napoli non è solamente conosciuta per molto nobile, e principale da gl'italiani, che con piccola fatica, e con grandissimo gusto possono godere le comodità, e le delizie sue ma etiandio da tutte le straniere Nationi è stimata, e tenuta in pregio, come quella, da cui si conosce che in gran parte dipende la quiete, e la salute di questa provincia nobilissima d'Italia. ([[Gabriele Fiamma]]) *La città si sveglia di nuovo coi [[Pulcinella]], i borsaioli, i comici e i mendicanti; con gli stracci, le marionette, i fiori, la vivacità, la sporcizia e la universale degradazione; si risveglia sciorinando al sole il suo abito d'[[Arlecchino]], l'indomani e tutti gli altri giorni, cantando e digiunando, danzando e giocando sulla riva del mare. ([[Charles Dickens]]) *La contraddizione fra il genio inventivo e l'insuccesso pratico, tra la fecondità intellettuale e la sfortuna, il sottosviluppo, il marasma cronico, è l'aspetto più suggestivo di Napoli. Per la mancanza di una classe dirigente adulta, questa città che aveva tutto per riuscire ha fatto costantemente fiasco. Ma ha anche prodotto spiriti bizzarri e seducenti, invece di quegli scarafaggi sicuri del fatto loro che pullulano nelle capitali borghesi. ([[Dominique Fernandez]]) *La cosa che più mi colpisce è il continuo confronto forte che in altri posti faccio fatica a trovare, tra l'antico, la tradizione, ed il nuovo che si esprime anche a livello tecnologico. Per dirla con un'immagine sola, la vicinanza tra i computer e le reti dei pescatori. Ciò che trovo stimolante a Napoli è che mentre altre città hanno sacrificato completamente le proprie radici all'innovazione tecnologica, qui ancora si trova un incontro tra le radici profonde della cultura ed una visibile voglia di innovazione. Tanto che sarebbe uno scenario adatto ad un film di fantascienza. ([[Gabriele Salvatores]]) *La [[cucina napoletana|cucina di Napoli]]. E dopo aver mangiato un piatto di spaghetti con le vongole (e aver bevuto alquanto vino di [[Isola di Capri|Capri]] e d'[[Isola d'Ischia|Ischia]]) che [[Tristan Corbière]], il più simpatico dei maudits di [[Francia]], scrisse il "Sonetto a Napoli | {{sic|all'sole, all'luna}}, | {{sic|all'sabato, all'canonico}} | e tutti quanti con Pulcinella".<br/> ''Il n'est pas de samedi | qui n'ait soleil à midi; | femme ou fille soleillant, | qui n'ait midi sans amant!... || Lune, Bouc, Curé cafard | qui n'ait tricorne cornard; | – corne au front et {{sic|corde}} au seuil | préserve au mauvais oeil. || ...L'ombilic du jour filant | son macaroni brulant, | avec la tarantela: || {{sic|Lucia, Maz'Aniello}}, {{sic|Santo}} Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA –''<ref>''Non c'è sabato | che non ci sia il sole a mezzogiorno; | donna o ragazza soleggiante, | che non ha fatto mezzogiorno senza amante!... || Luna, Caprone, Curato scarafaggio | che {{sic|un}} {{NDR|(non)}} abbia tricorno cornuto! | – Corna in fronte e corna all'uscio | preservano dal malocchio. - || ''L'Ombelico del giorno'' filante | i suoi maccheroni brucianti | con la tarantella: || Lucia, Masaniello, | Santa-Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA – ''| Mergellina-Venerdì 15 aprile. (''SONETTO A [[Napoli|NAPOLI]] | AL SOLE ALL'UNA | AL SABATO AL CANONICO | E TUTTI QUANTI | CON PULCINELLA''), in Tristan Corbière, Gli Amori Gialli, poesie, vol. 2, cura e traduzione di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo, Acquaviva, 2006, [https://books.google.it/books?id=2SzGWQFWU2AC&lpg=PP1&dq=tristan%20corbi%C3%A8re%20pulcinella%20napoli%20poesie&hl=it&pg=PA232#v=onepage&q=tricorno&f=false pp. 232-233] </ref><br /> Mangia, lunghi filanti, serpeggianti, gli spaghetti, marezzati dai molluschi gonfi e teneri, ancora saporosi di mare, delle vongole veraci; bevi quei vini; te lo trovi addosso lo spirito maudit. Maledetto? Benedetto, mille volte benedetto da che ti riempie di sole, di desiderio di cantare anche tu con Pulcinella. ([[Luigi Veronelli]]) *La domenica pomeriggio i quartieri di Napoli sono silenziosi e oppressivamente immoti. Nei vicoli deserti una miscela di ritmi musicali, voci, un sommesso acciottolio di piatti e posate esce dalle finestre aperte e dai balconi. Percepire i suoni e i segni della vita da lontano, la quiete e la solitudine delle strade, le saracinesche chiuse dei negozi e dei chioschi, l'immagine di un mondo che si è sottratto allo sguardo esterno, per immergersi nella sua dimensione privata: tutto obbliga a concludere che l'unità elementare di vita sociale a Napoli è la famiglia. ([[Thomas Belmonte]]) *La jettatura napoletana è una particolare ideologia, nata a Napoli in ambiente colto verso la fine del XVIII secolo. Questa tesi può sembrar contraddetta dal fatto che il fascino, il malocchio, e – più generalmente – la credenza nel potere malefico di una persona si ritrovano in tutti i Paesi e in tutte le epoche, come stanno a dimostrare il mauvais œil francese, l'evil eye inglese e il bose blick tedesco, per tacere di tutti i possibili riferimenti extraeuropei. In realtà se si considera la jettatura napoletana in rapporto al resto della vita culturale dell'epoca, e quando si legge in prospettiva la letteratura che sull'argomento fiorì a Napoli dalla seconda metà del Settecento, il fenomeno si presenta con una sua specifica coloritura locale che lo rende inconfondibile. ([[Ernesto de Martino]]) *La litigiosità rientra nell'umore della nostra gente. C'è nell'aria una provocazione continua. Sono in troppi a essere creativi, in quella cinta daziaria. Napoli è sterminata. Ma lo spazio per convivervi tutti in pace risulta sempre troppo stretto. ([[Francesco Rosi]]) *La mia prima impressione del mio approdo a Napoli fu quello di una città caotica. I napoletani sono insolenti e maleducati [...]. In ogni momento ti assalivano gridando in dialetto "Uè Gargà vien accà" magari per fare una foto. Il "per favore" a Napoli non esiste ma è una cosa unica vivere li. La città cambia dal giorno alla notte. Se le cose vanno bene non puoi uscire di casa, se vanno male lo stesso. ([[Walter Gargano]]) *La napoletanità è una parola che si trova nel vocabolario ideale e che individua radici tipiche oltre gli schemi.<br />Storia e leggenda sono lavoro cosmico dove magia, esoterismo, nobiltà e sacro si fondono con il quotidiano, il peccato e la famiglia. ([[Francesco Grisi]]) *La nazione napolitana è divisa in due classi: il proletario e la borghesia. L'aristocrazia è un essere incompleto ed impotente, la quale non ha che un nome infecondo financo di memorie. ([[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]) *La nostra città, oltre a tutte l'altre italiche di lietissime feste abondevole, non solamente rallegra li suoi cittadini o con nozze o con bagni o con li marini liti, ma, copiosa di molti giuochi, sovente ora con uno ora con un altro letifca la sua gente. Ma tra l'altre cose nelle quali essa appare splendidissima, è nel sovente armeggiare. ([[Giovanni Boccaccio]]) *La plebe napoletana è come quella dell'antica Roma, formata di liberti che non avevano nulla. Perciò è credulona, superstiziosa, avida di notizie. La plebe di Napoli, dove tanta gente non ha nulla, è ancora più plebe delle altre. ([[Montesquieu]]) *La prima volta che giunsi qui, fu per una conferenza accademica. Ero solo e non svolgevo alcun ruolo nell'Università. La povertà e la gioia di vivere, queste erano le cose che più mi hanno impressionato, e poi… {{sic|Il}} rispetto per la cultura. ([[Hans Georg Gadamer]]) *La vita quotidiana a Roma è ormai inquinata. Chiesa, televisione e politica l'hanno occupata nelle sfere più intime e hanno finito per trasformarla in un paesone dove questi mondi la fanno da padrone. Invece Milano e Napoli hanno ancora uno spleen, una solitudine malinconica, sono città con forti valori simbolici. Viverci è nutriente sul piano degli atteggiamenti e dei comportamenti, per questo voglio assolvere Napoli nonostante tutto. Nonostante una realtà dove l'inferno e il paradiso si toccano; dove l' ironia altro non è che la passione quando sa prendere le distanze; dove si lotta continuamente contro la cultura della morte, mentre le altre città hanno la morte in casa e, nella loro quiete apparente, fanno finta di non accorgersene. Tutto questo è sempre foriero di una condizione felice artisticamente parlando. E vale per musica, cinema, arte, letteratura. Napoli è una città che crea continuamente anche nella difficoltà del suo quotidiano. ([[Toni Servillo]]) *Lasciai Napoli nel mese di agosto, e con gran dispiacere. Conosciuto che uno abbia quella città, è impossibile che si risolva a lasciarla; e se avviene che si separi da essa, non accetta l'idea di non più ritornarvi. ([[Charles-Victor Prévost d'Arlincourt]]) *Le donne di Napoli sono dei maiali. Sono maiali grassi con dei vestiti sciatti, di solito neri, macchiati di salsa di pomodoro, urina, grasso, o dalla cacca di un bebè. [...] Ma devo anche spiegare che sono meravigliose, ognuna ha il volto della madre di Dio e le mani contorte, incallite e tenere delle donne che hanno passato la vita a badare ai propri figli e ai propri uomini. ([[John Fante]]) [[Immagine:Oswald Achenbach 001.jpg|thumb|Fuochi d'artificio sul litorale napoletano; olio su tela di Oswald Achenbach, 1875]] *Libera dalle improvvise ceneri il tuo volto semidistrutto, o Partenope, e le tue chiome, sepolte sotto il [[Vesuvio|monte]] scosso dall'aria che soffia al suo interno, poni sul tumulo e sulle reliquie del tuo grande figlio. ([[Publio Papinio Stazio]]) *Ma non lascierò per questo di avertirvi che dovete pensare di essere nella regalissima città di Napoli, vicino al seggio di Nilo. Questa casa che vedete qua formata, per questa notte servirrà per certi barri, furbi e marioli, – guardatevi, pur voi, che non vi faccian vedovi di qualche cosa che portate adosso: – qua costoro stenderranno le sue rete, e zara a chi tocca. ([[Giordano Bruno]]) *{{NDR|Il}} malanno immedicabile, oscuro, osceno, inveterato di questa città, sotto mille altri rispetti preclarissima, per cui il girare di nottetempo qui non si fa con minor paura e pericolo che in mezzo ai folti boschi: conciossiaché le strade sien piene di nobili giovani armati tutti, le immoderatezze de' quali nè la paterna educazione, nè l'autorità de' magistrati, nè la maestà e l'impero dei re valsero mai a raffrenare. Ma come meravigliare che fra le ombre della notte e senza alcun testimonio taluno ardisca commetter delitti, se a pieno giorno, alla vista del popolo, al cospetto dei re, in questa città d'Italia con ferocia da disgradarne i barbari si esercita l'infame giuoco de gladiatori: e come sangue di pecore l'umano sangue si sparge, e, plaudente l'insano volgo affollato, sotto gli occhi de miseri genitori si scannano i figli, e tiensi a disonore l'offerire con ripugnanza la gola al pugnale, quasi che per la patria o per la gloria della vita celeste si combattesse? Di tutto questo inconsapevole io fui condotto un giorno a certo luogo vicino della città chiamato Carbonaria: nome veramente acconcio alla cosa: imperocché quella scelerata officina deturpa e denigra gli spietati fabbri che ivi si affaticano sull'incudine della morte. Era presente la Regina, presente Andrea re fanciullo, che di sè promette riuscir magnanimo, se pur riesca a porsi in capo la contrastata corona: v'eran le milizie di Napoli, delle quali invan cercheresti le più attillate e più eleganti: popolo v'era venuto in folla da tutte parti. A tanto concorso di gente, e a tanta attenzione d'illustri personaggi sospeso, fiso io guardava aspettando di vedere qualche gran cosa, quand'ecco come per lietissimo evento un indicibile universale applauso s'alza alle stelle. Mi guardo intorno e veggo un bellissimo garzone trapassato da freddo pugnale cadermi ai piedi. Rimasi attonito, inorridito; e dato di sproni al cavallo, rampognando l'inganno de'miei compagni, la crudeltà degli spettatori, la stoltezza de'combattenti, all'infernale spettacolo ebbi volte le spalle. Questa doppia peste, o padre mio, quasi eredità de maggiori venne e s'accrebbe ne'posteri, e giunse a tale che la licenza del commetter delitti in conto di dignità e di libertà vien reputata. ([[Francesco Petrarca]]) *Materialmente questa città contribuì alla ricchezza dell'Italia Unita più di qualunque altro Stato; dati e cifre sono stati pubblicati da [[Francesco Saverio Nitti|Francesco Nitti]] in ''Nord e Sud'' (1900) come pure in altri scritti che nessuno ha mai confutato. Nella Scienza delle Finanze, Nitti dà il seguente computo della ricchezza dei diversi Stati al momento dell'unificazione: Regno delle Due Sicilie: milioni di lire oro 443,2; Lombardia: 8,1; Ducato di Modena: 0,4; Romagna, Marche e Umbria: 55,3; Parma e Piacenza: 1,2; Roma: 35,3; Piemonte, Liguria e Sardegna: 27; Toscana: 84,2; Veneto: 12,7; Veneto: 12,7. Così, dunque, contro i 443 milioni in oro corrisposti all'atto delle nozze dal Regno delle Due Sicilie, il resto d'Italia – oltre due terzi della Penisola – non portò in dote neppure metà di quella somma. A dispetto di ogni contrastante asserzione, le finanze di Napoli, nel complesso, non erano male amministrate. ([[Harold Acton]]) *Me ne sono andato da Napoli per stanchezza, ma anche perché sono una persona paurosa ed è una città che riesci a vivere bene solo se la affronti di petto, se la esplori senza il timore che ti possa succedere qualcosa... {{Sic|dipende}} probabilmente anche da dove sei nato. ([[Paolo Sorrentino]]) *Mi contava un sojatore che a Napoli, in certi alberghi, usava il servitore entrare nella camera del forastiero, la bella mattina del suo arrivo, con una guantiera sparsa di piccoli e grossi stronzi, ciascuno dei quali avea appeso un cartellino e scritto su un prezzo. I grossi costavano molto più dei piccini, ed alcuni tenevano in capo un cappellino di prete. Erano questi i prodotti degli abatini. E il forastiero sceglieva. E detto fatto si apriva la porta, e compariva ai comodi del forastiero la parte corrispondente – autrice dell'esemplare. ([[Carlo Dossi]]) *Mi trovo in un paese freddo e nebbioso, fra un popolo in cenci. Quando metto il naso alla finestra, vedo girar nella strada una popolazione che se ne sta sotto grandi e rozzi ombrelli verdi ed azzurri. La nebbia si condensa sulle foglie nascenti e scola {{sic|tristamente}} lungo i rami, anneriti da un inverno che mai finisce: anche i miei orecchi, al par degli occhi, sono spiacevolmente scossi. I rauchi gridi de' mercantelli ambulanti che si vanno agitando nella via, giungono fino a me più lugubri che non quelli dello spazzacamino sul finir dell'autunno; il tabacco è ben caro e molto cattivo. Se voglio azzardarmi alquanto fuori, bisogna affrontare il fango, e le {{sic|grondaie}}; e tutto, nella contrada principale del paese, mi rammenta lo stesso chiasso della Grande-Trouanderie. Lo stesso chiasso, lo stesso tumulto, lo stesso impaccio di carrozze, la stessa luce, lo stesso odor di cattivo formaggio e di vecchie drogherie. ebbene questa contrada chiamasi la ''[[Via Toledo|Strada Toledo]]''; questa città {{sic|sucida}}, stridula, cenciosa, che regala i reumi, comprime i polmoni, e {{sic|strigne}} il cuore, è Napoli. Sì, Napoli, Napoli, Partenope, la città dei poeti, la città dei lazzaroni, la città del sole; quella Napoli di cui si è detto: ''Vedi Napoli e poi muori!'' – Morire! ah! no! no! Bisogna vivere, invece, per cavarsela ben presto, per riedere ad ammirare le rive dell'isola Louviers, per correre a Montmartre, per augurarsi l'orizzonte della strada Mouffetard. ([[Louis Veuillot]]) *Mille volte si ripete che in Napoli eran repubblicani tutti coloro che avevano beni e fortuna, che niuna nazione conta tanti che bramassero una riforma per solo amor della patria; che in Napoli la repubblica é caduta quasi per soverchia virtù de' repubblicani. ([[Vincenzo Cuoco]]) *Mobilità del territorio e sviluppo dei trasporti di massa [...] appaiono oggi condizioni imprescindibili per dare concretezza all'idea del futuro possibile. È un futuro che assumerà una fisionomia sempre più precisa nella misura in cui potrà disporre di un valore e di una risorsa tipici della società moderna: la velocità e la certezza degli spostamenti. Guardare a questo futuro significa anche porre riparo a errori e distorsioni del passato. In termini economici e di qualità della vita, Napoli ha già pagato prezzi molto alti. Un sistema efficiente di trasporti pubblici avrebbe potuto evitare uno sviluppo caotico della città che ha preso forma secondo direzioni non programmate e non razionali. Napoli è andata dove bisogni o pressioni particolari, molte volte speculativi, la spingevano. La stessa rete dei servizi primari si è dovuta realizzare, quando si è potuto, a posteriori, cioè a cose fatte. La «Napoli sbagliata» ha così divorato se stessa. ([[Ermanno Corsi]]) *Moltissimi a Napoli vogliono l'autonomia, ma sono sforzati a votare per l'annessione; e infatti la formula del voto e il modo di raccoglierlo sono sì disposti, che assicurano la più gran maggioranza possibile per l'annessione, ma non a constatare i desideri del paese. [...] I risultati delle votazioni a Napoli e in Sicilia rappresentano appena i diciannove tra cento votanti e designati. ([[Henry Elliot]]) *Napoletani, siamo fieri di questo nome che abbiamo fatto risonare dovunque alto e rispettato. Vogliamo l'unità, ma non l'unità arida e meccanica che esclude le differenze ed è immobile uniformità. Diventando italiani non abbiamo cessato d'essere napoletani. ([[Francesco De Sanctis]]) *Napoli, cità eccellente, como che meritamente sia capo del nostro siculo regno, cossì è e serà sempre florentissima in arme e in littere per li suoi generosi citadini illustrata; ne la quale, non son già multi anni passati, fu un dottor legista de onorevole fameglia, ricchissimo e multo costumato. ([[Masuccio Salernitano]]) *Napoli, città più popolata di tutte relativamente alla sua grandezza, li cui voluttuosi abitanti sembrano collocati sui confini del paradiso e dell'inferno. ([[Edward Gibbon]]) *Napoli è color ferro rugginoso. ([[Guido Ceronetti]]) *Napoli è il cristallo nel quale il viaggiatore si è lasciato catturare per, come l'insetto, eternizzare la vertigine di un volo che l'ambra fossile trasforma in frammento infinito. ([[Gabriel Albiac]]) *Napoli è l'unica città dove le persone ti salutano ancora con il "buongiorno" e non con un laconico "notte" o "giorno". ([[Christian De Sica]]) *Napoli è la capitale musicale d'Europa, che vale a dire, del mondo intero. ([[Charles de Brosses]]) *Napoli è rimasto per me un certo paese magico e misterioso dove le vicende del mondo non camminano ma galoppano, non s'ingranano ma s'accavallano, e dove il sole sfrutta in un giorno quello che nelle altre regioni tarda un mese a fiorire. ([[Ippolito Nievo]]) *Napoli è tante cose, e molti sono i motivi per cui la si può amare o meno, ma soprattutto Napoli è una grande capitale, ed ha una stupefacente capacità di resistere alla paccottiglia kitsch da cui è oberata, una straordinaria possibilità di essere continuamente altro rispetto agli insopportabili stereotipi che la affliggono. ([[Elsa Morante]]) *Napoli è un sorriso della Grecia [...] i suoi orizzonti affogati nella porpora e nell'azzurro, il cielo che si riflette nei flutti di zaffiro azzurri, tutto, perfino il suo antico nome di Partenope trascina a quella civiltà brillante. ([[Charles Gounod]]) *Napoli è una città altamente morale dove si possono cercare mille ruffiani prima di trovare una prostituta. ([[Karl Kraus]]) *Napoli è una città che ha la struttura di un romanzo. Le strade sono piene di storie che chiedono di essere trascritte. Ma quello di Napoli può essere solo un romanzo barocco e surrealista, ma incompiuto, irrisolto, contraddittorio, dove convivono l'apoteosi della religione cattolica e della bestemmia. ([[Tahar Ben Jelloun]]) *Napoli è una città che trovo vibrante, creativa, dove si lotta per vivere, ma splendida. ([[Peter Brook]]) *Napoli è una città dove facilmente si sprofonda. Il nuovo è fragile, il passato ha strati robusti. ([[Domenico Starnone]]) *Napoli è una città viva e rovinata. Tutto è bello, orrendo e in disordine, niente funziona bene tranne il passato. Ma tutto è possibile.<br>Gli esperimenti marini più importanti del Mediterraneo, le speculazioni più colossali e fasulle, le storie più incredibili e piacevoli, le persone più nobili e declassate, le cose più inutili e intelligenti si trovano qui. Con sfondo di sole e di mare.<br>Anche le cose più ingenue e contorte che scendono negli abissi dell'anima prosperano qui meglio che altrove.<br>Se ci fosse una capitale dell'anima, a metà tra oriente e occidente, tra sensi e filosofia, tra onore e imbroglio, avrebbe sede qui.<br>Nel mezzo della città si apre via [[Spaccanapoli]], un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l'enorme agglomerato. È il cuore di questa babele della storia. Qui visse e morì [[Benedetto Croce]]. ([[Stanislao Nievo]]) *Napoli è una grande capitale del mondo ed è un pezzo pregiato del Mezzogiorno d'Italia e del Paese intero. ([[Nichi Vendola]]) *Napoli è una tappa fondamentale, la racconto nelle sue contraddizioni e nella sua estrema vitalità, anche lì [...], Napoli e i napoletani rappresentano nel bene e nel male un'Italia al quadrato. ([[Corrado Augias]]) *Napoli è uno dei peggiori luoghi d'Italia; ma tutta intera questa nazione non è più che uno sbubbonare di tante Napoli, che se anche non sanguinano come Napoli, ne riproducono sintomi, crolli, abbrutimento. ([[Guido Ceronetti]]) *Napoli è uno strano paese!<br />Disteso come un Re orientale sul tappeto del più bel verde che si possa vedere, coi piedi sull'azzurro e limpido Tirreno col capo sul fianco dell'ardente Vesuvio, non v'ha città al mondo che possa rivaleggiare colla capitale della Italia del mezzodì.<br />Non v'ha mare più ridente, non v' ha cielo più sereno, non v'ha terra più feconda di frutti e di fiori.<br />Tutto è bello e tutto è grande qui. Questo popolo che sonnecchia, che si lascia calpestare con una pazienza che ha del dromedario del deserto il quale soccombe sotto al peso senza muover lamento, quando l'ora della rivoluzione lo ha scosso diventa d'un tratto tigre e pantera.<br />Non v'ha gente al mondo che sia stata oppressa di più.<br />La tirannide dei Viceré Spagnuoli avea appena lasciato a quel popolo gli occhi per piangere. ([[Franco Mistrali]]) *Napoli è vero e proprio crocevia della cultura italiana dell'ultimo secolo, luogo reale e simbolico, tempio della lacerazione e della speranza, delle ipotesi che balenano senza poter davvero trasformarsi in realtà e delle derive più inarrestabili, dove è possibile l'abbandono melodico e lo strappo più cupo, dove si esercitano il soccorso più solidale e la beffa più impietosa, l'intelligenza più problematica e la più becera volgarità, dove convivono violenza e dolcezza. ([[Giulio Ferroni]]) *Napoli fu per Metello il Rettifilo, via Toledo, piazza Plebiscito, e via Sergente Maggiore, via de' Fiorentini, quando gli sembrava di non aver altro da fare e si voleva prendere una distrazione. Non soltanto la mancanza di denaro, ma la divisa un poco lo umiliava; e dové adattarsi a quelle domestiche della Villa comunale, seppure non erano, per lui che aveva avuto Viola, proprio il suo tipo. Col tempo ''fece ghega'' insieme a un livornese, uno di Cascina, un fiorentino di Porta Romana: Mascherini, che negli anni dipoi non seppe mai dove fosse finito. Leoni, quello di Cascina, riceveva denaro, suo padre era mobiliere, ed egli era tirato ma finiva per offrire. Fu un sodalizio che durò a lungo: si frequentarono le bettole di Forcella, del Vasto e del Pendino, rioni che chiamano sezioni, come chi dicesse Sezione San Niccolò o Madonnone. Ebbero a che fare con la gente, per quei vicoli traversi o tutti in salita, dove la [[miseria]] e la sporcizia erano pari all'animazione che vi si trovava. Entrarono, piuttosto che in via Sergente Maggiore, in alcuni ''bassi'', dietro una sottana: ragazze tutte more di capelli, dai volti appassiti e i grossi seni. I bambini giocavano al di là della tenda. Non ci si toglieva nemmeno le mollettiere. Poi magari si restava a cena con tutta la famiglia, si diventava amici, ci tenevano in conto di figlioli: era gente come noi, come il livornese che non viveva meglio dietro la Darsena, come Mascherini che aveva il babbo fiaccherajo. E un po' ci si vergognava. Si vuotavano le tasche dell'ultimo soldino, come per farci perdonare. Cose trapassate nella [[memoria]], viste e vissute da dentro la campana. ([[Vasco Pratolini]]) *Napoli ha bisogno non pure di essere descritta, ma di essere spiegata, come città quasi eccezionale in Italia. ([[Antonio Morano]]) *Napoli ha una bellissima posizione. Le strade sono larghe e ben pavimentate con grossi e larghi massi di pietra squadrata. Le case, tutte grandi e pressappoco della stessa altezza. Molte piazze grandi e belle; e cinque castelli o fortezze, che non si finisce di ammirare. [...]<br />Da quando hanno pensato di costruire le fortezze dentro le città, non si ha più bisogno di avere popoli fedelissimi: li hanno resi obbedienti. Perciò prima scoppiava una rivoluzione al giorno, come in Italia. È quasi impossibile che i Napoletani si ribellino, con le cinque cittadelle che hanno. ([[Montesquieu]]) *Napoli, illustrissima e magnifica città, esposta al mezzo giorno, su le falde, anzi in mezzo alle radici del monte di Sant'Ermo [...] e d'alcuni altri piacevolissimi colli si riposa; l'onde mirando dell'imperioso Tirreno. ([[Bernardo Tasso]]) *Napoli in agosto è un po' come Parigi a maggio: ricorda Pescara in aprile. ([[Alessandro Bergonzoni]]) *{{NDR|Tischbein lascia Napoli occupata dai Francesi il 20 marzo 1799}} Napoli, la splendida Napoli mi parve nera e triste come una tomba. Altra volta, nei giorni di festa, i chiostri sulle colline erano illuminati con migliaia di lumi: si sparavano cannoni, s'accendevano fuochi d'artifizio. Ora, tutto scuro e deserto: i palazzi, sinistri e silenziosi: appena qua e là accennava un lume solitario. Il mio sangue era in fermento, i miei nervi in vibrazione, il mio cuore in malinconia. Questa città, in cui avevo goduto tanto: tante gioie, tante amicizie, tanti onori!... – Le ancore furono levate, le vele disciolte e spiegate al vento; il bastimento cominciò a muoversi. E noi passammo dinnanzi alla casa, dov'io avevo abitato tanti anni...<br>La mia commozione crebbe, quando vidi da lungi la roccia, su cui [[William Hamilton|Hamilton]] aveva un giardino pensile. La fantasia mi riprodusse tutte le belle ore, ch'io avevo trascorse in quel luogo. ([[Johann Heinrich Wilhelm Tischbein]]) *Napoli, metropoli di tutte le grandezze, meraviglia di meraviglie, i cui monti sono dolce oblio degli uomini, i cui campi sono splendidi prodigi della natura, il cui celebrato [[Sebeto]] è emulo dello Xanto e rivale del Pattolo, il suo molo, meraviglia del colosso piramidale, i suoi templi resti di quello di Efeso, i suoi principi e signori il simbolo della lealtà, la congregazione del valore, il centro della nobiltà, il sole di tutta l'Europa, e il fiore di tutta l'Italia. (''[[Estebanillo González]]'') *Napoli? Mi dispiace chiamarla solo città del sud, per me è l'unica capitale che abbiamo... In Italia c'è pochissima cultura diffusa e Napoli è un punto fondamentale per questo. ([[Cristina Comencini]]) *Napoli mi manca, sono fiero di essere napoletano. Ma [[Udine]] è come una seconda casa per me, sto benissimo qui, sento il calore della gente. ([[Antonio Di Natale]]) *Napoli nera e nuda. Napoli, che il baccano e la miseria fanno sembrare barbara al viaggiatore venuto da Roma, mentre non esiste, nella penisola, una città altrettanto fine, ingegnosa e colta, una città che abbia come lei l'aria di capitale, soprattutto se la si confronta con Roma; ma, dei successi che il talento dei suoi nativi avrebbe procurarle, è stata misteriosamente spogliata, da sempre. Città enigmatica, la cui popolazione è dotata delle più meravigliose risorse spirituali, senza riuscire a farle fruttare, perennemente vinta, nella lotta contro le offese; mendicante e umiliata da una continua calamità.<br>Così, giungendo da Roma per la strada litoranea, tanto bella da Terracina in poi, dove inizia il Sud, abbiamo proseguito rallentando l'andatura, amando Napoli e in pari tempo temendola. ([[Dominique Fernandez]]) *Napoli non è una città, è un mondo. Napoli non è solo a Napoli ma la trovi ovunque, anche in Germania. La "napoletanità" è una cosa unica. È chiaro che ogni città ha un suo calore, Napoli ce l'ha ma in maniera diversa, questa città vive le cose in maniera passionale, con un amore diverso da tutti gli altri. Non posso dire se rispetto alle altre tappe sia meglio o peggio, Napoli è sicuramente diversa. ([[Marco Masini]]) *Napoli non mi sentirà mai più! Tornerò a Napoli solamente per rivedere la mia cara mamma e per mangiare i vermicelli alle vongole! ([[Enrico Caruso]]) *Napoli per me è tutto, è mia madre, sono i miei ricordi; Napoli è la mia adolescenza. Se non fossi stato napoletano, non avrei potuto essere quello che sono a teatro. È grazie alla mia città, con la sua cultura, che mi sono realizzato come attore e artista. Non riuscirei a vivere lontano da Napoli. Credo di essere l'unico attore che non è scappato da una città vittima di molti pregiudizi. Alcuni veri, altri falsi. Mi piace ricordare sempre ciò che diceva [[Eduardo De Filippo|Eduardo]], "‘o presepio è buono, ‘e pasture so malamente". E aveva ragione. Napoli è quella descritta da [[Pino Daniele]], piena di contraddizioni ma ricca di fascino. ([[Peppe Barra]]) *Napoli per me è una città straordinaria, che soddisfa in pieno le mie esigenze. Io sono un uomo di calcio, e Napoli è forse la città al mondo in cui il calcio si vive in maniera più intensa. Vengo da Liverpool, anche lì c'è un rapporto viscerale con la squadra che pensavo non fosse possibile trovare altrove. Ma a Napoli è forse superiore. Poi sono amante dell'arte. E Napoli da questo punto di vista è una miniera, ci sono cose straordinarie da vedere, forse neanche i napoletani sanno quanto è bella e quanto è ricca la loro città. Mi piacerebbe dare il mio piccolo contributo per far conoscere al mondo la vera immagine di Napoli. ([[Rafael Benitez]]) *Napoli senza sole, senza mare azzurro, senza Vesuvio. Pioggerella monotona, mimose in fiore, in lotta con la tristezza del tempo; ma emanano luce propria e profumi più forti di quelli dei gas delle auto che attraversano la città come interminabili cortei funebri, accompagnati dall'immenso fantasma della benzina bruciata. Un ''auto da {{sic|fe}}'' urbano, uguale in tutte le città del mondo, conquistate dalla tecnica, questa vittoria planetaria della metafisica occidentale, come dice [[Martin Heidegger|Heidegger]]. ([[Vintilă Horia]]) *Napoli, sì come ciascuno di voi molte volte può avere udito, è ne la più fruttifera e dilettevole parte di Italia, al lito del mare posta, famosa e nobilissima città, e di arme e di lettere felice forse quanto alcuna altra che al mondo ne sia. La quale da popoli di Calcidia venuti sovra le vetuste ceneri de la Sirena Partenope edificata, prese et ancora ritiene il venerando nome de la sepolta giovene. ([[Jacopo Sannazaro]]) *Napoli, si fa presto a dire, sembra una città, non lo è, è una nazione, è una repubblica. [...] L'ammirazione che io ho per il popolo napoletano nasce proprio da questo amore per [[Totò]]. [...] Napoli è il mistero della vita, bene e male si confondono, comunque pulsano. ([[Lucio Dalla]]) *Napoli sono due città, una è esterna alla luce del sole, l'altra, sotterranea. Insomma il suolo su cui si costruisce è come la forma di una groviera piena di buchi. (''[[Le mani sulla città]]'') *Napoli – una città dove il «piacere» è attivamente coltivato. ([[Henry James]]) *Napoli! Zi' Teresa! Il Vesuvio! La Bersagliera! «A Marechiaro ce sta 'na fenesta»! Ah, come tornerei volentieri a Napoli! (''[[Totò le Mokò]]'') *Nei primi decenni del XVIII secolo, la città di Napoli è uno smisurato aggregato di persone, un contenitore umano che fa storia a sé nelle vicende demografiche del resto del Regno. ([[Giuseppe Moricola]]) *Nei primi giorni della mia dimora a Napoli visitavo con un nobile napoletano le rovine dei templi e dei palazzi romani a [[Pozzuoli]]. "Siete ancora fieri dei tempi antichi, voi napoletani?" gli chiesi. "Signore" mi rispose il grasso marchese "i napoletani sono tutti poveri ruffiani." Udendo che io mi servivo di un operaio mi disse: "Lo paghi un tanto e non un grano di più e se fa rimostranze, non gli dia niente di più". E proseguì: "Signore, stia in guardia, tutti i napoletani sono mariuoli". "Anche lei sarebbe nel numero?" io risposi, per metà scherzando e per metà sdegnato. "Sì, sì, mezzo birbante" rispose, {{sic|scotendosi}} dalle risa. Egli aveva ordinato al servitore che stava dietro alla carrozza di portare per noi una bottiglia di vino di [[Siracusa]]. Quando la cercammo, non la trovammo. Il marchese montò in gran collera e lo chiamò asino, ladro e bestia, infine lo minacciò di detrargli qualche cosa dalla paga per il mese seguente. Questo ebbe effetto. "Eccellenza" gridò il servitore a mani giunte "mi spezzi una gamba in due, ma non mi punisca sul denaro, il denaro fa male." [...] Il denaro è la grande leva che muove tutti i napoletani. Per il minimo servizio, per una semplice stesa di mano, chiedono denaro. Per denaro ridono, saltano, ballano, cantano. ([[Karl August Mayer]]) *Nel Conservatorio di Napoli vive ancora quel mondo del Settecento confluito dai quattro collegi della città quando, nel secolo passato, se ne è raccolta la sede. ([[Riccardo Muti]]) *Nell'ultimo bollettino del Bureau of Psychological Warfare si dice che a Napoli quarantaduemila donne esercitano, occasionalmente o con regolarità, la prostituzione. Questo su una popolazione femminile nubile che si aggira intorno a centoquarantamila. Pare incredibile. ([[Norman Lewis]]) *Nella convinzione del popolo napoletano due classi d'individui guadagnano con certezza alla lotteria. La prima categoria è composta da coloro che sono in possesso di una formula di calcolo matematico che indica i numeri di un'estrazione prossima in base allo studio delle estrazioni anteriori. La seconda comprende gl'individui che agiscono sotto l'influenza di una suggestione extraumana, divina o diabolica. ([[Marcellin Pellet]]) *Non c'è palazzo di giustizia in cui il chiasso dei litiganti e loro accoliti superi quello dei tribunali di Napoli. Lì si vede la lite calzata e vestita. ([[Montesquieu]]) *{{NDR|Il 13 settembre 1789, presenti [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando]] IV e [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena|Maria Carolina d'Austria]], il pallone aerostatico di Lunardi si alza nel cielo di Napoli.}} Non ero levato appena mille piedi quando restai incantato a osservare la scena che si presentava sotto di me del tutto nuova da quanto<ref>''Quando'', nel testo.</ref>avevo veduto in altre capitali dalla [[Gran Bretagna]] alla [[Scozia]]. Sembrava<ref name=seems>''Sembravami'', in Gleijeses, ''Napoli nostra e nuove storie'', 1977.</ref>Napoli {{sic|composto}} da tante piccole piazzette, tutte ricoperte di anime viventi. Erano questi i lastrici, o siano terrazzi, su de' quali erano saliti gli abitanti delle rispettive case. Nell'innalzarmi maggiormente, principiando a perder la vista gli individui, queste piazzette sembravano<ref name=seems/>tanti giardinetti sparsi di fiori verdi e rossi, ch'erano i diversi ombrelli con i quali si riparavano dal sole. ([[Vincenzo Lunardi]]) *Non passa anno senza che le collezioni scientifiche di qualunque altra città d'[[Italia]] si arricchiscano per la munificenza di qualche privato. E così mano mano si colmano le lacune, si completano le serie e si ottiene più assai di quello che non sia il potere dello stato e de' municipii di fare. Ma il napoletano ''largo di bocca e stretto di mano''; mentre non sa vivere fuori della sua città, non vuol poi far niente per renderla più bella e simpatica; non è superbo delle sue istituzioni, non è zelante di migliorarle; il suo municipalismo non sa mai incarnarsi in un'opera bella e generosa. ([[Vittorio Imbriani]]) *Non potreste credere che bei giardini ho in questa città perché, ne sono io testimone, sembra che manchi solo Adamo ed Eva per farne un paradiso terrestre. ([[Carlo VIII di Francia]]) *Non sembrava di stampo [[Venezia|veneziano]], piuttosto della razza dei comici napoletani, mezzo ruffiani, mezzo commedianti, brutali e protervi, pericolosi e spassosi. ([[Thomas Mann]]) *{{NDR|Sul proverbio: Napoli è un paradiso abitato da diavoli}} Non so se è falso in tutto, ma son certo che quella parte appunto, in cui il credo anch'io vero, sia quella che mostra sino ai ciechi la bontà dei suoi abitanti, avvegnaché non faccia troppo onore alla loro sapienza. ([[Antonio Genovesi]]) *Non sono abbastanza forte per il nord: là imperversano gli spiriti pedanti ed artefatti, che non sanno fare altro che lavorare alle norme della convenienza, come il castoro alla sua costruzione. Ho vissuto tutta la mia gioventù fra gente simile! Mi è venuto in mente all'improvviso, mentre per la prima volta vedevo il cielo grigio e rosso della sera scendere su Napoli – un brivido di compassione per me stesso, l'idea di cominciare a vivere da vecchio, e lacrime, e, all'ultimo istante, la sensazione di essere ancora in tempo per salvarmi. ([[Friedrich Wilhelm Nietzsche]]) *Non vi mettete scuorno, napoletani e affini, ma l'Espresso e Santoro hanno ragione: Napoli è veramente una città impossibile, insopportabile, malata. Mancavano i duemila delinquenti liberati solo a Napoli e dintorni dall'indultaccio per darle la mazzata finale. Ora la delinquenza galoppa con il plauso della gente e don Clemente Mastella con il suo vice Manconi hanno voglia a dire che l'indulto non c'entra: mentre lo ripetevano, venivano acchiappati a Napoli quattro delinquenti che avevano ucciso per rapina e tre di loro erano usciti freschi freschi dal carcere, grazie all'indulto. Ma non è solo questione di indulto, ne convengo. Il problema è Napoli. Che è davvero una brutta chiavica, per dirla in linguaggio indigeno. [...] Andate per le strade dove trabocca l'immondizia, per i quartieri dove regna il casino e il rumore, per le piazze e i vicoli dove comanda la guapparia e dilaga la furbizia truffaldina. No, Napoli non si sopporta. ([[Marcello Veneziani]]) *Non voglio farla grossa, ma la scoper­ta del Dna è iniziata all'ombra del Golfo e l'ho raccontato nel libro La doppia elica. Napoli, quindi, è stato un luogo fondamentale per me. ([[James Dewey Watson]]) *{{NDR|A Napoli}} novantanove volte su 100 finisci scugnizzo. Vengo dai quartieri popolari, cresciuto dalla nonna. Quando entravo in casa, battevo forte i piedi per far scappare i topi. E niente doccia. Scendevi per strada e ti fottevano la cartella. Poi la bicicletta. Poi il motorino. Alla quarta diventavi scugnizzo. ([[Gigi D'Alessio]]) *Oggi fui a vedere trattare le cause. Sono rimasto edificato del metodo: vengono trattate come si deve, con decenza, con maestà, con onoratezza. Ma la quantità dei curiali è sorprendente! {{sic|figuratevi}} tutti gli abitanti di [[Trento]], e de' suoi contorni riuniti nel castello del mal consiglio. ([[Carlantonio Pilati]]) *Pensiamo a cosa è avvenuto a Napoli durante la Liberazione. Gli americani venivano a salvare i napoletani e loro pensavano al modo per derubarli, per riempirli di prostitute, insomma quasi per avvilirli. Sempre per quel senso di superiorità. ([[Giuseppe De Rita]]) *Penso che abbia nella sua natura una tale magnifica tradizione di ibridazione, che questo discorso<ref>Sull'incontro e lo scambio di apporti culturali fra le civiltà del Mediterraneo.</ref>mi pare particolarmente proficuo, e anche perché Napoli è sempre stata vivissima dal punto di vista culturale: penso al circolo culturale aragonese. [[Roma]] difficilmente è stata capitale culturale, Napoli sì. E poi ha un legame molto forte con l'Oriente, e c'è una tradizione di riflessione filosofica sulla libertà. È una capitale del pensiero, non a caso uno spirito libero come [[Giacomo Leopardi|Leopardi]] ha poi scelto questa città. Ha tradizioni che resistono insieme ad avanguardie estreme. ([[Silvia Ronchey]]) *Penso che Napoli sia l'unica capitale d'Italia perché è una città che raccoglie le qualità tipiche di una capitale: estrema miseria ed estremo fasto. A parte le bellezze naturali, che non sono suo merito, le è rimasta la ''grandeur'' spagnola ed è l'unica città a sommare a questa ''grandeur'' l<nowiki>'</nowiki>''allure'' della grande capitale''.'' ([[Fernanda Pivano]]) *Per disonore dell'umana ragione non v'è cosa in Napoli tanto notoria, quanto la libera e pubblica vendita che vi si fa dei falsi attestati. La tariffa loro ordinaria è di tre ducati, o di quattro, secondo la fame di chi vende, e il bisogno di chi compra. Se tu vuoi dunque soppiantare un processo, alterare una particola di testamento, falsificare qualunque carattere, tu non hai ch'a gittar via i rimorsi, e dar mano alla borsa. Le botteghe de' falsari son sempre aperte. Tiriamo un velo sopra queste incredibili e non mai più udite abbominazioni. Il pensiero non può fissarle senza raccapriccio. ([[Vincenzo Monti]]) *Per me Napoli ha un posto particolare. Stendhal diceva: "Ci sono due capitali in Europa. Parigi e Napoli". Ho letto quello che Schifano ha scritto della città. Napoli è per me una città veramente particolare, l'ho visitata più volte e mi è molto cara. ([[Emmanuel Macron]]) *{{NDR|Napoli}}, per molti rispetti eccellente, ha questo oscuro e vergognoso e inveterato malanno, che il girar di notte vi è non meno pauroso e pericoloso che tra folti boschi, essendo le vie percorse da nobili giovani armati, la cui sfrenatezza né la paterna educazione né l'autorità dei magistrati né la maestà e gli ordini del re seppero mai contenere. ([[Francesco Petrarca]]) *Per nessuno tranne che per i meridionali è così. Se scrivi se canti se giochi, e vieni da Napoli sarai sempre il giornalista napoletano, scrittore napoletano pittore napoletano. Quel napoletano non te lo toglierai mai. ([[Roberto Saviano]]) *Per riassumermi, mi limiterò a trasmettervi l'impressione che reco da Napoli, da me prima non vagheggiata se non ne' sogni o ammirata se non ne' libri suoi. Ho visto una città colossale, ricca, potente: innumerevoli sono i suoi palazzi, costrutti con titanica negligenza sulle colline, sulle alture, nei vichi, nelle piazze, quasi che indifferente fosse la scelta del luogo in una terra da per tutto incantevole. Ho visto strade meglio selciate che a [[Parigi]], monumenti più splendidi che nelle prime capitali d'[[Europa]], abitanti fratellevoli, intelligenti, rapidi nel concepire, nel rispondere, nel sociare, nel agire. Napoli è la più grande capitale italiana, e quando domina i fuochi del Vesuvio e le ruine di [[Pompei]] sembra l'eterna regina della natura e delle nazioni. ([[Giuseppe Ferrari]]) *Per tutta la città {{NDR|si fanno}} accademie in diverse facoltà, {{NDR|alcune sono}} sospette essendo certo che la gioventù legge libri francesi ed oltramontani, e le massime di quelli contro la Chiesa ed ecclesiastici si spacciano con pompa pubblica, avendo preso gusto nella critica delle materie ecclesiastiche ed alle nuove opinioni cartesiane: {{NDR|di conseguenza a Napoli si è introdotta}} una specie d'ateismo. {{NDR|Particolarmente}} negli avvocati [...] e ministri si sentono pubblicamente proposizioni e massime contarie alla disciplina ecclesiastica, autorità di vescovi e bene spesso ancora contro la suprema autorità della Santa Sede. [...] Il moderno cappellano maggiore ha intrapreso di fondare una nuova accademia di molte facoltà e singolarmente di filosofia e di matematica, e pretende di introdurre la filosofia del [[John Locke|Loch]] e di altri autori simili, avendo già nominati i soggetti per ciascheduna facoltà. ([[Raniero Felice Simonetti]]) *Più ci penso e più mi convinco della forza delle immagini [[Walter Benjamin|benjaminiane]]. Si tratta di immaginare questa città come una colossale spugna stesa sul mare che non affronta i suoi problemi attraverso macroprogetti, sulla base di una ratio logocentrica, che non riduce il complesso delle tensioni, dei conflitti, che non tende ad annullarli, bensì assimilarli e, quasi, nutrirsene. ([[Massimo Cacciari]]) *Provo un estremo fastidio quando si parla di napoletanità. Essa esiste quando non la si individua, non la si isola in provetta e non la si esalta. È la storia impareggiabile di questa città. È la storia anche dei misteri, della morbosità, delle contraddizioni, della violenza, delle irrisioni. Quando la napoletanità diventa tronfia ed arrogante, un surrogato della retorica di regime, sia di sinistra, di destra che di centro, mi appare in tutta la sua miseria ed indeterminatezza culturale. Non mi piace quando viene sistematizzata, ma quando viene inseguita, quando ti contraddice, ti prende alle spalle per una sensazione, una verità carnale, di clima o di paesaggio. Oggi, con l'avvenuta trasmigrazione delle menti e dei corpi, è difficile vagheggiarla come si faceva una volta. Tanto vale trovarla nel rischio di vivere, di pensare e di cercare a Napoli questa grande emozione. ([[Valerio Caprara]]) *Quando diciamo che Napoli è una città violenta, una città criminale, una città sporca, una città in cui la qualità della vita è bassa, possiamo dire verità o esprimere esclusivamente luoghi comuni o stereotipi. È sbagliato rigettare queste definizioni esclusivamente perché mettono in mostra qualcosa che non va nella nostra città. La nostra città è questo ma è anche altro evidentemente: però è anche questo e allora bisogna cercare di capire qual è il fondamento di verità che c'è in questi stereotipi. ([[Aurelio Musi]]) *Quando mi chiedono che cosa resta, in questo nostro mondo cibernetico, di quel [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] quasi arcadico del ricordo, "Napoli? Il raffinato cadavere di Napoli?", rispondo: "Per restare resta molto. Resta l'immenso paradiso infranto della memoria. Resta la magnifica nostalgia dei perduti splendori. Restano la coscienza profonda di una storia condivisa, le spoglie delle civiltà da cui proveniamo, un presente postatomico con scorie industriali e una vegetazione radioattiva. Il Mediterraneo è anche questo. Una bellissima cloaca, come il [[Golfo di Napoli|golfo di napoli]]. Un rifugio di turisti nordici in pensione, come a [[Ischia]]. Un frammento di sogno di pietra, come [[Capri]]. Una [[Costiera amalfitana|costa]] geniale dove si trova [[Ravello]], sognata da [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], sognata da [[Richard Wagner|Wagner]]. Isole trasformate in prigioni; vulcani in fiamme; vigne d'oro; vino verde, di uve prodotte e raccolte in proprio; un mondo rurale minacciato, fra il drammatico e il gaudente. Rovine di mille anni fa e persino di ieri. Eterni corpi di marmo e altri ancora effimeri, parimenti magnifici. Tutto il cumulo di passato e presente che ora è vita. Resta il bellissimo cadavere barocco che è Napoli". ([[Josep Piera]]) *Quando nell'Ot­tocento è stata scelta l'idea di unità nazionale, non si è rispettata l'identità della penisola, che è stata sempre po­licentrica. Napoli non ha mai fatto riferimento all'Italia, ma al Mediterraneo e all'Europa. I napoletani si son detti ''regnicoli'', mai italiani, e non lo erano. ([[Franco Cardini]]) *Quando sarò morto tornerò a Napoli a fare il fantasma, perché qui la notte è indicibilmente bella. ([[Hans Christian Andersen]]) *Quanto dunque é Napoli per questo Re {{NDR|[[Carlo III di Spagna|Carlo III]]}} malissima sede, tanto buona sarebbe una città mediterranea, quale io ho sempre stimato [[Melfi]], ove spesso sono stati gli antichi Re. Lontana ella è egualmente dai confini del Regno e dai due mari; buonissima vi è l'aria; le spalle ha guardate da una serie di montagne, il lido del mare dell'altra parte è di mal accesso e fortificabile. ([[Bernardo Tanucci]]) *{{NDR|Il misto di autentica generosità ed astuzia senza doppiezza dei napoletani}} Quest'oggi la padrona del basso che mi ospita ha voluto per forza offrirmi un piatto della loro minestra di riso e fagioli. Ero commosso dalla prodigalità di questa povera gente che si toglie un piatto della loro minestra così faticosamente guadagnata. Avevo appena finito di dire "Ma è sorprendente la generosità e l'ospitalità del popolo napoletano, che mi commuove nel profondo del mio animo" quando si è avvicinata la padrona e a un orecchio mi ha sussurrato: "{{sic|Vedite}} un po' voi {{sic|si putite}} ottenere dall'amministrazione un compenso per il disturbo che ci prendiamo." ([[Vittorio De Sica]]) *Questa città dei miracoli, [...] questo centro di sentimentalismo e di abile sforzo quotidiano tra il bene ed il male. ([[Vintilă Horia]]) *Questa era la città del tempo controtempo [...] noi siamo figli di un grande sonno pomeridiano, un immenso sonno storico mentre tutto l'universo attorno a noi si muoveva e vegliava. [...] Era la città dove il pigliamoci un caffè durava mezza giornata. [...] Era la città del presente eterno: un napoletano non diceva 'domani andrò al mare', diceva invece 'domani vado al mare'. E Napoli, come la sedia rotta e molto rotta e poi smembrata, non esiste più. Il nome è vuoto, come quello di una persona cara che è morta, adagiata sul letto, pronta per essere chiusa in una bara e sepolta. ([[Ruggero Cappuccio]]) *{{NDR|[[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] e [[Giacomo Leopardi|Leopardi]]}} [...] questi due solitari e pur diversi poeti della malinconia, questi due perpetui esuli della loro città natale, ambedue innamorati della natura e portati per temperamento ai toni dell’idillio, ma che ambedue scavarono dentro le misure dell’idillio per cantare la fatale tristezza dell’uomo; e pensate anche a ciò che ha significato per l’uno e l’altro l’incontro con Napoli, se l'[[Eneide]] intera, nella sua stessa dimensione religiosa, e in quel di più che essa ha rispetto alle opere precedenti, non la si potrebbe concepire senza la presenza di questo mare e di questi dintorni, e se l’ultima e più alta impennata di Leopardi e la stessa disperata religione de La ginestra presuppongano come scenario, "''e di [[Capri]] la marina | e di Napoli il porto e [[Mergellina]]''". ([[Mario Pomilio]]) *Restituiamo Napoli ai Borbone! ([[Mario Borghezio]]) *[[Roma]] e [[Venezia]] si riuniranno all'Italia ma chissà se Napoli non sfuggirà all'Italia. Facile prender Napoli, difficile il conservarla. ([[Alexandre Dumas (padre)|Alessandro Dumas padre]]) *[[Lucia da Siracusa|Santa Lucia]] è, sotto il profilo strettamente storico, il luogo da cui nacque la città di Napoli. ([[Vittorio Paliotti]]) *«Santa Lucia vi conservi la vista», ripete da secoli, il mendicante napoletano che tende la mano sugli angoli delle strade, e dà con quella frase la misura esatta del significato in cui è tenuta a Napoli la «facoltà di vedere», un bene primario che costituisce la ricchezza estrema dei poveri e la sanità ultima degli ammalati. ([[Vittorio Paliotti]]) *Sarebbe una città di incanto se non vi si incontrasse una folla di plebei che hanno aria di ribaldi e di malandrini, senza essere sovente né l'uno né l'altro. ([[Papa Clemente XIV]]) *Sbarco sempre con angoscia a Napoli. Mi sembra di salire su un insidioso palcoscenico, dove la recita è corale e tu sei osservato e trattato come l'ultimo arrivato. Temi i tranelli della scena e la complicità della platea. Saranno pregiudizi e perfino ancestrali eredità del paesano sbarcato nella capitale storica del suo Regno, come una maschera del mio paese, don Pancrazio Cucuzziello, che veniva raggirato a Napoli per la sua ingenua rozzezza contadina. Ma quando arrivo a Napoli sento un'insidia che non avverto nemmeno nelle città arabe o sudamericane più insicure. Sopporto l'inferno napoletano solo come transito obbligato per accedere al paradiso delle sue isole e penisole o per godere di qualche amico. Non scriverò un ennesimo saggio su Napoli, camorra e sentimenti, semmai scriverei su una grande capitale fallita. Che affascina per la voluttà del suo declino, quasi la civetteria di disfarsi in pubblico. ([[Marcello Veneziani]]) *Se dall'unità il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata: ha perduto la capitale, ha finito di essere il mercato del Mezzogiorno, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone. ([[Gaetano Salvemini]]) *Se la banca Euromediterranea si farà, la sua sede naturale dovrà essere Napoli che per storia, centralità e condizioni geopolitiche non può avere rivali. ([[Giulio Tremonti]]) *Se quand'era tempo avessi potuto compiacere ad un mio desiderio, io sarei andato a vivere alcuni anni a Napoli, alcuni a [[Milano]]. Queste due città, una per la sua grande popolazione, l'altra per molte particolari condizioni, sono da qualche tempo la stanza del pensare filosofico in Italia. Esse furono abitate da quasi tutti i nostri scrittori che s'innalzarono ad una certa elevatezza d'idee, ed abbracciarono una certa estensione di principii. ([[Giuseppe Bianchetti]]) *Se [[Piazza del Mercato (Napoli)|qui]] dunque, pullulano i bassi e se ogni casa diventa bottega − come al Lavinaio − è proprio perché da questa economia il napoletano può trarre i mezzi di vita: e non sarà troppo prossimo il giorno, che tuttavia si auspica, di una Napoli pronta a offrire a tutto il milione dei suoi abitanti condizioni perfette di esistenza e di attività. Intanto, qui più che altrove si mostra come la conclamata inerzia napoletana sia invece una geniale attitudine a far diventare ricchezza il talento d'ognuno e come una rete minutissima leghi la grande alla minima industria, il grosso al minutissimo commercio.<br>Se un viaggiatore viene qui, tra la lunghissima [[Via nuova Marina|via Marina]] e il [[Corso Umberto I|Rettifilo]] e va curiosando − con sguardo acuto e cordiale, non distratto e acido − per questa contrada, s'avvederà subito come si tratti proprio di un pullulante fermento economico, come tutto qui risponda a un gioco essenziale della vita. Magari il ricordo di tante tragiche vicende darà un più oscuro colore ai gesti e alle parole di questa parte di Napoli, ma resterà vivo nell'animo di chiunque vi passerà questo «colore locale» che nasconde un significato sociale ben definito, forse anch'esso amabile perché anch'esso necessario alla vita di una grandissima città. ([[Mario Stefanile]]) *Se volete fare qualcosa di buono, fuitevenne 'a Napoli<ref>Fuggitevene da Napoli.</ref>. ([[Eduardo De Filippo]]) *Sebbene il lotto, introdotto a Napoli nel 1682 dai viceré spagnuoli, non esistesse ai suoi tempi, si è convinti che [[Ignazio di Loyola]] abbia manipolato e manipoli ancora, per mezzo dei suoi discendenti, la forza magica dei numeri. Ogni gesuita conosce la ''regola segreta'' e potrebbe arricchire a suo piacimento la gente povera, ma egli tace e tiene per sé la sua scienza. Perciò il gesuita, tacciato di cattiveria e d'egoismo, è abbastanza odiato nel Basso Porto e a Santa Lucia. ([[Marcellin Pellet]]) *Secondo una tesi prevalente, si fronteggiarono allora<ref>Dagli anni 50 ai primi anni 60.</ref>due città: una della rozza speculazione, l'altra della migliore cultura. Due Napoli impermeabili l'una all'altra. «Ma le cose – afferma {{NDR|Pasquale}} Belfiore – non andarono esattamente in questi termini. Vi fu un groviglio di intrecci fra l'una e l'altra città, tra la migliore cultura e la più proterva speculazione; si generarono perverse implicazioni pur partendo da limpidi presupposti. Il ruolo delle facoltà universitarie, degli ordini professionali, delle associazioni di categoria fu ora di totale estraneità, ora della più flagrante connivenza, ora della più intransigente opposizione in alcune delle loro componenti». Il ventaglio delle complicità, che via via hanno preso corpo, appare molto vasto. E non è ancora finita. La speculazione edilizia si avvia verso la terza fase. Dalle singole licenze rilasciate dalle amministrazioni [[Achille Lauro|Lauro]] si passa alle lottizzazioni; dai cantieri di improvvisati appaltatori e costruttori a quelli delle Immobiliari. In molti quartieri, però, la pioggia di cemento costituisce un attentato alla incolumità fisica. Si apre la stagione dei crolli. Napoli appare come «la città di cartone che scivola a mare e uccide», secondo una frase di [[Rosellina Balbi]]. Una "carta geologica", redatta dal Comune alla fine del '67, censisce {{sic|21mila}} metri quadri di vuoti sotterranei molto profondi, {{sic|119mila}} metri di vuoti ex cava e 366 caverne. Napoli è una città costruita sul vuoto. ([[Ermanno Corsi]]) *Sedevano un dì fra' boschetti d'aranci, sulla pendice a' cui piedi è [[Sorrento]]; e la brezza moveva da' rami e dalle foglie una musica di suoni e di fragranze; mentre di sotto alle verdi ombrelle rideva il golfo di Napoli, e dal cielo azzurro traluceva il Paradiso. ([[Augusto Conti]]) *Siamo tutti futuri napoletani. ([[Susanna Tamaro]]) *Si sa che i napoletani mettono tre o quattro parole dove non ne bisogna che una. ([[Giuseppe Pignata]]) *{{NDR|[[Napoli]] appare}} simile a certe leggendarie città orientali, vagheggiate dai poeti arabi: tetti e torrette che sembrano minareti, cupole ricoperte da tegole multicolori, chiese simili a moschee, guglie scintillanti, più adatte alla mezzaluna che alla croce, una popolazione brulicante simile nell'aspetto al popolo dell<nowiki>'</nowiki>''Arabia felix'', abbigliata secondo la foggia orientale. ([[Lady Morgan]]) *Solo noi abbiamo potuto permettere che la nostra Parigi {{NDR|Napoli}} venisse fagocitata da un centro minore {{NDR|[[Torino]]}}. ([[Pietrangelo Buttafuoco]]) [[File:Sfogliatelle.JPG|thumb|Sfogliatelle ricce, tipico dolce molto in uso a Napoli]] *Sono così afflitta, che preferisco l'entrata dei Francesi e che tolgano a quei miserabili fino all' ultima camicia, piuttosto che di vedere i nostri proprii sudditi bestie vili, poltroni, ma furfanti, condursi in tal guisa. ([[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]]) *Sono due città simili, Napoli come [[Istanbul]] si è lasciata il suo antico splendore alle spalle... ma mentre a Napoli c'è ancora traccia del passato, nei musei, nei palazzi, nelle strade, a Istanbul tutto è andato bruciato, distrutto... Eravamo troppo occupati a sopravvivere. ([[Orhan Pamuk]]) *Su dalla piazza aperta la massa del Maschio Angioino inquadra il panorama del porto e del [[Vesuvio]] lontano. Sullo sfondo celestino del monte s'alza lo stelo rosa del faro e fittiscono gli alberi dei velieri e dei piroscafi. Le pietre del selciato dure e ondulate ricordano quelle delle strade di [[Pompei]]. Ci si inoltra nei quartieri popolari dove le vie sono profonde tra caseggiati enormi e corrosi. Sembra di avanzare in una densa boscaglia, dove tra i rami cantino gli uccelli: sono i richiami dei venditori ambulanti. ([[Giovanni Comisso]]) *Sulla filosofia dell'umanità, sull'economia dei popoli noi abbiamo avuto opere eccellenti da quel paese, giacché la libertà del pensiero illumina e predilige il golfo di Napoli più che ogni altra parte d'Italia. ([[Johann Gottfried Herder]]) *Tra tutti gli amori terreni niuno certamente è più lodevole, più onesto, quanto quel della Patria. E quantunque a ciascuno sembri la propria esserne la più degna, e sola senza divisione d'affetti, senza comparazioni, senza rivalità l'onori, e l'abbia in pregio e l'ami; pure se fosse permesso tra questi doverosi amori far parallelo, niuna Patria a noi ne pare tanto meritevole quanto Napoli per chiunque ebbe in sorte il nascervi cittadino. ([[Ferdinando Galiani]]) *Tu sguazzerai con quei caci cavallucci freschi, arrostiti non con lento fuoco, ma prestissimo, con sopravveste di zucchero e cinamono. Io mi struggo solo a pensarvi. Vedrai in Napoli la Loggia detta per sopranome de' Genovesi, piena di tutte quelle buone cose che per ungere la gola desiderar si possano. Mangerai in Napoli di susameli, mostacciuoli, raffioli, pesci, funghi, castagni di zucchero, schiacciate di màndole, pasta reale, conserve rosate, bianco mangiare. Sarannoti appresentati de' buoni caponi. ([[Ortensio Lando]]) *Tutto quello che esiste passa di qui. Qui dal porto di Napoli. Non v'è manufatto, stoffa, pezzo di plastica, giocattolo, martello, scarpa, cacciavite, bullone, videogioco, giacca, pantalone, trapano, orologio che non passi per il porto. Il porto di Napoli è una ferita. Larga. Punto finale dei viaggi interminabili delle merci. Le navi arrivano, si immettono nel golfo avvicinandosi alla darsena come cuccioli a mammelle, solo che loro non devono succhiare, ma al contrario essere munte. Il porto di Napoli è il buco nel mappamondo da dove esce quello che si produce in Cina, Estremo Oriente come ancora i cronisti si divertono a definirlo. Estremo. Lontanissimo. Quasi inimmaginabile. Chiudendo gli occhi appaiono kimono, la barba di Marco Polo e un calcio a mezz'aria di Bruce Lee. In realtà quest'Oriente è allacciato al porto di Napoli come nessun altro luogo. ([[Roberto Saviano]]) *Un'assoluta estinzione di sentimento morale è lo spettacolo disgustoso di Napoli e della sua gente. Non si vedono uomini ma selvaggi... Al gusto depravato, al senso perverso di questo popolo piace il laido, il ripugnante... È il paese del piacere, niente più. Da [[Tiberio]] ai nostri giorni qui non si è fatto che godere. ([[Ernest Renan]]) *Un popolo che ha più immaginazione che fantasia, più acume ed arguzia che sentimento e passione, il quale rimane con la testa fredda in mezzo agli impeti più selvaggi ed arzigogola e sofistica anche quando sragiona. ([[Vittorio Imbriani]]) *Un turista tedesco dell'Ottocento sosteneva che «nella città del sole, per vendere un pomodoro bisognava cantare una cavatina». C'è di più: il venditore deve essere un attore nato, come dimostra questo crescendo [[Gioacchino Rossini|rossiniano]] impiegato per vendere cocomeri.<br>– Comme so' russe sti mellune!<br>(Un rosso così intenso da sembrare nero).<br>– So' nire, nire, nire sti mellune!<br>(Sono addirittura di fiamma).<br>– Tenenno 'o ffuoco d' 'o Vesuvio 'a dinta, sti mellune!<br>(Macché Vesuvio, questo è addirittura l'inferno!)<br>'Nce sta 'o diavolo 'a dinta: vih, che ffuoco 'e ll'inferno!<br>(Ed infine, è roba da chiamare i pompieri).<br>– S'è appiccicato 'o ciuccio cu tutta 'a carretta oh, anema d' 'o ffuoco!! ([[Riccardo Morbelli]]) *Una cultura cittadina ancora troppo prigioniera di un ottocento napoletano, oltre tutto spesso di seconda e terza mano, una città che in quest'ultimo secolo ha avuto rarissime occasioni di monumenti urbani o di collocazioni artistiche sul territorio. Queste circostanze hanno certamente determinato una scarsa sensibilità e un'{{sic|altrettanta}} scarsa conoscenza collettiva dell'arte contemporanea. Ma se una città che vuole rinnovarsi e rilanciare se stessa, è giusto che sia sempre gelosa custode del suo passato e della sua storia, dalle cui radici deve trarre le sue azioni future, deve anche vivere il suo presente, deve produrre cultura attuale, deve, in altri termini, essere testimone e protagonista della sua contemporaneità.<br>Ci è sembrata, quindi, un'occasione straordinaria poter adoperare luoghi di grande afflusso, come sono le stazioni della metropolitana, come luoghi in cui la città potesse confrontarsi con l'arte e dove il rapporto con l'arte potesse divenire un rapporto quotidiano, ordinario, normale.<br>In altri termini, ci sembra fondamentale che la città nel suo complesso e i suoi cittadini non siano più fermi all'arte del passato, non siano più culturalmente frenati dalla cultura di Napoli come grande capitale borbonica, ma esprimano finalmente la cultura di Napoli come grande capitale del [[Mediterraneo]] e, quindi, vivano e abbiano confidenza con l'arte di oggi. ([[Riccardo Marone]]) *Una romantica rovina da ripensare continuamente. Una splendida festa di sole, di mare e di morte. Immagine, quella della mia città, che fugge via, si avviluppa, si trasforma, si strazia, s'imbelletta, provoca ed eccita incarnandosi in figurazioni anarchiche, aggressive, imprevedibili, irridenti. ([[Valerio Caprara]]) *Una sola città, in Italia, poté resistere, fino al tempo di Diocleziano, all'unità romana. Reggio e Taranto avevano già dimenticato il greco, quando Napoli lo parlava ancora. Mentre le città del litorale ionio erano entrate nell'oscurità in cui dovevano restare sommerse fino all'VIII° secolo dell'era cristiana, mentre Capua, ancora ricca e popolosa, declinava lentamente dal giorno in cui, rivale di Roma, era stata abbattuta per sempre, Napoli non aveva cessato di crescere sotto il dominio romano senza acquistare la sua prosperità a prezzo di una rinuncia a tutte le sue tradizioni elleniche. La città erede dell'antico splendore di Cuma conservò sotto l'Impero forme di gorverno che la stessa Grecia aveva perdute: i cittadini continuarono a ripartirsi entro ''fratrie'' ad imitazione di Atene; imperatori, come Tito e Adriano, si onorarono di portare il titolo di ''demarca'' di Napoli. Le stesse magistrature romane rivestirono nomi ellenici; il duumviro fu un ''arconte'', e l'edile un ''agoranomo''. Giochi di origine antica furono magnificamente restaurati in onore di Augusto e salutati dai poeti e dai retori delle scuole greche, che attirarono in Campania fino alla fine del IV° secolo, come gli ultimi giochi olimpici. È a Napoli che Nerone andò per ricevere al teatro la corona poetica perché contava di trovarvi una società affrancata dai pregiudizi romani e, per dirla tutta, con l'espressione stessa di Tacito, una città greca. ([[Émile Bertaux (storico)|Émile Bertaux]]) *Una volta che arrivi a Napoli e impari a conoscerla, la accetti e la apprezzi per quello che è: fantastica, caotica, a volte anche folle. Può capitare che quella follia un giorno non vada bene per te e per la tua famiglia, ma non succede quasi mai perché è quella stessa follia che te la fa amare e ti rende felice. ([[José Manuel Reina]]) *{{NDR|La Festa di Pedigrotta dell'8 settembre 1608}} Vi accorre tutta Napoli. Vi vanno diecimila donne con gran fasto in infinite carrozze, e duemila cavalieri a cavallo e in carrozza, che solo a vedere tante gale, tanti volti divini, è una gloria; tanta nobiltà di principi e titolati che superano i trecento, e con tanti diversi colori di ricche livree e così numerose, che tutto il passeggio sembra un prato di gradevoli fiori. Vi va un'infinità di gente del popolo, e vi sono tra le donne mille volti stupendi, e sono adorne di mille gioie, ché non v'ha mai donna di ciabattino che non porti il giorno della festa e catene e collane d'oro e vesti molto ricche di seta. Si vedono poi mille belle cortigiane spagnuole e italiane, la cui grazia e il cui brio svegliano i sensi più assorti e mortificati. ([[Miguel de Castro]]) *Vi sono a Napoli dei luoghi sotterranei che funzionano come una sorta di camera di decompressione simbolica, dove le presenze che abitano il fondo del tempo e dell'immaginario abbiano, nel corso della loro risalita, l'opportunità di sostare per farsi riconoscere e nominare, per riaffiorare infine nel presente senza sconvolgerlo [...] Queste "anime antiche" appaiono allo stesso tempo come simboli, custodi e testimoni del tempo: un archivio. A quest'archivio, i luoghi da una parte, il rituale e il mito dall'altra, forniscono la scena, la scrittura drammatica e l'ordine del discorso. Un discorso capace di arditezze metafisiche incredibili, soprattutto quando riflette obliquamente sul continuo e sul discontinuo, sull'oblio e sulla memoria, affidando ai morti il ruolo che nella logica spetta alle astrazioni. ([[Marino Niola]]) *– Vi sono forse città più piacevoli sul continente e capitali più allegre, disse Violetta, ma in una simile notte ed a quest'ora incantata, qual città può paragonarsi a [[Venezia]]?<br>– La Provvidenza è stata meno parziale nella distribuzione de' suoi favori terrestri, che non credono quelli che mancano d'esperienza, disse il Carmelitano. Se noi abbiamo i nostri piaceri particolari e i nostri momenti di contemplazione divina, altre città hanno i lor vantaggi: [[Genova]], [[Firenze]], per esempio, [[Roma]], [[Palermo]] e soprattutto Napoli...<br>– Napoli, padre mio!<br>– Sì, figlia!; di tutte le città della bellissima Italia, è la più bella e la più favorita dalla natura. Di tutti i paesi che ho visitati nella mia vita errante e consacrata alla penitenza, Napoli, è quello verso il quale la mano del Creatore è stata più generosa. ([[James Fenimore Cooper]]) *Via Toledo, presso al tramonto, è una zona di sogno, un canale di felicità trascinante gli ori del crepuscolo, il carminio del cielo caldamente appoggiato sulle bionde verdure del Vomero. L'eleganze, gli amori passano e s'incrociano fra uno scintillamento infiammato di cristallerie e di sorrisi, lungo i marciapiedi. Correre mollemente assisi in questo gurgito allegro di vita meridionale è una gioia di cui porterò con me l'amoroso ricordo. ([[Ardengo Soffici]]) *Voi appartenete a un popolo dalla lunga storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste! E questa la vostra grande risorsa: la gioia, l'allegria. ([[Papa Francesco]]) ====[[Nicola Abbagnano]]==== *A «istruirmi» sull'umanità fu anche l'antica astuzia partenopea, quella che viene detta «arte d'arrangiarsi», ovvero di sopravvivere a una miseria forse invincibile. C'erano per esempio i venditori d'oro falso, che si accostavano con sfacciata impudenza ai turisti appena sbarcati, o in procinto d'entrare da Zi' Teresa, per vendere qualche «patacca», c'erano i vecchi di San Gennaro dei Poveri che, a pagamento, da Piazza Carlo III andavano nelle case a piangere i morti, e potevano spingersi per la bisogna (a tripla paga o almeno doppia: 150 lire) fino a [[Vietri sul Mare|Vietri]] e a [[Sorrento]]; a ogni angolo c'erano gli acquaioli, che t'offrivano boccali d'acqua ghiacciata, assieme ai venditori improvvisati di pasta, vermicelli fumanti e appena scodellati, con su uno spruzzo di pomodori e pepe; e c'erano le prostitute, giovani e vecchie, che vendevano se stesse col medesimo sguardo, ora sfrontato ora implorante. Nei libri, e nei piccoli fatti d'ogni giorno, trovavo una continua, reciproca conferma. *Napoli, del resto, rimase sostanzialmente impermeabile al [[fascismo]]. Lo furono gli stessi notabili che pure nel '22, alla vigilia della marcia su Roma, s'erano spellate le mani ad applaudire Mussolini al [[Teatro di San Carlo|teatro san Carlo]]. Altrettanto estraneo agli slogan mussoliniani fu il popolo, per atavico irridente scetticismo (un difetto, a volte, può trasformarsi in virtù). *Quando sessant'anni fa m'aggiravo per Napoli, e fiutavo l'aria salmastra tra le grida dei venditori di pesce, non m'imbattevo di certo nello Spirito Assoluto, che avanza nella Storia attraverso la sua dialettica fatta di tesi, antitesi, sintesi. M'aggrediva, dolorosa e dolcissima, soltanto la molteplice realtà. Vedevo i volti dei partenopei, le loro espressioni irridenti, con una saggezza antica e popolaresca, tutt'una con la miseria insieme aulica e familiare della «Napoli nobilissima», tra la barocca solennità dei monumenti e lo squallore dei bassi. Mi dicevo che la ''Ratio'' hegeliana era ben remota da tutto questo, dalla bellezza delle donne, dagli sguardi abbaglianti degli occhi morati dietro le lunghe ciglia delle ragazze giù a [[Via Toledo|Toledo]] e a Chiaia, nell'allegria chiassosa che ti veniva incontro ovunque, anche nella povertà, anche nei laceri panni multicolori fatti asciugare nei vicoli alla brezza notturna, sotto la luna. Era forse l'Assoluto a essere il soggetto del mondo reale, della storia, o non piuttosto la molteplicità degli individui, con i loro autentici bisogni? ====[[Percy Allum]]==== *L'elemento fondamentale è l'estraneità di vasti strati della popolazione dalle istituzioni della republica italiana, con tutte le conseguenze che ne derivano: la sopravvivenza del sistema paternalistico clientelare, l'ambigua accettazione dei valori sociali dominanti, la rottura causata dall'emigrazione e dalle trasformazioni economico-sociali. *Il napoletano è convinto di vivere in un mondo ostile, sul quale non è in grado di esercitare alcun controllo... I rapporti tra gli uomini sono regolati da una concezione fatalistica, nella quale l'Autorità svolge lo stesso ruolo che ha il «destino» nel mondo naturale. *In passato, se chi comandava faceva il suo dovere, il popolo lo sosteneva; quando non lo faceva più, il popolo scatenava una piccola rivolta... Il gran numero di dimostrazioni di piazza e di jacqueries che costellano le pagine della storia del napoletano è la prova di quanto sia radicata negli abitanti la fiducia in questo tradizionale meccanismo. ====[[Alberto Arbasino]]==== *Avvicinandoci alla città il cielo s'oscura e l'aria si fa soffocante. Le fiammate delle raffinerie tingono di rosso e di giallo il polverone dei cementifici, a nuvoloni foschi: ma lo si è sempre saputo fin da Virgilio che questi paraggi sono le porte dell'inferno, la sede dell'orrore. *E poi, insomma, una città fra le più vecchie d'Europa, e dalla [[Magna Grecia]] in poi sono i suoi stessi governi a ripeterle che non è ancora matura per... E lei, lì, ad aspettare che vengano Elargite Provvidenze, senza muovere un dito... Tanto vero che mentre gli altri ricostruiscono [[Amburgo]] o [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|Hiroshima]] qui non hanno ancora incominciato a portar via le immondizie del Dugento dalle strade... [...] Solita colpa dei [[Borbone delle Due Sicilie|Borboni]] che avrebbero borbonizzato la città? Mah, dev'essere lei che ha napoletanizzato loro. *Io poi a Napoli vorrei starci sempre il meno possibile. Mai combinato niente e sempre litigato con tutti. Una depressione, sempre. Veramente è una città che non mi dice niente, perciò trovo inutile venirci. Non so cosa farmene del sole mediterraneo e dell'eredità classica e dell'architettura normanna e delle semplici gioie della vita contadina e della pizza alla pescatora. Commedia dell'arte, per me no, grazie. ====[[Giovanni Artieri]]==== *Altri e più terribili dolori sarebbero intervenuti nella vita della città, diventata uno dei centri strategici della seconda guerra mondiale, nel Mediterraneo. Prove eroiche misero a nudo lo spirito stoico della popolazione, la sua illimitata capacità di sopravvivere, la sua quasi magica facoltà di «ridurre» stranieri e invasori al proprio modulo umano, e dominarne così eccessi e barbarie. *Chi ha detto Napoli città «savia», non la conosce: non sa quanto, a Napoli, il filisteo professorale, l'uomo di pomposa serietà che non sbaglia mai, che non sappia ridere o sorridere, rischi di passar da scemo, da «fesso», da persona non pertinente alla città.<br>A Napoli sta di casa una certa illustre e armoniosa follia di origini bacchiche e filosofiche, proveniente dal remoto passato, qualche cosa come i misteriosi raggi cosmici usciti dalle insondabili profondità del caotico universo. La follia trema con la sua luce di diamante, in fondo all'animo {{sic|queto}} e ragionevole dei napoletani. *È la sola città del mondo ove sia possibile scorgere qualche probabilità di sfuggire al destino comune dell'[[Europa]] d'oggi. Che ci appare assai simile a quello del decadente Seicento, alla ricerca d'un'anima che ne sorregga l'affastellata apparenza barocca.<br>In questa ricerca, l'[[Italia]] e l'Europa si affacciano al davanzale di eri. Cercano uno stile, una poesia. Tentano di rifarsi al neorealismo, ch'è poi il semplice e nudo realismo del secolo scorso.<br>Dove si pensa a quest'angoscia, è a Napoli. Napoli è ricca d'una incredibile ricchezza. Essa non ha bisogno di «darsi» uno stile. Non deve cercare una cifra, una chiave, un modulo per essere «se stessa». Non ha perduto, insomma, il contatto con il passato. Essa è sempre affacciata alla finestra che guarda sul giardino (un poco appassito) delle memorie e su quello fragrante e fresco dell'attualità. Perciò tutti invidiano Napoli. *{{NDR|L'ultimo incontro con Gino Doria, alla [[Certosa di San Martino]]}} E noi, «ncielo<ref>In cielo.</ref>» stavamo, chini sulla ringhiera barocca del celebre balcone su Napoli, lì sull'angolo dominato dalla cupa mole del Forte. Si guardava la città ai nostri piedi; compatta e ammonticchiata come sempre appare Napoli a chi la vede da una prospettiva aerea. Un grattacielo tagliava l'aria, dominando il mare confuso delle case, solcato dai neri decumani dei quartieri greco-romani.<br>Freddo e remoto il [[Vesuvio]] spento, albuginoso e come spento anch'esso, il mare; la collina di [[Posillipo]] ricoperta di eczemi. Dal caos brulicante veniva un vago rombo, un respiro di lontanissima risacca. Stavamo zitti, Doria ed io, a guardare come superstiti di una conflagrazione di mondi, reduci spaesati di evi caotici e rotolanti. Di tanto in tanto, don Gino puliva e s'aggiustava il monocolo, per vedere qualcosa nello spessore dell'aria. Qualcosa che nemmeno a me riusciva di scorgere. *[[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] non vende più i suoi pesci e le sue quaglie a questa plebe, ma, in cambio di voti, i partiti politici le vendono feste televisive e adulazioni sociali. *Il concetto di nobiltà, a Napoli, è profondamente unitario e totale: pochi, anche tra i più forti napoletanisti, conoscono, per esempio, un'espressione del dialetto per indicare «tutti, nessuno escluso», questa espressione rara è ''nòbbele e snòbbele''<ref>''Sdòbbele'', refuso, nel testo.</ref>(cioè nobili e non nobili), quanto dire l'intero popolo. Per questo diverso e più sottile coincidere degli intendimenti sociali e unitari della paroletta «nobilissima», Napoli lo è. [...] La loro prima nobiltà è diplomata dall'intelligenza, dall'acume, dallo spirito e dalla cultura. Un principe fesso non vale uno scugnizzo intelligente. *Il napoletano adopera la sua superstizione come un elemento aggiuntivo e razionale del suo giudizio. Come, cioè, una variabile indipendente il cui comportamento gli sfugge, ma la cui influenza gli è nota. Ciò è dimostrato dalla natura stessa della cabala e delle pratiche magico-aritmetiche in uso per la previsione dei numeri del lotto. ''La [[Smorfia]]'', libro dei sogni, introduce l'elemento fantastico nel rigore matematico delle ''scadenze'', delle ''figure'', degli ''estratti'' su cui si intrecciano i movimenti e l'intera meccanica delle giocate. *In ogni napoletano si può scorgere il riflesso dell'ironia, del sarcasmo, del gusto, dolorosamente umano, della deformazione bruegheliana<ref>Nel testo il refuso: breugheliana.</ref>, comica e tragica di [[Eduardo De Filippo|Eduardo de Filippo]]: la facoltà di tradurre in paradosso e poesia, la contingenza storica: nel prodigio di un detto, di una forzatura comica, d'una constatazione centrata nell'ironica e contraddetta natura delle cose.<br>Durante la sfilata a Napoli delle squadre di camicie nere, nell'ottobre del 1922, uno [[scugnizzo]] chiese ad alta voce, dinanzi a tante braccia protese nel saluto romano: «''Ma ched'e', chiove?''» (Ma cos'è, vedono se piove?). Quello scugnizzo non sapeva di fissare un tratto di storia. (Eccetera, eccetera.) *In questo discorrere, il lento e grigio giorno di [[Tokio]] declinava; fedelmente accompagnato dalla pioggia sottile. Ero un poco scontento. Perché a me, allora, [[Harukichi Shimoi|Shimoi]] interessava assai più come «giapponese» che come «napoletano» mentre a lui, quel fatto di possedere ogni segreto dell'anima e della misteriosa essenza d'arte del suo paese, non diceva quasi niente. Un fatto spiegabilissimo, del resto, che dice quanto Napoli avesse mutato o, come gli dissi scherzosamente, «corrotto» un nipponico così puro.<br>Allora Shimoi mi raccontò quest'aneddoto. Nel 1949 ricevette un invito a recarsi al [[Palazzo imperiale di Tokyo|palazzo imperiale]]. [[Douglas MacArthur|Mc Arthur]] aveva stabilito che l'Imperatore diventasse un monarca borghese e [[Hirohito]], prima di obbedire al generale americano ordinò di celebrare, per l'ultima volta, la «cerimonia del [[tè]]», convocando tutti i familiari, cioè tutti i principi del [[Giappone]]. A Shimoi fece dire dal suo maestro di cerimonie: «Venga ad allietarci con le sue storie di Napoli, in quest'ora triste». Nessun napoletano avrebbe immaginato il nome della sua città capace di consolare, anche per poco, la tragedia di un imperatore vinto. *La natura filosofica dei napoletani non è discriminabile nelle manifestazioni della vita comune; anzi è tutt'una con essa; in questo si rintraccia il segno più vero della nostra sostanza ellenica.<br>È un tratto del nostro pudore, della nostra ironia di fronte alle certezze troppo solenni e auguste della scienza, della storia, della morale: un'eleganza dello spirito che rifiuta a se stesso l'orgoglio di ritenersi capace di costruzioni eterne e perfette, di raggiungimenti immuni da incoerenze e contraddizioni. È, a pensarci bene, un senso di squisita umiltà. *Napoli pesa poco nel bagaglio di chi viaggia per il mondo, poiché appartiene al mondo delle idee. Si può incontrare, come una categoria universale, in ogni angolo, il più strano della terra. *{{NDR|Il}} nostro popolo, che è filosofo più d'ogni altro. Libero e sboccato sovente – e questo attrasse molti di coloro che scrissero prima che io giungessi – profondo ironico saggio, sempre, e questo attrae me, per tendenza ed anche per elezione del mio spirito. ([[Rocco Galdieri]]) *Per chissà quali remoti legamenti con il pensiero eleatico ([[Elea-Velia|Elea]], del resto, si trova a due passi da Napoli) i napoletani posseggono un naturale, istintivo senso della relatività. Il velo di ironia che si scopre, come la polvere del caffè in fondo alla tazza, alla fine di ogni conversazione, per quanto seria voglia essere, con un napoletano, viene da questa natura relativistica. *Un pomeriggio del settembre '54 con [[Amedeo Majuri]] e [[Augusto Cesareo]] andammo a rivedere [[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza del Mercato]] e quel che la guerra ne ha lasciato. Spettacolo triste. Il guasto e la polvere avvolgevano ugualmente l'arco di Sant'Eligio e la facciata gotica di San Giovanni a mare. E, di fronte, il piedistallo di «Marianna 'a capa 'e Napule» era vuoto. Vi appoggiava le spalle una bellissima venditrice di pannocchie bollite, una «spicaiola». «''Signò''», ci disse, «''l'hanno luvata stammatina. Dice {{sic|ch'a}} mettono dinto 'o Municipio. Mo ce stongh'io...''<ref>Signore, l'hanno tolta stamattina. Corre voce che la collocano nel Municipio. Adesso ci sono io...</ref>» La [[Cibele]] era stata tolta, per trovar posto nel Cortile del palazzo del Municipio e lei, la bellissima, diceva: «La sostituisco io». Tanto è stretta la parentela tra i napoletani e gli dèi. *{{NDR|A [[Shiraz]], in un tempio zoroastriano}} Vi fummo introdotti e un tale, ch'era l'officiante ''parsi'', accese un fiammifero. Subito dal suolo, traverso una bocchetta di ferro, sprizzò una fiamma chiara e fumosa. Era petrolio nativo, come, in quel paese, se ne incontra dappertutto. «Ecco», ci disse l'uomo, «ecco: guarda la luce dello Spirito.» «Ma», obiettammo, «l'hai accesa tu, adesso, con un fiammifero...» «Non importa. La fiamma era lì, anche quando non appariva. Era lì. Ma tu non la vedevi.» Forse quell'imbroglione di prete ''parsi'' aveva ragione. Anche a Napoli, la «fiamma» è lì: spesso non la vediamo. Spesso la cogliamo per strada, camminando. La troviamo nella bocca di una popolana o nella rassegnata ironia di un tranviere. ====[[Simone de Beauvoir]]==== *In Via dei Tribunali, attorno a [[Porta Capuana]], guardavamo le piramidi di cocomeri e di melloni, i mucchi di pomidori, di melanzane, di limoni, di fichi, di uva, i pesci lucenti, e quelle specie di altarini rococò, così graziosi, che i venditori di frutti di mare fabbricano con muscoli e alghe: ignoravamo che il cibo si espone con tanta violenza solo quando la gente crepa di fame. *La vita degli uomini si esibisce nella sua nudità organica, nel suo calore viscerale: sotto questo aspetto, Napoli ci stordì, ci nauseò, ci stregò. *Misconoscendo la profondità di quella miseria, poterono piacerci certi suoi effetti; ci piaceva ch'essa sopprimesse tutte le barriere che isolano gli uomini e li diminuiscono: tutto quel popolo abitava il calore di un solo ventre; le parole «dentro», «fuori», avevano perduto il loro significato. Gli antri oscuri in cui rilucevano debolmente delle icone appartenevano alla strada, nel gran letto matrimoniale dormivano dei malati; dei morti riposavano allo scoperto. E l'intimità delle case si espandeva sulla strada. Sarti, calzolai, fabbri, fabbricanti di fiori artificiali; gli artigiani lavoravano sulla soglia della loro bottega; le donne si sedevano davanti alla porta di casa per spidocchiare i loro bambini, rammendare la biancheria, pulire il pesce, sorvegliando i bacili pieni di pomodori schiacciati che esponevano all'azzurro lontano del cielo. Da un capo all'altro della via correvano sorrisi, sguardi, voci, amicizia. Questa gentilezza ci conquistò. *Ogni tanto andavamo a prendere un caffè sotto la [[Galleria Umberto I|Galleria]], mangiavamo i lucidi pasticcini della grande pasticceria Caflish oppure un gelato in [[Piazza del Municipio (Napoli)|Piazza del Municipio]], sulla terrazza del [[Caffè Gambrinus]]. Sfuggendo le asprezze della vita napoletana ne scoprivamo le dolcezze. Peraltro, dappertutto, in qualsiasi momento, il vento ci portava la polvere desolata dei docks, odori umidi e ambigui. Quando salivamo a [[Posillipo]], il candore menzognero di Napoli, in lontananza, non ci ingannava. ====[[Walter Benjamin e Asja Lācis]]==== *Il linguaggio mimico è più spiccato che in qualsiasi altra parte d'Italia. Una conversazione tra napoletani risulta impenetrabile per qualsiasi forestiero. Le orecchie, il naso, gli occhi, il petto e le ascelle sono posti di segnalazione azionati attraverso le dita. Tale suddivisione ritorna nel loro erotismo schizzinosamente specializzato. Gesti servizievoli e tocchi impazienti appaiono allo straniero in una regolarità che esclude il caso. Sì, qui egli sarebbe perduto, e invece, bonario, il napoletano lo manda via. Lo manda qualche chilometro in là a Mori. «Vedere Napoli e poi Mori», dice secondo un vecchio motto. «Vedere Napoli e poi muori», ripete il tedesco. *L'architettura è porosa quanto questa pietra. Costruzione e azione si compenetrano in cortili, arcate e scale. Ovunque viene mantenuto dello spazio idoneo a diventare teatro di nuove impreviste circostanze. Si evita ciò che è definitivo, formato. Nessuna situazione appare come essa è, pensata per sempre, nessuna forma dichiara il suo «così e non diversamente». È così che qui si sviluppa l'architettura come sintesi della ritmica comunitaria: civilizzata, privata, ordinata solo nei grandi alberghi e nei magazzini delle banchine – anarchica, intrecciata, rustica nel centro. *Le descrizioni fantastiche di numerosi viaggiatori hanno colorato la città. In realtà essa è grigia: di un rosso grigio o ocra, di un bianco grigio. E assolutamente grigia in confronto al cielo e al mare. Il che contribuisce non poco a togliere piacere al visitatore. Poiché per chi non coglie le forme, qui c'è poco da vedere. La città ha un aspetto roccioso. Vista dall'alto, da Castel San Martino, dove non giungono le grida, al crepuscolo essa giace morta, tutt'uno con la pietra. ====[[Camillo Benso, conte di Cavour]]==== *Il tempo stringendo non le parlerò di [[Sicilia]] ove le cose procedono bene e mi restringerò al doloroso argomento di Napoli.<br>Divido pienamente il suo modo di vedere. Il nostro buon [[Luigi Carlo Farini|Farini]] ha preso una via falsa, ma può riparare l'errore, se alla caduta di Gaeta adotta un altro sistema. Bisogna parlargli schietto, è uomo generoso che non ha altro pensiero che il trionfo della causa cui ha dedicato la sua vita. Farini deve proclamare l'idea unificatrice ed attuarla, qualunque {{sic|sieno}} gli ostacoli che gli si parano innanzi. La menoma esitazione in proposito sarebbe fatale: glielo ripeta su tutti i {{sic|tuoni}} e con tutte le forme. Dato poi che Farini non reggesse o per difetto di forze fisiche o per qualunque altro motivo, che cosa fare?<br>Ci ho studiato bene , e non ho trovato che due soluzioni. Mandare [[Urbano Rattazzi|Rattazzi]] e [[Alfonso La Marmora|La Marmora]] a governare Napoli oppure andarci io.<br>La prima sarebbe preferibile sotto ogni rispetto. Ma Rattazzi e La Marmora accetteranno? Solo il Re potrebbe decidere il primo, ed il primo trarre seco il secondo.<br>So che Rattazzi riuscendo a Napoli, gli spetterà il primo posto nel ministero: ma ciò poco monta. Trionfi pure Rattazzi purché si salvi il paese. Se egli evita una crisi a Napoli, gli daremo l'intiero nostro appoggio come cittadini e come deputati.<br>La seconda ipotesi può avere conseguenze fatali pel paese e per me. Egli è evidente che ho tutto a perdere e nulla a guadagnare.<br>Corro pericolo di vedere distrutta la riputazione che 13 anni di lotte continue mi valsero, senza possibilità di accrescerla. Ma ciò poco monta. L'uomo di Stato che non è disposto a sacrificare il suo nome al suo paese, non è degno di governare i suoi simili. *Io riassumo in due parole il concetto politico e militare che bisogna attuare.<br>Ristabilire l'ordine a Napoli prima, domare il [[Francesco II delle Due Sicilie|Re]] (Borbone) dopo. Guai se si invertisse il modo di procedere. Quindi occupazione immediata di Napoli... Occupate senza indugio gli Abruzzi. Fate entrare il Re in una città qualunque, e là chiami [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] a sé. Lo magnetizzi... La spedizione di Cialdini a Napoli compie l'opera: Cialdini fa da dittatore militare sino all'arrivo del Re nella capitale...<br>...Ecco il solo programma d'esito sicuro.<br>Bisogna evitare che l'assedio di Gaeta preceda l'entrata di Vittorio Emanuele in Napoli. *L'Italia del Settentrione è fatta, non vi sono più né Lombardi, né Piemontesi, né Toscani, né Romagnoli, noi siamo tutti italiani; ma vi sono ancora i Napoletani. Oh! vi è molta corruzione nel loro paese. Non è colpa loro, povera gente: sono stati così mal governati! E quel briccone di Ferdinando! No, no, un governo così corruttore non può essere più restaurato: la Provvidenza non lo permetterà. Bisogna moralizzare il paese, educar l'infanzia e la gioventù, crear sale d'asilo, collegi militari: ma non si pensi di cambiare i Napoletani ingiuriandoli. Essi mi domandano impieghi, croci, promozioni. Bisogna che lavorino, che siano onesti, ed io darò loro croci, promozioni, decorazioni; ma soprattutto non lasciar passargliene una: l'impiegato non deve nemmeno esser sospettato. Niente stato d'assedio, nessun mezzo da governo assoluto. Tutti son capaci di governare con lo stato d'assedio. Io li governerò con la libertà, e mostrerò ciò che possono fare di quel bel paese dieci anni di libertà. In venti anni saranno le provincie più ricche d'Italia. No, niente stato d'assedio: ve lo raccomando. *Se la costituzione dell'Italia è posta a repentaglio perché non ho voluto ammettere ora, in via eccezionale, nella marina un giovane che dava la sua dimissione, e se ne stava a casa quando i suoi compagni si battevano, bisogna dire ch'essa è talmente {{sic|dilicata}} da non potere durare tre mesi.<br>Sapete perché Napoli è caduta sì basso? Si è perché le leggi, i regolamenti non si eseguivano quando si trattava di un gran signore o di un protetto del Re, dei Principi, dei loro confessori od aderenti. Sapete come Napoli risorgerà? coll'applicare le leggi severamente, duramente, ma giustamente. Così ho fatto nella marina; così farò nell'avvenire, e vi fo sicura che fra un anno gli equipaggi napoletani saranno disciplinati come gli antichi equipaggi genovesi. Ma per ottenere questo scopo, credete alla mia vecchia esperienza, bisogna essere inesorabile. ====[[Giorgio Bocca]]==== *E a Napoli non si sa mai se sia una recita o se si faccia sul serio. *È possibile a Napoli pranzare in un educato silenzio, magari prendendo appunti di quel che ti dice un tuo commensale? No, non è possibile, perché "pur isso adda campa'". ''Isso'' è uno con la chitarra che si avvicina al tuo tavolo, sorridendo fra i sorrisi affettuosi dei camerieri suoi amici. *Napoli adagiata sul golfo è stupenda, ci si chiede se anche questa bellezza non faccia parte della maledizione della città, non faccia parte del prezzo spaventoso che paga per esistere. *Per secoli Napoli, capitale del regno, è stata una metropoli che lo stato borbonico riusciva a governare solo grazie alla camorra. ====[[Camillo Boito]]==== *{{NDR|I napoletani}} Cavano l'arte dal sole. *{{NDR|Il popolo napoletano}} Rapido, immaginoso, facile ad infiammarsi e pur sottilissimo e studiatore. *Que' napoletani hanno la benedizione di unire in sé l'impeto e la pazienza: sono pieghevoli e tenaci. Piglieranno tutta in mano la politica e l'arte d'Italia, se gli altri italiani non s'affannano a emularli. ====[[Libero Bovio]]==== *A Napoli il successo dura un'ora, l'insuccesso un anno – quando non ti accompagna tutta la vita. *Napoli tutto tollera e perdona fuor che l'ingegno. *Conosco ed amo tutti i vicoli della vecchia Napoli. È giusto che il piccone li squarci, ma è anche umano che il mio cuore senta i rumori del piccone. *Tutto è azzurro a Napoli. Anche la malinconia è azzurra. ====[[Cesare Brandi]]==== *L'Italia deve salvare Napoli, riportarla al suo rango di capitale della cultura quale ottava meraviglia, non lasciarla abbruttire dalla spazzatura nel traffico immondo. Napoli deve vivere: non ha bisogno di tornare una stella, è una stella, non un buco nero, come si è fatta diventare. La responsabilità è di tutti gli italiani: Napoli appartiene all'Italia. *Napoli, nel '700 non fu provincia ma grande capitale europea in competizione con Madrid, Vienna ed anche Parigi; possedette una fioritura artistica di prim'ordine, pari a quella di Venezia e assai superiore a Firenze e a Roma. *Napoli, questa meravigliosa città, che ora fa arricciare il naso a raffinati e a villani, e nessuno ci va più, se non per vedere Pompei, come se questo palinsesto di culture non valesse che per le sue ossa. *Vi sono dei panorami che rappresentano assai più che una bellezza naturale o lo spettacolo di una grande città, addirittura le fattezze della Patria.<br>In Italia, per quanto ricca si creda, sono in numero limitatissimo. Ad esempio la vista dal Viale dei Colli sulla città e le colline di [[Firenze]]; quella dal Gianicolo su [[Roma]]; la Riva degli Schiavoni a [[Venezia]]: ma su tutte, inutile negarlo, troneggia il panorama del [[Golfo di Napoli]], sia dall'alto del [[Vomero]] o di [[Certosa di San Martino|San Martino]] sia all'arrivo dal mare. È questa la porta celeste dell'[[Italia]], la porta che non è {{sic|rettorico}} chiamare augusta, e provoca nostalgia e rimpianto non solo ai napoletani emigrati. ====[[Fernand Braudel]]==== *E Napoli ha continuato a dare molto all'Italia, all'Europa e al mondo: essa esporta a centinaia i suoi scienziati, i suoi intellettuali, i suoi ricercatori, i suoi artisti, i suoi cineasti.... Con generosità, certo. Ma anche per necessità. Mentre non riceve nulla, o pochissimo, da fuori. L'Italia, secondo me, ha perso molto a non saper utilizzare, per indifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questa città decisamente troppo diversa: europea prima che italiana, essa ha sempre preferito il dialogo diretto con Madrid o Parigi, Londra o Vienna, sue omologhe, snobbando Firenze o Milano o Roma....<br>Non attendiamoci da essa né compiacimenti, né concessioni. Questo capitale oggi sottoutilizzato, sperperato fino ai limiti dell'esaurimento – poiché non si può dare indefinitamente senza ricevere – quale fortuna per tutti noi, se ora, domani, potesse essere sistematicamente mobilitato, sfruttato, valorizzato. Quale fortuna per l'Europa, ma anche e soprattutto per l'Italia. Questa fortuna, Napoli merita, più che mai, che le sia data. *Impossibile, nondimeno, per me non vagheggiare per Napoli una sorte diversa da quella che le conosco oggi e non invitare i miei amici italiani, per assaporarne reazioni, tanto più inorridite in quanto siano originari di Milano, di Bologna o di Firenze, a immaginare quale avrebbe potuto essere il destino dell'Italia ed il volto attuale di questa città se essa fosse stata preferita a Roma come capitale del nuovo Stato. Roma, che nulla qualificava a svolgere questo ruolo, salvo la sua leggenda e il suo passato, quando Napoli era – e di gran lunga –, malgrado i rapidi progressi di Torino, la sola città ad essere, verso il 1860-70, all'altezza del compito. *Nessuno è mai riuscito a governare Napoli. *Non dimentichiamolo, essa sarà l'unica città dell'Occidente, dopo il riflusso dell'Islam, a dare il proprio nome ad un regno; qualcosa di più di una capitale, e l'asserzione di un diritto di proprietà eminente. ====[[Giulio Cesare Capaccio]]==== *Buoni maestri furono i Greci nell'edificar città, eligendo i megliori lochi del mondo. Così vediamo Napoli in sito di tanta vaghezza e posto sotto così clemente cielo, che si fa per questo a qualsivoglia altra città superiore. Et ancor che alcuni han voluto dire che di sito la sopravvanzi Costantinopoli, e Lisboa, l'una per il trafico dei due mari, Propontide, et Marnero in quella felicissima regione della Tracia, l'altra per essere ella emporio di tutti i trafichi settentrionali, et occidentali in quella bellissima parte della Spagna, tutta volta l'una continuamente soggetta ai morbi contagiosi, o sia per il concorso dei barbari, o per il fiato di venti non così felici, l'altra non havendo altra perspettiva che l'horribilità dell'Oceano, all'uscir che si farà dalla foce del Tago, necessaria cosa è che cedano a Napoli, ove i venti meridionali d'austro, zefiri di ponente, e piacevolissima borea senza rigidezza de nevi dal settentrione discacciano ogni aura, che potesse portar simili mali, fronteggiata dal mare, che quasi in una leggiadrissima tazza si va terminando con tanta fertilità di pesci e di frutti marittimi, che se ne raccolgono in più copia ch'in tutti i seni di Europa; circonscritta da piacevolissime colline terminatrici della vista, e nelle quali in ogni tempo vi è la stagione di primavera; ornata di vaghissimi giardini; copiosa di frutti e d'acque le più pretiose che si possano imaginare, sempre ridente nell'amenità di tante riviere, che non la fanno invidiare alle delitiose Tempe di Tessaglia, che perciò gli antichi la chiamarono abitazione di Sirene, delle quali favolosamente una finsero Partenope. *È vero mo che gli edificij della Città di Napoli non han quella magnificenza, che richiederebbe l'architettura, perché toltone il palaggio del Principe di Salerno, hoggi con nova maniera fatta chiesa di [[Giesuiti]], e il principio della casa del Duca di Gravina, el' Palaggio reale, procurato dalla signora contessa di Lemos, non vi si vedrà maniera illustre, ma in quel modo che la copia della gente richiede. Non è però che ciò che par difettoso nell'architettura, non sia ragguardevole negli ornamenti con che sono elle vestite, dilettandosi tutti di varij apparati, aggiungendovisi una grandezza, ch'è manchevole nell'altre città, poiché le case di Napoli han li giardini di agrumi, onde di estate e d'inverno, {{sic|ancorche}} poste in luoghi occupati, sono per la verdura allegrissime accompagnate da bellissime fontane. *Havendo noi la pietra leggierissima, l'arena, detta pozzulana a somiglianza di quella di [[Pozzuoli|Pozzuolo]], che fa le fabbriche forti come ferro, et la calce delle pietre vive di [[Castellammare di Stabia|Castel a mare]], di [[Vico Equense|Vico]], et del contorno, possiamo fabricare in modo verso l'aria, che si alzano gli edificij insino al quinto et sesto solaro, cosa ch'in nissuna parte del mondo si vede, che perciò anco Napoli, se non supera di circuito l'altre città, ch'hanno a pena gli primi tavolati, come Costantinopoli e Parigi, le supera però di popolo, per il ristretto e folto modo di habitare. Et è pur bella cosa il vedere, che con due puntelli sostenendosi un palaggio in aria vi si fabrica di sotto senza far nocumento alcuno agli habitanti. È pur bella cosa anco {{sic|à}} vedere il dono della natura fatto a questo terreno, ove prima si ritrova l'arena, appresso il rapillo o lapillo per la struttuta degli astrachi, poi la pietra, e sotto l'acqua, in modo che, come disse quel buon huomo, di sotto ritroverai il maestro pronto a fabricare. Et essendo tutti gli edificij posti in suolo anco benigno e piacevole, si vede che potendovisi aggiatissimamente cavar le cloache, la Città non si mantiene sporca, come molte Città di Europa, che fundate su la pietra viva, non han questi favori. *I popolari come nati in città libera, et osservando a punto quella libertà greca mentionata da [[Publio Papinio Stazio|Stazio]], poeta Napolitano, han tanto del nobile, che vogliono imitar la nobiltà; nel vestire niente cedendogli, nell'uso di cocchi aguagliandoli, et in ogn'altra civiltà non volendo loro essere inferiori, dalla quale animosità sogliono nelle famiglie nascere mille disordini. Anzi è tanta la libertà, che vi si gode, che han dato animo agli altri forastieri di volerla godere, poiché non tantosto da diversi lochi giungono qua, che liberamente favellano del Principe che governa, dei magistrati che ministrano giustitia, et vogliono il pan bianco grosso a vil mercato, procurano di prevalersi quanto si prevagliono i cittadini, e s'ingeriscono negli officij pubblici, e pretendono tutto ciò che potesse pretendere un antico cittadino.<br> E dall'altra parte fan bene, perché ritrovano il popolo così cortese, che li accettano, et li chiamano ad haver parte in molte amministrationi. *Vivono questi nobili con molta splendidezza, et si fan chiamare Cavalieri, perché essendo per honore detti prima militi nei servigi presso alte persone regali, e militando a cavallo, quasi quelli antichi ch'erano detti ''Equo publico'' nei marmi nostri napolitani, dai quali argomento l'antichissimo nome di Cavaliero, han cambiato il nome dell'armi di soldati in maneggio del cavallo, e veramente ai nobili Napolitani così bel nome conviene, i quali fan tanta professione di cavalcare, che tutte le nationi d'Europa qua vengono, per aver cavalli di prezzo, et per imparar di esercitarli nelli studij cavallereschi di maneggiar l'armi, di far giostre e tornei, guerreggiando con tutte le più famose nationi, che perciò sono nella militia sempre riusciti illustrissimi guerrieri, dei quali infiniti si fa mentione nell'historie. sono universalmente belli di corpo, ma tanto dediti alle delitie, che hanno cortissima vita, affabili, cortesi, ancorché a primo incontro altieri, inimici capitali della viltà interessata della mercatura, onde mentisce Cassaneo<ref>Il riferimento è al libro di Bartolomeo Cassaneo ''Catalogus gloriae mundi''.</ref>, che sotto una generalità, se pur ve ne fusse stato alcuno, tratta da mercanti tutti i nobili Napolitani, pronti a duelli, et massime i giovanetti, amatori della musica, et in quella et in vestire affettatamente imitano gli Spagnoli. È vero che niente attendono alle lettere, ma, quando avverrà che l'abbracciano, per la perspicacia del grande ingegno rinvestito dalla morbidezza della carne, sotto così felice temperamento di cielo, divengono in ogni professione meravigliosi. Tra le matrone ritrovasi esquisita bellezza di corpo, et prudenza tanto grande, ch'in ogni affare dimostrano, saviezza dell'Hortensie e del Cornelie, ma sopratutto dedite al culto della religione. Vestono gli uni e l'altre pomposamente, in maniera che non giovano le leggi suntuarie del vestire, né possono restringere la soverchia spesa degli ori, delle sete, e d'altre morbidezze somiglianti. Vivono tanto agiatamente, che non osano camminar cento passi senza le comodità dei cavalli, dei cocchi, delle sagette, quasi quei pallanchini che nell'Indie usano i Portughesi. E dirò che le matrone in particulare han difficoltà di esercitarsi a piedi, facendo a gara ad haver più alte le pianella che la persona, tutto ciò che coverte poi con le vesti, ove d'avantaggio si spende, mostrano con la lunghezza dell'habito gentilissimo portamento. Dignissima cosa è di considerare la grandezza di questa nobiltà Napolitana, che coi favori che ricevono dalla liberalissima mano di Sua M.<sup>tà</sup>, rilucono in tanto {{sic|spledore}} di 27 principi, 48 duchi, 76 marchesi, 62 conti, in modo che con 213 titolati par'a me e parerà ai giuditiosi, sia una delle più nobili città del mondo. ====[[Cesare Caravaglios]]==== *C'è qualche cosa di comune tra il grido ed il suo creatore; c'è qualche cosa che non si può scindere, e noi non sapremmo immaginare il grido del pizzaiuolo dato da un venditore di cocomeri, o il grido del venditore di acqua solfurea dato da un venditore di fichi d'India. In questa unità inscindibile appare, quindi, nella sua figura caratteristica il venditore ambulante napoletano il cui tipo etnico ed il cui carattere psicologico lo rendono dissimile dai venditori degli altri paesi. *Da Napoli, fortunatamente, è scomparso quello che era dato dal malgoverno e dall'abbandono, mentre restano vivi i suoi costumi e le sue tradizioni, il che vuol dire la sua anima bella e vivace.<br />Che importa se non si incontrerà più il lazzarone coi calzoni rimboccati sino alle ginocchia, lo scugnizzo mangiatore di maccheroni, il ''guappo'' coi calzoni a quadriglié?<br />La bellezza, la varietà, la poesia, i colori del folklore napoletano non sono rappresentati da codesti avanzi borbonici o dai quadretti in cui sono raffigurati i mangiatori di maccheroni con le mani, divenuti mondiali per la leggerezza di taluni napoletani, né dai tarlati ricordi della vita dei vecchi quartieri sepolti sotto la Napoli nuova e trionfante.<br />Chi osserva il popolo napoletano nell'ora del lavoro e della gioia, nelle feste cerimoniali; chi s'addentra nella sua vita, tanto più bella quanto più intima, nella casa e nella famiglia, dalla culla al talamo, dalla tomba all'altare, potrà cogliere i tratti significativi dell'anima popolare napoletana, dei suoi costumi e delle sue consuetudini che costituiscono il suo sacro retaggio morale, in una parola, il vero folklore. *Il dialetto napoletano è gaio e faceto. È ricco di frasi spiritose che si prestano talvolta ad arguti doppi sensi. La sua armonia imitativa è incomparabile; così in nessun dialetto del mondo si dirà ''schizzichèa'', per esprimere la prima pioggia; ''spaparanza'' per esprimere l'aprirsi di una porta; ''sciuliare'' per indicare chi scivola; ''sfrocoliare'' per stuzzicare; ''arripicchiato'' per aggrinzito; ''ha chiuoppete'', per ha piovuto; ''arteteca'' per argento vivo; ''ammarrare'' per chiudere, ecc.<br />Permette quasi sempre una satira pungente e penetrante mentre agevola in maniera meravigliosa le immagini fresche e naturali che sgorgano dalla fantasia dei napoletani.<br />I napoletani, dotati di una gaiezza e di un sentimentalismo introvabili altrove, sono i degni possessori di un linguaggio così faceto e così diffuso. Noi diremmo quasi che l'uno e gli altri si armonizzano e si completano. Il dialetto ed il carattere di questo immaginoso popolo meridionale contribuiscono a rendere più belli i suoi gridi che debbono essere considerati come la migliore espressione della sua natura. *Il grido del venditore napoletano rinasce ad ogni primavera a Napoli e nella sua espressione suggestiva parla della bellezza di questo cielo incantevole e di questo popolo originale. *Per quanto la moderna civiltà abbia travolto tante cose, non compatibili coi nuovi tempi, tuttavia ha lasciato intatte le più belle costumanze napoletane, così varie e così caratteristiche.<br >Napoli s'eleva sempre più nella vita morale, ma non è mutata nelle sue caratteristiche, nei suoi tipi, nelle sue vecchie e secolari istituzioni, nell'incanto dei suoi colori al sole di primavera.<br />Basta guardare con occhio esperto per ritrovare non soltanto la Napoli di eri ma anche quella di molti secoli fa, sempre viva, leggiadra e festevole nel suo spirito. *Sono pochi quelli che si sono portati, verso il tramonto, sulla balconata del belvedere della Certosa di S. Martino per udire la più suggestiva delle sinfonie, la ''vera'' voce di Napoli, quella che nasce nel cuore della città dalla folla che s'intreccia in mille sensi, da strilli di bimbi, da voci di venditori ambulanti, da trilli di organino, da bestemmie di facchini, da rotolii di trams, da suoni di chitarra, dalle voci affievolite di cantatori che si lamentano nelle malinconiche canzonette, e scende sulla spiaggia di S. Lucia, di Mergellina, ove il grido delle donne che vendono l<nowiki>'</nowiki>''acqua zurfegna'', lo ''spassatiempo'', i polipi cotti nell'acqua marina si confonde e si unifica col canto degli uomini che lavorano le reti per la pesca.... e si perde nella profondità suggestiva del mare, nelle {{sic|morbidi}} notti di estate.<br />Nessuna città al mondo ha una così grande varietà di modulazioni: esse sono eterne, come eterno è il sorriso di questa Napoli incomparabile. ====[[Pietro Colletta]]==== *Aveva Napoli antichi trattati di commercio con la Inghilterra, la Francia, ed antiche pratiche colla Spagna; queste non avevano data; quelli colla Gran Bretagna erano due di Madrid del 1667 e 1715, e tre di Utrecht del 1712 e 13; e colla Francia, uno di Madrid del 1669, altro de' Pirenei del 1688. Napoli concedeva innumerabili benefizi alle tre bandiere, senza premi o mercede, come servitù a signoria. Per trattati novelli, del 25 settembre 1816 colla Inghilterra, del 26 febbraio 1817 colla Francia, e del 15 agosto dello stesso anno colla Spagna furono abolti gli antichi, e si diede al commercio delle tre nazioni il ribasso del decimo de' dazi che si pagano dagli altri legni, stranieri o napoletani; perciò, le mercanzie di qualunque luogo venendo a noi colle favorite bandiere, gran parte del commercio di trasporto e quanto di utilità e di forza ne deriva, ci fu rapito. *I difetti che ho toccato, e che in più opportuno luogo descriverò, cagionarono che i delitti, nel regno di Carlo, fossero molti ed atroci: nella sola città di Napoli numerava il censo giudiziario trentamila ladri; gli omicidii, le scorrerie, i furti violenti abbandonavano nelle province, gli avvelenamenti nella città, tanto che il re creò un magistrato, la «Giunta de' Veleni», per discoprirli e punirli. Prevalevano in quel delitto le donne, bastandovi la malvagità de' deboli, come piace alla nequizia de' forti l'atrocità scoperta. *In dieci anni, dal 1720 al 30, non avvennero in Napoli cose memorabili, fuorché tremuoti, eruzioni volcaniche, diluvi ed altre meteore distruggitrici. Ma nella vicina Sicilia, l'anno 1724, fatto atroce apportò tanto spavento al Regno, che io credo mio debito il narrarlo a fine che resti saldo nella memoria di chi leggerà; e i Napoletani si confermino nell'odio giusto alla inquisizione; oggidì che per l'alleanza dell'imperio assoluto al sacerdozio, la superstizione, l'ipocrisia, la falsa venerazione dell'antichità spingono verso tempi e costumi abborriti, e vedesi quel tremendo Uffizio, chiamato Santo, risorgere in non pochi luoghi d'Italia, tacito ancora e discreto, ma per tornare, se fortuna lo aiuta, sanguinario e crudele quanto né tristi secoli di universale ignoranza. *Perciò in sei lustri centomila napoletani perirono di varia morte, tutti per causa di pubblica libertà o di amore d'Italia; e le altre italiche genti, oziose ed intere, serve a straniero impero, tacite o plaudenti, oltraggiano la miseria dei vinti; nel quale dispregio, ingiusto e codardo, sta scolpita la durevole loro servitù, insino a tanto che braccio altrui, quasi a malgrado, le sollevi da quella bassezza. Infausto presagio, che vorremmo fallace, ma discende dalle narrate istorie, e si farà manifesto agli avvenire; i quali ho fede che, imparando da' vizi nostri le contrarie virtù, concederanno al popolo napoletano (misero ed operoso, irrequieto, ma di meglio) qualche sospiro di pietà e qualche lode: sterile mercede che i presenti gli negano. ====[[Francesco Compagna]]==== *{{NDR|Il ruolo di Napoli nel futuro: metropoli regionale}} capace di assolvere a funzioni di equilibrio a livello nazionale e a funzioni di organizzazione e di animazione a livello regionale. Città fornitrice di alti e qualificati servizi a un territorio provinciale e regionale da ristrutturarsi attraverso ulteriori insediamenti industriali che debbono essere favoriti con coordinate iniziative di infrastrutture e di incentivazione. L'obiettivo è una Napoli non più ripiegata su sé stessa, ma aperta verso la Campania e tutto il Mezzogiorno. *Il potenziamento della funzione metropolitana di Napoli è il problema stesso dello sviluppo economico e civile della [[Campania]]; e in questo senso l'efficacia della terapia dell'industrializzazione risulta in [[Campania]] condizionata da quel particolare aspetto della [[questione meridionale]] che [[Gaetano Salvemini]] chiamava la "questione napoletana" e che oggi si pone in termini di promozione e di esaltazione dei valori metropolitani della vecchia capitale parassitaria. *La vera malattia endemica a Napoli è la disoccupazione. ====[[Benedetto Croce]]==== *Accade, d'altra parte, che, pur nella poco alacre vita civile e politica, l'umana virtù si affermi nei particolari, contrastando al generale, e talora negli episodi, e perfino essa sorga dal mezzo stesso dei vizi, come loro correlativo. Onde un popolo che non ha bastevole affetto per la cosa pubblica potrà avere assai vivo quello per la famiglia, per la quale sarà disposto a ogni sacrificio; un popolo indifferente avere la chiaroveggenza dell'indifferenza; un popolo poco operoso nei commerci e negli affari valer molto nella contemplazione dell'arte e nelle indagini dell'intelletto; un popolo privo di spirito di gloria saper ben cogliere il gonfio e il falso delle umane ambizioni e operare nel riso un lavacro di verità. E via discorrendo.<br/>Sulla logica di queste considerazioni, il popolo napoletano è stato perfino più volte difeso, e il suo atteggiamento verso la vita ha suscitato simpatie [...] Napoli è apparsa come un'oasi nella quale sia possibile ritrarsi per obliare, riposare e respirare in mezzo a un popolo che di politica non cura o, tutt'al più, la prende a mera materia di chiacchiera, e, chiacchierandone senza riscaldarsi, spesso la giudica con spregiudicato acume. *I teatri di Napoli (mi suggerisce qui il nostro maestro [[Giuseppe De Blasiis]]) hanno a capo della loro storia perfino una grande memoria classica, le recite che vi venne a fare di persona l'imperatore [[Nerone]]. E, sebbene un'introduzione "archeologica" sembri ora di tanto cattivo gusto quanto una volta di ottimo, sia ricordato dunque che Nerone, avido di popolari applausi, e non osando presentarsi dapprima sulle scene di Roma, preferì pel suo esordio la nostra città, ''quasi graecam urbem''. Napoli, che possedeva, allora un ampio teatro scoperto, ricco di marmi e di statue, del quale ancora restano i ruderi, e la cui scena sorgeva di sbieco alle spalle della presente chiesa di San Paolo e la ''cavea'' volgeva verso la presente strada dell'Anticaglia; e un teatro coperto, un Odeo, posto probabilmente tra l'Anticaglia e gl'Incurabili, nelle vicinanze del luogo dove è adesso l'ex monastero di Santa Patrizia. *Le vecchie leggende rapidamente tramontano nella odierna trasformazione edilizia e sociale di Napoli, e le nuove non nascono, o piuttosto noi non ce ne avvediamo, e se ne avvedranno i nostri posteri, quando raccoglieranno qualche frammento del nostro presente sentire e immaginare, reso vieppiù fantastico dalle esagerazioni tradizionali, circondato dal fascino dell'antico o del vecchio, e fissato sopra taluna delle nostre ora tanto vilipese architetture e sculture. E coloro, «che questo tempo chiameranno antico», lo chiameranno forse anche «il buon vecchio tempo», come noi ora diciamo della Napoli del Settecento, e già, quasi quasi, di quella anteriore al Sessanta. *Napoli è un paese in cui è impossibile promuovere un pubblico interesse senza rimetterci il cervello e la salute. *Se ancor oggi noi accettiamo senza proteste o per nostro conto rinnoviamo in diversa forma l'antico biasimo<ref>Il riferimento è al proverbio: Napoli è un paradiso abitato da diavoli.</ref>, e se, anzi, non lasciamo che ce lo diano gli stranieri o gli altri italiani ma ce lo diamo volentieri noi a noi stessi, è perché stimiamo che esso valga da sferza e da pungolo, e concorra a mantener viva in noi la coscienza di quello che è il dover nostro. E, sotto questo aspetto, c'importa poco ricercare fino a qual punto il detto proverbiale sia vero, giovandoci tenerlo verissimo per far che sia sempre men vero. ====[[Elena Croce]]==== *A Napoli l'orgoglio, appannaggio del dominatore, non è mai considerato legittimo, ma sempre soltanto ridicolo. *Chi ha lasciato Napoli nella prima giovinezza ricorda la sua partenza come un momento di grande esaltazione. A quella età si desidera vivere nel «mondo». o almeno lo si desiderava prima di accorgersi che la guerra ci aveva sprofondati in un «cosmo» tanto incolore. Per chi vi era nato e cresciuto, a meno che non avesse subito precocemente il richiamo dello scetticismo, che è rimasto l'unico stemma della citta, Napoli non era «mondo». Era uno dei più pittoreschi scenari che avessero attirato l'evasione dell'antico viaggiatore in Italia. O altrimenti era un monumento storico grandioso. Nel perdere il paradiso di bellezze naturali che la circondava, la città è stata sempre messa a nudo come un monumento tra i più stratificati e fantasiosi, abbandonati e malinconici. *La coscienza dell'origine napoletana è restia a manifestarsi all'esterno, ed ha una lenta e difficile decantazione interiore. ====[[Lucio Dalla]]==== *Da sempre nutro una grande passione per Napoli, per la sua cultura, dalla scrittura alla filosofia alle canzoni: è una città che mi ha sempre catturato. *La bellezza di [[Totò]] è la bellezza di Napoli. Napoli, si fa presto a dire, sembra una città, non lo è, è una nazione, è una repubblica. [...] L'ammirazione che io ho per il popolo napoletano nasce proprio da questo amore per Totò. [...] Napoli è il mistero della vita, bene e male si confondono, comunque pulsano. *Quando mi parlano di bellezza mi viene in mente, come prima immagine, Napoli. ====[[Pino Daniele]]==== *La napoletanità autentica deve essere coltivata con discrezione, con cura, sforzandosi di eliminarne le parti superflue o ridondanti, frutto di un eccesso di gusto barocco, per arrivare, se possibile, alla essenzialità di sentimenti e pensieri che, una volta colti nel modo giusto, si mostrano fragili e delicati. *Poche centinaia di metri più avanti<ref>Di Piazza del Gesù.</ref>c'è via Atri, dove frequentai il Diaz, istituto di ragioneria. Tutto a pochi passi da casa, andata e ritorno a piedi, sempre immerso nelle voci, negli odori, nell'aria di una Napoli popolare insediata in quello che fu il centro aristocratico della città. Una Napoli che giorno dopo giorno aderiva ai panni che portavo, entrava nei miei pori, circolava nelle vene e mi rendeva per sempre simile a lei, al suo carattere incazzoso e amabile, nervoso e paziente, dolce e amaro. *La napoletanità è bella, ma guai a cadere nel sottobosco delle vedute meschine. Ho un sogno, per Napoli: ogni piazza, un gruppo musicale che sappia unire tradizione e innovazione. Spazi per i giovani che vogliano fare musica in tranquillità. Teatri aperti, possibilità di mettersi alla prova, ritrovi culturali per confrontarsi, parlare, anche polemizzare. Il patrimonio delle esperienze artistiche è tanto grande, in questa città contraddittoria: è l'unico vero patrimonio morale di Napoli, va salvato. Mi piacerebbe una Napoli pienamente europea e tenacemente mediterranea. *Napoli è il [[Big Bang|big-bang]]. Non solo ciò da cui tutto ha avuto inizio, ma anche quell'energia inesauribile che a tutto ha dato e dà movimento. Vite, pensieri, passioni; fatica, sofferenza, dolore. Amore. Senza Napoli non sarei. Né quello che sono, né quello che suono. Sono partito da qui, da questo urlo che sale dal pozzo senza fondo della storia. ====[[Luciano De Crescenzo]]==== *«E chi Io sa! Chi Io sa come è Napoli veramente. Comunque io certe volte penso che anche se Napoli, quella che dico io, non esiste come città, esiste sicuramente come concetto, come aggettivo. E allora penso che Napoli è la città più Napoli che conosco e che dovunque sono andato nel mondo ho visto che c'era bisogno di un poco di Napoli.» *I napoletani sono un popolo pieno di devozione cristiana, ma non hanno mai veramente abbandonato le tradizioni pagane. Sono sempre rimasti un po' politeisti. È proprio l'idea di Dio, del Dio che è uno, che noi napoletani facciamo fatica a digerire. *Napoli per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell'animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no. A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l'ultima speranza che resta alla razza umana. *«Piano, piano con questa parola: industrializzazione» dice il professore. «Napoli è stata rovinata da Lauro, da Gava e dalla chimera dell'industrializzazione. Lauro l'ha gestita come l'ultimo dei Borboni, Gava ha addirittura fatto rimpiangere Lauro, ma nessuno dei due ha fatto tanto male a Napoli come chi ha creduto di risolvere il problema napoletano con l'industrializzazione. Voi invece immaginatevi una Napoli senza ciminiere, una Napoli che nella piana di Bagnoli al posto dell'Italsider avesse avuto tutta una serie di alberghi, di cottages, di villini e di casinò. Positano, Amalfi, Ischia, Capri, Procida, Baia, il lago d'Averno, Pompei. Ercolano, Vietri, Cuma, il Faito, il Vesuvio, isole, scogli, montagne, vulcani, laghi. il punto d'incontro del turismo mondiale! La Las Vegas d'Europa! Il paradiso in terra! Ma pensate, ad esempio, al Castello dell'Ovo, a questo bellissimo maniero medioevale, ricco di enormi sale, di piccole viuzze interne e di suggestive botteghe». *«Ritornando a Napoli lei ritiene che i napoletani siano nella stragrande maggioranza uomini d'amore?»<br />«Senza dubbio: in particolar modo il popolino.» ====[[Aurelio De Laurentiis]]==== *Napoli non è una città violenta, semmai la capitale del crimine ora è [[Roma]]. Certo, in momenti come questi chi gira con auto e orologi di lusso dimostra di non essere diventato abbastanza napoletano. *Sono tornato in Italia, a Napoli, perché per me l'Italia è Napoli, Napoli è la cosa che più mi convince dell'Italia. *Questa città è stata l'unica a liberarsi da sola dai nazisti, prima ancora dell'arrivo degli americani, che trovarono la città già liberata quando vi entrarono. Questo popolo lo si può tradire se non si ha vergogna, ma non prendere per il culo. ====[[Erri De Luca]]==== *A Napoli mancò uno straccio di re che capisse che nell'Europa delle nazioni l'Italia era destino inevitabile. Mancò un re che stipulasse coi modesti Savoia, signori di una provincia subalpina, un contratto Italia almeno alla pari, non tra occupanti e occupati. Napoli da allora è una capitale europea abrogata, non decaduta ma soppressa, come se Londra fosse stata soppiantata da Edimburgo. Così è andata e questa è la materia della sua ragionevole strafottenza verso la condizione di capoluogo di regione. Se non si vede l'evidenza dell'enorme orgoglio assopito nei suoi cittadini, non si sta parlando di lei. *Com'è importante stare a due, maschio e femmina, per questa città. Chi sta solo è meno di uno. *Napoli è una città che brulica di vita e di storia, ha avuto un passato grandioso e ha energie non solo per partecipare a un futuro, ma anche per precederlo. *Napoli si era consumata di lacrime di guerra, si sfogava con gli americani, faceva carnevale tutti i giorni. L'ho capita allora la città: monarchica e anarchica. Voleva un re però nessun governo. Era una città spagnola. In Spagna c'è sempre stata la monarchia ma pure il più forte movimento anarchico. Napoli è spagnola, sta in Italia per sbaglio. *Nella mia città e nel mio tempo di nascita, Napoli in dopoguerra, i bambini venivano sfoltiti dalla più alta mortalità d'Europa. La loro vita era un permesso rilasciato giorno per giorno, la loro morte non una tragedia. Le campane suonavano a festa perché un altro angioletto si era aggiunto alla volatile schiera degli sprotetti in terra, promossi d'ufficio a protettori in cielo. Di colpi ne incassavano tanti quanti atterrerebbero un pugile, assestati senza misura di proporzione, così come i vestiti, i panni: non avevano taglia, l'ultima stesura dell'usato. [...]<br>I bambini di Napoli a quel tempo saltavano la scuola, andavano al lavoro appena in grado, per giustificare la vita con un guadagno, per minimo che era. Rimborsavano il cibo delle madri. E perciò non era così atroce a quel tempo ascoltare la storia di Erode, la sua sbrigativa spada che si sostituiva a una delle periodiche epidemie e stragi di bambini. Erode era niente di più che uno dei tanti adulti da evitare, uno dei cento agguati apparecchiati. *Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare. *Se fu città violata da un numero esorbitante di vincitori, se fu militarmente indifendibile quel golfo spalancato, per reazione rese inespugnabili i suoi cittadini: ognuno di essi è città intera, sapendo di esserlo e di rappresentarla. ====[[Luigi de Magistris]]==== *Napoli è una città particolare, lo è stata anche storicamente. Quando l'intero continente viveva fasi di stallo Napoli ha segnato importanti accelerazioni nel mondo della cultura. L'Università, tra le più antiche d'Europa, è stata punto di riferimento quando tutta l'Europa era dilaniata da guerre interne. È una città che non ha mai consentito alla Santa Inquisizione di agire liberamente e incontrastata. È una città che sotto l'occupazione straniera e militare si è liberata da sola concedendosi autonomamente a chi nella seconda guerra mondiale determinava la ritirata dei nazisti. *Napoli può dimostrare che lo sport ed il calcio possono tranquillamente farsi con le mani pulite senza bisogno di truccare le partite come faceva Moggi con la Juventus e come, purtroppo, sembra stia accadendo nuovamente {{NDR|riferendosi allo scandalo del calcio scommesse relativo al 2011}}. Si potrebbe stringere tra Napoli e De Laurentiis, un patto di lealtà anche nello sport. Nel rilancio della città un punto fondamentale lo ha il calcio. *Duecentomila spettatori per le regate {{NDR|dell'America's Cup 2012}} nonostante le avverse condizioni meteo, senza dimenticare il mezzo milione di persone a Pasquetta: questi sono numeri che mi rendono orgoglioso. La città ha dato una bella immagine al mondo e ha rappresentato l'Italia in maniera entusiasmante. ====[[Madame de Staël]]==== *Ciò che manca il più a questa nazione in generale, è il sentimento della dignità. Eglino fanno azioni generose e benefiche per buon cuore, piuttosto che per principii: poiché la loro teoria in ogni genere nulla vale, e l'opinione in questo paese non ha punto di forza.<br>Ma allorché uomini e donne scansano cotal morale anarchia, la loro condotta è più notabile in sé stessa e più degna di ammirazione che in qualsivoglia altra parte, poiché niuna cosa nelle circostanze esteriori favorisce la virtù.<br>Si adotta tutta intiera nella sua anima. Né leggi, né i costumi ricompensano o puniscono. Quegli ch'è virtuoso è tanto più eroico, in quantoché non è per questo né più tenuto in istima, né più ricercato. *Fatte alcune onorevoli eccezioni, le prime classi di persone hanno molta somiglianza colle ultime; lo spirito delle une non è quasi più coltivato delle altre, e l'uso del mondo costituisce la sola differenza nell'esteriore. Ma in mezzo a questa ignoranza vi è un fondo di spirito naturale e di attitudine a tutto, talché non si può prevedere ciò che diventerebbe una somigliante nazione, se tutta la forza del governo fosse diretta nel senso dei lumi e della morale. Siccome vi è poca istruzione in Napoli, così vi si trova fino al presente più originalità che carattere nello spirito. Ma gli uomini ragguardevoli di questo paese, come l'abate [[Ferdinando Galiani|Galiani]], Caracciolo, ecc. possedevano, si dice, nel più alto grado la lepidezza e la riflessione, rare facoltà del pensiero, e unione, senza di cui la pedanteria o la frivolezza v'impedisce di conoscere il vero valore delle cose. *Giunsero a Napoli di giorno, in mezzo a quella immensa popolazione ch'è cotanto animata e nello stesso tempo cotanto oziosa. Attraversarono di primo lancio la [[Via Toledo|via ''Toledo'']] e videro i [[Lazzari|Lazzaroni]] a dormire sul lastricato o in una cesta di vetrice<ref>Ramo flessibile del salice, vimine.</ref> che serve loro di abitazione notte e giorno. Questo stato selvaggio, che si vede colà mescolato con la ''civilizzazione'', ha qualche cosa di estremamente originale. Tra quegli uomini ve ne sono alcuni che non sanno neppure il loro nome, e vanno a confessarsi di peccati anonimi, non potendo dire come si chiami colui che gli ha commessi. Esiste in Napoli una grotta sotterranea nella quale migliaia di Lazzaroni passano la loro vita, uscendo solamente sul mezzodì per vedere il sole, e dormendo il restante del giorno, mentreché le loro mogli filano. Nei climi in cui il vitto e il vestito sono sì facili, vi abbisognerebbe il più indipendente ed attivo governo per dare alla nazione sufficiente emulazione. Imperroché egli è sì agevole pel popolo il sussistere materialmente in Napoli, che può fare a meno di quella specie d'industria ch'è necessaria altrove per guadagnarsi il pane. L'infingardaggine e l'ignoranza, combinate coll'aria vulcanica che si respira in quel soggiorno, debbono produrre la ferocia, quando le passioni sono eccitate; ma questo popolo non è più cattivo di un altro. Esso ha dell'immaginazione, il che potrebbe essere il principio di azioni disinteressate, e con questa immaginazione si condurrebbe al bene, se le sue istituzioni politiche e religiose fossero buone. *Il popolo di Napoli non ha altra idea della felicità che quella del piacere: ma l'amore del piacere vale più di arido egoismo.<br>È vero che questo è il popolo del mondo che ami più il danaro. Se voi domandate a uomo del popolo il vostro cammino per la via, egli stende subito la mano dopo avervi fatto un cenno, poiché eglino sono più infingardi rapporto alle parole che ai gesti. Ma il loro gusto pel denaro non è né metodico, né ponderato; lo spendono subitoché l'hanno ricevuto. Se s'introducesse il danaro tra i selvaggi, i selvaggi lo domanderebbero come i Napoletani. *Il popolo napoletano, in alcuni rapporti, non è niente affatto dirozzato, ma non somiglia altronde al volgo degli altri popoli. La sua materialità stessa colpisce l'immaginazione. La spiaggia africana che circonda il mare dall'altra banda, vi si fa già quasi sentire e vi è un non so che di numidico nei gridi selvaggi che si odono da tutte le parti. Quei visi bruni, quei vestiti formati di alcuni brani di panno rosso o violetto, il cui colore pieno attrae gli altrui sguardi; quei pezzi d'abito, nel panneggiamento de' quali traspira ancora il gusto delle arti, danno qualche cosa di pittoresco al popolaccio, mentre che in altri paesi non vi si può scorgere che le miserie della ''civilizzazione''. *Si trova sovente in Napoli certo gusto {{sic|pegli}} acconciamenti e per le decorazioni accanto alla penuria assoluta delle cose necessarie o degli agi. Le botteghe sono ornate graziosamente con fiori e con frutta. Alcune hanno un'aria festiva che non dipende dall'abbondanza, né dalla felicità pubblica, ma solamente dalla vivacità dell'immaginazione: prima di ogni altra cosa si vuole rallegrare gli occhi. La dolcezza del clima permette agli artigiani di ogni specie di lavorare nella strada. I sarti vi fanno i vestiti, i vivandieri la loro cucina, e le occupazioni domestiche, succedendo in tal guisa esternamente, moltiplicano i movimenti del popolo in utili maniere; i canti, i balli, i giuochi rumorosi accompagnano assai bene tutto questo spettacolo; e non vi è altro paese, in cui si senta più chiaramente la differenza tra il divertimento e la felicità: finalmente si esce dall'interno della città per andare alla spiaggia d'onde si vede il mare e il [[Vesuvio]], e si dimentica ciò che si sa degli uomini. ====[[Francisco Elías de Tejada]]==== *Forse ora è tardi per risuscitare la Tradizione di Napoli. Ma, per coloro che ancora cercano di denigrarla o vogliono ignorarla, lì stanno le sue vestigia; nei libri che non si leggono, nel popolo che viene disprezzato, nel cuore di molti che inconsciamente le sentono come io le sento. Perciò passeggiando tanti pomeriggi nella rumorosa via Toledo ho sofferto la tristezza profonda della solitudine, consolata solo dalla voce serena dell'ultimo tradizionalista napoletano, Silvio Vitale, quando il richiamo che sentivo nel più profondo del mio essere mi diceva che era impossibile finisse così il popolo dei miei antenati, ricco di lealtà generosa, creatore di grandi libertà concrete, paladino di imprese universali. Morirò, ma voglio morire con la speranza che, anche se sepolta e derisa, la tradizione della mia Napoli non può restare inerte archeologia. La giustizia di Dio non può permettere che muoia tra lubridi un popolo che è stato strumento di Lui nelle battaglie decisive della storia. Neanche se, come sembra accadere, i Napoletani si sono lasciati andare nella pazzia di un suicidio collettivo. *I re delle Spagne sapevano che le Spagne non erano uniformi, ma varie; che Napoli era uno dei popoli spagnoli, ma con personalità culturale e politica peculiarissima; che coltivare questa personalità era uno dei doveri dei suoi re; che Napoli non era popolo da assimilare, ma da proteggere nel culto delle sue proprie caratteristiche. I re delle Spagne furono re della Tradizione, non imposero a Napoli né leggi né lingua castigliana, non furono castigliani dominatori di Napoli, ma re strettamente napoletani. *Quando, nel 1860, si realizzerà l'unità risorgimentale sotto il simbolo barbuto, piemontese, europeo e anticlericale di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], il corpo morto del Regno di Napoli si dissolverà come cadavere da cui centocinquanta anni addietro era volata via l'anima.<br>Ma l'Europa vincitrice non perdonò a Napoli l'aver combattuto per la causa della Cristianità. I vinti pagano e Napoli paga ricevendo il disprezzo dei vincitori, né più né meno degli altri popoli spagnoli. Il prezzo fu qui ancor più doloroso perché veniva dai "fratelli" del nord della Penisola, anche dai fiorentini e dai veneziani che in altri tempi avrebbero voluto dare il Regno di Napoli in mano ai turchi. La famosa questione meridionale non era né è altro che l'inadattabilità di Napoli, a causa dei suoi residui di ispanismo, alle concezioni europee che, sulla punta delle baionette, avevano innalzato gli invasori garibaldini. ====[[Salvatore Di Giacomo]]==== *Chi bada in Napoli al suo decoro? Certo, chi dovrebbe no. Lascia fare e lascia correre – ecco la frase filosofica, sacramentale d'ogni indifferente partenopeo, sia egli in alto nella cosa pubblica o le passi accanto tranquillo. *In verità, quanta somiglianza di costume tra {{sic|que'}} napoletani del tempo di [[Nerone]] e i napoletani del tempo nostro! Ecco [[Petronio Arbitro|Petronio]] che ci descrive un mercato di panni vecchi, così come oggi lo vediamo al ''Carmine'' e a ''Porta Nolana''; ecco il cantastorie, tolto di mira dagli ''[[scugnizzo|scugnizze]]'' del tempo; ecco una erbivendola che si [[Voci e gridi di venditori napoletani|sgola]] a un canto di strada; ecco Gitone e il barbiere d'Encolpio che, a braccetto, nella notte serena, se ne vanno a [[Crotone]] e cantano a distesa, o, come si direbbe adesso, a ''ffigliole''. Un cuoco, al famoso convito di Trimalcione, mette in tavola le lumache ''cum tremula taeterrimaque voce'' accompagnando la leccornia: e così ricordiamo il nostro ''maruzzaro''<ref>Venditore di lumache di terra o di mare o di frutti di mare.</ref>e la maniera e il tono di quel suo canto che s'indugia a vantare <nowiki>'</nowiki>''e maruzze<ref>Lumache di terra o di mare.</ref>d' 'a festa ca so' meglie d' 'e cunfiette''. E quante forme, quasi uguali, di locuzioni e d'apostrofi! Quelli antichi partenopei dicono ''urceatim plovebat'' e noi diciamo ''chiuveva a langelle'': dicono ''bonatus'', e noi diciamo ''abbunato''<ref>Bonaccione, semplicione. La definizione è in Sergio Zazzera, ''Dizionario napoletano'', Newton Compton Editori, Roma, 2016, p. 18. ISBN 978-88-541-8882-2</ref>. Per dir ''tu non sei del bottone''<nowiki>Non appartieni alla nostra combriccola.</nowiki>quelli dicevano ''non es nostrae fasciae''; e la frase ''nescio cui terrae filius''<ref>Non so a chi tu sia figlio. {{cfr}} ''Napoli: figure e paesi e Luci e ombre napoletane'', nota 2, p. 192</ref> tenea luogo di ''nun saccio a chi figlio 'e p...''; e ''nun aiza 'a capa 'a copp' 'o libro'' si diceva ''caput de tabula non tollit''. Le lievi ferite, all'uso nostro, erano medicate con la ragnatela... ''at Giton... primum aranei oleo madentibus vulnus... coartivit...'' Qualcuno diceva ''Dies nihil est, dum versas te nox fit''<ref>La giornata è breve, il tempo di girarti e rigirarti ed è notte. {{cfr}} ''Napoli: figure e paesi e Luci e ombre napoletane'', nota 3, p. 192.</ref>: – e voleva dire: – <nowiki>'</nowiki>''a jurnata è corta: mentre ca te vuote e te ggire s'è fatto notte''. Ma che! Se non mi sbaglio anche il ''[[Pernacchia| vernacchio]]'' è greco. Parla non so qual tronfio oratore alla mensa trimalcionica ed ecco qualcuno che, all'ultime enfatiche parole del conferenziere, ''oppositaque ad os manu nescio quid tetrum exibilavit, quod postea graecum esse adfirmabat!''<ref>E portata la mano alla bocca, non so che cosa abbia sibilato di tetro che dopo abbia detto lingua greca. {{cfr}} ''Napoli: figure e paesi e Luci e ombre napoletane'', nota 4, p. 192.</ref> *La mia fissazione è questa, che Napoli è una città disgraziata, in mano di gente senza ingegno e senza cuore e senza iniziativa. *Napoli è una città bella e singolare – singolare principalmente. Le sue cose rare sono mescolate alle comuni – le nobili alle volgari – a pochi passi dal silenzio è il rumore – prossimi a' luoghi più luminosi ed aperti sono le ombre e il mistero – accanto a un monumento medievale è un lurido fondaco o un vicolo e, forse, alle spalle d'un tempio un lupanare. Ciò che è qui {{sic|da per tutto}}, è la vita: la sanguigna vita popolana, pulsante e ininterrotta, che passa e si rincorre e scivola lungo i muri del monumento e del tempio, che s'addensa e si sparpaglia, e s'agita ed urla o impreca, sotto un fulgido sole che par quasi la fecondi, e investa a un tempo col suo lume diffuso questa folla dell'ultima ora e i ruderi d'un teatro greco, e quel che fu il tempio insigne dei Dioscuri, e una chiesa angioina, e il pallido chiostro d'un antico convento di monache armene... *Napoli, [...] questo strano cuore d'Italia che patisce, se lo si considera bene, di tutti i mali cardiaci, dell'aritmia, dell'{{sic|iperestasia}}, dei ribollimenti subitanei e delle lunghe paci silenziose, da' battiti lenti, quasi malati. *{{NDR|L'uccisione di [[Masaniello]] e lo scempio del suo corpo}} Triste storia, che, peculiarmente, dimostra come il popolo napoletano, la plebe per meglio dire, non abbia mai avuto una coscienza propria: abituata a servire, s'è macchiata, in servitù, fin del sangue suo stesso. Essa ha avuto sempre lo sciagurato destino degl'ignoranti e le sue lacrime postume non hanno cancellato mai più certe crudeltà e certi delitti i quali, tuttavia, la fanno più degna di pietà che d'odio. ====[[Charles Dickens]]==== *Il posto è bello, ma molto meno di quanto la gente non dica. Il famoso golfo, secondo me, come veduta, è incomparabilmente inferiore a quello di Genova, che è quanto di più bello abbia mai visto. Nemmeno la città, dal canto suo, è paragonabile a Genova, con cui in Italia nessuna regge il confronto, salvo Venezia. *Napoli in sé, invece, almeno un po' mi ha deluso. Il golfo non mi pare bello come quello di Genova, non è facile scorgerne o coglierne la linea, e l'effetto delle montagne è sciupato dalle sue dimensioni. La vita per le strade non è pittoresca e insolita neanche la metà di quanto i nostri sapientoni giramondo amino farci credere. *Napoli mi ha ampiamente deluso. È pur vero che il tempo è stato brutto per gran parte della mia permanenza là, ma se non vi fosse stato il fango, vi sarebbe stata la polvere. E se anche avessi avuto il Sole, avrei comunque avuto anche i Lazzaroni, che sono così cenciosi, così luridi, abietti, degradati, immersi e imbevuti nella più totale impossibilità di riscatto, che renderebbero scomodo anche il Paradiso, semmai dovessero arrivarci. Non mi aspettavo di vedere una bella Città, ma qualcosa di più piacevole della lunga monotona {{Sic|filza}} di squallide case che si stendono da Chiaia al Quartiere di Porta Capuana, sì; e mentre ero piuttosto preparato all'idea di una popolazione miserabile, mi aspettavo comunque di vedere qualche straccio pulito ogni tanto, qualche gamba che ballasse, qualche viso sorridente, abbronzato dal sole. La realtà, invece, è che, se penso a Napoli in sé per sé, non mi resta un solo ricordo ''piacevole''. *Noi che pur siamo amanti e ricercatori del pittoresco, non dobbiamo fingere di ignorare la depravazione, la degradazione e la miseria a cui è irrimediabilmente legata l'allegra vita di Napoli! ====[[Gino Doria]]==== *Camminiamo, camminiamo insieme su queste nostre belle strade inondate di sole, e combiniamo insieme mille grandiosi affari. E quando ne avremo concluso uno grandissimo – la vendita della Villa Nazionale per suoli edificatorî io ti offrirò un caffè e tu mi offrirai una sigaretta. E ci prenderemo a braccetto e passeggeremo. E poi così domani, e poi sempre, fino alla morte. Non avremo concluso nulla, ma avremo avuto sempre – e quanti ce li avranno invidiati! – un canto nell'anima e un sogno nel cuore. *Dalla terra impastata, vivificata dal fuoco esso trascorre, e non solo per vecchia metafora, nelle vene e nel sentimento degli esseri umani che felicemente popolano Napoli. E come il fuoco non è sempre visibile ed esplosivo, ma talvolta inerte e sonnolento – non mai morto – sotto strati di cenere o in remoti {{sic|cuniculi}}, così anche nella storia degli uomini di queste terre e nelle loro singole esistenze, la virtù ignea trapassa dalla morte apparente a uno slancio vitale così impetuoso da portare a distruzione implacabile, mentre il più delle volte, e più pacificamente, genera pensieri profondi, opere d'arte, inimitabili modi di vita. *Il popolo napoletano, dunque, ignora la via della saggezza, la quale, al pari della virtù, sta nel mezzo.<br>Egli è sanfedista, ma se non è sanfedista è [[giacobinismo|giacobino]]. Al '60 non fu mai cavouriano: o era legittimista sfegatato, o era garibaldino, perché [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] aveva la capelliera bionda, la camicia rossa e la voce dolce.<br>Non fu sempre così, il napoletano. La maledetta [[rivoluzione francese]] con le sue maledette idee di libertà e d'uguaglianza venne a guastare irrimediabilmente il sangue di un popolo mirabilmente apolitico, iniettandogli il bacillo giacobino. *{{NDR|C'è un colore locale, superficiale ed appariscente che può attrarre ed appagare gli stranieri}} Ma c'è l'altro colore locale, quello che riguarda noi, i nativi, ed è meno appariscente ed è assai più caro al nostro sentimento. E che cos'è? E perché ci si tiene tanto, al punto che ogni colpo di piccone, ogni colpo di scopa, ogni colpo di pennello è come una stretta al cuore? È assai difficile spiegarlo: è un indefinibile, è un inafferrabile, è un complesso di mille cose impalpabili. Sono migliaia di ricordi ammucchiati in un punto, sono abitudini millenarie localizzate in un altro, sono tutte le gioie e i dolori di un popolo che hanno lasciato la loro traccia in quella piazza, in quel vicolo, su quella casa. È l'amore disperato per tutto ciò che fu dei nostri padri e dei nostri nostri nonni e degli avoli ancora più lontani, è il fatto fisico del nostro occhio stesso, conformato, attraverso più generazioni, a vedere le cose disposte in quel modo, in quell'ordine, con quelle tinte.<br>Di colore locale, in questo senso inteso, è fatta tutta la poesia napoletana, quella vera, tutta la pittura napoletana, quella vera. E quando si distrugge questo colore locale è un pezzo di poesia in potenza che se ne va, è una pittura in potenza che se ne va. *Noi napoletani abbiamo tutti, nel nostro foro interiore, un [[Pulcinella]] che ci ammonisce. *Persino il verbo camminare, che in lingua vale a designare la normalità dell'animale in moto, nel [[dialetto napoletano]] assume un significato fantastico. Che cosa è un cavallo che corra molto? È appena un cavallo ''cammenatore''. Ma avete sentito mai parlare di un uomo ''cammenatore''?<br>Eppure il napoletano qualche volta corre. Allorquando Mariantonia fu avvertita del terremoto, stirandosi dal letto e sbadigliando, rispose pacifica: ''Mo... mo...'' Ma se a Mariantonia avessero detto: «Dal terrazzo si vedono le granate del Carmine», Mariantonia si sarebbe precipitata dal letto e, magari nuda, sarebbe corsa sul terrazzo.<br>Il napoletano corre quando può ''vedere'' qualcosa. *Ricordate il lamento di Barcinio, nella duodecima egloga dell<nowiki>'</nowiki>''Arcadia''? ''Dunque, miser''<ref>Il riferimento è al Sebeto, antico fiume di Napoli.</ref>'', perché non rompi, o scapoli | tutte l'onde in un punto, ed inabissiti: | poi che Napoli tua non è più Napoli''? Già Napoli non era più Napoli all'aprirsi del secolo XVI! E che cosa direbbe oggi, se tornasse al mondo, quel bravissimo uomo del [[Iacopo Sannazzaro|Sannazzaro]]?<br>Direbbe che è scomparsa persino quella tradizionale cortesia, che a una giovinetta, cui si fosse detto che era bella, faceva rispondere, coperte le guance di pudico rossore: «sono belli gli occhi vostri». Direbbe che è scomparso persino l'amore, e Napoli era l'ultima rocca dell'amore romantico e sentimentale, cioè dell'amore. *Veramente c'è da discutere sul verbo ''camminare'' applicato al napoletano. Anzi, io voglio appunto dire che il napoletano ignora che cosa sia ''camminare'', mentre sa assai bene cosa significa ''passeggiare''. Il napoletano non cammina mai, ma passeggia sempre: anche se sia il napoletano più attivo, più energico, più preso dagli affari, più difettoso di tempo. ====[[Elena Ferrante]]==== *Ah, che città, diceva a mia figlia zia Lina, che città splendida e significativa: qua si sono parlate tutte le lingue, Imma, qua s’è costruito di tutto e s’è scassato di tutto, qua la gente non si fida di nessuna chiacchiera ed è assai chiacchierona, qua c’è il Vesuvio che ti ricorda ogni giorno che la più grande impresa degli uomini potenti, l’opera più splendida, il fuoco, e il terremoto, e la cenere e il mare in pochi secondi te la riducono a niente. *È una metropoli che ha anticipato e anticipa i mali italiani, forse europei. Perciò non andrebbe mai persa di vista. [...] Ciò che potremmo essere, su questo pianeta, e ciò che invece disgraziatamente siamo, a Napoli si vede meglio che altrove. *Ora cercava testimonianze di viaggiatori stranieri dentro cui le pareva di rintracciare incanto e repulsione mescolati insieme. Tutti, diceva, tutti, di secolo in secolo, hanno lodato il grande porto, il mare, le navi, i castelli, il Vesuvio alto e nero con le sue fiamme sdegnate, la città ad anfiteatro, i giardini, gli orti e i palazzi. Ma poi, sempre di secolo in secolo, sono passati a lagnarsi dell’inefficienza, della corruzione, della miseria fisica e morale. Nessuna istituzione che dietro la facciata, dietro il nome pomposo e i numerosi stipendiati, funzionasse davvero. Nessun ordine decifrabile, solo una folla sregolata e incontenibile per le strade ingombre di venditori d’ogni possibile mercanzia, gente che parla a voce altissima, scugnizzi, pitocchi. Ah, non c’è città che diffonda tanto rumore e tanto strepito come Napoli. ====[[Abel Ferrara]]==== *È una delle più grandi città del mondo, come [[New York]], [[New Orleans]], [[San Francisco]], tutte vicino all'acqua e aperte ai flussi migratori. *Napoli è un punto di riferimento culturale per l'intero Mediterraneo, è stata una tra le culle della civiltà occidentale, ha saputo esportare tutto il suo bene e anche tutto il suo male in giro per il mondo, come solo le grandi città sanno fare. E penso a New York, San Francisco, New Orleans, Londra, Liverpool: tutte città caratterizzate da grandi povertà e altrettanto grandi splendori. Rispetto a tutti questi luoghi, però, Napoli può vantare un elemento in più, al pari della sola New York. E si tratta della caratteristica che ho provato a catturare col mio documentario «Napoli Napoli Napoli». *Napoli mi ricorda la New York anni '90: c'è la stessa violenza, la stessa energia. *Penso che Napoli riuscirà a sopravvivere a tutto, è una città molto dinamica che non è mai cambiata. La mia famiglia proviene da quel luogo ed è come se avessi dei legami di sangue con questa città. La città è stata un centro culturale del mondo dal suo primo giorno. ====[[Maurizio Ferraris]]==== *A ben vedere, la friabilità del tufo, la sua eterna disponibilità a ritornare alla natura, proprio come accade nei templi Maya affondati nelle foreste dello Yucatan, costituisce l'insegnamento più profondo che si può trarre da quella città fatta di tufo che è Napoli. Una simile riflessione getterebbe un ponte ideale verso la lenta ginestra di Leopardi, verso la natura indifferente alla storia. *I [[libertinismo|libertini]], spiega {{NDR|il [[Marchese de Sade]]}}, hanno nel sangue le forze telluriche del [[Vesuvio]], mentre le persone ordinarie sono piatte come le pianure del vercellese.<br>È con questo mantra per la testa che giro per le vie di Napoli infastidito come un leghista di una volta e insieme sottomesso a una realtà più profonda infinitamente più antica di quelle che posso trovarmi tra le vie squadrate che portano i nomi di arciduchesse sabaude: proprio la vita dell'antichità, commentava [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] e ripeteva [[Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff|Wilamowitz]]. Nelle insensate processioni della Madonna dell'Arco riemergono le usanze delle fratrie greche che nessun cristianesimo è riuscito ad addomesticare. Nelle donne grassissime e panterate che girano in moto come se le ruote facessero parte del loro corpo riappare il Pantheon pittoresco che, non dimentichiamocelo, era bianco e composto solo per i gentiluomini della Virginia del diciottesimo secolo. Il tratto dominante nascosto sotto la dolcezza dei paesaggi e la mitezza delle persone è in effetti l'orrore. *{{NDR|Napoli}} è rimasta città di corte. Come [[Torino]]. Solo che Torino è una città piccola, poco più di un villaggio, ma i pochi plebei che l'hanno da sempre abitata sono sta­ti messi in riga, facendogli fare pri­ma i soldati e poi gli operai. A Na­poli, invece, non c'è mai stato un vero esercito; ma un milione di per­sone che non osserva nessun tipo di regole e dei borghesi subordina­ti ad essi, subalterni, che ne hanno paura. *Napoli non ha mai creduto alla modernità ed è per questo che è naturalmente postmoderna e decostruzionista. ====[[Renato Fucini]]==== *Addio, Napoli mia, e, se l'ira del tuo vulcano non ti tocchi in eterno, vogli compatire il piccolo figlio d'una delle tue cento fortunate sorelle, che limpida e sconfinata, come la serenità del tuo cielo, vorrebbe la purezza della tua grande anima di fuoco. *Di patria, d'Italia, di nazionalità non occorre parlarne. Essi sono napoletani e basta, ed il resto degl'Italiani, dal lato Nord son Piemontesi, dal lato Sud cafoni e niente altro. *Dio si deve esser pentito d'essersi lasciato cadere questo pezzo di paradiso su la terra. Per correggere lo sbaglio, ha aperto quaggiù gole d'inferno che vomitan fiamme e minacciano distruzione da ogni parte, ma, per il suo scopo, ha fatto peggio che a lasciar correre. *Il fascino di questo abbrustolito Prometeo {{NDR|Vesuvio}}, che avviva con la sua anima di fuoco tutte le membra della bellissima sfinge posata voluttuosamente ai sui piedi, è qualche cosa di strano, qualche cosa di irresistibile.<br/ >Scendete alla riva di Santa Lucia, o a [[Mergellina]]; salite alla rocca di Sant'Elmo, al Vomero, a Posillipo, a Capodimonte, od in qualunque altro luogo donde si scorga la sua mole fantastica, e contemplate. *Nessun paese al mondo, io credo, conserva al pari di Napoli così scarsa e non pregevole quantità dì tracce monumentali delle dinastie che vi si sono succedute nel dominio. La ragione di questo fatto credo non possa ripetersi altro che dalla breve durata delle singole occupazioni, e, più che da questo, dalle lotte continue che gl'invasori hanno dovuto sostenere fra loro per contrastarsi accanitamente questa agognata regione, tantoché le arti della guerra mai non hanno dato una tregua abbastanza lunga, da permettere l'incremento di quelle della pace, che ogni invasore avrebbe potuto, o buone o cattive, trapiantarvi dal proprio paese. *Quante volte dal folto di questo pandemonio, allorché udivo appena il cannone di Sant'Elmo scaricato a mezzogiorno negli orecchi di Napoli, ho mandato un pensiero e un sospiro alla languida signora dell'Adriatico, ai suoi vuoti palazzi ed al silenzio de' suoi canali che lascia intendere il fiotto dei remi d'una gondola lontana e il tubare de' colombi su le cuspidi delle sue torri affilate! − Bellissime ambedue queste regine del mare, ma quanto diversamente belle! − Su la laguna posa languidamente la bellissima e pallida matrona, stanca sotto il peso degli anni, povera in mezzo alle sue gemme, ma ricca d'orgoglio per antica nobiltà. Ai piedi del Vesuvio, la voluttuosa e procace Almea, balla in ciabatte la tarantella, e canta e suda povera di tutto, ma ricca di speranze, di giovinezza e di sangue. Quella si nutrisce di mestizia e di gloria; questa, di maccheroni e di luce. Quella coperta di laceri broccati, ma lindi; questa seminuda e lercia, dalle ciabatte sfondate alla folta chioma nerissima ed arruffata. *S'io ti dovessi dipingere i colori del camaleonte o disegnarti le forme di Proteo, in verità mi sentirei meno imbrogliato che a darti una netta definizione di quello che mi è sembrato essere il carattere di questo popolo.<br/>È così instabile, così pieno di {{sic|contradizioni}}; si presenta sotto tanti e così disparati aspetti dagli infiniti punti di vista da cui può essere osservato, che su le prime è impossibile raccapezzarsi. Ad un tratto ti sembreranno ingenue creature e ti sentirai portato ad amarle; non avrai anche finito di concepire questo sentimento che ti appariranno furfanti matricolati. Ora laboriosissimi per parerti dopo accidiosi; talvolta sobrii come Arabi del deserto, tal'altra intemperanti come {{sic|parasiti}}; audaci e generosi in un'azione, egoisti e vigliacchi in un'altra. Passano dal riso al pianto, dalla gioja più schietta all'ira più forsennata, con la massima rapidità, per modo che in un momento li crederesti deboli donne o fanciulli, in un altro, uomini in tutto il vigore della parola; insomma, la loro indole non saprei in massima definirla altro che con la parola: ''anguilliforme'', poiché ti guizza, ti scivola così rapidamente da ogni parte che quando credi d'averla afferrata, allora proprio è quando ti scapola e ti lascia con tanto di naso e con le mani in mano. *Strano paese è questo! Quale impasto bizzarro di bellissimo e di orrendo, di eccellente e di pessimo, di gradevole e di nauseante. L'effetto che l'animo riceve da un tale insieme è come se si chiudessero e si riaprissero continuamente gli occhi: tenebre e luce, luce e tenebre. *Son troppi quelli che abbisognano di lavoro, di fronte al movimento industriale e commerciale del paese, onde molti, lo ripeto, rimangono involontariamente inoperosi; ma quando offriamo loro da lavorare, è un'atroce calunnia, almeno ora, il dire che lo ricusino, perché hanno mangiato. Sono stato troppe volte e sul molo e nei quartieri poveri, dove abbondano gli sdraiati e gli addormentati e troppe volte ho fatto la prova, destandoli e incaricandoli di qualche piccola commissione e qualche volta anche grossa e faticosa, e mai mi son sentito rispondere il famoso ''aggio magnato''. Sorgono in piedi come se scattassero per una molla, si stropicciano gli occhi e per pochi centesimi si mettono alle fatiche più improbe, fanno due chilometri di strada correndo, e ritornano ringraziandovi, domandandovi se comandate altro, e scaricandovi addosso un diluvio di ''eccellenze'' e di ''don'', come se avessero da voi ricevuto il più grosso favore del mondo.<br/>Gli ho osservati nelle loro botteghe, passando per le vie, ed ho visto che lavorano; sono stato a visitare opificj e ne sono uscito con le mie convinzioni più radicate che mai. Non contento de' miei occhi, ne ho domandato ad alcuni direttori di stabilimenti manifatturieri, non napoletani e perciò non pregiudicati, e tutti mi hanno confermato nella mia scismatica opinione. Chi ha gambe venga e chi ha occhi veda, e dopo, se è onesto, dovrà convenire con me che lo sbadiglio lungo, sonoro, spasmodico, che quell'aspetto di prostrazione fisica, che quelle fisonomie assonnate e quasi sofferenti per la noia che s'incontrano specialmente nelle città di secondo ordine delle altre provincie, fra le quali non ultima la nostra leggiadra [[Toscana|Toscanina]], a Napoli non le troverà certamente; e giri, e cerchi, e osservi pure a suo piacere, assolutamente non le troverà. *Ti dirò soltanto che da quel tempo in poi la [[camorra]] non ha mai cessato di esistere e che non cesserà mai, nonostante le sfuriate di persecuzione che si è preteso farle, finché non sarà affatto scomparsa l'ultima delle cause che le danno vita. *Togliete a Napoli il Vesuvio, e la voce incantata della sirena avrà perduto per voi le più dolci armonie. ====[[Giuseppe Maria Galanti]]==== *I napoletani sono vivi, ciarlieri e gesticolosi all'eccesso, e non è meraviglia che non abbiano potuto soffrire l'Inquisizione. Sono avidi di feste e di spettacoli, e si sviluppa questo carattere in tutti i modi. *Ma più della situazione è bello il clima. Il cielo vi è quasi sempre puro e sereno: l'aria vi è salubre e libera, e non vi si sentono mai gli estremi del caldo e del freddo. Il suolo è di una fertilità meravigliosa. Tutto dunque invita a vivere e godere in questo angolo del mondo. *Napoli è situata rivolta a mezzogiorno e ad oriente sul pendio di una catena di colline oltremodo deliziose. Questa capitale col suo cratere, colle sue isole e montagne forma un colpo d'occhio ed una bellezza di situazione la più singolare. Tutti i luoghi presentano vedute così vaghe, così varie, così dilettevoli, che l'anima vi è rapita ed incantata. La principale è di osservare Napoli in alto mare. [[Immagine:Napoli - piazza San Domenico Maggiore e guglia 1030736.JPG|thumb|Piazza San Domenico Maggiore, 2007]] ====[[Giuseppe Galasso]]==== *Era solo nelle grandi ricchezze naturali del luogo – la luce, il sole, l'azzurro incomparabile del cielo e del mare, la linea insieme aspra e dolce del paesaggio tirrenico, la non comune mitezza del clima – che le insufficienze enormi dell'abitato cittadino si scioglievano e davano luogo a un paesaggio urbano della vitalità e del colore di Napoli, per cui si poteva anche dimenticare, come spesso avveniva, che quella vitalità e quel colore erano il corrispettivo di una struttura sociale tragicamente caratterizzata dalla presenza dell'enorme massa sottoproletaria. [...] Per cogliere appieno quella che doveva essere allora<ref>Nel 1700.</ref>la bellezza della città, quale ce l'ha trasmessa anche la pittura del tempo, bisogna riferirsi in generale all'equilibrio complessivo dell'insieme dell'abitato col territorio e col paesaggio. Allora lo spettacolo è di una seduzione sottile e inebriante. Le cose sembrano respirare nello stesso tempo un'atmosfera vitalissima, carica di profondi e pesanti effluvi, e una vaga aura di morte. Io capisco molto bene [[Leonardo Sciascia|Sciascia]], quando dice qualcosa del genere per la sua [[Sicilia]], e [[Raffaele La Capria|La Capria]], quando parla del «ferito a morte», ferito da questa dolorosa dialettica tra una natura stupenda e una società senza sufficienti equilibri e cariche interne. *Il napoletanismo deteriore e il mito della napoletanità hanno un po' stravolto, anzi hanno stravolto parecchio, il significato di questo momento aureo<ref>Il riferimento è all'alto livello e alla grande influenza che Napoli conseguì nella cultura e nell'arte durante il cinquantennio liberale.</ref>, l'ultimo grande momento – finora! – della Napoli artistica e letteraria. Ne è venuta fuori la smania del bozzetto napoletano, del colore locale; la coltivazione dell'«umanità» napoletana, che sarebbe un'umanità più umana di ogni altra; lo ''spleen'' di una tavolozza di sentimenti lacrimevolmente patetici; il mito di una vitalità primigenia irreprimibile: insomma, un misto di scugnizzo, di anima bella, di piccolo mondo antico e di provincialismo estetico che a me pare un falso storico, una dannosa evasione dalla realtà e un autentico contributo alla diffamazione napoletana de se stessi. *Il sottoproletariato napoletano non è, del resto, un cane che si faccia portare a passeggio meccanicamente. All'irrazionalità della sua formazione storica corrisponde puntualmente l'imprevedibilità del suo comportamento socio-politico. *L'importante è che di Napoli non si faccia un feticcio, né come caso disperato, né come fatto di napoletanità. La napoletanità è tutta nella storia. Il caso disperato è un comodo luogo comune di evasione della responsabilità. Direi che mai come nel caso di Napoli va bene riconoscere alla questione molte radici, molte tendenze di sviluppo, molte possibilità di orientamento, molta disponibilità di forze attuali, molte potenzialità. E che, quindi, le risposte e le scelte semplicistiche, a una dimensione, sono proprio le meno responsabili, le meno coraggiose. *Napoli fu la base operativa della flotta cristiana che nel 1571 riportò sui turchi la decisiva vittoria di Lepanto, con la quale si pose un alt definitivo alla minaccia ottomana sui paesi cristiani del Mediterraneo. Per quanto non lo si ricordi, ancora più importante fu, tuttavia, la funzione strategica di Napoli nei confronti del teatro politico e militare italiano ed Europeo. Napoli, col Regno, fu infatti la retrovia, la seconda linea dell'azione spagnola nella Valle Padana, dove [[Milano]] apparteneva egualmente, dal 1535, alla Corona madrilena. Retrovia di Milano, fortezza e cittadella, per così dire, di Milano, fu perciò per due secoli Napoli. *Nel corso dei secoli, e specialmente con il consolidarsi dell'appartenenza al dominio romano, la città aveva acquistato pure una fisionomia di centro culturale magari un po' provinciale, ma tranquillo, dignitoso, informato: qualcosa come una piccola città universitaria dell'Inghilterra vittoriana. Nello stesso tempo, però, qualcosa anche come le città turistiche della Riviera ligure in cui dall'Inghilterra vittoriana si veniva a villeggiare o a svernare, in quanto fra [[Isola di Capri|Capri]], [[Baia (Bacoli)|Baia]], Napoli a altri centri campani si andò sviluppando, fra il I secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo, la zona di soggiorno invernale, riposo, villeggiatura, svago più elegante dell'alta società romana. Fu in questa Napoli che [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] trascorse molti anni e scrisse le ''Georgiche'', trasmettendone pure l'immagine serena, benché dolcemente malinconica nella sua malia. Negli ultimi anni dell'Impero romano in Occidente la città sembra presentare una fisionomia più composita, e anche – se così posso dire – meno composta. Sembra come se la dolcezza malinconica, virgiliana, si fosse stemperata nell'edonismo lascivo e vitalisticamente agitato, tumultuoso della città ideata da [[Petronio Arbitro|Petronio]] come scena del ''Satyricon''. *Nel periodo fascista, in un'Italia e in un mondo mutati, col primo avvio della società consumistica, con l'incipiente trionfo della meccanizzazione di massa e dei mezzi di comunicazione di massa, la continuità voleva dire ristagno, degradazione, salto di qualità all'ingiù. E, infatti, è in questo periodo che, dopo le grandi fiammate del '700 e della ''belle époque'', Napoli tende ancora più a provincializzarsi, si trova sempre più spinta ai margini delle correnti principali della vita sociale e intellettuale. *{{NDR|La [[Mostra d'Oltremare]]}} non esprimeva solo il coronamento dell'intervento a Fuorigrotta, ma una più generale visione della città, la visione che in ultimo se ne fece il [[fascismo]]: una Napoli volta verso il [[Mediterraneo]] e l'[[Africa]], grande porto coloniale e militare, sostegno industriale e retrovia commerciale della potenza italiana oltremare e, perfino, base culturale dell'Italia africana, come si diceva allora, tramite l'Istituto Orientale e altre istituzioni universitarie ed extrauniversitarie. [...] Era, però, anche una visione pateticamente provinciale e ritardataria nel 1938-39. *Tutta «speciale» la politica per Napoli da un secolo a questa parte: regi commissari, commissari speciali, leggi speciali. L'eccezionale come norma, e come alibi della classe politica, soprattutto di quella impegnata a livello nazionale, nei riguardi dei problemi cittadini. Ed espressione anche dell'incapacità o difficoltà manifestate nel portare avanti uno sforzo o un disegno più ordinario, ma anche più costante e costruttivo. ====[[Giuseppe Garibaldi]]==== *A Napoli, come in tutti i paesi percorsi dallo [[Stretto Di Messina]], le popolazioni furono sublimi d'entusiasmo e d'amor patrio, ed il loro imponente contegno contribuì certo moltissimo a sì brillanti risultati.<br>Altra circostanza ben favorevole alla causa nazionale fu il tacito consenso della marina militare borbonica, che avrebbe potuto, se intieramente ostile, ritardare molto il nostro progresso verso la capitale. E veramente i nostri piroscafi trasportavano liberamente i corpi dell'esercito meridionale lungo tutto il {{sic|littorale}} napoletano, senza ostacoli; ciò che non avrebbero potuto eseguire con una marina assolutamente contraria. *I pochi giorni passati in Napoli, dopo l'accoglienza gentile fattami da quel popolo generoso, furono piuttosto di nausea, appunto per le mene e sollecitudini di quei tali cagnotti delle monarchie, che altro non sono in sostanza che sacerdoti del ventre. Aspiranti immorali e ridicoli, che usarono i più ignobili espedienti per rovesciare quel povero diavolo di Franceschiello, colpevole solo d'esser nato sui gradini d'un trono, e per sostituirlo del modo che tutti sanno.<br>Tutti sanno le trame d'una tentata insurrezione, che doveva aver luogo prima dell'arrivo dei Mille per toglier loro il merito di cacciar il Borbone, e farsene poi belli costoro presso l'Italia, con poca fatica e merito. Ciò poteva benissimo eseguirsi se coi grossi stipendi la monarchia sapesse infondere ne' suoi agenti un po' più di coraggio, e meno amor della pelle.<br>Non ebbero il coraggio d'una rivoluzione i fautori sabaudi, ed era allora tanto facile di edificare sulle fondamenta altrui, maestri come sono in tali appropriazioni; ma ne ebbero molto per intrigare, tramare, sovvertire l'ordine pubblico, e mentre nulla avean contribuito alla gloriosa spedizione, quando poco rimaneva da fare ed era divenuto il compimento facile, la smargiassavano da protettori ed alleati nostri, sbarcando truppe dell'esercito sardo in Napoli (per assicurare la gran preda, s'intende). *In Napoli più che a Palermo aveva il cavourismo lavorato indefessamente, e vi trovai non pochi ostacoli. Corroborato poi dalla notizia che l'esercito sardo invadeva lo Stato pontificio, esso diventava insolente. Quel partito, basato sulla corruzione, nulla avea lasciato d'intentato. Esso s'era prima lusingato di fermarci al di là dello stretto, e circoscrivere l'azione nostra alla sola [[Sicilia]]. Perciò avea chiamato in sussidio il magnanimo padrone, e già un vascello della marina militare francese era comparso nel Faro; ma ci valse immensamente il veto di lord [[John Russell, I conte di Russell|{{sic|John Russel}}]] che in nome d'[[Gran Bretagna|Albione]] imponeva al sire di [[Francia]] di non immischiarsi nelle cose nostre.<br>Quello che più mi urtava nei maneggi di cotesto partito era di trovare le {{sic|traccie}} in certi individui che mi erano cari, e di cui mai avrei dubitato. Gli uomini incorruttibili erano dominati con l'ipocrita ma terribile pretesto della necessità! La necessità d'esser codardi! La necessità di ravvolgersi nel fango davanti ad un simulacro d'effimera potenza, e non sentire, e non capire la robusta, imponente, maschia volontà d'un popolo che, volendo ''essere'' ad ogni costo, si dispone a frangere cotesti simulacri e disperderli nel letamaio donde scaturirono. *L'ingresso nella grande capitale ha più del portentoso che della realtà. Accompagnato da pochi aiutanti, io passai framezzo alle truppe borboniche ancora padrone, le quali mi presentavano l'armi con più ossequio certamente, che non lo facevano in quei tempi ai loro generali.<br>Il 7 settembre 1860! E chi dei figli di Partenope non ricorderà il gloriosissimo giorno? Il 7 settembre cadeva l'{{sic|abborrita}} [[Borbone delle Due Sicilie|dinastia]] che un grande statista inglese avea chiamato «Maledizione di Dio!» e sorgeva sulle sue ruine la sovranità del popolo, che una sventurata fatalità fa sempre poco duratura.<br>Il 7 settembre un figlio del popolo, accompagnato da pochi suoi amici che si chiamavano aiutanti, entrava nella superba capitale dal focoso destriero<ref>Simbolo di Napoli.</ref>acclamato e sorretto dai cinquecentomila abitatori, la cui fervida ed irresistibile volontà, paralizzando un esercito intiero, li spingeva alla demolizione d'una tirannide, all'emancipazione dei loro sacri diritti; quella scossa avrebbe potuto movere l'intiera Italia, e portarla sulla via del dovere, quel ruggito basterebbe a far mansueti i reggitori insolenti ed insaziabili, ed a rovesciarli nella polve!<br>Eppure il plauso ed il contegno imponente del grande popolo valsero nel 7 settembre 1860 a mantenere innocuo l'esercito borbonico, padrone ancora dei forti e dei punti principali della città, da dove avrebbe potuto distruggerla. *Trattavasi di rovesciare una monarchia per sostituirla, senza volontà o capacità di far meglio per quei poveri popoli, ed era bello veder quei magnati di tutti i dispotismi usar ogni specie di malefica influenza, corrompendo l'esercito, la marina, la corte, i ministri, servendosi di tutti i mezzi più subdoli per ottenere l'intento indecoroso.<br>Sì, era bello il barcamenare di tutti cotesti satelliti, che si atteggiavano ad alleati del re di Napoli, consigliandolo, cercando di condurlo a trattative ''fraterne'' ed attorniandolo d'insidie e di tradimenti. E se non avessero tanto temuto per la loro brutta pelle, essi potevano presentarsi all'Italia come liberatori.<br>Che bel risultato se potevano far restare con tanto di naso i Mille e tutta la democrazia italiana. Ma sì! Sono i bocconi fatti che piacciono a cotesti liberatori dell'Italia a grandi livree. ====[[Alfonso Gatto]]==== *{{NDR|Il napoletano}} Paziente, trasmoda dalla sua pazienza, non la perde. Rinuncia all'attacco per attecchire nel luogo e nel tempo che gli è dato vivere. Non ha radici, ma il fusto interrato come una croce. Potremmo scalzarlo, ma l'arma della sua punta – l'unica ch'egli possiede – sempre lo porterebbe a cercare in ogni sistema, in ogni rapporto, l'eterna provvisorietà del suo appiglio. Chiameremo «reazionario» l'inane opportunista che difende la sua superficialità, la sua parte di spillo a furia di penetrazione, a furia di cadere e d'essere vibrato dall'alto?<br>Io non so rispondere, ma vedo la morte ch'egli ha sulle spalle, quel suo bisogno di penetrare nelle sue ristrettezze come la zeppa di legno in uno spacco, il soliloquio delle parole tenere che nessuno mai gli dirà. *Se parliamo di Napoli, una città interrotta, sappiamo che «qualcosa» deve finire. Che sia l'inganno della distanza – quanto è più vicina – il fascino della sua verità?<br>Il luogo comune nasconde il suo genio o tardi lo rivela, a nostre spese. Napoli è un idolo sconsacrato e ignoto, un avanzo di storia, al quale diamo un nome, una leggenda. La prendiamo in giro e per secondare il gioco, per divertirci, lei ci tiene a distanza. Non ha nulla da riconoscersi, prestigio o fama, ma fa sue le lodi di chi la cerca. Napoli è la nostra provocazione che le fa gioco. Questo deve finire. *Tra l'essere e il non essere, Napoli appare. Siamo davanti alle rovine di un paese felice da cui giungono i primi segni di vita.<br>Gli scampati chini a raccogliere la propria ombra stendono il sole, luminoso prima che caldo. Si lasciano accogliere nelle strette di quel paesaggio ormai illeso e silenzioso al quale è stata tolta la parola. Di colpo, come da una pietra smossa, brulicano i bambini e al loro salto – di casa in casa, sembra –, al loro risalire, la platea di sasso scoscende nell'Ade o s'alza nella sua scena. La luce pesca tutti a uno a uno. Assenti le voci, e pure udite per quell'assiduo fervore, i vivi provano le braccia, le gambe, gli occhi di cui ancora non sanno che fare.<br>Crediamo di vedere, remoto nel suo avvenimento, un passato giunto a noi da secoli di luce. ====[[Andrea Geremicca]]==== *{{NDR|Napoli}} città sospesa che nel suo presente vive ancora il passato e costruisce il futuro, in un intreccio esaltante, doloroso e drammatico al tempo stesso. *Come la storia di un fiume non può essere letta senza scrutare i segni lasciati dalle acque in piena nel loro secolare corso verso il mare aperto, così la storia di questa città non potrà in avvenire essere compresa senza studiare le radici e le ragioni della eccezionale stagione vissuta in questi ultimi anni dal popolo napoletano, come inalienabile tappa del suo travagliato e doloroso cammino verso la propria emancipazione. *{{NDR|Connota Napoli}} l'ambiguità o, meglio, l'ambivalenza [...] della sua storia e delle sue vicende che possono essere lette in chiave di inarrestabile decadenza o in chiave di irrefrenabile vitalità. La mia – e non solo la mia – chiave di lettura è la seconda [...].<br>E non perché sia estranea alla mia – alla nostra – coscienza l'immagine tragicamente presente a [[Pier Paolo Pasolini|Pasolini]], di quella parte della città che per non trasformarsi preferisce estinguersi. Al contrario: proprio perché ci è presente, siamo impegnati nella battaglia – politica, civile e culturale − per l'affermazione piena di quell'altra parte di Napoli, sino ad oggi largamente maggioritaria, che per non estinguersi vuole trasformarsi. *La crisi di Napoli non può essere letta con occhi antichi. Non si può decifrare chiudendosi nel ventre della città e girando nel dedalo dei vicoli, tra i fondaci fitti di voci e di bassi senza luce, nel tentativo di far rivivere le stupende «cronache» di [[Matilde Serao]]. Chi ci prova si perde, ricavandone un senso di mistero e di sgomento. Perché oggi nei vicoli descritti dalla Serao, assieme ai secolari malanni, spunta una nuova malattia sociale: il [[w:saturnismo|saturnismo]], che esce dalle tipografie per aggredire i bambini attraverso il gas di combustione delle auto dilaganti ovunque; e sui bassi incombe l'ombra lunare di mostruosi grattacieli; e nei fondaci le donne cuciono guanti e scarpe che non rimangono nel circuito chiuso di una astorica «economia del vicolo» ma vengono venduti in Asia e nelle Americhe. *Puntando tutte le carte ''sul ruolo produttivo'' di Napoli e della regione, e indicando (orgogliosamente, certo, ma legittimamente) la funzione di Napoli come ''cerniera democratica'' nel processo di unificazione politica del Paese, il movimento operaio e democratico ha contribuito grandemente alla liberazione di una massa nuova e potente di energie, promuovendo il suo impegno su una prospettiva di rinnovamento economico e di sviluppo democratico del Paese e dello Stato. Per la prima volta nella sua storia: Napoli non ''contro'' ma ''per'' uno stato democratico e realmente nazionale. Per la prima volta: da Napoli un apporto decisivo alla unificazione politica del Paese. Per la prima volta: Napoli non palla di piombo ai piedi del Paese ma leva decisiva per un assetto nuovo e diverso dell'economia, della società e dello Stato italiano nel suo insieme. ====[[George Gissing]]==== *È scoraggiante sotto qualunque cielo osservare i cambiamenti di Napoli. Lo sventramento prosegue e intere zone sono trasformate. Penso che sia un bene che l'ampio Corso Umberto I tagli il vecchio Pendino; ma quale contrasto tra il pittoresco di prima e la volgarità cosmopolita che ne ha preso il posto! «''Napoli se ne va!''» *Non ci sarebbe da stupirsi se il rimodernamento della città, insieme alla situazione generale italiana, avesse un effetto calmante sui modi napoletani. Sotto un aspetto le strade sono indubbiamente meno gaie. Quando venni a Napoli per la prima volta non si stava mai, letteralmente mai, senza sentire un organetto; e questi organetti che in generale avevano un timbro particolarmente armonioso suonavano le arie più brillanti; banali, anche volgari, se volete, ma sempre melodiose e care a Napoli. Ora la musica per le strade è rara, e sento che un regolamento di polizia ostacola già da tempo quei teneri strumenti. Ne sento la mancanza [...] (pp. 23-24) *Passo da Santa Lucia con gli occhi bassi, mentre i ricordi di dieci anni fa si fanno strada contro l'opaco presente. Il porto dal quale si partiva per Capri è colmato; il mare è stato scacciato a una disperata distanza, dietro squallidi mucchi di rifiuti. Vogliono fare un argine lungo e diritto da Castel dell'Uovo al Porto Grande, e tra non molto Santa Lucia sarà una strada qualunque, chiusa fra alti caseggiati, senza nessuna veduta. Ah, le notti che si passavano qui, osservando i rossi bagliori del [[Vesuvio]], seguendo la linea scura del promontorio di [[Sorrento]] o aspettando che il chiaro di luna spandesse la sua magìa su [[Capri]], a fiore delle acque! [...] Santa Lucia era unica. È diventata squallida. ====[[Vittorio Gleijeses]]==== *A [[Roma]], ad esempio, della antica città, della magnificenza della ''caput mundi'' oggi possiamo ammirare quanto è stato riportato alla luce per il suo valore archeologico, quasi in un cimitero debitamente recintato. Si possono ammirare o visitare i monumenti, i fori, gli scheletri vuoti dei templi, l'ossatura degli edifici, ruderi che pur testimoniandoci indubbiamente la grandezza di un'epoca che fu, restano avulsi dalla città vera e propria e circoscritti da barriere e confini.<br>A Napoli, ben poco o quasi nulla è rimasto di monumentale o di artistico, in quanto il centro urbano ha subito attraverso i secoli una lenta graduale insensibile trasformazione ma, in compenso, negli stessi luoghi in cui gli abitanti della {{sic|πολίς}} greca si recavano per concludere affari, divertirsi o pregare, ferve la vita, che a distanza di oltre venti secoli offre una continuità di costumi e di abitudini che dà la sensazione di essere fuori dal tempo. Questo vivere in un ambiente così fondamentalmente immutato ed immutabile spiega forse perché fra la nostra gente sia così vivo il senso della ineluttabilità del fato, del fluire incessante delle cose, dell'impotenza del genere umano di fronte all'eternità. Proprio il fatalismo imposto da questa consapevolezza è in parte responsabile della mancanza di riguardo dei napoletani verso il rudere o il monumento antico, ridotto diremmo, alla stregua di un oggetto di uso abituale. *Anche dopo le feste voi pensate che a Napoli le «regalie» siano finite? Vi sbagliate di grosso! Vi sentirete ancora dire: Signurì, buone fatte feste! Le mance hanno validità fino all'[[Epifania]], e se non si aderisce si diventa oggetto di... mormorii poco benevoli e... si perde il saluto. «Eh! La miseria!» mi diceva un giorno Augusto Cesareo, «ma ti pare che dopo tutti quei soldi che abbiamo speso, ci dobbiamo ancora sentire... buone fatte feste?» E così il portalettere, il portiere, lo spazzino che a Napoli sta diventando... la primula rossa, perché non viene mai, non si vede mai, e se c'è... nessuno se ne accorge, nei giorni precedenti le feste si danno da fare, diventano persino premurosi. *Certo che se nell'entusiasmo del momento si intravede la scorza ruvida del [[lazzari|lazzarone]] che in fondo in fondo ancora sopravvive, e se il divertimento degenera talvolta in rissa o in baccanale, bisogna cercare di comprendere questo popolo di lavoratori tenaci e silenziosi, ben lontano dal «cliché» del napoletano pigro e svogliato, anche se in qualche occasione è portato dal suo forte temperamento meridionale ad eccedere sotto alcuni aspetti.<br >Le feste religiose, in realtà, sono per i napoletani un pretesto per fare una scampagnata e mangiare in trattoria o all'aria aperta con ceste portate da casa. È del carattere napoletano cercare di dimenticare gli affanni giornalieri, il solito monotono «tran tran» di tutti i giorni, tuffandosi nella diversità di un giorno solo con tutta l'intensità dei propri sensi fino a sentirsi pervasi da un'allegria totale che ha qualcosa di insano. *Dall'anima cattolicissima di Napoli non è mai scomparso un fondo di paganesimo che tinge di una qualità particolare i costumi religiosi del nostro popolo. Nelle superstizioni e nel fanatismo che due millenni di cristianesimo non sono riusciti a cancellare, vive forse ancora il ricordo degli antichi riti dei culti degli dei pagani. *È stato detto che [[San Gennaro]] è l'anima di Napoli. Si potrebbe dire qualcosa di più. San Gennaro è il sentimento di un popolo che, nonostante le sconfitte, le delusioni, le amarezze patite nella sua lunga e dolorosa storia, trova ancora la forza di sperare, di lottare, di vivere. *L'alta civiltà del popolo napoletano è racchiusa proprio in questa sua immensa generosità, in questa possibilità di dare e di prendere tanto dal nulla, dalle piccole cose, da una infinitesimale soddisfazione morale, o da un minimo sollievo materiale; e si concretizza nel suo saldo amore per la famiglia, che per le feste si riunisce ed attraverso di esse si {{sic|cimenta}} e resta ancora unita, oggi, come credo, in ben pochi paesi al mondo. *La [[malocchio|jettatura]] – con la j (lunga) – è una influenza malefica alla quale, anche se non ci si crede del tutto, non ci si può sottrarre. In [[Campania]] è un fenomeno storico, poiché il timore dei suoi nefasti risultati noi napoletani l'abbiamo nel sangue, forse ereditato dai nostri progenitori greci e romani. [...] L'abate [[Ferdinando Galiani|Galiani]] sosteneva che persino [[Paolo di Tarso|San Paolo]] credesse alla jettatura in quanto scrivendo una epistola ai Galati, dai quali non riusciva ad ottenere quanto voleva, tra l'altro aveva scritto: «''quis vos fascinavit non oboedire veritati!''». Accertato quindi che questa malefica credenza esiste a Napoli sin dall'antichità, bisogna convenire con [[Alexandre Dumas (padre)|Alessandro Dumas]] che essa è una malattia incurabile: si nasce jettatori, si muore jettatori e si può diventarlo, ma quando lo si è diventati, non si cessa più di esserlo. I forestieri che vengono a Napoli, all'inizio ridono di queste sciocchezze, ma poi cominciano a parlarne, diventano titubanti e dopo qualche mese di permanenza finiscono col coprirsi di corni e aggeggi del genere o, come un simpatico funzionario straniero mio buon amico, quando incontrano determinati personaggi, prendono la fuga! *La natura del napoletano, sempre in bilico tra il sacro ed il profano, è tale che egli addenta una [[pizza]] con la stessa voluttà con la quale stringe una bella ragazza e mette nel cantare una canzone tutta l'anima come la mette nelle sue preghiere: è sempre lo stesso entusiasmo che l'accompagna. *La Neapolis dei primi tempi dell'impero, decaduta ormai a luogo di villeggiatura dei romani più ricchi e potenti che vi venivano per essere abbastanza − anche se non troppo − lontani dalla vita pubblica, doveva necessariamente offrire ai suoi ospiti, come una novella Circe, una corruzione sottile e molli blandizie per trattenerli nel suo grembo. La più sottile cultura ellenistica faceva {{sic|si}} che gli usi della città – sia nei lati buoni sia in quelli cattivi – fossero più scanzonati, meno inibiti, con quel senso di superiorità che spesso dipende dal non avere più niente di solido, dentro. *La sensibilità acuta del popolo napoletano lo rende vulnerabile al dolore così come pronto al sorriso, ma questa gente semplice ha ancora la capacità di cercare gioia e felicità nello sguardo di un bimbo, nella bellezza di un tramonto, nel volo di uno stormo di uccelli, dando forse una impressione di superficialità che invece non è che vero, profondo, radicato sentimento poetico. *Le feste, i balli, le canzoni, le taverne, il [[Voci e gridi di venditori napoletani|grido]] dei tipici venditori ambulanti, rendono unico questo popolo, questa gente che sembra sempre allegra, gaia, sorridente e spensierata e molto spesso è invece solo molto coraggiosa nella miseria e nella sventura. Sembrerebbe quasi, come diceva [[Fanny Salazar Zampini|Zampini Salazaro]]: «Che un riflesso del sorriso di questo cielo privilegiato si diffonda su di essi, che anche sul dolore sanno innalzare a Dio canti festosi». *Nella vecchia Napoli non è raro scoprire, fra vecchi palazzetti cadenti dall'intonaco scrostato e stinto, le vestigia di un passato, quasi mimetizzate dall'incuria e dall'abbandono in cui versano. I vasetti di gerani e le «''buatte''<ref>Lattine o scatole di metallo per alimenti.</ref>» con le piante di garofani nascondono talvolta una bordura di pietra viva finemente intagliata; le brutte, policrome insegne di una scuola-guida o di un sarto si addossano a un elegante portale, che, pur se sporco e fuligginoso, resta come isolato dal contesto generale in una sorta di distaccata nobiltà. Napoli antica riserva di queste sorprese a chi sappia guardarla con occhi che vedono, sorprese che, se talvolta mortificano e addolorano, tuttavia inteneriscono. *Oggi i costumi popolari sono spariti o modificati, ma il loro ricordo vive ancora tra noi, lasciando rimpianto ed ammirazione per quegli usi ancora coloriti dalla fantasia, pieni di brio e di giovanile freschezza. [...] il popolo napoletano è come un adulto che ricorda con rimpianto la sua infanzia, primitiva, semplice e bonaria. *Se una città dovesse ricevere un premio per aver coscienziosamente distrutto tutti i ricordi del passato, questo sicuramente spetterebbe a Napoli.<br>Un po' per le bizze dello «''sterminator [[Vesuvio|Vesevo]]''», eruzioni e terremoti, un po' per le guerre che attraverso i secoli hanno ciclicamente devastato questa nostra terra, eternamente appetita da eserciti e dominazioni straniere, un po' per l'entusiasmo degli abitanti nel voler seguire ogni nuova moda, che li ha spinti a modificare i monumenti per mantenerli ''à la page'' con i gusti dei tempi, un po' per il menefreghismo e il lasciar correre altrettanto congeniti nel carattere di noi napoletani, gran parte del nostro patrimonio storico-artistico si è come disintegrato attraverso i secoli. *Un popolo semplice, parco, generoso e civile nell'animo, anche se spesso non del tutto nell'esteriorità. ====[[Johann Wolfgang von Goethe]], ''[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]''==== *Anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso. *Avvicinandoci a Napoli, l'atmosfera si era fatta completamente sgombra di nubi e noi ci trovammo veramente in un altro mondo. Le abitazioni coi tetti a terrazza facevan comprendere che eravamo in un clima diverso; ma non credo che nell'interno esse siano molto ospitali. Tutti sono sulla strada, tutti seggono al sole finché finisce di brillare. Il napoletano crede veramente d'essere in possesso del paradiso, e dei paesi settentrionali ha un concetto molto triste: «Sempre neve, case di legno, grande ignoranza, ma danari assai». Questa è l'idea che essi hanno delle cose nostre. A edificazione di tutte le popolazioni tedesche, questa caratteristica, tradotta, significa: «''Immer Schnee, hölzerne Häuser, grosse Unwissenheit, aber Geld genug''».<br>Napoli per sé si annunzia giocondamente, piena di movimento e di vita; una folla innumerevole s'incrocia per le vie; il re è a caccia, la regina incinta, e non si potrebbe desiderare nulla di meglio. *Come si suol dire che colui, al quale è apparso uno spettro, non può più esser lieto, così si potrebbe dire al contrario che non sarà mai del tutto infelice chi può ritornare, col pensiero, a Napoli. *Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate... Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi! *È interessante e fa così bene, aggirarsi tra una folla innumerevole e irrequieta come questa. Tutti si rimescolano come le onde d'un torrente, eppure ognuno trova la sua via e arriva alla sua meta. Solo in mezzo a tanta folla e fra tanta irrequietezza io mi sento veramente tranquillo e solo; e più le vie rumoreggiano più mi sento calmo. *Il più splendido tramonto, una serata di paradiso, mi hanno estasiato al ritorno<ref>Dal Vesuvio.</ref>Ho potuto tuttavia sentire come un contrasto così enorme basti a turbare i nostri sensi. L'orribile accostato al bello, il bello all'orribile, si annullano a vicenda e finiscono per produrre una sensazione d'indifferenza. Non v'ha dubbio che il napoletano sarebbe un altr'uomo, se non si sentisse prigioniero fra Dio e Satana. *Napoli è un paradiso; tutti vivono in una specie di ebbrezza e di oblio di se stessi. A me accade lo stesso; non mi riconosco quasi più, mi sembra d'essere un altr'uomo. Ieri mi dicevo: o sei stato folle fin qui, o lo sei adesso. *{{NDR|Kniep}} mi condusse sulla terrazza di una casa, dalla quale si poteva abbracciar con lo sguardo specialmente la parte bassa di Napoli, verso il molo, col golfo e la spiaggia di Sorrento; tutta la parte a destra si presentava in uno sfondo singolarissimo, come forse sarebbe difficile vedere da tutt'altro punto. Napoli e bella e stupenda da per tutto. *Oggi ci siamo dati alla pazza gioia e abbiamo dedicato il nostro tempo a contemplare meravigliose bellezze. Si dica o racconti o dipinga quel che si vuole, ma qui ogni attesa è superata. Queste rive, golfi, insenature, il Vesuvio, la città, coi suoi dintorni, i castelli, le ville! Al tramonto andammo a visitare la Grotta di Posillipo, nel momento in cui dall'altro lato entravano i raggi del sole declinante. Siano perdonati tutti coloro che a Napoli escono di senno! Ricordai pure con commozione mio padre, cui proprio le cose da me vedute oggi per la prima volta avevano lasciato un'impressione incancellabile. *Per ritornare al popolino di Napoli, è interessante osservare che, come fanno i ragazzi più vispi quando si comanda loro qualche cosa, anche i napoletani finiscono con l'assolvere il loro compito, ma ne traggono sempre argomento per scherzarvi sopra. Tutta la classe popolana è di spirito vivacissimo ed è dotata di un intuito rapido ed esatto: il suo linguaggio deve essere figurato, le sue trovate acute e mordaci. Non per nulla l'antica Atella sorgeva nei dintorni di Napoli; e come il suo prediletto Pulcinella continua ancora i giuochi atellani, così il basso popolo s'appassiona anche adesso ai suoi lazzi. *Poco dopo arrivammo ad un'altura, dove un quadro grandioso si presentò ai nostro occhi. Napoli in tutta la sua magnificenza, con le sue case schierate lungo la spiaggia del golfo per parecchie miglia, i promontori, le lingue di terra, le pareti delle rocce, e poi le isole, e, nello sfondo, il mare: spettacolo davvero incantevole.<br>Un canto selvaggio, o piuttosto un grido, un urlo di gioia mi spaventò e mi turbò: era il ragazzo, che stava nel biroccio dietro a noi. Io lo rimproverai vivacemente, mentre fino allora egli non aveva inteso una sola parola aspra da noi, essendo in fondo un buon figliuolo. Per un poco, non si mosse; poi mi batté lievemente sulla spalla, tese fra noi due il braccio destro con l'indice alzato e: – Signor, perdonate – disse – questa è la mia patria! Ciò che mi sorprese non men di prima e mi fece luccicare negli occhi, povero figlio del nord, qualche cosa come una lacrima. *Qui la gente non si dà alcun pensiero dei fatti altrui; è molto se si accorgono di correre qua e là, l'uno accanto all'altro; vanno e vengono tutto il giorno in un paradiso, senza guardarsi troppo intorno, e quando la bocca dell'inferno loro vicino minaccia di montar sulle furie, ricorrono a [[San Gennaro|S.Gennaro]] e al suo sangue, come del resto tutto il mondo ricorre al sangue, contro la morte e contro il demonio. *Riscontro in questo popolo un'industriosità sommamente viva e accorta, al fine non già ad arricchirsi ma di vivere senza affanni. *Se i napoletani non vogliono saperne di lasciar la loro città, se i loro poeti decantano con iperboli esagerate la felicità della sua posizione, bisognerebbe scusarli, anche se nei dintorni sorgessero due o tre [[Vesuvio|Vesuvi]] di più. In questo paese non è assolutamente possibile ripensare a [[Roma]]; di fronte alla posizione tutta aperta di Napoli, la capitale del mondo, nella valle del Tevere, fa l'impressione di un monastero mal situato. *«Vedi Napoli e poi muori». Dicono qui. ====[[Ferdinand Gregorovius]]==== *I mercati settimanali hanno pure luogo su quella [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza]], per un Tedesco di triste memoria, perché colà fu decapitato l'[[Corradino di Svevia|ultimo degli Hohenstaufen]]; è del pari caratteristica per essere stato il teatro di uno storico episodio, quello di [[Masaniello]], su quella piazza dai lazzari eletto loro re, e ivi trucidato.<br>Questo luogo è storico per il popolo napoletano; è come la sua [[Presa della Bastiglia|piazza della Bastiglia]], sanguinosa per le scene terribili di giustizia popolare; il popolo vi troncò il capo a nobili cittadini e li espose all'oltraggio. È rimasta terribile anche per i ricordi della peste. *I Napoletani sono irritati, ma ridono. Non vi è in tutto il mondo un paese in cui il dispotismo sia usato con tanta facilità, poiché è impossibile distruggere i tesori di questa splendida natura, ridurre sterile questo fertile suolo. Sotto questo cielo ognuno può sempre liberamente muoversi, tutti quanti i sensi provano la loro soddisfazione. La natura eguaglia tutto: non vi è luogo più democratico di Napoli. Chi potrebbe mai annullare questa ''magna charta'' della libertà? *Io dimorai a S. Lucia quaranta giorni, e dalla mia finestra vedevasi tutto il golfo raggiante di luce: le due cime del Vesuvio dominanti la bianca città, le pittoresche {{sic|spiaggie}} di Castellammare, di Sorrento, fino a Capo Minerva, e l'isola di Capri. Ogni mattino, quando la rosea luce del golfo veniva a svegliarmi nella mia camera, mi abbandonavo alla contemplazione di quel fantastico spettacolo che è colà il levare del sole, e guardavo le tinte di fuoco dei monti e del mare, che parevano avvolgere in un incendio colossale la grandiosa città. Ma più magico ancora era lo spettacolo che mi si parava dinanzi allorché la luna nel suo pieno, sorgeva sul [[Vesuvio]], e spandeva la sua luce argentea sui monti, sul mare, sulla città, illuminando l'intero golfo. La cupa foresta degli alberi delle navi nel porto si distaccava allora sopra un fondo di brillante bianchezza; la luce dei fanali impallidiva; infinite barche scivolavano sulle onde, e sparivano, e tosto ricomparivano all'orizzonte; lo scoglio gigantesco di Capri appariva, e Somma, il Vesuvio, i monti di Castellammare e di Sorrento, quasi forme fantastiche, s'illuminavano. Chi avrebbe potuto dormire in quelle notti? Io prendevo una barca a S. Lucia e navigavo su quelle onde fosforescenti, oppure rimanevo seduto sulla spiaggia, insieme con popolani a mangiare frutti di mare. *Io ho trovato sempre straordinariamente caratteristico questo spettacolo. Nelle ore calde del pomeriggio, sotto il porticato di una delle principali chiese, quella di S. Francesco di Paola, si vedono centinaia di lazzaroni sdraiati che dormono, sudici e cenciosi, decorazione poco armoniosa e decorosa con quell'opera architettonica. Ho ripensato a quegli altri lazzaroni dell'antica Roma, i quali facevano essi pure la siesta sotto il portico di Augusto e di Pompeo, se non che quelli tenevano in tasca le tessere per la distribuzione del grano, e questi non l'hanno. In qualunque altra capitale d'Europa la polizia caccerebbe via tutti quei dormienti dal portico di una chiesa dinanzi al palazzo reale. Qui, invece, dormono a loro bell'agio, e le sentinelle che passeggiano distratte in su e in giù presso le statue equestri di Carlo III e di Ferdinando I, li guardano come la cosa più naturale del mondo. *L'armonia regna in questo paese: non un volto grave, melanconico: tutto qui sorride; a migliaia scivolano nel porto le barche, a migliaia passano per Chiaia e S. Lucia le carrozze; ad ogni passo s'incontrano persone intente a mangiare maccheroni, o frutti di mare; in terra si canta e si suona; tutti i teatri sono aperti; oggi, come prima, il sangue di S. Gennaro bolle e si discioglie; nessuna bomba ha ucciso {{sic|pulcinella}}; la Villa Reale è piena di forestieri che lasciano cospicue {{sic|mancie}}. Questo popolo vive alla giornata: non ha passioni politiche, non ama le cose gravi, le passioni virili, senza le quali un paese non ha una storia propria. Dalle sue origini Napoli ha sempre avuto per padroni gli stranieri: i Bizantini prima, poi i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Spagnuoli, i Borboni e Gioacchino Murat. Un popolo, che è privo di carattere, che non ha sentimento nazionale, si piega a qualunque signoria. Fa senso vedere ancora oggi in corso le monete coll'effigie di Murat, accanto a quelle di re Ferdinando. Gli uomini assennati, che scusano il carattere di questo popolo e non se ne adontano, mancano di perspicacia e di prudenza. *La folla e il movimento che regnano sul porto, sono un nulla in confronto a quanto si vede nei due maggiori mercati, vicini a Marinella: il Porto Nuovo e il Mercato. Il Porto Nuovo è sempre ingombro da una folla immensa; si direbbe che l'intera Campania abbia mandato le sue frutta e il golfo tutti i suoi pesci su questa piazza. Il popolo vi si reca per comprare, per mangiare; lo si potrebbe dunque definire come il ventricolo di Napoli. È veramente interessante osservare tutta quella folla, tutto quel frastuono, ed uno lo può fare a suo bell'agio, rifugiandosi in una di quelle cucine all'aperto, costituite da quattro tavole, dove si preparano e vengono mangiate le ''pizze'', specie di torte schiacciate, rotonde, condite con formaggio, o con prosciutto. Si ordinano e in cinque minuti sono pronte; per digerirle, però, è necessario avere i succhi gastrici di un lazzarone. *Le bellezze della natura e i sentimenti cristiani, alla presenza delle più grandi meraviglie della creazione, risvegliano sempre idee tristi. Ero giunto su di una altura dove alcuni soldati svizzeri stavano bevendo fuori di una piccola bettola, una capanna di paglia. Di lassù si dominavano il mare, le isole di Nisida, di Procida e d'Ischia, tutte avvolte nel manto meraviglioso del sole al tramonto. Uno di quei soldati mi si avvicinò e, gettando uno sguardo su quello spettacolo meraviglioso, con tono di mestizia mi disse: «Come è bello! troppo bello!... rende melanconici...» *Mentre io stavo seduto sulle rovine della villa di Giove, contemplando lo splendido golfo irradiato dal sole, il [[Vesuvio]] che fumava mi parve quasi il [[Tiberio]] della natura, e pensai che spesso da questo punto Tiberio lo contemplasse cupo e pensoso, ravvisando la sua stessa immagine personificata nel demonio della distruzione. Nel contemplare il vulcano e ai suoi piedi la fertile Campania e il mare avvolto di luce, il monte solitario che terribile signoreggia quella felice regione mi sembrò quasi un simbolo della storia dell'umanità ed il vasto anfiteatro di Napoli la più profonda poesia della natura. ([[Ferdinand Gregorovius]]) *Nel quartiere di S. Lucia è concentrato specialmente il commercio dei frutti marini, disposti in buon ordine, con le ostriche, nelle piccole botteghe, ciascuna delle quali porta un numero e il nome del proprietario. Sono incessanti le grida per invitare la gente ad entrare; le botteghe sono illuminate, e tutti quei prodotti del mare rilucono dei colori più svariati: sono ricci, stelle di mare, coralli, araguste, dalle forme più bizzarre, dalle tinte più dissimili. Il mistero delle profondità marine è ivi svelato e quel piccolo mercato presenta ogni sera il lieto aspetto quasi di una notte di Natale marittima. *Non potrei descrivere quali brutte immagini di santi io abbia visto portare in processione a Napoli; prodotti di un'arte senza principî, senza gusto e di una fantasia bizzarra che, in quanto a stranezza, ha poco da invidiare all'arte indiana. Per formarsi un'idea di quanto sia disposto questo popolo ad essere tollerante in materia d'arte, basta osservare bene quelle barocche statue di santi per le strade e quei Cristi in legno di orribile fattura, sorgenti qua e là nelle piazze. [...] Pur troppo, l'uomo qui non corrisponde, alla natura che lo circonda; diversamente, in vista di questo mare, di questi monti, di questo cielo, non potrebbe pregare davanti a quegli orribili fantocci. *Povere cose, invero, l'erudizione e l'archeologia! In questo angolo di paradiso le cose si sentono e si comprendono oggi come le sentivano e le comprendevano gli antichi. Qui regna ancora l'idea del culto di Bacco e l'immaginazione si solleva in alto come una baccante col tirso; qui ci sembra di staccarci dal suolo e, sciolti da ogni vincolo terreno, di spaziare nell'atmosfera. *Questa Piazza Reale, vicinissima al mare, di cui però non si gode la vista, mirabilmente selciata, tanto che potrebbe servire benissimo da sala da ballo, circondata di eleganti edifici, è uno dei punti più eleganti della città. Vi risiedono il Re, la Corte e le principali amministrazioni; si potrebbe chiamare questa piazza, non il cuore di Napoli, ché questo titolo spetta al porto, ma il cervello. *Rimasi a lungo sulla terrazza di S. Martino appoggiato al parapetto ad ascoltare le voci che salivano da Napoli. Se questo popolo, pensavo, fa tanto chiasso nella sua vita comune, quanto ne farà quando è agitato da passioni, durante le lotte, quando vuole il saccheggio, come fecero il 15 maggio 1848 i lazzaroni a migliaia dietro la carrozza di re Ferdinando!<br>Il frastuono napoletano ha però di solito un carattere pacifico: è allegro ed in fondo è ordinato nel suo apparente disordine. Tutta quella gente, che brulica come formiche, si muove in certe direzioni fisse, con uno scopo determinato. In questo popolo la vita circola come il sangue nel corpo umano, e quelle sue pulsazioni febbrili in apparenza, sono in realtà regolari e normali. *[[Roma]], da dopo la rivoluzione del 1848, appare ancor più silenziosa che nel passato; tutta la vivacità del popolo è scomparsa e le classi agiate si tengono paurosamente nascoste, guardandosi bene di far parlare di sè; e le classi infime sono ancora più misere e più oppresse di prima. Le feste popolari sono scomparse, o quasi; il carnevale è in piena decadenza; e persino le feste di ottobre, un tempo sì allegre fuori delle porte, fra i bicchieri di vino dei Castelli e il saltarello, sono presso che dimenticate. [...] Ben diverso è l'aspetto di Napoli, dove il vivace, febbrile e continuo chiassoso movimento di tutto quel popolo, ha del fantastico. Si direbbe una città in rivoluzione, perché tutti si muovono, tutti si agitano, tutti gridano e schiamazzano. Nel porto, sulle rive del mare, nei mercati, in [[via Toledo]], persino a Capodimonte, al Vomero, a Posillipo, lo stesso movimento, lo stesso chiasso. A Napoli non si riesce a far nulla, e il nostro occhio nulla può fissare: ovunque bisogna guardarsi senza posa contro gli urti e gli spintoni. La stessa viva luce del mare e delle rive mantiene in continua agitazione, eccita la vista e la fantasia; e il frastuono delle voci umane e delle carrozze non cessa nemmeno nel cuore della notte. *S. Lucia, il luogo di carattere più svariato e dove sono le locande di secondo ordine, è la linea di confine fra la parte aristocratica di Napoli e quella popolare. Il porto è il punto del maggior movimento popolare e del commercio; ivi si lavora, si traffica senza posa, e ivi è tutto quello che è necessario alla vita del popolo. V'è un movimento continuo; le calate sono sempre ingombre di carbone e di altri materiali; vi si affollano continuamente pescatori, barcaiuoli, lazzaroni, piccoli mercanti. Gli abitanti delle campagne, i popolani vengono qui ad acquistare gli abiti e le scarpe, che empiono case da cima a fondo. Qui si vendono tutte le masserizie casalinghe, qui sono caffè, liquorerie, spacci di tabacco, unicamente frequentati dal popolo, fruttaioli i quali tengono gli aranci e le angurie già tagliate a fette che essi vendono per un tornese e che vengono mangiate dai compratori in piedi. Qui si vedono vere montagne di fichi d'India, di cui la gente più misera si nutre; questo è il luogo di riunione, si potrebbe dire la sala di conversazione del popolo. *Tanto nella festa della Madonna del Mercato, quanto in altre occasioni, il popolo non pensa che a divertirsi e a stare allegro. I Napoletani non vanno ad una festa per assistere alle funzioni religiose, per ammirare le fonti del culto, ma per stare all'aria aperta, per godere le bellezze naturali, cui la folla variopinta dà un nuovo risalto. Ho visto migliaia e migliaia di Napoletani alla festa per il centenario della Madonna di Posillipo. Non avevo mai assistito ad uno spettacolo così teatrale: la folla variopinta ingombrava la splendida riviera di Chiaia, la Villa Reale, tutta la strada sino a Posillipo: ovunque bandiere, festoni, fiori; il golfo splendeva di luce; sei navi da guerra, ancorate fra Chiaia e il porto, facevano senza posa fuoco dalle loro artiglierie; il rumore ed il chiasso erano indescrivibili; la processione non aveva niente di dignitoso, di solenne, d'imponente, per chi arrivava da Roma. A Roma, anche le processioni più meschine presentano un carattere artistico, il che mostra avere le arti esercitato la loro benefica influenza persino sulle minime cose del culto, quali sono gli emblemi, le allegorie, le immagini dei santi. Il senso del bello ivi regna dovunque, in ogni cosa; si direbbe che gli Dei della Grecia, i quali stanno al Vaticano e al Campidoglio, non tollerino il brutto e il barocco neanche nei santi. Il Museo Borbonico non ha esercitata affatto quest'influenza sul popolo di Napoli. ====[[Pierre-Jean Grosley]]==== *È senza dubbio sorprendente che un tale popolo, tenuto quasi sempre in nessuna considerazione nelle rivoluzioni che gli hanno fatto cambiare dominatore così spesso, abbia preso parte attivamente solo a quella di [[Masaniello]]. La sua indifferenza verso i movimenti politici poté esser messa più fortemente a prova di quando, nel cuore della capitale degli Stati dei suoi padri, lo sfortunato [[Corradino di Svevia|Corradino]], all'età di diciassette anni, versò quel che restava di un sangue riprovato e proscritto dai capi della Chiesa? Non potei vedere, senza fremere, il luogo in cui si mostrano ancora le vestigia di questa spaventosa scena.<br>Questa indifferenza, apparentemente stupida, è l'opera di un istinto illuminato dall'esperienza: ''Cosa m'importa'' – dicono con l'asino della favola – ''purché non mi si faccia portare più del mio carico ordinario''. Per completare il ritratto di questo popolo, è sufficiente aggiungere che Napoli non ha l'ombra di polizia, e tuttavia di rado avvengono quei disordini e quegli eccessi che a Parigi tutta la vigilanza del magistrato riesce a prevenire solo con un'attenzione costante. *Non ho soggiornato abbastanza a Napoli, per essere istruito a fondo sulla vita, sia privata sia di società che vi si conduce. So solo che vi si dorme più che in qualsiasi altro paese dell'Italia; che vi si consuma una quantità prodigiosa di cioccolato che ogni privato fa preparare a casa sua nella dose che più preferisce; che le conversazioni o riunioni generali sono nel tono di quelle delle altre città d'Italia; che nelle cerchie private il parlare è alla greca, cioè, molto allegro ed estremamente libero; che la galanteria è tanto comune e poco discreta nei primi ranghi, quanto rara e misteriosa nella borghesia; che, a seguirla nel popolo, gli estremi si toccano; che la continenza, in generale, a Napoli è la virtù meno comune; che l'amore, che altrove spesso non è che apparenza, fatuità, fantasia, è uno dei più urgenti bisogni; infine che il Vesuvio, che comanda questa città, è l'emblema più esatto sotto cui da questo punto di vista la si possa rappresentare.<br>Altri bisogni, che la polizia ed un certo pudore altrove, soprattutto nelle grandi città, reprimono, a Napoli sono al di sopra di tutte le leggi. Lo zolfo, mescolato a tutti i vegetali e a tutti gli alimenti, l'uso continuo del cioccolato, dei liquori più forti, delle spezie che più riscaldano provocano esplosioni ed eruzioni che non sopportano né rinvio né cerimonie. I cortili dei palazzi e degli alberghi, i porticati delle case private, le loro scale e i loro pianerottoli sono altrettanti ricettacoli per le necessità di tutti i passanti. Anche chi va in carrozza scende per mescolarsi alla folla che cammina; chiunque si prende in casa d'altri la libertà che permette a casa sua. *Sotto un'apparenza di allegria, di distrazione e di leggerezza, il popolo e la borghesia di Napoli, divisi fra il lavoro ed il piacere, nascondono vedute profonde e ben seguite, se non in ciascuna testa, perlomeno nell'insieme. Considerati in questo insieme, formano una democrazia indipendente dal re e dalla nobiltà alla quale si uniscono quando il loro interesse lo esige. Nel loro partito hanno sempre in basso clero e la maggior parte dei monaci di cui Napoli brulica. ====[[Felix Hartlaub]]==== *A nemmeno cento metri di distanza dal mio attuale domicilio ha insegnato [[Tommaso d'Aquino]], è cresciuto [[Giordano Bruno]], sono sepolti il [[Fernando Francesco d'Avalos|Pescara]] e [[Vittoria Colonna]]<br>Dall'altra parte della strada ha passeggiato [[Francesco Petrarca]], e [[Federico II di Svevia|Federico II di Hohenstaufen]] ha amministrato la giustizia − incredibile, incommensurabile. Ma la vita del presente in questa città si muove e gira così rumorosa e disinvolta intorno a questi monumenti che non si ha nemmeno il tempo di rendersi ragione del loro significato. Per tanta ricchezza di tempo – assenza di tempo – Napoli eterna è semplicemente uno degli ingredienti eterni del tempo. Dio creò il cielo, l'acqua e la terra e creò anche l'elemento "napoletano", una piccola nuvola di olio grasso e odore di putrido, con alcune melodie e frammenti di chiasso, un Tutto e un Nulla, un elemento di tutto il mondo e insieme anche qualcosa semplicemente di inferiore. Ci saranno ancora molti bravi napoletani e gente che a Napoli imparerà e farà qualcosa di buono, si pensa, e si compra una pizza in una strada su cui, forse, ha camminato verso Roma l'apostolo [[Paolo di Tarso|Paolo]]. *A volte trovo tutto inverosimilmente grandioso, un'altra volta confuso e perturbante, in ogni caso è sempre molto interessante e prende tutta la persona come un sortilegio. Non esiste un'altra città che così, ad ogni passo, trasmette a chi cammina il suo respiro, con cui bisogna entrare in rapporto interiore. Qui non si possono cogliere, con tranquillo stato d'animo epicureo, i tesori d'arte, perfezionare la propria cultura, no, ogni giorno bisogna ricominciare di nuovo in qualche modo da capo, cercare sempre di nuovo il proprio cammino spirituale attraverso le pesanti grossolane realtà che oppone, ad ogni passo, la vita della strada. *Il grande sole africano dona al cervello una grandiosa asciuttezza, vengono prosciugate tutte le pozzanghere dell'osservazione che psicologizza e individualizza. L'uomo accetta se stesso come è venuto al mondo e si mette subito in marcia verso un fine che gli è naturale. Il carattere matura presto al grande calore e non richiede tanto spazio per sé come da noi, consiste quasi sempre per metà in gentilezza, premura e disponibilità e tante altre piacevoli virtù con cui gli uomini reciprocamente rendono i loro rapporti più facili.<br/>E se da un canto con questa mancanza dell'idea dell'Io e della personalità ci si ritrova già quasi in Oriente, d'altro canto l'Occidente, con il mondo antico, il cristianesimo e con la scienza moderna è presente ovunque nella sua forma più evidente.<br/>Naturalmente bisogna accettare anche altre cose, la mancanza, per esempio, di una qualsiasi generosità eroica. In fondo questa spiritualità del tutto particolare la si può spegare con il fatto che Napoli in realtà è un paese, una nazione a sé, con un passato del tutto diverso da quello del resto dell'Italia. ====[[Raffaele La Capria]]==== *A Napoli, – e in questo mondo di kamikaze dove pietà l'è morta – siamo andati «molto oltre tutto quello che si poteva immaginare». Se eliminassimo tutti gli assassini che vanno in giro nelle nostre città si dovrebbe aprire una succursale dell'Inferno. *La Napoli dimenticata, l'altra faccia di una città che ha dato all'Italia [[Benedetto Croce]], [[Salvatore Di Giacomo]], anche se tutto questo viene trascurato perché nella rappresentazione della città prevale sempre l'osservazione sulla plebe. Io credo che la borghesia napoletana non si è saputa raccontare; non ci sono romanzi e personaggi che la rappresentano, così come invece hanno saputo fare in Sicilia con [[Federico De Roberto|De Roberto]], [[Giovanni Verga|Verga]], [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa|Tomasi di Lampedusa]]; Napoli ha eccelso soltanto nel pensiero, è stata più avanti, non solo della Sicilia ma anche di altre regioni italiane, nella speculazione filosofica. *La nostra non è la città di quel "chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato" che spesso le attribuiscono. Chi ha dato e chi ha avuto restano sulle rispettive posizioni. Intransigenti nel valutarle. Appassionandosi ancora nel discuterne, dopo quarant'anni. Finché una città trova parole per parlare di sé, fa emergere contrasti all'interno di questo discorso e riesce a interessare anche gli altri, vuol dire che non è morta. *Ma è l'Italia il vero problema di Napoli. *Napoli è stata uccisa dalla speculazione edilizia. Si combatteva contro questa speculazione... Cambiare la struttura [[urbanistica]] di una [[città]] significa cambiarne la morale. E Napoli è cambiata moltissimo dopo la speculazione edilizia: è stato allora che sono arrivate le periferie inabitabili, è stato allora che è nata la «corona di spine», così viene chiamata a Napoli la periferia, «corona di spine». Ed è allora che, come scrivevo in ''L'occhio di Napoli'', se ti capita di sbagliare strada, vai a finire in periferia e puoi arrivare all'inferno. ====[[Jérôme Lalande]]==== *Il carattere tranquillo di questo popolo è ben apparso durante la terribile carestia che provò questa città {{NDR|di [[Napoli]]}} nel 1764: non si vide la minima sommossa; tuttavia le strade erano piene di infelici che morivano o di fame o per le malattie che la malnutrizione porta con sé, e i Magistrati avevano tanto più torto, in quanto avevano lasciato esportare i grani in abbondanza qualche mese prima. *Niente si può immaginare di più bello, di più grande, di più singolare sotto tutti i punti di vista del colpo d'occhio di Napoli da quel lato in cui la si vede: questa città è posta al fondo di un bacino, chiamato in italiano cratere, che ha due leghe e mezzo di larghezza e altrettante di profondità; esso sembra quasi chiuso dall'isola di [[Capri]], che si presenta dal lato di mezzogiorno, e sebbene a sette leghe di distanza la vista termini piacevolmente, si crede di vedere ai lati di quest'isola due aperture chiamate in effetti Bocche di Capri, ma l'una ha più di otto leghe di larghezza, e l'altra ha solamente una lega, sebbene esse appaiono pressoché uguali. *Non si incontrano affatto la sera, nelle strade di Napoli, quelle donne che sono la vergogna del loro sesso con le molestie; è vero che vi sono delle guide che si piazzano nei luoghi conosciuti, come vicino al teatro, ma è ancora con una specie di riservatezza, o di timidezza, che fa onore ai costumi e alla città di Napoli. ====[[Giacomo Leopardi]]==== *L'aria di Napoli mi è di qualche utilità; ma nelle altre cose questo soggiorno non mi conviene molto... Spero che partiremo di qua in breve, il mio amico e io. *Lazzaroni pulcinelli nobili e plebei, tutti ladri e b. f. degnissimi di Spagnuoli e di forche. *Paese semibarbaro e {{sic|semiaffricano}}, nel quale io vivo in un perfettissimo isolamento da tutti. ====[[Nanni Loy]]==== *Durante la lavorazione de ''Le quattro giornate di Napoli'', se prendevo il megafono e dicevo alle 500 comparse di correre da una direzione all'altra ad un mio fischio, non si muoveva nessuno. Inizialmente non riuscivo a capire il perché. La realtà è che non mi riconoscevano il diritto di imporre loro qualcosa con un fischio. Bisognava loro spiegare il motivo. Così mi riunii a loro e spiegai il perché di quella scena. [...] Il rendimento si capovolse e tutte le comparse dettero un loro contributo creativo. Non erano stati parcellizzati con un dovere. Si sentirono talmente investiti del problema del film e delle riprese, da comportarsi come dei registi. Durante le prove gridavano stop nel megafono per fermare gli errori, assimilando ciò che facevo io, interrompendo le riprese anche quando andavano bene. Ma perché volevano diventare tutti registi? Perché nei napoletani è insopprimibile il desiderio di essere considerate persone, con una dignità personale, una intelligenza ed una personalità riconoscibili. [...] A Napoli, no. Con i soldi e gli ordini non si compra nulla. *Provo una sorta di amore e odio, una grande ammirazione, affetto e tenerezza per il singolo napoletano. Provo al tempo stesso molto risentimento per quella che ricordo essere l'organizzazione sociale della città. L'odio nasce per questo patrimonio, energie, ed intelligenza che venivano, non so oggi, continuamente deviate, sprecate. È un'amarezza che mi prende qualche volta, nel vedere queste persone che singolarmente valgono tanto, sprecarsi in complicazioni inutili, confusioni evitabili, violenze ingiustificate. *Vi è una cultura di fondo individualista, ed in questo senso è da considerare negativa, per quanto sia al tempo stesso molto ricca di un grande potenziale, che si manifesta in esaltazione della persona e dell'uomo contro tutte le culture di appiattimento del nostro tempo. L'individualismo dei napoletani produce certamente delle difficoltà di gestione degli affari sociali, il che la fa apparire agli occhi di un non napoletano come me una città incivile, una civis incivile; è pur vero, però, che in questo modo si preserva la ricchezza dell'individuo, la sua fantasia, quel potenziale che le permette di essere fuori dalle regole della produzione e del consumo. ====[[Curzio Malaparte]]==== *Napoli è la più misteriosa città d'Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell'immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. Napoli è l'altra Europa. Che, ripeto, la ragione cartesiana non può penetrare. *Nessun popolo sulla terra ha mai tanto sofferto quanto il popolo napoletano. Soffre la fame e la schiavitù da venti secoli, e non si lamenta. Non maledice nessuno, non odia nessuno: neppure la miseria. Cristo era napoletano. *Non potete capire Napoli, non capirete mai Napoli. *Quando Napoli era una delle più illustri capitali d'[[Europa]], una delle più grandi città del mondo, v'era di tutto, a Napoli: v'era Londra, Parigi, Madrid, Vienna, v'era tutta l'Europa. Ora che è decaduta, a Napoli non c'è rimasta che Napoli. Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. E' il destino dell'Europa di diventar Napoli. Se rimarrete un po' di tempo in Europa, diverrete anche voi napoletani. *Tutti piangevano, poiché un lutto, a Napoli, è un lutto comune, non di uno solo, né di pochi o di molti, ma di tutti, e il dolore di ciascuno è il dolore di tutta la città, la fame di uno solo è la fame di tutti. Non v'è dolore privato, a Napoli, né miseria privata: tutti soffrono e piangono l'uno per l'altro, e non c'è angoscia, non c'è fame, né colera, né strage, che questo popolo buono, infelice, e generoso, non consideri un tesoro comune, un comune patrimonio di lacrime. ====[[Giorgio Manganelli]]==== *La storia di Napoli nasce lentamente. Soprattutto, è una storia esotica, una invenzione che sa di [[Omero]], di poemi ciclici, di innumeri indecifrabili frammenti di leggende, favole, conti di mercanti, liti di taverne, imbrogli, risse, coltelli lucidi e rapidi, adulteri e nostalgie. *Napoli voleva essere accerchiata, catturata, la grande metropoli inesistente, invisibile, intoccabile, stava nel centro delle grandi manovre delle flotte tra piratesche e adolescenti che cercavano casa oltre le coste patrie. Napoli non c'era; non c'era il rumore, il clangore, non il precipitoso coagulo di colori, non gli dèi, le donne, l'aroma del cibo, il sonno. Eppure l'ipotesi colossale di Napoli agiva, e i minuscoli uomini sfioravano lo spazio che doveva per sempre essere Napoli. Poi sbarcarono a Cuma. *[[Partenope (sirena)|Partenope]] è una sirena, è una città, è greca, è morta per amore, è una dea, è un luogo, è una strada, è una taverna, è miracolosa, venerarla bisogna, qui è Partenope<ref>Nel testo: [[Partenone]].</ref>, Partenope è in ogni luogo, di soppiatto scaturisce dal mare, qui dove è nome di ninfa sarà sacra la ninfa nei secoli; non morirà mai; la città non morrà, la ninfa città non morrà. Gioco, allucinazione, miracolo, liturgia, la città-ninfa sta nascendo. È inevitabile chiedersi; ma come, ma quando, ma dove nasce Napoli?<br>Giacché il nascere di Napoli non può essere il nascere di altre, anche nobili, eroiche città.<br>Dopo Partenope nascerà una «città nuova», insomma una Neapolis. Siamo arrivati? Forse siamo arrivati da sempre; forse è impossibile arrivare. Ma questo sospettiamo: che vi fu un momento in cui tra i marittimi dalle brache salse e crude, tra i duri campani che non capivano greco, cominciarono ad arrivare gli dèi. *Si ha l'impressione che arrivassero dappertutto, e certamente era così, ma che a Napoli-Partenope fosse impossibile distinguerli dalla folla di {{sic|graeculi}} e campani; erano dèi forastici, meteci, un po' contado un po' mare, ma fitti e inframettenti come i folletti. (Certo che c'erano i culti misterici. A Napoli? Ma dove volete che fossero? E [[Mitra]] si sa. E la bella [[Cerere (divinità)|Cerere]], materna e chiassona, e un'Iside così pervasiva che nemmeno si sa dove si fosse il suo santuario, si è diffusa per tutta la città, non v'è città isiaca come Napoli-Partenope. Ecco, Partenope; no, non è né storia, né folklore, è ancora una presenza sacra, e ancora qualcuno, che non veda Cerere, sussurra nella gran folla una preghiera greca a una ninfa ondosa, una ninfa greca morta dopo aver conosciuto [[Ulisse|Odisseo]]. '''[[Sándor Márai|Sandor Marai]]''' * Già verso Napoli sul treno mi è venuto in mente, e mi animava anche durante i giorni trascorsi a Roma: scrivere un altro romanzo, un’ultimo con il titolo: ''Il sangue di San Gennaro''. Un uomo arriva a Napoli, e decide di salvare il mondo – questo sarebbe il romanzo. * L’addio a Napoli, a [[Posillipo]] fu più doloroso di qualsiasi addio ad una persona, o a qualcosa nella mia vita. [...] Questi tre anni e mezzo in Italia, a Posillipo, erano il dono più grande nella mia vita. Ho amato tutto qui, e sapevo che a modo loro anche loro, gli italiani meridionali, mi hanno accettato. Molti hanno pianto, nella cittadina e nel palazzo i venditori di vino, di carbone come anche il pescivendolo mi stringevano la mano. * Napoli è un posto curioso: una città dove il miracolo regolarmente, due volte all’anno fa parte della vita della città, come un avvenimento turistico. I napoletani sono gli specialisti del miracolo. * Per i vicoli di Napoli, ogni pomeriggio. Nei dintorni di San Biagio dei Librai. Abitano tutti qui: [[Benedetto Croce]], il vescovo, i principi, in mezzo al lerciume, in palazzi pericolanti. Ed è qui che abita il popolo napoletano. Uomini di ogni classe, di ogni condizione mangiano e bevono le stesse cose, la pensano alla stessa maniera, sognano allo stesso modo. Sono tutti uomini mediterranei. Non tanto italiani, quanto piuttosto mediterranei. È questo il loro stato sociale. * [[Posillipo]] è come se fosse la Collina delle Rose a Budapest, ma anche come il villaggio di Leányfalu sul Danubio. Tutto qui è «come se fosse»... Anche Napoli è come Budapest: non c’è l'Isola Margherita ma c'è [[Capri]], non ci sono i Bagni Lukács ma c'è il Mar Tirreno, non c'è il Danubio, ma qui davanti alle mie finestre si spalanca il Golfo di Napoli, non ci sono le Colline di Buda, ma c'è il [[Vesuvio]], non c'è la Váci utca, ma c'è via Chiaia con i suoi negozi eleganti, dove sciama e s'affretta la folla variopinta e orientaleggiante di Napoli, che assomiglia misteriosamente a quella di [[Budapest]]. ====[[Giuseppe Marotta (scrittore)|Giuseppe Marotta]]==== *Ah, Napoli bella, tozzo di pane mio, estrema unzione mia! *Allora come allora, nel marzo del 1947, Napoli, eccettuandone via dei Mille, via Tasso, il viale Elena e poche altre arterie di Chiaia di San Ferdinando del Vomero, era tutta un rione popolare. Napoli era allora un vicolo solo, un "basso" solo, una botteguccia sola. *Che cosa c'è tutto sommato, a Napoli? C'è un vulcano {{NDR|il Vesuvio}} che ha tante possibilità di sterminio quanti sono gli acini d'uva e le ginestre cui si agghinda per dissimulare le sue intenzioni. *Ehi ehi. Dovessero piovere mazzate? I due contraggono le mascelle e s'irrigidiscono. Mannaggia. Stanno agli antipodi: il Cardillo vende luna, e cioè trasforma in lavoro qualunque cosa, l'Inzerra muta in ozio tutto, tutto. Napoli ha questi due volti, come Giano era sé ed il contrario di sé nell'identica figura; perciò chi dice: "Napoli è fervida, operosa, alacre" non è meno fesso di chi dice: "Napoli è svogliata, indolente, pigra{{sic|.}}" Ma allora? Gesù Gesù. Napoli è femmina, ossia volubile, contraddittoria, spesso incoerente. Sgobba quanto [[Milano]] e poltrisce quanto Honolulu: per ogni napoletano che, immoto in una barca a [[Mergellina]], o riverso in un prato ai Camaldoli, si lascia beatamente crocifiggere dal sole, abbiamo nelle vicinanze un altro napoletano che vacilla e affanna trasportando un quintale. *I «Quartieri», a Napoli, sono tutti i vicoli che da Toledo si dirigono sgroppando verso la città alta. Vi formicolano i gatti e la gente; incalcolabile è il loro contenuto di festini nuziali, di malattie ereditarie, di ladri, di strozzini, di avvocati, di monache, di onesti artigiani, di case equivoche, di coltellate, di botteghini del lotto: Dio creò insomma i «Quartieri» per sentirvisi lodato e offeso il maggior numero di volte nel minore spazio possibile. *Il vero mare di Napoli è quello esiguo e domestico di Santa Lucia, di Coroglio e di Posillipo. Consuma Castel dell'Ovo e il Palazzo Donn'Anna, bruca il muschio delle vecchie pietre, sente d'alga e di sale come nessun altro mare. *Lasciatemi dire che a Napoli i Santi, dal supremo e volubile San Gennaro al distratto San Giuseppe, da Sant'Antonio che protegge Posillipo a San Pasquale che sorveglia attentamente Chiaia, non sono che autorevoli congiunti del popolo. Il napoletano ha San Luigi, Sant'Espedito e ogni altro Santo come a certi poveracci dei vicoli capita di essere imparentati con un insigne professore residente a via dei Mille. *Napoli è una bara di madreperla con quattro corde e una tastiera; affermo sul mio onore, toccandomi il petto come la statua di Gioacchino Murat nella nicchia di piazza San Ferdinando, che Napoli è un mandolino dal quale si affaccia continuamente uno scheletro. Ebbene, salute a noi; strizziamo l'occhio a questo buffo sosia di ognuno, a queste anonime ossa trasformatesi in radici di canzonette. *Non date retta agli odierni lamentatori della città, i quali tetramente affermano che è morta e seppellita; ma neanche badate ai tam-tam di quanti la proclamano fortunata e contenta; Napoli è terra di favole puerili e angosciose, tutta miele e cicuta, grembo di mamma e schiaffo di {{sic|padrigno}}, favola sono pure chi la denigra e chi la decanta, vorreste che le mancassero proprio gli orchi e le fate? *Qualcuno fondò Napoli, situando magnificamente il Vesuvio, le isole, Capodimonte e il [[Vomero]]; disse ai napoletani: "Ecco... Tenete, ricreatevi{{sic|,}}" e mentre quelli si distraevano a guardare l'ombelico del [[Golfo di Napoli|golfo]], agguantò la cassa e fuggì. ====[[Mario Martone]]==== *Attraverso il teatro Napoli esprime spudoratamente il suo stato di capitale del Sud del mondo. *Napoli è una città difficile che insegna ad essere aperti, liberi, disponibili alle novità. Napoli ha una forza dolorosa ed è per questo che io l'amo. *Questo popolo, fratello di tanti popoli sofferenti, vivo più che mai intorno a noi, ci insegna a aprire gli occhi, guardare in faccia il dolore e trasformare il dolore in energia. ====[[Francesco Mastriani]]==== *Gli è indubitato che ci è ancora della feccia nel nostro popolo, e ce ne sarà ancora per qualche tempo. Ma è forse possibile una compiuta improvvisa riforma de' suoi costumi?<br>Noi accogliamo la speranza, per non dire la certezza, che tra dieci anni il nostro popolo non sarà secondo ad altri in Europa. Voglia Dio benedire all'opera della nostra rigenerazione, iniziata dal più Grande Italiano vivente [[Giuseppe Garibaldi|GIUSEPPE GARIBALDI]]! Voglia Dio benedire gli sforzi degli uomini che han rette intenzioni e buon volere! Possano le aure incantate del nostro cielo non essere più contaminate da straniere favelle! Possano i nostri ubertosi campi non essere più calpestati da orde inimiche del sangue italiano! Possa presto Napoli festeggiare il dì in cui per tutta [[Italia]] risuoni il grido della compiuta nostra unificazione, proclamata in ROMA CAPITALE. Allora, dopo il ''Pater noster'', noi insegneremo a' nostri figliuoli questa altra prece che eglino dovranno recitare ad ogni alba e ad ogni sera:<br><br>''Da' Tedeschi ed Imperiali,<br>Da' Francesi e Cardinali<br>Libera nos, Domine!'' *L'invenzione dei bassi, cioè delle case a terreno, delle case-botteghe, è proprio un'invenzione tutta napolitana a pro del guaglione, il quale si procura quel divertimento di scegliere quel domicilio che vuole su la soglia di qualcuni di questi bassolini. *Ma è proprio per il guaglione che Napoli è stata creata. Il guaglione è il Re di Napoli è il padrone assoluto del suolo [[Fiume|sebezio]] ed esercita talvolta il suo impero con una [[Bullismo|tirannia]] che è tanto più inesorabilmente quanto è più graziosa. *Napoli, per la sua posizione geografica, per la sua gran popolazione, per la natura feracissima del suo suolo, per le sue gloriose tradizioni in ogni ramo dello scibile, per la prodigiosa attitudine de suoi abitanti alle arti belle e dalle arti meccaniche, per grandiosi e storici monumenti di che è ricca e pei suoi vasti commerci, sarà sempre la Filadelfia d'Italia. Incorporata oggi alla grande [[Italia|Famiglia Italiana]], essa comincia ad appropriarsi dalle città sorelle l'affrancamento da quegli aviti pregiudizi che formarono per sì lungo volger di tempo sì possente ostacolo al progresso della sua civiltà siccome le città sorelle e specialmente le settentrionali cominciano a smettere, per la fusione coi nostri vispi meridionali, le forme pedantesche, le arie pesanti e le rigidezze cancelleresche. *Né climi meridionali sotto un cielo come questo di Napoli che invita così potentemente alla [[Ozio|pigrizia]] ed a quel dolce far niente di che ci han fatto una colpa gli [[Straniero|stranieri]], il [[Mendicante|vagabondaggio]] è così esteso che noi disperiamo che possa il governo giungere ad estirparlo del tutto in un paese come il nostro dove si vive così a buon mercato. Dove con dieci centesimi di maccheroni, dove con cinque centesimi di pane ed altrettanti di frutte un uomo ha messo a poco a poco il suo pranzo, non sappiamo come si possa sentire la suprema necessità e l'obbligo del lavoro. ====[[Raffaele Mastriani]]==== *L'antichità di Napoli si è del tutto smarrita nella oscurità de' secoli trascorsi. *La principal veduta è di mirar Napoli in alto mare, donde l'intiera città si presenta come un immenso anfiteatro. La seconda e di guardarla da S. Martino, dove si vede sotto gli occhi minutamente quasi tutta la città ed il delizioso contorno del golfo. La terza è di veder Napoli dalla Specola Reale o dal palazzo della Riccia: questo luogo per la estensione della sua veduta è detta con nome Spagnuolo Miradolos. La quarta è di contemplarla da' reali giardini di [[Portici]], e più dalla villa del Duca di Gravina e lì è ad essa superiore. La quinta è di osservarla dalla Madonna del Pianto. *La veduta della Capitale è sorprendente dalla cima del Vesuvio in un bel mattino di primavera: e bellissima dal terrazzo di Belvedere e dal palazzo Patrizj al Vomero, è vaga dai punti più elevali dell'Arenella, è incantevole quella parte che se ne scorge dalla strada nuova di Posillipo, al tramonto del sole. *Napoli col suo cratere, colle sue isole, col suo Vesuvio, colle sue montagne offre vedute cosi vaghe, così amene, così varie che l'anima ne resta rapita ed incantata. ====[[Marcello Mastroianni]]==== *{{NDR|A Roma}} [...] in Via del Corso [...], sentii dietro di me uno che fece "ammazza le rughe! Hai visto come si è invecchiato?" Detto forte, perché io potessi sentire. Non so se lo dicesse a una ragazza o a chi: "ammazza le rughe!" La stessa cosa mi è accaduta a Napoli. "Marcelli', c simm fatt vecchiariell eh? 'O vulit nu cafè?" La vedete la differenza? *La città meno americanizzata d'[[Italia]], anzi d'[[Europa]]. Eppure le truppe americane l'hanno avuta per tanto tempo. Ma una volta ripartiti questi soldati (a parte qualche moretto lasciato lì), tutto quanto era americano è stato cancellato.<br />La forza dei napoletani sta in questo: nel loro carattere, nella loro tradizione, nelle loro radici. *Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano perché so che ci starei bene. *Napoli va presa come una città unica, molto intelligente. Napoli è troppo speciale quindi non la possono capire tutti. ====[[Klemens von Metternich]]==== *Questo [[Vesuvio]], mia buona amica, è uno spettacolo imponente ed augusto. Sfortunatamente non posso vederlo dalla mia finestra; lo si vede però da qualsiasi posto, anche solo a cento passi dalla mia casa, come un immenso fanale nella notte. Una forte eruzione come quella del 1814, per esempio, deve essere uno spettacolo incredibile. La montagna è così vicina alla [[Napoli|città]], ed il pendio vi porta in modo così diretto che la formazione di un nuovo cratere, e ogni eruzione ne forma uno nuovo, la metterà in gran pericolo. I napoletani, del resto, non ci pensano; sono come i marinai, che dimenticano che solo una tavola li separa dall'abisso, e si è tentati di dimenticare, al cospetto di una natura tanto bella e ridente, come il pericolo possa essere anche ravvicinato dal godimento. *Qui sareste la creatura più felice del mondo. Tutto ciò che la natura ha fatto di più bello, di più maestoso e di più incantevole è versato qui a torrenti, su tutto ciò che si vede, si sente e si tocca. *Un popolo per metà barbaro, di un'ignoranza assoluta, di una superstizione senza limiti, ardente e passionale come sono gli africani, un popolo che non sa leggere né scrivere e di cui l'ultima parola è il pugnale, offre bel soggetto per l'applicazione dei principi costituzionali. ====[[Paolo Monelli]]==== *Ha detto [[Cicerone]] che Napoli è la città dove i sospettosi diventano confidenti, e gli infelici trovano consolazione. Perciò, quando sono seccato della politica vengo a Napoli a dimenticare tutto. *I napoletani discendono dagli dèi, questa è la verità, non sono né greci né oschi né romani, sono dèi. Che per vivere sulla terra si sono fatti come siamo; un misto di spirito attico grazie agli ateniesi, di tenacia al lavoro osca, di intelligenza indulgente ed acuta quale si conviene ad esseri divini. *Il napoletano non è ozioso; è filosofo. Sa che la vita è labile, l'avvenire è fallace, il lavoro è pena; accetta ogni fatica perché deve dar da mangiare ai piccirilli e alla donna; ma non lo esalta, non ne fa una missione nella vita come avrebbe voluto quello scocciatore di Catone. È povero e non è avido di denaro, è sobrio e non s'ingozza se la fortuna gli mette davanti una tavola imbandita. *Ora Napoli ha un nome greco, e se vuoi fare un complimento a qualche mio compatriota che m'intendo io puoi chiamarla l'Atene dell'occidente; ma prima di essere Neapolis era Paleopolis, città antichissima come dice il nome, e prima era Partenope, la città delle sirene, chiamata così dalla sirena Parthenope che ci ebbe la tomba. ====[[Francesco Saverio Nitti]]==== *Come vivea Napoli prima del 1860? Essa era, come abbiam detto, la capitale del più grande regno della penisola. Messa in clima temperato, tra la collina e il mare (come nell'ideale platonico) dato lo scarso sviluppo della igiene pubblica in tutta Europa, non ostante condizioni cattive della sua edilizia, rimaneva città di dolce soggiorno, in cui i forestieri si recavano spesso a svernare, più spesso ancora erano attratti, oltre che dalla bellezza del clima, dalla facilità della vita. *Napoli ha cessato di essere, per necessità delle cose, ''città di consumo'' e non è diventata città industriale, né di commercio: quindi le risorse dei cittadini sono diminuite. *Napoli, la grande città che era ancora qualche secolo fa la seconda in Europa per popolazione, che nel 1860 soverchiava per importanza tutte le città italiane; Napoli, la città che Sella chiamava ''cospicua'' e che avea almeno fino a qualche tempo fa alcune apparenze di ricchezza, Napoli muore lentamente sulle sponde del Tirreno. ====[[Anna Maria Ortese]]==== *Come tutte le mostruosità, Napoli non aveva alcun effetto su persone scarsamente umane, e i suoi smisurati incanti non potevano lasciare traccia su un cuore freddo. *Di solito, giunti a Napoli, la terra perde per voi buona parte della sua forza di gravità, non avete più peso né direzione. Si cammina senza scopo, si parla senza ragione, si tace senza motivo, ecc. Si viene, si va. Si è qui o lì, non importa dove. È come se tutti avessero perduto la possibilità di una logica, e navigassero nell'astratto profondo, completo, della pura immaginazione. *Era strano, ma questo che vedevo, per tanti aspetti non mi sembrava un popolo. Vedevo della gente camminare adagio, parlare lentamente, salutarsi dieci volte prima di lasciasi, e poi ricominciare a parlare ancora. Qualcosa vi appariva spezzato, o mai stato, un motore segreto, che sostituisce al parlare l'agire, al fantasticare il pensare, al sorridere l'interrogarsi; e, in una parola, dà freno al colore, perché appaia la linea. Non vedevo linea, qui, ma un colore così turbinoso, da farsi a un punto bianco assoluto, o nero. *Erano molto veri il dolore e il male di Napoli, usciti in pezzi dalla guerra. Ma Napoli era città sterminata, godeva anche di infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere pieno di radici. *Ho abitato a lungo in una città veramente eccezionale. Qui [...] tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, [...] tutte queste voci erano così saldamente strette, confuse, amalgamate tra loro, che il forestiero che giungeva in questa città ne aveva, a tutta prima, una impressione stranissima, come di un'orchestra i cui strumenti, composti di anime umane, non obbedissero più alla bacchetta intelligente del Maestro, ma si esprimessero ciascuno per proprio conto suscitando effetti di una meravigliosa confusione. *L'eterna folla di Napoli, semovente come un serpe folgorato dal sole, ma non ancora ucciso. *La città si copriva di rumori, a un tratto, per non riflettere più, come un infelice si ubriaca. Ma non era lieto, non era limpido, non era buono quel rumore fatto di chiacchierii, di richiami, di risate, o solo di suoni meccanici; latente e orribile vi si avvertiva il silenzio, l'irrigidirsi della memoria, l'andirivieni impazzito della speranza. *Napoli è un pezzo di deserto azzurro. *Tornai al mio albergo, e pensando tanti casi e persone passò la notte, e riapparve l'alba del giorno in cui dovevo ripartire. Mi accostai alla finestra di quella casa ch'era alta come una torre, e guardai tutta Napoli: nella immensa luce, delicata come quella di una conchiglia, dalle verdi colline del [[Vomero]] e di Capodimonte fino alla punta scura di [[Posillipo]], era un solo sonno, una meraviglia senza coscienza. ====[[Johan Turesson Oxenstierna]]==== *Il più delizioso paese dell'Europa è Napoli, e di quanto fa {{sic|duopo}} per una vita deliziosa è provveduto, {{sic|benche}} da perverso popolo sia abitato. Albergo è quasi sempre della più trista nazione 'l paese migliore. Si trovano quivi galantuomini quanti altrove fuor d'ogni dubbio, ma così mi spiego al riguardo del popolo minuto, che dello stato la terza parte compone. *Nazione di più inquietissima è questa, e contro cui devesi ad ogni momento ben avvertire; chiara testimonianza ne fanno quaranta due generali rivoluzioni seguite {{sic|doppo}} la separazione sua dal Romano impero, di cui per lo passato era parte, e nello spazio di due anni ha cinque Re tutti di nazioni differenti avuto, questa Corona i Re di Spagna possedendo, dicevasi; ''che 'l Re cattolico in [[Sicilia]] per la dolcezza regnava, per l'autorità in [[Milano]], ed in Napoli con la sottigliezza.'' *Napoli è nel rimanente 'l paese de' Monaci e delle Civette, due spezie d'animali ugualmente pericolosi, e per una quotidiana, ed ordinaria {{sic|Conversazione}}: Forastieri molti perciò non si vedono doppo un breve soggiorno in altra maniera ritornarsene, che colla borsa vuota, caricata la coscienza, e contaminato 'l corpo. Questa è di Napoli la mia sentenza, che per verità d'esser {{sic|veduto}} merita, ma non già d'esser con troppa curiosità {{sic|esaminato}}. ====[[Pier Paolo Pasolini]]==== *Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. Non saranno dei napoletani trasformati. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all'ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili, incorruttibili. *Ho scelto Napoli<ref>Per le riprese del ''Decamerone''.</ref>perché è una sacca storica: i napoletani hanno deciso di restare quello che erano e così di lasciarsi morire: come certe tribù dell'Africa. *Io con un napoletano posso semplicemente dire quel che so, perché ho, per il suo sapere, un'idea piena di rispetto quasi mitico, e comunque pieno di allegria e di naturale affetto. Considero anche l'imbroglio uno scambio di sapere. Un giorno mi sono accorto che un napoletano, durante un'effusione di affetto, mi stava sfilando il portafoglio: gliel'ho fatto notare, e il nostro affetto è cresciuto. *Io so questo: che i napoletani oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Beja (o lo fanno anche da secoli, gli zingari): è un rifiuto sorto dal cuore della collettività [...]; una negazione fatale contro cui non c'è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia come tutte le tragedie che si compiono lentamente; ma anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla storia, è giusto, è sacrosanto. *Io sto scrivendo nei primi mesi del 1975: e, in questo periodo, benché sia ormai un po' di tempo che non vengo a Napoli, i napoletani rappresentano per me una categoria di persone che mi sono appunto, in concreto, e, per di più, ideologicamente, simpatici. Essi infatti in questi anni – e, per la precisione, in questo decennio – non sono molto cambiati. Sono rimasti gli stessi napoletani di tutta la storia. E questo per me è molto importante, anche se so che posso essere sospettato, per questo, delle cose più terribili, fino ad apparire un traditore, un reietto, un poco di buono. Ma cosa vuoi farci, preferisco la povertà dei napoletani al benessere della repubblica italiana, preferisco l'ignoranza dei napoletani alle scuole della repubblica italiana, preferisco le scenette, sia pure un po' naturalistiche, cui si può ancora assistere nei bassi napoletani alle scenette della televisione della repubblica italiana. Coi napoletani mi sento in estrema confidenza, perché siamo costretti a capirci a vicenda. Coi napoletani non ho ritegno fisico, perché essi, innocentemente, non ce l'hanno con me. Coi napoletani posso presumere di poter insegnare qualcosa perché essi sanno che la loro attenzione è un favore che essi mi fanno. Lo scambio di sapere è dunque assolutamente naturale. *Napoli è ancora l'ultima metropoli plebea, l'ultimo grande villaggio (e per di più con tradizioni culturali non strettamente italiane): questo fatto generale e storico livella fisicamente e intellettualmente le classi sociali. La vitalità è sempre fonte di affetto e ingenuità. A Napoli sono pieni di vitalità sia il ragazzo povero che il ragazzo borghese. [[Immagine:Palazzo dello Spagnolo - Naples.jpg|thumb|Palazzo dello Spagnolo]] ====[[Jean Paul]]==== *Ancor prima che avessimo compiuto il periplo del promontorio di [[Posillipo]], il cratere del [[Vesuvio]] eruttò lentamente nel cielo un figlio ardente, il sole, e mare e terra si infiammarono. L'anfiteatro di Napoli coi palazzi color dell'aurora, la sua [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del mercato]] fatta di vele pallide, il brulichio delle sue fattorie sulle pendici dei monti e sulla riva e il suo trono verdeggiante di Sant'Elmo, si drizzò fieramente tra due montagne, davanti al mare. *Io passeggiavo solitario; per me non c'era notte, né casa. Il mare dormiva, la terra pareva desta. Nel fuggevole chiarore (la luna calava già verso Posillipo) contemplavo quella divina città di frontiera del mondo delle acque, quella montagna di palazzi che s'inerpicava, fin dove l'alto [[Castel sant'Elmo|castello di Sant'Elmo]] occhieggiava bianco tra il verde del fogliame. La terra cingeva il bel mare; sul braccio destro, il Posillipo, portava fiorenti vigneti fin dentro le onde, mentre col sinistro reggeva città e racchiudeva le onde e le navi del mare e se le stringeva al petto. Sull'orizzonte la puntuta [[Capri]] giaceva nell'acqua come una sfinge e sorvegliava la porta del [[Golfo di Napoli|golfo]]. Dietro la città il vulcano fumava nell'etere, sprizzando a tratti scintille tra le stelle. *La luna era alta nel cielo, luminosa come un sole, e l'orizzonte era indorato dalle stelle – e in tutto il cielo senza nubi si ergeva sola, a oriente la cupa colonna del Vesuvio. Nel cuore della notte, dopo le due, attraversammo da un capo all'altro la città meravigliosa, in cui continuava a fiorire la vita del giorno. Gente allegra popolava le strade – i balconi si scambiavano canzoni – sui tetti spuntavano fiori, alberi tra i lampioni, e le campanelle delle ore prolungavano il giorno, e la luna sembrava riscaldare. Solo di tanto in tanto ci imbattevamo lungo i colonnati, in qualcuno intento alla sua siesta. ====[[Roger Peyrefitte]]==== *Costumi tranquilli del popolo napoletano, che ci si immagina inquietante: la sorveglianza notturna di questa città è affidata a dodici carabinieri. *La vera Napoli, meravigliosa, pittoresca, commovente: quella della strada. *«Posillipo»: «che calma il dolore». Questo luogo d'incanto deve il nome a una villa di Pollione, il Romano che gettava gli schiavi alle murene. Un nome così di buon augurio non era che un'antifrasi. *Risa e sorrisi – la sola Corte d'Europa dove [[Giacomo Casanova|Casanova]] abbia sentito ridere fragorosamente fu quella di Napoli. *Un incidente qualunque fornisce immediatamente dei numeri per giocare al lotto. Un vaso da fiori è caduto in testa ad una passante: i testimoni, dopo averla soccorsa, vanno a giocare 17 (disgrazia), 21 (ad una donna), 34 (sulla testa). ====[[Guido Piovene]]==== *A Napoli, come a Parigi, è difficile udire, almeno in conversazione, quei giudizi assoluti, radicalmente negativi che si odono altrove; come a Parigi, la tendenza è piuttosto verso l'assoluzione, naturalmente con un sottinteso un po' scettico, e senza approfondire troppo; vi è sempre, nei giudizi, un umorismo e un garbo di capitale anche mondana. *È un accento che spesso ho udito risuonare a Napoli in diversa forma. Un incanto nel vivere, unito però al sottinteso che il vivere ha per se stesso qualche cosa di doloroso. Si ha una specie di pendolo tra quell'incanto e quel sottinteso riposto: non si sa mai quale prevalga. *I bambini, le «creature» brulicano. Anche nei ristoranti medi, pochi sono gli avventori senza i bambini intorno. Napoli è una città allattante e poppante, perpetuamente gravida. Un semidio napoletano è l'amore; nella coscienza popolare, l'amore si redime con la creazione. *L'orario a Napoli può essere una necessità pratica, mai una necessità intima. Lo si abbandona quando non occorre più. *La bellezza di Napoli cresce di giorno in giorno, di settimana in settimana, via via che scopre i suoi segreti, finché si giunge a intendere che veramente è questo il più bel golfo della terra. *Napoli non è una città per puristi. Vedo una chiesetta barocca, che porta a metà altezza la statua di un angelo, e si prolunga sul medesimo piano con la finestra e il balconcino di una casa senza pretese. Al balconcino sta una donna, gomito a gomito con la statua dell'angelo; questa è veramente Napoli; si abbatta la casa e il balcone, e anche la chiesa sarà divenuta scipita. In tutte le città, ma a Napoli specialmente, risulta evidente che l'arte non è fatta soltanto di quelle che chiamiamo opere d'arte. *Come ha trovato modo di convivere con i santi, con i miracoli, con la scienza e la tecnica, questo popolo vive in confidenza con le forze occulte e le potenze cosmiche. Dovunque si destreggia con la sua malizia, come la piccola barca sulle onde del mare. Anche per questo credo che il [[Vesuvio|vulcano di Napoli]], come gli scavi archeologici del Napoletano, non abbiano equivalenti in nessuna parte del mondo: tutto a Napoli, è umanizzato due volte. ====[[Antoine-Claude Pasquin Valéry]]==== *Il popolo di Napoli, malgrado ciò che si pretende ultimamente, deve essere considerato come il primo popolo della terra per inclinazione alla sommossa: esiste un libro italiano, intitolato: ''Relazione della ventisettesima rivolta della FEDELISSIMA città di Napoli''. Ma questi uomini indisciplinati, facili all'ira, non sono né crudeli, né furiosi, e malgrado la loro vivacità e l'ardore del clima che li brucia, la loro storia non offre nessuno di quei grandi massacri popolari di cui la storia di nazioni più civilizzate offre anche troppi esempi; gli orrori della rivoluzione del 1799 scaturirono da [[Horatio Nelson|Nelson]] e dalla [[Borbone delle Due Sicilie|corte]]; degli autentici napoletani non avrebbero mai destituito [[San Gennaro]], come [[Giacobinismo|giacobino]] e protettore dei Giacobini, per sostituirlo, come si fece, con [[Antonio da Padova|S. Antonio]]. *Le diverse dominazioni straniere che hanno occupato questo paese, successivamente greco, arabo, normanno, spagnolo, austriaco, francese, produssero senza dubbio negli abitanti la loro perpetua assuefazione, la loro facilità d'imitazione: fin nei costumi odierni si ritrovano molte tracce dei costumi spagnoli, quali l'esagerazione, la iattanza, il gusto delle cerimonie, e da vent'anni l'esercito ha scimmiottato di volta in volta i Francesi, gli Inglesi, e gli Austriaci, prendendo sempre, come capita a quelle specie di copisti, ciò che c'è di peggio nei loro modelli. *Se la natura del Napoletano è poco elevata, il suo istinto è buono, compassionevole, e benché ignorante, svogliato, ha immaginazione ed un'intelligenza viva, molto suscettibile di essere coltivata; il suo linguaggio è pittoresco, figurato, talvolta eloquente. Quando Sua Maestà l'arciduchessa [[Maria Luisa d'Asburgo-Lorena|Maria Luisa]] venne a Napoli, nel 1824, la si mostrò da lontano ad un uomo del popolo, dicendogli che era ''la vedova di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]]'' – ''Che la vedova?'' ribatté il [[lazzari|Lazzarone]], ''è il suo sepolcro''. ====[[Michele Prisco]]==== *La consonanza assoluta della gente napoletana con la città che la tiene stretta è il fatto capitale, che non somiglia a nessun altro fenomeno sociologico di altrove, perché [[New York]] o [[Londra]] potrebbero mutare a loro piacimento la loro disposizione urbanistica e la gente {{sic|neviorchese}} o londinese non muterebbe di un soffio il suo modo di vivere. [...] Ed è proprio dunque da questo costante abbraccio fra la città e la sua gente, da questo rapporto che all'apparenza è anche irrazionale ma che poi si rivela come un preciso equilibrio di forze concomitanti, che nascono tanti aspetti della socialità napoletana. {{NDR|([[Mario Stefanile]])}}<br>Parole che vorremmo fossero meditate dai vari inviati speciali quando vengono quaggiù a diagnosticare le piaghe di Napoli: che sono le stesse piaghe della nazione, ingrandite, se si vuole, o esasperate, solo da questa situazione di fondo registrata da Stefanile. Del resto, aggiungiamo a nostra consolazione, se questi inviati non l'hanno capita, la nostra Napoli, non l'hanno capita neppure tanti ospiti illustri, e ben più validi sul piano letterario: non l'hanno capita, vogliamo dire, né Dumas né Anatole France né Lamartine né Mommsen, i quali l'interpretarono, com'è naturale, ciascuno secondo le reazioni del proprio temperamento. E poi non dimentichiamo le eredità impostate nel nostro sangue: fenicia, greca, moresca, e forse anche slava se la filosofia del «lassamme fa {{sic|a'}} Ddio» si apparenta al «nitchevò» russo: per non parlare dell'eredità del [[Vesuvio]], questa specie di Moby Dick nostrano.<br>Anche per tutto questo in nessun altro luogo del mondo si ritrova con la stessa evidenza che acquista a Napoli la testimonianza di un rapporto immediato viscerale e continuo fra i cittadini e la città, senza la mediazione e anzi a dispregio della legge, della norma e dell'autorità. Pensate per un momento a [[Spaccanapoli]], dove una folla pittoresca, geniale, fertile d'inventiva, sembra quotidianamente accreditare – con parole, gesti e atteggiamenti – la sua duplice singolarità alla [[Giordano Bruno]]: scoprire la gioia di vivere nella sua deprimente miseria, e trovare nelle sue scarse felicità un invito alla malinconia e alla rassegnazione. Ecco perché prima che una città, Napoli è a suo modo una categoria umana, e il suo connotato più rilevante resta l'imprevedibilità e il suo destino quello di favorire e continuare a favorire, con la sua permanente contrapposizione e contraddizione – di paesaggio, di storia, di costume, di vita – un'abbondante fioritura di luoghi comuni che ne perpetuano un'immagine di falso folclore e ininterrotto colore locale. *Si stendeva sul [[Golfo di Napoli|golfo]] una caligine colorata, un cumulo di vapori che andavano dal rosa all'azzurro al viola, conferendo al paesaggio, come il riverbero d'uno specchio rotto, quella vaghezza di riflessi, di ombre, di tinte e di lumi ch'è la tristezza di Napoli. [...] In nessuna casa di Napoli la luce era stata ancora accesa. Ma quante case, Gesù! Da far venire il capogiro a fissarle un poco a lungo: era così grande, Napoli? Non s'era mai affacciata<ref>Aurora, protagonista del romanzo.</ref>da San Martino su Napoli: è uno spettacolo meraviglioso. Era grande, la città, a starci dentro non sembrava: ora osservava le facciate stinte delle case, predominavano l'intonaco rosa e il colore grigio, il rosa pareva un riverbero di fuoco e il grigio un tappeto di cenere vulcanica: riconosceva le cupole argentate delle chiese, i terrazzi asfaltati pieni di rattoppi come la biancheria dei poveretti, le buche dei palazzi distrutti: e le strade dove si trovano? Un groviglio, a guardarle da quassù, un crudo e umido intrico di pietre. *{{NDR|Napoli, vista da San Martino}} [...] a poco a poco emersero in quella velata malinconia, nella foschia dei vapori rosei azzurrastri e violacei, fra un brusio di voci perpetue e lontane, i profili delle case, le squadrature dei terrazzi, le rampe tortuose, le scale a precipizio. Cercava un taglio diritto da riconoscere una strada, e non lo trovava: restava questo aspetto informe e caotico di concrezione uscita dal mare, rimasta a secco, scavata con lenti e individuali accorgimenti per trovarvi riparo. ====[[Hermann von Pückler-Muskau]]==== *Il mio amico ed io ci avventurammo da soli in Via Toledo e, spinti dalla folla, giungemmo alla [[Piazza del Plebiscito|piazza del Palazzo]] dove vedemmo per la prima volta in tutta la loro maestà il [[Golfo di Napoli|golfo]] ed il [[Vesuvio]] fumante. Quale che fosse l'impressione destata in noi da questa immagine, il rumore ed il movimento che ci circondava erano così grandi, che l'intera prospettiva ci sembrava girare con la folla. Ero continuamente sul punto di gridare al popolo: insomma, tenetevi un po' tranquilli, perché possa godere di questa bella veduta che ha altrettanto bisogno di silenzio che di un canto melodioso; ma questo popolo che le baionette austriache sole potevano far tacere, di sicuro non si sarebbe lasciato calmare da belle parole; dovetti così rinunciare per il momento a godere di questa tranquillità a cui aspiravo. *Molto spesso [[Posillipo]] mi era stato vantato come il più bel luogo che si trovi negli immediati dintorni di Napoli, e ci dirigemmo quindi da quella parte. Più di una volta lungo il nostro cammino fummo fermati prima di giungere alla meta cui tendevamo; perché, nonostante già conoscessimo discretamente l'[[Italia]] e ci fossimo abbastanza familiarizzati con gli usi degli Italiani, fummo nondimeno talmente sorpresi da tutto quel che vedevamo e sentivamo a Napoli, che ci sembrava di essere in mezzo ad un popolo del tutto estraneo a ciò che avevamo visto a [[Milano]], a [[Genova]] o a [[Roma]]: erano altri giochi, altri canti, altri costumi; gli stessi cavalli erano diversamente bardati. Tutto, in una parola, era nuovo per noi. Ma ciò che più di ogni altra cosa ci colpì, furono senza dubbio le grida eccessive del popolo. *Napoli non ha né porte né mura di cinta, così che ci trovammo, senza aspettarcelo, in mezzo a questa città popolosa in cui all'improvviso fummo storditi dal rumore della folla che ci circondava come se, durante un viaggio per mare, fossimo stati sorpresi da una tempesta in mezzo alla calma più profonda. Quando entrammo in [[Via Toledo]] immaginai che da poco fosse avvenuta una sommossa e che il popolo si accingesse a prendere d'assalto il palazzo del re o il castel Sant'Elmo; ma, osservando più da vicino, vedemmo che tutte queste persone così chiassose, erano, in fondo, individui assolutamente pacifici che gridavano solo per vendere le loro merci, che consistevano in qualche cipolla, in fette di anguria o in piccoli pesci. Accanto a questi venditori ambulanti si trovavano i mercanti fissi di maccheroni, di frittelle, di limonate e di arance. Oltre a questo, poiché era domenica, e la serata era bella, le strade erano ancora gremite d'un gran numero di allegri oziosi a cui è permesso di gridare e cantare a squarciagola, senza minimamente darsene pensiero. In mezzo a questa folla, i ''calessari'' correvano al gran galoppo come se si trattasse di guadagnare il premio della corsa, ciò che non migliorava la tranquillità ed il buon ordine. Man mano che avanzavamo la folla si faceva sempre più serrata, di modo che alla fine ci trovammo completamente bloccati, sia per la quantità di persone che per le riparazioni che si facevano al lastricato. *Qui imparo anche a conoscere questa trasparenza dell'atmosfera di cui avevo tanto sentito parlare; perché dal mio balcone distinguo perfettamente nella città di [[Sorrento]] da cui sono lontano quindici miglia, ogni casa con la sua forma ed anche il suo colore. Quel che c'è di più straordinario è che, quando il cielo è coperto, gli oggetti si avvicinano e sembrano divenire ancora più distinti; mentre quando fa molto caldo, e soprattutto quando soffia lo scirocco, sono come avvolti in un vapore incerto e gialligno. Dall'altro lato del mio balcone, ho innanzitutto la parte della città che si estende verso la [[Villa comunale di Napoli|Villa Reale]] e [[Posillipo]], poi fiancheggio i giardini e le residenze di villeggiatura, mi elevo verso il Capo Miseno e volo da un'isola all'altra. L'Epomeo, nell'isola d'Ischia, serve da limite da questa parte, ma le isole sono disposte nel mare come una collana di corallo, e le onde, fatte lucenti dal sole, che brillano in un orizzonte lontano, somigliano ad una catena d'argento che lega insieme i due promontori collocati l'uno di fronte all'altro. Quando si hanno davanti agli occhi tante mirabili bellezze, che non si ha bisogno di andare a cercare, non si sente il minimo desiderio di uscire di casa, a meno che non si veda passare sotto le proprie finestre una gondola o una barca a vapore; allora, a dire il vero, si sentono nascere desideri cui si fa fatica a resistere. ====[[Fabrizia Ramondino]]==== *Chi non è vissuto in una città balia, ma solo in una città madre, difficilmente potrà comprendere come le ordinate costellazioni celesti, a immagine dell’ordine terrestre – spirituale, sociale, politico, – siano indifferenti al napoletano, mentre nella Via Lattea egli ritrova quell'indistinto luminoso brulichio, privo di forme e di nomi, quel caos chiaro e nutriente, specchio celeste della sua città. *E fuggendo Napoli, per inseguire un Nord mitico, che quasi sempre non oltrepassava Roma, [i giovani intellettuali napoletani] venivano a loro volta inseguiti da Napoli, come da una segreta ossessione. Ché Napoli usa seguire i suoi concittadini dovunque, come un'ombra, se si trasferiscono altrove.... Così Napoli, dove è così difficile vivere e che invoglia tanto a partire, che è così difficile abbandonare e che costringe sempre a tornare, diventa, più di molti altri, il luogo emblematico di una generale condizione umana nel nostro tempo: trovarsi su un inabitabile pianeta, ma sapere che è l'unico dove per ora possiamo star di casa. *La porta dell'Oriente verso l'Occidente e dell'Occidente verso l'Oriente, come definì Napoli [[Fernand Braudel|Braudel]], è sempre spalancata, pronta ad accogliere tutti. Ma chi la oltrepassa avverte di entrare in un luogo dove sono radunati i membri di una grande setta segreta alla quale è arduo essere iniziati. ====[[Domenico Rea]]==== *A Napoli [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] si preparò non solo a diventare uomo, ma {{sic|intanto}} divenne sommo scrittore in quanto subì una profonda napoletanizzazione. A Napoli acquistò il vastissimo sentimento tragico della vita, di una vita in movimento, senza scrupoli, consumata dalla e nell'azione, senza mezze misure, intensa nel bene e nel male, nell'amore celeste e nel profano. *Boccaccio lontano da Napoli vive come un emigrante. Non sa porre radici profonde in nessun altro luogo. Si rassegnerà a rimanere in Certaldo. E il paese che sempre l'attirerà, anche dopo l'amara delusione del 1362, sarà Napoli, ed è a Napoli, come gli emigranti, che penserà sempre di ritornare. A Napoli, non a [[Firenze]], che non gli ricorda le donne ingrate ma appassionate di Napoli, le scampagnate a [[Baia]], i bagni e e le cacce, quel mare, quel cielo, quella città piena di gente, amante di una vita gridata, che tira a campare senza preoccuparsi se domani sarà domenica o lunedì, giacché sarà un bel giorno se la fortuna avrà dato un segno della sua benevolenza. *Come un popolo tanto disposto al farsesco sia poi giunto a certi suoi grandi giorni, a [[Masaniello]], al netto rifiuto dell'Inquisizione (anche se a Napoli in fatto d'impiccagioni, arrotamenti, squartamenti, supplizi in pubblico se ne contarono a migliaia fino al Settecento), alla [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica del '99]] e ai moti del 1820, non ce lo {{sic|sapremo}} spiegare se dovessimo prendere sul serio la sua letteratura che si è lasciata attrarre quasi sempre dagli effetti e non dalle cause, che ha sottomesso la miseria al colore, non il colore ad essa. Chi ha parlato delle 4 giornate? E donde sono uscite? Dalla pulcinelleria? *{{NDR|Il panorama dal balcone di una casa di Napoli}} Da Punta della Campanella a Capo Miseno<ref>Le due estremità che delimitano il Golfo di Napoli. {{cfr}} ''Letteratura delle regioni d'Italia, Campania'', p. 341, nota 12.</ref>era un cerchio perfetto nella metafisica luce della luna. Ogni punto era un riferimento archeo-storico-sociologico, un «a capo del mito»: il [[Vesuvio]], [[Pompei]], la costa di Stabia, il promontorio di Sorrento, [[Capri]] e il [[Salto di Tiberio]], lo sperone di [[Ischia]], la prua della virgiliana [[Posillipo]] e il vasto mare a cerchi concentrici come l'eco, frastagliato dalle luci delle lampare... Ora mi spiego perché [[Giacomo Leopardi]] dettò gli ultimi sei versi del divino (e mai aggettivo fu più effettuale) ''Tramonto della luna'' da un giardino del [[Golfo di Napoli|golfo]], dopo avere amato e odiato Napoli. *Dovunque si parli di Napoli, c'è una disposizione a comprendere Napoli, che è in sostanza un'accusa alla sua pulcinelleria, alla sua corruzione in politica e in morale. Popolo sporco, dedito all'ozio, alla prostituzione, impoeticissimo! E la nostra meraviglia si leva in dubbio; per come sia stato possibile che un popolo corrotto, da quando se ne ha una memoria, sia ancora tanto vivo, anzi nella piena capacità d'insegnare qualche cosa agli uomini, di dare a loro, se non altro, uno spettacolo che gli stranieri chiamano vita piena. *Il mare a Napoli è un maestro. Il mare è una lenta fatica. *Il napoletano è fuori dalla storia; o meglio vi è stato così addentro e così maltrattato, deriso e beffato che ha finito per uscire dal tempo, creandosi un suo ambiente eterno dominato, è ovvio, da [[San Gennaro]] e dalla [[cabala]].<br>Che cosa poteva fare di diverso con i suoi problemi in sospeso e procrastinati all'infinito? *Il ''rilievo'' del mendicante, che sarebbe violento in un'altra città, a Napoli, rientra nel quadro generale della grande miseria. Si distinguono solo quei mendicanti coperti di piaghe o di altre brutture fisiche, esposte con arte provetta. Ma se piaghe, infermità e mutilazioni, stracci e insetti muovono a ribrezzo la maggioranza degli uomini, ai napoletani suggeriscono una profonda emozione. Il napoletano vecchio tipo nutriva una cieca sfiducia nel Progresso, ma confidava nella Provvidenza. In cuor suo non approvava che un mendicante, ossia un uomo colpevole di non essersi maturato nel grembo di una regina, doveva essere gettato nel fetore e nella promiscuità di un ospizio, togliendogli, in pratica, la libertà. Era considerato un colmo d'ingiustizia. *{{NDR|Napoli}} La porta misteriosa di tutta l'Italia meridionale. *«Ma Napoli, Napoli bella della mia gioventù, com'è diventata?»<br />«È orribile. Altro che odore di mare, che mi dicevi. Odore di merda come qua. Ma qua è la nostra merda». *Napoli, una commedia perpetua recitata in pubblico, gridata e urlata. *Ora l'anno è pieno. Siamo agli sgoccioli. I giorni non passano mai, ma gli anni passano come i lampi. Ma a Napoli se ne fregano. Tutto in questo mese concorre verso il [[presepe]], ossia verso un mondo immaginario pieno di pace e di bendidio. Il presepe è questo: la metafora di come dovrebbe essere la terra governata più che dagli uomini dall'ingenuo Bambino [[Gesù]]. Il presepe è il regno dell'armonia e della fine dell'ingiustizia. *Per noi resta il fatto che ovunque troviamo quattro righe su Napoli, prostituzione, furto, arrangiamento e compromesso sono i punti di forza. Ma il sentimento tragico della vita, spogliato e nudo, che qui regna su tutto, come la violenza di vivere almeno una volta, perché una volta si vive, rimangono forze oscure. *Re, governanti, turisti e poeti passano e se ne vanno. Anche il napoletano se ne andrebbe a vivere in riva al mare, dove l'aria sveltisce il cuore, o sulla collina del [[Vomero]] o ai Camaldoli, dove c'è odore di campagna e di cielo fresco. Egli invece è costretto a restare nel pozzo. Questa certezza ha trasformato il vicolo in una casa in comune, ha sviluppato l'istinto del mutuo soccorso – si prestano tutto: pentole, cibi, panni, scarpe, abiti – ma ha anche sollecitato un'indifferenza politica fatalistica, che ne ha fatto un popolo politicamente rachitico. *Scartati i re, i loro delfini, parenti, congiunti e amici, ai napoletani rimase il patrono, proprio nel significato di padre da cui solo sperare non miracoli, ma il pane allo stato brado. Da questo legittimo desiderio a «un culto di sangue di stampo barbarico<ref>La citazione è tratta dalla voce ''San Gennaro'' nell<nowiki>'</nowiki>''Enciclopedia delle religioni'', edita da Vallecchi. {{cfr}} ''San Gennaro'', ''Opere'', Mondadori, 2005, p. 1520.</ref>» ce ne passa. San Gennaro largamente manovrato dai chierici per tener buoni gli sprovveduti si trasformò in un'arma di ricatto nelle mani di questi ultimi nell'immarcescibile speranza di addomesticare chi aveva e poteva. *Si resta a Napoli perché i napoletani nella collettivizzazione universale, conservano un loro preciso comportamento; perché non provano il rigetto del loro prossimo. Lo accettano, ne sopportano e comprendono i difetti. È per questo motivo che la notte napoletana è ancora tra le più fulgide notti del mondo. Alle tre del mattino si può invitare un amico a gustare un piatto di spaghetti con pomodori, triglie in cartoccio e babà flambé. In molti luoghi d'Europa si vocifera di libertà sessuale: ma soltanto a Napoli, da illo tempore, una creatura di qualsiasi sesso può coltivare i propri sfizi. Il vizio della libertà sessuale a una certa ora della notte si respira nell'aria. Certo, rimane una città difficile. È per palati dal gusto forte. Possono capitare tante cose, tante avventure, tanti guai, tante invenzioni del vivere e tanti delitti. La ragione è semplice. Non c'è mai stata una borghesia a dettare le leggi dell'ipocrisia. La città è rimasta sostanzialmente plebea, incline al «dialettale», al versante greco, quello liberatorio degli istinti, più che mai socratica e legata al superiore ordine divino (umile, semplice) che a quello storico e politico: potere e violenza. Una città con ancora le carni e le piaghe esposte, dolenti e alla ricerca di una giustizia più vicina al diavolo che a Dio. *Troppa folla, troppo disordine, troppo rumore. Non pioveva, ma le strade erano bagnate e umide peggio che in campagna, e dappertutto bucce e cartacce, semi di zucca, scheletrini di pesci, valve di cozze, banchi di pizzaiuoli di paste cresciute esposte alla polvere in un acre fetor d'olio fritto. *Truppe d'occupazione furono quelle americane, ma apportatrici di un vastissimo concetto di democrazia nel significato più comune e umano del termine. Il fatto che un capitano alleato potesse amare fino a sposarla una popolana fu una rivelazione (e una rivoluzione) sociale d'inaudita importanza. Una conquista memorabile, che restò nel fondo del cuore dei napoletani. Per questa ragione la società fittizia e illegale che si instaurò a Napoli per due o tre anni lasciò dei beni morali e spirituali che sono ancora motori di progresso più di mille teorie. *{{NDR|Napoli}} Un infernale miscuglio di casi umani piccoli e piccolissimi, ma ugualmente fatali e terribili, potenti nella gioia e nella tristezza, che riceve, raccoglie e nasconde gente di ogni risma e razza. *Una città in cui l'ingiustizia è diventata edilizia, plastica, rilevo. ====[[Ermanno Rea]]==== *Affidare a un pool di intelligenze il progetto di un nuovo sviluppo, la mappatura dei problemi aperti, la speranza di mobilitazione delle coscienze, il compito di elaborare una prospettiva di futuro. Napoli è una città che non conosce se stessa. *[[Antonio Bassolino]] è il nuovo sindaco di Napoli. La città ha detto no alla nipote del duce, [[Alessandra Mussolini]], che comunque esce dalla piazza non proprio polverizzata, con il 44,4 per cento dei voti che poca cosa non è.<br />Ma che importa? Il dettaglio appartiene alla cronaca; l'evento alla storia. Un ciclo si chiude anche per questa città (si è chiuso per la verità già da tempo con il crollo di tutto un ceto dirigente e di un'impalcatura di potere) e noi, figli della guerra fredda, diventiamo archeologia. *Chi semina vento raccoglie tempesta, sostiene il proverbio. A Napoli il vento fu seminato ancora prima dell'ultimo conflitto mondiale, quando la città fu chiamata a garantire col sacrificio del proprio mare e del proprio porto, insomma con la rinuncia a ogni forma di sviluppo possibile, i perversi equilibri della guerra fredda nell'area sud-europea. ====[[Marchese de Sade]]==== *Fra il popolo, non si vedono che marchi spaventosi del veleno di questa peste<ref>La [[sifilide]].</ref>che sfigura ogni cosa in quasi tutte le parti del corpo. Se il veleno è tenuto più nascosto dai ricchi e dai nobili, non è per questo meno pericoloso, e io credo che ciò che uno straniero può fare di meglio è di evitare ogni contatto con questo popolo corrotto.<br>Come fare tuttavia, in un paese in cui il clima, gli alimenti e la corruzione generale invitano così eternamente alla depravazione? È fisicamente impossibile immaginarsi sino a qual punto essa è spinta a Napoli.<br>Le strade, di sera, sono piene di sventurate vittime offerte alla brutalità del primo venuto, e che vi provocano, per il prezzo più vile, a tutti i tipi di libertinaggio che l'immaginazione può concepire, e persino a quelli per i quali sembra che il loro sesso dovrebbe avere orrore. [...]<br>Con il danaro si può avere a Napoli la prima duchessa della città. E io mi domando cosa diventeranno la virtù, la popolazione, la salute in uno Stato in cui la degradazione dei costumi è arrivata<ref>Arivata, refuso, nel testo.</ref>sino a questo punto, e in cui la più lieve lusinga per il guadagno conduce al delitto, capovolgendo ogni sentimento di probità, di onore e di virtù!<br>L'onesta e piacevole galanteria, il sano commercio dei due sessi, che riscalda tutte le passioni nobili e che serve spesso da focolare a tutte le virtù, è poco conosciuto in una città in cui la brutalità dei costumi non vuole che il godimento. *Il popolo indubbiamente è rozzo, grossolano, superstizioso e brutale, ma ha una certa franchezza, e non è privo, talvolta, persino di amenità. La miglior prova è che questa plebe sterminata si mantiene nell'ordine senza polizia. La borghesia è civile, sollecita. La preferirei alla nobiltà, che l'alterigia e l'orgoglio sminuiscono proporzionalmente al suo desiderio di elevarsi. In generale è una nazione da formarsi; ma non è un'opera di un giorno, né di un regno. *In generale non è a Napoli che bisogna venire a cercare le arti. Si lasciano a [[Roma]]. Qui non bisogna ricercare che la natura e oso credere che essa sia superiore a ciò che le arti stesse sono a Roma. [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] è il viaggiatore da tener presente percorrendo questa felice campagna dove egli fa peregrinare il suo eroe, e si trova che, malgrado le rivoluzioni che hanno desolato questo bel paese, esso non è tuttavia ancora abbastanza mutato per non riconoscerlo dalle descrizioni che egli ci fa. *Risalendo all'origine della mescolanza dei diversi popoli che hanno sostituito i Greci in questa bella contrada, e che non vi hanno apportato che quella crudeltà che li ha condotti a distruggere i più bei monumenti, si troverebbe forse una causa<ref>Della rozzezza del popolo, che l'abate [[w:Jérôme Richard|Jérôme Richard]] attribuiva alle vicende tumultuose che hanno caratterizzato la storia di Napoli. {{cfr}} De Sade, ''Viaggio in Italia'', p. 262.</ref>più giusta: lo scarso progresso che le arti e le scienze vi hanno fatto in seguito, da cui è venuta questa imperdonabile negligenza nell'educazione, ha continuato a nutrire l'ignoranza e conseguentemente l'abbrutimento. La mollezza, vizio ordinario dei popoli che abitano in un bel clima, si è venuta ad aggiungere. La depravazione, che ne è una conseguenza, ha finito di corrompere, e io credo che ci vorrebbe oggi una rivoluzione completa per riportare questo popolo a quella amabilità che regna nella massima parte del resto dell'[[Europa]]. ====[[Jean-Paul Sartre]]==== *A Napoli ho scoperto l'immonda parentela tra l'amore e il Cibo. Non è avvenuto all'improvviso, Napoli non si rivela immediatamente: è una città che si vergogna di se stessa; tenta di far credere agli stranieri che è popolata di casinò, ville e palazzi. Sono arrivato via mare, un mattino di settembre, ed essa mi ha accolto da lontano con dei bagliori scialbi; ho passeggiato tutto il giorno lungo le sue strade diritte e larghe, la Via Umberto, la Via Garibaldi e non ho saputo scorgere, dietro i belletti, le piaghe sospette che esse si portano ai fianchi.<br>Verso sera ero capitato alla terrazza del caffè Gambrinus, davanti a una granita che guardavo malinconicamente mentre si scioglieva nella sua coppa di smalto. Ero piuttosto scoraggiato, non avevo afferrato a volo che piccoli fatti multicolori, dei coriandoli. Mi domandavo: «Ma sono a Napoli? Napoli esiste?» *La nostra corriera fa spostare un carro funebre, che caracolla davanti a noi, più adorno di un carretto siciliano, il cavallo ha l'aria di una bella di notte; la carrozza sobbalza dietro di lui, quattro colonne tortili sostengono una sorta di baldacchino dove volano gli angeli. Dai quattro vetri si vede la bara ricoperta di fiori. Ai quattro lati traballano lanterne d'argento. Sulla predella posteriore, un beccamorto fa acrobazie. È bello essere ricevuti a Napoli dalla morte. Da una morte caracollante, agghindata come una puttana, fantastica, assurda e veloce. Tutto si copre d'ombra, ci si immerge nella città. *Napoli si avvicina. Come ogni volta, prima di arrivarci, ho una stretta al cuore. Attraversiamo un frutteto deserto. So molto bene, troppo bene, ciò che troverò a Napoli. È una città in putrefazione. L'amo e ne ho orrore. *Seguì per un po' [[Via Toledo|Via Roma]], poi si infilò in un vicolo. «Un vicolo di Napoli, non è come un tempio. Ti si appiccica, è come la pece.» [...] Dei bassi impudichi e segreti: ti buttano in faccia il loro calore organico ma non si svelano mai. «Forse perché non si vede mai qualcuno dentro.» Di notte, si chiudevano ermeticamente; di giorno, quando si aprivano, si svuotavano dei loro occupanti, li spingevano fuori, nella strada, e questi restavano là tutto il giorno, madidi, stagnanti, legati ai bassi da un invisibile cordone ombelicale, legati tra di loro da un qualcosa {{sic|più profondo}} del linguaggio, da una comunanza carnale. [...] Il cielo sembrava altissimo, lontanissimo sopra la sua testa; Audry stava proprio in fondo – in fondo a una vita densa e nera come sangue che si coagula, era stordito; a poco a poco era invaso da un desiderio di sonno, di cibo e d'amore. ====[[Giovanni Scafoglio]]==== *La Napoli di oggi è una città stanca, ma di quella stanchezza che non precede rabbia e voglia di cambiare le cose. Che è stanca piuttosto di attendere che passi la nottata. *Napoli che strana città, per viverla serenamente bisognerebbe eliminare tutte quelle sorprese che ti riserva giorno dopo giorno, ma poi non sarebbe più la stessa. Un po' come quegli uomini che le donne amano per il gusto di poterli poi educare una volta sposati. *Napoli, la città che mi ha cresciuto è un mondo di ombre proiettate su pareti degradate dove anche la pioggia si vergogna di cadere. ====[[Jean Noel Schifano]]==== *Con l'unificazione, i reali Savoia vollero trasformare Napoli in una città provinciale, senza successo, saccheggiandone gli immensi tesori. Non riuscirono a governare perché refrattaria, persino usando la collaborazione della Camorra e dei capi di quartieri. Napoli si vide privata, negli anni, di spazio e creatività. Il genio partenopeo si rifugiò nell'illegalità. *E dico che tutti i mali di Napoli nascono a [[Roma]]. In un secolo e mezzo hanno fatto di tutto per trasformare la grande capitale che nei secoli è stata Napoli in una città-bonsai, privandola di banche, ferrovie, cantieri navali e opere d'arte. L'hanno trasformata in una città assistita da tenere al guinzaglio. E ora gli lasciano la monnezza, dopo che gli hanno portato per decenni i rifiuti tossici delle fabbriche del Nord. *Fra 50 anni Salerno e Caserta saranno uniti da un solo territorio urbano, sarà cosa favolosa. Volevano ridurla a una città bonsai, invece ne hanno fatto una pantagruelica, che ha difficoltà a muoversi ancora con le catene del colonizzatore al piede. *In tutti i sensi, credo che la civiltà napoletana sia indispensabile all'uomo moderno. Non si può essere moderni senza avere in gran parte una sensibilità napoletana. *Napoli ha la particolarità di essere tollerante ed accogliente. Napoli fa delle altre culture del mondo la propria cultura. Fagocita, digerisce e ricrea a partire dalle altre culture. Più si dà a Napoli, più Napoli dà al mondo. *Per sensibilità e cultura sono di tutto cuore napoletano. Ho imparato a vivere a Napoli, ho imparato a scrivere a Napoli. *Più Napoli sarà Napoli, più sarà universale. *Un altro simbolo che riconosco in Napoli è l'uovo. L'uovo primordiale si vive a Napoli. Una forma indistinta in cui l'uomo non si distingue dal ventre materno. Lo stesso sangue di [[San Gennaro|S. Gennaro]] che si scioglie ogni sei mesi, fa pensare al sangue femminile: sono ciò che ho chiamato i semestrui di San Gennaro. La civiltà napoletana è un uovo da cui tutti si possono nutrire. *Vogliono neronizzare Napoli e tutta la Campania con la monnezza. Odiano Napoli per la sua trimillenaria intelligenza, per la sua civiltà. Così la sfruttano, come l'hanno sfruttata in questi 150 anni di Unità. ====[[Ingo Schulze]]==== *Ci sono naturalmente città più rumorose, più profumate, più puzzolenti, più anguste, più veloci, più grandi, più imprevedibili – [[Calcutta]], San'a, [[Il Cairo]], [[Tokyo]]. Posso amarle oppure odiarle, ma sono città straniere. Napoli invece è come il tipo strambo in famiglia che turba molto più di un pazzo incontrato alla stazione, Napoli è la bella zia o la bella nipote che confonde i pensieri più di qualunque ragazza pinup. *Napoli è per me un insieme di densità e ampiezza dello sguardo. Il contatto è subito fisico, lo spazio è limitato e denso: rumori, profumi, cattivi odori, tutto è immanente, la storia qui non è lingua morta. E poi la vista del mare e del golfo, che si apre improvvisa e sembra racchiudere l'intera cultura di cui siamo fatti, da Ulisse e Virgilio fino ai giorni nostri. Mi sembra che Napoli possieda una sua intensità in tutte le sue espressioni, nel bene come nel male. *Napoli è una città che sperpera la propria bellezza, non solo a causa della criminalità e del degrado. Qui le chiese più sontuose ti si parano davanti all'improvviso, tanto che quasi non riesci a vederne la facciata, per non dire a ricavarne una visuale d'insieme. Il vero sfarzo si rivela spesso solo nei cortili interni. In nessun altro luogo l'aria è tanto satura di odori, che passo dopo passo si trasformano. Si viene squadrati, toccati, spintonati, non vi è mai tregua. Lo scoppiettio dei motorini costringe a guardarsi continuamente le spalle. Ma questa densità nulla sarebbe senza la corrispettiva vastità. A volte basta salire qualche gradino o cambiare lato della strada o anche solo voltarsi, e già ti coglie la vertigine alla ''vista del mare''. ====[[Matilde Serao]]==== *Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l'acquavite, non muore di ''delirium tremens''; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l'acquavite di Napoli. *Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale. *Ognuno sa che Iddio, generoso, misericordioso e magnifico Signore, ha guardato sempre con occhio di predilezione la città di Napoli. Per lei ha avuto tutte le carezze di un padre, di un innamorato, le ha prodigato i doni più ricchi, più splendidi che si possano immaginare. *Se interrogate uno storico, o buoni ed amabili lettori, vi risponderà che la tomba della bella Parthenope è sull’altura di San Giovanni Maggiore, dove allora il mare lambiva il piede della montagnola. Un altro vi dirà che la tomba di Parthenope è sull’altura di Sant’Aniello, verso la campagna, sotto Capodimonte. Ebbene, io vi dico che non è vero. Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta. Ella vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni. Ella corre ancora sui poggi, ella erra sulla spiaggia, ella si affaccia al vulcano, ella si smarrisce nelle vallate. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare. Quando nelle giornate d’aprile un’aura calda c’inonda di benessere è il suo alito soave: quando nelle lontananze verdine del bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante; quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate; è la sua voce che le pronunzia; quando un rumore di baci, indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i suoi baci; quando un fruscìo di abiti ci fa fremere al memore ricordo, è il suo peplo che striscia sull’arena, è il suo piede leggiero che sorvola; quando di lontano, noi stessi ci sentiamo abbruciare alla fiamma di una eruzione spaventosa, è il suo fuoco che ci abbrucia. È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore. *Sotto il vivo raggio del sole, il glauco [[mare]] freme di gioia; è fresco, è profumato. Le sue voci seduttrici sono irresistibili, e bisogna evitare di guardare per non gettarvisi dentro, anelanti del suo abbraccio. Le serate sono splendide, la [[Villa comunale di Napoli|Villa]] è gaia, le fanciulle sotto gli alberi somigliano molto alla Galatea di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sono più... o forse meno vestite, ecco tutte, ecco tutto. Ci è da divertirsi, ci è da respirare a pieni polmoni l'aria leggiera, ci è da sorridere, financo, financo... ci è da innamorarsi. *Troppo ho sofferto nell'onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione! ====[[Samuel Sharp (chirurgo)|Samuel Sharp]]==== *A Napoli è una piazza chiamata ''[[Piazza del Municipio (Napoli)|Largo del Castello]]''. Somiglia molto al nostro ''Fower Hill'', ed è il ritrovo del popolo ozioso. Qui, in ogni pomeriggio, i frati e i pagliacci, i borsaiuoli e i ciarlatani compiono la lor bisogna. Un frate (del genere dei nostri predicatori ambulanti) predica a un uditorio di popolani che riesce man mano ad attirare; un pagliaccio tenta di stornar dal frate quella gente, mettendo in mostra ''[[Pulcinella]];'' e gli altri parecchi commedianti s'ingegnano a fare altrettanto. Or accadde un giorno che ''Pulcinella'' ottenne molto successo. Il povero frate predicava addirittura alle panche: nessuno se gli accostava. Seccato, mortificato, imbestialito all'idea che un teatrino di marionette, a venti metri di distanza da lui, potesse in quel modo sviare l'attenzione del pubblico dall'Evangelo e fargli preferire un sì triviale divertimento, egli levò alto a un tratto il Crocifisso e con voce tra {{sic|inspirata}} e rabbiosa si mise a urlare: «Ecco il vero Pulcinella! Ecco il vero Pulcinella! Venite, signori! Venite da me!»<br>Ed è così noto in Napoli questo fatto ch'io non mi sarei permesso di narrarvelo, se non lo narrassero, a tutti, anche le persone più pie. *{{NDR|La ''cuccagna'', offerta al popolo nel periodo di Carnevale per quattro domeniche consecutive}} Ai lati della costruzione sono inchiodati un numero prodigioso di pani in ordine architettonico ed anche una grande quantità di arrosti. Tra i cespugli sono trenta o quaranta montoni vivi, qualche maiale, dei piccoli bovi ed una quantità di polli. Ora la bisogna da compiere è di sacrificare questi poveri animali alla fame del popolo e, per ciò lasciar fare con ordine, ben tremila soldati circondano la costruzione per allontanare la gente finché il Re appaia a un balcone e dia il segnale per principiare la cerimonia sventolando il suo fazzoletto. Allora i soldati aprono i ranghi ed il popolaccio vi si precipita, ognun pigliando la sua preda e portando via le vivande e gli animali. Tutto è finito in un batter d'occhio. In questa confusione ci sono state gravi disgrazie, ma quest'anno non constato che vi siano morti o feriti. Le quattro società dei macellai, dei fornai, dei pescivendoli e dei pollaiuoli fanno le spese dei quattro giorni. Non posso trovare un napoletano qualunque che conosca l'origine di questa abitudine né che mi possa dire se derivi dai mori quando possedevano una parte della Sicilia o se sia d'origine pagana, o, in ultimo, se sia, come pare probabile, un ricordo delle esposizioni di belve che avevano gli antichi romani, giacché corrisponde molto al ''Venatio Direptionis''<ref>"La caccia, a cui per consenso dell'editore, e del principe dava termine la irruzione nell'arena del popolo, autorizzato, in tale occasione, ad impadronirsi di checché gli cadea sottomano, fu detta caccia di saccheggio, ''venatio direptionis''. La magnificenza dello addobbo, e la quantità delle vittime uccise, consentiva largo campo allo spoglio tumultuoso, che, pei seduti nelle gradinate formava pur esso parte animatissima dello spettacolo.<br>I Cesari costumavano far gettare dall'alto nell'affollato anfiteatro pallottole di legno contenenti numeri; ad ogni numero corrispondeva un dono, perfino navigli, isole, poderi." Da ''Storia del Pensiero nei Tempi Moderni del Conte Tullio Dandolo'', vol. II, Stabilimento Tipografico Sensi, Assisi, [https://books.google.it/books?id=dXFUAAAAcAAJ&lpg=PA349&ots=awuYBhSavP&dq=&pg=PA349#v=onepage&q&f=false p. 349]</ref>.<br>Un inglese vede con meraviglia tante migliaia di persone così pacificamente radunate. A Londra in un'occasione di tanta allegria la metà della gente sarebbe {{sic|ubbriaca}}, la si vedrebbe bisticciarsi, azzuffarsi, magari buttar nella folla qualche gatto morto, per accrescere la confusione. Però mi pare che il popolaccio napoletano, per diabolico che sia quando è inquieto, si dimostri più contenuto, quando è di buon umore, del nostro popolaccio. *Certi luoghi delle [[Alpi]] offrono un bellissimo e pur tremendo aspetto: essi mi dettero il primo grande spettacolo, davvero ''meraviglioso''. Credo che la città di [[Venezia]], emergente dalle acque con le incantevoli sue isole adiacenti, potrebbe essere considerata come la seconda delle meraviglie ch'ho visto: e mi permetterei di nominare la [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Chiesa di San Pietro]], in [[Roma]], come la terza di quelle, malgrado che le sue bellezze non derivino dalla natura ma soltanto dall'opera dell'arte. Sopratutto ammiro il cielo, la terra e il mare di Napoli! Le isole, le colline, il [[Golfo di Napoli|golfo]], le costruzioni che scendono, come in anfiteatro, fino al mare rendono l'aspetto di questa città cosa di una infinita bellezza. *Io suppongo che Napoli sia l'unica città d'Europa che basti a' suoi abitanti; tutte le altre sono rinforzate dalla gente di provincia: quel che costa la vita, quel che occorre al lusso costituiscono in altre grandi città tali ostacoli ai {{sic|matrimonii}} ch'esse, in pochi anni, certo resterebbero spopolate se non se ne rimettessero a' provinciali. Invece a Napoli il caso è diverso: si ha la curiosa abitudine di prender gente di servizio coniugata: a [[Parigi]] o a [[Londra]] poche persone di servizio sposate trovano posto, anzi la gran parte di questa classe rimane tutta la vita senza sposarsi; se lo facessero, difficilmente potrebbero in quelle città i domestici e le cameriere trovar posto anche in diverso modo. A Napoli è l'uso quasi generale di dare un tanto al giorno agli uomini di servizio per nutrirsi, essi non dormono in casa del loro padrone, e quindi son costretti a pigliar moglie: ne accade che un gran numero di ragazze è sempre pronto ad accettare la prima domanda di matrimonio, giacché in Italia le donne vanno difficilmente a servizio come in Inghilterra. [...] La difficoltà d'impiegarsi come serve, quella ancora di guadagnarsi il pane in altro modo, son, giusto, le ragioni che inducono certe povere donne ad affrontare la miseria sicura, la quale le aspetta subito dopo il matrimonio. Sciami di bambini si vedono in tutte le strade abitate da' poveri, e son natural conseguenza di quelle unioni: un marito e una moglie che abitualmente hanno sei o sette figliuoli e una sola stanza per casa contribuiscono specialmente ad affollare le vie della città. *Se non ricordo male è il Signor [[Joseph Addison|Addison]] il quale afferma che appena un napoletano non sa che farsene si caccia in saccoccia tutte le sue carte e pianta allegramente un processo; è perfettamente vero, e dico anzi che se il [[Regno di Napoli]] fosse grande come la Repubblica di Roma nel momento del suo splendore, e se ogni causa dovesse essere giudicata nella capitale, le migliaia di avvocati che qui si vedono sarebbero appena sufficienti.<br>La prima volta che mi recai alla [[Castel Capuano|Vicaria]] credetti di essere uscito tardi di casa; le strade erano zeppe di avvocati che andavano a pranzo. Una folla enorme usciva dalla ''Vicaria'' e io credetti che il Tribunale si svuotasse. Invece, riuscito a penetrarvi, vi trovai lo stesso numero di gente che s'incontrerebbe ne' teatri di Londra la sera prima di una nuova rappresentazione!<br>Benedetto paese, ove chi non è principe o pezzente è ''[[w:paglietta|paglietta]]'' o prete. *Si dice che fosse costume dei pagani di non soltanto biasimare ma pur di castigare le loro deità quando non ascoltassero le preghiere di quelli antichi: ebbene lo stesso segue nel popolo napoletano. Se la [[Maria|Madonna]] stessa, oppur un qualunque lor santo in cui ripongono fiducia, non soddisfano le loro preghiere Madonna e santi son davvero trattati male. Per conto mio non posso dire di aver assistito a un caso di una somigliante mancanza di rispetto, ma certo, se mai merita un esemplare castigo una santa, io credo che questa deve essere proprio Santa Lucia. V'era oggi a chiederle aiuto un tal numero di ciechi che al solito arrivano [[Basilica di Santa Lucia a Mare|qui]] ogni anno da queste vicinanze, ch'io non dubito che voi stesso vi sareste indignato al punto di proprio picchiar la santa, per indurla a manifestar senza indugio la sua rara potenza. Ciò naturalmente, se foste stato un cattolico del genere di que' disgraziati. ====[[Amalia Signorelli]]==== *Anche per i non-napoletani, diciamo pure per gli italiani, ad alimentare la produzione dello stereotipo non è solo un bisogno di ordine cognitivo (semplificare la complessità, pre-costituirsi una mappa); credo (ed è ovviamente una mia ipotesi), che gli stereotipi su Napoli servano anche a esorcizzare, a tenere sotto controllo paura e senso di colpa. Paura di ciò che non si sa o non si può gestire, governare, mettere in ordine, far fruttare; senso di colpa per le occasioni sprecate, le ricchezze, anche immateriali dilapidate, le vigliaccherie e le rinunce. Incapace di assegnare un ruolo nuovo e innovativo alla ex-capitale più capitale che ci fosse nella Penisola, è come se l'Italia avesse scelto di farne contemporaneamente il proprio giullare e la propria anima nera: insomma, un vero e proprio capro espiatorio. *Estremamente moderna e urbana è la modalità di interazione con il potere. Rapporto estremamente laico e strumentale, che non riconosce ai potenti nessuna sacralità e ben raramente il carisma, ma è costruito sulla propiziazione strumentale, sul calcolo razionale delle convenienze reciproche (sempre utilizzabili anche se asimmetriche) e sull'ironia come strumento di autotutela della propria dignità. L'ironia è resa possibile dal disincanto, ma anche da un'altra risorsa molto urbana, che è la ricca competenza linguistica. I napoletani delle classi popolari hanno almeno tre competenze linguistiche: il dialetto della loro vita quotidiana; il dialetto «aulico» in parte appreso dalla frequentazione dei ceti borghesi, dalla canzone, dal teatro e così via, in parte inventato da loro stessi come parodia del vero dialetto "alto"; infine l'italiano. Il gioco delle decontestualizzazioni e ricontestualizzazioni surreali, delle cortocircuitazioni, delle iperboli e degli understatement con il quale si prendono le distanze da e si ridimensionano quei potenti con i quali pure è ritenuto inevitabile venire a patti, trova nella ricca competenza linguistica un eccellente strumento. *Napoli è senza dubbio la città d'Italia sulla quale più numerosi si sono prodotti e si producono stereotipi. Spesso in contraddizione fra loro e con quelli già consolidati, che non scompaiono sostituiti dai nuovi, ma persistono. Tutti insieme, e ad onta delle contraddizioni, confluiscono nell'idea di quella "qualità" (immaginata) che ontologicamente dovrebbe permeare di sé tutti i partenopei: la napoletanità. Tanto è forte e diffusa questa idea della napoletanità, che nell'immaginario collettivo nazionale e anche internazionale essa riassume e annulla in sé tutta la Regione, sicché salernitani, casertani, avellinesi finiscono riassorbiti e scoloriti nella categoria dei "napoletani", magari di serie B. *Tuttavia non sono solo gli "altri", gli estranei a produrre e utilizzare gli stereotipi su Napoli. Come si è accennato, sono stati e sono i napoletani stessi a utilizzarli e a farli circolare. Lo stereotipo può rivelarsi non solo irritante ma anche utile per coloro a cui si riferisce. Anche per i napoletani esso funziona, o può funzionare, con un riduttore di complessità, della propria complessità, difficile da gestire nel rapporto con sé stessi e con gli altri. Lo stereotipo si offre come una sorta di staffa cui agganciare il primo nodo dell'ordito e della trama dell'identità: lo stereotipo semplifica, fissa, rende comprensibile per tutti ciò che si è («io so' napoletano e si nun canto moro»), definisce ciò che gli altri si aspettano e dunque anche ciò che ci si può aspettare dagli altri. E ancora, affidato agli imprenditori giusti, lo stereotipo può rivelarsi una merce eccellente, che si vende bene e dà ottimi profitti. Quanta napoletanità i napoletani hanno esportato ed esportano? E quanta riescono ad esportarne in loco, ai visitatori e ai turisti ansiosi di acquistarla?<br>Bisogna sottolineare con forza, però, che le funzioni strumentali non esauriscono l'utilità dello stereotipo. Per i napoletani, esso può assumere un'importante funzione espressiva: deresponsabilizza mentre identifica, perché aggrega il singolo a un "noi", e dunque dà o può dare un senso di legittimazione, persino di forza e di orgoglio. Funzione questa tanto più rilevante per la popolazione di una città che dall'Unità in poi ha vissuto una storia difficile, pesante di regressioni e di delusioni. ====[[Alfred Sohn-Rethel]]==== *A Napoli i congegni tecnici sono quasi sempre rotti: soltanto in via eccezionale, e per puro caso, si trova qualcosa di intatto. Se ne ricava a poco a poco l'impressione che tutto venga prodotto già rotto in partenza [...] per il napoletano le cose cominciano a funzionare soltanto quando sono rotte. *La città viveva sotto il [[Vesuvio]] ed era quindi costantemente minacciata nella propria esistenza. Di conseguenza, aveva preso parte al diffuso sviluppo tecnico ed economico dell'Europa soltanto a sbalzi, poiché non si poteva mai sapere se l'anno sarebbe trascorso senza catastrofi. *Se qualcuno gli dicesse che non è così in realtà che ci si serve di un motore o di un'apparecchiatura tecnica in generale, {{NDR|un napoletano}} lo guarderebbe sbalordito e si opporrebbe addirittura in modo energico: perché l'essenza della tecnica consiste per lui proprio nel far funzionare quel che è rotto. E nel maneggiare macchinari difettosi è senza dubbio un maestro, ben al di là di ogni tecnica. Nell'abilità e nella prontezza di spirito con cui, di fronte a un pericolo, ricava con irrisoria facilità la soluzione vincente proprio da ciò che non funziona, ha per certi versi qualcosa in comune con l'americano. Ma dalla sua ha la suprema ricchezza inventiva dei bambini, e come i bambini è sempre fortunato, e come accade ai bambini, la fortuna gli arride volentieri. Di ciò che è intatto, invece, di quel che per così dire funziona da sé, egli in fondo sospetta e diffida: infatti proprio perché va da solo, alla fine non si può mai sapere come e dove andrà. ====[[Stendhal]]==== *In Europa ci sono due capitali: Parigi e Napoli. (attribuita) *Ingresso solenne: si discende per un'ora verso il mare seguendo una strada larga scavata nella roccia tenera, sulla quale è costruita la città. – Solidità delle mura – 'Albergo dei poveri', primo edificio. Fa un'impressione molto più forte di quella bomboniera tanto celebrata, che a Roma si chiama la Porta del Popolo. Eccoci al palazzo ''degli Studj'', si volta a destra, è la via Toledo. Ecco una delle grandi mete del mio viaggio, la strada più popolosa e allegra del mondo. *Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell'universo. ====[[Hippolyte Taine]]==== *È gente brillante, volubile, pronta all'entusiasmo, senza equilibrio, che si lascia trasportare dalla propria natura. In condizioni normali, sono amabili e persino dolci; ma nei pericoli e nei momenti di collera, in tempi di rivoluzioni o di fanatismo, essi arrivano fino all'estremo limite del furore e della follia. *È un altro clima, un altro cielo, quasi un altro mondo. Questa mattina, avvicinandomi al porto, quando lo spazio s'è slargato e l'orizzonte s'è scoperto, io non ho più visto, tutto a un tratto, che un vivo sfolgorio di luce bianca. In lontananza, sotto la foschia che copriva il mare, si profilavano e si stendevano le montagne, luminose e morbide come nubi. Il mare s'avanzava a grandi ondate biancheggianti, e il sole versava un fiume di fuoco, simile a metallo fuso, che arrivava sino alla spiaggia. *In tutte le cose, la prima impressione è in essi troppo forte; appena toccati, essi scattano di colpo con una esagerazione qualche volta terribile, il più sovente grottesca. I mercanti che gridano la loro mercanzia paiono degli ossessi. Due cocchieri che litigano tra loro, sembrano vogliano uscire dalla pelle; un minuto dopo, essi non ci pensano più. *La gente del popolo è molto sobria, pranza con pane e cipolle. Conosco un vecchio operaio che ha fatto di suo figlio un mezzo signore, e che non mangia che pochi soldi di pane al giorno. Essi lavorano da mattina a sera, qualche volta sino a mezzanotte, ad eccezione della siesta da mezzogiorno alle tre. Si vedono ciabattini all'aria aperta tirare la lesina dal mattino alla sera. Calderai che, in prossimità del porto, occupano intere strade, non cessano di battere. *Quali strade si attraversano! Alte, strette, sudice; a tutti i piani balconi che strapiombano, un formicaio di piccoli fondachi, di botteghe all'aria aperta, di uomini e di donne che comprano, vendono, ciarlano, gesticolano, si urtano; la maggior parte macilenti e brutti, le donne in particolar modo, piccole e camuse, dalla faccia gialla e dagli occhi penetranti, poco pulite e cenciose, con degli scialli disegnati a fogliami e fazzoletti da collo color viola, rossi, arancioni, sempre a colori vivaci, ornate di ninnoli di rame. Nei dintorni della [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del Mercato]] si intreccia un labirinto di straducole lastricate e tortuose, piene di polvere, sparse di bucce d'aranci e d'angurie, di resti di legumi. La folla si pigia, nera e brulicante, nell'ombra spessa, sotto il cielo sereno. *Verso le otto, non soffiava più un alito di vento. Il cielo sembrava di lapislazzuli, la luna, come una regina immacolata, risplendeva sola in mezzo all'azzurro e i suoi fasci di luce tremolavano sulla distesa dell'acqua, simili a torrenti di latte. Non ci sono parole adeguate per esprimere la grazia e la dolcezza delle montagne avvolte nella loro ultima tinta, nel viola vaporoso del loro manto notturno. Il molo, la foresta di barche, colle loro masse nere e cupe, le rendevano ancora più suggestive; e Chiaia a destra, girando intorno al [[Golfo di Napoli|golfo]] con la sua cintura di case illuminate, gli faceva una corona di fiamme.<br>Da tutte le parti, brillano i fanali; la gente all'aria aperta chiacchiera ad alta voce, ride e mangia. Questo cielo è una festa per se stesso. ====[[John Turturro]]==== *Napoli è un luogo misterioso sia per chi non ci abita sia per i suoi stessi abitanti: c'è qualcosa di veramente vibrante e vivo che si percepisce ovunque ed è come qualcosa d'infinito che percepisci anche quando la lasci. Mi ha colpito molto e credo di aver riportato nel film queste sensazioni. *Napoli è un luogo sopravvissuto ad invasioni straniere, eruzioni vulcaniche, terremoti, rivolte popolari e che allo stesso tempo ha prodotto nella sua storia una valanga di musica. *Una città splendida conquistata da popoli diversi, massacrata e ricostruita, con ferite aperte, ma che sa ancora cantare e raccontarsi attraverso la sua musica ed i suoi artisti. ====[[Federigo Verdinois]]==== *Napoli ha otto Biblioteche con circa due milioni di volumi; i quali volumi, pare impossibile, son letti, poiché coteste Biblioteche danno un movimento quotidiano di 3000 lettori: un milione di lettori all'anno. *Nello stesso anno 1899, sopra 3504 matrimoni celebrati, solo 623 atti non furono sottoscritti: il che vuol dire che l'analfabetismo coniugale è in una proporzione decrescente; né si starà molto a vederlo affatto sparire.<br>Il fenomeno è notevolissimo, chi consideri che fra tutte le città italiane Napoli è la più folta di plebe. Via via, dal '60 in qua, cotesta plebe s'è andata sollevando a dignità di popolo, vincendo pregiudizi, abitudini, miseria, ostacoli d'ogni sorta: il che non è poco merito. Il classico paese del ''dolce far niente'' ha dunque fatto qualche cosa più che starsene al sole. I piccoli popolani della generazione che vien su san leggere quasi tutti, e non solo le insegne delle botteghe ma i giornali; sanno scrivere, e non solo il proprio nome; spesso sanno disegnare e non senza gusto. A ciò han contribuito in varia misura l'istruzione obbligatoria, i Ricreatori festivi, i teatri popolari, le officine, l'esercito, la partecipazione alla vita politica e amministrativa, la stampa, e soprattutto un sentimento sempre più dirozzato di individualità e di esistenza intellettuale e morale. *Se la fotografia avesse potuto far commercio dell<nowiki>'</nowiki>''ignoranza'' napoletana, da un pezzo l'ignoranza nostra farebbe artistica mostra di sé nelle vetrine dei cartolai e girerebbe mezzo mondo in compagnia del ''[[lazzari|lazzarone]]'', del ''ladruncolo di fazzoletti'' e dei ''mangiatori di maccheroni''.<br>Più tempo passa, meno codesta fotografia è possibile. L'ignoranza perde, giorno per giorno, contorni e colore e si va sciogliendo anch'essa in nebbia di leggenda. *Pronti a riconoscere ed ammirare i meriti dei nostri fratelli di oltre Tronto, e anche a rallegrarcene, noi siamo parchi di lode pel valore indigeno e modesto. Epperò, siamo i primi a stupire, e in perfetta buona fede, quando ci accade di udir decantare all'estero un ingegno di casa nostra. Ed è così, lo si può affermare senza esagerazione, che ci si è accorti, dopo le consacrazioni francesi, tedesche, russe, perfino americane, che Napoli ha dato al romanzo Matilde Serao, alla lirica [[Gabriele d'Annunzio]], agli studi sociali e giuridici [[Raffaele Garofalo]], al nostro teatro [[Achille Torelli]], [[Roberto Bracco]], [[Salvatore Di Giacomo|Salvatore di Giacomo]], alla poesia popolare lo stesso di Giacomo e [[Ferdinando Russo]], al giornalismo [[Giuseppe Turco|Peppino Turco]], e alla storia, all'archeologia, alla linguistica, alle scienze esatte, agli studi politici tutta una falange di cultori insigni, la cui azione civilizzatrice è più efficace che non si creda e il cui valore tanto meno si può disconoscere quanto più volentieri lasciamo agli stranieri la cura di esaltarlo. *Uno dei pregiudizi più stolti è che il nostro così detto ''gran mondo'' viva soltanto di futilità e non sia informato di niente. È vero che [Napoli non ha l<nowiki>'</nowiki>''Hôtel Rambouillet'', ma non l'ha oggi nemmeno Parigi, la ''ville lumière''. a Napoli, invece, un'accademia di dotti come la [[Accademia Pontaniana|Pontaniana]], si onora di contar fra' suoi membri effettivi due duchesse, la [[Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri|Ravaschieri]] e la [[Enrichetta Carafa Capecelatro|Carafa D'Andria]], che tengono il loro stallo accanto a [[Matilde Serao]]. Il duca [[Giuseppe Avarna|Gualtieri]] ha scritto della costituzione inglese; il principe [[Francesco Pignatelli, principe di Strongoli.|Pignatelli-Strongoli]] ha volgarizzato l<nowiki>'</nowiki>''[[Eneide]]''; il [[Pasquale Del Pezzo|duca Caianiello]] è professore di Università; il principe [[Gaetano Filangieri, principe di Satriano|Filangieri]] ha fondato il [[Museo artistico industriale Filippo Palizzi|Museo artistico industriale]]; e non serve dire di altri. Sono ritrovo di artisti e di scienziati i saloni della duchessa D'Andria, della principessa di Tricase. Con ciò non si nega che vi siano dei nobili ignoranti, allo stesso modo che ve ne sono di borghesi e popolani; ma, su per giù, la cosa si riscontra {{sic|dapertutto}} e in proporzioni non diverse. ====[[Lina Wertmuller]]==== *Come si fa a dire che la [[camorra]] è un dato costitutivo di Napoli? Significa non conoscere la storia di questa città, vittima di continue dominazioni nei secoli. Il popolo minuto doveva difendersi da dominatori ogni volta diversi e nei suoi strati diciamo più distanti dalla Storia ha assunto atteggiamenti di un certo tipo, poi precipitati con la modernità. Ci sono, pertanto, anche tanti mascalzoni. Ma assumerlo a fatto costitutivo non si può. *Napoli è la dea della bellezza. La voglia di cantare dei napoletani deriva dalla loro natura di artisti. Perché disprezzare i mandolini che venivano suonati anche da [[Domenico Cimarosa|Cimarosa]] e [[Antonio Vivaldi|Vivaldi]]. Il [[Conservatorio di San Pietro a Majella|Conservatorio S. Pietro a Maiella]] contiene un enorme patrimonio musicale, è un forziere inesauribile dove l'incuria e l'ignoranza hanno fatto marcire cose inestimabili. Qualsiasi paese al mondo avrebbe attinto a questo patrimonio per creare una stagione speciale d'arte. Napoli dovrebbe diventare, almeno per quattro/cinque mesi all'anno, Turistlandia, un posto cioè dove tutti potrebbero arrivare guidati dalla grande vela della musica, dell'arte e della bellezza. *Per me non è un luogo fisico ma un posto dell’anima. *Sì la amo davvero. È molto più che una città. È speciale. Una perla antica. ===Citazioni in versi=== [[Immagine:‪Piazza del Plebiscito - Augusto De Luca.jpg‬|thumb|Piazza del Plebiscito]] *''(A Napoli dove l'amore è Sovrano | Quando i ragazzi incontrano le ragazze | Ecco cosa dicono) | Quando la luna ti fa spalancare gli occhi | Come un grande fetta di pizza | Questo è l'amore.'' ([[Dean Martin]]) *''Basta ca ce sta 'o Sole, | ca c'è rimasto 'o mare, | na nénna''<ref>Ragazza.</ref>'' a core a core, | na canzone pe' cantà. || Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, | chi ha dato, ha dato, ha dato, | scurdàmmoce 'o ppassato, | simmo''<ref>Siamo.</ref>'' 'e Napule paisà.'' ([[Giuseppe Fiorelli]])<ref>Versi musicati da Nicola Valente.</ref> *''Bella Napoli, o quanto, i primi dì! | [[Chiaia]], e il [[Vesuvio]], e [[Portici]], e [[Via Toledo|Toledo]], | coi calessetti che saettan lì; | e il gran chiasso e il gran moto ch'io ci vedo, | d'altra vasta città finor digiuno, | fan sì che fuggon l'ore e non m'avvedo. | Ignoranti miei pari, assai più d'uno | la neghittosa Napoli men presta, | con cui l'ozio mio stupido accomuno. | Ma, sia pur bella, ha da finir la festa. | Al picchiar di Quaresima, mi trovo | tra un fascio di ganasce senza testa.'' ([[Vittorio Alfieri]]) *''Che fòra il veder Napoli coi fonti, | così nel sommo suo come nel basso! | Altro saria, ch'aver | marchesi e conti!'' ([[Luigi Tansillo]]) *''Chi puoi proteggere, madonna adorata, | dalla cieca miseria? | Il tacchino che si spidocchia sotto le sacre immagini | o la donna gravida nell'armadio a specchiera? | Ci vorrebbe il mare! | O che discendesse da Posillipo un'onda azzurra di cielo! | Essa dovrebbe salire le scalinate rischiarandosi, | carica di torce azzurre e di dolcezza; | e illuminare i poveri, penetrare nelle nostre contrade, | al fine di renderci diversi e di affermarci! || Ahimè! chi potrebbe esaudirci! | Potenti divinità si sono nascoste laggiù | sotto le colonne spezzate vicino al mare. || Il santo barocco s'è contorto impotente. | Le parole del poeta sono inutili.'' | Napoli-Parigi, settembre-ottobre 1959. ([[André Frénaud]]) *''Chiave di volta di un arco di azzurro, Napoli s'adagia sul mare, | Incoronata da compiacenti nazioni regina d'allegria senza pari: | Ride dell'ira dell'oceano, schernisce la furia del Vesuvio, | Disprezza malattia, e miseria, e fame, quelle che affollano le sue strade assolate.'' ([[Martin Farquhar Tupper]]) *''– Chisto è Napule d' 'o sole, | 'o paese d' 'o calore? | Gela l'acqua inte' 'e cannole''<ref>Tubazioni.</ref>'', | s'è schiattato''<ref>Scoppiato.</ref>'' 'o cuntatore!'' ([[Raffaele Viviani]]) *''Comme a stu suonno de marenare | tu duorme, Napule, viat' a tte! | Duorme, ma nzuonno<ref>In sonno.</ref> lacreme amare | tu chiagne, Napule!... Scétete<ref>Svegliati.</ref>, scé'!...'' ([[Salvatore Di Giacomo]]) *''Da secoli vive la miseria | nel sud dell'Italia. Guardate il suo trono: | pendono come tappezzerie | le tremule ragnatele nere | e i topi grigi rodono | i legni antichi. | Bucherellato trono che attraverso | le finestre rotte | della notte di Napoli respira | con rantolo terribile, | e tra i buchi | i neri riccioli cadono sulle tempie | dei bimbi belli | come piccoli dèi straccioni. | Oh, Italia, nella tua dimora | di marmo e splendore, chi abita? | Così tratti, antica lupa rossa, | la tua progenie d'oro?'' ([[Pablo Neruda]]) *''È mezzogiorno, | balena il mare; | sui colli e al piano | un uniforme | tedio. Alla vampa | canicolare | Napoli dorme || È mezzanotte, | sovra il sereno | golfo, alle rive | tra pianta e pianta | l'argento piove. | La luna è in pieno; | Napoli canta.'' ([[Vittoria Aganoor]]) *''Era fermo Imeneo tra l'erto monte | E 'l mare, in cui sovente austro risuona, | La 've cinge e 'ncorona Napoli bella l'onorata fronte : Napoli che di gloria e d'or corona | Impose a tanti duci, | Ouante serene luci | Ha notte ombrosa, allorché 'l vel dispiega; | E con amor, che avvolge i cori, e lega | L'anime pellegrine, | Facean ghirlanda al crine, | Ed allori tesseano e sacre palme, | E tessean preziosi i nodi all'alme.'' ([[Torquato Tasso]]) *''Fuggo i paterni tetti, e i patrii lidi, | Ma con tremante pié, mi lascio a tergo | Passo, e con questi, che di pianto aspergo, | Per voi rimiro amati colli, e fidi. || I tuoi, si vuole il Ciel, vezzi omicidi | Sirena disleal, dal cor dispergo; | E caro men, ma più securo albergo | Pellegrino ricerco, ov'io m'annidi.'' ([[Giovan Battista Marino]]) *''La gente del [[Vomero]] ha sempre campato | vendendo pane in Via Tribunali. | Accarezzati dalla brezza del Vomero, | quei signori guardano dall'alto in basso | il sudore di Via Tribunali, | le lacrime di [[Mergellina]], | il sangue di [[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza Mercato]] – | ma se vogliono pregare i santi, | devono scendere nel buio della povertà. | Perché su al Vomero non ci sono chiese con santi | e nemmeno gli dei abitarono mai.'' ([[Alfred Andersch]]) *{{NDR|Venere}} ''Lascia Gaeta, e su per l'onda corre | tanto ch'arriva a [[Procida]] e la rade, | indi giugne a [[Pozzuoli|Puzzòlo]], e via trascorre, | Puzzòlo che di solfo ha le contrade | quindi s'andava in Nisida a raccorre, | e a Napoli scopría l'alta beltade: | onde dal porto suo parea inchinare | la Regina del mar, la Dea del mare.'' ([[Alessandro Tassoni]]) *''Le grandezze, i stupor, le meraviglie, | le delizie, i piacer, mare, aria e sito, | le cose illustri e celebri famiglie | della mia bella Patria, altiero vanto | de l'altre antiche e de le più moderne | degne di glorie eterne, | da cui per gusto altrui son già partito, | e fiori e frutti, e l'acque fresche e chiare, sotto il ciel più che rare, | oggi a Voi, Donne, io canto | se per cantare o dir ne saprò tanto.'' ([[Giovanni Battista del Tufo]]) *''Ma non posso più accettare l'etichetta provinciale | e una Napoli che ruba in ogni telegiornale, | una Napoli che puzza di ragù di malavita, | di spaghetti, cocaina e di pizza margherita, | di una Napoli abusiva paradiso artificiale | con il sogno ricorrente di fuggire e di emigrare.'' ([[Federico Salvatore]]) *''Ma 'sta città mme pare sempe 'a stessa | che canta pe' cantà, ma sta chiagnenno''<ref>Piangendo.</ref>''. | Napule, chesta si', si 'na canzone | cantata cu dulore, alleramente.'' ([[Raffaele De Novellis]])<ref>Versi musicati da Cafazo.</ref> *''Mamma Napoli | Io stonghe ccà || E nun abbastano cient'anne | A ll'acqua e mare pe putè cagnà sta razza | 'o viento e terra le tocca pe crianza | e nun le passa maie sta vrenzola e speranza || e nun abbastano cient'anne | pe ce putè assettà a sta tavulata e gente | gente che già ha magnato, gente che già ha bevuto | che 'o mmeglio e chisto munno già se ll'ha futtuto | Mamma Napoli.'' ([[Teresa De Sio]]) *''Napolì | 'e benpensante votano Dc | Napolì | 'e camurriste votano Psi | Napolì | 'e sicchie 'e lota''<ref>Secchi di melma.</ref>'' votano Msi | Napolì | ma 'mmiez' 'a via continuano a murì | Napolì | ma tenimmo 'o sole 'a pizza e 'o mandulino | tarantelle canzone sole e mandulino | a Napoli se more a tarallucce e vino.'' ([[99 Posse]]) *''Napoli fu non è. La pompa altera | de le glorie già sue si volse in duolo. | Busto e tomba di sé, sul nudo suolo | pianger si può, ma non veder qual era. || Con aereo velen la Morte arciera | omicide sbalzò le Parche a volo; | e di Grandi e Plebei recisi a stuolo, | l'insepolto carname i Cieli annera. || Son macelli i Palagi, urne le sponde | del bel Sebeto; e sospirando stassi, | d'orride {{sic|straggi}} insanguinato l'onde. || Passeggier, bagna i lumi, affretta i passi, | fuggi, ché di spavento ombre feconde | spira la Morte ancor viva ne' sassi.'' ([[Giacomo Lubrano]]) *''Napoli ride int'a 'na luce 'e sole | chiena 'e feneste aperte e d'uocchie nire.'' ([[Ferdinando Russo]]) *''Napoli! Tu cuore di uomini che sempre ansima | nudo, sotto l'occhio senza palpebre del Cielo! | Città elisia, che calmi con incantesimo | l'aria ammutinata e il mare! Essi attorno a te sono attratti, | come sonno attorno all'amore! | Metropoli di un Paradiso in rovine | da tempo perduto, di recente vinto, ma pure ancora solo a metà riconquistato.'' ([[Percy Bysshe Shelley]]) *''Napule bella, desiata tanto | dal core e da la mia penosa vita, | Napuli bella, ch'io lassai da canto, | Napuli bella, e come t'ho fuggita? | Napuli bella, gli occhi miei di pianto | son pieni per la misera partita!'' ([[Francesco Galeota]]) *''Napule è comm' 'a femmena, | te fa venì 'o gulìo''<ref>Voglia.</ref>''. | Apprimma''<ref>Prima.</ref>'', core mio | e doppo, frusta llà. | E nfrìnghete, nfrìnghete, nfrà, | nfrùnghete, nfrùnghete, nfrù. || Napule, bello mio, | si' sempe tu, | si' sempe tu.'' ([[Pasquale Cinquegrana]])<ref>Versi musicati da Giuseppe De Gregorio.</ref> *''Napule è 'nu paese curioso: | è 'nu teatro antico, sempre apierto. | Ce nasce gente ca senza cuncierto''<ref>Senza preparazione.</ref>'' | scenne p' 'e strate e sape recita'.'' ([[Eduardo De Filippo]]) *''Napule è tutta rampe, scalinate, | scale, gradune, grade, gradiatelle, | sagliute, scese, cupe, calate, | vicule ’e coppa, ’e sotto, viculille, | vicule stuorte, | vicule cecate.'' ([[Carlo Bernari]]) *''Napule Napule Napule Na' | 'na notte e luna chiena | 'o sole ca me vase''<ref>Bacia.</ref>'' | 'n'addore e panne spase | me fa' senti' nu rre.'' ([[Enzo Bonagura]])<ref>Versi musicati da Sergio Bruni.</ref> *''Non c'è sabato | che non ci sia il sole a mezzogiorno; | donna o ragazza soleggiante, | che non ha fatto mezzogiorno senza amante!... || Luna, Caprone, Curato scarafaggio | che {{sic|un}}''<ref>Refuso. In realtà: non.</ref>'' abbia tricorno cornuto! | – Corna in fronte e corna all'uscio | preservano dal malocchio. - || ''L'Ombelico del giorno'' filante | i suoi maccheroni brucianti | con la tarantella: || Lucia, Masaniello, | Santa-Pia, Diavolo, | – CON PULCINELLA – ''| Mergellina-Venerdì 15 aprile. ([[Tristan Corbière]]) *''Non ti ricordi la fresca sera, | molle di nubi, plenilunar, mentre di Napoli per la Riviera | a i parapetti scrosciava il mar? || Era un settembre più che autunnale, | e Piedigrotta passata già; | dentro la Villa, pel gran viale, | avean le raffiche spersa l'està. || Moriva lungi su i mandolini | una canzone, sotto un hôtel. | Ma che profumo di gelsomini! | Parea dal mondo caduto un vel. || Non ti ricordi? Scendea la notte | sempre più opaca, su te, su me; | ci sorpassavano le ultime frotte | de le discepole, da gli ateliers. || Ci soffermammo. Nubi più grosse | spegnean de i cieli, nere, il chiaror; | tossisti, e della piccola tosse | su la tua bocca bevvi il sapor: || e stemmo avvinti, contro a le spume | che ci spruzzavano, salse, ognor più, | mentre [[Posillipo]] con cento e un lume | insanguinava l'onde laggiù...'' ([[Francesco Gaeta]]) *''O bella come una favola d'oro, | città solare, contrada incantata, | ove una dolce invisibile fata | fa sue magie tra una palma e un alloro. || La dolce fata nasconde al mortale, | chiuso in mistero, il divino suo viso; | ma bene effonde nell'aria un sorriso | di mite e ardente fulgor celestiale. || Tutta ne esulta la verde pendice | lungo il grand'arco del golfo beato; | tutto ne splende, commosso, incendiato, | l'azzurro specchio del mare felice. || Solo, laggiù, c'è un cattivo gigante''<ref>Il Vesuvio.</ref>'' | che freme e sbuffa in rabbioso tormento; | ma il suo fumacchio, portato dal vento, | si perde in ciel come un cirro vagante.'' ([[Diego Valeri]]) *''O gente senza alcuna cortesia, | la cu' 'nvidia punge | l'altrui valor, ed ogni ben s'oblia; | o vil malizia, a te, perché t'allunge | di bella leggiadria, | la penna e l'orinal teco s'aggiunge.'' ([[Cino da Pistoia]]) *''Oje né', | si te vuó' sciogliere''<ref>Scioglierti, nel senso di lasciarmi.</ref>'', | 'a strada è libera, | puó' cammenà. | Napule è chino 'e femmene | tutte pe' me, | ca vònno''<ref>Vogliono.</ref>'' a me, | pazze pe'mmé.'' ([[Salvatore Baratta]])<ref>Versi musicati da Gaetano Lama.</ref> *''Pare che a tre generazioni di russi | fosse proibito andare a spasso | senza meta per le vie | di questa città meridionale, | lasciando libero lo sguardo di vagare, | curiosare disinvolti | qua e là, scattanti come bovi, | non com'aquile o leoni in cerca di preda, | che aguzzano la vista crudele''. ([[Maksim Amelin]]) *''Pe' [[Via Toledo|Tuleto]], p' 'a strada cchiù bella | d' 'a cchiù bella città ca se trova, | n'ata vita llà 'n miezo vulesse campà!...'' :'' 'N Paraviso 'stu sciore 'e bellezza | llà sultanto 'o putite truvà!'' ([[Salvatore Baratta]]) *''Per questo, straniero, la gente | a Napoli ha il culto dei santi: | da sempre ha conosciuto non un solo Dio, | ma molti dei, | perciò scambia San Paolo e San Pietro con i Dioscuri, | San Giovanni con Hermes | e Santa Restituta con Cibele. | Vecchie usanze dei tempi di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]].'' ([[Alfred Andersch]]) *''Più volte haver porai tu fors'udito | la nobiltade et la celebre fama | de 'st'inclyta città posta nel lito | de le syrene. Et Napoli hor si chiama. | A questo lieto et fortunato sito | la giovenetta, ch'anchor via più s'ama, | sepolta giace et come antica autrice | la sirena Parthenope si dice.'' ([[Ioan Bernardino Fuscano]]) *''Pure la nostra sirena vedrai, Partenope, alla quale, condotta di qua dal mare, lo stesso Apollo indicò con la colomba Dionea il fertile suolo. A questa mia sede natale io ti invito. Qui è mite l'inverno e fresca l'estate: qui con le onde sue lente batte il mare tranquillo, ed è la pace sicura e il dolce far niente e una quiete senza fine; e si dorme qui, tanto!'' ([[Publio Papinio Stazio]]) *''Qui sicura è la pace, e qui si gode | d'una comoda vita il bel piacere, | né v'è chi l'ozio altrui conturbi, o i sonni. | Non ha litigi il foro, e niun contrasto | conobbero giammai le leggi armate; | del diritto s'appaga ogni uom d'onore | senza aspettar che un tribunal l'astringa. | Or dirò delle superbe cose, | ch'alle colte città crescono il vanto? | Vedrai li sacri templi, e gli atrii suoi | da cento trammezzati alte colonne: | le due moli vedrai, teatro e circo, | e i quinquennali giuochi, il cui splendore | non cede a quei, che [[Roma]] sacra a Giove. | Né di [[Menandro]] a te lodar pretendo | le commedie di riso, e il dir faceto | di greco misto, e di parlar latino. | Né manca qui ciò, ch'è diletto al senso.'' ([[Publio Papinio Stazio]]) *''Quivi Napoli bella i regi alberga, | Città vittoriosa e trionfale: | Veggio altri tempi ancor, e in altri monti | Quel ch'ora innalza tre sublimi fronti.'' ([[Torquato Tasso]]) *''Settimana di sette feste, | questa è Napoli, punto e basta! | Passa il guappo con le maestre, | s'alza il grido dell'acquaiuol.'' ([[Enzo Bonagura]])<ref>Versi musicati da Lino Benedetto.</ref> *''Stace Napole mia, bella, e gentile, | sciore de 'Talia<ref>''Fiore di Italia.''</ref>e schiecco<ref>''Specchio.''</ref>de lo Munno, | mamma che face nascere l'Abrile | Tutto a no ventre | sempre co l'Autunno, | sott'a n'airo né gruosso né sottile, | 'nzino a mare commo uovo chino e tunno, | accanto a sciumme''<ref>Fiumi.</ref>'', e munte, e fontanelle, | Che 'nnanze foro giuvene e zitelle.'' ([[Giulio Cesare Cortese]]) *''T'accumpagno vico vico | sulo a tte ca si' 'n amico | e te porto pe' 'e quartiere | addò 'o sole nun se vede | ma se vede tutto 'o riesto | e s'arapeno 'e ffenèste | e capisce comm'è bella | 'a città 'e Pulecenella. | Comm'è bella comm'è bella | 'a città 'e Pulecenella.'' ([[Claudio Mattone]]) *''T'adoro, sì, domenica | napoletana verso giugno: oh tu | di fragole odorosa! | oh coltri gialle e rosa | a i terrazzi! oh, profumo del ragù! || Ecco, a la chiesa prossima | chiama a distesa il campanello ancor; | nel sole, hanno per «essa», | tornata da la messa, | mobili e letto una scintilla d'or: || spunta con lumi e musica | per la salita la procession; | incede il Santo, e trema; | sul baldacchino crema | foglie di rose piove ogni balcon. || Adoro il tuo crepuscolo: | la gelsa bianca ne i panieri appar: | e l'uom de le campagne | suoi serti di castagne | su la pertica lunga ama cantar: || siede al balcone e dondola | «essa», con il ventaglio in grembo, il pié: | assorta un po', sospira | al dì che si ritira, | e ride a pena, tra le amiche, a me.'' ([[Francesco Gaeta]]) *''Una croce nera sul petto dell'italiano, | senza intaglio, rabesco, splendore, | conservata da una famiglia povera | e portata dall'unico figlio...| Giovane nativo di Napoli! | Cos'hai lasciato sui campi di Russia? | Perché non hai potuto esser felice, | circondato dal celebre golfo? | Io che ti ho ucciso vicino a Mozdòk | sognavo tanto il vulcano lontano! | O, come sognavo nelle distese del Volga | almeno una volta di andare in gondola! | Ma io non son venuto con la pistola | a portarti via l'estate italiana | e le mie pallottole non hanno fischiato | sulla santa terra di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]]! | Qui ho sparato! Qui dove sono nato, | dov'ero orgoglioso di me e degli amici, | dove gli epici canti dei nostri popoli | non risuonano mai in traduzioni. | Forse che l'ansa del medio Don | è studiata da uno scienziato straniero? | La nostra terra, la Russia, la Rus, | l'ha seminata una camicia nera? | T'hanno portato qui in una tradotta | per conquistare lontane colonie, | perché la croce del cofanetto familiare | crescesse alle dimensioni d'una croce di tomba... | Non permetterò che la mia patria sia portata | oltre le distese di mari stranieri! | Io sparo. E non c'è giustizia | più giusta della mia pallottola! | Non sei mai stato né vissuto qui!... | Ma è sparso sui campi nevosi | l'azzurro cielo italiano, | sotto il vetro degli occhi morti.'' ([[Mikhail Svetlov]]) *''Vi quant'è bella Napule | pare nu franfellicco: | ognuno vene e allicca | arronza e se ne va.'' ([[canti popolari|canto popolare napoletano]]) *''Vieni o straniero nella grande Napoli, vedila, e muori! | Ama e inebriati, godi mentre l'attimo fugge | Il più splendido sogno, scorda i desideri delusi, | e i tormenti che un demone ha tessuto nella tua vita: | impara qui a godere, ad essere felice, e poi muori!'' ([[August von Platen-Hallermünde]]) *''Voglia 'e turnà | dint'e vicoli e sta città, | guarda e ride e te vò tuccà | nun se ferma mai, | voglia 'e verè | notte e juorno te fa cantà | chest'è Napule do cafè | nun te può sbaglià.'' ([[Teresa De Sio]]) ====[[Edoardo Bennato]]==== *''Chille ca nun vonno fa' 'a fila, | chille che stanno arreto 'e spurtielle, | chille ca passano c' 'o rrusso, | chille ca se fermano c' 'o giallo, | chille ca stanno chiene 'e miliarde, | chille ca vanno pezziente, 'e viecche, 'e criature, 'e buone, 'e malamente, | nisciuno! | Nun se salva nisciuno, | nisciuno nisciuno, | int' 'a 'sta città nun se salva nisciuno!'' *''E la nottata non passa mai | Bella, appariscente, invidiata, invadente | Volgare, indecente, violenta, incandescente | Ma è la mia città''. *''Non è piana non è verticale | è una linea che sale in collina | è una strada che parte dal mare | il percorso della città obliqua. || Scale mobili sotto la luna | diagonali e passaggi segreti | un cammino che esiste da sempre | il tesoro della città antica.'' ====[[Libero Bovio]]==== *''E cheste è Napule: | Canzone ca nun more, | Profumo 'e ll'aria, | Ciardino sempe 'n fiore. | Speranze, ammore, lacreme: | Napule chesto vo'.'' *''Chist'è 'o paese d' 'o sole, | chist'è 'o paese d' 'o mare, | chist'è 'o paese addó tutt' 'e pparole,| so' doce o so' amare, so' sempe parole d'ammore!'' *''È tutta d'oro, | d'oro e celeste è Napule. | Se canta e more? | Ma i' voglio murì ccà. | Pe' Napule e Maria | trèmmano 'e ccorde d' 'a [[chitarra]] mia, | Marì.''<ref>Versi musicati da Gaetano Lama.</ref> ====[[Chariteo]]==== *''La gentil sacra, cittade, | Napol, di Muse et divi antiquo hospitio; | di [[w:|trabea]] degna et non d'aspro cilitio.'' *''Seconda patria mia, dolce Sirena, | Parthenope gentil, casta cittade, | nido di leggiadria e nobiltade, | d'ogni vertute e di delicie piena; || con tal dolor ti lascio e con tal pena, | qual, lasso!, io mai soffersi in nulla etade. | A dio, amici!, a dio, dolci contrade: | Hor qui ragion le lagrime non frena.'' *''– Parthenope son io, piena di duolo: | Non men beäta pria, c'hor infelice, | squarciata in mille parti, equata al suolo. || Misera me!, fruïr più non mi lice | Primavera, che sempre in me fioriva; | ché Venere è conversa in diva ultrice! || Libera fui gran tempo, hor son captiva, | in man di fieri monstri, horrendi et diri''<ref>I francesi di Luigi XII che occuparono Napoli dal 4 agosto 1501 al 16 maggio 1503.</ref>'', | quai Protheo doma in la Carpathia riva. || Qual re più fida in regno, in me si miri | come in lucido specchio! O re possenti, | imparate frenar vostri desiri! || Non vi inganne il piacer di ben presenti, | ché sempre a voi minaccia il Re {{sic|magiore}} | ciò che temon di voi le minor genti.'' ====[[Nino D'Angelo]]==== *''Ma quanto bene te voglio, mia cara città, | quann'era vierno''<ref>Inverno.</ref>'' cu 'o sole m'ê''<ref>Mi hai.</ref>'' fatto scarfa<nowiki>'</nowiki> ''<ref>Riscaldare.</ref>'', | mmiezzo a 'sti strade cchiù vecchie 'e l'età | tu m'ê 'mparato a parla', | e quanta vote m'ê fatto capi' | ca se po' sempe muri<nowiki>'</nowiki>''. *''<nowiki>'</nowiki>Nu napulitano nunn'è sempe allero, | nun le basta 'o sole, tene troppi pensiere, | dint' 'a chesta gara parte sempe arrete''<ref>Indietro</ref>'', | corre tutt' 'a vita e 'o traguardo è 'na barriera.'' *''Sott' a 'stu cielo blu, | 'o ssaje ca nun se vola | e nun se po' campa' sempe aspetta' | speranza e sole. | T'ha tradito 'sta città, | ca vo' sulo ave' e nun dà. | Stella napulitana | che triemme 'ncopp' 'a 'stu mare | ca nun t'ha dato maje niente.'' ====[[Pino Daniele]]==== *''Città che non mantiene mai le sue promesse, | città fatta di inciuci e di fotografia, | di [[Diego Armando Maradona|Maradona]] e di [[Sofia Loren|Sofia]] | ma è la mia città | tra l'inferno e il cielo.'' *''Napule è mille culure | Napule è mille paure | Napule è a voce d' 'e criature''<ref>Creature, bambini.</ref>'' | che saglie chiano chianu | e tu saje ca nun si sulo''. *''Napule è 'na carta sporca | e nisciuno se ne 'mporta | e ognuno aspetta 'a ciorta.'' *''Napule è tutta 'no suonno | e 'a sape tutto 'o munno | ma nun sanno a verità.'' *''Simmo lazzari felici | gente ca nun trova cchiù pace | quanno canta se dispiace | è sempe pronta a se vutta' | pe' nun perdere l'addore.'' *''Terra mia, terra mia | comm'è bello a la penza'. | Terra mia, terra mia | comm'è bello a la guarda'. | Nunn è 'o vero nun è sempre 'o stesso | tutt' 'e journe po' cagna' | ogge è dritto, dimane è stuorto | e chesta vita se ne va.'' ====[[Ernesto Murolo]]==== *''E 'a Luna guarda e dice: | "Si fosse ancora overo. | Chisto è 'o popolo 'e na vota''<ref>Di una volta.</ref>'', | gente semplice e felice. | Chist'è Napule sincero, | ca pur'isso se ne va".''<ref>Versi musicati da Ernesto Tagliaferri.</ref> *''Napule, | a qua' parte d' 'o munno se fa '[[amore|ammore]] | comm'a Napule, 'e sera, 'int'a ll'està''<ref>Estate.</ref>''? | Vócche vasate''<ref>Bocche baciate.</ref>'', cantano, | core tradute, chiagnono. | Ma è tantu bella Napule | ca pure ll'odio te fa scurdà''<ref>Dimenticare.</ref>''.''<ref>Versi musicati da Ernesto Tagliaferri.</ref> *''Napule bella mia, | terra d'ammore, lacreme e canzone... | che suonno d'oro ca nce faje sunná''<ref>Sognare.</ref>''! | 'Ncòre nce miette na malincunía, | na freva tu nce miette dint'<nowiki>'</nowiki>e vvéne | pecché nce vuó' fa' chiagnere e cantá.''<ref>Versi musicati da Ernesto Tagliaferri.</ref> ====[[Totò]]==== *''A Napule nun se po' sta cuieto''<ref>Quieto.</ref>''. | Aiere un brutto cane mascalzone | se ferma, addora, aiza 'a coscia 'e reto, | e po' mme fa pipi 'nfaccia 'o sciassì.'' *''Io voglio bene a Napule | pecché 'o paese mio | è cchiù bello 'e 'na femmena, | carnale e simpatia. || E voglio bene a te | ca si napulitana | pecché si comm'a me | cu tanto 'e core 'mmano.'' *'''Sta Napule, riggina d' 'e ssirene, | ca cchiù 'a guardammo e cchiù 'a vulimmo bbene. | 'A tengo sana sana dinto''<ref>Dentro.</ref>'' 'e vvene, | 'a porto dinto 'o core, ch'aggia''<ref>Che devo.</ref>'' fa'? | Napule, si' comme 'o zzucchero, | terra d'ammore – che rarità!'' ==Proverbi== *Napl<sub>''ǝ''</sub> tand'avandát<sub>''ǝ''</sub> s'è r<sub>''ǝ''</sub>ddótt<sub>''ǝ''</sub> a car<sub>''ǝ''</sub>scià prèt<sub>''ǝ''</sub>. ([[Proverbi lucani|lucano]]) *Napulitane: larghe 'e vocca e stritte 'e mane. ([[Proverbi napoletani|napoletano]]) *'O napulitano è cavaliere. ([[Proverbi napoletani|napoletano]]) *[[Roma]] santa, [[L'Aquila|Aquila]] bella, Napoli galante. ([[Proverbi italiani|italiano]]) *Tre sono le meraviglie, Napoli, [[Roma]] e la faccia tua. ([[Proverbi italiani|italiano]]) ==Note== <references /> ==Voci correlate== {{div col|strette}} *[[Archivio di Stato di Napoli]] *[[Arcipelago Campano]] *[[Biblioteca dei Girolamini]] *[[Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III]] *[[Borbone delle Due Sicilie]] *[[Borgo Santa Lucia]] *[[Camorra]] *[[Campania]] *[[Canzone classica napoletana]] *[[Casatiello]] *[[Castel Capuano]] *[[Castel sant'Elmo]] *[[Centro direzionale di Napoli]] *[[Certosa di San Martino]] *[[Chiostri di San Martino]] *[[Cimitero delle Fontanelle]] *[[Crypta Neapolitana]] *[[Cucina napoletana]] *[[Ducato di Napoli]] *[[Festa di Piedigrotta]] *[[Filastrocche napoletane]] *[[Fontana della Spinacorona]] *[[Forcella (Napoli)|Forcella]] *[[Galleria Umberto I]] *[[Golfo di Napoli]] *[[Guappo]] *[[Il Vasto]] *[[Indovinelli napoletani]] *[[Istituto italiano per gli studi filosofici]] *[[Lago d'Averno]] *[[Lazzari]] *[[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]] *[[Maschio Angioino]] *[[Mergellina]] *[[Modi di dire napoletani]] *[[Mostra d'Oltremare]] *[[Museo archeologico nazionale di Napoli]] *[[Museo artistico industriale Filippo Palizzi]] *[[Museo nazionale di Capodimonte]] *[[Museo nazionale di San Martino]] *[[Palazzo Donn'Anna]] *[[Pallonetto di Santa Lucia‎]] *[[Pastiera napoletana]] *[[Piazza Dante (Napoli)|Piazza Dante]] *[[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza Dante]] *[[Piazza del Municipio (Napoli)|Piazza del Municipio]] *[[Pignasecca]] *[[Pizza]] *[[Ponticelli (Napoli)|Ponticelli]] *[[Porta Capuana]] *[[Posillipo]] *[[Preghiere napoletane]] *[[Presepe napoletano]] *[[Proverbi napoletani]] *[[Pulcinella]] *[[Quartieri di Napoli]] *[[Quartieri Spagnoli]] *[[Real Albergo dei Poveri]] *[[Regno di Napoli]] *[[Repubblica Napoletana (1799)]] *[[Risanamento di Napoli]] *[[Riviera di Chiaia]] *[[San Gennaro]] *[[Scioglilingua napoletani]] *[[Scugnizzo]] *[[Scuola di Posillipo]] *[[Scuola militare "Nunziatella"]] *[[Sebeto]] *[[Sedili di Napoli]] *[[Spaccanapoli]] *[[Stazione zoologica Anton Dohrn]] *[[Stazioni dell'arte]] *[[Strummolo]] *[[Teatro di San Carlo]] *[[Teatro napoletano]] *[[Teatro San Carlino]] *[[Università degli Studi di Napoli Federico II]] *[[Vesuvio]] *[[Via Foria]] *[[Villa comunale di Napoli]] *[[Voci e gridi di venditori napoletani]] *[[Vomero]] *[[Zucchine alla scapece]] {{Div col end}} ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt=Napoli|n=Categoria:Napoli}} {{vetrina|7|11|2012|argomenti}} [[Categoria:Comuni della Campania]] [[Categoria:Napoli| ]] mog80v0b61pio8r88y05gf5mmvo882w Junio Valerio Borghese 0 10826 1218113 1206790 2022-07-21T05:27:55Z IppolitoN 23099 /* Citazioni su Junio Valerio Borghese */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Borghese.jpg|thumb|Junio Valerio Borghese]] '''Junio Valerio Borghese''' (1906 – 1974), militare e politico italiano. ==Citazioni di Junio Valerio Borghese== *Io, l'8 settembre, al comunicato Badoglio, piansi. Piansi e poi non ho mai più pianto. E adesso, oggi, domani, potranno esserci i comunisti, potranno mandarmi in Siberia, potranno fucilare metà degli italiani, non piangerò più. Perché quello che c'era da soffrire per ciò che l'Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, lo soffrii allora. Quel giorno io vidi il dramma che si andava ad aprire per questa disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più nessuno, non aveva più l'onore, era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa: non ci si batte solo quando tutto va bene.<ref name="pansa">Dall'intervista a [[Giampaolo Pansa]], 4-5 dicembre 1970, in [[Giampaolo Pansa]], ''Borghese mi ha detto. L'ultima testimonianza del principe nero'', BUR, 2022. ISBN 9788831807302</ref> *L'esperienza più interessante, infinitamente più interessante e più importante, è stata quella successiva all'8 settembre 1943. Prima era piuttosto semplice, non v'erano problemi, direi, si trattava di compiere il proprio dovere senza scelte personali. L'8 settembre ci ha messi di fronte a dei dilemmi, a degli esami di coscienza, a delle responsabilità da prendersi verso noi stessi e verso le istituzioni alle quali appartenevamo (per me la Marina), verso gli uomini che da noi dipendevano. [...] Non solo non mi sono mai pentito, ma devo dire che un po' segna per me, nella mia vita, il punto culminante, il punto del quale vado più fiero. Nel momento della scelta, ho scelto la partita più difficile, più dura, più ingrata, quella che non mi avrebbe aperto nessuna strada ai valori materiali, terreni. Però essa mi avrebbe dato un carattere di spiritualità e di pulizia morale al quale nessun’altra strada avrebbe potuto portarmi.<ref name=pansa /> ==''Decima Flottiglia Mas''== ===[[Incipit]]=== 2 ottobre 1935. L'[[Italia]] si è mossa verso l'[[Africa]] Orientale. La Marina è in stato di allarme: da un momento all'altro gli eventi potrebbero precipitare. ===Citazioni=== *Esaminiamo ora il "[[maiale]]" da prora a poppa. La testa (lunga m. 1,8) che contiene 300 Kg. di esplosivo, si può staccare dal resto mediante una braga di facile maneggio. Viene poi, nel corpo del siluro, la cassa assetto di prora e sopra, alla stessa altezza, il posto dei primo pilota col parabrezza, cruscotto e strumenti di comando e controllo. Al centro sono le batterie degli accumulatori e il locale motore, sovrastati dalla cassa per la rapida immersione manovrata da una leva e comunicante con l'esterno con un tubo che sfoga l'[[aria]]. Il suo esaurimento avviene mediante l'aria ad alta pressione contenuta in bombole disposte a tergo. Ecco ora il posto del secondo uomo che appoggia le spalle ad un cofanetto contenente gli strumenti di [[lavoro]]: alza-reti e taglia-reti ad aria compressa, cesoie, i morsetti, detti «sergenti», per la manovra di attacco della carica alla nave nemica, cima abbondante che occorre ugualmente per la manovra e che, avvolta su un'assicella di [[legno]], nel nostro gergo si chiama «ascensore». Nel corpo del siluro viene poi la cassa d'assetto di poppa, il locale dell'albero dell'elica, l'elica circondata da un reticolo di protezione, il timone orizzontale di profondità e quello verticale di direzione, entrambi comandati dalla cloche. (p. 22) *L'abito di cui sono rivestiti i piloti è uno scafandro di tessuto gommato che li ricopre interamente, escluse la testa e le mani: il vestito Belloni (dal comandante Angelo Belloni, suo inventore), una guaina ermetica in cui si entra da un' apertura centrale dotata di un ingegnoso sistema di chiusura stagna. Per la respirazione subacquea, il pilota indossa un autorespiratore alimenta da bombole di [[ossigeno]] puro ad alta pressione che assicurano un'autonomia di circa sei ore. Dal sacco-polmone di [[gomma]] dell'autorespiratore un tubo corrugato flessibile porta l'ossigeno (a ridottissima pressione) alla maschera. L'espirazione avviene attraverso lo stesso tubo e sfoga in una capsula di calce sodata che ha la funzione di trattenere e assorbire l'anidride carbonica prodotta dalla respirazione. (p. 23) *Questa è l'arma impiegata a Gibilterra, Malta e Algeri, e che ha dato all'Italia la grande vittoria di Alessandria. (p. 26) *Siluro San Bartolomeo 5 5 B. Modello perfezionato del precedente, con caratteristiche marine, di autonomia, velocità, navigabilità ed immersione notevolmente superiori. Costruito nell'officina segreta dei mezzi d'assalto presso la direzione "Armi subacquee" dell'arsenale di [[La Spezia]], sui piani del maggiore [[Mario Masciulli]] coadiuvato dal capitano Travaglini, non fu mai impiegato in guerra, essendone stato l'imminente impiego troncato dall'armistizio. (p. 26) *Motoscafo turismo modificato M T M detto «barchino esplosivo». Motoscafo a fondo piatto, largo m. 1,90, lungo m. 5,20; un motore [[Alfa Romeo]] 2500 gli assicura la velocità di 32 mg.; 5 ore di autonomia alla massima [[velocità]]. Il complesso elica-timone, costituente un blocco esterno allo scafo come in un fuori-bordo, è rotante; si solleva cioè, con facile manovra, per passare a fior d'acqua sopra le ostruzioni senza intopparvi. Nella parte anteriore del motoscafo ha sede un barilotto contenente 300 Kg. di esplosivo con sistema di scoppio ad urto o a pressione idrostatica. Un uomo solo lo pilota; superate cautamente le eventuali ostruzioni e le reti para siluro, individua il bersaglio; lo punta con la prua del barchino: quando è in punteria, mette a tutta forza, blocca il timone, e subito si lancia in mare. Mentre il pilota, per non trovarsi in acqua al momento dell'[[esplosione]], si issa rapidamente sul salvagente di legno che gli faceva da schienale e che si stacca da bordo un attimo prima del tuffo mediante la manovra di una leva, il barchino continuando la sua corsa investe il bersaglio: la parte poppiera si stacca da quella prodiera (per l'azione di una corona di carichette esplosive disposte tutt'intorno allo scafo che, all'urto, tranciano il barchino in due) e affonda rapidamente, mentre il barilotto con la carica, giunto alla quota prestabilita in base al pescaggio del bersaglio, esplode per pressione idrostatica, aprendogli una vasta falla nell'opera viva. Con questo mezzo d'assalto sono stati compiuti gli attacchi di Suda e di Malta. (p. 27) *Motoscafo turismo silurante M T S M. È un motoscafo ideato per attacchi a navi, oltre che in porto, anche in mare aperto ed in moto. Misura 7 m. di lunghezza e 2,30 di larghezza. I motori (2500 Alfa Romeo) sono due; uno per lato, e gl'imprimono una velocità di circa 30 mg. Un silurotto di 40 mm. di diametro è collocato in un apposito lancia siluri, al centro dello scafo; viene lanciato cli poppa, sospinto da un espulsore a cannocchiale che funziona ad aria compressa; appena in [[acqua]], il siluro inizia la sua corsa invertendo la direzione del moto e passando sotto allo scafo che lo ha lanciato. (p. 28) *I nuotatori muniti di «mignatte» o bauletti esplosivi poterono essere avvicinati alloro obiettivo con vari mezzi: alcuni furono lanciati da barchini, da motosiluranti o mas; altri da sommergibili; in qualche caso, dove la situazione geografica lo permetteva, operarono partendo da costa neutrale. (p. 30) *10 giugno 1940. L'Italia entra in guerra contro l'[[Inghilterra]] e la [[Francia]] a fianco della [[Germania]], che ha con la [[Russia]] un patto di non aggressione. È logicamente sulla Marina italiana che gravita il peso massiccio della supremazia navale inglese, tanto maggiormente sentito, in quanto, essendo l'unico nostro fronte di guerra quello libico, è compito della Marina assicurare il rifornimento continuo in armi e uomini oltremare. (p. 31) *Il sommergibile "Iride" era comandato dal tenente di vascello Francesco Brunetti. Comandante superiore in mare: il capitano di fregata [[Mario Giorgini]], succeduto, poco prima dell'inizio delle ostilità, al comandante Aloisi nel comando della "I Flottiglia Mas" e del reparto mezzi speciali. L'Iride giunse regolarmente nel "Golfo di Bomba" il mattino del 21 agosto; poco dopo dava fondo pure la torpediniera "Calipso", comandante tenente di vascello Zambardi, con gli apparecchi e gli operatori. Nella desolata squallida insenatura si trovavano la motonave Monte Gargano, battente l'insegna dell'ammiraglio [[Bruno Brivonesi]], comandante M. M. della [[Libia]]; un piccolo piroscafo che sbarcava fusti di benzina e alcuni motovelieri. (p. 36) *Nel pomeriggio del 21, velivoli inglesi bombardavano l'idroporto di Menelao situato sul Golfo di Bomba; ad essi non sfuggì certo l'inconsueto raggruppamento navale in quelle acque normalmente deserte. Il mattino successivo un ricognitore inglese sorvolava il golfo, fatto segno ad intensa ma vana reazione antiaerea delle unità. Alle 11.30, ultimato il trasbordo degli apparecchi dal Calipso all'Iride, mentre la torpediniera si affiancava al Monte Gargano per rifornirsi e il sommergibile, in affioramento, usciva della rada per fare immersione di prova con i siluri pilotati in coperta, venivano avvistati tre aerei siluranti inglesi a circa 6ooo metri di distanza, quota 60-70 metri. Gli aerei, portatisi di prora al sommergibile, gli accostano .sopra, assumendo rotta di controbordo e formazione a V, con l'apparecchio centrale arretrato rispetto ai laterali. (p. 37) *In considerazione dello scarso fondale (metri 15) che non consente una rapida immersione, il comandante Brunetti dà i seguenti ordini: «Macchine avanti alla massima forza chiudi le paratie stagne — armi pronte ad aprire il [[fuoco]]». E mantiene la prora sull'aereo centrale, sperando così di impedirgli il lancio. Alla distanza di poco più di mille metri fa aprire il fuoco con le mitragliere sugli aerei laterali che si erano intanto abbassati a 10-15 metri. Mentre questi due aerei passano di contro-bordo al sommergibile senza lanciare, ma mitragliando ed uccidendo parte dei serventi del cannone che si trovavano al posto di combattimento, l'aereo centrale lancia dalla distanza di circa 10 metri. Il [[siluro]] infila il sommergibile dritto di prora e scoppia all'altezza del quadrato ufficiali. Il battello affonda immediatamente Restano alla superficie del mare 14 uomini: quelli che erano in coperta ed in plancia (fra cui Toschi e Birindelli) meno due, morti per mitragliamento. (p. 37) *Appena in acqua il comandante Brunetti, benché ferito, coadiuvato da Birindelli, provvede a radunare i superstiti e soccorrere i feriti fra cui l'ufficiale di rotta, sottotenente di vascello Ubaldelli. Gli [[Aereo|aerei]] intanto, continuando la loro ardita giostra, attaccano successivamente il Monte Gargano; per un fortuito caso il siluro lanciato contro la torpediniera Calipso non arriva a segno. Tanto disastro, nel giro di pochi secondi. (p. 37) *Lo Scirè, con i tre voluminosi cassoni cilindrici in coperta, col colore verdolino su cui spiccava in tinta più scura la sagoma di un peschereccio con la prua rivolta in senso opposto al moto del [[sommergibile]] (per confondere l'occhio di un improvviso avvistatore), era davvero un buffo natante; non si poteva immaginare una linea più sgraziata e meno marinaresca. Ad una certa distanza non sembrava un sommergibile, e nemmeno una [[nave]]; lo si poteva confondere con una bettolina o uno zatterone. Ma ci si fa presto l'occhio, e in breve diventerà per me il più bel sommergibile della Marina, così come, a turno, lo erano stati i nove sommergibili su cui ero stato precedentemente imbarcato. (p. 53) *Il tenente di vascello [[Antonio Ursano]], napoletano, è l'ufficiale in seconda, esperto organizzatore della vita di bordo; il sottotenente di vascello [[Remigio Benini]], proveniente dalla Marina mercantile, piccolo, sempre calmo, sempre sereno, ottimo marinaio e navigatore, è l'ufficiale di rotta; il guardiamarina [[Armando Olcese]], ligure, altro richiamato dalla Marina mercantile, ufficiale alle armi, anch'egli valido, coraggioso ed esperto marinaio. Direttore di macchina è il tenente Bonzi che sarà successivamente Sostituito dal capitano del genio navale [[Antonio Tajer]], bel giovane questi, dal viso franco e leale, professionalmente perfetto. Ed ecco i sottufficiali, le colonne di bordo, tutti vecchi lupi di sommergibile su cui hanno fatto anni e anni di imbarco: Ravera, ottimo e fedelissimo contabile meccanico; Rapetti, coltissimo e correttissimo capo elettricista che aveva tutte le qualità per diventare ufficiale; Farina, il capo silurista, modesto ed efficace, e gli altri, i sottocapi e i marinai, tutti bravi, tutti coraggiosi, tutti professionalmente sicuri: un meraviglioso equipaggio, non costituito da uomini d'eccezione scelti ad uno d uno, ma da marinai come tutti gli altri, riuniti sullo Scirè a caso, che dimostrarono con la loro vita di marinai a [[guerra]] e poi con la morte di quali eroismi siano capaci gli italiani se ben guidati e compresi nelle loro necessità nelle loro anime. (p. 58) *Nell'ambito della Decima, si viveva in un ambiente chiuso refrattario alle infiltrazioni esterne di ogni genere. La [[politica]], le illusioni di una guerra breve, le improvvise esaltazioni per un successo e le depressioni per un rovescio, erano elementi che non si affacciavano alla nostra mente e non ci distraevano dal nostro lavoro. Un solo pensiero, un solo assillo, una sola attività: mettere a punto uomini ed armi e aguzzare l'ingegno per trovare il modo di colpire il nemico il più duramente possibile: tutto il resto non ci interessava. (p. 59) *Dal comandante agli ufficiali, dai sottufficiali ai marinai, questo solo premeva, a questo solo obiettivo era volta la nostra attività: in silenzio, in allegria, in armonia. L'uno all'altro eravamo tutti legati da un vincolo infinitamente più stretto di quello imposto dalla disciplina formale: era la stima che ci univa, la stima nelle reciproche qualità: il [[marinaio]] «sentiva» nell'ufficiale un superiore; e gli ufficiali, a loro volta, si comportavano in ogni occasione, e particolarmente di fronte al nemico, in modo da meritarsi tale riconoscimento e da trascinare, con l'esempio più che col comando, i loro marinai in un'esaltante gara di bravura e di abilità; l'attaccamento reciproco che ne derivava era fortissimo e altissimo il rendimento di equipaggi i cui uomini erano penetrati da tali sentimenti. (p. 59) *Per la tutela del segreto militare, sempre indispensabile e più difficile a mantenersi via via che la Flottiglia allargava la sua attività ed aumentavano i suoi componenti, fu adottato il sistema della compartimentazione cellulare, che diede ottimi risultati. Ogni specialità era divisa dalle altre a paratie stagne; sicché i componenti dei vari gruppi non conoscevano le attività che, nell'ambito della Flottiglia stessa, sotto il comando che tutte le organizzava e coordinava, si andavano svolgendo, all'infuori di quelle a cui essi erano addetti. Succedeva così che due marinai facenti parte della Decima, ma di reparti diversi, incontrandosi, con tutta serietà si ingannavano a vicenda: «Io sono imbarcato sui mas»; «Anch'io», senza tradire neppure tra loro il comune segreto dell'appartenenza ai mezzi speciali. (p. 59) *Mi accorgo di avere il vestito impermeabile rotto, me lo tolgo con molta fatica, mi dirigo verso la costa sperando di poter raggiungere il punto di approdo. Ad una quindicina di metri da terra vengo avvicinato dal battello di un [[piroscafo]]; un ufficiale mi intima di alzare le mani puntandomi una [[pistola]]; non obbedisco all'intimazione, anche perché in condizioni fisiche precarie; vengo alzato di peso sul battello, mi reggo a fatica in piedi. Sono portato a terra, in una batteria, dove vengo consegnato a due sentinelle. Qui trovo anche Tedeschi, Beccati e Barberi. Contemporaneamente, sui bersagli assegnati, si erano lanciati anche gli altri: De Vito, contro un piroscafo, Barberi contro una cisterna che, colpita in pieno, affonda; Beccati contro altra grossa cisterna carica, sulle 8 mila tonn. che, squarciata, con enorme falla, si appoggia sul fondo. Per alcuni minuti, la baia rimbomba d'esplosioni di ogni sorta, mentre le numerose batterie aprono un intenso fuoco antiaereo. (p. 103) *Poi, con l'[[alba]], torna la calma: con ammirato stupore gli inglesi si rendono conto di essere stati raggiunti di sorpresa e colpiti da un'arma nuova, inaspettata e sconosciuta, maneggiata da marinai italiani, mentre i prigionieri hanno la gioia di poter constatare gli effetti della loro azione. Narra Beccati, nella sua relazione: «Dalla batteria, potemmo vedere un incrociatore molto sbandato che dei rimorchiatori tentavano di portare in secco. Osservammo la baia piena di nafta che affiorava nella posizione della cisterna affondata, e lo sbandamento di una seconda petroliera che dava l'impressione che affondasse». Dalla relazione del sottotenente di vascello Angelo Cabrini, redatta al ritorno dalla prigionia. (p. 103) *La condotta dei piloti è stata perfetta: penetrano in profondità in acque avversarie, valicando tre ordini di ostruzioni; giunti nel riparo del nemico, a poche centinaia di metri dalle navi, si riuniscono a rapporto, esaminano con calma la situazione, passandosi da un'imbarcazione all'altra il [[binocolo]] del comandante: in questa situazione, circondati da sentinelle, proiettori, cannoni, aspettano tranquillamente che si faccia più chiaro per poter essere sicuri dei loro bersagli, finché al "via" si lanciano con precisione e decisione sui bersagli designati; con la stessa calma, freddezza e [[ordine]], di una normale esercitazione in acque amiche. Dominio dei propri impulsi che deriva da elevate qualità morali, affinate frequenti e realistici addestramenti durante i quali i venivano sottoposti a difficoltà anche maggiori di quelle che si prevedeva dovessero incontrare nell'azione contro il nemico. I sei valorosi violatori di Suda, a guerra ultimata, al loro ritorno in Patria dalla prigionia, furono decorati di medaglia d'[[oro]] al valor militare. (p. 103) *L'intima, perfetta e fraterna collaborazione fra Aeronautica e Marina, favorita e valorizzata dal "comando unico delle Forze armate dell'Egeo", l'alta efficienza degli scafi genialmente progettati, l'ottima organizzazione e l'intenso addestramento, merito precipuo del comandante Moccagatta, e soprattutto l'alto valore dei nostri, hanno permesso di conseguire la vittoria che iniziava serie dei successi della Decima Flottiglia Mas: l'incrociatore York da 10.000 tonn. e tre navi mercantili al servizio degli inglesi, per 32.000 tonn., affondati o messi fuori servizio per la durata della guerra. (p. 126) *30 giugno. Amara, terribile delusione! Alle 5:00 ero in mare con tutta la spedizione; motori ausiliari, velocità miglia 6, solito imbatto da SE. La navigazione pare si svolga bene, ma alle 6 devo far fermare tutti perché un MT a rimorchio di un mas sta facendo acqua e corre pericolo di affondare. Accertatomi della cosa, non voglio perder tempo, piglio a rimorchio del mio mas l'altro MT di quel mas e lo rimando indietro ad Augusta con l'MT che sta affondando. (p. 127) *Particolare comico: un pilota che si era addormentato nel suo barchino non si è accorto che avevamo invertito la rotta e quando abbiamo fermato, vista la terra vicina, si è preparato all'attacco credendo di essere davanti a [[Malta]]. Era il buon Carabelli, aspirante armi navali, ottimo pilota sotto tutti i riguardi. (p. 127) ===[[Explicit]]=== A questi compiti eravamo intenti quanto la sera dell'8 settembre, trovandomi al comando della Flottiglia a La Spezia, apersi la radio per captare il bollettino di guerra; come un "fulmine a ciel sereno" la notizia dell'avvenuto armistizio piombò sui nostri progetti, sulle nostre attività, sulle nostre speranze. ==Citazioni su Junio Valerio Borghese== *Il golpe era stato progettato accuratamente sin dal 1969, […]l’anno della [[strage di piazza Fontana]], certamente già pensata per far cadere tutti i sospetti sulla sinistra e preparare psicologicamente l’opinione pubblica a un ritorno all’ordine. [[Junio Valerio Borghese|Borghese]] prevedeva l’occupazione del ministero dell’interno, del ministero della difesa, delle sedi RAI, dei mezzi di telecomunicazione (radio e telefoni) e la deportazione degli oppositori presenti nel parlamento. Queste non sono mie fantasie perché dopo è stato trovato un proclama che Borghese avrebbe dovuto leggere alla radio, e che diceva a un dipresso che era finalmente arrivata l’attesa svolta politica, la classe che aveva governato un venticinquennio aveva portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale, le forze armate e le forze dell’ordine fiancheggiavano la presa di potere dei golpisti. Italiani, avrebbe dovuto concludere Borghese, nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso Tricolore vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d’amore, Viva l’Italia. Tipica retorica mussoliniana. ([[Umberto Eco]]) *Probabilmente Borghese e i forestali non sarebbero neanche riusciti ad occupare la città di Roma. Però potevano esserci spargimenti di sangue, insomma poteva concludersi drammaticamente. ([[Gianadelio Maletti]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Junio Valerio Borghese, ''Decima Flottiglia Mas: dalle origini all'armistizio'', Storia militare edizioni, Parma, 2005 (1950). ISBN 88-87372-47-0 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Borghese, Junio Valerio}} [[Categoria:Militari italiani]] [[Categoria:Politici italiani]] 0hawtka32apdjichdfggn5vkw3ibic4 1218114 1218113 2022-07-21T05:28:21Z IppolitoN 23099 /* Citazioni su Junio Valerio Borghese */ wikitext text/x-wiki [[Immagine:Borghese.jpg|thumb|Junio Valerio Borghese]] '''Junio Valerio Borghese''' (1906 – 1974), militare e politico italiano. ==Citazioni di Junio Valerio Borghese== *Io, l'8 settembre, al comunicato Badoglio, piansi. Piansi e poi non ho mai più pianto. E adesso, oggi, domani, potranno esserci i comunisti, potranno mandarmi in Siberia, potranno fucilare metà degli italiani, non piangerò più. Perché quello che c'era da soffrire per ciò che l'Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, lo soffrii allora. Quel giorno io vidi il dramma che si andava ad aprire per questa disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più nessuno, non aveva più l'onore, era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa: non ci si batte solo quando tutto va bene.<ref name="pansa">Dall'intervista a [[Giampaolo Pansa]], 4-5 dicembre 1970, in [[Giampaolo Pansa]], ''Borghese mi ha detto. L'ultima testimonianza del principe nero'', BUR, 2022. ISBN 9788831807302</ref> *L'esperienza più interessante, infinitamente più interessante e più importante, è stata quella successiva all'8 settembre 1943. Prima era piuttosto semplice, non v'erano problemi, direi, si trattava di compiere il proprio dovere senza scelte personali. L'8 settembre ci ha messi di fronte a dei dilemmi, a degli esami di coscienza, a delle responsabilità da prendersi verso noi stessi e verso le istituzioni alle quali appartenevamo (per me la Marina), verso gli uomini che da noi dipendevano. [...] Non solo non mi sono mai pentito, ma devo dire che un po' segna per me, nella mia vita, il punto culminante, il punto del quale vado più fiero. Nel momento della scelta, ho scelto la partita più difficile, più dura, più ingrata, quella che non mi avrebbe aperto nessuna strada ai valori materiali, terreni. Però essa mi avrebbe dato un carattere di spiritualità e di pulizia morale al quale nessun’altra strada avrebbe potuto portarmi.<ref name=pansa /> ==''Decima Flottiglia Mas''== ===[[Incipit]]=== 2 ottobre 1935. L'[[Italia]] si è mossa verso l'[[Africa]] Orientale. La Marina è in stato di allarme: da un momento all'altro gli eventi potrebbero precipitare. ===Citazioni=== *Esaminiamo ora il "[[maiale]]" da prora a poppa. La testa (lunga m. 1,8) che contiene 300 Kg. di esplosivo, si può staccare dal resto mediante una braga di facile maneggio. Viene poi, nel corpo del siluro, la cassa assetto di prora e sopra, alla stessa altezza, il posto dei primo pilota col parabrezza, cruscotto e strumenti di comando e controllo. Al centro sono le batterie degli accumulatori e il locale motore, sovrastati dalla cassa per la rapida immersione manovrata da una leva e comunicante con l'esterno con un tubo che sfoga l'[[aria]]. Il suo esaurimento avviene mediante l'aria ad alta pressione contenuta in bombole disposte a tergo. Ecco ora il posto del secondo uomo che appoggia le spalle ad un cofanetto contenente gli strumenti di [[lavoro]]: alza-reti e taglia-reti ad aria compressa, cesoie, i morsetti, detti «sergenti», per la manovra di attacco della carica alla nave nemica, cima abbondante che occorre ugualmente per la manovra e che, avvolta su un'assicella di [[legno]], nel nostro gergo si chiama «ascensore». Nel corpo del siluro viene poi la cassa d'assetto di poppa, il locale dell'albero dell'elica, l'elica circondata da un reticolo di protezione, il timone orizzontale di profondità e quello verticale di direzione, entrambi comandati dalla cloche. (p. 22) *L'abito di cui sono rivestiti i piloti è uno scafandro di tessuto gommato che li ricopre interamente, escluse la testa e le mani: il vestito Belloni (dal comandante Angelo Belloni, suo inventore), una guaina ermetica in cui si entra da un' apertura centrale dotata di un ingegnoso sistema di chiusura stagna. Per la respirazione subacquea, il pilota indossa un autorespiratore alimenta da bombole di [[ossigeno]] puro ad alta pressione che assicurano un'autonomia di circa sei ore. Dal sacco-polmone di [[gomma]] dell'autorespiratore un tubo corrugato flessibile porta l'ossigeno (a ridottissima pressione) alla maschera. L'espirazione avviene attraverso lo stesso tubo e sfoga in una capsula di calce sodata che ha la funzione di trattenere e assorbire l'anidride carbonica prodotta dalla respirazione. (p. 23) *Questa è l'arma impiegata a Gibilterra, Malta e Algeri, e che ha dato all'Italia la grande vittoria di Alessandria. (p. 26) *Siluro San Bartolomeo 5 5 B. Modello perfezionato del precedente, con caratteristiche marine, di autonomia, velocità, navigabilità ed immersione notevolmente superiori. Costruito nell'officina segreta dei mezzi d'assalto presso la direzione "Armi subacquee" dell'arsenale di [[La Spezia]], sui piani del maggiore [[Mario Masciulli]] coadiuvato dal capitano Travaglini, non fu mai impiegato in guerra, essendone stato l'imminente impiego troncato dall'armistizio. (p. 26) *Motoscafo turismo modificato M T M detto «barchino esplosivo». Motoscafo a fondo piatto, largo m. 1,90, lungo m. 5,20; un motore [[Alfa Romeo]] 2500 gli assicura la velocità di 32 mg.; 5 ore di autonomia alla massima [[velocità]]. Il complesso elica-timone, costituente un blocco esterno allo scafo come in un fuori-bordo, è rotante; si solleva cioè, con facile manovra, per passare a fior d'acqua sopra le ostruzioni senza intopparvi. Nella parte anteriore del motoscafo ha sede un barilotto contenente 300 Kg. di esplosivo con sistema di scoppio ad urto o a pressione idrostatica. Un uomo solo lo pilota; superate cautamente le eventuali ostruzioni e le reti para siluro, individua il bersaglio; lo punta con la prua del barchino: quando è in punteria, mette a tutta forza, blocca il timone, e subito si lancia in mare. Mentre il pilota, per non trovarsi in acqua al momento dell'[[esplosione]], si issa rapidamente sul salvagente di legno che gli faceva da schienale e che si stacca da bordo un attimo prima del tuffo mediante la manovra di una leva, il barchino continuando la sua corsa investe il bersaglio: la parte poppiera si stacca da quella prodiera (per l'azione di una corona di carichette esplosive disposte tutt'intorno allo scafo che, all'urto, tranciano il barchino in due) e affonda rapidamente, mentre il barilotto con la carica, giunto alla quota prestabilita in base al pescaggio del bersaglio, esplode per pressione idrostatica, aprendogli una vasta falla nell'opera viva. Con questo mezzo d'assalto sono stati compiuti gli attacchi di Suda e di Malta. (p. 27) *Motoscafo turismo silurante M T S M. È un motoscafo ideato per attacchi a navi, oltre che in porto, anche in mare aperto ed in moto. Misura 7 m. di lunghezza e 2,30 di larghezza. I motori (2500 Alfa Romeo) sono due; uno per lato, e gl'imprimono una velocità di circa 30 mg. Un silurotto di 40 mm. di diametro è collocato in un apposito lancia siluri, al centro dello scafo; viene lanciato cli poppa, sospinto da un espulsore a cannocchiale che funziona ad aria compressa; appena in [[acqua]], il siluro inizia la sua corsa invertendo la direzione del moto e passando sotto allo scafo che lo ha lanciato. (p. 28) *I nuotatori muniti di «mignatte» o bauletti esplosivi poterono essere avvicinati alloro obiettivo con vari mezzi: alcuni furono lanciati da barchini, da motosiluranti o mas; altri da sommergibili; in qualche caso, dove la situazione geografica lo permetteva, operarono partendo da costa neutrale. (p. 30) *10 giugno 1940. L'Italia entra in guerra contro l'[[Inghilterra]] e la [[Francia]] a fianco della [[Germania]], che ha con la [[Russia]] un patto di non aggressione. È logicamente sulla Marina italiana che gravita il peso massiccio della supremazia navale inglese, tanto maggiormente sentito, in quanto, essendo l'unico nostro fronte di guerra quello libico, è compito della Marina assicurare il rifornimento continuo in armi e uomini oltremare. (p. 31) *Il sommergibile "Iride" era comandato dal tenente di vascello Francesco Brunetti. Comandante superiore in mare: il capitano di fregata [[Mario Giorgini]], succeduto, poco prima dell'inizio delle ostilità, al comandante Aloisi nel comando della "I Flottiglia Mas" e del reparto mezzi speciali. L'Iride giunse regolarmente nel "Golfo di Bomba" il mattino del 21 agosto; poco dopo dava fondo pure la torpediniera "Calipso", comandante tenente di vascello Zambardi, con gli apparecchi e gli operatori. Nella desolata squallida insenatura si trovavano la motonave Monte Gargano, battente l'insegna dell'ammiraglio [[Bruno Brivonesi]], comandante M. M. della [[Libia]]; un piccolo piroscafo che sbarcava fusti di benzina e alcuni motovelieri. (p. 36) *Nel pomeriggio del 21, velivoli inglesi bombardavano l'idroporto di Menelao situato sul Golfo di Bomba; ad essi non sfuggì certo l'inconsueto raggruppamento navale in quelle acque normalmente deserte. Il mattino successivo un ricognitore inglese sorvolava il golfo, fatto segno ad intensa ma vana reazione antiaerea delle unità. Alle 11.30, ultimato il trasbordo degli apparecchi dal Calipso all'Iride, mentre la torpediniera si affiancava al Monte Gargano per rifornirsi e il sommergibile, in affioramento, usciva della rada per fare immersione di prova con i siluri pilotati in coperta, venivano avvistati tre aerei siluranti inglesi a circa 6ooo metri di distanza, quota 60-70 metri. Gli aerei, portatisi di prora al sommergibile, gli accostano .sopra, assumendo rotta di controbordo e formazione a V, con l'apparecchio centrale arretrato rispetto ai laterali. (p. 37) *In considerazione dello scarso fondale (metri 15) che non consente una rapida immersione, il comandante Brunetti dà i seguenti ordini: «Macchine avanti alla massima forza chiudi le paratie stagne — armi pronte ad aprire il [[fuoco]]». E mantiene la prora sull'aereo centrale, sperando così di impedirgli il lancio. Alla distanza di poco più di mille metri fa aprire il fuoco con le mitragliere sugli aerei laterali che si erano intanto abbassati a 10-15 metri. Mentre questi due aerei passano di contro-bordo al sommergibile senza lanciare, ma mitragliando ed uccidendo parte dei serventi del cannone che si trovavano al posto di combattimento, l'aereo centrale lancia dalla distanza di circa 10 metri. Il [[siluro]] infila il sommergibile dritto di prora e scoppia all'altezza del quadrato ufficiali. Il battello affonda immediatamente Restano alla superficie del mare 14 uomini: quelli che erano in coperta ed in plancia (fra cui Toschi e Birindelli) meno due, morti per mitragliamento. (p. 37) *Appena in acqua il comandante Brunetti, benché ferito, coadiuvato da Birindelli, provvede a radunare i superstiti e soccorrere i feriti fra cui l'ufficiale di rotta, sottotenente di vascello Ubaldelli. Gli [[Aereo|aerei]] intanto, continuando la loro ardita giostra, attaccano successivamente il Monte Gargano; per un fortuito caso il siluro lanciato contro la torpediniera Calipso non arriva a segno. Tanto disastro, nel giro di pochi secondi. (p. 37) *Lo Scirè, con i tre voluminosi cassoni cilindrici in coperta, col colore verdolino su cui spiccava in tinta più scura la sagoma di un peschereccio con la prua rivolta in senso opposto al moto del [[sommergibile]] (per confondere l'occhio di un improvviso avvistatore), era davvero un buffo natante; non si poteva immaginare una linea più sgraziata e meno marinaresca. Ad una certa distanza non sembrava un sommergibile, e nemmeno una [[nave]]; lo si poteva confondere con una bettolina o uno zatterone. Ma ci si fa presto l'occhio, e in breve diventerà per me il più bel sommergibile della Marina, così come, a turno, lo erano stati i nove sommergibili su cui ero stato precedentemente imbarcato. (p. 53) *Il tenente di vascello [[Antonio Ursano]], napoletano, è l'ufficiale in seconda, esperto organizzatore della vita di bordo; il sottotenente di vascello [[Remigio Benini]], proveniente dalla Marina mercantile, piccolo, sempre calmo, sempre sereno, ottimo marinaio e navigatore, è l'ufficiale di rotta; il guardiamarina [[Armando Olcese]], ligure, altro richiamato dalla Marina mercantile, ufficiale alle armi, anch'egli valido, coraggioso ed esperto marinaio. Direttore di macchina è il tenente Bonzi che sarà successivamente Sostituito dal capitano del genio navale [[Antonio Tajer]], bel giovane questi, dal viso franco e leale, professionalmente perfetto. Ed ecco i sottufficiali, le colonne di bordo, tutti vecchi lupi di sommergibile su cui hanno fatto anni e anni di imbarco: Ravera, ottimo e fedelissimo contabile meccanico; Rapetti, coltissimo e correttissimo capo elettricista che aveva tutte le qualità per diventare ufficiale; Farina, il capo silurista, modesto ed efficace, e gli altri, i sottocapi e i marinai, tutti bravi, tutti coraggiosi, tutti professionalmente sicuri: un meraviglioso equipaggio, non costituito da uomini d'eccezione scelti ad uno d uno, ma da marinai come tutti gli altri, riuniti sullo Scirè a caso, che dimostrarono con la loro vita di marinai a [[guerra]] e poi con la morte di quali eroismi siano capaci gli italiani se ben guidati e compresi nelle loro necessità nelle loro anime. (p. 58) *Nell'ambito della Decima, si viveva in un ambiente chiuso refrattario alle infiltrazioni esterne di ogni genere. La [[politica]], le illusioni di una guerra breve, le improvvise esaltazioni per un successo e le depressioni per un rovescio, erano elementi che non si affacciavano alla nostra mente e non ci distraevano dal nostro lavoro. Un solo pensiero, un solo assillo, una sola attività: mettere a punto uomini ed armi e aguzzare l'ingegno per trovare il modo di colpire il nemico il più duramente possibile: tutto il resto non ci interessava. (p. 59) *Dal comandante agli ufficiali, dai sottufficiali ai marinai, questo solo premeva, a questo solo obiettivo era volta la nostra attività: in silenzio, in allegria, in armonia. L'uno all'altro eravamo tutti legati da un vincolo infinitamente più stretto di quello imposto dalla disciplina formale: era la stima che ci univa, la stima nelle reciproche qualità: il [[marinaio]] «sentiva» nell'ufficiale un superiore; e gli ufficiali, a loro volta, si comportavano in ogni occasione, e particolarmente di fronte al nemico, in modo da meritarsi tale riconoscimento e da trascinare, con l'esempio più che col comando, i loro marinai in un'esaltante gara di bravura e di abilità; l'attaccamento reciproco che ne derivava era fortissimo e altissimo il rendimento di equipaggi i cui uomini erano penetrati da tali sentimenti. (p. 59) *Per la tutela del segreto militare, sempre indispensabile e più difficile a mantenersi via via che la Flottiglia allargava la sua attività ed aumentavano i suoi componenti, fu adottato il sistema della compartimentazione cellulare, che diede ottimi risultati. Ogni specialità era divisa dalle altre a paratie stagne; sicché i componenti dei vari gruppi non conoscevano le attività che, nell'ambito della Flottiglia stessa, sotto il comando che tutte le organizzava e coordinava, si andavano svolgendo, all'infuori di quelle a cui essi erano addetti. Succedeva così che due marinai facenti parte della Decima, ma di reparti diversi, incontrandosi, con tutta serietà si ingannavano a vicenda: «Io sono imbarcato sui mas»; «Anch'io», senza tradire neppure tra loro il comune segreto dell'appartenenza ai mezzi speciali. (p. 59) *Mi accorgo di avere il vestito impermeabile rotto, me lo tolgo con molta fatica, mi dirigo verso la costa sperando di poter raggiungere il punto di approdo. Ad una quindicina di metri da terra vengo avvicinato dal battello di un [[piroscafo]]; un ufficiale mi intima di alzare le mani puntandomi una [[pistola]]; non obbedisco all'intimazione, anche perché in condizioni fisiche precarie; vengo alzato di peso sul battello, mi reggo a fatica in piedi. Sono portato a terra, in una batteria, dove vengo consegnato a due sentinelle. Qui trovo anche Tedeschi, Beccati e Barberi. Contemporaneamente, sui bersagli assegnati, si erano lanciati anche gli altri: De Vito, contro un piroscafo, Barberi contro una cisterna che, colpita in pieno, affonda; Beccati contro altra grossa cisterna carica, sulle 8 mila tonn. che, squarciata, con enorme falla, si appoggia sul fondo. Per alcuni minuti, la baia rimbomba d'esplosioni di ogni sorta, mentre le numerose batterie aprono un intenso fuoco antiaereo. (p. 103) *Poi, con l'[[alba]], torna la calma: con ammirato stupore gli inglesi si rendono conto di essere stati raggiunti di sorpresa e colpiti da un'arma nuova, inaspettata e sconosciuta, maneggiata da marinai italiani, mentre i prigionieri hanno la gioia di poter constatare gli effetti della loro azione. Narra Beccati, nella sua relazione: «Dalla batteria, potemmo vedere un incrociatore molto sbandato che dei rimorchiatori tentavano di portare in secco. Osservammo la baia piena di nafta che affiorava nella posizione della cisterna affondata, e lo sbandamento di una seconda petroliera che dava l'impressione che affondasse». Dalla relazione del sottotenente di vascello Angelo Cabrini, redatta al ritorno dalla prigionia. (p. 103) *La condotta dei piloti è stata perfetta: penetrano in profondità in acque avversarie, valicando tre ordini di ostruzioni; giunti nel riparo del nemico, a poche centinaia di metri dalle navi, si riuniscono a rapporto, esaminano con calma la situazione, passandosi da un'imbarcazione all'altra il [[binocolo]] del comandante: in questa situazione, circondati da sentinelle, proiettori, cannoni, aspettano tranquillamente che si faccia più chiaro per poter essere sicuri dei loro bersagli, finché al "via" si lanciano con precisione e decisione sui bersagli designati; con la stessa calma, freddezza e [[ordine]], di una normale esercitazione in acque amiche. Dominio dei propri impulsi che deriva da elevate qualità morali, affinate frequenti e realistici addestramenti durante i quali i venivano sottoposti a difficoltà anche maggiori di quelle che si prevedeva dovessero incontrare nell'azione contro il nemico. I sei valorosi violatori di Suda, a guerra ultimata, al loro ritorno in Patria dalla prigionia, furono decorati di medaglia d'[[oro]] al valor militare. (p. 103) *L'intima, perfetta e fraterna collaborazione fra Aeronautica e Marina, favorita e valorizzata dal "comando unico delle Forze armate dell'Egeo", l'alta efficienza degli scafi genialmente progettati, l'ottima organizzazione e l'intenso addestramento, merito precipuo del comandante Moccagatta, e soprattutto l'alto valore dei nostri, hanno permesso di conseguire la vittoria che iniziava serie dei successi della Decima Flottiglia Mas: l'incrociatore York da 10.000 tonn. e tre navi mercantili al servizio degli inglesi, per 32.000 tonn., affondati o messi fuori servizio per la durata della guerra. (p. 126) *30 giugno. Amara, terribile delusione! Alle 5:00 ero in mare con tutta la spedizione; motori ausiliari, velocità miglia 6, solito imbatto da SE. La navigazione pare si svolga bene, ma alle 6 devo far fermare tutti perché un MT a rimorchio di un mas sta facendo acqua e corre pericolo di affondare. Accertatomi della cosa, non voglio perder tempo, piglio a rimorchio del mio mas l'altro MT di quel mas e lo rimando indietro ad Augusta con l'MT che sta affondando. (p. 127) *Particolare comico: un pilota che si era addormentato nel suo barchino non si è accorto che avevamo invertito la rotta e quando abbiamo fermato, vista la terra vicina, si è preparato all'attacco credendo di essere davanti a [[Malta]]. Era il buon Carabelli, aspirante armi navali, ottimo pilota sotto tutti i riguardi. (p. 127) ===[[Explicit]]=== A questi compiti eravamo intenti quanto la sera dell'8 settembre, trovandomi al comando della Flottiglia a La Spezia, apersi la radio per captare il bollettino di guerra; come un "fulmine a ciel sereno" la notizia dell'avvenuto armistizio piombò sui nostri progetti, sulle nostre attività, sulle nostre speranze. ==Citazioni su Junio Valerio Borghese== *Il golpe era stato progettato accuratamente sin dal 1969, […]l’anno della [[strage di piazza Fontana]], certamente già pensata per far cadere tutti i sospetti sulla sinistra e preparare psicologicamente l’opinione pubblica a un ritorno all’ordine. Borghese prevedeva l’occupazione del ministero dell’interno, del ministero della difesa, delle sedi RAI, dei mezzi di telecomunicazione (radio e telefoni) e la deportazione degli oppositori presenti nel parlamento. Queste non sono mie fantasie perché dopo è stato trovato un proclama che Borghese avrebbe dovuto leggere alla radio, e che diceva a un dipresso che era finalmente arrivata l’attesa svolta politica, la classe che aveva governato un venticinquennio aveva portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale, le forze armate e le forze dell’ordine fiancheggiavano la presa di potere dei golpisti. Italiani, avrebbe dovuto concludere Borghese, nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso Tricolore vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d’amore, Viva l’Italia. Tipica retorica mussoliniana. ([[Umberto Eco]]) *Probabilmente Borghese e i forestali non sarebbero neanche riusciti ad occupare la città di Roma. Però potevano esserci spargimenti di sangue, insomma poteva concludersi drammaticamente. ([[Gianadelio Maletti]]) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Junio Valerio Borghese, ''Decima Flottiglia Mas: dalle origini all'armistizio'', Storia militare edizioni, Parma, 2005 (1950). ISBN 88-87372-47-0 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Borghese, Junio Valerio}} [[Categoria:Militari italiani]] [[Categoria:Politici italiani]] fakznzzsq6err82o96401vp3yb3ra6e Claude Bernard 0 11838 1218127 1204613 2022-07-21T08:11:34Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Claude Bernard 5.jpg|thumb|Claude Bernard]] '''Claude Bernard''' (1813 – 1878), fisiologo francese. {{indicedx}} *Il corpo, nonostante abbia bisogno dell'ambiente che lo circonda, ne è tuttavia indipendente.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della biologia'', traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2022, p. 88. ISBN 9788858039595</ref> *Sono convinto che verrà un [[giorno]] in cui il fisiologo, il [[poeta]] e il [[Filosofia|filosofo]] parleranno la stessa lingua e si comprenderanno.<ref>Citato in [[Édouard Schuré]], ''I grandi iniziati. Rama, Krishna, Ermete, Mosè, Orfeo, Pitagora, Platone, Gesù. Breve storia segreta delle religioni'' (1889), traduzione di Nicoletta Rosati Bizzotto, Newton Compton, Roma, 2007, p. 23. ISBN 978-88-541-1906-2</ref> ==''Introduzione allo studio della medicina sperimentale''== *Il vero spirito [[filosofia|filosofico]] è quello che con le alte aspirazioni feconda la [[scienza]] e la spinge a ricercare [[verità]] ancora sconosciute. *L'osservatore deve essere il fotografo della natura, la sua osservazione deve rappresentare esattamente la natura. Bisogna osservare senza idee preconcette; lo spirito dell'osservatore deve essere passivo, cioè tacere; esso ascolta la natura e scrive sotto sua dettatura.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *La [[medicina]] sperimentale non è altro che un ragionamento per mezzo del quale si sottopongono le idee al controllo dei fatti. *La mente dell'uomo non può immaginare un effetto senza una causa, così che la vista di un fenomeno risveglia sempre un'idea di causa. *La [[natura]] del ragionamento scientifico è sempre la stessa, sia per le scienze che studiano gli esseri viventi sia per quelle che si occupano dei corpi bruti. *La vera [[scienza]] non sopprime nulla, ma cerca sempre e guarda in faccia senza scomporsi le cose che non comprende ancora. *Le [[idea|idee]] preconcette sono necessarie e indispensabili: non si costruisce niente senza di esse, bisogna saperle soltanto abbandonare quando non hanno più [[ragione]] di essere. *Lo scienziato non ricerca per piacere di ricercare; egli cerca la verità per possederla e la possiede già nei limiti indicati dalla scienza nel suo stato attuale. *Uno degli ostacoli maggiori che l'[[uomo]] incontra lungo il cammino della [[conoscenza]] è rappresentato dalla tendenza delle acquisizioni umane a trasformarsi in sistemi. *Per il fisiologo sperimentatore non esistono [[spiritualismo]] né [[materialismo]], essendo spirito e materia realtà inconoscibili. Il [[metodo scientifico|metodo sperimentale]] della scienza non è la ricerca delle cause prime, ma dei rapporti fra le cose e i fenomeni che ne derivano. Pertanto parole come «vita», «morte», «salute», «malattia», sono soltanto «espressioni letterarie» utili per rappresentare alla nostra mente l'apparenza di questi fenomeni. ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Claude Bernard, ''Introduzione allo studio della medicina sperimentale'', traduzione di Francesco Ghiretti, Feltrinelli, Milano, 1973. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Bernard, Claude}} [[Categoria:Medici francesi]] sjkhostdnkx9ezvat4azxnmfaah4aiv 1218130 1218127 2022-07-21T08:14:53Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki [[Immagine:Claude Bernard 5.jpg|thumb|Claude Bernard]] '''Claude Bernard''' (1813 – 1878), fisiologo francese. {{indicedx}} *Il corpo, nonostante abbia bisogno dell'ambiente che lo circonda, ne è tuttavia indipendente.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della biologia'', traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2022, p. 88. ISBN 9788858039595</ref> *Sono convinto che verrà un [[giorno]] in cui il fisiologo, il [[poeta]] e il [[Filosofia|filosofo]] parleranno la stessa lingua e si comprenderanno.<ref>Citato in [[Édouard Schuré]], ''I grandi iniziati. Rama, Krishna, Ermete, Mosè, Orfeo, Pitagora, Platone, Gesù. Breve storia segreta delle religioni'' (1889), traduzione di Nicoletta Rosati Bizzotto, Newton Compton, Roma, 2010, p. 23. ISBN 978-88-541-1906-2</ref> ==''Introduzione allo studio della medicina sperimentale''== *Il vero spirito [[filosofia|filosofico]] è quello che con le alte aspirazioni feconda la [[scienza]] e la spinge a ricercare [[verità]] ancora sconosciute. *L'osservatore deve essere il fotografo della natura, la sua osservazione deve rappresentare esattamente la natura. Bisogna osservare senza idee preconcette; lo spirito dell'osservatore deve essere passivo, cioè tacere; esso ascolta la natura e scrive sotto sua dettatura.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> *La [[medicina]] sperimentale non è altro che un ragionamento per mezzo del quale si sottopongono le idee al controllo dei fatti. *La mente dell'uomo non può immaginare un effetto senza una causa, così che la vista di un fenomeno risveglia sempre un'idea di causa. *La [[natura]] del ragionamento scientifico è sempre la stessa, sia per le scienze che studiano gli esseri viventi sia per quelle che si occupano dei corpi bruti. *La vera [[scienza]] non sopprime nulla, ma cerca sempre e guarda in faccia senza scomporsi le cose che non comprende ancora. *Le [[idea|idee]] preconcette sono necessarie e indispensabili: non si costruisce niente senza di esse, bisogna saperle soltanto abbandonare quando non hanno più [[ragione]] di essere. *Lo scienziato non ricerca per piacere di ricercare; egli cerca la verità per possederla e la possiede già nei limiti indicati dalla scienza nel suo stato attuale. *Uno degli ostacoli maggiori che l'[[uomo]] incontra lungo il cammino della [[conoscenza]] è rappresentato dalla tendenza delle acquisizioni umane a trasformarsi in sistemi. *Per il fisiologo sperimentatore non esistono [[spiritualismo]] né [[materialismo]], essendo spirito e materia realtà inconoscibili. Il [[metodo scientifico|metodo sperimentale]] della scienza non è la ricerca delle cause prime, ma dei rapporti fra le cose e i fenomeni che ne derivano. Pertanto parole come «vita», «morte», «salute», «malattia», sono soltanto «espressioni letterarie» utili per rappresentare alla nostra mente l'apparenza di questi fenomeni. ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Claude Bernard, ''Introduzione allo studio della medicina sperimentale'', traduzione di Francesco Ghiretti, Feltrinelli, Milano, 1973. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Bernard, Claude}} [[Categoria:Medici francesi]] a89cfo2bq4swrmld5mxhb570qe2edzp Hans Fallada 0 15679 1218009 1213737 2022-07-20T15:53:20Z Eumolpo 789 ortografia wikitext text/x-wiki [[File:Hans Fallada.jpg|thumb|Hans Fallada]] '''Hans Fallada''', pseudonimo di '''Rudolf Ditzen''' (1893 – 1947), scrittore tedesco. ==''Senza amore''== ===[[Incipit]]=== Tre giovani ragazze<p>La casa dorme, passa un uomo</p>L'ardore del sole estivo pareva tramutare l'azzurro cupo del cielo in un barbaglio quasi bianco. Il paesaggio si distendeva immoto, respirava appena. Nella pineta che chiudeva l'orizzonte l'aria era gonfia dell'odore delle foglie morte, dagli antri muschiosi saliva un alito putrido. Sulle rocce piatte giacevano al sole i piccoli scoiattoli, immobili come l'ora stessa del giorno.<br>Nei campi non si vedeva alcuno, nessun soffio di vento moveva il grano maturo. Nella polvere della strada che attraversava il villaggio si poteva notare ancora la traccia della carretta del fornaio, che era passato alle dodici; da quel momento più nulla s'era mosso. Sul pascolo dietro alle case il bestiame stava a capo chino, in silenzio. Solo le code a tratti battevano pigramente le grosse pance, a cacciarne lo sciame delle mosche, il cui ronzio bellicoso pareva il linguaggio stesso della canicola. ===Citazioni=== *''Mondo bello, mondo colorato | Io vivo in te come in uno scrigno nero. | Mondo bello, mondo colorato, | Io giaccio morto in te... così solo!'' (p. 28) *Quando si fa il proprio dovere, non c'è più vuoto al cuore. (p. 104) ==''Ognuno muore solo''== ===[[Incipit]]=== La postina Eva Kluge sale lentamente le scale del numero 55 della Jablonskistrasse. Sale lentamente non soltanto perché il suo giro quotidiano l'ha stancata, ma perché ha nella sua borsa una di quelle lettere che detesta recapitare e adesso, subito, due piani più in su, la deve consegnare da Quangel. ===Citazioni=== * […] la postina è salita al piano di sopra e ha suonato dai Quangel. Tiene già la lettera in mano ed è pronta a correre subito via. Ma ha fortuna, perché le apre la porta non la moglie che scambia sempre qualche parola gentile con lei, ma il marito dal viso tagliente di uccello, con la bocca stretta e gli occhi freddi. Senza una parola prende la lettera e le chiude la porta sul naso, come se fosse una ladra da cui ci si deve guardare.<br/>Eva Kluge alza le spalle e scende di nuovo le scale. C'è gente fatta così. Da quando porta la posta nella Jablonskistrasse quell'uomo non le ha mai detto una parola. Pazienza, lei non lo può cambiare, non ha potuto cambiare nemmeno suo marito che ha scialacquato il suo denaro all'osteria e alle corse e che si rifà vivo solo quando è proprio al verde. (p. 14) * Di sfuggita pensa anche all'uomo dal viso di uccello al quale ha consegnato or ora la lettera della posta militare, e pensa alla vecchia ebrea Rosenthal, lassù al quarto piano; la [[w:Gestapo|Gestapo]] le ha portato via il marito due settimane or sono. Le fa pena, quella donna. I Rosenthal avevano prima un negozio di biancheria nella Prenzlauer Allee. Poi glielo hanno «arianizzato» e adesso hanno portato via il marito, che non deve essere lontano dai settanta. Non hanno certamente mai fatto male a nessuno, quei due vecchi, hanno sempre venduto a credito anche a Eva Kluge, quando non aveva denaro per la biancheria dei bambini, e da Rosenthal la merce non era peggiore o più cara che negli altri negozi. (p. 15) * In realtà non era certo l'avarizia che impediva a Otto Quangel di iscriversi al [[w:Partito Nazista|partito]]. Certo, egli era molto preciso in fatto di denaro ed era capace di rimpiangere per una settimana un centesimo speso con leggerezza. Ma appunto perché era così preciso per sé, lo era che per gli altri e questo partito era tutt'altro che preciso nel tradurre in atto i propri principi. Il modo nel quale suo figlio era stato educato nella scuola e nelle organizzazioni giovanili del partito, ciò che aveva sentito da Anna e ciò che lui stesso avevo visto: tutti i posti ben pagati in fabbrica occupati da iscritti al partito ai quali i migliori, che non fossero iscritti, dovevano continuamente cedere il passo, tutto questo lo aveva confermato nella persuasione che il partito non era preciso, e cioè che non era giusto, e con una faccende del genere lui non voleva aver nulla a che fare. (p. 63) * I pochi borghesi si perdevano completamente in quella ressa e riuscivano insignificanti e smorti in mezzo a tante uniformi; così come il popolo, fuori, per le strade e nelle fabbriche non aveva mai avuto significato per il partito. Il partito era tutto e il popolo nulla. (pp. 124-125) * – Sei la migliore di noi tutti, – proruppe a un tratto. – Tu sei l'umanità, lui è soltanto il dogma. Devi continuare a vivere, non cedere! (p. 129) * E le cose stavano proprio così: la morte nella compagnia di disciplina, la morte in un campo di concentramento, la morte in prigione, ecco le cose che lo minacciavano quotidianamente, che lui doveva allontanare da sé. E aveva così poca forza… (p. 146) * Il commissario è un po' nervoso, non certo per quel che Friedrich sta facendo in cucina con la vecchia ebrea, cose del genere e anche peggiori corrispondono alla sua natura. Rusch è un avvocato fallito che ha trovato modo di entrare nella polizia criminale. Più tardi è stato da questa ceduto alla Gestapo. Fa volentieri il suo servizio. Avrebbe volentieri offerto questi suoi servizi a qualsiasi governo, ma i metodi spicci di quello attuale gli piacciono particolarmente. – Niente sentimentalismi, – dice qualche volta a un principiante. – Soltanto quando abbiamo ottenuto quel che volevamo, soltanto allora abbiamo adempito al nostro dovere. Il mezzo è indifferente. (p. 159) * – Tutti hanno paura! – affermò la [[w:Sturmabteilungen|camicia bruna]], piena di disprezzo. – Perché poi? Gli abbiamo spianato la strada, basta che facciano quel che diciamo loro di fare.<br/>– Tutto ciò succede perché la gente non vuol smettere di pensare. Credono che andranno avanti a forza di pensare.<br/>– Devono soltanto ubbidire. A pensare provvede il [[Adolf Hitler|Führer]]. (p. 204) * […] Intanto Otto Quangel riponeva penna e calamaio e nascondeva in un libro la cartolina incominciata. Aveva già scritto le prime parole: «Führer ordina, noi ti seguiamo. Sì, noi ti seguiamo, siamo diventati un gregge di pecore che il nostro Führer può spingere su ogni banco di macellaio. Abbiamo rinunziato a pensare…». (p. 211) * – Dannazione! – sbuffò l'ufficiale. – Questi individui diventano sempre più boriosi. Sulla forca tutta la Gestapo! Perché sono in grado di mettere dentro ogni tedesco, credono di potersi permettere tutto. Ma io sono un ufficiale, sono persino un ufficiale di carriera…<br/>[…]<br/>– Che bel tipo! – Disse Escherich al gerarca del partito che ha un tratto s'era messo diligentemente a lavorare alla sua scrivania. – Manda sulla forca la Gestapo. Vorrei proprio sapere fino a quando potreste ancora rimanervene tranquilli se non ci fossimo noi. Parliamoci chiaro, la Gestapo è tutto lo Stato. Senza di noi tutto si sfascerebbe, e voi andreste tutti sulla forca! (p. 270) * – Ma che cosa si era messo in mente, Quangel? Lei, un semplice operaio, lottare contro il Führer, che ha dietro di sé il partito, le SS, le SA? Contro il Führer che ha già vinto mezzo mondo e fra uno o due anni avrà sconfitto il nostro ultimo nemico? È ridicolo! Avrebbe dovuto pensarci prima, che la cosa sarebbe finita male! È come se una zanzare volesse combattere contro un elefante. Non la capisco proprio, lei, un uomo ragionevole!<br/>– No, questo non lo potrebbe capire. Poco importa se uno combatte da solo o se combattono in centomila; se uno s'accorge di dover combattere, combatte, e poco importa che abbia o no compagni di lotta. Io dovevo combattere e tornerei a farlo. Ma in modo diverso, completamente diverso. (pp. 506-507) * […] Se mi avesse permesso di suonargliele a dovere, a quella canaglia, questo non sarebbe mai successo.<br/>Allora il direttore d'orchestra rispose con un sorriso malinconico: – Vogliamo forse diventare come quegli altri, Quangel? Quelli credono di poterci convertire alle loro opinioni a furia di botte! Ma noi non crediamo alla signoria della violenza. Noi crediamo nella bontà, nell'amore, nella giustizia.<br/>– Bontà e amore per quella scimmia malvagia!<br/>– Lo sa forse lei, perché è diventato così malvagio? Lo sa forse lei se non si schernisce ora contro la bontà e l'amore, solo per paura di dover vivere altrimenti se non diventasse buono? Se avessimo avuto quel ragazzo con noi nella nostra cella altre quattro settimane, lei avrebbe notato un cambiamento.<br/>– Bisogna anche saper essere duri, dottore!<br/>– No, non bisogna. Una frase simile fornisce una scusa per ogni mancanza d'amore, Quangel! (pp. 571-572) * […] Perlomeno lei ha resistito al male. Non è diventato malvagio insieme con gli altri. Lei ed io e i molti che sono qui in questa casa e molti, moltissimi in altre case simili e le decine di migliaia nei campi di concentramento continuano a resistere ancora oggi, domani…<br/>– Sì. e poi ci ammazzeranno, e a cosa sarà servita la nostra resistenza?<br/>– A noi sarà servita molto perché sentiremo di esserci comportati fino alla fine in modo decente. E più ancora sarà servita al popolo che sarà salvato per amore dei giusti, come sta scritto nella [[Bibbia]]. Vede, Quangel, sarebbe stato naturalmente mille volte meglio se avessimo avuto un uomo che ci avesse detto: dovete agire così e così, questo o quello è il nostro piano. Ma se ci fosse stato un uomo simile in [[Germania]], non avremmo mai avuto un 1933. Così abbiamo dovuto agire ognuno per conto suo, e siamo stati presi uno per uno, e ognuno di noi morrà solo. Ma non per questo siamo soli. Quangel, non per questo moriamo inutilmente. A questo mondo nulla accade inutilmente, e poiché combattiamo per la giustizia contro la forza bruta, saremo noi i vincitori alla fine. (p. 577) ===[[Explicit]]=== Nei giorni seguenti mamma Kienschäper si meravigliò qualche volta di vedere che il ragazzo non si allontanava mai dalla cascina. Di solito era sempre il primo ad andare a lavorare nei campi e adesso non voleva nemmeno condurre al pascolo la mucca. Ma non disse nulla, e il ragazzo non disse nulla e quando vennero le giornate di piena estate e incominciò la mietitura dell'avena, il ragazzo se ne andò anche lui per i campi con la sua falce…<br/>Perché bisogna anche raccogliere quel che abbiamo seminato e il ragazzo aveva seminato una buona semente. ==[[Incipit]] di alcune opere== ===''E adesso, pover'uomo?''=== ''Dove Pinneberg prende una grande decisione''.<p>Sono le quattro e cinque. Pinneberg l'ha riscontrato or ora: Giovanni Pinneberg, un bel ragazzone biondo, dall'aspetto simpatico, che aspetta davanti al numero 24 della Rothenbaumstrasse.<br>Sono dunque le quattro e cinque; l'appuntamento con Ciuffetto era per le quattro meno un quarto. Pinneberg rimette in tasca l'orologio e si dà seriamente ad osservare l'insegna che sovrasta l'ingresso del numero 24 della Rothenbaumstrasse.<p>Dr. Sesam<br>Ginegologo<br>''orario di visita: 9-12; 4-6''<p>«Accidenti! E sono già le quattro e cinque... Se accendo una sigaretta, scommetto che Ciuffetto svolta il cantone ed è qui! Tanto, oggi è la giornata delle spese straordinarie...»<br>Intanto si è distratto nella contemplazione dell'insegna. La Rothenbaumstrasse allinea una sola fila di case; dall'altra parte, lungo la gettata, scorre lo Strela che è già molto largo, così prossimo a sfociare nel Baltico. Un'aura fresca spira sull'acque, i cespugli piegano i loro rami e gli alberi stormiscono... ===''Tutto da rifare, pover'uomo...''=== Ricordo ancora assai bene il momento in cui il malanno ci entrò in casa.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref> ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Hans Fallada, ''E adesso, pover'uomo?'' (''Kleiner Mann, Was Nun?''), traduzione di Bruno Revel, I Libri del Pavone, Arnoldo Mondadori Editore, 1956. *Hans Fallada, ''Senza amore'' (''Der Ungeliebte Mann''), traduzione di Bruno Revel, Medusa, Arnoldo Mondadori Editore 1942. *Hans Fallada, ''Ognuno muore solo'' (''Jeder stirbt für sich allein''), traduzione di Clara Coïsson, Sellerio editore, Palermo, 2010, ISBN 978-88-389-2510-8 ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Fallada, Hans}} [[Categoria:Scrittori tedeschi]] l3kz1u8c8naltuto3dzwho23e50oqcw Lavandaia 0 15750 1218004 779956 2022-07-20T14:55:16Z Eumolpo 789 ortografia wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulla '''lavandaia'''. *Datemi il conto della lavandaia e vi metto in musica anche quello. ([[Gioacchino Rossini]]) *Giuseppe, col bambino ancora in collo, era rimasto intontito, non comprendendo; ma sua moglie, la moglie di Baldassarre, la lavandaia, una quantità d'altri servi già circondavano la carrozzella, si segnavano udendo il cocchiere narrare, ininterrottamente. ([[Federico De Roberto]]) *La cativa lavandera a treuva mai la bon-a [[pietra|péra]].<ref>«La cattiva lavandaia non trova mai la buona pietra». Il proverbio si riferisce all'uso antico di lavare i panni nei fiumi o nei torrenti. Per poter fare questo era necessario trovare in riva al corso d'acqua un masso idoneo, spesso immerso in parte nella corrente, su cui poter stendere il panno da lavare, poterlo strofinare con sapone ed acqua e poi sbatterlo al momento del risciacquo. Il proverbio viene citato nel film ''[[La donna della domenica]]'' (1975).</ref> ([[proverbi piemontesi|proverbio piemontese]]) ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Bucato]] *[[Lavanderia]] *[[Lavatrice]] [[Categoria:Professioni]] m3fqfy4v2lwhps5xjjc7z2nt6fqs4dk Isola d'Ischia 0 18503 1218018 866902 2022-07-20T16:50:31Z Sun-crops 10277 nuovo wlink wikitext text/x-wiki {{Voce tematica}} [[Immagine:P1010064.JPG|thumb|Il borgo di Sant'Angelo d'Ischia]] Citazioni sull''''isola d'Ischia'''. *''Dove portava questo viaggio | né lungo né breve? – | Dagli ischieti ad Ischia | la rotta era questa: | piegando verso destra, | dapprima costeggiando, | poi per il mare aperto, | in grembo alla divinità | che cambia sesso, | e le cui lodi cantano | gli amanti della salamoia | in ogni angolo della terra''. ([[Maksim Amelin]]) *Il senso di pace, di avventura che mi dà l’essere in questo albergo nell’interno di Ischia, è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente. ([[Pier Paolo Pasolini]]) *L'isola d'Ischia, che separa il golfo di [[Gaeta]] da [[Golfo di Napoli|quello di Napoli]] ed è separata, da uno stretto canale, dall'isola di [[Procida]], non è che una montagna a picco, la cui cima bianca e folgorante immerge i denti scheggiati dal [[cielo]]. I suoi fianchi scoscesi, solcati da vallette, da burroni, letti di torrenti, sono rivestiti dall'alto in basso da castagneti di un verde scuro. I pianori più vicini al [[mare]] e inclinati sui flutti hanno delle casupole, delle ville rustiche e dei villaggi per metà celati sotto i pergolati delle vigne. Ognuno di questi villaggi ha la sua marina. Si chiama così il piccolo porto dove si dondolano le barche dei pescatori dell'isola e dove ondeggiano alcuni alberi di navi a vela latina (la vela latina è triangolare, stretta e sospesa a un [[albero]] leggermente inclinato indietro). I pennoni quasi toccano gli alberi e le vigne della costa. ([[Alphonse de Lamartine]]) ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sull'}} [[Categoria:Isole|Ischia]] [[Categoria:Luoghi della Campania]] gbty26p65nkpro7xrnli31rsfwkxptn Arabia 0 19143 1217992 1033789 2022-07-20T13:43:06Z Gaux 18878 /* Citazioni */ Leone Caetani wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Peasant Family of Ramallah 1900-1910.jpg|thumb|Famiglia araba a Ramallah]] Citazione sull''''Arabia''' e sugli arabi. ==Citazioni== *Da antichissimo passava per l'Arabia il commercio [[India|Indiano]], [[Egitto|egizio]], [[Siria|siriaco]] e [[Iran|persiano]]. Nella parte meridionale approdavano le flotte indiane e persiane nei porti di [[Qatif|Katif]] e Gafr, e in quelli di [[Aden]] e di [[Moka|Mocca]], questa celebre ne' tempi più recenti pel suo caffé, quella ne' più remoti per la pesca delle perle. A Gidde facevano capo le carovane delle merci e de' pellegrini d'[[Africa]]; verso la [[Siria]] il deposito principale delle mercanzie era Dumetol-cendel, donde quelle andavano a [[Bassora]], a Corrasch, a [[Damasco]], a Tadmor. Madianiti e Edomiti erano i mediatori del commercio tra i Fenici e l'Egitto; le piazze principali degli Edomiti erano Aila -sull'estremità del golfo Arabico, ed [[Ezion -Gaber|Ezion -Geber]] situata s'un'isola vicina. Sul mercato di Mescar tutte le merci erano in prima esaminate per evitar le frodi; in quello di Iemana poi lavansi a vendere soltanto stuoie e pietre. D'una mezza dozzina d'altre fiere che tenevansi annualmente in giorni determinati, le più rinomate son quelle di [[San'a|Sanaa]] capitale dell'[[Iemen]], e di [[Okas Okkuf]], nobilitata nella storia dalle gare de' poeti e da' giudizi pronunciatine dalle tribù. ([[Cesare Cantù]]) *Da qualunque punto di vista si guardino le spiagge a est del nostro Primo Mondo, che ci si concentri sui i ragazzi che giocano a pallone lungo l'Oceano Atlantico a Casablanca, sulla speculazione selvaggia vicino ad Alessandria o sui parlamenti che si ergono nell'entroterra, sulle bombe cadute sui quartieri di Beirut o sui migranti che partono dalla Libia, il pianeta Arabia tutto è – insomma – meno che appiattito sulla questione del terrorismo. Al contrario, è come se terrorismo e scontro di civiltà fossero una cera passata su un vetro. Di là dalla finestra, in questo modo, si vedono solo ombre, e le ombre sono – il più delle volte – la rappresentazione dell'inganno. ([[Paola Caridi]]) *Gli Arabi si rendettero così famosi dopo l'introduzione dell'[[Islamismo]] fra di loro, tanto per la estensione delle conquiste, nel che superarono qualunque altra nazione, quanto per aver in tempi barbari essi solo coltivata l'antica letteratura, che meritano certamente d'essere meglio conosciuti. Con la gloria e la possanza del loro impero eclissarono tutti i popoli contemporanei, talché si può dire che sussista tuttora una vasta monarchia, ch'eglino con tanto coraggio e somma fortuna eressero, la quale viene ora divisa tra gli Ottomani, i [[Persia|Persiani]], Mogolli, i Magrebiani, e cento altri minori principati; nazioni tutte che dagli Arabi trassero la loro religione e [[Pulizia|polizia]], e presero tutte le sacre non meno che le civili istituzioni. ([[Giovanni Battista Rampoldi]]) *Gli Arabi sono per l'Africa quello che gli Ebrei sono per l'Europa. Entrano dappertutto; nei recessi più ascosi ove domina sovrana la più efferata barbarie, gli Arabi vi hanno portata la loro abilità commerciale, vi sono passati mercanti ambulanti di conterie e di curiosità europee. ([[Pellegrino Matteucci]]) *Il mondo arabo è meno laico di quanto noi lo vorremmo. Anzi, di laico (nel nostro comune sentire) ha poco. Questo non significa che la sua voglia di libertà debba avere, per noi, meno valore. L'Europa può essere una vecchia madre autoritaria, che nella sua lunga vita ha commesso molti errori. E che ora osserva i propri figli, e i propri vicini di casa, crescere in un modo che non è in grado di comprendere, ma riesce invece a guardare con la stessa compassione ed empatia. ([[Paola Caridi]]) *Il velo, certo, non è il costume nazionale delle egiziane né tanto meno un segno fondante dell'identità araba. Eppure negli ultimi tempi si è impregnato di una carica identitaria che va oltre l'adesione fideistica all'islam, travalica i confini della religione e si getta anima e corpo nell'appartenenza a un popolo, a una regione, a un destino. ([[Paola Caridi]]) *La civiltà araba è l'ultima civiltà alessandrina: civiltà del commento e dell'interpretazione. ([[Gustav E. von Grunebaum]]) *La tenebrosa penisola è un vasto serbatoio di gente d'acciaio; gente dal sorriso infrequente, che gioca di rado, che si prende dignitosamente sul serio e che non è suscettibile di corruzione col miraggio di ricchezze materiali, perché le sue esigenze sono minime. Gente di questa fatta sono una fonte potenziale di pericolo. Soprattutto se hanno un giustificato motivo di cruccio. ([[Heindrik Willem van Loon]]) *Madre bella, crudele e spietata, l'Arabia accolse a turbe infinite gli uomini nel suo grembo, quando era nella sua lieta giovinezza, avvolta in manti di verzura e in molli nebbie e nubi irroratrici; ma poi invecchiata, impoverita, inaridita e riarsa, ne fece uomini nuovi, aspri, taglienti, forti d'animo e di mente, avidi nel godere, crudelissimi verso le sofferenze altrui, e quindi li cacciò da sé, gli uni appresso agli altri, minacciandoli di orribile morte se non partivano. Or questo spirito crudele, duro, egoista e superbo si rispecchiò appunto nella fede semitica: la fede d'Israele antica, di Assiria, di Babilonia, della Siria e della Fenicia è tutta imbevuta di questo poderoso egoismo, assetato di ricchezze e di godimenti, sitibondo di lotte e di sangue. ([[Leone Caetani]]) *Nel mondo arabo non esiste la tradizione dei partiti politici intesi come forza sociale di punta e bene organizzata. È difficile costruire un partito del genere. ([[Ryszard Kapuściński]]) *Pei due golfi Arabico e Persico; pei due deserti, il paese l'israelitico dal lato di Suez, e l'arabico verso l'Eufrate, è l'Arabia da terra e mare sì isolata, che i suoi geografi opportunamente la nominano isola degli Arabi. Un viaggiatore ne fa il giro in tre mesi, o cento giorni. ([[Cesare Cantù]]) *Rapace, bugiardo e fraudolento nel commercio, ma prode e generoso, mite e riconoscente, e innanzi tutto ospitale e fedele alla parola anche se data ad un nemico, sobrio e continente, compagnone, spiritoso, faceto, eloquente, poetico, caldo del suo onore, e particolarmente di quello dell'harem, ha anche oggidì il Beduino i pregi e i difetti de' suoi maggiori al tempo di [[Maometto]]; lava l'oltraggio nel sangue, e ne ha sete per vendicare quel d'un parente versato dal nemico; ''Il fuoco, il fuoco, ma non l'obbrobrio; la vendetta, la vendetta, ma non l'ignominia'' é anche oggidì il grido di guerra del Beduino, combattente per l'onor suo e delle sue donne; ciò non pertanto egli é ancor più ospitale che sanguinario, più generoso che implacabile. ([[Cesare Cantù]]) ===[[Tahar Ben Jelloun]]=== *{{NDR|Sul mondo arabo}} Entro certi limiti si può dire che i punti comuni ai ventuno Stati che lo compongono siano pochissimi. Certo, c'è la [[Lingua araba|lingua]], ma è la lingua classica, letteraria, quella del Corano e non quella dei popoli. Il popolo di ogni paese arabo ha il suo proprio dialetto. Come comunicare? Per parlarsi, bisogna essere degli intellettuali. Tuttavia un elemento costante nell'atteggiamento degli arabi c'è: hanno voglia di formare un unico paese, una sola entità politica e culturale. Il capo di Stato libico lo ha capito. Ne ha addirittura fatto il suo chiodo fisso, la sua ossessione: unire gli Arabi. Che lo vogliano o no. Le unioni fallite non si contano più. Oggi il mondo arabo è più che mai diviso, forse anche più di quanto non lo fosse prima della guerra del Golfo. *Facciamo una diagnosi della situazione del mondo arabo: l'Algeria non va d'accordo con il Marocco; la Libia non va realmente d'accordo con nessuno Stato; l'Iraq è mal visto da tutti o da quasi tutti; la Siria non apprezza i popoli del Golfo né i giordani e ancor meno l'Iraq, suo nemico ereditario; l'Egitto rinfaccia al Sudan di aver tentato di far assassinare Mubarak; Arafat fa fatica a ristabilire le relazioni con le monarchie del Golfo che lo aiutavano finanziariamente fino al giorno in cui ha offerto il suo sostegno a Saddam... eccetera. *Il mondo arabo non è mai stato unito; la guerra del Golfo lo ha provato in modo eclatante e drammatico. Bisogna ammettere che questo mondo è composto da ventun paesi molto diversi fra loro, che hanno in comune una lingua e una religione. Ma questo non basta a fare un insieme omogeneo e coerente. La maggior parte di questi Stati è governata da uomini che non si preoccupano molto di legittimità e vera democrazia. ==Voci correlate== *''[[Le mille e una notte]]'' *[[Lingua araba]] *[[Proverbi arabi]] ==Altri progetti== {{interprogetto|commons=Category:Arabia|commons_preposizione=sull'|w|w_preposizione=sull'}} [[Categoria:Luoghi dell'Asia|Arabia]] [[Categoria:Regioni geografiche]] 0tku1cf8dizckrvpypl65v9l4evf2zc 1217996 1217992 2022-07-20T14:07:19Z Gaux 18878 /* Citazioni */ Leone Caetani wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Peasant Family of Ramallah 1900-1910.jpg|thumb|Famiglia araba a Ramallah]] Citazione sull''''Arabia''' e sugli arabi. ==Citazioni== *Da antichissimo passava per l'Arabia il commercio [[India|Indiano]], [[Egitto|egizio]], [[Siria|siriaco]] e [[Iran|persiano]]. Nella parte meridionale approdavano le flotte indiane e persiane nei porti di [[Qatif|Katif]] e Gafr, e in quelli di [[Aden]] e di [[Moka|Mocca]], questa celebre ne' tempi più recenti pel suo caffé, quella ne' più remoti per la pesca delle perle. A Gidde facevano capo le carovane delle merci e de' pellegrini d'[[Africa]]; verso la [[Siria]] il deposito principale delle mercanzie era Dumetol-cendel, donde quelle andavano a [[Bassora]], a Corrasch, a [[Damasco]], a Tadmor. Madianiti e Edomiti erano i mediatori del commercio tra i Fenici e l'Egitto; le piazze principali degli Edomiti erano Aila -sull'estremità del golfo Arabico, ed [[Ezion -Gaber|Ezion -Geber]] situata s'un'isola vicina. Sul mercato di Mescar tutte le merci erano in prima esaminate per evitar le frodi; in quello di Iemana poi lavansi a vendere soltanto stuoie e pietre. D'una mezza dozzina d'altre fiere che tenevansi annualmente in giorni determinati, le più rinomate son quelle di [[San'a|Sanaa]] capitale dell'[[Iemen]], e di [[Okas Okkuf]], nobilitata nella storia dalle gare de' poeti e da' giudizi pronunciatine dalle tribù. ([[Cesare Cantù]]) *Da qualunque punto di vista si guardino le spiagge a est del nostro Primo Mondo, che ci si concentri sui i ragazzi che giocano a pallone lungo l'Oceano Atlantico a Casablanca, sulla speculazione selvaggia vicino ad Alessandria o sui parlamenti che si ergono nell'entroterra, sulle bombe cadute sui quartieri di Beirut o sui migranti che partono dalla Libia, il pianeta Arabia tutto è – insomma – meno che appiattito sulla questione del terrorismo. Al contrario, è come se terrorismo e scontro di civiltà fossero una cera passata su un vetro. Di là dalla finestra, in questo modo, si vedono solo ombre, e le ombre sono – il più delle volte – la rappresentazione dell'inganno. ([[Paola Caridi]]) *Gli Arabi si rendettero così famosi dopo l'introduzione dell'[[Islamismo]] fra di loro, tanto per la estensione delle conquiste, nel che superarono qualunque altra nazione, quanto per aver in tempi barbari essi solo coltivata l'antica letteratura, che meritano certamente d'essere meglio conosciuti. Con la gloria e la possanza del loro impero eclissarono tutti i popoli contemporanei, talché si può dire che sussista tuttora una vasta monarchia, ch'eglino con tanto coraggio e somma fortuna eressero, la quale viene ora divisa tra gli Ottomani, i [[Persia|Persiani]], Mogolli, i Magrebiani, e cento altri minori principati; nazioni tutte che dagli Arabi trassero la loro religione e [[Pulizia|polizia]], e presero tutte le sacre non meno che le civili istituzioni. ([[Giovanni Battista Rampoldi]]) *Gli Arabi sono per l'Africa quello che gli Ebrei sono per l'Europa. Entrano dappertutto; nei recessi più ascosi ove domina sovrana la più efferata barbarie, gli Arabi vi hanno portata la loro abilità commerciale, vi sono passati mercanti ambulanti di conterie e di curiosità europee. ([[Pellegrino Matteucci]]) *Il mondo arabo è meno laico di quanto noi lo vorremmo. Anzi, di laico (nel nostro comune sentire) ha poco. Questo non significa che la sua voglia di libertà debba avere, per noi, meno valore. L'Europa può essere una vecchia madre autoritaria, che nella sua lunga vita ha commesso molti errori. E che ora osserva i propri figli, e i propri vicini di casa, crescere in un modo che non è in grado di comprendere, ma riesce invece a guardare con la stessa compassione ed empatia. ([[Paola Caridi]]) *Il velo, certo, non è il costume nazionale delle egiziane né tanto meno un segno fondante dell'identità araba. Eppure negli ultimi tempi si è impregnato di una carica identitaria che va oltre l'adesione fideistica all'islam, travalica i confini della religione e si getta anima e corpo nell'appartenenza a un popolo, a una regione, a un destino. ([[Paola Caridi]]) *La civiltà araba è l'ultima civiltà alessandrina: civiltà del commento e dell'interpretazione. ([[Gustav E. von Grunebaum]]) *La tenebrosa penisola è un vasto serbatoio di gente d'acciaio; gente dal sorriso infrequente, che gioca di rado, che si prende dignitosamente sul serio e che non è suscettibile di corruzione col miraggio di ricchezze materiali, perché le sue esigenze sono minime. Gente di questa fatta sono una fonte potenziale di pericolo. Soprattutto se hanno un giustificato motivo di cruccio. ([[Heindrik Willem van Loon]]) *Madre bella, crudele e spietata, l'Arabia accolse a turbe infinite gli uomini nel suo grembo, quando era nella sua lieta giovinezza, avvolta in manti di verzura e in molli nebbie e nubi irroratrici; ma poi invecchiata, impoverita, inaridita e riarsa, ne fece uomini nuovi, aspri, taglienti, forti d'animo e di mente, avidi nel godere, crudelissimi verso le sofferenze altrui, e quindi li cacciò da sé, gli uni appresso agli altri, minacciandoli di orribile morte se non partivano. Or questo spirito crudele, duro, egoista e superbo si rispecchiò appunto nella fede semitica: la fede d'Israele antica, di Assiria, di Babilonia, della Siria e della Fenicia è tutta imbevuta di questo poderoso egoismo, assetato di ricchezze e di godimenti, sitibondo di lotte e di sangue. ([[Leone Caetani]]) *Nel mondo arabo non esiste la tradizione dei partiti politici intesi come forza sociale di punta e bene organizzata. È difficile costruire un partito del genere. ([[Ryszard Kapuściński]]) *Pei due golfi Arabico e Persico; pei due deserti, il paese l'israelitico dal lato di Suez, e l'arabico verso l'Eufrate, è l'Arabia da terra e mare sì isolata, che i suoi geografi opportunamente la nominano isola degli Arabi. Un viaggiatore ne fa il giro in tre mesi, o cento giorni. ([[Cesare Cantù]]) *Quando gli Arabi compariscono nella storia, avevano già vissuto, di generazione in generazione, sì a lungo nei deserti, che la loro natura si era completamente adattata alle condizioni di quel paese; adattata al punto da apparire esso il popolo dei deserti per eccellenza, quello che meglio di ogni altro ritrae nei suoi costumi, nella sua favella, in ogni suo atto e pensiero la vita delle grandi solitudini. L'adattamento degli Arabi alle condizioni del loro paese è già sì completo fin dal loro primo comparire nella storia, che noi li vediamo, con maraviglia, anche tenacemente affezionati al loro paese, nonostante tutti i suoi orrori e terrori, e preferirlo persino a tutti gli altri della terra. Essi sono già i veri figli del deserto, foggiati da esso su di uno stampo speciale, che non ritroviamo poi altrove, presso verun popolo. ([[Leone Caetani]]) *Rapace, bugiardo e fraudolento nel commercio, ma prode e generoso, mite e riconoscente, e innanzi tutto ospitale e fedele alla parola anche se data ad un nemico, sobrio e continente, compagnone, spiritoso, faceto, eloquente, poetico, caldo del suo onore, e particolarmente di quello dell'harem, ha anche oggidì il Beduino i pregi e i difetti de' suoi maggiori al tempo di [[Maometto]]; lava l'oltraggio nel sangue, e ne ha sete per vendicare quel d'un parente versato dal nemico; ''Il fuoco, il fuoco, ma non l'obbrobrio; la vendetta, la vendetta, ma non l'ignominia'' é anche oggidì il grido di guerra del Beduino, combattente per l'onor suo e delle sue donne; ciò non pertanto egli é ancor più ospitale che sanguinario, più generoso che implacabile. ([[Cesare Cantù]]) ===[[Tahar Ben Jelloun]]=== *{{NDR|Sul mondo arabo}} Entro certi limiti si può dire che i punti comuni ai ventuno Stati che lo compongono siano pochissimi. Certo, c'è la [[Lingua araba|lingua]], ma è la lingua classica, letteraria, quella del Corano e non quella dei popoli. Il popolo di ogni paese arabo ha il suo proprio dialetto. Come comunicare? Per parlarsi, bisogna essere degli intellettuali. Tuttavia un elemento costante nell'atteggiamento degli arabi c'è: hanno voglia di formare un unico paese, una sola entità politica e culturale. Il capo di Stato libico lo ha capito. Ne ha addirittura fatto il suo chiodo fisso, la sua ossessione: unire gli Arabi. Che lo vogliano o no. Le unioni fallite non si contano più. Oggi il mondo arabo è più che mai diviso, forse anche più di quanto non lo fosse prima della guerra del Golfo. *Facciamo una diagnosi della situazione del mondo arabo: l'Algeria non va d'accordo con il Marocco; la Libia non va realmente d'accordo con nessuno Stato; l'Iraq è mal visto da tutti o da quasi tutti; la Siria non apprezza i popoli del Golfo né i giordani e ancor meno l'Iraq, suo nemico ereditario; l'Egitto rinfaccia al Sudan di aver tentato di far assassinare Mubarak; Arafat fa fatica a ristabilire le relazioni con le monarchie del Golfo che lo aiutavano finanziariamente fino al giorno in cui ha offerto il suo sostegno a Saddam... eccetera. *Il mondo arabo non è mai stato unito; la guerra del Golfo lo ha provato in modo eclatante e drammatico. Bisogna ammettere che questo mondo è composto da ventun paesi molto diversi fra loro, che hanno in comune una lingua e una religione. Ma questo non basta a fare un insieme omogeneo e coerente. La maggior parte di questi Stati è governata da uomini che non si preoccupano molto di legittimità e vera democrazia. ==Voci correlate== *''[[Le mille e una notte]]'' *[[Lingua araba]] *[[Proverbi arabi]] ==Altri progetti== {{interprogetto|commons=Category:Arabia|commons_preposizione=sull'|w|w_preposizione=sull'}} [[Categoria:Luoghi dell'Asia|Arabia]] [[Categoria:Regioni geografiche]] abs2ihcgdj2c109jb1adz7bf8xooe6z Deserto 0 26034 1217994 1096980 2022-07-20T13:52:26Z Gaux 18878 Leone Caetani wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[Immagine:Morocco Africa Flickr Rosino December 2005 84514010 edited by Buchling.jpg|thumb|right|Deserto]] Citazioni sul '''deserto'''. *Ancora più singolare, più incomprensibile, è la visione del deserto. Scivolare su questa [[Canale di Suez|via d'acqua]] calma, uniforme, di un azzurro artificiale tra rive di sabbia che scorrono sommessamente attraversando questo mondo non ancora nato e sterile, prossimo al tutto, affine alla tristezza indicibile... ([[Annemarie Schwarzenbach]]) *«Ciò che fa bello il deserto», disse il piccolo principe, «è che da qualche parte nasconde un pozzo...» ([[Antoine de Saint-Exupéry]]) *Ciò che il deserto prende, il deserto restituisce. ([[James Rollins]]) *Ho sempre amato il deserto. Ti siedi su una duna di sabbia. Non vedi niente. Non senti niente. E tuttavia qualcosa brilla in silenzio... ([[Antoine de Saint-Exupéry]]) *I coloni rovinavano la foresta costruendo il capolavoro dell'uomo civilizzato: il deserto. ([[Luis Sepùlveda]]) *Il deserto è il mio elemento naturale: il posto dove sto meglio. ([[Claudia Cardinale]]) *Il deserto è un luogo privo di aspettative. ([[Nadine Gordimer]]) *Il deserto è una miniera di cose misteriose. Guardate quelle saline, laggiù, dove un tempo c'era un oceano. Un giorno l'oceano scoprì che il centro di un deserto era un posto molto sciocco per un oceano, allora si prosciugò e si ritirò. (''[[La meteora infernale]]'') *Il deserto non è quello che normalmente si crede, deserto è tutto quanto sia privo di uomini, anche se non dobbiamo dimenticare che non è raro trovare deserti e aridità mortali tra le folle. ([[José Saramago]]) *Il deserto non poteva essere rivendicato o posseduto, era un pezzo di stoffa trasportato dai venti, mai trattenuto dalle pietre. Gli erano stati dati centinaia di nomi mutevoli. [[Michael Ondaatje]] *"Il deserto ti insegnerà una verità" mi disse una volta a Niamey un mercante ambulante. "E cioè che esiste qualcosa che si può desiderare più di una donna: l’[[acqua]]". ([[Ryszard Kapuściński]]) *Lo spirito del deserto spinge l'uomo a non star mai fermo in nessun luogo e a prender la roba dove c'è. Come il pesce nuota nel mare e l'uccello vola nel cielo. ([[Vittorio Giovanni Rossi]]) *Nel deserto il tentatore non è il diavolo, è il deserto stesso: tentazione naturale di tutti gli abbandoni. ([[Daniel Pennac]]) *Nessuno nel deserto ha paura di morire. Non è una cosa eroica. È il deserto. Il deserto che consuma l'uomo come il fuoco consuma un albero. ([[Vittorio Giovanni Rossi]]) *Non c'è niente nel deserto e nessuno ha bisogno di niente. (''[[Prometheus (film)|Prometheus]]'') *Solo chi ha viaggiato nel deserto può comprendere i terrori, i pericoli e le sofferenze che impongono agli uomini quelle immani solitudini, nelle quali lo smarrirsi significa morte certa, nel modo più crudele e straziante, la morte per sete. Non tenteremo nemmeno di descrivere il deserto con i suoi spaventosi calori estivi, con le sue immense distese di sabbia infocata, con le sue colline e pianure rocciose arroventate dal sole implacabile, dove di estate ogni palmo di terreno arde a segno da potervi difficilmente posare la mano. Chi non l'ha provato, non può mai figurarsi il bagliore accecante del sole, del cielo e della terra, arsa e riarsa dal fuoco celeste, che sembra tramutare il mondo in un forno crematorio. ([[Leone Caetani]]) *Sulle sabbie del deserto come sulle acque degli oceani non è possibile soggiornare, mettere radici, abitare, vivere stabilmente. Nel deserto come nell'[[oceano]] bisogna continuamente muoversi, e così lasciare che il vento, il vero padrone di queste immensità, cancelli ogni traccia del nostro passaggio, renda di nuovo le distese d'acqua o di sabbia, vergini e inviolate. ([[Alberto Moravia]]) ==Altri progetti== {{interprogetto|wikt|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} [[Categoria:Ecosistemi]] hvuupet955z7f1t89hclvx2xbxf5by8 Isola di Capri 0 42019 1218022 1140171 2022-07-20T16:56:42Z Sun-crops 10277 /* Voci correlate */ +1 wikitext text/x-wiki {{Voce tematica}} [[File:Capri Widok z Ogrodu Augusta.jpg |thumb|Veduta della via Krupp]] Citazioni sull<nowiki>'</nowiki>'''isola di Capri''' e i '''capresi'''. ===Citazioni in prosa=== *Ancora una volta siamo in mezzo alle tempeste, che spingono la primavera fra la folla numerosa che ormai appartiene a Capri. Strana è stata la notte dell'equinozio di primavera, una notte di luna con innumerevoli ombre di foglie messe in fuga sui sentieri (fatti di luce bianca). Il profumo delle violaciocche non aveva pace sopra i fiori e si ritrovava d'improvviso su cespugli tutti diversi, ai quali non apparteneva, e tutti gli alberi duri, preparati al vento di mare, si facevano di nuovo sentire con la loro durezza, quando le foglie si voltavano e sbattevano l'una contro l'altra. Ma il vento (lo si vedeva) non arrivava più così in alto nella notte, ormai era solo un fiume di vento, una strada di vento, sopra la quale stava immoto, profondo e silenzioso, un cielo in fiore, cielo di primavera con grandi stelle solitarie e aperte. ([[Rainer Maria Rilke]]) *Archi.<br>Dietro la chiesa parrocchiale, a destra, lungo la via che conduce al chiostro vuoto di Santa Teresa, e più in là, nei meandri di Capri: archi, buio e frescura.<br>So che, a poca distanza, c'è la gran luce meridiana, e il mare: un mare immobile, incandescente, dal quale, sulla curva dove si confonde col cielo, [[Isola d'Ischia|Ischia]], [[Procida]], la [[Penisola sorrentina|penisola Sorrentina]] e il pinnacolo acceso del [[Vesuvio]] escono come dal grembo del caos. Ma oggi nel riflesso del sole e del mare, le disperate {{sic|rupe}} di Monte Solaro e del Castiglione {{sic|dànno}}, a guardarle, la follia; e le viuzze interne di Capri dugentesca sono invece meravigliosamente riposanti.<br>Muraglie e volte, grigie: grigio-perla, grigio-argento, grigio-plumbeo, grigio-lapillo; una fusione di grigi dolce agli occhi come il velluto alle dita: rotta qua e là da risate rosse e verdi (grembialucci di bambini): da {{sic|raggère}} dorate o nerazzurre (zazzere di bambini): da stelle scintillanti nella penombra (occhi di bambini). Il mare?... Il cielo?... Chi ci pensa?... Archi. Archi. Archi.<br>L'uno entra nell'altro con la più snella naturalezza del mondo, senza che una regola architettonica ve lo costringa.[...] Tutte le forme; tutti gli stili; a sesto acuto: a mezzo sesto: {{sic|a gàveta}}: a botte: a schiena d'asino col classico profilo del basto.Tutti gli adattamenti: a riparare un balconcino zampillante di gerani sanguigni: ad accarezzare un tubo di grondaia: a difendere una rampa di scala esterna: e poi, così, senza ragione, per puro lusso estetico, per delizia degli occhi: alti, bassi, storti, mozzi, duri e scarni, pieni e voluttuosi: archi, archi, archi. ([[Ada Negri]]) *E certo, chiusa come una fortezza inespugnabile dall'enorme baluardo delle sue scogliere altissime calanti a pico sul mare, nell'oscuro grigio delle sue montagne brulle, col sordo romorìo dell'onda che sbatte tenace contro le secche, penetra sbuffante nelle innumeri grotte, ricade gorgogliante come in cascatelle, spruzza biancastra e irritata da invisibili sconnessure della roccia, si spiana, si torna a formare per proseguire nei secoli il suo vano lavoro: con la sua sagoma aguzza, increspata, incorniciata da un cielo azzurro senza una nuvola, Capri appare subito come circonfusa dal mistero, come qualcosa di impenetrabile e di oscuro, come un sogno o come un destino. ([[Enzo Petraccone]]) *Esistono luoghi che non si lasciano ammirare ed amare per la singolarità del paesaggio naturale o storico soltanto, ma per la evocazione magica di innumerevoli figure umane, che li hanno, prima di noi vissuti. È come se fossimo invasi da sentimenti e sensazioni provenienti dalle cose, col suggerimento in più di pensieri che altrove non avremmo.<br>Capri è uno di questi luoghi, che viviamo in uno stordimento dell'intelligenza e dei sensi, quasi sulla soglia del sogno. ([[Francesco Paolo Casavola]]) *Improvvisamente, ad una svolta, ci apparvero i [[Faraglioni di Capri|Faraglioni]] e fui contento di udire Emilia dare in un grido di sorpresa e di ammirazione. Era la prima volta che veniva a Capri e sinora non aveva aperto bocca. Da quell'altezza le due grandi rupi rosse sorprendevano per la loro stranezza, simili, sulla superficie marina, a due aeroliti caduti dal cielo sopra uno specchio. Dissi ad Emilia, esaltato da quella vista, che sui Faraglioni si trovava una razza di lucertole che non esisteva in nessun altro luogo del mondo: azzurre a forza di vivere tra il cielo azzurro e il mare azzurro... La [[Podarcis siculus coeruleus|lucertola azzurra]] che descrivevo annidata tra gli anfratti delle due rupi diventò ad un tratto il simbolo di quello che avremmo potuto diventare noi stessi, se fossimo rimasti a lungo nell'isola: anche noi azzurri dentro il nostro animo dal quale la serenità del soggiorno marino avrebbe gradualmente scacciato la fuliggine dei tristi pensieri della città; azzurri e illuminati dentro di azzurro, come le lucertole, come il mare, come il cielo e come tutto ciò che è chiaro, allegro e puro. ([[Alberto Moravia]]) *L'imperatore [[Tiberio]] governava da Capri quel mondo antico di cui il [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] era il «centro», libero di realizzare qualsiasi capriccio della sua immaginazione. Aveva la certezza fisica di essere il vero padrone di tutto ciò su cui il suo sguardo poteva spaziare. ([[Richard Newbury]]) *L'isola dorme nell'austero silenzio: dorme pure anche il mare, come morto. Pare che dall'alto una mano potente abbia scaraventato in esso questo bruno e strano scoglio, uccidendone la vita. Guardandola dal mare, e proprio dove l'arco dorato della via Lattea tocca l'acqua nera, l'isola si mostra come una fenomenale bestia, dalla fronte mostruosa, la quale curvata l'irsuto dorso, lambisce con la gola enorme il mare, bevendone silenziosamente l'acqua liscia e piana come l'olio. ([[Maksim Gor'kij]]) *Niente si può immaginare di più bello, di più grande, di più singolare sotto tutti i punti di vista del colpo d'occhio di [[Napoli]] da quel lato in cui la si vede: questa città è posta al fondo di un bacino, chiamato in italiano cratere, che ha due leghe e mezzo di larghezza e altrettante di profondità; esso sembra quasi chiuso dall'isola di Capri, che si presenta dal lato di mezzogiorno, e sebbene a sette leghe di distanza la vista termini piacevolmente, si crede di vedere ai lati di quest'isola due aperture chiamate in effetti Bocche di Capri, ma l'una ha più di otto leghe di larghezza, e l'altra ha solamente una lega, sebbene esse appaiono pressoché uguali. ([[Joseph-Jérôme Le François de Lalande]]) *Quando ci venne l'idea – e noi fummo già collaboratori della rivista «Vperëd» – di costituire la scuola di partito per gli operai e farla all'isola di Capri, dietro consiglio del nostro ottimo compagno Vilonov... tale idea poteva sembrare o una trovata romantica o una strana combinazione casuale. Infatti, quando gli operai dalle diverse {{sic|attà}} dell'ex-impero russo giunsero sull'isola, rimasero sommamente sorpresi e tutto, intorno, gli sembrò una fiaba. Uno di loro – un operaio di Sormov – sbalordito guardava, senza parola, il mare più azzurro che il turchinetto nella tinozza, gli scogli infocati dal sole e simili a immense macchie gialle, le spine pungenti dei cactus, i ventagli delle palme, ed infine disse: «Ci hanno fatto viaggiare per migliaia di ''verste'' per portarci su un sassolino». ([[Anatolij Vasil'evič Lunačarskij]]) *Tutta l'isola è strana e bizzarra: s'alza, s'abbassa d'un tratto, si stira, si spiana da un lato, dall'altro s'accorcia, s'allunga di qua, di là finisce in dolce pendìo, rompe in scogliere, altissime, s'erge maestosa sul monte Solaro. ([[Enzo Petraccone]]) *Un frammento di sogno di pietra. ([[Josep Piera]]) ====[[Edwin Cerio]]==== *A Capri non si può morire. E questo per una legge di relatività. L'isola è posta ''fuori'' della dimensione del tempo. A Capri, non esiste il ''futuro''. Si muore perché commettiamo l'errore di dirigerci verso il ''futuro''. Le coordinate storiche di Capri sono l<nowiki>'</nowiki>''antichità'' e l'''attualità''; dalle quali la morte è preclusa per definizione. *Abbiamo tanti miti, freschi ed in conserva; mito marino delle Sirene, marinato; e [[Jan Styka|Styka]] che fa da [[Ulisse]] in salamoia; Ebolo, i Lestrigoni; e Circe che tratta da porci i mariti fedeli; c'è l'orgia di [[Tiberio]], col [[Salto di Tiberio]], le spintrie, le sellarie; c'è [[Masgaba]], l'architetto africano dei Cesari, Khered eddin Barbarossa, [[Augusto Weber]], {{sic|M.r}} Wemyss col paniere, Spadaro, il Principe del Caucaso, [[Gustavo Giulio Ottone Dobrich|Miradois]], commesso viaggiatore del nuovo spirito Gotico. Poi tutti i miti messi in circolazione per il movimento dei forestieri: il «dolcissimo» vino di Capri con degustazione della poesia di Blaesus; la lana di Capri, la scarpa di Capri, la vera tartaruga di Capri, il vero corallo della [[Grotta Azzurra]], l'onestà tradizionale che fa ritrovare tutti gli oggetti smarriti appesi ad un chiodo, in Chiesa.<br>Amatori del genere, nutritevi di tutti questi miti; noi facciamo del nostro meglio per confezionarne dei nuovi, ogni volta che se ne presenta l'occasione. Ma godeteveli allegramente e non recitate il ''De profundis'' in questa Capri gioiosa festosa rumorosa spassosa; pensate che l'isola deve trasportare, sul mare delle chimere, un carico leggero di capi scarichi, e tutta la zavorra dei luoghi comuni minaccia di farla affondare. *Stanco dal lungo viaggio nella Preistoria, l'Indagatore riprese la via del ritorno e giunto all'età mitica riaprì gli occhi e guardò attraverso l'ampia fenditura della Grotta delle Felci che affaccia sul mare e sovrasta la Piccola Marina – quel paesaggio ancora favoloso, vibrante di ricordi omerici.<br>Ma che avveniva?<br>Dal mare odisseo veniva l'eco di un canto antico, dalla costa, tutt'intorno, riverberava il suono della più dolce melopea che abbia mai cullato i sogni degli uomini. Lo Scoglio delle Sirene s'era improvvisamente popolato di esseri favolosi... vaghissime fanciulle che, a differenza delle bagnanti usuali nei loro indecorosi costumi, vi si diportavano completamente, decentemente ignude.<br>Dalla nebbia sciroccosa del passato era emerso un [[w:pentacotero|pentacotero]] dalla sagoma pelagica che a voga forzata arrancava verso il lido. [[Ulisse]], legato all'albero, smaniava...<br>–Che vuol dire tutto ciò? – mormorò trasognato l'Indagatore, lasciandosi sfuggire dalle mani la calotta cranica dell'Uomo Primitivo.<br>Il frammento di cranio, battendo sul suolo, rimbalzò e sussultando, con una voce lontana che veniva dalla Preistoria disse:<br>– È il Mito; il primo mito di questo Mare e di quest'Isola: la più bella favola del mondo. ====[[Ferdinand Gregorovius]]==== *Capri è un luogo fatto apposta per gli uomini stanchi della vita; non saprei indicarne un altro in cui coloro i quali ebbero a soffrire dispiaceri, potessero finire più tranquillamente i loro giorni. *Il continuo contrasto che regna a [[Capri]] mi ha sempre procurato un grande stupore. L'isola ha tante rocce nude da dare l'impressione di un deserto; ma ha pure grande varietà di tinte, verdura di piante e splendore di fiori. Da questo complesso di deserto e di rocce ne deriva un insieme che ha un aspetto imponente e grazioso ad un tempo. L'animo si sente sereno, inclinato ai pensieri tranquilli; la solitudine invita alla vita romita. Monti, rocce, valli esercitano un'influenza magica; racchiudono lo spirito come dietro ad un'inferriata, attraverso la quale si può contemplare il più bel golfo della terra, circoscritto dalle più amene spiagge. *Le case piccole e bianche hanno i tetti a foggia di terrazzo ricurvi alquanto nel mezzo. Sono questi per la maggior parte ornati di vasi di fiori ed ivi si stanno la sera le fanciulle a godere il fresco e a contemplare la vastità del mare tinto di rosa. Le case sono attorniate per lo più da un terrazzino o da una loggia coperta o veranda, resa più graziosa di solito da una pianta di vite e da vasi di ortensie, garofani e oleandri. Quando il giardino è aderente alla casa, vi dà accesso per lo più un pergolato che congiunge questo a quella. Ciò forma il più bell'ornamento delle abitazioni dell'isola, imperocché consiste in un basamento in muratura a doppia fila, sul quale sorgono i pilastri che sostengono le traverse in legno a cui si appoggia la vite. Tutti quei pilastri e quelle colonne danno alle case, anche alle più povere, un certo aspetto grandioso ed alla loro architettura un carattere antico e ideale. Si direbbero i portici di un tempio; ricordano più di una volta le colonne delle case di Pompei (''L'isola di Capri'', vol IV, pp. 115-116) *Le donne non sono tanto belle, per quanto siano piacevoli e graziose. I loro tratti hanno sovente un qualche cosa di originale, e le linee del loro viso, sormontato da una piccola fronte, sono regolari; il loro profilo è spesso distinto, i loro occhi sono di un nero ardente o di un grigio verdognolo; il colorito bruno, la foggia dell'acconciatura del capo, i coralli e gli orecchini d'oro che portano costantemente, dànno loro un aspetto orientale. Vidi spesso, specialmente nel paese di Capri, {{sic|fisonomie}} di vera e rara bellezza e nell'osservarle coi capelli scarmigliati, gli occhi nerissimi e grandi che parevano lanciare fiamme, sorgere nelle camere oscure dai loro telai e venir fuori, mi sembrò di vedermi comparire dinanzi tante Danaidi. In Capri s'incontrano di frequente figure che si direbbero staccate da una tela del [[Perugino]] o del [[Pinturicchio]], di una soavità incomparabile. Le donne portano, particolarmente in Capri, i capelli disposti con gusto artistico nella sua semplicità, scendenti al basso, e trattenuti da uno spillo d'argento. Talvolta fissano il ''mucadore'' alla testa con una catenella ed allora hanno davvero l'aspetto di donne di paesi remoti. *Più di una volta, di buon mattino, io son rimasto ad ascoltare il canto degli uccelli marini quando scendono sugli scogli e svolazzano sulle onde, ed alla sera la loro voce m'è apparsa più lamentosa, simile al suono delle {{sic|arpi}} eoliche, che riportano inconsciamente ai desiderî del passato. Sapevo che su i Faraglioni si trovano pure alcioni venuti dall'isola di Ustica e dalla grotta d'Alghero in Sardegna, e se io avessi avuto vent'anni di meno, avrei domandato loro di portarmi in quella rara grotta, o nella foresta di Milis, dove {{sic|cinquecento mila}} piante di aranci fan mostra dei lor fiori e dei lor frutti, e dove notte e giorno risuona il canto dell'usignolo. Colà mi avrebbero potuto deporre un mattino, ai piedi della pianta di aranci più alta d'Europa, grande quanto un'elce, dove il marchese Boyl fa ai suoi ospiti gli onori della sua villa. Sono sogni, è vero, ma chi può rimanere qualche istante sulla Marina piccola di Capri senza lasciare sciolta la briglia alla propria fantasia? La solitudine e l'aspetto deserto della spiaggia sono magici, in ispecie nel silenzio della notte, al lume di luna, quando non si ode altro che il frangere delle onde che incessantemente si succedono le une alle altre, quando gli scogli e i capi si perdono nell'ombra, e le fiaccole delle barche pescherecce ora brillano sulla superficie del mare, ora scompaiono. *Siccome poi vissi colà felicissimi giorni e nessuna località al mondo così completamente visitai, perlustrando ogni suo angolo più remoto, ogni sua grotta accessibile, e posi affetto a Capri e ai suoi abitanti, voglio usare a quest'isoletta il trattamento di quei navigatori riconoscenti, che appendevano una tabella votiva e sotto vi scrivevano: ''Votum fecit; gratiam recepit''. *Suonavano le campane allorquando approdammo; una graziosa fanciulla, figlia di un pescatore, si avanzò nell'acqua, afferrò la barca e, tenendola ferma alla riva, ci permise di scendere a piedi asciutti. Nello spiccare un salto sul suolo dell'isola di Capri, che io mi ero raffigurata tante volte sotto il nordico cielo natio, mi parve di trovarmi nella stessa mia casa. Tutto era silenzio e tranquillità; non si vedevano che un pescatore e due ragazzi intenti a bagnarsi presso uno scoglio, due giovanette sulla spiaggia, e tutto all'intorno rupi severe. Ero dunque giunto in una solitudine selvaggia e romantica insieme. Da quel punto della marina partiva un sentiero ripido e scosceso, che, fra mura di giardini, conduceva alla piccola città. Quei giardini aperti nei seni della rupe erano coltivati a viti, a olivi e ad agrumi, ma la vegetazione ne era meschina, specialmente per chi ne veniva dalla lussureggiante Campania. Anche gli alberi a Capri sembrano eremiti. Si accede alla cittadina per un ponte di legno e per una vecchia porta, dall'aspetto romito, in cui par che regni la pace e s'ignorino le umane necessità. Alcuni abitanti, vestiti a festa, stavano ciarlando, seduti sui gradini della chiesa. Parecchi ragazzi giocavano allegramente sulla piccola piazza, davanti al tempio, che pareva fatta appositamente per i loro giuochi. Le case, piccole, con i tetti a terrazza, avevano quasi tutte una pianta di vite arrampicantesi per le mura. Un'angusta stradicciuola, non mai percorsa da nessun veicolo, ci condusse alla locanda di Don Michele Pagano, di fronte alla quale sorgeva una stupenda palma. Anche quivi sembrava di arrivare in un eremo ridotto ad albergo per i pellegrini. *Tutte le rarità antiche però scompaiono di fronte alla vista stupenda che si gode dalla collina di Castello, sul mare di Sicilia, sul golfo azzurro di Napoli e sulla rupe maestosa di Anacapri. Si vedono pure di là la rupe scoscesa che dà a mezzodì, nonché i tre picchi che si slanciano verso il cielo a foggia di obelischi granitici, denominati i [[Faraglioni di Capri|Faraglioni]]. Ai piedi della collina, trovasi una delle località più romantiche dell'isola, la Marina piccola, spiaggia angusta, esposta a mezzogiorno, incassata nelle rocce, i cui massi rotolati in mare si avanzano a foggia di penisola. Sorgono ivi, quasi scavate nella roccia, due casette solitarie di pescatori; in quel punto la spiaggia può ricettare a mala pena due barche. Seduto colà, uno si può credere solo al mondo. Il golfo di Napoli, le sue spiagge, le sue isole, le sue vele, sono scomparse quasi non esistessero; la vista spazia unicamente sull'immensità del mare nella direzione della [[Sicilia]] e più lontano dell'[[Africa]]. Non si vede che acqua, e la fantasia può trasportarsi ugualmente a Palermo, a Cagliari ed a Cartagine. *Tutto qui è grazioso, piacevole, in miniatura, e fa davvero piacere osservare le ragazze nelle loro piccole case occupate a dipanare le matasse di seta color d'oro od a tessere nastri di variopinti colori. L'industria delle donne, sia di Capri che di Anacapri, consiste nella coltivazione di poca quantità di seta e particolarmente nella tessitura dei nastri. I telai sono continuamente in moto. Il cotone e la seta vengono forniti dai mercanti di Napoli, i quali retribuiscono magramente l'opera delle assidue lavoratrici. Esse tessono nastri di ogni colore; bisogna vederle, intente in quel lavoro omerico, nelle loro camerette o su i terrazzi, in mezzo ai fiori, dinanzi al mare; offrono uno spettacolo graziosissimo ed è un piacere scambiare alcune parole con quelle piccole Circi, dalla chioma corvina. *Un mese intiero ho vissuto nell'isola di Capri ed ho goduto, in tutta la sua pienezza, la solitudine magica di quella marina. Così potessi io riprodurre le sensazioni ivi provate! Ma è impossibile descrivere con parole la bellezza e la tranquillità di quella romita solitudine. [[Jean Paul Richter|Giampaolo Richter]], contemplandola dalla terra ferma, ha paragonato Capri ad una sfinge; la bella isola a me è apparsa simile ad un sarcofago antico, fiancheggiato dalle Eumenidi scarmigliate, su cui campeggiasse la figura di [[Tiberio]]. La vista dell'isola ha sempre esercitato su me un vero fascino per la sua conformazione monumentale, per la sua solitudine, e per i cupi ricordi di quell'imperatore romano, che, signore del mondo intiero, considerava quello scoglio come sua unica e vera proprietà. ====[[Raffaele La Capria]]==== *A Capri si dovrebbe arrivare come turisti individuali, non di gruppo. Venirci dopo averla lungamente sognata e immaginata. Capri non dovrebbe entrare necessariamente nelle gite organizzate delle agenzie. Non dovrebbe essere venduta come prodotto di consumo obbligato. Dovrebbe venirci solo chi ne fa esplicita richiesta; chi l'abbia prima lungamente sognata, immaginata e desiderata. *In ogni caprese c'è un fondo antico e genuino che si sente nel dialetto stretto e nella scontrosa e a volte brusca natura contadina, e una realtà più sciolta e disinvolta acquisita dal rapporto con gli ospiti stranieri che hanno amato e celebrato l'isola. *Quando lasci [[Roma]] per Capri passi in tre ore da una zona del mondo a un'altra. È come se passassi un oceano. Un salto che normalmente ti richiede dodici ore di aereo. C'è una trasformazione così radicale del paesaggio, della orografia, di tutto, che all'improvviso passi da una dimensione a un'altra. E quella in cui passi, quando arrivi a Capri, è la dimensione del mito. Poi questo mito è stato sporcato, degradato, quel che vuole. Ma nonostante tutto... *Se è vero che ci sono nel mondo isole belle come Capri, nessuna isola, nessuna al mondo può vantare una storia come quella di Capri. ===Citazioni in versi=== *''Ho male di luce, ho male di te, Capri solare. | Oh, troppo bella, oh, simile all'onda sul capo del naufrago. | Ma forse ai miei occhi non sei che un raggiante capriccio del prisma, | una dorata nuvola emersa dal fiato del mare?... | No. Sento il tuo cuore che vive, che batte, in un cavo di roccia | del Pizzolungo; e guardia dal mare gli fanno i [[Faraglioni di Capri|Ciclopi]] | che mai non conobbero il sonno; e dal monte le lance | dell'[[agave|àgavi]], e, immote, da torri di rupi, pupille di falchi. | Guizza ancor lungo i fianchi dei tre Ciclopi, e sfavilla | la [[lucertola azzurra]] che nacque al tuo nascere, o Capri. | Sacra al tempo, ella è maga, sovrana del sortilegio glauco. | Perfida come l'acqua che intorno agli scogli in cristalli | multisplendenti s'indura, dissolti da un tuffo di remo, | s'io l'afferro mi sfugge e m'irride, lasciandomi agli occhi il barbaglio. | Azzurra è la tua follia, Capri, nube del mare. | Azzurro il canto eterno di che tu colmi i cieli. | S'io debba morire di te, dammi la morte azzurra.'' ([[Ada Negri]]) ====[[Pablo Neruda]]==== *''L'isola è la cetra che fu collocata sull'alto sonoro | e corda per corda la luce provò dal giorno remoto | la sua voce, il colore delle lettere del giorno, | e dal suo recinto fragrante volava l'aurora | abbattendo la rugiada ed aprendo gli occhi d'Europa.'' *''L'isola regge nel suo centro l'anima come una moneta | che il tempo e il vento pulirono lasciandola pura | come mandorla intatta e agreste tagliata in pelle di zaffiro.'' *''Solitaria Capri, vino | di chicchi d'argento, | calice d'inverno, pieno | di fermento invisibile, | alzai la tua fermezza, | la tua luce soave, le tue forme, | e il tuo alcol di stella | bevvi come se adagio | nascesse in me la vita. || Isola, dai tuoi muri | ho colto il piccolo fiore notturno | e lo serbo sul petto. | E dal mare, girando intorno a te, | ho fatto un anello d'acqua | che è rimasto sulle onde | a cingere le torri orgogliose | di pietra fiorita, | le cime spaccate | che ressero il mio amore | e serberanno con mani implacabili | l'impronta dei miei baci.'' ==Voci correlate== *[[Anacapri]] *[[Certosa di San Giacomo]] *[[Chiesa di Santa Maria del Soccorso (Villa Jovis)]] *[[Faraglioni di Capri]] *[[Faro di Tiberio]] *[[Grotta Azzurra]] *[[Grotta di Matermania]] *[[Lucertola azzurra]] *[[Salto di Tiberio]] *[[Villa Jovis]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Luoghi della Campania]] [[Categoria:Isole|Capri]] 6wd750a62yw58hbl1y0bepxvapiq7tz Cuma 0 47768 1218006 1069203 2022-07-20T15:32:48Z Sun-crops 10277 piccoli fix wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Cuma - Terme del foro (particolare delle colonne marmoree).JPG|thumb|Le Terme del foro a Cuma]] Citazioni su '''Cuma'''. *A [[Sorrento]] cerca di comprare del pesce spada, presso Cuma del pesce blu. ([[Quinto Ennio]]) ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} [[Categoria:Città della Magna Grecia]] [[Categoria:Luoghi della Campania]] dgpxpvll8ev942b6dq95kyle20pkrjb Klaus Mann 0 49111 1218090 1216107 2022-07-20T22:23:03Z Sun-crops 10277 /* La svolta */ fix wikitext text/x-wiki [[Immagine:Klaus Mann.jpg|thumb|Klaus Mann, 1944]] '''Klaus Mann''' (1906 – 1949), scrittore tedesco. {{Vedi anche|Erika e Klaus Mann}} ==''La peste bruna. Diari 1931-1935''== *Letto: ''Gioventù nella Russia Sovietica''<ref>Di Klaus Mehnert, (1906-1984).</ref>, interessantissimo. Entusiasmo per il lavoro, il materialismo genera forze che sono certamente sovramateriali e religiose. Il paradosso: martirio − per uno scopo puramente materiale. (da ''Nota di diario del 24 marzo 1932'', p. 37) *[...] il tradimento di [[Gottfried Benn|Gottfried Benn]] (non ci posso credere). L'antipatia intellettualmente giustificata e anche comprensibile che prova per un marxismo un po' rozzo ([[Alfred Döblin|Döblin]], [[Bertold Brecht|Brecht]] forse l'ha portato necessariamente al fascismo. Seduzione dell'elemento mistico. Prima l'«eterna lotta» – poi Hitler. (da ''Nota di diario del 2 maggio 1933'', Olanda, p. 118) *[...] letto: ''[[La volontà di potenza|Volontà di potenza]]''. (Rassicurante grande impressione. Il segreto di questo stile: la tensione febbrile, nervosissima in questa – furia. L'arditezza furente della critica morale.«La filosofia ha poco a che fare con la virtù.» Più grandioso di tutti: l'aforisma 419, nostalgia per i greci, odio per [[Martin Lutero|Lutero]], tutta la filosofia tedesca come nostalgia, un protendersi ''verso i greci'' – «Il tipo d'uomo finora tanto rispettato.» Lutero – il «grande non-spirito» Conferma della linea da noi sostenuta: Lutero e Hitler. [[Stefan George|George]] sta dall<nowiki>'</nowiki>''altra'' parte.) (da ''Nota di diario del 14 agosto 1933, Zandvoort'', p. 150) *Il [[materialismo dialettico]] «cristallino» eliminerà totalmente il «mito». Ma eliminerà anche la MORTE? Fino allora rimane il mistero − e Dio. (da ''Nota di Diario del 24 Luglio 1934'', Olanda, p. 206) *{{NDR|Sul rapporto tra poesia e impegno politico}} La [[poesia]] come semplice funzione sociale – mentre essa è anche la funzione misteriosa in assoluto non più legata a uno scopo. Essa non può essere dedicata solo a interrogativi come: collettivizzazione dell'agricoltura ecc. per quanto importanti. I suoi temi inesauribili rimangono pur sempre: l'amore, la solitudine dell'individuo, la morte come enigma, speranza, ultima felicità. [...] Il lutto, sentimento primario di chi vive, qui<ref>Klaus Mann partecipò nel 1934 al I Congresso degli scrittori sovietici (Mosca 17 luglio-I settembre 1934).</ref> disfattismo. Si può obiettare – e si obietta – questo durerà il tempo della lotta antifascista ecc. Alcuni però in ''ogni'' lotta rimangono attenti a quelle cose che certo sono più che interessi capitalistici mascherati. Per questa generazione ottimista un giorno verrà scritto un ''Werther''. (da ''Nota di diario del 29 agosto 1934, Helsingfors, Hôtel Kämp'', pp. 220-221) *[...] Letto ''[[Nouvelles Nourritures]]''. Che bello, che profondità cangiante, di che ricchezza. «''Il m'a depuis longtemps paru que la joie était plus rare, plus difficile et plus belle que la tristesse.''» Su queste parole si può riflettere a lungo. (da ''Nota di diario del 16 dicembre 1935, Küsnacht, Zurigo'', pp. 300-301) ==''La svolta''== *Quando si è assaggiato il fascino e il conforto della grande [[letteratura]], se ne vuole sempre di più.<ref>Citato in [[Daniel Pennac]], ''Come un romanzo'', traduzione di Yasmina Melaouah, Feltrinelli, 2003<sup>6</sup>.</ref> (da ''Educazione (1920-1923)'', p. 70) *L'antitesi tra l'eroe e il santo si innalzò davanti a me attraverso lui e il suo dramma. Egli era l'eroe santo, ribelle e martire a un tempo. Prometeo e Cristo, Dioniso e il Crocifisso. Egli era l'uomo compiuto. La gioventù vuole pregare e adorare. L'immagine di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] fu sempre sopra il mio letto, un ritratto del tempo della demenza, colla tragica fronte oscurata, lo sguardo del martire, già lontano, affisato al nulla, all'infinito. Quel capo che cade in avanti che cos'ha in comune colla belva bionda, col Superuomo? È il figlio dell'uomo, tormentato, ferito. ''Ecce Homo''. (da ''Educazione (1920–1923)'', p. 93) *[[Tilly Wedekind]] nascondeva sotto ascetica discretezza il vivacissimo ben noto temperamento di fuoco: angelo sonnolento con velato sguardo d'un grigio azzurro e gambe sensazionali. Era stata scoperta diciottenne dal [[Frank Wedekind|celebre drammaturgo]], mentre nel ''Vaso di Pandora'' sosteneva una particina, adatta però a mettere in valore la eccezionale figura della giovane attrice. Più tardi in quel dramma aveva sostenuto la parte principale in compagnia di quel suo consorte dalla macabra ispirazione. Novello Pigmalione egli le aveva insegnato a camminare, parlare, sorridere, cantare, piangere; egli aveva intensificato e stilizzato la sua pigra spontanea grazia; ed ecco che ella, nella breve gonna inorpellata, danza sulla sfera che rotola, getta baci al pubblico, scintilla, trionfa, seduce, ella è Lulu, lo «spirito della terra», la grande druda, incarnazione e vittima del sesso. (da ''Disordine e dolore precoce (1923-1924)'', pp. 116-117) *Era la voce di [[Pamela Wedekind|Pamela]], brillante, dura, metallica, la ben allenata voce della giovane attrice ambiziosa. Si curvava avanti per toccare la mano materna. Tilly tentava sfuggire lo sguardo degli occhi spalancati sotto le sopracciglia mefistofeliche. Quegli occhi, quella voce, tutto in Pamela ricordava il padre. Frank Wedekind sembrava rivivere nella figura di quella fanciulla col gran naso ricurvo, lo sguardo fosforescente, la fragile bocca che nel sorriso si faceva tortuosa. (da ''Disordine e dolore precoce (1923-1924)'', p. 117) *Chi vive abbastanza a lungo e ha cuore sensibile può sentir tenerezza per più di un [[volto]]. Ma un solo volto è quello che si ama. È sempre lo stesso, lo si riconosce tra mille. (da ''Disordine e dolore precoce'' (1923-1924), p. 106) :''Man mag für mancherlei Gesichter Zärtlichkeit empfinden, wenn man lange genug lebt und ein empfindendes Herz hat. Aber es gibt nur ein Gesicht, das man liebt. Es ist immer dasselbe, man erkennt es unter Tausenden.''<ref>Da ''Unordnung und frühes Leid (1923-1924)'', in Klaus Mann, ''Der Wendepunkt, Ein Lebensbericht'', mit einem Nachwort von Frido Mann, Rowohlt Taschenbuch Verlag, Reinbek bei Hamburg, 2002, p. 168, ISBN 349915325</ref> *Dopo il grigio perlaceo che incombe sul paesaggio parigino, la chiassosa scenografia di [[Marsiglia]]! Se [[Parigi]] incanta colla sua raffinata discrezione, Marsiglia colpisce per la violenza dei colori, degli odori, dei temperamenti. Marsiglia sfavilla, millanta, puzza, gridacchia, gesticola. Persino la Madonna dorata, generosa protettrice delle prostitute e dei marinai, luccica con quasi rabbioso zelo dal suo piedistallo roccioso. E sulla Canebière.<ref name=enne>Nella fonte Cannebière, refuso.</ref>che commercio violento! La strada principale di Marsiglia – simpatica mascheratura dei ''boulevards'' parigini – sembra col continuo impazzare volersi affermare e dimostrare grande arteria di una metropoli. Si va a zonzo passando davanti agli infronzoliti caffè della Canebière<ref name=enne />; si raggiunge tosto il porto vecchio. Eccola la nostra deliziosa place du Vieux Port brutalmente illuminata dal sole. Il mare azzurro, colle sue barche a vela, colle conchiglie, le alghe, i marinai penetra in città: la città appartiene al mare. (da ''La danza sacrale'' (1924-1927, pp. 136-137) *Vidi il [[Deserto del Sahara|Sahara]] e lo trovai ancor più bello e terribile che l'oceano e i ghiacciai: nessun paesaggio d'alta montagna, nessun mare in tempesta ha la paurosa, elementare grandezza di quella distesa infinita, informe, morta, di quel paesaggio preistorico, di quel funebre idillio di dopo il diluvio universale. (da ''La danza sacrale'' (1924-1927, p. 137) *Se [[Franz Kafka|Kafka]], allora quasi sconosciuto, è, secondo una bella parola di [[Hermann Hesse]], «il celato sovrano della prosa tedesca», [[Georg Trakl|Trakl]] appartiene ai principi occulti della germanica poesia. [...] Egli rialzò la lira, dove [[Friedrich Hölderlin|Hölderlin]] l'aveva lasciata cadere. [...] Trakl è la voce più cupa del mio coro. È ancora canto il suo? Spesso non è che un balbettio. Con bocca balbettante annuncia i terrori del dissolvimento, della corruzione. La forma si dissolve in un crepuscolo purpureo. Egli mi addusse ai misteri crepuscolari. (da ''Educazione'' (1920-1923), p. 101) *La putredine o la stanchezza di uno degli elementi di cui consta l'[[Europa]] sempre la si poté correggere o compensare. Allorché Roma vien meno alla sua missione, ecco sorgere Lutero. Se l'''ancien régime'' è diventato uno scandalo insopportabile, ecco qua a porvi rimedio un Cromwell, un Robespierre! Quando la rivoluzione ha compiuto il suo ciclo, spunta un Bonaparte. La lotta tra papa e imperatore durante il Medioevo, la controversia tra protestantesimo e cattolicesimo nei secoli XVI e XVII, le grandi rivalità tra gli Stati nazionali del XVIII e del XX, questo perpetuo flusso di tensioni e riconciliazioni, questo giuoco dialettico delle forze concorrenti e complementari è la vera fonte della forza dell'Europa e della sua capacità di resistenza. (da ''Alla ricerca della strada buona (1928-1930)'', p. 180) *Guai alla terra, guai alla cultura europea se una delle sue componenti avesse potuto assurgere a permanente incondizionata egemonia! Il permanente predominio di uno dei suoi elementi avrebbe significato la rovina e il dissolvimento del tutto. L'armonia dell'Europa riposa sulle dissonanze. La legge immanente della struttura, dell'essenza del genio europeo vieta l'uniformità nel continente. Mettere l'Europa a un unico denominatore – sia esso tedesco, russo o americano – vorrebbe dire uccider l'Europa. (da ''Alla ricerca della strada buona (1928–1930)'', p. 180) *Il suo esempio mi provava che era possibile accogliere in sé una magnifica varietà di impulsi e di tradizioni contraddittorie senza per questo cadere nell'anarchia; che esiste un'armonia in cui le dissonanze si compongono, senza dissolversi, senza cessar d'esistere. Questa sempre minacciata e sempre riconquistata armonia che ammiravo in [[André Gide|Gide]] non corrispondeva forse all'equilibrio precario della mentalità europea che si sviluppa attraverso i secoli affermandosi pur attraverso tutte le crisi e le minacce? Sì il poeta delle ''Nourritoures terrestres'', delle ''Caves du Vatican'' e dei ''Faux monnayeurs'' rappresentava per me il «buon europeo per eccellenza». (da ''Alla ricerca della strada buona (1928-1930)'', pp. 198-199) *{{NDR|[[Adolf Hitler|Hitler]]}} Lì sedeva, circondato da alcuni tra i suoi complici preferiti, e mangiava di gusto la sua torta di fragole. Mi sedetti al tavolo accanto, a mezzo metro di distanza. Mangiò un secondo tortino di fragole con panna montata; poi un terzo, e, se non erro il quarto [...] Anch'io amo i dolci; ma la vista della sua voracità mezzo infantile e mezzo bestiale, mi tolse ogni appetito. D'altronde ci tenevo a concentrare la mia attenzione su quel caro ghiottoncello [...]<br>Il quale appariva materiato di un'ignobile sostanza, un borghesuccio maligno dallo sguardo istericamente torbido nel volto pallido e gonfio. E nulla che facesse pensare a grandezza, neanche a un uomo mediocremente dotato.<br>Non era certo piacevole sedere vicino a un tale individuo; e tuttavia non potevo saziarmi di guardare quel repugnante mangione. Attraente non l'avevo trovato mai, né nei ritratti, né sulla tribuna illuminata; ma la bruttezza che mi stava innanzi sorpassava tutte le mie aspettazioni. La volgarità dei suoi tratti mi tranquillizzava, mi faceva bene. Lo guardavo e pensavo: «Tu non vincerai, nonostante tutti i tuoi ruggiti. Vuoi diventare il dispotico signore della Germania? Diventare dittatore? Sei così miserabile che potresti far pena, se la tua miseria non fosse di così repugnante natura. Sì, ordina ancora un tortino. Chi sa se potrai penderti per un pezzo questi gusti...?»<br>Non c'era dunque attorno al suo capo una cruenta aureola per ammonirmi? [...] No, nulla di inquietante si rivelò. Regnava nell'aristocratico ambiente solo una rosea luce discreta, vi aleggiava una musica in sordina... E quell'uomo antipatico, dai buffi baffetti e dalla fronte cocciuta che beveva il suo cioccolatte fra un cerchio di compagni altrettanto insignificanti. (da ''La scritta sul muro (1930-1932)'', pp. 222-223) *{{sic|...}} Ed ecco, mentre chiamavo la kellerina per pagare la mia consumazione, capii a chi somigliava quell'uomo {{NDR|Hitler}}. A Haarmann somigliava, allo stupratore di fanciulli di Hannover, il cui processo da non molto tempo aveva tanto fatto parlar di sé. Questo barbablù omosessuale era riuscito ad attirare in casa sua dai trenta ai quaranta ragazzetti, ai quali, nell'atto dell'amore, mordeva la gola, e dei poveri corpi straziati faceva salsicce. La somiglianza tra quei due uomini mi colpì. I baffetti, il riccio in fronte, lo sguardo sornione, la bocca piagnucolosa ad un tempo e rozza, la fronte cocciuta e persino quel naso repugnante. Tal quale!<br>Possibile che un paese, che era stato tanto orgoglioso dei suoi poeti e dei suoi pensatori, accettasse una tale cimice per «l'uomo del destino»? (da ''La scritta sul muro (1930-1932)'', p. 223) *Non capivo più i tedeschi!<br/>Ma non ero forse un tedesco anch'io? Certo lo ero; e non per la lingua soltanto. La cultura tedesca aveva formato la mia visione cosmica, la mia individualità spirituale, o quanto meno l'aveva influenzata in modo decisivo. Una casa paterna come la mia, un'infanzia sotto il segno dei [[Novalis]], [[Hölderlin]], [[Stefan George|George]]; come potevo essere estraneo allo spirito tedesco?<br/>O forse appunto ci si sentiva troppo parente, troppo intimamente legato al grande e nobile spirito germanico per poter aderire ora alla sua falsificazione, al suo avvilimento; forse si era talmente di casa nella sfera di un germanesimo europeo e universale, che ci si doveva sentire dei senzapatria nel paese in cui il pensiero universale era stato ridotto a un sogno di mondiale assoggettamento (da ''La scritta sul muro'' (1930–1932), pp. 223-224) *[[Die Pfeffermühle|La Pfeffermühle]], un ''cabaret'' letterario con forte colorito politico, era una creazione di [[Erika Mann|Erika]]; esso appariva quale una graziosa e gioconda protesta contro la vergogna nazista; in realtà la protesta era amara e appassionata. Il testo della maggior parte dei numeri – canzoni, recite, ''sketches'' – era di Erika (alcuni eran roba mia); Erika era conferenziere, direttore, organizzatore; Erika cantava, agiva, scritturava, ispirava; breve: era l'anima del tutto.<br>Dico male: la Pfeffermühle aveva una doppia anima: l'altra metà si chiamava [[Therese Giehse]] [...]. Essa vi partecipava fin dall'inizio, e con che intensità, con che dedizione! La stella acclamatissima dei Münchner Kammerspiele pose a servizio di quel ''cabaret'' non ancora affermato e per di più politicamente sospetto, tutta la sua esperienza e tutto il suo ingegno. Senza di lei la Pfeffermuhle non sarebbe mai diventata la più fortunata ed efficiente impresa teatrale dell'emigrazione tedesca. (da ''L'esilio'', p. 246) *Figura imponente in tutta la pregnanza della parola la signora [[Alma Mahler Schindler|Alma Mahler-Werfel]], vedova del grande [[Gustav Mahler|compositore]], moglie del grande [[Franz Werfel|poeta]], parente, amica, o in qualche modo legata con tutte le celebrità dell'[[impero austro-ungarico]]. Donne di questo formato son rare ormai; quella vitalità, quel dinamismo, quel connubio di sensibilità artistica e di ambizione sociale sembrano appartenere a un'altra e più splendida epoca: si pensa a [[Cosima Wagner]], alle intellettuali muse del Romanticismo tedesco, alle superbe brillanti dame francesi del ''grand siècle''. (da ''L'esilio (1933-1936)'', p. 281.) *Il delizioso ''[[Il flauto magico|Flauto magico]]'', non lo sfrenato ''Crepuscolo degli dèi'' anticipa lo stile del dramma musicale dell'avvenire: dato che ci sia per noi un avvenire, con drammi, musiche e stile... Per metà umanistico poema didascalico, per metà mascherato barocco, ''raisonnable'' pur nel capriccio, nobile anche nei suoi lazzi, possa il capolavoro di [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]], nella sua iridescente compostezza e sovrana innocenza, col suo splendore, la sua grazia, i suoi presentimenti essere dalle venture generazioni amato, compreso, imitato e forse superato. (da ''La risoluzione (1940-1942)'', pp. 375-376) *[[Roma]] è molto più ricca di nascosti tesori che, per esempio, [[Parigi]]. Questa, con compiuta generosità, mette in mostra tutte le sue splendidezze e nulla cela al primo sguardo. Roma invece vuol essere indagata, conquistata. Certo qui non vi è una ''avenue'' che per splendidezza e ampiezza si possa paragonare con i Campi Elisi; né {{sic|la}} Roma, relativamente stretta e provinciale, {{sic|non}} ha una Piazza della Concordia. Ma dove mai puoi trovare a Parigi quei tesori nascosti, il principesco barocco nei più riposti cantucci, le quiete strade laterali con gli stupendi palazzi in stile Rinascimento grandiosi e discreti a un tempo?<br>Però sarebbe una scemenza e un'ingratitudine da parte mia, se io, nell'estasi del nuovo amore volessi rinnegare l'amore passato. Parigi è incomparabile, e io, naturalmente, invidio ''un po''' te che vi indugi. Ma anche Roma non ha rivali. Quale fortuna che le due città regine siano rimaste intatte e ancor sempre illuminino il mondo dei loro raggi! (dalla lettera al sergente Thomas Quinn, U. S. Army, Parigi, da Roma, 20 marzo 1945, ''La svolta (1943-1945)'', pp. 412-413) *[[Benedetto Croce|Croce]] è un caso rarissimo! Ed ecco che l'astuta tenacia che egli ha affermato lottando per un ventennio contro il [[fascismo]] – non all'estero ''ma restando in patria'' – ora ha la sua ricompensa. Il suo prestigio è enorme; il vecchio filosofo ha oggi più autorità morale, più influenza, più ''potere'' che qualsiasi uomo politico, [[Carlo Sforza|Sforza]] non eccettuato. Sforza emigrò. Croce non emigrò. Perciò Croce è più forte. Interessante nevvero?... Con me fu delizioso. Temevo, all'inizio, di trovarlo senile: ha quasi ottant'anni e li dimostra. Ma nella conversazione il volto pergamenaceo si animò; e {{NDR|a}} un tratto mi apparve giovane, o, quanto meno, senz'età: un agile coboldo pieno di saggezza e di umorismo. Parlò molto della [[Germania]], spesso con amarezza, ma poi di nuovo con ammirazione. Come intimamente gli è nota la poesia tedesca! Mi recitò [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] con una pronunzia tutta sua, ma senz'errore. (dalla lettera alla signora Mann, Pacific Palisades (California) dall'Italia del 22 marzo 1944, ''La svolta (1943-1945)'', p. 402) *{{NDR|Su [[Leonor Fini]]}} Ella ha vissuto lì {{NDR|a [[Parigi]]}} a lungo, e la sua pittura lo dice subito: l'influenza dei [[surrealismo|surrealisti]] colpisce a primo aspetto. Però tutto ciò ch'ella fa ha uno stile personale, una miscela di delicatezza e vitalità, di grazia femminilmente sensuale e di forza virile che non trovi né in [[Max Ernst]] né in [[Salvador Dalí|Dalí]]. [...] Leonor Fini è oggi il più forte ingegno tra i pittori italiani.<br>Il suo fascino di donna agguaglia per lo meno quello dei suoi quadri. È dinamica, intelligentissima, bella o, se non bella, attraente: la bocca florida e superba, i grandi occhi felini di un verde aurato e fosforescenti. (dalla lettera al sergente Thomas Quinn, U. S. Army, Parigi, Roma, 20 marzo 1945, ''La svolta (1943-1945)'', pp. 413-414) ==Citazioni su Klaus Mann== *'''Gottfried Benn.''' Da un certo punto di vista, Klaus Mann allora mi era vicino, mi faceva visita di tanto in tanto: un uomo di intelligenza superiore, che aveva viaggiato in paesi lontani, era stato educato in modo irreprensibile e nelle forme più raffinate. Aveva, tra l'altro, la bella qualità, ormai in disuso, di serbare un particolare rispetto per i più anziani durante la conversazione. [...] Quel ragazzo di ventisette anni aveva valutato la situazione, aveva esattamente previsto lo sviluppo degli eventi, era stato più chiaroveggente di me.<ref>Da: Gottfried Benn, ''Doppia vita'', traduzione e note di Elena Agazzi, Guanda 2007, ISBN 9788860880093</ref> ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Klaus Mann, ''La peste Bruna. Diari 1931-1935'', traduzione di Matilde de Pasquale, prefazione di Marino Freschi, Editori Riuniti, 1988 ISBN 8835945658. *Klaus Mann, ''La svolta. Storia di una vita'', traduzione di Barbara Allason, Il Saggiatore, 1962. ==Voci correlate== *[[Erika e Klaus Mann]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Mann, Klaus}} [[Categoria:Scrittori tedeschi]] o5yq6c4lc5afz03wbxubt7ga1fv69po 1218093 1218090 2022-07-20T22:27:10Z Sun-crops 10277 /* La svolta */ wlink wikitext text/x-wiki [[Immagine:Klaus Mann.jpg|thumb|Klaus Mann, 1944]] '''Klaus Mann''' (1906 – 1949), scrittore tedesco. {{Vedi anche|Erika e Klaus Mann}} ==''La peste bruna. Diari 1931-1935''== *Letto: ''Gioventù nella Russia Sovietica''<ref>Di Klaus Mehnert, (1906-1984).</ref>, interessantissimo. Entusiasmo per il lavoro, il materialismo genera forze che sono certamente sovramateriali e religiose. Il paradosso: martirio − per uno scopo puramente materiale. (da ''Nota di diario del 24 marzo 1932'', p. 37) *[...] il tradimento di [[Gottfried Benn|Gottfried Benn]] (non ci posso credere). L'antipatia intellettualmente giustificata e anche comprensibile che prova per un marxismo un po' rozzo ([[Alfred Döblin|Döblin]], [[Bertold Brecht|Brecht]] forse l'ha portato necessariamente al fascismo. Seduzione dell'elemento mistico. Prima l'«eterna lotta» – poi Hitler. (da ''Nota di diario del 2 maggio 1933'', Olanda, p. 118) *[...] letto: ''[[La volontà di potenza|Volontà di potenza]]''. (Rassicurante grande impressione. Il segreto di questo stile: la tensione febbrile, nervosissima in questa – furia. L'arditezza furente della critica morale.«La filosofia ha poco a che fare con la virtù.» Più grandioso di tutti: l'aforisma 419, nostalgia per i greci, odio per [[Martin Lutero|Lutero]], tutta la filosofia tedesca come nostalgia, un protendersi ''verso i greci'' – «Il tipo d'uomo finora tanto rispettato.» Lutero – il «grande non-spirito» Conferma della linea da noi sostenuta: Lutero e Hitler. [[Stefan George|George]] sta dall<nowiki>'</nowiki>''altra'' parte.) (da ''Nota di diario del 14 agosto 1933, Zandvoort'', p. 150) *Il [[materialismo dialettico]] «cristallino» eliminerà totalmente il «mito». Ma eliminerà anche la MORTE? Fino allora rimane il mistero − e Dio. (da ''Nota di Diario del 24 Luglio 1934'', Olanda, p. 206) *{{NDR|Sul rapporto tra poesia e impegno politico}} La [[poesia]] come semplice funzione sociale – mentre essa è anche la funzione misteriosa in assoluto non più legata a uno scopo. Essa non può essere dedicata solo a interrogativi come: collettivizzazione dell'agricoltura ecc. per quanto importanti. I suoi temi inesauribili rimangono pur sempre: l'amore, la solitudine dell'individuo, la morte come enigma, speranza, ultima felicità. [...] Il lutto, sentimento primario di chi vive, qui<ref>Klaus Mann partecipò nel 1934 al I Congresso degli scrittori sovietici (Mosca 17 luglio-I settembre 1934).</ref> disfattismo. Si può obiettare – e si obietta – questo durerà il tempo della lotta antifascista ecc. Alcuni però in ''ogni'' lotta rimangono attenti a quelle cose che certo sono più che interessi capitalistici mascherati. Per questa generazione ottimista un giorno verrà scritto un ''Werther''. (da ''Nota di diario del 29 agosto 1934, Helsingfors, Hôtel Kämp'', pp. 220-221) *[...] Letto ''[[Nouvelles Nourritures]]''. Che bello, che profondità cangiante, di che ricchezza. «''Il m'a depuis longtemps paru que la joie était plus rare, plus difficile et plus belle que la tristesse.''» Su queste parole si può riflettere a lungo. (da ''Nota di diario del 16 dicembre 1935, Küsnacht, Zurigo'', pp. 300-301) ==''La svolta''== *Quando si è assaggiato il fascino e il conforto della grande [[letteratura]], se ne vuole sempre di più.<ref>Citato in [[Daniel Pennac]], ''Come un romanzo'', traduzione di Yasmina Melaouah, Feltrinelli, 2003<sup>6</sup>.</ref> (da ''Educazione (1920-1923)'', p. 70) *L'antitesi tra l'eroe e il santo si innalzò davanti a me attraverso lui e il suo dramma. Egli era l'eroe santo, ribelle e martire a un tempo. Prometeo e Cristo, Dioniso e il Crocifisso. Egli era l'uomo compiuto. La gioventù vuole pregare e adorare. L'immagine di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] fu sempre sopra il mio letto, un ritratto del tempo della demenza, colla tragica fronte oscurata, lo sguardo del martire, già lontano, affisato al nulla, all'infinito. Quel capo che cade in avanti che cos'ha in comune colla belva bionda, col Superuomo? È il figlio dell'uomo, tormentato, ferito. ''Ecce Homo''. (da ''Educazione (1920–1923)'', p. 93) *[[Tilly Wedekind]] nascondeva sotto ascetica discretezza il vivacissimo ben noto temperamento di fuoco: angelo sonnolento con velato sguardo d'un grigio azzurro e gambe sensazionali. Era stata scoperta diciottenne dal [[Frank Wedekind|celebre drammaturgo]], mentre nel ''Vaso di Pandora'' sosteneva una particina, adatta però a mettere in valore la eccezionale figura della giovane attrice. Più tardi in quel dramma aveva sostenuto la parte principale in compagnia di quel suo consorte dalla macabra ispirazione. Novello Pigmalione egli le aveva insegnato a camminare, parlare, sorridere, cantare, piangere; egli aveva intensificato e stilizzato la sua pigra spontanea grazia; ed ecco che ella, nella breve gonna inorpellata, danza sulla sfera che rotola, getta baci al pubblico, scintilla, trionfa, seduce, ella è Lulu, lo «spirito della terra», la grande druda, incarnazione e vittima del sesso. (da ''Disordine e dolore precoce (1923-1924)'', pp. 116-117) *Era la voce di [[Pamela Wedekind|Pamela]], brillante, dura, metallica, la ben allenata voce della giovane attrice ambiziosa. Si curvava avanti per toccare la mano materna. Tilly tentava sfuggire lo sguardo degli occhi spalancati sotto le sopracciglia mefistofeliche. Quegli occhi, quella voce, tutto in Pamela ricordava il padre. Frank Wedekind sembrava rivivere nella figura di quella fanciulla col gran naso ricurvo, lo sguardo fosforescente, la fragile bocca che nel sorriso si faceva tortuosa. (da ''Disordine e dolore precoce (1923-1924)'', p. 117) *Chi vive abbastanza a lungo e ha cuore sensibile può sentir tenerezza per più di un [[volto]]. Ma un solo volto è quello che si ama. È sempre lo stesso, lo si riconosce tra mille. (da ''Disordine e dolore precoce'' (1923-1924), p. 106) :''Man mag für mancherlei Gesichter Zärtlichkeit empfinden, wenn man lange genug lebt und ein empfindendes Herz hat. Aber es gibt nur ein Gesicht, das man liebt. Es ist immer dasselbe, man erkennt es unter Tausenden.''<ref>Da ''Unordnung und frühes Leid (1923-1924)'', in Klaus Mann, ''Der Wendepunkt, Ein Lebensbericht'', mit einem Nachwort von Frido Mann, Rowohlt Taschenbuch Verlag, Reinbek bei Hamburg, 2002, p. 168, ISBN 349915325</ref> *Dopo il grigio perlaceo che incombe sul paesaggio parigino, la chiassosa scenografia di [[Marsiglia]]! Se [[Parigi]] incanta colla sua raffinata discrezione, Marsiglia colpisce per la violenza dei colori, degli odori, dei temperamenti. Marsiglia sfavilla, millanta, puzza, gridacchia, gesticola. Persino la Madonna dorata, generosa protettrice delle prostitute e dei marinai, luccica con quasi rabbioso zelo dal suo piedistallo roccioso. E sulla Canebière.<ref name=enne>Nella fonte Cannebière, refuso.</ref>che commercio violento! La strada principale di Marsiglia – simpatica mascheratura dei ''boulevards'' parigini – sembra col continuo impazzare volersi affermare e dimostrare grande arteria di una metropoli. Si va a zonzo passando davanti agli infronzoliti caffè della Canebière<ref name=enne />; si raggiunge tosto il porto vecchio. Eccola la nostra deliziosa place du Vieux Port brutalmente illuminata dal sole. Il mare azzurro, colle sue barche a vela, colle conchiglie, le alghe, i marinai penetra in città: la città appartiene al mare. (da ''La danza sacrale'' (1924-1927, pp. 136-137) *Vidi il [[Deserto del Sahara|Sahara]] e lo trovai ancor più bello e terribile che l'oceano e i ghiacciai: nessun paesaggio d'alta montagna, nessun mare in tempesta ha la paurosa, elementare grandezza di quella distesa infinita, informe, morta, di quel paesaggio preistorico, di quel funebre idillio di dopo il diluvio universale. (da ''La danza sacrale'' (1924-1927, p. 137) *Se [[Franz Kafka|Kafka]], allora quasi sconosciuto, è, secondo una bella parola di [[Hermann Hesse]], «il celato sovrano della prosa tedesca», [[Georg Trakl|Trakl]] appartiene ai principi occulti della germanica poesia. [...] Egli rialzò la lira, dove [[Friedrich Hölderlin|Hölderlin]] l'aveva lasciata cadere. [...] Trakl è la voce più cupa del mio coro. È ancora canto il suo? Spesso non è che un balbettio. Con bocca balbettante annuncia i terrori del dissolvimento, della corruzione. La forma si dissolve in un crepuscolo purpureo. Egli mi addusse ai misteri crepuscolari. (da ''Educazione'' (1920-1923), p. 101) *La putredine o la stanchezza di uno degli elementi di cui consta l'[[Europa]] sempre la si poté correggere o compensare. Allorché Roma vien meno alla sua missione, ecco sorgere Lutero. Se l'''ancien régime'' è diventato uno scandalo insopportabile, ecco qua a porvi rimedio un Cromwell, un Robespierre! Quando la rivoluzione ha compiuto il suo ciclo, spunta un Bonaparte. La lotta tra papa e imperatore durante il Medioevo, la controversia tra protestantesimo e cattolicesimo nei secoli XVI e XVII, le grandi rivalità tra gli Stati nazionali del XVIII e del XX, questo perpetuo flusso di tensioni e riconciliazioni, questo giuoco dialettico delle forze concorrenti e complementari è la vera fonte della forza dell'Europa e della sua capacità di resistenza. (da ''Alla ricerca della strada buona (1928-1930)'', p. 180) *Guai alla terra, guai alla cultura europea se una delle sue componenti avesse potuto assurgere a permanente incondizionata egemonia! Il permanente predominio di uno dei suoi elementi avrebbe significato la rovina e il dissolvimento del tutto. L'armonia dell'Europa riposa sulle dissonanze. La legge immanente della struttura, dell'essenza del genio europeo vieta l'uniformità nel continente. Mettere l'Europa a un unico denominatore – sia esso tedesco, russo o americano – vorrebbe dire uccider l'Europa. (da ''Alla ricerca della strada buona (1928–1930)'', p. 180) *Il suo esempio mi provava che era possibile accogliere in sé una magnifica varietà di impulsi e di tradizioni contraddittorie senza per questo cadere nell'anarchia; che esiste un'armonia in cui le dissonanze si compongono, senza dissolversi, senza cessar d'esistere. Questa sempre minacciata e sempre riconquistata armonia che ammiravo in [[André Gide|Gide]] non corrispondeva forse all'equilibrio precario della mentalità europea che si sviluppa attraverso i secoli affermandosi pur attraverso tutte le crisi e le minacce? Sì il poeta delle ''Nourritoures terrestres'', delle ''Caves du Vatican'' e dei ''Faux monnayeurs'' rappresentava per me il «buon europeo per eccellenza». (da ''Alla ricerca della strada buona (1928-1930)'', pp. 198-199) *{{NDR|[[Adolf Hitler|Hitler]]}} Lì sedeva, circondato da alcuni tra i suoi complici preferiti, e mangiava di gusto la sua torta di fragole. Mi sedetti al tavolo accanto, a mezzo metro di distanza. Mangiò un secondo tortino di fragole con panna montata; poi un terzo, e, se non erro il quarto [...] Anch'io amo i dolci; ma la vista della sua voracità mezzo infantile e mezzo bestiale, mi tolse ogni appetito. D'altronde ci tenevo a concentrare la mia attenzione su quel caro ghiottoncello [...]<br>Il quale appariva materiato di un'ignobile sostanza, un borghesuccio maligno dallo sguardo istericamente torbido nel volto pallido e gonfio. E nulla che facesse pensare a grandezza, neanche a un uomo mediocremente dotato.<br>Non era certo piacevole sedere vicino a un tale individuo; e tuttavia non potevo saziarmi di guardare quel repugnante mangione. Attraente non l'avevo trovato mai, né nei ritratti, né sulla tribuna illuminata; ma la bruttezza che mi stava innanzi sorpassava tutte le mie aspettazioni. La volgarità dei suoi tratti mi tranquillizzava, mi faceva bene. Lo guardavo e pensavo: «Tu non vincerai, nonostante tutti i tuoi ruggiti. Vuoi diventare il dispotico signore della Germania? Diventare dittatore? Sei così miserabile che potresti far pena, se la tua miseria non fosse di così repugnante natura. Sì, ordina ancora un tortino. Chi sa se potrai penderti per un pezzo questi gusti...?»<br>Non c'era dunque attorno al suo capo una cruenta aureola per ammonirmi? [...] No, nulla di inquietante si rivelò. Regnava nell'aristocratico ambiente solo una rosea luce discreta, vi aleggiava una musica in sordina... E quell'uomo antipatico, dai buffi baffetti e dalla fronte cocciuta che beveva il suo cioccolatte fra un cerchio di compagni altrettanto insignificanti. (da ''La scritta sul muro (1930-1932)'', pp. 222-223) *{{sic|...}} Ed ecco, mentre chiamavo la kellerina per pagare la mia consumazione, capii a chi somigliava quell'uomo {{NDR|Hitler}}. A Haarmann somigliava, allo stupratore di fanciulli di Hannover, il cui processo da non molto tempo aveva tanto fatto parlar di sé. Questo barbablù omosessuale era riuscito ad attirare in casa sua dai trenta ai quaranta ragazzetti, ai quali, nell'atto dell'amore, mordeva la gola, e dei poveri corpi straziati faceva salsicce. La somiglianza tra quei due uomini mi colpì. I baffetti, il riccio in fronte, lo sguardo sornione, la bocca piagnucolosa ad un tempo e rozza, la fronte cocciuta e persino quel naso repugnante. Tal quale!<br>Possibile che un paese, che era stato tanto orgoglioso dei suoi poeti e dei suoi pensatori, accettasse una tale cimice per «l'uomo del destino»? (da ''La scritta sul muro (1930-1932)'', p. 223) *Non capivo più i tedeschi!<br/>Ma non ero forse un tedesco anch'io? Certo lo ero; e non per la lingua soltanto. La cultura tedesca aveva formato la mia visione cosmica, la mia individualità spirituale, o quanto meno l'aveva influenzata in modo decisivo. Una casa paterna come la mia, un'infanzia sotto il segno dei [[Novalis]], [[Hölderlin]], [[Stefan George|George]]; come potevo essere estraneo allo spirito tedesco?<br/>O forse appunto ci si sentiva troppo parente, troppo intimamente legato al grande e nobile spirito germanico per poter aderire ora alla sua falsificazione, al suo avvilimento; forse si era talmente di casa nella sfera di un germanesimo europeo e universale, che ci si doveva sentire dei senzapatria nel paese in cui il pensiero universale era stato ridotto a un sogno di mondiale assoggettamento (da ''La scritta sul muro'' (1930–1932), pp. 223-224) *[[Die Pfeffermühle|La Pfeffermühle]], un ''[[Cabaret (spettacolo)|cabaret]]'' letterario con forte colorito politico, era una creazione di [[Erika Mann|Erika]]; esso appariva quale una graziosa e gioconda protesta contro la vergogna nazista; in realtà la protesta era amara e appassionata. Il testo della maggior parte dei numeri – canzoni, recite, ''sketches'' – era di Erika (alcuni eran roba mia); Erika era conferenziere, direttore, organizzatore; Erika cantava, agiva, scritturava, ispirava; breve: era l'anima del tutto.<br>Dico male: la Pfeffermühle aveva una doppia anima: l'altra metà si chiamava [[Therese Giehse]] [...]. Essa vi partecipava fin dall'inizio, e con che intensità, con che dedizione! La stella acclamatissima dei Münchner Kammerspiele pose a servizio di quel ''cabaret'' non ancora affermato e per di più politicamente sospetto, tutta la sua esperienza e tutto il suo ingegno. Senza di lei la Pfeffermuhle non sarebbe mai diventata la più fortunata ed efficiente impresa teatrale dell'emigrazione tedesca. (da ''L'esilio'', p. 246) *Figura imponente in tutta la pregnanza della parola la signora [[Alma Mahler Schindler|Alma Mahler-Werfel]], vedova del grande [[Gustav Mahler|compositore]], moglie del grande [[Franz Werfel|poeta]], parente, amica, o in qualche modo legata con tutte le celebrità dell'[[impero austro-ungarico]]. Donne di questo formato son rare ormai; quella vitalità, quel dinamismo, quel connubio di sensibilità artistica e di ambizione sociale sembrano appartenere a un'altra e più splendida epoca: si pensa a [[Cosima Wagner]], alle intellettuali muse del Romanticismo tedesco, alle superbe brillanti dame francesi del ''grand siècle''. (da ''L'esilio (1933-1936)'', p. 281.) *Il delizioso ''[[Il flauto magico|Flauto magico]]'', non lo sfrenato ''Crepuscolo degli dèi'' anticipa lo stile del dramma musicale dell'avvenire: dato che ci sia per noi un avvenire, con drammi, musiche e stile... Per metà umanistico poema didascalico, per metà mascherato barocco, ''raisonnable'' pur nel capriccio, nobile anche nei suoi lazzi, possa il capolavoro di [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]], nella sua iridescente compostezza e sovrana innocenza, col suo splendore, la sua grazia, i suoi presentimenti essere dalle venture generazioni amato, compreso, imitato e forse superato. (da ''La risoluzione (1940-1942)'', pp. 375-376) *[[Roma]] è molto più ricca di nascosti tesori che, per esempio, [[Parigi]]. Questa, con compiuta generosità, mette in mostra tutte le sue splendidezze e nulla cela al primo sguardo. Roma invece vuol essere indagata, conquistata. Certo qui non vi è una ''avenue'' che per splendidezza e ampiezza si possa paragonare con i Campi Elisi; né {{sic|la}} Roma, relativamente stretta e provinciale, {{sic|non}} ha una Piazza della Concordia. Ma dove mai puoi trovare a Parigi quei tesori nascosti, il principesco barocco nei più riposti cantucci, le quiete strade laterali con gli stupendi palazzi in stile Rinascimento grandiosi e discreti a un tempo?<br>Però sarebbe una scemenza e un'ingratitudine da parte mia, se io, nell'estasi del nuovo amore volessi rinnegare l'amore passato. Parigi è incomparabile, e io, naturalmente, invidio ''un po''' te che vi indugi. Ma anche Roma non ha rivali. Quale fortuna che le due città regine siano rimaste intatte e ancor sempre illuminino il mondo dei loro raggi! (dalla lettera al sergente Thomas Quinn, U. S. Army, Parigi, da Roma, 20 marzo 1945, ''La svolta (1943-1945)'', pp. 412-413) *[[Benedetto Croce|Croce]] è un caso rarissimo! Ed ecco che l'astuta tenacia che egli ha affermato lottando per un ventennio contro il [[fascismo]] – non all'estero ''ma restando in patria'' – ora ha la sua ricompensa. Il suo prestigio è enorme; il vecchio filosofo ha oggi più autorità morale, più influenza, più ''potere'' che qualsiasi uomo politico, [[Carlo Sforza|Sforza]] non eccettuato. Sforza emigrò. Croce non emigrò. Perciò Croce è più forte. Interessante nevvero?... Con me fu delizioso. Temevo, all'inizio, di trovarlo senile: ha quasi ottant'anni e li dimostra. Ma nella conversazione il volto pergamenaceo si animò; e {{NDR|a}} un tratto mi apparve giovane, o, quanto meno, senz'età: un agile coboldo pieno di saggezza e di umorismo. Parlò molto della [[Germania]], spesso con amarezza, ma poi di nuovo con ammirazione. Come intimamente gli è nota la poesia tedesca! Mi recitò [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] con una pronunzia tutta sua, ma senz'errore. (dalla lettera alla signora Mann, Pacific Palisades (California) dall'Italia del 22 marzo 1944, ''La svolta (1943-1945)'', p. 402) *{{NDR|Su [[Leonor Fini]]}} Ella ha vissuto lì {{NDR|a [[Parigi]]}} a lungo, e la sua pittura lo dice subito: l'influenza dei [[surrealismo|surrealisti]] colpisce a primo aspetto. Però tutto ciò ch'ella fa ha uno stile personale, una miscela di delicatezza e vitalità, di grazia femminilmente sensuale e di forza virile che non trovi né in [[Max Ernst]] né in [[Salvador Dalí|Dalí]]. [...] Leonor Fini è oggi il più forte ingegno tra i pittori italiani.<br>Il suo fascino di donna agguaglia per lo meno quello dei suoi quadri. È dinamica, intelligentissima, bella o, se non bella, attraente: la bocca florida e superba, i grandi occhi felini di un verde aurato e fosforescenti. (dalla lettera al sergente Thomas Quinn, U. S. Army, Parigi, Roma, 20 marzo 1945, ''La svolta (1943-1945)'', pp. 413-414) ==Citazioni su Klaus Mann== *'''Gottfried Benn.''' Da un certo punto di vista, Klaus Mann allora mi era vicino, mi faceva visita di tanto in tanto: un uomo di intelligenza superiore, che aveva viaggiato in paesi lontani, era stato educato in modo irreprensibile e nelle forme più raffinate. Aveva, tra l'altro, la bella qualità, ormai in disuso, di serbare un particolare rispetto per i più anziani durante la conversazione. [...] Quel ragazzo di ventisette anni aveva valutato la situazione, aveva esattamente previsto lo sviluppo degli eventi, era stato più chiaroveggente di me.<ref>Da: Gottfried Benn, ''Doppia vita'', traduzione e note di Elena Agazzi, Guanda 2007, ISBN 9788860880093</ref> ==Note== <references /> ==Bibliografia== *Klaus Mann, ''La peste Bruna. Diari 1931-1935'', traduzione di Matilde de Pasquale, prefazione di Marino Freschi, Editori Riuniti, 1988 ISBN 8835945658. *Klaus Mann, ''La svolta. Storia di una vita'', traduzione di Barbara Allason, Il Saggiatore, 1962. ==Voci correlate== *[[Erika e Klaus Mann]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Mann, Klaus}} [[Categoria:Scrittori tedeschi]] 0jomr6xguuhcib149fyzlpe2zhh228p Discussioni utente:Mariomassone 3 58984 1218072 1212464 2022-07-20T21:25:24Z Sun-crops 10277 /* Amílcar Cabral */ nuova sezione wikitext text/x-wiki {{Benvenuto|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 10:29, 12 gen 2011 (CET)}} == Categorizzazione uccello == Salve, visto che questa non è una vera e propria enciclopedia, è inutile essere aggiornati con le ultime rivisitazioni delle classificazioni del regno animale, che magari cambieranno ulteriormente in futuro. Ci rifacciamo in minima parte alla classificazione di Linneo giusto per un maggior ordine: abbiamo poche voci di animali e potremmo tenerle anche in una singola categoria "animali", le abbiamo ulteriormente suddivise solo per una forma d'ordine. Ok?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 14:05, 24 apr 2015 (CEST) == [[Gregory Scott Paul]] == Come mai Deinonychus è tra parentesi quadre? È necessario anche nella traduzione italiana?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 23:57, 5 mag 2015 (CEST) :Attenzione, è necessaria l''''assoluta''' fedeltà alla fonte. Se il nome è obsoleto, puoi risolvere facilmente con un NDR o una pillola.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 10:43, 6 mag 2015 (CEST) == Interwiki nel testo == Salve, qui non inseriamo interwiki (collegamenti a Pedia o altri progetti) all'interno delle citazioni, preferiamo lasciare un wikilink rosso per dare l'opportunità a qualcun altro di creare prima o poi la pagina anche su wikiquote.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 17:13, 6 mag 2015 (CEST) == Traduzioni == Salve, perdoni la mia indelicatezza ma perché persevera nell'inserire traduzioni piuttosto approssimative, con qualche errore di ortografia quale e là? Io ci provo pure a sistemarle, ma la qualità delle voci rimane comunque bassa... Non esistono proprio edizioni in lingua italiana?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 21:32, 11 mag 2015 (CEST) :Non c'è qualche modo per tradurre meglio ''duckbill'' e ''Cusinarts''?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 17:33, 13 mag 2015 (CEST) ::Beh, questi due termini mi sembrano meglio.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 17:57, 13 mag 2015 (CEST) == [[Andrea Cau]] == Salve, ho proposto la pagina da te creata per [[Wikiquote:Pagine_da_cancellare#Andrea_Cau|la cancellazione]] perché ho seri dubbi sull'enciclopedicità del soggetto.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 01:28, 22 mag 2015 (CEST) :Ciao, può essere una buona idea. Prova a creare la pagina su Wikipedia e vediamo cosa ne pensano lì. Saluti, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 15:56, 22 mag 2015 (CEST) ::Potresti inserire per favore, quando puoi, i numeri delle pagine? Grazie.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 10:23, 26 mag 2015 (CEST) == [[Robert T. Bakker]] == L'ultima citazione che hai inserito è senza fonte?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 13:31, 26 mag 2015 (CEST) == Due osservazioni == Salve, grazie per i tuoi contributi, ecco due domande-osservazioni: *vedo che hai inserito una citazione di [[Christopher Hitchens]], ti sei accertato che l'edizione da te in possesso sia la stessa di quella indicata in bibliografia: Einaudi, 2007? Tra l'altro la citazione non è sui dinosauri (sono in pratica solo nominati) ma sulla Genesi; *cosa sarebbe ''Tredici miliardi di anni'' di Piero Angela? Una raccolta di libri? In tal caso inserisci per favore la bibliografia, grazie. Saluti, --[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 10:53, 3 giu 2015 (CEST) :Grazie per la precisazione su Piero Angela {{smile}} Aspetto una risposta per Hitchens.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 13:08, 3 giu 2015 (CEST) == Brontosauro e sauropodi == Su wikipedia i brontosauri sono un genere mentre i sauropodi un infraordine che contiene anche i brontosauri. Non ha senso secondo me raggruppare citazioni su elementi diversi di un infraordine (o comunque di una classe superiore). La voce sauropodi deve contenere citazioni sui sauropodi in senso lato non su elementi particolari come brontosauro e brachiosauro.[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 13:34, 5 giu 2015 (CEST) :Ah ok, c'è una fonte, un documento che specifica questa cosa, così magari lo specifichiamo in nota?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 14:23, 5 giu 2015 (CEST) ::Ok, allora vedi tu se è il caso di citare queste note.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 14:47, 5 giu 2015 (CEST) ==''Ipotesi sopravvivenza''== Salve. Le citazioni rispettano l'ordine cronologico? Per la questione Altri progetti, la voce su Wikidata esisteva già: Threads.<br />--[[Utente:DonatoD|DonatoD]] ([[Discussioni utente:DonatoD|scrivimi]]) 20:46, 2 lug 2015 (CEST) :Scusa, ma il film è in italiano?... Se non è italiano, la pagina non è a norma.<br />--[[Utente:DonatoD|DonatoD]] ([[Discussioni utente:DonatoD|scrivimi]]) 20:49, 2 lug 2015 (CEST) ::Okya, allora inserisco il template <nowiki>{{cronologico}}</nowiki>.<br />--[[Utente:DonatoD|DonatoD]] ([[Discussioni utente:DonatoD|scrivimi]]) 15:39, 3 lug 2015 (CEST) == ''[[Nicola e Alessandra]]'' == Buonasera, sei sicuro che la battuta sia «Facciamo risalire i pazzi» e non «Facciamo rinsavire i pazzi»?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 22:40, 14 nov 2015 (CET) == [[A. C. H. Smith]] == Buongiorno, la citazione che hai inserito è tratta dalla versione del libro riportata in bibliografia?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 13:10, 21 nov 2015 (CET) :In che senso un pdf? Un pdf del libro intero? O che cita semplicemente alcuni passi?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 19:21, 21 nov 2015 (CET) ::Da qualche parte nel pdf dovrebbero essere riportate le informazioni bibliografiche (traduttore, editore, ecc.), potresti riferirmele?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 20:39, 21 nov 2015 (CET) == [[Jim Henson]] == Buongiorno, la pagina presenta alcuni problemi: dovresti inserire qualche NDR per far capire a cosa si riferiscono talune citazioni, inoltre le fonti non sono indicate nel giusto modo. Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 10:08, 10 dic 2015 (CET) == Re: Latino == Purtroppo no, ma non sarebbe un'idea saggia, se è una citazione famosa di Attila, esisterà in qualche testo italiano di storia, quindi va cercata una fonte in italiano.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 18:18, 25 mar 2016 (CET) == Borse "Alessio Guidetti" per Wikimania 2016 == {|style="width: 100%; border: 2px solid #a3bfb1; padding:10px; margin-bottom:1em; background-color: #cef2e0;" |[[File:Wikimedia Italia-logo.svg|60px|link=]] |{{centrato|<big>'''Ciao, un messaggio dalla Commissione Borse "Alessio Guidetti" '''</big><br /> Ciao, come forse saprai quest'anno Wikimania, il raduno annuale delle comunità Wikimedia, si terrà a Esino Lario (Lecco) dal 22 al 28 giugno. <br /> Come per le scorse edizioni dell'evento, anche per il 2016 l'associazione [http://www.wikimedia.it/ Wikimedia Italia] intende rendere disponibili alcune borse di partecipazione.<br/> Potete trovare il '''bando di partecipazione''' con tutti i dettagli a [http://wiki.wikimedia.it/wiki/Programma_borse_di_partecipazione_%22Alessio_Guidetti%22_per_Wikimania_2016 questo link].<br/> La scadenza è il 30 aprile 2016, ore 23:59 CEST.<br/> Trovate invece tutte le informazioni su Wikimania Esino Lario sul [http://wikimania2016.wikimedia.org sito ufficiale dell'evento] <br /> Grazie, e un sincero augurio di buon lavoro e buon divertimento sull'enciclopedia libera :-) ---- <small>per non ricevere più questa [[:m:MassMessage/it|tipologia di messaggi]] rimuovi il tuo nome da [[:m:User:Alexmar983/MassMessageList|queste liste]]</small> ---- }} |}--[[Utente:Alexmar983|Alexmar983]] ([[Discussioni utente:Alexmar983|scrivimi]]) 15:24, 26 apr 2016 (CEST) == ''[[Godzilla (film 2014)]]'' == Grazie per i contributi. Una sola cosa: credo che "plottate" sia sbagliato.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 18:15, 17 giu 2016 (CEST) == [[Tyrion Lannister]] == Salve, quando inserisci la citazione di un personaggio immaginario in una tematica, tra parentesi va inserita anche l'opera da cui è tratta la citazione. Es.: *Per uomini nella nostra posizione, servare dei rancori può essere un ostacolo, non credi? ([[Tyrion Lannister]], ''[[Il Trono di Spade]]'') Per favore correggi e ricordati di inserire i wikilink alle varie tematiche sia nella voce del personaggio sia soprattutto in quella della serie. Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 12:29, 23 giu 2016 (CEST) == Dettagli == Buongiorno, grazie per le numerose pagine che stai creando, tuttavia dovresti stare più attento ad alcuni dettagli: *Maiuscole e minuscole: va scritto ''Il Trono di Spade'' e non ''Il trono di spade'' e va scritto ''Cronache del ghiaccio e del fuoco'' e non ''Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco''; *"Teleserie" non esiste in italiano, scrivi per favore "serie televisiva"; *I wikilink vanno aggiunti sia nella voce del personaggio immaginario sia in quella dell'opera (serie, film, libro). Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 11:28, 24 giu 2016 (CEST) == Wikidata == Ciao, anzitutto complimenti per i tuoi contributi alle voci sugli animali! Per far comparire i collegamenti nell'Interprogetto dovesti aggiungere il collegamento ad ogni nuova voce su Wikidata, vedi ad es. come l'ho aggiunto io per [https://www.wikidata.org/w/index.php?title=Q44299&diff=prev&oldid=440138832 coyote] e [https://www.wikidata.org/w/index.php?title=Q1068902&diff=prev&oldid=440539715 lupo ibrido].-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 16:26, 1 feb 2017 (CET) :Ciao, su Wikipedia non è scritto che il coyote è noto anche come "lupo delle praterie"; in questi casi ricorda per favore di aggiungere per uniformità l'informazione anche su Wikipedia. Fai tu, che conosci meglio l'argomento? :) [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 14:43, 7 feb 2017 (CET) == ''[[Alien]]'' == Buonasera, servirebbe una fonte per la nota nella voce o meglio ancora un riferimento a una voce di Wikipedia.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 20:07, 17 apr 2017 (CEST) == Citare romanzi == Meglio invertire: usiamo ([[Alan Dean Foster]], ''Alien: Covenant''), invece di (''Alien: Covenant'', [[Alan Dean Foster]]) ;-) --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 09:45, 7 giu 2017 (CEST) == Avviso == {{Avviso Wikidata}} --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 12:30, 17 giu 2017 (CEST) Rinnovo l'invito, e specifico che Wikidata funziona anche con le categorie :-) [[Speciale:PagineNonConnesse|qui]] ci sono alcune pagine create da te. Grazie in ogni caso del tuo lavoro! ;-) --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 18:25, 16 lug 2017 (CEST) == Pertinenza delle citazioni == Ciao :-) ho visto che ti sei staccato un po' da Alien e ti stai dedicando a personaggi storici importanti. Una cosa sola riguardo l'inserimento nelle voci tematiche: non so se te l'hanno già detto, ma una citazione andrebbe inserita in una voce tematica solo se è significativa per quell'argomento, quindi non solo se quell'argomento viene citato. O comunque se è riferita all'argomento in senso abbastanza generale, e non a un contesto (storico, geografico, sociale ecc.) particolare. Ad esempio, [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Italia&type=revision&diff=857394&oldid=857392 queste] non si riferiscono all'Italia in generale ma a una particolare relazione con gli albanesi, quindi ci starebbero di più in un'eventuale voce [[:d:Q24914506|Relazioni bilaterali tra Albania e Italia]], e idem [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Italia&type=revision&diff=856967&oldid=851182 queste] per Etiopia e Italia (a parte la seconda che si riferisce agli italiani in generale e quindi è pertinente), [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Cecoslovacchia&diff=prev&oldid=856987 questa] per Cecoslovacchia ed Etiopia o [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Portogallo&diff=prev&oldid=856986 questa] per Portogallo ed Etiopia. Idem per altre aggiunte, come [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Re&type=revision&diff=856684&oldid=802206 questa] (non parla del "re" in generale, ma di come lo vive lui), mentre le successive in quella voce vanno bene. O [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Sport&diff=prev&oldid=856972 questa], in cui non parla dello sport in generale, ma degli sport etiopi. Spero che non vedrai questi rilievi come critiche ma come suggerimenti per fare meglio :-) ovviamente chiedi pure (a me o ad altri al bar) chiarimenti o pareri, quando vuoi. Ciao! --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 09:27, 5 lug 2017 (CEST) == Pol Pot == Ciao. Ho dovuto annullare le tue modifiche perché la sezione "Discussioni" non è una pagina di lavoro: viene usata per discutere o per spostare le citazioni che non hanno fonti. Per i lavori in corso puoi usare una "sandobox" personale, buon proseguimento.<br>--[[Utente:DonatoD|DonatoD]] ([[Discussioni utente:DonatoD|scrivimi]]) 20:59, 20 lug 2017 (CEST) == Categoria sgrammaticata == Ocio con le categorie, [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Categoria:Storia_della_Cambogia&diff=prev&oldid=860737 questa] era sgrammaticata (ricordati anche di collegare le pagine su Wikidata). Ciao ;-) --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 16:42, 24 lug 2017 (CEST) == Congolesi quali? == Ciao :) [[:Categoria:Politici congolesi|questi]] sono congolesi della Repubblica del Congo o della Repubblica Democratica del Congo? Perché bisogna specificare come fa Wikipedia ([[:w:Categoria:Politici congolesi (Rep. Dem. del Congo)]] / [[:w:Categoria:Politici congolesi (Repubblica del Congo)]]). --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 16:57, 10 ago 2017 (CEST) :Ok grazie, sposta pure la categoria al nome corretto come su Wikipedia e correggi le categorie delle voci, quando puoi ;) --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 17:23, 10 ago 2017 (CEST) == Nuove voci create nel box in home page == Ciao! Ho annullato [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Template:SelezioneNuove&diff=871324&oldid=870894 questa tua modifica] perché la voce su [[Juliet Clutton-Brock]] al momento è un abbozzo (una sola citazione), ma nel box si possono aggiungere le nuove voci se hanno almeno tre citazioni. Ciao e buon lavoro! --[[Utente:Bradipo Lento|Bradipo Lento]] ([[Discussioni utente:Bradipo Lento|scrivimi]]) 09:53, 25 set 2017 (CEST) == [[Robert Mugabe]] == Buongiorno, per caso hai commesso [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Robert_Mugabe&type=revision&diff=877799&oldid=877317 errori simili a questi] in altre pagine? Se sì, potresti correggere per favore? Inoltre le pagine disponibili online (il post, quotidiano.net) andrebbero sempre linkate. Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 09:56, 19 ott 2017 (CEST) == Re: Nkrumah == Ciao, ho riletto tutte le citazioni con testo originale di Nkrumah e, fermo restando che in qualsiasi momento tutto può essere sempre migliorato da me, da te o altri utenti, penso di non avere ulteriori modifiche da apportare. Se quelle che ho apportato ti piacciono, se piacciono agli altri collaboratori (le mie, ci tengo a sottolinearlo, sono solo semplici proposte), la pagina Nkrumah può benissimo divenire pagina "ufficiale" di wikiquote. Ti ringrazio per le belle parole che mi hai scritto. Se posso essere stato di qualche utilità ne sono veramente molto contento. Ciao, Grazie, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 20:41, 6 nov 2017 (CET) == Nkrumah e Africa == Buongiorno, ti ringrazio per l'ottimo lavoro in collaborazione con Sun-crops. Un solo appunto: 22 citazioni in una sola sezione per una tematica sono un po' troppe. Ti inviterei a scremarle, operando una selezione e scegliendo quelle più significative. Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 10:50, 7 nov 2017 (CET) == Ordine cronologico == Buongiorno, l'ordine cronologico si basa sulla data in cui le citazioni sono state pronunciate, non sulla data delle fonti secondarie. [[Mobutu Sese Seko|Qui]] ad esempio l'ultima citazione (quella su Hailé Selassié) non è certo del 2009 e servirebbe la data in cui è stata pronunciata per poterla ordinare cronologicamente rispetto alle altre. Le possibilità sono due: *passare all'ordine alfabetico; *mantenere l'ordine cronologico e spostare '''tutte''' le citazioni che non hanno un'indicazione della data precisa in cui siano state pronunciate in una sottosezione '''Citazioni non datate''' come vedi [[Roger Federer|qui]] o [[Silvio Berlusconi|qui]]. Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 13:03, 8 nov 2017 (CET) == Link alle pagine online == Salve, come ti ho già detto [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Robert_Mugabe&type=revision&diff=884938&oldid=884935 quando la fonte è online va indicato il link]. Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 23:25, 21 nov 2017 (CET) == Voldemort e Silente == Buonasera. Come mai non hai usato l'ordine cronologico quanto meno per le sezioni?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 20:12, 27 nov 2017 (CET) :{{ping|AssassinsCreed}} perché credevo che le citazioni nelle sezioni d'un personaggio immaginario andavano in ordine alfabetico. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 23:47, 27 nov 2017 (CET) ::Quando non c'è un chiaro ordine cronologico tra le varie opere sì, ma questo non mi pare il caso.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 02:31, 28 nov 2017 (CET) == Pertinenza e significatività delle citazioni == Buongiorno, ti scrivo soprattutto a proposito delle ultime due citazioni di Craxi e Pertini che hai aggiunto nella voce apertheid. Si tratta di condanne all'apartheid nemmeno troppo argomentate... io ora credo che gran parte dei politici europei e non solo abbiano condannato l'apertheid in quel periodo, quindi citazioni di questo tipo risultano essere poco significative, poco originali, quasi frasi di rito. Ti pregherei di limitare il più possibile aggiunte di questo genere. Inoltre Pertini, fa riferimento ad "attenuazioni sino ad ora del tutto insufficienti", per cui la citazione va a collocarsi in un periodo storico ben preciso e in casi come questi è sempre meglio specificare nella tematica in un NDR prima della citazione l'anno in cui è stata pronunciata la citazione. Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 13:48, 30 nov 2017 (CET) == [[Michel Aflaq]] == Ciao, le fonti in questa voce mi paiono un po' incomplete... Di cosa si tratta? Articoli, libri, discorsi? Pubblicati dove? Tradotti da chi?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 02:34, 15 dic 2017 (CET) :{{ping|AssassinsCreed}}, ciao scusa tanto se non ho completato le citazioni, mi ero totalmente distratto con Hafiz el-Asad (vedi mio profilo). Le citazioni vengono da ''Al Baath'' http://albaath.online.fr/English/index-English.htm , e le traduzioni li ho trovate qui http://marxismo-leninismo.forumfree.it/?t=67907374 [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 09:50, 15 dic 2017 (CET) ::Ok, tranquillo, l'importante è aver sistemato.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 16:09, 15 dic 2017 (CET) :::P.S.: A guardare meglio la fonte delle traduzioni non è proprio il massimo... Cerca di non utilizzare più fonti di questo tipo magari.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 16:19, 15 dic 2017 (CET) == ''Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam'' == Buonasera, in [[Oriana Fallaci]] mancano le informazioni bibliografiche di ''Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam''. Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 00:52, 3 gen 2018 (CET) :È l'ottavo nella lista della bibliografia. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 00:56, 3 gen 2018 (CET) == [[Bernardo Valli]] == Ok le intestazioni ma perché hai rimosso i link agli articoli?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 15:50, 4 gen 2018 (CET) :{{ping|AssassinsCreed}} Perche' sembrava non funzionare quando ci ho provato a fare la stessa cosa con [[Magdi Allam]]. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 19:31, 4 gen 2018 (CET) ::Funziona, l'unico problema potrebbe essere la presenza di un '''=''' nei link ma se usi la formattazione <nowiki>{{Int|1=|2=}}</nowiki> si risolve anche questo problema.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 20:13, 4 gen 2018 (CET) == Lev Trockij == Grazie Mariomassone, un link molto interessante. Nel testo ci sono certamente molti riferimenti ai personaggi di quell'epoca. Un bel regalo per la Befana! Cari saluti --[[Utente:Gaux|Gaux]] ([[Discussioni utente:Gaux|scrivimi]]) 17:36, 6 gen 2018 (CET) :Grazie per il link delle Opere di Stalin. Un materiale oltremodo abbondante: il "signor Giugashvili" non è stato parco di scritti! Proprio qualche giorno fa mi veniva in mente che nei primi anni sessanta, alla Fiera del libro di Roma, si trovavano alcuni volumi di Stalin, stampati a Mosca in lingua italiana. Eccoli ora materializzati e molto più numerosi, disponibili in un comodo formato di lettura. Cercherò di orientarmi un po' per selezionare qualche citazione significativa. --[[Utente:Gaux|Gaux]] ([[Discussioni utente:Gaux|scrivimi]]) 15:30, 18 gen 2018 (CET) == [[Template:SelezioneNuove]] == Buongiorno, per favore quando aggiorni il template assicurati di non lasciare il punto ({{·}}) dopo l'ultima voce. Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 14:06, 8 gen 2018 (CET) == Comunismo o socialismo? == Scusa ma sbaglio o alcune di [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Comunismo&curid=3357&diff=901398&oldid=901053 queste citazioni] riguardano il socialismo più che il comunismo?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 00:31, 18 gen 2018 (CET) :{{ping|AssassinsCreed}} La mia impressione e' che i comunisti sovietici usavano socialismo come sinonimo di comunismo. Certamente non si riferisce al socialismo presente in Italia. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 10:33, 18 gen 2018 (CET) ::Be' questa è una tua interpretazione, una tua impressione... Quando giudichi la pertinenza di una citazione dovresti cercare di mantenere una certa oggettività... Il fatto che poi una certa ideologia politica assuma diversi aspetti in diversi Paesi è un altro paio di maniche e non vale mica solo per il socialismo, vale anche per lo stesso comunismo ad esempio.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 12:10, 18 gen 2018 (CET) == [[Stalin]] == Ciao, visto che hai a disposizione l'opera completa di Stalin potresti provare a rintracciare alcune di quelle presenti in "Citazioni di Stalin"? Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 11:19, 22 gen 2018 (CET) :{{ping|AssassinsCreed}} se risalgono prima del 1927, lo faro' indubbiamente (le opere "complete" non vanno oltre). [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 12:26, 22 gen 2018 (CET) ::Sì, sì, ovviamente. Per quello che puoi.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 17:28, 22 gen 2018 (CET) == NDR necessari == Ciao, per favore quando tagli i testi per ricavare citazioni, cerca di far caso caso ai riferimenti alle parti precedenti del testo e valuta se sia il caso o meno di aggiungere un NDR per rendere più comprensibile la citazione. [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Stato_Imperiale_dell%27Iran&curid=141112&diff=905075&oldid=902689 Qui] ad esempio si legge "Durante questo periodo", ma a quale periodo si fa riferimento? Servirebbe un {{NDR|NDR}} a chiarirlo. Le citazioni che si riferiscono a Stati ed eventi storici hanno spesso bisogno di riferimenti temporali per essere pienamente comprese dal lettore. Per favore quando inserisci una citazione valuta sempre se sia il caso di aggiungere un NDR.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 14:43, 29 gen 2018 (CET) == [[Donne e Islam]] == Buonasera. Nelle voci dei vari autori presenti nella tematica va inserito un wikilink che punti a questa tematica.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 01:13, 8 mar 2018 (CET) == Pausa == Ciao, Mariomassone, ti scrivo per informarti che per un periodo – più o meno lungo – non potrò essere attivo su wikiquote, per cui non mi sarà possibile rivedere eventuali altre tue traduzioni. Approfitto dell'occasione per ricordarti che i miei interventi di revisione andrebbero sempre ben controllati prima di accettarli, perché la mia conoscenza della lingua inglese è quella di un autodidatta. Ciao, Buona giornata, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 09:37, 15 mar 2018 (CET) {{ping|Sun-crops}} Grazie per l'avvertimento, e grazie inoltre per le traduzioni. Ci contavo tanto sul dar voce a questi personaggi poco conosciuti in Italia, e tu l'hai reso possibile. Buona vacanza. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 10:45, 15 mar 2018 (CET) == Template/portale == Ciao, il template del portale donna andava aggiunto solo nelle voci elencate nel portale ma credo tu lo abbia inserito anche in altre voci, sbaglio?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 11:12, 3 apr 2018 (CEST) :Giusto, e ho aggiunto le più importanti alla pagina del portale. Per quelle meno importanti come [[Nexhmije Hoxha]] e [[Fatima Bhutto]] posso anche toglierlo. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 11:17, 3 apr 2018 (CEST) :{{ping|AssassinsCreed}} Che ne pensi di un portale per la [[Guerra fredda]]?[[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 11:47, 3 apr 2018 (CEST) ::Mi sembra un po' troppo specifico per la mole di Wikiquote, però se vuoi puoi provare a proporlo al bar.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 12:50, 3 apr 2018 (CEST) == [[Uccello e dinosauro]] == Ciao, quando crei una voce dicotomica ricorda che: *vanno aggiornati i wikilink nelle voci di provenienza (autori, ecc.). *le citazioni vanno eliminate (di solito) dalle voci originarie (in questo caso uccello e dinosauro). Grazie, [[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 13:17, 7 apr 2018 (CEST) == [[Andrea Cau]] (cancellazione) == Ciao. La voce è stata proposta per la cancellazione.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 17:37, 7 apr 2018 (CEST) :{{ping|AssassinsCreed}} Come potrei contrastarlo? Sfortunatamente l'articolo wikipedia è stato cancellato, quindi non c'è più un argomento valido per mantenerlo sfortunatamente. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 17:52, 7 apr 2018 (CEST) ::Devi portare dimostrazioni a sostegno dell'enciclopedicità del soggetto: pubblicazioni, rilevanza nel suo ambito, ecc. Comunque è proprio il fatto che la voce sia stata cancellata su Wikipedia che dovrebbe comportare la cancellazione della voce anche qui ([[Wikiquote:Pagine_da_cancellare/Archivio2016#Andrea_Cau|se ne parlava già nel 2015]]).--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 17:59, 7 apr 2018 (CEST) ==Pronuncia== Grazie anche a te di essere stato ragionevole Mariomassone :-) == [[John Gardner]] == Buonasera, nelle voci tematiche non va specificata l'opera accanto all'autore, a meno che l'opera non sia stata scorporata e quindi abbia una voce dedicata. Ti segnalo quindi [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Male&diff=prev&oldid=948957 questa correzione] e ti inviterei a correggere in tutte le altre voci in cui hai commesso l'errore: molte le puoi trovare certamente [[Speciale:PuntanoQui/John_Gardner|qui]], ma non so se hai commesso l'errore anche per altri libri...--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 23:52, 1 set 2018 (CEST) == Personaggi del Libro della giungla == Ciao :-) ho visto che stai ampliando notevolmente le voci sul Libro della giungla, e dei suoi personaggi, grazie! Avevo qualche segnalazione da farti: # per i personaggi, nell'incipit cita anche l'opera di riferimento (''Il libro della giungla'') e non solo Kipling # come da [[Wikiquote:Modello di voce/Personaggi]], ricorda che nelle voci sui personaggi "si riportano solo le citazioni più significative per l'identità e le azioni del personaggio, quindi non necessariamente tutte quelle presenti nelle voci principali" # nelle "Citazioni su", i personaggi vanno inseriti solo se necessario a comprendere la citazione (v. [[Wikiquote:Modello_di_voce#Possibilità_di_indicare_il_personaggio_immaginario]]); inoltre la sezione va suddivisa in sottosezioni per opera, non per personaggio che cita (mi riferisco ad es. a [[Shere Khan]]) # nelle voci sui libri, i personaggi non vanno in grassetto # perché mai [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Rudyard_Kipling&type=revision&diff=962399&oldid=958374&diffmode=source hai tolto] tutto quanto c'era nella voce su Kipling? Dovresti aggiungere, non sostituire quello che già c'è --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 12:52, 10 dic 2018 (CET) E un'altra cosa: sarebbe utile dividere le citazioni del Libro della giungla dalla voce su Kipling in base ai racconti. --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 13:09, 10 dic 2018 (CET) :Ciao {{NDR|Superchilium}}, avevo tolto le citazioni semplicemente purché fossero una singola traduzione, per motivi di coerenza. Scusa se era sbagliato. Li posso rimettere.<br>Riguardo gli altri punti...<br>1. Fatto, aggiunto opera, non solo autore<br>2/3. Credo di non aver capito bene. Forse se me lo dimostrassi in pratica sulla voce di [[Hathi]] (che è il più breve), potrei applicare le dovute modifiche sulle altre voci :)<br>4. Fatto, tolto grassetto.<br>6. Fatto, diviso racconti. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 13:26, 10 dic 2018 (CET) ::Ignora punto 3. Ci provo con la voce su [[Shere Khan]]. Il 2 mi è ancora poco chiaro. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 13:36, 10 dic 2018 (CET) :::Non avevo visto che mi avevi risposto, occhio a scrivere il mio nome corretto ;-) :::1. Ok quello che hai fatto, io in realtà ho parlato di "incipit", quindi di mettere una cosa tipo "'''Hathi''', personaggio dei racconti de ''Il libro della giungla'' dello scrittore britannico [[Rudyard Kipling]]" :::2. Per il punto 2, ad es., in [[Shere_Khan#Mowgli_-_Il_figlio_della_giungla_2]], sono cose che Mowgli dice a Shere Khan più che essere "Citazioni su Shere Khan". O le citazioni di Hathi dall'anime Il libro della giungla non sembrano particolarmente significative. In generale, non basta che un personaggio dica qualcosa perché quella citazione vada nella sua voce, né che venga semplicemente nominato per avere quella citazione nella sezione "Citazioni su". :::3. Esattamente [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Shere_Khan&type=revision&diff=962439&oldid=962429&diffmode=source così] come hai fatto, intendevo proprio quello :-) :::4. Perfect :::5. Altre versioni vanno mantenute e trattate così -> [[Wikiquote:Trascrizione#Versioni_multiple_e_traduzioni]]. In particolare per gli incipit guarda ad esempio [[Charles_Dickens#Incipit]] (anche se a me personalmente non piace tanto mettere le indicazioni bibliografiche direttamente nella sezione e preferisco lasciarle nella bibliografia). Se le citazioni sono praticamente uguali, come "Siamo dello stesso sangue, io e voi" e "Siamo dello stesso sangue, voi e io" non c'è problema a tenerne solo una, ma ad esempio hai tolto citazioni come "Ululate, cani! Stanotte è morto un lupo!" o "– Le stelle si smorzano, – disse Fratello Grigio fiutando il vento dell'alba. – Dove faremo la tana oggi? Perché, da ora in poi, seguiamo nuove piste.". Si mette l'anno dell'edizione per distinguerle, v. [[L%27idiota#Citazioni]]. :::6. Perfect :::Grazie, ciao ;-) --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 22:30, 11 dic 2018 (CET) ::::{{ping|Superchilum}} Okay, lavoro in corso. Grazie! A proposito, ci sarebbe un modo per modificare l'icona de ''Il libro della giungla'' alla fine di ogni voce? Non permette modifiche, e ha veramente bisogno di un aggiornamento. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 00:11, 12 dic 2018 (CET) {{Il libro della giungla}} :::::Se intendi il template, si trova in [[Template:Il libro della giungla]] :-) buone modifiche. Magari passa al {{tl|Navbox}} come standard (puoi prendere come base l'analogo template su Wikipedia). --'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 08:54, 12 dic 2018 (CET) == Avviso Wikidata == {{Avviso Wikidata}}--'''[[Utente:Superchilum|<span style="color:#209090;">Superchilum</span>]]'''<sup>([[Discussioni_utente:Superchilum|scrivimi]])</sup> 23:14, 2 mar 2019 (CET) == Wikipausa == Ciao, ti scrivo per dirti che sono in wikipausa lunga. Sono letteralmente distrutto da ore e giorni di lavoro di verifica a mie spese per utenti che usano questo progetto, nonché wikipedia, nella quale hanno creato pagine autocelebrative e promozionali, a scopi puramente personali, nel loro puro e personale interesse. Mentre qui si suda e si sputa sangue a proprie spese. Francamente sono abbastanza disgustato di tutto. Purtroppo per ora non posso seguirti. Se tornerò a collaborare - e non ne sono molto sicuro - continuerò a darti una mano. Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 10:04, 28 mag 2019 (CEST) ::{{ping|Sun-crops}} Nessun problema. Buon riposo. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 10:14, 28 mag 2019 (CEST) == Da tradurre == Ciao, ho visto la tua richiesta. Le citazioni sono lunghissime, dovresti valutare di accorciarle. Comunque, ecco qua al volo (ho tolto le frasi senza correzioni). *Haile Selassie voleva sviluppare il suo <s>paese</s> Paese, ma la giustizia sociale non era un concetto che <s>esercitava</s> esercitasse su di lui una grande impressione. (p. 4) *Menghistu e gli altri nel Derg avevano due ragioni per volere armi sovietiche. In primo luogo, assunsero il potere come rivoluzionari con un programma radicale. Denunciavano regolarmente l'imperialismo, e tuttavia restavano <s>dipendenti dal bastione di quello</s> fortemente dipendenti da ciò che loro chiamavano imperialismo, gli Stati Uniti, per la più essenziale delle merci, l'armamento per il loro esercito. Potevano essere autentici rivoluzionari e socialisti e tuttavia mantenere un legame così vitale con gli Stati Uniti? Era molto imbarazzante. Ma era più di questo. Il secondo ed altrettanto potente motivo che li spinse verso i sovietici era che volevano un esercito molto più grande di quello di cui disponeva l'Etiopia allo scoppio della rivoluzione. La decisione di optare per una soluzione militare in Eritrea rese ciò assolutamente essenziale, e c'era anche una crescente preoccupazione per la minaccia della Somalia. (pp. 17-18) *Fino a quando l'Angola ed il Mozambico divennero indipendenti e si allearono con Mosca, la Somalia era l'unico <s>stato</s> Stato sul continente africano a professare il marxismo-leninismo. (p. 29) *L'Etiopia subì l'invasione ed immensa perdita di vita e distruzione nel 1977, non perché gli Stati Uniti l'abbandonarono, ma perché l'Unione Sovietica armò sconsideratamente la Somalia negli anni precedenti, e perché Menghistu fece un errore di calcolo puntando sui sovietici. Mentre l'Unione Sovietica lottava per mantenere la sua posizione in Somalia mentre stabiliva la sua posizione in Etiopia, continuava inizialmente a dare armi al suo vecchio cliente mentre chiaramente rallentava - o certamente non si affrettava <s>di</s> a farlo - le spedizioni a quello nuovo. (p. 45) *A un certo punto <s>particolare</s> del 1983, l'anziano leader sudanese fu colpito da una visione del suo paese come uno stato puramente islamico. Forse, abbracciando il fondamentalismo islamico, pensava che avrebbe potuto sopraffare l'opposizione che da tempo aumentava contro il suo regime. Nell'agosto del 1983, le leggi dell'Islam furono decretate come quelle del Sudan moderno e il sud cristiano, unito sotto un solo governo sin dagli accordi del 1979, fu diviso in tre distretti. Queste misure fecero <s>cadere in caos il sud</s> precipitare il sud nel caos ed alienò l'opinione araba moderata nel nord. Una cosa era applicare <s>legge</s> leggi islamiche sui musulmani, tenere fustigazioni <s>pubblicche</s> pubbliche, tagliare arti e proibire lo scambio o l'uso di bevande alcoliche; <s>era</s> tutt'altro infliggere queste pratiche su cristiani già esausti dal dominio del nord musulmano. (pp. 82-83) *La fame è stata la compagna dell'Etiopia lunga la sua storia. In Etiopia, come nella maggior parte delle società in cui predomina l'agricoltura di sussistenza e dove manca una buona rete di trasporto stradale, non c'è modo di resistere quando le piogge <s>falliscono</s> scarseggiano o <s>invadono gli animali pestiferi</s> c'è un'invasione di parassiti. Il popolo può <s>muorire</s> morire di fame in una provincia mentre <s>, in solo una decina di chilometri di distanza, in un altra c'è abbondanza</s> in un'altra, a poche decine di chilometri di distanza, c'è abbondanza di cibo. Quando il cibo si esaurisce, la popolazione ha la scelta di fuggire o morire sul luogo. (p. 117) *{{NDR|Sulla [[Carestia etiope del 1983-1985]]}} Era naturale sperare, se non aspettare, che lo sforzo <s>ercoleo</s> erculeo dell'Occidente di salvare le vite di milioni di etiopi affamati sarebbe stato apprezzato e avrebbe spinto il governo etiope a ripensare la sua posizione internazionale. <s>Alcuni in Washington ragionavano</s> Qualcuno a Washington pensava, insomma, che il regime etiope avrebbe visto che, quando si trattava di questioni elementari di sopravvivenza, l'Occidente aveva più da offrire dell'Est. Mosca poteva dare armi per <s>svolgere</s> continuare con guerre civili infinite, ma non poteva fornire né viveri in un tempo d'emergenza né un modello economico che avrebbe assicurato all'Etiopia la capacità di produrre abbastanza cibo per nutrire la sua popolazione crescente anche in tempi normali. (p. 127) *{{NDR|Sulla [[Carestia etiope del 1983-1985]]}} [Ad] ogni contributo sovietico e del blocco orientale, non importa quanto piccolo, fu <s>dato pubblicità sontuosa</s> data grande risalto <s>nella</s> sulla stampa etiope. Spesso i contributi del blocco orientale furono <s>contate</s> contati tre volte: quando <s>furono</s> venivano <s>annunciate</s> annunciati, quando erano <s>spedite</s> spediti al porto, e quando erano <s>nel campo</s> nei campi. Se gli ambasciatori occidentali e canadesi insistevano abbastanza, potevano normalmente guadagnarsi <s>una scenetta sulla televisione</s> un servizio televisivo o un articolo in un giornale riguardo il loro contributo più recente. Ma i contributi di viveri statunitensi erano di grande imbarazzo per il regime. Il Ministero delle comunicazioni rifiutava <s>testardemente</s> testardamente di pubblicare una cifra comprensiva per i contributi statunitensi governativi dopo che aumentarono a dieci milioni di dollari nella tarda estate del 1984, e poi a cento milioni di dollari e oltre alla fine dell'anno. (p. 131) *Che sia per disegno o semplicemente <s>attraverso</s> per pragmatismo, Haile Selassie trasformò l'Etiopia, durante i suoi cinquantotto anni di reggenza, da un impero feudale primitivo a uno stato moderno incipiente. Consolidò il potere centrale privando i regnanti regionali della loro autonomia tradizionale; non gli <s>erano</s> era più <s>permessi</s> permesso <s>d'</s> essere re, solo, al massimo, grandi <s>servi</s> servitori dello <s>stato</s> Stato. Creò un esercito nazionale permanente, dove prima c'erano solo le coscrizioni feudali, e una struttura governativa moderna. Sotto il suo regno, furono fondate le istituzioni di istruzione superiore e furono <s>pose</s> poste le basi per l'istruzione <s>in</s> di massa. Furono lanciate politiche e programmi per incoraggiare lo sviluppo economico. La diplomazia dell'Imperatore rese l'Etiopia un partecipante attivo e rispettato negli affari africani e persino mondiali. In un senso, i semi della sua caduta erano presenti in ciascuna di queste misure, sebbene <s>è</s> sia difficile vedere come avrebbe potuto sperare di sopravvivere <s>quanto</s> ciò che fece se non <s>li</s> avesse <s>avviate</s> avviato tali misure. Alla fine, il sistema politico, sociale ed economico che lui portò all'esistenza fu distrutto perché il suo creatore esaurì la sua abilità di continuare il progetto e, come tanti autocrati, fallì nel fare <s>le preparazioni adeguate per la</s> quanto necessario alla sua successione. (p. 155) *{{NDR|Su [[Menghistu Hailè Mariàm]]}} La sua visione è di uno stato unitario e totalitario in cui le differenze regionali ed etniche verranno sommerse dall'ideologia politica e dove tutte le attività saranno controllate e regolate dal partito, dallo Stato e dalle sue varie agenzie. Inutile dire, questo è un progetto ambizioso, particolarmente per un <s>paese</s> Paese che è fra i più poveri ed arretrati del mondo e che, per storia e tradizione, è stato propenso al separatismo e all'anarchia. (p. 155) *L'insurezzione eritrea rintraccia le sue origini immediate dai cinquant'anni di colonizazzione italiana, dall'ultimo decennio dell'<s>ottocento</s> Ottocento fino alla sconfitta delle forze italiane dalle mani dei britannici nel 1941. Il regime coloniale italiano era spesso duro e le leggi italiane posero degli standard di razzismo che i sostenitori <s>di</s> dell'[[apartheid]] potrebbero solo ammirare. Ciononostante, gli Eritrei beneficiarono dall'industria, dal commercio e dal livello generale di sviluppo culturale che l'Italia portò nel loro <s>paese</s> Paese. I frutti della colonizazzione italiana fecero sì che gli Eritrei si ritengono superiori ai loro cugini in Etiopia e, particolarmente fra i musulmani, rinforzò le inclinazioni già esistenti per il separatismo. Gli Eritrei, infatti, hanno pochissimo in comune. L'Eritrea non ha nessuna delle caratteristiche che normalmente sostengono una pretesa per l'autogoverno; la sua popolazione non ha una religione comune, una lingua comune o un origine etnica comune. È divisa piuttosto equamente tra cristiani e musulmani. (pp. 157-158) *L'indipendenza è una chimera per l'Eritrea. Sarebbe una catastrofe per tutti i coinvolti: eritrei, etiopi e i popoli di <s>paesi</s> Paesi circostanti. Un'Eritrea indipendente non potrebbe essere autosufficiente, particolarmente se, come sembrerebbe inevitabile, fosse tagliata dalla sua madrepatria etiope. Diventerebbe una pedina nelle mani di qualunque potenza o potenze straniere disposte a fornirla d'armi e denaro. Non conoscerebbe mai la pace, perché nessun governo etiope di qualsiasi <s>striscia politica</s> colore politico accetterebbe la sua indipendenza. (p. 161) ===Per [[John Garang]]=== *L'Spla è determinato a combattere per un Sudan nuovo e democratico ove la giustizia sociale, la libertà e la dignità umana per tutti fiorisca. Combattiamo per un nuovo Sudan <s>democrati</s> democratico in cui la questione delle nazionalità venga risolta correttamente. <s>Combiatiamo</s> Combattiamo per un Sudan in cui [venga risolto] il problema di sviluppo irregolare <s>viene risolto</s>, cosicché tutte le regioni del <s>paese</s> Paese, specialmente nelle zone più trascurate, <s>ricevono</s> ricevano uno sviluppo socioeconomico equo ed <s>accellerato</s> accelerato. Combattiamo per un Sudan libero dal razzismo; un Sudan in cui il potere è in mano delle masse, esercitato da loro e nei loro interessi; un Sudan in cui non c'è monopolio di potere da qualsiasi gruppo, che sia etnico, religioso o regionale. ===''"This convention is sovereign"''=== *La storia del popolo sudanese è stata la storia di una continua lotta tra gli oppressi e gli oppressori, gli invasi e gli invasori, tra gli sfruttati e gli sfruttatori - dal nostro <s>più passato</s> passato fino ai giorni nostri, il nostro popolo sudanese ha sempre lottato per la libertà, la giustizia e la dignità, per una vita migliore. Gli interessi, la cultura e l'identità delle forze regnanti sono sempre stati dominanti ed imposte sull'intera società. È sempre stato così ed è così tuttora. *Il nostro <s>paese</s> Paese, Belaad al Sudan, è un prodotto incompleto d'un lungo processo storico. Ha subito un processo continuo di metamorfosi e mutazioni lungo la storia - cambiando identità e contenuto di volta in volta in conformità con l'interazione e la correlazione di potere tra le forze socio-politiche e socio-storiche in un qualsiasi dato periodo - gli stati e civiltà kushitiche, faraoniche, cristiane, islamiche e coloniali sono apparsi e scomparsi sul suolo della nostra grande terra, il Sudan. *I confini coloniali del Sudan, come ovunque in Africa, erano arbitrari dal punto di vista dei popoli autoctoni, poiché nessuno di questi popoli venne consultato sulla sua volontà di far parte o <s>meno</s> no di questo o quel territorio coloniale. I confini coloniali che i nostri stati "indipendenti" ereditarono esprimevano soltanto i limiti che separavano una zona d'influenza coloniale dall'altra. *Come corpo sociopolitico, l'Splm/Spla non esiste in isolamento. È certo d'influenzare e di essere influenzato dalle condizioni esterne ed interne circostanti in cui esiste ed agisce. Non ci siamo sviluppati in caverne montane isolate per rifugiarci dai venti, dalle tempeste e dai <s>tormenti</s> problemi esterni, né siamo stati in esilio per evitare gli effetti dei cambiamenti interni nel nostro paese. L'Splm/Spla è un organismo politico vivente nel vero senso di quella parola, e perciò non dovrebbe sorprendere o scioccare nessuno che siamo stati avversamente influenzati dai recenti cambiamenti internazionali ed interni, che <s>sfidarono</s> hanno sfidato seriamente la nostra propria esistenza come movimento e come popolo. Ma abbiamo resisitito e siamo sopravvissuti, e non solo siamo sopravvissuti, vinceremo! *La tragedia umanitaria affrontata dal nostro popolo oggi è molto grave. Il governo Nif {{NDR|Fronte nazionale islamico}}, per eseguire la sua maledetta guerra, sta massacrando ed espellendo grandi numeri della nostra popolazione attraverso il bombardamento aereo e terrestre sulla popolazione civile e attraverso campi per le persone espulse, conducendo pulizia etnica nelle Montagne di Nuba e provocando guerra tribale <s>attraverso</s> mediante le milizie governative. *Il nostro movimento, l'Splm/Spla, ha mantenuto sin dalla sua nascita una posizione molto chiara e di sano principio sulla questione d'una risoluzione pacifica per il conflitto nel nostro <s>paese</s> Paese. *Vogliamo assicurare il mondo e il popolo sudanese attraverso questa conferenza che l'Splm/Spla sarebbe soddisfatto se i negoziati di pace conducessero ad una pace giusta, e terminare la guerra attraverso <s>un'</s> un accordo di pace. Assicuro, però, sia nemici che nemici, che non accetteremo mai una pace cattiva, poiché, come ho detto prima, "una pace cattiva è peggio d'una guerra". *Sono totalmente convinto che non c'è niente che gli uomini <s>possono</s> possano fare che le donne non <s>possono</s> possano. È solo che <s>le</s> vengono negate loro le opportunità, vengono discriminate ad ogni <s>angoli</s> angolo, talvolta persino in cucina. *Non possiamo chiedere <s>per</s> l'autogoverno se non siamo autosufficienti, a meno che non ci sia un qualche modo magico di ottenere la nostra libertà. Dobbiamo lottare. Non possiamo lottare pregando <s>alle</s> altre persone perché il nostro destino <s>dipenderà su di</s> dipenda da loro. Il nostro destino deve essere nelle nostre mani. Spero che possa servire. --[[Utente:AnjaQantina|AnjaQantina]] ([[Discussioni utente:AnjaQantina|scrivimi]]) 00:07, 3 giu 2019 (CEST) == [[James Randi]] == Ciao, per le prime due sezioni (intervista e discorso) non hai indicato le fonti.-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 15:14, 10 giu 2019 (CEST) :{{Ping|Spinoziano}} Strano, si vedono benissimo quando si clicca "modifica", ma rimangono nascosti sulla voce... Sono proprio confuso. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 17:13, 10 giu 2019 (CEST) ::Ah, quello è un vecchio problema del template. Quando fa così bisogna sostituire = con <code><nowiki>&#61</nowiki></code><code><nowiki>;</nowiki></code> nell'url. Ho sistemato. Grazie,-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 17:52, 10 giu 2019 (CEST) == Community Insights Survey == <div class="plainlinks mw-content-ltr" lang="it" dir="ltr"> '''Condividi la tua esperienza con questo sondaggio''' Gentile {{PAGENAME}}, La Wikimedia Foundation chiede il tuo parere in un sondaggio sulla tua esperienza con {{SITENAME}} e Wikimedia. Lo scopo di questo sondaggio è quello di capire come la Foundation sta supportando il tuo lavoro su wiki e come possiamo cambiare o migliorare le cose in futuro. Le tue opinioni condivise influenzeranno direttamente il lavoro attuale e futuro della Wikimedia Foundation. Per favore prenditi circa da 15 a 25 minuti per '''[https://wikimedia.qualtrics.com/jfe/form/SV_0pSrrkJAKVRXPpj?Target=CI2019List(other,act5) fornire il tuo parere tramite questo sondaggio]'''. È disponibile in varie lingue. Il sondaggio è ospitato da una terza parte e [https://foundation.wikimedia.org/wiki/Community_Insights_2019_Survey_Privacy_Statement gestita in base a questa informativa sulla privacy] (in inglese). Per [[m:Community Insights/Frequent questions|saperne di più su questo progetto]]. [mailto:surveys@wikimedia.org Inviaci una mail] se hai delle domande, o se non vuoi ricevere futuri messaggi riguardo a questo sondaggio. Cordialmente, </div> [[User:RMaung (WMF)|RMaung (WMF)]] 16:34, 9 set 2019 (CEST) <!-- Messaggio inviato da User:RMaung (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=CI2019List(other,act5)&oldid=19352874 --> == Reminder: Community Insights Survey == <div class="plainlinks mw-content-ltr" lang="it" dir="ltr"> '''Condividi la tua esperienza con questo sondaggio''' Gentile {{PAGENAME}}, Un paio di settimane fa ti abbiamo invitato a partecipare al Community Insights Survey. È il sondaggio annuale della Wikimedia Foundation sulle nostre comunità globali. Vogliamo capire quanto bene sosteniamo il tuo lavoro su wiki. Siamo al 10% del nostro obiettivo di partecipazione. Se non hai già partecipato al sondaggio, puoi aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo! '''La tua opinione è importante per noi.''' Per favore prenditi circa da 15 a 25 minuti per '''[https://wikimedia.qualtrics.com/jfe/form/SV_0pSrrkJAKVRXPpj?Target=CI2019List(other,act5) fornire il tuo parere tramite questo sondaggio]'''. È disponibile in varie lingue. Il sondaggio è ospitato da una terza parte e [https://foundation.wikimedia.org/wiki/Community_Insights_2019_Survey_Privacy_Statement gestita in base a questa informativa sulla privacy] (in inglese). Per [[m:Community Insights/Frequent questions|saperne di più su questo progetto]]. [mailto:surveys@wikimedia.org Inviaci una mail] se hai delle domande, o se non vuoi ricevere futuri messaggi riguardo a questo sondaggio. Cordialmente, </div> [[User:RMaung (WMF)|RMaung (WMF)]] 21:14, 20 set 2019 (CEST) <!-- Messaggio inviato da User:RMaung (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=CI2019List(other,act5)&oldid=19395141 --> == Reminder: Community Insights Survey == <div class="plainlinks mw-content-ltr" lang="it" dir="ltr"> '''Condividi la tua esperienza con questo sondaggio''' Gentile {{PAGENAME}}, Mancano solo poche settimane per partecipare al Community Insights Survey! Siamo al 30% del nostro obiettivo di partecipazione. Se non hai già partecipato al sondaggio, puoi aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo! Con questo sondaggio, la Wikimedia Foundation raccoglierà dei pareri su come sosteniamo il tuo lavoro su wiki. Ci vorranno solo 15-25 minuti per completarlo e avrà un impatto diretto sul sostegno che forniamo. Per favore prenditi circa da 15 a 25 minuti per '''[https://wikimedia.qualtrics.com/jfe/form/SV_0pSrrkJAKVRXPpj?Target=CI2019List(other,act5) fornire il tuo parere tramite questo sondaggio]'''. È disponibile in varie lingue. Il sondaggio è ospitato da una terza parte e [https://foundation.wikimedia.org/wiki/Community_Insights_2019_Survey_Privacy_Statement gestita in base a questa informativa sulla privacy] (in inglese). Per [[m:Community Insights/Frequent questions|saperne di più su questo progetto]]. [mailto:surveys@wikimedia.org Inviaci una mail] se hai delle domande, o se non vuoi ricevere futuri messaggi riguardo a questo sondaggio. Cordialmente, </div> [[User:RMaung (WMF)|RMaung (WMF)]] 19:04, 4 ott 2019 (CEST) <!-- Messaggio inviato da User:RMaung (WMF)@metawiki usando l'elenco su https://meta.wikimedia.org/w/index.php?title=CI2019List(other,act5)&oldid=19435548 --> == Guerra di liberazione bengalese == Ciao, potresti, per favore, dare un'occhiata all'ultima modifica fatta da altro utente in [[Guerra di liberazione bengalese]]: l'incertezza è tra "chiamano" o "chiamavano". Ho cercato il testo esatto in rete, ma non ho trovato niente. Grazie, Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 21:44, 24 ott 2019 (CEST) :{{ping|Sun-crops}} Controllato. È esatto. Grazie dell'avviso, ho modificato anche la voce originale. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 22:30, 24 ott 2019 (CEST) ::OK, perfetto, grazie. Ciao --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 00:52, 25 ott 2019 (CEST) == Albania == Ciao, sono alle prese con gli spammer che non danno tregua. Ho già fatto un rollback nella voce Albania, inviato un avviso per vandalismo, ma questo utente prosegue. Per favore, vuoi dare un attimo un'occhiata? Grazie, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 12:57, 29 ott 2019 (CET) == Fonti: riferimento alla pagina == Ciao Mariomassone, leggendo i tuoi inserimenti nella voce [[Robert Service]] ho notato che il numero di pagina lo scrivi sempre in questo modo: p.nnn, e non p. nnn (con il blank di separazione). Pensavo che lo standard fosse la seconda modalità, ma forse sbaglio. È così? Buon lavoro --[[Utente:Gaux|Gaux]] ([[Discussioni utente:Gaux|scrivimi]]) 12:27, 13 nov 2019 (CET) {{ping|Gaux}}, avevo visto che usavi (forse inconsciamente) il p.nnn e ho semplicemente seguito l'esempio. Si può sempre cambiare, e sarei daccordo. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 12:30, 13 nov 2019 (CET) :Credo di non aver mai utilizzato la notazione senza blank (se non per errore). Non avevo eseguito io stesso la modifica (che ora hai fatto) per un dubbio (forse eccessivo) sullo standard. Tutto chiarito. Ciao, --[[Utente:Gaux|Gaux]] ([[Discussioni utente:Gaux|scrivimi]]) 12:47, 13 nov 2019 (CET) == Eduard Shevardnadze == Ciao Mariomassone, la citazione sulla mortalità infantile di che anno è o a quale anno fa riferimento? Credo sia interessante aggiungere un NDR per specificarlo. Se invece riguarda la sola RSS Georgiana credo sarebbe da togliere dalla voce URSS.[[Utente:Mhorg|Mhorg]] ([[Discussioni utente:Mhorg|scrivimi]]) 11:10, 30 nov 2019 (CET) :{{ping|Mhorg}} Ciao, il libro da cui proviene è del 1991, parla degli anni ottanta in generale, e si riferisce all'Urss intero. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 13:32, 30 nov 2019 (CET) == Vladimir Saveljevič Vojtinskij == Ciao, la rimozione di "contro lo spirito di avventure" è stata del tutto involontaria. Forse ho tentato un copia-incolla per inserire in oggetto di modifica, ma qualcosa deve essere andata male. Ho ricontrollato prima di salvare e deve essermi sfuggito. Mi spiace. Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 01:58, 3 dic 2019 (CET) :{{ping|Sun-crops}} Tranquillo, l'ho capito subito ;) [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 08:32, 3 dic 2019 (CET) == Nikita Sergeevič Chruščёv == Ciao, potresti, per favore, fare una verifica nella voce [[Nikita Sergeevič Chruščёv]], in cui un altro utente ha fatto una lieve modifica. Forse è una citazione che hai inserito tu e quindi puoi controllare direttamente sulla fonte. Ciao, grazie, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 18:45, 4 gen 2020 (CET) == Re: Conflitti sulla guerra fredda == Ma io non sto mettendo in dubbio che la guerra del Vietnam sia inquadrabile tra i conflitti della guerra fredda, infatti '''la [[Guerra del Vietnam|voce]] può stare in quella categoria, il problema è la [[:Categoria:Guerra del Vietnam|categoria stessa]]'''. Si tratti di motivi tecnici. La categorizzazione su Wikiquote segue altri tipi di regole che non esistono su Wikipedia.<br> Non è un caso se utilizziamo il [[Template:NotaCategorie]]...<br> La categoria [[:Categoria:Guerra del Vietnam]] contiene anche opere (nella fattispecie film) e persone e quindi non può essere sottocategoria di [[:Categoria:Conflitti della guerra fredda]] che dovrebbe contenere solo tematiche...<br> Ho visto che hai infranto più volte questa regola ultimamente e sto creando molte nuove categorie per cercare di rimediare... Spero di essere stato chiaro.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 22:53, 5 gen 2020 (CET) == ''[[Shāh-Nāmeh]]'' == Buonasera, c'è qualche motivo particolare per cui sei andato sempre a capo e non hai seguito [[Wikiquote:Trascrizione#Versi|le convenzioni]]?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 23:01, 23 gen 2020 (CET) :{{Ping|AssassinsCreed}} Pura dimenticanza. Ci penso io. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 23:03, 23 gen 2020 (CET) == Avestā == Ciao, di Fruttero & Lucentini c'è solo l'incipit, mentre le citazioni sull'Avestā ([https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Avest%C4%81&oldid=552252 qui il link alla pagina del 23 febbraio 2013]) sono di Arnaldo Alberti, compresa la "citazione su". In effetti in quella vecchia pagina mancava il paragrafo "Bibliografia", che forse avrebbe già potuto dipanare il dubbio. Buon lavoro, --[[Utente:AnjaQantina|AnjaQantina]] ([[Discussioni utente:AnjaQantina|scrivimi]]) 17:19, 28 gen 2020 (CET) == Steven Van Zandt == Ciao, Mario, nella voce [[Steven Van Zandt]] ho inserito un wikilink per [[Sun City (Sudafrica)]], voce enciclopedica; è quindi possibile creare questa voce tematica. Se vuoi, puoi farlo tu stesso. Grazie. Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 06:09, 30 gen 2020 (CET) :{{Ping|Sun-crops}} Fatto. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 09:27, 30 gen 2020 (CET) == [[Leviatano]] == Attenzione, le creature leggendarie sono voci tematiche...--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 23:35, 17 feb 2020 (CET) ::Ciao, Mario. Ho l'impressione che il messaggio che precede {{NDR|CANCELLATO}} è di un personaggio che non esito a definire un provocatore, ben noto alle cronache di questo progetto. Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 02:51, 19 feb 2020 (CET) P. S. Sarebbe peraltro da valutare l'opportunità di oscurare il messaggio perché qualifica una persona esistente in modo potenzialmente offensivo e forse anche più che offensivo. Gradirei, anche perché potrei essere assente nei prossimi giorni, che un altro amministratore esamini la cosa e decida. Io sarei propenso all'oscuramento, cosa che però ti impedirebbe al momento di leggere il messaggio. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 03:07, 19 feb 2020 (CET) == [[Epidemia di SARS-CoV-2 del 2019-2020]] == Perché le date dovrebbero essere superflue visto che aiutano a capire, ad esempio, se alcune frasi siano state dette prima o dopo che il virus sia arrivato in Italia?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 21:47, 24 feb 2020 (CET) *{{ping|AssassinsCreed}} Perché non l'ho visto utilizzato in alcun altra voce tematica. Se è infatti una convenzione, annullo la modifica. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 21:57, 24 feb 2020 (CET) ::Non è una convenzione che si utilizza in genere, ma se in alcune occasioni può tornare utile perché eliminarla?--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 21:59, 24 feb 2020 (CET) == Michail Gorbačëv == Ciao, Mario. È stata fatta una modifica nella voce [[Michail Gorbačëv]] che ho annullato. Vuoi dare comunque un'occhiata? Grazie, Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 09:21, 29 feb 2020 (CET) *Ciao {{Ping|Sun-crops}}, grazie per l'intervento fulmineo. Personalmente, non sono mai stato convinto della veracità di quelle citazioni, ma ''Comintern.it'' non è sulla [https://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Deprecated_sources#Currently_deprecated_sources lista nera] di wikipedia, quindi non spetta agli utenti regolari decidere se cancellarle. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 09:55, 29 feb 2020 (CET) == Voci dei Testimoni di Geova == Ciao, la categorizzazione per ambito va benissimo ma mancava quella per tipologia. Per dubbi vedi le mie correzioni o [[Wikiquote:Categorie|qui]] o contattami.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 22:24, 1 mar 2020 (CET) == Arnaldo Cipolla == Ciao Mario, nella voce [[Arnaldo Cipolla]] ho inserito un wikilink per la creazione della voce [[Negus]]. La citazione mi sembra pertinente. Se sei d'accordo e se vuoi, puoi creare la pagina. Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 21:50, 31 mar 2020 (CEST) == ''[[Beowulf]]'' == Ok, perfetto, grazie di aver sistemato: unica cosa anche i versi in italiano andrebbero in corsivo.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 00:39, 23 apr 2020 (CEST) == Jawaharlal Nehru == Ciao, Mario, facendo qualche ricerca, mi sono imbattuto in questo bel libro [https://books.google.it/books?id=gq7Bp0VazvUC&lpg=PA4&dq=inauthor%3A%22Christine%20Jordis%22&hl=it&pg=PA9#v=onepage&q=nehru&f=false]. Forse potrebbe interessarti. Ciao. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 21:22, 30 mag 2020 (CEST) p. S. Fra quelle che ho letto c'è una bella citazione a pagina [https://books.google.it/books?id=gq7Bp0VazvUC&lpg=PA4&dq=&pg=PA9#v=onepage&q&f=false 9]. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 21:27, 30 mag 2020 (CEST) :Ottimo, lo sfiorirò tra poco. Grazie! [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 21:31, 30 mag 2020 (CEST) :: OK. Ciao Mario. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 21:34, 30 mag 2020 (CEST) == POV! == Ehilà, ho visto che hai annullato un mio inserimento: si trattava di un'immagine riguardante "Forza (Guerre stellari)", inserendo "non pertinente" quale oggetto della modifica. La "pertinenza" dell'annullamento in questione - a mio modesto parere - è soggettiva, e può essere considerato un punto di vista personale e/o unilaterale (NNPOV). Sollevo due questioni: #Wikiquote funziona grazie alla costruzione del consenso: non andrebbe discussa (pacatamente) la "pertinenza" prima di fare annullamenti? #Se l'inserimento di un'immagine viene annullato, è auspicabile che chi annulla possa contemporaneamente sostituire con un'altra immagine più pertinente?<br> Parliamone. --[[Utente:AnjaQantina|AnjaQantina]] ([[Discussioni utente:AnjaQantina|scrivimi]]) 18:43, 2 giu 2020 (CEST) == Citazioni di Dio == Ciao, volevo precisare, riguardo a [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Dio&type=revision&diff=1084209&oldid=1075326 questa] rimozione, che ho tolto le citazioni perché quella è la voce su Dio in senso generico (non solo il Dio delle religioni, che è identificato in maniera differente a seconda della religione, ma anche il Dio dei filosofi, cioè Dio inteso come concetto). Come avevo scritto, quelle citazioni potrebbero stare in [[Yahweh]] ma non le ho spostate io direttamente perché lascerei valutare a te. Colgo l'occasione per farti i complimenti per il tuo enorme lavoro, ogni tanto mi accorgo di voci molto accurate che hai redatto e ne rimango piacevolmente sorpreso.-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 13:14, 18 ago 2020 (CEST) :{{ping|Spinoziano}} Grazie per l'avviso, e le parole gentili! Li aggiungo subito. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 14:26, 18 ago 2020 (CEST) == [[Stjepan Mesić]] == Ciao Mario, buon lunedì, ti scrivo perché ho Adobe Flash Player disattivato. Ho smanettato un po' ma non ho concluso nulla. Daresti per cortesia un'occhiata alla voce in oggetto? C'è una modifica proprio nelle citazioni che tu hai inserito, può darsi che vada bene, può darsi anche di no. Oggi potrei non essere presente, o presente in serata. Ci dai tu uno sguardo? Grazie in anticipo. Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 02:15, 7 set 2020 (CEST) == [[Kim Il-sung]] == Ciao, Mario. Nella voce Kim Il-sung un utente ha corretto una citazione [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Kim_Il-sung&type=revision&diff=1112943&oldid=1077303], puoi, per favore, verificare se questa correzione è giusta e se poi si deve allineare in [[Enver Hoxha]]. Il "pensiero ciucce", in effetti, lascia un po' perplessi. Complimenti per la tua attività di contribuzione. Ti saluto. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 22:55, 26 nov 2020 (CET) == Re: Traduzioni dall'inglese. == Ciao, Mario. Certo, con piacere. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 19:43, 9 gen 2021 (CET) ==[[Star Wars: Clone Wars]]== Grazie per la correzione, hai ragione. Ma a quanto pare le due voci sono davvero simili. Non è meglio mettere una voce ambigua che possa reindirizzare alla pagina giusta, in cima alla pagina? --[[Utente:Kurtanglewwe1996|Kurtanglewwe1996]] ([[Discussioni utente:Kurtanglewwe1996|scrivimi]]) 00:25, 28 gen 2021 (CET) Tipo una nota disambigua. Che ne dici? --[[Utente:Kurtanglewwe1996|Kurtanglewwe1996]] ([[Discussioni utente:Kurtanglewwe1996|scrivimi]]) 00:31, 28 gen 2021 (CET) Stavi pensando a qualche personaggio in particolare? Perchè al momento la mia idea è di continuare a guardarle tutte (sono arrivato a metà della prima stagione), quindi possono fare più attenzioni a frasi importanti di qualche personaggio da adesso in poi. --[[Utente:Kurtanglewwe1996|Kurtanglewwe1996]] ([[Discussioni utente:Kurtanglewwe1996|scrivimi]]) 23:19, 28 gen 2021 (CET) ::Fammi sapere se è abbastanza. --[[Utente:Kurtanglewwe1996|Kurtanglewwe1996]] ([[Discussioni utente:Kurtanglewwe1996|scrivimi]]) 01:11, 11 feb 2021 (CET) :::Comunque noto che stai creando e gestendo un sacco di pagine relative a Star Wars. Ti suggerisco ad un certo punto di creare un template con tutti gli argomenti relativi a Star Wars se sei interessato (vedi per esempio [[Template:Batman]] o [[Template:Star Trek]], così lo puoi allegare facilmente ad ogni pagina relativa. =) --[[Utente:Kurtanglewwe1996|Kurtanglewwe1996]] ([[Discussioni utente:Kurtanglewwe1996|scrivimi]]) 02:05, 12 feb 2021 (CET) == voci da ampliare == se ti va, puoi mandarmi un elenco delle voci su wikiquote che sono da ampliare: se trovo delle frasi per me significative posso linkarti l'articolo o il libro e al limite, se piacciono pure a te tu puoi usarle. Che ne dici? --[[Speciale:Contributi/2.226.12.134|2.226.12.134]] ([[User talk:2.226.12.134|msg]]) 15:29, 24 feb 2021 (CET) == [[Cornelia Funke]] == Ciao, Mario, sono approdato per caso in questa pagina. Ma gli autori de ''Il labirinto del fauno'' sono due, cioè tutto il libro, parola per parola è stato scritto a quattro mani? O le citazioni sono tratte da una parte scritta della sola Cornelia Funke? Se il libro è tutto scritto dai 2 autori, allora dovrebbe essere inserito in una voce a parte, sotto il titolo, come per esempio ''[[Porci con le ali]]'', se questo è il solo libro che hanno scritto insieme, o intestando la voce ai due autori, se hanno scritto più opere insieme. Complimenti per il lavoro che stai facendo. Ciao. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 23:21, 25 mar 2021 (CET) :{{ping|Sun-crops}} Ciao Sun-crops, secondo [https://www.dw.com/en/cornelia-funke-and-guillermo-del-toro-turn-pans-labyrinth-into-a-novel/a-49454889 questo sito], sembra che sia stata Funke a scriverlo. Il nome di Del Toro sembra essere stato incluso perché lui scrisse la sceneggiatura del film da cui il libro è basato. Non saprei se questo lo renderebbe idoneo per una pagina. Cosa ne pensi? [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 23:35, 25 mar 2021 (CET) ::Ciao Mario. Ho dato un'occhiata in rete: [https://www.mangialibri.com/bambini-ragazzi/il-labirinto-del-fauno qui] è scritto, verso la fine dell'articolo: "Il libro è scritto a quattro mani da Del Toro e Cornelia Funke, il cui apporto è la reale innovazione della storia", in [https://www.cinefilos.it/tutto-film/approfondimenti/il-labirinto-del-fauno-trama-premi-libro-spiegazione-streaming-462724 questo sito]: "Il libro è scritto a quattro mani da Del Toro e Cornelia Funke, il cui apporto è la reale innovazione della storia.", ancora, in [https://www.wired.it/play/libri/2019/11/06/il-labirinto-del-fauno-ora-e-un-dark-fantasy-firmato-cornelia-funke/?refresh_ce= questo sito]: "Viene da chiedersi quanto l’operazione di convertire un film del genere, carico di suggestioni letterarie, in libro possa essere sensata e non rischi invece un impoverimento. Di sicuro, il fatto che a scrivere il romanzo del Labirinto del fauno, accanto allo steso Del Toro, ci sia Cornelia Funke, fa ben sperare."; nel sito che mi hai indicato: "The book emerged out of a unique collaboration between Del Toro and German children's fiction author Cornelia Funke, both of whom share a special talent for fantasy storytelling. Together, they have created a novel that US publisher Harper Collins describe" ecc. Vedi, Mario, [https://www.ragazzimondadori.it/libri/il-labirinto-del-fauno-cornelia-funke/ qui] è presentato dalla stessa casa editrice come scritto a 4 mani. Dovrebbe essere così. Ciao, Mario Buona giornata. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 06:27, 26 mar 2021 (CET) :::{{ping|Sun-crops}} Chiarissimo. Prevedo però un potenziale problema: dato che il romanzo non ha una pagina a se stante su Wikipedia, non significa forse che una pagina qui verrebbe subito cancellata? Grazie per i gentili complimenti. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 12:46, 26 mar 2021 (CET) ::::Ciao, penso di no, Mario. Sentiamo cosa dice {{ping|Spinoziano}}. Grazie a te per le tante cose belle che fai. Spero che la pagina a cui tieni tanto possa andare in vetrina al più presto. Ciao. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 14:35, 26 mar 2021 (CET) :::::Ovviamente no, se almeno uno degli autori è enciclopedico, vai tranquillo.-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 18:14, 26 mar 2021 (CET) == Proverbi del bosco piccolo == Ciao, i proverbi dai media devono essere definiti come "proverbio" da chi li pronuncia o citati con "si dice che" o altra formula simile, [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Proverbi_dalle_serie_televisive&curid=97568&diff=1147568&oldid=1121787 questi] sono citati in quel modo nella serie? O sono semplici frasi dal taglio aforistico? Anche quella preceduta da "Come dice un famoso vecchio saggio" non è un proverbio ma una citazione di autore (non precisato), andrebbe invece bene se fosse preceduta da un più generico "si dice che". -- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 08:06, 28 mag 2021 (CEST) == Re: Serie tv inedito in italiano == Se la serie è indedita in italiano puoi riportare le citazioni in lingua originale con traduzione tua. Tu però dici che c'è una traduzione ufficiale scritta, allora è giusto seguire quella; però se possibile controlla che sia effettivamente una traduzione dei dialoghi della serie e non un'opera diversa che magari contiene pezzi diversi rispetto alla serie. Se sono parti della serie, è giusto che vadano nella voce sulla serie; ma in un caso come questo, essendo citazioni tratte da un libro, direi che puoi creare anche la voce sullo sceneggiatore inserendovi una sezione con alcune citazioni della serie e un {{tl|vedi anche}} alla voce della serie. -- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 08:22, 14 giu 2021 (CEST) == Nehru o bianco? == Ciao Mario, a che punto siamo con Nehru? Quando ti sembra di aver fatto, fai sapere nella pagina della segnalazione e prepara anche una presentazione come [[Utente:AssassinsCreed/SandboxFederer|questa]], grazie.-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 11:36, 24 lug 2021 (CEST) *{{ping|Spinoziano}} Ciao Spino, a questo punto direi che abbiamo spremato le fonti italiane disponibili fino in fondo, tranne "Paese della falce e martello", che è introvabile su amazon. Ci sono ancora volumi interi di discorsi in inglese su archive.org, ma sono d'avvero indispensabili per la completezza? Se no, allora dò il via e faccio la presentazione. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 12:20, 24 lug 2021 (CEST) ::A mio giudizio per la completezza ci siamo. -- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 13:42, 24 lug 2021 (CEST) :::{{ping|Spinoziano}} Va bene allora. Che ne pensi?{{Cassetto|Contenuto =<br>{{Box Vetrina |campo_immagine= [[File:Jnehru.jpg|190px|right]] |campo_nome= Jawaharlal Nehru |campo_anno= (1889 – 1964) |campo_bio= politico indiano. |campo_contenuto= *Finché ci saranno lacrime e sofferenza il nostro lavoro non sarà terminato. *L'imperialismo funzionava all'estero con colonie e dipendenze, mentre il Fascismo e il Nazismo funzionavano allo stesso modo anche nella madrepatria. *La concentrazione del potere – politico, economico, o di qualsiasi altro tipo – è pericolosa, anche quando si tratta di una persona perbene. *Le persone possono venerare Dio in uno qualsiasi dei mille modi che vogliono. Ma rivendico anche quella libertà che consiste nel non adorare Dio se così scelgo, e rivendico anche la libertà di distogliere il popolo da ciò che considero superstizione e pratiche antisociali. *Sarebbe forse possibile addomesticare la tigre selvaggia delle foreste, e toglierle la sua ferocia naturale, ma non c'è alcuna possibilità di domare il capitalismo e l'imperialismo, quando essi si alleano e si abbattono su un infelice paese. *Se la struttura democratica è subordinata a qualche altra cosa, ciò vuol dire in realtà che ad essa si è rinunciato. *Se voi onorate la vostra fede, dovete onorare la fede degli altri che sono diversi da voi. Onorando la fede altrui, esalterete la vostra stessa fede, e farete sì che sia onorata dagli altri. *Un individuo può essere un genio, un altro uno scemo. Non si può farli diventare uguali. Ma quello che è essenziale è che debbono avere uguale opportunità di svilupparsi. ==Citazioni su Jawaharlal Nehru== *In realtà, fu Nehru e non [[Mahatma Gandhi|Gandhi]] a condurre il proprio paese all'indipendenza, anche al prezzo spaventoso della divisione. Per decenni, una solida alleanza fra le sinistre laiche inglesi e indiane aveva posto le basi, e alla fine vinto la battaglia, per la liberazione dell'India. Non c'era mai stato alcun bisogno che una figura religiosa oscurantista imponesse il suo ego su tale processo, ritardandolo e distorcendolo. ([[Christopher Hitchens]]) *Jawaharlal Nehru, in India, riuscì in ciò in cui sia [[Sukarno]] che [[Kwame Nkrumah|Nkrumah]] fallirono. Pur essendo un leader carismatico, egli si rivelò anche capace di costruire una nazione. ([[Richard Nixon]]) *Nehru ha dichiarato pubblicamente, di fronte a tutti i suoi quattrocento milioni di cittadini, che non è credente, che la religione è certo una bella cosa, ma a lui non interessa affatto. Questa straordinaria libertà di pensiero, questa integrale mancanza di ipocrisia è uno dei fatti più alti del tempo in cui viviamo. ([[Pier Paolo Pasolini]]) }}}}{{nf|15:26, 24 lug 2021|Mariomassone}} :Va bene ma è un po' lunga, magari ne toglierò qualcuna. In [[Wikiquote:Vetrina/Segnalazioni/Jawaharlal Nehru]] avevo scritto: «Restano da "bluificare" vari link rossi come "battaglia di Plassey", "rivolta del 1857-58", creando le voci, e da ricontrollare le traduzioni dall'inglese.» Confermi che questo è stato fatto? Rispondi lì per cortesia.-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 16:16, 24 lug 2021 (CEST) == [[Michel Djotodia]] == Ciao Mario, un grande in bocca al lupo per la voce in vetrina. Ancora un piccolo sforzo, siamo ormai al traguardo; io sono favorevolissimo. Ti scrivo per una cosetta che ho cercato di mettere a posto in Michel Djotodia; è molto semplice, il link alla fonte c'è nel wikitesto, non si vede però nella voce. Ho provato a smanettare un po', ma, forse per l'ora tarda e un po' di stanchezza, non mi è riuscito il fix. Forse per te è più semplice; se puoi dare un'occhiata appena hai un po' di tempo, te ne sarei grato. Grazie. Ciao. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 00:59, 25 lug 2021 (CEST) ==Fusaro e pandemia== Ciao. Ho appena inserito citazioni da un articolo di Fusaro che riguardano la situazione attuale associata alla Pandemia di Covid-19. Io le riporterei nella voce "Pandemia di COVID-19" anche se non riguardano direttamente la pandemia: cosa ne pensi? Lo chiedo a te che sei il contributore principale, ma ovviamente può intervenire chiunque (in tal caso meglio spostare da questa ''talk'' la discussione). Grazie.<br>--[[Utente:DonatoD|DonatoD]] ([[Discussioni utente:DonatoD|scrivimi]]) 16:17, 8 ago 2021 (CEST) {{ping|DonatoD}} Mi sembrano okay. Alcuni sono più pertinenti alla voce specifica della pandemia in Italia [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 19:13, 9 ago 2021 (CEST) == Dottrina Monroe == Ciao Mariomassone, ho trovato un testo in Internet Archive che tratta anche della dottrina Monroe: ''Da Washington a Wilson'' di Enrico Catellani (autore enciclopedico), del 1933. L'URL è https://archive.org/details/Da-Washington-a-Wilson-Conferenze-tenute-alla-R-Universita-di-Padova-PHAIDRA_o_334723/mode/2up Buon lavoro --[[Utente:Gaux|Gaux]] ([[Discussioni utente:Gaux|scrivimi]]) 16:57, 20 set 2021 (CEST) == [[Wikiquote:SheSaid 2021]] == Ciao Mario. Protagoniste assolute del mese di ottobre sono le donne, che, come vuole l'antica saggezza cinese, sostengono l'altra metà del cielo. Grazie all'iniziativa di [[Utente:Camelia.boban|Utente:Camelia.boban]] e di altre valide collabratrici siamo all'edizione 2021 della campagna che tanto successo ebbe l'[[Wikiquote:SheSaid‎|anno scorso]]. Sarebbe bello replicare anche quest'anno. In ogni caso ogni contributo è importantissimo e quindi, se tu volessi partecipare, sarebbe bellissimo. Come vedrai dal link all'edizione 2020 che ho predisposto, l'utente potrà registrare i suoi contributi con tanto di firma e quindi – contributo e utente – resteranno per sempre, in piena evidenza, negli annali di questa iniziativa e di wikiquote. Spero che, compatibilmente con i tuoi impegni, vorrai unirti a questa bella iniziativa che partirà il 20 ottobre per concludersi il 20 dicembre 2020. Ti ringrazio per l'enorme lavoro che instancabilmente, da anni, svolgi per wikiquote. Ti saluto. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 04:58, 5 ott 2021 (CEST) ::Ciao, Mario, grazie per l'ampliamento della voce Ornela Vorpsi. Puoi registrare il tuo contributo in [[Wikiquote:SheSaid 2021]] (in questo caso nella sezione Migliorate), così come tutti gli eventuali tuoi prossimi contributi a voci di donne. Ciao, buon fine settimana. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 14:46, 23 ott 2021 (CEST) == Il Mereghetti == Ciao Mario, complimenti per esserti procurato ''Il Mereghetti'', ma nelle tue aggiunte c'è una cosina da sistemare: hai indicato "2004" tra parentesi, ma non esiste un'edizione pubblicata nel 2004 in bibliografia: c'è l'edizione col ''2004'' nel titolo ma è pubblicata nel 2003, difatti se ci fai caso è citata con "2003" fra parentesi. -- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 07:59, 11 ott 2021 (CEST) :Ah, ma quindi abbiamo la stessa edizione? Pensavo di essere l'unico che, invece che acquistare con denaro sonante l'ultima edizione appena uscita in libreria, si va a procurare quella che gira da tempo immemore tra le bancarelle dell'usato e che ti tirano dietro per pochi euro. :D -- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 13:21, 11 ott 2021 (CEST) {{ping|Spinoziano}} Eredità di uno zio :) [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 13:28, 11 ott 2021 (CEST) == [[Re Artù]] [[Principe Valiant]] == Ciao, Mario. Approfitto del fatto che sei qui per chiederti la cortesia di dare un'occhiata alle ultime modifiche in [[Re Artù]]. Ci sarebbe anche l'altra, se vuoi/puoi dare un'occhiata. C'è qualche tua voce proposta per la vetrina? Ciao. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 22:37, 11 ott 2021 (CEST) :{{ping|Sun-crops}} Sfortunatamente non posso confermare né smentire, siccome non ho mai visto la serie. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 22:46, 11 ott 2021 (CEST) ::Ok, Mario, grazie, qualcuno che l'ha vista verificherà. Ma per la vetrina, che mi dici: hai proposto una nuova voce? --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 22:48, 11 ott 2021 (CEST) :::{{ping|Sun-crops}} Grazie, sì, ho proposto ''[[Dracula (romanzo)|Dracula]]''. Ci sono ancora dei link rossi però. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 22:50, 11 ott 2021 (CEST) ::::OK, bueno. Cerco di tenermi aggiornato. Se mi sfugge il "rush" finale, scrivimi. Ciao, --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 22:59, 11 ott 2021 (CEST) == [[Madre Teresa di Calcutta]]‎ == Ciao Mario, c'è stato un po' di mare agitato per questa citazione:{{quote|Se fossi costretta a scegliere tra Galileo e l'Inquisizione, sceglierei l'Inquisizione.}} <s>(strano, in una traduzione ufficiale, che non sia <s>scritto</s> tradotto: avrei scelto anziché sceglierei)</s>, tratta da Christopher Hitchens, ''La posizione della missionaria: Teoria e pratica di Madre Teresa''. Per caso hai questo libro in modo da poter verificare? Ciao, grazie --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 15:33, 14 ott 2021 (CEST) == Unificare due note uguali == Ciao, sulla voce [[Rancore (rapper)]] due note sono uguali. Le sai unificare?--[[Speciale:Contributi/77.204.105.41|77.204.105.41]] ([[User talk:77.204.105.41|msg]]) 23:05, 29 ott 2021 (CEST) == [[Schiavi dell'inferno]] == Ciao, perché una pagina apposita per questo romanzo? La pagina dell'autore non è molto ampia e le citazioni possono stare tranquillamente lì in una sezione.-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 17:00, 11 dic 2021 (CET) :{{ping|Spinoziano}} Dato che il romanzo ha una voce a sé stante su wikipedia, e fu la fonte primaria di un film famoso, pensavo meritasse una propria voce. Se è però una questione di amplificare la voce di Barker, allora non mi oppongo all'unione delle due pagine. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 17:06, 11 dic 2021 (CET) ::Eh ma ci sono tanti romanzi che hanno una voce a sé stante su Wikipedia e da cui è tratto un film, ma questo non basta per scorporare. Sì, è importante l'ampiezza. Allora unisco, grazie.-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 17:12, 11 dic 2021 (CET) :::Ne approfitto per segnalarti due cosette: nelle voci dei libri su Wikipedia l'interprogetto alla nostra sezione si può mettere [https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Schiavi_dell%27inferno&diff=prev&oldid=124481011 così], mentre su Wikiquote le opere che hanno un incipit o un explicit andrebbero aggiunte nelle rispettive liste [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Incipit%2FB&type=revision&diff=1183245&oldid=1178039 così] (se quest'ultima cosa la sapevi già ma hai sempre fatto finta di nulla, hai la mia comprensione :)).-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 17:42, 11 dic 2021 (CET) == Dracula == Ciao Mario, buona domenica! Ricorda di non abbandonare le segnalazioni che apri, in [[Wikiquote:Vetrina/Segnalazioni/Dracula (romanzo)]] non hai più fatto sapere come procede il lavoro, intendi ancora portare la voce in vetrina?-- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 10:37, 30 gen 2022 (CET) == Zampino d'Oro alla Carriera == [[Immagine:Nuvola apps kugar.png|right|200px]] {| style="width:200px; border:1px solid #c0c0c0; background:#F9F9F9; {{#ifeq:200px|100%||{{#switch:{{{allineamento}}} |centro=margin-left:auto; margin-right:auto; |sinistra=clear:left; float:left; margin-right:10px; margin-left:0; |#default=clear:right; float:right; margin-right:6px; margin-left:10px; }}}}" id="{{anchorencode:Albo d'oro}}" |- ! style="background:#C3D0DF; padding:2px;" | Albo d'oro |- | style="font-size:95%" | * [[Discussioni utente:Micione/Archivio3#Zampino d'Oro|2012: Micione]] * [[Discussioni utente:AssassinsCreed/Archiviomaggioluglio2015#Zampino d'Oro|2015: AssassinsCreed]] * [[w:Discussioni utente:Superchilum/Archivio35#25 gennaio 2006 – 25 gennaio 2016|2016: Superchilum]] * [[w:Discussioni utente:Bradipo Lento/Archivio03#Zampino d'Oro alla Carriera|2018: Bradipo Lento]] * [[Discussioni utente:Sun-crops/Archivio2017-2019#Zampino d'Oro alla Carriera|2019: Sun-crops]] * [[Discussioni utente:DonatoD#Zampino d'Oro alla Carriera|2020: DonatoD]] * [[Discussioni utente:Laportoghese#Zampino d'Oro alla Carriera|2021: Laportoghese]] |} Già da parecchio tempo i tuoi pantagruelici contributi al Progetto ti rendevano in odore di Zampino d'Oro, se ci aggiungiamo i tuoi già solidi legami con la Massoneria Internazionale Deviata, con cui ovviamente la Wikkimedia Foundation e tutti gli amministratori dei progetti wiki sono in strettissimi rapporti, non poteva che giungere a te quest'anno il più prestigioso e temuto dei riconoscimenti conferiti su Wikiquote. Eccoti ora nella ''Hall of Fame'' del Progetto accanto ai titanici nomi già inscritti nell'Albo. Ad maiora! <small>(N.B. Le organizzazioni citate in questo messaggio sono puramente immaginarie. Ogni riferimento a organizzazioni o persone reali è puramente casuale.)</small> {{sisi2}} -- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 10:28, 20 mar 2022 (CET) == [[La leggenda della fortezza di Suram]] == Ciao, le frasi sono in ordine cronologico? In quel caso è sempre bene mettere il template {{tl|cronologico}} :-) -- [[Utente:Spinoziano|Spinoziano]] ([[Discussioni utente:Spinoziano|msg]]) 10:46, 27 mag 2022 (CEST) == Nuove voci == Ciao Mario, volendo, è possibile creare due nuove voci: Velikij Novgorod con questa citazione di Ryszard Kapuściński: "Nel medioevo "Novgorod era una città famosa, una sorta di Firenze o di Amsterdam del nord: dinamico centro commerciale e artigianale, sede fiorente di tutte le arti, soprattutto dell'architettura sacra e della pittura di icone. Vi regnava un sistema politico tutto particolare. Per quattrocento anni (dall'XI al XV secolo) Novgorod fu una specie di repubblica feudale indipendente, autonoma, la cui autorità suprema era esercitata da un'assemblea di cittadini e di liberi contadini del circondario. La popolazione eleggeva un principe che governava a suo nome e che poteva venire destituito in qualunque momento. Un sistema quanto mai insolito, considerata l'epoca e la zona geografica. [...] Novgorod era una città democratica, governata dal popolo, aperta al mondo, in continuo contatto con ogni parte d'Europa; invece Mosca, espansionista, impregnata di influssi mongoli e ostile all'Europa, stava lentamente entrando nella buia era di Ivan il Terribile. Se la Russia avesse seguito la via novgorodiana, sarebbe potuta diventare uno stato diverso da quello capeggiato da Mosca. Ma le cose andarono altrimenti." e Cane e volpe, con la citazione in Proverbi armeni "La volpe ha un solo desidero: non vedere il cane e non essere vista da lui." Se ti fa piacere, è chiaro. Ciao, Mario [[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 17:18, 16 giu 2022 (CEST) {{ping|Sun-crops}} Certamente, dammi un oretta. [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 18:05, 16 giu 2022 (CEST) Quando vuoi, Mario. Grazie. Ciao --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 18:11, 16 giu 2022 (CEST) :{{ping|Sun-crops}} Fatte [[Utente:Mariomassone|Mariomassone]] ([[Discussioni utente:Mariomassone|scrivimi]]) 00:03, 17 giu 2022 (CEST) ::Grazie Mario, ti auguro per domani una buona giornata e, con un po' di anticipo, un buon fine settimana. Grazie. Ciao. --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 00:10, 17 giu 2022 (CEST) == [[Amílcar Cabral]] == Ciao, Mario, buone vacanze estive. Nella voce in oggetto c'è una citazione con cui è possibile creare la voce [[Marcelo Caetano]], naturalmente non c'è nessunissima fretta. Quando vuoi, se vuoi. Ciao, grazie --[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 23:25, 20 lug 2022 (CEST) q0kx0zxbc8051n6hscl27o0g4d2ubqv Paolo Siniscalco 0 62230 1218134 658323 2022-07-21T09:24:30Z AndreaFullinSalamon 84546 Aggiungo anno di morte wikitext text/x-wiki '''Paolo Siniscalco''' (1931 – 2022), storico italiano. ==''Il cammino di Cristo nell'Impero romano''== ===[[Incipit]]=== L'irrompere del [[cristianesimo]] nel mondo ellenistico-romano nei primi secoli della nostra èra è uno di quegli eventi storici che attrae l'attenzione dell'uomo occidentale che voglia interrogarsi sulle radici culturali della civiltà a cui appartiene; un evento che, tra l'altro, ha sempre stupito chi considera necessariamente irresistibile la potenza del centro di un impero e non ammette che dalla periferia — nel caso nostro, da una lontana periferia orientale — possano nascere novità capaci di aprire vie nuove. ===Citazioni=== *La prima comunità cristiana nasce in Gerusalemme. Ne parlano a lungo gli ''[[Atti degli Apostoli]]''. Come poi si riscontra unanimemente nella tradizione primitiva, questo scritto presenta il primo sorgere della Chiesa come evento che si inserisce nella trama della storia della salvezza, senza per questo estraniarsi dalla storia dell'ambiente circostante. (p. 13) *Ieri e oggi [...] l'attuazione di un [[impero]] è sempre problematica nella misura in cui voglia rimanere coerente con se stessa e, superando ogni ostacolo, conquistare il mondo intero (dato che l'idea di impero e quella di limite sono inevitabilmente contraddittorie). (p. 58) *Si suole dire che in Occidente dopo [[Agostino d'Ippona|Agostino]] viene meno il vigore creativo che aveva dato luogo ad opere grandi di pensiero e di arte. La cosa corrisponde al vero ove si consideri la cultura letteraria e si tenga conto dei grandi modelli classici e cristiani da essa elaborati. Il carattere dei tempi sembra aver catalizzato le energie umane lungo altre direzioni. (p. 275) ==Bibliografia== *Paolo Siniscalco, ''Il cammino di Cristo nell'Impero romano'', Laterza, Bari, 2000 (1983). ISBN 88-420-2869-X. [[Categoria:Storici italiani|Siniscalco, Paolo]] sxwuk9ky37c6efihja5xensziystjez Maometto 0 67460 1218002 1217815 2022-07-20T14:44:41Z Gaux 18878 /* Leone Caetani */ il taglio della mano wikitext text/x-wiki [[File:Rashid al-Din Tabib - Jami al-Tawarikh, f.45v detail - c. 1306-15.png|miniatura|upright=1.2|Maometto riceve la sua prima rivelazione dall'angelo Gabriele (miniatura del XIV secolo)]] '''Maometto''' (Abū l-Qāsim Muḥammad ibn ʿAbd Allāh ibn ʿAbd al-Muţţalīb al-Hāshimī) (570 circa – 632), profeta arabo, fondatore dell'Islam. ==Citazioni di Maometto== *Certo, il concepimento di ognuno di voi nel grembo materno è in quaranta giorni, sotto forma di seme, poi un'adesione per lo stesso tempo, poi un pezzo di carne per lo stesso tempo. Poi l'angelo viene mandato. Egli invia l'anima e riceve l'ordine di quattro parole: la scrittura del suo sostentamento, la durata della sua vita, le sue azioni, e se sarà felice o infelice. Uno di voi agirà secondo le gesta del popolo del Paradiso, fino a quando non entrerà in un cubito di esso, e poi il destino lo raggiungerà e commetterà le gesta del popolo dell'Inferno e vi entrerà. Uno di voi agirà secondo le gesta del popolo dell'inferno, finché non vi avvicinerete meno di un cubito, e allora il destino vi raggiungerà e commetterete le gesta del popolo del cielo ed entrerete in esso.<ref>Hadith 3208, 3332, 6594 e 7454 di al-Bukhari, hadith 2643 di Muslim e hadith 4 di Nawawi citato nel libro: 40 Hadits Nawawi ISBN 979-1-01912-543-3, pp. 129-130</ref> *È vero, gli atti valgono solo le loro intenzioni e tutti saranno ricompensati secondo le loro intenzioni. Così, colui la cui emigrazione è per Allah e per il Suo Messaggero, la sua emigrazione sarà per Allah e per il Suo Messaggero. Ma colui la cui emigrazione è per il benessere terreno, o per sposare una donna, la sua emigrazione sarà per quello per cui è emigrato.<ref>Hadith 1 di al-Bukhari e Nawawi; Hadith 1907 di Muslim, citato nel libro: 40 Hadits Nawawi ISBN 979-1-01912-543-3, p.18 </ref> *Il [[Paradiso]] è all'ombra delle spade.<ref>Da ''Il libro del governo'', 4681; citato in Tom Holland, ''Millennium. La fine del mondo e la nascita della cristianità'', traduzione di Maria Eugenia Morin, Il Saggiatore, Milano, 2010, [http://books.google.it/books?id=o4ByLMumEwoC&pg=PA106 p. 106]. ISBN 8842815535</ref> *Impegnatevi nella ricerca del Sapere, dovreste per questo andare sino in [[Cina]]. <ref>citato in [[Gabriele Mandel]] ''La via al sufismo'', editore Bompiani (2016) pp. 26-27 ISBN 978-88-452-1275-8</ref> *La moschea è la dimora del pio.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro dell'arte'', traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 73. ISBN 9788858018330</ref> *L'[[Islam]] è costruito su cinque [pilastri]: l'attestazione che non c'è divinità degna di essere adorata se non Allah e che Maometto è il Messaggero di Allah; l'esecuzione della preghiera; il versamento della zakā; il pellegrinaggio e il digiuno [durante il mese di] Ramadan.<ref>Hadith 8 e 4514 di al-Bukhari, 16 di Muslim e 4 di Nawawi citato nel libro: 40 Hadits Nawawi ISBN 979-1-01912-543-3, p. 120</ref> *Nessuno di voi ha fede fin quando non ama per il suo [[prossimo]] ciò che ama per se stesso.<ref>Hadith 13 di al-Nawawi; citato in [[Matthieu Ricard]], ''Sei un animale!'', traduzione di Sergio Orrao, Sperling & Kupfer, Milano, 2016, p. 351. ISBN 978-88-200-6028-2</ref> ==Citazioni su Maometto== *Da che esiste il mondo {{sic|nissun}} altro mortale al pari dell'arabo Maometto esercitò sulla specie umana una così sterminata influenza religiosa, morale e politica. Quest'uomo per fermo non era uno di quei geni singolari che suole talvolta suscitare la provvidenza onde cangiare le sorti del mondo: ma era più presto uno spirito assai limitato; e per fondare una nuova religione, ben povero d'idee. Non dimeno sono dodici secoli da che ha gettata sopra cento milioni d'anime la rete semplice ma resistente della sua dottrina; le radici della quale penetrarono profondamente nel più intimo dell'uomo, hanno assorbita e dominata ogni vita ed hanno scolpito {{sic|un impronto}} uniforme ai pensieri ed alle gesta così delle generazioni come degl'individui. ([[Ignaz von Döllinger]]) *''Da questo giorno ad anni | Quaranta e più, dagli Arabi vaganti | Uomo s'avanzerà che la diritta | Via prenderassi di giustizia e sempre | Da menzogne e da fraudi integro il core | Volgerà a dietro. Sperderà colui | Di profeta [[Zarathustra|Zerdùsht]] la fede e i riti, | E quand'ei stenderà del dito suo | La punta estrema a questa bianca luna, | Ella in due parti fenderassi, e niuno | Vedrà fatica nella sua persona. | Ma il giudeo, ma colui che Cristo adora, | Non resterà, ché l'uom ch'io già t'annunzio, | Le antiche atterrerà da' fondamenti | Religioni e ad alto e da tre basi | Inclito seggio monterà, donando | Con sue parole ammonimenti e cenni | Al mondo intero.'' (''[[Shāh-Nāmeh]]'') *Fino a quando mi trovavo in Iran, la mia conoscenza del Profeta si limitava era superficiale, ne avevo sentito parlare, conoscevo la sua storia dalle fonti popolari, fonti che non sempre sono ingenue e attendibili. Circa un miliardo di persone, al mondo, ha una conoscenza del genere, relativamente alla storia di Maometto: conoscenza superficiale, basata sul passaparola, quando non su luoghi comuni. ([[Kader Abdolah]]) *Il giorno seguente il Profeta chiese se fossero state messe a morte le dieci persone che aveva designato. Gli dissero che ʿAbdallāh, figlio di Abū Sarḥ, era nascosto nella casa di ʿUtmān. Costui lo condusse al cospetto di ʿUbādah, insieme ad altri Ansār, stava accanto al Profeta con la spada in mano. Il Profeta tenne per un po' il capo chino, in silenzio; infine concesse a ʿUtmān quel che chiedeva. ʿAbdallāh fece professione di fede e ʿUtmān lo condusse via. Quando si furono allontanati, il Profeta disse a Saʿd, figlio di ʿUbādah: «Non c'era nessuno tra voi che potesse tagliare la testa a quell'ipocrita? Io sono rimasto così a lungo in silenzio credendo che qualcuno lo avrebbe ammazzato». Saʿd rispose: «Apostolo di Dio, bisognava che tu facessi segno con gli occhi». «Se avessi fatto segno con gli occhi» rispose il Profeta «ʿUtmān si sarebbe offeso.» ([[Tabari]]) *Maometto ha fatto calare dal cielo e messo nel Corano non soltanto dottrine religiose, bensì massime politiche, leggi civili e penali, teorie scientifiche. Il Vangelo, invece, non parla che dei rapporti generali degli uomini con Dio e fra di loro. ([[Alexis de Tocqueville]]) *Maometto mostrò, con la sua vita, che fra i maomettani ci doveva essere perfetta uguaglianza e fratellanza. Non c'era questione di razza, casta, colore, o sesso. Il Sultano di Turchia può comprare un negro dal mercato dell'Africa e portarlo in catene in Turchia; ma se lui diventasse un maomettano e avesse sufficiente merito e abilità, potrebbe anche sposare la figlia del Sultano. Paragonate questo con il modo in cui i neri e gli indiani americani sono trattati in America! ([[Vivekananda]]) *Maometto non aveva dato nessuna disposizione in vista della sua morte. Del resto neppure in vita s'era mai proposto di dare una legge perenne e definitiva. Le sue norme avevano sempre il carattere occasionale delle particolari circostanze della sua vita e della sua politica. ([[Adolfo Omodeo]]) *''Mentre che tutto in lui veder m'attacco, | guardommi e con le man s'aperse il petto, | dicendo: «Or vedi com' io mi dilacco! | vedi come storpiato è Mäometto!»'' ([[Dante Alighieri]], ''[[Divina Commedia]]'') *Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava. ([[Manuele II di Bisanzio]]) *Ottocento miglia a sud della frontiera bizantina, alla Mecca, una città del Hegiaz, un uomo di mezza età, dopo una mediocre carriera di mercante si era messo a vagabondare sconsolato tra le sinistre alture fuori della città. Nel 610, quest'uomo, Maometto, incominciò ad avere delle visioni. Tali visioni egli le narrò in forma metrica e costituirono il suo ''Qur'an'', «recitazione». Forte di queste esperienze radunò intorno a sé una comunità: la ''‘Umma'', il «popolo di Allah». Nel giro di vent'anni Maometto e la sua ''‘Umma'' si erano affermati come dominatori della Mecca e della vicina Medina, e come il principale partito della Penisola Arabica. ([[Peter Brown]]) *Se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna. ([[Modi di dire italiani|modo di dire italiano]]) *Sembra che il nostro santo Profeta abbia voluto soprattutto privarci di tutto ciò che può confondere la nostra ragione: ci ha proibito l'uso del vino, che la annulla; ci ha proibito, con un ordine esplicito, i giochi d'azzardo; e quando gli è stato impossibile eliminare la causa delle passioni, le ha attenuate. L'amore, tra noi, non porta né confusione né furore: è una passione languida, che lascia nella calma la nostra anima: la pluralità delle mogli ci salva dal loro dominio, e tempera la violenza dei nostri desideri. ([[Montesquieu]]) *Se Maometto potesse venire in India oggi, disconoscerebbe parecchi dei suoi cosiddetti seguaci mentre riconoscerebbe in me un vero musulmano [...]. ([[Mahatma Gandhi]]) *Se risulta che anche Maometto abbia insegnato la legge divina e abbia fornito prove non dubbie del suo mandato, come fecero gli altri profeti, proprio non vi è motivo di negare che sia stato anch'egli un profeta. ([[Baruch Spinoza]]) *Un tiranno. Era contro la libertà di espressione. Se non ti adeguavi al suo volere, eri punito. Penso a lui come ad uno dei megalomani del Vicino Oriente: Bin Laden, Khomeini, Saddam. Credete proprio che sia così strano che esista un Saddam Hussein? Maometto è il suo modello. Maometto è un modello per tutti gli uomini musulmani. Credete che sia strano che molti uomini musulmani siano violenti? ([[Ayaan Hirsi Ali]]) *Un uomo andò da Maometto e disse: «Oh, profeta, a chi devo la mia amicizia più sincera?» Il profeta rispose: «A tua madre.» L'uomo lo incalzò: «E poi a chi?» Il profeta ripeté: «A tua madre.» L'uomo insistette: «E poi a chi?» Il profeta ancora una volta rispose: «A tua madre.» L'uomo domandò ancora: «E poi a chi?» E il profeta disse: «E poi a tuo padre.» ([[Proverbi somali|proverbio somalo]]) ===[[Leone Caetani]]=== *Il taglio della mano per furti era usanza antica anteriore a Maometto [...] ed a lui ripugnante, né è provato che egli mai l'applicasse.<br>Ai violatori manifesti delle prescrizioni coraniche, ai Compagni, per esempio, colpevoli di essersi {{sic|inebbriati}} con il vino, egli si contentò di dare di persona due colpi con il sandalo. *Maometto è stato un uomo così smisuratamente ammirato e venerato dagli uni, tanto violentemente ed ingiustamente criticato e calunniato dagli altri; l'opera sua fu tanto ampia e complessa; gli effetti prodotti dalla medesima abbracciando tredici secoli di storia, ed una vasta parte del mondo conosciuto, sono stati così immensi nel tempo e nello spazio, che dare su di lui un giudizio esatto ci sembra impresa estremamente difficile, e forse anche impossibile. *Se il genio e l'energia di Maometto fossero state le forze motrici principali del movimento islamico, la morte del fondatore avrebbe dovuto segnare un immediato e necessario regresso. Abbiamo invece tutto il contrario: l'attività del Profeta non era che la espressione più evidente d'un grande movimento politico, sociale e morale, che agitava tutta la penisola. *Siamo costretti a concludere che Maometto avesse, in una misura infinitamente superiore a tutto ciò che possiam sapere o immaginare, le qualità rarissime di un vero pastore di popoli, vale a dire una conoscenza assai profonda della natura umana, unita ad un'arte finissima, ingenita, nel sedurre e nel dominare i pensieri, l'affetto e le volontà degli uomini. I felici successi ottenuti lo confermarono sempre più nelle sue convinzioni, e via via rassicurato dall'esperienza, non ebbe più limiti nella già immensa sicurezza di sé e nell'assoluta fiducia della verità delle proprie dottrine. ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Corano]] *[[Islam]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Profeti arabi]] 42y8ga8rlevoovlnh23xbfx1sp5459k Jean-François de La Harpe 0 76549 1217987 499402 2022-07-20T12:10:14Z CommonsDelinker 1592 Replacing La_Harpe.jpg with [[File:Jean-François_de_La_Harpe.jpg]] (by [[:c:User:CommonsDelinker|CommonsDelinker]] because: [[:c:COM:FR|File renamed]]: ceci n'est pas Philippe de La Harpe). wikitext text/x-wiki [[File:Jean-François de La Harpe.jpg|thumb|Jean-François de La Harpe]] '''Jean-François de La Harpe''' (1739 – 1803), scrittore, critico letterario e poeta francese. *Si indebolisce sempre quel che si esagera. (da ''Mélanie'', I, 1) :''On affaiblit toujours tout ce qu'on exagère''. ==Altri progetti== {{ip|w|commons}} {{stub}} [[Categoria:Poeti francesi|de La Harpe, Jean-François]] [[Categoria:Scrittori francesi|de La Harpe, Jean-François]] kc73qnk9bo6fw3q9hwfoafkfn15omfd Discussione:José Ortega y Gasset 1 84439 1218036 1163172 2022-07-20T18:40:02Z Dread83 47 -1, fonte: "Il bene, come la natura..." wikitext text/x-wiki {{sfid}} ==Senza fonte== *Il [[mondo]] è il totale delle nostre possibilità vitali. *Il persistere dello stato di sorpresa può trasformarsi in stupidità. *Il poeta comincia dove finisce l'uomo. Il destino dell'uomo è di vivere la sua vita umana, quello del poeta d'inventare ciò che non è esistente. *L'esistenza di un disoccupato è una negazione al diritto di vivere peggiore della morte stessa. *La barbarie è l'assenza di standard a cui si può fare appello. *La biografia è un sistema nel quale le contraddizioni della vita umana trovano la loro unità. *La [[civiltà]] non è altro che il tentativo di costringere la forza ad essere l'ultima ratio. *La [[donna]] non è una bestia feroce; al contrario: è la preda che attende la bestia. *Le nazioni sono formate e tenute vive dal fatto che hanno uno scopo da realizzare per il domani. *Lo sforzo è sforzo solo quando comincia a far male. *Non si vive per pensare, ma, al contrario, pensiamo al modo in cui riuscire a vivere. *Per le persone secondo le quali le piccole cose non esistono, le grandi non sono tali. *Riflettere è considerevolmente laborioso; ecco perché molta gente preferisce giudicare. *[[Rivoluzione]] non è solo una rivolta contro un ordine preesistente, ma il costituire di un nuovo ordine in contraddizione con quello tradizionale. *Tutto ciò che amo perde metà del suo piacere se tu non sei lì a condividerlo con me. *Una [[società]] non è tale senza un'aristocrazia, un'élite minoritaria. n6rxk1jofaanldeozvdrmajc6lrdyap 1218042 1218036 2022-07-20T19:45:49Z Dread83 47 +1, senza fonte, dalla voce wikitext text/x-wiki {{sfid}} ==Senza fonte== *Il [[mondo]] è il totale delle nostre possibilità vitali. *Il persistere dello stato di sorpresa può trasformarsi in stupidità. *Il poeta comincia dove finisce l'uomo. Il destino dell'uomo è di vivere la sua vita umana, quello del poeta d'inventare ciò che non è esistente. *L'esistenza di un disoccupato è una negazione al diritto di vivere peggiore della morte stessa. *La barbarie è l'assenza di standard a cui si può fare appello. *La biografia è un sistema nel quale le contraddizioni della vita umana trovano la loro unità. *La [[civiltà]] non è altro che il tentativo di costringere la forza ad essere l'ultima ratio. *La [[donna]] non è una bestia feroce; al contrario: è la preda che attende la bestia. *Le nazioni sono formate e tenute vive dal fatto che hanno uno scopo da realizzare per il domani. *Lo sforzo è sforzo solo quando comincia a far male. *Non si vive per pensare, ma, al contrario, pensiamo al modo in cui riuscire a vivere. *Per le persone secondo le quali le piccole cose non esistono, le grandi non sono tali. *Riflettere è considerevolmente laborioso; ecco perché molta gente preferisce giudicare. *[[Rivoluzione]] non è solo una rivolta contro un ordine preesistente, ma il costituire di un nuovo ordine in contraddizione con quello tradizionale. *Tutto ciò che amo perde metà del suo piacere se tu non sei lì a condividerlo con me. *Una [[società]] non è tale senza un'aristocrazia, un'élite minoritaria. *La storia della [[corrida]] è legata a quella della Spagna, tanto che senza conoscere la prima è impossibile capire la seconda. :''La historia del toreo está ligada a la de España, tanto que sin conocer la primera, resultará imposible comprender la segunda.'' ::Citazione aggiunta [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Jos%C3%A9_Ortega_y_Gasset&type=revision&diff=208160&oldid=203281 nel 2008], proveniente da Wikiquote in spagnolo, dove però era senza fonte. La fonte indicata dall'utente, ''La ribellione delle masse'', è falsa, la citazione non vi compare, neanche nell'originale. --'''<span style="letter-spacing:2px; font-size:11px;">[[Utente:Dread83|<span style="color:black;">DOPPIA•</span>]][[Discussioni utente:Dread83|<span style="color:darkblue;">DI</span>]]</span>''' 21:45, 20 lug 2022 (CEST) fgyoh1ri1h2tkmvb1za0nodcqm3n3fu 1218100 1218042 2022-07-20T22:59:54Z Dread83 47 -1, fonte wikitext text/x-wiki {{sfid}} ==Senza fonte== *Il [[mondo]] è il totale delle nostre possibilità vitali. *Il persistere dello stato di sorpresa può trasformarsi in stupidità. *Il poeta comincia dove finisce l'uomo. Il destino dell'uomo è di vivere la sua vita umana, quello del poeta d'inventare ciò che non è esistente. *L'esistenza di un disoccupato è una negazione al diritto di vivere peggiore della morte stessa. *La biografia è un sistema nel quale le contraddizioni della vita umana trovano la loro unità. *La [[civiltà]] non è altro che il tentativo di costringere la forza ad essere l'ultima ratio. *La [[donna]] non è una bestia feroce; al contrario: è la preda che attende la bestia. *Le nazioni sono formate e tenute vive dal fatto che hanno uno scopo da realizzare per il domani. *Lo sforzo è sforzo solo quando comincia a far male. *Non si vive per pensare, ma, al contrario, pensiamo al modo in cui riuscire a vivere. *Per le persone secondo le quali le piccole cose non esistono, le grandi non sono tali. *Riflettere è considerevolmente laborioso; ecco perché molta gente preferisce giudicare. *[[Rivoluzione]] non è solo una rivolta contro un ordine preesistente, ma il costituire di un nuovo ordine in contraddizione con quello tradizionale. *Tutto ciò che amo perde metà del suo piacere se tu non sei lì a condividerlo con me. *Una [[società]] non è tale senza un'aristocrazia, un'élite minoritaria. *La storia della [[corrida]] è legata a quella della Spagna, tanto che senza conoscere la prima è impossibile capire la seconda. :''La historia del toreo está ligada a la de España, tanto que sin conocer la primera, resultará imposible comprender la segunda.'' ::Citazione aggiunta [https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Jos%C3%A9_Ortega_y_Gasset&type=revision&diff=208160&oldid=203281 nel 2008], proveniente da Wikiquote in spagnolo, dove però era senza fonte. La fonte indicata dall'utente, ''La ribellione delle masse'', è falsa, la citazione non vi compare, neanche nell'originale. --'''<span style="letter-spacing:2px; font-size:11px;">[[Utente:Dread83|<span style="color:black;">DOPPIA•</span>]][[Discussioni utente:Dread83|<span style="color:darkblue;">DI</span>]]</span>''' 21:45, 20 lug 2022 (CEST) l28fkro95b4uapzannjsuyh8pnloxg7 Utente:Dread83/Ricerca fonti 2 85057 1218098 1217793 2022-07-20T22:56:45Z Dread83 47 /* J */ wikitext text/x-wiki Questa pagina nasce con l'intento di organizzare la ricerca delle fonti e il controllo delle citazioni. __NOINDEX__ ==Ricerca fonti== {{indicedx}} *[[:Categoria:Senza fonte in discussione|Senza fonte in discussione]] *'''Voci [[:Categoria:Da controllare|da controllare]]'''. **[[Utente:Dread83/Da controllare|Ultimi inserimenti]]. ===Archivi storici di giornali=== *[http://ricerca.repubblica.it/ la Repubblica] - Dal 1984 **[http://periodici.repubblica.it/venerdi/ Il venerdì di Repubblica] - Dal 2005 *<del>[http://archiviostorico.corriere.it/ Corriere della Sera] - Dal 1992</del> a pagamento *[http://www.lastampa.it/archivio-storico/ La Stampa] - Dal 1867 al 2005 **[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_query.jsp La Stampa] - Dal 1992 *[https://archivio.unita.news/ L'Unità] - 1946-2014 *[http://archiviostorico.gazzetta.it/sitesearch/ArchivioStoricoPay.html Gazzetta dello Sport] - Dal 1997 *[http://www.adnkronos.com/IGN/Archivio/ Adnkronos] - Dal 1996 *[http://dolciricordi.altervista.org/viaggiandofralestelle/giornali.html Tutti i giornali] ==Controllo== (''Sono esclusi i film e i cronisti'') ====A==== *[[Abraham Lincoln]] **Possibili fonti su [[:en:Abraham Lincoln|en.wiki]]. *<del>[[Abel Bonnard]]</del> {{fatto}} *[[Achille Varzi]] **Citazione riportata in siti su Nuvolari. *[[Adolf Brand]] **Citazione (frammentaria) copiata da Wikipedia; fonte sconosciuta. *[[Adolf Hitler]] **Voce mal messa; **Le citazioni dal ''Mein Kampf'' sono prive di indicazioni bibliografiche. *[[Agatha Christie]] *[[Al Pacino]] **Probabilmente da un film; alcuni indicano ''[[L'avvocato del diavolo]]'' e ''[[Il padrino]]'', ma non trovo riscontro. *<del>[[Alain Robbe-Grillet]]</del> {{fatto}} *<del>[[Alan Bennett]]</del> {{fatto}} *[[Albert Camus]] **''La grandezza'': ''The Liberation of Paris'' in ''Resistance, Rebellion, and Death''. **''La libertà'': ''Defense of Freedom'' in ''Resistance, Rebellion, and Death''. **Non saremo: Intuitions, Youthful Writings **Un romanzo: Review of Nausea by Jean-Paul Sartre, published in the newspaper Alger Républicain (20 October 1938), p. 5; reprinted in Selected Essays and Notebooks, translated and edited by Philip Thody *[[Alberto Ronchey]] **Niente sui 3 archivi; prima del 1997. *[[Aldous Huxley]] **Aveva...: Il tempo si deve fermare **Forse la terra...: da Punto contro punto. *[[Alexander Pope]] **Ad ogni parola: ''Il ricciolo rapito''. *[[Alexandre Dumas (figlio)]] **Affari?: La Question d'argent *[[Alfred de Musset]] **Chiunque...: da ''Poesie nuove''. *[[Amos Bronson Alcott]] **Un buon libro: ''Table talk''. *<del>[[Anaïs Nin]]</del> {{fatto}} *[[Anatole France]] **È nella natura umana: da ''Il libro del mio amico''. **Il buon critico: ''La Vie littéraire''. **Il castigo del delitto: ''Sulla pietra bianca''. **L'elemosina avvilisce: da ''Il signor Bergeret a Parigi''. *[[André Gide]] **C'è un limite (il est un degré dans la confidence que l'on ne peut dépasser sans artifice, sans se forcer): ''Correspondance: 1913-1934'' *[[Anita Loos]] **''Gli uomini preferiscono le bionde''. *[[André Malraux]] **È difficile: ''Il tempo del disprezzo'', prefazione *[[Anne Dickson]] **Potrebbe trattarsi di uno scambio di persona. **Ha scritto: ''Pensieri sotto il cuscino'', ''Pensieri sotto il cuscino per illuminare tutto l'animo'' (2 libri di aforismi?), ''Conversazioni difficili''. *[[Antoine de Saint-Exupéry]] **Chiunque ami (Quiconque aime d'abord l'approche de l'amour ne connaîtra point la rencontre): ''Cittadella''. **La tecnologia (la macchina): ''Terra degli uomini'' **L'aeroplano: ''Terra degli uomini'' *[[Anton Čechov]] **Forse: Taccuini (Quaderni). **La buona educazione: Taccuini (Quaderni). **La capacità: Taccuini (Quaderni). **La morte: Biancafronte ? *[[Antonio Tabucchi]] **''Il racconto...'': da ''Racconti'' ? ***Niente in ''Notturno indiano'', ''Sogni di sogni''. *[[Antonin Artaud]] **Messaggi rivoluzionari *[[Aristotele]] **Amare è gioire: ''Etica eudemia'' (?) **Ci si dovrebbe comportare: ''Etica nicomachea'' (?) **Dopo che le abilità pratiche: ''Metafisica'' (?) *[[Arthur Miller]] **La parola: ''Dopo la caduta''. *[[Arthur Schopenhauer]] **Change alone is eternal, perpetual, immortal: attribuita. **La felicità è come l'elemosina: ''Sulla felicità e sul dolore''. **Il principio dell'onore: ''In-quarto''. ====B==== *[[Beato Angelico]] **Vennero scritti due epitaffi, verosimilmente da Lorenzo Valla. Il primo, perduto, si doveva trovare su una lapide alla parete e recitava: «La gloria, lo specchio, l'ornamento dei pittori, Giovanni il Fiorentino è conservato in questo luogo. Religioso, egli fu un fratello del santo ordine di San Domenico, e fu lui stesso un vero servo di Dio. I suoi discepoli piangono la morte di un così grande maestro, perché chi troverà un altro pennello come il suo? La sua patria e il suo ordine piangono la morte di un insigne pittore, che non aveva uguali nella sua arte» . *[[Benito Mussolini]] **Molte citazioni sono in ''Scritti e discorsi''. *** (Balbo) 1945. *[[Bernardo Bertolucci]] **Forse dal film ''[[Il tè nel deserto]]'' *[[Bertolt Brecht]] **Tutte le arti: <del>Scritti sulla letteratura e sull'arte</del> Scritti teatrali (?) *[[Bertrand Russell]] **La filosofia è un tentativo...: Saggi impopolari **Può sembrare strano che...: Religione e scienza *[[Blaise Pascal]] **L'eccitamento che un: '''Niente nelle opere complete'''; "The excitement that a gambler feels when making a bet is equal to the amount he might win times the probability of winning it" - Mathematical Maxims and Minims, Nicholas J. Rose, 1988. "Pascal argues that the value of a game is the prize to be won times the probability of winning it.", ''The Statistical Pioneers'', 1984. **L'uomo è l'errore di Dio: '''Niente nelle opere complete'''; {{cfr}} [[Friedrich Nietzsche]], ''Il crepuscolo degli idoli'', "E che? L'uomo è soltanto un errore di Dio? Oppure Dio è soltanto un errore dell'uomo?". [[Isaac Bashevis Singer]], ''Siddah e Kuziba''. **Non pensare quello che penso io: '''Niente nelle opere complete''' **Ritengo che contro chiunque: '''Niente nelle opere complete'''. [[Émile Boutroux]], ''[[s:fr:Pascal_(Boutroux)/5|Pascal]]'': ''L’homme est un problème dont la solution ne se trouve qu’en Dieu''. *[[Borís Leonídovič Pasternàk]] **L'arte: ''Della modestia e del coraggio''. **Sei l'ostaggio dell'eternità: dalla poesia ''Notte''. ====C==== *[[Camilla Cederna]] **L'espresso, 1990. *[[Carl Gustav Jung]] **Il fanatismo altro non è se non un dubbio ipercompensato: ''Tipi psicologici''. *[[Carlo Bo]] **Possibile citazione completa: «L'uomo che legge, l'uomo che non vive senza libri è certo di poter opporre alla realtà che lo circonda una seconda e più vera realtà: alle cose contrappone le idee, agli oggetti i pensieri. Che cos'è in fondo un libro se non un frammento della seconda realtà sognata, ipotizzata, meditata? Il bisogno di leggere è prima di tutto il bisogno di restare con se stessi» *[[Charles Baudelaire]] **''Those men get along best with women who can get along best without them''. *[[Charles Bukowski]] **L'individuo equilibrato è un pazzo (''The well balanced individual is insane''): ''Taccuino di un vecchio sporcaccione'' (un'edizione integrale) **''La donna non è niente più che alcune parole'': ''Notations from a Muddled Indolence'', da ''At Terror Street and Agony Way'' ***Anche in ''The Roominghouse Madrigals''. ***Non è in ''Poesie (1955-1973)''. ***E' sicuramente in uno di questi 3 libri: ''Notte imbecille'', ''Non c'è niente da ridere'', ''Nato per rubare rose''. **Scrivere poesie non è difficile: "the living that is sometimes difficult", ''Urla dal balcone''. **Parlare di morte è come parlare di denaro: da ''Notte imbecille''. **Ti aspetti di trovare poesia: da ''Notte imbecille''. *[[Charles Caleb Colton]] **Molte citazioni potrebbero provenire da ''Lacon''. *[[Charles Dickens]] **Trovare traduzioni: ***Bere gin: da ''Sketches by Boz'' (''Trilogia di Londra''). ***Con l'affetto: da ''Martin Chuzzlewit''. ***La carità: da ''Martin Chuzzlewit''. ***Lega un albero: ''Dombey e Figlio''. **''All the year round'', Vol.15, 1876, p.281. *[[Clive Staples Lewis]] **L'umanità non passa: da ''L'allegoria dell'amore''. **Superato il primo choc da ''Il problema della sofferenza''. ====D==== *[[David Herbert Lawrence]] **Conosciamo questi nuovi: Art-Nonsense and Other Essays di Eric Gill (recensione) **La pornografia: da ''Oscenità e pornografia''. *[[Dean Acheson]] **''I try to be as philosophical as the old lady from Vermont who said that the best thing about the future is that it only comes one day at a time''. *[[Denis Diderot]] **Con la virtù: lettera del 18 luglio 1762 a Sophie Volland (''Siamo tutti libertini. Lettere a Sophie Volland. 1759-1762''). **Ho visto spesso un attore: ''Paradosso sull'attore'' **L'amore toglie: ''Paradosso sull'attore'' *[[Diego Abatantuono]] ** Epoca(?) ** Indipendente di venerdì 18 dicembre 1993. *[[Dino Risi]] **Intervista al settimanale ''Oggi'' del 31 maggio 1993. ====E==== *[[Edgar Allan Poe]] **Dichiarare la propria viltà: Marginalia ? *[[Edith Wharton]] **''I ragazzi'' *[[Elio Toaff]] **''Mehr als alle anderen haben wir Gelegenheit gehabt, dieGüte und Edelmütigkeit des Papstes während der Jahre der Verfolgung und des Schreckens kennenzulernen.'' (''Frankfurter Allgemeine Zeitung'', 4 marzo 1963) *[[Émile Zola]] **La civiltà non raggiungerà: [https://quoteinvestigator.com/2018/06/29/last-stone/] *[[Ennio Flaiano]] **''Coraggio, il meglio è passato'': citato ne ''[[La terrazza]]'', di Scola (1980). *[[Enzo Biagi]] **Sette, 2004 (Diciamoci tutto) *[[Eric Ambler]] **''La maschera di Dimitrios'' (edizione integrale). *[[Erich Fromm]] *[[Erich Maria Remarque]] **Potresti diventare: Arco di trionfo *[[Ernest Hemingway]] **Mai pensare: Introduzione a ''Treasury for the free world''. **Essere un padre di successo: ''Papa Hemingway''. **Non confondere: ''Papa Hemingway''. *[[Eugène Ionesco]] **È la nostra propria mediocrità: da ''Il solitario''. *[[Eugenio Montale]] # Versi di Luca Ghiselli? ====F==== *[[Fernando Pessoa]] **1. ''Cessa o teu canto''. *[[Francis Scott Fitzgerald]] **A diciotto anni: da ''Maschiette e filosofi''. **Mostratemi un eroe: ''Notebook E'' (1945). *[[François de La Rochefoucauld]] **Le promesse di certi uomini sono come sabbie mobili che viste da lontano sembrano solide e sicure ma si rilevano inconsistenti e insidiose. ***Nulla su Google Libri, in italiano, inglese o francese. ***Niente negli archivi dei giornali. ***Contiene un possibile errore: ''rilevano'' invece di ''rivelano''. ***Non è nelle ''Massime''. ***Non è nelle ''Massime'' di [[Marguerite de la Sablière]]. ***Inserita nel 2006, non si trova prima del 30 giugno 2002. *[[François-René de Chateaubriand]] **Bonaparte: Mélanges politiques **Il cuore sente: Saggio sulle rivoluzioni **Il tempo: Essai sur la littérature anglaise **L'orgoglio: Saggio sulle rivoluzioni *[[Françoise Sagan]] **Castello in Svezia *[[Franz Kafka]] **Ogni rivoluzione evapora: ''Colloqui con Kafka''. **La giovinezza: ''Colloqui con Kafka''. *[[Friedrich Nietzsche]] **Che differenza resta... : ''Nachgelassene Fragmente'', 14, 159. ***Non è in ''La volontà di potenza'' (Bompiani). ***Rimangono da controllare ''La volontà di potenza'' (N&C) e ''Frammenti postumi''. **E io sopporto soltanto: ''Frammenti postumi'', 8, 2. *[[Friedrich Schiller]] **È pericoloso svegliare: ''La canzone della campana''. **La pace raramente: ''Guglielmo Tell''. **La vita è solo errore: Cassandra. *[[Friedrich Schlegel]] **''So ist es denn endlich dahin gekommen, daß nachdem erst die Revolution von unten, dann die Revolution von oben, ihre volle Zeitperiode hindurch ausgewütet hatten, nun noch ein neues politisches Unheilsphänomen, als erstes eigentümliches Zeichen der neuesten, eben jetzt beginnenden Epoche hervorbricht. Ich möchte es die Revolution aus der Mitte heraus nennen.'' Signatur des Zeitalters, in: Concordia. Eine Zeitschrift ====G==== *[[Gabriel Garcia Marquez]] **Mi sembra che dall'impero romano: intervista, Messaggero del 7 settembre 1992. *[[Galeazzo Ciano]] **Potrebbe essere di [[Giuseppe Bottai]], dal ''Diario''. *[[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]] **L'istruzione è: Lineamenti di filosofia del diritto, Aggiunte redatte da Eduard Gans, § 151. *[[George Eliot]] **''Avete delle parole così forti'': Felix Holt. **I pensieri (''Our thoughts are often worse than we are''): Scenes of Clerical Life. **''L'inizio del pentimento'': Felix Holt. **''La crudeltà'': Scenes of Clerical Life (Janet's Repentance). **''La vita può essere misurata'': Felix Holt. **''La razza è più forte del pascolo.'': Silas Marner. **''Niente è così bello'': Silas Marner. **''Non c'è alcuna vita privata'': Felix Holt. **''I have the conviction that excessive literary production is a social offense'': lettera (1871), in J.W. Cross, ed., George Eliot's Life as Related in Her Letters and Journals (1885) **''Un pugno'' (Blows are sarcasms turned stupid): Felix Holt. ** I remember how, at Cambridge, I walked with her once in the Fellows’ Garden of Trinity, on an evening of rainy May; and she, stirred somewhat beyond her wont, and taking as her text the three words which have been used so often as the inspiring trumpet-calls of men—the words God, Immortality, Duty—pronounced, with terrible earnestness, how inconceivable was the first, how unbelievable the second, and yet how peremptory and absolute the third. [https://www.bartleby.com/309/1001.html] *<del>[[Georges Bernanos]]</del> {{fatto}} *[[George Bernard Shaw]] **Che tu creda o no: ''Androclo e il leone''. **L'uomo può arrivare: ''Candida'' **Mi piace la convalescenza: ''Torniamo a Matusalemme'' *[[George Orwell]] **Chi è vincente ora: saggio ''Second Thoughts on James Burnham'' **Il fine di uno scherzo non è: Saggio ''Funny, but not vulgar'' **Il modo più veloce di finire una guerra è perderla: saggio ''Second Thoughts on James Burnham'' *[[George Santayana]] **Il caos è un nome: ''Dominations and Powers''. **Lo scetticismo è la castità dell'intelletto: ''Scetticismo e fede animale''. *[[Giacomo Casanova]] **Fonti in [[:de:Giacomo Casanova|de.wikiquote]]. Il guaio di Casanova è che ha scritto in francese, serve una traduzione. *[[Gianfranco Funari]] **La donna più importante: Novella 2000 del 29 maggio 1993. *[[Giorgio Manganelli]] **Serve a qualcosa il paradiso? O la sua perfezione include l'inutilità? ***Prima di gennaio 2000. ***Niente negli archivi di Repubblica, Corriere della Sera e La stampa. ***Checklist: ****<del>''[[Hilarotragoedia]]'', Feltrinelli, Milano, I ed. 1964; Adelphi, Milano, 1987</del> **** <del>''La Letteratura come menzogna'', Feltrinelli, Milano, 1967; Adelphi, Milano, 1985</del> **** <del>''Nuovo commento'', Einaudi, Torino, 1969; Adelphi, Milano, 1993</del> **** <del>''Agli dèi ulteriori'', Einaudi, Torino, 1972; Adelphi, Milano, 1989</del> **** <del>''Lunario dell'orfano sannita'', Einaudi, Torino, 1973; Adelphi, Milano, 1991</del> **** <del>''Cina e altri orienti'', Bompiani, Milano, 1974; Adelphi, Milano, 2013</del> **** ''In un luogo imprecisato'', Rai, Roma, 1974 **** ''A e B'', Rizzoli, Milano, 1975 **** ''Sconclusione'', Rizzoli, Milano, 1976 **** <del>''Pinocchio: un libro parallelo'', Einaudi, Torino, 1977; Adelphi, Milano, 2002</del> **** ''Cassio governa a Cipro'', Rizzoli, Milano, 1977 **** <del>''Centuria: cento piccoli romanzi fiume'', Rizzoli, Milano, 1979; a cura di Paola Italia, Adelphi, Milano, 1995</del> **** ''Amore'', Rizzoli, Milano, 1981 **** ''Angosce di stile'', Rizzoli, Milano, 1981 **** <del>''Discorso dell'ombra e dello stemma o del lettore e dello scrittore considerati come dementi'', Rizzoli, Milano, 1982; a cura di [[Salvatore Silvano Nigro]], Adelphi, Milano, 2017</del> **** ''Dall'inferno'', Rizzoli, Milano, 1985; Adelphi, Milano, 1998 **** ''Tutti gli errori'', Rizzoli, Milano, 1986 **** ''Laboriose inezie'', Garzanti, Milano 1986 **** ''Rumori o voci'', Rizzoli, Milano, 1987 **** <del>''Salons'', Franco Maria Ricci, Milano, 1987, Adelphi, Milano, 2000</del> **** <del>''Improvvisi per macchina da scrivere'', Leonardo, Milano, 1989; Adelphi, Milano, 2003</del> **** ''Antologia privata'', Rizzoli, Milano, 1989; Quodlibet, Macerata, 2015 **** G. Manganelli-[[Cesare Garboli]], ''Cento libri per due secoli di letteratura'', Archinto, Milano, 1989 **** <del>''Encomio del tiranno: scritto all'unico scopo di fare dei soldi'', Adelphi, Milano, 1990</del> **** ''Due lettere di Giorgio Manganelli'', Adelphi, Milano, 1990 **** <del>''La palude definitiva'', a cura di Ebe Flamini, Adelphi, Milano, 1991</del> **** <del>''Il presepio'', a cura di Ebe Flamini, Adelphi, Milano, 1992</del> **** <del>''Esperimento con l'India'', a cura di Ebe Flamini, Adelphi, Milano, 1992</del> **** <del>''Il rumore sottile della prosa'', a cura di Paola Italia, Adelphi, Milano, 1994</del> **** <del>''La notte'', a cura di Salvatore Silvano Nigro, Adelphi, Milano, 1996.</del> **** <del>''Le interviste impossibili'', Adelphi, Milano, 1997</del> **** ''Il delitto rende ma è difficile'', con un'intervista alla figlia Lietta a cura di [[Ugo Cornia]], Comix, Modena, 1997 **** ''Solo il mio corpo è reale : note su Stephen Spender'', a cura di Luca Scarlini, Via del vento, Pistoia, 1997 **** ''De America: saggi e divagazioni sulla cultura statunitense'', a cura di Luca Scarlini, Marcos y Marcos, Milano, 1998 **** ''Contributo critico allo studio delle dottrine politiche del '600 italiano'', a cura di Paolo Napoli, con un saggio introduttivo di [[Giorgio Agamben]], Quodlibet, Macerata, 1999 **** ''Le foglie messaggere. Scritti in onore di Giorgio Manganelli'', a cura di Viola Papetti, Editori riuniti, Roma, 2000 [contiene inediti] **** ''Cerimonie e artifici : scritti di teatro e di spettacolo'', a cura di Luca Scarlini, Oedipus, Salerno, 2000 *****Niente in ''La favola pitagorica'', ''Ti uccidero, mia capitale'', ''Concupiscenza libraria'', ''Un'allucinazione fiamminga'', ''L'isola pianeta e altri settentrioni'', ''Vita di Samuel Johnson'', ''La penombra mentale''. ***Niente in Alda Merini, ''La scopata di Manganelli'' *[[Giovanni Falcone]] **1. Non è in ''Cose di Cosa Nostra''. *[[Giovanni XXIII]] **''I fioretti di papa Giovanni'', Henri Fesquet. *[[Gilbert Keith Chesterton]] **Il vero modo: ''I vantaggi di avere una sola gamba'' in ''Tremendous Trifles'' (''Tremende bazzecole'') *[[Gore Vidal]] **Il sesso: ''Sex, Death and Money''. *[[Guillaume Apollinaire]] **''Una struttura diventa'': da ''Les Peintres cubistes''. **''Gli artisti sono'': da ''Les Peintres cubistes''. **''La geometria è'': da ''Les Peintres cubistes''. **''Gli artisti sono'': da ''Les Peintres cubistes''. **''L'amore'': da ''Adieu!'', in ''Poèmes à Lou''. *[[Günter Grass]] **Art is uncompromising and life is full of compromises. ―Quoted by Arthur Miller in the Paris Review, 1966 *[[Gustave Flaubert]] **I coniugi: Lettera, 25 gennaio 1880. **Il cuore: 19 gennaio 1840. **L'auteur dans son œuvre doit être comme Dieu dans l'univers... *[[Guy de Maupassant]] **La storia: Sull'acqua (l’histoire, cette vieille dame exaltée et menteuse) ====H==== *[[Henrik Ibsen]] **Gli amici: André Gide, prefazione a Conjdon: Friends are dangerous, not so much for what they make us do as for what they keep us from doing. (from the Correspondence) *[[Henri Bergson]] **''Le due fonti della morale e della religione'' *[[Henri Michaux]] **''Brecce''. *[[Henry David Thoreau]] **Gli amici non vivono: ''Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack'' (parte omessa in ''Opere scelte'') **Il massimo che posso fare per un amico: Diario (7 febbraio 1941) *[[Henry Fielding]] **A chi nulla è stato dato: ''Joseph Andrews'' *[[Henry Miller]] **Il surrealismo: ''“An Open Letter to Surrealists Everywhere,” The Cosmological Eye'' (Lettera aperta ai surrealisti d'ogni paese, in ''Max e i fagociti bianchi''). **La storia del mondo: "Domenica dopo la guerra". *[[Hermann Hesse]] **Il prodigio della...: Die Welt im Buch **La funzione del poeta: ''Sull'amore'' (?) *[[Honoré de Balzac]] **''Ce qui fait les qualités du mari qu'on aime fait les dèfauts du mari qu'on n'aime pas''. **La gloria è un veleno: ''Una figlia d'Eva''. **''Le vieillard est un homme qui a diné et qui regarde les autres manger'': ''Correspondance'' ====I==== *[[Ian McEwan]] **''L'amore fatale'' **''A new license for liberty'', Guardian (30 aprile 1990), p. 19. ** Guardian (London, May 26, 1983). *[[Ignazio Cantù]] **Alcune citazioni potrebbero essere del fratello, [[Cesare Cantù]]. *[[Ignazio Silone]] **Due citazioni tratte da discorsi pubblici (?), difficile reperire una trascrizione precisa. ***''Comunisti ed ex comunisti'': prima del 1961. *[[Immanuel Kant]] **Che cosa significa orientarsi nel pensiero. *[[Indro Montanelli]] **''Ci manca un Berlinguer'': da ''La Voce'', fra il 22 marzo 1994 e il 12 giugno 1994. **In un'intervista alla Stampa: dal Giornale del 20 maggio 1993. **Sempre più si diffonde sulla nostra stampa: da ''Il giornale'', 29 maggio 1993. **Sulle donne s'è detto di tutto: La Voce, 1994. **Un giorno dissi al cardinal Martini: ''Il Venerdì'' di Repubblica, 21 gennaio 1994. *[[Isaac Asimov]] **Credo che sia impossibile: ''Yours, Isaac Asimov''. *[[Ivy Compton-Burnett]] **''Madre e figlio''. ====J==== *[[Jack London]] **''Un osso'': da ''La strada''. *[[Jack Kerouac]] **''Una tazza di caffè'': ''Angeli di desolazione''. *[[Jacques Lacan]] **L'amore: ''Seminario XII'', in ''Altri scritti''. *[[James Joyce]] **Nessuna penna: ''Lettere''. **Qual è l'età: ''Ulisse''. *[[Jean Cocteau]] **Ciò che il pubblico critica in voi: ''Il gallo e l'arlecchino'' **Il poeta è un: ''Secrets de beauté'' **La massa: ''Secrets de beauté'' **Barabba: ''Il gallo e l'arlecchino'' **Un artista: ''Il gallo e l'arlecchino'' *[[Jean Genet]] **Chi non ha mai provato: ''Un Captif Amoureux''. **Chiunque conosca un fatto: ''Un Captif Amoureux''. *[[Jean-Jacques Rousseau]] **È soprattutto nella solitudine: ''Le confessioni''. **Il rimorso dorme: ''Le confessioni''. **Val molto di più avere: ''Le confessioni''. *[[Jean-Paul Sartre]] **Odio le vittime che rispettano i loro giustizieri: I sequestrati di Altona, atto 1, sc. 1. *[[Jiddu Krishnamurti]] **Quando c'è l'Amore: ''L'uomo alla svolta''. *[[Johann Gottlieb Fichte]] **L'uomo che si isola: ''Sistema di etica''. *[[Johann Wolfgang von Goethe]] **Agli stupidi: Faust - ''Wie sich Verdienst und Glück verketten Das fällt den Thoren niemals ein'' **I love those who yearn for the impossible: Faust. **Chi possiede arte: Xenia? **Ciascuno vede: Faust, prologo. **L'azione è tutto: Faust **La mia pace è perduta: Faust. **L'età non ci rende: Faust, prologo **L'uomo è uomo: I dolori del giovane Werther. **Monotona cosa è l'uman genere: I dolori del giovane Werther. **Non si è mai soli in pochi: Faust, I, 4036. **Una perfetta contraddizione: Faust *[[John David Barrow]] **Da ''L'universo come opera d'arte''. *[[John Fowles]] ** La donna del tenente francese *[[Jorge Luis Borges]] **Nous ne croyons plus au progrès, quel progrès! (citato in Nestor Ibarra, ''Borges et Borges'') **Il vantaggio di avere: “Harto de los laberintos,” entrevista con César Fernández Moreno, Mundo Nuevo 18, (Dec. 1967) *[[José Ortega y Gasset]] **La biografia: {{en}} ''In Search of Goethe from Within: Letter to a German'', {{it}} ''Goethe. Un ritratto dall'interno'' (?) *[[Joseph Conrad]] **La critica: da ''Lo specchio del mare''. **Solo l'immaginazione: ibidem?. *[[Jules Renard]] **Scrivere: Leçons d'écriture et de lecture, 13 aprile 1895. ====K==== *[[Khalil Gibran]] **''The vision: reflections on the way of the soul''[http://4umi.com/gibran/vision/7] *[[Karen Blixen]] **L'uomo e la donna: ''Racconti d'inverno''. *[[Karl Ludwig Börne]] **''Ankündigung der Waage''. *[[Karl Kraus]] **Ben venga il caos: da ''La muraglia cinese''. *[[Karl Marx]] **Ogniqualvolta vien posta in discussione una determinata libertà, è la libertà stessa in discussione.: ''Dibattiti sulla libertà di stampa e sulla pubblicazione delle discussioni alla Dieta'', in ''Scritti politici giovanili''. ====L==== *[[Laurence Sterne]] **''Men tire themselves in pursuit of rest'': The Koran *[[Laurens van der Post]] **''Il mondo perduto del Kalahari'' **''Il cuore dell'Africa'' *[[Lev Tolstoj]] **Il segreto della felicità: una citazione simile è attribuita a [[James Matthew Barrie]]: «The secret of happiness is not in doing what one likes, but in liking what one has to do», ma non è rintracciabile nelle sue opere. **Se i macelli...: ***La maggior parte delle fonti la attribuiscono a [[Paul McCartney]]; [http://www.postchronicle.com/cgi-bin/artman/exec/view.cgi?archive=180&num=279211 McCartney] stesso dice di ripeterla spesso. ***Google Libri non dà risultati in inglese o in russo in alcuna opera di Tolstoj. **Tutte le idee: ''Guerra e pace'', epilogo, parte I, cap. XVI. **Tutti pensano a cambiare: [http://books.google.com/books?id=kVBYAAAAMAAJ&hl=it&dq=%22thinks%20of%20changing%22%20inauthor:Tolstoy&ei=lIJqTPfhFouOjAe8_vmBAQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CC0Q6AEwAA] **Tutto, ogni cosa: ''Guerra e pace'', libro IV, parte I, cap. XVI. *[[Luc de Clapiers de Vauvenargues]] **N. 590. *[[Ludwig Wittgenstein]] **Niente in '''Pensieri diversi''' **Sentiamo dire: ''Grammatica filosofica'' *[[Luigi Einaudi]] **Discorso del 1954 (?); di sicuro prima del 1960. *[[Luigi Pirandello]] **E' un verso della canzone ''Camminando'' di [[Massimo Di Cataldo]]. Citazione o fonte? ====M==== *[[Manlio Sgalambro]] **[[Il cavaliere dell'intelletto]] **Per la terribile semplicità delle idee che la tradizione filosofica ci impone, più che fare direi che il compito dell'ora è disfare. *[[Marcel Proust]] **È meglio sognare la propria vita: da ''I piaceri e i giorni''. **Il ritornello che un orecchio: da ''I piaceri e i giorni''. *[[Marguerite Duras]] **''La vita materiale''. *[[Marguerite Yourcenar]] ** Il tuo nome: da ''I doni di Alcippe''. **Si è schiantato un cielo: da ''I doni di Alcippe''. **Noi abbiamo una sola vita: da ''Pellegrina e straniera''. **Non ho l'impressione: Alfredo Cattabiani, "Quel contatto ineffabile con l'Eterno", il Tempo, 19 dicembre 1987, p.3. **La morte s'avvicina: da ''I doni di Alcippe''. *[[Marlene Dietrich]] *Controllare ''Dizionario di buone maniere e cattivi pensieri''. *[[Mario Soldati]] **Ho contattato personalmente il sito comitatomariosoldati.it: mi hanno risposto che Kezich lo ha riportato sul Corriere della sera, senza fornirmi però una data. Nessun risultato tuttavia nell'archivio del Corriere (1992-oggi). **Prima del 1986. *[[Mario Vargas Llosa]] **Lettere... *[[Marshall McLuhan]] **Sunday Times Magazine, 26 marzo 1978 **La bomba: ''Il medium è il messaggio''. *[[Martin Heidegger]] **Il colloquio: da ''La poesia di Hölderlin''. *[[Matilde Serao]] **''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886: "Ascende la carrozza fra le prime macchie, rade ancora, e gira intorno ad una collina, scoprendo ogni tanto con l’occhio l’immenso Jonio glaciale senza una vela. Lievemente l’aria rinfresca. Ecco Stilo, una piccola città bruna bruna, antica, medievale, fabbricata a mezza costa; cittadina fiera e malinconica con le sue chiese antiche. Si traversa Stilo: le calabresi dal volto pallido vi guardano senza curiosità da dietro piccoli vetri delle loro finestre. La vegetazione poi diventa sempre montanara e si gira sui fianchi della montagna, ora seppellendosi fra gli alberi, ora rasentando un precipizio spaventoso. Qui e là spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non dunque questo paese è Ferdinandea? No, questo è Pazzano: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell’aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, già riattivate (dal Fazzari) rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere." *[[Max Beerbohm]] **Le donne: Zuleika Dobson *[[Max Frisch]] **Niente in ''Stiller''. *[[Max Nordau]] **God is the name that from the beginning: da ''Morals and the Evolution of Man''. *[[Michel Foucault]] **Introduzione a Ludwig Binswanger, ''Sogno ed esistenza''. Anche in ''Il sogno''. *[[Miguel de Cervantes]] **Diffida: da ''Novelle esemplari''. *[[Molière]] **Preferisco un vizio: ''Anfitrione'', Act I, sc. iv. *[[Monica Vitti]] **Venerdì di Repubblica del 25 agosto 1995. *<del>[[Montesquieu]]</del> {{fatto}} ====N==== *[[Nadežda Jakovlevna Mandel'štam]] **Le mie memorie *[[Napoleone]] **Che cos'è allora, questa verità storica, nella maggior parte dei casi? Una favola convenzionale, come fu ingegnosamente definita. (Memoriale) **So che bisogna dare a Dio ciò che è di Dio, ma il Papa non è Dio. (16 marzo 1811) *<del>[[Niccolò Tommaseo]]</del> {{fatto}} *[[Nicola Abbagnano]] **Dovrebbe essere in un articlo de ''Il Giornale'', 1981-1983. *[[Nino Manfredi]] **Io vengo dal bestialismo: ''Epoca'', 1993. *[[N. Scott Momaday]] **Una parola: Il viaggio a Rainy Mountain *[[Norman Douglas]] **La scuola: ''How about Europe''. ====O==== *<del>[[Oreste Benzi]]</del> {{fatto}} ====P==== *[[Paolo Rossi]] **Quello che succede in Italia: ''L'Indipendente'' di giovedì 30 novembre 1995. *[[Pablo Neruda]] **L'amore è breve: da ''20 Poesie d'amore e una Canzone disperata'' (Posso scrivere i versi...) *[[Paolo Villaggio]] **Fantozzi è anche un terapeuta: al Messaggero di lunedì 10 gennaio 1994. **Ho nostalgia degli anni Cinquanta: durante la trasmissione tv ''Babele'' di domenica 13 giugno 1993. **La tv è più pericolosa: ''Giornale'' di sabato 16 luglio 1994. *[[Paul Valéry]] **All'inizio: Dialogo dell'albero **Mettons en commun ce que nous avons de meilleur et enrichissons nous de nos mutuelles différences. **Bisogna: Moralités (Tel quel) *<del>[[P. D. James]]</del> {{fatto}} *[[P. G. Wodehouse]] **capelli grigi: ''Diario segreto''. **Critico: ''Le avventure di Sally''. **Telegrammi: ''Tanto di cappello a Jeeves''. *[[Pedro Calderón de la Barca]] **''Mujer, llora y vencerás''. *[[Pier Paolo Pasolini]] **'''Non''' è in ''Petrolio''. ====R==== *[[Raffaella Carrà]] **intervista al Giornale del 27 gennaio 1996. *[[Rainer Maria Rilke]] **Che cosa è mai... : ''Su Rodin''. **Così noi viviamo...: ''Sonetti a Orfeo'' (?) *[[Ralph Waldo Emerson]] **Attacca il tuo carro: <del>''Società e solitudine''</del>. **Dobbiamo essere cortesi: ''Condotta di vita''. **È una regola: ''Social aims''. **È una superstizione: ''Condotta di vita''. **Solo la poesia: <del>''Società e solitudine''.</del> **Un impero: ''The Young American''. **Un uomo: ''The Sovereignty of Ethics''. **[http://www.bartleby.com/90/ Opere complete] *[[Raymond Chandler]] **A really good detective never gets married: ''"Casual Notes on the Mystery Novel" (essay, 1949), first published in Raymond Chandler Speaking (1962)'' **Almeno la metà: da ''Casual Notes on the Mystery Novel'' **Boston: da ''Selected Letters of Raymond Chandler''. **The more you reason the less you create: da ''Selected Letters of Raymond Chandler'' e ''Raymond Chandler Speaking''. **If my books had been any worse: Raymond Chandler Speaking. **...it is a lesson in how not to write for the movies: ''Selected Letters of Raymond Chandler''. **By his standards anyone who noticed how many walls the room had: ''Selected Letters of Raymond Chandler''. *[[Raymond Queneau]] **Il diario intimo di Sally Mara (?); Sally plus intime (!). *[[Robert A. Heinlein]] **<del>''Il gatto che...''.</del> *[[Robert de Flers]] **Les livres sont des amis parfaits, ils sont accueillants et discrets, ils écoutent tous les secrets qu'on leur raconte et ils se gardent de les répéter. Aucune indulgence ne peut être comparée à la leur. Il n'y a qu'une chose qu'ils ne peuvent souffrir c'est d'être prêtés. Quand on les prête, ils sont si vexés qu'ils ne reviennent jamais. *[[Robert Louis Stevenson]] **Datemi quel giovanotto (For God's sake give me the young man who has brains enough to make a fool of himself!): ''Crabbed Age and Youth'' (in ''Virginibus puerisque''?) *[[Robert Musil]] **''Gli ideali hanno strane proprietà'': da ''The German as Symptom'', in ''Precision and Soul. Essays and Addresses''. **''Es hat keinen Sinn, Sorgen im Alkohol ertränken zu wollen, denn Sorgen sind gute Schwimmer''. *[[Roberto Gervaso]] *<del>[[Roland Barthes]]</del> {{fatto}} *[[Rudyard Kipling]] **Alla legione dei perduti...: ''Gentlemen-Rankers''. **Anche se il Tuo Potere...: ''McAndrew's Hymn''. **Il potere...: [http://www.thisdayinquotes.com/2011/03/power-without-responsibility.html] ====S==== *[[Samuel Beckett]] **Che cosa so: Basta **Com'è difficile parlare: Molloy **Dove sono: L'innominabile **Il sole risplende: Murphy **Questo è ciò che potrebbe essere l'inferno: Cenere. *[[Simone de Beauvoir]] **''La forza delle cose'' (''J’ai vécu tendue vers l’avenir et maintenant, je me récapitule, au passé : on dirait que le présent a été escamoté. J’ai pensé pendant des années que mon œuvre était devant moi, et voilà qu’elle est derrière: à aucun moment elle n’a eu lieu; ça ressemble à ce qu’on appelle en mathématiques une coupure, ce nombre qui n’a de place dans aucune des deux séries qu’il sépare''). *[[Simone Weil]] **Qui penserait à Dieu s'il n'y avait pas de mal au monde? *[[Soren Kierkegaard]] **At the bottom of enmity between strangers lies indifference. The Journals of Soren Kierkegaard: A Selection, no. 1144, journal entry for 1850, ed. and trans. by Alexander Dru (1938). **La sola antitesi: In vino veritas. **Ogni uomo: L'ora/L'istante (every human being is by nature a born hypocrite). **Uscirò dal cerchio: Aut aut (ed. integrale). *[[Stefania Sandrelli]] **Venerdì di Repubblica dell'8 marzo 1996 *[[Stendhal]] **''Je ne sais pas qui a donné l'idée de planter une ville au milieu de ce sable'': lettera del 3 novembre 1806. *[[Sun Tzu]] **Nessun riscontro ne ''L'arte della guerra''. *[[Susan Sontag]] **L'interpretazione: da ''Contro l'interpretazione''. ====T==== *[[T. S. Eliot]] **La completa eguaglianza: ''Appunti per una definizione della cultura''. *[[Thomas Mann]] **Trovare ''Nobiltà dello spirito e altri saggi''. **Una grande verità: ''La posizione di Freud nella storia dello spirito moderno'' in ''Scritti minori'' o ''Nobiltà dello spirito e altri saggi''. *[[Tom Cruise]] **Mi hanno insegnato: ''Messaggero'', 9 agosto 1992 ====U==== *[[Umberto Eco]] **Aristotele: 7, supplemento del Corriere della sera, 1995. *[[Ursula Le Guin]] **È troppo intelligente: Dancing at the Edge of the World **I bambini della rivoluzione: Dancing at the Edge of the World **La mia immaginazione: "The Creatures on My Mind" in Unlocking the Air and Other Stories **Se la narrativa scientifica: Dancing at the Edge of the World ====V==== *[[Valerio Magrelli]] **Possibile citazione completa: Gioco d’azzardo. È il contrario del gioco, ed è assurdo che abbia lo stesso nome. Mentre il gioco è fondato sulla possibilità di maneggiare le proprie forze, il gioco d’azzardo è basato sul rifiuto di agire: in un caso c’è l’azione, nell’altro la passione. *[[Victor Hugo]] **La religione: Préface philosophique (?) *<del>[[Virginia Woolf]]</del> {{fatto}} *<del>[[Vladimir Nabokov]]</del> {{fatto}} *[[Voltaire]] **Amici miei: ''Dialogues et entretiens philosophique'' (Mes amis , ou les astres sont de grands géomètres) **Che cos'è la politica: ''Annales de l'Empire depuis Charlemagne'' (mais la politique est-elle autre chose que l'art de mentir à propos) **Il superfluo: ''La felicità mondana: Il mondano'' **La paura: ''La paix vaut encore mieux que la veritè'' (lettera alla marchesa Marie de Vichy Chamrond Du Deffand, 7 dicembre 1768) **Nulla è perduto: ''Adelaide du Guesclin'' **Un proverbio saggio: La cena del conte di Boulainvilliers ====W==== *<del>[[Walter Benjamin]]</del> {{fatto}} *[[William Blake]] **''Una verità detta con tristi intenti...'': ''Auguries of Innocence'' (Pickering) **''Se il Sole e la Luna dovessero dubitare.. '': ''Auguries of Innocence''. **''Ero arrabbiato con il mio amico...'': ''A Poison Tree'', ''Songs of Experience''. **''La crocefissione...'': ''The Four Zoas'' **''Essendo infinito...'': ''There is no natural religion'' **''Nulla è più spregevole...'': ''Annotations to An Apology for the Bible by R. Watson''. **''Generalizzare vuol dire essere idioti'': ''Annotations to Sir Joshua Reynolds's Discourses'', pp. xvii–xcviii **''Per la tua amicizia...'': da ''On friends and foes''. *[[William Faulkner]] **Stein, ''Intervista con William Faulkner''. *[[William Golding]] **Gli uomini producono il male: da ''The Hot Gates''. *[[William S. Burroughs]] **Parole, colori, luci, suoni: ''Scrittura creativa''. *[[William Somerset Maugham]] **Il critico: The Summing Up **Il grado di civiltà: Our Betters **L'amore è solo: The Summing Up **Non credo: The circle **Ogni produzione di un artista: The Summing Up **Una donna si sacrificherà: The circle *[[Wisława Szymborska]] **''Posta letteraria''. ====...==== *Giulio Bora, Gianfranco Fiaccadori, Antonello Negri, Alessandro Nova, ''I luoghi dell'arte'', volume 3, Electa-Bruno Mondadori, Milano 2003 ==''Focus''== Ricerca delle fonti delle citazioni tratte da ''[https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Speciale:Ricerca&limit=250&offset=0&profile=default&search=%22citato+in+focus%22&ns0=1&ns8=1&ns9=1&ns11=1&ns12=1 Focus]''. *[[Giorgio Manganelli]] **Niente in Google Libri. **Niente ne ''La favola pitagorica'', ''Agli Dei ulteriori'', ''La palude definitiva'', ''Hilarotragoedia'', ''Pinocchio: un libro parallelo'', ''Le interviste impossibili'', ''Esperimento con l'India'', ''Centuria'', ''Dall'inferno''. **Niente nell'archivio del ''Corriere'' e de ''la Repubblica''. *[[Hans Magnus Enzensberger]] **''Questioni di dettaglio''. *[[Marianne Moore]] **''Unicorni di mare e di terra''. *[[Ronald Laing]] **''La politica della famiglia''. ==Raccolte di citazioni== <pre><ref>Da ''''; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref></pre> <pre><ref>Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref></pre> <pre><ref>Da ''''.</ref><ref name=e>Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref></pre> <pre><ref name=e /></pre> <pre>''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013. ISBN 9788858654644</pre> <pre><ref>Da ''''; citato in Fernando Palazzi, Silvio Spaventa Filippi, ''Il libro dei mille savi'', Hoepli, Milano, 2022, n. . ISBN 978-88-203-3911-1</ref></pre> <pre><ref>Citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano. Opera omnia'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, n. . ISBN 88-04-43263-2</ref></pre> <pre><ref>Citato in Mario Lettieri, ''Il libro delle citazioni'', De Agostini, Novara, 1998, p. . ISBN 88-415-5890-3</ref></pre> <pre><ref>Citato in Franca Rosti, ''Tra virgolette. Dizionario di citazioni'', Zanichelli, Bologna, 1995, p. . ISBN 88-08-09982-2</ref></pre> cq883l5qx9u5m67tv5s8gpcey17hqsd 1218101 1218098 2022-07-20T23:06:16Z Dread83 47 /* J */ wikitext text/x-wiki Questa pagina nasce con l'intento di organizzare la ricerca delle fonti e il controllo delle citazioni. __NOINDEX__ ==Ricerca fonti== {{indicedx}} *[[:Categoria:Senza fonte in discussione|Senza fonte in discussione]] *'''Voci [[:Categoria:Da controllare|da controllare]]'''. **[[Utente:Dread83/Da controllare|Ultimi inserimenti]]. ===Archivi storici di giornali=== *[http://ricerca.repubblica.it/ la Repubblica] - Dal 1984 **[http://periodici.repubblica.it/venerdi/ Il venerdì di Repubblica] - Dal 2005 *<del>[http://archiviostorico.corriere.it/ Corriere della Sera] - Dal 1992</del> a pagamento *[http://www.lastampa.it/archivio-storico/ La Stampa] - Dal 1867 al 2005 **[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_query.jsp La Stampa] - Dal 1992 *[https://archivio.unita.news/ L'Unità] - 1946-2014 *[http://archiviostorico.gazzetta.it/sitesearch/ArchivioStoricoPay.html Gazzetta dello Sport] - Dal 1997 *[http://www.adnkronos.com/IGN/Archivio/ Adnkronos] - Dal 1996 *[http://dolciricordi.altervista.org/viaggiandofralestelle/giornali.html Tutti i giornali] ==Controllo== (''Sono esclusi i film e i cronisti'') ====A==== *[[Abraham Lincoln]] **Possibili fonti su [[:en:Abraham Lincoln|en.wiki]]. *<del>[[Abel Bonnard]]</del> {{fatto}} *[[Achille Varzi]] **Citazione riportata in siti su Nuvolari. *[[Adolf Brand]] **Citazione (frammentaria) copiata da Wikipedia; fonte sconosciuta. *[[Adolf Hitler]] **Voce mal messa; **Le citazioni dal ''Mein Kampf'' sono prive di indicazioni bibliografiche. *[[Agatha Christie]] *[[Al Pacino]] **Probabilmente da un film; alcuni indicano ''[[L'avvocato del diavolo]]'' e ''[[Il padrino]]'', ma non trovo riscontro. *<del>[[Alain Robbe-Grillet]]</del> {{fatto}} *<del>[[Alan Bennett]]</del> {{fatto}} *[[Albert Camus]] **''La grandezza'': ''The Liberation of Paris'' in ''Resistance, Rebellion, and Death''. **''La libertà'': ''Defense of Freedom'' in ''Resistance, Rebellion, and Death''. **Non saremo: Intuitions, Youthful Writings **Un romanzo: Review of Nausea by Jean-Paul Sartre, published in the newspaper Alger Républicain (20 October 1938), p. 5; reprinted in Selected Essays and Notebooks, translated and edited by Philip Thody *[[Alberto Ronchey]] **Niente sui 3 archivi; prima del 1997. *[[Aldous Huxley]] **Aveva...: Il tempo si deve fermare **Forse la terra...: da Punto contro punto. *[[Alexander Pope]] **Ad ogni parola: ''Il ricciolo rapito''. *[[Alexandre Dumas (figlio)]] **Affari?: La Question d'argent *[[Alfred de Musset]] **Chiunque...: da ''Poesie nuove''. *[[Amos Bronson Alcott]] **Un buon libro: ''Table talk''. *<del>[[Anaïs Nin]]</del> {{fatto}} *[[Anatole France]] **È nella natura umana: da ''Il libro del mio amico''. **Il buon critico: ''La Vie littéraire''. **Il castigo del delitto: ''Sulla pietra bianca''. **L'elemosina avvilisce: da ''Il signor Bergeret a Parigi''. *[[André Gide]] **C'è un limite (il est un degré dans la confidence que l'on ne peut dépasser sans artifice, sans se forcer): ''Correspondance: 1913-1934'' *[[Anita Loos]] **''Gli uomini preferiscono le bionde''. *[[André Malraux]] **È difficile: ''Il tempo del disprezzo'', prefazione *[[Anne Dickson]] **Potrebbe trattarsi di uno scambio di persona. **Ha scritto: ''Pensieri sotto il cuscino'', ''Pensieri sotto il cuscino per illuminare tutto l'animo'' (2 libri di aforismi?), ''Conversazioni difficili''. *[[Antoine de Saint-Exupéry]] **Chiunque ami (Quiconque aime d'abord l'approche de l'amour ne connaîtra point la rencontre): ''Cittadella''. **La tecnologia (la macchina): ''Terra degli uomini'' **L'aeroplano: ''Terra degli uomini'' *[[Anton Čechov]] **Forse: Taccuini (Quaderni). **La buona educazione: Taccuini (Quaderni). **La capacità: Taccuini (Quaderni). **La morte: Biancafronte ? *[[Antonio Tabucchi]] **''Il racconto...'': da ''Racconti'' ? ***Niente in ''Notturno indiano'', ''Sogni di sogni''. *[[Antonin Artaud]] **Messaggi rivoluzionari *[[Aristotele]] **Amare è gioire: ''Etica eudemia'' (?) **Ci si dovrebbe comportare: ''Etica nicomachea'' (?) **Dopo che le abilità pratiche: ''Metafisica'' (?) *[[Arthur Miller]] **La parola: ''Dopo la caduta''. *[[Arthur Schopenhauer]] **Change alone is eternal, perpetual, immortal: attribuita. **La felicità è come l'elemosina: ''Sulla felicità e sul dolore''. **Il principio dell'onore: ''In-quarto''. ====B==== *[[Beato Angelico]] **Vennero scritti due epitaffi, verosimilmente da Lorenzo Valla. Il primo, perduto, si doveva trovare su una lapide alla parete e recitava: «La gloria, lo specchio, l'ornamento dei pittori, Giovanni il Fiorentino è conservato in questo luogo. Religioso, egli fu un fratello del santo ordine di San Domenico, e fu lui stesso un vero servo di Dio. I suoi discepoli piangono la morte di un così grande maestro, perché chi troverà un altro pennello come il suo? La sua patria e il suo ordine piangono la morte di un insigne pittore, che non aveva uguali nella sua arte» . *[[Benito Mussolini]] **Molte citazioni sono in ''Scritti e discorsi''. *** (Balbo) 1945. *[[Bernardo Bertolucci]] **Forse dal film ''[[Il tè nel deserto]]'' *[[Bertolt Brecht]] **Tutte le arti: <del>Scritti sulla letteratura e sull'arte</del> Scritti teatrali (?) *[[Bertrand Russell]] **La filosofia è un tentativo...: Saggi impopolari **Può sembrare strano che...: Religione e scienza *[[Blaise Pascal]] **L'eccitamento che un: '''Niente nelle opere complete'''; "The excitement that a gambler feels when making a bet is equal to the amount he might win times the probability of winning it" - Mathematical Maxims and Minims, Nicholas J. Rose, 1988. "Pascal argues that the value of a game is the prize to be won times the probability of winning it.", ''The Statistical Pioneers'', 1984. **L'uomo è l'errore di Dio: '''Niente nelle opere complete'''; {{cfr}} [[Friedrich Nietzsche]], ''Il crepuscolo degli idoli'', "E che? L'uomo è soltanto un errore di Dio? Oppure Dio è soltanto un errore dell'uomo?". [[Isaac Bashevis Singer]], ''Siddah e Kuziba''. **Non pensare quello che penso io: '''Niente nelle opere complete''' **Ritengo che contro chiunque: '''Niente nelle opere complete'''. [[Émile Boutroux]], ''[[s:fr:Pascal_(Boutroux)/5|Pascal]]'': ''L’homme est un problème dont la solution ne se trouve qu’en Dieu''. *[[Borís Leonídovič Pasternàk]] **L'arte: ''Della modestia e del coraggio''. **Sei l'ostaggio dell'eternità: dalla poesia ''Notte''. ====C==== *[[Camilla Cederna]] **L'espresso, 1990. *[[Carl Gustav Jung]] **Il fanatismo altro non è se non un dubbio ipercompensato: ''Tipi psicologici''. *[[Carlo Bo]] **Possibile citazione completa: «L'uomo che legge, l'uomo che non vive senza libri è certo di poter opporre alla realtà che lo circonda una seconda e più vera realtà: alle cose contrappone le idee, agli oggetti i pensieri. Che cos'è in fondo un libro se non un frammento della seconda realtà sognata, ipotizzata, meditata? Il bisogno di leggere è prima di tutto il bisogno di restare con se stessi» *[[Charles Baudelaire]] **''Those men get along best with women who can get along best without them''. *[[Charles Bukowski]] **L'individuo equilibrato è un pazzo (''The well balanced individual is insane''): ''Taccuino di un vecchio sporcaccione'' (un'edizione integrale) **''La donna non è niente più che alcune parole'': ''Notations from a Muddled Indolence'', da ''At Terror Street and Agony Way'' ***Anche in ''The Roominghouse Madrigals''. ***Non è in ''Poesie (1955-1973)''. ***E' sicuramente in uno di questi 3 libri: ''Notte imbecille'', ''Non c'è niente da ridere'', ''Nato per rubare rose''. **Scrivere poesie non è difficile: "the living that is sometimes difficult", ''Urla dal balcone''. **Parlare di morte è come parlare di denaro: da ''Notte imbecille''. **Ti aspetti di trovare poesia: da ''Notte imbecille''. *[[Charles Caleb Colton]] **Molte citazioni potrebbero provenire da ''Lacon''. *[[Charles Dickens]] **Trovare traduzioni: ***Bere gin: da ''Sketches by Boz'' (''Trilogia di Londra''). ***Con l'affetto: da ''Martin Chuzzlewit''. ***La carità: da ''Martin Chuzzlewit''. ***Lega un albero: ''Dombey e Figlio''. **''All the year round'', Vol.15, 1876, p.281. *[[Clive Staples Lewis]] **L'umanità non passa: da ''L'allegoria dell'amore''. **Superato il primo choc da ''Il problema della sofferenza''. ====D==== *[[David Herbert Lawrence]] **Conosciamo questi nuovi: Art-Nonsense and Other Essays di Eric Gill (recensione) **La pornografia: da ''Oscenità e pornografia''. *[[Dean Acheson]] **''I try to be as philosophical as the old lady from Vermont who said that the best thing about the future is that it only comes one day at a time''. *[[Denis Diderot]] **Con la virtù: lettera del 18 luglio 1762 a Sophie Volland (''Siamo tutti libertini. Lettere a Sophie Volland. 1759-1762''). **Ho visto spesso un attore: ''Paradosso sull'attore'' **L'amore toglie: ''Paradosso sull'attore'' *[[Diego Abatantuono]] ** Epoca(?) ** Indipendente di venerdì 18 dicembre 1993. *[[Dino Risi]] **Intervista al settimanale ''Oggi'' del 31 maggio 1993. ====E==== *[[Edgar Allan Poe]] **Dichiarare la propria viltà: Marginalia ? *[[Edith Wharton]] **''I ragazzi'' *[[Elio Toaff]] **''Mehr als alle anderen haben wir Gelegenheit gehabt, dieGüte und Edelmütigkeit des Papstes während der Jahre der Verfolgung und des Schreckens kennenzulernen.'' (''Frankfurter Allgemeine Zeitung'', 4 marzo 1963) *[[Émile Zola]] **La civiltà non raggiungerà: [https://quoteinvestigator.com/2018/06/29/last-stone/] *[[Ennio Flaiano]] **''Coraggio, il meglio è passato'': citato ne ''[[La terrazza]]'', di Scola (1980). *[[Enzo Biagi]] **Sette, 2004 (Diciamoci tutto) *[[Eric Ambler]] **''La maschera di Dimitrios'' (edizione integrale). *[[Erich Fromm]] *[[Erich Maria Remarque]] **Potresti diventare: Arco di trionfo *[[Ernest Hemingway]] **Mai pensare: Introduzione a ''Treasury for the free world''. **Essere un padre di successo: ''Papa Hemingway''. **Non confondere: ''Papa Hemingway''. *[[Eugène Ionesco]] **È la nostra propria mediocrità: da ''Il solitario''. *[[Eugenio Montale]] # Versi di Luca Ghiselli? ====F==== *[[Fernando Pessoa]] **1. ''Cessa o teu canto''. *[[Francis Scott Fitzgerald]] **A diciotto anni: da ''Maschiette e filosofi''. **Mostratemi un eroe: ''Notebook E'' (1945). *[[François de La Rochefoucauld]] **Le promesse di certi uomini sono come sabbie mobili che viste da lontano sembrano solide e sicure ma si rilevano inconsistenti e insidiose. ***Nulla su Google Libri, in italiano, inglese o francese. ***Niente negli archivi dei giornali. ***Contiene un possibile errore: ''rilevano'' invece di ''rivelano''. ***Non è nelle ''Massime''. ***Non è nelle ''Massime'' di [[Marguerite de la Sablière]]. ***Inserita nel 2006, non si trova prima del 30 giugno 2002. *[[François-René de Chateaubriand]] **Bonaparte: Mélanges politiques **Il cuore sente: Saggio sulle rivoluzioni **Il tempo: Essai sur la littérature anglaise **L'orgoglio: Saggio sulle rivoluzioni *[[Françoise Sagan]] **Castello in Svezia *[[Franz Kafka]] **Ogni rivoluzione evapora: ''Colloqui con Kafka''. **La giovinezza: ''Colloqui con Kafka''. *[[Friedrich Nietzsche]] **Che differenza resta... : ''Nachgelassene Fragmente'', 14, 159. ***Non è in ''La volontà di potenza'' (Bompiani). ***Rimangono da controllare ''La volontà di potenza'' (N&C) e ''Frammenti postumi''. **E io sopporto soltanto: ''Frammenti postumi'', 8, 2. *[[Friedrich Schiller]] **È pericoloso svegliare: ''La canzone della campana''. **La pace raramente: ''Guglielmo Tell''. **La vita è solo errore: Cassandra. *[[Friedrich Schlegel]] **''So ist es denn endlich dahin gekommen, daß nachdem erst die Revolution von unten, dann die Revolution von oben, ihre volle Zeitperiode hindurch ausgewütet hatten, nun noch ein neues politisches Unheilsphänomen, als erstes eigentümliches Zeichen der neuesten, eben jetzt beginnenden Epoche hervorbricht. Ich möchte es die Revolution aus der Mitte heraus nennen.'' Signatur des Zeitalters, in: Concordia. Eine Zeitschrift ====G==== *[[Gabriel Garcia Marquez]] **Mi sembra che dall'impero romano: intervista, Messaggero del 7 settembre 1992. *[[Galeazzo Ciano]] **Potrebbe essere di [[Giuseppe Bottai]], dal ''Diario''. *[[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]] **L'istruzione è: Lineamenti di filosofia del diritto, Aggiunte redatte da Eduard Gans, § 151. *[[George Eliot]] **''Avete delle parole così forti'': Felix Holt. **I pensieri (''Our thoughts are often worse than we are''): Scenes of Clerical Life. **''L'inizio del pentimento'': Felix Holt. **''La crudeltà'': Scenes of Clerical Life (Janet's Repentance). **''La vita può essere misurata'': Felix Holt. **''La razza è più forte del pascolo.'': Silas Marner. **''Niente è così bello'': Silas Marner. **''Non c'è alcuna vita privata'': Felix Holt. **''I have the conviction that excessive literary production is a social offense'': lettera (1871), in J.W. Cross, ed., George Eliot's Life as Related in Her Letters and Journals (1885) **''Un pugno'' (Blows are sarcasms turned stupid): Felix Holt. ** I remember how, at Cambridge, I walked with her once in the Fellows’ Garden of Trinity, on an evening of rainy May; and she, stirred somewhat beyond her wont, and taking as her text the three words which have been used so often as the inspiring trumpet-calls of men—the words God, Immortality, Duty—pronounced, with terrible earnestness, how inconceivable was the first, how unbelievable the second, and yet how peremptory and absolute the third. [https://www.bartleby.com/309/1001.html] *<del>[[Georges Bernanos]]</del> {{fatto}} *[[George Bernard Shaw]] **Che tu creda o no: ''Androclo e il leone''. **L'uomo può arrivare: ''Candida'' **Mi piace la convalescenza: ''Torniamo a Matusalemme'' *[[George Orwell]] **Chi è vincente ora: saggio ''Second Thoughts on James Burnham'' **Il fine di uno scherzo non è: Saggio ''Funny, but not vulgar'' **Il modo più veloce di finire una guerra è perderla: saggio ''Second Thoughts on James Burnham'' *[[George Santayana]] **Il caos è un nome: ''Dominations and Powers''. **Lo scetticismo è la castità dell'intelletto: ''Scetticismo e fede animale''. *[[Giacomo Casanova]] **Fonti in [[:de:Giacomo Casanova|de.wikiquote]]. Il guaio di Casanova è che ha scritto in francese, serve una traduzione. *[[Gianfranco Funari]] **La donna più importante: Novella 2000 del 29 maggio 1993. *[[Giorgio Manganelli]] **Serve a qualcosa il paradiso? O la sua perfezione include l'inutilità? ***Prima di gennaio 2000. ***Niente negli archivi di Repubblica, Corriere della Sera e La stampa. ***Checklist: ****<del>''[[Hilarotragoedia]]'', Feltrinelli, Milano, I ed. 1964; Adelphi, Milano, 1987</del> **** <del>''La Letteratura come menzogna'', Feltrinelli, Milano, 1967; Adelphi, Milano, 1985</del> **** <del>''Nuovo commento'', Einaudi, Torino, 1969; Adelphi, Milano, 1993</del> **** <del>''Agli dèi ulteriori'', Einaudi, Torino, 1972; Adelphi, Milano, 1989</del> **** <del>''Lunario dell'orfano sannita'', Einaudi, Torino, 1973; Adelphi, Milano, 1991</del> **** <del>''Cina e altri orienti'', Bompiani, Milano, 1974; Adelphi, Milano, 2013</del> **** ''In un luogo imprecisato'', Rai, Roma, 1974 **** ''A e B'', Rizzoli, Milano, 1975 **** ''Sconclusione'', Rizzoli, Milano, 1976 **** <del>''Pinocchio: un libro parallelo'', Einaudi, Torino, 1977; Adelphi, Milano, 2002</del> **** ''Cassio governa a Cipro'', Rizzoli, Milano, 1977 **** <del>''Centuria: cento piccoli romanzi fiume'', Rizzoli, Milano, 1979; a cura di Paola Italia, Adelphi, Milano, 1995</del> **** ''Amore'', Rizzoli, Milano, 1981 **** ''Angosce di stile'', Rizzoli, Milano, 1981 **** <del>''Discorso dell'ombra e dello stemma o del lettore e dello scrittore considerati come dementi'', Rizzoli, Milano, 1982; a cura di [[Salvatore Silvano Nigro]], Adelphi, Milano, 2017</del> **** ''Dall'inferno'', Rizzoli, Milano, 1985; Adelphi, Milano, 1998 **** ''Tutti gli errori'', Rizzoli, Milano, 1986 **** ''Laboriose inezie'', Garzanti, Milano 1986 **** ''Rumori o voci'', Rizzoli, Milano, 1987 **** <del>''Salons'', Franco Maria Ricci, Milano, 1987, Adelphi, Milano, 2000</del> **** <del>''Improvvisi per macchina da scrivere'', Leonardo, Milano, 1989; Adelphi, Milano, 2003</del> **** ''Antologia privata'', Rizzoli, Milano, 1989; Quodlibet, Macerata, 2015 **** G. Manganelli-[[Cesare Garboli]], ''Cento libri per due secoli di letteratura'', Archinto, Milano, 1989 **** <del>''Encomio del tiranno: scritto all'unico scopo di fare dei soldi'', Adelphi, Milano, 1990</del> **** ''Due lettere di Giorgio Manganelli'', Adelphi, Milano, 1990 **** <del>''La palude definitiva'', a cura di Ebe Flamini, Adelphi, Milano, 1991</del> **** <del>''Il presepio'', a cura di Ebe Flamini, Adelphi, Milano, 1992</del> **** <del>''Esperimento con l'India'', a cura di Ebe Flamini, Adelphi, Milano, 1992</del> **** <del>''Il rumore sottile della prosa'', a cura di Paola Italia, Adelphi, Milano, 1994</del> **** <del>''La notte'', a cura di Salvatore Silvano Nigro, Adelphi, Milano, 1996.</del> **** <del>''Le interviste impossibili'', Adelphi, Milano, 1997</del> **** ''Il delitto rende ma è difficile'', con un'intervista alla figlia Lietta a cura di [[Ugo Cornia]], Comix, Modena, 1997 **** ''Solo il mio corpo è reale : note su Stephen Spender'', a cura di Luca Scarlini, Via del vento, Pistoia, 1997 **** ''De America: saggi e divagazioni sulla cultura statunitense'', a cura di Luca Scarlini, Marcos y Marcos, Milano, 1998 **** ''Contributo critico allo studio delle dottrine politiche del '600 italiano'', a cura di Paolo Napoli, con un saggio introduttivo di [[Giorgio Agamben]], Quodlibet, Macerata, 1999 **** ''Le foglie messaggere. Scritti in onore di Giorgio Manganelli'', a cura di Viola Papetti, Editori riuniti, Roma, 2000 [contiene inediti] **** ''Cerimonie e artifici : scritti di teatro e di spettacolo'', a cura di Luca Scarlini, Oedipus, Salerno, 2000 *****Niente in ''La favola pitagorica'', ''Ti uccidero, mia capitale'', ''Concupiscenza libraria'', ''Un'allucinazione fiamminga'', ''L'isola pianeta e altri settentrioni'', ''Vita di Samuel Johnson'', ''La penombra mentale''. ***Niente in Alda Merini, ''La scopata di Manganelli'' *[[Giovanni Falcone]] **1. Non è in ''Cose di Cosa Nostra''. *[[Giovanni XXIII]] **''I fioretti di papa Giovanni'', Henri Fesquet. *[[Gilbert Keith Chesterton]] **Il vero modo: ''I vantaggi di avere una sola gamba'' in ''Tremendous Trifles'' (''Tremende bazzecole'') *[[Gore Vidal]] **Il sesso: ''Sex, Death and Money''. *[[Guillaume Apollinaire]] **''Una struttura diventa'': da ''Les Peintres cubistes''. **''Gli artisti sono'': da ''Les Peintres cubistes''. **''La geometria è'': da ''Les Peintres cubistes''. **''Gli artisti sono'': da ''Les Peintres cubistes''. **''L'amore'': da ''Adieu!'', in ''Poèmes à Lou''. *[[Günter Grass]] **Art is uncompromising and life is full of compromises. ―Quoted by Arthur Miller in the Paris Review, 1966 *[[Gustave Flaubert]] **I coniugi: Lettera, 25 gennaio 1880. **Il cuore: 19 gennaio 1840. **L'auteur dans son œuvre doit être comme Dieu dans l'univers... *[[Guy de Maupassant]] **La storia: Sull'acqua (l’histoire, cette vieille dame exaltée et menteuse) ====H==== *[[Henrik Ibsen]] **Gli amici: André Gide, prefazione a Conjdon: Friends are dangerous, not so much for what they make us do as for what they keep us from doing. (from the Correspondence) *[[Henri Bergson]] **''Le due fonti della morale e della religione'' *[[Henri Michaux]] **''Brecce''. *[[Henry David Thoreau]] **Gli amici non vivono: ''Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack'' (parte omessa in ''Opere scelte'') **Il massimo che posso fare per un amico: Diario (7 febbraio 1941) *[[Henry Fielding]] **A chi nulla è stato dato: ''Joseph Andrews'' *[[Henry Miller]] **Il surrealismo: ''“An Open Letter to Surrealists Everywhere,” The Cosmological Eye'' (Lettera aperta ai surrealisti d'ogni paese, in ''Max e i fagociti bianchi''). **La storia del mondo: "Domenica dopo la guerra". *[[Hermann Hesse]] **Il prodigio della...: Die Welt im Buch **La funzione del poeta: ''Sull'amore'' (?) *[[Honoré de Balzac]] **''Ce qui fait les qualités du mari qu'on aime fait les dèfauts du mari qu'on n'aime pas''. **La gloria è un veleno: ''Una figlia d'Eva''. **''Le vieillard est un homme qui a diné et qui regarde les autres manger'': ''Correspondance'' ====I==== *[[Ian McEwan]] **''L'amore fatale'' **''A new license for liberty'', Guardian (30 aprile 1990), p. 19. ** Guardian (London, May 26, 1983). *[[Ignazio Cantù]] **Alcune citazioni potrebbero essere del fratello, [[Cesare Cantù]]. *[[Ignazio Silone]] **Due citazioni tratte da discorsi pubblici (?), difficile reperire una trascrizione precisa. ***''Comunisti ed ex comunisti'': prima del 1961. *[[Immanuel Kant]] **Che cosa significa orientarsi nel pensiero. *[[Indro Montanelli]] **''Ci manca un Berlinguer'': da ''La Voce'', fra il 22 marzo 1994 e il 12 giugno 1994. **In un'intervista alla Stampa: dal Giornale del 20 maggio 1993. **Sempre più si diffonde sulla nostra stampa: da ''Il giornale'', 29 maggio 1993. **Sulle donne s'è detto di tutto: La Voce, 1994. **Un giorno dissi al cardinal Martini: ''Il Venerdì'' di Repubblica, 21 gennaio 1994. *[[Isaac Asimov]] **Credo che sia impossibile: ''Yours, Isaac Asimov''. *[[Ivy Compton-Burnett]] **''Madre e figlio''. ====J==== *[[Jack London]] **''Un osso'': da ''La strada''. *[[Jack Kerouac]] **''Una tazza di caffè'': ''Angeli di desolazione''. *[[Jacques Lacan]] **L'amore: ''Seminario XII'', in ''Altri scritti''. *[[James Joyce]] **Nessuna penna: ''Lettere''. **Qual è l'età: ''Ulisse''. *[[Jean Cocteau]] **Ciò che il pubblico critica in voi: ''Il gallo e l'arlecchino'' **Il poeta è un: ''Secrets de beauté'' **La massa: ''Secrets de beauté'' **Barabba: ''Il gallo e l'arlecchino'' **Un artista: ''Il gallo e l'arlecchino'' *[[Jean Genet]] **Chi non ha mai provato: ''Un Captif Amoureux''. **Chiunque conosca un fatto: ''Un Captif Amoureux''. *[[Jean-Jacques Rousseau]] **È soprattutto nella solitudine: ''Le confessioni''. **Il rimorso dorme: ''Le confessioni''. **Val molto di più avere: ''Le confessioni''. *[[Jean-Paul Sartre]] **Odio le vittime che rispettano i loro giustizieri: I sequestrati di Altona, atto 1, sc. 1. *[[Jiddu Krishnamurti]] **Quando c'è l'Amore: ''L'uomo alla svolta''. *[[Johann Gottlieb Fichte]] **L'uomo che si isola: ''Sistema di etica''. *[[Johann Wolfgang von Goethe]] **Agli stupidi: Faust - ''Wie sich Verdienst und Glück verketten Das fällt den Thoren niemals ein'' **I love those who yearn for the impossible: Faust. **Chi possiede arte: Xenia? **Ciascuno vede: Faust, prologo. **L'azione è tutto: Faust **La mia pace è perduta: Faust. **L'età non ci rende: Faust, prologo **L'uomo è uomo: I dolori del giovane Werther. **Monotona cosa è l'uman genere: I dolori del giovane Werther. **Non si è mai soli in pochi: Faust, I, 4036. **Una perfetta contraddizione: Faust *[[John David Barrow]] **Da ''L'universo come opera d'arte''. *[[John Fowles]] ** La donna del tenente francese *[[Jorge Luis Borges]] **Nous ne croyons plus au progrès, quel progrès! (citato in Nestor Ibarra, ''Borges et Borges'') **Il vantaggio di avere: “Harto de los laberintos,” entrevista con César Fernández Moreno, Mundo Nuevo 18, (Dec. 1967) *[[José Ortega y Gasset]] **Il poeta: ''La disumanizzazione dell'arte''. **La biografia: {{en}} ''In Search of Goethe from Within: Letter to a German'', {{it}} ''Goethe. Un ritratto dall'interno'' (?) *[[Joseph Conrad]] **La critica: da ''Lo specchio del mare''. **Solo l'immaginazione: ibidem?. *[[Jules Renard]] **Scrivere: Leçons d'écriture et de lecture, 13 aprile 1895. ====K==== *[[Khalil Gibran]] **''The vision: reflections on the way of the soul''[http://4umi.com/gibran/vision/7] *[[Karen Blixen]] **L'uomo e la donna: ''Racconti d'inverno''. *[[Karl Ludwig Börne]] **''Ankündigung der Waage''. *[[Karl Kraus]] **Ben venga il caos: da ''La muraglia cinese''. *[[Karl Marx]] **Ogniqualvolta vien posta in discussione una determinata libertà, è la libertà stessa in discussione.: ''Dibattiti sulla libertà di stampa e sulla pubblicazione delle discussioni alla Dieta'', in ''Scritti politici giovanili''. ====L==== *[[Laurence Sterne]] **''Men tire themselves in pursuit of rest'': The Koran *[[Laurens van der Post]] **''Il mondo perduto del Kalahari'' **''Il cuore dell'Africa'' *[[Lev Tolstoj]] **Il segreto della felicità: una citazione simile è attribuita a [[James Matthew Barrie]]: «The secret of happiness is not in doing what one likes, but in liking what one has to do», ma non è rintracciabile nelle sue opere. **Se i macelli...: ***La maggior parte delle fonti la attribuiscono a [[Paul McCartney]]; [http://www.postchronicle.com/cgi-bin/artman/exec/view.cgi?archive=180&num=279211 McCartney] stesso dice di ripeterla spesso. ***Google Libri non dà risultati in inglese o in russo in alcuna opera di Tolstoj. **Tutte le idee: ''Guerra e pace'', epilogo, parte I, cap. XVI. **Tutti pensano a cambiare: [http://books.google.com/books?id=kVBYAAAAMAAJ&hl=it&dq=%22thinks%20of%20changing%22%20inauthor:Tolstoy&ei=lIJqTPfhFouOjAe8_vmBAQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CC0Q6AEwAA] **Tutto, ogni cosa: ''Guerra e pace'', libro IV, parte I, cap. XVI. *[[Luc de Clapiers de Vauvenargues]] **N. 590. *[[Ludwig Wittgenstein]] **Niente in '''Pensieri diversi''' **Sentiamo dire: ''Grammatica filosofica'' *[[Luigi Einaudi]] **Discorso del 1954 (?); di sicuro prima del 1960. *[[Luigi Pirandello]] **E' un verso della canzone ''Camminando'' di [[Massimo Di Cataldo]]. Citazione o fonte? ====M==== *[[Manlio Sgalambro]] **[[Il cavaliere dell'intelletto]] **Per la terribile semplicità delle idee che la tradizione filosofica ci impone, più che fare direi che il compito dell'ora è disfare. *[[Marcel Proust]] **È meglio sognare la propria vita: da ''I piaceri e i giorni''. **Il ritornello che un orecchio: da ''I piaceri e i giorni''. *[[Marguerite Duras]] **''La vita materiale''. *[[Marguerite Yourcenar]] ** Il tuo nome: da ''I doni di Alcippe''. **Si è schiantato un cielo: da ''I doni di Alcippe''. **Noi abbiamo una sola vita: da ''Pellegrina e straniera''. **Non ho l'impressione: Alfredo Cattabiani, "Quel contatto ineffabile con l'Eterno", il Tempo, 19 dicembre 1987, p.3. **La morte s'avvicina: da ''I doni di Alcippe''. *[[Marlene Dietrich]] *Controllare ''Dizionario di buone maniere e cattivi pensieri''. *[[Mario Soldati]] **Ho contattato personalmente il sito comitatomariosoldati.it: mi hanno risposto che Kezich lo ha riportato sul Corriere della sera, senza fornirmi però una data. Nessun risultato tuttavia nell'archivio del Corriere (1992-oggi). **Prima del 1986. *[[Mario Vargas Llosa]] **Lettere... *[[Marshall McLuhan]] **Sunday Times Magazine, 26 marzo 1978 **La bomba: ''Il medium è il messaggio''. *[[Martin Heidegger]] **Il colloquio: da ''La poesia di Hölderlin''. *[[Matilde Serao]] **''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886: "Ascende la carrozza fra le prime macchie, rade ancora, e gira intorno ad una collina, scoprendo ogni tanto con l’occhio l’immenso Jonio glaciale senza una vela. Lievemente l’aria rinfresca. Ecco Stilo, una piccola città bruna bruna, antica, medievale, fabbricata a mezza costa; cittadina fiera e malinconica con le sue chiese antiche. Si traversa Stilo: le calabresi dal volto pallido vi guardano senza curiosità da dietro piccoli vetri delle loro finestre. La vegetazione poi diventa sempre montanara e si gira sui fianchi della montagna, ora seppellendosi fra gli alberi, ora rasentando un precipizio spaventoso. Qui e là spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non dunque questo paese è Ferdinandea? No, questo è Pazzano: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell’aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, già riattivate (dal Fazzari) rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere." *[[Max Beerbohm]] **Le donne: Zuleika Dobson *[[Max Frisch]] **Niente in ''Stiller''. *[[Max Nordau]] **God is the name that from the beginning: da ''Morals and the Evolution of Man''. *[[Michel Foucault]] **Introduzione a Ludwig Binswanger, ''Sogno ed esistenza''. Anche in ''Il sogno''. *[[Miguel de Cervantes]] **Diffida: da ''Novelle esemplari''. *[[Molière]] **Preferisco un vizio: ''Anfitrione'', Act I, sc. iv. *[[Monica Vitti]] **Venerdì di Repubblica del 25 agosto 1995. *<del>[[Montesquieu]]</del> {{fatto}} ====N==== *[[Nadežda Jakovlevna Mandel'štam]] **Le mie memorie *[[Napoleone]] **Che cos'è allora, questa verità storica, nella maggior parte dei casi? Una favola convenzionale, come fu ingegnosamente definita. (Memoriale) **So che bisogna dare a Dio ciò che è di Dio, ma il Papa non è Dio. (16 marzo 1811) *<del>[[Niccolò Tommaseo]]</del> {{fatto}} *[[Nicola Abbagnano]] **Dovrebbe essere in un articlo de ''Il Giornale'', 1981-1983. *[[Nino Manfredi]] **Io vengo dal bestialismo: ''Epoca'', 1993. *[[N. Scott Momaday]] **Una parola: Il viaggio a Rainy Mountain *[[Norman Douglas]] **La scuola: ''How about Europe''. ====O==== *<del>[[Oreste Benzi]]</del> {{fatto}} ====P==== *[[Paolo Rossi]] **Quello che succede in Italia: ''L'Indipendente'' di giovedì 30 novembre 1995. *[[Pablo Neruda]] **L'amore è breve: da ''20 Poesie d'amore e una Canzone disperata'' (Posso scrivere i versi...) *[[Paolo Villaggio]] **Fantozzi è anche un terapeuta: al Messaggero di lunedì 10 gennaio 1994. **Ho nostalgia degli anni Cinquanta: durante la trasmissione tv ''Babele'' di domenica 13 giugno 1993. **La tv è più pericolosa: ''Giornale'' di sabato 16 luglio 1994. *[[Paul Valéry]] **All'inizio: Dialogo dell'albero **Mettons en commun ce que nous avons de meilleur et enrichissons nous de nos mutuelles différences. **Bisogna: Moralités (Tel quel) *<del>[[P. D. James]]</del> {{fatto}} *[[P. G. Wodehouse]] **capelli grigi: ''Diario segreto''. **Critico: ''Le avventure di Sally''. **Telegrammi: ''Tanto di cappello a Jeeves''. *[[Pedro Calderón de la Barca]] **''Mujer, llora y vencerás''. *[[Pier Paolo Pasolini]] **'''Non''' è in ''Petrolio''. ====R==== *[[Raffaella Carrà]] **intervista al Giornale del 27 gennaio 1996. *[[Rainer Maria Rilke]] **Che cosa è mai... : ''Su Rodin''. **Così noi viviamo...: ''Sonetti a Orfeo'' (?) *[[Ralph Waldo Emerson]] **Attacca il tuo carro: <del>''Società e solitudine''</del>. **Dobbiamo essere cortesi: ''Condotta di vita''. **È una regola: ''Social aims''. **È una superstizione: ''Condotta di vita''. **Solo la poesia: <del>''Società e solitudine''.</del> **Un impero: ''The Young American''. **Un uomo: ''The Sovereignty of Ethics''. **[http://www.bartleby.com/90/ Opere complete] *[[Raymond Chandler]] **A really good detective never gets married: ''"Casual Notes on the Mystery Novel" (essay, 1949), first published in Raymond Chandler Speaking (1962)'' **Almeno la metà: da ''Casual Notes on the Mystery Novel'' **Boston: da ''Selected Letters of Raymond Chandler''. **The more you reason the less you create: da ''Selected Letters of Raymond Chandler'' e ''Raymond Chandler Speaking''. **If my books had been any worse: Raymond Chandler Speaking. **...it is a lesson in how not to write for the movies: ''Selected Letters of Raymond Chandler''. **By his standards anyone who noticed how many walls the room had: ''Selected Letters of Raymond Chandler''. *[[Raymond Queneau]] **Il diario intimo di Sally Mara (?); Sally plus intime (!). *[[Robert A. Heinlein]] **<del>''Il gatto che...''.</del> *[[Robert de Flers]] **Les livres sont des amis parfaits, ils sont accueillants et discrets, ils écoutent tous les secrets qu'on leur raconte et ils se gardent de les répéter. Aucune indulgence ne peut être comparée à la leur. Il n'y a qu'une chose qu'ils ne peuvent souffrir c'est d'être prêtés. Quand on les prête, ils sont si vexés qu'ils ne reviennent jamais. *[[Robert Louis Stevenson]] **Datemi quel giovanotto (For God's sake give me the young man who has brains enough to make a fool of himself!): ''Crabbed Age and Youth'' (in ''Virginibus puerisque''?) *[[Robert Musil]] **''Gli ideali hanno strane proprietà'': da ''The German as Symptom'', in ''Precision and Soul. Essays and Addresses''. **''Es hat keinen Sinn, Sorgen im Alkohol ertränken zu wollen, denn Sorgen sind gute Schwimmer''. *[[Roberto Gervaso]] *<del>[[Roland Barthes]]</del> {{fatto}} *[[Rudyard Kipling]] **Alla legione dei perduti...: ''Gentlemen-Rankers''. **Anche se il Tuo Potere...: ''McAndrew's Hymn''. **Il potere...: [http://www.thisdayinquotes.com/2011/03/power-without-responsibility.html] ====S==== *[[Samuel Beckett]] **Che cosa so: Basta **Com'è difficile parlare: Molloy **Dove sono: L'innominabile **Il sole risplende: Murphy **Questo è ciò che potrebbe essere l'inferno: Cenere. *[[Simone de Beauvoir]] **''La forza delle cose'' (''J’ai vécu tendue vers l’avenir et maintenant, je me récapitule, au passé : on dirait que le présent a été escamoté. J’ai pensé pendant des années que mon œuvre était devant moi, et voilà qu’elle est derrière: à aucun moment elle n’a eu lieu; ça ressemble à ce qu’on appelle en mathématiques une coupure, ce nombre qui n’a de place dans aucune des deux séries qu’il sépare''). *[[Simone Weil]] **Qui penserait à Dieu s'il n'y avait pas de mal au monde? *[[Soren Kierkegaard]] **At the bottom of enmity between strangers lies indifference. The Journals of Soren Kierkegaard: A Selection, no. 1144, journal entry for 1850, ed. and trans. by Alexander Dru (1938). **La sola antitesi: In vino veritas. **Ogni uomo: L'ora/L'istante (every human being is by nature a born hypocrite). **Uscirò dal cerchio: Aut aut (ed. integrale). *[[Stefania Sandrelli]] **Venerdì di Repubblica dell'8 marzo 1996 *[[Stendhal]] **''Je ne sais pas qui a donné l'idée de planter une ville au milieu de ce sable'': lettera del 3 novembre 1806. *[[Sun Tzu]] **Nessun riscontro ne ''L'arte della guerra''. *[[Susan Sontag]] **L'interpretazione: da ''Contro l'interpretazione''. ====T==== *[[T. S. Eliot]] **La completa eguaglianza: ''Appunti per una definizione della cultura''. *[[Thomas Mann]] **Trovare ''Nobiltà dello spirito e altri saggi''. **Una grande verità: ''La posizione di Freud nella storia dello spirito moderno'' in ''Scritti minori'' o ''Nobiltà dello spirito e altri saggi''. *[[Tom Cruise]] **Mi hanno insegnato: ''Messaggero'', 9 agosto 1992 ====U==== *[[Umberto Eco]] **Aristotele: 7, supplemento del Corriere della sera, 1995. *[[Ursula Le Guin]] **È troppo intelligente: Dancing at the Edge of the World **I bambini della rivoluzione: Dancing at the Edge of the World **La mia immaginazione: "The Creatures on My Mind" in Unlocking the Air and Other Stories **Se la narrativa scientifica: Dancing at the Edge of the World ====V==== *[[Valerio Magrelli]] **Possibile citazione completa: Gioco d’azzardo. È il contrario del gioco, ed è assurdo che abbia lo stesso nome. Mentre il gioco è fondato sulla possibilità di maneggiare le proprie forze, il gioco d’azzardo è basato sul rifiuto di agire: in un caso c’è l’azione, nell’altro la passione. *[[Victor Hugo]] **La religione: Préface philosophique (?) *<del>[[Virginia Woolf]]</del> {{fatto}} *<del>[[Vladimir Nabokov]]</del> {{fatto}} *[[Voltaire]] **Amici miei: ''Dialogues et entretiens philosophique'' (Mes amis , ou les astres sont de grands géomètres) **Che cos'è la politica: ''Annales de l'Empire depuis Charlemagne'' (mais la politique est-elle autre chose que l'art de mentir à propos) **Il superfluo: ''La felicità mondana: Il mondano'' **La paura: ''La paix vaut encore mieux que la veritè'' (lettera alla marchesa Marie de Vichy Chamrond Du Deffand, 7 dicembre 1768) **Nulla è perduto: ''Adelaide du Guesclin'' **Un proverbio saggio: La cena del conte di Boulainvilliers ====W==== *<del>[[Walter Benjamin]]</del> {{fatto}} *[[William Blake]] **''Una verità detta con tristi intenti...'': ''Auguries of Innocence'' (Pickering) **''Se il Sole e la Luna dovessero dubitare.. '': ''Auguries of Innocence''. **''Ero arrabbiato con il mio amico...'': ''A Poison Tree'', ''Songs of Experience''. **''La crocefissione...'': ''The Four Zoas'' **''Essendo infinito...'': ''There is no natural religion'' **''Nulla è più spregevole...'': ''Annotations to An Apology for the Bible by R. Watson''. **''Generalizzare vuol dire essere idioti'': ''Annotations to Sir Joshua Reynolds's Discourses'', pp. xvii–xcviii **''Per la tua amicizia...'': da ''On friends and foes''. *[[William Faulkner]] **Stein, ''Intervista con William Faulkner''. *[[William Golding]] **Gli uomini producono il male: da ''The Hot Gates''. *[[William S. Burroughs]] **Parole, colori, luci, suoni: ''Scrittura creativa''. *[[William Somerset Maugham]] **Il critico: The Summing Up **Il grado di civiltà: Our Betters **L'amore è solo: The Summing Up **Non credo: The circle **Ogni produzione di un artista: The Summing Up **Una donna si sacrificherà: The circle *[[Wisława Szymborska]] **''Posta letteraria''. ====...==== *Giulio Bora, Gianfranco Fiaccadori, Antonello Negri, Alessandro Nova, ''I luoghi dell'arte'', volume 3, Electa-Bruno Mondadori, Milano 2003 ==''Focus''== Ricerca delle fonti delle citazioni tratte da ''[https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Speciale:Ricerca&limit=250&offset=0&profile=default&search=%22citato+in+focus%22&ns0=1&ns8=1&ns9=1&ns11=1&ns12=1 Focus]''. *[[Giorgio Manganelli]] **Niente in Google Libri. **Niente ne ''La favola pitagorica'', ''Agli Dei ulteriori'', ''La palude definitiva'', ''Hilarotragoedia'', ''Pinocchio: un libro parallelo'', ''Le interviste impossibili'', ''Esperimento con l'India'', ''Centuria'', ''Dall'inferno''. **Niente nell'archivio del ''Corriere'' e de ''la Repubblica''. *[[Hans Magnus Enzensberger]] **''Questioni di dettaglio''. *[[Marianne Moore]] **''Unicorni di mare e di terra''. *[[Ronald Laing]] **''La politica della famiglia''. ==Raccolte di citazioni== <pre><ref>Da ''''; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref></pre> <pre><ref>Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref></pre> <pre><ref>Da ''''.</ref><ref name=e>Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref></pre> <pre><ref name=e /></pre> <pre>''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013. ISBN 9788858654644</pre> <pre><ref>Da ''''; citato in Fernando Palazzi, Silvio Spaventa Filippi, ''Il libro dei mille savi'', Hoepli, Milano, 2022, n. . ISBN 978-88-203-3911-1</ref></pre> <pre><ref>Citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano. Opera omnia'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, n. . ISBN 88-04-43263-2</ref></pre> <pre><ref>Citato in Mario Lettieri, ''Il libro delle citazioni'', De Agostini, Novara, 1998, p. . ISBN 88-415-5890-3</ref></pre> <pre><ref>Citato in Franca Rosti, ''Tra virgolette. Dizionario di citazioni'', Zanichelli, Bologna, 1995, p. . ISBN 88-08-09982-2</ref></pre> ctk39pfdqppdrfanh5yewg365fihevu 1218104 1218101 2022-07-20T23:44:38Z Dread83 47 /* A */ wikitext text/x-wiki Questa pagina nasce con l'intento di organizzare la ricerca delle fonti e il controllo delle citazioni. __NOINDEX__ ==Ricerca fonti== {{indicedx}} *[[:Categoria:Senza fonte in discussione|Senza fonte in discussione]] *'''Voci [[:Categoria:Da controllare|da controllare]]'''. **[[Utente:Dread83/Da controllare|Ultimi inserimenti]]. ===Archivi storici di giornali=== *[http://ricerca.repubblica.it/ la Repubblica] - Dal 1984 **[http://periodici.repubblica.it/venerdi/ Il venerdì di Repubblica] - Dal 2005 *<del>[http://archiviostorico.corriere.it/ Corriere della Sera] - Dal 1992</del> a pagamento *[http://www.lastampa.it/archivio-storico/ La Stampa] - Dal 1867 al 2005 **[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_query.jsp La Stampa] - Dal 1992 *[https://archivio.unita.news/ L'Unità] - 1946-2014 *[http://archiviostorico.gazzetta.it/sitesearch/ArchivioStoricoPay.html Gazzetta dello Sport] - Dal 1997 *[http://www.adnkronos.com/IGN/Archivio/ Adnkronos] - Dal 1996 *[http://dolciricordi.altervista.org/viaggiandofralestelle/giornali.html Tutti i giornali] ==Controllo== (''Sono esclusi i film e i cronisti'') ====A==== *[[Abraham Lincoln]] **Possibili fonti su [[:en:Abraham Lincoln|en.wiki]]. *<del>[[Abel Bonnard]]</del> {{fatto}} *[[Achille Varzi]] **Citazione riportata in siti su Nuvolari. *[[Adolf Brand]] **Citazione (frammentaria) copiata da Wikipedia; fonte sconosciuta. *[[Adolf Hitler]] **Voce mal messa; **Le citazioni dal ''Mein Kampf'' sono prive di indicazioni bibliografiche. *[[Agatha Christie]] *[[Al Pacino]] **Probabilmente da un film; alcuni indicano ''[[L'avvocato del diavolo]]'' e ''[[Il padrino]]'', ma non trovo riscontro. *<del>[[Alain Robbe-Grillet]]</del> {{fatto}} *<del>[[Alan Bennett]]</del> {{fatto}} *[[Albert Camus]] **Non saremo: Intuitions, Youthful Writings *[[Alberto Ronchey]] **Niente sui 3 archivi; prima del 1997. *[[Aldous Huxley]] **Aveva...: Il tempo si deve fermare **Forse la terra...: da Punto contro punto. *[[Alexander Pope]] **Ad ogni parola: ''Il ricciolo rapito''. *[[Alexandre Dumas (figlio)]] **Affari?: La Question d'argent *[[Alfred de Musset]] **Chiunque...: da ''Poesie nuove''. *[[Amos Bronson Alcott]] **Un buon libro: ''Table talk''. *<del>[[Anaïs Nin]]</del> {{fatto}} *[[Anatole France]] **È nella natura umana: da ''Il libro del mio amico''. **Il buon critico: ''La Vie littéraire''. **Il castigo del delitto: ''Sulla pietra bianca''. **L'elemosina avvilisce: da ''Il signor Bergeret a Parigi''. *[[André Gide]] **C'è un limite (il est un degré dans la confidence que l'on ne peut dépasser sans artifice, sans se forcer): ''Correspondance: 1913-1934'' *[[Anita Loos]] **''Gli uomini preferiscono le bionde''. *[[André Malraux]] **È difficile: ''Il tempo del disprezzo'', prefazione *[[Anne Dickson]] **Potrebbe trattarsi di uno scambio di persona. **Ha scritto: ''Pensieri sotto il cuscino'', ''Pensieri sotto il cuscino per illuminare tutto l'animo'' (2 libri di aforismi?), ''Conversazioni difficili''. *[[Antoine de Saint-Exupéry]] **Chiunque ami (Quiconque aime d'abord l'approche de l'amour ne connaîtra point la rencontre): ''Cittadella''. **La tecnologia (la macchina): ''Terra degli uomini'' **L'aeroplano: ''Terra degli uomini'' *[[Anton Čechov]] **Forse: Taccuini (Quaderni). **La buona educazione: Taccuini (Quaderni). **La capacità: Taccuini (Quaderni). **La morte: Biancafronte ? *[[Antonio Tabucchi]] **''Il racconto...'': da ''Racconti'' ? ***Niente in ''Notturno indiano'', ''Sogni di sogni''. *[[Antonin Artaud]] **Messaggi rivoluzionari *[[Aristotele]] **Amare è gioire: ''Etica eudemia'' (?) **Ci si dovrebbe comportare: ''Etica nicomachea'' (?) **Dopo che le abilità pratiche: ''Metafisica'' (?) *[[Arthur Miller]] **La parola: ''Dopo la caduta''. *[[Arthur Schopenhauer]] **Change alone is eternal, perpetual, immortal: attribuita. **La felicità è come l'elemosina: ''Sulla felicità e sul dolore''. **Il principio dell'onore: ''In-quarto''. ====B==== *[[Beato Angelico]] **Vennero scritti due epitaffi, verosimilmente da Lorenzo Valla. Il primo, perduto, si doveva trovare su una lapide alla parete e recitava: «La gloria, lo specchio, l'ornamento dei pittori, Giovanni il Fiorentino è conservato in questo luogo. Religioso, egli fu un fratello del santo ordine di San Domenico, e fu lui stesso un vero servo di Dio. I suoi discepoli piangono la morte di un così grande maestro, perché chi troverà un altro pennello come il suo? La sua patria e il suo ordine piangono la morte di un insigne pittore, che non aveva uguali nella sua arte» . *[[Benito Mussolini]] **Molte citazioni sono in ''Scritti e discorsi''. *** (Balbo) 1945. *[[Bernardo Bertolucci]] **Forse dal film ''[[Il tè nel deserto]]'' *[[Bertolt Brecht]] **Tutte le arti: <del>Scritti sulla letteratura e sull'arte</del> Scritti teatrali (?) *[[Bertrand Russell]] **La filosofia è un tentativo...: Saggi impopolari **Può sembrare strano che...: Religione e scienza *[[Blaise Pascal]] **L'eccitamento che un: '''Niente nelle opere complete'''; "The excitement that a gambler feels when making a bet is equal to the amount he might win times the probability of winning it" - Mathematical Maxims and Minims, Nicholas J. Rose, 1988. "Pascal argues that the value of a game is the prize to be won times the probability of winning it.", ''The Statistical Pioneers'', 1984. **L'uomo è l'errore di Dio: '''Niente nelle opere complete'''; {{cfr}} [[Friedrich Nietzsche]], ''Il crepuscolo degli idoli'', "E che? L'uomo è soltanto un errore di Dio? Oppure Dio è soltanto un errore dell'uomo?". [[Isaac Bashevis Singer]], ''Siddah e Kuziba''. **Non pensare quello che penso io: '''Niente nelle opere complete''' **Ritengo che contro chiunque: '''Niente nelle opere complete'''. [[Émile Boutroux]], ''[[s:fr:Pascal_(Boutroux)/5|Pascal]]'': ''L’homme est un problème dont la solution ne se trouve qu’en Dieu''. *[[Borís Leonídovič Pasternàk]] **L'arte: ''Della modestia e del coraggio''. **Sei l'ostaggio dell'eternità: dalla poesia ''Notte''. ====C==== *[[Camilla Cederna]] **L'espresso, 1990. *[[Carl Gustav Jung]] **Il fanatismo altro non è se non un dubbio ipercompensato: ''Tipi psicologici''. *[[Carlo Bo]] **Possibile citazione completa: «L'uomo che legge, l'uomo che non vive senza libri è certo di poter opporre alla realtà che lo circonda una seconda e più vera realtà: alle cose contrappone le idee, agli oggetti i pensieri. Che cos'è in fondo un libro se non un frammento della seconda realtà sognata, ipotizzata, meditata? Il bisogno di leggere è prima di tutto il bisogno di restare con se stessi» *[[Charles Baudelaire]] **''Those men get along best with women who can get along best without them''. *[[Charles Bukowski]] **L'individuo equilibrato è un pazzo (''The well balanced individual is insane''): ''Taccuino di un vecchio sporcaccione'' (un'edizione integrale) **''La donna non è niente più che alcune parole'': ''Notations from a Muddled Indolence'', da ''At Terror Street and Agony Way'' ***Anche in ''The Roominghouse Madrigals''. ***Non è in ''Poesie (1955-1973)''. ***E' sicuramente in uno di questi 3 libri: ''Notte imbecille'', ''Non c'è niente da ridere'', ''Nato per rubare rose''. **Scrivere poesie non è difficile: "the living that is sometimes difficult", ''Urla dal balcone''. **Parlare di morte è come parlare di denaro: da ''Notte imbecille''. **Ti aspetti di trovare poesia: da ''Notte imbecille''. *[[Charles Caleb Colton]] **Molte citazioni potrebbero provenire da ''Lacon''. *[[Charles Dickens]] **Trovare traduzioni: ***Bere gin: da ''Sketches by Boz'' (''Trilogia di Londra''). ***Con l'affetto: da ''Martin Chuzzlewit''. ***La carità: da ''Martin Chuzzlewit''. ***Lega un albero: ''Dombey e Figlio''. **''All the year round'', Vol.15, 1876, p.281. *[[Clive Staples Lewis]] **L'umanità non passa: da ''L'allegoria dell'amore''. **Superato il primo choc da ''Il problema della sofferenza''. ====D==== *[[David Herbert Lawrence]] **Conosciamo questi nuovi: Art-Nonsense and Other Essays di Eric Gill (recensione) **La pornografia: da ''Oscenità e pornografia''. *[[Dean Acheson]] **''I try to be as philosophical as the old lady from Vermont who said that the best thing about the future is that it only comes one day at a time''. *[[Denis Diderot]] **Con la virtù: lettera del 18 luglio 1762 a Sophie Volland (''Siamo tutti libertini. Lettere a Sophie Volland. 1759-1762''). **Ho visto spesso un attore: ''Paradosso sull'attore'' **L'amore toglie: ''Paradosso sull'attore'' *[[Diego Abatantuono]] ** Epoca(?) ** Indipendente di venerdì 18 dicembre 1993. *[[Dino Risi]] **Intervista al settimanale ''Oggi'' del 31 maggio 1993. ====E==== *[[Edgar Allan Poe]] **Dichiarare la propria viltà: Marginalia ? *[[Edith Wharton]] **''I ragazzi'' *[[Elio Toaff]] **''Mehr als alle anderen haben wir Gelegenheit gehabt, dieGüte und Edelmütigkeit des Papstes während der Jahre der Verfolgung und des Schreckens kennenzulernen.'' (''Frankfurter Allgemeine Zeitung'', 4 marzo 1963) *[[Émile Zola]] **La civiltà non raggiungerà: [https://quoteinvestigator.com/2018/06/29/last-stone/] *[[Ennio Flaiano]] **''Coraggio, il meglio è passato'': citato ne ''[[La terrazza]]'', di Scola (1980). *[[Enzo Biagi]] **Sette, 2004 (Diciamoci tutto) *[[Eric Ambler]] **''La maschera di Dimitrios'' (edizione integrale). *[[Erich Fromm]] *[[Erich Maria Remarque]] **Potresti diventare: Arco di trionfo *[[Ernest Hemingway]] **Mai pensare: Introduzione a ''Treasury for the free world''. **Essere un padre di successo: ''Papa Hemingway''. **Non confondere: ''Papa Hemingway''. *[[Eugène Ionesco]] **È la nostra propria mediocrità: da ''Il solitario''. *[[Eugenio Montale]] # Versi di Luca Ghiselli? ====F==== *[[Fernando Pessoa]] **1. ''Cessa o teu canto''. *[[Francis Scott Fitzgerald]] **A diciotto anni: da ''Maschiette e filosofi''. **Mostratemi un eroe: ''Notebook E'' (1945). *[[François de La Rochefoucauld]] **Le promesse di certi uomini sono come sabbie mobili che viste da lontano sembrano solide e sicure ma si rilevano inconsistenti e insidiose. ***Nulla su Google Libri, in italiano, inglese o francese. ***Niente negli archivi dei giornali. ***Contiene un possibile errore: ''rilevano'' invece di ''rivelano''. ***Non è nelle ''Massime''. ***Non è nelle ''Massime'' di [[Marguerite de la Sablière]]. ***Inserita nel 2006, non si trova prima del 30 giugno 2002. *[[François-René de Chateaubriand]] **Bonaparte: Mélanges politiques **Il cuore sente: Saggio sulle rivoluzioni **Il tempo: Essai sur la littérature anglaise **L'orgoglio: Saggio sulle rivoluzioni *[[Françoise Sagan]] **Castello in Svezia *[[Franz Kafka]] **Ogni rivoluzione evapora: ''Colloqui con Kafka''. **La giovinezza: ''Colloqui con Kafka''. *[[Friedrich Nietzsche]] **Che differenza resta... : ''Nachgelassene Fragmente'', 14, 159. ***Non è in ''La volontà di potenza'' (Bompiani). ***Rimangono da controllare ''La volontà di potenza'' (N&C) e ''Frammenti postumi''. **E io sopporto soltanto: ''Frammenti postumi'', 8, 2. *[[Friedrich Schiller]] **È pericoloso svegliare: ''La canzone della campana''. **La pace raramente: ''Guglielmo Tell''. **La vita è solo errore: Cassandra. *[[Friedrich Schlegel]] **''So ist es denn endlich dahin gekommen, daß nachdem erst die Revolution von unten, dann die Revolution von oben, ihre volle Zeitperiode hindurch ausgewütet hatten, nun noch ein neues politisches Unheilsphänomen, als erstes eigentümliches Zeichen der neuesten, eben jetzt beginnenden Epoche hervorbricht. Ich möchte es die Revolution aus der Mitte heraus nennen.'' Signatur des Zeitalters, in: Concordia. Eine Zeitschrift ====G==== *[[Gabriel Garcia Marquez]] **Mi sembra che dall'impero romano: intervista, Messaggero del 7 settembre 1992. *[[Galeazzo Ciano]] **Potrebbe essere di [[Giuseppe Bottai]], dal ''Diario''. *[[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]] **L'istruzione è: Lineamenti di filosofia del diritto, Aggiunte redatte da Eduard Gans, § 151. *[[George Eliot]] **''Avete delle parole così forti'': Felix Holt. **I pensieri (''Our thoughts are often worse than we are''): Scenes of Clerical Life. **''L'inizio del pentimento'': Felix Holt. **''La crudeltà'': Scenes of Clerical Life (Janet's Repentance). **''La vita può essere misurata'': Felix Holt. **''La razza è più forte del pascolo.'': Silas Marner. **''Niente è così bello'': Silas Marner. **''Non c'è alcuna vita privata'': Felix Holt. **''I have the conviction that excessive literary production is a social offense'': lettera (1871), in J.W. Cross, ed., George Eliot's Life as Related in Her Letters and Journals (1885) **''Un pugno'' (Blows are sarcasms turned stupid): Felix Holt. ** I remember how, at Cambridge, I walked with her once in the Fellows’ Garden of Trinity, on an evening of rainy May; and she, stirred somewhat beyond her wont, and taking as her text the three words which have been used so often as the inspiring trumpet-calls of men—the words God, Immortality, Duty—pronounced, with terrible earnestness, how inconceivable was the first, how unbelievable the second, and yet how peremptory and absolute the third. [https://www.bartleby.com/309/1001.html] *<del>[[Georges Bernanos]]</del> {{fatto}} *[[George Bernard Shaw]] **Che tu creda o no: ''Androclo e il leone''. **L'uomo può arrivare: ''Candida'' **Mi piace la convalescenza: ''Torniamo a Matusalemme'' *[[George Orwell]] **Chi è vincente ora: saggio ''Second Thoughts on James Burnham'' **Il fine di uno scherzo non è: Saggio ''Funny, but not vulgar'' **Il modo più veloce di finire una guerra è perderla: saggio ''Second Thoughts on James Burnham'' *[[George Santayana]] **Il caos è un nome: ''Dominations and Powers''. **Lo scetticismo è la castità dell'intelletto: ''Scetticismo e fede animale''. *[[Giacomo Casanova]] **Fonti in [[:de:Giacomo Casanova|de.wikiquote]]. Il guaio di Casanova è che ha scritto in francese, serve una traduzione. *[[Gianfranco Funari]] **La donna più importante: Novella 2000 del 29 maggio 1993. *[[Giorgio Manganelli]] **Serve a qualcosa il paradiso? O la sua perfezione include l'inutilità? ***Prima di gennaio 2000. ***Niente negli archivi di Repubblica, Corriere della Sera e La stampa. ***Checklist: ****<del>''[[Hilarotragoedia]]'', Feltrinelli, Milano, I ed. 1964; Adelphi, Milano, 1987</del> **** <del>''La Letteratura come menzogna'', Feltrinelli, Milano, 1967; Adelphi, Milano, 1985</del> **** <del>''Nuovo commento'', Einaudi, Torino, 1969; Adelphi, Milano, 1993</del> **** <del>''Agli dèi ulteriori'', Einaudi, Torino, 1972; Adelphi, Milano, 1989</del> **** <del>''Lunario dell'orfano sannita'', Einaudi, Torino, 1973; Adelphi, Milano, 1991</del> **** <del>''Cina e altri orienti'', Bompiani, Milano, 1974; Adelphi, Milano, 2013</del> **** ''In un luogo imprecisato'', Rai, Roma, 1974 **** ''A e B'', Rizzoli, Milano, 1975 **** ''Sconclusione'', Rizzoli, Milano, 1976 **** <del>''Pinocchio: un libro parallelo'', Einaudi, Torino, 1977; Adelphi, Milano, 2002</del> **** ''Cassio governa a Cipro'', Rizzoli, Milano, 1977 **** <del>''Centuria: cento piccoli romanzi fiume'', Rizzoli, Milano, 1979; a cura di Paola Italia, Adelphi, Milano, 1995</del> **** ''Amore'', Rizzoli, Milano, 1981 **** ''Angosce di stile'', Rizzoli, Milano, 1981 **** <del>''Discorso dell'ombra e dello stemma o del lettore e dello scrittore considerati come dementi'', Rizzoli, Milano, 1982; a cura di [[Salvatore Silvano Nigro]], Adelphi, Milano, 2017</del> **** ''Dall'inferno'', Rizzoli, Milano, 1985; Adelphi, Milano, 1998 **** ''Tutti gli errori'', Rizzoli, Milano, 1986 **** ''Laboriose inezie'', Garzanti, Milano 1986 **** ''Rumori o voci'', Rizzoli, Milano, 1987 **** <del>''Salons'', Franco Maria Ricci, Milano, 1987, Adelphi, Milano, 2000</del> **** <del>''Improvvisi per macchina da scrivere'', Leonardo, Milano, 1989; Adelphi, Milano, 2003</del> **** ''Antologia privata'', Rizzoli, Milano, 1989; Quodlibet, Macerata, 2015 **** G. Manganelli-[[Cesare Garboli]], ''Cento libri per due secoli di letteratura'', Archinto, Milano, 1989 **** <del>''Encomio del tiranno: scritto all'unico scopo di fare dei soldi'', Adelphi, Milano, 1990</del> **** ''Due lettere di Giorgio Manganelli'', Adelphi, Milano, 1990 **** <del>''La palude definitiva'', a cura di Ebe Flamini, Adelphi, Milano, 1991</del> **** <del>''Il presepio'', a cura di Ebe Flamini, Adelphi, Milano, 1992</del> **** <del>''Esperimento con l'India'', a cura di Ebe Flamini, Adelphi, Milano, 1992</del> **** <del>''Il rumore sottile della prosa'', a cura di Paola Italia, Adelphi, Milano, 1994</del> **** <del>''La notte'', a cura di Salvatore Silvano Nigro, Adelphi, Milano, 1996.</del> **** <del>''Le interviste impossibili'', Adelphi, Milano, 1997</del> **** ''Il delitto rende ma è difficile'', con un'intervista alla figlia Lietta a cura di [[Ugo Cornia]], Comix, Modena, 1997 **** ''Solo il mio corpo è reale : note su Stephen Spender'', a cura di Luca Scarlini, Via del vento, Pistoia, 1997 **** ''De America: saggi e divagazioni sulla cultura statunitense'', a cura di Luca Scarlini, Marcos y Marcos, Milano, 1998 **** ''Contributo critico allo studio delle dottrine politiche del '600 italiano'', a cura di Paolo Napoli, con un saggio introduttivo di [[Giorgio Agamben]], Quodlibet, Macerata, 1999 **** ''Le foglie messaggere. Scritti in onore di Giorgio Manganelli'', a cura di Viola Papetti, Editori riuniti, Roma, 2000 [contiene inediti] **** ''Cerimonie e artifici : scritti di teatro e di spettacolo'', a cura di Luca Scarlini, Oedipus, Salerno, 2000 *****Niente in ''La favola pitagorica'', ''Ti uccidero, mia capitale'', ''Concupiscenza libraria'', ''Un'allucinazione fiamminga'', ''L'isola pianeta e altri settentrioni'', ''Vita di Samuel Johnson'', ''La penombra mentale''. ***Niente in Alda Merini, ''La scopata di Manganelli'' *[[Giovanni Falcone]] **1. Non è in ''Cose di Cosa Nostra''. *[[Giovanni XXIII]] **''I fioretti di papa Giovanni'', Henri Fesquet. *[[Gilbert Keith Chesterton]] **Il vero modo: ''I vantaggi di avere una sola gamba'' in ''Tremendous Trifles'' (''Tremende bazzecole'') *[[Gore Vidal]] **Il sesso: ''Sex, Death and Money''. *[[Guillaume Apollinaire]] **''Una struttura diventa'': da ''Les Peintres cubistes''. **''Gli artisti sono'': da ''Les Peintres cubistes''. **''La geometria è'': da ''Les Peintres cubistes''. **''Gli artisti sono'': da ''Les Peintres cubistes''. **''L'amore'': da ''Adieu!'', in ''Poèmes à Lou''. *[[Günter Grass]] **Art is uncompromising and life is full of compromises. ―Quoted by Arthur Miller in the Paris Review, 1966 *[[Gustave Flaubert]] **I coniugi: Lettera, 25 gennaio 1880. **Il cuore: 19 gennaio 1840. **L'auteur dans son œuvre doit être comme Dieu dans l'univers... *[[Guy de Maupassant]] **La storia: Sull'acqua (l’histoire, cette vieille dame exaltée et menteuse) ====H==== *[[Henrik Ibsen]] **Gli amici: André Gide, prefazione a Conjdon: Friends are dangerous, not so much for what they make us do as for what they keep us from doing. (from the Correspondence) *[[Henri Bergson]] **''Le due fonti della morale e della religione'' *[[Henri Michaux]] **''Brecce''. *[[Henry David Thoreau]] **Gli amici non vivono: ''Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack'' (parte omessa in ''Opere scelte'') **Il massimo che posso fare per un amico: Diario (7 febbraio 1941) *[[Henry Fielding]] **A chi nulla è stato dato: ''Joseph Andrews'' *[[Henry Miller]] **Il surrealismo: ''“An Open Letter to Surrealists Everywhere,” The Cosmological Eye'' (Lettera aperta ai surrealisti d'ogni paese, in ''Max e i fagociti bianchi''). **La storia del mondo: "Domenica dopo la guerra". *[[Hermann Hesse]] **Il prodigio della...: Die Welt im Buch **La funzione del poeta: ''Sull'amore'' (?) *[[Honoré de Balzac]] **''Ce qui fait les qualités du mari qu'on aime fait les dèfauts du mari qu'on n'aime pas''. **La gloria è un veleno: ''Una figlia d'Eva''. **''Le vieillard est un homme qui a diné et qui regarde les autres manger'': ''Correspondance'' ====I==== *[[Ian McEwan]] **''L'amore fatale'' **''A new license for liberty'', Guardian (30 aprile 1990), p. 19. ** Guardian (London, May 26, 1983). *[[Ignazio Cantù]] **Alcune citazioni potrebbero essere del fratello, [[Cesare Cantù]]. *[[Ignazio Silone]] **Due citazioni tratte da discorsi pubblici (?), difficile reperire una trascrizione precisa. ***''Comunisti ed ex comunisti'': prima del 1961. *[[Immanuel Kant]] **Che cosa significa orientarsi nel pensiero. *[[Indro Montanelli]] **''Ci manca un Berlinguer'': da ''La Voce'', fra il 22 marzo 1994 e il 12 giugno 1994. **In un'intervista alla Stampa: dal Giornale del 20 maggio 1993. **Sempre più si diffonde sulla nostra stampa: da ''Il giornale'', 29 maggio 1993. **Sulle donne s'è detto di tutto: La Voce, 1994. **Un giorno dissi al cardinal Martini: ''Il Venerdì'' di Repubblica, 21 gennaio 1994. *[[Isaac Asimov]] **Credo che sia impossibile: ''Yours, Isaac Asimov''. *[[Ivy Compton-Burnett]] **''Madre e figlio''. ====J==== *[[Jack London]] **''Un osso'': da ''La strada''. *[[Jack Kerouac]] **''Una tazza di caffè'': ''Angeli di desolazione''. *[[Jacques Lacan]] **L'amore: ''Seminario XII'', in ''Altri scritti''. *[[James Joyce]] **Nessuna penna: ''Lettere''. **Qual è l'età: ''Ulisse''. *[[Jean Cocteau]] **Ciò che il pubblico critica in voi: ''Il gallo e l'arlecchino'' **Il poeta è un: ''Secrets de beauté'' **La massa: ''Secrets de beauté'' **Barabba: ''Il gallo e l'arlecchino'' **Un artista: ''Il gallo e l'arlecchino'' *[[Jean Genet]] **Chi non ha mai provato: ''Un Captif Amoureux''. **Chiunque conosca un fatto: ''Un Captif Amoureux''. *[[Jean-Jacques Rousseau]] **È soprattutto nella solitudine: ''Le confessioni''. **Il rimorso dorme: ''Le confessioni''. **Val molto di più avere: ''Le confessioni''. *[[Jean-Paul Sartre]] **Odio le vittime che rispettano i loro giustizieri: I sequestrati di Altona, atto 1, sc. 1. *[[Jiddu Krishnamurti]] **Quando c'è l'Amore: ''L'uomo alla svolta''. *[[Johann Gottlieb Fichte]] **L'uomo che si isola: ''Sistema di etica''. *[[Johann Wolfgang von Goethe]] **Agli stupidi: Faust - ''Wie sich Verdienst und Glück verketten Das fällt den Thoren niemals ein'' **I love those who yearn for the impossible: Faust. **Chi possiede arte: Xenia? **Ciascuno vede: Faust, prologo. **L'azione è tutto: Faust **La mia pace è perduta: Faust. **L'età non ci rende: Faust, prologo **L'uomo è uomo: I dolori del giovane Werther. **Monotona cosa è l'uman genere: I dolori del giovane Werther. **Non si è mai soli in pochi: Faust, I, 4036. **Una perfetta contraddizione: Faust *[[John David Barrow]] **Da ''L'universo come opera d'arte''. *[[John Fowles]] ** La donna del tenente francese *[[Jorge Luis Borges]] **Nous ne croyons plus au progrès, quel progrès! (citato in Nestor Ibarra, ''Borges et Borges'') **Il vantaggio di avere: “Harto de los laberintos,” entrevista con César Fernández Moreno, Mundo Nuevo 18, (Dec. 1967) *[[José Ortega y Gasset]] **Il poeta: ''La disumanizzazione dell'arte''. **La biografia: {{en}} ''In Search of Goethe from Within: Letter to a German'', {{it}} ''Goethe. Un ritratto dall'interno'' (?) *[[Joseph Conrad]] **La critica: da ''Lo specchio del mare''. **Solo l'immaginazione: ibidem?. *[[Jules Renard]] **Scrivere: Leçons d'écriture et de lecture, 13 aprile 1895. ====K==== *[[Khalil Gibran]] **''The vision: reflections on the way of the soul''[http://4umi.com/gibran/vision/7] *[[Karen Blixen]] **L'uomo e la donna: ''Racconti d'inverno''. *[[Karl Ludwig Börne]] **''Ankündigung der Waage''. *[[Karl Kraus]] **Ben venga il caos: da ''La muraglia cinese''. *[[Karl Marx]] **Ogniqualvolta vien posta in discussione una determinata libertà, è la libertà stessa in discussione.: ''Dibattiti sulla libertà di stampa e sulla pubblicazione delle discussioni alla Dieta'', in ''Scritti politici giovanili''. ====L==== *[[Laurence Sterne]] **''Men tire themselves in pursuit of rest'': The Koran *[[Laurens van der Post]] **''Il mondo perduto del Kalahari'' **''Il cuore dell'Africa'' *[[Lev Tolstoj]] **Il segreto della felicità: una citazione simile è attribuita a [[James Matthew Barrie]]: «The secret of happiness is not in doing what one likes, but in liking what one has to do», ma non è rintracciabile nelle sue opere. **Se i macelli...: ***La maggior parte delle fonti la attribuiscono a [[Paul McCartney]]; [http://www.postchronicle.com/cgi-bin/artman/exec/view.cgi?archive=180&num=279211 McCartney] stesso dice di ripeterla spesso. ***Google Libri non dà risultati in inglese o in russo in alcuna opera di Tolstoj. **Tutte le idee: ''Guerra e pace'', epilogo, parte I, cap. XVI. **Tutti pensano a cambiare: [http://books.google.com/books?id=kVBYAAAAMAAJ&hl=it&dq=%22thinks%20of%20changing%22%20inauthor:Tolstoy&ei=lIJqTPfhFouOjAe8_vmBAQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CC0Q6AEwAA] **Tutto, ogni cosa: ''Guerra e pace'', libro IV, parte I, cap. XVI. *[[Luc de Clapiers de Vauvenargues]] **N. 590. *[[Ludwig Wittgenstein]] **Niente in '''Pensieri diversi''' **Sentiamo dire: ''Grammatica filosofica'' *[[Luigi Einaudi]] **Discorso del 1954 (?); di sicuro prima del 1960. *[[Luigi Pirandello]] **E' un verso della canzone ''Camminando'' di [[Massimo Di Cataldo]]. Citazione o fonte? ====M==== *[[Manlio Sgalambro]] **[[Il cavaliere dell'intelletto]] **Per la terribile semplicità delle idee che la tradizione filosofica ci impone, più che fare direi che il compito dell'ora è disfare. *[[Marcel Proust]] **È meglio sognare la propria vita: da ''I piaceri e i giorni''. **Il ritornello che un orecchio: da ''I piaceri e i giorni''. *[[Marguerite Duras]] **''La vita materiale''. *[[Marguerite Yourcenar]] ** Il tuo nome: da ''I doni di Alcippe''. **Si è schiantato un cielo: da ''I doni di Alcippe''. **Noi abbiamo una sola vita: da ''Pellegrina e straniera''. **Non ho l'impressione: Alfredo Cattabiani, "Quel contatto ineffabile con l'Eterno", il Tempo, 19 dicembre 1987, p.3. **La morte s'avvicina: da ''I doni di Alcippe''. *[[Marlene Dietrich]] *Controllare ''Dizionario di buone maniere e cattivi pensieri''. *[[Mario Soldati]] **Ho contattato personalmente il sito comitatomariosoldati.it: mi hanno risposto che Kezich lo ha riportato sul Corriere della sera, senza fornirmi però una data. Nessun risultato tuttavia nell'archivio del Corriere (1992-oggi). **Prima del 1986. *[[Mario Vargas Llosa]] **Lettere... *[[Marshall McLuhan]] **Sunday Times Magazine, 26 marzo 1978 **La bomba: ''Il medium è il messaggio''. *[[Martin Heidegger]] **Il colloquio: da ''La poesia di Hölderlin''. *[[Matilde Serao]] **''Corriere di Roma'' del 19 settembre 1886: "Ascende la carrozza fra le prime macchie, rade ancora, e gira intorno ad una collina, scoprendo ogni tanto con l’occhio l’immenso Jonio glaciale senza una vela. Lievemente l’aria rinfresca. Ecco Stilo, una piccola città bruna bruna, antica, medievale, fabbricata a mezza costa; cittadina fiera e malinconica con le sue chiese antiche. Si traversa Stilo: le calabresi dal volto pallido vi guardano senza curiosità da dietro piccoli vetri delle loro finestre. La vegetazione poi diventa sempre montanara e si gira sui fianchi della montagna, ora seppellendosi fra gli alberi, ora rasentando un precipizio spaventoso. Qui e là spunta la roccia, nuda, nera, ciclopica. Non dunque questo paese è Ferdinandea? No, questo è Pazzano: paese di pietra e paese di ferro. Sta nell’aria e si respira il ferro: sgorga e si rovescia dalla bocca delle miniere, già riattivate (dal Fazzari) rossastro, sottilissimo, dilagante in flutti di polvere." *[[Max Beerbohm]] **Le donne: Zuleika Dobson *[[Max Frisch]] **Niente in ''Stiller''. *[[Max Nordau]] **God is the name that from the beginning: da ''Morals and the Evolution of Man''. *[[Michel Foucault]] **Introduzione a Ludwig Binswanger, ''Sogno ed esistenza''. Anche in ''Il sogno''. *[[Miguel de Cervantes]] **Diffida: da ''Novelle esemplari''. *[[Molière]] **Preferisco un vizio: ''Anfitrione'', Act I, sc. iv. *[[Monica Vitti]] **Venerdì di Repubblica del 25 agosto 1995. *<del>[[Montesquieu]]</del> {{fatto}} ====N==== *[[Nadežda Jakovlevna Mandel'štam]] **Le mie memorie *[[Napoleone]] **Che cos'è allora, questa verità storica, nella maggior parte dei casi? Una favola convenzionale, come fu ingegnosamente definita. (Memoriale) **So che bisogna dare a Dio ciò che è di Dio, ma il Papa non è Dio. (16 marzo 1811) *<del>[[Niccolò Tommaseo]]</del> {{fatto}} *[[Nicola Abbagnano]] **Dovrebbe essere in un articlo de ''Il Giornale'', 1981-1983. *[[Nino Manfredi]] **Io vengo dal bestialismo: ''Epoca'', 1993. *[[N. Scott Momaday]] **Una parola: Il viaggio a Rainy Mountain *[[Norman Douglas]] **La scuola: ''How about Europe''. ====O==== *<del>[[Oreste Benzi]]</del> {{fatto}} ====P==== *[[Paolo Rossi]] **Quello che succede in Italia: ''L'Indipendente'' di giovedì 30 novembre 1995. *[[Pablo Neruda]] **L'amore è breve: da ''20 Poesie d'amore e una Canzone disperata'' (Posso scrivere i versi...) *[[Paolo Villaggio]] **Fantozzi è anche un terapeuta: al Messaggero di lunedì 10 gennaio 1994. **Ho nostalgia degli anni Cinquanta: durante la trasmissione tv ''Babele'' di domenica 13 giugno 1993. **La tv è più pericolosa: ''Giornale'' di sabato 16 luglio 1994. *[[Paul Valéry]] **All'inizio: Dialogo dell'albero **Mettons en commun ce que nous avons de meilleur et enrichissons nous de nos mutuelles différences. **Bisogna: Moralités (Tel quel) *<del>[[P. D. James]]</del> {{fatto}} *[[P. G. Wodehouse]] **capelli grigi: ''Diario segreto''. **Critico: ''Le avventure di Sally''. **Telegrammi: ''Tanto di cappello a Jeeves''. *[[Pedro Calderón de la Barca]] **''Mujer, llora y vencerás''. *[[Pier Paolo Pasolini]] **'''Non''' è in ''Petrolio''. ====R==== *[[Raffaella Carrà]] **intervista al Giornale del 27 gennaio 1996. *[[Rainer Maria Rilke]] **Che cosa è mai... : ''Su Rodin''. **Così noi viviamo...: ''Sonetti a Orfeo'' (?) *[[Ralph Waldo Emerson]] **Attacca il tuo carro: <del>''Società e solitudine''</del>. **Dobbiamo essere cortesi: ''Condotta di vita''. **È una regola: ''Social aims''. **È una superstizione: ''Condotta di vita''. **Solo la poesia: <del>''Società e solitudine''.</del> **Un impero: ''The Young American''. **Un uomo: ''The Sovereignty of Ethics''. **[http://www.bartleby.com/90/ Opere complete] *[[Raymond Chandler]] **A really good detective never gets married: ''"Casual Notes on the Mystery Novel" (essay, 1949), first published in Raymond Chandler Speaking (1962)'' **Almeno la metà: da ''Casual Notes on the Mystery Novel'' **Boston: da ''Selected Letters of Raymond Chandler''. **The more you reason the less you create: da ''Selected Letters of Raymond Chandler'' e ''Raymond Chandler Speaking''. **If my books had been any worse: Raymond Chandler Speaking. **...it is a lesson in how not to write for the movies: ''Selected Letters of Raymond Chandler''. **By his standards anyone who noticed how many walls the room had: ''Selected Letters of Raymond Chandler''. *[[Raymond Queneau]] **Il diario intimo di Sally Mara (?); Sally plus intime (!). *[[Robert A. Heinlein]] **<del>''Il gatto che...''.</del> *[[Robert de Flers]] **Les livres sont des amis parfaits, ils sont accueillants et discrets, ils écoutent tous les secrets qu'on leur raconte et ils se gardent de les répéter. Aucune indulgence ne peut être comparée à la leur. Il n'y a qu'une chose qu'ils ne peuvent souffrir c'est d'être prêtés. Quand on les prête, ils sont si vexés qu'ils ne reviennent jamais. *[[Robert Louis Stevenson]] **Datemi quel giovanotto (For God's sake give me the young man who has brains enough to make a fool of himself!): ''Crabbed Age and Youth'' (in ''Virginibus puerisque''?) *[[Robert Musil]] **''Gli ideali hanno strane proprietà'': da ''The German as Symptom'', in ''Precision and Soul. Essays and Addresses''. **''Es hat keinen Sinn, Sorgen im Alkohol ertränken zu wollen, denn Sorgen sind gute Schwimmer''. *[[Roberto Gervaso]] *<del>[[Roland Barthes]]</del> {{fatto}} *[[Rudyard Kipling]] **Alla legione dei perduti...: ''Gentlemen-Rankers''. **Anche se il Tuo Potere...: ''McAndrew's Hymn''. **Il potere...: [http://www.thisdayinquotes.com/2011/03/power-without-responsibility.html] ====S==== *[[Samuel Beckett]] **Che cosa so: Basta **Com'è difficile parlare: Molloy **Dove sono: L'innominabile **Il sole risplende: Murphy **Questo è ciò che potrebbe essere l'inferno: Cenere. *[[Simone de Beauvoir]] **''La forza delle cose'' (''J’ai vécu tendue vers l’avenir et maintenant, je me récapitule, au passé : on dirait que le présent a été escamoté. J’ai pensé pendant des années que mon œuvre était devant moi, et voilà qu’elle est derrière: à aucun moment elle n’a eu lieu; ça ressemble à ce qu’on appelle en mathématiques une coupure, ce nombre qui n’a de place dans aucune des deux séries qu’il sépare''). *[[Simone Weil]] **Qui penserait à Dieu s'il n'y avait pas de mal au monde? *[[Soren Kierkegaard]] **At the bottom of enmity between strangers lies indifference. The Journals of Soren Kierkegaard: A Selection, no. 1144, journal entry for 1850, ed. and trans. by Alexander Dru (1938). **La sola antitesi: In vino veritas. **Ogni uomo: L'ora/L'istante (every human being is by nature a born hypocrite). **Uscirò dal cerchio: Aut aut (ed. integrale). *[[Stefania Sandrelli]] **Venerdì di Repubblica dell'8 marzo 1996 *[[Stendhal]] **''Je ne sais pas qui a donné l'idée de planter une ville au milieu de ce sable'': lettera del 3 novembre 1806. *[[Sun Tzu]] **Nessun riscontro ne ''L'arte della guerra''. *[[Susan Sontag]] **L'interpretazione: da ''Contro l'interpretazione''. ====T==== *[[T. S. Eliot]] **La completa eguaglianza: ''Appunti per una definizione della cultura''. *[[Thomas Mann]] **Trovare ''Nobiltà dello spirito e altri saggi''. **Una grande verità: ''La posizione di Freud nella storia dello spirito moderno'' in ''Scritti minori'' o ''Nobiltà dello spirito e altri saggi''. *[[Tom Cruise]] **Mi hanno insegnato: ''Messaggero'', 9 agosto 1992 ====U==== *[[Umberto Eco]] **Aristotele: 7, supplemento del Corriere della sera, 1995. *[[Ursula Le Guin]] **È troppo intelligente: Dancing at the Edge of the World **I bambini della rivoluzione: Dancing at the Edge of the World **La mia immaginazione: "The Creatures on My Mind" in Unlocking the Air and Other Stories **Se la narrativa scientifica: Dancing at the Edge of the World ====V==== *[[Valerio Magrelli]] **Possibile citazione completa: Gioco d’azzardo. È il contrario del gioco, ed è assurdo che abbia lo stesso nome. Mentre il gioco è fondato sulla possibilità di maneggiare le proprie forze, il gioco d’azzardo è basato sul rifiuto di agire: in un caso c’è l’azione, nell’altro la passione. *[[Victor Hugo]] **La religione: Préface philosophique (?) *<del>[[Virginia Woolf]]</del> {{fatto}} *<del>[[Vladimir Nabokov]]</del> {{fatto}} *[[Voltaire]] **Amici miei: ''Dialogues et entretiens philosophique'' (Mes amis , ou les astres sont de grands géomètres) **Che cos'è la politica: ''Annales de l'Empire depuis Charlemagne'' (mais la politique est-elle autre chose que l'art de mentir à propos) **Il superfluo: ''La felicità mondana: Il mondano'' **La paura: ''La paix vaut encore mieux que la veritè'' (lettera alla marchesa Marie de Vichy Chamrond Du Deffand, 7 dicembre 1768) **Nulla è perduto: ''Adelaide du Guesclin'' **Un proverbio saggio: La cena del conte di Boulainvilliers ====W==== *<del>[[Walter Benjamin]]</del> {{fatto}} *[[William Blake]] **''Una verità detta con tristi intenti...'': ''Auguries of Innocence'' (Pickering) **''Se il Sole e la Luna dovessero dubitare.. '': ''Auguries of Innocence''. **''Ero arrabbiato con il mio amico...'': ''A Poison Tree'', ''Songs of Experience''. **''La crocefissione...'': ''The Four Zoas'' **''Essendo infinito...'': ''There is no natural religion'' **''Nulla è più spregevole...'': ''Annotations to An Apology for the Bible by R. Watson''. **''Generalizzare vuol dire essere idioti'': ''Annotations to Sir Joshua Reynolds's Discourses'', pp. xvii–xcviii **''Per la tua amicizia...'': da ''On friends and foes''. *[[William Faulkner]] **Stein, ''Intervista con William Faulkner''. *[[William Golding]] **Gli uomini producono il male: da ''The Hot Gates''. *[[William S. Burroughs]] **Parole, colori, luci, suoni: ''Scrittura creativa''. *[[William Somerset Maugham]] **Il critico: The Summing Up **Il grado di civiltà: Our Betters **L'amore è solo: The Summing Up **Non credo: The circle **Ogni produzione di un artista: The Summing Up **Una donna si sacrificherà: The circle *[[Wisława Szymborska]] **''Posta letteraria''. ====...==== *Giulio Bora, Gianfranco Fiaccadori, Antonello Negri, Alessandro Nova, ''I luoghi dell'arte'', volume 3, Electa-Bruno Mondadori, Milano 2003 ==''Focus''== Ricerca delle fonti delle citazioni tratte da ''[https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Speciale:Ricerca&limit=250&offset=0&profile=default&search=%22citato+in+focus%22&ns0=1&ns8=1&ns9=1&ns11=1&ns12=1 Focus]''. *[[Giorgio Manganelli]] **Niente in Google Libri. **Niente ne ''La favola pitagorica'', ''Agli Dei ulteriori'', ''La palude definitiva'', ''Hilarotragoedia'', ''Pinocchio: un libro parallelo'', ''Le interviste impossibili'', ''Esperimento con l'India'', ''Centuria'', ''Dall'inferno''. **Niente nell'archivio del ''Corriere'' e de ''la Repubblica''. *[[Hans Magnus Enzensberger]] **''Questioni di dettaglio''. *[[Marianne Moore]] **''Unicorni di mare e di terra''. *[[Ronald Laing]] **''La politica della famiglia''. ==Raccolte di citazioni== <pre><ref>Da ''''; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref></pre> <pre><ref>Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref></pre> <pre><ref>Da ''''.</ref><ref name=e>Citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref></pre> <pre><ref name=e /></pre> <pre>''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013. ISBN 9788858654644</pre> <pre><ref>Da ''''; citato in Fernando Palazzi, Silvio Spaventa Filippi, ''Il libro dei mille savi'', Hoepli, Milano, 2022, n. . ISBN 978-88-203-3911-1</ref></pre> <pre><ref>Citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano. Opera omnia'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, n. . ISBN 88-04-43263-2</ref></pre> <pre><ref>Citato in Mario Lettieri, ''Il libro delle citazioni'', De Agostini, Novara, 1998, p. . ISBN 88-415-5890-3</ref></pre> <pre><ref>Citato in Franca Rosti, ''Tra virgolette. Dizionario di citazioni'', Zanichelli, Bologna, 1995, p. . ISBN 88-08-09982-2</ref></pre> p866h6guigdm0vt6ef9wvy8c4px4kry Organizzazione Gladio 0 90848 1218111 1068186 2022-07-21T05:02:27Z IppolitoN 23099 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Roman gladius-transparent.png|thumb|Un gladio romano]] Citazioni sull''''Organizzazione Gladio'''. {{indicedx}} ==Citazioni== *Era stato istituito in quasi tutti i Paesi che facevano parte della Nato, e per volontà della Nato, consapevole che i suoi soci europei non avrebbero potuto resistere all'attacco di una Potenza superarmata qual era l'[[Unione Sovietica]]: avrebbero dovuto aspettare, per la riscossa, l'intervento dell'[[Stati Uniti d'America|America]]. Lo dimostra il fatto che quando questo piano fu rivelato, nessun altro Paese trovò nulla da ridirne. Solo noi italiani – i soliti romanzieri imbecilli e peggio che imbecilli – ne facemmo materia di scandalo e pretesto di «gialli» che tuttora trovano credito, come la sua lettera dimostra. Anch'io mi sento scandalizzato, e un poco offeso. Ma solo dal fatto che nessuno mi abbia sollecitato l'adesione al Gladio: l'avrei data con entusiasmo. ([[Indro Montanelli]]) *Era un'operazione riservatissima, nata nel 1948. Molti dei partecipanti vennero reclutati tra ex legionari di Spagna e tra i paracadutisti della Folgore. Reclutavano elementi di una certa fede, di destra, che conoscessero il maneggio delle armi. Erano questi i requisiti. ([[Licio Gelli]]) *I padri di Gladio sono stati [[Aldo Moro]], [[Paolo Emilio Taviani]], Gaetano Martino e i generali Musco e De Lorenzo, capi del Sifar. Io ero un piccolo amministratore. Anche se mi sono fatto insegnare a Capo Marrargiu a usare il plastico. ([[Francesco Cossiga]]) *Nel 1964 nasce ufficialmente l’[[organizzazione Gladio]], finanziata dalla [[Central Intelligence Agency|CIA]]. Gladio: il nome dovrebbe dirti qualcosa perché il gladio è un’arma dei legionari romani, e quindi dire gladio era come dire fascio littorio o cose del genere. Un nome che poteva attrarre militari in pensione, amanti dell’avventura e nostalgici fascisti. ([[Umberto Eco]]) *Tutta questa storia della [[Falange Armata]] faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di "Stay-behind" {{NDR|Gladio}}: facevano esercitazioni, come si può creare il panico in mezzo alla gente, creare le condizioni per destabilizzare il Paese, questa è sempre l'idea. ([[Francesco Paolo Fulci]]) ===[[Paolo Bolognesi]]=== *I mandanti non si sono mai seduti sul banco degli imputati. Negli anni dello stragismo abbiamo compreso che all'interno dello Stato c'è un Anti Stato: alti ufficiali piduisti che hanno agito per deviare il corso della giustizia usando anche Gladio o l'Anello, implicati nelle più torbide vicende della nostra storia. Prove distrutte, testimoni morti ad orologeria. Un depistaggio che dura ancora oggi. *{{NDR|Sulla [[strage di Bologna]]}} Nell'ambito della direttiva Renzi ultimamente ho chiesto i nomi degli appartenenti ai Nuclei Armati di Difesa dello Stato, la cosiddetta Gladio Nera, che molto probabilmente è implicata in questi attentati e non solo. Mi è stato risposto che non me li potevano dare per ragioni di privacy. *Nonostante i numerosi riferimenti a Gladio emersi nel corso degli anni, nessuna informazione a suo tempo sembra essere stata data ai giudici del processo relativo alla strage di Bologna: ma anche se allora non se ne avvertì da parte dei singoli inquirenti la rilevanza, il coinvolgimento di Gladio ad avviso dell'interrogante non poteva essere ignoto a chi era preposto alla sicurezza dello Stato ed al coordinamento degli organi di investigazione. ===[[Indro Montanelli e Mario Cervi]]=== *Per quanto riguardava specificamente l'Italia il progetto cominciò a prender corpo, il 26 novembre 1956, con un accordo tra il Sifar, ossia i servizi segreti italiani, e la Cia, ossia i servizi segreti statunitensi. La rete clandestina post-occupazione fu battezzata ufficialmente ''stay behind'', stare indietro, e nel gergo corrente di chi della rete si occupava, Gladio. Il nome non era molto indovinato: proprio il gladio era stato adottato dalla Repubblica di Salò per sostituire le stellette. Chi lo riesumò aveva la memoria troppo corta. O troppo lunga. Nel '59 l'Italia fu chiamata a partecipare, accanto a [[Stati Uniti d'America|Usa]], [[Inghilterra|Gran Bretagna]] e [[Francia]], ai lavori del Comitato clandestino di pianificazione che, in ambito Nato, studiava le contromosse per il dopo-invasione. Sotto la guida del generale De Lorenzo il Sifar procedette dunque all'arruolamento dei gladiatori: tutta gente che «per età, sesso ed occupazione avesse buone possibilità di sfuggire ad eventuali deportazioni ed internamenti». *Quando l'esistenza di Gladio è diventata di dominio pubblico [[Francesco Cossiga|Cossiga]] e [[Giulio Andreotti|Andreotti]] hanno ripetuto che l'organizzazione aveva, in tempi di guerra fredda, scopi pienamente conformi all'interesse nazionale. La sorpresa ostentata da molte parti politiche per la scoperta di Gladio è del resto poco credibile. Se n'era parlato molto – pur senza specificare il nome dell'organizzazione – negli anni precedenti. Ma a quel punto – estate del 1990 – Gladio divenne un'arma preziosa per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dallo sfascio della ideologia e dei partiti comunisti, e per avvalorare la tesi che l'Italia fosse vissuta in una falsa democrazia, viziata da presenze poliziesche, autoritarie e golpiste. *Quanto all'interrogativo angoscioso che scaturisce dal Cassonpensiero (perché mai se non c'era nulla di losco in ''Stay-behind'' non lo si abolì quando era ormai superfluo?), interrogativo che, posto a quel modo, sembra comportare una sola risposta (non lo si abolì per covare il ''golpe'') noi azzardiamo una spiegazione più banale e più semplice. Gladio era diventato un ente inutile. E quando mai in Italia si abolisce un ente inutile che comporta uffici, segreterie, auto blu, indennità speciali per chi lo comanda? Il merito d'aver conseguito la soppressione d'un ente inutile – ma solo quello – a Casson va riconosciuto. ==Voci correlate== *[[Guerra fredda]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sull'|preposizione=riguardante l'}} {{DEFAULTSORT:Gladio, Organizzazione}} [[Categoria:Guerra fredda]] [[Categoria:Operazioni NATO]] [[Categoria:Storia d'Italia]] ttth8tykjs87uwdb8u1aihal76ada1m 1218112 1218111 2022-07-21T05:04:14Z IppolitoN 23099 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Roman gladius-transparent.png|thumb|Un gladio romano]] Citazioni sull''''Organizzazione Gladio'''. {{indicedx}} ==Citazioni== *Era stato istituito in quasi tutti i Paesi che facevano parte della Nato, e per volontà della Nato, consapevole che i suoi soci europei non avrebbero potuto resistere all'attacco di una Potenza superarmata qual era l'[[Unione Sovietica]]: avrebbero dovuto aspettare, per la riscossa, l'intervento dell'[[Stati Uniti d'America|America]]. Lo dimostra il fatto che quando questo piano fu rivelato, nessun altro Paese trovò nulla da ridirne. Solo noi italiani – i soliti romanzieri imbecilli e peggio che imbecilli – ne facemmo materia di scandalo e pretesto di «gialli» che tuttora trovano credito, come la sua lettera dimostra. Anch'io mi sento scandalizzato, e un poco offeso. Ma solo dal fatto che nessuno mi abbia sollecitato l'adesione al Gladio: l'avrei data con entusiasmo. ([[Indro Montanelli]]) *Era un'operazione riservatissima, nata nel 1948. Molti dei partecipanti vennero reclutati tra ex legionari di Spagna e tra i paracadutisti della Folgore. Reclutavano elementi di una certa fede, di destra, che conoscessero il maneggio delle armi. Erano questi i requisiti. ([[Licio Gelli]]) *I padri di Gladio sono stati [[Aldo Moro]], [[Paolo Emilio Taviani]], Gaetano Martino e i generali Musco e De Lorenzo, capi del Sifar. Io ero un piccolo amministratore. Anche se mi sono fatto insegnare a Capo Marrargiu a usare il plastico. ([[Francesco Cossiga]]) *Nel 1964 nasce ufficialmente l’organizzazione Gladio, finanziata dalla [[Central Intelligence Agency|CIA]]. Gladio: il nome dovrebbe dirti qualcosa perché il gladio è un’arma dei legionari romani, e quindi dire gladio era come dire fascio littorio o cose del genere. Un nome che poteva attrarre militari in pensione, amanti dell’avventura e nostalgici fascisti. ([[Umberto Eco]]) *Tutta questa storia della [[Falange Armata]] faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di "Stay-behind" {{NDR|Gladio}}: facevano esercitazioni, come si può creare il panico in mezzo alla gente, creare le condizioni per destabilizzare il Paese, questa è sempre l'idea. ([[Francesco Paolo Fulci]]) ===[[Paolo Bolognesi]]=== *I mandanti non si sono mai seduti sul banco degli imputati. Negli anni dello stragismo abbiamo compreso che all'interno dello Stato c'è un Anti Stato: alti ufficiali piduisti che hanno agito per deviare il corso della giustizia usando anche Gladio o l'Anello, implicati nelle più torbide vicende della nostra storia. Prove distrutte, testimoni morti ad orologeria. Un depistaggio che dura ancora oggi. *{{NDR|Sulla [[strage di Bologna]]}} Nell'ambito della direttiva Renzi ultimamente ho chiesto i nomi degli appartenenti ai Nuclei Armati di Difesa dello Stato, la cosiddetta Gladio Nera, che molto probabilmente è implicata in questi attentati e non solo. Mi è stato risposto che non me li potevano dare per ragioni di privacy. *Nonostante i numerosi riferimenti a Gladio emersi nel corso degli anni, nessuna informazione a suo tempo sembra essere stata data ai giudici del processo relativo alla strage di Bologna: ma anche se allora non se ne avvertì da parte dei singoli inquirenti la rilevanza, il coinvolgimento di Gladio ad avviso dell'interrogante non poteva essere ignoto a chi era preposto alla sicurezza dello Stato ed al coordinamento degli organi di investigazione. ===[[Indro Montanelli e Mario Cervi]]=== *Per quanto riguardava specificamente l'Italia il progetto cominciò a prender corpo, il 26 novembre 1956, con un accordo tra il Sifar, ossia i servizi segreti italiani, e la Cia, ossia i servizi segreti statunitensi. La rete clandestina post-occupazione fu battezzata ufficialmente ''stay behind'', stare indietro, e nel gergo corrente di chi della rete si occupava, Gladio. Il nome non era molto indovinato: proprio il gladio era stato adottato dalla Repubblica di Salò per sostituire le stellette. Chi lo riesumò aveva la memoria troppo corta. O troppo lunga. Nel '59 l'Italia fu chiamata a partecipare, accanto a [[Stati Uniti d'America|Usa]], [[Inghilterra|Gran Bretagna]] e [[Francia]], ai lavori del Comitato clandestino di pianificazione che, in ambito Nato, studiava le contromosse per il dopo-invasione. Sotto la guida del generale De Lorenzo il Sifar procedette dunque all'arruolamento dei gladiatori: tutta gente che «per età, sesso ed occupazione avesse buone possibilità di sfuggire ad eventuali deportazioni ed internamenti». *Quando l'esistenza di Gladio è diventata di dominio pubblico [[Francesco Cossiga|Cossiga]] e [[Giulio Andreotti|Andreotti]] hanno ripetuto che l'organizzazione aveva, in tempi di guerra fredda, scopi pienamente conformi all'interesse nazionale. La sorpresa ostentata da molte parti politiche per la scoperta di Gladio è del resto poco credibile. Se n'era parlato molto – pur senza specificare il nome dell'organizzazione – negli anni precedenti. Ma a quel punto – estate del 1990 – Gladio divenne un'arma preziosa per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dallo sfascio della ideologia e dei partiti comunisti, e per avvalorare la tesi che l'Italia fosse vissuta in una falsa democrazia, viziata da presenze poliziesche, autoritarie e golpiste. *Quanto all'interrogativo angoscioso che scaturisce dal Cassonpensiero (perché mai se non c'era nulla di losco in ''Stay-behind'' non lo si abolì quando era ormai superfluo?), interrogativo che, posto a quel modo, sembra comportare una sola risposta (non lo si abolì per covare il ''golpe'') noi azzardiamo una spiegazione più banale e più semplice. Gladio era diventato un ente inutile. E quando mai in Italia si abolisce un ente inutile che comporta uffici, segreterie, auto blu, indennità speciali per chi lo comanda? Il merito d'aver conseguito la soppressione d'un ente inutile – ma solo quello – a Casson va riconosciuto. ==Voci correlate== *[[Guerra fredda]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sull'|preposizione=riguardante l'}} {{DEFAULTSORT:Gladio, Organizzazione}} [[Categoria:Guerra fredda]] [[Categoria:Operazioni NATO]] [[Categoria:Storia d'Italia]] 1mmkzqz8srmmbku4gtw58lxqre0jnda L'implacabile (film 1987) 0 126236 1217997 841527 2022-07-20T14:21:56Z 185.78.16.210 /* Dialoghi */ wikitext text/x-wiki {{Film |titoloitaliano=L'implacabile |immagine= |titolooriginale= The Running Man |paese= USA |anno= 1987 |genere=fantascienza, azione, distopico |regista=[[Paul Michael Glaser]] |soggetto = [[Stephen King]]<br>(romanzo ''[[L'uomo in fuga]]'') |sceneggiatore = [[Steven E. de Souza]] |attori = *[[Arnold Schwarzenegger]]: Ben Richards *[[Maria Conchita Alonso]]: Amber Mendez *[[Yaphet Kotto]]: William Laughlin *[[Richard Dawson]]: Damon Killian *[[Mick Fleetwood]]: Mic *[[Jim Brown]]: Fireball *[[Jesse Ventura]]: Capitan Freedom *[[Sven-Ole Thorsen]]: Sven *[[Charles Kalani Jr.]]: Sottozero *[[Erland Van Lidth]]: Dynamo *[[Marvin J. McIntyre]]: Harold Weiss *[[Gus Rethwisch]]: Buzzsaw *[[Dweezil Zappa]]: Steve |doppiatoriitaliani= *[[Massimo Foschi]]: Ben Richards *[[Maria Teresa Martini]]: Amber Mendez *[[Paolo Buglioni]]: William Laughlin *[[Sergio Fiorentini]]: Damon Killian *[[Silvio Spaccesi]]: Mic *[[Elio Zamuto]]: Capitan Freedom *[[Dante Biagioni]]: Dynamo *[[Massimo Rossi (doppiatore)|Massimo Rossi]]: Marvin J. McIntyre }} '''''L'implacabile''''', film del 1987 di [[Paul Michael Glaser]], con protagonista [[Arnold Schwarzenegger]]. ==[[Incipit]]== {{Incipit film}} Dal 2017 l'economia mondiale è al collasso. Le forniture di cibo, risorse naturali e petrolio sono interrotte. La polizia governa con pugno di ferro lo stato diviso in zone paramilitari. La televisione è controllata dal governo ed un gioco sadico denominato "The Running Man" è diventato il programma più popolare della storia. Le arti, la musica e le trasmissioni sono censurate. Nessun dissenso è tollerato. Ma un piccolo movimento di resistenza è riuscito a sopravvivere nel sottosuolo. Anche i gladiatori high-tech non sono abbastanza per sopprimere il desiderio di libertà della gente... Sono necessari metodi più diretti. ==Frasi== *Se volevi andare all'inferno, accomodati pure! ('''Agente federale''') {{NDR|rivolto a Richards prima di stordirlo}} *I pass per le zone sono obbligatori, manteneteli integri. A tutti i lavoratori con pass giornaliero, si ricorda che il coprifuoco inizia a mezzanotte. Coloro i quali verranno trovati senza regolari pass dopo la mezzanotte, verranno rinchiusi permanentemente. Tutti voi, eredi dei quadri, non dimenticate che ottobre è il mese del bonus del reclutamento. Guadagnerete tre buoni per ogni amico o parente denunciato. ''ICS'', il vostro canale di informazione è divertimento, e vi ricorda che vedere è credere. ('''Donna sul maxischermo''') *Running Man, quattrocento rioni di pericolo, di distruzione e di morte! Tutti i lunedì dalle 8 alle 11 su ''ICS'', canale 1, non mancate! Gli inarrestabili sterminatori del network danno ai criminali e ai nemici dello Stato esattamente quello che si meritano. Tutti i lunedì dalle 8 alle 11 su ''ICS'', canale 1, non mancate! Co-prodotto con il dipartimento di giustizia, Running Man, il programma preferito dagli americani! ('''Annunciatore televisivo''') *Siete pronti al dolore? Siete pronti alla sofferenza? Se la risposta è sì, voi siete pronti all'allenamento di Capitan Freedom e la sua squadra! ('''Capitan Freedom''') *Il mio motto è "senza dolore, non c'è vincitore"! ('''Capitan Freedom''') *Questi ragazzi non smettono mai di combattere, mi viene sete solo a guardarli! Nel mio tipo di lavoro non posso permettermi pesantezze di stomaco, per questo io bevo la cola nazionale, colpisce nel segno! ('''Damon Killian''') {{NDR|[[Pubblicità dai film|Pubblicità]]}} *Ehi, Killian! Guarda il tuo sterminatore! Adesso vale di certo meno di zero! ('''Ben Richards''') {{NDR|dopo aver ucciso Sottozero}} *Rifugi sottoterra, trasmettitori sottoterra, se non la piantate e vi date una regolata vi ci ritroverete il culo, sottoterra! ('''Ben Richards''') *Ehi, testa di lampada! Dico a te, albero di Natale! ('''Ben Richards''') {{NDR|rivolto a Dynamo}} *Ascoltami, lurido bastardo! Sei solo un infame sanguefreddo! Tu sai dove te lo puoi mettere, il tuo contratto! Ma lasciami abbastanza spazio perché ci possa infilare il braccio fino allo stomaco! E strapparti via le BUDELLAAA! {{NDR|distrugge la telecamera}} ('''Ben Richards''') *Vuoi da accendere? Tieni! ('''Ben Richards''') {{NDR|rivolto a Fireball, prima di ucciderlo buttandogli un candelotto vicino al lanciafiamme che perde gas}} *Sottozero, Fireball, Buzzsaw e la sua sega mortale servirono la legge, punirono il male. Diciamo i loro nomi con orgoglio e ricordiamoli, gonfi di cordoglio! ('''[[Elogio]] ICS''') *Ho detto a Killian che sarei tornato... Non voglio passare per bugiardo! ('''Ben Richards''') *Colpisce nel segno! ('''Ben Richards''') {{NDR|dopo aver ucciso Killian facendolo schiantare contro un cartellone pubblicitario della Cadre Cola}} ==Dialoghi== *'''Agente alla radio''': Yankee 99, quali sono le tue coordinate?<br />'''Richards''': 020, livello di volo 1-5, sorvoliamo punto rilevamento Bravo 1.<br />'''Agente alla radio''': Controllare la situazione.<br />'''Richards''': Ricevuto, avanziamo... Vedo disordini per il cibo, saranno circa 1500 civili. Nessun'arma in vista.<br />'''Agente alla radio''': Procedere con il piano Alfa: eliminare ogni forma vivente.<br />'''Richards''': Ripeto: nessun'arma in vista, tra i manifestanti ci sono anche donne e bambini, chiedono solo del cibo.<br />'''Agente alla radio''': Ricevuto, Richards. Procedere con il piano Alfa, tutti i ribelli devono essere eliminati!<br />'''Richards''': Va' a farti fottere, non posso sparare su gente inerme! *'''Killian''': Qual è la trasmissione televisiva più amata del mondo?<br />'''Pubblico''': Running Man!<br />'''Killian''': Esatto! *'''Mic''': Tu sei uno degli sbirri che hanno messo dentro i miei amici, bruciato le mie canzoni, sono quelli come te ad aver fatto di questo paese una prigione. <br />'''Laughlin''': Mic, noi non vogliamo che muoia.<br />'''Mic''': È uno sbirro, il macellaio di Bakersfield!<br />'''Weiss''': Oh, andiamo, Mic! È un'invenzione dei propagandisti del network!<br />'''Laughlin''': Non ne siamo sicuri.<br />'''Weiss''': Noi sappiamo che ci ha aiutati ad arrivare... <br />'''Laughlin''': E comunque non è uno dei nostri!<br />'''Mic''': E poi ormai ha visto anche troppo.<br />'''Richards''': "Anche troppo"? Io ho visto solo un branco di sapientoni che pensano che le chiacchiere cambieranno il paese. È tardi per la teoria, e se non siete pronti ad agire, non rompete e piantatela!<br />'''Mic''': ...Credo interessi anche a te non saltare in aria.<br />'''Richards''': Centrato. *'''Richards''': Signori, è stato un piacere. Weiss, sta' alla larga dall'elaboratore dati nazionali e tu non insegnare la costituzione ai balordi di strada, Laughlin! A non rivederci, ragazzi!<br />'''Weiss''': Perché non ti vuoi mettere con noi?<br />'''Richards''': No, niente da fare, mio fratello può farmi uscire dalla città, mi interessa più vivere che fare politica!<br />'''Laughlin''': Oggi sono la stessa cosa.<br />'''Richards''': Questa risparmiatela per il compitino in classe, buona fortuna!<br />'''Weiss''': Già, buona fortuna. *'''Bidello''' {{NDR|fa accidentalmente scivolare Killian}}: Mi dispiace! Io...<br />'''Killian''': Niente di grave ragazzo, come ti chiami?<br />'''Bidello''': Dan...<br />'''Killian''': Dan, stai facendo un buon lavoro, continua pure, non è niente! D'accordo?<br />'''Bidello''': Grazie, grazie..!<br />'''Killian''' {{NDR|entra in ascensore}}: Brenda? Se domani trovo ancora quel rincoglionito a leccare il pavimento, lo leccherai tu per il resto della tua vita. *'''Richards''': Non fiatare, siamo intesi? Chi saresti tu, un'amica di mio fratello?<br />'''Amber''': Di che diavolo stai parlando?!<br />'''Richards''': Questo è il suo appartamento.<br />'''Amber''': Io ho traslocato da poco! L'inquilino che c'era prima è stato portato via per...<br />'''Richards''': Per cosa?<br />'''Amber''': Per la rieducazione. {{NDR|Richards rimane scioccato dalla notizia. Amber ne approfitta per liberarsi dalla sua presa}} Aaaah, qualcuno mi aiuti! Ben Richards è in casa mia! Il mostro di Bakersfield è qui! *'''Tony''': Caso 114: insegnante ha ammazzato la madre e la suocera durante un ballo di beneficenza all'università.<br />'''Killian''': Già, adoro questi casi. È il classico tipo di cui i vicini dicono: "''Ma com'è possibile? Era così a modo, salutava sempre''". Ma l'hai visto? Peserà sì e no cinquanta chili! Non durerebbe trenta secondi. Chi altro c'è?<br />'''Brenda''': Che ne dici dei tre rapinatori, quelli che hanno stipulato il patto suicida?<br />'''Killian''': E poi si sono suicidati?<br />'''Brenda''' {{NDR|sarcastica}}: Evidentemente no, Damon!<br />'''Killian''': Allora non c'è da fidarsi, Brenda... {{NDR|vede il filmato di Richards durante la fuga}} Ciao, stupendo!<br />'''Tony''': Ci serve qualcosa di straordinario...<br />'''Killian''': Tony? Tony!<br />'''Tony''': Eh?<br />'''Killian''': Passamela ai monitor, voglio i dettagli! Osservatelo bene, è la fuga di ieri dal penitenziario, guarda! Guarda solo come si muove, quel figlio di puttana, eh? Non è divino? Chi è?<br />'''Tony''': Non lo riconosci? È Ben Richards!<br />'''Killian''': Lo sbirro del massacro? Sensazionale, concorrente perfetto, lo voglio!<br />'''Brenda''': Scordatelo.<br />'''Killian''': Perché no?<br />'''Brenda''': Damon, conosci il contratto, non possiamo avere prigionieri militari!<br />'''Tony''': Quale prigioniero militare? Per ora è in circolazione!<br />'''Killian''': Già, a questo non ci rinuncio... I funzionari non me lo possono negare. Vogliono l'indice di gradimento? Guadagneremo dieci punti solo per i suoi bicipiti! *'''Richards''': Adesso ti slego, così vai a vestirti e vieni via con me!<br />'''Amber''': Davvero? E cosa te lo fa pensare?<br />'''Richards''': Il fatto che te lo chieda... "Per favore"! {{NDR|solleva il lettino staccandolo dal pavimento e inclinando Amber giù per la finestra}}<br />'''Amber''': Certo sei molto convincente! *'''Killian''': Ciao, tesoruccio. Vedi, il fatto è che uno di noi è nei guai! Sai chi sono io?<br />'''Richards''': Sì, ti ho già visto... Sei quello stronzo della TV.<br />'''Killian''': È strano, sai? Stavo per dire la stessa cosa di te. Ho appena visto il filmato della tua evasione: sensazionale! Ben, io penso che noi potremmo aiutarci l'un l'altro, io ho cervello e tu hai talento. No, tu hai molto più che il talento, hai il carisma! E anche le palle... Ecco perché ho tanto insistito per averti qui e per questo motivo vorrei che tu volontariamente partecipassi alla puntata di domani del Running Man! Hm?<br />'''Richards''': Fanculo.<br />'''Killian''' {{NDR|scoppia a ridere con Brenda}}: Sei un interlocutore brillante! Di linguaggio un po' limitato, ma brillante, sì! *'''Agente ICS''': Resit aloquitur ad infinitum per cassette, videotape, videoclip ed ogni altro metodo di registrazione conosciuto o sconosciuto. {{NDR|Richards fa per proseguire ma Sven lo ferma}} Deve firmare.<br />'''Richards''': Ehi! {{NDR|si libera dalla presa di Sven e cerca di firmare il foglio in piedi}}<br />'''Agente ICS''': Usi la mia schiena, vittima. {{NDR|Richards lo fa e quando finisce infilza il contratto e la sua schiena con la penna}} Ahhh!!<br />'''Richards''': Non dimenticarti la mia copia. *'''Killian''': Voi tutti conoscete le regole, la zona di gioco è divisa in quattrocento aree di uguali dimensioni, scampate miracolosamente al terremoto del '97, che penso che nessuno di noi potrà mai dimenticare. Una volta che saranno entrati in campo, i concorrenti avranno tre ore per poter percorrere i quattro quadranti del gioco, tre ore o forse meno e devono sfruttare ogni secondo perché sapete chi hanno alle costole?<br />'''Pubblico''': Gli sterminatori!<br />'''Killian''': Chi?<br />'''Pubblico''' {{NDR|più forte}}: Gli sterminatori!!!<br />'''Killian''': E vi ricordate dopo che cosa succede?!<br />'''Pubblico''': Qualunque cosa!<br />'''Killian''': Come avete detto??<br />'''Pubblico''' {{NDR|più forte}}: Qualunque cosa!!!<br />'''Killian''': Senza esclusione di colpi! Ma basta con le chiacchiere, è l'ora di cominciare a correre! {{NDR|applausi}} Ai vostri posti, pronti a partire!<br />'''Richards''': Killian! ...Io ritornerò.<br />'''Killian''': Sì... Solamente in replay! *'''Buzzsaw''': Sai una cosa? Adoro questo arnese, è una parte di me! Ma ora farà parte anche di te!<br />'''Richards''': Ti ringrazio... Tientelo pure!! {{NDR|forza la motosega di Buzzsaw in mezzo alle sue gambe, uccidendolo}} *'''Amber''': Che ne è stato di Buzzsaw?<br />'''Richards''': Ah, si è fatto in pezzi... *'''Richards''': Laughlin, la pausa è finita! Avanti, amico mio, andiamocene di qui!<br />'''Laughlin''': Io me ne vado ma con te... Buzzsaw mi ha organizzato proprio un bel viaggio! Oh... {{NDR|mostra la ferita sanguinante}}<br />'''Richards''': Oh mio dio...<br />'''Laughlin''': Dov'è Weiss..?<br />'''Amber''': È morto... Ma prima mi ha dato il codice, era riuscito a decifrarlo.<br />'''Laughlin''': La Resistenza ha un centro di trasmissione nel quadrante 4, andate là, dovete dare il codice a Mic! Non farmi morire inutilmente... Contiamo su di te! Non ci deludere... Non mi va di essere l'unico stronzo che c'è in cielo... {{NDR|muore}} *'''Killian''': Allora, mia cara, questa che le diamo è una grande possibilità di vincere un mucchio di premi, lei sa che abbiamo due dei nostri esperti sterminatori pronti a battersi, vero? Dynamo e Fireball, chi dei due sarà il prossimo giustiziere?<br />'''Agnes''': Oh, cielo! Mi lasci pensare...<br />'''Killian''': Dynamo o Fireball? Uno dei due, chi sceglie?<br />'''Agnes''': Va bene... Io penso che la prossima uccisione verrà effettuata da... Ben Richards! {{NDR|seguono mormorii confusi dal pubblico}}<br />'''Killian''': Calma, calma, è un errore, hehe! Richards è la preda, lei deve scegliere lo sterminatore.<br />'''Agnes''': Io posso scegliere chi mi pare! E io scelgo... Ben Richards. Quel ragazzo lì se l'inculetta tutti! *'''Amber''' {{NDR|vede Fireball discendere dal cielo}}: Gesù!<br />'''Richards''': No, ti sbagli! *'''Capitan Freedom''': Stammi a sentire, Killian, io non vado mascherato!<br />'''Killian''': E invece ci vai, perché te l'ho ordinato!<br />'''Capitan Freedom''': Non ho bisogno di questa pagliacciata! Queste sono tutte stronzate! Io già dieci anni fa ho stritolato tipi come quello là, e con le sole mani! Faccio a meno di certi trucchetti, questo è uno sport di morte e di onore, il nostro è il codice dei gladiatori!<br />'''Killian''': Capitano, puoi risparmiarmi la tua filosofia Zen, per piacere?! Che diavolo vai farneticando, non vedi cosa sta succedendo là fuori? Questo non è un gioco, continuano a scommettere su Ben Richards!<br />'''Capitan Freedom''': Stronzate!<br />'''Killian''': Toglietemelo dai piedi. {{NDR|Sven, la sua guardia del corpo, non si muove}} Ho detto portalo via! ...Che c'è? Gli anabolizzanti ti hanno rincoglionito definitivamente?! Voglio che lo butti fuori a calci!!! {{NDR|Sven e Capitan Freedom si allontanano insieme}} *'''Amber''': Se vuoi svegliare la gente non servono discorsi, prova con questo, invece! {{NDR|mostra un file su nastro}}<br />'''Mic''': Che cos'è?<br />'''Amber''': Il filmato originale del massacro di Bakersfield, prima che lo manomettessero per la trasmissione. <br />'''Richards''': Dove lo avevi nascosto?<br />'''Amber''' {{NDR|maliziosamente}}: Non sono affari tuoi! *'''Dynamo''': Avanti, dillo che facevo ridere quando eravamo là fuori! ...Come la metti adesso, puttanella?! Avanti, perché non ridi?<br />'''Amber''': Perché non è affatto divertente vedere uno stronzo vigliacco con una batteria al posto delle palle! *{{NDR|Al termine della sparatoria nello studio, Richards rimane solo con Killian}}<br />'''Richards''': Ciao, tesoruccio. Vedi, il fatto è che uno di noi è nei guai!<br />'''Killian''' {{NDR|vede arrivare Sven}}: Hahaha! Sven, vuoi spiegare tutto al signor Richards? {{NDR|Sven non muove un dito contro Richards}} Allora?<br />'''Sven''': È una questione tua, non vorrei sciupartela. {{NDR|si allontana, lasciandolo nuovamente solo}}<br />'''Killian''': Mi sembri contrariato, Ben... Oh, hai tutte le ragioni di esserlo, intendiamoci! Però fammiti spiegare: è solo televisione! Ecco cos'è! Noi dobbiamo finalizzare tutto agli indici di gradimento! Per cinquant'anni abbiamo detto alla gente che cosa mangiare, che cosa bere, come vestirsi. Perdio, cerca di capire! Gli americani adorano la televisione, ci tirano su i bambini! Impazziscono per i giochi a premi, adorano il catch, amano lo sport e la violenza, che altro potremmo fare? ...Noi gli diamo soltanto quello che vogliono! Siamo i primi, Ben, è solo questo che conta! Credimi, io sono nello spettacolo da trent'anni.<br />'''Richards''': Non conosco il mondo dello spettacolo quanto te, Killian, ma imparo in fretta. E sto per dare al pubblico esattamente quello che vuole! {{NDR|solleva Killian da terra}}<br />'''Killian''': Argh! {{NDR|viene sbattuto su una slitta a razzo}} Bastardo! Devi crepare!!<br />'''Richards''': Non su ordinazione... ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Film d'azione]] [[Categoria:Film di fantascienza]] dhfv5oose1qpm13rfxl4mokgzmdhf58 Utente:Sun-crops/Sandbox 2 142647 1218032 1217932 2022-07-20T17:54:10Z Sun-crops 10277 navbox: +1 wikitext text/x-wiki ===In ''[[Cesare Caravaglios]], Voci e gridi di venditori in Napoli''=== *Per dire che di una cosa se ne è avuta poca mettere la punta del pollice fissata sotto l'estremità dell'indice, mentre le altre dita restano chiuse quasi a pugno. Tale gesto tradotto in parole vuol significare:<br />{{centrato| — N'aggiu avuto pucurillo!}}{{centrato|(Ne ho avuto pochino!) (p. 19)}} *Per dire ad una persona che beve molto accostare ed allontanare più volte dalla bocca la mano chiusa col solo pollice disteso. La mano così disposta vuole imitare il ''fiasco'' al quale sogliono bere i napoletani. Portando la mano alla bocca si indica l'atto del bere.<br/>Talvolta questo gesto è accompagnato da certe espressioni del viso che vogliono chiaramente dire:<br/>{{centrato| — 'Mbriacone!}}{{centrato| — ({{sic|Ubbriacone}}!) (p.19)}} *Per dare del ladro ad una persona distendere la palma della mano, indi curvare obliquamente le dita {{sic|l'uno dopo l'altro}}, mentre lo sguardo si rivolge alla persona che si apostrofa:<br />Il significato di questo gesto è:<br />{{centrato|(— Tu si nu mariuolo!)}}{{centrato|Tu sei un ladro! (p. 21)}} *Volendo comunicare che una persona è morta fare in aria il segno della croce. Questo gesto è assai usato dai napoletani per indicare una speranza perduta. Si traduce:<br />{{centrato| — Nu nce sta cchiù che ffà!}}{{centrato|(Tutto è finito!) (p. 21)}} *Volendo dare dell<nowiki>'</nowiki>''asino'' ad una persona aprire la bocca mentre la lingua si distende sul labbro inferiore. Labbro e mento quasi penzoloni. Gli occhi non debbono avere né vivacità, né spirito.!<br />Eseguito il gesto con destrezza e rapidità si dirà:<br/>{{centrato| — Si ciuccio!}}{{centrato|(Sei un asino!) (p. 22)}} *L'additare è uno dei gesti più naturali e più frequenti dei napoletani. Essi distendono l'indice e lo dirigono verso l'oggetto che vogliono indicare, allungando il braccio e la mano il più che sia possibile. Spesso, però, essi al dito sostituiscono gli occhi sempre vivi e lampeggianti accompagnando il movimento con un piccolo adeguato gesto della testa.<br/>L'additare ha il significato di:<br />{{centrato| — 'O vì lloco!}}{{centrato|(Eccolo!) (pp. 22-23)}} ==Bibliografia== *[[Cesare Caravaglios]], ''Voci e gridi di venditori in Napoli'', {{small| con 33 illustrazioni e 15 trascrizioni musicali}}, introduzione di Raffaele Corso, Catania, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, Catania, 1931 · IX. ===''Spigolando...''=== *''<nowiki>'</nowiki>A vacànzia è fernuta e me garbizza | sto chiarfo<ref>Chìarfo, refuso, nel testo.</ref>ca 'ncarma | l'appecundria. È meglio stracquà, | 'e campìglie arrevèntano scaiènze | 'e l'autunno ca 'nzarda into culore | do vignale e s'aggranfeca zumpanno | 'nzì' lo core. Ca mmùmmera aggubbata | selluzzo pe sbariamiento, forse | pe cupià 'o chiarfo, po piglià pe fesso.''<ref>''Piscegràzia'', (''Strascico''), in ''Tommaso Pignatelli Quando un politico fa buona poesia'', a cura di Arnaldo Colasanti. In ''Poesia'', n. 102, anno X, gennaio 1997, Crocetti Editore, Milano, 1997, p. 62.</ref><ref>''La vacanza è finita e mi piace | questa pioggia violenta che benedice | la malinconia. È meglio desistere, | le promesse diventano bisogni | dell'autunno che preme nel colore | della vigna e s'arrampica a sussulti | fino al cuore. Col capo piegato | singhiozzo per distrazione, forse, | per imitare l'acquazzone, per prenderlo in giro.'' La traduzione è in ''Poesia'', n. 102, anno X, p. 62.</ref> ('''Tommaso Pignatelli''') *''C'è un luogo dove dormi | e il tuo respiro | io non lo sento, | non lo sento mai. || Fra i nostri due riposi | è la città spavalda | strade, fragori, alterchi, gente e tetti | e come due leoni sul sagrato | remoti e fermi, chiusi in una forma, | noi vigiliamo la nostra distanza.''<ref>Citato in ''I leoni del sagrato di Mariagloria Sears'', ''Corriere della Sera'', 25 maggio 2018; in ''[https://www.pressreader.com/ pressreader.com]''.</ref><ref>Citato in ''[http://scaffalinvisibili.blogspot.com/2016/06/i-leoni-sul-sagrato-mariagloria-sears.html scaffalinvisibili.blogspot.com]'', 3 giugno 2016.</ref>('''Mariagloria Sears''') *{{NDR|La bellezza, non una}} [...] categoria estetica ma l'energia di Dio, l'energia della gloria di Dio, la gloria dell'energia di Dio che trasfigura il mondo... un varco che si apre su un altro mondo, su un'altra realtà più grande, il mondo della realtà, della grazia di Dio.<ref>Citato in Giovanna Parravicini, ''[https://www.avvenire.it/agora/pagine/la-pianista-e-il-dittatore_201007230714383000000 La pianista e il dittatore]'', ''avvenire.it'', 23 luglio 2010.</ref> ('''Padre Vsevolod Spiller''', al funerale di [[Marija Veniaminovna Judina|Maria Yudina]]) *Certamente ogni opera letteraria ha un suo suolo natio nell'invito alla comunicazione, in una specie di nostalgia d'amore. Ogni testo letterario è in un certo senso epistola...<ref>Citato in ''Il mondo di carta di Hrvoje Pejaković'', a cura di Mladen Machiedo, in ''Poesia'', n. 101, anno IX, dicembre 1996, traduzione di Mladen Machiedo, Crocetti Editore, Milano, p. 73 </ref> ('''Hrvoje Pejaković''') *Claudia Severa alla sua Lepidina, salute. Il terzo giorno prima delle Idi di settembre<ref>L'11 settembre.</ref>, per il giorno in cui si festeggia il mio compleanno, ti invito di cuore a venire da noi, sorella mia, per rendere ancora più felice la mia giornata con la tua presenza... Saluta il tuo Ceriale. Il mio Elio e il figlio lo salutano. Ti aspetto, stammi bene, sorella, anima carissima, così come mi auguro di star bene io, e addio. Da Severa a Sulpicia Lepidina (moglie) di Ceriale.<ref>Citato in AA. VV., ''La passione di Perpetua e Felicita'', prefazione di Eva Cantarella, a cura di Marco Formisano, introduzione, traduzione e note di Marco Formisano, Bur, Milano, 2013, [https://books.google.it/books?id=gpccMSN7AssC&lpg=PR5&dq=Sulpicia&hl=it&pg=PR4#v=onepage&q&f=false p. IV]. ISBN 978-88-58-64889-6</ref> ('''[[w:Tavolette di Vindolanda|Invito di Vindolanda]]''') *{{NDR|Sul Quartetto n. 14 di Beethoven}} Dopo questo, cosa ci è rimasto da poter scrivere? ('''Franz Schubert''') :''After this, what is left for us to write?''<ref>{{en}} Citato in [[Mark Nepo]],''The Endless Practice. {{small|Becoming Who You Were Born to Be}}'', Simon and Schuster, New York, 2014, [https://books.google.it/books?id=LvRuAwAAQBAJ&lpg=PA237&dq=&pg=PA237#v=onepage&q&f=false p. 237].</ref> *{{NDR|Dopo la conversione}} Fuori faceva sempre bello; avevo cinque anni, e quel mondo fatto in precedenza di pietra e di catrame era un gran giardino dove mi sarebbe stato permesso di giocare per tutto il tempo che sarebbe piaciuto al cielo [...] Dio esisteva, ed era presente, rivelato e mascherato da quella delegazione di luce che senza discorsi né figure dava tutto alla comprensione e all'amore [...]. Il miracolo durò un mese. Ogni mattino, ritrovavo affascinato quella luce che faceva impallidire il giorno, quella dolcezza che non dimenticherò mai, e che è tutta la mia sapienza teologica. (Da ''Dio esiste'', pp. 147-148.<ref name=Φως />) ('''André Frossard''') *{{NDR|[[w:Paredro|Paredro]]}} [...] un'entità associata, sorta di "compadre" o sostituto o baby sitter dell'eccezionale.<ref>Da ''Componibile 62'', traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini, Sur. Citato in Walter Catalano, ''[https://www.pulplibri.it/catalano-vampiro-surrealista/ Il vampiro surrealista. {{small|Vampirismi d'autore}}]'', ''pulplibri.it'', 5 dicembre 2019.</ref> ('''Julio Cortàzar''') *Incontriamo, via via che proseguiamo la lettura, il piacere sensuale del libro che abbiamo in mano e la dolorosa passione per la pagina bianca, lì in attesa dell'inchiostro, dei segni, delle parole, della punteggiatura...<ref>Citato in [[Dacia Maraini]], ''Amata scrittura'', Rizzoli Bur, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=yIAIXGeOwcMC&lpg=PP1&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false p. 1].</ref> ('''Giulia Borgese''') *[...] [[Julien Green]] è il fauno della contraddizione.<ref name=fauno>Da ''[https://www.ilgiornale.it/news/julien-green-vertigine-fulminea-scrittura-1386519.html Julien Green, la vertigine fulminea della scrittura]'', ''ilgiornale.it'', 16 aprile 2017.</ref> ('''Davide Brullo''') *La grandezza di [[Giardini di Versailles|Versailles]] consiste nella coerente applicazione di un ordine logico, dal quale non era permessa alcuna deviazione: si trattava di un'opera d'arte che esigeva obbedienza. Una tale opera può venir concepita ed eseguita una sola volta in una cultura. Essa lascia infatti i partecipanti esausti e bisognosi di cose più frivole. Il sollievo fu trovato nelle imitazioni dell'idea del giardino inglese (il jardin anglais), nei particolari rococò e negli ornamenti finto-cinesi (chinoiserie). Nel frattempo, in tutta Europa, gli aspiranti principi tentavano la loro Versailles. Pochi di questi autocrati avevano l'esatta concezione e nessuno la ricchezza di [[Luigi XVI]]°. Ciò non di meno essi lasciarono la loro impronta e godettero di principeschi giardini fantasticamente stravaganti.<ref>Da ''Il giardino ben arredato'', traduzione di Antonella Bortolin, Di Baio Editore, Milano, 1990, [https://books.google.it/books?id=4OtXL8MPuQwC&lpg=PA32&dq=&pg=PA32#v=onepage&q&f=false p. 32]. ISBN 88-7080-239-6</ref> ('''Michael Balston''') *[...] la musica ti parla e basta saperla ascoltare, e nel momento esatto del concerto ecco che entra in gioco l'istinto. Perché in fondo la musica è un essere vivo, è vita e bisogna trattarla come tale, permettendosi di essere intuitivi, spontanei, lasciandosi trasportare dall'impulso del momento.<ref>Citato in ''[http://met.cittametropolitana.fi.it/news.aspx?n=323122 L'ORT continua con lo streaming del venerdì. Questa settimana propone Nil Venditti sul podio e Kevin Spagnolo solista al clarinetto]'',''met.cittametropolitana.fi.it'', 18 novembre 2020.</ref> ('''Nil Venditti''') *[...] la relazione tra ''jour'' e ''nuit'' non è soltanto d'opposizione, ma anche di inclusione. Non c'è bisogno di grandi conoscenze di psicanalisi per ravvisare nella notte un simbolo materno, simbolo di quel luogo materno, di quella notte delle viscere ove tutto inizia, e per vedere che l'amore per la notte è il ritorno alla madre, discesa verso le Madri, viluppo inestricabile d'istinto vitale ed attrazione mortale. Qui si rivela un ulteriore rovesciamento nella dialettica del giorno e della notte, giacché se il giorno dominatore è, nel pieno del suo splendore, la vita, la notte femminea è, nella sua profondità abissale, vita e morte insieme: è la notte che ci dà alla luce, è la notte che ce la riprenderà.<ref>Citato in ''Effetto notte. {{small|Percorsi d'arte e di luce nella Napoli sotterranea}}'', a cura di Ludovico Pratesi e Paola Magni, Castelvecchi, Roma, 1999, [https://books.google.it/books?id=cG57ZWlXZBgC&lpg=PA1942&dq=&pg=PA1958#v=onepage&q&f=false p. 1958]. ISBN 88-8210-154-1</ref> ('''Gérard Genette''') *''Le poesie non sono dei materassini | su cui sdraiarsi a prendere il sole | a dire Mi fa pensare, bello! | che è proprio così. | Le poesie sono una distesa di cocci | cui puoi stare sopra respirando piano, | con sempre un certo dolore | e quando ti alzi, | nella migliore delle ipotesi | ti senti l'impressione | il segno sulla pelle | di una insospettata, non tua, | scomodità profonda.''<ref>''Di un'insospettata, non tua, scomoda profondità''. Citato in Francesca Genti, ''La poesia è un unicorno'', Mondadori, Milano, 2018, [https://books.google.it/books?id=ZVRLDwAAQBAJ&lpg=PT62&dq=&pg=PT59#v=onepage&q&f=false p. 59]. ISBN 9788804687092</ref> ('''Valentina Diana''') *{{NDR|Le carte geografiche}} Mi affascina la loro quiete geometrica, la chiarità che ne determina e ne scioglie anche il groviglio di linee. Non è questa dopotutto la vita? Una mappa che interseca e a volte confonde volumi e colori lasciando a noi il compito di distinguere.<ref>Dall'intervista ad [[Antonio Gnoli]], ''[https://www.repubblica.it/cultura/2016/08/07/news/margherita_pieracci_harwell_io_e_cristina_campo_amiche_per_la_vita_lei_mi_dava_la_forza_di_non_deluderla_-145554390/ Margherita Pieracci Harwell: "Io e Cristina Campo amiche per la vita. Lei mi dava la forza di non deluderla"]'', ''repubblica.it'', 7 agosto 2016.</ref> ('''Margherita Pieracci Harwell''') *Montevideo come città manca di ciò che si è convenuto chiamare fisionomia americana. L'eleganza, il lusso stesso della quantità delle sue case ed infine la disposizione dei suoi viali, piazze e monumenti ne fanno una città di gusto europeo moderno. Il movimento della strada, i negozi, i teatri, sembrano seguire la stessa legge, perfino il clima sembra collaborare per far credere al turista del vecchio mondo che non ha cambiato patria. ('''Eugène de Robiedo''' nel 1877) :''Montevideo como ciudad carece de lo que se ha convenido en llamar fisonomía americana. La elegancia, el lujo mismo de cantidad de sus casas y finalmente la disposición de sus paseos, plazas y monumentos hacen de ella una ciudad de gusto europeo moderno. El movimiento de la calle, los comercios, los teatros, parecen seguir la misma ley, hasta el clima parece ponerse de su parte para hacer creer al turista del viejo mundo que no ha cambiado de patria.»''<ref>Citato in Julio Sánchez Gómez, ''De bastión español a símbolo de la libertad. Montevideo en los tiempos de ciudad amurallada, 1725-1850/1870'', in Julio Sánchez Gómez y José Manuel Santos Pérez, ''De urbe indiana.{{small|Ensayos sobre ciudades y urbanismo en Brasil y en la América hispana}}''. Editor Julio Sánchez Gómez. Editorial Universidad de Salamanca, 2010, [https://books.google.it/books?id=3N-JJUEQmKcC&lpg=PA141&ots=j9hhainazu&dq=&pg=PA141#v=onepage&q&f=false p. 141]. ISBN 978-84-7800-207-8.</ref> *''Nel buio della notte s'alzò in volo, | vagò per ampio cielo la mia mente, | poi nuvole varcò fino alla proda | ove, rappreso, il tempo disfavilla. | Trascese il sole, oltrepassò le stelle | per perdersi in un vortice di fuoco. | Non si bruciò, ma rapida trascorse | alla porta del riso e della gioia. | Si sporse: fluttuavano baciandosi | cieli in onde di fiamma e pura luce, | ove amore è semente a soli e stelle. | Entrò, ma l'investì vivo bagliore: | in melodie serene l'universo | moveva incontro ad adorar l'Eterno.''<ref>''Pensiero notturno'', in ''Il fiore della poesia di Giuseppe Serembe'', traduzione italiana a cura di Vincenzo Belmonte, p. 5.</ref> ('''Giuseppe Serembe''') *{{NDR|Julien Green}} Romanziere raffinatissimo, esegeta delle inquietudini, chiromante del dubbio [...].<ref name=fauno /> ('''Davide Brullo''') *{{NDR|L'anello di Carvilio}} [...] pezzo assolutamente unico e originale è l'anello a fascia che è stato trovato al dito di Aebutia<ref>Madre di Carvilio.</ref>. Sotto il castone in raro cristallo di rocca, lavorato "a cabochon", è collocato un mini-busto di Carvilio, che morì prematuramente all'età di 18 anni e tre mesi. Si tratta di una microfusione a cera persa e rappresenta un giovane a torso nudo, con capelli ricci, labbra sottili e naso aquilino. L'effetto luminoso della lente di cristallo dona una misteriosa profondità all’immagine del defunto evocando la lontananza-vicinanza della sua anima agli affetti della madre. ('''Andrea Cionci''') <ref>Da ''[https://www.lastampa.it/cultura/2017/11/24/news/l-ombra-d-oro-del-giovane-carvilio-la-mummia-di-roma-1.34390857 L'ombra d'oro del giovane Carvilio, la Mummia di Roma. La dispersione degli straordinari reperti della tomba di Grottaferrata]'', ''lastampa.it'', 24 novembre 2017.</ref> *{{NDR|Santa Maria Egiziaca dopo la conversione}} Quando [...] uscii sulla piazza, mi parve che tutto fosse nuovo, meravigliosamente mai visto. Neppure il colore del cielo sembrava più lo stesso, né il volto della gente. Mi ricordai allora di un giorno in cui, dopo una pioggia torrenziale, mi guardai intorno e vidi che tutto era pulito. (Da ''Leggende cristiane'', a cura di L. Manetti e S. Zuffì, p. 359.<ref name=Φως>Citato in Claudia Cirami, ''[https://www.breviarium.eu/2020/04/01/maria-egiziaca-la-vedente/ Come a Maria Egiziaca "si aprirono gli occhi"]'', ''breviarium.eu'', 1 aprile 2020.</ref>) *Questa settimana ho ascoltato tre volte la Passione secondo Matteo del divino Bach, ogni volta con il sentimento di sconfinata meraviglia. Chi ha completamente dimenticato [disimparato] il Cristianesimo, la ascolta veramente come un Vangelo, è la musica della negazione della Volontà, senza memoria dell'Askesis. :''In diese Woche habe ich dreimal die ''Matthäuspassion'' des göttlichen Bach gehört, jedesmal mit dem Gefühl der unermesslichen Verwunderung. Wer das Christentum völlig verlernt hat, der hört es hier wirklich wie ein Evangelium, es ist die Musik der Verneinung des Willens, ohne die Erinnerung an die Askesis.''<ref>Da una lettera ed Erwin Rohde da Basilea del 30 aprile 1870. {{en}} Citato in Richard Viladesau, ''[The Pathos of the Cross. {{small|The Passion of Christ in Theology and the Arts – The Baroque Era}}]'', Oxford University Press, 2014, [https://books.google.it/books?id=Gc_QAgAAQBAJ&lpg=PA320&dq=&pg=PA320#v=onepage&q&f=false p. 320, nota 75].</ref> *Tocca al silenzio non avere dubbi sulla morte. ('''Marcella Tarozzi Goldsmith''') <ref>Da ''Il silenzio e la parola'', 2001. Citato in Gino Ruozzi, ''Giano bifronte. {{small|Teoria e forme dell'aforisma italiano contemporaneo}}''; in AA. VV, ''Teoria e storia dell'aforisma'', premessa di Vittorio Roda, introduzione e cura di Gino Ruozzi, Bruno Mondadori, Milano, 2004, [https://books.google.it/books?id=NVueAgAAQBAJ&lpg=PA137&dq=&pg=PA137#v=onepage&q&f=false p. 137].</ref> *{{NDR|Agli agenti del KGB}} Volete mandarmi nel gulag? Benissimo, per me è un'ottima notizia.<ref>Citato in Alessandro Zaccuri, ''[https://www.avvenire.it/agora/pagine/padre-vorobev-non-sappiamo-le-vittime Padre Vorob'ev (Russia): «Ancora oggi non sappiamo quante furono le vittime»]'', ''avvenire.it'', 23 agosto 2013.</ref>('''Tavknok''', monaco dell'eremo di Riga) [[s:Myricae/In campagna/Novembre|Novembre]] Yet there is no sorrier sight to watch then the vacant faces of those former high school and college students when, at thirty-five or fifty, all their mental alertness having vanished, the spark gone from their eyes, they dutifully chew their gum to keep from yawning, while absorbing the chewing gum for the eyes of the movies or the chewing gum for the ears of the radio. [https://www.google.it/books/edition/Writers_and_Their_Critics/Zv0tAAAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&bsq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&dq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&printsec=frontcover p. 291] [https://www.google.it/books/edition/Writers_and_Their_Critics/Zv0tAAAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&bsq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&dq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&printsec=frontcover] Henri Peyre *[https://www.google.it/books/edition/A_History_of_Neapolitan_Drama_in_the_Twe/2LIPCwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=paliotti+salone+margherita&pg=PA30&printsec=frontcover] *''Di Notte, il Can, quasi sia specchio, mira | il cerchio de la Luna; e, sé vedendo, | crede, ch'entro v'alberghi un altro cane. | Latra; ma, invan, vana la voce ai venti | è mandata, e dispersa; e Delia sorda | và dietro il suo camin, termina il corso.'' :''Lunarem noctu, ut speculum, canis inspicit orbem, | seque; videns, alium credit inesse canem, | et latrat: sed frustra agitur vox irrita ventis, | et peragit cursus surda Diana suos.'' https://archive.org/details/emblemidiandreaa00alci/page/244/mode/2up?ref=ol&_autoReadAloud=show&view=theater *{{NDR|I Corifea}}''Il tempo è breve; chi insegue l'immenso perde l'attimo presente.'' ''Or quando nella tènebra | notturna il pie' mio candido | agiterò nel bacchico tripudio, | la cervice crollando all'ètra rorido, | come cerbiatta che del prato allegrasi | fra le verdi delizie, | poi che la truce caccia | ha sfuggita, e l'insidia | delle ben tese reti? Col suo sibilo | il cacciatore l'impeto dei cani aizza invan sulla sua traccia: | ch'essa, pari ad un turbine, | via per i prati lanciasi | lunghesso il fiume; e nelle solitudini | ove uom non giunge, posa, | e tra i virgulti della selva ombrosa. || Che è saggezza? E qual fu mai dai Superi | dono piú insigne agli uomini largito, | che la man dei nemici | tener sulle cervici? | E quanto è bello a noi sempre è gradito.'' ( https://it.wikisource.org/wiki/Le_Baccanti/Terzo_stasimo p. 80) Fu nel 1717 che, con l'accennata fondazione della Grande Loggia di Londra e col subentrare della cosiddetta "massoneria speculativa" continentale, si verificarono il soppiantamento e l'inversione di polarità, di cui si è detto. Come "speculazione" qui valse infatti l'ideologia illuministica, enciclopedistica e razionalistica connessa ad una corrispondente, deviata interpretazione dei simboli, e l'attività dell'organizzazione si concentrò decisamente sul piano politico-sociale, anche se usando prevalentemente la tattica dell'azione indiretta e manovrando con influenze e suggestioni, di cui era difficile individuare l'origine prima. Si vuole che questa trasformazione si sia verificata solo in alcune logge e che altre abbiano conservato il loro carattere iniziatico e operativo anche dopo il 1717. In effetti, questo carattere si può riscontrare negli ambienti massonici cui appartennero un Martinez de Pasqually, un Claude de Saint Martin e lo stesso Joseph de Maistre. Ma devesi ritenere che questa stessa massoneria sia entrata, per altro riguardo, essa stessa in una fase di degenerescenza, se essa nulla ha potuto contro l'affermarsi dell'altra e se, praticamente, da questa è stata alla fine travolta. Né si è avuta una qualsiasi azione della massoneria, che sarebbe rimasta iniziatica per diffidare e sconfessare l'altra, per condannare l'attività politico-sociale e per impedire che, dappertutto, essa valesse propriamente e ufficialmente come massoneria. (da La massoneria moderna come inversione del ghibellinismo) [https://books.google.it/books?id=_I_LCQAAQBAJ&lpg=PA216&ots=Gz4kYfw_mW&dq=&pg=PA216#v=onepage&q&f=false] *È nella battaglia stessa che occorre risvegliare e temprare quella forza che, di là dalle bufere del sangue e degli stenti, con nuovo splendore e con pace potente propizierà una nuova creazione. Per questo, oggi si dovrebbe apprendere di nuovo sul campo di battaglia la pura azione, l’azione non solo nel significato di ascesi virile, ma anche di purificazione e via verso forme di vita superiori, valide in sé e per sé — il che, però, significa in un certo modo proprio un ritorno alla tradizione primordiale ario-occidentale. [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=EXMQAQAAIAAJ&dq=di+nuovo+sul+campo+di+battaglia+la+pura+azione%2C+l%E2%80%99azione+non+solo+nel+significato+di+ascesi+virile%2C+ma+anche+di+purificazione+e+via+verso+forme+di+vita+superiori&focus=searchwithinvolume&q=ascesi+virile] '''Anca Damian''' (... | ...), regista e produttrice cinematografica rumena. ==Citazioni di Anca Damian== *{{NDR|Su Marona, la cagnetta protagonista del cartone animato ''La mia fantastica vita da cane''}} Il destino di Marona è semplice ed essenziale, universale e individuale. Vivere l'istante presente; apprezzare le piccole cose; essere in connessione profonda con gli altri – ecco le "lezioni di felicità" dai cani per gli umani.<ref>Citato in ''[https://news.cinecitta.com/IT/it-it/news/53/88124/il-legame-tra-cane-e-padrone-nel-nuovo-film-di-anca-damian.aspx Il legame tra cane e padrone nel nuovo film di Anca Damian]'', ''cinecittà.com'', 2 dicembre 2021.</ref> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_site=en}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Damian, Anca}} [[Categoria:Registi rumeni]] ==Note== <references /> ==Anne Barratin== [https://fr.wikipedia.org/wiki/Anne_Barratin] [https://books.google.it/books?id=p0tFAAAAYAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&dq=&pg=PA92#v=onepage&q&f=false] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=YyFdAAAAMAAJ&dq=O+triato+%27e+donna+Peppa&focus=searchwithinvolume&q=Peppa p. 224] ==Navbox== {{Navbox |name = Napoli |title = [[Napoli]] |image = |group1 = Quartieri |list1 = [[Bagnoli (Napoli)|Bagnoli]]{{·}}[[Ponticelli (Napoli)|Ponticelli]]{{·}}[[Posillipo]]{{·}}[[Secondigliano]]{{·}}[[Vomero]] |group2 = Toponomastica |list2 = '''Piazze''': [[Piazza Dante (Napoli)|Piazza Dante]]{{·}}[[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza del Mercato]]{{·}}[[Piazza del Municipio (Napoli)|Piazza del Municipio]]<br>'''Strade''': [[Riviera di Chiaia]]{{·}}[[Spaccanapoli]]{{·}}[[Via Foria]]{{·}}[[Via Toledo]] |group3 = Architetture |list3 = '''Chiese''': [[Certosa di San Martino]]<br>'''Palazzi''': [[Palazzo Donn'Anna]]{{·}}[[Real Albergo dei Poveri]]<br>'''Ville''': [[Villa comunale di Napoli]]<br>'''Altro''': [[Castel Capuano]]{{·}}[[Castel sant'Elmo]]{{·}}[[Centro direzionale di Napoli]]{{·}}[[Certosa di San Martino]]{{·}}[[Chiostri di San Martino]]{{·}}[[Cimitero delle Fontanelle]]{{·}}[[Crypta Neapolitana]]{{·}}[[Galleria Umberto I]]{{·}}[[Maschio Angioino]]{{·}}[[Porta Capuana]]{{·}}[[Real Albergo dei Poveri]]{{·}}[[Stadio San Paolo]]{{·}}[[Teatro di San Carlo]]{{·}}[[Teatro San Carlino]]{{·}}[[Villa comunale di Napoli]] |group4 = Cultura |list4 = [[Canzone classica napoletana]]{{·}}[[Cucina napoletana]] ([[Babà]]{{·}}[[Casatiello]]{{·}}[[Pastiera napoletana]]{{·}}[[Pizza]]{{·}}[[Ragù napoletano]]{{·}}[[Zucchine alla scapece]]{{·}}[[Zuppa di soffritto]]){{·}}[[Dialetto napoletano]]{{·}}[[Filastrocche napoletane]]{{·}}[[Indovinelli napoletani]]{{·}}[[Linguaggio mimico napoletano]]{{·}}[[Modi di dire napoletani]]{{·}}[[Preghiere napoletane]]{{·}}[[Presepe napoletano]]{{·}}[[Proverbi napoletani]]{{·}}[[Pulcinella]]{{·}}[[Scioglilingua napoletani]]{{·}}[[Scuola di Posillipo]]{{·}}[[Voci e gridi di venditori napoletani]]{{·}}[[Teatro napoletano]] |group5 = Sport |list5 = [[Società Sportiva Calcio Napoli]] |group6 = Varie |list6 = [[Archivio di Stato di Napoli]]{{·}}[[Arcipelago Campano]]{{·}}[[Biblioteca dei Girolamini]]{{·}}[[Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III]]{{·}}[[Borbone delle Due Sicilie]]{{·}}[[Borgo Santa Lucia]]{{·}}[[Camorra]]{{·}}[[Campania]]{{·}}[[Ducato di Napoli]]{{·}}[[Festa di Piedigrotta]]{{·}}[[Fontana della Spinacorona]]{{·}}[[Golfo di Napoli]]{{·}}[[Ingarrichiana]]{{·}}[[Istituto italiano per gli studi filosofici]]{{·}}[[Isolotto di Megaride]]{{·}}[[Lago d'Averno]]{{·}}[[Museo archeologico nazionale di Napoli]]{{·}}[[Museo artistico industriale Filippo Palizzi]]{{·}}[[Museo nazionale di Capodimonte]]{{·}}[[Museo nazionale di San Martino]]{{·}}[[Repubblica Napoletana (1799)]]{{·}}[[Risanamento di Napoli]]{{·}}[[Scuola militare "Nunziatella"]]{{·}}[[Sebeto]]{{·}}[[Sedili di Napoli]]{{·}}[[Stazione zoologica Anton Dohrn]]{{·}}[[Università degli Studi di Napoli Federico II]]{{·}}[[Zoo di Napoli]] Sistemo provvisoriamente qui zone, rioni, luoghi: [[Forcella (Napoli)]] [[Il Vasto]] [[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]] [[Mergellina]] [[Pallonetto di Santa Lucia‎]] [[Pignasecca]] [[Quartieri Spagnoli]] sistemo provvisoriamente qui [[Guappo]] [[Lazzari]] [[Mostra d'Oltremare]] (che imho andrebbe in Architetture) [[Regno di Napoli]] [[San Gennaro]] (voce che potrebbe essere inserita in Cultura o in una sezione o sottosezione di gruppo specifica come Culti) [[Scugnizzo]] [[Stazioni dell'arte]] (che imho andrebbe in Architetture) [[Strummolo]] (è un gioco: metterei la voce in Cultura) [[Vesuvio]] }}<noinclude> [[Categoria:Template di navigazione]] </noinclude> efiujaqb0z3edi3zhzi76u82wg01zd6 1218051 1218032 2022-07-20T20:27:39Z Sun-crops 10277 +1 wikitext text/x-wiki ===In ''[[Cesare Caravaglios]], Voci e gridi di venditori in Napoli''=== *Per dire che di una cosa se ne è avuta poca mettere la punta del pollice fissata sotto l'estremità dell'indice, mentre le altre dita restano chiuse quasi a pugno. Tale gesto tradotto in parole vuol significare:<br />{{centrato| — N'aggiu avuto pucurillo!}}{{centrato|(Ne ho avuto pochino!) (p. 19)}} *Per dire ad una persona che beve molto accostare ed allontanare più volte dalla bocca la mano chiusa col solo pollice disteso. La mano così disposta vuole imitare il ''fiasco'' al quale sogliono bere i napoletani. Portando la mano alla bocca si indica l'atto del bere.<br/>Talvolta questo gesto è accompagnato da certe espressioni del viso che vogliono chiaramente dire:<br/>{{centrato| — 'Mbriacone!}}{{centrato| — ({{sic|Ubbriacone}}!) (p.19)}} *Per dare del ladro ad una persona distendere la palma della mano, indi curvare obliquamente le dita {{sic|l'uno dopo l'altro}}, mentre lo sguardo si rivolge alla persona che si apostrofa:<br />Il significato di questo gesto è:<br />{{centrato|(— Tu si nu mariuolo!)}}{{centrato|Tu sei un ladro! (p. 21)}} *Volendo comunicare che una persona è morta fare in aria il segno della croce. Questo gesto è assai usato dai napoletani per indicare una speranza perduta. Si traduce:<br />{{centrato| — Nu nce sta cchiù che ffà!}}{{centrato|(Tutto è finito!) (p. 21)}} *Volendo dare dell<nowiki>'</nowiki>''asino'' ad una persona aprire la bocca mentre la lingua si distende sul labbro inferiore. Labbro e mento quasi penzoloni. Gli occhi non debbono avere né vivacità, né spirito.!<br />Eseguito il gesto con destrezza e rapidità si dirà:<br/>{{centrato| — Si ciuccio!}}{{centrato|(Sei un asino!) (p. 22)}} *L'additare è uno dei gesti più naturali e più frequenti dei napoletani. Essi distendono l'indice e lo dirigono verso l'oggetto che vogliono indicare, allungando il braccio e la mano il più che sia possibile. Spesso, però, essi al dito sostituiscono gli occhi sempre vivi e lampeggianti accompagnando il movimento con un piccolo adeguato gesto della testa.<br/>L'additare ha il significato di:<br />{{centrato| — 'O vì lloco!}}{{centrato|(Eccolo!) (pp. 22-23)}} ==Bibliografia== *[[Cesare Caravaglios]], ''Voci e gridi di venditori in Napoli'', {{small| con 33 illustrazioni e 15 trascrizioni musicali}}, introduzione di Raffaele Corso, Catania, Libreria Tirelli di F. Guaitolini, Catania, 1931 · IX. ===''Spigolando...''=== *''<nowiki>'</nowiki>A vacànzia è fernuta e me garbizza | sto chiarfo<ref>Chìarfo, refuso, nel testo.</ref>ca 'ncarma | l'appecundria. È meglio stracquà, | 'e campìglie arrevèntano scaiènze | 'e l'autunno ca 'nzarda into culore | do vignale e s'aggranfeca zumpanno | 'nzì' lo core. Ca mmùmmera aggubbata | selluzzo pe sbariamiento, forse | pe cupià 'o chiarfo, po piglià pe fesso.''<ref>''Piscegràzia'', (''Strascico''), in ''Tommaso Pignatelli Quando un politico fa buona poesia'', a cura di Arnaldo Colasanti. In ''Poesia'', n. 102, anno X, gennaio 1997, Crocetti Editore, Milano, 1997, p. 62.</ref><ref>''La vacanza è finita e mi piace | questa pioggia violenta che benedice | la malinconia. È meglio desistere, | le promesse diventano bisogni | dell'autunno che preme nel colore | della vigna e s'arrampica a sussulti | fino al cuore. Col capo piegato | singhiozzo per distrazione, forse, | per imitare l'acquazzone, per prenderlo in giro.'' La traduzione è in ''Poesia'', n. 102, anno X, p. 62.</ref> ('''Tommaso Pignatelli''') *''C'è un luogo dove dormi | e il tuo respiro | io non lo sento, | non lo sento mai. || Fra i nostri due riposi | è la città spavalda | strade, fragori, alterchi, gente e tetti | e come due leoni sul sagrato | remoti e fermi, chiusi in una forma, | noi vigiliamo la nostra distanza.''<ref>Citato in ''I leoni del sagrato di Mariagloria Sears'', ''Corriere della Sera'', 25 maggio 2018; in ''[https://www.pressreader.com/ pressreader.com]''.</ref><ref>Citato in ''[http://scaffalinvisibili.blogspot.com/2016/06/i-leoni-sul-sagrato-mariagloria-sears.html scaffalinvisibili.blogspot.com]'', 3 giugno 2016.</ref>('''Mariagloria Sears''') *{{NDR|La bellezza, non una}} [...] categoria estetica ma l'energia di Dio, l'energia della gloria di Dio, la gloria dell'energia di Dio che trasfigura il mondo... un varco che si apre su un altro mondo, su un'altra realtà più grande, il mondo della realtà, della grazia di Dio.<ref>Citato in Giovanna Parravicini, ''[https://www.avvenire.it/agora/pagine/la-pianista-e-il-dittatore_201007230714383000000 La pianista e il dittatore]'', ''avvenire.it'', 23 luglio 2010.</ref> ('''Padre Vsevolod Spiller''', al funerale di [[Marija Veniaminovna Judina|Maria Yudina]]) *Certamente ogni opera letteraria ha un suo suolo natio nell'invito alla comunicazione, in una specie di nostalgia d'amore. Ogni testo letterario è in un certo senso epistola...<ref>Citato in ''Il mondo di carta di Hrvoje Pejaković'', a cura di Mladen Machiedo, in ''Poesia'', n. 101, anno IX, dicembre 1996, traduzione di Mladen Machiedo, Crocetti Editore, Milano, p. 73 </ref> ('''Hrvoje Pejaković''') *Claudia Severa alla sua Lepidina, salute. Il terzo giorno prima delle Idi di settembre<ref>L'11 settembre.</ref>, per il giorno in cui si festeggia il mio compleanno, ti invito di cuore a venire da noi, sorella mia, per rendere ancora più felice la mia giornata con la tua presenza... Saluta il tuo Ceriale. Il mio Elio e il figlio lo salutano. Ti aspetto, stammi bene, sorella, anima carissima, così come mi auguro di star bene io, e addio. Da Severa a Sulpicia Lepidina (moglie) di Ceriale.<ref>Citato in AA. VV., ''La passione di Perpetua e Felicita'', prefazione di Eva Cantarella, a cura di Marco Formisano, introduzione, traduzione e note di Marco Formisano, Bur, Milano, 2013, [https://books.google.it/books?id=gpccMSN7AssC&lpg=PR5&dq=Sulpicia&hl=it&pg=PR4#v=onepage&q&f=false p. IV]. ISBN 978-88-58-64889-6</ref> ('''[[w:Tavolette di Vindolanda|Invito di Vindolanda]]''') *{{NDR|Sul Quartetto n. 14 di Beethoven}} Dopo questo, cosa ci è rimasto da poter scrivere? ('''Franz Schubert''') :''After this, what is left for us to write?''<ref>{{en}} Citato in [[Mark Nepo]],''The Endless Practice. {{small|Becoming Who You Were Born to Be}}'', Simon and Schuster, New York, 2014, [https://books.google.it/books?id=LvRuAwAAQBAJ&lpg=PA237&dq=&pg=PA237#v=onepage&q&f=false p. 237].</ref> *{{NDR|Dopo la conversione}} Fuori faceva sempre bello; avevo cinque anni, e quel mondo fatto in precedenza di pietra e di catrame era un gran giardino dove mi sarebbe stato permesso di giocare per tutto il tempo che sarebbe piaciuto al cielo [...] Dio esisteva, ed era presente, rivelato e mascherato da quella delegazione di luce che senza discorsi né figure dava tutto alla comprensione e all'amore [...]. Il miracolo durò un mese. Ogni mattino, ritrovavo affascinato quella luce che faceva impallidire il giorno, quella dolcezza che non dimenticherò mai, e che è tutta la mia sapienza teologica. (Da ''Dio esiste'', pp. 147-148.<ref name=Φως />) ('''André Frossard''') *{{NDR|[[w:Paredro|Paredro]]}} [...] un'entità associata, sorta di "compadre" o sostituto o baby sitter dell'eccezionale.<ref>Da ''Componibile 62'', traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini, Sur. Citato in Walter Catalano, ''[https://www.pulplibri.it/catalano-vampiro-surrealista/ Il vampiro surrealista. {{small|Vampirismi d'autore}}]'', ''pulplibri.it'', 5 dicembre 2019.</ref> ('''Julio Cortàzar''') *Incontriamo, via via che proseguiamo la lettura, il piacere sensuale del libro che abbiamo in mano e la dolorosa passione per la pagina bianca, lì in attesa dell'inchiostro, dei segni, delle parole, della punteggiatura...<ref>Citato in [[Dacia Maraini]], ''Amata scrittura'', Rizzoli Bur, Milano, 2012, [https://books.google.it/books?id=yIAIXGeOwcMC&lpg=PP1&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false p. 1].</ref> ('''Giulia Borgese''') *[...] [[Julien Green]] è il fauno della contraddizione.<ref name=fauno>Da ''[https://www.ilgiornale.it/news/julien-green-vertigine-fulminea-scrittura-1386519.html Julien Green, la vertigine fulminea della scrittura]'', ''ilgiornale.it'', 16 aprile 2017.</ref> ('''Davide Brullo''') *La grandezza di [[Giardini di Versailles|Versailles]] consiste nella coerente applicazione di un ordine logico, dal quale non era permessa alcuna deviazione: si trattava di un'opera d'arte che esigeva obbedienza. Una tale opera può venir concepita ed eseguita una sola volta in una cultura. Essa lascia infatti i partecipanti esausti e bisognosi di cose più frivole. Il sollievo fu trovato nelle imitazioni dell'idea del giardino inglese (il jardin anglais), nei particolari rococò e negli ornamenti finto-cinesi (chinoiserie). Nel frattempo, in tutta Europa, gli aspiranti principi tentavano la loro Versailles. Pochi di questi autocrati avevano l'esatta concezione e nessuno la ricchezza di [[Luigi XVI]]°. Ciò non di meno essi lasciarono la loro impronta e godettero di principeschi giardini fantasticamente stravaganti.<ref>Da ''Il giardino ben arredato'', traduzione di Antonella Bortolin, Di Baio Editore, Milano, 1990, [https://books.google.it/books?id=4OtXL8MPuQwC&lpg=PA32&dq=&pg=PA32#v=onepage&q&f=false p. 32]. ISBN 88-7080-239-6</ref> ('''Michael Balston''') *[...] la musica ti parla e basta saperla ascoltare, e nel momento esatto del concerto ecco che entra in gioco l'istinto. Perché in fondo la musica è un essere vivo, è vita e bisogna trattarla come tale, permettendosi di essere intuitivi, spontanei, lasciandosi trasportare dall'impulso del momento.<ref>Citato in ''[http://met.cittametropolitana.fi.it/news.aspx?n=323122 L'ORT continua con lo streaming del venerdì. Questa settimana propone Nil Venditti sul podio e Kevin Spagnolo solista al clarinetto]'',''met.cittametropolitana.fi.it'', 18 novembre 2020.</ref> ('''Nil Venditti''') *[...] la relazione tra ''jour'' e ''nuit'' non è soltanto d'opposizione, ma anche di inclusione. Non c'è bisogno di grandi conoscenze di psicanalisi per ravvisare nella notte un simbolo materno, simbolo di quel luogo materno, di quella notte delle viscere ove tutto inizia, e per vedere che l'amore per la notte è il ritorno alla madre, discesa verso le Madri, viluppo inestricabile d'istinto vitale ed attrazione mortale. Qui si rivela un ulteriore rovesciamento nella dialettica del giorno e della notte, giacché se il giorno dominatore è, nel pieno del suo splendore, la vita, la notte femminea è, nella sua profondità abissale, vita e morte insieme: è la notte che ci dà alla luce, è la notte che ce la riprenderà.<ref>Citato in ''Effetto notte. {{small|Percorsi d'arte e di luce nella Napoli sotterranea}}'', a cura di Ludovico Pratesi e Paola Magni, Castelvecchi, Roma, 1999, [https://books.google.it/books?id=cG57ZWlXZBgC&lpg=PA1942&dq=&pg=PA1958#v=onepage&q&f=false p. 1958]. ISBN 88-8210-154-1</ref> ('''Gérard Genette''') *''Le poesie non sono dei materassini | su cui sdraiarsi a prendere il sole | a dire Mi fa pensare, bello! | che è proprio così. | Le poesie sono una distesa di cocci | cui puoi stare sopra respirando piano, | con sempre un certo dolore | e quando ti alzi, | nella migliore delle ipotesi | ti senti l'impressione | il segno sulla pelle | di una insospettata, non tua, | scomodità profonda.''<ref>''Di un'insospettata, non tua, scomoda profondità''. Citato in Francesca Genti, ''La poesia è un unicorno'', Mondadori, Milano, 2018, [https://books.google.it/books?id=ZVRLDwAAQBAJ&lpg=PT62&dq=&pg=PT59#v=onepage&q&f=false p. 59]. ISBN 9788804687092</ref> ('''Valentina Diana''') *{{NDR|Le carte geografiche}} Mi affascina la loro quiete geometrica, la chiarità che ne determina e ne scioglie anche il groviglio di linee. Non è questa dopotutto la vita? Una mappa che interseca e a volte confonde volumi e colori lasciando a noi il compito di distinguere.<ref>Dall'intervista ad [[Antonio Gnoli]], ''[https://www.repubblica.it/cultura/2016/08/07/news/margherita_pieracci_harwell_io_e_cristina_campo_amiche_per_la_vita_lei_mi_dava_la_forza_di_non_deluderla_-145554390/ Margherita Pieracci Harwell: "Io e Cristina Campo amiche per la vita. Lei mi dava la forza di non deluderla"]'', ''repubblica.it'', 7 agosto 2016.</ref> ('''Margherita Pieracci Harwell''') *Montevideo come città manca di ciò che si è convenuto chiamare fisionomia americana. L'eleganza, il lusso stesso della quantità delle sue case ed infine la disposizione dei suoi viali, piazze e monumenti ne fanno una città di gusto europeo moderno. Il movimento della strada, i negozi, i teatri, sembrano seguire la stessa legge, perfino il clima sembra collaborare per far credere al turista del vecchio mondo che non ha cambiato patria. ('''Eugène de Robiedo''' nel 1877) :''Montevideo como ciudad carece de lo que se ha convenido en llamar fisonomía americana. La elegancia, el lujo mismo de cantidad de sus casas y finalmente la disposición de sus paseos, plazas y monumentos hacen de ella una ciudad de gusto europeo moderno. El movimiento de la calle, los comercios, los teatros, parecen seguir la misma ley, hasta el clima parece ponerse de su parte para hacer creer al turista del viejo mundo que no ha cambiado de patria.»''<ref>Citato in Julio Sánchez Gómez, ''De bastión español a símbolo de la libertad. Montevideo en los tiempos de ciudad amurallada, 1725-1850/1870'', in Julio Sánchez Gómez y José Manuel Santos Pérez, ''De urbe indiana.{{small|Ensayos sobre ciudades y urbanismo en Brasil y en la América hispana}}''. Editor Julio Sánchez Gómez. Editorial Universidad de Salamanca, 2010, [https://books.google.it/books?id=3N-JJUEQmKcC&lpg=PA141&ots=j9hhainazu&dq=&pg=PA141#v=onepage&q&f=false p. 141]. ISBN 978-84-7800-207-8.</ref> *''Nel buio della notte s'alzò in volo, | vagò per ampio cielo la mia mente, | poi nuvole varcò fino alla proda | ove, rappreso, il tempo disfavilla. | Trascese il sole, oltrepassò le stelle | per perdersi in un vortice di fuoco. | Non si bruciò, ma rapida trascorse | alla porta del riso e della gioia. | Si sporse: fluttuavano baciandosi | cieli in onde di fiamma e pura luce, | ove amore è semente a soli e stelle. | Entrò, ma l'investì vivo bagliore: | in melodie serene l'universo | moveva incontro ad adorar l'Eterno.''<ref>''Pensiero notturno'', in ''Il fiore della poesia di Giuseppe Serembe'', traduzione italiana a cura di Vincenzo Belmonte, p. 5.</ref> ('''Giuseppe Serembe''') *{{NDR|Julien Green}} Romanziere raffinatissimo, esegeta delle inquietudini, chiromante del dubbio [...].<ref name=fauno /> ('''Davide Brullo''') *{{NDR|L'anello di Carvilio}} [...] pezzo assolutamente unico e originale è l'anello a fascia che è stato trovato al dito di Aebutia<ref>Madre di Carvilio.</ref>. Sotto il castone in raro cristallo di rocca, lavorato "a cabochon", è collocato un mini-busto di Carvilio, che morì prematuramente all'età di 18 anni e tre mesi. Si tratta di una microfusione a cera persa e rappresenta un giovane a torso nudo, con capelli ricci, labbra sottili e naso aquilino. L'effetto luminoso della lente di cristallo dona una misteriosa profondità all’immagine del defunto evocando la lontananza-vicinanza della sua anima agli affetti della madre. ('''Andrea Cionci''') <ref>Da ''[https://www.lastampa.it/cultura/2017/11/24/news/l-ombra-d-oro-del-giovane-carvilio-la-mummia-di-roma-1.34390857 L'ombra d'oro del giovane Carvilio, la Mummia di Roma. La dispersione degli straordinari reperti della tomba di Grottaferrata]'', ''lastampa.it'', 24 novembre 2017.</ref> *{{NDR|Santa Maria Egiziaca dopo la conversione}} Quando [...] uscii sulla piazza, mi parve che tutto fosse nuovo, meravigliosamente mai visto. Neppure il colore del cielo sembrava più lo stesso, né il volto della gente. Mi ricordai allora di un giorno in cui, dopo una pioggia torrenziale, mi guardai intorno e vidi che tutto era pulito. (Da ''Leggende cristiane'', a cura di L. Manetti e S. Zuffì, p. 359.<ref name=Φως>Citato in Claudia Cirami, ''[https://www.breviarium.eu/2020/04/01/maria-egiziaca-la-vedente/ Come a Maria Egiziaca "si aprirono gli occhi"]'', ''breviarium.eu'', 1 aprile 2020.</ref>) *Questa settimana ho ascoltato tre volte la Passione secondo Matteo del divino Bach, ogni volta con il sentimento di sconfinata meraviglia. Chi ha completamente dimenticato [disimparato] il Cristianesimo, la ascolta veramente come un Vangelo, è la musica della negazione della Volontà, senza memoria dell'Askesis. :''In diese Woche habe ich dreimal die ''Matthäuspassion'' des göttlichen Bach gehört, jedesmal mit dem Gefühl der unermesslichen Verwunderung. Wer das Christentum völlig verlernt hat, der hört es hier wirklich wie ein Evangelium, es ist die Musik der Verneinung des Willens, ohne die Erinnerung an die Askesis.''<ref>Da una lettera ed Erwin Rohde da Basilea del 30 aprile 1870. {{en}} Citato in Richard Viladesau, ''[The Pathos of the Cross. {{small|The Passion of Christ in Theology and the Arts – The Baroque Era}}]'', Oxford University Press, 2014, [https://books.google.it/books?id=Gc_QAgAAQBAJ&lpg=PA320&dq=&pg=PA320#v=onepage&q&f=false p. 320, nota 75].</ref> *Tocca al silenzio non avere dubbi sulla morte. ('''Marcella Tarozzi Goldsmith''') <ref>Da ''Il silenzio e la parola'', 2001. Citato in Gino Ruozzi, ''Giano bifronte. {{small|Teoria e forme dell'aforisma italiano contemporaneo}}''; in AA. VV, ''Teoria e storia dell'aforisma'', premessa di Vittorio Roda, introduzione e cura di Gino Ruozzi, Bruno Mondadori, Milano, 2004, [https://books.google.it/books?id=NVueAgAAQBAJ&lpg=PA137&dq=&pg=PA137#v=onepage&q&f=false p. 137].</ref> *{{NDR|Agli agenti del KGB}} Volete mandarmi nel gulag? Benissimo, per me è un'ottima notizia.<ref>Citato in Alessandro Zaccuri, ''[https://www.avvenire.it/agora/pagine/padre-vorobev-non-sappiamo-le-vittime Padre Vorob'ev (Russia): «Ancora oggi non sappiamo quante furono le vittime»]'', ''avvenire.it'', 23 agosto 2013.</ref>('''Tavknok''', monaco dell'eremo di Riga) [[s:Myricae/In campagna/Novembre|Novembre]] Yet there is no sorrier sight to watch then the vacant faces of those former high school and college students when, at thirty-five or fifty, all their mental alertness having vanished, the spark gone from their eyes, they dutifully chew their gum to keep from yawning, while absorbing the chewing gum for the eyes of the movies or the chewing gum for the ears of the radio. [https://www.google.it/books/edition/Writers_and_Their_Critics/Zv0tAAAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&bsq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&dq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&printsec=frontcover p. 291] [https://www.google.it/books/edition/Writers_and_Their_Critics/Zv0tAAAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&bsq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&dq=Peyre+Yet+there+is+no+sorrier+sight+to+watch+then+the+vacant+faces+of+those+former+high+school+and+college+students+when,+at+thirty-five+or+fifty,+all+their+mental+alertness+having+vanished,+the+spark+gone+from+their+eyes,+they+dutifully+chew+their+gum+to+keep+from+yawning,+while+absorbing+the+chewing+gum+for+the+eyes+of+the+movies+or+the+chewing+gum+for+the+ears+of+the+radio.&printsec=frontcover] Henri Peyre *[https://www.google.it/books/edition/A_History_of_Neapolitan_Drama_in_the_Twe/2LIPCwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=paliotti+salone+margherita&pg=PA30&printsec=frontcover] *''Di Notte, il Can, quasi sia specchio, mira | il cerchio de la Luna; e, sé vedendo, | crede, ch'entro v'alberghi un altro cane. | Latra; ma, invan, vana la voce ai venti | è mandata, e dispersa; e Delia sorda | và dietro il suo camin, termina il corso.'' :''Lunarem noctu, ut speculum, canis inspicit orbem, | seque; videns, alium credit inesse canem, | et latrat: sed frustra agitur vox irrita ventis, | et peragit cursus surda Diana suos.'' https://archive.org/details/emblemidiandreaa00alci/page/244/mode/2up?ref=ol&_autoReadAloud=show&view=theater *{{NDR|I Corifea}}''Il tempo è breve; chi insegue l'immenso perde l'attimo presente.'' ''Or quando nella tènebra | notturna il pie' mio candido | agiterò nel bacchico tripudio, | la cervice crollando all'ètra rorido, | come cerbiatta che del prato allegrasi | fra le verdi delizie, | poi che la truce caccia | ha sfuggita, e l'insidia | delle ben tese reti? Col suo sibilo | il cacciatore l'impeto dei cani aizza invan sulla sua traccia: | ch'essa, pari ad un turbine, | via per i prati lanciasi | lunghesso il fiume; e nelle solitudini | ove uom non giunge, posa, | e tra i virgulti della selva ombrosa. || Che è saggezza? E qual fu mai dai Superi | dono piú insigne agli uomini largito, | che la man dei nemici | tener sulle cervici? | E quanto è bello a noi sempre è gradito.'' ( https://it.wikisource.org/wiki/Le_Baccanti/Terzo_stasimo p. 80) Fu nel 1717 che, con l'accennata fondazione della Grande Loggia di Londra e col subentrare della cosiddetta "massoneria speculativa" continentale, si verificarono il soppiantamento e l'inversione di polarità, di cui si è detto. Come "speculazione" qui valse infatti l'ideologia illuministica, enciclopedistica e razionalistica connessa ad una corrispondente, deviata interpretazione dei simboli, e l'attività dell'organizzazione si concentrò decisamente sul piano politico-sociale, anche se usando prevalentemente la tattica dell'azione indiretta e manovrando con influenze e suggestioni, di cui era difficile individuare l'origine prima. Si vuole che questa trasformazione si sia verificata solo in alcune logge e che altre abbiano conservato il loro carattere iniziatico e operativo anche dopo il 1717. In effetti, questo carattere si può riscontrare negli ambienti massonici cui appartennero un Martinez de Pasqually, un Claude de Saint Martin e lo stesso Joseph de Maistre. Ma devesi ritenere che questa stessa massoneria sia entrata, per altro riguardo, essa stessa in una fase di degenerescenza, se essa nulla ha potuto contro l'affermarsi dell'altra e se, praticamente, da questa è stata alla fine travolta. Né si è avuta una qualsiasi azione della massoneria, che sarebbe rimasta iniziatica per diffidare e sconfessare l'altra, per condannare l'attività politico-sociale e per impedire che, dappertutto, essa valesse propriamente e ufficialmente come massoneria. (da La massoneria moderna come inversione del ghibellinismo) [https://books.google.it/books?id=_I_LCQAAQBAJ&lpg=PA216&ots=Gz4kYfw_mW&dq=&pg=PA216#v=onepage&q&f=false] *È nella battaglia stessa che occorre risvegliare e temprare quella forza che, di là dalle bufere del sangue e degli stenti, con nuovo splendore e con pace potente propizierà una nuova creazione. Per questo, oggi si dovrebbe apprendere di nuovo sul campo di battaglia la pura azione, l’azione non solo nel significato di ascesi virile, ma anche di purificazione e via verso forme di vita superiori, valide in sé e per sé — il che, però, significa in un certo modo proprio un ritorno alla tradizione primordiale ario-occidentale. [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&redir_esc=y&hl=it&id=EXMQAQAAIAAJ&dq=di+nuovo+sul+campo+di+battaglia+la+pura+azione%2C+l%E2%80%99azione+non+solo+nel+significato+di+ascesi+virile%2C+ma+anche+di+purificazione+e+via+verso+forme+di+vita+superiori&focus=searchwithinvolume&q=ascesi+virile] '''Anca Damian''' (... | ...), regista e produttrice cinematografica rumena. ==Citazioni di Anca Damian== *{{NDR|Su Marona, la cagnetta protagonista del cartone animato ''La mia fantastica vita da cane''}} Il destino di Marona è semplice ed essenziale, universale e individuale. Vivere l'istante presente; apprezzare le piccole cose; essere in connessione profonda con gli altri – ecco le "lezioni di felicità" dai cani per gli umani.<ref>Citato in ''[https://news.cinecitta.com/IT/it-it/news/53/88124/il-legame-tra-cane-e-padrone-nel-nuovo-film-di-anca-damian.aspx Il legame tra cane e padrone nel nuovo film di Anca Damian]'', ''cinecittà.com'', 2 dicembre 2021.</ref> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_site=en}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Damian, Anca}} [[Categoria:Registi rumeni]] ==Note== <references /> ==Anne Barratin== [https://fr.wikipedia.org/wiki/Anne_Barratin] [https://books.google.it/books?id=p0tFAAAAYAAJ&newbks=1&newbks_redir=0&dq=&pg=PA92#v=onepage&q&f=false] [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=YyFdAAAAMAAJ&dq=O+triato+%27e+donna+Peppa&focus=searchwithinvolume&q=Peppa p. 224] ==Navbox== {{Navbox |name = Napoli |title = [[Napoli]] |image = |group1 = Quartieri |list1 = [[Bagnoli (Napoli)|Bagnoli]]{{·}}[[Ponticelli (Napoli)|Ponticelli]]{{·}}[[Posillipo]]{{·}}[[Secondigliano]]{{·}}[[Vomero]] |group2 = Toponomastica |list2 = '''Piazze''': [[Piazza Dante (Napoli)|Piazza Dante]]{{·}}[[Piazza del Mercato (Napoli)|Piazza del Mercato]]{{·}}[[Piazza del Municipio (Napoli)|Piazza del Municipio]]<br>'''Strade''': [[Riviera di Chiaia]]{{·}}[[Spaccanapoli]]{{·}}[[Via Foria]]{{·}}[[Via Toledo]] |group3 = Architetture |list3 = '''Chiese''': [[Certosa di San Martino]]<br>'''Palazzi''': [[Palazzo Donn'Anna]]{{·}}[[Real Albergo dei Poveri]]<br>'''Ville''': [[Villa comunale di Napoli]]<br>'''Altro''': [[Castel Capuano]]{{·}}[[Castel sant'Elmo]]{{·}}[[Centro direzionale di Napoli]]{{·}}[[Certosa di San Martino]]{{·}}[[Chiostri di San Martino]]{{·}}[[Cimitero di Poggioreale]]{{·}}[[Cimitero delle Fontanelle]]{{·}}[[Crypta Neapolitana]]{{·}}[[Galleria Umberto I]]{{·}}[[Maschio Angioino]]{{·}}[[Porta Capuana]]{{·}}[[Real Albergo dei Poveri]]{{·}}[[Stadio San Paolo]]{{·}}[[Teatro di San Carlo]]{{·}}[[Teatro San Carlino]]{{·}}[[Villa comunale di Napoli]] |group4 = Cultura |list4 = [[Canzone classica napoletana]]{{·}}[[Cucina napoletana]] ([[Babà]]{{·}}[[Casatiello]]{{·}}[[Pastiera napoletana]]{{·}}[[Pizza]]{{·}}[[Ragù napoletano]]{{·}}[[Zucchine alla scapece]]{{·}}[[Zuppa di soffritto]]){{·}}[[Dialetto napoletano]]{{·}}[[Filastrocche napoletane]]{{·}}[[Indovinelli napoletani]]{{·}}[[Linguaggio mimico napoletano]]{{·}}[[Modi di dire napoletani]]{{·}}[[Preghiere napoletane]]{{·}}[[Presepe napoletano]]{{·}}[[Proverbi napoletani]]{{·}}[[Pulcinella]]{{·}}[[Scioglilingua napoletani]]{{·}}[[Scuola di Posillipo]]{{·}}[[Voci e gridi di venditori napoletani]]{{·}}[[Teatro napoletano]] |group5 = Sport |list5 = [[Società Sportiva Calcio Napoli]] |group6 = Varie |list6 = [[Archivio di Stato di Napoli]]{{·}}[[Arcipelago Campano]]{{·}}[[Biblioteca dei Girolamini]]{{·}}[[Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III]]{{·}}[[Borbone delle Due Sicilie]]{{·}}[[Borgo Santa Lucia]]{{·}}[[Camorra]]{{·}}[[Campania]]{{·}}[[Ducato di Napoli]]{{·}}[[Festa di Piedigrotta]]{{·}}[[Fontana della Spinacorona]]{{·}}[[Golfo di Napoli]]{{·}}[[Ingarrichiana]]{{·}}[[Istituto italiano per gli studi filosofici]]{{·}}[[Isolotto di Megaride]]{{·}}[[Lago d'Averno]]{{·}}[[Museo archeologico nazionale di Napoli]]{{·}}[[Museo artistico industriale Filippo Palizzi]]{{·}}[[Museo nazionale di Capodimonte]]{{·}}[[Museo nazionale di San Martino]]{{·}}[[Repubblica Napoletana (1799)]]{{·}}[[Risanamento di Napoli]]{{·}}[[Scuola militare "Nunziatella"]]{{·}}[[Sebeto]]{{·}}[[Sedili di Napoli]]{{·}}[[Stazione zoologica Anton Dohrn]]{{·}}[[Università degli Studi di Napoli Federico II]]{{·}}[[Zoo di Napoli]] Sistemo provvisoriamente qui zone, rioni, luoghi: [[Forcella (Napoli)]] [[Il Vasto]] [[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]] [[Mergellina]] [[Pallonetto di Santa Lucia‎]] [[Pignasecca]] [[Quartieri Spagnoli]] sistemo provvisoriamente qui [[Guappo]] [[Lazzari]] [[Mostra d'Oltremare]] (che imho andrebbe in Architetture) [[Regno di Napoli]] [[San Gennaro]] (voce che potrebbe essere inserita in Cultura o in una sezione o sottosezione di gruppo specifica come Culti) [[Scugnizzo]] [[Stazioni dell'arte]] (che imho andrebbe in Architetture) [[Strummolo]] (è un gioco: metterei la voce in Cultura) [[Vesuvio]] }}<noinclude> [[Categoria:Template di navigazione]] </noinclude> jywevaglv56vh2dnxek04rirwkcc8zd Xavier Marmier 0 143684 1218073 913971 2022-07-20T21:26:58Z Sun-crops 10277 qui il template potrebbe non essere necessario wikitext text/x-wiki '''Xavier Marmier''' (1808 – 1892), scrittore e saggista francese. ==Citazioni di Xavier Marmier== *L'Italia non ha affatto poesia popolare; essa si è elevata troppo presto alla poesia artistica. Quando una nazione inizia avendo un Dante e un Petrarca, non bisogna pensare di vederla ridiscendere alla forma ignorante del canto popolare. :''L'Italie n'a point de poésie populaire; elle s'est élevée trop vite à la poésie artistique. Quand une nation commence par avoir un Dante et un Pétrarque, il ne faut pas penser à la voir redescendre à la forme ignorante du chant populaire.''<ref>{{fr}} Da ''Chants populaires de guerre de la suisse'', in ''Revue des deux mondes'', t. V, p. 205, Parigi, 1936; citato in ''Canti popolari siciliani, {{small|raccolti ed illustrati da [[Giuseppe Pitrè]], preceduti da uno studio critico dello stesso autore}}'', vol. I, Luigi Pedone-Lauriel Editore, Palermo, 1870, [https://books.google.it/books?id=tzcLAAAAQAAJ&dq=preghiere%20siciliane&hl=it&pg=PA10#v=onepage&q&f=false p. 10]</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|w=|w_site=en}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Marmier, Xavier}} [[Categoria:Saggisti francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] 4ethwtk5lxy0efu1lwghp1nl956eklc Amílcar Cabral 0 146189 1218139 1011686 2022-07-21T11:12:21Z Mariomassone 17056 /* Citazioni di Amílcar Cabral */ wikitext text/x-wiki [[File:Cabral 2.png|thumb|Cabral nel 1964]] '''Amílcar Lopes da Costa Cabral''' (1924 – 1973), politico guineense. ==Citazioni di Amílcar Cabral== *{{NDR|Sul [[Capo Verde]]}} ''Son dieci caravelle | in cerca di Infinito... | Son dieci caravelle, | senza vela, | in cerca di Infinito... || Alla tempesta e al vento camminano... | e navigano dolcemente | le isole, le figlie | del nero continente.''<ref>Citato in Maria de Lourdes Jesus, ''Racordai, {{small| Vengo da un'isola di Capo Verde Sou de uma ilha de Cabo Verde}}'', illustrazioni di Maria Alice Fernandes, Sinnos Editrice, Roma, 1996, p. 147. ISBN 88-86061-20-X</ref> *In Portogallo mi sono riafricanizzato studiando l'economia e i problemi politici del mio paese. Nel 1952, quando ritornai in Guinea ed ebbi un posto nell'amministrazione coloniale, cominciai a vedere veramente lo sfruttamento del mio popolo. (da un intervista di ''Newsweek'', marzo 1970)<ref name="newsweek">Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0147_02_1973_0018_0003_4911685/ Ucciso Cabral, il capo della guerriglia in Guinea]'', ''La Stampa'', 22 gennaio 1973</ref> *La gente dei villaggi deve pagare una quantità di tasse - per i matrimoni, per i funerali, persino per le feste tradizionali - senza alcun compenso nel campo sociale. Essa deve vendere il riso e le arachidi ai prezzi prestabili dalle compagnie portoghesi che detengono le concessioni. Questo popolo, definito "indigeno", che costituisce il 99.7 per cento della popolazione, non ha diritti civili o politici. Soltanto una minima élite di "assimilados" ha qualche diritto concesso dalla Costituzione portoghese. Per essere un "assimilado" devi terminare la scuola primaria, ma per poter andare a scuola devi essere prima di tutto un "assimilado". (da un intervista di ''Newsweek'', marzo 1970)<ref name="newsweek"/> {{Int|1=Da [https://www.resistenze.org/sito/te/po/gn/pognia15-019913.htm ''Messaggio di Capodanno del gennaio 1969 nella Guinea rivoluzionaria'']|2=Estratti dal messaggio registrato negli studi di Radio Libertacao e trasmessi il 1 gennaio 1969; riportato in ''Resistenza.org'', 15 gennaio 2018}} *Come tutti sapete, siamo partiti praticamente dal nulla. Di fronte alla repressione e ai crimini dei colonialisti portoghesi siamo riusciti a organizzare e consolidare il nostro Partito e, passo dopo passo, a sviluppare la lotta armata in Guinea, e ora abbiamo liberato dal dominio coloniale più dei due terzi del nostro paese e più della metà della nostra popolazione. *Per sei anni i criminali colonialisti portoghesi, con l'aiuto dei loro alleati, hanno usato tutti i mezzi di distruzione disponibili contro di noi e hanno aumentato di sette volte la forza delle loro truppe; hanno cambiato il loro governatore e i loro comandanti; hanno provato ogni sorta di propaganda, con la menzogna e gli intrighi politici per smobilitare il nostro popolo e i nostri combattenti; hanno commesso atti di aggressione contro i paesi vicini e hanno fatto tutto il possibile per fermare la nostra lotta, ma non ci sono riusciti. Al contrario, il nostro popolo sta diventando più consapevole della sua forza e il nostro Partito si irrobustisce ogni giorno, le nostre forze armate sono più potenti che mai, con più combattenti e quadri, con maggiore esperienza e armi più potenti. Questa, compatrioti e compagni, è la più grande vittoria del nostro popolo e del nostro grande Partito in questi sei anni: il successo della nostra lotta, il costante miglioramento della nostra organizzazione politica e militare, la certezza sempre crescente che nessun potere sulla terra può fermare l'avanzata del nostro popolo verso l'indipendenza nazionale. *Il nostro popolo, che si trovi nelle città o nelle campagne, conosce le promesse dei criminali colonialisti portoghesi, ma soprattutto sa che la nostra dignità di popolo africano, la nostra lotta, l'indipendenza che abbiamo già vinto nel gran parte della Guinea, non possono essere comprate. *All'inizio di questo nuovo anno di lotta, dobbiamo dire ai criminali colonialisti portoghesi, forte e chiaro, che se questo è il modo in cui intendono le cose, pagheranno caramente, molto caramente, la loro permanenza e anzi saranno cacciati dal nostro Paese! *Dobbiamo infliggere punizioni severe ai traditori tra noi, a quelli che continuano a servire i criminali colonialisti portoghesi contro gli interessi del nostro popolo. Mostreremo chiaramente a questi traditori che è ora di decidere: o cessano di servire i colonialisti portoghesi o saranno annientati. {{Int|1=Da [https://archivio.unita.news/assets/main/1973/01/23/page_003.pdf ''Dieci anni di lotta armata'']|2=Dal discorso all'Onu, ''L'Unità'', 23 gennaio 1973}} *Le forze nazionali, il cui compito è di attaccare sistematicamente le truppe colonialiste per completare la liberazione del paese, come forze armate locali che assicurano la difesa e la sicurezza delle regioni liberate, sono oggi più potenti che mai, temprate da un'esperienza di quasi dieci anni di lotta. Prova ne è che i colonialisti non sono capaci di recuperare nemmeno piccole parti delle regioni liberate, subiscono sempre maggiori perdite e che, nello stesso tempo, il popolo sta loro infliggendo colpi ogni giorno più duri, anche nei due principali centri urbani come la capitale Bissau e Bafata, la seconda città del paese. *Questi dieci anni di lotta non hanno solo forgiato una nazione africana nuova e solida, ma hanno anche fatto nascere un uomo nuovo ed una donna nuova, esseri umani coscienti dei loro diritti e doveri, sul suolo della loro patria africana. *Ecco la più grande vittoria del popolo della Guinea e del Capo Verde, perché è una vittoria sull'ignoranza, la paura e le malattie, flagelli imposti a questo popolo e all'uomo africano durante più di un secolo dal colonialismo portoghese. *Fino alla morte di [[António de Oliveira Salazar|Salazar]], la cui arcaica mentalità non poteva ammettere che neppure concessioni fittizie fossero fatte agli africani, non c'era altra via che la radicalizzazione della guerra coloniale. Salazar, che ripeteva a chi voleva capirlo «L'Africa non esiste» (affermazione che esprime sì un razzismo demenziale, ma sintetizza anche alla perfezione i principi e la pratica della politica coloniale portoghese in tutti i tempi), alla sua età non poteva sopravvivere a questa prova dell'esistenza dell'Africa: la resistenza armata vittoriosa dei popoli africani alla guerra colonialista portoghese. *Salazar non era che un fanatico credente del dogma della superiorità dell'europeo e dell'inferiorità dell'africano. Come tutti sanno, Salazar è morto malato d'Africa. Il suo successore, [[Marcelo Caetano]], oltre a essere un teorico di questo dogma, quale professore di diritto coloniale alla Facoltà di Diritto di Lisbona, lo ha applicato nella pratica come ministro delle colonie durante molti anni. Egli che pretende, come afferma spesso, di conoscere i negri, ha optato per una politica nuova che nei rapporti sociali deve essere quella del buon padrone che stringe la mano al suo ''boy''; e che sul piano politico non è, all'interno, che la vecchia tattica del bastone e la carota, mentre all'esterno consiste nell'utilizzare gli argomenti, le parole stesse dell'avversario per confonderli, conservando intatta la propria posizione. *Avendo dovuto ammettere di non poter vincere la guerra, i colonialisti sanno ormai che nessuno stratagemma potrà fermare la popolazione di queste regioni, che niente potrà arrestare la sua marcia verso la liberazione totale e l'indipendenza. Essi cercano dunque di mantenere il potere costi quel che costi, utilizzando anche largamente i mezzi di cui dispongono per distruggere il più gran numero possibile di vite umane e il massimo di beni materiali. *Riaffermiamo la solidarietà del nostro popolo non soltanto verso i popoli africani fratelli dell'Angola e del Mosambico, ma anche nei confronti del popolo del Portogallo che non abbiamo mai confuso con il colonialismo portoghese. Il mio popolo è più che mai convinto che la lotta e la liberazione totale della Guinea e del Capo Verde servono gli interessi profondi del popolo del Portogallo, con il quale esso si augura di stabilire e sviluppare i migliori rapporti di cooperazione, di solidarietà e d'amicizia, nell'indipendenza e al servizio del vero progresso dei due Paesi. ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Cabral, Amílcar}} [[Categoria:Personalità del panafricanismo]] [[Categoria:Politici]] [[Categoria:Guineensi]] 8izpr89am38jau5l1of85f7fx807klc 1218140 1218139 2022-07-21T11:14:52Z Mariomassone 17056 /* Citazioni di Amílcar Cabral */ wikitext text/x-wiki [[File:Cabral 2.png|thumb|Cabral nel 1964]] '''Amílcar Lopes da Costa Cabral''' (1924 – 1973), politico guineense. ==Citazioni di Amílcar Cabral== *{{NDR|Sul [[Capo Verde]]}} ''Son dieci caravelle | in cerca di Infinito... | Son dieci caravelle, | senza vela, | in cerca di Infinito... || Alla tempesta e al vento camminano... | e navigano dolcemente | le isole, le figlie | del nero continente.''<ref>Citato in Maria de Lourdes Jesus, ''Racordai, {{small| Vengo da un'isola di Capo Verde Sou de uma ilha de Cabo Verde}}'', illustrazioni di Maria Alice Fernandes, Sinnos Editrice, Roma, 1996, p. 147. ISBN 88-86061-20-X</ref> *In Portogallo mi sono riafricanizzato studiando l'economia e i problemi politici del mio paese. Nel 1952, quando ritornai in Guinea ed ebbi un posto nell'amministrazione coloniale, cominciai a vedere veramente lo sfruttamento del mio popolo. (da un intervista di ''Newsweek'', marzo 1970)<ref name="newsweek">Da ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0147_02_1973_0018_0003_4911685/ Ucciso Cabral, il capo della guerriglia in Guinea]'', ''La Stampa'', 22 gennaio 1973</ref> *La gente dei villaggi deve pagare una quantità di tasse - per i matrimoni, per i funerali, persino per le feste tradizionali - senza alcun compenso nel campo sociale. Essa deve vendere il riso e le arachidi ai prezzi prestabili dalle compagnie portoghesi che detengono le concessioni. Questo popolo, definito "indigeno", che costituisce il 99.7 per cento della popolazione, non ha diritti civili o politici. Soltanto una minima élite di "assimilados" ha qualche diritto concesso dalla Costituzione portoghese. Per essere un "assimilado" devi terminare la scuola primaria, ma per poter andare a scuola devi essere prima di tutto un "assimilado". (da un intervista di ''Newsweek'', marzo 1970)<ref name="newsweek"/> {{Int|1=Da [https://www.resistenze.org/sito/te/po/gn/pognia15-019913.htm ''Messaggio di Capodanno del gennaio 1969 nella Guinea rivoluzionaria'']|2=Estratti dal messaggio registrato negli studi di Radio Libertacao e trasmessi il 1 gennaio 1969; riportato in ''Resistenza.org'', 15 gennaio 2018}} *Come tutti sapete, siamo partiti praticamente dal nulla. Di fronte alla repressione e ai crimini dei colonialisti portoghesi siamo riusciti a organizzare e consolidare il nostro Partito e, passo dopo passo, a sviluppare la lotta armata in Guinea, e ora abbiamo liberato dal dominio coloniale più dei due terzi del nostro paese e più della metà della nostra popolazione. *Per sei anni i criminali colonialisti portoghesi, con l'aiuto dei loro alleati, hanno usato tutti i mezzi di distruzione disponibili contro di noi e hanno aumentato di sette volte la forza delle loro truppe; hanno cambiato il loro governatore e i loro comandanti; hanno provato ogni sorta di propaganda, con la menzogna e gli intrighi politici per smobilitare il nostro popolo e i nostri combattenti; hanno commesso atti di aggressione contro i paesi vicini e hanno fatto tutto il possibile per fermare la nostra lotta, ma non ci sono riusciti. Al contrario, il nostro popolo sta diventando più consapevole della sua forza e il nostro Partito si irrobustisce ogni giorno, le nostre forze armate sono più potenti che mai, con più combattenti e quadri, con maggiore esperienza e armi più potenti. Questa, compatrioti e compagni, è la più grande vittoria del nostro popolo e del nostro grande Partito in questi sei anni: il successo della nostra lotta, il costante miglioramento della nostra organizzazione politica e militare, la certezza sempre crescente che nessun potere sulla terra può fermare l'avanzata del nostro popolo verso l'indipendenza nazionale. *Il nostro popolo, che si trovi nelle città o nelle campagne, conosce le promesse dei criminali colonialisti portoghesi, ma soprattutto sa che la nostra dignità di popolo africano, la nostra lotta, l'indipendenza che abbiamo già vinto nel gran parte della Guinea, non possono essere comprate. *All'inizio di questo nuovo anno di lotta, dobbiamo dire ai criminali colonialisti portoghesi, forte e chiaro, che se questo è il modo in cui intendono le cose, pagheranno caramente, molto caramente, la loro permanenza e anzi saranno cacciati dal nostro Paese! *Dobbiamo infliggere punizioni severe ai traditori tra noi, a quelli che continuano a servire i criminali colonialisti portoghesi contro gli interessi del nostro popolo. Mostreremo chiaramente a questi traditori che è ora di decidere: o cessano di servire i colonialisti portoghesi o saranno annientati. {{Int|1=Da [https://archivio.unita.news/assets/main/1973/01/23/page_003.pdf ''Dieci anni di lotta armata'']|2=Dal discorso alla Quarta Commissione dell'Assemblea generale dell'Onu, 16 ottobre 1972; riportato ne ''L'Unità'', 23 gennaio 1973}} *Le forze nazionali, il cui compito è di attaccare sistematicamente le truppe colonialiste per completare la liberazione del paese, come forze armate locali che assicurano la difesa e la sicurezza delle regioni liberate, sono oggi più potenti che mai, temprate da un'esperienza di quasi dieci anni di lotta. Prova ne è che i colonialisti non sono capaci di recuperare nemmeno piccole parti delle regioni liberate, subiscono sempre maggiori perdite e che, nello stesso tempo, il popolo sta loro infliggendo colpi ogni giorno più duri, anche nei due principali centri urbani come la capitale Bissau e Bafata, la seconda città del paese. *Questi dieci anni di lotta non hanno solo forgiato una nazione africana nuova e solida, ma hanno anche fatto nascere un uomo nuovo ed una donna nuova, esseri umani coscienti dei loro diritti e doveri, sul suolo della loro patria africana. *Ecco la più grande vittoria del popolo della Guinea e del Capo Verde, perché è una vittoria sull'ignoranza, la paura e le malattie, flagelli imposti a questo popolo e all'uomo africano durante più di un secolo dal colonialismo portoghese. *Fino alla morte di [[António de Oliveira Salazar|Salazar]], la cui arcaica mentalità non poteva ammettere che neppure concessioni fittizie fossero fatte agli africani, non c'era altra via che la radicalizzazione della guerra coloniale. Salazar, che ripeteva a chi voleva capirlo «L'Africa non esiste» (affermazione che esprime sì un razzismo demenziale, ma sintetizza anche alla perfezione i principi e la pratica della politica coloniale portoghese in tutti i tempi), alla sua età non poteva sopravvivere a questa prova dell'esistenza dell'Africa: la resistenza armata vittoriosa dei popoli africani alla guerra colonialista portoghese. *Salazar non era che un fanatico credente del dogma della superiorità dell'europeo e dell'inferiorità dell'africano. Come tutti sanno, Salazar è morto malato d'Africa. Il suo successore, [[Marcelo Caetano]], oltre a essere un teorico di questo dogma, quale professore di diritto coloniale alla Facoltà di Diritto di Lisbona, lo ha applicato nella pratica come ministro delle colonie durante molti anni. Egli che pretende, come afferma spesso, di conoscere i negri, ha optato per una politica nuova che nei rapporti sociali deve essere quella del buon padrone che stringe la mano al suo ''boy''; e che sul piano politico non è, all'interno, che la vecchia tattica del bastone e la carota, mentre all'esterno consiste nell'utilizzare gli argomenti, le parole stesse dell'avversario per confonderli, conservando intatta la propria posizione. *Avendo dovuto ammettere di non poter vincere la guerra, i colonialisti sanno ormai che nessuno stratagemma potrà fermare la popolazione di queste regioni, che niente potrà arrestare la sua marcia verso la liberazione totale e l'indipendenza. Essi cercano dunque di mantenere il potere costi quel che costi, utilizzando anche largamente i mezzi di cui dispongono per distruggere il più gran numero possibile di vite umane e il massimo di beni materiali. *Riaffermiamo la solidarietà del nostro popolo non soltanto verso i popoli africani fratelli dell'Angola e del Mosambico, ma anche nei confronti del popolo del Portogallo che non abbiamo mai confuso con il colonialismo portoghese. Il mio popolo è più che mai convinto che la lotta e la liberazione totale della Guinea e del Capo Verde servono gli interessi profondi del popolo del Portogallo, con il quale esso si augura di stabilire e sviluppare i migliori rapporti di cooperazione, di solidarietà e d'amicizia, nell'indipendenza e al servizio del vero progresso dei due Paesi. ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Cabral, Amílcar}} [[Categoria:Personalità del panafricanismo]] [[Categoria:Politici]] [[Categoria:Guineensi]] k2cq9zd5qmx0iroj8y5ur1tp7wfngve Motoori Norinaga 0 146814 1218080 1080636 2022-07-20T21:43:43Z Sun-crops 10277 sic (non strettamente necessario. Nessuno, tranne che non si sia bevuto il cervello, creerebbe a bella posta Kami|cami, senza che sia così nel testo e quindi alterando la fonte. Se è Kami|cami, vuol dire che cami è nella fonte. Non ci può essere dubbio). wikitext text/x-wiki [[File:Motoori Norinaga Face.svg|thumb|Motoori Norinaga]] '''Motoori Norinaga''' (1701 – 1830), scrittore ed erudito giapponese. ==Citazioni di Motoori Norinaga== *Quando alcuno vi domanderà se conoscete l'anima [[Giappone|giapponese]], mostrategli il fiore del ciliegio selvaggio che scintilla al sole: questo fiore è la prima fioritura della primavera, come il guerriero è il primo uomo fra gli uomini.<ref>Citato in [[Pacifico Arcangeli]], ''Letteratura e Crestomazia giapponese'', Milano, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, 1990 (ristampa anastatica autorizzata dall'editore Ulrico Hoepli), p. 150. ISBN 8820506505</ref> *La parola [[Kami|''{{sic|cami}}'']] (culto di ciò che è superiore) impiegasi per designare tutto ciò che si distingue per una potenza straordinaria; e tal carattere si applica tanto alle cose che conviene venerare come buone, quanto ad altre che sono cattive e di cui bisogna temere le proprietà malefiche.<ref>Citato in Arcangeli, p. 151.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Motoori, Norinaga}} [[Categoria:Scrittori giapponesi]] hh6ensh6jw95qjvfjaf6ou81pqkrdtz Michel Braudeau 0 146942 1218079 933500 2022-07-20T21:37:48Z Sun-crops 10277 templ. lingua wikitext text/x-wiki '''Michel Braudeau''' (1946 – vivente), scrittore e critico letterario francese. ==Citazioni di Michel Braudeau== *[...] le spiegazioni di un [[suicidio]] sono sempre ingiuriose verso il morto. Non si deve cercare di ridurre il senso inesauribile di questo gesto [...] :[...] ''les explications d'un suicide sont toujours injurieuses envers le mort. On ne doit pas chercher à reduire le sens inépuisable de ce geste ''[...] ({{fr}} da ''Passage de la main d'or'', Le Seuil. <ref>{{fr}} Citato in Jean-Yves Dournon, ''Dictionnaire des citations françaises'', Solar, Parigi, 1997, p. 790. ISBN 2-263-02458-1</ref>) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_site=en}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Braudeau, Michel}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] f9iznn71b518zc2ddq1op6wxnxfy1fl Template:Lingue/Dati 10 148341 1218085 1217931 2022-07-20T21:58:17Z ItwikiBot 66727 Bot: aggiornamento dati wikitext text/x-wiki {{#switch:{{{1}}} |lingua1 = it |voci1 = 43839 |lingua2 = en |voci2 = 43033 |lingua3 = pl |voci3 = 24723 |lingua4 = ru |voci4 = 15092 |lingua5 = cs |voci5 = 12039 |lingua6 = et |voci6 = 9850 |lingua7 = fa |voci7 = 9097 |lingua8 = pt |voci8 = 9094 }} cy35q81e32jfrnslpn6ax2q3tdn3rps Carlantonio Pilati 0 148640 1218083 1205650 2022-07-20T21:54:54Z Sun-crops 10277 svariata fixeria wikitext text/x-wiki '''Carlantonio Pilati''' (1733 – 1802), giurista, storico e pubblicista italiano. ==Citazioni di Carlantonio Pilati== *I Napolitani mi paiono incomparabilmente migliori.<ref>Rispetto ai romani.</ref> Sono rozzi, ma cordiali, franchi, aperti: sono generalmente incolti, ma non presumono: sono superstiziosi, ma non persecutori come i Romani. la natura ha fatto qui tutto, ma gli uomini non hanno fatto nulla{{sic|,..,.}} Contuttociò [[Napoli]] mi piace più di tutte le città d'Italia. Se la natura avesse dato ai Napolitani la maniera, la lingua e la polizia dei Fiorentini, io credo che gli angeli e i santi del paradiso abbandonerebbero il Padre eterno per venire a stare a Napoli.<ref>Citato in ''Cenni su la vita e le opere di Carlo Antonio Pilati'', pp. 174-175.</ref> *{{NDR|Sull'amministrazione della giustizia a [[Napoli]]}} Oggi fui a vedere trattare le cause. Sono rimasto edificato del metodo: vengono trattate come si deve, con decenza, con maestà, con onoratezza. Ma la quantità dei curiali è sorprendente! {{sic|figuratevi}} tutti gli abitanti di [[Trento]], e de' suoi contorni riuniti nel castello del mal consiglio.<ref>Citato in ''Cenni su la vita e le opere di Carlo Antonio Pilati'', p. 175./ref> *Per comprendere ciò che produce la libertà, è necessario di andare a [[Genova]]; tutto colà annunzia l'abbondanza e la ricchezza. Il commercio è l'anima di questo popolo industrioso. I nobili stessi non si vergognano di esercitarlo in ambe le riviere di ponente e di levante, che ho percorso in tutta la loro estensione, camminando non di rado colle mani e coi piedi... I Genovesi e gli Olandesi sono i banchieri di tutti i principi d'Europa, che abbisognano di denaro.<ref>Citato in ''Cenni su la vita e le opere di Carlo Antonio Pilati'', p. 180.</ref> ==Note== <references /> ==Bibliografia== *''[https://books.google.it/books?id=WGTblodwxRoC&dq=&pg=PA1#v=onepage&q&f=false Cenni su la vita e le opere di Carlo Antonio Pilati: {{small|stesi per la prima volta coll'aiuto di documenti da un trentino}}]'', V. Sottochiesa Tipografo Editore, Rovereto, 1874. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Pilati, Carlantonio}} [[Categoria:Giuristi italiani]] [[Categoria:Pubblicisti italiani]] [[Categoria:Storici italiani]] 3tq2uiwvurrugtw2ncahe2t5iw9mxd6 1218084 1218083 2022-07-20T21:57:05Z Sun-crops 10277 fixeria wikitext text/x-wiki '''Carlantonio Pilati''' (1733 – 1802), giurista, storico e pubblicista italiano. ==Citazioni di Carlantonio Pilati== *I Napolitani mi paiono incomparabilmente migliori.<ref>Rispetto ai romani.</ref> Sono rozzi, ma cordiali, franchi, aperti: sono generalmente incolti, ma non presumono: sono superstiziosi, ma non persecutori come i Romani. la natura ha fatto qui tutto, ma gli uomini non hanno fatto nulla{{sic|,..,.}} Contuttociò [[Napoli]] mi piace più di tutte le città d'Italia. Se la natura avesse dato ai Napolitani la maniera, la lingua e la polizia dei Fiorentini, io credo che gli angeli e i santi del paradiso abbandonerebbero il Padre eterno per venire a stare a Napoli.<ref>Citato in ''Cenni su la vita e le opere di Carlo Antonio Pilati'', pp. 174-175.</ref> *{{NDR|Sull'amministrazione della giustizia a [[Napoli]]}} Oggi fui a vedere trattare le cause. Sono rimasto edificato del metodo: vengono trattate come si deve, con decenza, con maestà, con onoratezza. Ma la quantità dei curiali è sorprendente! {{sic|figuratevi}} tutti gli abitanti di [[Trento]], e de' suoi contorni riuniti nel castello del mal consiglio.<ref>Citato in ''Cenni su la vita e le opere di Carlo Antonio Pilati'', p. 175.</ref> *Per comprendere ciò che produce la libertà, è necessario di andare a [[Genova]]; tutto colà annunzia l'abbondanza e la ricchezza. Il commercio è l'anima di questo popolo industrioso. I nobili stessi non si vergognano di esercitarlo in ambe le riviere di ponente e di levante, che ho percorso in tutta la loro estensione, camminando non di rado colle mani e coi piedi... I Genovesi e gli Olandesi sono i banchieri di tutti i principi d'Europa, che abbisognano di denaro.<ref>Citato in ''Cenni su la vita e le opere di Carlo Antonio Pilati'', p. 180.</ref> ==Note== <references /> ==Bibliografia== *''[https://books.google.it/books?id=WGTblodwxRoC&dq=&pg=PA1#v=onepage&q&f=false Cenni su la vita e le opere di Carlo Antonio Pilati: {{small|stesi per la prima volta coll'aiuto di documenti da un trentino}}]'', V. Sottochiesa Tipografo Editore, Rovereto, 1874. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Pilati, Carlantonio}} [[Categoria:Giuristi italiani]] [[Categoria:Pubblicisti italiani]] [[Categoria:Storici italiani]] 9l1yi2ljzu95ptvb1qisvxin45v0h20 Antoine-Augustin Bruzen de La Martinière 0 148823 1218075 944197 2022-07-20T21:27:50Z Sun-crops 10277 wikitext text/x-wiki '''Antoine-Augustin Bruzen de La Martinière''' (1662 − 1746), storico e geografo francese. ==Citazioni di Antoine-Augustin Bruzen de La Martinière== *È vero che gli abitanti di questo [[Regno di Napoli|Regno]] sono rozzi, incostanti, oziosi ed anche simulatori; ma sono generosi, altruisti e le migliori persone del mondo se ci si sa adattare alle loro maniere. :''Il est vrai que les {{sic|habitans}} de ce Royaume sont grossiers, {{sic|incostans}}, {{sic|fainéans}} et même dissimulés; mais ils sont généreux, {{sic|bienfaisans}} et les meilleurs gens du monde lorsqu'on sait s'accomoder à leurs manières.'' (da ''Grand dictionnaire géographique et critique'', 10 voll., vol. VII, Venezia, 1737, p. 30.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''Un paradiso abitato da diavoli'', a cura di [[Giuseppe Galasso]], Adelphi, Milano, 2006, p. 23. ISBN 88-459-2036-4</ref>) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_site=en}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Bruzen de Lamartinière, Antoine-Augustin}} [[Categoria:Geografi francesi]] [[categoria:Storici francesi]] gkbd8moqpyxktaco6fqxzh09kq1nf0f Pierre-Jean Grosley 0 149725 1218076 977521 2022-07-20T21:28:44Z Sun-crops 10277 /* Bibliografia */ wikitext text/x-wiki '''Pierre-Jean Grosley''' (1718 – 1785), storico e scrittore francese. ==''Observations sur l'Italie et sur les Italiens, {{small|Données en 1764 sous le nom des deux Gentilshommes Suédois}}, vol. III''== *È senza dubbio sorprendente che un tale popolo, tenuto quasi sempre in nessuna considerazione nelle rivoluzioni che gli hanno fatto cambiare dominatore così spesso, abbia preso parte attivamente solo a quella di [[Masaniello]]. La sua indifferenza verso i movimenti politici poté esser messa più fortemente a prova di quando, nel cuore della capitale degli Stati dei suoi padri, lo sfortunato [[Corradino di Svevia|Corradino]], all'età di diciassette anni, versò quel che restava di un sangue riprovato e proscritto dai capi della Chiesa? Non potei vedere, senza fremere, il luogo in cui si mostrano ancora le vestigia di questa spaventosa scena.<br>Questa indifferenza, apparentemente stupida, è l'opera di un istinto illuminato dall'esperienza: ''Cosa m'importa'' – dicono con l'asino della favola – ''purché non mi si faccia portare più del mio carico ordinario''<ref>Il riferimento è alla favola di Fedro ''Asinus ad senem pastorem''.</ref>. Per completare il ritratto di questo popolo, è sufficiente aggiungere che [[Napoli]] non ha l'ombra di polizia, e tuttavia di rado avvengono quei disordini e quegli eccessi che a Parigi tutta la vigilanza del magistrato riesce a prevenire solo con un'attenzione costante. :''Il est sans doute étonnant qu'un tel Peuple, presque toujours compté pour rien dans les révolutions qui l'ont si souvent fait changer de Maître, n'ait pris part en corps qu'à celle de Mazaniello. Son indifférence sur les {{sic|mouvemens}} politiques, put être-elle à une plus forte épreuve, que, lorsqu'au milieu de la Capitale des Etats de ses {{sic|peres}}, l'infortuné Conradin, âgé de dix–sept ans, versa le dernier reste d'un sang réprouvé & proscrit par les Chefs de l'Eglise? Je ne pus voir, sans frémir, le lieu où on montre encore les vestiges de cette affreuse scène.<br>Cette indifférence, stupide en apparence, est l'ouvrage d'un instinct éclairé par l'expérience: ''Que m'importe'', disent-ils avec l'Ane de la Fable, ''purvu que l'on me fasse porter que ma charge ordinaire''. Pour achever le portrait de ce Peuple, il suffit d'ajouter que Naples n'a pas l'ombre de police, & que cependant il arrive rarement de ces désordres & de ces excès que toute la vigilance du Magistrat ne prévient à Paris qu'à force d'attention.'' (pp. 201-202) *Sotto un'apparenza di allegria, di distrazione e di leggerezza, il popolo e la borghesia di Napoli, divisi fra il lavoro ed il piacere, nascondono vedute profonde e ben seguite, se non in ciascuna testa, perlomeno nell'insieme. Considerati in questo insieme, formano una democrazia indipendente dal re e dalla nobiltà alla quale si uniscono quando il loro interesse lo esige. Nel loro partito hanno sempre in basso clero e la maggior parte dei monaci di cui Napoli brulica. :''Sous une apparence de gaieté, d'étourderie & de légèreté, le Peuple & la Bourgeoisie de Naples partagés entre le travail & le plaisir, cachent des {{sic|vûes}} profondes & bien suivies, sinon dans chaque tête, au moins dans l'ensemble. Considérés dans cet ensemble, ils forment une démocratie indépendante du Roi & de la Noblesse à laquelle ils se joignent, quand leur intérêt l'exige. Ils ont toujours dans leur parti le bas Clergé, & la plus grande partie des Moines dont Naples fourmille.'' (p. 202) *Non ho soggiornato abbastanza a Napoli, per essere istruito a fondo sulla vita, sia privata sia di società che vi si conduce. So solo che vi si dorme più che in qualsiasi altro paese dell'Italia; che vi si consuma una quantità prodigiosa di cioccolato che ogni privato fa preparare a casa sua nella dose che più preferisce; che le conversazioni o riunioni generali sono nel tono di quelle delle altre città d'Italia; che nelle cerchie private il parlare è alla greca, cioè, molto allegro ed estremamente libero; che la galanteria è tanto comune e poco discreta nei primi ranghi, quanto rara e misteriosa nella borghesia; che, a seguirla nel popolo, gli estremi si toccano; che la continenza, in generale, a Napoli è la virtù meno comune; che l'amore, che altrove spesso non è che apparenza, fatuità, fantasia, è uno dei più urgenti bisogni; infine che il Vesuvio, che comanda questa città, è l'emblema più esatto sotto cui da questo punto di vista la si possa rappresentare.<br>Altri bisogni, che la polizia ed un certo pudore altrove, soprattutto nelle grandi città, reprimono, a Napoli sono al di sopra di tutte le leggi. Lo zolfo, mescolato a tutti i vegetali e a tutti gli alimenti, l'uso continuo del cioccolato, dei liquori più forti, delle spezie che più riscaldano provocano esplosioni ed eruzioni che non sopportano né rinvio né cerimonie. I cortili dei palazzi e degli alberghi, i porticati delle case private, le loro scale e i loro pianerottoli sono altrettanti ricettacoli per le necessità di tutti i passanti. Anche chi va in carrozza scende per mescolarsi alla folla che cammina; chiunque si prende in casa d'altri la libertà che permette a casa sua. :''Je n'ai pas assez séjourné a Naples, pour être instruit à fond de la vie, soit privé soit de société que l'on y {{sic|mene}}. Je {{sic|sçai}} soulement que l'on y dort plus qu'en aucun autre pays de l'Italie; que l'on y consomme une prodigieuse quantité de chocolat que chaque particuler fait fabriquer chez soi, à la dose qu'il lui convient le plus, que les conversations ou les sociétés générales y sont au ton des autres Villes d'Italie; que, dans les sociétés particulières, le propos est à la Greque, c'est-à-dire, très-gai et fort libre; que la galanterie est aussi comune & aussi peu discrette dans les premiers rangs, que rare e mysterieuse dans la bourgeoisie; qu'à la suivre dans le peuple, les estremités se touchent; qu'en général la continence est à Naples la vertu la moins commune; que l'amour qui n'est souvent ailleurs qu'air, fatuité, fantaisie, y est un des plus urgens besoins; enfin que le Vésuve qui commande cette Ville, est l'emblême le plus exact sous lequel on puisse à cet égard la représenter.<br>D'autres besoins que la Police & une certaine pudeur répriment ailleurs, sur-tout dans les grandes Villes, sont à Naples au-dessus de toutes loix. Le soufre, mêlé à tous les végétaux & à tous les {{sic|alimens}}, l'usage continu du chocolat, des liqueurs les plus fortes, & des drogues les plus échauffantes, occasionnent des explosions & des eruptions qui ne souffrent ni délai ni ménagement. Les cours des Palais & des Hôtels, les porches des maisons particulières, leurs escaliers & leurs {{sic|palliers}} sont autant de réceptacles pour les besoins de tous les {{sic|passans}}, les gens en carrosse descendent souvent eux-mêmes pour s'y mêler aux gens de pied: tout Citoyen prenant chez les autres la liberté qu'il permet chez lui.'' (pp. 217, 219) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *{{fr}} Pierre-Jean Grosley, ''[https://books.google.it/books?id=b382AAAAMAAJ&hl=it&pg=PP9#v=onepage&q&f=false Observations sur l'Italie et sur les Italiens, {{small|Données en 1764 sous le nom des deux Gentilshoomes Suédois}}]'', vol. III, 1774. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Grosley, Pierre-Jean}} [[Categoria:Storici francesi]] 1tbrytp14txjp1tf3aghybjrmewkhty 1218077 1218076 2022-07-20T21:33:36Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki '''Pierre-Jean Grosley''' (1718 – 1785), storico e scrittore francese. ==''Observations sur l'Italie et sur les Italiens, vol. III''== *È senza dubbio sorprendente che un tale popolo, tenuto quasi sempre in nessuna considerazione nelle rivoluzioni che gli hanno fatto cambiare dominatore così spesso, abbia preso parte attivamente solo a quella di [[Masaniello]]. La sua indifferenza verso i movimenti politici poté esser messa più fortemente a prova di quando, nel cuore della capitale degli Stati dei suoi padri, lo sfortunato [[Corradino di Svevia|Corradino]], all'età di diciassette anni, versò quel che restava di un sangue riprovato e proscritto dai capi della Chiesa? Non potei vedere, senza fremere, il luogo in cui si mostrano ancora le vestigia di questa spaventosa scena.<br>Questa indifferenza, apparentemente stupida, è l'opera di un istinto illuminato dall'esperienza: ''Cosa m'importa'' – dicono con l'asino della favola – ''purché non mi si faccia portare più del mio carico ordinario''<ref>Il riferimento è alla favola di Fedro ''Asinus ad senem pastorem''.</ref>. Per completare il ritratto di questo popolo, è sufficiente aggiungere che [[Napoli]] non ha l'ombra di polizia, e tuttavia di rado avvengono quei disordini e quegli eccessi che a Parigi tutta la vigilanza del magistrato riesce a prevenire solo con un'attenzione costante. :''Il est sans doute étonnant qu'un tel Peuple, presque toujours compté pour rien dans les révolutions qui l'ont si souvent fait changer de Maître, n'ait pris part en corps qu'à celle de Mazaniello. Son indifférence sur les {{sic|mouvemens}} politiques, put être-elle à une plus forte épreuve, que, lorsqu'au milieu de la Capitale des Etats de ses {{sic|peres}}, l'infortuné Conradin, âgé de dix–sept ans, versa le dernier reste d'un sang réprouvé & proscrit par les Chefs de l'Eglise? Je ne pus voir, sans frémir, le lieu où on montre encore les vestiges de cette affreuse scène.<br>Cette indifférence, stupide en apparence, est l'ouvrage d'un instinct éclairé par l'expérience: ''Que m'importe'', disent-ils avec l'Ane de la Fable, ''purvu que l'on me fasse porter que ma charge ordinaire''. Pour achever le portrait de ce Peuple, il suffit d'ajouter que Naples n'a pas l'ombre de police, & que cependant il arrive rarement de ces désordres & de ces excès que toute la vigilance du Magistrat ne prévient à Paris qu'à force d'attention.'' (pp. 201-202) *Sotto un'apparenza di allegria, di distrazione e di leggerezza, il popolo e la borghesia di Napoli, divisi fra il lavoro ed il piacere, nascondono vedute profonde e ben seguite, se non in ciascuna testa, perlomeno nell'insieme. Considerati in questo insieme, formano una democrazia indipendente dal re e dalla nobiltà alla quale si uniscono quando il loro interesse lo esige. Nel loro partito hanno sempre in basso clero e la maggior parte dei monaci di cui Napoli brulica. :''Sous une apparence de gaieté, d'étourderie & de légèreté, le Peuple & la Bourgeoisie de Naples partagés entre le travail & le plaisir, cachent des {{sic|vûes}} profondes & bien suivies, sinon dans chaque tête, au moins dans l'ensemble. Considérés dans cet ensemble, ils forment une démocratie indépendante du Roi & de la Noblesse à laquelle ils se joignent, quand leur intérêt l'exige. Ils ont toujours dans leur parti le bas Clergé, & la plus grande partie des Moines dont Naples fourmille.'' (p. 202) *Non ho soggiornato abbastanza a Napoli, per essere istruito a fondo sulla vita, sia privata sia di società che vi si conduce. So solo che vi si dorme più che in qualsiasi altro paese dell'Italia; che vi si consuma una quantità prodigiosa di cioccolato che ogni privato fa preparare a casa sua nella dose che più preferisce; che le conversazioni o riunioni generali sono nel tono di quelle delle altre città d'Italia; che nelle cerchie private il parlare è alla greca, cioè, molto allegro ed estremamente libero; che la galanteria è tanto comune e poco discreta nei primi ranghi, quanto rara e misteriosa nella borghesia; che, a seguirla nel popolo, gli estremi si toccano; che la continenza, in generale, a Napoli è la virtù meno comune; che l'amore, che altrove spesso non è che apparenza, fatuità, fantasia, è uno dei più urgenti bisogni; infine che il Vesuvio, che comanda questa città, è l'emblema più esatto sotto cui da questo punto di vista la si possa rappresentare.<br>Altri bisogni, che la polizia ed un certo pudore altrove, soprattutto nelle grandi città, reprimono, a Napoli sono al di sopra di tutte le leggi. Lo zolfo, mescolato a tutti i vegetali e a tutti gli alimenti, l'uso continuo del cioccolato, dei liquori più forti, delle spezie che più riscaldano provocano esplosioni ed eruzioni che non sopportano né rinvio né cerimonie. I cortili dei palazzi e degli alberghi, i porticati delle case private, le loro scale e i loro pianerottoli sono altrettanti ricettacoli per le necessità di tutti i passanti. Anche chi va in carrozza scende per mescolarsi alla folla che cammina; chiunque si prende in casa d'altri la libertà che permette a casa sua. :''Je n'ai pas assez séjourné a Naples, pour être instruit à fond de la vie, soit privé soit de société que l'on y {{sic|mene}}. Je {{sic|sçai}} soulement que l'on y dort plus qu'en aucun autre pays de l'Italie; que l'on y consomme une prodigieuse quantité de chocolat que chaque particuler fait fabriquer chez soi, à la dose qu'il lui convient le plus, que les conversations ou les sociétés générales y sont au ton des autres Villes d'Italie; que, dans les sociétés particulières, le propos est à la Greque, c'est-à-dire, très-gai et fort libre; que la galanterie est aussi comune & aussi peu discrette dans les premiers rangs, que rare e mysterieuse dans la bourgeoisie; qu'à la suivre dans le peuple, les estremités se touchent; qu'en général la continence est à Naples la vertu la moins commune; que l'amour qui n'est souvent ailleurs qu'air, fatuité, fantaisie, y est un des plus urgens besoins; enfin que le Vésuve qui commande cette Ville, est l'emblême le plus exact sous lequel on puisse à cet égard la représenter.<br>D'autres besoins que la Police & une certaine pudeur répriment ailleurs, sur-tout dans les grandes Villes, sont à Naples au-dessus de toutes loix. Le soufre, mêlé à tous les végétaux & à tous les {{sic|alimens}}, l'usage continu du chocolat, des liqueurs les plus fortes, & des drogues les plus échauffantes, occasionnent des explosions & des eruptions qui ne souffrent ni délai ni ménagement. Les cours des Palais & des Hôtels, les porches des maisons particulières, leurs escaliers & leurs {{sic|palliers}} sont autant de réceptacles pour les besoins de tous les {{sic|passans}}, les gens en carrosse descendent souvent eux-mêmes pour s'y mêler aux gens de pied: tout Citoyen prenant chez les autres la liberté qu'il permet chez lui.'' (pp. 217, 219) ==Note== <references /> ==Bibliografia== *{{fr}} Pierre-Jean Grosley, ''[https://books.google.it/books?id=b382AAAAMAAJ&hl=it&pg=PP9#v=onepage&q&f=false Observations sur l'Italie et sur les Italiens, {{small|Données en 1764 sous le nom des deux Gentilshoomes Suédois}}]'', A Londres et se trouve à Paris, chez De Hansy, le jeune, rue Saint-Jacques, vol. III, 1774. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Grosley, Pierre-Jean}} [[Categoria:Storici francesi]] rhbbw0lnckfou9om0xsciz1mzj860e6 Mabel Dodge Luhan 0 149880 1218081 1068904 2022-07-20T21:46:06Z Sun-crops 10277 + virgola wikitext text/x-wiki [[File:Portrait of Mabel Dodge Luhan LCCN2004663225.jpg|thumb|Mabel Dodge Luhan]] '''Mabel Evans Dodge Sterne Luhan''', nata '''Ganson''', mecenate e scrittrice statunitense. ==Citazioni di Mabel Dodge Luhan== *[[Frieda von Richthofen|Frieda]] era completa, ma limitata; [[David Herbert Lawrence|Lawrence]], in confronto a lei, era incompleto come essere umano, ma illimitato nei sogni, nei risentimenti, nella capacità di formulare idee generali, nell'inventare e interpretare simboli. Come un agnellino legato a un solido piolo, dava inutili strattoni alla corda, e pietosamente si disperava.<ref>Dalla prefazione a David Herbert Lawrence, ''Figli e amanti'', traduzione di [[Franca Cancogni]], prefazione di [[Maria Luisa Astaldi]], illustrazioni di Pauline Ellison, Orpheus Libri, Ginevra, 1971, p. IX.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_site=en}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Dodge Luhan, Mabel}} [[Categoria:Scrittori statunitensi]] r8vq765udgvkkx4gpfdgd45cbaqylxo 1218082 1218081 2022-07-20T21:48:05Z Sun-crops 10277 Date wikitext text/x-wiki [[File:Portrait of Mabel Dodge Luhan LCCN2004663225.jpg|thumb|Mabel Dodge Luhan]] '''Mabel Evans Dodge Sterne Luhan''', nata '''Ganson''' (1879 – 1962), mecenate e scrittrice statunitense. ==Citazioni di Mabel Dodge Luhan== *[[Frieda von Richthofen|Frieda]] era completa, ma limitata; [[David Herbert Lawrence|Lawrence]], in confronto a lei, era incompleto come essere umano, ma illimitato nei sogni, nei risentimenti, nella capacità di formulare idee generali, nell'inventare e interpretare simboli. Come un agnellino legato a un solido piolo, dava inutili strattoni alla corda, e pietosamente si disperava.<ref>Dalla prefazione a David Herbert Lawrence, ''Figli e amanti'', traduzione di [[Franca Cancogni]], prefazione di [[Maria Luisa Astaldi]], illustrazioni di Pauline Ellison, Orpheus Libri, Ginevra, 1971, p. IX.</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto|w|w_site=en}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Dodge Luhan, Mabel}} [[Categoria:Scrittori statunitensi]] dk42it3rci9oqsg2fbp240y4nmc58mk Faraglioni di Capri 0 150436 1217999 1140184 2022-07-20T14:36:49Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki {{Voce tematica}} [[File:Capri skaly Faraglione.JPG|thumb|I Faraglioni di Capri]] Citazioni sui '''Faraglioni di Capri'''. *I Faraglioni, scogli giganteschi, inaccessibili, d'oltre cento piedi di altezza, emergenti dal mare come piramidi, di forma conica, uno levigato, l'altro frastagliato in modo fantastico e bizzarro. La loro ombra si estende sul mare, a cui dà un aspetto melanconico. Più in là si apre in uno scoglio l'arco di una caverna, in cui possono entrare anche le barche, e sulla loro sommità, agitati dal vento, ondeggiano vaghi arbusti e piante selvatiche. Di tanto in tanto l'alcione che ammaestra la giovane prole al volo, fa udire il suo rauco grido. Non si può fare a meno di ricordare il passo del ''Prometeo incatenato'' di [[Eschilo]] e par quasi che all'orecchio giunga lo sbatter d'ali delle Oceanidi e l'eco dei loro canti. ([[Ferdinand Gregorovius]]) *Improvvisamente, ad una svolta, ci apparvero i Faraglioni e fui contento di udire Emilia dare in un grido di sorpresa e di ammirazione. Era la prima volta che veniva a [[Capri]] e sinora non aveva aperto bocca. Da quell'altezza le due grandi rupi rosse sorprendevano per la loro stranezza, simili, sulla superficie marina, a due aeroliti caduti dal cielo sopra uno specchio. Dissi ad Emilia, esaltato da quella vista, che sui Faraglioni si trovava una razza di lucertole che non esisteva in nessun altro luogo del mondo: azzurre a forza di vivere tra il cielo azzurro e il mare azzurro... La [[lucertola azzurra]] che descrivevo annidata tra gli anfratti delle due rupi diventò ad un tratto il simbolo di quello che avremmo potuto diventare noi stessi, se fossimo rimasti a lungo nell'isola: anche noi azzurri dentro il nostro animo dal quale la serenità del soggiorno marino avrebbe gradualmente scacciato la fuliggine dei tristi pensieri della città; azzurri e illuminati dentro di azzurro, come le lucertole, come il mare, come il cielo e come tutto ciò che è chiaro, allegro e puro. ([[Alberto Moravia]]) ==Voci correlate== *[[Capri]] ==Altri progetti== {{Interprogetto|preposizione=sui|w_preposizione=riguardante i|commons=Category:Faraglioni (Capri)}} {{s}} [[Categoria:Luoghi d'Italia]] 1qtf6clxgmhil992p4tdru44c95a2vy Faro di Tiberio 0 150440 1218013 1070322 2022-07-20T16:37:15Z Sun-crops 10277 abc wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Brogi, Giacomo (1822-1881) - n. 5536 - Isola di Capri - Torre di Tiberio.jpg|thumb|Il Faro di Tiberio]] Citazioni sul '''Faro di Tiberio'''. *Questo faro è in gran parte rovinato ed i suoi neri avanzi vennero alcuni anni or sono colpiti dalla folgore. I materiali giacciono all'intorno dispersi fra le vigne. Si trovano ancora in piedi avanzi di mura e di {{sic|vòlte}}, le quali bastano a far comprendere che il faro era un edificio ampio e notevole, che poteva benissimo competere con quello di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] e con quello di [[Pozzuoli]]. Il poeta [[Publio Papinio Stazio|Stazio]] in un verso lo paragona alla luna, splendore delle notti. [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] narra che quella torre fu atterrata da un terremoto pochi giorni prima della morte di [[Tiberio]]. ([[Ferdinand Gregorovius]]) ==Voci correlate== *[[Capri]] ==Altri progetti== {{Interprogetto|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} {{s}} [[Categoria:Architetture d'Italia]] [[Categoria:Luoghi della Campania]] [[Categoria:Torri]] l4csrej5wtseeo7v5lg4ntvvqet3qdx Golfo di Napoli 0 150690 1218011 1161999 2022-07-20T16:14:32Z Sun-crops 10277 +1 wikitext text/x-wiki {{Voce tematica}} [[File:Golf von Neapel 2002.jpg|thumb|Il Golfo di Napoli]] Citazioni sul '''Golfo di Napoli'''. *Da Punta della Campanella a Capo Miseno<ref>Le due estremità che delimitano il Golfo di Napoli. {{cfr}} ''Letteratura delle regioni d'Italia, Campania'', p. 341, nota 12.</ref>era un cerchio perfetto nella metafisica luce della luna. Ogni punto era un riferimento archeo-storico-sociologico, un «a capo del mito»: il Vesuvio, [[Pompei]], la costa di Stabia, il promontorio di Sorrento, [[Capri]] e il [[Salto di Tiberio]], lo sperone di [[Ischia]], la prua della virgiliana [[Posillipo]] e il vasto mare a cerchi concentrici come l'eco, frastagliato dalle luci delle lampare... Ora mi spiego perché [[Giacomo Leopardi]] dettò gli ultimi sei versi del divino (e mai aggettivo fu più effettuale) ''Tramonto della luna'' da un giardino del golfo, dopo avere amato e odiato Napoli. ([[Domenico Rea]]) *{{NDR|[[Napoli]]}} è posta alle radici di piccioli colli che in guisa di arco la circondano; ha dirimpetto il Golfo Cratera, così dagli antichi nominato, peroché Miseno ed il promontorio di Minerva, ora detto Campanella, con l'[[isola di Capri]], la cingono in forma di tazza: e tazza di argento degnamente si può domandare, poiché la purità e la tranquillità di quell'acqua sembra a' riguardanti un vivo argento. ([[Camillo Porzio]]) *Il Golfo di Napoli stringe tra le sue braccia sinuose la storia e le leggende di duemila anni. Pochi luoghi sulla terra risvegliano un interesse altrettanto appassionato. Non uno lo supera in bellezza. Persino in quest'epoca prosaica esso continua a essere una fonte copiosa di romanticismo. Anno dopo anno, e secolo dopo secolo, da ogni luogo della terra gli adoratori di Napoli sono venuti al suo [...] golfo. ([[John Lawson Stoddard]]) *Puntiamo sul Capo, radendo sabbia e tufo. Gli incontri, gli amori, gli alterchi dell'azzurro e del verde ci attirano, quasi ne udiamo il tramestio, le voci. Ecco lo Scoglio di Frisio, ed ecco San Pietro a due Frati; ecco Villa d'Abro, Villa Gallotti, Villa Rosebery, [[Marechiaro (Napoli)|Marechiaro]], il Palazzo degli Spiriti, la Grotta dei Tuoni alla Gaiola; giriamo la punta e qui ci sovrastano i ruderi della Scuola di Virgilio; da Trentaremi ci affacciamo sul Golfo di Pozzuoli, dove fra non molto il sole ci abbandonerà per correre a spegnersi nel Fusaro o in un antro di [[Cuma]], ne sapete niente voi? A prora non ci manca una "lampara", se è per questo; riapproderemo a [[Borgo Santa Lucia|Santa Lucia]] di notte, o all'alba, ma vogliamo accertare se le Esperidi sono bionde o brune, che sostanza e che colore hanno i loro volti enigmatici e i loro capelli.<br>Don Federico Sòrice, con la gialla fronte in mano, abbagliato e rapito:<br>{{sic|«Fermiamoci}}... Ah, Napoli bella, tozzo di pane mio, estrema unzione mia!»{{sic|.}} ([[Giuseppe Marotta (scrittore)|Giuseppe Marotta]]) *Un Dio mite e benigno, arcadico e sentimentale, dette vita al golfo di Napoli e, infinitamente savio, lo fece a guisa di cerchio e ne sbarrò l'entrata con [[Arcipelago Campano|isole]] protettrici, e lo ornò di cale e di seni sicuri, e gli diede la varietà dalla bassura [[Campi Flegrei|flegrea]] alle montagne dei [[Monti Lattari|Lattari]], e vi fece crescere la flora più vaga e il più impenetrabile bosco era di aranci. ([[Gino Doria]]) *Veduta del golfo di Napoli nel ritorno: [[Capo Miseno|capo]] disegnato dalla luce del sole occidente; riflesso della luce sul [[Vesuvio]] e l'[[Appennini|{{sic|Apennino}}]]; armonia di quei fuochi e del cielo. Vapor diafano a fior d'acqua e a mezza montagna. Bianchezza delle vele delle barche rientranti nel porto. L'[[isola di Capri]] lontana. La montagna di Camaldoli col convento e gruppo d'alberi, sopra Napoli. Contrasto di ciò con la zolfatara. ([[François-René de Chateaubriand]]) *Vi sono dei panorami che rappresentano assai più che una bellezza naturale o lo spettacolo di una grande città, addirittura le fattezze della Patria.<br>In Italia, per quanto ricca si creda, sono in numero limitatissimo. Ad esempio la vista dal Viale dei Colli sulla città e le colline di [[Firenze]]; quella dal Gianicolo su [[Roma]]; la Riva degli Schiavoni a [[Venezia]]: ma su tutte, inutile negarlo, troneggia il panorama del Golfo di Napoli, sia dall'alto del [[Vomero]] o di [[Certosa di San Martino|San Martino]] sia all'arrivo dal mare. È questa la porta celeste dell'[[Italia]], la porta che non è {{sic|rettorico}} chiamare augusta, e provoca nostalgia e rimpianto non solo ai napoletani emigrati. ([[Cesare Brandi]]) ==Note== <references /> ==Voci correlate== *[[Napoli]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} [[Categoria:Golfi]] [[Categoria:Luoghi della Campania]] 121i9uf2ns2mypk0xhvrmi7iaflwvmg Villa comunale di Napoli 0 150959 1218061 1066603 2022-07-20T20:41:26Z Sun-crops 10277 +1, abc wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Interno della Villa Nazionale.jpg|thumb|Interno della Villa Nazionale]] Citazioni sulla '''Villa comunale di Napoli'''. *Avemmo un po' più di tranquillità quando giungemmo alla passeggiata che chiamano ''villa Reale'', sita in riva al mare, anche se nell'interno della città e che mi sembrò essere il luogo di convegno della società distinta. Non credo vi sia al mondo giardino pubblico che si possa paragonare a questo, tanto per la sua posizione che per la sua distribuzione. Esso regna lungo una diga elevata, innalzata in riva al mare le cui onde vengono a frangersi contro il muro che lo circonda. Viali di lecci folti, ma nani formano passeggiate ombrose, miste a giardini inglesi, terrazze, fiori e fontane zampillanti. ([[Hermann von Pückler-Muskau]]) ==Voci correlate== *[[Napoli]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante la|preposizione=sulla|}} {{s}} [[Categoria:Architetture di Napoli]] [[Categoria:Spazi aperti di Napoli]] [[Categoria:Ville d'Italia|comunale di Napoli]] qtf00oky0g3wjs4onjkkkgbj0labh6r 1218062 1218061 2022-07-20T20:42:14Z Sun-crops 10277 wlink wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Interno della Villa Nazionale.jpg|thumb|Interno della Villa Nazionale]] Citazioni sulla '''Villa comunale di [[Napoli]]'''. *Avemmo un po' più di tranquillità quando giungemmo alla passeggiata che chiamano ''villa Reale'', sita in riva al mare, anche se nell'interno della città e che mi sembrò essere il luogo di convegno della società distinta. Non credo vi sia al mondo giardino pubblico che si possa paragonare a questo, tanto per la sua posizione che per la sua distribuzione. Esso regna lungo una diga elevata, innalzata in riva al mare le cui onde vengono a frangersi contro il muro che lo circonda. Viali di lecci folti, ma nani formano passeggiate ombrose, miste a giardini inglesi, terrazze, fiori e fontane zampillanti. ([[Hermann von Pückler-Muskau]]) ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante la|preposizione=sulla|}} {{s}} [[Categoria:Architetture di Napoli]] [[Categoria:Spazi aperti di Napoli]] [[Categoria:Ville d'Italia|comunale di Napoli]] bil6u7ibwhaqmg38nssh6fb9ux97u72 Categoria:Strade di Napoli 14 151717 1218064 958328 2022-07-20T20:55:55Z Sun-crops 10277 Ho sostituito con Spazi aperti di Napoli wikitext text/x-wiki {{NotaCategorie|argomenti}} {{Interprogetto}} [[Categoria:Strade d'Italia|Napoli]] [[Categoria:Spazi aperti di Napoli]] he8uwko3w8rb3do7pxqxztqlc6wjj0w Armand Robin 0 159193 1218070 1201219 2022-07-20T21:13:32Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki [[File:Armand Robin.jpg|thumb|Ritratto di Armand Robin]] '''Armand Robin''' (1912 – 1961), scrittore, poeta, traduttore e critico letterario francese. ==Citazioni di Armand Robin== *La [[poesia]] è il linguaggio affrancato da tutti i suoi abituali legami, ma non è un linguaggio dissoluto, al contrario: è un linguaggio assoluto. Si direbbe che si tratti di una vecchia legge eterna; più ciò che viene espresso è, in linea di massima, inesprimibile, più è fatto di profonda ribellione – e più è grande la necessità di formularlo con rigore. :''La poésie c'est le langage dégagé de ses liens habituels, mais ce n'est pas un langage dissolu; au contraire: c'est un langage absolu. On dirait qu'il s'agit d'une vieille loi éternelle; plus ce qu'il est exprimé est, en principe, inexprimable, plus c'est fait de profonde rébellion – et plus est grande la nécessité de le formuler avec rigueur.''<ref>{{fr}} Citato in Alain Bourdon, ''Armand Robin: Ou La passion du verbe'', Seghers, [https://books.google.it/books?id=u2aJDwAAQBAJ&lpg=PP1&dq=&pg=PT15#v=onepage&q&f=false p. 15].</ref> ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Robin, Armand}} [[Categoria:Critici letterari francesi]] [[Categoria:Poeti francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] [[Categoria:Traduttori francesi]] asddbtvk5qk8px4nycii4gs3v4kvkl3 Théodore de Banville 0 159210 1218069 1217903 2022-07-20T21:06:19Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki [[File:Félix Nadar 1820-1910 Portrait de Théodore de Banville.jpg|thumb|Théodore de Banville, fotografato da Félix Nadar]] '''Théodore Faullain de Banville''' (1823 – 1891), poeta, drammaturgo, critico teatrale e scrittore francese. ==Citazioni di Théodore de Banville== *''Feroce e rosa, un guizzo di fuoco nella pupilla, | Sfrontato, ebbro, divino, è lui, [[Pulcinella]].''<!--maiuscole come da scelta stilistica dell'autore--> :''Féroce et rose, avec du feu dans sa prunelle, | Effronté, saoul, divin, c'est lui Polichinelle.''<ref>{{fr}} Citato in Théodore Duret, ''Histoire d'Édouard Manet et de son oeuvre'', VisiMuZ Éditions, [https://books.google.it/books?id=8-geCwAAQBAJ&lpg=PA130&dq=&pg=PA130#v=onepage&q&f=false p. 130].</ref> *[...] si morirà di disgusto se non si fa, di tanto in tanto, un grande bagno di azzurro [...]. :[...] ''on mourra de dégoût si l'on ne prend pas, de ci de là, un grand bain d'azur'' [...].<ref>Distico composto per una litografia di [[Édouard Manet]]. {{fr}} Da ''Odes funambulesques: {{small|avec un frontispice gravé à l'eau-forte par Bracquemond d'après un dessein de Charles Voillemot}}'', Poulet-Malassis et De Broise Imprimeurs-Editeurs, Alançon, 1857, [https://books.google.it/books?id=X7JbAAAAcAAJ&dq=&pg=PR4#v=onepage&q&f=false p. IV].</ref> ==Citazioni su Théodore de Banville== *Ora io vi domando: questa teoria, che è poi il caposaldo di tutta la poetica di {{sic|Teodoro di Banville}}, consistente nell'attribuire ad una parola, solo perché ha ufficio di rimare il verso, una forza di rappresentazione così autonoma e così invadente e un valore di evocazione tanto grande che tutto il resto rimane poco più di un'ombra o di un riempitivo, non dà anche a voi, come dà a me, il sospetto che essa sia il primo nocciolo intorno al quale s'incrostano poi di mano in mano tutte le forme del simbolismo letterario? ([[Enrico Panzacchi]]) ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Banville, Théodore de}} [[Categoria:Drammaturghi francesi]] [[Categoria:Poeti francesi]] [[Categoria:Scrittori francesi]] muejefqpjr8hwwduh4qvc02ueqs8qmr Piazza Dante (Napoli) 0 159556 1218068 1070376 2022-07-20T21:02:11Z Sun-crops 10277 +1 categoria wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Monument of Dante Alighieri in Piazza Dante Napoli. Campania, Italy, South Europe-2.jpg|thumb|Piazza Dante]] Citazioni su '''Piazza Dante''' a '''[[Napoli]]'''. *Piazzabellapiazza che hai visto i pullman scaricare gli studenti venuti da Marano e da Giugliano, rossi di faccia e di vino genuino, stipati, accoppiati, uniti abbracciati, toccati, sfiorati... Che hai visto cortei, disoccupati, senzatetto, innamorati, tossici, vagabondi, sbandati, barboni, pittori, punks, metallari, scoppisti, capelloni, fricchettoni, impiegati rintanarsi sotto la storica pensilina di quella fermata che come una Grandemadre li ha accolti, stretti, uniti, per ripararli dalla pioggia delle sere di novembre, aspettando ognuno il suo turno che non arrivava mai.<br>Ora t'hanno dato un po' d'[[Stati Uniti d'America|America]] farcita di Ketchup & maionese, un presidio di polizia, un divieto di parcheggio, tanti telefoni in più. Di tanto in tanto ci vengo e alzo gli occhi verso quel marpione di [[Dante Alighieri|Dante]] e mi perdo nel suo sguardo che ci ha accompagnato durante questi anni di Rock & Malinconia, sole battente, proteste ed eskimo inzuppati. ([[Peppe Lanzetta]]) ==Voci correlate== *[[Napoli]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} [[Categoria:Piazze d'Italia|Dante (Napoli)]] [[Categoria:Piazze di Napoli]] lxxthk2c3bjj0ezbbo3wa8o42662w3e Castel sant'Elmo 0 171575 1218008 1216868 2022-07-20T15:51:46Z Sun-crops 10277 +1 wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:Napoli -mix- 2019 by-RaBoe 069.jpg|thumb|Castel sant'Elmo]] Citazioni su '''Castel sant'Elmo'''. *Certo è che in prima edificato per soggiorno di piacere e per asilo di meditazione, fu poi reverso e compito in forma di castello per battere la città in più punti, ed anche nelle sue fortezze,essendo facile il caso d'impadronirsi di [[Maschio Angioino|Castelnuovo]] e [[Castel dell'Ovo|castel dell'Uovo]] per mare. I successori della Dinastia Spagnuola se ne valsero, come una minaccia, e più volte come prigione assai penosa per colpe di fellonia. Ad ogni modo questo imponente castello merita di esser percorso, presentando in taluni punti anche un insieme che raccoglie col mistero e il terrore la tradizione delle vendette segrete. ([[Carlo Tito Dalbono]]) *Ci recammo a Castel Sant'Elmo, costruito su una roccia molto alta, da cui avemmo una veduta completa dell'intera città che giace all'orlo del mare in forma di teatro, con tutte le isole tutt'intorno adiacenti fino a [[Capri]], celebre per i dissoluti recessi di [[Tiberio]]. Questa fortezza è le briglie dell'intera città ed era ben provvista e presidiata da una guarnigione di soldati di origine spagnola. La stranezza del dirupo e la rarità della veduta di così tanti magnifici e imponenti palazzi, e chiese, e monasteri, con l'Arsenale, il Molo, e il Monte [[Vesuvio]] sullo sfondo, tutto sotto il pieno dominio dello sguardo, ne fa uno dei più splendidi panorami del mondo. ([[John Evelyn]]) *Prima della torre, detta Bel forte, che vi fece ergere [[Carlo II di Napoli|Carlo II]], [[Roberto d'Angiò|Roberto]] re nell’anno 1342 commetteva al già nomato de Haya l'erezione di un palazzo sopra S. Elmo ''super summitate {{sic|mutanae}} Sancti Erasmi'', ma noi pensiamo che già vi fosse qualche tempio, seguendo un po' il Falco ed il Villani. Ad ogni modo la grande importanza del castello, come incubo della città, quasi a paro del [[Vesuvio|vulcano]], l’ebbe per opera di un [[Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga|Pietro di Toledo]] e per comandamento di Carlo V. Allora fu studiato di darvi quella forma internamente talvolta spirale, i grandi fossati precipitevoli da porta ornata con la grande aquila Imperiale, ma più il ponte levatojo, che si può dire non isparito, e le irte mura che ancor si veggono, occupando nell'insieme intorno a 96 metri. ([[Carlo Tito Dalbono]]) *Qui è Sant'Elmo, diafano, aereo: un castello, non nego, ma dipinto su un aquilone. ([[Giuseppe Marotta (scrittore)|Giuseppe Marotta]]) ==Voci correlate== *[[Napoli]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Castelli d'Italia]] [[Categoria:Luoghi della Campania]] c92q8a4txlyxq95239cposx2esw5fkt Freakazoid 0 172914 1218088 1217434 2022-07-20T22:17:38Z 80.181.83.10 wikitext text/x-wiki {{FictionTV |titoloitaliano=Freakazoid |tipofiction=Serie TV d'animazione |titolooriginale=Freakazoid! |immagine= Freakazoid_logo.png |paese=Stati Uniti d'America |anno=1995-1997 |genere=umorismo, azione, commedia |stagioni=2 |episodi=24 |ideatore = [[Bruce Timm]], [[Paul Dini]], [[Tom Ruegger]] |doppiatorioriginali = *[[Joe Leahy]]: Narratore/Joe Leahy *[[David Kaufman]]: Dexter Douglas *[[Paul Rugg]]: Freakazoid *[[Googy Gress]]: Duncan Douglas *[[Tracy Rowe]]: Steff *[[John P. Mccann]]: Douglas Douglas *[[Tress MacNeille]]: Debbie Douglas, Cobra Regina e Strega della maledizione *[[James Cronin]]: Buzz *[[Edward Asner]]: Serg. Mike Cosgrove *[[Jeff Bennett]]: Cacciatore, Lord Bravery, Cave Guy, Candle Jack e Jeepers *[[David Warner]]: Lobe *[[Ricardo Montalbán]]: Gutierrez *[[Maurice LaMarche]]: Longhorn |doppiatoriitaliani = *[[Michele Kalamera]]: Narratore/Joe Leahy *[[Vittorio Guerrieri]]: Dexter Douglas/Freakazoid *[[Massimiliano Alto]]: Duncan Douglas *[[Monica Ward]]: Steff *[[Roberto Stocchi]]: Douglas Douglas *[[Antonella Baldini]]: Buzz *[[Paolo Marchese]]: Serg. Mike Cosgrove *[[Giorgio Locuratolo]]: Cacciatore *[[Oliviero Dinelli]]: Lobe *[[Andrea Ward]]: Gutierrez *[[Graziella Polesinanti]]: Strega della maledizione }} '''''Freakazoid!''''', serie televisiva statunitense trasmessa dal 1995 al 1997. == Citazioni == * {{NDR|Le sue prime parole all'inizio della serie}} Terrore! Terrore nella notte! ('''Freakazoid''') * {{NDR|Le sue prime parole}} Signori! È la vigilia di Natale! ('''Guitierrez''') * {{NDR|Trasformando in Freakazoid}} Oh Flippati! ('''Dexter Douglas''') * Una ciotola! Ho trovato una ciotola! Buon per me! ('''Freakazoid''') * Attenzione, scimmie pagane! ('''Dash''') * Dannata sfortuna! Dannata! ('''Cacciatore''') * Smettila! ('''Cosgrove''') * Crud! ('''Roddy MacStew''') * {{NDR|Dopo aver dimostrato il sistema di trasmissione di emergenza}} Questo era solo un test. Se ci fosse stata una vera emergenza, saremmo andati così: AHHHHHH! AIUTO! AIUTACI! NO! PORTACI FUORI DI QUI! AIUTAMI! AIUTATE TUTTI! AHHHHHHHHHHH! ('''Freakazoid''') * Signori! Il circuito integrato è difettoso! ('''Roddy MacStew''') * Ridi con me! ('''Guitierrez''') * Quali sequenze del codice che attiva il difetto? ('''Guitierrez''') * Tu mi hai incaricato, Freakazoid! ('''Guitierrez''') * Ehi, ma che cos'è questo posto? Palm Mizzi. ''Ballerine di hula-ho''. Ananas. ''Ballerina di hula-ho''. Tavole da surf. ''Ballerine di hula-ho'', ''ballerina di hula-ho'', ''ballerine di hula-ho''. Ma certo, tutto torna! Chissà come sono atterrato in Norvegia. ('''Freakazoid''') * Qualcuno per i panini con carne sfusa? ('''Freakazoid''') * Probabilmente ho dovuto saltare il budget dell'animazione per tutta la stagione in quel combattimento. ('''Freakazoid''') * Dexter sta giocando di nuovo al twister! ('''Douglas Douglas''') * Non vado laggiù. Odora di gas di puzza!! ('''Freakazoid''') * Quello è un uomo felice! ('''Medulla''') * Ho molto successo! ('''Hero Boy''') * Freakazoid? Dove sei? Oh, che dolore, che dolore! ('''Professor Jones''') * Questa è l'ultima volta che volo con questa compagnia aerea! ('''Cave Guy''') * Fermi! Ma che stiamo facendo? Io sono un supereroe. Cave Guy, Longhorn, voi avete la forza di 20 uomini. Lobe, tu sei tanto malvagio quanto loro. Leonard, tu conosci tutti i film mai realizzati. Lasceremo che qualche scimmia ci spaventi? Io dico che combattiamo! ('''Freakazoid''') {{NDR|Però poi la loro autorità eroica si indebolisce con pazzia paurosa}} * Sai il perchè? Friccato nel vetro! ('''Cave Guy''') * {{NDR|Picchiando il cobra gigante}} Smettila di fare del male ai miei amici! ('''Freakazoid''') == Dialoghi == === Stagione 1 === ==== Episodio 1a, ''Il ballo del destino'' ==== *'''Narratore''': Il terrore attanaglia una città pacifica. Terrore che indossa un lenzuolo. Il suo vero nome è Royce Mumphry, ma la polizia di cinque stati lo conosce come Cave Guy. Sì, Cave Guy: ostile, potente, ma anche molto intelligente.<br />'''Cave Guy''': Sono abbonato al New Yorker.<br />'''Narratore''': Solo un eroe può rintracciare Cave Guy. Solo un eroe ha il cuore di combattere questo demonio. Quell'eroe è... {{NDR|la sagoma di [[Batman (serie animata)|Batman]] appare sullo schermo}} su un'altra rete. Quindi, non abbiamo altra scelta che rivolgerci a questo tizio. Un adolescente nerd, o è...? *'''Jeepers''': Vuoi vedere qualcosa di strano e mistico?<br />'''Freakazoid''': NOOOOOOO!!!!! VA' VIA' DI QUI CON QUEL OROLOGIO!!! LIBERA I POVERI CASTORI, LO VERRAI?!? UFFA'!!! SEI COSI' CRUDELE! VATTENE VIA! CI STAVAMO DIVERTENDO FINO A QUANDO NON SEI VISUALIZZATO, JEEPERS!!! UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH! VA' A PRENDERE UN CAFFÈ, CON LA PANNA, O QUALCOSA! PERCHÉ TI DICO UNA COSA: QUESTO È UN POSTO FELICE!!!!!! ==== Episodio 1b, ''Handman'' ==== *'''Lobe''': Nessuno può salvarti questa volta, Freakazoid! {{NDR|Le sue prime parole}}<br />'''Freakazoid''': È qui che ti sbagli, Lobe! Il mio nuovo aiutante mi salverà.<br />'''Lobe''': Ah sì? Ebbene, dov'è?<br />'''Handman''': Sono proprio qui!<br />'''Freakazoid''': Handman! Sei arrivato giusto in tempo!<br />'''Handman''': Non ti deluderei, Freakabazaal! Oh, mi dispiace, sono Freakazee. Uh, Freakabee.<br />'''Freakazoid''': No. ''Freakazoid''.<br />'''Handman''': Freakazoy.<br />'''Freakazoid''': No. Freakazoid.<br />'''Handman''': Freakazee! Freeballoo! Meemala!<br />'''Freakazoid''': No. Dillo con me. Frea.<br />'''Handman''': Frea.<br />'''Freakazoid''': Ka.<br />'''Handman''': Ka.<br />'''Freakazoid''': Zoid.<br />'''Handman''': Peterson! No! Freakazoid! Freakazoid. {{NDR|bacia a Freakazoid}}<br />'''Freakazoid''': Ehi, smettila! Perdonami, ho la bocca un pò secca. {{NDR|beve un bicchiere d'acqua mentre Handman deglutisce}} Aaaaaahhhh! Grazie. È stato molto rinfrescante!<br />'''Lobe''': Oh, smettila!<br />'''Freakazoid''': Cosa?<br />'''Lobe''': Questo è stupido!<br />'''Freakazoid''': Stai definendo il mio aiutante stupido?<br />'''Lobe''': Non è un vero aiutante; è solo la tua mano.<br />'''Freakazoid''': No, non lo è.<br />'''Lobe''': Sì, lo è.<br />'''Freakazoid''': No, non lo è.<br />'''Lobe''': Sì, lo è. È solo la tua mano, sempliciotto!<br />'''Handman''': No, dai un'occhiata più da vicino. {{NDR|Lobe lo fa}} Più vicino... Ancora più vicino... Tienilo lì. ==== Episodio 2a, ''Candle Jack'' ==== *'''Freakazoid''': Beh, se non lo è...<br />'''Steff e bambini''': No!<br />'''Freakazoid''': Cosa? stavo giusto per dire...<br />'''Steff e bambini''': NO!<br />'''Dottor Hanker''': Non dirlo!<br />'''Freakazoid''': Non dire cosa?<br />'''Steff''': Non dire il suo nome!<br />'''Freakazoid''': Intendi "non dire Candle Jack"? {{NDR|taglio veloce su Freakazoid ora legato}}<br />'''Steff''': Freakazoid, perché hai detto il suo nome?<br />'''Freakazoid''': Perché io-io volevo fare una di quelle cose divertenti, come su - hai mai guardato F Troop? - dove Agarn dice "Non è possibile che io indossi un vestito! Assolutamente no! Nessun vestito!" E Forrest Tucker dice: "Sì, indossi quel vestito! Indosserai quel vestito!" E si puliscono - blblblblblblblb - e Agarn indossa un vestito! {{NDR|taglio rapido di una clip da F Troop of Agarn, travestita}}<br />'''Agarn''': YOO-HOO!!! FRATELLI LOCO!!! GUARDA CHI C'E' PER VOI!!!<br />'''Candle Jack''': Oh, adoro quel pezzo! ==== Episodio 2b, ''Toby Danger e la scommessa del destino'' ==== *'''Toby Danger''': Ma io sono "davvero" Mr. Peanut!<br />'''Guardia del casinò''': Conosci le regole: niente stranieri nel casinò!<br />'''Toby Danger''': Oh mamma! Non incontrerò mai una ragazza carina! ==== Episodio 3c, ''La grande domanda'' ==== *'''Alieno''': Ho viaggiato molti milioni di anni luce attraverso quaranta miliardi di galassie per venire qui per la risposta a una domanda vitale che riguarda l'intero universo.<br />'''[[w:Bill Clinton|Bill Clinton]]''': E qual è questa domanda?<br />'''Alieno''': Per favore, dicci - quella bambola [[w:Barbie|Barbie]]... come si chiama la [[Barbie|sua]] sorellina? {{NDR|Freakazoid e Clinton si guardano, perplessi}}<br />'''Bill Clinton''': Penso che fosse Pebbles.<br />'''Freakazoid''': Fammi gestire questo. È [[w:Skipper Roberts|Skipper]]!<br />'''Alieno''': Skipper? Hmmm. {{NDR|torna all'interno della sua nave}} Ehi, ragazzi, è Skipper! ==== Episodio 4a, ''Il suo nome è Fanboy'' ==== *'''Fanboy''': Ho studiato tutto di te! Come se ti piace affogare i tuoi dispiaceri nel succo di papaya ogni volta che perdi un compagno!<br />'''Freakazoid''': Questo perché sono allergico al mirtillo rosso! *'''Freakazoid''': Va bene, ragazzo. Vuoi essere la mia nuova spalla? Devi superare il test di iniziazione.<br />'''Fanboy''': Sfidami!<br />'''Freakazoid''': Signor Cameraman, apri la panoramica alla scena successiva! {{NDR|Zip panoramica su una scena con due persone in piedi con mulini a vento sullo sfondo}} NO! L'ALTRA SCENA! LAVORO DA SOLO QUI?! *'''Freakazoid''': Ti prego! Ti prego lasciami in pace! Ti darò qualsiasi cosa, tutto ciò che vuoi se te ne vai! Che ne dici della sceneggiatura appena scritta di [[w: Batman & Robin|Batman IV]]?<br />'''Fanboy''': L'ho preso da Internet la scorsa notte.<br />'''Freakazoid''': Una foto autografata di [[w:Stan Lee|Stan Lee]]?<br />'''Fanboy''': Chi è quello<br />'''Freakazoid''': Non ne ho idea. *'''Fanboy''': Marrrrrrkk... Hamillllll...<br />'''Freakazoid''': Perché accontentarsi di un semplice aiutante, quando il [[w:Jedi|Cavaliere Jedi]] attende?<br />'''Fanboy''': Si! [[w:Dart Fener|La Forza è potente in quest'uomo]]! {{NDR|avvicinandosi lentamente a Mark Hamill}} Luke! Unisciti a me!<br />'''[[w:Mark Hamill|Mark Hamill]]''': Vieni di nuovo?<br />'''Fanboy''': Unisciti a me e insieme potremo governare la galassia come Fan Boy e figlio!<br />'''Mark Hamill''': [[w:L'Impero colpisce ancora|No! Non ti raggiungerò mai!]]<br />'''Fanboy''': È il "tuo" destino! ==== Episodio 5a, ''Il cane supereroe'' ==== *'''Accalappiacani''': Che c'è che non va? Che ho fatto?<br />'''Freakazoid''': Le tue luci posteriori sinistra sono spente. Per fortuna l'ho preso in tempo.<br />'''Accalappiacani''': Quella è la tua macchina?<br />'''Freakazoid''': Mm-hmm. Per quanto mi addolori, dovrò darti un biglietto.<br />'''Acallapiacani''': Oh no! Ti prego! Non [[w: Jerry Springer|Jerry Springer]]!<br />'''Freakazoid''': Va bene, allora dimenticheremo tutto!<br />'''Accalappiacani''': Grazie! ==== Episodio 5b, ''Visita ufficiale'' ==== *'''Mr. Snarzetti''': "Lo zoo dei conigli giocattoli di Bambu"!<br />'''Lord Bravery''': Assolutamente no!<br />'''Mr. Snarzetti''': "I magici pony da corsa di Mr. Tiny"!<br />'''Lord Bravery''': Oh la smetta! *'''Lord Bravery''': Guarda, cosa non capisci?<br />'''Bill''': Qualsiasi cosa.<br />'''Lord Bravery''': Ascolta, è davvero molto semplice. Prendo Lord Bravery. Diventa "La pasticceria di Helen", "La macelleria di Helen" diventa "La macelleria di Rudy", perché "Gli hardware e spago di Rudy" cambia in "Gli hardware e spago di Hank" e "I pneumatici di Hank" diventa "I pneumatici di Terry" e se "L'abbigliamento intimo di Terry" cambia nell' "Abbigliamento intimo di Wendy" richiedendo a Wendy di cambiare in Johnny, Johnny in Ellen, Ellen in Frank, Frank diventa Enrique ed Enrique diventa Bill, il che significa che tutto ciò che devi fare è cambiare il tuo nome da "Il mondo della pittura di Bill" a qualcos'altro!<br />'''Bill''': Ma io non voglio!<br />'''Lord Bravery''': Perché?<br />'''Bill''': Perché mi chiamo Bill. ==== Episodio 5c, ''Ode a Leonard Nimoy'' ==== Leonard Nimoy, Leonard Nimoy. Caro signor Spock, oh accidenti ragazzo. Sicuramente mi farebbe sorridere e ridere. Se potessi avere il tuo autografo. Se non lo capisco, sarò blu. Ma poi so cosa farò. Ti chiamo al telefono. E ti danno fastidio quando sei a casa. Riattacca, la linea si interrompe. Ma poi mi viene in mente una nuova idea. Verrò a trovarti proprio dove vivi. Suono il campanello e ti chiedo se dai. Quell'autografo che stavo aspettando. Me lo dai, e molto altro ancora. (BOOM!) Oh grazie, grazie, signor Spock. Ora per favore chiama Bones; Ho bisogno di un dottore. ('''Fanboy''') ==== Episodio 6, ''Il circuito integrato (1^parte)'' ==== *Salve, io sono [[Jack Valenti]], e queste sono le mie guance. Riceviamo un sacco di lettere all'associazione industrie cinematografiche, e la maggior parte di essi riguardano le mie guance. Tuttavia, in alcune di queste lettere ci si chiede di sapere tutto su Freakazoid. Lettere come questa di Miss Aida Lupis di Santa Susanna Seti che ci scrive: "Caro Mr. Valenti, mi piacciono le sue guance. Gradirei sapere come Freakazoid ha iniziato la sua carriera di supereroe. In quali particolari circostanze? La mia casa è di mattoni non informati." Signorina Lupis lei è fortunata! Si da infatti in caso che abbiamo appena terminato di produrre un filmetto sulle origini di Freakazoid. Con tante scene d'azione e d'avventura. In una delle quali c'è perfino un uomo che lotta con un orso senza alcun motivo. Quindi mettevi seduti comodi e godetevi le origini di Freakazoid! ('''[[w: Jack Valenti|Jack Valenti]]''') *'''Roddy MacStew''': Non la farai mai franca, Guitierrez!<br />'''Guitierrez''': Farla franca con cosa? Non ho ancora detto niente.<br />'''Roddy MacStew''': Si, hai ragione. Scusa, ho saltato la pistola. Colpa mia.<br />'''Guitierrez''': Ho intenzione di eliminarvi tutti e due.<br />'''Roddy MacStew''': Non la farai mai franca, Guitierrez! *'''Mr. Chubbikims''': Miao.<br />'''Guitierrez''': Che cosa significa? "Miao"? Portate lo psicologo degli animali! {{NDR|entra lo psicologo degli animali}} Chieda al gattino come attivare il difetto. <br />'''Psicologo degli animali''': Miao miao miao?<br />'''Mr. Chubbikins''': Miao, miao.<br />'''Psicologo degli animali''': Miao?<br />'''Mr. Chubbikins''': Miao, miao.<br />'''Psicologo degli animali''': Lui dice che è molto triste.<br />'''Guitierrez''': Oh, vada via. {{NDR|E poi riferendo a Dexter e Roddy}} Forse voi due avete dei problemi motivati. Vediamo un pò! ==== Episodio 7a, ''Il circuito integrato (2^parte)'' ==== *'''Guitierrez''': Grazie! Eliminateli! Anche la famiglia!<br />'''Roddy MacStew''': Ma che dici?<br />'''Guitierrez''': Mi piace. Se si diffondesse la notizia del difetto, la mia azienda sarebbe rovinata.<br />'''Roddy MacStew''': Almeno lasci andare il ragazzo!<br />'''Guitierrez''': No, non posso.<br />'''Roddy MacStew''': Ma perché?<br />'''Guitierrez''': Perché lui mi "incarica"! Mi "incarica"! Intorno alle lune di Snivia, io ti sorrido. Al di là delle nuvole di Corpian ti ridacchi ancora di più. La vendetta è un piatto da servire al meglio con fagioli borlotti e tortine! [[w: James T. Kirk|Kirk]], vecchio amico, io... Oh, scusate. {{NDR|Si aggiusta la cravatta}} Addio! *'''Freakazoid''': Vieni a prendere un cono di neve!<br />'''Roddy MacStew''': No, Ragazzo, non c'è tempo! Dobbiamo impedire a Guitierrez di attivare il difetto. *'''Cosgrove''': Hai fatto un buon lavoro qui, ragazzo.<br />'''Freakazoid''': Grazie.<br />'''Cosgrove''': Di 'che vuoi uscire per un cono di neve..<br />'''Freakazoid''': Non l'ho mai fatto! {{NDR|Mentre si stanno mangiando il gelato}} Poi sono stato risucchiato in Internet ed eccomi qui.<br />'''Cosgrove''': Ma tu sai che ci devi fare con i tuoi poteri?<br />'''Freakazoid''': Cosa?<br />'''Cosgrove''': Io diventerei un supereroe, ma è un'idea mia.<br />'''Freakazoid''': Nah!<br />'''Cosgrove''': Potresti combattere il crimine!<br />'''Freakazoid''': Nah!<br />'''Cosgrove''': Batterti per l'onestà!<br />'''Freakazoid''': Nah!<br />'''Cosgrove''': Fare colpo sulle ragazze!<br />'''Freakazoid''': Ok! Allora ci sto! ==== Episodio 7b, ''La storia di Freakazoid'' ==== {{NDR|Freakazoid vede il mondo che ha alterato.}} Santo cielo. È [[w:Rush Limbaugh|Rush Limbaugh]]. È diventato un vero liberale dal cuore sanguinante e guarda! [[w:Euro Disney|Euro Disney]] è pieno! La fusione fredda funziona! Nessun film di [[w:Chevy Chase|Chevy Chase]]! ('''Freakazoid''') ==== Episodio 8a, ''Hot Rod da Neck'' ==== *'''Turk''': Non male, Longhorn! Avremo Washington per riscatto?<br />'''Longhorn''': Non lo dobbiamo! Avremo Nashville per riscatto! *'''Duncan Douglas''': Ormai saremmo dal nonno se non fosse per Dexter.<br />'''Dexter Douglas''': Ehi, mi sono perso nel deserto.<br />'''Duncan Douglas''': E tu non eri in giro per aiutarmi quando quel tizio blu mi ha aggredito di nuovo.<br />'''Signor Douglas''': Tu sei l'unico che vede questo tizio blu, Duncan.<br />'''Duncan Douglas''': Ma è vero!<br />'''Signora Douglas''': Certo, è vero per te, caro. Ma è perché probabilmente sei pazzo. {{NDR|Dexter inizia a ridere. Duncan si infastidisce.}}<br />'''Duncan Douglas''': Di che cosa stai ridendo? Babbeo! ==== Episodio 9a, ''Problemi di censura'' ==== *'''H. A. Futterman''': Buona giorno. Sono H. A. Futterman, professore di standard di trasmissione qui alla Warner Bros Kids. E hai appena assistito a Relax-O-Vision. Relax-O-Vision è un... {{NDR|nota che la telecamera è cambiata e si riorienta di conseguenza}} Relax-O-Vision è un processo che inserisce immagini rilassanti e allegre, in scene che potrebbero essere troppo intense per i ragazzini che guardano a casa. Ad esempio, Freakazoid è estremamente... {{NDR|nota che la telecamera è cambiata e si riorienta di conseguenza}} La rissa estremamente violenta di Freakazoid con i demoni ninja è stata sostituita da una scena rilassante di pesci mentre pensano ai loro piccoli pensieri felici e piacevoli. Ora, rilassatevi... {{NDR|nota che la telecamera è cambiata e si riorienta di conseguenza}} Ora, rilassatevi e preparatevi a godervi il primo cartone animato mai trasmesso in Relax-O-Vision calmante, salva e adatto ai bambini. ==== Episodio 10a, ''La rapina natalizia'' ==== *'''Arms Akimbo''': Cos'è questo hee haw!? Smettila! Combatti normalmente!<br />'''Freakazoid''' {{NDR|cantando}}: Fai un giro con un delinquente di Brooklyn, lancialo nel corridoio con una tazza di caffè! ==== Episodio 10b, ''La nuvola misteriosa'' ==== *'''Hans''': Io sono Hans. Porteremo i secchi del cielo all'osservatorio. Il professore ti sta aspettando lì. Ora vieni. Non dobbiamo indugiare. Non è sicuro qui di notte.<br />'''Freakazoid''': Ma è giorno.<br />'''Hans''': Allora, suppongo che possiamo soffermarci un attimo. *'''Freakazoid''': È proprio come a [[w:Disneyland|Disneyland]]!<br />'''Hans''': Temo che ora non più.<br />'''Freakazoid''': Cosa?<br />'''Hans''': A [[Disneyland]]. I secchi del cielo, sono spariti, banditi. E le cose da corsa dove zey ti rimpicciolisce minuscolo, nicht. {{NDR|Tedesco per no, il che implica che la corsa è stata rimossa}}<br />'''Freakazoid''': Oh no, beh, almeno hanno ancora i piccoli motoscafi. {{NDR|Hans china la testa e stringe i denti, indicando che hanno rimosso anche i motoscafi; musica triste suona in sottofondo.}} NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! NON I MOTOSCAFI!!! *'''Freakazoid''': Lobe! Allora eri tu a farlo!<br />'''Lobe''': Esatto, Freakazoid! Con questa squadra atomica molecolare posso trasformare chiunque in uno zombi clown addestrato a eseguire i miei ordini.<br />'''Freakazoid''': Ma perchè?<br />'''Lobe''': Il piano perfetto. Tutti amano un [[clown]]. Bussano alla porta. È un clown, come quello. La prossima cosa che sai che hanno preso il sopravvento per me.<br />'''Freakazoid''': Se non ti dispiace che lo dica, questo è il piano più stupido che abbia mai sentito parlare!<br />'''Lobe''': Non lo è, è un bellissimo piano!<br />'''Freakazoid''': Sciocchezze! Alla gente non piacciono i clown! Cosa stavi pensando che è semplicemente sciocco?<br />'''Lobe''': Na ah!<br />'''Freakazoid''': Ah ah! Sciocco sciocco sciocco. E lo stai facendo qui in mezzo al nulla, non ci sono nemmeno così tante persone in giro. Cosa stavi pensando? Spiegamelo.<br />'''Lobe''': Io... non sono sicuro!<br />'''Freakazoid''': Forza. Fuori di qui. Mi aspettavo molto di più da te di questi zombi clown. Per favore.<br />'''Lobe''': Hai ragione! Mi dispiace non so cosa c'è che non va in me Penso di essere stanco è anche il momento migliore.<br />'''Freakazoid''': Spegni la nuvola. Ora vai avanti! Vattene via! Vai!<br />'''Lobe''': Mi dispiace! Mi dispiace tanto!<br />'''Freakazoid''': Vai!<br />'''Lobe''': Mi dispiace! Mi dispiace tanto!<br />'''Freakazoid''': Mi dispiace! Mi dispiace tanto! Mi dispiace! Mi dispiace!<br />'''Freakazoid''': Se ne è andato? Ragazzi, aveva un piano brillante, uao, è bravo! ==== Episodio 11a, ''La prossima volta, telefonami'' ==== *'''Freakazoid''': STAI LONTANO DAL CASSETTO DELLA INTIMO DI TUO PADRE! Fidati di me su questo.<br />'''Bo-Ron''': Duh, cassetto della biancheria intima, no. *'''Freakazoid''': Quindi AT&T, MCI e Sprint hanno combattuto una battaglia campale su chi avrebbe fornito il servizio. {{NDR|che mostra filmati di stock di carri armati che combattono in una zona di guerra}} Alla fine, Bo-Ron ha scelto il vincitore {{NDR|che mostra Bo-Ron con le impronte di rossetto sul viso mentre Candice Bergen è attratta da Bo-Ron}}, e abbiamo telefonato a casa sua.<br />'''Bo-Ron''': AAAHHHH! Sta squillando. {{NDR|Hanno raggiunto una segreteria telefonica nel linguaggio primitivo di Bo-Ron, dicendo "Non siamo qui adesso. Per favore, lascia il tuo messaggio dopo il segnale acustico"}} Ho la macchina. È SEMPRE acceso. Pronto? Tu sei qui. So che ci sei. RACCOGLILO! DAI!!! RACCOGLILO!!! ==== Episodio 12b, ''Fogna o dopo'' ==== *'''Lonnie Tallbutt''' {{NDR|A Dexter}}: Lei lo fa sempre! Non darle niente! <br />'''Strega della maledizione''': Allora molto bene! Ti ho fatto una maledizione! Addio! ==== Episodio 12b, ''Fogna o dopo'' ==== *'''Cosgrove''': Tu sei come i supereroi. E loro fanno sempre il modo di avere il meglio. <br />'''Freakazoid''': NO! Una grande piccola ora, no! Non andrò mai sotto alle fogne di Cobra Regina! Mai mai e poi mai, dico davvero no! *'''Cobra Regina''': Se non è il mio caro amico, Ragazzo Atomico.<br />'''Freakazoid''': Freakazoid. Sono Freakazoid.<br />'''Cobra Regina''': Oh! Mi dispiace terribilmente, Freakazoid. La luce è terribile quaggiù.<br />'''Freakazoid''': No, lascia perdere Cobra Regina. Sai, dovresti davvero prendere alcune di quelle lanterne giapponesi per illuminare il posto.<br />'''Cobra Regina''': Quelli di carta? Sono costosi? ==== Episodio 13, ''L'ira di Guitierrez'' ==== *'''Guitierrez''': Non voglio aspettare ancora qualche settimana! Devo avere accesso a Internet ORA! Oggi!<br />'''Direttore''': È solo che i prigionieri non dovrebbero avere telefoni!<br />'''Guitierrez''': Se io non ho una linea telefonica spaccata, io ti spremerò. E continuerò a spremerti finché i tuoi succhi di frutta-uomo non si esauriranno!<br />'''Direttore''': Ew. *'''Roddy MacStew''': Da quando Guitierrez è entrato in rete, è stato impegnato a creare una sorta di trappola squilibrata per te. Quando ho provato a vedere cosa fosse, mi ha trovato e mi ha cacciato. È incredibilmente potente!<br />'''Freakazoid''': Se è una trappola, perché vuoi che mi entri?<br />'''Roddy MacStew''': Non hai scelta, ragazzo. La ragione per cui sei così debole è che Guitierrez ha sabotato il campo energetico che ti alimenta qui all'esterno. Se non entrassi, un'altra ora o giù di lì, non saresti migliore di un pezzo di haggis carnoso inaridito. Oh, ha capito tutto! Ti sta attirando, ragazzo. Si è assicurato che tu non abbia altra scelta che entrare dopo di lui. Intende distruggerti.<br />'''Freakazoid''': Ragazzo, hai molte battute in questo show.<br />'''Roddy MacStew''': Aye! È quello che l'ho detto! Ma no! Tutta l'esposizione Cruddy va a me! Devo parlare e parlare! E gioco con il computer e parlare alcuni più e giocare e parlare, mi sento come Obi-Wan Cruddy Kenobi!!!<br />'''Freakazoid''': Roddy, sistemati.<br />'''Roddy MacStew''': Bene, siamo pronti.<br />'''Freakazoid''': Tu non vieni?<br />'''Roddy MacStew''': No, Guitierrez mi ha rinchiuso. Vuole solo te... da solo. Là! Questa è l'ultima dell'esposizione Cruddy!!! Grazie mille! *'''Freakazoid''': Sei un salsicciotto!<br />'''Guitierrez''': Un salsicciotto? Tu sei un salsicciotto! E adesso io avrò la mia vendetta! È per colpa tua che mi sono messo dentro sei lunghi mesi di cella di prigione. Sei mesi ingabbiato come un animale in una gabbia.<br />'''Freakazoid''': Ehi, sistemati! *'''Guitierrez''': Ti auguro buona fortuna, attento ai tuoi pericoli, Freakazoid! {{NDR|ridendo}} Ridi con me! Ridi con me! {{NDR|ridendo ancora}}<br />'''Freakazoid''': È proprio un salsicciotto!<br />'''Guitierrez''': Io non sono un salsicciotto! Tu sei un salsicciotto! *'''Guitierrez''': Freakazoid, aiutami! Lasceresti cadere tuo padre?<br />'''Freakazoid''': Mio padre? Tu sei mio padre?<br />'''Guitierrez''': Oh, si! Sono tuo padre!<br />'''Freakazoid''': Chi... chi era mia madre?<br />'''Guitierrez''': Oh... [[w:Faye Dunaway|Faye Dunaway]]!<br />'''Freakazoid''': No, non [[Faye Dunaway|lo è]]!<br />'''Guitierrez''': Uh... [[w:Kaye Ballard|Kaye Ballard]]!<br />'''Freakazoid''': Kaye... nah!<br />'''Guitierrez''': Crederesti a [[w:Sandy Duncan|Sandy Duncan]]? {{NDR|le dite scendono e cade urlando}} Urla con me! === Stagione 2 === ==== Episodio 1, ''L'appuntamento'' ==== *Non toccate quel quadrante. Per i prossimi 40 minuti, ho il controllo. ('''Lobe''') *{{NDR|Lobe sta guardando [[w:Seinfeld|Seinfeld]]}} '''Newman''': Andiamo, Kramer, dammi la ciambella!<br />'''[[w:Cosmo Kramer|Cosmo Kramer]]''': Mai!<br />'''Lobe''' {{NDR|ridendo}}: L'intera chiave di [[Seinfeld|questo show]] è Newman. *Adesso, con un semplice tocco dell'interruttore, il mio video-zapper ruberà ogni film, ogni programma, ogni trasmissione mai prodotta! Non solo potrò inondare il mercato di cassette contraffatte - paralizzando così l'industria dell'intrattenimento - ma non dovrò mai più programmare il mio videoregistratore! ('''Lobe''') ==== Episodio 2, ''Una richiesta inutile'' ==== *'''Lobe''': Penso che scoprirai che non importa che io sia un cattivo o meno. Devi onorare la mia richiesta lo stesso degli altri. È nel libro dei codici dei supereroi.<br />'''Freakazoid''': Non ho mai sentito parlare di questo.<br />'''Lobe''': Ora, ecco la mia richiesta: niente. In altre parole, Freakazoid, lasciami in pace.<br />'''Freakazoid''': Che genere di richiesta è?<br />'''Lobe''': Addio, Freakazoid. Cosgrove. *'''Freakazoid''': Tienilo lì, Lobe. Dammi la borsa.<br />'''Lobe''': Non devo. O ti è capitato di dimenticare la mia piccola richiesta? Lasciami in pace. Ricordi?<br />'''Freakazoid''': Sì. ma questo non...<br />'''Lobe''': Oh. ma lo fa. E i supereroi mantengono sempre la parola data. È nel libro dei codici. Addio, Freakazoid! Lascia che sia scritto che in questo giorno luminoso e glorioso...Lobe iniziò il suo regno infido del terrore...e sbocciò il cattivo consumato. Così sarà scritto, così sarà fatto. {{NDR|ridendo con i suoi scagnozzi}} Ciao!<br />'''Joe Leahy''': Oh no! E adesso che cosa facciamo?<br />'''Freakazoid''': Tu prenderai delle lezioni di recitazione, signore. E io...sono in grossi guai! *'''Uomo''': Ehi! Cosa stai facendo!?<br />'''Freakazoid''': Sto soddisfando la sua richiesta; Sto falciando il suo prato.<br />'''Uomo''': Mentre Lobe attacca tutti?! Vai a prenderlo già! Cosa sei, Wakko?<br />'''[[w:Wakko Warner|Wakko Warner]]''': No, io sono Wakko! {{NDR|inizia a cantare}} Baton Rouge, Louisiana Indianapolis, Indiana, E Columbus la capitale dell'Ohio...<br />'''Freakazoid''': Ehi! Wakko, che ci fai tu qui? Siamo nel mezzo di qualcosa.<br />'''Wakko''': Oh, va bene! [[w:Steven Spielberg|Steven]] lo adora quando facciamo cose del genere. Dopotutto, ''[[Animaniacs]]'' è il suo preferito.<br />'''Freakazoid''': Uh, scusa se ti ho rotto, Wakko, ma se non sbaglio, ''Freakazoid!'' è lo show preferito di Steven. Abbiamo un promemoria.<br />'''[[w:Mignolo e Prof.|Prof.]]''': Ahem. Credo che vi sbagliate entrambi. Sono l'arguzia e il fascino sofisticati di ''[[Mignolo e Prof.]]'' che hanno catturato il cuore di Steven, oltre a renderlo il successo di fuga del programma della Warner Bros.<br />'''Freakazoid''': Beh, perché non andiamo a scoprirlo?! {{NDR|Più tardi, presso l'edificio Amblin Entertainment, continuano a discutere.}}<br />'''[[Steven Spielberg]]''': Silenzio!!! Di cosa si tratta?<br />'''Freakazoid''': Prima di tutto, Steven, grazie mille per aver dedicato del tempo per incontrarci. Ci rendiamo conto che sei molto occupato e...<br />'''Prof''': Oh, chiediglielo e basta!<br />'''Freakazoid''': Ci stavamo solo chiedendo... chi è il tuo preferito?<br />'''Steven Spielberg''': E voi chi siete? *'''Lobe''': Beh, che vuoi dirlo? {{NDR|riferendo il libro dei supereroi}}<br />'''Freakazoid''': Non esiste qualcosa come un libro dei supereroi, non è vero?! Tu hai inventato tutto! Hai inventato tutte quelle regole! Hai imbrogliato! Sei un imbroglione!<br />'''Lobe''': {{NDR|ridacchiando}} Freakazoid, davvero, sei completamente delirante. Ma quale cosa ti abbia dato un'idea sciocca e ridicola come quella?<br />'''Freakazoid''': Questo! {{NDR|regge un pezzo di carta del libro}} "Copyright Le industrie di Lobe"!<br />'''Lobe''': Sapevo che non avrei dovuto metterlo lì! Stupido, stupido, stupido! ==== Episodio 3, ''Missione: Freakazoid'' ==== *'''Cosgrove''': Una cosa mi disturba ancora. Come mai Vucanova ha un governo così marcio?<br />'''Freakazoid''': Perché la libertà individuale è la chiave del buon governo. Un buon esempio potrebbe essere il tuo mercato Anubi locale.<br />'''Steff''': Dove i clienti sono liberi di provare qualità e servizio.<br />'''Roddy MacStew''': Aye, Steff. E scegliere prezzi bassi senza paura o coercizione.<br />'''Prof. Jones''': Resto più tranquillo sapendo che i mercati Anubis sono una divisione di Osiris Foods.<br />'''Tutti''': Il cibo è così buono, puoi mangiarlo!<br />'''Freakazoid''': Cosa posso dire? Mi ha tenuto in onda per un'altra stagione. ==== Episodio 4, ''Gioco virtuale'' ==== *'''Lobe''': Freakazoid! Perché ci mettiamo così tanto a cadere?<br />'''Freakazoid''': Perché è divertente!<br />'''Lobe''': No, non lo è, è così stupido! È stupido come quell'episodio di Handman! ==== Episodio 5, ''La reputazione di Freakazoid'' ==== *'''Guitierrez''': {{NDR|cercando di trovare la debolezza di Freakazoid, estrae una roccia verde dal suo mantello}} Ecco, la più pura [[W: Kryptonite|Kryptonite]]. Ti senti debole, amico mio, oh così debole?<br />'''Freakazoid''': Quella è la debolezza di [[w: Superman|Superman]], non la mia!<br />'''Guitierrez''': Davvero?<br />'''Freakazoid''': Sì, duuuuuuhhh!<br />'''Guitierrez''': Oh, quello stupido uomo al negozio! Allora che ne dici di questo! {{NDR|estrae un blocco di carta giallo e lo tiene davanti alla faccia di Freakazoid}} Il giallo ti fa male agli occhi, amico mio? Ti senti debole, oh, così debole?<br />'''Freakazoid''': Quello è [[w: Lanterna Verde|Lanterna Verde]]!<br />'''Guitierrez''': Oh, spara! {{NDR|lo getta giù, prende un bicchiere d'acqua e lo lancia in faccia a Freakazoid}} Allora che ne dici de... dell'acqua in faccia! Ti stai [[w:Il mago di Oz|sciogliendo, sciogliendo]], amico mio?<br />'''Freakazoid''': Quella è la [[w: Malvagia Strega dell'Ovest|strega cattiva]]!<br />'''Guitierrez''': Oh, stiamo perdendo tempo. Qual è la tua debolezza?<br />'''Freakazoid''': Beh... {{NDR|taglio rapido a Freakazoid in una gabbia, incolpando se stesso}} Stupido, stupido, stupido! Non dire mai al cattivo come intrappolarti in una gabbia!<br />'''Guitierrez''': Probabilmente non avresti dovuto aiutarci neanche a costruirlo.<br />'''Freakazoid''': Lo so. Stupido!<br />'''Guitierrez''': Quindi... barre di grafite cariche di ioni negativi. Questa è la tua debolezza, eh?<br />'''Freakazoid''': Quello, o il gas di poo poo.<br />'''Guitierrez''': Sai, è una cosa divertente. A nessuno piace il gas di poo poo, amico mio. Blagh! *'''Cosgrove''': Ottimo lavoro, ragazzo! Peccato che Guitierrez è scappato!<br />'''Freakazoid''': Non preoccuparti! Ha avuto quello che si meritava! ==== Episodio 6, ''Un amore impossibile'' ==== L'ho visto una volta in uno speciale del doposcuola. Mary e Sally, migliori amiche. Hanno fatto assolutamente tutto insieme. Poi un giorno, Mary si è trovata con la "folla sbagliata" e Mary non ha più avuto tempo per Sally. Sally diceva: "Vuoi andare a fare un gioco o fingere di essere gattini?" E Mary diceva: "Uh-uh, sono nella folla sbagliata!" Sally era così triste che corse a casa, si arrampicò su un albero e iniziò a mangiare biscotti. Un sacco di biscotti. È diventata enorme. Enorme! ENORME! ENORME! Hai dei biscotti, Mike? ('''Freakazoid''') *'''Cosgrove''': Vattene via di qui!<br />'''Freakazoid''': Mi prendi in giro?<br />'''Cosgrove''': No! Voglio dire: vattene via di qui! *'''Cosgrove''': Mi sento in colpa, ragazzo! Già! Bè... abbi cura di te stessa! {{NDR|a Mary Beth che è polverizzata}}<br />'''Freakazoid''': Vieni, amico! Andiamo via da qui! ==== Episodio 7, ''L'orologio magico'' ==== *'''Jeepers''' {{NDR|Avendo finalmente realizzato un orologio Medusa di successo e testandolo su un piccione}}: Il potere della Gorgone è finalmente mio! Ah, ah ah ah ah ah, oh oh.<br />'''Freakazoid''': Dammi quel coso, Sciocco. {{NDR|Prende l'orologio}}<br />'''Jeppers''': È mio! Mio! Mio! Ridammelo!<br />'''Freakazoid''': Smettila! Prima erano i castori in oro, ora sono i piccioni in pietra. Mentre tu non trovi un lavoro regolare?!<br />'''Jeppers''' {{NDR|Piagnucola un momento}}: Restituiscimi l'orologio e ti darò un barattolo di monetine.<br />'''Freakazoid''': Certo! Aspetta, no, lascia perdere. Lo terrò fino a quando non sarai abbastanza responsabile da avere un orologio strano e mistico. Addio!<br />'''Jeepers''': Freakazoid la pagherà cara. Oh, lo prenderà! Sono molto passivo aggressivo! ==== Episodio 8, ''L'isola del dottor Mystico'' ==== *'''[[w:Leonard Maltin|Leonard Maltin]]''': Ciao, sono [[Leonard Maltin]]. Sapete, molti considerano "L'isola del dottor Mystico" una delle avventure di ''Freakazoid!'' più inutili mai fatte. È interessante notare che i critici hanno amato per la prima volta gli episodi, ma le cose sono cambiate quando hanno scoperto che non erano europei. Tuttavia, l'episodio di oggi contiene alcune performance interessanti. Vedete se riuscite a individuare Emmit Nervend in un ruolo da protagonista nei panni di una ballerina salata. Inoltre... {{NDR|Un uomo-orango irrompe sul set e lo rapisce}} No! Per amore dell'umanità! Aaaahhhh! *'''Cave Guy''': No, no, no. Il succo d'arancia. Io voglio il succo d'arancia!<br />'''Professor Jones''': Oh, chiedo scusa, signore!<br />'''Longhorn''': Ehi, Tonto, questo non è il pollo. Io voglio il pollo!<br />'''Professor Jones''': Si, il pollo! Il pollo! Io...<br />'''Candle Jack''': Queste noccioline sono stantie. *'''Candle Jack''': Chiedo scusa Freakazoid, c'è qualcosa che dovrei fare?<br />'''Freakazoid''': Perché non rimani qui e... spaventi il professore!<br />'''Candle Jack''': Meraviglioso. {{NDR|Esce dallo schermo. Si sente quindi il professor Jones urlare ad alta voce}} *'''Freakazoid''': Chi sei tu? Che cosa hai fatto con gli altri?<br />'''Dottor Mystico''': Ci sarà tempo per le domande più tardi...<br />'''Freakazoid''': No, non ci sarà; lo show finisce tra dieci minuti!<br />'''Dottor Mystico''': BE', SE NON AVESSI PERSO TUTTO QUEL TEMPO IN AEREO, io...! {{NDR|Mystico interrompe bruscamente il suo sfogo e sorride alla telecamera}} Sarete tutti miei ospiti a cena. Mi fido che voi abbiate fame? Ho fatto una casseruola! Akbar! Ringo! Fatima! Alla casa! Schnell! *'''Dottor Mystico''': Mi hanno chiamato matto! Folle! Wendell! {{NDR|saltando sul tavolo e inveendo}} Mi hanno escluso dalle università finché non ho avuto altra scelta che fuggire qui per condurre le mie ricerche! Bene, chi è pazzo adesso, hmmmm?! Chi è matto adesso?! Hmmmmmmmm?! {{NDR|saltando di nuovo al suo posto e parlando normalmente}} Prova la casseruola, Freakazoid, prima che si raffreddi. {{NDR|Freakazoid fa un gesto di "cuculo" a Cosgrove e Lobe}} Ti ho visto quello!<br />'''Freakazoid''': Cosa?<br />'''Dottor Mystico''': Quello! Pensi che abbia un orologio nella mia testa, non è vero?!<br />'''Freakazoid, Cosgrove e Lobe''': Ooooh!<br />'''Freakazoid''': Che cosa hai fatto a Longhorn e Cave Guy?<br />'''Dottor Mystico''': Abbi pazienza. Ti unirai a loro abbastanza presto! {{NDR|ride maniacalmente per un momento}} Scusate, ho solo pensato a qualcosa di divertente. *'''Dottor Mystico''': Brillantemente dedotto! Usando artisti del calibro di Freakazoid, Caveguy, Lobe, Leonard Maltin, non mi fermerò mai! {{NDR|L'illuminazione si arresta in modo anomalo.}} Costruirò un esercito privato di super scimmie e prenderò il controllo di Cleveland!<br />'''Cosgrove''': Non intendi il mondo?<br />'''Dottor Mystico''': Intendevo il mondo, sì... Cosa ho detto? Cleveland? Lo faccio sempre.<br />'''Freakazoid, Cosgrove, Professor e i cattivi''': Ooooh!<br />'''Dottor Mystico''': Ora chi vuole andare per primo?<br />'''Freakazoid, Cosgrove, Professor e i cattivi''': {{NDR|tutti si indicano l'un l'altro}} Lo fa lui! {{NDR|Sparkle miagola nell'orecchio del Dr. Mystico.}}<br />'''Dottor Mystico''': Perché non l'hai fatto prima di arrivare qui? Mi occuperò di voi a breve. Sparkle deve armeggiare. ==== Episodio 9, ''Due contro Freakazoid'' ==== *'''Roddy MacStew''': Da quello che mi dici, sembra che tu possa usare i tuoi poteri telecinetici solo quando sei davvero arrabbiato!<br />'''Freakazoid''': Allora li userò solo quando sono davvero arrabbiato!<br />'''Roddy MacStew''': È quello che ho appena detto!! Riesci a sentirmi o c'è un piccolo goblin nella tua testa che mangia le mie parole!?<br />'''Freakazoid''': Io... non credo che ci sia un goblin lì dentro... *'''Cave Guy''' {{NDR|raccontando a Cobra Regina}}: E così ho detto: "Sai il perchè? Friccato nel vetro!" {{NDR|ridendo insieme}}<br />'''Cobra Regina''': Cos'è che gli turba?<br />'''Cave Guy''': Gli turba? Non riesce nulla a perdonarsi! {{NDR|ancora ridendo insieme}} ==== Episodio 10a, ''La convenzione dei supereroi'' ==== *'''Cave Guy''': Penso che sia stato un grosso errore partecipare a [questa convention di fantascienza]; questo è un comportamento spaventoso negli adulti. Spero che nessuno di loro mi tocchi. {{NDR|Cave Guy si imbatte in qualcuno che fa cosplay di un [[w:Klingon|Klingon]] (in realtà Freakazoid travestito)}}<br />'''Travestitore''': {{NDR|Dice qualcosa in [[Klingon]]}}<br />'''Cave Guy''': Vattene via! {{NDR|Il travestitore sembra confuso, poi capisce e porge a Cave Guy un dizionario dal 'Klingon all'inglese'}}<br />'''Cave Guy''': Oddio, un dizionario Klingon-Inglese. Hai inventato un piccolo linguaggio basato su uno show televisivo. Non è giusto!<br />'''Travestirore''': {{NDR|Dice un'altra frase in Klingon mentre fa amicizia con Cave Guy}}<br />{{NDR|Cave Guy corre fuori dalla convention urlando e salta su un'auto della polizia con equipaggio}}<br />'''Cave Guy''': Portatemi in prigione, per favore! Un Klingon mi sta cercando. *'''Freakazoid''': Ah, ciao, ragazzi. Che sorpresa.<br />'''Cacciatore''': Come mai ci hai licenziato dallo show?<br />'''Lord Bravery''': In realtà, quello che il Cacciatore sta cercando di dire che io e lui... e Fan Boy e Mo-Ron o Bo-Ron qualunque cosa... erano semplicemente curiosi di sapere esattamente il nostro ruolo nella nuova stagione.<br />'''Freakazoid''': Ragazzi, non avete ricevuto una lettera dai produttori? {{NDR|Nessuno dei quattro ha mai avuto}}<br />'''Cacciatore''': Non ho mai ricevuto nessuna lettera. Vivo nei boschi.<br />'''Lord Bravery''': Nessuno di noi ha visto nessuna lettera. Per favore, Freakazoid, potresti dircelo esattamente su cosa lavoreremo?<br />'''Cacciatore''': Dah! Ho perso un posto. Dannata la fortuna! Dannata!<br />'''Freakazoid''': Beh, almeno sono ancora sul libro paga. ==== Episodio 10b, ''La tomba di Invisibo'' ==== *'''Invisibo''': Sono stanco della tua buffoneria. In pochi minuti, assorbirò il potere qui... e inizia la mia regola assoluta.<br />'''Freakazoid''': Eccetto che per una cosa.<br />'''Invisibo''': Che cosa?<br />'''Freakazoid''': Sai, quella cosa importante che hai dimenticato.<br />'''Invisibo''': Ma di che cosa stai parlando?<br />'''Freakazoid''': Se hai intenzione di urlare, non te lo dico. {{NDR|Invisibo picchia Freakazoid sbattendo su una macchina al muro}}<br />'''Invisibo''': Si si. Il mio sogno si è finalmente realizzato. Abbastanza potere per essere il principe del mondo. *'''Cliente della posta elettronica''': Hai delle belle poste elettroniche!<br />'''Freakazoid''': Posta, per me? {{NDR|Preme il pulsante, poi legge}} Per Freakazoid, di Mandy Triceratops della Columbia University. La mia domanda riguarda i [[w:Pearl Jam|Pearl Jam]]. Quando appariranno nel tuo programma? Cordiali saluti, Mandy. P.S. Mi sto specializzando in tutte le conoscenze mai acquisite nel corso della storia. {{NDR|Trascina la finestra fuori dall'inquadratura}}<br />'''Cosgrove''': Quei ragazzi della Columbia sono piuttosto intelligenti.<br />'''Freakazoid''': Eh, sicuramente lo sono! Mandy, non far piovere sulle tue speranze da ragazza, ma i Pearl Jam non appariranno mai in questo programma perché vorrebbero soldi. ==== Episodio 11, ''La rivincita'' ==== *'''Lobe''': Ebbene, signor Abram... pensi di poterlo costruire?<br />'''Norm Abram''': Sì. Posso costruirlo.<br />'''Lobe''': Meraviglioso!<br />'''Norm Abram''': Ma non lo farò. Quando sono diventato un falegname, ho fatto un giuramento. Ho promesso di usare solo le mie capacità per le forze del bene.<br />'''Lobe''': Vedremo solo questo. {{NDR|Mostrando un cubo di legno}}<br />'''Norm Abram''': Oh.<br />'''Lobe''': Bello, vero? Macinato dalla betulla più pregiata. Non un difetto, non una imperfezione, assolutamente perfetto. Sarebbe davvero un vero peccato se qualcosa...è successo sgradevole, eh, Norm? {{NDR|Lobe tenta di tagliare il cubo di legno con una motosega finchè Norm non sarà d'accordo}} Hmm?!<br />'''Norm Abram''': Va bene, lo farò!<br />'''Lobe''': Sapevo che l'avresti vista a modo mio.<br />'''Norm Abram''': Sei un uomo malvagio!<br />'''Lobe''': Troppo gentile! {{NDR|chiedendo allo scagnozzo}} Portalo in officina. Quasi ora per i miei ospiti. *'''Freakazoid''': Uno: Norm Abram è scomparso. Due...<br />'''Cosgrove''': Noi non abbiamo un due! *'''Lobe''': È fantastico. L'artigianato, il dettaglio. Lavoro squisito, Norm. Sei un genio, vecchio mio.<br />'''Norm Abram''': Non te la caverai mai, Lobe.<br />'''Lobe''': Hahaha. Anche tu. {{NDR|Suonano alla porta}} Ah, i miei ospiti. Benvenuti, benvenuti a tutti. Cave Guy, Longhorn, piacere di vederti. Cobra Regina. Non era velenoso, vero? Salve, Jack. Jeepers. Invisibo, piacere di non vederti.<br />'''Invisibo''': Si. <br />'''Lobe''': Guitierrez. Non credo di aver mai avuto il piacere di essere stato in un episodio con te prima.<br />'''Guitierrez''': No, di solito mi piace essere la star. Ma in questo caso, ho fatto un'eccezione.<br />'''Lobe''': Felice che tu l'abbia fatto. Prendi un cappello da festa. *'''Cave Guy''': Qualche ultima parola, vecchio mio?<br />'''Freakazoid''': Non ho paura di voi, Salsicciotti!<br />'''Guitierrez''': Non dire la parola "Salsicciotto"!<br />'''Lobe''': Dovresti avere paura, Freakazoid. Perché, grazie alla maestria artigiana di Norm Abram... in pochi istanti, cesserai di esistere. *'''Freakazoid''': Guitierez, non farlo. Ricordati quando tu eri un bravo ragazzo.<br />'''Guitierrez''': Io non sono ''mai'' stato un bravo ragazzo! ==Voci correlate== *''[[I favolosi Tiny]]'' (1990-1992) *''[[Animaniacs]]'' (1993-1998) *''[[Mignolo e Prof.]]'' (1995-1998) ==Altri progetti== {{interprogetto|w}} [[Categoria:Serie televisive d'animazione]] t5drys22kpppy8oz72muieiq0tyw3jl 1218089 1218088 2022-07-20T22:18:11Z 80.181.83.10 wikitext text/x-wiki {{FictionTV |titoloitaliano=Freakazoid |tipofiction=Serie TV d'animazione |titolooriginale=Freakazoid! |immagine= Freakazoid_logo.png |paese=Stati Uniti d'America |anno=1995-1997 |genere=umorismo, azione, commedia |stagioni=2 |episodi=24 |ideatore = [[Bruce Timm]], [[Paul Dini]], [[Tom Ruegger]] |doppiatorioriginali = *[[Joe Leahy]]: Narratore/Joe Leahy *[[David Kaufman]]: Dexter Douglas *[[Paul Rugg]]: Freakazoid *[[Googy Gress]]: Duncan Douglas *[[Tracy Rowe]]: Steff *[[John P. Mccann]]: Douglas Douglas *[[Tress MacNeille]]: Debbie Douglas, Cobra Regina e Strega della maledizione *[[James Cronin]]: Buzz *[[Edward Asner]]: Serg. Mike Cosgrove *[[Jeff Bennett]]: Cacciatore, Lord Bravery, Cave Guy, Candle Jack e Jeepers *[[David Warner]]: Lobe *[[Ricardo Montalbán]]: Gutierrez *[[Maurice LaMarche]]: Longhorn |doppiatoriitaliani = *[[Michele Kalamera]]: Narratore/Joe Leahy *[[Vittorio Guerrieri]]: Dexter Douglas/Freakazoid *[[Massimiliano Alto]]: Duncan Douglas *[[Monica Ward]]: Steff *[[Roberto Stocchi]]: Douglas Douglas *[[Antonella Baldini]]: Buzz *[[Paolo Marchese]]: Serg. Mike Cosgrove *[[Giorgio Locuratolo]]: Cacciatore *[[Oliviero Dinelli]]: Lobe *[[Andrea Ward]]: Gutierrez *[[Graziella Polesinanti]]: Strega della maledizione }} '''''Freakazoid!''''', serie televisiva statunitense trasmessa dal 1995 al 1997. == Citazioni == * {{NDR|Le sue prime parole all'inizio della serie}} Terrore! Terrore nella notte! ('''Freakazoid''') * {{NDR|Le sue prime parole}} Signori! È la vigilia di Natale! ('''Guitierrez''') * {{NDR|Trasformando in Freakazoid}} Oh Flippati! ('''Dexter Douglas''') * Una ciotola! Ho trovato una ciotola! Buon per me! ('''Freakazoid''') * Attenzione, scimmie pagane! ('''Dash''') * Dannata sfortuna! Dannata! ('''Cacciatore''') * Smettila! ('''Cosgrove''') * Crud! ('''Roddy MacStew''') * {{NDR|Dopo aver dimostrato il sistema di trasmissione di emergenza}} Questo era solo un test. Se ci fosse stata una vera emergenza, saremmo andati così: AHHHHHH! AIUTO! AIUTACI! NO! PORTACI FUORI DI QUI! AIUTAMI! AIUTATE TUTTI! AHHHHHHHHHHH! ('''Freakazoid''') * Signori! Il circuito integrato è difettoso! ('''Roddy MacStew''') * Ridi con me! ('''Guitierrez''') * Quali sequenze del codice che attiva il difetto? ('''Guitierrez''') * Tu mi hai incaricato, Freakazoid! ('''Guitierrez''') * Ehi, ma che cos'è questo posto? Palm Mizzi. ''Ballerine di hula-ho''. Ananas. ''Ballerina di hula-ho''. Tavole da surf. ''Ballerine di hula-ho'', ''ballerina di hula-ho'', ''ballerine di hula-ho''. Ma certo, tutto torna! Chissà come sono atterrato in Norvegia. ('''Freakazoid''') * Qualcuno per i panini con carne sfusa? ('''Freakazoid''') * Probabilmente ho dovuto saltare il budget dell'animazione per tutta la stagione in quel combattimento. ('''Freakazoid''') * Dexter sta giocando di nuovo al twister! ('''Douglas Douglas''') * Non vado laggiù. Odora di gas di puzza!! ('''Freakazoid''') * Quello è un uomo felice! ('''Medulla''') * Ho molto successo! ('''Hero Boy''') * Freakazoid? Dove sei? Oh, che dolore, che dolore! ('''Professor Jones''') * Questa è l'ultima volta che volo con questa compagnia aerea! ('''Cave Guy''') * Fermi! Ma che stiamo facendo? Io sono un supereroe. Cave Guy, Longhorn, voi avete la forza di 20 uomini. Lobe, tu sei tanto malvagio quanto loro. Leonard, tu conosci tutti i film mai realizzati. Lasceremo che qualche scimmia ci spaventi? Io dico che combattiamo! ('''Freakazoid''') {{NDR|Però poi la loro autorità eroica si indebolisce con pazzia paurosa}} * Sai il perchè? Friccato nel vetro! ('''Cave Guy''') * {{NDR|Picchiando il cobra gigante}} Smettila di fare del male ai miei amici! ('''Freakazoid''') == Dialoghi == === Stagione 1 === ==== Episodio 1a, ''Il ballo del destino'' ==== *'''Narratore''': Il terrore attanaglia una città pacifica. Terrore che indossa un lenzuolo. Il suo vero nome è Royce Mumphry, ma la polizia di cinque stati lo conosce come Cave Guy. Sì, Cave Guy: ostile, potente, ma anche molto intelligente.<br />'''Cave Guy''': Sono abbonato al New Yorker.<br />'''Narratore''': Solo un eroe può rintracciare Cave Guy. Solo un eroe ha il cuore di combattere questo demonio. Quell'eroe è... {{NDR|la sagoma di [[Batman (serie animata)|Batman]] appare sullo schermo}} su un'altra rete. Quindi, non abbiamo altra scelta che rivolgerci a questo tizio. Un adolescente nerd, o è...? *'''Jeepers''': Vuoi vedere qualcosa di strano e mistico?<br />'''Freakazoid''': NOOOOOOO!!!!! VA' VIA' DI QUI CON QUEL OROLOGIO!!! LIBERA I POVERI CASTORI, LO VERRAI?!? UFFA'!!! SEI COSI' CRUDELE! VATTENE VIA! CI STAVAMO DIVERTENDO FINO A QUANDO NON SEI VISUALIZZATO, JEEPERS!!! UUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH! VA' A PRENDERE UN CAFFÈ, CON LA PANNA, O QUALCOSA! PERCHÉ TI DICO UNA COSA: QUESTO È UN POSTO FELICE!!!!!! ==== Episodio 1b, ''Handman'' ==== *'''Lobe''': Nessuno può salvarti questa volta, Freakazoid! {{NDR|Le sue prime parole}}<br />'''Freakazoid''': È qui che ti sbagli, Lobe! Il mio nuovo aiutante mi salverà.<br />'''Lobe''': Ah sì? Ebbene, dov'è?<br />'''Handman''': Sono proprio qui!<br />'''Freakazoid''': Handman! Sei arrivato giusto in tempo!<br />'''Handman''': Non ti deluderei, Freakabazaal! Oh, mi dispiace, sono Freakazee. Uh, Freakabee.<br />'''Freakazoid''': No. ''Freakazoid''.<br />'''Handman''': Freakazoy.<br />'''Freakazoid''': No. Freakazoid.<br />'''Handman''': Freakazee! Freeballoo! Meemala!<br />'''Freakazoid''': No. Dillo con me. Frea.<br />'''Handman''': Frea.<br />'''Freakazoid''': Ka.<br />'''Handman''': Ka.<br />'''Freakazoid''': Zoid.<br />'''Handman''': Peterson! No! Freakazoid! Freakazoid. {{NDR|bacia a Freakazoid}}<br />'''Freakazoid''': Ehi, smettila! Perdonami, ho la bocca un pò secca. {{NDR|beve un bicchiere d'acqua mentre Handman deglutisce}} Aaaaaahhhh! Grazie. È stato molto rinfrescante!<br />'''Lobe''': Oh, smettila!<br />'''Freakazoid''': Cosa?<br />'''Lobe''': Questo è stupido!<br />'''Freakazoid''': Stai definendo il mio aiutante stupido?<br />'''Lobe''': Non è un vero aiutante; è solo la tua mano.<br />'''Freakazoid''': No, non lo è.<br />'''Lobe''': Sì, lo è.<br />'''Freakazoid''': No, non lo è.<br />'''Lobe''': Sì, lo è. È solo la tua mano, sempliciotto!<br />'''Handman''': No, dai un'occhiata più da vicino. {{NDR|Lobe lo fa}} Più vicino... Ancora più vicino... Tienilo lì. ==== Episodio 2a, ''Candle Jack'' ==== *'''Freakazoid''': Beh, se non lo è...<br />'''Steff e bambini''': No!<br />'''Freakazoid''': Cosa? stavo giusto per dire...<br />'''Steff e bambini''': NO!<br />'''Dottor Hanker''': Non dirlo!<br />'''Freakazoid''': Non dire cosa?<br />'''Steff''': Non dire il suo nome!<br />'''Freakazoid''': Intendi "non dire Candle Jack"? {{NDR|taglio veloce su Freakazoid ora legato}}<br />'''Steff''': Freakazoid, perché hai detto il suo nome?<br />'''Freakazoid''': Perché io-io volevo fare una di quelle cose divertenti, come su - hai mai guardato F Troop? - dove Agarn dice "Non è possibile che io indossi un vestito! Assolutamente no! Nessun vestito!" E Forrest Tucker dice: "Sì, indossi quel vestito! Indosserai quel vestito!" E si puliscono - blblblblblblblb - e Agarn indossa un vestito! {{NDR|taglio rapido di una clip da F Troop of Agarn, travestita}}<br />'''Agarn''': YOO-HOO!!! FRATELLI LOCO!!! GUARDA CHI C'E' PER VOI!!!<br />'''Candle Jack''': Oh, adoro quel pezzo! ==== Episodio 2b, ''Toby Danger e la scommessa del destino'' ==== *'''Toby Danger''': Ma io sono "davvero" Mr. Peanut!<br />'''Guardia del casinò''': Conosci le regole: niente stranieri nel casinò!<br />'''Toby Danger''': Oh mamma! Non incontrerò mai una ragazza carina! ==== Episodio 3c, ''La grande domanda'' ==== *'''Alieno''': Ho viaggiato molti milioni di anni luce attraverso quaranta miliardi di galassie per venire qui per la risposta a una domanda vitale che riguarda l'intero universo.<br />'''[[w:Bill Clinton|Bill Clinton]]''': E qual è questa domanda?<br />'''Alieno''': Per favore, dicci - quella bambola [[w:Barbie|Barbie]]... come si chiama la [[Barbie|sua]] sorellina? {{NDR|Freakazoid e Clinton si guardano, perplessi}}<br />'''Bill Clinton''': Penso che fosse Pebbles.<br />'''Freakazoid''': Fammi gestire questo. È [[w:Skipper Roberts|Skipper]]!<br />'''Alieno''': Skipper? Hmmm. {{NDR|torna all'interno della sua nave}} Ehi, ragazzi, è Skipper! ==== Episodio 4a, ''Il suo nome è Fanboy'' ==== *'''Fanboy''': Ho studiato tutto di te! Come se ti piace affogare i tuoi dispiaceri nel succo di papaya ogni volta che perdi un compagno!<br />'''Freakazoid''': Questo perché sono allergico al mirtillo rosso! *'''Freakazoid''': Va bene, ragazzo. Vuoi essere la mia nuova spalla? Devi superare il test di iniziazione.<br />'''Fanboy''': Sfidami!<br />'''Freakazoid''': Signor Cameraman, apri la panoramica alla scena successiva! {{NDR|Zip panoramica su una scena con due persone in piedi con mulini a vento sullo sfondo}} NO! L'ALTRA SCENA! LAVORO DA SOLO QUI?! *'''Freakazoid''': Ti prego! Ti prego lasciami in pace! Ti darò qualsiasi cosa, tutto ciò che vuoi se te ne vai! Che ne dici della sceneggiatura appena scritta di [[w: Batman & Robin|Batman IV]]?<br />'''Fanboy''': L'ho preso da Internet la scorsa notte.<br />'''Freakazoid''': Una foto autografata di [[w:Stan Lee|Stan Lee]]?<br />'''Fanboy''': Chi è quello<br />'''Freakazoid''': Non ne ho idea. *'''Fanboy''': Marrrrrrkk... Hamillllll...<br />'''Freakazoid''': Perché accontentarsi di un semplice aiutante, quando il [[w:Jedi|Cavaliere Jedi]] attende?<br />'''Fanboy''': Si! [[w:Dart Fener|La Forza è potente in quest'uomo]]! {{NDR|avvicinandosi lentamente a Mark Hamill}} Luke! Unisciti a me!<br />'''[[w:Mark Hamill|Mark Hamill]]''': Vieni di nuovo?<br />'''Fanboy''': Unisciti a me e insieme potremo governare la galassia come Fan Boy e figlio!<br />'''Mark Hamill''': [[w:L'Impero colpisce ancora|No! Non ti raggiungerò mai!]]<br />'''Fanboy''': È il "tuo" destino! ==== Episodio 5a, ''Il cane supereroe'' ==== *'''Accalappiacani''': Che c'è che non va? Che ho fatto?<br />'''Freakazoid''': Le tue luci posteriori sinistra sono spente. Per fortuna l'ho preso in tempo.<br />'''Accalappiacani''': Quella è la tua macchina?<br />'''Freakazoid''': Mm-hmm. Per quanto mi addolori, dovrò darti un biglietto.<br />'''Acallapiacani''': Oh no! Ti prego! Non [[w: Jerry Springer|Jerry Springer]]!<br />'''Freakazoid''': Va bene, allora dimenticheremo tutto!<br />'''Accalappiacani''': Grazie! ==== Episodio 5b, ''Visita ufficiale'' ==== *'''Mr. Snarzetti''': "Lo zoo dei conigli giocattoli di Bambu"!<br />'''Lord Bravery''': Assolutamente no!<br />'''Mr. Snarzetti''': "I magici pony da corsa di Mr. Tiny"!<br />'''Lord Bravery''': Oh la smetta! *'''Lord Bravery''': Guarda, cosa non capisci?<br />'''Bill''': Qualsiasi cosa.<br />'''Lord Bravery''': Ascolta, è davvero molto semplice. Prendo Lord Bravery. Diventa "La pasticceria di Helen", "La macelleria di Helen" diventa "La macelleria di Rudy", perché "Gli hardware e spago di Rudy" cambia in "Gli hardware e spago di Hank" e "I pneumatici di Hank" diventa "I pneumatici di Terry" e se "L'abbigliamento intimo di Terry" cambia nell' "Abbigliamento intimo di Wendy" richiedendo a Wendy di cambiare in Johnny, Johnny in Ellen, Ellen in Frank, Frank diventa Enrique ed Enrique diventa Bill, il che significa che tutto ciò che devi fare è cambiare il tuo nome da "Il mondo della pittura di Bill" a qualcos'altro!<br />'''Bill''': Ma io non voglio!<br />'''Lord Bravery''': Perché?<br />'''Bill''': Perché mi chiamo Bill. ==== Episodio 5c, ''Ode a Leonard Nimoy'' ==== Leonard Nimoy, Leonard Nimoy. Caro signor Spock, oh accidenti ragazzo. Sicuramente mi farebbe sorridere e ridere. Se potessi avere il tuo autografo. Se non lo capisco, sarò blu. Ma poi so cosa farò. Ti chiamo al telefono. E ti danno fastidio quando sei a casa. Riattacca, la linea si interrompe. Ma poi mi viene in mente una nuova idea. Verrò a trovarti proprio dove vivi. Suono il campanello e ti chiedo se dai. Quell'autografo che stavo aspettando. Me lo dai, e molto altro ancora. (BOOM!) Oh grazie, grazie, signor Spock. Ora per favore chiama Bones; Ho bisogno di un dottore. ('''Fanboy''') ==== Episodio 6, ''Il circuito integrato (1^parte)'' ==== *Salve, io sono [[Jack Valenti]], e queste sono le mie guance. Riceviamo un sacco di lettere all'associazione industrie cinematografiche, e la maggior parte di essi riguardano le mie guance. Tuttavia, in alcune di queste lettere ci si chiede di sapere tutto su Freakazoid. Lettere come questa di Miss Aida Lupis di Santa Susanna Seti che ci scrive: "Caro Mr. Valenti, mi piacciono le sue guance. Gradirei sapere come Freakazoid ha iniziato la sua carriera di supereroe. In quali particolari circostanze? La mia casa è di mattoni non informati." Signorina Lupis lei è fortunata! Si da infatti in caso che abbiamo appena terminato di produrre un filmetto sulle origini di Freakazoid. Con tante scene d'azione e d'avventura. In una delle quali c'è perfino un uomo che lotta con un orso senza alcun motivo. Quindi mettevi seduti comodi e godetevi le origini di Freakazoid! ('''[[w: Jack Valenti|Jack Valenti]]''') *'''Roddy MacStew''': Non la farai mai franca, Guitierrez!<br />'''Guitierrez''': Farla franca con cosa? Non ho ancora detto niente.<br />'''Roddy MacStew''': Si, hai ragione. Scusa, ho saltato la pistola. Colpa mia.<br />'''Guitierrez''': Ho intenzione di eliminarvi tutti e due.<br />'''Roddy MacStew''': Non la farai mai franca, Guitierrez! *'''Mr. Chubbikims''': Miao.<br />'''Guitierrez''': Che cosa significa? "Miao"? Portate lo psicologo degli animali! {{NDR|entra lo psicologo degli animali}} Chieda al gattino come attivare il difetto. <br />'''Psicologo degli animali''': Miao miao miao?<br />'''Mr. Chubbikins''': Miao, miao.<br />'''Psicologo degli animali''': Miao?<br />'''Mr. Chubbikins''': Miao, miao.<br />'''Psicologo degli animali''': Lui dice che è molto triste.<br />'''Guitierrez''': Oh, vada via. {{NDR|E poi riferendo a Dexter e Roddy}} Forse voi due avete dei problemi motivati. Vediamo un pò! ==== Episodio 7a, ''Il circuito integrato (2^parte)'' ==== *'''Guitierrez''': Grazie! Eliminateli! Anche la famiglia!<br />'''Roddy MacStew''': Ma che dici?<br />'''Guitierrez''': Mi piace. Se si diffondesse la notizia del difetto, la mia azienda sarebbe rovinata.<br />'''Roddy MacStew''': Almeno lasci andare il ragazzo!<br />'''Guitierrez''': No, non posso.<br />'''Roddy MacStew''': Ma perché?<br />'''Guitierrez''': Perché lui mi "incarica"! Mi "incarica"! Intorno alle lune di Snivia, io ti sorrido. Al di là delle nuvole di Corpian ti ridacchi ancora di più. La vendetta è un piatto da servire al meglio con fagioli borlotti e tortine! [[w: James T. Kirk|Kirk]], vecchio amico, io... Oh, scusate. {{NDR|Si aggiusta la cravatta}} Addio! *'''Freakazoid''': Vieni a prendere un cono di neve!<br />'''Roddy MacStew''': No, Ragazzo, non c'è tempo! Dobbiamo impedire a Guitierrez di attivare il difetto. *'''Cosgrove''': Hai fatto un buon lavoro qui, ragazzo.<br />'''Freakazoid''': Grazie.<br />'''Cosgrove''': Di 'che vuoi uscire per un cono di neve..<br />'''Freakazoid''': Non l'ho mai fatto! {{NDR|Mentre si stanno mangiando il gelato}} Poi sono stato risucchiato in Internet ed eccomi qui.<br />'''Cosgrove''': Ma tu sai che ci devi fare con i tuoi poteri?<br />'''Freakazoid''': Cosa?<br />'''Cosgrove''': Io diventerei un supereroe, ma è un'idea mia.<br />'''Freakazoid''': Nah!<br />'''Cosgrove''': Potresti combattere il crimine!<br />'''Freakazoid''': Nah!<br />'''Cosgrove''': Batterti per l'onestà!<br />'''Freakazoid''': Nah!<br />'''Cosgrove''': Fare colpo sulle ragazze!<br />'''Freakazoid''': Ok! Allora ci sto! ==== Episodio 7b, ''La storia di Freakazoid'' ==== {{NDR|Freakazoid vede il mondo che ha alterato.}} Santo cielo. È [[w:Rush Limbaugh|Rush Limbaugh]]. È diventato un vero liberale dal cuore sanguinante e guarda! [[w:Euro Disney|Euro Disney]] è pieno! La fusione fredda funziona! Nessun film di [[w:Chevy Chase|Chevy Chase]]! ('''Freakazoid''') ==== Episodio 8a, ''Hot Rod da Neck'' ==== *'''Turk''': Non male, Longhorn! Avremo Washington per riscatto?<br />'''Longhorn''': Non lo dobbiamo! Avremo Nashville per riscatto! *'''Duncan Douglas''': Ormai saremmo dal nonno se non fosse per Dexter.<br />'''Dexter Douglas''': Ehi, mi sono perso nel deserto.<br />'''Duncan Douglas''': E tu non eri in giro per aiutarmi quando quel tizio blu mi ha aggredito di nuovo.<br />'''Signor Douglas''': Tu sei l'unico che vede questo tizio blu, Duncan.<br />'''Duncan Douglas''': Ma è vero!<br />'''Signora Douglas''': Certo, è vero per te, caro. Ma è perché probabilmente sei pazzo. {{NDR|Dexter inizia a ridere. Duncan si infastidisce.}}<br />'''Duncan Douglas''': Di che cosa stai ridendo? Babbeo! ==== Episodio 9a, ''Problemi di censura'' ==== *'''H. A. Futterman''': Buona giorno. Sono H. A. Futterman, professore di standard di trasmissione qui alla Warner Bros Kids. E hai appena assistito a Relax-O-Vision. Relax-O-Vision è un... {{NDR|nota che la telecamera è cambiata e si riorienta di conseguenza}} Relax-O-Vision è un processo che inserisce immagini rilassanti e allegre, in scene che potrebbero essere troppo intense per i ragazzini che guardano a casa. Ad esempio, Freakazoid è estremamente... {{NDR|nota che la telecamera è cambiata e si riorienta di conseguenza}} La rissa estremamente violenta di Freakazoid con i demoni ninja è stata sostituita da una scena rilassante di pesci mentre pensano ai loro piccoli pensieri felici e piacevoli. Ora, rilassatevi... {{NDR|nota che la telecamera è cambiata e si riorienta di conseguenza}} Ora, rilassatevi e preparatevi a godervi il primo cartone animato mai trasmesso in Relax-O-Vision calmante, salva e adatto ai bambini. ==== Episodio 10a, ''La rapina natalizia'' ==== *'''Arms Akimbo''': Cos'è questo hee haw!? Smettila! Combatti normalmente!<br />'''Freakazoid''' {{NDR|cantando}}: Fai un giro con un delinquente di Brooklyn, lancialo nel corridoio con una tazza di caffè! ==== Episodio 10b, ''La nuvola misteriosa'' ==== *'''Hans''': Io sono Hans. Porteremo i secchi del cielo all'osservatorio. Il professore ti sta aspettando lì. Ora vieni. Non dobbiamo indugiare. Non è sicuro qui di notte.<br />'''Freakazoid''': Ma è giorno.<br />'''Hans''': Allora, suppongo che possiamo soffermarci un attimo. *'''Freakazoid''': È proprio come a [[w:Disneyland|Disneyland]]!<br />'''Hans''': Temo che ora non più.<br />'''Freakazoid''': Cosa?<br />'''Hans''': A [[Disneyland]]. I secchi del cielo, sono spariti, banditi. E le cose da corsa dove zey ti rimpicciolisce minuscolo, nicht. {{NDR|Tedesco per no, il che implica che la corsa è stata rimossa}}<br />'''Freakazoid''': Oh no, beh, almeno hanno ancora i piccoli motoscafi. {{NDR|Hans china la testa e stringe i denti, indicando che hanno rimosso anche i motoscafi; musica triste suona in sottofondo.}} NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! NON I MOTOSCAFI!!! *'''Freakazoid''': Lobe! Allora eri tu a farlo!<br />'''Lobe''': Esatto, Freakazoid! Con questa squadra atomica molecolare posso trasformare chiunque in uno zombi clown addestrato a eseguire i miei ordini.<br />'''Freakazoid''': Ma perchè?<br />'''Lobe''': Il piano perfetto. Tutti amano un [[clown]]. Bussano alla porta. È un clown, come quello. La prossima cosa che sai che hanno preso il sopravvento per me.<br />'''Freakazoid''': Se non ti dispiace che lo dica, questo è il piano più stupido che abbia mai sentito parlare!<br />'''Lobe''': Non lo è, è un bellissimo piano!<br />'''Freakazoid''': Sciocchezze! Alla gente non piacciono i clown! Cosa stavi pensando che è semplicemente sciocco?<br />'''Lobe''': Na ah!<br />'''Freakazoid''': Ah ah! Sciocco sciocco sciocco. E lo stai facendo qui in mezzo al nulla, non ci sono nemmeno così tante persone in giro. Cosa stavi pensando? Spiegamelo.<br />'''Lobe''': Io... non sono sicuro!<br />'''Freakazoid''': Forza. Fuori di qui. Mi aspettavo molto di più da te di questi zombi clown. Per favore.<br />'''Lobe''': Hai ragione! Mi dispiace non so cosa c'è che non va in me Penso di essere stanco è anche il momento migliore.<br />'''Freakazoid''': Spegni la nuvola. Ora vai avanti! Vattene via! Vai!<br />'''Lobe''': Mi dispiace! Mi dispiace tanto!<br />'''Freakazoid''': Vai!<br />'''Lobe''': Mi dispiace! Mi dispiace tanto!<br />'''Freakazoid''': Mi dispiace! Mi dispiace tanto! Mi dispiace! Mi dispiace!<br />'''Freakazoid''': Se ne è andato? Ragazzi, aveva un piano brillante, uao, è bravo! ==== Episodio 11a, ''La prossima volta, telefonami'' ==== *'''Freakazoid''': STAI LONTANO DAL CASSETTO DELLA INTIMO DI TUO PADRE! Fidati di me su questo.<br />'''Bo-Ron''': Duh, cassetto della biancheria intima, no. *'''Freakazoid''': Quindi AT&T, MCI e Sprint hanno combattuto una battaglia campale su chi avrebbe fornito il servizio. {{NDR|che mostra filmati di stock di carri armati che combattono in una zona di guerra}} Alla fine, Bo-Ron ha scelto il vincitore {{NDR|che mostra Bo-Ron con le impronte di rossetto sul viso mentre Candice Bergen è attratta da Bo-Ron}}, e abbiamo telefonato a casa sua.<br />'''Bo-Ron''': AAAHHHH! Sta squillando. {{NDR|Hanno raggiunto una segreteria telefonica nel linguaggio primitivo di Bo-Ron, dicendo "Non siamo qui adesso. Per favore, lascia il tuo messaggio dopo il segnale acustico"}} Ho la macchina. È SEMPRE acceso. Pronto? Tu sei qui. So che ci sei. RACCOGLILO! DAI!!! RACCOGLILO!!! ==== Episodio 12a, ''La casa di Freakazoid'' ==== *'''Lonnie Tallbutt''' {{NDR|A Dexter}}: Lei lo fa sempre! Non darle niente! <br />'''Strega della maledizione''': Allora molto bene! Ti ho fatto una maledizione! Addio! ==== Episodio 12b, ''Fogna o dopo'' ==== *'''Cosgrove''': Tu sei come i supereroi. E loro fanno sempre il modo di avere il meglio. <br />'''Freakazoid''': NO! Una grande piccola ora, no! Non andrò mai sotto alle fogne di Cobra Regina! Mai mai e poi mai, dico davvero no! *'''Cobra Regina''': Se non è il mio caro amico, Ragazzo Atomico.<br />'''Freakazoid''': Freakazoid. Sono Freakazoid.<br />'''Cobra Regina''': Oh! Mi dispiace terribilmente, Freakazoid. La luce è terribile quaggiù.<br />'''Freakazoid''': No, lascia perdere Cobra Regina. Sai, dovresti davvero prendere alcune di quelle lanterne giapponesi per illuminare il posto.<br />'''Cobra Regina''': Quelli di carta? Sono costosi? ==== Episodio 13, ''L'ira di Guitierrez'' ==== *'''Guitierrez''': Non voglio aspettare ancora qualche settimana! Devo avere accesso a Internet ORA! Oggi!<br />'''Direttore''': È solo che i prigionieri non dovrebbero avere telefoni!<br />'''Guitierrez''': Se io non ho una linea telefonica spaccata, io ti spremerò. E continuerò a spremerti finché i tuoi succhi di frutta-uomo non si esauriranno!<br />'''Direttore''': Ew. *'''Roddy MacStew''': Da quando Guitierrez è entrato in rete, è stato impegnato a creare una sorta di trappola squilibrata per te. Quando ho provato a vedere cosa fosse, mi ha trovato e mi ha cacciato. È incredibilmente potente!<br />'''Freakazoid''': Se è una trappola, perché vuoi che mi entri?<br />'''Roddy MacStew''': Non hai scelta, ragazzo. La ragione per cui sei così debole è che Guitierrez ha sabotato il campo energetico che ti alimenta qui all'esterno. Se non entrassi, un'altra ora o giù di lì, non saresti migliore di un pezzo di haggis carnoso inaridito. Oh, ha capito tutto! Ti sta attirando, ragazzo. Si è assicurato che tu non abbia altra scelta che entrare dopo di lui. Intende distruggerti.<br />'''Freakazoid''': Ragazzo, hai molte battute in questo show.<br />'''Roddy MacStew''': Aye! È quello che l'ho detto! Ma no! Tutta l'esposizione Cruddy va a me! Devo parlare e parlare! E gioco con il computer e parlare alcuni più e giocare e parlare, mi sento come Obi-Wan Cruddy Kenobi!!!<br />'''Freakazoid''': Roddy, sistemati.<br />'''Roddy MacStew''': Bene, siamo pronti.<br />'''Freakazoid''': Tu non vieni?<br />'''Roddy MacStew''': No, Guitierrez mi ha rinchiuso. Vuole solo te... da solo. Là! Questa è l'ultima dell'esposizione Cruddy!!! Grazie mille! *'''Freakazoid''': Sei un salsicciotto!<br />'''Guitierrez''': Un salsicciotto? Tu sei un salsicciotto! E adesso io avrò la mia vendetta! È per colpa tua che mi sono messo dentro sei lunghi mesi di cella di prigione. Sei mesi ingabbiato come un animale in una gabbia.<br />'''Freakazoid''': Ehi, sistemati! *'''Guitierrez''': Ti auguro buona fortuna, attento ai tuoi pericoli, Freakazoid! {{NDR|ridendo}} Ridi con me! Ridi con me! {{NDR|ridendo ancora}}<br />'''Freakazoid''': È proprio un salsicciotto!<br />'''Guitierrez''': Io non sono un salsicciotto! Tu sei un salsicciotto! *'''Guitierrez''': Freakazoid, aiutami! Lasceresti cadere tuo padre?<br />'''Freakazoid''': Mio padre? Tu sei mio padre?<br />'''Guitierrez''': Oh, si! Sono tuo padre!<br />'''Freakazoid''': Chi... chi era mia madre?<br />'''Guitierrez''': Oh... [[w:Faye Dunaway|Faye Dunaway]]!<br />'''Freakazoid''': No, non [[Faye Dunaway|lo è]]!<br />'''Guitierrez''': Uh... [[w:Kaye Ballard|Kaye Ballard]]!<br />'''Freakazoid''': Kaye... nah!<br />'''Guitierrez''': Crederesti a [[w:Sandy Duncan|Sandy Duncan]]? {{NDR|le dite scendono e cade urlando}} Urla con me! === Stagione 2 === ==== Episodio 1, ''L'appuntamento'' ==== *Non toccate quel quadrante. Per i prossimi 40 minuti, ho il controllo. ('''Lobe''') *{{NDR|Lobe sta guardando [[w:Seinfeld|Seinfeld]]}} '''Newman''': Andiamo, Kramer, dammi la ciambella!<br />'''[[w:Cosmo Kramer|Cosmo Kramer]]''': Mai!<br />'''Lobe''' {{NDR|ridendo}}: L'intera chiave di [[Seinfeld|questo show]] è Newman. *Adesso, con un semplice tocco dell'interruttore, il mio video-zapper ruberà ogni film, ogni programma, ogni trasmissione mai prodotta! Non solo potrò inondare il mercato di cassette contraffatte - paralizzando così l'industria dell'intrattenimento - ma non dovrò mai più programmare il mio videoregistratore! ('''Lobe''') ==== Episodio 2, ''Una richiesta inutile'' ==== *'''Lobe''': Penso che scoprirai che non importa che io sia un cattivo o meno. Devi onorare la mia richiesta lo stesso degli altri. È nel libro dei codici dei supereroi.<br />'''Freakazoid''': Non ho mai sentito parlare di questo.<br />'''Lobe''': Ora, ecco la mia richiesta: niente. In altre parole, Freakazoid, lasciami in pace.<br />'''Freakazoid''': Che genere di richiesta è?<br />'''Lobe''': Addio, Freakazoid. Cosgrove. *'''Freakazoid''': Tienilo lì, Lobe. Dammi la borsa.<br />'''Lobe''': Non devo. O ti è capitato di dimenticare la mia piccola richiesta? Lasciami in pace. Ricordi?<br />'''Freakazoid''': Sì. ma questo non...<br />'''Lobe''': Oh. ma lo fa. E i supereroi mantengono sempre la parola data. È nel libro dei codici. Addio, Freakazoid! Lascia che sia scritto che in questo giorno luminoso e glorioso...Lobe iniziò il suo regno infido del terrore...e sbocciò il cattivo consumato. Così sarà scritto, così sarà fatto. {{NDR|ridendo con i suoi scagnozzi}} Ciao!<br />'''Joe Leahy''': Oh no! E adesso che cosa facciamo?<br />'''Freakazoid''': Tu prenderai delle lezioni di recitazione, signore. E io...sono in grossi guai! *'''Uomo''': Ehi! Cosa stai facendo!?<br />'''Freakazoid''': Sto soddisfando la sua richiesta; Sto falciando il suo prato.<br />'''Uomo''': Mentre Lobe attacca tutti?! Vai a prenderlo già! Cosa sei, Wakko?<br />'''[[w:Wakko Warner|Wakko Warner]]''': No, io sono Wakko! {{NDR|inizia a cantare}} Baton Rouge, Louisiana Indianapolis, Indiana, E Columbus la capitale dell'Ohio...<br />'''Freakazoid''': Ehi! Wakko, che ci fai tu qui? Siamo nel mezzo di qualcosa.<br />'''Wakko''': Oh, va bene! [[w:Steven Spielberg|Steven]] lo adora quando facciamo cose del genere. Dopotutto, ''[[Animaniacs]]'' è il suo preferito.<br />'''Freakazoid''': Uh, scusa se ti ho rotto, Wakko, ma se non sbaglio, ''Freakazoid!'' è lo show preferito di Steven. Abbiamo un promemoria.<br />'''[[w:Mignolo e Prof.|Prof.]]''': Ahem. Credo che vi sbagliate entrambi. Sono l'arguzia e il fascino sofisticati di ''[[Mignolo e Prof.]]'' che hanno catturato il cuore di Steven, oltre a renderlo il successo di fuga del programma della Warner Bros.<br />'''Freakazoid''': Beh, perché non andiamo a scoprirlo?! {{NDR|Più tardi, presso l'edificio Amblin Entertainment, continuano a discutere.}}<br />'''[[Steven Spielberg]]''': Silenzio!!! Di cosa si tratta?<br />'''Freakazoid''': Prima di tutto, Steven, grazie mille per aver dedicato del tempo per incontrarci. Ci rendiamo conto che sei molto occupato e...<br />'''Prof''': Oh, chiediglielo e basta!<br />'''Freakazoid''': Ci stavamo solo chiedendo... chi è il tuo preferito?<br />'''Steven Spielberg''': E voi chi siete? *'''Lobe''': Beh, che vuoi dirlo? {{NDR|riferendo il libro dei supereroi}}<br />'''Freakazoid''': Non esiste qualcosa come un libro dei supereroi, non è vero?! Tu hai inventato tutto! Hai inventato tutte quelle regole! Hai imbrogliato! Sei un imbroglione!<br />'''Lobe''': {{NDR|ridacchiando}} Freakazoid, davvero, sei completamente delirante. Ma quale cosa ti abbia dato un'idea sciocca e ridicola come quella?<br />'''Freakazoid''': Questo! {{NDR|regge un pezzo di carta del libro}} "Copyright Le industrie di Lobe"!<br />'''Lobe''': Sapevo che non avrei dovuto metterlo lì! Stupido, stupido, stupido! ==== Episodio 3, ''Missione: Freakazoid'' ==== *'''Cosgrove''': Una cosa mi disturba ancora. Come mai Vucanova ha un governo così marcio?<br />'''Freakazoid''': Perché la libertà individuale è la chiave del buon governo. Un buon esempio potrebbe essere il tuo mercato Anubi locale.<br />'''Steff''': Dove i clienti sono liberi di provare qualità e servizio.<br />'''Roddy MacStew''': Aye, Steff. E scegliere prezzi bassi senza paura o coercizione.<br />'''Prof. Jones''': Resto più tranquillo sapendo che i mercati Anubis sono una divisione di Osiris Foods.<br />'''Tutti''': Il cibo è così buono, puoi mangiarlo!<br />'''Freakazoid''': Cosa posso dire? Mi ha tenuto in onda per un'altra stagione. ==== Episodio 4, ''Gioco virtuale'' ==== *'''Lobe''': Freakazoid! Perché ci mettiamo così tanto a cadere?<br />'''Freakazoid''': Perché è divertente!<br />'''Lobe''': No, non lo è, è così stupido! È stupido come quell'episodio di Handman! ==== Episodio 5, ''La reputazione di Freakazoid'' ==== *'''Guitierrez''': {{NDR|cercando di trovare la debolezza di Freakazoid, estrae una roccia verde dal suo mantello}} Ecco, la più pura [[W: Kryptonite|Kryptonite]]. Ti senti debole, amico mio, oh così debole?<br />'''Freakazoid''': Quella è la debolezza di [[w: Superman|Superman]], non la mia!<br />'''Guitierrez''': Davvero?<br />'''Freakazoid''': Sì, duuuuuuhhh!<br />'''Guitierrez''': Oh, quello stupido uomo al negozio! Allora che ne dici di questo! {{NDR|estrae un blocco di carta giallo e lo tiene davanti alla faccia di Freakazoid}} Il giallo ti fa male agli occhi, amico mio? Ti senti debole, oh, così debole?<br />'''Freakazoid''': Quello è [[w: Lanterna Verde|Lanterna Verde]]!<br />'''Guitierrez''': Oh, spara! {{NDR|lo getta giù, prende un bicchiere d'acqua e lo lancia in faccia a Freakazoid}} Allora che ne dici de... dell'acqua in faccia! Ti stai [[w:Il mago di Oz|sciogliendo, sciogliendo]], amico mio?<br />'''Freakazoid''': Quella è la [[w: Malvagia Strega dell'Ovest|strega cattiva]]!<br />'''Guitierrez''': Oh, stiamo perdendo tempo. Qual è la tua debolezza?<br />'''Freakazoid''': Beh... {{NDR|taglio rapido a Freakazoid in una gabbia, incolpando se stesso}} Stupido, stupido, stupido! Non dire mai al cattivo come intrappolarti in una gabbia!<br />'''Guitierrez''': Probabilmente non avresti dovuto aiutarci neanche a costruirlo.<br />'''Freakazoid''': Lo so. Stupido!<br />'''Guitierrez''': Quindi... barre di grafite cariche di ioni negativi. Questa è la tua debolezza, eh?<br />'''Freakazoid''': Quello, o il gas di poo poo.<br />'''Guitierrez''': Sai, è una cosa divertente. A nessuno piace il gas di poo poo, amico mio. Blagh! *'''Cosgrove''': Ottimo lavoro, ragazzo! Peccato che Guitierrez è scappato!<br />'''Freakazoid''': Non preoccuparti! Ha avuto quello che si meritava! ==== Episodio 6, ''Un amore impossibile'' ==== L'ho visto una volta in uno speciale del doposcuola. Mary e Sally, migliori amiche. Hanno fatto assolutamente tutto insieme. Poi un giorno, Mary si è trovata con la "folla sbagliata" e Mary non ha più avuto tempo per Sally. Sally diceva: "Vuoi andare a fare un gioco o fingere di essere gattini?" E Mary diceva: "Uh-uh, sono nella folla sbagliata!" Sally era così triste che corse a casa, si arrampicò su un albero e iniziò a mangiare biscotti. Un sacco di biscotti. È diventata enorme. Enorme! ENORME! ENORME! Hai dei biscotti, Mike? ('''Freakazoid''') *'''Cosgrove''': Vattene via di qui!<br />'''Freakazoid''': Mi prendi in giro?<br />'''Cosgrove''': No! Voglio dire: vattene via di qui! *'''Cosgrove''': Mi sento in colpa, ragazzo! Già! Bè... abbi cura di te stessa! {{NDR|a Mary Beth che è polverizzata}}<br />'''Freakazoid''': Vieni, amico! Andiamo via da qui! ==== Episodio 7, ''L'orologio magico'' ==== *'''Jeepers''' {{NDR|Avendo finalmente realizzato un orologio Medusa di successo e testandolo su un piccione}}: Il potere della Gorgone è finalmente mio! Ah, ah ah ah ah ah, oh oh.<br />'''Freakazoid''': Dammi quel coso, Sciocco. {{NDR|Prende l'orologio}}<br />'''Jeppers''': È mio! Mio! Mio! Ridammelo!<br />'''Freakazoid''': Smettila! Prima erano i castori in oro, ora sono i piccioni in pietra. Mentre tu non trovi un lavoro regolare?!<br />'''Jeppers''' {{NDR|Piagnucola un momento}}: Restituiscimi l'orologio e ti darò un barattolo di monetine.<br />'''Freakazoid''': Certo! Aspetta, no, lascia perdere. Lo terrò fino a quando non sarai abbastanza responsabile da avere un orologio strano e mistico. Addio!<br />'''Jeepers''': Freakazoid la pagherà cara. Oh, lo prenderà! Sono molto passivo aggressivo! ==== Episodio 8, ''L'isola del dottor Mystico'' ==== *'''[[w:Leonard Maltin|Leonard Maltin]]''': Ciao, sono [[Leonard Maltin]]. Sapete, molti considerano "L'isola del dottor Mystico" una delle avventure di ''Freakazoid!'' più inutili mai fatte. È interessante notare che i critici hanno amato per la prima volta gli episodi, ma le cose sono cambiate quando hanno scoperto che non erano europei. Tuttavia, l'episodio di oggi contiene alcune performance interessanti. Vedete se riuscite a individuare Emmit Nervend in un ruolo da protagonista nei panni di una ballerina salata. Inoltre... {{NDR|Un uomo-orango irrompe sul set e lo rapisce}} No! Per amore dell'umanità! Aaaahhhh! *'''Cave Guy''': No, no, no. Il succo d'arancia. Io voglio il succo d'arancia!<br />'''Professor Jones''': Oh, chiedo scusa, signore!<br />'''Longhorn''': Ehi, Tonto, questo non è il pollo. Io voglio il pollo!<br />'''Professor Jones''': Si, il pollo! Il pollo! Io...<br />'''Candle Jack''': Queste noccioline sono stantie. *'''Candle Jack''': Chiedo scusa Freakazoid, c'è qualcosa che dovrei fare?<br />'''Freakazoid''': Perché non rimani qui e... spaventi il professore!<br />'''Candle Jack''': Meraviglioso. {{NDR|Esce dallo schermo. Si sente quindi il professor Jones urlare ad alta voce}} *'''Freakazoid''': Chi sei tu? Che cosa hai fatto con gli altri?<br />'''Dottor Mystico''': Ci sarà tempo per le domande più tardi...<br />'''Freakazoid''': No, non ci sarà; lo show finisce tra dieci minuti!<br />'''Dottor Mystico''': BE', SE NON AVESSI PERSO TUTTO QUEL TEMPO IN AEREO, io...! {{NDR|Mystico interrompe bruscamente il suo sfogo e sorride alla telecamera}} Sarete tutti miei ospiti a cena. Mi fido che voi abbiate fame? Ho fatto una casseruola! Akbar! Ringo! Fatima! Alla casa! Schnell! *'''Dottor Mystico''': Mi hanno chiamato matto! Folle! Wendell! {{NDR|saltando sul tavolo e inveendo}} Mi hanno escluso dalle università finché non ho avuto altra scelta che fuggire qui per condurre le mie ricerche! Bene, chi è pazzo adesso, hmmmm?! Chi è matto adesso?! Hmmmmmmmm?! {{NDR|saltando di nuovo al suo posto e parlando normalmente}} Prova la casseruola, Freakazoid, prima che si raffreddi. {{NDR|Freakazoid fa un gesto di "cuculo" a Cosgrove e Lobe}} Ti ho visto quello!<br />'''Freakazoid''': Cosa?<br />'''Dottor Mystico''': Quello! Pensi che abbia un orologio nella mia testa, non è vero?!<br />'''Freakazoid, Cosgrove e Lobe''': Ooooh!<br />'''Freakazoid''': Che cosa hai fatto a Longhorn e Cave Guy?<br />'''Dottor Mystico''': Abbi pazienza. Ti unirai a loro abbastanza presto! {{NDR|ride maniacalmente per un momento}} Scusate, ho solo pensato a qualcosa di divertente. *'''Dottor Mystico''': Brillantemente dedotto! Usando artisti del calibro di Freakazoid, Caveguy, Lobe, Leonard Maltin, non mi fermerò mai! {{NDR|L'illuminazione si arresta in modo anomalo.}} Costruirò un esercito privato di super scimmie e prenderò il controllo di Cleveland!<br />'''Cosgrove''': Non intendi il mondo?<br />'''Dottor Mystico''': Intendevo il mondo, sì... Cosa ho detto? Cleveland? Lo faccio sempre.<br />'''Freakazoid, Cosgrove, Professor e i cattivi''': Ooooh!<br />'''Dottor Mystico''': Ora chi vuole andare per primo?<br />'''Freakazoid, Cosgrove, Professor e i cattivi''': {{NDR|tutti si indicano l'un l'altro}} Lo fa lui! {{NDR|Sparkle miagola nell'orecchio del Dr. Mystico.}}<br />'''Dottor Mystico''': Perché non l'hai fatto prima di arrivare qui? Mi occuperò di voi a breve. Sparkle deve armeggiare. ==== Episodio 9, ''Due contro Freakazoid'' ==== *'''Roddy MacStew''': Da quello che mi dici, sembra che tu possa usare i tuoi poteri telecinetici solo quando sei davvero arrabbiato!<br />'''Freakazoid''': Allora li userò solo quando sono davvero arrabbiato!<br />'''Roddy MacStew''': È quello che ho appena detto!! Riesci a sentirmi o c'è un piccolo goblin nella tua testa che mangia le mie parole!?<br />'''Freakazoid''': Io... non credo che ci sia un goblin lì dentro... *'''Cave Guy''' {{NDR|raccontando a Cobra Regina}}: E così ho detto: "Sai il perchè? Friccato nel vetro!" {{NDR|ridendo insieme}}<br />'''Cobra Regina''': Cos'è che gli turba?<br />'''Cave Guy''': Gli turba? Non riesce nulla a perdonarsi! {{NDR|ancora ridendo insieme}} ==== Episodio 10a, ''La convenzione dei supereroi'' ==== *'''Cave Guy''': Penso che sia stato un grosso errore partecipare a [questa convention di fantascienza]; questo è un comportamento spaventoso negli adulti. Spero che nessuno di loro mi tocchi. {{NDR|Cave Guy si imbatte in qualcuno che fa cosplay di un [[w:Klingon|Klingon]] (in realtà Freakazoid travestito)}}<br />'''Travestitore''': {{NDR|Dice qualcosa in [[Klingon]]}}<br />'''Cave Guy''': Vattene via! {{NDR|Il travestitore sembra confuso, poi capisce e porge a Cave Guy un dizionario dal 'Klingon all'inglese'}}<br />'''Cave Guy''': Oddio, un dizionario Klingon-Inglese. Hai inventato un piccolo linguaggio basato su uno show televisivo. Non è giusto!<br />'''Travestirore''': {{NDR|Dice un'altra frase in Klingon mentre fa amicizia con Cave Guy}}<br />{{NDR|Cave Guy corre fuori dalla convention urlando e salta su un'auto della polizia con equipaggio}}<br />'''Cave Guy''': Portatemi in prigione, per favore! Un Klingon mi sta cercando. *'''Freakazoid''': Ah, ciao, ragazzi. Che sorpresa.<br />'''Cacciatore''': Come mai ci hai licenziato dallo show?<br />'''Lord Bravery''': In realtà, quello che il Cacciatore sta cercando di dire che io e lui... e Fan Boy e Mo-Ron o Bo-Ron qualunque cosa... erano semplicemente curiosi di sapere esattamente il nostro ruolo nella nuova stagione.<br />'''Freakazoid''': Ragazzi, non avete ricevuto una lettera dai produttori? {{NDR|Nessuno dei quattro ha mai avuto}}<br />'''Cacciatore''': Non ho mai ricevuto nessuna lettera. Vivo nei boschi.<br />'''Lord Bravery''': Nessuno di noi ha visto nessuna lettera. Per favore, Freakazoid, potresti dircelo esattamente su cosa lavoreremo?<br />'''Cacciatore''': Dah! Ho perso un posto. Dannata la fortuna! Dannata!<br />'''Freakazoid''': Beh, almeno sono ancora sul libro paga. ==== Episodio 10b, ''La tomba di Invisibo'' ==== *'''Invisibo''': Sono stanco della tua buffoneria. In pochi minuti, assorbirò il potere qui... e inizia la mia regola assoluta.<br />'''Freakazoid''': Eccetto che per una cosa.<br />'''Invisibo''': Che cosa?<br />'''Freakazoid''': Sai, quella cosa importante che hai dimenticato.<br />'''Invisibo''': Ma di che cosa stai parlando?<br />'''Freakazoid''': Se hai intenzione di urlare, non te lo dico. {{NDR|Invisibo picchia Freakazoid sbattendo su una macchina al muro}}<br />'''Invisibo''': Si si. Il mio sogno si è finalmente realizzato. Abbastanza potere per essere il principe del mondo. *'''Cliente della posta elettronica''': Hai delle belle poste elettroniche!<br />'''Freakazoid''': Posta, per me? {{NDR|Preme il pulsante, poi legge}} Per Freakazoid, di Mandy Triceratops della Columbia University. La mia domanda riguarda i [[w:Pearl Jam|Pearl Jam]]. Quando appariranno nel tuo programma? Cordiali saluti, Mandy. P.S. Mi sto specializzando in tutte le conoscenze mai acquisite nel corso della storia. {{NDR|Trascina la finestra fuori dall'inquadratura}}<br />'''Cosgrove''': Quei ragazzi della Columbia sono piuttosto intelligenti.<br />'''Freakazoid''': Eh, sicuramente lo sono! Mandy, non far piovere sulle tue speranze da ragazza, ma i Pearl Jam non appariranno mai in questo programma perché vorrebbero soldi. ==== Episodio 11, ''La rivincita'' ==== *'''Lobe''': Ebbene, signor Abram... pensi di poterlo costruire?<br />'''Norm Abram''': Sì. Posso costruirlo.<br />'''Lobe''': Meraviglioso!<br />'''Norm Abram''': Ma non lo farò. Quando sono diventato un falegname, ho fatto un giuramento. Ho promesso di usare solo le mie capacità per le forze del bene.<br />'''Lobe''': Vedremo solo questo. {{NDR|Mostrando un cubo di legno}}<br />'''Norm Abram''': Oh.<br />'''Lobe''': Bello, vero? Macinato dalla betulla più pregiata. Non un difetto, non una imperfezione, assolutamente perfetto. Sarebbe davvero un vero peccato se qualcosa...è successo sgradevole, eh, Norm? {{NDR|Lobe tenta di tagliare il cubo di legno con una motosega finchè Norm non sarà d'accordo}} Hmm?!<br />'''Norm Abram''': Va bene, lo farò!<br />'''Lobe''': Sapevo che l'avresti vista a modo mio.<br />'''Norm Abram''': Sei un uomo malvagio!<br />'''Lobe''': Troppo gentile! {{NDR|chiedendo allo scagnozzo}} Portalo in officina. Quasi ora per i miei ospiti. *'''Freakazoid''': Uno: Norm Abram è scomparso. Due...<br />'''Cosgrove''': Noi non abbiamo un due! *'''Lobe''': È fantastico. L'artigianato, il dettaglio. Lavoro squisito, Norm. Sei un genio, vecchio mio.<br />'''Norm Abram''': Non te la caverai mai, Lobe.<br />'''Lobe''': Hahaha. Anche tu. {{NDR|Suonano alla porta}} Ah, i miei ospiti. Benvenuti, benvenuti a tutti. Cave Guy, Longhorn, piacere di vederti. Cobra Regina. Non era velenoso, vero? Salve, Jack. Jeepers. Invisibo, piacere di non vederti.<br />'''Invisibo''': Si. <br />'''Lobe''': Guitierrez. Non credo di aver mai avuto il piacere di essere stato in un episodio con te prima.<br />'''Guitierrez''': No, di solito mi piace essere la star. Ma in questo caso, ho fatto un'eccezione.<br />'''Lobe''': Felice che tu l'abbia fatto. Prendi un cappello da festa. *'''Cave Guy''': Qualche ultima parola, vecchio mio?<br />'''Freakazoid''': Non ho paura di voi, Salsicciotti!<br />'''Guitierrez''': Non dire la parola "Salsicciotto"!<br />'''Lobe''': Dovresti avere paura, Freakazoid. Perché, grazie alla maestria artigiana di Norm Abram... in pochi istanti, cesserai di esistere. *'''Freakazoid''': Guitierez, non farlo. Ricordati quando tu eri un bravo ragazzo.<br />'''Guitierrez''': Io non sono ''mai'' stato un bravo ragazzo! ==Voci correlate== *''[[I favolosi Tiny]]'' (1990-1992) *''[[Animaniacs]]'' (1993-1998) *''[[Mignolo e Prof.]]'' (1995-1998) ==Altri progetti== {{interprogetto|w}} [[Categoria:Serie televisive d'animazione]] f3bkelsqswfu4yyohstkfelgzknxlpo Therese Giehse 0 177413 1218091 1216108 2022-07-20T22:23:44Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki [[File:Therese Giehse.jpg|thumb|Therese Giehse]] '''Therese Giehse''', nata '''Therese Gift''', (1898 – 1975), attrice tedesca. ==Citazioni su Therese Ghiese== *[[Die Pfeffermühle|La Pfeffermühle]], un ''cabaret'' letterario con forte colorito politico, era una creazione di [[Erika Mann|Erika]]; esso appariva quale una graziosa e gioconda protesta contro la vergogna nazista; in realtà la protesta era amara e appassionata. Il testo della maggior parte dei numeri – canzoni, recite, ''sketches'' – era di Erika (alcuni eran roba mia); Erika era conferenziere, direttore, organizzatore; Erika cantava, agiva, scritturava, ispirava; breve: era l'anima del tutto.<br>Dico male: la Pfeffermühle aveva una doppia anima: l'altra metà si chiamava Therese Giehse [...]. Essa vi partecipava fin dall'inizio, e con che intensità, con che dedizione! La stella acclamatissima dei Münchner Kammerspiele pose a servizio di quel ''cabaret'' non ancora affermato e per di più politicamente sospetto, tutta la sua esperienza e tutto il suo ingegno. Senza di lei la Pfeffermuhle non sarebbe mai diventata la più fortunata ed efficiente impresa teatrale dell'emigrazione tedesca. ([[Klaus Mann]]) ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Giehse, Therese}} [[Categoria:Attori tedeschi]] ocgf4kh0h2lthz1o8quqjzmi3gka1zo 1218094 1218091 2022-07-20T22:27:42Z Sun-crops 10277 wlink wikitext text/x-wiki [[File:Therese Giehse.jpg|thumb|Therese Giehse]] '''Therese Giehse''', nata '''Therese Gift''', (1898 – 1975), attrice tedesca. ==Citazioni su Therese Ghiese== *[[Die Pfeffermühle|La Pfeffermühle]], un ''[[Cabaret (spettacolo)|cabaret]]'' letterario con forte colorito politico, era una creazione di [[Erika Mann|Erika]]; esso appariva quale una graziosa e gioconda protesta contro la vergogna nazista; in realtà la protesta era amara e appassionata. Il testo della maggior parte dei numeri – canzoni, recite, ''sketches'' – era di Erika (alcuni eran roba mia); Erika era conferenziere, direttore, organizzatore; Erika cantava, agiva, scritturava, ispirava; breve: era l'anima del tutto.<br>Dico male: la Pfeffermühle aveva una doppia anima: l'altra metà si chiamava Therese Giehse [...]. Essa vi partecipava fin dall'inizio, e con che intensità, con che dedizione! La stella acclamatissima dei Münchner Kammerspiele pose a servizio di quel ''cabaret'' non ancora affermato e per di più politicamente sospetto, tutta la sua esperienza e tutto il suo ingegno. Senza di lei la Pfeffermuhle non sarebbe mai diventata la più fortunata ed efficiente impresa teatrale dell'emigrazione tedesca. ([[Klaus Mann]]) ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{s}} {{DEFAULTSORT:Giehse, Therese}} [[Categoria:Attori tedeschi]] kwfbm3qcjso2pa2kyrv5dn8vlzb2zvx Eric Idle 0 178539 1218087 1123895 2022-07-20T22:00:45Z Sun-crops 10277 /* Citazioni di Eric Idle */ wlink wikitext text/x-wiki [[File:Eric Idle 2014.jpg|miniatura|Eric Idle nel 2014]] '''Eric Idle''' (1939 – vivente), attore, comico, scrittore, sceneggiatore e cantautore britannico. ==Citazioni di Eric Idle== *La vita ha richiesto oltre 4 miliardi di anni per evolversi fino a voi, e avete circa 70 anni per godervela. Non cercate solo la [[felicità]], afferratela. :''Life took over 4 billion years to evolve into you, and you've about 70 more years to enjoy it. Don’t just pursue happiness, catch it.''<ref>{{en}} Citato in Tyler Kingkade, ''[https://www.huffpost.com/entry/eric-idle-whitman-college-commencement_n_3303075 Eric Idle At Whitman College Commencement Jokes About Guns, Declares Irony Dead]'', ''huffpost.com'', 6 dicembre 2017.</ref> *La vita ha una trama molto semplice: prima sei qui e poi no. :''Life has a very simple plot: first you're here and then you're not.''<ref>{{en}} Citato in Gillian Frew, ''[https://www.huffpost.com/entry/17-funniest-lines-from-monty-python-star_b_3315378 17 Funniest Lines from Monty Python Star Eric Idle’s Commencement Speech]'', ''huffpost.com'', 21 luglio 2013.</ref> *I [[Monty Python]] mi pagarono ventimila sterline per scrivere, dirigerli e formarli - spilorci! Gli dissi che non avevo mai guadagnato così poco in un anno da quando avevo lasciato Cambridge. Il primo spettacolo si esaurì in 43 secondi e abbiamo finito per esibirci in totale dieci volte. Non avevamo idea che ci sarebbe stata una tale richiesta. :''Monty Python paid me £20,000 to write, direct and assemble them - the cheapskates! I told them I'd never earned less in a year since leaving Cambridge. The first show sold out in 43 seconds and we ended up performing ten in total. We had no idea there would be such demand.''<ref>{{en}} Citato in Angela Wintle, ''[https://www.telegraph.co.uk/finance/personalfinance/fameandfortune/12086923/Eric-Idle-The-BBC-paid-us-2000-a-series-for-Monty-Python.html Eric Idle: 'The BBC paid us £2,000 a series for Monty Python]'', ''telegraph.co.uk'', 10 gennaio 2016.</ref> *Penso che tu spesso impari dal fallimento. Il successo ti insegna quanto sei stato grande, ma in realtà è sapere cosa fallirà che ti aiuterà a fare le scelte giuste. :''I think you often learn from failure. Success just teaches you how great you were, but in fact it's knowing what will fail that will help you to make the right choices.''<ref>{{en}} Citato in ''[http://www.indielondon.co.uk/Film-Review/not-the-messiah-he-s-a-very-naughty-boy-eric-idle-interview Not The Messiah (He's A Very Naughty Boy) - Eric Idle interview]'', ''indielondon.co.uk'', 2014.</ref> ==Note== <references /> ==Filmografia== ===Attore=== *''[[Monty Python's Flying Circus]]'' (1969 – 1974) *''[[E... ora qualcosa di completamente diverso]]'' (1971) *''[[Monty Python e il Sacro Graal]]'' (1975) *''[[Brian di Nazareth]]'' (1979) *''[[Monty Python - Il senso della vita]]'' (1983) *''[[Le avventure del barone di Münchausen]]'' (1983) ===Doppiatore=== *''[[La spada magica - Alla ricerca di Camelot]]'' (1998) *''[[South Park - Il film: più grosso, più lungo & tutto intero]]'' (1999) *''[[Shrek terzo]]'' (2007) ===Sceneggiatore=== *''[[Monty Python's Flying Circus]]'' (1969 – 1974) *''[[E... ora qualcosa di completamente diverso]]'' (1971) *''[[Monty Python e il Sacro Graal]]'' (1975) *''[[Brian di Nazareth]]'' (1979) *''[[Monty Python - Il senso della vita]]'' (1983) ==Voci correlate== *[[John Cleese]] *[[Monty Python]] *[[Terry Gilliam]] *[[Terry Jones]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Idle, Eric}} [[Categoria:Attori britannici]] [[Categoria:Cantautori britannici]] [[Categoria:Comici britannici]] [[Categoria:Sceneggiatori britannici]] [[Categoria:Scrittori britannici]] 1t2c1iiwryd56bucfpno6nqx5pm7zh2 1218119 1218087 2022-07-21T06:20:22Z 84.220.169.79 Fonte: sito ufficiale ericidle.com wikitext text/x-wiki [[File:Eric Idle 2014.jpg|miniatura|Eric Idle nel 2014]] '''Eric Idle''' (1943 – vivente), attore, comico, scrittore, sceneggiatore e cantautore britannico. ==Citazioni di Eric Idle== *La vita ha richiesto oltre 4 miliardi di anni per evolversi fino a voi, e avete circa 70 anni per godervela. Non cercate solo la [[felicità]], afferratela. :''Life took over 4 billion years to evolve into you, and you've about 70 more years to enjoy it. Don’t just pursue happiness, catch it.''<ref>{{en}} Citato in Tyler Kingkade, ''[https://www.huffpost.com/entry/eric-idle-whitman-college-commencement_n_3303075 Eric Idle At Whitman College Commencement Jokes About Guns, Declares Irony Dead]'', ''huffpost.com'', 6 dicembre 2017.</ref> *La vita ha una trama molto semplice: prima sei qui e poi no. :''Life has a very simple plot: first you're here and then you're not.''<ref>{{en}} Citato in Gillian Frew, ''[https://www.huffpost.com/entry/17-funniest-lines-from-monty-python-star_b_3315378 17 Funniest Lines from Monty Python Star Eric Idle’s Commencement Speech]'', ''huffpost.com'', 21 luglio 2013.</ref> *I [[Monty Python]] mi pagarono ventimila sterline per scrivere, dirigerli e formarli - spilorci! Gli dissi che non avevo mai guadagnato così poco in un anno da quando avevo lasciato Cambridge. Il primo spettacolo si esaurì in 43 secondi e abbiamo finito per esibirci in totale dieci volte. Non avevamo idea che ci sarebbe stata una tale richiesta. :''Monty Python paid me £20,000 to write, direct and assemble them - the cheapskates! I told them I'd never earned less in a year since leaving Cambridge. The first show sold out in 43 seconds and we ended up performing ten in total. We had no idea there would be such demand.''<ref>{{en}} Citato in Angela Wintle, ''[https://www.telegraph.co.uk/finance/personalfinance/fameandfortune/12086923/Eric-Idle-The-BBC-paid-us-2000-a-series-for-Monty-Python.html Eric Idle: 'The BBC paid us £2,000 a series for Monty Python]'', ''telegraph.co.uk'', 10 gennaio 2016.</ref> *Penso che tu spesso impari dal fallimento. Il successo ti insegna quanto sei stato grande, ma in realtà è sapere cosa fallirà che ti aiuterà a fare le scelte giuste. :''I think you often learn from failure. Success just teaches you how great you were, but in fact it's knowing what will fail that will help you to make the right choices.''<ref>{{en}} Citato in ''[http://www.indielondon.co.uk/Film-Review/not-the-messiah-he-s-a-very-naughty-boy-eric-idle-interview Not The Messiah (He's A Very Naughty Boy) - Eric Idle interview]'', ''indielondon.co.uk'', 2014.</ref> ==Note== <references /> ==Filmografia== ===Attore=== *''[[Monty Python's Flying Circus]]'' (1969 – 1974) *''[[E... ora qualcosa di completamente diverso]]'' (1971) *''[[Monty Python e il Sacro Graal]]'' (1975) *''[[Brian di Nazareth]]'' (1979) *''[[Monty Python - Il senso della vita]]'' (1983) *''[[Le avventure del barone di Münchausen]]'' (1983) ===Doppiatore=== *''[[La spada magica - Alla ricerca di Camelot]]'' (1998) *''[[South Park - Il film: più grosso, più lungo & tutto intero]]'' (1999) *''[[Shrek terzo]]'' (2007) ===Sceneggiatore=== *''[[Monty Python's Flying Circus]]'' (1969 – 1974) *''[[E... ora qualcosa di completamente diverso]]'' (1971) *''[[Monty Python e il Sacro Graal]]'' (1975) *''[[Brian di Nazareth]]'' (1979) *''[[Monty Python - Il senso della vita]]'' (1983) ==Voci correlate== *[[John Cleese]] *[[Monty Python]] *[[Terry Gilliam]] *[[Terry Jones]] ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Idle, Eric}} [[Categoria:Attori britannici]] [[Categoria:Cantautori britannici]] [[Categoria:Comici britannici]] [[Categoria:Sceneggiatori britannici]] [[Categoria:Scrittori britannici]] swsct5bm8vn6o4vsqqyr3k6fid0l9m6 Dracula (miniserie televisiva) 0 179905 1218096 1175882 2022-07-20T22:51:34Z 93.71.139.0 /* Citazioni su Dracula */ wikitext text/x-wiki {{FictionTV |titolo italiano = Dracula |immagine = Oravský hrad (celkový pohled).jpg |didascalia = |titolo originale = |paese = Regno Unito |anno prima visione = 2020 |tipo fiction = miniserie TV |genere = orrore |genere 2 = drammatico |durata = 89-91 min (puntata) |lingua originale = inglese |ideatore = [[Mark Gatiss]], [[Steven Moffat]] |regista = [[Jonny Campbell]] <small>(ep. 1)</small>, [[Damon Thomas]] <small>(ep. 2)</small>, [[Paul McGuigan (regista)|Paul McGuigan]] <small>(ep. 3)</small> |soggetto = [[Bram Stoker]] <small>([[Dracula (romanzo)|romanzo]])</small> |sceneggiatore = [[Mark Gatiss]], [[Steven Moffat]] |attori = * [[Claes Bang]]: [[Conte Dracula]] * [[Dolly Wells]]: sorella Agatha Van Helsing / dott.ssa Zoe Van Helsing * [[John Heffernan]]: Jonathan Harker |doppiatori originali = |doppiatori italiani = * [[Alessio Cigliano]]: Conte Dracula * [[Benedetta Degli Innocenti]]: sorella Agatha Van Helsing / dott.ssa Zoe Van Helsing * [[David Chevalier]]: Jonathan Harker }} '''''Dracula''''', miniserie britannica del 2020. ==''Le regole della bestia''== *Due anni fa, è crollata una chiesa da queste parti. Il tetto è caduto e ha ucciso tutti i fedeli mentre pregavano, compreso i bambini. Il prete è stato l'unico a salvarsi. È proprio da loro! In seguito, mi disse che anche in momenti come quelli, era riuscito a preservare la sua fede. Era il tetto che avrebbe dovuto preservare! ('''Agatha Van Helsing''') *'''Conte Dracula''': Sono anzioso di vedere Inghilterra Signor Harker. Persone qui sono così limitate, e io appassisco tra queste mura. Sono tutti come privi. Sono tutti privi di sapore.<br>'''Jonathan Harker''': Penso intendiate "carattere".<br>'''Conte Dracula''': Possibile. Questo è bene, Signor Harker. Dovete correggermi ogni volta che sbaglio. Con voi, una volta in vostro paese, sembrerò uno di vostri connazionali. *'''Conte Dracula''': Troverete mia dimora non di facile esplorazione. È un crescente molto intricato labirinto di scale e di porte e di ombre.<br>'''Jonathan Harker''': Sì, davvero strabigliante. Mi servirà una mappa.<br>'''Conte Dracula''': Non esiste mappa del mio castello. Nessun progetto finito è mai stato riportato su documenti. Si dice che molte anime sono intrappolate in groviglio di questi corridoi. ''Reserata carcerem'', la prigione senza serrature. *Dove si trova carne, si trovano mosche. ('''Conte Dracula''') *Quale è scopo di uno specchio? Nessuno troverà mai alcuna ispirazione nel proprio sguardo. ('''Conte Dracula''') *I sogni sono un rifugio in cui pecchiamo senza conseguenze. ('''Agatha Van Helsing''') *Si tratta di un contagio, un'alterazione che attraversa questo mondo da un malato all'altro. Per gli sfortunati che ne sono vittima, la vita diventa incurabile. Perdono la capacità divina di morire. Mentre i corpi marciscono, la loro coscienza persiste. Anche ridotti in polvere, il dolore continua. È un segreto che ogni becchino mantiene per sempre. Alcuni tra noi sono destinati a grattare il coperchio della propria bara per l'eternità. ('''Agatha Van Helsing''') *Se lavori a contatto con i morti, non è la morte che temi: è l'alternativa. ('''Agatha Van Helsing''') *Non sono sveglio. Sono sempre stato lento. Ma quando sei lento, devi prestare più attenzione. Sono quelli svegli che non ascoltano. ('''Jonathan Harker''') *'''Jonathan Harker''': Perché l'avete uccisa?<br>'''Conte Dracula''': Chi? Ah, perché volevo vedere se sarebbe morta, suppongo. Johnny, non guardarmi così. Sei stato bambino, conosci la sensazione. Mai rotto un giocattolo per capire come funzionava?<br>'''Jonathan Harker''': Voi siete un mostro.<br>'''Conte Dracula''': E tu un avvocato. Nessuno è perfetto. Ah, un paletto conficcato nel cuore. Vedi, qualche volta le leggende hanno ragione. Questa però non si può testare troppo spesso. Posso avere solamente tre spose per volta.<br>'''Jonathan Harker''': Spose?<br>'''Conte Dracula''': Spose, sì. Penso sia la parola giusta per definirle. Vedi, sto cercando di riprodurmi, il che, francamente, può essere un po' una sfida quando c'è solo una di voi. *Perché il trapasso arriva sempre come un tale shock per voi mortali? ('''Conte Dracula''') *'''Jonathan Harker''': Mi avete privato di tutto ciò che avevo.<br>'''Conte Dracula''': Beh, certo che l'ho fatto. È il modo più semplice per arrivare in Inghilterra.<br>'''Jonathan Harker''': Perché? Perché l'Inghilterra?<br>'''Conte Dracula''': Per le persone. Tutte quelle persone sofisticate e brillanti. Come ho cercato di spiegare a tutti per secoli: "Si è quello che si mangia". *'''Conte Dracula''': {{NDR|Sul sole}} Non lo vedo da centinaia di anni. Forza, descrivimelo.<br>'''Jonathan Harker''': Cosa?<br>'''Conte Dracula''': Ho avuto artisti che lo hanno dipinto, poeti che lo hanno descritto in versi, e Mozart ha composto una melodia così bella. Io... avrei dovuto risparmiarlo, ma che cosa vede l'avvocato? Johnny, nella mia memoria, tramonta dietro la seconda vetta più alta in questo periodo dell'anno, ed è piuttosto rosso. È rosso, vero, Johnny?<br>'''Jonathan Harker''': Guardate che i vostri occhi.<br>'''Conte Dracula''': Ma mi ridurrebbe in polvere.<br>'''Jonathan Harker''': Ottimo. *La fine è una benedizione. Morire ti da la prospettiva. È la cima della montagna da cui tutta la tua vita è finalmente visibile dall'inizio alla fine. La morte ti completa. ('''Conte Dracula''') *'''Agatha Van Helsing''': Il Conte Dracula teme la croce. Teme il simbolo di nostro Signore. [...] Dracula, principe tra tutti i vampiri, teme la croce. Riuscite a capire che cosa significa?<br>'''Jonathan Harker''': No. Spiegatemelo.<br>'''Agatha Van Helsing''': Dio esiste. Dio esiste e finalmente anch'io l'ho trovato.<br>'''Jonathan Harker''': Avete trovato il Diavolo.<br>'''Agatha Van Helsing''': Se serve il Diavolo per condurmi dal mio Signore, allora io dico ben venga il Diavolo! *'''Agatha Van Helsing''': Siamo attaccate dalle forze dell'oscurità.<br>'''Madre superiora''': Perché le forze dell'oscurità dovrebbero attaccare un convento?<br>'''Agatha Van Helsing''': Forse sono sensibili ai biasimi. *'''Mina Murray''': Che cos'è il Conte Dracula?<br>'''Agatha Van Helsing''': In vita, era un principe di eccezionale cultura e di successo. Nella morte, suppongo si potrebbe dire che sia il migliore dei vampiri.<br>'''Mina Murray''': Il migliore?<br>'''Agatha Van Helsing''': Quello di maggior successo. La maggior parte sono selvaggi, mezzi pazzi. Raramente durano a lungo, mentre Dracula è riuscito a conservare la sua forma umana e il suo intelletto più o meno intatti per centinaia di anni.<br>'''Mina Murray''': Bevendo sangue umano.<br>'''Agatha Van Helsing''': Tutti bevono sangue. Dracula ha imparato a farlo bene, secegliendo le sue vittime con la massima cura, credo. Persino nella morte ha mantenuto la selettività di un aristocratico. *I suicidi non funzionano. Non credi che i non-morti ci abbiano provato? Un paletto nel cuore va bene, ma dev'essere qualcun altro a conficcarlo. ('''Conte Dracula''') *Siamo in pericolo. Affrontiamo il male che si trova alle porte del nostro più sacro santuario. Dio è con noi. Lo sappiamo. L'amore di Dio è eterno. Sappiamo anche questo. Stanotte, nella nostra ora più fatale, pensiamo che Dio si ricorderà di noi? Che scenderà tra di noi e ci salverà dall'ombra della morte? No. No, non lo farà. Dove, nel nostro mondo, possiamo trovare il Signore? Nella nostra preghiera? No. Nei nostri canti? No. Nella nostra sofferenza? Nella nostra resistenza? No. La fede non è una transazione. Non c'è modo di barattare con l'infinito. Ci si allinea con esso. E allora, dove troviamo Dio? Sorelle, ve lo dirò. Quando vi trovate nella fossa più profonda, da sole, senza speranza, né aiuto, eppure distinguete ancora il bene dal male; quando c'hai solamente oscurità e disperazione, eppure sentite distintamente nel sangue la differenza tra il bene e il male; quando vi trovate oltre la salvezza, oltre il giudizio, la ricompensa, e guardate comunque il male in faccia e dite: "No! Fino a qui, ma non oltre. No!". Di chi è quella voce? Chi è con voi in quell'oscurità? La voce di chi vi tiene sul sentiero? L'oscurità e il male possono sembrare attraenti a tutte noi, ma credo fermamente sia perché in loro presenza possiamo sentire Dio nei nostri cuori. No, Lui non scenderà tra noi per salvarci. Saremo noi ad'innalzarci per incontrarLo. ('''Madre superiora''') ==''Veliero di sangue''== *In mare si incontra una interessante varietà di individui, e vi consiglio di non affezionarvi troppo a nessuno di loro. ('''Conte Dracula''') *'''Conte Dracula''': Anch'io amo la compagnia, e mi piacciono le persone.<br>'''Agatha Van Helsing''': E perché le uccidete?<br>'''Conte Dracula''': Perché voi cogliete i fiori? *'''Agatha Van Helsing''': Avete ucciso un marinaio solo per sfoggiare il vostro tedesco? Non credete sia stato uno spreco?<br>'''Conte Dracula''': Quell'accento bavarese era l'unico tratto interessante del pover'uomo. *Io ho sempre sostenuto che il troppo sia soltanto sufficiente. ('''Conte Dracula''') *Gli specchi possiedono una magia più profonda e pericolosa di quanto pensino le persone. Gli specchi possono dare spazio all'immaginazione o, peggio, mostrarci la verità. ('''Conte Dracula''') *'''Agatha Van Helsing''': Non potete sopportarlo, vero? Non riuscite a controllarvi in presenza del sangue. Non è semplice sostentamento. È una dipendenza. State sorridendo.<br>'''Conte Dracula''': Dopo 400 anni, è bello essere capito, finalmente. *La raffinatezza di un gentiluomo, Agatha, è sempre solo una facciata. ('''Conte Dracula''') *Sono stato un bravo detective, non credete? Ho un dono particolare nell'"eliminare" i sospetti. ('''Conte Dracula''') *'''Conte Dracula''': Io amo la scienza. La scienza è il futuro, Agatha.<br>'''Agatha Van Helsing''': Eppure temete comunque la croce.<br>'''Conte Dracula''': Certo che sì. Tutti la temono, ed è questo il problema. Non è affatto un simbolo di virtù e di bontà, è un simbolo di orrore e di oppressione. La vostra stupida Chiesa ha terrorizzato la popolazione contadina per secoli e io ho bevuto il sangue di quelle persone talmente a lungo che ho assorbito la loro profonda paura della croce. Mio Dio! Non vedo l'ora di poter mangiare degli atei. *Ho vinto, perché l'ultima cosa che vedranno i vostri occhi sarà il disprezzo nei miei. ('''Agatha Van Helsing''') ==''La bussola oscura''== *C'è uno scopo più nobile nella mia vita che il suo mero prolungamento. ('''Agatha Van Helsing''') *Sono a questo mondo dal quindicesimo secolo. Le cose cambiano, ma ci si abitua. Anche se ammetto che c'è stata una grande accellerata. ('''Conte Dracula''') *Uccidere è sana competizione. La pietà è mancanza di rispetto. ('''Conte Dracula''') *'''Conte Dracula''': Suppongo che tu abbia del personale. Sei molto abbiente, questo è chiaro.<br>'''Kathleen''': Abbiente?!<br>'''Conte Dracula''': Sì. Guarda tutte queste cose, tutto questo cibo, la scatola con le immagini mobili, e quella cosa là fuori... Bob la chiama... un auto. Quella è tua?<br>'''Kathleen''': Sì.<br>'''Conte Dracula''': E questa isola del tesoro è la tua casa?!<br>'''Kathleen''': È una topaia...<br>'''Conte Dracula''': È meravigliosa! Kathleen, sono un nobile in vita da 400 anni. Ho vissuto in castelli e palazzi tra le persone più ricche di ogni epoca, e mai, mai mi sono trovato in un lusso più sfarzoso di quello che mi circonda. Questa è una camera delle meraviglie. Non esiste re o regina o imperatore che io abbia conosciuto o mangiato che sarebbe entrato in questa stanza e avrebbe accettato di lasciarla. Sapevo che il futuro avrebbe riservato meraviglie. Non sapevo che le avrebbe rese accessibili a tutti. *'''Conte Dracula''': Quindi in questa epoca sei un medico? Devo dire che preferivo la suora rammaricata.<br>'''Zoe Van Helsing''': Sono una scienziata.<br>'''Conte Dracula''': Beh, è più o meno la stessa cosa.<br>'''Zoe Van Helsing''': Io non sono la Suor Agatha. Sono la Dott.ssa Helsing, e sono a capo di questa fondazione.<br>'''Conte Dracula''': Cioè, è al comando?!<br>'''Zoe Van Helsing''': Oh, ovviamente si è perso la rivendicazione dei diritti delle donne.<br>'''Conte Dracula''': Cos'hanno le donne? Hai detto "diritti"?<br>'''Zoe Van Helsing''': Ci si abituerà.<br>'''Conte Dracula''': No, no, no. Per favore, cerca di spiegarti. Mi sono perso un intero secolo. Che cosa sono i diritti? Nessuno ha dei diritti, Zoe. Uomini, donne o mostri, nessuno in nessun posto. È solo un'insensata fantasia.<br>'''Zoe Van Helsing''': O civiltà, come ci piace chiamarla. *Ho sempre sostenuto l'eredetarietà del potere. La democrazia è la tirannia degli ignoranti. È solamente nel sangue siamo in grado di trovare la verità. ('''Conte Dracula''') *'''Zoe Van Helsing''': Lei chi è?<br>'''Conte Dracula''': Oh, scusate, che maleducato. Lui è Frank Renfield. Ci siamo sentiti su Skype.<br>'''Frank Renfield''': Salve! La Dott.ssa Helsing? Sono certo che troveremo una soluzione.<br>'''Zoe Van Helsing''': Su Skype?!<br>'''Conte Dracula''': Ah sì, grazie a questo. {{NDR|esibisce un iPad}}<br>'''Zoe Van Helsing''': Non dovrebbe essere online!<br>'''Conte Dracula''': Non sai come funzionano questi affari? Molto intuitivi.<br>'''Zoe Van Helsing''': Chi gli ha dato la password del wi-fi?<br>'''Conte Dracula''': Beh, è il mio nome.<br>'''Zoe Van Helsing''': Oh Cristo...<br>'''Bloxham''': Dica alla Dott.ssa perché è qui.<br>'''Frank Renfield''': Giusto, ecco, sì. Sono l'avvocato del Conte Dracula.<br>'''Zoe Van Helsing''': Che cosa?<br>'''Frank Renfield''': Il suo avvocato.<br>'''Zoe Van Helsing''': Il suo avvocato?!<br>'''Frank Renfield''': Mi spiace. Cioè, non mi spiace, ma è... Ha capito? Sembrerebbe che lo abbiate portato qui contro la sua volontà, e il mio cliente non vuole alzare un polverone, ma non è proprio accettabile, non trova?<br>'''Zoe Van Helsing''': Da quando ha un avvocato?<br>'''Conte Dracula''': Dal 1896.<br>'''Frank Renfield''': Esatto, sì, signore. Rappresentiamo il Conte Dracula dal 12 settembre 1896. Cioè, lo rappresentavano Hawkins e Wentworth. Io non c'ero. Non sono così vecchio. Senza offesa.<br>'''Zoe Van Helsing''': 1896?!<br>'''Frank Renfield''': Abbiamo acquisito delle proprietà e organizzato il suo trasferimento.<br>'''Zoe Van Helsing''': Non la disturba il fatto che l'uomo che si è rivolto a voi nel 1896 non sembri invecchiato neanche di un giorno?<br>'''Conte Dracula''': Oh, grazie.<br>'''Frank Renfield''': Eh, in effetti sì. Abbastanza. Parecchio, in realtà. Credo sia terribilmente spaventoso. Voi no? Beh, il fatto è che, vedete, avere ben oltre un secolo di vita non è in alcun modo contro la legge. Ciò che è contro la legge è segregarlo in questo posto. Temo che lei abbia scordato, dott.ssa, che il Conte Dracula ha dei diritti. *Non è mio costume mangiare bestiame. Se parliamo di sangue, sono un intenditore. Il sangue è vite. Il sangue è una testimonianza. La testimonianza di tutti coloro che ho ucciso scorre nelle mie vene. Ora sceglierò con cura chi si unirà a loro. La maturità è il primo passo verso il decadimento, la dolcezza è una promessa di corruzione. ('''Conte Dracula''') *La morte è l'unico atto che sa ancora di novità. Ogni altra esperienza umana è catalogata da qualche parte nelle vostre infinite biblioteche digitali. Non c'è nulla di nuovo. Ogni istante di vita è deteriorato e di seconda mano, tranne quell'unico momento dell'esistenza che nessuno è mai stato in grado di raccontare. In un mondo di strade già percorse, la morte è l'unica neve ancora immacolata. ('''Conte Dracula''') *Consideriamo che il Conte Dracula non sopporta la sua immagine, Dracula, che non vuole esporsi alla luce del sole e non può entrare in una casa senza essere invitato. Queste non sono maledizioni. Sono mere abitudini che sono diventate feticci e poi leggende a cui credete persino voi. Le regole della bestia: ne abbiamo discusso molto tempo fa. Ma perché? Di che cosa avete paura? Siete un guerriero nato da una stirpe di guerrieri. Vostro nonno è morto combattendo, vostro padre, i vostri fratelli, i vostri figli, i loro figli. E tutti sono caduti da eroi sul campo di battaglia, ma non voi. Non il Conte Dracula, il condottiero che si apposta nell'ombra e sopra le vite degli altri, indesiderato in ogni luogo, che dorme in una cassa di terra, eppure sogna la tomba di un guerriero, che si ritrova ammaliato da una ragazza innamorata della cosa che lui teme di più: la morte. E ora sappiamo perché questo {{NDR|il crocifisso}} funziona: perché rappresenta il coraggio che bramate di possedere, il coraggio che ci vuole per morire. Direi che vi vergognate. Il Conte Dracula si vergogna! ('''Zoe Van Helsing''') *'''Zoe Van Helsing''': Questo non è reale. Questo è un sogno.<br>'''Conte Dracula''': Certo che lo è.<br>'''Zoe Van Helsing''': Stai bevendo il mio sangue. Ma il mio sangue è letale per te.<br>'''Conte Dracula''': Sì.<br>'''Zoe Van Helsing''': Perciò morirai.<br>'''Conte Dracula''': Proprio come te. Dopo tutto questo tempo, pensavi che avrei permesso che facesse male? ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Dracula]] [[Categoria:Serie televisive britanniche]] ispvojzf8vtxt2amaxn72r26mv82wxo 1218097 1218096 2022-07-20T22:53:19Z Dread83 47 Annullate le modifiche di [[Special:Contributions/93.71.139.0|93.71.139.0]] ([[User talk:93.71.139.0|discussione]]), riportata alla versione precedente di [[User:Mariomassone|Mariomassone]] wikitext text/x-wiki {{FictionTV |titolo italiano = Dracula |immagine = Oravský hrad (celkový pohled).jpg |didascalia = |titolo originale = |paese = Regno Unito |anno prima visione = 2020 |tipo fiction = miniserie TV |genere = orrore |genere 2 = drammatico |durata = 89-91 min (puntata) |lingua originale = inglese |ideatore = [[Mark Gatiss]], [[Steven Moffat]] |regista = [[Jonny Campbell]] <small>(ep. 1)</small>, [[Damon Thomas]] <small>(ep. 2)</small>, [[Paul McGuigan (regista)|Paul McGuigan]] <small>(ep. 3)</small> |soggetto = [[Bram Stoker]] <small>([[Dracula (romanzo)|romanzo]])</small> |sceneggiatore = [[Mark Gatiss]], [[Steven Moffat]] |attori = * [[Claes Bang]]: [[Conte Dracula]] * [[Dolly Wells]]: sorella Agatha Van Helsing / dott.ssa Zoe Van Helsing * [[John Heffernan]]: Jonathan Harker |doppiatori originali = |doppiatori italiani = * [[Alessio Cigliano]]: Conte Dracula * [[Benedetta Degli Innocenti]]: sorella Agatha Van Helsing / dott.ssa Zoe Van Helsing * [[David Chevalier]]: Jonathan Harker }} '''''Dracula''''', miniserie britannica del 2020. ==''Le regole della bestia''== *Due anni fa, è crollata una chiesa da queste parti. Il tetto è caduto e ha ucciso tutti i fedeli mentre pregavano, compreso i bambini. Il prete è stato l'unico a salvarsi. È proprio da loro! In seguito, mi disse che anche in momenti come quelli, era riuscito a preservare la sua fede. Era il tetto che avrebbe dovuto preservare! ('''Agatha Van Helsing''') *'''Conte Dracula''': Sono anzioso di vedere Inghilterra Signor Harker. Persone qui sono così limitate, e io appassisco tra queste mura. Sono tutti come privi. Sono tutti privi di sapore.<br>'''Jonathan Harker''': Penso intendiate "carattere".<br>'''Conte Dracula''': Possibile. Questo è bene, Signor Harker. Dovete correggermi ogni volta che sbaglio. Con voi, una volta in vostro paese, sembrerò uno di vostri connazionali. *'''Conte Dracula''': Troverete mia dimora non di facile esplorazione. È un crescente molto intricato labirinto di scale e di porte e di ombre.<br>'''Jonathan Harker''': Sì, davvero strabigliante. Mi servirà una mappa.<br>'''Conte Dracula''': Non esiste mappa del mio castello. Nessun progetto finito è mai stato riportato su documenti. Si dice che molte anime sono intrappolate in groviglio di questi corridoi. ''Reserata carcerem'', la prigione senza serrature. *Dove si trova carne, si trovano mosche. ('''Conte Dracula''') *Quale è scopo di uno specchio? Nessuno troverà mai alcuna ispirazione nel proprio sguardo. ('''Conte Dracula''') *I sogni sono un rifugio in cui pecchiamo senza conseguenze. ('''Agatha Van Helsing''') *Si tratta di un contagio, un'alterazione che attraversa questo mondo da un malato all'altro. Per gli sfortunati che ne sono vittima, la vita diventa incurabile. Perdono la capacità divina di morire. Mentre i corpi marciscono, la loro coscienza persiste. Anche ridotti in polvere, il dolore continua. È un segreto che ogni becchino mantiene per sempre. Alcuni tra noi sono destinati a grattare il coperchio della propria bara per l'eternità. ('''Agatha Van Helsing''') *Se lavori a contatto con i morti, non è la morte che temi: è l'alternativa. ('''Agatha Van Helsing''') *Non sono sveglio. Sono sempre stato lento. Ma quando sei lento, devi prestare più attenzione. Sono quelli svegli che non ascoltano. ('''Jonathan Harker''') *'''Jonathan Harker''': Perché l'avete uccisa?<br>'''Conte Dracula''': Chi? Ah, perché volevo vedere se sarebbe morta, suppongo. Johnny, non guardarmi così. Sei stato bambino, conosci la sensazione. Mai rotto un giocattolo per capire come funzionava?<br>'''Jonathan Harker''': Voi siete un mostro.<br>'''Conte Dracula''': E tu un avvocato. Nessuno è perfetto. Ah, un paletto conficcato nel cuore. Vedi, qualche volta le leggende hanno ragione. Questa però non si può testare troppo spesso. Posso avere solamente tre spose per volta.<br>'''Jonathan Harker''': Spose?<br>'''Conte Dracula''': Spose, sì. Penso sia la parola giusta per definirle. Vedi, sto cercando di riprodurmi, il che, francamente, può essere un po' una sfida quando c'è solo una di voi. *Perché il trapasso arriva sempre come un tale shock per voi mortali? ('''Conte Dracula''') *'''Jonathan Harker''': Mi avete privato di tutto ciò che avevo.<br>'''Conte Dracula''': Beh, certo che l'ho fatto. È il modo più semplice per arrivare in Inghilterra.<br>'''Jonathan Harker''': Perché? Perché l'Inghilterra?<br>'''Conte Dracula''': Per le persone. Tutte quelle persone sofisticate e brillanti. Come ho cercato di spiegare a tutti per secoli: "Si è quello che si mangia". *'''Conte Dracula''': {{NDR|Sul sole}} Non lo vedo da centinaia di anni. Forza, descrivimelo.<br>'''Jonathan Harker''': Cosa?<br>'''Conte Dracula''': Ho avuto artisti che lo hanno dipinto, poeti che lo hanno descritto in versi, e Mozart ha composto una melodia così bella. Io... avrei dovuto risparmiarlo, ma che cosa vede l'avvocato? Johnny, nella mia memoria, tramonta dietro la seconda vetta più alta in questo periodo dell'anno, ed è piuttosto rosso. È rosso, vero, Johnny?<br>'''Jonathan Harker''': Guardate che i vostri occhi.<br>'''Conte Dracula''': Ma mi ridurrebbe in polvere.<br>'''Jonathan Harker''': Ottimo. *La fine è una benedizione. Morire ti da la prospettiva. È la cima della montagna da cui tutta la tua vita è finalmente visibile dall'inizio alla fine. La morte ti completa. ('''Conte Dracula''') *'''Agatha Van Helsing''': Il Conte Dracula teme la croce. Teme il simbolo di nostro Signore. [...] Dracula, principe tra tutti i vampiri, teme la croce. Riuscite a capire che cosa significa?<br>'''Jonathan Harker''': No. Spiegatemelo.<br>'''Agatha Van Helsing''': Dio esiste. Dio esiste e finalmente anch'io l'ho trovato.<br>'''Jonathan Harker''': Avete trovato il Diavolo.<br>'''Agatha Van Helsing''': Se serve il Diavolo per condurmi dal mio Signore, allora io dico ben venga il Diavolo! *'''Agatha Van Helsing''': Siamo attaccate dalle forze dell'oscurità.<br>'''Madre superiora''': Perché le forze dell'oscurità dovrebbero attaccare un convento?<br>'''Agatha Van Helsing''': Forse sono sensibili ai biasimi. *'''Mina Murray''': Che cos'è il Conte Dracula?<br>'''Agatha Van Helsing''': In vita, era un principe di eccezionale cultura e di successo. Nella morte, suppongo si potrebbe dire che sia il migliore dei vampiri.<br>'''Mina Murray''': Il migliore?<br>'''Agatha Van Helsing''': Quello di maggior successo. La maggior parte sono selvaggi, mezzi pazzi. Raramente durano a lungo, mentre Dracula è riuscito a conservare la sua forma umana e il suo intelletto più o meno intatti per centinaia di anni.<br>'''Mina Murray''': Bevendo sangue umano.<br>'''Agatha Van Helsing''': Tutti bevono sangue. Dracula ha imparato a farlo bene, secegliendo le sue vittime con la massima cura, credo. Persino nella morte ha mantenuto la selettività di un aristocratico. *I suicidi non funzionano. Non credi che i non-morti ci abbiano provato? Un paletto nel cuore va bene, ma dev'essere qualcun altro a conficcarlo. ('''Conte Dracula''') *Siamo in pericolo. Affrontiamo il male che si trova alle porte del nostro più sacro santuario. Dio è con noi. Lo sappiamo. L'amore di Dio è eterno. Sappiamo anche questo. Stanotte, nella nostra ora più fatale, pensiamo che Dio si ricorderà di noi? Che scenderà tra di noi e ci salverà dall'ombra della morte? No. No, non lo farà. Dove, nel nostro mondo, possiamo trovare il Signore? Nella nostra preghiera? No. Nei nostri canti? No. Nella nostra sofferenza? Nella nostra resistenza? No. La fede non è una transazione. Non c'è modo di barattare con l'infinito. Ci si allinea con esso. E allora, dove troviamo Dio? Sorelle, ve lo dirò. Quando vi trovate nella fossa più profonda, da sole, senza speranza, né aiuto, eppure distinguete ancora il bene dal male; quando c'hai solamente oscurità e disperazione, eppure sentite distintamente nel sangue la differenza tra il bene e il male; quando vi trovate oltre la salvezza, oltre il giudizio, la ricompensa, e guardate comunque il male in faccia e dite: "No! Fino a qui, ma non oltre. No!". Di chi è quella voce? Chi è con voi in quell'oscurità? La voce di chi vi tiene sul sentiero? L'oscurità e il male possono sembrare attraenti a tutte noi, ma credo fermamente sia perché in loro presenza possiamo sentire Dio nei nostri cuori. No, Lui non scenderà tra noi per salvarci. Saremo noi ad'innalzarci per incontrarLo. ('''Madre superiora''') ==''Veliero di sangue''== *In mare si incontra una interessante varietà di individui, e vi consiglio di non affezionarvi troppo a nessuno di loro. ('''Conte Dracula''') *'''Conte Dracula''': Anch'io amo la compagnia, e mi piacciono le persone.<br>'''Agatha Van Helsing''': E perché le uccidete?<br>'''Conte Dracula''': Perché voi cogliete i fiori? *'''Agatha Van Helsing''': Avete ucciso un marinaio solo per sfoggiare il vostro tedesco? Non credete sia stato uno spreco?<br>'''Conte Dracula''': Quell'accento bavarese era l'unico tratto interessante del pover'uomo. *Io ho sempre sostenuto che il troppo sia soltanto sufficiente. ('''Conte Dracula''') *Gli specchi possiedono una magia più profonda e pericolosa di quanto pensino le persone. Gli specchi possono dare spazio all'immaginazione o, peggio, mostrarci la verità. ('''Conte Dracula''') *'''Agatha Van Helsing''': Non potete sopportarlo, vero? Non riuscite a controllarvi in presenza del sangue. Non è semplice sostentamento. È una dipendenza. State sorridendo.<br>'''Conte Dracula''': Dopo 400 anni, è bello essere capito, finalmente. *La raffinatezza di un gentiluomo, Agatha, è sempre solo una facciata. ('''Conte Dracula''') *Sono stato un bravo detective, non credete? Ho un dono particolare nell'"eliminare" i sospetti. ('''Conte Dracula''') *'''Conte Dracula''': Io amo la scienza. La scienza è il futuro, Agatha.<br>'''Agatha Van Helsing''': Eppure temete comunque la croce.<br>'''Conte Dracula''': Certo che sì. Tutti la temono, ed è questo il problema. Non è affatto un simbolo di virtù e di bontà, è un simbolo di orrore e di oppressione. La vostra stupida Chiesa ha terrorizzato la popolazione contadina per secoli e io ho bevuto il sangue di quelle persone talmente a lungo che ho assorbito la loro profonda paura della croce. Mio Dio! Non vedo l'ora di poter mangiare degli atei. *Ho vinto, perché l'ultima cosa che vedranno i vostri occhi sarà il disprezzo nei miei. ('''Agatha Van Helsing''') ==''La bussola oscura''== *C'è uno scopo più nobile nella mia vita che il suo mero prolungamento. ('''Agatha Van Helsing''') *Sono a questo mondo dal quindicesimo secolo. Le cose cambiano, ma ci si abitua. Anche se ammetto che c'è stata una grande accellerata. ('''Conte Dracula''') *Uccidere è sana competizione. La pietà è mancanza di rispetto. ('''Conte Dracula''') *'''Conte Dracula''': Suppongo che tu abbia del personale. Sei molto abbiente, questo è chiaro.<br>'''Kathleen''': Abbiente?!<br>'''Conte Dracula''': Sì. Guarda tutte queste cose, tutto questo cibo, la scatola con le immagini mobili, e quella cosa là fuori... Bob la chiama... un auto. Quella è tua?<br>'''Kathleen''': Sì.<br>'''Conte Dracula''': E questa isola del tesoro è la tua casa?!<br>'''Kathleen''': È una topaia...<br>'''Conte Dracula''': È meravigliosa! Kathleen, sono un nobile in vita da 400 anni. Ho vissuto in castelli e palazzi tra le persone più ricche di ogni epoca, e mai, mai mi sono trovato in un lusso più sfarzoso di quello che mi circonda. Questa è una camera delle meraviglie. Non esiste re o regina o imperatore che io abbia conosciuto o mangiato che sarebbe entrato in questa stanza e avrebbe accettato di lasciarla. Sapevo che il futuro avrebbe riservato meraviglie. Non sapevo che le avrebbe rese accessibili a tutti. *'''Conte Dracula''': Quindi in questa epoca sei un medico? Devo dire che preferivo la suora rammaricata.<br>'''Zoe Van Helsing''': Sono una scienziata.<br>'''Conte Dracula''': Beh, è più o meno la stessa cosa.<br>'''Zoe Van Helsing''': Io non sono la Suor Agatha. Sono la Dott.ssa Helsing, e sono a capo di questa fondazione.<br>'''Conte Dracula''': Cioè, è al comando?!<br>'''Zoe Van Helsing''': Oh, ovviamente si è perso la rivendicazione dei diritti delle donne.<br>'''Conte Dracula''': Cos'hanno le donne? Hai detto "diritti"?<br>'''Zoe Van Helsing''': Ci si abituerà.<br>'''Conte Dracula''': No, no, no. Per favore, cerca di spiegarti. Mi sono perso un intero secolo. Che cosa sono i diritti? Nessuno ha dei diritti, Zoe. Uomini, donne o mostri, nessuno in nessun posto. È solo un'insensata fantasia.<br>'''Zoe Van Helsing''': O civiltà, come ci piace chiamarla. *Ho sempre sostenuto l'eredetarietà del potere. La democrazia è la tirannia degli ignoranti. È solamente nel sangue siamo in grado di trovare la verità. ('''Conte Dracula''') *'''Zoe Van Helsing''': Lei chi è?<br>'''Conte Dracula''': Oh, scusate, che maleducato. Lui è Frank Renfield. Ci siamo sentiti su Skype.<br>'''Frank Renfield''': Salve! La Dott.ssa Helsing? Sono certo che troveremo una soluzione.<br>'''Zoe Van Helsing''': Su Skype?!<br>'''Conte Dracula''': Ah sì, grazie a questo. {{NDR|esibisce un iPad}}<br>'''Zoe Van Helsing''': Non dovrebbe essere online!<br>'''Conte Dracula''': Non sai come funzionano questi affari? Molto intuitivi.<br>'''Zoe Van Helsing''': Chi gli ha dato la password del wi-fi?<br>'''Conte Dracula''': Beh, è il mio nome.<br>'''Zoe Van Helsing''': Oh Cristo...<br>'''Bloxham''': Dica alla Dott.ssa perché è qui.<br>'''Frank Renfield''': Giusto, ecco, sì. Sono l'avvocato del Conte Dracula.<br>'''Zoe Van Helsing''': Che cosa?<br>'''Frank Renfield''': Il suo avvocato.<br>'''Zoe Van Helsing''': Il suo avvocato?!<br>'''Frank Renfield''': Mi spiace. Cioè, non mi spiace, ma è... Ha capito? Sembrerebbe che lo abbiate portato qui contro la sua volontà, e il mio cliente non vuole alzare un polverone, ma non è proprio accettabile, non trova?<br>'''Zoe Van Helsing''': Da quando ha un avvocato?<br>'''Conte Dracula''': Dal 1896.<br>'''Frank Renfield''': Esatto, sì, signore. Rappresentiamo il Conte Dracula dal 12 settembre 1896. Cioè, lo rappresentavano Hawkins e Wentworth. Io non c'ero. Non sono così vecchio. Senza offesa.<br>'''Zoe Van Helsing''': 1896?!<br>'''Frank Renfield''': Abbiamo acquisito delle proprietà e organizzato il suo trasferimento.<br>'''Zoe Van Helsing''': Non la disturba il fatto che l'uomo che si è rivolto a voi nel 1896 non sembri invecchiato neanche di un giorno?<br>'''Conte Dracula''': Oh, grazie.<br>'''Frank Renfield''': Eh, in effetti sì. Abbastanza. Parecchio, in realtà. Credo sia terribilmente spaventoso. Voi no? Beh, il fatto è che, vedete, avere ben oltre un secolo di vita non è in alcun modo contro la legge. Ciò che è contro la legge è segregarlo in questo posto. Temo che lei abbia scordato, dott.ssa, che il Conte Dracula ha dei diritti. *Non è mio costume mangiare bestiame. Se parliamo di sangue, sono un intenditore. Il sangue è vite. Il sangue è una testimonianza. La testimonianza di tutti coloro che ho ucciso scorre nelle mie vene. Ora sceglierò con cura chi si unirà a loro. La maturità è il primo passo verso il decadimento, la dolcezza è una promessa di corruzione. ('''Conte Dracula''') *La morte è l'unico atto che sa ancora di novità. Ogni altra esperienza umana è catalogata da qualche parte nelle vostre infinite biblioteche digitali. Non c'è nulla di nuovo. Ogni istante di vita è deteriorato e di seconda mano, tranne quell'unico momento dell'esistenza che nessuno è mai stato in grado di raccontare. In un mondo di strade già percorse, la morte è l'unica neve ancora immacolata. ('''Conte Dracula''') *Consideriamo che il Conte Dracula non sopporta la sua immagine, Dracula, che non vuole esporsi alla luce del sole e non può entrare in una casa senza essere invitato. Queste non sono maledizioni. Sono mere abitudini che sono diventate feticci e poi leggende a cui credete persino voi. Le regole della bestia: ne abbiamo discusso molto tempo fa. Ma perché? Di che cosa avete paura? Siete un guerriero nato da una stirpe di guerrieri. Vostro nonno è morto combattendo, vostro padre, i vostri fratelli, i vostri figli, i loro figli. E tutti sono caduti da eroi sul campo di battaglia, ma non voi. Non il Conte Dracula, il condottiero che si apposta nell'ombra e sopra le vite degli altri, indesiderato in ogni luogo, che dorme in una cassa di terra, eppure sogna la tomba di un guerriero, che si ritrova ammaliato da una ragazza innamorata della cosa che lui teme di più: la morte. E ora sappiamo perché questo {{NDR|il crocifisso}} funziona: perché rappresenta il coraggio che bramate di possedere, il coraggio che ci vuole per morire. Direi che vi vergognate. Il Conte Dracula si vergogna! ('''Zoe Van Helsing''') *'''Zoe Van Helsing''': Questo non è reale. Questo è un sogno.<br>'''Conte Dracula''': Certo che lo è.<br>'''Zoe Van Helsing''': Stai bevendo il mio sangue. Ma il mio sangue è letale per te.<br>'''Conte Dracula''': Sì.<br>'''Zoe Van Helsing''': Perciò morirai.<br>'''Conte Dracula''': Proprio come te. Dopo tutto questo tempo, pensavi che avrei permesso che facesse male? ==Citazioni su ''Dracula''== *Posso dire una cosa sull'ultima serie Netflix? Come al solito la fisionomia del personaggio è sbagliata! L'ennesimo vampiro sbarbato e liscio, dell'immaginario [[Hammer Film Productions|Hammer]] – anni Cinquanta del secolo scorso! Dracula è un essere animalesco, pieno di peli, zingaresco, sudicio, una bestia! ([[Flavio Santi]]) ===[[Fabio Giovannini]]=== *Il Dracula BBC si caratterizza per le sue battute umoristiche, sardoniche, ciniche, in particolare di fronte alle sue vittime e prima di commettere atti efferati. Nello stesso modo si comportava [[Freddy Krueger]], il serial killer dei sogni molto popolare negli anni Ottanta con i film della saga ''Nightmare''. Il cliché è identico. Gli sceneggiatori devono aver pensato, anche senza riferirsi consapevolmente all’orrido Freddy, che questo stile del vampiro aumentava la complicità da parte dello spettatore odierno, cattivo abbastanza da godere se un mostro deride le vittime e fa battute alla Oscar Wilde prima di uccidere. *Il Dracula della BBC assomiglia nei comportamenti e nell’aspetto molto più al lord Ruthven del racconto ''Il vampiro'' di John Polidori che al Dracula di Stoker. Il suo rapporto con [[Jonathan Harker]] è simile a quello di Ruthven con Aubrey, il giovane narratore di ''Il vampiro'': lo irride, lo seduce, lo porta alla perdizione, quindi si dedica alla donna amata dal suo amico-vittima. Il look byroniano del Dracula targato BBC ne è una conferma. Ed è satanico, come Ruthven, privo di sentimenti umani, selvaggio nell’abbeverarsi. Il Dracula di Stoker era un antico e orgoglioso guerriero diventato immortale, lontano anni luce dall’immagine del dandy. *In conclusione, un Dracula da era dei social, in una commistione di allusioni colte e cinefile, banalità assolute, demitizzazioni fuori tempo massimo, innovazioni ardite e concessioni quasi ironiche al politically correct (Van Helsing suora, personaggi gay e di colore). *Per quanto [[Claes Bang]] abbia mietuto molti commenti positivi, il suo aspetto non si avvicina nemmeno lontanamente all’impatto di altri grandi Dracula dello Schermo: [[Bela Lugosi|Lugosi]], [[Christopher Lee|Lee]], [[John Carradine|Carradine]], [[Frank Langella|Langella]], [[Klaus Kinski|Kinski]], [[Max Schreck|Schreck]], solo per fare qualche nome. Ho delle profonde riserve, poi, sull'acconciatura con la riga... ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Dracula]] [[Categoria:Serie televisive britanniche]] 8p6py5jtxxkoeopljg12zoi3eza0paq Lucertola azzurra 0 181300 1218023 1140183 2022-07-20T16:57:59Z Sun-crops 10277 abc wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulla '''lucertola azzurra'''. *''Guizza ancor lungo i fianchi dei tre [[Faraglioni di Capri|Ciclopi]], e sfavilla | la lucertola azzurra che nacque al tuo nascere, o [[Capri]]. | Sacra al tempo, ella è maga, sovrana del sortilegio glauco. | Perfida come l'acqua che intorno agli scogli in cristalli | multisplendenti s'indura, dissolti da un tuffo di remo, | s'io l'afferro mi sfugge e m'irride, lasciandomi agli occhi il barbaglio.'' ([[Ada Negri]]) ==Voci correlate== *[[Faraglioni di Capri]] *[[Isola di Capri]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sulla|etichetta=lucertola azzurra}} {{s}} [[Categoria:Rettili]] q5w337ur3mkc2m16lgouomlsq15ruuz Mohammad Najibullah 0 185707 1218024 1217645 2022-07-20T17:15:45Z Mariomassone 17056 wikitext text/x-wiki [[File:Mohammad Najibullah 1986.jpg|thumb|Najibullah nel 1986]] '''Mohammad Najibullah''' (1947 – 1996), politico e militare afghano. ==Citazioni di Mohammad Najibullah== *Non si tratta di una disfatta, di una capitolazione, o di un abbandono delle nostre posizioni, ma della constatazione che il popolo afghano è stanco della guerra che si prolunga e reclama la pace.<ref name="svolta">Citato in [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/01/02/la-svolta-di-najibullah-tratteremo-con-tutti.html ''La svolta di Najibullah: "Tratteremo con tutti"''], ''La repubblica'', 2 gennaio 1987.</ref> *Al momento attuale è possibile costituire un governo di coalizione con la partecipazione dei rappresentanti dei gruppi menzionati aggiungendo che il potere di Kabul non intende escludere dal processo di riconciliazione nazionale i gruppi politici di orientamento centrista o monarchico nè i capi dei gruppi antigovernativi che agiscono all'estero.<ref name="svolta"/> *Esistono condizioni oggettive per la creazione nel paese di una coalizione reale, effettiva, di tutte le forze democratiche e guidate da uno spirito patriottico. Premesso che scopo di questa coalizione è porre fine alla guerra fratricida, assicurare la normalizzazione della situazione ed iniziare la soluzione dei problemi nazionali urgenti del paese.<ref name="invito">Citato in [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/06/16/najibullah-lancia-un-invito-all-ex-re.html Najibullah lancia un invito all'ex re], ''La repubblica'', 16 giugno 1987.</ref> *Un [[presidente]] deve essere non solo un simbolo, ma un centro reale di potere.<ref name="invito"/> *Noi vogliamo vivere in amicizia con gli Stati Uniti senza perdere nulla della nostra amicizia con l'Urss [...] la nostra rivoluzione è nazionale e democratica, non comunista o socialista.<ref>Citato in [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/04/26/naijbullah-apre-re-zahir.html Najibullah "apre" a Re Zahir], ''La repubblica'', 26 aprile 1988.</ref> *Il governo afghano è d'accordo con l'impiego di forze dell'Onu: Se i leader dell'opposizione non sono d'accordo con questa proposta, essi dimostrano di non volere la pace in Afghanistan né la fine dello spargimento di sangue.<ref>Citato in [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/12/10/najibullah-favorevole-alle-proposte-del-cremlino.html Najibullah è "favorevole" alle proposte del Cremlino], ''La repubblica'', 10 dicembre 1988.</ref> *L'Unione Sovietica ci ha dato la libertà. [...] Noi siamo un popolo libero. Quelli {{NDR|i [[Mujaheddin]]}} sono schiavi del Pakistan e degli americani.<ref>Citato in [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/07/kabul-scocca-ora-zero-najibullah-arma.html Kabul, scocca l'ora zero. Najibullah arma i suoi], ''La repubblica'', 7 febbraio 1989.</ref> *Voglio mandare al popolo degli Stati Uniti d'America un messaggio ed il messaggio è molto semplice dal momento che viene dal cuore di un popolo che ha molto sofferto, che ha subito le conseguenze di una guerra orribile e devastante. Ne abbiamo abbastanza di guerra e di spargimenti di sangue. Penso che sia giunto il momento di rimarginare le ferite, ricostruire il nostro paese.<ref>Citato in [https://avanti.senato.it/js/pdfjs-dist/web/viewer.html?file=/files/reader.php?f%3DAvanti%201896-1993%20PDF_OUT/16.%20Avanti%20Ed.%20Nazionale%201977-1989%20OCR/Ocr%20-D-/Avanti%20Ed.%20Nazionale%20dal%201988%20-02%20Gennaio%20pag.%2001%20al%20%201989%20-31%20dicembre%20pag.%2040/CFI0422392_19890219.93-42_0001_d.pdf#search=najibullah&page=16 ''Afghanistan, pronto il governo provvisorio''], ''Avanti!'', n. 43, 21 febbraio 1989.</ref> *In tutto il mondo ci sono soltanto due governi che hanno offerto i loro buoni uffici e che si stanno muovendo per riportare la pace nell'Afghanistan. Entrambi hanno sede a Roma: sono il governo italiano e quello del Vaticano. C'è poi un partito politico che è attivo nella medesima direzione e pure esso sta a Roma: è il partito comunista italiano.<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/Itemid,3/action,detail/id,1313_02_1989_0071_0001_12897399/ ''Intervista del presidente afghano Najibullah ad un giornale pakistano''], intervista di Anwar Iqbal, ''La Stampa'', 13 marzo 1989.</ref> *Il Pakistan ha intenzione di annettere l'Afganistan con il pretesto di formare una confederazione afgano-pakistana con il pieno appoggio e consenso da parte dei mujahiddin. [...] Questo piano di annessione è un complotto che mette il popolo afgano e la sua indipendenza di fronte ad una grande prova. Permetterete mai che ciò avvenga? Sono certo che tutti i figli afgani, siano essi schierati con il regime o con l'opposizione, saranno pronti a combattere il nemico comune in una Jihad. I nostri amici ci aiuteranno.<ref>Citato in [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/12/afgani-la-patria-la-morte-estremo-appello.html "Afgani, o la Patria o la morte". Estremo appello di Najibullah], ''La repubblica'', 12 dicembre 1989.</ref> {{Int|Da [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/03/najibullah-sicuro-sapremo-difenderci-anche-dopo.html ''Najibullah è sicuro: "Sapremo difenderci anche dopo la partenza dell'Armata Rossa'']|''La repubblica'', 3 febbraio 1989}} *L'esercito afghano, con l'appoggio del Partito democratico popolare dell'Afghanistan, sarà in grado di difendere Kabul anche dopo il completo e definitivo ritiro dell'Armata Rossa. *Il nostro esercito è in grado di difendere con le sue sole forze il popolo e la patria dando una risposta decisa, anche di natura psicologica, alla guerriglia. [...] Il potere statale ha il completo controllo della situazione, difficoltà a parte. *I legami con Mosca non solo saranno mantenuti, ma verranno rafforzati, come dimostra il massiccio afflusso di viveri e di altri generi di prima necessità nelle città dove la guerriglia islamica cerca di interrompere ogni contatto con il resto del paese. {{Int|Da [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/05/28/la-sfida-di-najibullah-nessuno-kabul-vincera.html ''La sfida di Najibullah: "Nessuno a Kabul vincerà con le armi'']|''La repubblica'', 28 maggio 1989}} *Non sono direttamente responsabile degli errori commessi durante i primi anni della rivoluzione e che essi non mi hanno coinvolto. Ma oggi sono a capo dello Stato e sono convinto di esprimere una politica che è pienamente conforme agli interessi del popolo afghano e che il partito non ha commesso errori scegliendo questa politica. *Malgrado le forti pressioni alle quali sono sottoposti per restare uniti, tra gli estremisti vi è un crescente disaccordo sulle più diverse questioni. Ciascuno cerca di imporre agli altri l'autorità del proprio gruppo. Ma nessuno di loro può vantarsi di sostenere un programma politico accettabile e rispondente ai reali interessi del popolo e del paese. *A Peshawar vi sono numerosi aspiranti al ruolo di Napoleone che si impegnano tenacemente per imporre il loro dispotismo. Ed è naturale che in un clima così teso non vi sia in questo momento spazio per altre personalità. Secondo noi Zahir Shah potrebbe svolgere un' azione costruttiva, sempre entro certi limiti. A patto però che prenda in considerazione le attuali e oggettive realtà politiche. *Eravamo certi che il ritiro delle truppe sovietiche si sarebbe tradotto in una opportunità per diversi paesi occidentali di normalizzare i loro rapporti con l'Afghanistan e mi riferisco soprattutto a quelli che avevano assunto un atteggiamento irreale nei confronti della situazione afghana. *Il Pakistan non dovrebbe più interferire in questa guerra vietando l' uso del proprio territorio all' opposizione, privandola così di tutti quei vantaggi strategici di cui oggi gode. *Gli interessi politici prevalgono su quelli umanitari, perché gli Stati Uniti e alcuni tra i loro alleati occidentali europei, vogliono soltanto cambiare e imporre all' Afghanistan un regime di loro piacimento. [...] Ci accusano di essere un regime comunista, ma questa non è una buona ragione. Ci sono molti paesi comunisti nel mondo ai quali non viene fatta la guerra e gli stessi americani fanno di tutto per migliorare i loro rapporti con l' Urss che non è certo un regime capitalista. *Nessun documento del Pdpa parla di programmi comunisti o socialisti. Il Pdpa è un partito nazionale e democratico che opera nel contesto degli interessi tradizionali e nazionali del popolo afghano. Rifiutiamo perciò qualsiasi programma sia dell' Est che dell' Ovest e ogni ideologia che non siano conformi alle condizioni e alle tradizioni della società afghana e dei suoi interessi nazionali. La propaganda occidentale che ci appiccica l' etichetta comunista dovrebbe capire che sta rendendo un cattivo servizio proprio agli interessi del mondo occidentale. *C' è un proverbio afghano che dice che un nodo che non si può sciogliere con le dita non deve essere sciolto con i denti. Noi ci aspettiamo soltanto che i paesi interessati e coinvolti in vario modo in questa crisi non usino né i denti né le forbici per sciogliere il nodo afghano ma solo e con grande attenzione le loro dita. {{Int|Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0919_01_1990_0248_0001_12618005/ ''Najib: il futuro di Kabul sono io'']|Intervista di [[Giulietto Chiesa]], ''La Stampa'', 24 ottobre 1990}} *Tutto si può negoziare, tutte le proposte si possono discutere e modificare. Ma non accettiamo che altri ci pongano pre-condizioni. Ogni pre-condizione significa ritardare il cammino verso la pace. *Non solo noi siamo contrari ad ogni ulteriore riarmo del nostro Paese, ma abbiamo proposto la smilitarizzazione completa in un determinato periodo di tempo. *Le nostre forze armate hanno il morale alto e sono pronte a difendere in ogni momento la patria e a salvaguardare la sicurezza delle aree urbane e rurali. Il popolo sostiene la riconciliazione nazionale come unica alternativa realistica. *Decine di ufficiali pachistani, alcuni dei quali abbiamo catturato, partecipano direttamente ad azioni di guerra in territorio afghano. [...] Mi chiedo: se il Consiglio di Sicurezza dell'Onu condanna Israele per il massacro dei palestinesi e per le violenze nei territori occupati, perché mai non dovrebbe condannare anche gli atti di aggressione compiuti contro l'Afghanistan? *Malauguratamente, il fatto che l'attenzione internazionale sia concentrata sul Golfo ha permesso al Pakistan di accentuare la sua pressione su di noi. Col risultato che si va creando un nuovo focolaio di tensione che contrasta col clima internazionale e mette a repentaglio la sicurezza complessiva di questa regione. ==Citazioni su Mohammad Najibullah== ===[[Giulietto Chiesa]]=== *Aveva capito perfettamente – come Gorbaciov – che la partita, cominciata da Breznev e Taraki nel 1978, era perduta. [...] Ma poi – caduto Hafizzullah Amin sotto il piombo dei «berretti verdi» inviati dal Cremlino per «correggere» la situazione – era tornato alla testa della polizia segreta e vi era rimasto per cinque anni. Questo non gli hanno perdonato e non gli perdoneranno i vincitori che oggi assediano Kabul per anticipare il piano di pace delle Nazioni Unite (e per dividersi, sul filo delle spade, il potere). *I più pessimisti gli davano qualche settimana. Ricordo la sua risata metallica, che scoprì una fila di denti impeccabili, quando commentò le profezie che lo davano per morto. 20 mesi dopo era ancora al suo posto. *Najibullah si difese, un giorno, dalle accuse di efferatezze, dicendo con un sarcastico sorriso di avere fatto la stessa carriera del presidente Bush: prima alla Cia e poi alla Casa Bianca. Ma era una battuta per platee occidentali, pacificate dal digestivo dopo lauti pranzi, non certo per le bande lacere dei contadini torturati nella prigione circolare di Puli-Charki, progettata dai mancati conquistatori britannici. *Quando lo incontrai per l'ultima volta – era l'ottobre del 1990 – eravamo tutti in un altro secolo, in un altro mondo. Il dottor Najibullah, il presidente dell'Afghanistan, il segretario generale del Partito Watan, era ancora un uomo potente e sicuro. «Se vuole vedere la pace a Kabul, tornerà presto!», mi disse. E intendeva dire che la pace l'avrebbe portata lui: che gli altri, quelli di Peshawar, non l'avrebbero spuntata. ==Note== <references /> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Najibullah, Mohammad}} [[Categoria:Comunisti in Afghanistan]] [[Categoria:Personalità della guerra fredda]] [[Categoria:Politici afghani]] bv46taafr7a4eagpfceacwzrr2kn7dd Invasione russa dell'Ucraina del 2022 0 191439 1218055 1217742 2022-07-20T20:33:29Z Mariomassone 17056 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki {{Voce tematica}} [[File:2022 Russian invasion of Ukraine.svg|thumb|]] Citazioni sull''''invasione russa dell'Ucraina del 2022'''. ==Citazioni== *A quanto pare [...] la Russia si staccherà da Internet come noi lo conosciamo e blinderà un web tutto suo, come hanno fatto da lungo tempo i cinesi. A quel punto, sarà estremamente difficile comunicare con la Russia sia via social che per email. [...] Le ripercussioni di questa decisione non tarderanno a farsi sentire in tutta Europa. Un’Europa sempre più sola, sempre più divisa e sempre più debole, prima orfana della Gran Bretagna poi disunita sulla guerra in Ucraina. ([[David Grieco]]) *Abbiamo assistito, in queste settimane – con un profondo senso di angoscia - a scene di violenza sui civili, anziani donne e bambini, all’uso di armi che devastano senza discrimine, senza alcuna pietà. L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha alcuna giustificazione... La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’[[imperialismo]] e del [[colonialismo]]. L’incendio appiccato alle regole della comunità internazionale appare devastante; destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini. Per tutte queste ragioni la [[solidarietà]], che va espressa e praticata nei confronti dell’[[Ucraina]], deve essere ferma e coesa. È possibile che questo comporti alcuni sacrifici. Ma questi avrebbero portata di gran lunga inferiore rispetto a quelli che sarebbe inevitabile subire se quella deriva di aggressività bellica non venisse fermata subito. ([[Sergio Mattarella]]) *Abbiamo fatto così tanti passi avanti e ora questo improvviso passo indietro nella storia. ([[Romano Prodi]]) *Ai pacifisti russi che ora piangono, chiedo: dove eravate quando il nostro popolo veniva perseguitato nel Donbass? Vi svegliate solo oggi perché avete paura delle sanzioni, perché i vostri figli studiano in Occidente. Andate via, emigrate, andate dove spendete i soldi che vi paga quello Stato russo che tanto disprezzate. ([[Nikita Sergeevič Michalkov]]) *C’è una lunga fila di persone che vuole arruolarsi, ma non abbiamo abbastanza armi per loro. [...] Sono persone normali, spesso non hanno mai combattuto, e sono in fila per unirsi a noi. È estremamente toccante, una grande dimostrazione di quanto il popolo ucraino odi Putin e sia contro l’aggressione russa. ([[Petro Oleksijovyč Porošenko]]) *C'è un tempo per tacere e uno per parlare. C'è un tempo per ricordare le colpe della Nato e uno per aiutare un popolo di resistenti contro un tiranno invasore. ([[Nicola Piovani]]) *Cercando di conservare la calma nonostante le immagini raccapriccianti che provengono dal fronte ucraino, non si può fare a meno di riflettere sulla fragilità dell’Unione Europea, priva di un suo governo e di un suo esercito che oggi avrebbero potuto legittimamente e concretamente tenere testa alle mire espansionistiche russe. ([[David Grieco]]) *Che cosa devono fare la Nato, l'America e l'Europa davanti alle azioni della Russia? Devono alzare le braccia e dire "prego, si accomodi"? Discutiamo ragionevolmente, ma ancora non abbiamo capito che la tecnica di Putin è quella del carciofo. ([[Antonio Caprarica]]) *Ci avete pensato? Se in Russia ci fosse la democrazia, tutto questo non sarebbe accaduto. La guerra folle cui stiamo assistendo, la colata di prepotenza e nostalgie imperiali, sarebbe impensabile. Ma la democrazia, in Russia, non c’è. C’è un uomo al comando, da ventidue anni: sempre più solo, ossessionato, imperscrutabile. Noi europei l’abbiamo accettato, con molta rassegnazione e un po’ di cinismo. ([[Beppe Severgnini]]) *Coloro che hanno concepito questa guerra vogliono solo una cosa: rimanere al potere per sempre, vivere in pomposi palazzi pacchiani, navigare su yacht paragonabili per stazza e costi all'intera Marina russa, godendo di un potere illimitato e di una completa impunità. Per raggiungere questo obiettivo sono disposti a sacrificare tutte le vite necessarie. Migliaia di russi e ucraini sono già morti solo per questo. ([[Boris Bondarev]]) *È così straziante per me che Putin stia mettendo in atto le proprie insicurezze, i propri risentimenti e le proprie lamentele contro il popolo ucraino conducendo una guerra contro uno stato più piccolo che è totalmente immotivata. Ci dice davvero tutto ciò che dobbiamo sapere su Putin. ([[Hillary Clinton]]) *Gli Ucraini stanno combattendo anche per noi, forse non per ciò che siamo diventati ma per ciò che fummo e che ancora potremmo essere. Nelle periferie di Kiev, nelle steppe sconfinate del Nipro, lungo le rive del Mar Nero, combattono idealmente i nostri nonni, quelle donne e quegli uomini estinti che, nella loro giovinezza, pur consapevoli della forza preponderante del nemico, presero le armi contro la violenza nazi-fascista. ([[Antonio Scurati]]) *Il fallito tentativo di annessione o, più semplicemente, di occupazione di tutta l’Ucraina ha fatto infuriare il presidente [[Vladimir Putin|Putin]] e adesso, a giudicare dalle azioni militari dell’esercito russo, i generali russi hanno avuto l’ordine di distruggere città e villaggi, uccidere la popolazione civile e semplicemente far sì che l’Ucraina non esista più! ([[Andrej Kurkov]]) *Il mio Paese e il mio popolo vengono bombardati. Amici e familiari si nascondono. Il mio sangue e le mie radici provengono sia dalla Russia che dall'Ucraina. Sono divisa in due mentre guardo l'orrore che si svolge, il paese distrutto, le famiglie sfollate, le loro intere vite giacciono in frammenti carbonizzati intorno a loro. ([[Milla Jovovich]]) *Il pacifismo non è un’opzione in questo conflitto. L’unico modo per resistere a Putin è con la forza. Gli invasori dicono sempre di volere la pace, perché è il modo per sovrastare le vittime. Anche Hitler diceva di volere la pace nella Francia occupata dai nazisti. ([[Slavoj Žižek]]) *Il primo punto del manifesto del [[genocidio]] ucraino è stata la negazione dell’esistenza del popolo ucraino. Insegnanti, sportivi, artisti, semplicemente i civili che parlavano ucraino venivano umiliati e [[pena di morte|condannati a morte]] delle truppe russe. L’uso della [[violenza sessuale]] come [[arma]]: donne e bambini stuprati, uomini mutilati, fosse comuni. Stupri fatti in pubblico, per umiliare pubblicamente persone che devono essere educate, stupri per intimorire. I soldati russi hanno ricevuto non solo il permesso di stupro, ma anche l’ordine di farlo. ([[Svjatoslav Ševčuk]]) *In Europa hanno risposto alla minaccia di Putin con chiacchiere e orsacchiotti: la Germania ha mandato 160 soldati in Lituania, l'Italia ha promesso mille soldati. Dall'altra parte, lo stesso Putin fa finta di essere Hitler e invece è Mussolini. ([[Edward Luttwak]]) *In questo momento c'è qualcuno che invade e qualcuno che è invaso, c'è qualcuno che ha aggredito e qualcuno che è stato aggredito: noi siamo a fianco degli aggrediti, c'è Putin che ha aggredito e Zelensky che è aggredito. È il caso di dirlo, per dire basta alle polemiche stucchevoli. ([[Matteo Salvini]]) *In [[Ucraina]] c’è stata un’aggressione non provocata, e le deboli scuse della [[Russia]] sulla denazificazione e il regime di drogati che governa a Kiev stanno diventando sempre più demenziali. ([[Margaret MacMillan]]) *L'aggressione premeditata e immotivata della [[Russia]] verso un Paese vicino ci riporta indietro di oltre ottant'anni. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all'ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. Come aveva osservato lo storico [[Robert Kagan]], oggi molto citato, la giungla della storia è tornata e le sue liane vogliono avvolgere il giardino di pace in cui eravamo convinti di abitare. Ora tocca a noi tutti decidere come reagire e l'Italia non intende voltarsi dall'altra parte. ([[Mario Draghi]]) *L'assenza di equilibri e contrappesi ha consentito a un solo uomo di far partire l'invasione del tutto ingiustificata e brutale dell'Iraq... Volevo dire, dell'Ucraina. ([[George W. Bush]]) *L’immagine di un convoglio di carri armati grande, fermo e vulnerabile che si dirige (o meno) verso Kiyiv è diventata la metafora della presidenza di [[Vladimir Putin|Putin]]. Il mondo si sta prendendo gioco della natura decrepita e amatoriale dell’esercito russo. Sembra che Mosca stia andando incontro a un conflitto lungo e sanguinoso per ottenere una qualche forma di controllo sull’[[Ucraina]], seguita da un’insurrezione ancora più lunga e sanguinosa. Questo stratega abile e astuto [...] ha inviato un esercito impreparato, mal equipaggiato e malinformato in un paese enorme che non riesce nemmeno a controllare, figurarsi a occupare. Non esattamente ‘geniale’. ([[Andrew Sullivan]]) *L’invasione russa è in stallo e per andare avanti [[Vladimir Putin|Putin]] sta scegliendo l’opzione Grozny, o Aleppo: bombardamenti indiscriminati sui civili, intere città rase al suolo. ([[Daniel Cohn-Bendit]]) *L'Italia deve condannare la guerra di [[Putin]], fermare l'espansione della [[NATO]] in Ucraina, lavorare per il ritiro russo e la creazione di uno Stato che sia centrale nella stabilità e nella sicurezza europea ma fuori dalla NATO. [[Enrico Letta|Letta]] rischia di trascinare l'Italia in guerra ed il nostro popolo, già piegato dalla pandemia e dalla crisi economica, non può pagare un prezzo incalcolabile per l’incapacità e superficialità del ceto politico dominante. ([[Luigi De Magistris]]) *L'invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in [[Europa]]. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili. Che l’integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell'[[Unione europea]] ci mettesse a riparo dalla violenza. Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre. In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici. Le immagini che ci arrivano da [[Kiev]], [[Kharkiv]], [[Maripol]] e dalle altre città dell'Ucraina in lotta per la libertà dell’Europa segnano la fine di queste illusioni. L'eroica resistenza del popolo ucraino e del suo presidente Zelensky ci mettono davanti una nuova realtà e ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili. ([[Mario Draghi]]) *L'invasione dell'Ucraina è intollerabile, è un abuso [[imperialismo|imperialista]]. Dobbiamo protestare e opporci, perché siamo tutti minacciati se il piano di Putin avrà successo. ([[Mario Vargas Llosa]]) *La guerra di aggressione scatenata da Putin contro l'Ucraina, e di fatto contro l'intero mondo occidentale, non è solo un crimine contro il popolo ucraino, ma anche, forse, il più grave crimine contro il popolo russo, con la Z cubitale che cancella tutte le speranze e le prospettive di una società libera e prospera nel nostro Paese. ([[Boris Bondarev]]) *La guerra in Ucraina è stata scatenata da Putin per coprire la corruzione, il furto ai cittadini russi. ([[Aleksej Naval'nyj]]) *La [[pace]] quando viene messa in discussione, va conquistata. Bisogna fermare l'invasore. In [[Ucraina]] c‘è una invasione violenta, distruttiva di una popolazione inerme. Perciò bisogna utilizzare tutti gli strumenti che la situazione sollecita: azione diplomatica, sanzioni di carattere economico e finanziario contro l'invasore. Al tempo stesso aiutare gli aggrediti con misure di soccorso e rafforzando la loro capacità di difendersi, quindi anche con l’aiuto militare, l’invio di armi. ([[Sergio Cofferati]]) *La prima volta è stato [[Stalin]] a tentare di assassinare l'Ucraina, ora è [[Vladimir Putin|Putin]] che la vuole uccidere, con grandissimo [[odio]]. Ma non ci riuscirà. Tutti di noi abbiamo visto le immagini dei carri armati russi che entrano nei villaggi ucraini, di anziani e donne che si piazzano davanti ai panzer e si inginocchiano. Sono immagini entrate per sempre nel mio cuore e nella mia vita. ([[Svjatlana Aleksievič]]) *La verità è risaputa. La Russia è l'unico autore di questa guerra. Quindi è difficile capire perché alcuni membri del Consiglio continuino a chiedere a "tutte le parti" di desistere. Dovrebbero chiedere esplicitamente alla Russia di fermare la sua aggressione contro l'Ucraina. ([[Linda Thomas-Greenfield]]) *Le parlo da ucraina di madrelingua russa e di origini ebraiche. Il novanta per cento dei profughi dell’Ucraina orientale che incontro parla il russo. Il nostro russo è più russo di quello di Putin perché il suo regime fa cattivo uso delle virtù della letteratura russa e abusa della memoria della Seconda guerra mondiale. Non so come la cultura russa saprà fare i conti con tutto questo. Ma il conflitto non è etnico né ha come oggetto la questione dell’idioma. ([[Katja Petrowskaja]]) *Mai un Paese che ha un pollo nel suo stemma sconfiggerà un Paese che ha una forchetta come simbolo ([[Vitaliy Kim]]) *Mosca ha mentito ripetutamente a questo Consiglio con una sfrenata serie di teorie del complotto e disinformazione, ogni falsità più ridicola dell'altra. [...] La Russia ha violato la Carta delle Nazioni Unite, ha ignorato i nostri appelli globali e unificati per porre fine a questa guerra. [...] Il messaggio che continuiamo a sentire forte e chiaro da Mosca è che non rispetta né crede nell'Onu e non sarà un attore responsabile nel sistema internazionale. ([[Linda Thomas-Greenfield]]) *Natura morta. Questa [[guerra]] sbagliata su un territorio straniero, con i suoi crimini e le sue vittime (sono già a milioni, se parliamo non solo dei morti, ma anche di coloro che sono stati feriti, che sono rimasti senza casa, senza i parenti, senza un futuro), viene condotta dall'aggressore secondo i canoni di una creazione artistica, il cinema o un libro, dove gli avvenimenti vengono decisi da colui che li crea. Solo che si tratta di un libro che viene scritto da un pessimo autore — pessimo in entrambi i sensi — perché solo una persona cattiva oltre che uno scrittore da strapazzo può infischiarsene del tutto dei suoi eroi. Gli è indifferente se vivranno o moriranno, per lui non è importante quello che vogliono o di cosa hanno bisogno, e non è assolutamente disposto a riconoscere loro alcuna libertà. L'unica cosa che lo preoccupa sono il diritto d'autore, l'affermazione della sua volontà personale e la possibilità di controllo sul testo e sugli avvenimenti. È esattamente di questo — l'affermazione della sua volontà personale, il tentativo di riscrivere la storia dell'Ucraina e dell'Europa, di cambiare il nostro presente e di predeterminare il futuro — che si sta occupando [[Vladimir Putin]]. Egli sta tentando di trascinare l'Ucraina, la Russia, l'Europa, il mondo (e tutti coloro che scorrono incessantemente l'elenco dei notiziari) in questa narrazione orrenda che lui stesso ha scritto. Fa assegnamento sul fatto che in questo libro noi esisteremo, vuole essere il nostro autore, il nostro sceneggiatore, colui che sa come cambiare la nostra vita al meglio. Come ci riesca, lo sappiamo bene. Possiamo affermare che tale è la vera essenza di una qualsiasi dittatura e la logica di un qualsiasi dittatore: l'affermazione di un solipsismo personale, lo sguardo su un mondo vivo e abitato come fosse una natura morta, su piatti inermi disposti sulla tavola, che non grideranno se verranno rotti. Mi sembra però che qui si tratti di un caso particolare: dietro il movimento dei reparti militari russi c'è il terrore reale dinanzi all'esistenza dell'Altro e la brama sfrenata di schiacciare sotto di sé questo Altro, di trasformarlo, assimilarlo, attribuirselo, fagocitarlo, divorarlo. ([[Maria Stepanova]]) *Nel famoso articolo di [[Vladimir Putin|Putin]] del luglio 2021, intitolato ''Sull’unità storica di russi e ucraini'', ha sostanzialmente affermato che l’[[Ucraina]] non esisteva come nazione separata e che l’Ucraina faceva parte della Russia. La sua invasione sei settimane fa ha dimostrato che Putin prende alla lettera la non esistenza dell’Ucraina. Il fatto che la guerra di Putin abbia incontrato grandi difficoltà non deve distrarci dalla realtà che stiamo assistendo a un tentato [[genocidio]]: cioè un tentativo di distruzione di un popolo. (Alexander Stille) *Nessuno, due mesi fa, avrebbe pensato che stava per profilarsi un accordo tra tutti i Paesi europei, tra tutti i partiti europei, tra tutti i partiti italiani. Questo è stato il grande sbaglio russo! Inconcepibile. Una mancanza di conoscenza delle democrazie. Che sono deboli, faticano a decidere ma davanti ad eventi drammatici, si uniscono. Putin non lo ha capito. Un errore storico. ([[Romano Prodi]]) *Non è un conflitto, non è un’operazione speciale, come la vogliono vendere. È un’aggressione. Un crimine contro i civili. Nessuno ci ha voluto credere, sino all’ultimo. Non potevamo immaginare che la Russia ci avrebbe fatto questo. Ci pareva impossibile. ([[Andrij Ševčenko]]) *Non so se il mondo presti davvero la stessa attenzione alle vite dei bianchi e dei neri. La crisi in Ucraina merita attenzione in quanto ha un impatto sul mondo intero, ma nemmeno una parte di essa viene data al Tigray, allo Yemen, all’Afghanistan, alla Siria e al resto. Una frazione. Devo essere schietto e onesto sul fatto che il mondo non tratti la razza umana allo stesso modo. Alcuni sono più uguali di altri. E quando dico questo, mi addolora. Perché lo vedo. È molto difficile da accettare, ma sta succedendo. ([[Tedros Adhanom Ghebreyesus]]) *Putin ha un disegno imperiale chiarissimo, non c'entra niente l'autodeterminazione del Donbass, sono chiacchiere, è come l'autodeterminazione degli altoatesini, sono storie, bufale. Il problema vero è che Putin ha un disegno imperiale e che l'Europa deve capire come contrastarlo senza precipitare in un conflitto di proporzioni immani. ([[Antonio Caprarica]]) *Putin non prenderà mai l’Ucraina, non importa quanti soldati ucciderà, quanti missili o armi nucleari userà. Noi ucraini siamo un popolo libero, con un grande futuro europeo. ([[Petro Oleksijovyč Porošenko]]) *Qual è la scusa della [[Russia]] per quello che sta facendo in [[Ucraina]] oggi? Non solo l’Ucraina non ha attaccato la Russia, ma è perfino, secondo gli stessi libri di storia russi, una «nazione sorella». Da dove viene allora questa valanga di [[sadismo]]? Qual è la ragione degli ordini dei comandanti russi, intercettati dal Servizio di sicurezza ucraino, di «bombardarli senza pietà»? ([[Oksana Zabužko]]) *[...] quella in corso è una guerra tra potenze. Le guerre tra potenze sono ideologiche. Le persone dotate di pensiero critico hanno il diritto di farsi delle domande. E chiedersi se una potenza ha provocato l'altra. [...] dire questo non significa schierarsi, significa fare un'analisi. Solo gli stupidi dicono che gli ex comunisti, o i tuttora comunisti, sono automaticamente filorussi o antiamericani. È un pensiero da gallina, se le galline non si offendono dato che oggi si offendono tutti. Quello che rivendico è la possibilità di osservare e analizzare lucidamente i fatti per come si sono succeduti. Da quando è caduta l'[[Unione Sovietica|URSS]] il metodo dell'Occidente è stato demolire tutto il blocco ex sovietico, pezzo per pezzo, facendo [[Allargamento dell'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord|avanzare minacciosamente il confine della NATO]] fin sotto Pietroburgo. Questo è accaduto perché la Russia è l'unica altra potenza che ha un deterrente atomico pari a quello americano. Aggiungo che in Siberia c'è uno dei giacimenti di terre rare – cioè minerali preziosi e, appunti, rari – più importanti del mondo e quindi ovviamente fa gola. ([[Luciano Canfora]]) *Quello che avviene in Ucraina è un crimine. La Russia è il Paese aggressore. La responsabilità ricade su una sola persona: Vladimir Putin. Mio padre è ucraino, mia madre è russa, e non sono mai stati nemici. La Russia deve fermare immediatamente questa guerra fratricida. Purtroppo negli ultimi anni ho lavorato al Primo canale, occupandomi della propaganda del Cremlino e ora ne provo molta vergogna, perché ho consentito di dire bugie alla nazione e di zombizzare i russi. Abbiamo taciuto nel 2014, quando tutto questo era solo all'inizio. Non siamo scesi in piazza quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. Abbiamo solo osservato in silenzio questo regime disumano. E ora ci ha voltato le spalle tutto il mondo, e altre dieci generazioni non si potranno togliere la macchia di questa guerra. ([[Marina Ovsjannikova]]) *Quello che è successo il 24 febbraio e che continua con l'enorme guerra che la Russia sta avendo in Ucraina ha cambiato lo scenario. Sono pronti ad attaccare un Paese vicino. Quindi quando si chiede se quello che {{NDR|i russi}} vedono è una possibilità di adesione {{NDR|della Finlandia alla Nato}}, io rispondo: voi avete causato questo, guardatevi allo specchio. ([[Sauli Niinistö]]) *Questa è una guerra totale. Putin ha deciso... di togliere l'Ucraina dalla mappa degli Stati. ([[Jean-Yves Le Drian]]) *Questa è una [[guerra]] della memoria. Ci era stato detto che l'Ottocento e il Novecento erano finiti e che le prossime guerre sarebbero state informatiche e tecnologiche: ma quello che sta accadendo adesso è una guerra ottocentesca, sul terreno, mirata contro i civili ma basata sulle memorie di un passato d’oro. La memoria qui è la parola chiave. Ed è una guerra molto emotiva: [[Vladimir Putin|Putin]] è sempre stato presentato come razionale e calcolatore, un classico uomo del Kgb senza emozioni, ma in realtà questa è una guerra emotiva. Putin gioca sulle emozioni della gente e si basa sulle emozioni: se non comprendiamo il passato non possiamo comprendere ciò che sta accadendo oggi. E quando dico il passato intendo l'interpretazione del passato, la sua riscrittura: se chiediamo agli ucraini cos'era il passato ci racconteranno una storia diversa. Quella di Putin è una interpretazione selettiva e filtrata del passato: ma gli autocrati si basano su questo. ([[Elif Şafak]]) *Questa guerra dice molto della psicologia dei due paesi. Oggi gli [[Ucraina|ucraini]] sanno chi sono molto più dei loro invasori. Hanno memoria del passato: ricordano cioè cosa significa essere assoggettati a Mosca. E guardano al futuro: sanno per cosa combattono. I [[Russia|russi]], invece, combattono prigionieri di un passato mitico, all’insegna di un’ideologia nutrita da mera propaganda. ([[Timothy Snyder]]) *Se la memoria della [[Resistenza]] avesse ancora un significato, se quella memoria occupasse ancora un autentico ruolo politico nell'Italia odierna, non fosse un mero flatus vocis strumentale, vedremmo figli e nipoti di quei partigiani, anche membri dell'Anpi, alzare la loro voce, scendere in strada per invitare i giovani ad ascoltarli, per esprimere la speranza che si formino, come in Spagna nel 1936, le Brigate internazionali. ([[Alberto Cavaglion]]) *Scopo dell’invasione raggiungere [[Kiev]], catturare e possibilmente uccidere il presidente [[Volodymyr Zelens'kyj|Volodymyr Zelensky]], distruggere il governo e annientare ogni aspirazione della società civile. ([[Timothy Snyder]]) *Se l'[[Ucraina]] cadrà nelle mani dei russi, seguiranno altre nazioni. Putin minaccia con il [[nucleare]] e continuerà ad usare questa carta. L'unica speranza è che [[morte|muoia]], altrimenti farà proprio come [[Adolf Hitler|Hitler]] quando stava dividendo l'Europa. Spaccherà le nazioni in due. ([[Serhij Stachovs'kyj]]) *So bene che queste sanzioni avranno un costo anche per la nostra economia. Abbiamo sopportato [[Pandemia di COVID-19|due anni di pandemia]]. E tutti noi desideravamo poterci concentrare sulla nostra ripresa economica. Ma credo che i cittadini europei capiscano molto bene che dobbiamo opporci a questa crudele aggressione. E questo è un costo che siamo disposti a pagare. Perché la libertà non ha prezzo. ([[Ursula von der Leyen]]) *Se potessi fare qualcosa, anche una piccola percentuale, per fermarla, lo farei senza pensarci un attimo. Ma sfortunatamente non posso. Non abbiamo il potere di influire. Ti fa sentire impotente. Chi può? Neppure l'Europa può. ([[Dar'ja Kasatkina]]) *Una rapida vittoria dell’occidente utilizzando le sanzioni economiche sembra improbabile per una serie di fattori: in primo luogo, Putin ha isolato la Russia dall’occidente sin dall’[[Annessione della Crimea alla Russia|invasione della Crimea]] nel 2014. In secondo luogo, l’autosufficienza è stata accompagnata da un tentativo di diversificazione, con un deliberato perno politico nei confronti della Cina. In terzo luogo, la Russia ha utilizzato il denaro ricevuto dalle sue esportazioni di petrolio e gas per costruire sostanziali difese finanziarie. Infine, Mosca ha immense riserve in valuta estera e, per gli standard internazionali, ha livelli estremamente bassi di debito nazionale. Mentre la pandemia ha fatto salire il rapporto debito nazionale/Pil del Regno Unito al di sopra del 100 per cento, in Russia è oggi inferiore al 20 per cento. Putin si è preparato alla guerra, ha impiegato anni per farlo, e noi? ([[Loretta Napoleoni]]) *Una Russia democratica — ripetiamolo — non avrebbe neppure concepito l’invasione della vicina Ucraina. Una Russia autoritaria, questa invasione l’ha invece immaginata, programmata, minacciata, cinicamente eseguita. E ha agito così anche perché l’Ucraina è una democrazia. Imperfetta, ma una democrazia. Kiev — nonostante le difficoltà e le false partenze — è la dimostrazione che il «mondo russo» caro a Putin non è incompatibile con elezioni libere, partiti indipendenti, libertà di espressione. Una provocazione intollerabile, per l’uomo solo al Cremlino. ([[Beppe Severgnini]]) ===[[Anne Applebaum]]=== {{cronologico}} *Non dimentichiamo [...] che stiamo parlando di una persona che potrebbe aver ucciso un milione di persone in [[Seconda guerra cecena|Cecenia]] e decine di migliaia in [[Guerra civile siriana|Siria]], dove le forze russe bombardavano gli ospedali. Il timore è che Putin usi così tanta brutalità da cancellare ogni resistenza, come ha fatto Stalin negli anni '30. Ma lui non conosce quasi l'Ucraina, non frequenta ucraini, forse pensa che non combatteranno. Potrebbe scoprire di aver torto. (25 febbraio 2022) *L'Ucraina è una democrazia, e questo per lui è un pericolo. Putin è spaventato all'idea che a Mosca possa ripetersi quello che è accaduto a Kiev nel 2014. Lo considera una minaccia personale. (25 febbraio 2022) *Ho sempre pensato che Putin fosse razionale, a suo modo. Non ha mai preso grossi rischi, in fondo. Era brutale, magari, ma non si è mai buttato in sfide che non potesse vincere. Oggi è diverso. L’invasione sembra un azzardo. [...] Sembra ossessionato e pieno di odio. Sembra entrato in una fase nuova. Non so di cosa abbia paura, se della morte o di perdere il potere. Di certo è vissuto isolato per due anni, a causa della [[Pandemia di COVID-19|pandemia]]. [...] Oggi sembra un uomo malato, disturbato. (25 febbraio 2022) *Abbiamo creduto di esserci lasciati alle spalle il XX secolo. Abbiamo pensato che non esistessero più, almeno in Europa, leader capaci di ricorrere alla brutalità di massa per raggiungere i loro scopi. Abbiamo pensato che il nostro mondo basato sulle regole fosse reale, rispettato, compreso da tutti. Ci siamo illusi che Putin pensasse come noi. (25 febbraio 2022) *{{NDR|«I russi dicono in questa fase che si stanno riorganizzando per la conquista del Donbas e che questo è sempre stato il loro obiettivo principale.»}} Questa è ovviamente una bugia, il loro obiettivo è sempre stato quello di conquistare l’intero paese, e lo sappiamo perché abbiamo visto i loro piani pubblicati persino tre giorni prima dell’inizio della guerra da un sito di notizie russo in cui si spiegavano benissimo le loro intenzioni. (22 aprile 2022) *Ogni volta che i russi si fermano in una città ucraina rapiscono o uccidono il sindaco, uccidono chiunque capiti a tiro nelle strade, fanno arresti indiscriminati, gettano i morti nelle fosse comuni, distruggono tutto, casa dopo casa. Decidere di lasciare ai russi il Donbas significa condannare decine, forse migliaia di persone all’orrore, alla fame e alla morte. (22 aprile 2022) *Per la Russia, la vittoria sfortunatamente è definita da Putin ed è la distruzione dell’Ucraina. Questo vuol dire trasformare l’intero paese in un campo di concentramento. (22 aprile 2022) *Questa è una guerra ideologica, scatenata perché Putin è convinto che l’Ucraina vada distrutta perché è una democrazia, perché aspira a essere parte dell’Europa. Lui odia la democrazia e odia l’Europa e non può sopportare che un’ex colonia russa, prima dentro l’Impero russo, poi dentro l’Unione sovietica, abbia questo tipo di aspirazioni. Non capisco quest’idea per cui i russi siano stati in qualche modo costretti a invadere. L’hanno fatto perché noi non abbiamo fatto nulla per impedirlo. (22 aprile 2022) *Chi vuole l’escalation è Putin. Noi siamo stati molto chiari nel dire che quello che stiamo facendo è aiutare gli ucraini a difendersi, che la loro è una guerra di difesa e non di offesa. Nessuno sta invadendo la Russia e nessuno dice di volerlo fare. (22 aprile 2022) *È assolutamente falso e scorretto dire che la diplomazia non sia in azione e che non ci sia dialogo. Ma perché la diplomazia funzioni, bisogna che i russi vogliano che funzioni. Prima che si arrivi a una soluzione, bisogna che smettano di combattere questa guerra. Sono stati loro a invadere. Oggi è solo difendendo l’Ucraina e respingendo Putin, facendogli capire che le sue scelte avranno delle conseguenze, che possiamo fargli accettare qualche forma di dialogo e di diplomazia. Lui crede di poter ancora ignorare i negoziati, non gli interessano. Pensa di essere forte, che alla fine la Russia non pagherà un gran pezzo e che lui resterà al potere. Perché cambi idea deve sentire l’impatto dell’isolamento. (22 aprile 2022) *Mentre noi non prestavamo attenzione, la Russia ha portato avanti per dieci anni una feroce propaganda per indurre i russi in primo luogo a odiare gli europei, a credere che l’Europa sia degenerata, divisa, impoverita, che la democrazia sia una farsa e che i politici democratici siano ridicoli. In secondo luogo che gli ucraini non sono persone reali, non meritano di esistere e di avere un loro stato, dei nemici che non meritano nemmeno di vivere. Sfortunatamente questa cosa è scaturita dalla mente di Putin e ora i russi ci credono, sia i soldati al fronte sia la gente a casa si sono convinti. Non è la prima volta che accade una cosa del genere. Stalin convinse tutti che i contadini ucraini, i kulaki, erano contro la rivoluzione e meritavano di morire di fame, perché ostacolavano la strada verso il progresso. Lo abbiamo visto anche in Europa occidentale, nel modo in cui i tedeschi parlavano degli ebrei. Conosciamo il potere di questo genere di propaganda, lo abbiamo visto molte volte in Europa. Dovremmo essere scioccati e arrabbiati nel vederlo succedere ancora. (22 aprile 2022) ===[[Óscar Arias Sánchez]]=== *Non so cosa succederà dopo la negoziazione: l’Ucraina potrebbe diventare uno stato neutrale, ma non conosco le intenzioni di Putin, né le sue richieste. Per questo, più tardi si sederanno a trattare, più morti ci saranno. *Presto o tardi dovrà arrivare necessariamente un cessate il fuoco, dunque perché continuare con la morte degli innocenti? Meglio utilizzare la diplomazia ora, meglio tardi che mai. *Vediamo tutto il giorno questa guerra in TV e sul web, perché è in Ucraina. Però ci sono conflitti in zone lontane del mondo che non sono seguite altrettanto bene. Per questo dovremmo sfruttare questa attenzione mediatica per dimostrare che possiamo fare un passo avanti e trattare per la pace e terminarla immediatamente. ===[[Joe Biden]]=== {{cronologico}} *È stato un attacco senza giustificazione, premeditato, programmato forse da mesi. Ha rifiutato i nostri tentativi per evitare un conflitto che non è necessario. Abbiamo cercato di trattare, ma il conflitto si è scatenato in maniera più violenta di quanto immaginavamo. Le accuse di Putin all’Ucraina sono una menzogna, il territorio dell’Ucraina è sovrano. Putin ha scatenato l’offensiva. Abbiamo informazione di cyberattacchi. Putin è l’aggressore e ha scelto la guerra. (24 febbraio 2022) *Andremmo a imporre un prezzo alto che dovranno pagare. Oggi il rublo è a un livello mai stato così basso come valore, il mercato azionario è crollato. Abbiamo sanzionato le banche russe, lavoriamo per impedire il lavoro alle principali banche russe. Il patrimonio dei russi in America sarà congelato, ivi compresa la seconda banca russa. In questo momento non sarà più possibile per la Russia fare investimenti in Europa e negli Stati Uniti. (24 febbraio 2022) *Sei giorni fa, Vladimir Putin ha cercato di scuotere le fondamenta stesse del mondo libero, pensando di poterlo piegare ai suoi modi minacciosi. Ma ha calcolato male. Pensava di poter arrivare in Ucraina e il mondo si sarebbe prostrato ai suoi piedi. Invece, ha incontrato un muro di forza che non aveva mai previsto o immaginato. Ha incontrato il popolo ucraino. (2 marzo 2022) *La guerra di Putin è stata premeditata e non provocata. Ha rifiutato gli sforzi di negoziato. Pensava che l'Occidente e la Nato non avrebbero risposto. E pensava di poterci dividere qui, a casa. Putin aveva torto. Eravamo pronti. (2 marzo 2022) *Il petrolio russo non sarà più accettato. Questo significa che il popolo americano darà un altro potente colpo a questa macchina da guerra. [...] Questo è un passo che stiamo facendo per infliggere ulteriore dolore a Putin, ma ci saranno ulteriori costi anche qui negli Stati Uniti. Ho detto che sarei stato onesto con il popolo americano fin dall’inizio. (8 marzo 2022) *La storia di questa guerra è scritta: lascerà la Russia più debole e il resto del mondo più forte. (8 marzo 2022) ===[[Ian Bremmer]]=== {{cronologico}} *Sicuramente chi ha conosciuto il Putin calcolatore freddo ma lucido, oggi non lo riconosce. Effetto dei due anni di isolamento? È malato? Non lo sappiamo. Di certo non sembra più avere la capacità di analisi di un tempo. (28 febbraio 2022) *La Russia sta usando solo una parte delle truppe ammassate intorno all’Ucraina. Ha la forza militare di chiudere la partita, ma dovrebbe fare un massacro a Kiev e nelle altre città: decine di migliaia di civili morti e dopo sarebbe davvero impossibile negoziare. Sarebbe come aver usato l’arma nucleare. Rischiamo di finire in una strada senza ritorno. (28 febbraio 2022) *{{NDR|«Come se ne può uscire?»}} Come a Cuba: concedendo qualcosa che consenta al presidente russo di fare un passo indietro senza perdere la faccia davanti al suo popolo. Nel 1962 i sovietici portarono via i loro missili: una vittoria americana, ma ai capi del Cremlino fu lasciata la possibilità di dire alla loro gente che, in cambio dei ritiro da Cuba, l’Urss aveva ottenuto dagli Stati Uniti la rimozione dei missili Jupiter basati in Turchia. Erano ordigni vecchi. andavano ritirati comunque. Ma bastò quello. (28 febbraio 2022) *L'invasione russa dell'Ucraina ha precipitato decine di milioni di persone in un clima spaventoso di tensioni e incertezze, e se c’è una cosa di cui oggi si può essere sicuri è questa: la Russia e l'Occidente sono entrati in guerra. (12 marzo 2022) ===[[Michail Borisovič Chodorkovskij]]=== {{cronologico}} *L'Europa deve essere unita. C'è in gioco molto di più di qualche fornitura di gas: sotto attacco sono libertà, democrazia e diritti su scala globale. *Putin ha spostato la lancetta del tempo indietro di 80 anni, facendoci tornare al 1939, quando Hitler invase la Polonia. Ha perso ogni razionalità e ogni pragmatismo. La sua emozionalità prevale sulla ragione e comprende solo il linguaggio della forza. *Gli ucraini non stanno combattendo soltanto per difendere la loro libertà, ma anche la nostra e quella di tutto il mondo libero. *Partecipare a una manifestazione oggi a Mosca ha un costo altissimo: arresto, tortura, rischio di perdere il lavoro. L'Occidente deve fare di più per sostenere i dissidenti perché il regime può ancora cambiare. Molti settori economici non condividono l'azzardo di Putin; l'esercito non è così coeso e una prolungata campagna in Ucraina con ingenti perdite potrebbe portare a una rottura. ===[[Nina Lvovna Chruščёva]]=== *Gli americani ci vogliono soggiogare, lo hanno sempre voluto. Con Putin ce l’hanno finalmente fatta provocandolo fino in fondo. *Gli oligarchi non faranno nulla. Il sistema repressivo attorno a Putin sta vivendo la sua ora migliore. Ora la polizia ha mano libera, fa quello che ha sempre sognato di fare. Lo sai che fermano i ragazzi per strada, così a caso, si fanno consegnare il telefonino e controllano chi hai chiamato, chi ti ha chiamato, ecc.? Questo non è legale neanche in Russia. E che fai? Protesti? Ti piantano della droga in tasca e ti arrestano. *La guerra è cominciata, ed è disastrosa per gli ucraini soprattutto. Le armi atomiche però le ha usate solo l’America finora, organizzando un isolamento economico e politico della Russia che ha completamente distrutto il paese. Comunque vada a finire l’America ha vinto. *Non dico che quello che sta succedendo sia colpa degli Stati Uniti, la colpa è di Putin e basta. Quello che voglio dire è che Putin ha abboccato alla politica di Biden, che negli ultimi mesi lo ha provocato facendo la voce grossa quando bisognava invece de-escalare. *Secondo me {{NDR|Putin}} ha deciso all’ultimo momento. Si spiegano così forse gli errori tattici dell’esercito. È anche vero che i russi prendono sempre decisioni sul momento, ma qui c’è anche un grande errore strategico. Qualcosa si è rotto dentro di lui, e la responsabilità di questa rottura è degli Stati Uniti. *Secondo me {{NDR|Putin}} voleva solo minacciare e farsi grande, ma quando Biden gli urlava che se avesse invaso l’Ucraina lo avrebbe punito senza tregua, lì c’è stato l’errore più grande. La diplomazia si fa a bassa voce, dietro le quinte. ===[[Aleksandr Gel'evič Dugin]]=== {{cronologico}} *Penso che stiamo parlando della liberazione dell’Ucraina. Interamente. Ecco dove ci fermeremo. (26 febbraio 2022) *Abbiamo dato l’opportunità di parlare la lingua della pace, abbiamo dato all’Occidente e a Kiev l’opportunità di parlare la lingua della diplomazia. Tutte le nostre proposte sono state respinte. Non c’era altra alternativa. (26 febbraio 2022) *Penso che finirà con l’unificazione degli slavi orientali in queste aree, l’unificazione dei tre rami degli slavi orientali – Novorussi, Bielorossi e Velikorussi – in un’unione, in un’unica configurazione come parte dell’Unione Eurasiatica. (26 febbraio 2022) *Quanto all’Ucraina, non sono affatto propenso a demonizzare lo Stato ucraino, perché quella parte degli Slavi Orientali che vengono chiamati i Piccoli Russi si è storicamente dimostrata del tutto incapace di costruire uno Stato. Ogni volta che hanno avuto la possibilità storica di costruire uno Stato, hanno fallito. Non sanno come farlo. Penso che non dovremmo biasimarli: sono nostri fratelli, è tempo che tornino nella Patria unita degli slavi orientali. (26 febbraio 2022) *Lo Stato ucraino sta per finire sotto i nostri occhi, non esiste più. Lo Stato implica una sorta di sovranità militare. Non c’è sovranità militare, non c’è Stato. Parleremo con un leader legale e legittimo dell’Ucraina – parleremo con lui di unità, relazioni fraterne, garanzie, confini. Ma non con i clown. (26 febbraio 2022) *La popolazione appoggia completamente Putin. Non c'è una vera opposizione. E non tanto perché c'è una censura contro chi critica le operazioni militari in Ucraina, ma perché il popolo russo è davvero solidale con il Presidente. [...] La percezione di una protesta interna è frutto della disinformazione dei media occidentali. (14 marzo 2022) *Attenzione: l'operazione militare in corso non è una guerra contro la Nato. Ma una operazione per difendere una zona di interesse vitale per la Russia, la quale zona a lungo è stata indirettamente occupata dal potere occidentale durante un momento di debolezza di Mosca. (14 marzo 2022) *Nessuno qui credeva in una vittoria breve. Intanto la Russia però ha il controllo totale dei cieli. La guerra durerà ancora un mese, o più, ma l'esercito russo vincerà. Non c'è alcun elemento inaspettato in questa guerra per Putin. (14 marzo 2022) *Se Washington si limita alle sanzioni, alle pressioni politiche e agli appoggi economici all'Ucraina, insomma se l'Occidente sosterrà indirettamente Kiev tutte azioni legittime non succederà nulla. Se però ci sarà un attacco diretto della Nato, allora la Russia risponderà con mezzi simmetrici. Se ci sentiremo minacciati sul nostro territorio, useremo le armi nucleari. (14 marzo 2022) ===[[Bill Emmott]]=== {{cronologico}} *Sappiamo tutti di vivere in un periodo storico temibile, il più pericoloso della maggior parte delle nostre esistenze di europei occidentali. Stiamo vivendo non soltanto una guerra, ma ben tre: una guerra armata vera e propria tra gli invasori russi e l’Ucraina; una guerra per procura tra l’Occidente e la Russia che, a differenza di conflitti simili durante la Guerra fredda, si sta combattendo proprio alla frontiera tra Russia e Nato; e infine una nuova Guerra fredda, iniziata quando, lo scorso fine settimana, sono entrate in vigore nuove draconiane sanzioni. (2 marzo 2022) *La Storia è piena di rischi sottovalutati trasformatisi e sfociati in risultati devastanti che hanno cambiato il mondo per sempre, ivi comprese, nelle rispettive specificità, le due guerre mondiali del XX secolo. Ciò che possiamo affermare con sicurezza fin d'ora, tuttavia, è che i terribili eventi della settimana scorsa segneranno l'inizio di una nuova Guerra fredda. Lo si potrà evitare soltanto nel caso di un possibile risultato: un fiasco totale della Russia che porti a destituire Vladimir Putin e ad abbatterne il regime per dare una sorta di nuovo inizio alla Russia. (2 marzo 2022) *Come sta diventando già ovvio, siamo in presenza di una frattura nei confronti della quale molti Paesi di tutto il mondo dovranno scegliere da quale parte schierarsi, proprio come durante la prima Guerra fredda. Negli ultimi anni, quando si parlava di un nuovo tipo di Guerra fredda tra Occidente e Cina, si dava per scontato che, a differenza di quanto avvenne in epoca sovietica, il mondo non si sarebbe diviso in due campi nettamente separati. Tuttavia, in seguito alla guerra reale in Ucraina, ciò appare ineluttabile. (2 marzo 2022) *In Europa noi siamo giustamente contenti di aver dato prova della nostra solidarietà e del nostro spirito di risolutezza a fronte di queste tre guerre. Sul lungo periodo, invece, il destino della nuova Guerra fredda dipenderà ancor più da quali punti di forza o lacerazioni si evidenzieranno all'interno degli Stati Uniti e da come vi risponderà la Cina. (2 marzo 2022) *A nessuno dovrebbe importare cosa pensa Mosca riguardo la candidatura alla Nato della Finlandia e della Svezia. Se, come mi aspetto, sceglieranno di proseguire su questo percorso, la ragione sarà che sono state indotte a farlo proprio a causa della guerra provocata dalla Russia in Ucraina. (1 giugno 2022) *Credo che le ripercussioni del conflitto in Ucraina dureranno per molti anni a venire. Il conflitto diretto potrebbe concludersi entro sei mesi, ma non è probabile che si arriverà a individuare una soluzione a lungo termine. Così, ogni governo europeo che ritiene che la questione di inviare centinaia di milioni di euro ogni giorno alla Russia per il suo petrolio e per il suo gas [...] diventerà più facile da sciogliere in un arco di tempo di pochi mesi, è colpevole di auto-illusione. (1 giugno 2022) *Nessun Paese può essere completamente isolato, ma di certo è possibile erigere una nuova "cortina di ferro" attorno alla Russia, separandola dall’Europa, dal Nord America e dal resto dell’Occidente e bloccando la sua partecipazione ad alcuni importanti tavoli internazionali. (1 giugno 2022) *Un tribunale in stile Norimberga potrebbe concretizzarsi solo nel caso di una sconfitta completa della Russia e con la sostituzione del regime di Putin con una nuova classe dirigente, incentivata a epurare i propri predecessori attraverso un processo per crimini di guerra. A meno che ciò non accada, chiedere un processo per "crimini di guerra" rimarrà un atto puramente simbolico: giustificato moralmente e legalmente, ma in termini politici e pratici puramente simbolico. (1 giugno 2022) ===[[Vittorio Feltri]]=== *Cari ucraini rassegnatevi ai russi, sono armati fino ai denti e vi faranno tutti a pezzi, non insistete in una difesa velleitaria. Risparmiate le vostre vite sacre. *Caro Putin, si metta una mano sul muscolo cardiaco e se lo sente pulsare: risparmi agli ucraini di essere sterminati come mosche. Che male le hanno fatto per infliggere loro un castigo tanto crudele? *Dicono che Putin non riesca a battere l’Ucraina. In realtà non spinge con le armi per evitare poi di comandare in un paese raso al suolo. *La Russia è un grande Paese che non necessita di trasformare l'Ucraina in una macelleria a cielo aperto per confermare la propria potenza. La generosità a volte è più efficace dell'arroganza. Anziché premere il grilletto, prenda una camomilla e le saremo tutti riconoscenti se cesserà le ostilità. *Ovvio che lo zar ha torto marcio e che gli ucraini essendo orgogliosi si difendono con disperazione, direi con spirito eroico. Ma il patriottismo, quando sei inferiore al nemico, serve solo a morire con onore. Ne vale la pena? ===[[Niall Ferguson]]=== {{cronologico}} *La maggior parte dei commentatori occidentali continuano a non cogliere il vero senso dell’operazione di Putin, credono che voglia restaurare l’Unione Sovietica. In verità sta cercando di far risorgere l’impero russo pre-1917, sulla scia di Pietro il Grande. *Non saranno le sanzioni occidentali a togliere il sonno a Putin ma un vero movimento di resistenza ucraino. Kiev perderà la guerra nel giro di pochi giorni, le forze armate sono già accerchiate. Ma gli ucraini hanno alle spalle una lunga storia. Non sarei sorpreso se ci fosse una resistenza prolungata nelle città che richieda una vera occupazione russa, con i rischi che ne conseguono. *Se Putin è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi in Ucraina, difficile immaginare come gli Stati Uniti e i loro alleati possano fermare la Cina a Taiwan. ===[[Alan Friedman]]=== {{cronologico}} *Siamo davanti a un tentativo di rovesciare attraverso la guerra un governo eletto in maniera democratica, questo non è accettabile nell'Europa del 2022 e invece sta accadendo davanti ai nostri occhi. *La realtà è che Putin per sopravvivere deve vendere il gas alla stessa Europa che sta attaccando. *Io temo che il disegno che ha in mente Putin sia quello di ricostituire l’Unione Sovietica anche se per lui sarà molto costoso inseguire quest’idea e già tenere sotto la sua sfera politica la stessa Ucraina. *Evidentemente il disegno geopolitico di Putin non è governato da una logica economica ma da un neo imperialismo poco aderente alla realtà. ===[[Maša Gessen]]=== {{cronologico}} *Non c'è soluzione finché Putin sarà vivo. *{{NDR|«Cosa risponderebbe a chi dice che questa guerra è colpa della Nato?»}} Rispondo che è una cazzata, che è propaganda del Cremlino e ogni volta che vi si prende parte, la si amplifica. Penso che nella politica interna russa, e nel pensiero di Putin, ci sia un importante evento che è la [[Guerra del Kosovo|guerra aerea in Kosovo]], che è molto diversa dall'idea di espansione della Nato perché il Kosovo non è membro della Nato, ma sì, quella era una campagna della Nato, e la campagna era guidata dagli Stati Uniti. Penso che ciò che è accaduto in Kosovo abbia avuto un ruolo determinante nel creare una storia che premettesse a Putin di fare quello che sta facendo e di alimentare una politica di risentimento; ciò che è accaduto in Kosovo ha avuto un ruolo importante nel creare il Putinismo e il desiderio della guerra, e ha creato una connessione forte tra la guerra in Kosovo e questa terribile guerra che vediamo. Riguardo al dire che questa guerra è generata dall'espansione della Nato è una cazzata. *La [[Fronte orientale (seconda guerra mondiale)|grande guerra patriottica]] è servita alla Russia contemporanea per giustificare tutto: il terrore staliniano arrivato prima della guerra, il predominio su mezza Europa arrivato dopo la guerra, la rivendicazione continua contro tutti i Paesi europei. Quando sceglie di combattere una guerra, la Russia deve combattere la Seconda guerra mondiale, che era una guerra contro i nazisti. La cosa incredibile è che oggi gli ucraini stanno combattendo una grande guerra patriottica, quindi sono i russi a comportarsi da nazisti, commettendo un genocidio. Quello che Putin sostiene, cioè che non esiste la nazione ucraina, è un'affermazione genocida. Scrivono ovunque la lettera Z — che è la nuova svastica — ovunque, incluse le porte delle case degli oppositori alla guerra in Russia. Stanno avendo i tipici atteggiamenti da nazisti eppure chiamano gli ucraini nazisti, mentre gli ucraini stanno combattendo la loro grande guerra patriottica. ===[[Igor' Girkin]]=== *Il nemico ha una difesa aerea ben equipaggiata e numerosa, che limita seriamente le azioni dell'aviazione tattica, che è in grado di sostenere le sue truppe sul campo di battaglia. Il nemico ha un VANTAGGIO nei mezzi di ricognizione e nell'artiglieria (droni da ricognizione di varie classi sono già presenti quasi a livello di plotone). La sua artiglieria ha buoni sistemi d’arma e personale ben addestrato. Contro i numerosi veicoli corazzati russi, le FAU<ref>Forze armate ucraine</ref> (in condizioni di difesa) sono abbastanza preparate, grazie alla quantità enorme di armi anticarro (ATGM) nelle mani della fanteria. In condizioni in cui le truppe russe dovranno prendere d'assalto un agglomerato urbano dopo l'altro, la quantità di truppe diventa determinante. In questo ambito, le FAR<ref>Forze armate russe</ref> e le MP<ref>Milizie popolari delle repubbliche separatiste</ref> ahimé, non hanno un serio vantaggio. *{{NDR|L'Ucraina}} ha le risorse umane (200-300 mila persone) e la capacità tecnica (un enorme flusso di armi varie dall'Europa e dagli USA) per non solo mantenere un numero sufficiente delle sue truppe al fronte, ma anche creare nuove formazioni. Può crearne in quantità, fino a 100 mila uomini – si tratta di circa 50 BTG<ref>Battalion tactical group</ref> comprese le riserve e la logistica nelle retrovie – cioè circa 10 divisioni al completo. E noi cosa abbiamo? Stiamo reclutando per le varie CMP<ref>Compagnie militari private</ref>, reclutando soldati a contratto negli uffici di registrazione e arruolamento militare e... questo è tutto... le MP (in quanto a mobilitazione) hanno "raschiato il fondo del barile" ma, Dio non voglia, riusciranno a rimpiazzare le perdite future alla bell'è meglio. *La Federazione Russa non ha la completa supremazia aerea semplicemente a causa del numero insufficiente di aerei d'attacco, e del numero trascurabile di droni d'attacco. Allo stesso tempo, il nemico può tenere la linea del fronte vicino a Donetsk con forze relativamente piccole, grazie all'eccellente equipaggiamento ingegneristico che è stato prodotto per molti anni, mentre i nostri brillanti politici "reggevano il moccolo di Minsk". *Senza effettuare una mobilitazione almeno parziale nella Federazione Russa, portare avanti profonde operazioni strategiche offensive nella cosiddetta "Ucraina" sarà impossibile od estremamente pericoloso. Dobbiamo prepararci a una guerra lunga e difficile, che richiederà tutte le risorse umane che ora vengono sperperate in modo mediocre per "una bandiera sopra il prossimo consiglio comunale". La facilità con cui la bandiera può cambiare nuovamente è sotto gli occhi di tutti, Gostomel e Bucha non lasciano spazio a menzogne. ===[[António Guterres]]=== {{cronologico}} *È il momento più triste del mio mandato da segretario generale Onu. Devo cambiare il mio appello: presidente Putin, nel nome dell'umanità, porta indietro le truppe russe. Questo conflitto deve fermarsi ora. (24 febbraio 2022) *Questa guerra non ha alcun senso. E causerà, se non si ferma, un livello di sofferenza che l'Europa non conosce dai tempi, almeno, della [[Guerre jugoslave|crisi balcanica]]. Quello che mi è chiaro è che questa guerra non ha senso e viola i principi della Carta Onu. (24 febbraio 2022) *L'Ucraina è in fiamme. Il paese viene decimato davanti agli occhi del mondo. L’impatto sui civili sta raggiungendo proporzioni terrificanti. Innumerevoli persone innocenti, comprese donne e bambini, sono state uccise. [...] Qualunque sia il risultato, questa guerra non avrà vincitori, solo vinti. (14 marzo 2022) ===[[Pierre Haski]]=== {{cronologico}} *Abbiamo sottovalutato la determinazione di un dittatore invecchiato, ossessionato dalla vendetta sulla storia. (24 febbraio 2022) *Questa guerra era diventata inevitabile dal momento in cui nessuno era pronto a pagare il prezzo dell’opposizione a Vladimir Putin. (24 febbraio 2022) *La deterrenza non ha più funzionato quando le uniche persone che potevano opporsi alla Russia hanno dichiarato pubblicamente che non l’avrebbero fatto. (24 febbraio 2022) *Questa guerra è un disastro globale. Sono gli ucraini che ovviamente subiranno la realtà della potenza di fuoco russa. Ma questo conflitto cambia il mondo, cambia i tempi: Putin sta commettendo l’irreparabile, sta facendo precipitare il mondo in una nuova guerra fredda, che richiederà anni per essere superata. (24 febbraio 2022) *La guerra in Ucraina è insensata, ingiustificata, ma ormai è una realtà imposta a tutti. Il 24 febbraio 2022, il mondo è diventato di nuovo terribilmente pericoloso e non siamo pronti a questo. (24 febbraio 2022) *Nessun leader occidentale lo ammetterà mai, ma Vladimir Putin ha vinto, almeno nel breve termine. La guerra massiccia scatenata dal presidente russo sull’intero territorio ucraino mette uno di fronte all’altro due eserciti asimmetrici. La battaglia è chiaramente impari. (25 febbraio 2022) *La credibilità degli Stati Uniti, appena usciti dalla [[Caduta di Kabul (2021)|disfatta in Afghanistan]], e di un’Europa che Putin disprezza è minata da tre mesi caratterizzati da un braccio di ferro che si è concluso con questa guerra che nessuno è riuscito a impedire. (25 febbraio 2022) *Al di là dell’Ucraina, vittima di un dittatore che non abbiamo saputo fermare in tempo, in ballo c’è il futuro del mondo, quello della nuova guerra fredda di cui ha parlato il presidente [[Volodymyr Zelens'kyj|Volodimyr Zelenskij]], eroe tragico di questo conflitto che viene dal passato. (25 febbraio 2022) *Di sicuro Putin scommetteva sulle divisioni dell'Europa e la mancanza di spirito d’iniziativa, ma ha innescato un processo opposto, soprattutto il 27 febbraio quando ha agitato la minaccia nucleare nel tentativo di intimidire gli avversari. Possiamo già sostenere che la storia si dividerà in un "prima" e un "dopo" la guerra d'Ucraina. (28 febbraio 2022) *Putin non si è certo impegnato in un conflitto di questa portata per poi rinunciare senza aver ottenuto nient’altro che qualche conquista territoriale che non giustificherebbe mai il costo dell’operazione. La resa non è né nella sua natura né nel suo stato emotivo attuale, a quanto pare. (1 marzo 2022) *Oggi la popolazione russa ascolta soltanto una versione, quella che parla di "de-nazificazione" dell’Ucraina, della minaccia della Nato, dell'"illegittimità" delle autorità di Kiev. Soltanto una minoranza ha i mezzi per contestare questa narrazione. [...] La potenza militare è favorevole a Mosca, ma le cose potrebbero cambiare se la popolazione russa non credesse più alle storie di Putin. Anche in una dittatura è difficile trascinare in eterno un paese in guerra contro la sua volontà. (6 marzo 2022) *La Russia ha fatto un enorme passo indietro da tutti i punti di vista. Sul piano economico l’impatto delle sanzioni ha fatto precipitare il rublo (che ha perso il 75 per cento del suo valore) e costringerà Mosca a un default sul debito. Le aziende straniere lasciano il paese e quelle che restano fanno buon viso a cattivo gioco. Il gas e il petrolio russo di cui Putin si serve come un’arma stanno perdendo il loro valore strategico.<br>Ma la nuova cortina di ferro ha un impatto soprattutto psicologico. L’esodo dei russi della classe media è inedito, e impoverisce questo paese ricco di talenti. (10 marzo 2022) *L’equazione è ormai nota: la Russia e l’Ucraina sono due grandi esportatori di prodotti agricoli, in particolare di cereali, e gli effetti della guerra si stanno già facendo sentire sui prezzi e sulle forniture. Ma il peggio deve ancora arrivare: [...] Oggi 27 paesi con una popolazione complessiva di 750 milioni di abitanti importano più del 50 per cento dei prodotti agricoli dalla Russia e dall’Ucraina. Questi paesi si trovano soprattutto in Medio Oriente e in Africa. In Egitto, paese popolato da cento milioni di abitanti, i prodotti importati da Russia e Ucraina rappresentano addirittura l’80 per cento del totale. L’argomento, insomma, è esplosivo. (25 marzo 2022) *Quella in corso non è evidentemente una guerra mondiale, ma ha comunque effetti sull’intero pianeta. [...] Non si parla solo degli oltre dieci milioni di ucraini che hanno dovuto lasciare la propria casa, dando vita alla migrazione forzata più rapida dai tempi della seconda guerra mondiale. A subire le conseguenze della guerra sono anche persone che vivono in Perù, in Tunisia o in Sri Lanka, per cui il prezzo del pane decolla e quello del carburante schizza alle stelle, mentre cominciano a mancare concimi e alcuni componenti e le spedizioni sono in ritardo o vengono bloccate. Queste persone vivevano già nella precarietà, ma la guerra, anche se lontana, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. [...] La guerra in Ucraina, dunque, non ha soltanto conseguenze geopolitiche. Come "l’effetto farfalla" di cui parlano gli scienziati, questa crisi produce un’onda d’urto che percorre tutto il mondo. (7 aprile 2022) ===[[Paolo Inzerilli]]=== {{cronologico}} *Io ho due pallini, la storia e la geografia, ma in genere la gente evita di ricordare ciò che è successo nel passato. La Russia, fin da quando era zarista, è sempre stato un Paese a disagio perché si è sempre sentita circondata, in qualche modo bloccata, sentivano di non avere libertà di movimento. Con l'Unione Sovietica era lo stesso, perché è stata creata la NATO contro l'eventuale espansionismo sovietico. La situazione, dunque, si è tramandata. Tutto quello che sta succedendo adesso, perciò, è sempre dovuto al fatto che la Russia, non più Unione Sovietica, ha paura, si sente circondata da Paesi ostili. E il presidente dell'Ucraina, [[Volodymyr Zelens'kyj|Zelensky]], a mio parere fa una dimostrazione di forza quando in effetti tutto quello che la Russia ha chiesto è la dichiarazione ufficiale di non ingresso dell’Ucraina nella NATO e la demilitarizzazione del Paese. Ecco, non mi sembrano richieste assurde, ma Zelensky non ne vuole sapere. *Prima che iniziasse il conflitto, gli Stati Uniti dissero che se la Russia avesse invaso l'Ucraina, loro, come Stati Uniti e non come NATO, sarebbero intervenuti per difenderla. Poi hanno cambiato le dichiarazioni, cominciando a parlare di invio di aiuti, che significa quattrini, ed è ben diverso. Ecco perché valutando la situazione attuale mi sento più russo che ucraino, perché penso sempre che il compito di un presidente di un Paese è prima di tutto quello di salvare la pelle dei cittadini e non di compiere gesti di forza per una libertà che in pratica esiste e che invece secondo Zelensky non esiste. Per quel che mi riguarda oggi il problema di questa guerra si chiama Zelensky. *{{NDR|Parlando di [[Vladimir Putin]]}} Lui vuole solo fare in modo di non avere i Paesi NATO al confine. Se l'Ucraina entrasse nella NATO significherebbe avere i missili a 180 chilometri da Mosca, e onestamente voglio vedere chi ha qualcosa da protestare. Non dico a cannonate, ma coi missili di oggi 180 chilometri sono una distanza ridicola. L'Ucraina, dunque, fa storia a sé. Io credo che nessuno in questo momento sia disposto a farsi ammazzare per bloccare Putin, dunque oggi la NATO dovrebbe concedere a Putin la demilitarizzazione dell'Ucraina insieme a una dichiarazione ufficiale di non ingresso nella NATO. Non si fa la guerra, con già migliaia di morti da una parte e dall'altra, per un principio primo di una parte, non un principio primo del mondo. ===[[Boris Johnson]]=== *Di certo c’è una profonda analogia tra il comportamento di Putin e quello di [[Slobodan Milošević|Slobodan Milosevic]] in Serbia negli anni Novanta. Entrambi al potere per molto tempo, entrambi sempre più autocratici, entrambi che per cementare la loro posizione politica hanno trovato una causa nazionalista. Come Milosevic con il Kosovo, Putin ha fatto con Kiev e la distorta visione delle origini della religione e della cultura ortodossa. È questo l’incubo che ora abbiamo davanti. *Dico agli ucraini, in questo momento di agonia, che siamo con voi. Preghiamo per voi e le vostre famiglie e siamo dalla vostra parte. E se i mesi a venire saranno cupi e la fiamma della libertà si spegnerà, so che in Ucraina risplenderà di nuovo perché nonostante tutte le sue bombe, carri armati e missili, non credo che il dittatore russo potrà mai domare il sentimento nazionale degli ucraini e la loro appassionata convinzione che il loro paese dovrebbe essere libero. *{{NDR|Putin}} non crede affatto che l'Ucraina sarebbe entrata nella Nato {{NDR|né}} a quella roba semi mistica sulle origini del popolo russo, quel mix di [[Nostradamus]] e Wikipedia russa. [...] Penso che tema l'Ucraina perché in Ucraina ci sono libera stampa e libere elezioni. *Questa orribile e barbara avventura di Vladimir Putin deve finire con un fallimento. E quindi dico al popolo russo, il cui presidente ha appena autorizzato un'ondata di violenza contro un popolo slavo, ai genitori dei soldati russi che perderanno la vita: non posso credere che questo sia stato fatto in vostro nome o che vogliate davvero lo status di "paria" che porterà al regime di Putin. *{{NDR|Putin}} si è ficcato in un vicolo cieco con la sua folle invasione e, visto che non c’è via di uscita, continua a distruggere l’Ucraina e a polverizzare innocenti, in città europee innocenti, in una missione irrazionale e catastrofica. Vuole smembrare il diritto degli ucraini di difendersi da soli e il nostro legittimo diritto da europei di sostenere la resistenza degli ucraini. Non ci riuscirà. *Se Putin fosse una donna, cosa che ovviamente non è, ma se lo fosse, penso davvero che non si sarebbe avventurato in una guerra folle e machista di invasione e violenza come ha fatto lui. [...] Se volete un esempio perfetto di mascolinità tossica, è quello che sta facendo in Ucraina. ===[[Kaja Kallas]]=== *Il Cremlino sta cercando di costruire un altro muro di divisione in Europa e questa volta l’Estonia ha la fortuna di trovarsi dalla parte giusta. Lo stesso non si può dire per l’Ucraina. *L’Ucraina non è vittima di un errore di calcolo una tantum da parte di un pazzo. Stiamo assistendo a una campagna a lungo pianificata dal Cremlino per esercitare il controllo sui Paesi vicini con la forza bruta, indipendentemente dal costo umano. Abbiamo bisogno di pazienza e perseveranza a lungo termine con politiche per fermare questa aggressione e anche per prevenire quelle future. Resistere alla tirannia ha un costo per tutti noi. Il gas può essere costoso, ma la libertà non ha prezzo. Spetta a ogni governo decidere quanto del peso del suo popolo è pronto a sopportare. Ma è ugualmente necessario trasmettere il messaggio alla nostra gente: qual è il problema del nostro prossimo oggi sarà il nostro problema domani. Siamo tutti in pericolo quando la casa del nostro vicino va a fuoco. *La Russia è la minaccia più diretta alla sicurezza europea in questo momento. In effetti, se dovesse farla franca con la sua aggressività, minerebbe la pace e la sicurezza in tutto il mondo: se l’aggressione paga da qualche parte, diventa un invito a usarla altrove. Questo è il motivo per cui siamo così impegnati ad aiutare l’Ucraina a respingere l’aggressione russa. Ciò che stiamo difendendo è l’idea stessa di libertà, integrità territoriale e sovranità, ovvero il diritto di esistere come Paese e il diritto di vivere liberi dalle repressioni. ===[[Vladimir Kara-Murza]]=== *Attaccando l'Ucraina, Putin correrebbe un rischio. In passato i leader russi non hanno avuto molto successo con le "piccole guerre vittoriose" lanciate per scopi di politica interna: dalle disastrose campagne del regime zarista in Crimea e in Giappone nell'ottocento e all'inizio del novecento fino all'invasione dell'Afghanistan negli ultimi anni dell'Unione Sovietica. Il risultato di solito è l'opposto di quello sperato. *È difficile dire se l’opposizione interna alla guerra possa avere qualche effetto concreto. Ma di certo gli esponenti dell’élite culturale russa che alzano la voce contro l'ennesima aggressione del Cremlino stanno difendendo l'onore della nazione come fecero i sette manifestanti che nell'agosto 1968 protestarono sulla piazza Rossa contro l'[[Primavera di Praga|invasione sovietica della Cecoslovacchia]]. *Per un leader come Putin, ossessionato dalla storia russa, sarebbe una beffa inciampare in uno degli errori più comuni della tradizione politica nazionale. ===[[Sergej Karaganov]]=== {{cronologico}} *L'Ucraina è stata costruita dagli Stati Uniti e altri Paesi Nato come una punta di diamante, forse di aggressione o almeno di pressione, per avvicinare la macchina militare occidentale al cuore della Russia. Vediamo ora quanto si fossero preparati alla guerra. *Non credo che avremo un cambiamento al potere in Russia, perché stiamo combattendo una guerra di sopravvivenza. È una guerra contro l'Occidente in cui la gente si raccoglie intorno al leader. E negli Stati Uniti nessuno ha pagato per la guerra in Iraq, quindi abbiamo i nostri dubbi sull'efficacia della democrazia. *Vediamo l'espansione occidentale in atto e la russofobia raggiungere livelli come l'antisemitismo tra le due guerre. Quindi il conflitto stava già diventando probabile. E abbiamo visto profonde divisioni e problemi strutturali nelle società occidentali. Così il Cremlino ha deciso di colpire per primo. Tra l'altro, questa operazione militare sarà usata per ristrutturare l'élite e la società russa. Diventerà una società più militante, basata sulla nazionalità, spingendo fuori dalla classe dirigente gli elementi non patriottici. *Gli americani e i loro partner della Nato continuano a inviare armi all'Ucraina. Se va avanti così, gli obiettivi in Europa potrebbero essere colpiti o lo saranno per interrompere le linee di comunicazione. Allora la guerra potrebbe vivere un'escalation. È sempre più plausibile. *La guerra sarà vittoriosa, in un modo o nell'altro. Presumo che ci sarà anche la denazificazione, come in Germania e in Cecenia. Gli ucraini diventeranno molto più pacifici e amichevoli con noi. *L'Occidente ha scatenato diverse aggressioni. Ora siamo sullo stesso terreno morale. Ora siamo uguali, stiamo facendo più o meno come voi. Mi dispiace che abbiamo perso la nostra superiorità morale, ma stiamo combattendo una guerra esistenziale. *Vinceremo noi, perché i russi vincono sempre. Ma nel frattempo perderemo molto. Perderemo persone. Perderemo risorse e diventeremo poveri, per il momento. Ma siamo pronti a sacrificare tutto ciò per costruire un sistema internazionale più vitale. ===[[Garri Kimovič Kasparov]]=== {{cronologico}} *A differenza di Hitler negli anni ’30, ha fatto tutto alla luce del sole. Nel 1939 non avevamo tecnologie per controllare come Hitler si preparasse all’attacco sulla Polonia. Stavolta abbiamo visto tutto, Putin non si è mai nascosto. Ha anche costruito la più influente rete di lobbisti e agenti in giro per il mondo. Chamberlain, Daladier e quelli che rifiutarono azioni forti contro Hitler a metà degli anni ‘30 si sbagliarono. Ma Chamberlain non ha mai fatto affari con Hitler. Puoi pensare che sia stato ingenuo. Ma i politici di oggi hanno preferito continuare a fare affari con Putin e molti di loro essere anche nel suo libro paga. *Putin non ha mai nascosto le sue intenzioni, è stato sincero come Hitler in Mein Kampf. Sono anni che dice che l’Ucraina non è uno Stato sovrano. Se ne sono lavati tutti le mani. Ha detto che il collasso dell’Urss la più grande catastrofe geopolitica. Ha messo sul tavolo la sua visione strategica molto apertamente almeno da 15 anni. È stato sempre molto coerente nel portare avanti il suo programma. E poiché non ha visto nessuna vera risposta dal mondo libero, si è detto: perché no? Posso fare qualsiasi cosa. *Tagliate fuori la Russia dai mercati finanziari globali. Assicuratevi che il sistema finanziario del Paese non sia più sostenibile e non possa generare risorse per la macchina da guerra di Putin. Anche se lui sta seduto su riserve liquide da oltre 600 miliardi di dollari. *L’Ucraina è disposta a combattere, ma dall’annessione della Crimea nel 2014 il mondo libero si è rifiutato di armarla. Se oggi avesse un decimo delle armi che gli americani hanno abbandonato in Afghanistan, diventerebbe la tomba dell’esercito russo. *Tutte le persone del mondo libero devono dimettersi dalle aziende del sistema putiniano. Se non lo fanno, vanno trattate come complici di crimini di guerra. *Se vince, è un segnale a tutti i dittatori del mondo che le sole cose che contano sono la forza dell’esercito e come usi il denaro sporco per corrompere i politici. ===[[Roman Kostenko]]=== *Di mestiere mi occupo di far esplodere le cose, se bisognerà far esplodere i russi lo faremo, pur di liberare la mia terra. *Oggi abbiamo molte città distrutte, ma moralmente è più facile, perché questa guerra non la stiamo combattendo da soli, come nel 2014, quando dovevamo dimostrare che la Russia era un aggressore. Il nemico ha scoperto la sua faccia, capiamo che il mondo è dalla nostra parte. *Se ci sediamo ora al tavolo con Mosca sappiamo cosa chiederà, e vuole troppo. Dobbiamo prima spingere il nemico fuori dal territorio che avevamo al 24 febbraio, poi potremo decidere cosa sarà del Donbass e della Crimea. Non vogliamo accettare che il Donbass diventi Russia. ===[[Paul Krugman]]=== {{cronologico}} *Prima che Putin invadesse l'Ucraina, potevo descrivere la Federazione Russa come una potenza di medie dimensioni che faceva il passo più lungo della gamba, in parte sfruttando le divisioni e la corruzione dell’Occidente, in parte mantenendo un esercito potente. Da allora, tuttavia, sono diventati chiari due aspetti. Il primo, le illusioni di grandezza di Putin. Il secondo, la Russia è persino più debole di quanto la maggioranza delle persone, incluso il sottoscritto, sembravano aver compreso. [...] La verità è che ero stato generoso nel descrivere la Russia persino come una potenza di medie dimensioni. L’Inghilterra e la Francia sono potenze di medie dimensioni; il prodotto interno lordo della Russia è solo un po’ superiore alla metà di ciascuna di esse. Sembrava rilevante che uno Stato con tale ridotta consistenza potesse sostenere un esercito di prima categoria e altamente sofisticato – e forse non poteva sostenerlo. (28 febbraio 2022) *Prima dell’invasione era un luogo comune sostenere che Putin avesse creato la “fortezza Russia”, una economia immune alle sanzioni economiche, per aver accumulato un ampio bottino di guerra di riserve in valute straniere. Adesso, tuttavia, discorsi del genere sembrano ingenui. Cosa rappresentano, dopo tutto, le riserve di valute straniere? Non sono valige di denaro contante. Per la maggior parte consistono di obbligazioni sui debiti pubblici – ovvero, asset che possono essere congelati se la maggior parte del mondo è unita nella repulsione contro una aggressione militare di un Governo ribaldo. (28 febbraio 2022) *A Putin resta un asso nella manica: politiche inconcludenti hanno reso l’Europa profondamente dipendente dal gas naturale russo, potenzialmente inibendo la risposta dell’Occidente alla sua aggressione.<br>Ma l’Europa principalmente consuma il gas per il riscaldamento; il consumo di gas è due volte e mezzo più elevato nell’inverno rispetto all’estate. Ebbene, l’inverno arriverà presto – e l’Unione Europea ha il tempo per prepararsi ad un altro inverno senza il gas russo, se ha la volontà di fare alcune scelte difficili. (28 febbraio 2022) *Il miracolo ucraino potrebbe non durare. Il tentativo di Vladimir Putin di ottenere una vittoria rapida a buon mercato, impadronendosi delle città importanti con forze relativamente leggere, si è trovato di fronte ad una resistenza importante, ma i carri armati e l’artiglieria pesante procedono. E nonostante l’eroismo incredibile del popolo ucraino, tuttavia è più probabile che alla fine la bandiera russa verrà piantata sulle macerie di Kiev e di Kahrkiv.<br>Ma anche se accadrà, la Federazione Russa rimarrà più debole e più povera di quello che era prima dell’invasione. La conquista non paga. (1 marzo 2022) *In una [...] economia globale è difficile conquistare un altro paese senza tagliare con grandi costi quel paese – e gli stessi vincitori – dalla divisione internazionale del lavoro, per non dire dal sistema finanziario internazionale. Mentre stiamo parlando, possiamo osservare quella dinamica in atto nella Russia. (1 marzo 2022) *Non è straordinario e terribile ritrovarci in una situazione nella quale i fallimenti economici di Hitler ci dicono cose utili sulle nostre prospettive future? Grazie, Putin. (1 marzo 2022) *I contadini antichi e del medioevo probabilmente non si curavano di chi li stava sfruttando; diversamente dai lavoratori moderni. Il tentativo di Putin di impadronirsi dell’Ucraina sembra basarsi non solo sul suo convincimento che non esista qualcosa come la nazione ucraina, ma anche sull’assunto che gli stessi ucraini possano essere persuasi a considerarsi russi. Sembra molto improbabile che ciò accada, dunque anche se Kiev ed altre importanti città cadranno, la Russia si ritroverà a spendere anni nel tentativo di sottomettere una popolazione ostile. (1 marzo 2022) *I simpatizzanti americani di Putin stanno avendo un'illuminazione. Non si tratta tanto del fatto che Putin si stia rivelando un tiranno disponibile ad uccidere un gran numero di persone innocenti – lo sapevano o avrebbero dovuto già saperlo. Il problema è che l'uomo forte che ammiravano – colui che Donald Trump elogiava come un "esperto" e un "genio" appena prima che invadesse l'Ucraina – si sta rivelando essere considerevolmente debole. E non è un caso. La Russia è di fronte ad un disastro precisamente perché è governata da un individuo che non accetta critiche e non tollera dissensi. (10 marzo 2022) *Putin si è circondato di persone che gli dicono quello che vuol sentirsi dire. Tutte le indicazioni sono che egli è finito in questa debacle credendo alla sua stessa propaganda sia sul valore marziale del suo esercito che sull’entusiasmo degli ucraini a sottomettersi al comando russo. (28 marzo 2022) *Le pesanti perdite subite dall’esercito non "politicamente corretto" della Russia nel momento in cui non è riuscito a sovrastare le inferiori forze ucraine, ha confermato quello che chiunque abbia studiato la storia sa: le guerre moderne non vengono vinte con un machismo da gradassi. Il coraggio e la resistenza, fisica e morale, sono come sempre essenziali; ma lo sono altrettanto cose materiali come la logistica, la manutenzione degli automezzi e i sistemi di comunicazione effettivamente funzionanti. (28 marzo 2022) *La risposta di Putin al fallimento in Ucraina è stata estremamente trumpiana: insistere che l’invasione stava tutta procedendo "secondo i programmi", rifiutare di ammettere di aver fatto alcun errore e lamentarsi della cosiddetta "[[Cancel culture|cultura della cancellazione]]". Mi aspetto quasi che pubblichi mappe delle battaglie rozzamente modificate con un pennarello ''Sharpie''. (28 marzo 2022) *L'America, per quanto non impegnata direttamente nei combattimenti, sta una volta ancora facendo quello che fece l’anno prima di Pearl Harbor: con l’aiuto dei nostri alleati, stiamo funzionando come "arsenale della democrazia", dando ai difensori della democrazia i mezzi materiali per combattere. (28 aprile 2022) *L’economia della Russia può essere molto più grande di quella dell’Ucraina, ma è poca cosa a confronto dell’economia americana, per non dire delle economie congiunte degli alleati occidentali. E con la sua limitata base economica, non sembra che la Russia abbia la capacità si rimpiazzare le sue perdite sul campo di battaglia; gli esperti occidentali credono, ad esempio, che sino a questo punto i combattimenti in Ucraina siano costati alla Russia il valore di due anni di produzione di carri armati. (28 aprile 2022) *Se l’Ucraina davvero vincesse, quello sarebbe un trionfo per le forze della libertà dappertutto. Gli aspiranti aggressori e criminali di guerra subirebbero una interruzione. I nemici occidentali della democrazia, molti dei quali erano sino all’altro ieri tifosi di Putin, riceverebbero una lezione pratica sulla differenza tra gli atteggiamenti ''macho'' e la vera forza. (28 aprile 2022) ===[[Dmytro Kuleba]]=== *Gli appelli a evitare di umiliare la Russia non possono che umiliare la Francia e qualsiasi altro paese che dovesse ripeterli, perché la Russia si sta umiliando da sola. Piuttosto dovremmo concentrarci sul modo di rimettere la Russia al suo posto. Solo così sarà possibile ottenere la pace e salvare vite umane. *Il patriarcato di Mosca si è schierato da subito con Putin e con l’aggressione, si sono allineati con un leader che oggi è assolutamente distante da Dio. Le sofferenze, i danni, i crimini della guerra sono addirittura blasfemi. *L’errore europeo è sempre stato quello di non provocare la Russia per evitare reazioni. Vi abbiamo ascoltato e siamo stati comunque attaccati senza che noi facessimo alcuna provocazione. La lezione è che Putin comprende soltanto il linguaggio della forza, disprezza l’Europa imbelle che resta sulla difensiva. Putin attacca quando il nemico è debole o crede che lo sia. Ecco il motivo per cui dobbiamo restare forti e uniti. Il suo errore è che ha sottovalutato la capacità ucraina di combattere e anche la volontà europea di reagire unitariamente con sanzioni e invio di armi. *Sappiamo che in Italia ci sono forze vicine a Putin: vorrei dire che ciò è immorale, illegale e politicamente perdente. Chi sta con Putin sostiene i crimini di guerra. *Vorrei dire che coloro che rifiutano l’invio di armi all’Ucraina in realtà sostengono la continuazione della guerra. Prima noi saremo in grado di espellere i russi e prima la guerra sarà finita. ===[[Sergiy Kyslytsya]]=== {{cronologico}} *Se Putin vuole uccidersi non c'è bisogno di utilizzare le testate nucleari, basta che faccia come quel signore lì a Berlino nel suo bunker nel 1945. *Come sempre, la Russia nega che i suoi soldati siano fatti prigionieri dallo Stato. A questo proposito, l'Ucraina ha aperto una linea diretta, intitolata "Torna vivo dall'Ucraina" per i parenti dei soldati russi che non sanno dove si trovano e non possono contattarli. Durante la prima ora di lavoro, sono state ricevute oltre 100 chiamate da parte di madri russe. Peccato però che oggi, per decisione del Procuratore generale della Federazione Russa, la linea e il sito dedicato siano stati chiusi. *La "z" che campeggia sui veicoli militari russi viene interpretata da alcuni come ''Za pobedy'' in russo, cioè "per la vittoria". Altri ci vedono ''Zapad'', cioè "Ovest". Io insisto nel dire che la "z" sta per ''zveri'', cioè "bestie". ===[[Sergej Viktorovič Lavrov]]=== {{cronologico}} *Non abbiamo in mente di attaccare altri paesi. E prima di tutto non abbiamo attaccato l'Ucraina. (10 marzo 2022) *Non vogliamo rovesciare Zelensky. Non puntiamo a un cambio di regime a Kiev, questa è una specialità degli americani. Non chiediamo nemmeno che si arrenda. Quello che chiediamo è che interrompa le ostilità e lasci andare i civili. Vogliamo fare in modo che dall'Ucraina non vengano più minacce per la Russia. (1 maggio) *La Russia non ha mai interrotto gli sforzi per arrivare a un accordo che eviti una guerra nucleare, una Terza guerra mondiale. Sono i media occidentali ad aver travisato i nostri messaggi e ad aver dato una rappresentazione scorretta dei nostri obiettivi in questa operazione. (1 maggio) ===[[Enrico Letta]]=== {{cronologico}} *Ci sono tre elementi che Putin forse non aveva previsto nella sua folle scelta: confidava in una guerra-lampo, nel non avere soverchi problemi in un territorio che già considerava 'casa sua' e nel trovare una reazione molle. Così non è. Il mondo intero gli si sta rivoltando contro. E la sua immagine, che in certi ambienti era persino positiva, ora è negativa per tutti. *Qua si vuol fare dell’Ucraina una nuova Bielorussia. Ecco, Putin oggi è un nuovo Lukashenko, un dittatore. È uno spartiacque della storia. *Questo è un confronto in cui sono i principi di libertà e democrazia a essere messi in gioco, anzi, la stessa Unione Europea è in gioco. *Ora va fermato Putin, quel che ha attuato non è scusabile con nessuna ragione storica, è di una gravità senza fine. È il fatto più rilevante di questo secolo dall’11 settembre. Faccio tale paragone non perché reputi il presidente russo un talebano, ma per il terremoto a livello delle relazioni internazionali che causa. *{{NDR|Putin}} ha sempre avuto un filo di contatto con quelle logiche storiche, però mi ha stupito la sua irrazionalità, il pensare di farla franca, di non far patire al popolo russo pesanti conseguenze, che dureranno a lungo. [...] Francamente non riesco a vedere dove porti un piano simile. E credo che, alla lunga, arrecherà a Putin anche problemi di gestione interna in un Paese che ha sì risanato il bilancio, ma che ha una struttura debolissima, con un Pil inferiore a quello dell’Italia, un Paese che è tutto energia e armi e non è riuscito a diversificare la sua economia. ===[[Nicolai Lilin]]=== {{cronologico}} *La colpa è di tutti, degli Stati Uniti d'America, di Biden in primis che è un guerrafondaio, una persona veramente sgradevole, un politico poco lungimirante e provocatorio. (25 febbraio 2022) *Spero che non duri a lungo, ma da come si muove l'esercito russo, hanno già circondato l'Ucraina, i punti nevralgici vengono presi abbastanza in fretta, dovrebbe essere così. Per fortuna non trovano la resistenza perché per la gran parte degli ucraini combattere per questo governo e politicanti non è importante. I militari si arrendono in massa, i civili stanno nelle case e aspettano la fine. (25 febbraio 2022) *Il conflitto attuale ha il suo inizio dai massacri che l’esercito ucraino con l’aiuto delle milizie nazionalistiche ha compiuto verso le popolazioni filorusse delle regioni del Donbass, territori industriali, dove c’è da sempre una forte identità del movimento operaio. Secondo l’Osce questi eventi hanno provocato tra i 14mila e 16mila morti. La Russia si è sentita isolata e minacciata, nel colpevole silenzio dell’Occidente, fino ad arrivare al tragico momento attuale. (6 marzo 2022) *Nella comunità russa italiana c'è forte preoccupazione, paura di esser licenziati perché russi, paura per i bambini che vengono discriminati, paura per le proprie attività lavorative perché boicottate. Vi sembra normale che mia figlia tornata a casa da scuola mi chieda preoccupata se è vero che "noi russi siamo cattivi?". Mia figlia non sa neanche chi sia Putin. (6 marzo 2022) *I miei pensieri sono tutti per i civili che stanno soffrendo per una guerra crudele; se mi chiedi però di fare una valutazione geopolitica non posso non notare che è da qualche anno che il mondo va sempre di più verso oriente, verso la Cina. Gli Stati Uniti non hanno più l’egemonia di un tempo, credo sia poco saggio forzare la mano con la Russia di Putin. Siamo a un cambio totale della politica mondiale, l’Ucraina è purtroppo una moneta di scambio. (6 marzo 2022) *Questo conflitto è anche un modo di addestrare a prezzo di altissime perdite un gran numero di personale. Alla fine hanno fatto così anche con la Cecenia. Mandano i giovani con una percentuale di soldati esperti che gli insegnino il mestiere... Spietato ma funzionale. (26 marzo 2022) ===[[Aleksandr Lukašenko]]=== *Oggi non è Zelensky a guidare l’Ucraina. Tutto finirebbe in una settimana, se Joe Biden lo volesse. Ma gli Usa vogliono cogliere l’attimo, legare a sé i propri alleati e affondare la Russia con la guerra in Ucraina. Il loro obiettivo è sistemare la Russia e poi la Cina. *Si parla tanto di settore bancario, gas, petrolio, Swift. È peggio della guerra. La Russia viene spinta verso una terza guerra mondiale. Dovremmo essere molto riservati e stare alla larga da essa. Perché la guerra nucleare è la fine di tutto. *Usare armi nucleari in Ucraina sarebbe inaccettabile. Non solo perché è proprio accanto a noi, non è oltreoceano come gli Stati Uniti, ma anche perché potrebbe scagliare la nostra palla terrestre fuori dall’orbita, a fluttuare chissà dove. Ma se la Russia ne sia capace o meno questo non lo so, dovete chiederlo a Putin. ===[[Sanna Marin]]=== {{cronologico}} *Quando guardiamo alla Russia, vediamo un tipo di Paese molto diverso da quello che abbiamo visto solo fino a pochi mesi fa. Tutto è cambiato quando Mosca ha attaccato l'Ucraina e personalmente penso che non possiamo più fidarci che ci sarà un futuro pacifico accanto alla Russia. (15 maggio 2022) *Non avremmo fatto questa scelta {{NDR|di aderire alla Nato}} se non avessimo pensato che avrebbe rafforzato la nostra sicurezza nazionale. La minaccia nucleare è gravissima ma non può essere isolata in una sola regione. Penso che essere all'interno della Nato ci darà sicurezza perché anche la Nato ha armi nucleari e ci sarebbe una risposta se la Russia le usasse, quindi questa decisione ci rafforza, non ci indebolisce. (15 maggio 2022) *La parte giusta della Storia è quella che sostiene l'Ucraina perché l'Ucraina è stata attaccata: gli ucraini sono le vittime della guerra. Putin uccide i civili, bambini, madri, anziani, gente che non aveva minacciato la Russia in alcun modo: noi dobbiamo essere con loro, dal lato giusto della Storia. (19 maggio 2022) *Era chiaro che discutere l'adesione alla Nato sarebbe stato un punto di arrivo naturale per la Finlandia e la Svezia. Lo vedevo però nel futuro, fra cinque o dieci anni, non ora. [...] L'aggressione all'Ucraina ha cambiato tutto. (19 maggio 2022) *{{NDR|«Come spiega l'assalto di Putin all'Ucraina?»}} C'è una sola persona che può rispondere: Putin. Personalmente, non vedo alcuna ragione per questa guerra. Vedo solo sofferenza, conseguenze drammatiche, solo scenari orrendi. Ma Putin ha un modo di pensare molto diverso rispetto a noi Paesi democratici occidentali. (19 maggio 2022) *{{NDR|«Putin giura che "rinunciare alla neutralità è un grave sbaglio". Lo è?»}} Per noi? Assolutamente no. Abbiamo preso questa decisione perché vogliamo massimizzare la nostra sicurezza. Non è contro qualcuno o qualcosa. È per la nostra protezione. Non è un errore. È la reazione naturale della Finlandia davanti alla guerra di Putin contro un Paese del nostro vicinato. Mi sembra una decisione molto pragmatica. (19 maggio 2022) *È comprensibile che i cittadini abbiano paura di un'escalation e che il conflitto si allarghi. È una emozione naturale. Nessuno vuole la guerra, ma la guerra c'è. E allora bisogna anche essere coraggiosi, e accertarsi di essere dalla parte giusta della Storia. (19 maggio 2022) ===[[Fabio Mini]]=== *Il falso è che la guerra sia cominciata con l'invasione russa dell'Ucraina. Questo in realtà è un atto nemmeno finale di una guerra tra Russia e Ucraina cominciata nel 2014 con l'insurrezione delle province del Donbas poi dichiaratesi indipendenti. Da allora le forze ucraine hanno martoriato la popolazione russofona ai limiti del massacro e nessuno ha detto niente. Per quella popolazione in rivolta contro il regime ucraino non è stata neppure usata la parola guerra di liberazione o di autodeterminazione così care a certi osservatori internazionali. È bastato dire che la "Russia di [[Putin]]" voleva tornare all'impero zarista per liquidare la questione. L'ipocrisia è l'atteggiamento della propaganda occidentale pro-Ucraina che, prendendo atto che esiste una guerra, finge di non sapere chi e che cosa l'ha causata e si stupisce che qualcuno spari, qualcun altro muoia e molti siano costretti a fuggire. Ipocrisia ancor più grave della propaganda è il silenzio omertoso di coloro che tacciono sul fatto che dal 2014 [[Stati Uniti]] e NATO hanno riversato miliardi in aiuti quasi interamente destinati ad armare l'Ucraina e migliaia di professionisti della guerra per addestrare e arricchire i gruppi estremisti e neo-nazisti. *L'espansione della [[NATO]] a est iniziata in quell'anno dopo una serie di prove di coinvolgere nella "cooperazione militare" i paesi dell'Europa orientale (programma "Partnership for peace") è stata una provocazione continua per 24 anni. Per oltre un decennio la [[Russia]] non ha potuto opporsi e la NATO, sollecitata in particolare da Gran Bretagna, Polonia e repubbliche baltiche ha pensato di poter chiudere il cerchio attorno ad essa "attivando" sia Georgia sia Ucraina. La Russia è intervenuta militarmente in Georgia e questo ha dato un segnale forte agli Usa e alla NATO, che non hanno voluto intervenire. Durante la crisi siriana del 2011 la Russia si è schierata con il governo di Bashar Assad e successivamente con la guerra all'[[ISIS]] è intervenuta militarmente dando un contributo sostanziale alla sua neutralizzazione. [[Bashar al-Assad|Bashar Assad]] è ancora lì. Le operazioni russe in Siria ancorché concordate e coordinate sul campo con la coalizione a guida americana, hanno disturbato i piani di chi voleva approfittare dell'ISIS e delle bande collegate per destabilizzare l'intero medio-oriente. Un altro segnale del mutato umore russo è stata l'annessione della Crimea subito dopo il colpo di stato contro [[Viktor Janukovyč|Janukovyč]] sostenuto dagli Stati Uniti e in particolare dall'inviata del Dipartimento di Stato Victoria Nuland e dall’allora vice presidente [[Joe Biden|Biden]]. Dal 2014 in poi l'Ucraina con il sostegno degli Stati Uniti e della Nato ha assunto una linea ancora più ostile nei confronti della Russia e iniziato ad integrare nelle forze armate e nella polizia i gruppi neonazisti che si erano "distinti" negli scontri di [[Maidan]]. Gli stessi che ora organizzano la "resistenza ucraina" e coordinano i circa 16 000 mercenari sparsi per il paese. Per tutto questo mi sento di dire che la NATO non ha trascurato l'Ucraina, anzi l'ha spinta con forza in un'avventura pericolosa per entrambi e soprattutto per noi europei. *{{NDR|Sul ruolo che dovrebbe assumere l'Italia nel conflitto}} Negoziare, finirla con il pensiero unico e la propaganda, aiutare l'Ucraina a ritrovare la ragione e la Russia ad uscire dal tunnel della sindrome da accerchiamento non con le chiacchiere ma con atti concreti. E quando la crisi sarà superata, sperando di essere ancora vivi, Italia ed Europa dovranno impegnarsi seriamente a conquistare quella autonomia, dignità e indipendenza strategica che garantisca la sicurezza europea a prescindere dagli interessi altrui. ===[[Alexander J. Motyl]]=== *Fino a quando Vladimir Putin non ha iniziato un’invasione su vasta scala dell’Ucraina nelle prime ore del 24 febbraio, stava vincendo il suo stallo con l’Occidente. Aveva costretto gli Stati Uniti e l’Europa a prendere sul serio le sue richieste; provò il piacere di essere trattato come il capo di una grande potenza; ed era riuscito a intimidire gli ucraini così come gli altri stati vicini alla Russia e il resto del mondo. [...] E poi ha fatto esplodere tutto invadendo l’Ucraina. *Gli adolescenti {{NDR|ucraini}} desiderano la pace e vogliono fare cose ordinarie, come incontrare la famiglia e gli amici, fare passeggiate, godersi la città. La routine quotidiana è diventata straordinaria dopo diverse settimane di guerra. Tutti intendono rimanere in Ucraina. La disperazione è assente. Gli studenti si aspettano che la guerra finisca con una vittoria ucraina e sono decisamente orgogliosi di essere ucraini. Il loro ottimismo è tanto più notevole alla luce del fatto che i saggi sono stati scritti a metà marzo, quando qualcosa come la vittoria sembrava remota. *Gli obiettivi dichiarati dalla Russia in Ucraina sono passati dall’arginare l’espansione della NATO alla protezione della regione del Donbas, ma il loro vero obiettivo, come hanno esplicitamente affermato i politici russi dall’inizio della guerra, non è impedire all’Ucraina di aderire alla NATO, ma distruggerla come Stato e nazione. *Ora il presunto grande maestro di scacchi Putin si è effettivamente manovrato in una posizione impossibile da vincere. Gli ucraini in tutto il paese, indipendentemente dalla lingua che preferiscono parlare, dalla religione o dall’origine etnica, si sono radunati attorno alla bandiera. Decine di migliaia si sono offerti volontari per unità di difesa territoriale. Molti altri hanno donato il sangue. Incalcolabili altri hanno ceduto i loro risparmi per aiutare a finanziare la difesa del Paese. Un’ondata storica di fervore patriottico ha attanagliato l’Ucraina. *Perché Putin si è comportato così stupidamente? Una risposta è che potrebbe aver perso il contatto con la realtà dopo essersi isolato dal [[Pandemia di COVID-19|COVID-19]] in un bunker per due anni. Un’altra risposta è che, in quanto capo incontrastato del Cremlino per più di due decenni, i suoi consiglieri sono riluttanti a dirgli ciò che temono possa turbarlo. [...] Un’altra possibilità è che abbia completamente accettato le narrazioni della propaganda storica imperiale e sovietica russa che tradizionalmente hanno relegato gli ucraini a una via di mezzo tra la non esistenza o lo status di fratello minore sottomesso della Russia. È del tutto possibile che questa ideologia abbia accecato Putin e molti dei suoi sostenitori davanti alla realtà di una nazione ucraina con i suoi interessi e la sua cultura. ===[[Moni Ovadia]]=== *È una imbecillità anche quella di chi sostiene che non è possibile che il battaglione Azov sia nazista, visto che il presidente Zelensky è ebreo. Un ebreo è prima di tutto un essere umano e come ogni essere umano, per convenienza o per miopia, può non accorgersi di avere in casa dei nazisti veri, come sono quelli di Azov che hanno scelto il simbolo della svastica, che indossano: sotto quel simbolo sono stati sterminati milioni di ebrei, milioni di persone; e non riconoscere questo fatto è disonesto, anche dal punto di vista storico. Per non parlare dei tanti massacri compiuti sotto le bandiere degli Usa e della Nato. Ciò non toglie che Putin è un dittatore che ha reagito e scatenato una guerra criminale e io in Russia oggi starei in galera. Ma vale per tutti, per i russi come per gli ucraini e gli americani: le ragioni della guerra non sono quelle raccontate dal mainstream. Io sono contro tutte le guerre! *Se gli Stati Uniti, con la loro vocazione a diffondere le loro armi in ogni angolo del pianeta, fossero stati fuori da questa vicenda, che è una vicenda europea, anche se molti dimenticano, in buona e cattiva fede, che fino ai monti Urali, la Russia è Europa, ecco, se fossero stati fuori, forse le cose sarebbero andate diversamente. Tra gli atlantisti ultrà ci sono quelli che non hanno detto "a" quando la guerra criminale contro l'Iraq ha fatto quasi un milione di morti. Questi qui dovrebbero stare zitti, o perlomeno mantenere un bassissimo profilo. Lo stesso vale per quelli che hanno al massimo alzato un sopracciglio di fronte alla catastrofe della Libia, la Siria, l'Afghanistan e via dicendo. Non parliamo poi del fatto che nella Nato, la seconda potenza per forza di fuoco è la Turchia. Paese retto da un regime dittatoriale, che mette i propri dissidenti in galera, e che da anni massacra i curdi. Chi ha mandato i missili stinger ai curdi? Nessuno. Di guerre criminali, lungo la seconda metà del '900 ne sono state fatte un gran numero. Quando ha usato la mazza di ferro contro la Cecenia, Putin godeva di grandissimo prestigio. Tutto questo attiene al fatto che invece di confrontarsi con il merito della questione, ci si attacca alla retorica, alle calunnie, a mettere sulla bocca delle persone cose che non hanno mai detto, relazioni che non hanno mai avuto. Questo è, secondo me, il grande problema. L'orrore della guerra è lì da vedere. *Tra gli effetti collaterali è uscito fuori anche la russofobia. E questo è degno di nazisti. Perché la grande cultura russa non ha nulla a che vedere con Putin e la sua politica aggressiva. Il Patto di Varsavia fu sciolto. Perché la Nato contestualmente non si sciolse? Punto di domanda. Sento già certi soloni in mimetica rispondere piccati: che vuoi, i Paesi dell'ex zona di influenza sovietica, hanno chiesto di entrare nella Nato... Intanto cominciamo col dire che l'hanno chiesto le loro classi dirigenti. Questi narratori con l'elmetto vogliono farci bere che tutto questo è avvenuto in una trasparenza totale? Quali sono le politiche che fanno gli Stati Uniti per mantenere questa egemonia militare: presto detto, hanno 900 basi in tutto il mondo. I russi non ce l'hanno. Il problema è complesso. Ma se ti azzardi a farlo presente ti dicono che sono morti 137 bambini. È una immane tragedia, e lo sarebbe anche se a morire fosse stato un solo bambino. Ma non si può utilizzare questa tragedia per provare a tapparti la bocca. È semplicemente vergognoso. Come è vergognoso dimenticare i bambini morti in Iraq, in Siria, in Afghanistan, nello Yemen... Questa rimozione è ripugnante. Non esistono guerre giuste. Tutte le guerre sono criminali. Si vuole portare Putin al Tribunale dell'Aia per giudicarlo come responsabile di crimini di guerra o contro l'umanità? Va bene, prima George W. Bush e Tony Blair. ===[[Orhan Pamuk]]=== *Concetti come “dominio” o “sfere di influenza” sono argomenti medievali in cui non c’è democrazia e la libera scelta del popolo non è rispettata. Non solo il volere degli ucraini viene ignorato, ma i cittadini vengono crudelmente bombardati e uccisi. *Essere arrabbiati per quello che sta facendo Putin è una cosa, ma dovremmo evitare di diventare razzisti nei confronti dei russi, non dovremmo proprio dare la colpa alla cultura russa che è una grande cultura. Purtroppo questo sta accadendo. Mi dispiace quando sento che un evento culturale russo o una lezione su Dostoevskij è stato cancellata, questo succede a New York ma può verificarsi nelle piccole università americane o in qualche altro posto. *{{NDR|«Ci sono persone che dicono né con Putin né con la Nato».}} Non sono d’accordo con questa affermazione, la Russia è il Paese invasore. Prima della seconda guerra mondiale molte brave persone hanno difeso la pace, hanno gridato «pace, pace, pace» ma quando Hitler ha iniziato a invadere non hanno più detto pace, hanno detto: «Questa è l’invasione di Hitler». Hanno identificato l’invasore. Putin e la Nato non sono la stessa cosa. Putin sta invadendo un Paese, distruggendo un Paese. Quindi non sono uguali. ===[[Nikolaj Patrušev]]=== *L’operazione militare speciale ha obiettivi specifici, dal raggiungimento dei quali dipende non solo il benessere, ma la vita stessa di milioni di persone, la salvezza della popolazione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dal genocidio che i neonazisti ucraini stanno praticando già da otto anni. Un tempo il fascismo di Hitler sognava di distruggere l’intera popolazione russa, e oggi i suoi seguaci cercano blasfemamente di farlo con le mani degli slavi. La Russia non permetterà che accada. *Non credo che le vite degli ucraini siano una preoccupazione per gli Usa, che hanno ripetutamente dimostrato la loro natura aggressiva e anti-umana. Come dimostra la storia, anche la Nato non è mai stata un’alleanza difensiva, ma solo offensiva. *Parlando di denazificazione, il nostro obiettivo è distruggere la piazza d’armi del neonazismo creato dall’Occidente ai nostri confini. La necessità della smilitarizzazione è dovuta al fatto che l’Ucraina, satura di armi, rappresenta una minaccia anche dal punto di vista dello sviluppo e dell’uso di armi nucleari, chimiche e biologiche. ===[[Serhij Plochij]]=== *{{NDR|Lo Stato ucraino}} è guidato da un presidente di origine ebraica, l'unico presidente di origine ebraica al di fuori di Israele. E il ministro della Difesa ha origini ebraiche. Prima ci sono stati due primi ministri di origine ebraica, quindi non sembra un Paese posseduto dai nazisti da cui deve liberarsi. *Penso che per l'Ucraina, dopo questa guerra, non ci sia via di ritorno. L'orientamento occidentale, l'orientamento verso l'Europa non solo è entrato a far parte della fede nazionale, ma è stato anche pagato col sangue. *{{NDR|Sull'idea che la guerra fu scatenata in risposta all'espansione di Nato}} Penso che questo sia il racconto che è stato proposto da Putin, e a cui ha creduto una grossa fetta di pubblico occidentale in generale. Sono molto scettico su questo argomento nel complesso, perché se fosse stata una vera preoccupazione per Vladimir Putin, avrebbe cercato di negoziare e non avanzare [...] il tipo di richieste che hanno fatto capire subito a tutti che non era interessato ai negoziati e stava cercando di distruggere quei negoziati. [...] Se Vladimir Putin fosse stato preoccupato per la NATO, non avrebbe attaccato l'Ucraina, perché quello che è successo oggi in termini di unità dell'Alleanza, in termini di spostamento delle nuove truppe verso il confine orientale, era facilmente prevedibile. Quindi la Russia si è trovata oggi in una posizione molto, molto peggiore in termini di una possibile minaccia della NATO rispetto a prima della guerra. E di nuovo, non serviva una sfera di cristallo per vederlo. Quindi, da quel punto di vista, non prendo affatto sul serio queste spiegazioni. *Quello che vedete oggi nelle parti temporaneamente occupate dell'Ucraina, nell'est e nel sud, sono le aree dell'Ucraina dove c'è la più alta percentuale di russi etnici e la lingua dominante nelle strade, specialmente nelle grandi città, è russo. Quindi, prima di tutto, queste città come Mariupol e Kharkiv, sono città di lingua russa in cui una percentuale significativa di etnia russa sono le principali vittime. [...] Guardi le città occupate, come [...] Melitopol, come Cherson, di nuovo, città di lingua russa, dove la gente sta manifestando contro i carri armati già ora, la seconda, terza settimana dopo l'occupazione, senza voler prendere parte al progetto russo che gli viene offerto. Questo dimostra l'assurdità di questa affermazione sulla liberazione dei russi o della lingua russa dall'oppressione dello stato ucraino, perché quelle persone hanno effettivamente mostrato dedizione a quello Stato, e lo dimostrano perché lo Stato è molto tollerante, perché lo Stato è stato in grado, nel corso di questi ultimi 30 anni dalla dichiarazione di indipendenza dell'Ucraina [...] di produrre una sorta di lealtà che non si basa sulla lingua, né sulla religione, né sull'etnia. È una sorta di lealtà di cui si legge nei libri di testo, in quelli di scienze politiche, e molto raramente si vede nella vita reale, quando la lealtà si basa sulla lealtà alle istituzioni e, nel caso ucraino, alle loro istituzioni democratiche. E ciò che la Russia porta, soprattutto nei territori occupati, ma nella Russia stessa, è tutt'altro che democrazia. ===[[Mychajlo Podoljak]]=== *Abbiamo un esercito molto motivato, possiamo ripulire da soli la nostra nazione dai russi, a condizioni che ci forniscano armi pesanti, artiglieria pesante e mezzi corazzati per mettere fine all’invasione nemica, soprattutto a sud. *{{NDR|Cedere il Donbas}} non servirebbe a nulla. Cedendo alla pressione russa e firmando un accordo di pace la guerra non finirà. Non è finita nel 2014, la Russia ha ripreso fiato e ha attaccato. Questa volta lo farebbe contro l’Europa. Se Putin non pagherà per questa invasione, il prossimo attacco sarà ancora più massiccio. La Russia andrà avanti a riprendere alcuni territori che reputa suoi. Continuerà a bombardare città, ricattare, sfruttare la sua propaganda in Europa per creare una spaccatura. *Dobbiamo renderci contro che Mosca sul piano militare sta utilizzando metodi "siriani", colpendo indiscriminatamente la popolazione, prendendo d’assedio le città e colpendo deliberatamente gli obbiettivi civili, causando enormi sofferenze alla popolazione ucraina, che non ha colpe. *L'élite russa si è convinta che uccidere altre centinaia di bambini o radere al suolo Kiev non fa più differenza. Non vedono arrivare conseguenze più gravi di quelle che già hanno subito, in un certo senso, credono di avere carta bianca per continuare a comportarsi così. Condanne e destituzioni arriveranno solo in caso di sconfitta, quindi a loro basta conquistare l’Ucraina per evitarle. Per questo adesso parlano solo con ultimatum. *La Russia non è pronta a dialogare, sa solo dettare le sue condizioni. [...] Né noi ucraini né l’Unione Europea possiamo chiudere la guerra alle condizioni russe. Non sarebbe la fine, ma l’inizio di un ricatto russo in attesa di un’altra invasione. *{{NDR|La Russia}} non è uno Stato legale che ha controversie con noi su alcuni territori o sulla nostra quota di grano o metallo nel mercato internazionale. No, la Russia è solamente votata alla distruzione o allo smantellamento totale dello Stato ucraino. Ogni obiettivo intermedio non l’accontenterà. ===[[Vladimir Putin]]=== {{cronologico}} [[File:Vladimir Putin (2022-02-24).jpg|thumb|Putin durante l'annuncio dell'invasione]] *In Ucraina, i nazisti del regime di Kiev non perdonano e non lo faranno mai{{NDR|,}} l'[[Annessione della Crimea alla Russia|annessione della Crimea]] {{NDR|fu}} una riunificazione dettata dalla libera scelta degli abitanti. Quindi si riverseranno sicuramente nella penisola, come avvenuto in Donbass, per uccidere persone indifese e innocenti, così come fecero anni fa le bande nazionaliste ucraine, complici del massacro di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Loro rivendicano un certo numero di territori russi e le informazioni in nostro possesso lo dimostrano. Allora lo scontro con la Russia è inevitabilmente solo questione di tempo. Loro si stanno preparando e aspettano il momento giusto per attaccare. Non lasceremo che accada come nel 1941. (24 febbraio 2022) *Ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con la Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale. L’obiettivo è proteggere le persone che per otto anni hanno subito abusi e genocidi da parte del regime di Kiev. Per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa. Voglio ribadire che i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza. (24 febbraio 2022) *Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino, ma sono connessi alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio lo Stato e stanno cercando di usarlo contro il nostro Paese e il suo popolo. Ripeto, le nostre azioni sono semplice autodifesa contro le minacce che si stanno creando nei nostri confronti. (24 febbraio 2022) *I vostri padri, nonni, bisnonni hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, ma oggi i neonazisti hanno preso il potere in Ucraina. Voi avete giurato fedeltà al vostro popolo e non alla giunta antipopolare che saccheggia il Paese e deride queste stesse persone. Non seguite i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che lo faranno, potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie. Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina. (24 febbraio 2022) *Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia arriverà immediatamente e porterà a conseguenze che non avete mai visto nella storia. (24 febbraio 2022) *{{NDR|Alle forze armate ucraine}} Prendete il potere nelle vostre mani. Sarà più facile per noi negoziare con voi che con questa banda di tossicodipendenti e neonazisti che si è stabilita a Kiev e ha preso l’intero popolo ucraino in ostaggio. (25 febbraio 2022) *Apertamente, erano in corso i preparativi per un’altra operazione punitiva nel Donbass, per un’invasione delle nostre terre storiche, compresa la Crimea. A Kiev hanno annunciato la possibile acquisizione di armi nucleari. (9 maggio 2022) *La Russia ha evitato preventivamente l’aggressione. È stata una decisione forzata, tempestiva e l’unica giusta. La decisione di un Paese sovrano, forte, indipendente. (9 maggio 2022) *Nel corso dell'operazione speciale in Ucraina sono state ottenute prove documentali che dimostrano che, in violazione delle convenzioni che vietano le armi batteriologiche e tossiche, sono state effettivamente create componenti di armi di questo tipo nelle immediate vicinanze dei nostri confini e sono stati testati i modi per destabilizzare la situazione epidemiologica nelle ex repubbliche sovietiche. (16 maggio 2022) ===[[Domenico Quirico]]=== {{cronologico}} *Siamo abituati a pensare che in Europa le guerre non siano più possibili, che siamo arrivati a un mondo migliore, e che appartengano solo a quelle zone più arretrate, primitive, fanatiche. Pensavamo fosse tutto una finta. (26 febbraio 2022) *Questa volta si confrontano direttamente due potenze nucleari. Hanno scelto di arrivare fino a questo punto. Può succedere di tutto, basta niente. [[Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba|Il dottor Stranamore]], il film di Kubrick, è oggi attualissimo. (26 febbraio 2022) *Difficile stabilire i disegni Putin, sta provando a vedere, all’interno di quella frontiera che nessuno può superare, quella del confronto atomico, quali sono i suoi margini di manovra. Oggi tutti dicono che è un pazzo, ma io credo che sia una persona iper razionale nella sua determinazione feroce, e sta cercando di capire fino a che punto può spingersi. Come direbbe Cavour, sta sfogliando il carciofo per vedere se può arrivare al nocciolo. Senza la bomba atomica sarebbe lo stesso scenario del '39. (26 febbraio 2022) *Il momento chiave è stato quando Putin ha firmato la dichiarazione di indipendenza del Donbas. Quello è stato l’atto, e gli atti segnano il passaggio tra il prima e il dopo. Infatti è seguita subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Da quel momento lì, ha riconosciuto la regione come indipendente, in qualche modo lo stesso Putin è stato costretto a seguire una strada che non aveva più vie d’uscita. (26 febbraio 2022) *Le armi che abbiamo fornito e ora in maggiore quantità e efficacia forniremo all’esercito di Kiev non serviranno come semplice arnese di deterrenza, per convincere un nemico, ancora incerto, che pagherà un prezzo salato se attacca. Questa è la storia di ieri, seppellita sotto le bombe dell’incallito mestatore di Mosca. Adesso abbiamo liberato il terribile genio dalla lampada. (3 marzo 2022) *Nelle dichiarazioni dei leader occidentali la parola, guerra, con ipocrisia ha disertato il senso che ricopre. Fornire cannoni e anticarro è presentato come una appendice un po’ più forte delle sanzioni economiche, quasi fosse un gesto necessario e innocuo, asettico per chi lo compie quando qualcuno viene aggredito e i perseguitati non hanno i mezzi sufficienti per difendersi. Questo è vero per le sanzioni. Ma non per la fornitura di armamenti quando già si combatte. (3 marzo 2022) *Il guaio è che la guerra combattuta senza dirlo, come tutte le furbizie, regge per un tempo limitato. Saranno gli ucraini stessi a farla crollare. Quando la potenza russa si abbatterà su di loro con tutta la violenza possibile, finora ne hanno provato solo sanguinose premesse, le armi «in leasing» non basteranno più e ci chiederanno di tener fede all’impegno che abbiamo sottoscritto inviandole: ci chiederanno di intervenire, di prenderci direttamente per il bavero con uomini in carne e ossa e non con idee pure. (3 marzo 2022) *Mi pare di intravedere nei toni americani questa tentazione pericolosissima. Mettere in piedi e alimentare un Afghanistan ma al centro d’Europa dove sfiancare, allungando con l’ossigeno di munizioni e armamenti, la resistenza ucraina come un tempo, anni Ottanta, fu tenuta in piedi la guerriglia dei mujaheddin sulle montagne di Kabul contro l’[[Armata rossa]]. Insomma metterne a nudo le magagne, sfinirla anche moralmente con una guerra crudele, via via più penosa, disonorevole con il passare delle settimane e dei mesi perché senza vittoria. Feroce per i soldati russi che la combattono quanto per la resistenza, perché costretti a ispessire il massacro via via che districarsene e tornare a casa si rivela sogno irraggiungibile. Il popolo russo, bolscevico o putiniano che sia, non ha spirito combattivo come si pensa, ma soltanto una gran capacità di soffrire dalla quale, in Afghanistan come in Ucraina, dirigenti incapaci non sanno che cavar altro che sconfitte. (6 marzo 2022) *Confessiamolo. Chi ha memoria ha sussultato quando nell’elenco degli armamenti «difensivi» forniti agli ucraini ha letto un nome: «stinger», i missili antiaerei portatili. Fu la fornitura risolutiva sulle montagne afghane: i piloti di bombardieri ed elicotteri russi scoprirono che non potevano più fulminare senza rischi gli afghani mettendo nel nulla i focolai di resistenza, le imboscate, le astuzie dei guerriglieri in ciabatte. Con l’aviazione che si fa cauta, anche la superiorità russa in Ucraina subirebbe una vistosa menomazione. (6 marzo 2022) ===[[Sergio Romano]]=== {{cronologico}} *Questo restauratore dell'impero russo è partito con il piede sbagliato. La sua iniziativa bellica produce il risultato opposto: il dissenso aperto da parte degli altri Paesi. I governanti e i popoli di altre nazioni osservano il comportamento del maggiore uomo politico russo. La sua politica genera diffidenza. Adesso sarà circondato da nazioni sospettose che non si fideranno mai di lui. (4 marzo 2022) *Noi dobbiamo evitare di mettere l'intero Paese in un angolo. Dobbiamo cercare di mettere in un angolo Putin. A Mosca ci sono personalità capaci di sostituirlo. (4 marzo 2022) *Non stiamo parlando di un leader democratico: Putin è un dittatore, e resiste nella speranza che altri si oppongano alle sanzioni, perché le sanzioni sono armi a doppio taglio, possono far male anche a coloro che le applicano. (15 marzo 2022) *Tutto ciò che ha un inizio avrà una fine. Ma Putin può resistere più a lungo di un presidente democratico. Tutti questi leader sanno che dovranno prima o dopo rendere conto del loro operato al proprio Paese. Ma Putin è il solo che non ha fretta, perché la sua legittimazione non proviene dalle urne, ma dal potere assoluto che esercita e controlla a piacere suo. (15 marzo 2022) *L’obiettivo di Putin non è conquistare l’Ucraina, perché non sarebbe comprensibile nemmeno nella prospettiva russa. Ho sempre avuto l’impressione che la Russia avrebbe cercato con gradualità di ricostituire quel potere che aveva nel passato. È sempre stata una grande potenza, che avesse quell’ambizione mi sembrava comprensibile e persino inevitabile. (15 marzo 2022) ===[[Olaf Scholz]]=== {{cronologico}} *Al fianco dell'Ucraina siamo dalla parte giusta della storia. [...] Gli ucraini combattono per la libertà e la democrazia, per valori che noi condividiamo. Sabato abbiamo deciso la consegna delle armi a Kiev. All'aggressione di Putin non poteva esserci altra risposta. *Con l’attacco all’Ucraina, il presidente russo Putin ha iniziato una guerra di aggressione a sangue freddo. Per una sola ragione: la libertà del popolo ucraino mette in discussione il suo stesso regime oppressivo. *Stiamo vivendo un’era spartiacque. E questo significa che il mondo dopo non sarà più lo stesso del mondo prima. La questione al centro di questo è se il potere può prevalere sulla legge. Se permettiamo a Putin di riportare indietro l’orologio al diciannovesimo secolo e all’età delle grandi potenze. O se abbiamo in noi la possibilità di tenere sotto controllo i guerrafondai come Putin. Ciò richiede la nostra forza. *Con l’attacco all’Ucraina, Putin non sta solo cercando di cancellare un paese indipendente dalla mappa. Sta demolendo l’ordine di sicurezza europeo che era prevalso per quasi mezzo secolo dall’[[Accordi di Helsinki|Atto finale di Helsinki]]. Si sta anche isolando dall’intera comunità internazionale. *Il presidente Putin non dovrebbe sottovalutare la nostra determinazione a difendere ogni metro quadrato di territorio della NATO insieme ai nostri alleati! Siamo assolutamente seri su questo. Quando diamo il benvenuto a un paese nella NATO, ci impegniamo a difendere quel paese come partner e alleato. Così come ci difenderemmo! *Ora, anno dopo anno, investiremo più del due per cento del nostro prodotto interno lordo nella nostra difesa. [...] Abbiamo fissato questo obiettivo non solo perché abbiamo promesso ai nostri amici e alleati di aumentare le nostre spese per la difesa al due percento della nostra produzione economica entro il 2024. Lo stiamo facendo anche per noi, per la nostra sicurezza. *Gli eventi degli ultimi giorni e settimane ci hanno mostrato che una politica energetica responsabile e lungimirante non è solo cruciale per la nostra economia e il nostro clima. È anche fondamentale per la nostra sicurezza. Ciò significa che quanto più velocemente si procede con lo sviluppo delle energie rinnovabili, tanto meglio. ===[[Arnold Schwarzenegger]]=== {{cronologico}} *La forza e il cuore del popolo russo mi hanno sempre ispirato. Ecco perché spero che mi lascerete dire la verità sulla guerra in Ucraina. A nessuno piace sentire qualcosa di critico nei confronti del proprio governo. Lo capisco. Ma come amico di lunga data del popolo russo, spero che ascolterai quello che ho da dire. [...] So che il vostro governo vi ha detto che questa è una guerra per denazificare l’Ucraina. Questo non è vero. De-nazificare l’Ucraina? È un paese con un presidente ebreo, un presidente ebreo, potrei aggiungere, i cui tre fratelli del nonno furono tutti assassinati dai nazisti. L’Ucraina non ha iniziato questa guerra. Né nazionalisti né nazisti. Quelli al potere al Cremlino hanno iniziato questa guerra; questa non è la guerra popolare russa. *Questa non è una guerra per difendere la Russia come hanno combattuto i tuoi nonni e i tuoi bisnonni. Questa è una guerra illegale. Le vostre vite, le vostre membra e il vostro futuro vengono sacrificati per una guerra insensata, condannata dal mondo intero. Ricorda che 11 milioni di russi hanno legami familiari con l’Ucraina. Con ogni proiettile che spari, spari a un fratello o a una sorella. Ogni bomba e ogni proiettile che cade non cade su un nemico, ma su una scuola, un ospedale o una casa. *E ai russi che hanno protestato per le strade contro l’invasione dell’Ucraina: il mondo ha visto il tuo coraggio. Sappiamo che hai subito le conseguenze del tuo coraggio. Sei stato arrestato. Sei stato incarcerato e sei stato picchiato. Siete i miei nuovi eroi. Hai la forza di [[Jurij Vlasov|Yury Petrovich Vlasov]]. Hai il vero cuore della Russia. ===[[Oleh Sencov]]=== *Per perdonare qualcuno, quel qualcuno deve essere pentito. Non vedo pentimento tra i russi. *Se {{NDR|i russi}} mi catturano e mi identificano, a questo giro mi uccidono. Sono il loro nemico pubblico, non mi faranno di nuovo prigioniero. *Tutti i russi sono responsabili per la guerra: chi è venuto a uccidere la nostra gente, chi ce li ha mandati, chi li sostiene, chi è rimasto in silenzio e non ha fatto nulla per impedirlo. Pertanto, qualsiasi messaggio del tipo: “la guerra l’ha voluta Putin ma i russi in realtà sono innocenti” è esattamente ciò che il Cremlino vuole che si pensi. ===[[Andrij Ševčenko]]=== {{cronologico}} *Questa mattina, all'alba, una guerra su vasta scala è stata iniziata dalla Russia. La mia gente e la mia famiglia sono in pericolo. L'Ucraina e la sua popolazione vogliono pace e integrità territoriale. Vi prego, vi prego di sostenere il nostro Paese e chiedere al Governo russo di fermare la loro aggressione e violazione del diritto internazionale. (24 febbraio 2022) *Quello che accade è inumano, non bisogna smettere di parlarne. Abbiamo bisogno di sentire il sostegno della comunità internazionale in ogni momento. (3 marzo 2022) *{{NDR|«È stato giusto cancellare la Russia dalle competizioni sportive?»}} Decisione condivisibile, c'è stata un'aggressione. Finché non si ferma la guerra, gli atleti russi devono stare fuori. (3 marzo 2022) *Ora il bersaglio siamo noi, che confiniamo con la Russia. Ma poi a chi toccherà? (3 marzo 2022) *Il calcio non esiste più per me, ora. Ogni mattina penso solo a cosa fare per il mio Paese. (3 marzo 2022) ===[[Michail Pavlovič Šiškin]]=== *Io sono russo. In nome del mio popolo, del mio paese, in nome mio, Putin sta compiendo crimini mostruosi. Putin non è la Russia. La Russia prova dolore e vergogna. In nome della mia Russia e del mio popolo io chiedo perdono agli ucraini. E comprendo che questi crimini non possono essere perdonati. Questa guerra non è iniziata adesso, ma nel 2014. Il mondo occidentale non ha voluto capirlo e ha fatto finta che non stesse succedendo niente di grave. Per tutti questi anni nei miei discorsi e nelle mie pubblicazioni ho cercato di spiegare alla gente chi è Putin. Non ci sono riuscito. Ma ora è Putin in persona a spiegare tutto. *Nel XIX secolo i polacchi insorti combattevano contro lo zarismo russo “per la vostra e la nostra libertà”. Ora gli ucraini combattono contro l’esercito di Putin per la vostra e la nostra libertà. Non stanno difendendo solo la propria dignità umana, ma la dignità di tutta l'umanità. In questo momento l’Ucraina sta difendendo la nostra libertà e la nostra dignità. Dobbiamo aiutarla in ogni modo possibile. *Per il mondo occidentale, questa guerra è iniziata la mattina del 24 febbraio. Ma la Russia di Putin è in guerra con l'Occidente già da molti anni e l'Occidente non ha voluto vederlo. Non c'è dittatura senza guerra. La dittatura ha sempre bisogno di nemici, il che significa anche guerra. *Quelli che sono andati in Ucraina con le armi sono vittime della propaganda di Putin. Per anni la tv ha continuato a martellare che il potere a Kiev è in mano ai nazisti, che è in corso il genocidio della popolazione russofona, che l'America sta conducendo una guerra contro la Russia per mano dei fascisti ucraini. Hanno fatto il lavaggio del cervello ai russi facendogli credere che è tempo di difendere la patria come i nostri nonni durante la Seconda guerra mondiale e che gli ucraini ci aspettano come liberatori. Il peggio è che Putin stesso è diventato ostaggio della sua propaganda e insieme ai suoi generali ha creduto che l'esercito andasse incontro a una facile campagna di liberazione salutata con i fiori. Adesso la propaganda russa si è scontrata con la realtà ucraina. Vediamo l'intero popolo ucraino — indipendentemente dalla lingua, sia gli ucraini che i russi che vivono lì — compattarsi contro l'aggressore. ===[[Timothy Snyder]]=== {{cronologico}} *Questa guerra dice molto della psicologia dei due paesi. Oggi gli ucraini sanno chi sono molto più dei loro invasori. Hanno memoria del passato: ricordano cioè cosa significa essere assoggettati a Mosca. E guardano al futuro: sanno per cosa combattono. I russi, invece, combattono prigionieri di un passato mitico, all’insegna di un’ideologia nutrita da mera propaganda. (11 marzo 2022) *L’articolo II della Convenzione dell’ONU sul genocidio specifica cinque criteri che soddisfano la definizione di “genocidio”; tutti e cinque sono stati commessi dalle forze russe in Ucraina. Per quanto riguarda la prova dell’intenzione: Putin stesso l’ha confessata, lo fa da sempre. (26 marzo 2022) *Il piano di Putin penso agisca su tre livelli. In primo luogo, fa parte di un più ampio tentativo di distruggere lo stato ucraino, tagliandone le esportazioni. Poi ha anche lo scopo di generare rifugiati dal Nord Africa e dal Medio Oriente, aree solitamente alimentate dall'Ucraina, generando instabilità nell'UE. [...] Cosa più orribile, ha lo scopo di creare una carestia mondiale come sfondo necessario per una campagna di propaganda russa contro l'Ucraina. (13 giugno 2022) *La Russia ha in programma di far morire di fame asiatici e africani per vincere la sua guerra in Europa. Questo è un nuovo livello di colonialismo e l'ultimo capitolo della politica della fame. (13 giugno 2022) ===[[Alexander Stubb]]=== {{cronologico}} *{{NDR|Vladimir Putin}} sta creando la sua eredità. Vuole crearsi una Russia storica, e in questa Russia storica vuole prendere la Bielorussia e l'Ucraina. Per lui, la Russia storica sono i tre pilastri del 1800: Una lingua, la russa; una religione, l'Ortodosso e un leader: lui. (13 marzo 2022) *Personalmente, io penso che {{NDR|Vladimir Putin}} abbia fatto un errore colossale perché, naturalmente, in una settimana ha fatto tutto quello che non voleva fare, cioè, voleva la russificazione dell'Ucraina e non l'europizzazione dell'Ucraina. Voleva spaccare l'Europa; non l'ho mai vista così unita com'è adesso. Voleva spaccare la Nato; la Nato ha un nuovo obiettivo adesso. Voleva spaccare gli Stati Uniti e l'Europa; be', le relazioni transatlantiche vanno meglio che mai. E, infine, voleva mantenere Finlandia e la Svezia fuori dalla Nato; adesso abbiamo metà della popolazione che vuole entrare. Insomma, io non penso che abbia fatto così bene dal punto di vista del Cremlino. (13 marzo 2022) *{{NDR|La neutralità ucraina}} non è una soluzione, perché dichiarare la neutralità o utilizzare il termine "Finlandizzazione", che in finlandese è quasi un insulto, significa praticamente che bisogna trovare un compromesso, compromettere i propri i valori, rinunciare parte della propria sovranità e la propria indipendenza. [...] L'Ucraina ha scelto la sua strada e la sua strada è l'Europa. (13 marzo 2022) *{{NDR|«La guerra sta cambiando il volto della Nato?»}} Sì, in tre modi. Ha dato alla Nato un nuovo scopo, riportandola alle origini, quando era un’alleanza militare contro l’Unione sovietica. Ha spinto i Paesi membri ad aumentare le spese per la Difesa: abbiamo finalmente capito che non viviamo in un mondo in pace. Infine allargherà la membership a Svezia e Finlandia. (12 aprile 2022) *La Russia segue un playbook definito in questi casi. Muove le truppe al confine, dà il via alle esercitazioni. Poi inizia con le rivendicazioni territoriali e la disinformazione, cerca o fabbrica un pretesto per intervenire, infine dà vita a un conflitto congelato cercando di annettere un’area con le truppe di "peace-keeping". [...] Invece Putin ha invertito i piani seguiti in Georgia e in Crimea nel 2014 e ha optato per un'invasione a tutto campo. Questo non fa di lui un folle: è un uomo razionale che vuole creare la sua legacy. Perde tempo chi in Occidente continua a sottoporlo a un'analisi psicologica. (12 aprile 2022) ===[[Oleg Tinkov]]=== *Non mi schiero contro la guerra per salvare il mio patrimonio: come mi piace dire, non voglio essere l’uomo più ricco del cimitero. Credo che vada scritta la parola fine a questa guerra per la quale stanno soffrendo e morendo tante persone, uomini, donne e bambini innocenti. *Non vedo NESSUN beneficiario di questa folle guerra! Muoiono persone innocenti e soldati. I generali russi, svegliandosi con i postumi di una sbornia, si sono resi conto di avere un esercito di merda. Ma come può essere buono un esercito se tutto il resto nel paese è una merda, nel pantano del nepotismo e del servilismo? I funzionari del Cremlino sono scioccati dal fatto che non solo loro, ma anche i loro figli non andranno nel Mediterraneo quest’estate. Gli uomini d’affari stanno cercando di salvare quello che rimane delle loro proprietà. Certo, ci sono idioti che disegnano “Z”, ma gli idioti in qualsiasi paese sono il 10%. Il 90% dei russi è CONTRO questa guerra! Caro “Occidente tutto insieme”, per favore, concedi al signor Putin una via d’uscita per salvarsi la faccia e fermare questo massacro. Per favore, siate più razionali e umanitari. *Non vedo una differenza di giudizio su questa guerra tra i russi che vivono in Europa e gli europei: siamo tutti contrari e la speranza è che finisca al più presto. ===[[Nadežda Tolokonnikova]]=== *Credo che questa guerra sia in parte il risultato delle reazioni internazionali all'[[Annessione della Crimea alla Russia|annessione della Crimea]]. È così che Putin ha capito che poteva iniziare una guerra in un Paese di fatto europeo e non pagare più di tanto. *Non bisogna mai generalizzare, ma direi che gli ucraini sono positivi di fronte a questo disastro. È quello che ho notato nel 2014, quando Putin ha annesso la Crimea e iniziato una guerra nella parte orientale del Paese. Conosco un sacco di gente che ha vissuto quella guerra, sono traumatizzati ma continuano con la loro vita. Sono estremamente resilienti. Credo che in generale ci sia molta rabbia verso Putin. Sanno che non tutti i russi lo supportano. È una distinzione molto importante per me: un sacco di russi stanno protestando, sono in piazza per la loro vita e le loro libertà. *Putin è un dittatore pericoloso e va fermato, è ovvio. Non è pericoloso solo per le persone del suo Paese, è un pericolo per la pace globale. Un sacco di gente scherza sulla Terza guerra mondiale. Non è uno scherzo, questa è una guerra vera. ===[[Julija Tymošenko]]=== *I russi non si arrendono, hanno detto che le loro condizioni rimangono le stesse. Non considerano l’Ucraina uno Stato, sono contrari alla nostra lingua, alla nostra cultura, alla nostra esistenza, e per questo ci ammazzano. È un genocidio del popolo ucraino. Non voglio che il mondo pensi che questo è un attacco solo contro l’Ucraina: bisogna capire che questo è un attacco a tutto il mondo libero. *La demilitarizzazione, che loro chiamano denazificazione, significa {{NDR|per noi}} smettere esistere. Chi accetterebbe? Dovremmo mandare a casa l'esercito e dare loro i nostri armamenti. Questa è capitolazione. *O tutti noi reagiamo insieme in qualche modo, con una no fly zone, un contingente pace, e allora il mondo riesce a contrastare il male. Ma se questo non viene fatto e il Paese rimane da solo, nel mondo c'è qualcosa che non va. *Questa è una battaglia tra il mondo della democrazia e gli aggressori e non abbiamo dubbi che se tutto il mondo si unirà, allora vinceremo noi. Bombardare un ospedale pediatrico è una crudeltà a cui deve reagire tutto il mondo. *Voglio lanciare un appello: bisogna chiudere i cieli. Questa misura porterebbe alla vittoria, salverà vite umane e farà sì che non verranno bombardati nemmeno gli impianti nucleari. ===[[Lech Wałęsa]]=== *Io penso che si dovrebbe parlare con Putin in un altro modo. È indispensabile fargli capire che adesso non è il momento di distruggere, ma di costruire. E che la sua volontà di misurarsi con le forze della Nato non ha senso. *{{NDR|«La "normalizzazione" dell’Ucraina cui aspira Putin è paragonabile a quella tentata dall’Urss in Polonia?»}} La normalizzazione dell’Ucraina? Questa è soltanto una pazzia. Non è improbabile che alcuni dei suoi fedelissimi gli voltino le spalle per ciò che sta accadendo. *Mi sembra che Putin sia malato e rendendosi conto di un suo prossimo trapasso ha paura di farlo da solo, vuole quindi che ci sia tanta gente ad accompagnarlo. *Putin è imprevedibile e il peggio può ancora accadere se lo lasciamo continuare a conquistare territori e a uccidere persone. Quello che sta facendo è un nuovo genocidio. Putin vuole ripulire la terra ucraina dagli ucraini. ===[[Olena Zelens'ka]]=== {{cronologico}} *Siamo contro la guerra e non abbiamo attaccato per primi. Ma non ci arrenderemo. Che il mondo intero guardi: lottiamo per la pace anche nei vostri Paesi. (1 marzo 2022) *L'Ucraina non ha bisogno di essere salvata. Ma abbiamo bisogno del sostegno del mondo per il nostro esercito e i nostri civili. Non solo a parole. (2 marzo 2022) *Nonostante le rassicurazioni della propaganda sostenuta dal Cremlino, che la chiama "operazione speciale", si tratta in realtà di un omicidio di massa di civili ucraini. (9 marzo 2022) *Mentre la Russia dice che «non sta facendo la guerra contro i civili», le rispondo con i nomi dei bambini assassinati. (9 marzo 2022) *I primi neonati della guerra, hanno visto il soffitto di cemento dello scantinato, il loro primo respiro è stato l'aria acre del sottosuolo, e sono stati accolti da una comunità intrappolata e terrorizzata. A questo punto, ci sono diverse decine di bambini che non hanno mai conosciuto la pace nella loro vita. (9 marzo 2022) *La guerra in Ucraina non è una guerra «da qualche parte là fuori». Questa è una guerra in Europa, vicino ai confini dell’Ue. L'Ucraina sta fermando la forza che domani potrebbe entrare aggressivamente nelle vostre città con il pretesto di salvare i civili. (9 marzo 2022) ===[[Volodymyr Zelens'kyj]]=== {{cronologico}} [[File:Заявка України на членство у Європейському Союзі, 1 (cropped 1).jpg|thumb|[[Volodymyr Zelens'kyj|Zelens'kyj]] dopo aver firmato la richiesta d'adesione all'Ue]] *Il popolo russo dovrà scegliere che sentiero intraprendere. Tutti i cittadini russi che non hanno perso il loro onore possono protestare contro la guerra in Ucraina. (24 febbraio 2022) *Questa decisione potrebbe rappresentare l'inizio di una grande guerra. La causa potrebbe sorgere in qualsiasi momento, qualsiasi provocazione, qualsiasi scintilla, una sola e potrebbe bruciare tutto. (24 febbraio 2022) *Si dice che questa fiamma libererà il popolo ucraino, ma il gli ucraini sono già liberi. Vi hanno detto che siamo nazisti, ma come fa un popolo a essere nazista quando ha perso oltre 8 milioni di vite nella vittoria contro il nazismo? Come posso essere io accusato di essere un nazista? Chiedetelo a mio nonno che ha combattuto tutta la Seconda guerra mondiale nella fanteria dell'Armata Rossa ed è morto con i gradi di colonnello dell'Ucraina indipendente. (24 febbraio 2022) *Chi ne soffrirà di più? Le persone. Chi lo desidera di meno? Le persone. Chi non può permettere che ciò accada? Le persone. Ci sono queste persone tra voi, ne sono sicuro. Guerra significa dolore, fango, sangue e la morte di migliaia - decine di migliaia di morti. Vi è stato detto che l'Ucraina è una minaccia per la Russia. Non era in passato, non è ora e non sarà in futuro. (24 febbraio 2022) *Questa potrebbe essere l'ultima volta che mi vedete vivo. [...] Siamo tutti qui. I nostri militari sono qui. I cittadini sono qui. Siamo tutti qui a difendere la nostra indipendenza, il nostro Paese, e così continueremo a essere. (25 febbraio 2022) *Invito tutti i cittadini europei che hanno un'esperienza di combattimento in Europa, e non vogliono assistere all'indecisione dei politici, a venire nel nostro Paese e unirvi a noi nella difesa dell'Europa, dove ora è molto necessario. Chiedete ai vostri governi che l'Ucraina riceva più aiuti finanziari e militari. (25 febbraio 2022) *Ci appelliamo all'Unione Europea per l'adesione immediata dell'Ucraina con una nuova procedura speciale. Siamo grati ai nostri partner per essere stati con noi, ma il nostro sogno è stare con tutti gli europei e, soprattutto, di essere uguali a loro. [...] Gli europei capiscono che i nostri soldati stanno combattendo per il nostro Stato, e quindi per l'intera Europa, per la pace, per tutti i paesi dell'Ue, per la vita dei bambini, l'uguaglianza, la democrazia. (28 febbraio 2022) *Per molta gente in Russia la nostra Kiev è completamente straniera. Loro non sanno nulla della nostra capitale, né della nostra storia. Ma hanno ricevuto l’ordine di cancellare la nostra storia. Di cancellare il nostro Paese. Di cancellarci tutti. (2 marzo 2022) *{{NDR|Sul bombardamento della centrale nucleare di Zaporižžja}} Nessun paese diverso dalla Russia ha mai sparato contro le centrali nucleari. Questa è la prima volta nella nostra storia. Nella storia dell’umanità. Lo stato terrorista ora ha fatto ricorso al terrore nucleare. (4 marzo 2022) *I russi hanno usato dei termini che usavano i nazisti quando volevano soggiogare il vostro popolo, quando volevano distruggere voi come vogliono distruggere noi. Per la questione ebraica parlano di soluzione finale e anche oggi i russi parlano di soluzione finale per la questione ucraina. (20 marzo 2022) *La resistenza ucraina passerà alla storia della guerra. Questo è un luogo in cui l'esercito russo e i suoi comandanti si sono mostrati completamente come sono: incompetenti, in grado di spingere semplicemente il loro popolo al massacro. (20 marzo 2022) *La Russia non cambierà idea perché teme di rivelare il vero numero di soldati che muoiono in Ucraina. I russi hanno offerto delle sacche per i cadaveri dei soldati che non sono adatte neanche per gli animali. (27 marzo 2022) *Molto presto ci saranno due Giorni della Vittoria in Ucraina. E qualcuno non ne avrà nessuno. (9 maggio 2022) *Proporre a noi di cedere qualcosa per salvare la faccia del presidente russo non è corretto da parte di alcuni leader, non siamo pronti a salvare la faccia a qualcuno pagando con i nostri territori, non penso sia una cosa giusta. (12 maggio 2022) ==Note== <references/> ==Voci correlate== *[[Assedio di Mariupol]] *[[Battaglia di Charkiv (2022)|Battaglia di Charkiv]] *[[Battaglia di Kiev (2022)|Battaglia di Kiev]] *[[Bombardamento di Borodjanka]] *[[Crisi russo-ucraina]] *[[Massacro di Buča]] *[[Sanzioni internazionali durante la crisi ucraina]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante l'|preposizione=sull'}} [[Categoria:Eventi degli anni 2020]] [[Categoria:Guerra russo-ucraina]] jjlmmy067gqpdi6v47lt4pknc2dt8xj Diritti LGBT in Russia 0 193472 1218054 1207713 2022-07-20T20:32:35Z Mariomassone 17056 /* Citazioni */ wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} [[File:LGBT flag map of Russia.svg|thumb|La bandiera arcobaleno adattata alla cartina della Russia]] Citazioni sui '''diritti LGBT in Russia'''. ==Citazioni== *I matrimoni gay e l’Lgbt sono questioni politiche, non morali. Non a caso l’ideologia liberale vuole destrutturare l’idea di uomo e donna. Putin ha compreso questo molto bene e ha cominciato a reagire contro questa visione che distrugge la società. Questo non è il problema della scelta personale e individuale, non ci sono leggi contro l’omosessualità, ma leggi contro la propaganda di questa ideologia gay che distrugge l’identità collettiva, che distrugge le famiglie, che distrugge la sovranità dello stato cercando di cambiare la società civile. Non è una questione morale o psicologica, ma politica. ([[Aleksandr Gel'evič Dugin]]) *In qualità di capo di Stato, oggi ritengo che sia mio dovere preservare i valori tradizionali e i valori famigliari. Sa perché? Perché i matrimoni tra persone dello stesso sesso non producono figli. Dio ha deciso così e dobbiamo preoccuparci del tasso di natalità; nel nostro paese ci preoccupiamo della salute dei nostri cittadini e delle famiglie. Dobbiamo rafforzare le famiglie. È un atteggiamento naturale che tutte le autorità, ovunque, dovrebbero avere, se ci tengono a rafforzare un paese. Ma questo non significa che si debba perseguitare qualcuno, e in Russia non perseguitiamo nessuno. ([[Vladimir Putin]]) *La situazione in Russia non è come in alcuni Stati islamici, dove l'omosessualità è punita con la morte. La società russa è di mentalità più aperta e liberale, e se qualcuno dichiara di essere omosessuale, non è una tragedia. ([[Vladimir Putin]]) *Non c'è niente di più facile al mondo che essere etero. Se si potesse scegliere, nessuno sceglierebbe di essere gay. Seriamente, chi vorrebbe complicarsi la vita? Specialmente in Russia. ([[Dar'ja Kasatkina]]) *{{NDR|Riferendosi a [[Vladimir Putin]]}} Sarei veramente curioso di domandargli perché pensa che discriminare le persone gay sia la strada giusta per rendere la Russia più ricca, più di successo o prestigiosa nel mondo; perché questo è sicuramente il suo mondo. ([[Leo Varadkar]]) ===[[Maša Gessen]]=== *Da una parte i gay in Russia sono ritenuti quasi animali, e dall’altra sono considerati individui dotati di un’enorme forza pericolosa. Un mostro è, insieme, meno di un uomo e un superuomo. Gli americani percepivano allo stesso modo i musulmani: primitivi, inferiori dal punto di vista della civilizzazione, e allo stesso tempo abbastanza forti da bucare un edificio con l’aereo. *La maggior parte delle persone Lgbt avrebbero preferito essere lasciata in pace e vivere la loro vita borghese, se Putin non avesse deciso di rendere le persone Lgbt il nemico numero uno. Ma è così, e l'ha deciso quasi 10 anni fa, quando ha affrontato le proteste di massa e deciso di screditare coloro che protestavano chiamandoli "queer". Ha funzionato, in un certo senso. Denigrare la comunità Lgbtq+ è una pratica orientata al passato, anche in altri Paesi, anche negli Usa è stato così, con Donald Trump. Appena arrivato alla Casa Bianca ha iniziato a fare retromarcia sui diritti Lgbt perché rappresentano un segno di modernità, il cambiamento più recente e più rapido, ecco perché per questa politica "vecchio stile" è importante dire "torniamo al passato, al sentiero immaginario". Cosa succederà alle persone Lgbt in Russia? Quello che succede a tutti i bersagli. Saranno in maggiore pericolo. *{{NDR|«Perché nella Russia di Putin sono diventate capro espiatorio le persone Lgbt?»}}<br>Perché non solo avevano tutti i tratti caratteristici di ebrei o musulmani, simbolizzavano anche l’Occidente. Un capro espiatorio ideale. Se desideri eliminare tutto ciò che dopo la dissoluzione dell’Urss è venuto dall’Occidente, devi liberarti di gay e lesbiche. Perché ovviamente prima del 1991 non esistevano. ==Voci correlate== *[[Omofobia]] *[[Russia]] ==Altri progetti== {{interprogetto|w_preposizione=riguardante i|commons_preposizione=sui}} [[Categoria:LGBT]] [[Categoria:Russia]] 2n0johg1era1ty56ci2dawhq6cqnxqs Utente:Dread83/DreadBox6 2 194143 1218038 1214772 2022-07-20T19:11:38Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki *Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31) *È stato l'[[individualismo]] che ha arricchito il mondo e tutti gli uomini del mondo. *Essere della sinistra è, come essere della destra, una delle infinite maniere che l'uomo può scegliere per essere imbecille: ambedue, in effetti, sono forme dell'emiplegia morale. *L'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia d'affermare il diritto alla volgarità e lo impone dovunque. *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Cura il suo aspetto di perfetta inutilità; e con ciò si affranca da ogni soggezione all'uomo-medio. Sa di essere per essenza problematica, e abbraccia allegramente il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere a nessuno che l'accetti, senza raccomandarsi né difendersi. *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. *La missione del così detto «intellettuale» è, in un certo modo, opposta a quella del politico. L'opera intellettuale aspira, frequentemente invano, a chiarire un poco le cose, mentre quella del politico suole, al contrario, consistere nel confonderle più di quanto non lo siano. *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario. *La storia della [[corrida]] è legata a quella della Spagna, tanto che senza conoscere la prima è impossibile capire la seconda. :''La historia del toreo está ligada a la de España, tanto que sin conocer la primera, resultará imposible comprender la segunda.'' *Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. *Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai. sdv8geupowv5mgno9krmn4ar21iyw04 1218043 1218038 2022-07-20T19:48:35Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki *Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31) *È stato il cosiddetto «[[individualismo]]» ad arricchire il mondo, ad arricchire tutti nel mondo. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 35) *Essere della sinistra è, come essere della destra, una delle infinite maniere che l'uomo può scegliere per essere imbecille: ambedue, in effetti, sono forme dell'emiplegia morale. *L'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia d'affermare il diritto alla volgarità e lo impone dovunque. *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Cura il suo aspetto di perfetta inutilità; e con ciò si affranca da ogni soggezione all'uomo-medio. Sa di essere per essenza problematica, e abbraccia allegramente il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere a nessuno che l'accetti, senza raccomandarsi né difendersi. *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. *La missione del così detto «intellettuale» è, in un certo modo, opposta a quella del politico. L'opera intellettuale aspira, frequentemente invano, a chiarire un poco le cose, mentre quella del politico suole, al contrario, consistere nel confonderle più di quanto non lo siano. *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario. *Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. *Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai. ssx7i7p0819tmm6yne5ddblcwrlitpc 1218045 1218043 2022-07-20T20:05:01Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki *Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31) *È stato il cosiddetto «[[individualismo]]» ad arricchire il mondo, ad arricchire tutti nel mondo. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 35) *''Il fatto caratteristico del momento è che l'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia di affermare il diritto della volgarità e lo impone ovunque.'' (p. 53) *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Cura il suo aspetto di perfetta inutilità; e con ciò si affranca da ogni soggezione all'uomo-medio. Sa di essere per essenza problematica, e abbraccia allegramente il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere a nessuno che l'accetti, senza raccomandarsi né difendersi. *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. *La missione del così detto «intellettuale» è, in un certo modo, opposta a quella del politico. L'opera intellettuale aspira, frequentemente invano, a chiarire un poco le cose, mentre quella del politico suole, al contrario, consistere nel confonderle più di quanto non lo siano. *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario. *Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. *Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai. 4iiah0xp4bdl9czdq1nps62k015ye5a 1218059 1218045 2022-07-20T20:39:16Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki *Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31) *È stato il cosiddetto «[[individualismo]]» ad arricchire il mondo, ad arricchire tutti nel mondo. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 35) *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 39) *''Il fatto caratteristico del momento è che l'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia di affermare il diritto della volgarità e lo impone ovunque.'' (p. 53) *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Conserva il suo carattere di perfetta inutilità; e in tal modo si affranca da ogni soggezione all'uomo-massa. Si riconosce come essenza problematica, e abbraccia in letizia il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere di essere accettata, senza raccomandarsi a qualcuno né difendersi. (p. 113) *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. *La missione del così detto «intellettuale» è, in un certo modo, opposta a quella del politico. L'opera intellettuale aspira, frequentemente invano, a chiarire un poco le cose, mentre quella del politico suole, al contrario, consistere nel confonderle più di quanto non lo siano. *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario. *Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. *Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai. qoqehndof87e49w2t907ad40yyfrx93 1218067 1218059 2022-07-20T21:01:44Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. (''Prologo per i francesi'', III, p. 29) *La missione del cosiddetto «intellettuale» è, in certo modo, opposta a quella del politico. Il lavoro intellettuale aspira, spesso invano, a chiarire un poco le cose, mentre il lavoro del politico, al contrario, consiste normalmente nel confonderle più di quanto già non siano per se stesse. Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31) *È stato il cosiddetto «[[individualismo]]» ad arricchire il mondo, ad arricchire tutti nel mondo. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 35) *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 39) *''Il fatto caratteristico del momento è che l'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia di affermare il diritto della volgarità e lo impone ovunque.'' (p. 53) *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Conserva il suo carattere di perfetta inutilità; e in tal modo si affranca da ogni soggezione all'uomo-massa. Si riconosce come essenza problematica, e abbraccia in letizia il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere di essere accettata, senza raccomandarsi a qualcuno né difendersi. (p. 113) *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario. *Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. *Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai. bd0h2s82cy5xhqme5a9odsne44v8pfp 1218074 1218067 2022-07-20T21:27:33Z Dread83 47 wikitext text/x-wiki *La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo. (''Prologo per i francesi'', III, p. 29) *La missione del cosiddetto «intellettuale» è, in certo modo, opposta a quella del politico. Il lavoro intellettuale aspira, spesso invano, a chiarire un poco le cose, mentre il lavoro del politico, al contrario, consiste normalmente nel confonderle più di quanto già non siano per se stesse. Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31) *È stato il cosiddetto «[[individualismo]]» ad arricchire il mondo, ad arricchire tutti nel mondo. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 35) *La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 39) *Le città sono piene di gente. Le case, piene di inquilini. Gli alberghi, pieni di ospiti. I treni, pieni di viaggiatori. I caffè, pieni di consumatori. Le strade, piene di passanti. Le anticamere dei medici più noti, piene d'ammalati. Gli spettacoli, appena non siano particolarmente estemporanei, pieni di spettatori. [...] La moltitudine, improvvisamente, si è fatta visibile, si è installata nei luoghi migliori della società. Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; ora è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro. (pp. 47-49) *''Il fatto caratteristico del momento è che l'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia di affermare il diritto della volgarità e lo impone ovunque.'' (p. 53) *Come quegli insetti che è impossibile estrarre dal loro nido, non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua insipienza, di farlo uscire dalla sua cecità e costringerlo a mettere a fuoco la visione abitualmente torpida con altri punti di vista più sottili. L'ottuso è insipiente perennemente, incessantemente. Per questo [[Anatole France]] diceva che un imbecille è più funesto di un malvagio: il malvagio talvolta si riposa, l'imbecille mai. (p. 99) *La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Conserva il suo carattere di perfetta inutilità; e in tal modo si affranca da ogni soggezione all'uomo-massa. Si riconosce come essenza problematica, e abbraccia in letizia il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere di essere accettata, senza raccomandarsi a qualcuno né difendersi. (p. 113) *La salute delle democrazie, qualunque siano il loro carattere e il loro grado, dipende da un miserabile particolare tecnico: il sistema elettorale. Tutto il resto è secondario. (p. 181) q88778v2s3tgqs959oufa6gkolfdau8 Die Pfeffermühle 0 194706 1218092 1217291 2022-07-20T22:26:21Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni su '''Die Pfeffermühle'''. *La Pfeffermühle, un ''[[cabaret (spettacolo)|cabaret]]'' letterario con forte colorito politico, era una creazione di [[Erika Mann|Erika]]; esso appariva quale una graziosa e gioconda protesta contro la vergogna nazista; in realtà la protesta era amara e appassionata. Il testo della maggior parte dei numeri – canzoni, recite, ''sketches'' – era di Erika (alcuni eran roba mia); Erika era conferenziere, direttore, organizzatore; Erika cantava, agiva, scritturava, ispirava; breve: era l'anima del tutto.<br>Dico male: la Pfeffermühle aveva una doppia anima: l'altra metà si chiamava [[Therese Giehse]] [...]. Essa vi partecipava fin dall'inizio, e con che intensità, con che dedizione! La stella acclamatissima dei Münchner Kammerspiele pose a servizio di quel ''cabaret'' non ancora affermato e per di più politicamente sospetto, tutta la sua esperienza e tutto il suo ingegno. Senza di lei la Pfeffermuhle non sarebbe mai diventata la più fortunata ed efficiente impresa teatrale dell'emigrazione tedesca. ([[Klaus Mann]]) ==Altri progetti== {{interprogetto|w_site=de|w=Die Pfeffermühle|preposizione=su|w_preposizione=riguardante}} {{s}} [[Categoria:Teatro]] e1iwxbbzqpfbjrzcy4ir7lp0co65pet Pallonetto di Santa Lucia 0 194766 1218014 1216847 2022-07-20T16:42:24Z Sun-crops 10277 +2, destub wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sul '''Pallonetto di Santa Lucia'''. ===[[Giuseppe Marotta (scrittore)|Giuseppe Marotta]]=== *Abbiamo voglia di esclamare: "Bentornato, Pallonetto di Santa Lucia... dove eri fuggito, all'estero?" E infatti le prime giornate limpide ci restituiscono il genuino Pallonetto: vecchio, sì, mangiato dai secoli, rotto nelle giunture dalle mazzate di ogni specie di vento, corroso dalle tarme della salsedine, ma abitato da un sole marino, trionfale, che benda con garze di pulviscolo intinte nell'argento e nell'oro di Mida, le sue ferite. Ah gente, che sollievo; in ognuno di noi s'è acceso un forno di allegria. *Onorateci, favorite, allungateci un'occhiata gentile, come se foste un barone di passaggio, o addirittura il sindaco [[Achille Lauro|Lauro]]. Ecco qua: la nostra via del Pallonetto è a "gradoni", sale con l'affanno da [[Borgo Santa Lucia|Santa Lucia]] a Monte di Dio, sale con tre quarti di lingua in gola da un "basso" a un palazzetto e da un palazzetto a un "basso", fino all'odore (sempre sia lodato) di lire e di signori della città alta. Mi spiego? Alla conformazione del suolo, aggiungete l'affollamento. Chi non è nato senza gomiti, al Pallonetto, li ha nei fianchi del prossimo; e, d'inverno specialmente, ce li lascia. È chiaro? *Sono del Pallonetto e mangio, bevo e rido quando capita. *Vieni Giugno, vieni Giugno, e Giugno è venuto. Come s'allargano: diventano saloni, ecco qua, i nostri avari "[[Basso (Napoli)|bassi]]", ora che abitiamo nella strada. È una famiglia sola, in giugno, il Pallonetto di Santa Lucia. Dove ripara, don Attilio Sgueglia, reti di letti? Nella via. Dove espone tegami, bacinelle e orinalucci, don Cosimo Pellecchia? Nella via. Dove spolvera macchine da cucire e grammofoni, biciclette e quadri ("pegni" insomma) il titolare dell'Agenzia di Pegni Fulgenzi? Nella via. Dove ha messo, il carbonaio Quintieri, le sue bombole di gas liquido? Nella via. Giugno sviscera il Pallonetto, è una radiografia di questi vecchi muri e di questa vecchia gente. Approfittatene. Diagnosticate. Abbiamo qualche numero, secondo voi, per la buffa lotteria della vita? O ci conviene scendere a Castel dell'Ovo e affogarci tenendoci per mano e cantando: " Giro giro tondo, cavallo imperotondo"? Giudicate voi. ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} [[Categoria:Luoghi di Napoli]] 6e7p0uj98i3zreg2ev1wqm9kp2tjs2u 1218015 1218014 2022-07-20T16:42:57Z Sun-crops 10277 /* Giuseppe Marotta */ fix wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sul '''Pallonetto di Santa Lucia'''. ===[[Giuseppe Marotta (scrittore)|Giuseppe Marotta]]=== *Abbiamo voglia di esclamare: "Bentornato, Pallonetto di Santa Lucia... dove eri fuggito, all'estero?" E infatti le prime giornate limpide ci restituiscono il genuino Pallonetto: vecchio, sì, mangiato dai secoli, rotto nelle giunture dalle mazzate di ogni specie di vento, corroso dalle tarme della salsedine, ma abitato da un sole marino, trionfale, che benda con garze di pulviscolo intinte nell'argento e nell'oro di Mida, le sue ferite. Ah gente, che sollievo; in ognuno di noi s'è acceso un forno di allegria. *Onorateci, favorite, allungateci un'occhiata gentile, come se foste un barone di passaggio, o addirittura il sindaco [[Achille Lauro|Lauro]]. Ecco qua: la nostra via del Pallonetto è a "gradoni", sale con l'affanno da [[Borgo Santa Lucia|Santa Lucia]] a Monte di Dio, sale con tre quarti di lingua in gola da un "basso" a un palazzetto e da un palazzetto a un "basso", fino all'odore (sempre sia lodato) di lire e di signori della città alta. Mi spiego? Alla conformazione del suolo, aggiungete l'affollamento. Chi non è nato senza gomiti, al Pallonetto, li ha nei fianchi del prossimo; e, d'inverno specialmente, ce li lascia. È chiaro? *Sono del Pallonetto e mangio, bevo e rido quando capita. *Vieni Giugno, vieni Giugno, e Giugno è venuto. Come s'allargano: diventano saloni, ecco qua, i nostri avari "[[Basso (Napoli)|bassi]]", ora che abitiamo nella strada. È una famiglia sola, in giugno, il Pallonetto di Santa Lucia. Dove ripara, don Attilio Sgueglia, reti di letti? Nella via. Dove espone tegami, bacinelle e orinalucci, don Cosimo Pellecchia? Nella via. Dove spolvera macchine da cucire e grammofoni, biciclette e quadri ("pegni" insomma) il titolare dell'Agenzia di Pegni Fulgenzi? Nella via. Dove ha messo, il carbonaio Quintieri, le sue bombole di gas liquido? Nella via. Giugno sviscera il Pallonetto, è una radiografia di questi vecchi muri e di questa vecchia gente. Approfittatene. Diagnosticate. Abbiamo qualche numero, secondo voi, per la buffa lotteria della vita? O ci conviene scendere a Castel dell'Ovo e affogarci tenendoci per mano e cantando: "Giro giro tondo, cavallo imperotondo"? Giudicate voi. ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} [[Categoria:Luoghi di Napoli]] rnxgmk5q8i9nes72we45k5gr9wjci8a Zucchine alla scapece 0 194781 1218031 1216968 2022-07-20T17:51:23Z Sun-crops 10277 + categoria wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulle '''zucchine alla scapece'''. *Ne avete un'idea? Le fette sottili e rotonde (simili a grosse monete) di zucchine, vengono prima offerte al sole, che in un paio di ore le asciuga e le irradia; poi friggono in teglia; poi con aglio tritato e foglioline di menta, riposano, fortificandosi, in un bagnetto d'aceto. Vergine dell'Aiuto! Assaporiamo, nelle zucchine alla "scapece", gli umori faziosi degli orti di Secondigliano, i raggi ultravioletti dei quali ogni fetta (voltata e rivoltata) s'imbevve, l'olio di Bitonto, il ferro della teglia, l'arguzia dell'aglio, il profumo di canzonetta della menta, l'[[aceto]] che è vino gobbo e pazzo e sfottente come i giullari... uh mamma mia bella. ([[Giuseppe Marotta (scrittore)|Giuseppe Marotta]]) ==Voci correlate== *[[Cibo]] *[[Cucina napoletana]] *[[Napoli]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sulle|w_preposizione=riguardante le|etichetta=zucchine alla scapece}} {{s}} [[Categoria:Cucina napoletana]] [[Categoria:Cucina vegana e vegetariana]] nphppt0vxivd4t99dnnpfp95lqlikra Leone Caetani 0 194841 1217991 1217706 2022-07-20T13:39:44Z Gaux 18878 /* Studi di storia orientale */ l'Arabia wikitext text/x-wiki [[File:Photo of Prince Leone Caetani.jpg|thumb|Leone Caetani]] '''Leone Caetani''' (1869 – 1935), storico, islamista e orientalista italiano naturalizzato canadese. ==''Studi di storia orientale''== *Fra noi, le religioni e la civiltà dell'India e dell'Estremo Oriente, vi è un distacco netto e profondo, creato da secoli di sviluppo indipendente e di reciproco isolamento. Invece fra la civiltà musulmana e quella europea vi fu sempre continuo contatto e profonda, reciproca, influenza. La civiltà araba si assimilò una grande parte della {{sic|coltura}} scientifica e filosofica dell'Ellenismo asiatico, e la trasmise all'Europa medioevale. (vol. I, cap. I, p. 3) *Quelli i quali negano all'[[Islam]] ogni avvenire nella evoluzione politica dei tempi futuri, potrebbero ricevere un giorno qualche spiacevole smentita. [...] L'Islam è in movimento, e quantunque si muova con la sua caratteristica, direi quasi geologica, lentezza, tuttavia avanza nel suo cammino, e la sua stessa lentezza è manifestazione di forza, è sintomo di durevole tenacia. (vol. I, cap. I, p. 12) *L'odio di religione e di razza si accrebbe con le [[Crociata|Crociate]], nelle quali i Cristiani, pur con gravissimo dispendio di vite, ottennero vantaggi solo e del tutto effimeri; all'odio antico si aggiunse allora la mortificazione delle sconfitte sofferte da un nemico, il quale si vantò della vittoria come di una prova che la verità religiosa si trovasse dalla parte sua. Migliaia e migliaia di vite preziose furono inutilmente sacrificate per riscattare – e solo per un breve periodo di anni – la tomba venerata di Cristo; tomba che, caduto il regno di Gerusalemme, ritornò per sempre, irrimediabilmente, nelle mani dei maggiori nemici del Cristianesimo. (vol. I, cap. I, p. 31-32) *La grande fama di [[Hammurabi]] è dovuta non solo alle gloriose conquiste, ma in particolar modo ad un [[codice di Hammurabi|codice di leggi]] che egli ha lasciato, e che riassume tutta la scienza giuridica del tempo suo. Il preziosissimo documento, scolpito sopra un grande monolite nero, fu scoperto nei tumuli di Susa dall'insigne archeologo francese, il De Morgan, e destò grande commozione nel mondo dei dotti, perché provò irrefragabilmente come una parte cospicua delle leggi mosaiche nella Bibbia avessero origine dalla Babilonide pagana e fossero quindi di natura «umana», non – come taluni volevano – divina. (vol. I, cap. II, pp. 184-185) *Forse la fede professata dai sovrani arabici non era esattamente quella dei loro sudditi babilonesi: il codice {{NDR|di Hammurabi}} era però formato di leggi e di usi quasi esclusivamente babilonesi, sicché Hammurabi, nell'ordinare la celebre codificazione del suo ''corpus juris'', volle, per spirito di tolleranza, eliminare un soverchio colorito religioso per renderlo così accetto a tutte le classi dei suoi sudditi, qualunque ne fosse la fede. Tale modernità di concetti in un sovrano di 4000 anni or sono è argomento di {{sic|maraviglia}}, tanto più che sappiamo aver Hammurabi propugnato la fede in Mardùk, cercando di elevarlo al grado di divinità superiore a tutte le altre. (vol. I, cap. II, pp. 220-221) *Madre bella, crudele e spietata, l'[[Arabia]] accolse a turbe infinite gli uomini nel suo grembo, quando era nella sua lieta giovinezza, avvolta in manti di verzura e in molli nebbie e nubi irroratrici; ma poi invecchiata, impoverita, inaridita e riarsa, ne fece uomini nuovi, aspri, taglienti, forti d'animo e di mente, avidi nel godere, crudelissimi verso le sofferenze altrui, e quindi li cacciò da sé, gli uni appresso agli altri, minacciandoli di orribile morte se non partivano. Or questo spirito crudele, duro, egoista e superbo si rispecchiò appunto nella fede semitica: la fede d'Israele antica, di Assiria, di Babilonia, della Siria e della Fenicia è tutta imbevuta di questo poderoso egoismo, assetato di ricchezze e di godimenti, sitibondo di lotte e di sangue. (vol. I, cap. II, p. 284) *Invano si cercherebbe nel Corano un'esortazione a morire per la fede. Maometto promette ai credenti un lauto compenso nell'altra vita: fanciulle adorabili intatte, che, dopo ogni amplesso, tornano ad essere vergini come prima: bevande deliziose, giardini incantevoli, frutti delicati ed una eterna gioia. Ma questi compensi erano promessi in cambio di servizi resi all'Islám ed al Profeta, pur conservando sempre salva la vita. L'idea del martirio, della morte per la fede, concetto altamente cristiano, s'infiltrò in appresso nello spirito dell'Islám, quando centinaia di migliaia di Musulmani altro non erano che cristiani apostati. Se Maometto avesse chiesto ai Beduini il sacrifizio della vita, pur promettendo il paradiso, quegli scettici gli avrebbero sorriso in faccia, quasiché egli volesse scherzare. Quando alcuni dei suoi perirono uccisi, all'aspetto doloroso dei lor cadaveri, il Profeta insisté sui compensi ai quali avevan diritto quei generosi. Mai però si sognò di invitare i suoi seguaci alla morte: i guerrieri d'Arabia irruppero sull'Asia come belve, intenti a rapire ed a godere, ma niente disposti a morire, perché avrebbero giudicato stoltezza abbandonare vantaggi certi e desiderati, per una incerta e vaga promessa, sulla realtà della quale nessuno poteva e voleva fare sicuro affidamento. (vol. I, cap. III, pp. 367-368) *[...] se il genio e l'energia di [[Maometto]] fossero state le forze motrici principali del movimento islamico, la morte del fondatore avrebbe dovuto segnare un immediato e necessario regresso. Abbiamo invece tutto il contrario: l'attività del Profeta non era che la espressione più evidente d'un grande movimento politico, sociale e morale, che agitava tutta la penisola. (vol. III, cap. IX, p. 53) *Maometto è stato un uomo così smisuratamente ammirato e venerato dagli uni, tanto violentemente ed ingiustamente criticato e calunniato dagli altri; l'opera sua fu tanto ampia e complessa; gli effetti prodotti dalla medesima abbracciando tredici secoli di storia, ed una vasta parte del mondo conosciuto, sono stati così immensi nel tempo e nello spazio, che dare su di lui un giudizio esatto ci sembra impresa estremamente difficile, e forse anche impossibile. (vol. III, cap. XI, p. 279) *[...] siamo costretti a concludere che Maometto avesse, in una misura infinitamente superiore a tutto ciò che possiam sapere o immaginare, le qualità rarissime di un vero pastore di popoli, vale a dire una conoscenza assai profonda della natura umana, unita ad un'arte finissima, ingenita, nel sedurre e nel dominare i pensieri, l'affetto e le volontà degli uomini. I felici successi ottenuti lo confermarono sempre più nelle sue convinzioni, e via via rassicurato dall'esperienza, non ebbe più limiti nella già immensa sicurezza di sé e nell'assoluta fiducia della verità delle proprie dottrine. (vol. III, cap. XI, pp. 291-292) ==Bibliografia== *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori01caetuoft/page/n8/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. I, Ulrico Hoepli, Milano, 1911. *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori03caetuoft/page/n6/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. III, Ulrico Hoepli, Milano, 1914. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetani, Leone}} [[Categoria:Nobili italiani]] [[Categoria:Orientalisti italiani]] [[Categoria:Storici italiani]] [[Categoria:Storici canadesi]] qkqncnoa13r8alt0ls9y0pe6pd6fsad 1217993 1217991 2022-07-20T13:49:31Z Gaux 18878 /* Studi di storia orientale */ il deserto wikitext text/x-wiki [[File:Photo of Prince Leone Caetani.jpg|thumb|Leone Caetani]] '''Leone Caetani''' (1869 – 1935), storico, islamista e orientalista italiano naturalizzato canadese. ==''Studi di storia orientale''== *Fra noi, le religioni e la civiltà dell'India e dell'Estremo Oriente, vi è un distacco netto e profondo, creato da secoli di sviluppo indipendente e di reciproco isolamento. Invece fra la civiltà musulmana e quella europea vi fu sempre continuo contatto e profonda, reciproca, influenza. La civiltà araba si assimilò una grande parte della {{sic|coltura}} scientifica e filosofica dell'Ellenismo asiatico, e la trasmise all'Europa medioevale. (vol. I, cap. I, p. 3) *Quelli i quali negano all'[[Islam]] ogni avvenire nella evoluzione politica dei tempi futuri, potrebbero ricevere un giorno qualche spiacevole smentita. [...] L'Islam è in movimento, e quantunque si muova con la sua caratteristica, direi quasi geologica, lentezza, tuttavia avanza nel suo cammino, e la sua stessa lentezza è manifestazione di forza, è sintomo di durevole tenacia. (vol. I, cap. I, p. 12) *L'odio di religione e di razza si accrebbe con le [[Crociata|Crociate]], nelle quali i Cristiani, pur con gravissimo dispendio di vite, ottennero vantaggi solo e del tutto effimeri; all'odio antico si aggiunse allora la mortificazione delle sconfitte sofferte da un nemico, il quale si vantò della vittoria come di una prova che la verità religiosa si trovasse dalla parte sua. Migliaia e migliaia di vite preziose furono inutilmente sacrificate per riscattare – e solo per un breve periodo di anni – la tomba venerata di Cristo; tomba che, caduto il regno di Gerusalemme, ritornò per sempre, irrimediabilmente, nelle mani dei maggiori nemici del Cristianesimo. (vol. I, cap. I, p. 31-32) *La grande fama di [[Hammurabi]] è dovuta non solo alle gloriose conquiste, ma in particolar modo ad un [[codice di Hammurabi|codice di leggi]] che egli ha lasciato, e che riassume tutta la scienza giuridica del tempo suo. Il preziosissimo documento, scolpito sopra un grande monolite nero, fu scoperto nei tumuli di Susa dall'insigne archeologo francese, il De Morgan, e destò grande commozione nel mondo dei dotti, perché provò irrefragabilmente come una parte cospicua delle leggi mosaiche nella Bibbia avessero origine dalla Babilonide pagana e fossero quindi di natura «umana», non – come taluni volevano – divina. (vol. I, cap. II, pp. 184-185) *Forse la fede professata dai sovrani arabici non era esattamente quella dei loro sudditi babilonesi: il codice {{NDR|di Hammurabi}} era però formato di leggi e di usi quasi esclusivamente babilonesi, sicché Hammurabi, nell'ordinare la celebre codificazione del suo ''corpus juris'', volle, per spirito di tolleranza, eliminare un soverchio colorito religioso per renderlo così accetto a tutte le classi dei suoi sudditi, qualunque ne fosse la fede. Tale modernità di concetti in un sovrano di 4000 anni or sono è argomento di {{sic|maraviglia}}, tanto più che sappiamo aver Hammurabi propugnato la fede in Mardùk, cercando di elevarlo al grado di divinità superiore a tutte le altre. (vol. I, cap. II, pp. 220-221) *Madre bella, crudele e spietata, l'[[Arabia]] accolse a turbe infinite gli uomini nel suo grembo, quando era nella sua lieta giovinezza, avvolta in manti di verzura e in molli nebbie e nubi irroratrici; ma poi invecchiata, impoverita, inaridita e riarsa, ne fece uomini nuovi, aspri, taglienti, forti d'animo e di mente, avidi nel godere, crudelissimi verso le sofferenze altrui, e quindi li cacciò da sé, gli uni appresso agli altri, minacciandoli di orribile morte se non partivano. Or questo spirito crudele, duro, egoista e superbo si rispecchiò appunto nella fede semitica: la fede d'Israele antica, di Assiria, di Babilonia, della Siria e della Fenicia è tutta imbevuta di questo poderoso egoismo, assetato di ricchezze e di godimenti, sitibondo di lotte e di sangue. (vol. I, cap. II, p. 284) *Invano si cercherebbe nel Corano un'esortazione a morire per la fede. Maometto promette ai credenti un lauto compenso nell'altra vita: fanciulle adorabili intatte, che, dopo ogni amplesso, tornano ad essere vergini come prima: bevande deliziose, giardini incantevoli, frutti delicati ed una eterna gioia. Ma questi compensi erano promessi in cambio di servizi resi all'Islám ed al Profeta, pur conservando sempre salva la vita. L'idea del martirio, della morte per la fede, concetto altamente cristiano, s'infiltrò in appresso nello spirito dell'Islám, quando centinaia di migliaia di Musulmani altro non erano che cristiani apostati. Se Maometto avesse chiesto ai Beduini il sacrifizio della vita, pur promettendo il paradiso, quegli scettici gli avrebbero sorriso in faccia, quasiché egli volesse scherzare. Quando alcuni dei suoi perirono uccisi, all'aspetto doloroso dei lor cadaveri, il Profeta insisté sui compensi ai quali avevan diritto quei generosi. Mai però si sognò di invitare i suoi seguaci alla morte: i guerrieri d'Arabia irruppero sull'Asia come belve, intenti a rapire ed a godere, ma niente disposti a morire, perché avrebbero giudicato stoltezza abbandonare vantaggi certi e desiderati, per una incerta e vaga promessa, sulla realtà della quale nessuno poteva e voleva fare sicuro affidamento. (vol. I, cap. III, pp. 367-368) *Solo chi ha viaggiato nel [[deserto]] può comprendere i terrori, i pericoli e le sofferenze che impongono agli uomini quelle immani solitudini, nelle quali lo smarrirsi significa morte certa, nel modo più crudele e straziante, la morte per sete. Non tenteremo nemmeno di descrivere il deserto con i suoi spaventosi calori estivi, con le sue immense distese di sabbia infocata, con le sue colline e pianure rocciose arroventate dal sole implacabile, dove di estate ogni palmo di terreno arde a segno da potervi difficilmente posare la mano. Chi non l'ha provato, non può mai figurarsi il bagliore accecante del sole, del cielo e della terra, arsa e riarsa dal fuoco celeste, che sembra tramutare il mondo in un forno crematorio. (vol. I, cap. III, pp. 377) *[...] se il genio e l'energia di [[Maometto]] fossero state le forze motrici principali del movimento islamico, la morte del fondatore avrebbe dovuto segnare un immediato e necessario regresso. Abbiamo invece tutto il contrario: l'attività del Profeta non era che la espressione più evidente d'un grande movimento politico, sociale e morale, che agitava tutta la penisola. (vol. III, cap. IX, p. 53) *Maometto è stato un uomo così smisuratamente ammirato e venerato dagli uni, tanto violentemente ed ingiustamente criticato e calunniato dagli altri; l'opera sua fu tanto ampia e complessa; gli effetti prodotti dalla medesima abbracciando tredici secoli di storia, ed una vasta parte del mondo conosciuto, sono stati così immensi nel tempo e nello spazio, che dare su di lui un giudizio esatto ci sembra impresa estremamente difficile, e forse anche impossibile. (vol. III, cap. XI, p. 279) *[...] siamo costretti a concludere che Maometto avesse, in una misura infinitamente superiore a tutto ciò che possiam sapere o immaginare, le qualità rarissime di un vero pastore di popoli, vale a dire una conoscenza assai profonda della natura umana, unita ad un'arte finissima, ingenita, nel sedurre e nel dominare i pensieri, l'affetto e le volontà degli uomini. I felici successi ottenuti lo confermarono sempre più nelle sue convinzioni, e via via rassicurato dall'esperienza, non ebbe più limiti nella già immensa sicurezza di sé e nell'assoluta fiducia della verità delle proprie dottrine. (vol. III, cap. XI, pp. 291-292) ==Bibliografia== *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori01caetuoft/page/n8/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. I, Ulrico Hoepli, Milano, 1911. *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori03caetuoft/page/n6/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. III, Ulrico Hoepli, Milano, 1914. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetani, Leone}} [[Categoria:Nobili italiani]] [[Categoria:Orientalisti italiani]] [[Categoria:Storici italiani]] [[Categoria:Storici canadesi]] 7k61t4p13xxc2ub5bjwkummrz9q2vxo 1217995 1217993 2022-07-20T14:04:39Z Gaux 18878 /* Studi di storia orientale */ gli arabi wikitext text/x-wiki [[File:Photo of Prince Leone Caetani.jpg|thumb|Leone Caetani]] '''Leone Caetani''' (1869 – 1935), storico, islamista e orientalista italiano naturalizzato canadese. ==''Studi di storia orientale''== *Fra noi, le religioni e la civiltà dell'India e dell'Estremo Oriente, vi è un distacco netto e profondo, creato da secoli di sviluppo indipendente e di reciproco isolamento. Invece fra la civiltà musulmana e quella europea vi fu sempre continuo contatto e profonda, reciproca, influenza. La civiltà araba si assimilò una grande parte della {{sic|coltura}} scientifica e filosofica dell'Ellenismo asiatico, e la trasmise all'Europa medioevale. (vol. I, cap. I, p. 3) *Quelli i quali negano all'[[Islam]] ogni avvenire nella evoluzione politica dei tempi futuri, potrebbero ricevere un giorno qualche spiacevole smentita. [...] L'Islam è in movimento, e quantunque si muova con la sua caratteristica, direi quasi geologica, lentezza, tuttavia avanza nel suo cammino, e la sua stessa lentezza è manifestazione di forza, è sintomo di durevole tenacia. (vol. I, cap. I, p. 12) *L'odio di religione e di razza si accrebbe con le [[Crociata|Crociate]], nelle quali i Cristiani, pur con gravissimo dispendio di vite, ottennero vantaggi solo e del tutto effimeri; all'odio antico si aggiunse allora la mortificazione delle sconfitte sofferte da un nemico, il quale si vantò della vittoria come di una prova che la verità religiosa si trovasse dalla parte sua. Migliaia e migliaia di vite preziose furono inutilmente sacrificate per riscattare – e solo per un breve periodo di anni – la tomba venerata di Cristo; tomba che, caduto il regno di Gerusalemme, ritornò per sempre, irrimediabilmente, nelle mani dei maggiori nemici del Cristianesimo. (vol. I, cap. I, p. 31-32) *La grande fama di [[Hammurabi]] è dovuta non solo alle gloriose conquiste, ma in particolar modo ad un [[codice di Hammurabi|codice di leggi]] che egli ha lasciato, e che riassume tutta la scienza giuridica del tempo suo. Il preziosissimo documento, scolpito sopra un grande monolite nero, fu scoperto nei tumuli di Susa dall'insigne archeologo francese, il De Morgan, e destò grande commozione nel mondo dei dotti, perché provò irrefragabilmente come una parte cospicua delle leggi mosaiche nella Bibbia avessero origine dalla Babilonide pagana e fossero quindi di natura «umana», non – come taluni volevano – divina. (vol. I, cap. II, pp. 184-185) *Forse la fede professata dai sovrani arabici non era esattamente quella dei loro sudditi babilonesi: il codice {{NDR|di Hammurabi}} era però formato di leggi e di usi quasi esclusivamente babilonesi, sicché Hammurabi, nell'ordinare la celebre codificazione del suo ''corpus juris'', volle, per spirito di tolleranza, eliminare un soverchio colorito religioso per renderlo così accetto a tutte le classi dei suoi sudditi, qualunque ne fosse la fede. Tale modernità di concetti in un sovrano di 4000 anni or sono è argomento di {{sic|maraviglia}}, tanto più che sappiamo aver Hammurabi propugnato la fede in Mardùk, cercando di elevarlo al grado di divinità superiore a tutte le altre. (vol. I, cap. II, pp. 220-221) *Madre bella, crudele e spietata, l'[[Arabia]] accolse a turbe infinite gli uomini nel suo grembo, quando era nella sua lieta giovinezza, avvolta in manti di verzura e in molli nebbie e nubi irroratrici; ma poi invecchiata, impoverita, inaridita e riarsa, ne fece uomini nuovi, aspri, taglienti, forti d'animo e di mente, avidi nel godere, crudelissimi verso le sofferenze altrui, e quindi li cacciò da sé, gli uni appresso agli altri, minacciandoli di orribile morte se non partivano. Or questo spirito crudele, duro, egoista e superbo si rispecchiò appunto nella fede semitica: la fede d'Israele antica, di Assiria, di Babilonia, della Siria e della Fenicia è tutta imbevuta di questo poderoso egoismo, assetato di ricchezze e di godimenti, sitibondo di lotte e di sangue. (vol. I, cap. II, p. 284) *Invano si cercherebbe nel Corano un'esortazione a morire per la fede. Maometto promette ai credenti un lauto compenso nell'altra vita: fanciulle adorabili intatte, che, dopo ogni amplesso, tornano ad essere vergini come prima: bevande deliziose, giardini incantevoli, frutti delicati ed una eterna gioia. Ma questi compensi erano promessi in cambio di servizi resi all'Islám ed al Profeta, pur conservando sempre salva la vita. L'idea del martirio, della morte per la fede, concetto altamente cristiano, s'infiltrò in appresso nello spirito dell'Islám, quando centinaia di migliaia di Musulmani altro non erano che cristiani apostati. Se Maometto avesse chiesto ai Beduini il sacrifizio della vita, pur promettendo il paradiso, quegli scettici gli avrebbero sorriso in faccia, quasiché egli volesse scherzare. Quando alcuni dei suoi perirono uccisi, all'aspetto doloroso dei lor cadaveri, il Profeta insisté sui compensi ai quali avevan diritto quei generosi. Mai però si sognò di invitare i suoi seguaci alla morte: i guerrieri d'Arabia irruppero sull'Asia come belve, intenti a rapire ed a godere, ma niente disposti a morire, perché avrebbero giudicato stoltezza abbandonare vantaggi certi e desiderati, per una incerta e vaga promessa, sulla realtà della quale nessuno poteva e voleva fare sicuro affidamento. (vol. I, cap. III, pp. 367-368) *Solo chi ha viaggiato nel [[deserto]] può comprendere i terrori, i pericoli e le sofferenze che impongono agli uomini quelle immani solitudini, nelle quali lo smarrirsi significa morte certa, nel modo più crudele e straziante, la morte per sete. Non tenteremo nemmeno di descrivere il deserto con i suoi spaventosi calori estivi, con le sue immense distese di sabbia infocata, con le sue colline e pianure rocciose arroventate dal sole implacabile, dove di estate ogni palmo di terreno arde a segno da potervi difficilmente posare la mano. Chi non l'ha provato, non può mai figurarsi il bagliore accecante del sole, del cielo e della terra, arsa e riarsa dal fuoco celeste, che sembra tramutare il mondo in un forno crematorio. (vol. I, cap. III, pp. 377) *[...] quando gli [[Arabia|Arabi]] compariscono nella storia, avevano già vissuto, di generazione in generazione, sì a lungo nei deserti, che la loro natura si era completamente adattata alle condizioni di quel paese; adattata al punto da apparire esso il popolo dei deserti per eccellenza, quello che meglio di ogni altro ritrae nei suoi costumi, nella sua favella, in ogni suo atto e pensiero la vita delle grandi solitudini. L'adattamento degli Arabi alle condizioni del loro paese è già sì completo fin dal loro primo comparire nella storia, che noi li vediamo, con maraviglia, anche tenacemente affezionati al loro paese, nonostante tutti i suoi orrori e terrori, e preferirlo persino a tutti gli altri della terra. Essi sono già i veri figli del deserto, foggiati da esso su di uno stampo speciale, che non ritroviamo poi altrove, presso verun popolo. (vol. I, cap. III, pp. 379-380) *[...] se il genio e l'energia di [[Maometto]] fossero state le forze motrici principali del movimento islamico, la morte del fondatore avrebbe dovuto segnare un immediato e necessario regresso. Abbiamo invece tutto il contrario: l'attività del Profeta non era che la espressione più evidente d'un grande movimento politico, sociale e morale, che agitava tutta la penisola. (vol. III, cap. IX, p. 53) *Maometto è stato un uomo così smisuratamente ammirato e venerato dagli uni, tanto violentemente ed ingiustamente criticato e calunniato dagli altri; l'opera sua fu tanto ampia e complessa; gli effetti prodotti dalla medesima abbracciando tredici secoli di storia, ed una vasta parte del mondo conosciuto, sono stati così immensi nel tempo e nello spazio, che dare su di lui un giudizio esatto ci sembra impresa estremamente difficile, e forse anche impossibile. (vol. III, cap. XI, p. 279) *[...] siamo costretti a concludere che Maometto avesse, in una misura infinitamente superiore a tutto ciò che possiam sapere o immaginare, le qualità rarissime di un vero pastore di popoli, vale a dire una conoscenza assai profonda della natura umana, unita ad un'arte finissima, ingenita, nel sedurre e nel dominare i pensieri, l'affetto e le volontà degli uomini. I felici successi ottenuti lo confermarono sempre più nelle sue convinzioni, e via via rassicurato dall'esperienza, non ebbe più limiti nella già immensa sicurezza di sé e nell'assoluta fiducia della verità delle proprie dottrine. (vol. III, cap. XI, pp. 291-292) ==Bibliografia== *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori01caetuoft/page/n8/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. I, Ulrico Hoepli, Milano, 1911. *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori03caetuoft/page/n6/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. III, Ulrico Hoepli, Milano, 1914. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetani, Leone}} [[Categoria:Nobili italiani]] [[Categoria:Orientalisti italiani]] [[Categoria:Storici italiani]] [[Categoria:Storici canadesi]] ggbs53cimvi7jqbjwiectb6yfc8ebkj 1217998 1217995 2022-07-20T14:30:02Z Gaux 18878 /* Studi di storia orientale */ divieto per i pagani di venire al santuario wikitext text/x-wiki [[File:Photo of Prince Leone Caetani.jpg|thumb|Leone Caetani]] '''Leone Caetani''' (1869 – 1935), storico, islamista e orientalista italiano naturalizzato canadese. ==''Studi di storia orientale''== *Fra noi, le religioni e la civiltà dell'India e dell'Estremo Oriente, vi è un distacco netto e profondo, creato da secoli di sviluppo indipendente e di reciproco isolamento. Invece fra la civiltà musulmana e quella europea vi fu sempre continuo contatto e profonda, reciproca, influenza. La civiltà araba si assimilò una grande parte della {{sic|coltura}} scientifica e filosofica dell'Ellenismo asiatico, e la trasmise all'Europa medioevale. (vol. I, cap. I, p. 3) *Quelli i quali negano all'[[Islam]] ogni avvenire nella evoluzione politica dei tempi futuri, potrebbero ricevere un giorno qualche spiacevole smentita. [...] L'Islam è in movimento, e quantunque si muova con la sua caratteristica, direi quasi geologica, lentezza, tuttavia avanza nel suo cammino, e la sua stessa lentezza è manifestazione di forza, è sintomo di durevole tenacia. (vol. I, cap. I, p. 12) *L'odio di religione e di razza si accrebbe con le [[Crociata|Crociate]], nelle quali i Cristiani, pur con gravissimo dispendio di vite, ottennero vantaggi solo e del tutto effimeri; all'odio antico si aggiunse allora la mortificazione delle sconfitte sofferte da un nemico, il quale si vantò della vittoria come di una prova che la verità religiosa si trovasse dalla parte sua. Migliaia e migliaia di vite preziose furono inutilmente sacrificate per riscattare – e solo per un breve periodo di anni – la tomba venerata di Cristo; tomba che, caduto il regno di Gerusalemme, ritornò per sempre, irrimediabilmente, nelle mani dei maggiori nemici del Cristianesimo. (vol. I, cap. I, p. 31-32) *La grande fama di [[Hammurabi]] è dovuta non solo alle gloriose conquiste, ma in particolar modo ad un [[codice di Hammurabi|codice di leggi]] che egli ha lasciato, e che riassume tutta la scienza giuridica del tempo suo. Il preziosissimo documento, scolpito sopra un grande monolite nero, fu scoperto nei tumuli di Susa dall'insigne archeologo francese, il De Morgan, e destò grande commozione nel mondo dei dotti, perché provò irrefragabilmente come una parte cospicua delle leggi mosaiche nella Bibbia avessero origine dalla Babilonide pagana e fossero quindi di natura «umana», non – come taluni volevano – divina. (vol. I, cap. II, pp. 184-185) *Forse la fede professata dai sovrani arabici non era esattamente quella dei loro sudditi babilonesi: il codice {{NDR|di Hammurabi}} era però formato di leggi e di usi quasi esclusivamente babilonesi, sicché Hammurabi, nell'ordinare la celebre codificazione del suo ''corpus juris'', volle, per spirito di tolleranza, eliminare un soverchio colorito religioso per renderlo così accetto a tutte le classi dei suoi sudditi, qualunque ne fosse la fede. Tale modernità di concetti in un sovrano di 4000 anni or sono è argomento di {{sic|maraviglia}}, tanto più che sappiamo aver Hammurabi propugnato la fede in Mardùk, cercando di elevarlo al grado di divinità superiore a tutte le altre. (vol. I, cap. II, pp. 220-221) *Madre bella, crudele e spietata, l'[[Arabia]] accolse a turbe infinite gli uomini nel suo grembo, quando era nella sua lieta giovinezza, avvolta in manti di verzura e in molli nebbie e nubi irroratrici; ma poi invecchiata, impoverita, inaridita e riarsa, ne fece uomini nuovi, aspri, taglienti, forti d'animo e di mente, avidi nel godere, crudelissimi verso le sofferenze altrui, e quindi li cacciò da sé, gli uni appresso agli altri, minacciandoli di orribile morte se non partivano. Or questo spirito crudele, duro, egoista e superbo si rispecchiò appunto nella fede semitica: la fede d'Israele antica, di Assiria, di Babilonia, della Siria e della Fenicia è tutta imbevuta di questo poderoso egoismo, assetato di ricchezze e di godimenti, sitibondo di lotte e di sangue. (vol. I, cap. II, p. 284) *Invano si cercherebbe nel Corano un'esortazione a morire per la fede. Maometto promette ai credenti un lauto compenso nell'altra vita: fanciulle adorabili intatte, che, dopo ogni amplesso, tornano ad essere vergini come prima: bevande deliziose, giardini incantevoli, frutti delicati ed una eterna gioia. Ma questi compensi erano promessi in cambio di servizi resi all'Islám ed al Profeta, pur conservando sempre salva la vita. L'idea del martirio, della morte per la fede, concetto altamente cristiano, s'infiltrò in appresso nello spirito dell'Islám, quando centinaia di migliaia di Musulmani altro non erano che cristiani apostati. Se Maometto avesse chiesto ai Beduini il sacrifizio della vita, pur promettendo il paradiso, quegli scettici gli avrebbero sorriso in faccia, quasiché egli volesse scherzare. Quando alcuni dei suoi perirono uccisi, all'aspetto doloroso dei lor cadaveri, il Profeta insisté sui compensi ai quali avevan diritto quei generosi. Mai però si sognò di invitare i suoi seguaci alla morte: i guerrieri d'Arabia irruppero sull'Asia come belve, intenti a rapire ed a godere, ma niente disposti a morire, perché avrebbero giudicato stoltezza abbandonare vantaggi certi e desiderati, per una incerta e vaga promessa, sulla realtà della quale nessuno poteva e voleva fare sicuro affidamento. (vol. I, cap. III, pp. 367-368) *Solo chi ha viaggiato nel [[deserto]] può comprendere i terrori, i pericoli e le sofferenze che impongono agli uomini quelle immani solitudini, nelle quali lo smarrirsi significa morte certa, nel modo più crudele e straziante, la morte per sete. Non tenteremo nemmeno di descrivere il deserto con i suoi spaventosi calori estivi, con le sue immense distese di sabbia infocata, con le sue colline e pianure rocciose arroventate dal sole implacabile, dove di estate ogni palmo di terreno arde a segno da potervi difficilmente posare la mano. Chi non l'ha provato, non può mai figurarsi il bagliore accecante del sole, del cielo e della terra, arsa e riarsa dal fuoco celeste, che sembra tramutare il mondo in un forno crematorio. (vol. I, cap. III, pp. 377) *[...] quando gli [[Arabia|Arabi]] compariscono nella storia, avevano già vissuto, di generazione in generazione, sì a lungo nei deserti, che la loro natura si era completamente adattata alle condizioni di quel paese; adattata al punto da apparire esso il popolo dei deserti per eccellenza, quello che meglio di ogni altro ritrae nei suoi costumi, nella sua favella, in ogni suo atto e pensiero la vita delle grandi solitudini. L'adattamento degli Arabi alle condizioni del loro paese è già sì completo fin dal loro primo comparire nella storia, che noi li vediamo, con maraviglia, anche tenacemente affezionati al loro paese, nonostante tutti i suoi orrori e terrori, e preferirlo persino a tutti gli altri della terra. Essi sono già i veri figli del deserto, foggiati da esso su di uno stampo speciale, che non ritroviamo poi altrove, presso verun popolo. (vol. I, cap. III, pp. 379-380) *[...] se il genio e l'energia di [[Maometto]] fossero state le forze motrici principali del movimento islamico, la morte del fondatore avrebbe dovuto segnare un immediato e necessario regresso. Abbiamo invece tutto il contrario: l'attività del Profeta non era che la espressione più evidente d'un grande movimento politico, sociale e morale, che agitava tutta la penisola. (vol. III, cap. IX, p. 53) *L'importanza dell'editto {{NDR|il divieto per i pagani di venire al santuario, consacrato dai versetti 1-12, 28 e 36 della sura IX}} fu grandissima, perché, sebbene formulato in termini vaghi, servì, interpretato con fanatica rigidità nei secoli successivi, come punto di partenza per il trattamento di tutti i popoli e di tutte le fedi soggette all'Islam. Per far parte della comunità islamica bisognava ora professarsi, con parole e con atti, realmente musulmano. Gli Ebrei ed i Cristiani potevano però conservare la loro fede a patto di pagare un tributo annuo, detto «gizyah», e se non volevano sottostare all'obbligo dovevano esservi costretti con la forza.<br>Questo è il vero significato dei versetti coranici e non già, come vorrebbero gli esegeti musulmani, che bisognava aggredire la «gente del libro» ovunque si trovasse e imporle con le armi il pagamento di un tributo. (vol. III, cap. X, p. 269) *Maometto è stato un uomo così smisuratamente ammirato e venerato dagli uni, tanto violentemente ed ingiustamente criticato e calunniato dagli altri; l'opera sua fu tanto ampia e complessa; gli effetti prodotti dalla medesima abbracciando tredici secoli di storia, ed una vasta parte del mondo conosciuto, sono stati così immensi nel tempo e nello spazio, che dare su di lui un giudizio esatto ci sembra impresa estremamente difficile, e forse anche impossibile. (vol. III, cap. XI, p. 279) *[...] siamo costretti a concludere che Maometto avesse, in una misura infinitamente superiore a tutto ciò che possiam sapere o immaginare, le qualità rarissime di un vero pastore di popoli, vale a dire una conoscenza assai profonda della natura umana, unita ad un'arte finissima, ingenita, nel sedurre e nel dominare i pensieri, l'affetto e le volontà degli uomini. I felici successi ottenuti lo confermarono sempre più nelle sue convinzioni, e via via rassicurato dall'esperienza, non ebbe più limiti nella già immensa sicurezza di sé e nell'assoluta fiducia della verità delle proprie dottrine. (vol. III, cap. XI, pp. 291-292) ==Bibliografia== *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori01caetuoft/page/n8/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. I, Ulrico Hoepli, Milano, 1911. *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori03caetuoft/page/n6/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. III, Ulrico Hoepli, Milano, 1914. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetani, Leone}} [[Categoria:Nobili italiani]] [[Categoria:Orientalisti italiani]] [[Categoria:Storici italiani]] [[Categoria:Storici canadesi]] 9uzvif1q7ckn3uykwotfnke3qe8dzz2 1218000 1217998 2022-07-20T14:39:59Z Gaux 18878 /* Studi di storia orientale */ moderazione di Maometto wikitext text/x-wiki [[File:Photo of Prince Leone Caetani.jpg|thumb|Leone Caetani]] '''Leone Caetani''' (1869 – 1935), storico, islamista e orientalista italiano naturalizzato canadese. ==''Studi di storia orientale''== *Fra noi, le religioni e la civiltà dell'India e dell'Estremo Oriente, vi è un distacco netto e profondo, creato da secoli di sviluppo indipendente e di reciproco isolamento. Invece fra la civiltà musulmana e quella europea vi fu sempre continuo contatto e profonda, reciproca, influenza. La civiltà araba si assimilò una grande parte della {{sic|coltura}} scientifica e filosofica dell'Ellenismo asiatico, e la trasmise all'Europa medioevale. (vol. I, cap. I, p. 3) *Quelli i quali negano all'[[Islam]] ogni avvenire nella evoluzione politica dei tempi futuri, potrebbero ricevere un giorno qualche spiacevole smentita. [...] L'Islam è in movimento, e quantunque si muova con la sua caratteristica, direi quasi geologica, lentezza, tuttavia avanza nel suo cammino, e la sua stessa lentezza è manifestazione di forza, è sintomo di durevole tenacia. (vol. I, cap. I, p. 12) *L'odio di religione e di razza si accrebbe con le [[Crociata|Crociate]], nelle quali i Cristiani, pur con gravissimo dispendio di vite, ottennero vantaggi solo e del tutto effimeri; all'odio antico si aggiunse allora la mortificazione delle sconfitte sofferte da un nemico, il quale si vantò della vittoria come di una prova che la verità religiosa si trovasse dalla parte sua. Migliaia e migliaia di vite preziose furono inutilmente sacrificate per riscattare – e solo per un breve periodo di anni – la tomba venerata di Cristo; tomba che, caduto il regno di Gerusalemme, ritornò per sempre, irrimediabilmente, nelle mani dei maggiori nemici del Cristianesimo. (vol. I, cap. I, p. 31-32) *La grande fama di [[Hammurabi]] è dovuta non solo alle gloriose conquiste, ma in particolar modo ad un [[codice di Hammurabi|codice di leggi]] che egli ha lasciato, e che riassume tutta la scienza giuridica del tempo suo. Il preziosissimo documento, scolpito sopra un grande monolite nero, fu scoperto nei tumuli di Susa dall'insigne archeologo francese, il De Morgan, e destò grande commozione nel mondo dei dotti, perché provò irrefragabilmente come una parte cospicua delle leggi mosaiche nella Bibbia avessero origine dalla Babilonide pagana e fossero quindi di natura «umana», non – come taluni volevano – divina. (vol. I, cap. II, pp. 184-185) *Forse la fede professata dai sovrani arabici non era esattamente quella dei loro sudditi babilonesi: il codice {{NDR|di Hammurabi}} era però formato di leggi e di usi quasi esclusivamente babilonesi, sicché Hammurabi, nell'ordinare la celebre codificazione del suo ''corpus juris'', volle, per spirito di tolleranza, eliminare un soverchio colorito religioso per renderlo così accetto a tutte le classi dei suoi sudditi, qualunque ne fosse la fede. Tale modernità di concetti in un sovrano di 4000 anni or sono è argomento di {{sic|maraviglia}}, tanto più che sappiamo aver Hammurabi propugnato la fede in Mardùk, cercando di elevarlo al grado di divinità superiore a tutte le altre. (vol. I, cap. II, pp. 220-221) *Madre bella, crudele e spietata, l'[[Arabia]] accolse a turbe infinite gli uomini nel suo grembo, quando era nella sua lieta giovinezza, avvolta in manti di verzura e in molli nebbie e nubi irroratrici; ma poi invecchiata, impoverita, inaridita e riarsa, ne fece uomini nuovi, aspri, taglienti, forti d'animo e di mente, avidi nel godere, crudelissimi verso le sofferenze altrui, e quindi li cacciò da sé, gli uni appresso agli altri, minacciandoli di orribile morte se non partivano. Or questo spirito crudele, duro, egoista e superbo si rispecchiò appunto nella fede semitica: la fede d'Israele antica, di Assiria, di Babilonia, della Siria e della Fenicia è tutta imbevuta di questo poderoso egoismo, assetato di ricchezze e di godimenti, sitibondo di lotte e di sangue. (vol. I, cap. II, p. 284) *Invano si cercherebbe nel Corano un'esortazione a morire per la fede. Maometto promette ai credenti un lauto compenso nell'altra vita: fanciulle adorabili intatte, che, dopo ogni amplesso, tornano ad essere vergini come prima: bevande deliziose, giardini incantevoli, frutti delicati ed una eterna gioia. Ma questi compensi erano promessi in cambio di servizi resi all'Islám ed al Profeta, pur conservando sempre salva la vita. L'idea del martirio, della morte per la fede, concetto altamente cristiano, s'infiltrò in appresso nello spirito dell'Islám, quando centinaia di migliaia di Musulmani altro non erano che cristiani apostati. Se Maometto avesse chiesto ai Beduini il sacrifizio della vita, pur promettendo il paradiso, quegli scettici gli avrebbero sorriso in faccia, quasiché egli volesse scherzare. Quando alcuni dei suoi perirono uccisi, all'aspetto doloroso dei lor cadaveri, il Profeta insisté sui compensi ai quali avevan diritto quei generosi. Mai però si sognò di invitare i suoi seguaci alla morte: i guerrieri d'Arabia irruppero sull'Asia come belve, intenti a rapire ed a godere, ma niente disposti a morire, perché avrebbero giudicato stoltezza abbandonare vantaggi certi e desiderati, per una incerta e vaga promessa, sulla realtà della quale nessuno poteva e voleva fare sicuro affidamento. (vol. I, cap. III, pp. 367-368) *Solo chi ha viaggiato nel [[deserto]] può comprendere i terrori, i pericoli e le sofferenze che impongono agli uomini quelle immani solitudini, nelle quali lo smarrirsi significa morte certa, nel modo più crudele e straziante, la morte per sete. Non tenteremo nemmeno di descrivere il deserto con i suoi spaventosi calori estivi, con le sue immense distese di sabbia infocata, con le sue colline e pianure rocciose arroventate dal sole implacabile, dove di estate ogni palmo di terreno arde a segno da potervi difficilmente posare la mano. Chi non l'ha provato, non può mai figurarsi il bagliore accecante del sole, del cielo e della terra, arsa e riarsa dal fuoco celeste, che sembra tramutare il mondo in un forno crematorio. (vol. I, cap. III, pp. 377) *[...] quando gli [[Arabia|Arabi]] compariscono nella storia, avevano già vissuto, di generazione in generazione, sì a lungo nei deserti, che la loro natura si era completamente adattata alle condizioni di quel paese; adattata al punto da apparire esso il popolo dei deserti per eccellenza, quello che meglio di ogni altro ritrae nei suoi costumi, nella sua favella, in ogni suo atto e pensiero la vita delle grandi solitudini. L'adattamento degli Arabi alle condizioni del loro paese è già sì completo fin dal loro primo comparire nella storia, che noi li vediamo, con maraviglia, anche tenacemente affezionati al loro paese, nonostante tutti i suoi orrori e terrori, e preferirlo persino a tutti gli altri della terra. Essi sono già i veri figli del deserto, foggiati da esso su di uno stampo speciale, che non ritroviamo poi altrove, presso verun popolo. (vol. I, cap. III, pp. 379-380) *[...] se il genio e l'energia di [[Maometto]] fossero state le forze motrici principali del movimento islamico, la morte del fondatore avrebbe dovuto segnare un immediato e necessario regresso. Abbiamo invece tutto il contrario: l'attività del Profeta non era che la espressione più evidente d'un grande movimento politico, sociale e morale, che agitava tutta la penisola. (vol. III, cap. IX, p. 53) *L'importanza dell'editto {{NDR|il divieto per i pagani di venire al santuario, consacrato dai versetti 1-12, 28 e 36 della sura IX}} fu grandissima, perché, sebbene formulato in termini vaghi, servì, interpretato con fanatica rigidità nei secoli successivi, come punto di partenza per il trattamento di tutti i popoli e di tutte le fedi soggette all'Islam. Per far parte della comunità islamica bisognava ora professarsi, con parole e con atti, realmente musulmano. Gli Ebrei ed i Cristiani potevano però conservare la loro fede a patto di pagare un tributo annuo, detto «gizyah», e se non volevano sottostare all'obbligo dovevano esservi costretti con la forza.<br>Questo è il vero significato dei versetti coranici e non già, come vorrebbero gli esegeti musulmani, che bisognava aggredire la «gente del libro» ovunque si trovasse e imporle con le armi il pagamento di un tributo. (vol. III, cap. X, p. 269) *Maometto è stato un uomo così smisuratamente ammirato e venerato dagli uni, tanto violentemente ed ingiustamente criticato e calunniato dagli altri; l'opera sua fu tanto ampia e complessa; gli effetti prodotti dalla medesima abbracciando tredici secoli di storia, ed una vasta parte del mondo conosciuto, sono stati così immensi nel tempo e nello spazio, che dare su di lui un giudizio esatto ci sembra impresa estremamente difficile, e forse anche impossibile. (vol. III, cap. XI, p. 279) *[...] siamo costretti a concludere che Maometto avesse, in una misura infinitamente superiore a tutto ciò che possiam sapere o immaginare, le qualità rarissime di un vero pastore di popoli, vale a dire una conoscenza assai profonda della natura umana, unita ad un'arte finissima, ingenita, nel sedurre e nel dominare i pensieri, l'affetto e le volontà degli uomini. I felici successi ottenuti lo confermarono sempre più nelle sue convinzioni, e via via rassicurato dall'esperienza, non ebbe più limiti nella già immensa sicurezza di sé e nell'assoluta fiducia della verità delle proprie dottrine. (vol. III, cap. XI, pp. 291-292) *Il taglio della mano per furti era usanza antica anteriore a Maometto [...] ed a lui ripugnante, né è provato che egli mai l'applicasse.<br>Ai violatori manifesti delle prescrizioni coraniche, ai Compagni, per esempio, colpevoli di essersi inebbriati con il vino, egli si contentò di dare di persona due colpi con il sandalo. (vol. III, cap. XI, pp. 299) ==Bibliografia== *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori01caetuoft/page/n8/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. I, Ulrico Hoepli, Milano, 1911. *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori03caetuoft/page/n6/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. III, Ulrico Hoepli, Milano, 1914. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetani, Leone}} [[Categoria:Nobili italiani]] [[Categoria:Orientalisti italiani]] [[Categoria:Storici italiani]] [[Categoria:Storici canadesi]] ksxhd2h8cj5wsltfvmzxbjvagan922l 1218001 1218000 2022-07-20T14:41:04Z Gaux 18878 /* Studi di storia orientale */ sic wikitext text/x-wiki [[File:Photo of Prince Leone Caetani.jpg|thumb|Leone Caetani]] '''Leone Caetani''' (1869 – 1935), storico, islamista e orientalista italiano naturalizzato canadese. ==''Studi di storia orientale''== *Fra noi, le religioni e la civiltà dell'India e dell'Estremo Oriente, vi è un distacco netto e profondo, creato da secoli di sviluppo indipendente e di reciproco isolamento. Invece fra la civiltà musulmana e quella europea vi fu sempre continuo contatto e profonda, reciproca, influenza. La civiltà araba si assimilò una grande parte della {{sic|coltura}} scientifica e filosofica dell'Ellenismo asiatico, e la trasmise all'Europa medioevale. (vol. I, cap. I, p. 3) *Quelli i quali negano all'[[Islam]] ogni avvenire nella evoluzione politica dei tempi futuri, potrebbero ricevere un giorno qualche spiacevole smentita. [...] L'Islam è in movimento, e quantunque si muova con la sua caratteristica, direi quasi geologica, lentezza, tuttavia avanza nel suo cammino, e la sua stessa lentezza è manifestazione di forza, è sintomo di durevole tenacia. (vol. I, cap. I, p. 12) *L'odio di religione e di razza si accrebbe con le [[Crociata|Crociate]], nelle quali i Cristiani, pur con gravissimo dispendio di vite, ottennero vantaggi solo e del tutto effimeri; all'odio antico si aggiunse allora la mortificazione delle sconfitte sofferte da un nemico, il quale si vantò della vittoria come di una prova che la verità religiosa si trovasse dalla parte sua. Migliaia e migliaia di vite preziose furono inutilmente sacrificate per riscattare – e solo per un breve periodo di anni – la tomba venerata di Cristo; tomba che, caduto il regno di Gerusalemme, ritornò per sempre, irrimediabilmente, nelle mani dei maggiori nemici del Cristianesimo. (vol. I, cap. I, p. 31-32) *La grande fama di [[Hammurabi]] è dovuta non solo alle gloriose conquiste, ma in particolar modo ad un [[codice di Hammurabi|codice di leggi]] che egli ha lasciato, e che riassume tutta la scienza giuridica del tempo suo. Il preziosissimo documento, scolpito sopra un grande monolite nero, fu scoperto nei tumuli di Susa dall'insigne archeologo francese, il De Morgan, e destò grande commozione nel mondo dei dotti, perché provò irrefragabilmente come una parte cospicua delle leggi mosaiche nella Bibbia avessero origine dalla Babilonide pagana e fossero quindi di natura «umana», non – come taluni volevano – divina. (vol. I, cap. II, pp. 184-185) *Forse la fede professata dai sovrani arabici non era esattamente quella dei loro sudditi babilonesi: il codice {{NDR|di Hammurabi}} era però formato di leggi e di usi quasi esclusivamente babilonesi, sicché Hammurabi, nell'ordinare la celebre codificazione del suo ''corpus juris'', volle, per spirito di tolleranza, eliminare un soverchio colorito religioso per renderlo così accetto a tutte le classi dei suoi sudditi, qualunque ne fosse la fede. Tale modernità di concetti in un sovrano di 4000 anni or sono è argomento di {{sic|maraviglia}}, tanto più che sappiamo aver Hammurabi propugnato la fede in Mardùk, cercando di elevarlo al grado di divinità superiore a tutte le altre. (vol. I, cap. II, pp. 220-221) *Madre bella, crudele e spietata, l'[[Arabia]] accolse a turbe infinite gli uomini nel suo grembo, quando era nella sua lieta giovinezza, avvolta in manti di verzura e in molli nebbie e nubi irroratrici; ma poi invecchiata, impoverita, inaridita e riarsa, ne fece uomini nuovi, aspri, taglienti, forti d'animo e di mente, avidi nel godere, crudelissimi verso le sofferenze altrui, e quindi li cacciò da sé, gli uni appresso agli altri, minacciandoli di orribile morte se non partivano. Or questo spirito crudele, duro, egoista e superbo si rispecchiò appunto nella fede semitica: la fede d'Israele antica, di Assiria, di Babilonia, della Siria e della Fenicia è tutta imbevuta di questo poderoso egoismo, assetato di ricchezze e di godimenti, sitibondo di lotte e di sangue. (vol. I, cap. II, p. 284) *Invano si cercherebbe nel Corano un'esortazione a morire per la fede. Maometto promette ai credenti un lauto compenso nell'altra vita: fanciulle adorabili intatte, che, dopo ogni amplesso, tornano ad essere vergini come prima: bevande deliziose, giardini incantevoli, frutti delicati ed una eterna gioia. Ma questi compensi erano promessi in cambio di servizi resi all'Islám ed al Profeta, pur conservando sempre salva la vita. L'idea del martirio, della morte per la fede, concetto altamente cristiano, s'infiltrò in appresso nello spirito dell'Islám, quando centinaia di migliaia di Musulmani altro non erano che cristiani apostati. Se Maometto avesse chiesto ai Beduini il sacrifizio della vita, pur promettendo il paradiso, quegli scettici gli avrebbero sorriso in faccia, quasiché egli volesse scherzare. Quando alcuni dei suoi perirono uccisi, all'aspetto doloroso dei lor cadaveri, il Profeta insisté sui compensi ai quali avevan diritto quei generosi. Mai però si sognò di invitare i suoi seguaci alla morte: i guerrieri d'Arabia irruppero sull'Asia come belve, intenti a rapire ed a godere, ma niente disposti a morire, perché avrebbero giudicato stoltezza abbandonare vantaggi certi e desiderati, per una incerta e vaga promessa, sulla realtà della quale nessuno poteva e voleva fare sicuro affidamento. (vol. I, cap. III, pp. 367-368) *Solo chi ha viaggiato nel [[deserto]] può comprendere i terrori, i pericoli e le sofferenze che impongono agli uomini quelle immani solitudini, nelle quali lo smarrirsi significa morte certa, nel modo più crudele e straziante, la morte per sete. Non tenteremo nemmeno di descrivere il deserto con i suoi spaventosi calori estivi, con le sue immense distese di sabbia infocata, con le sue colline e pianure rocciose arroventate dal sole implacabile, dove di estate ogni palmo di terreno arde a segno da potervi difficilmente posare la mano. Chi non l'ha provato, non può mai figurarsi il bagliore accecante del sole, del cielo e della terra, arsa e riarsa dal fuoco celeste, che sembra tramutare il mondo in un forno crematorio. (vol. I, cap. III, pp. 377) *[...] quando gli [[Arabia|Arabi]] compariscono nella storia, avevano già vissuto, di generazione in generazione, sì a lungo nei deserti, che la loro natura si era completamente adattata alle condizioni di quel paese; adattata al punto da apparire esso il popolo dei deserti per eccellenza, quello che meglio di ogni altro ritrae nei suoi costumi, nella sua favella, in ogni suo atto e pensiero la vita delle grandi solitudini. L'adattamento degli Arabi alle condizioni del loro paese è già sì completo fin dal loro primo comparire nella storia, che noi li vediamo, con maraviglia, anche tenacemente affezionati al loro paese, nonostante tutti i suoi orrori e terrori, e preferirlo persino a tutti gli altri della terra. Essi sono già i veri figli del deserto, foggiati da esso su di uno stampo speciale, che non ritroviamo poi altrove, presso verun popolo. (vol. I, cap. III, pp. 379-380) *[...] se il genio e l'energia di [[Maometto]] fossero state le forze motrici principali del movimento islamico, la morte del fondatore avrebbe dovuto segnare un immediato e necessario regresso. Abbiamo invece tutto il contrario: l'attività del Profeta non era che la espressione più evidente d'un grande movimento politico, sociale e morale, che agitava tutta la penisola. (vol. III, cap. IX, p. 53) *L'importanza dell'editto {{NDR|il divieto per i pagani di venire al santuario, consacrato dai versetti 1-12, 28 e 36 della sura IX}} fu grandissima, perché, sebbene formulato in termini vaghi, servì, interpretato con fanatica rigidità nei secoli successivi, come punto di partenza per il trattamento di tutti i popoli e di tutte le fedi soggette all'Islam. Per far parte della comunità islamica bisognava ora professarsi, con parole e con atti, realmente musulmano. Gli Ebrei ed i Cristiani potevano però conservare la loro fede a patto di pagare un tributo annuo, detto «gizyah», e se non volevano sottostare all'obbligo dovevano esservi costretti con la forza.<br>Questo è il vero significato dei versetti coranici e non già, come vorrebbero gli esegeti musulmani, che bisognava aggredire la «gente del libro» ovunque si trovasse e imporle con le armi il pagamento di un tributo. (vol. III, cap. X, p. 269) *Maometto è stato un uomo così smisuratamente ammirato e venerato dagli uni, tanto violentemente ed ingiustamente criticato e calunniato dagli altri; l'opera sua fu tanto ampia e complessa; gli effetti prodotti dalla medesima abbracciando tredici secoli di storia, ed una vasta parte del mondo conosciuto, sono stati così immensi nel tempo e nello spazio, che dare su di lui un giudizio esatto ci sembra impresa estremamente difficile, e forse anche impossibile. (vol. III, cap. XI, p. 279) *[...] siamo costretti a concludere che Maometto avesse, in una misura infinitamente superiore a tutto ciò che possiam sapere o immaginare, le qualità rarissime di un vero pastore di popoli, vale a dire una conoscenza assai profonda della natura umana, unita ad un'arte finissima, ingenita, nel sedurre e nel dominare i pensieri, l'affetto e le volontà degli uomini. I felici successi ottenuti lo confermarono sempre più nelle sue convinzioni, e via via rassicurato dall'esperienza, non ebbe più limiti nella già immensa sicurezza di sé e nell'assoluta fiducia della verità delle proprie dottrine. (vol. III, cap. XI, pp. 291-292) *Il taglio della mano per furti era usanza antica anteriore a Maometto [...] ed a lui ripugnante, né è provato che egli mai l'applicasse.<br>Ai violatori manifesti delle prescrizioni coraniche, ai Compagni, per esempio, colpevoli di essersi {{sic|inebbriati}} con il vino, egli si contentò di dare di persona due colpi con il sandalo. (vol. III, cap. XI, pp. 299) ==Bibliografia== *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori01caetuoft/page/n8/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. I, Ulrico Hoepli, Milano, 1911. *Leone Caetani, ''[https://archive.org/details/studidistoriaori03caetuoft/page/n6/mode/1up Studi di storia orientale]'', vol. III, Ulrico Hoepli, Milano, 1914. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetani, Leone}} [[Categoria:Nobili italiani]] [[Categoria:Orientalisti italiani]] [[Categoria:Storici italiani]] [[Categoria:Storici canadesi]] 4ezfr8q54osxldracoqj1j60ke0qodv Wikiquote:GUS2Wiki 4 194895 1218058 1217918 2022-07-20T20:39:11Z Alexis Jazz 80744 Updating gadget usage statistics from [[Special:GadgetUsage]] ([[phab:T121049]]) wikitext text/x-wiki {{#ifexist:Project:GUS2Wiki/top|{{/top}}|This page provides a historical record of [[Special:GadgetUsage]] through its page history. To get the data in CSV format, see wikitext. To customize this message or add categories, create [[/top]].}} I dati che seguono sono estratti da una copia ''cache'' del database, il cui ultimo aggiornamento risale al 2022-07-20T07:45:36Z. Un massimo di {{PLURAL:5000|un risultato è disponibile|5000 risultati è disponibile}} in cache. {| class="sortable wikitable" ! Accessorio !! data-sort-type="number" | Numero di utenti !! data-sort-type="number" | Utenti attivi |- |CIDR || 10 || 2 |- |EsconoDaQui || 19 || 3 |- |HotCat || 34 || 6 |- |HotCatMulti || 25 || 5 |- |HotInterwiki || 17 || 1 |- |IconeLinkEsterni || 28 || 9 |- |ImageMap || 14 || 3 |- |IndentazioneColorata || 18 || 2 |- |PulsantiBase || 28 || 4 |- |Purga || 32 || 6 |- |RicercheAvanzate || 10 || 1 |- |UMTR || 20 || 3 |} * [[Speciale:GadgetUsage]] * [[w:en:Wikipedia:GUS2Wiki/Script|GUS2Wiki]] <!-- data in CSV format: CIDR,10,2 EsconoDaQui,19,3 HotCat,34,6 HotCatMulti,25,5 HotInterwiki,17,1 IconeLinkEsterni,28,9 ImageMap,14,3 IndentazioneColorata,18,2 PulsantiBase,28,4 Purga,32,6 RicercheAvanzate,10,1 UMTR,20,3 --> jwua80o4v8m8q2u9r1zklg624uuc1uq Discussioni utente:Triikk 3 194932 1218105 1217982 2022-07-20T23:45:20Z Triikk 91112 Risposta wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 12:10, 20 lug 2022 (CEST)}} :Grazie del benvenuto! {{Ping|Homer}} [[Utente:Triikk|Triikk]] ([[Discussioni utente:Triikk|scrivimi]]) 01:45, 21 lug 2022 (CEST) bep4jxqc72vqoqmameis9ve0pv3tfx6 Discussioni utente:NoemiWagner 3 194933 1217988 2022-07-20T12:59:33Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 14:59, 20 lug 2022 (CEST)}} dueijfrr5u5lr1jmnjsdeknyt19ewdj Discussioni utente:GildaBpd57101 3 194934 1217989 2022-07-20T13:00:24Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 15:00, 20 lug 2022 (CEST)}} 0gdjq3aeg5997e5q3mlroyz6uzjdjca Discussioni utente:OffMill 3 194935 1217990 2022-07-20T13:15:41Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 15:15, 20 lug 2022 (CEST)}} 3i840nz3t3a53oorz4pi3nvslic043k Discussioni utente:Traveler rocker 3 194936 1218003 2022-07-20T14:55:05Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 16:55, 20 lug 2022 (CEST)}} n54gjiq2hzlwkcfzpsvgtrzvjzxmse7 Discussioni utente:Pieroku 3 194937 1218005 2022-07-20T15:00:24Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 17:00, 20 lug 2022 (CEST)}} 2mql3mi2frhr1rs8zgzz65bf614bba7 Zuppa di soffritto 0 194938 1218029 2022-07-20T17:47:02Z Sun-crops 10277 Inserimento in voce tematica wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sulla '''zuppa di soffritto'''. *La massima golosità è il ''soffritto'': dei ritagli di carne di maiale cotti con olio, pomidoro, peperone rosso, condensati, che formano una catasta rossa, bellissima all'occhio, da cui si tagliano delle fette: costano cinque soldi. In bocca, sembra dinamite. ([[Matilde Serao]]) ==Voci correlate== *[[Cibo]] *[[Cucina napoletana]] *[[Napoli]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sulla|w_preposizione=riguardante la}} {{s}} [[Categoria:Cucina napoletana]] b3q9d1zrpr0xlkbyh6fzztf9qiweh6h Discussioni utente:Mateusz-Śniadach 3 194939 1218047 2022-07-20T20:21:00Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 22:21, 20 lug 2022 (CEST)}} r4sr5y5556ub2r007fpo3ipwc4kzrlq Cimitero di Poggioreale 0 194940 1218049 2022-07-20T20:24:01Z Sun-crops 10277 Inserimento in voce tematica wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sul '''cimitero di Poggioreale''' a [[Napoli]]. *Sotto il cielo basso e bigio, in quel tetro giorno di novembre, il camposanto di Napoli che occupa una delle sue più belle e più amene colline, quella di Poggioreale, conservava il suo aspetto d'immenso e florido giardino signorile: e i suoi cespuglietti di fìori vivaci che circondano le tombe e le sue siepi di bosso e di mortella che dividono gii ombrosi viali dai campi pieni di lapidi e i boschetti di alberi dove da mattina a sera cinguettano gii uccellini, gli alberi alti che ombreggiano le sue cappellette, le sue chiesette, i suoi più grandi monumenti, gli conservano, in ogni stagione questo grandioso aspetto di parco aristocratico, qua e là interrotto da piccoli editici ora vezzosi, ora pomposi. Non solo nel giorno della commemorazione dei morti, ma sempre vi lavorano giardinieri, sotto la direzione di qualcuno che ama quel camposanto teneramente, e le più belle rose di Napoli vi crescono e i meravigliosi crisantemi, di ogni tinta, ne smaltano persino le aiuole dei poveri e in tutte le stagioni pare che vi sorrida dolcemente la primavera dei morti. Tutto l'anno il camposanto di Poggioreale ha un aspetto, nella sua florida solitudine, raccolto, non triste; mentre in quel giorno, coi suoi viali neri di gente, con tutte le porte delle sue cappelle, delle sue chiese, dei suoi grandi monumenti da cui escivan chiarore di {{sic|cerei}}, canti liturgici e odore d'incensi, misto a quello dei fiori freschi, il suo aspetto, sempre, non era triste, ma singolare, ma bizzarro, come di una strana fiera mortuaria, come di una mai vista pompa funebre, in un parco vastissimo, percorso da una folla immensa e svariata. ([[Matilde Serao]]) ==Voci correlate== *[[Cimitero]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} [[Categoria:Architetture di Napoli]] [[Categoria:Cimiteri d'Italia]] [[Categoria:Spazi aperti di Napoli]] bbcrm5xdblwnwlq6r5s7q9flfjy0jqz 1218050 1218049 2022-07-20T20:24:33Z Sun-crops 10277 fix wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sul '''cimitero di Poggioreale''' a [[Napoli]]. *Sotto il cielo basso e bigio, in quel tetro giorno di novembre, il camposanto di Napoli che occupa una delle sue più belle e più amene colline, quella di Poggioreale, conservava il suo aspetto d'immenso e florido giardino signorile: e i suoi cespuglietti di fìori vivaci che circondano le tombe e le sue siepi di bosso e di mortella che dividono gii ombrosi viali dai campi pieni di lapidi e i boschetti di alberi dove da mattina a sera cinguettano gii uccellini, gli alberi alti che ombreggiano le sue cappellette, le sue chiesette, i suoi più grandi monumenti, gli conservano, in ogni stagione questo grandioso aspetto di parco aristocratico, qua e là interrotto da piccoli editici ora vezzosi, ora pomposi. Non solo nel giorno della commemorazione dei morti, ma sempre vi lavorano giardinieri, sotto la direzione di qualcuno che ama quel camposanto teneramente, e le più belle rose di Napoli vi crescono e i meravigliosi crisantemi, di ogni tinta, ne smaltano persino le aiuole dei poveri e in tutte le stagioni pare che vi sorrida dolcemente la primavera dei morti. Tutto l'anno il camposanto di Poggioreale ha un aspetto, nella sua florida solitudine, raccolto, non triste; mentre in quel giorno, coi suoi viali neri di gente, con tutte le porte delle sue cappelle, delle sue chiese, dei suoi grandi monumenti da cui escivan chiarore di {{sic|cerei}}, canti liturgici e odore d'incensi, misto a quello dei fiori freschi, il suo aspetto, sempre, non era triste, ma singolare, ma bizzarro, come di una strana fiera mortuaria, come di una mai vista pompa funebre, in un parco vastissimo, percorso da una folla immensa e svariata. ([[Matilde Serao]]) ==Voci correlate== *[[Cimitero]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} [[Categoria:Architetture di Napoli]] [[Categoria:Cimiteri d'Italia]] nxlj8v6yr4wfflrhrnft8x60exdsxms 1218057 1218050 2022-07-20T20:37:01Z Sun-crops 10277 Annullata la modifica 1218050 di [[Special:Contributions/Sun-crops|Sun-crops]] ([[User talk:Sun-crops|discussione]]) Spazi aperti di Napoli wikitext text/x-wiki {{voce tematica}} Citazioni sul '''cimitero di Poggioreale''' a [[Napoli]]. *Sotto il cielo basso e bigio, in quel tetro giorno di novembre, il camposanto di Napoli che occupa una delle sue più belle e più amene colline, quella di Poggioreale, conservava il suo aspetto d'immenso e florido giardino signorile: e i suoi cespuglietti di fìori vivaci che circondano le tombe e le sue siepi di bosso e di mortella che dividono gii ombrosi viali dai campi pieni di lapidi e i boschetti di alberi dove da mattina a sera cinguettano gii uccellini, gli alberi alti che ombreggiano le sue cappellette, le sue chiesette, i suoi più grandi monumenti, gli conservano, in ogni stagione questo grandioso aspetto di parco aristocratico, qua e là interrotto da piccoli editici ora vezzosi, ora pomposi. Non solo nel giorno della commemorazione dei morti, ma sempre vi lavorano giardinieri, sotto la direzione di qualcuno che ama quel camposanto teneramente, e le più belle rose di Napoli vi crescono e i meravigliosi crisantemi, di ogni tinta, ne smaltano persino le aiuole dei poveri e in tutte le stagioni pare che vi sorrida dolcemente la primavera dei morti. Tutto l'anno il camposanto di Poggioreale ha un aspetto, nella sua florida solitudine, raccolto, non triste; mentre in quel giorno, coi suoi viali neri di gente, con tutte le porte delle sue cappelle, delle sue chiese, dei suoi grandi monumenti da cui escivan chiarore di {{sic|cerei}}, canti liturgici e odore d'incensi, misto a quello dei fiori freschi, il suo aspetto, sempre, non era triste, ma singolare, ma bizzarro, come di una strana fiera mortuaria, come di una mai vista pompa funebre, in un parco vastissimo, percorso da una folla immensa e svariata. ([[Matilde Serao]]) ==Voci correlate== *[[Cimitero]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=sul|w_preposizione=riguardante il}} [[Categoria:Architetture di Napoli]] [[Categoria:Cimiteri d'Italia]] [[Categoria:Spazi aperti di Napoli]] bbcrm5xdblwnwlq6r5s7q9flfjy0jqz Dar'ja Kasatkina 0 194941 1218052 2022-07-20T20:27:54Z Mariomassone 17056 Creata pagina con "[[File:Daria Kasatkina (51314141219) (cropped).jpg|thumb|Kasatkina nel 2021]] '''Dar'ja Sergeevna Kasatkina''' (1997), tennista russa. ==Citazioni di Dar'ja Kasatkina== {{Int|''[https://www.repubblica.it/esteri/2022/07/19/news/russia_daria_kasatkina_gay_coming_out-358410941/ Russia, il coraggio della tennista Kasatkina: coming out e "no" all'offensiva in Ucraina]''|Intervista di Vitja Kravčenko, ''repubblica.it'', 20 luglio 2022.}} *{{NDR|Sull'invasione russa dell'Uc..." wikitext text/x-wiki [[File:Daria Kasatkina (51314141219) (cropped).jpg|thumb|Kasatkina nel 2021]] '''Dar'ja Sergeevna Kasatkina''' (1997), tennista russa. ==Citazioni di Dar'ja Kasatkina== {{Int|''[https://www.repubblica.it/esteri/2022/07/19/news/russia_daria_kasatkina_gay_coming_out-358410941/ Russia, il coraggio della tennista Kasatkina: coming out e "no" all'offensiva in Ucraina]''|Intervista di Vitja Kravčenko, ''repubblica.it'', 20 luglio 2022.}} *{{NDR|Sull'[[invasione russa dell'Ucraina del 2022]]}} Se potessi fare qualcosa, anche una piccola percentuale, per fermarla, lo farei senza pensarci un attimo. Ma sfortunatamente non posso. Non abbiamo il potere di influire. Ti fa sentire impotente. Chi può? Neppure l'Europa può. *{{NDR|Sulla sua omosessualità}} Nascondersi in un armadio troppo a lungo è davvero dura. Non ha senso. Continuerai a pensarci finché non ti aprirai. Poi è chiaro che tutti devono scegliere come aprirsi e in che misura. *Non c'è niente di più facile al mondo che essere etero. Se si potesse scegliere, nessuno sceglierebbe di essere gay. Seriamente, chi vorrebbe complicarsi la vita? Specialmente in Russia. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Kasatkina, Dar'ja}} [[Categoria:Tennisti russi]] o7vm6cbq02oriwkjd4qg7wt4glor5fu 1218106 1218052 2022-07-21T00:19:14Z Danyele 19198 fix wikitext text/x-wiki [[File:Daria Kasatkina (51314141219) (cropped).jpg|thumb|Dar'ja Kasatkina nel 2021]] '''Dar'ja Sergeevna Kasatkina''' (1997), tennista russa. {{Int|''[https://www.repubblica.it/esteri/2022/07/19/news/russia_daria_kasatkina_gay_coming_out-358410941/ Russia, il coraggio della tennista Kasatkina: coming out e "no" all'offensiva in Ucraina]''|Dall'intervista di Vitja Kravčenko; citato in Rosalba Castelletti, ''repubblica.it'', 20 luglio 2022.}} *{{NDR|Sull'[[invasione russa dell'Ucraina del 2022]]}} Se potessi fare qualcosa, anche una piccola percentuale, per fermarla, lo farei senza pensarci un attimo. Ma sfortunatamente non posso. Non abbiamo il potere di influire. Ti fa sentire impotente. Chi può? Neppure l'Europa può. *{{NDR|Sulla sua omosessualità}} Nascondersi in un armadio troppo a lungo è davvero dura. Non ha senso. Continuerai a pensarci finché non ti aprirai. Poi è chiaro che tutti devono scegliere come aprirsi e in che misura. *Non c'è niente di più facile al mondo che essere etero. Se si potesse scegliere, nessuno sceglierebbe di essere gay. Seriamente, chi vorrebbe complicarsi la vita? Specialmente in Russia. ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Kasatkina, Dar'ja}} [[Categoria:Tennisti russi]] k6wavkdbsn56sgm2mjii5v7zxbza7zt Categoria:Spazi aperti di Napoli 14 194942 1218056 2022-07-20T20:35:56Z Sun-crops 10277 Creata pagina con "{{NotaCategorie|argomenti}} [[Categoria:Spazi aperti d'Italia|Napoli]] [[Categoria:Luoghi di Napoli]]" wikitext text/x-wiki {{NotaCategorie|argomenti}} [[Categoria:Spazi aperti d'Italia|Napoli]] [[Categoria:Luoghi di Napoli]] fc0rdocyz0fkyww7ux9jsdpxtrqfsep Discussioni utente:Clay745430353 3 194943 1218060 2022-07-20T20:41:04Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 22:41, 20 lug 2022 (CEST)}} 7ipqrrj58qjkdary5ziu613hg51u397 Discussioni utente:No,see you at school 3 194944 1218063 2022-07-20T20:51:15Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 22:51, 20 lug 2022 (CEST)}} 9lb7kc6by0a4n896qtva8h362ob7dqz Categoria:Piazze di Napoli 14 194945 1218065 2022-07-20T20:59:37Z Sun-crops 10277 Creata pagina con "{{NotaCategorie|argomenti}} {{interprogetto}} [[Categoria:Piazze d'Italia|Napoli]] [[Categoria:Spazi aperti di Napoli]]" wikitext text/x-wiki {{NotaCategorie|argomenti}} {{interprogetto}} [[Categoria:Piazze d'Italia|Napoli]] [[Categoria:Spazi aperti di Napoli]] bbnhsu7h1kpdvr8ep4fzv5ru302vtuw Discussioni utente:Tobolox boocks 3 194947 1218066 2022-07-20T21:00:17Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 23:00, 20 lug 2022 (CEST)}} dus4686a1kktd9z7lptdgb3b41cqfqs Massimo Tamburini 0 194948 1218107 2022-07-21T00:36:54Z Danyele 19198 Creata pagina con "'''Massimo Tamburini''' (1943 – 2014), designer italiano. {{Int2|''[https://www.moto.it/news/intervista-a-massimo-tamburini-161.html Intervista a Massimo Tamburini]''|Andrea Perfetti, ''Moto.it'', 22 maggio 2008.}} *{{NDR|«Come si conciliano stile e progettazione?»}} Il rapporto non è sempre semplice. Spesso chi disegna non conosce i problemi che incontra chi poi deve realizzare e usare un particolare. *{{NDR|Sulla [[Ducati 916]]}} Si voleva fare una moto sportiva..." wikitext text/x-wiki '''Massimo Tamburini''' (1943 – 2014), designer italiano. {{Int2|''[https://www.moto.it/news/intervista-a-massimo-tamburini-161.html Intervista a Massimo Tamburini]''|Andrea Perfetti, ''Moto.it'', 22 maggio 2008.}} *{{NDR|«Come si conciliano stile e progettazione?»}} Il rapporto non è sempre semplice. Spesso chi disegna non conosce i problemi che incontra chi poi deve realizzare e usare un particolare. *{{NDR|Sulla [[Ducati 916]]}} Si voleva fare una moto sportiva che fosse immediatamente riconoscibile come [[Ducati]], diversa dalle solite giapponesi. Esplorammo anche la strada dei telai tipo deltabox in alluminio, ma alla fine fu decisiva la scelta di [[Claudio Castiglioni]] e ci orientammo verso il classico traliccio. Difficile fu anche dare personalità all'anteriore, volevo che la moto avesse un fanale piccolo, ma i fornitori erano contrari. Alla fine la nostra scelta è stata premiata e ha tracciato la strada ai giapponesi. D'altra parte sono le viste anteriore e posteriore a rendere riconoscibile una moto. {{NDR|«Anche il lato "B" di 916 ha fatto scuola, è stata la prima moto con gli scarichi sotto il codone»}} C'era già la Honda NR 750 con gli scarichi sotto sella, ma lì erano chiusi alla vista. Con Ducati abbiamo scelto di percorrere una strada diversa, con la meccanica bene in vista secondo la classica scuola italiana, più spartana. È stato un successo incredibile, vedevi una 916 in strada e la riconoscevi subito. *La mia grande passione è la meccanica, non è tanto la parte in plastica. Quando ero in Bimota, non potendo contare su nessuno, ho cominciato a occuparmi anche di design e ho visto che mi riusciva abbastanza bene. Io mi sarei fermato al metallo. *{{NDR|«Da dove arriva la sua passione per le motociclette?»}} Tutta colpa di mio padre, che era un grande appassionato di motori. E del barbiere. [...] Da bambino tutte le domeniche volevo andare a tagliarmi i capelli, nella bottega del barbiere c'erano le foto alle pareti dei grandi campioni, in particolare quelli della Gilera. Non mi pareva possibile che esistessero delle moto così belle. La sera mi attaccavo alla radio ad ascoltare i risultati dei piloti Gilera. Non sopportavo che vincessero le MV. Ma guarda te il destino... ==Altri progetti== {{interprogetto}} [[Categoria:Designer italiani|Castiglioni, Claudio]] pronsrj270txhbzt3aancxvbhetxrs9 Ducati 916 0 194949 1218109 2022-07-21T00:41:48Z Danyele 19198 Creata pagina con "{{Voce tematica}} [[File:Ducati 916 2.jpg|thumb|Ducati 916]] Citazioni sulla '''Ducati 916'''. *Si voleva fare una moto sportiva che fosse immediatamente riconoscibile come [[Ducati]], diversa dalle solite giapponesi. Esplorammo anche la strada dei telai tipo deltabox in alluminio, ma alla fine fu decisiva la scelta di [[Claudio Castiglioni]] e ci orientammo verso il classico traliccio. Difficile fu anche dare personalità all'anteriore, volevo che la moto avesse un fa..." wikitext text/x-wiki {{Voce tematica}} [[File:Ducati 916 2.jpg|thumb|Ducati 916]] Citazioni sulla '''Ducati 916'''. *Si voleva fare una moto sportiva che fosse immediatamente riconoscibile come [[Ducati]], diversa dalle solite giapponesi. Esplorammo anche la strada dei telai tipo deltabox in alluminio, ma alla fine fu decisiva la scelta di [[Claudio Castiglioni]] e ci orientammo verso il classico traliccio. Difficile fu anche dare personalità all'anteriore, volevo che la moto avesse un fanale piccolo, ma i fornitori erano contrari. Alla fine la nostra scelta è stata premiata e ha tracciato la strada ai giapponesi. D'altra parte sono le viste anteriore e posteriore a rendere riconoscibile una moto. {{NDR|«Anche il lato "B" di 916 ha fatto scuola, è stata la prima moto con gli scarichi sotto il codone»}} C'era già la Honda NR 750 con gli scarichi sotto sella, ma lì erano chiusi alla vista. Con Ducati abbiamo scelto di percorrere una strada diversa, con la meccanica bene in vista secondo la classica scuola italiana, più spartana. È stato un successo incredibile, vedevi una 916 in strada e la riconoscevi subito. ([[Massimo Tamburini]]) ==Voci correlate== *[[Ducati]] ==Altri progetti== {{interprogetto|preposizione=riguardante la}} {{stub}} [[Categoria:Motoveicoli]] mvxbnkjf3hvgjh34o2raamni49xrx8i Marcelo Caetano 0 194950 1218117 2022-07-21T06:16:16Z Mariomassone 17056 Creata pagina con "[[File:Marcello José das Neves Alves Caetano, Primeiro-ministro português.tif|thumb|Caetano nel 1969]] '''Marcello José das Neves Alves Caetano''' (1906 – 1980), politico e dittatore portoghese. ==Citazioni di Marcelo Caetano== *La mia preoccupazione è di assicurare la continuità. Ma questa continuità implica un'idea di movimento, di evoluzione e di aggiornamento. La fedeltà alla dottrina brillantemente insegnata dal dott. Salazar non deve essere confusa con l'..." wikitext text/x-wiki [[File:Marcello José das Neves Alves Caetano, Primeiro-ministro português.tif|thumb|Caetano nel 1969]] '''Marcello José das Neves Alves Caetano''' (1906 – 1980), politico e dittatore portoghese. ==Citazioni di Marcelo Caetano== *La mia preoccupazione è di assicurare la continuità. Ma questa continuità implica un'idea di movimento, di evoluzione e di aggiornamento. La fedeltà alla dottrina brillantemente insegnata dal dott. Salazar non deve essere confusa con l'attaccamento ostinato alle formule e alle scelte che egli ha adottato in determinati momenti. Il grande pericolo d'ogni discepolo è quello di limitarsi a copiare il maestro... La continuazione delle grandi linee della politica portoghese e dei principi costituzionali dello Stato non impedirà dunque al governo di procedere, tutte le volte che ciò si rivelerà opportuno, alle necessarie riforme. (dal suo primo discorso da presidente all'Assemblea nazionale, 27 settembre 1968)<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,0122_01_1968_0221_0009_5304909/ ''Il nuovo premier protoghese fa balenare caute riforme''], ''la Stampa'', 28 settembre 1968.</ref> *I diversi movimenti cosiddetti di liberazione che ci combattono in Guinea, in Angola ed in Mozambico sono stati formati all'estero. Essi hanno alla testa dirigenti sostenuti ed appoggiati dall'estero ed è da territori stranieri che sono sferrati gli attacchi dei terroristi. (dichiarazione all'Assemblea nazionale, 2 dicembre 1970)<ref name="paesistranieri">Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,14/articleid,0134_01_1970_0262_0014_6524590/ ''Caetano: "Paesi stranieri ci combattono in Africa"''], ''la Stampa'', 3 dicembre 1970.</ref> *Il Portogallo non rinuncia alla politica di fraternità razziale, all'intenzione di perseguire la formazione di società plurirazziali mantenendo con intransigenza uno statuto unico "per tutti i portoghesi di tutte le razze e di ogni colore". (dichiarazione all'Assemblea nazionale, 2 dicembre 1970)<ref name="paesistranieri"/> *Migliaia di persone sono passate per la Guinea portoghese, sanno che questa provincia si trova tra due territori ex francesi, a nord il Senegal, e a sud l'antica Guinea francese, oggi repubblica di Guinea, conosciuta come Guinea-Conakry per distinguerla dalla nostra Guinea. È nella Guinea-Conakry, dispoticamente governata da un pazzo chiamato [[Ahmed Sékou Touré|Sekou Touré]], che hanno le loro basi politico-militari i gruppi terroristi antiportoghesi.<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,17/articleid,1118_01_1973_0260_0017_16215702/ ''Secondo il premier portoghese Caetano la Guinea-Bissau è uno Stato fantasma''], ''la Stampa'', 4 novembre 1973.</ref> ==Citazioni su Marcelo Caetano== *Oltre a essere un teorico di questo dogma {{NDR|della superiorità degli europei sugli africani}}, quale professore di diritto coloniale alla Facoltà di Diritto di Lisbona, lo ha applicato nella pratica come ministro delle colonie durante molti anni. Egli che pretende, come afferma spesso, di conoscere i negri, ha optato per una politica nuova che nei rapporti sociali deve essere quella del buon padrone che stringe la mano al suo boy; e che sul piano politico non è, all'interno, che la vecchia tattica del bastone e la carota, mentre all'esterno consiste nell'utilizzare gli argomenti, le parole stesse dell'avversario per confonderli, conservando intatta la propria posizione. ([[Amílcar Cabral]]) ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetano, Marcelo}} [[Categoria:Politici portoghesi]] rjp7gygbqycc1cwgu0612ylnv7imavh 1218121 1218117 2022-07-21T06:40:56Z Mariomassone 17056 /* Citazioni di Marcelo Caetano */ wikitext text/x-wiki [[File:Marcello José das Neves Alves Caetano, Primeiro-ministro português.tif|thumb|Caetano nel 1969]] '''Marcello José das Neves Alves Caetano''' (1906 – 1980), politico e dittatore portoghese. ==Citazioni di Marcelo Caetano== *La mia preoccupazione è di assicurare la continuità. Ma questa continuità implica un'idea di movimento, di evoluzione e di aggiornamento. La fedeltà alla dottrina brillantemente insegnata dal dott. Salazar non deve essere confusa con l'attaccamento ostinato alle formule e alle scelte che egli ha adottato in determinati momenti. Il grande pericolo d'ogni discepolo è quello di limitarsi a copiare il maestro... La continuazione delle grandi linee della politica portoghese e dei principi costituzionali dello Stato non impedirà dunque al governo di procedere, tutte le volte che ciò si rivelerà opportuno, alle necessarie riforme. (dal suo primo discorso da presidente all'Assemblea nazionale, 27 settembre 1968)<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,0122_01_1968_0221_0009_5304909/ ''Il nuovo premier protoghese fa balenare caute riforme''], ''la Stampa'', 28 settembre 1968.</ref> *{{NDR|Sulla [[guerra coloniale portoghese]]}} I diversi movimenti cosiddetti di liberazione che ci combattono in Guinea, in Angola ed in Mozambico sono stati formati all'estero. Essi hanno alla testa dirigenti sostenuti ed appoggiati dall'estero ed è da territori stranieri che sono sferrati gli attacchi dei terroristi. (dichiarazione all'Assemblea nazionale, 2 dicembre 1970)<ref name="paesistranieri">Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,14/articleid,0134_01_1970_0262_0014_6524590/ ''Caetano: "Paesi stranieri ci combattono in Africa"''], ''la Stampa'', 3 dicembre 1970.</ref> *Il Portogallo non rinuncia alla politica di fraternità razziale, all'intenzione di perseguire la formazione di società plurirazziali mantenendo con intransigenza uno statuto unico "per tutti i portoghesi di tutte le razze e di ogni colore". (dichiarazione all'Assemblea nazionale, 2 dicembre 1970)<ref name="paesistranieri"/> *Migliaia di persone sono passate per la Guinea portoghese, sanno che questa provincia si trova tra due territori ex francesi, a nord il Senegal, e a sud l'antica Guinea francese, oggi repubblica di Guinea, conosciuta come Guinea-Conakry per distinguerla dalla nostra Guinea. È nella Guinea-Conakry, dispoticamente governata da un pazzo chiamato [[Ahmed Sékou Touré|Sekou Touré]], che hanno le loro basi politico-militari i gruppi terroristi antiportoghesi.<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,17/articleid,1118_01_1973_0260_0017_16215702/ ''Secondo il premier portoghese Caetano la Guinea-Bissau è uno Stato fantasma''], ''la Stampa'', 4 novembre 1973.</ref> ==Citazioni su Marcelo Caetano== *Oltre a essere un teorico di questo dogma {{NDR|della superiorità degli europei sugli africani}}, quale professore di diritto coloniale alla Facoltà di Diritto di Lisbona, lo ha applicato nella pratica come ministro delle colonie durante molti anni. Egli che pretende, come afferma spesso, di conoscere i negri, ha optato per una politica nuova che nei rapporti sociali deve essere quella del buon padrone che stringe la mano al suo boy; e che sul piano politico non è, all'interno, che la vecchia tattica del bastone e la carota, mentre all'esterno consiste nell'utilizzare gli argomenti, le parole stesse dell'avversario per confonderli, conservando intatta la propria posizione. ([[Amílcar Cabral]]) ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetano, Marcelo}} [[Categoria:Politici portoghesi]] 9p9f8l0sfy7nmi6h9iwo8yt9n8ca7zx 1218122 1218121 2022-07-21T06:42:31Z Mariomassone 17056 /* Citazioni di Marcelo Caetano */ wikitext text/x-wiki [[File:Marcello José das Neves Alves Caetano, Primeiro-ministro português.tif|thumb|Caetano nel 1969]] '''Marcello José das Neves Alves Caetano''' (1906 – 1980), politico e dittatore portoghese. ==Citazioni di Marcelo Caetano== *La mia preoccupazione è di assicurare la continuità. Ma questa continuità implica un'idea di movimento, di evoluzione e di aggiornamento. La fedeltà alla dottrina brillantemente insegnata dal [[António de Oliveira Salazar|dott. Salazar]] non deve essere confusa con l'attaccamento ostinato alle formule e alle scelte che egli ha adottato in determinati momenti. Il grande pericolo d'ogni discepolo è quello di limitarsi a copiare il maestro... La continuazione delle grandi linee della politica portoghese e dei principi costituzionali dello Stato non impedirà dunque al governo di procedere, tutte le volte che ciò si rivelerà opportuno, alle necessarie riforme. (dal suo primo discorso da presidente all'Assemblea nazionale, 27 settembre 1968)<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,0122_01_1968_0221_0009_5304909/ ''Il nuovo premier protoghese fa balenare caute riforme''], ''la Stampa'', 28 settembre 1968.</ref> *{{NDR|Sulla [[guerra coloniale portoghese]]}} I diversi movimenti cosiddetti di liberazione che ci combattono in Guinea, in Angola ed in Mozambico sono stati formati all'estero. Essi hanno alla testa dirigenti sostenuti ed appoggiati dall'estero ed è da territori stranieri che sono sferrati gli attacchi dei terroristi. (dichiarazione all'Assemblea nazionale, 2 dicembre 1970)<ref name="paesistranieri">Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,14/articleid,0134_01_1970_0262_0014_6524590/ ''Caetano: "Paesi stranieri ci combattono in Africa"''], ''la Stampa'', 3 dicembre 1970.</ref> *Il Portogallo non rinuncia alla politica di fraternità razziale, all'intenzione di perseguire la formazione di società plurirazziali mantenendo con intransigenza uno statuto unico "per tutti i portoghesi di tutte le razze e di ogni colore". (dichiarazione all'Assemblea nazionale, 2 dicembre 1970)<ref name="paesistranieri"/> *Migliaia di persone sono passate per la Guinea portoghese, sanno che questa provincia si trova tra due territori ex francesi, a nord il Senegal, e a sud l'antica Guinea francese, oggi repubblica di Guinea, conosciuta come Guinea-Conakry per distinguerla dalla nostra Guinea. È nella Guinea-Conakry, dispoticamente governata da un pazzo chiamato [[Ahmed Sékou Touré|Sekou Touré]], che hanno le loro basi politico-militari i gruppi terroristi antiportoghesi.<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,17/articleid,1118_01_1973_0260_0017_16215702/ ''Secondo il premier portoghese Caetano la Guinea-Bissau è uno Stato fantasma''], ''la Stampa'', 4 novembre 1973.</ref> ==Citazioni su Marcelo Caetano== *Oltre a essere un teorico di questo dogma {{NDR|della superiorità degli europei sugli africani}}, quale professore di diritto coloniale alla Facoltà di Diritto di Lisbona, lo ha applicato nella pratica come ministro delle colonie durante molti anni. Egli che pretende, come afferma spesso, di conoscere i negri, ha optato per una politica nuova che nei rapporti sociali deve essere quella del buon padrone che stringe la mano al suo boy; e che sul piano politico non è, all'interno, che la vecchia tattica del bastone e la carota, mentre all'esterno consiste nell'utilizzare gli argomenti, le parole stesse dell'avversario per confonderli, conservando intatta la propria posizione. ([[Amílcar Cabral]]) ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetano, Marcelo}} [[Categoria:Politici portoghesi]] jrlz3pezrff0aed7vndykd9mu7jnfms 1218123 1218122 2022-07-21T06:42:59Z Mariomassone 17056 /* Citazioni su Marcelo Caetano */ wikitext text/x-wiki [[File:Marcello José das Neves Alves Caetano, Primeiro-ministro português.tif|thumb|Caetano nel 1969]] '''Marcello José das Neves Alves Caetano''' (1906 – 1980), politico e dittatore portoghese. ==Citazioni di Marcelo Caetano== *La mia preoccupazione è di assicurare la continuità. Ma questa continuità implica un'idea di movimento, di evoluzione e di aggiornamento. La fedeltà alla dottrina brillantemente insegnata dal [[António de Oliveira Salazar|dott. Salazar]] non deve essere confusa con l'attaccamento ostinato alle formule e alle scelte che egli ha adottato in determinati momenti. Il grande pericolo d'ogni discepolo è quello di limitarsi a copiare il maestro... La continuazione delle grandi linee della politica portoghese e dei principi costituzionali dello Stato non impedirà dunque al governo di procedere, tutte le volte che ciò si rivelerà opportuno, alle necessarie riforme. (dal suo primo discorso da presidente all'Assemblea nazionale, 27 settembre 1968)<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,0122_01_1968_0221_0009_5304909/ ''Il nuovo premier protoghese fa balenare caute riforme''], ''la Stampa'', 28 settembre 1968.</ref> *{{NDR|Sulla [[guerra coloniale portoghese]]}} I diversi movimenti cosiddetti di liberazione che ci combattono in Guinea, in Angola ed in Mozambico sono stati formati all'estero. Essi hanno alla testa dirigenti sostenuti ed appoggiati dall'estero ed è da territori stranieri che sono sferrati gli attacchi dei terroristi. (dichiarazione all'Assemblea nazionale, 2 dicembre 1970)<ref name="paesistranieri">Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,14/articleid,0134_01_1970_0262_0014_6524590/ ''Caetano: "Paesi stranieri ci combattono in Africa"''], ''la Stampa'', 3 dicembre 1970.</ref> *Il Portogallo non rinuncia alla politica di fraternità razziale, all'intenzione di perseguire la formazione di società plurirazziali mantenendo con intransigenza uno statuto unico "per tutti i portoghesi di tutte le razze e di ogni colore". (dichiarazione all'Assemblea nazionale, 2 dicembre 1970)<ref name="paesistranieri"/> *Migliaia di persone sono passate per la Guinea portoghese, sanno che questa provincia si trova tra due territori ex francesi, a nord il Senegal, e a sud l'antica Guinea francese, oggi repubblica di Guinea, conosciuta come Guinea-Conakry per distinguerla dalla nostra Guinea. È nella Guinea-Conakry, dispoticamente governata da un pazzo chiamato [[Ahmed Sékou Touré|Sekou Touré]], che hanno le loro basi politico-militari i gruppi terroristi antiportoghesi.<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,17/articleid,1118_01_1973_0260_0017_16215702/ ''Secondo il premier portoghese Caetano la Guinea-Bissau è uno Stato fantasma''], ''la Stampa'', 4 novembre 1973.</ref> ==Citazioni su Marcelo Caetano== *Oltre a essere un teorico di questo dogma {{NDR|della superiorità degli europei sugli africani}}, quale professore di diritto coloniale alla Facoltà di Diritto di Lisbona, lo ha applicato nella pratica come ministro delle colonie durante molti anni. Egli che pretende, come afferma spesso, di conoscere i negri, ha optato per una politica nuova che nei rapporti sociali deve essere quella del buon padrone che stringe la mano al suo boy; e che sul piano politico non è, all'interno, che la vecchia tattica del bastone e la carota, mentre all'esterno consiste nell'utilizzare gli argomenti, le parole stesse dell'avversario per confonderli, conservando intatta la propria posizione. ([[Amílcar Cabral]]) ==Voci correlate== *[[Estado Novo (Portogallo)|Estado Novo]] ==Note== <references/> ==Altri progetti== {{interprogetto}} {{DEFAULTSORT:Caetano, Marcelo}} [[Categoria:Politici portoghesi]] 8k2kwgaxb6oammnu3qb5eruem5wyoto Discussioni utente:Maryvaiano25 3 194951 1218120 2022-07-21T06:20:30Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 08:20, 21 lug 2022 (CEST)}} nfxcqz44apwpe6v5epbmjwhd9p9cx3m Discussioni utente:Cptnovvio 3 194952 1218126 2022-07-21T07:50:10Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 09:50, 21 lug 2022 (CEST)}} gha5xdqi97eys2ti0v3j86vqhv8h7e9 Discussioni utente:Peppe apml 3 194953 1218132 2022-07-21T08:20:34Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 10:20, 21 lug 2022 (CEST)}} 2hq1krxgsaw5gvb8sd9sc7tlqdw1gh3 Discussioni utente:Andaphantie 3 194954 1218135 2022-07-21T09:35:38Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 11:35, 21 lug 2022 (CEST)}} mffg8111w9sxxs7jnvxv15f50nuzgdb Discussioni utente:Nicholas Wittmann-Plett 3 194955 1218136 2022-07-21T10:10:06Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 12:10, 21 lug 2022 (CEST)}} t1pkais2e6by03a5gagbinhki5zikjy Discussioni utente:Pepd17 3 194956 1218137 2022-07-21T10:40:24Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 12:40, 21 lug 2022 (CEST)}} ngfbdg8ypyv5srs5oowjopmr6dft3oe Discussioni utente:Emilù Chiello 3 194957 1218138 2022-07-21T10:45:33Z Homer 215 Benvenuto/a su Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà! wikitext text/x-wiki {{Benvenuto2|nome={{PAGENAME}}|firma=[[Utente:Homer|Homer]] ([[Discussioni utente:Homer|scrivimi]]) 12:45, 21 lug 2022 (CEST)}} i1sac0r4r51ru0nf2yw3j451tt9r94j